Salernitana in B
Il magazine sportivo del sito www.footballwe.it
Anno 1 numero 14
Il ritorno del Re di coppe
Footballweb
Redazione www.footballweb.it Marcello Curzio Michele Pisani Vincenzo Di Siena Gianni Pagnozzi Vincenzo Celentano Valerio Lauri Stefano Sica Italo Borriello Raffaele Cioffi Mariano Messinese Maurizio Longhi Mauro Savini Gianluca Basile Luca Bosio Isidoro Niola
www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF - registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio
Numero 14
Grafica ed impaginazione a cura di Michele Pisani
- settimanale online -
Numero 14 Anno 1
Azzurri troppo forti per questa Sampdoria La vittoria della consapevolezza.
I risultati delle avversarie nella rincorsa ai posti Champions hanno sorriso agli uomini di Benitez, con la Roma sconfitta dall'Inter a S.Siro e la Lazio che non è riuscita a vincere contro il Chievo in casa, l'occasione per avvicinare le romane è più che ghiotta. Il Napoli appare subito determinato nel raggiungimento del risultato e comincia da subito ad imporsi a centrocampo proponendo la manovra con un Insigne ispirato a fianco a Lopez e Jorginho che raddoppiano con efficacia sugli avversari , il primo tempo è un monologo degli azzurri che in ogni riversamento offensivo creano occasioni da gol. Higuain inizia a farsi vedere con due conclusioni deviate rispettivamente da Romagnoli e Viviano in calcio d'angolo. Sulla battuta Lopez colpisce di testa mandando di poco alto, sembra il preludio di un gol in arrivo da un momento all'altro e il gol arriva, solo che arriva nella porta sbagliata. Eder imbeccato da Soriano aggira Ghoulam e la mette forte in area dove Albiol devia nella propria porta. In un altro periodo un incidente simile avrebbe pregiudicato definitivamente la prestazione e il risultato, ma adesso è un altra storia i ragazzi di Benitez ricominciano a macinare gioco e occasioni e allora anche la sorte inizia a sorridere, perchè al 30° su un tiro di Gabbiadini da fuori area Viviano pensa bene di regalare anche un suo contributo a Paperissima show e si fa passare la palla tra le gambe per il gol del pareggio. Dopo il pari raggiunto ancora solo una squadra in campo, magia di Higuain su uno scambio d'alta scuola con Gabbiadini e dopo 3 minuti è il gol del sorpasso. Nel secondo tempo dopo appena un minuto Insigne ruba palla a centrocampo, si invola verso la porta e arrivato al limite colpisce d'in-
terno destro mirando sul palo più lontano della porta di Viviano che può solo ammirare la conclusione dell'attaccante napoletano che alla prima realizzazione dopo il lungo infortunio non riesce a trattenere l'emozione quando viene sommerso dall'affetto dei compagni. Il Napoli continua a tenere il pallino del gioco e a proporre conclusioni, la prestazione espressa è indiscutibile e dimostra il valore di questa squadra che nelle ultime 5 partite segna 16 gol ed ha una media superiore ai 3 gol a partita, c'è spazio ancora per un rigore trasformato da Higuain e sul finale Muriel realizza un gol da 30 metri fissando il risultato sul 4 a 2. Alla fine anche Sinisa Mihajlovic ammette la superiorità dell'avversario dicendo che "loro sono più forti di noi" e chissà se la sua ammissione si riferisca anche all'allenatore che dovrebbe sostituire, sempre che le indiscrezioni di stampa ci vedano bene. La corsa alla Champions continua Lazio e Roma non sono più cosi distanti, 3 punti dalla seconda e 2 dalla terza fortunatamente sono ancora recuperabili se si gioca sempre come stasera.
GIANNI PAGNOZZI
La voce del tifoso azzurro
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NAPOLI
I record sono fatti per essere battuti, i tabù per essere sfatati e così il Toro dopo vent'anni esatti ha vinto il derby della Mole. I granata erano convinti di poter battere la Juve, sicuramente con la testa alla semifinale di Champions con il Real Madrid ed in formazione inedita almeno negli uomini mandati in campo da Allegri e così con il cuore e la voglia di vincere gli uomini di Ventura hanno regalato una grande soddisfazione ai propri tifosi che aspettavano questo momento da quattro lunghi lustri. Come nelle favole più belle a decidere il derby è stato un grande ex, Fabio Quagliarella, che al decimo del secondo tempo con una zampata delle sue ha anticipato Ogbonna e Bonucci ed ha insaccato alle spalle di Buffon. Fino a quel momento il derby viaggiava sui binari dell'equilibrio, rotto alla mezz'ora del primo tempo da Pirlo che, con una punizione delle sue al limite dell' area, portava la Juve in vantaggio. Era sembrato a tutti che il gol di Pirlo avesse cambiato l'inerzia della gara, con una Juve senza molti dei suoi titolarissimi, fatti riposare da Allegri. Fuori Barzagli e Chiellini in difesa, fuori Evra e Marchisio (squalificato) a centrocampo e con Morata e Matri in attacco. La Juve non spingeva più di tanto sull'acceleratore ma il Toro era più determinato e non ci stava a perdere. Quando per i granata si stava materializzando lo spettro dell'ennesima sconfitta nella stracittadina, proprio ad opera di Pirlo che all'andata aveva gelato i tifosi granata a dieci secondi dalla fine, ecco il pareggio di Darmian allo scadere del primo tempo, grazie anche ad una dormita della retroguardia bianconera, si era capito che la storia di questo derby sarebbe stata diversa. Dopo il vantaggio granata la Juve si buttava a testa bassa nell'area granata ed in ben tre occasioni colpiva tre pali. Il primo su
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magistrale punizione di Pirlo, il secondo su colpo di testa di Matri ed il terzo su tiro cross dello stesso attaccante con Padelli fuori causa. Lo stesso estremo difensore granata compiva un miracolo su colpo di testa di Sturaro con una prodigiosa respinta alla sua destra. L'ingresso di Tevez e Pepe allo scadere, al posto rispettivamente di Morata e Pereyra, non cambiava la storia della partita. Un derby quindi giocato alla pari dalle due squadre, finalmente degno di quelli che si giocavano negli anni '70 che però valevano per il primato nazionale e non solo per quello cittadino. La Juve esce sconfitta ma in modo indolore visto il mezzo passo falso della Lazio bloccata in casa dal Chievo. Sono adesso 14 i punti di distacco dei bianconeri dalla seconda diretta inseguitrice a sei giornate dalla fine. Un vantaggio largamente gestibile che però deve consigliare ad Allegri di chiudere in fretta la pratica scudetto per gestire al meglio le forze fisiche e mentali in vista della semifinale di Champions con il Real Madrid.
ISIDORO NIOLA
La voce del tifoso juventino
Perso il derby dopo vent’anni di dominio
Juventus
Friulani al sucesso dopo sei turni
Al 'Friuli' anticipo di campionato tra deluse. L'Udinese, che naviga nella acque basse della classifica, riceve il Milan, che è lontanissimo dall'obiettivo minimo del sesto posto e ormai proiettato alla prossima stagione, tra passaggi di proprietà e futuro tutto da definire. Inzaghi sceglie Pazzini al centro dell'attacco, Stramaccioni deve fare a meno dell'acciaccato Thereau, al suo posto Geijo. Partenza sprint dei friulani. Solo quaranta secondi e l'Udinese arriva in porta: Di Natale conclude, Diego Lopez respinge in angolo. E' solo l'antipasto di dieci minuti iniziali di completo dominio dei bianconeri, col Milan arroccato nella propria metà campo, incapace di reagire. I rossoneri tentano, poi, di mettere fuori la testa, poggiandosi sulle spalle larghe di Pazzini e l'estro degli esterni Suso e Menez. L'Udinese sceglie di aggredire alta e la strategia paga, perchè gli errori dei rossoneri, messi sotto pressione, sono veramente tanti e più volte rischiano di regalare il vantaggio agli uomini di Stramaccioni. Ne viene fuori un primo tempo sostanzialmente brutto, caratterizzato da grande agonismo. Le occasioni da gol (peraltro non nitide) si contano sulle dita di una mano. Una di queste, al 43' vede protagonista Widmer che, sugli sviluppi di un corner, anticipa tutti di testa sul primo palo e per poco non beffa Diego Lopez. Solo nel recupero i rossoneri si rendono pericolosi quando Antonelli mette in rete, dopo aver stoppato un cross di Suso. Il gioco era però già fermo, poichè l'esterno ex Genoa si era liberato di Widmer con una spinta. Si va al riposo a reti inviolate, ma con l'Udinese decisamente più pericolosa del Milan. Nella ripresa il Milan lascia Paletta, alle prese con un problema fisico, negli spogliatoi, sostituendolo con Rami. La scena però non cambia. E' sempre l'Udinese a creare i maggiori pericoli, in particolare con capitan Di Natale, sempre pronto a sfruttare lo spazio concesso dai rossoneri in contropiede. E' solo il preludio del vantaggio friulano, che arriva sugli sviluppi dell'ennesimo calcio d'angolo. Schema perfetto: tutti scattano verso la porta, palla arretrata a Pinzi, liberissimo di calciare, che è chirurgico e regala il vantaggio ai suoi. Inzaghi non vuole perdere-
tempo e sostituisce l'incolore Suso con Cerci, sperando nelle accelerazioni dell'esterno mancino. I problemi del Milan però sono tutti a centrocampo, dove l'ago della bilancia pende vertiginosamente a favore dei friuliani. Ed è proprio il centrocampo bianconero a confezionare il secondo gol. Su una respinta corta di Diego Lopez, il primo ad arrivare sul pallone è Guilherme, palla in mezzo di prima e Badu anticipa tutti per il raddoppio dell'Udinese. Episodio curioso: Inzaghi appena prima del raddoppio dell'Udinese aveva inserito Destro per giocarsi il tutto per tutto. Il doppio vantaggio tramortisce il Milan, che riesce comunque a trovare il gol della bandiera. Su azione piuttosto confusa Cerci mette in mezzo d'esterno, Pazzini schiaccia nell'angolino per il 2-1. Nel recupero non cambia nulla e l'Udinese può festeggiare. I friulani tornano al successo dopo 6 giornate. Vittoria meritata e convincente degli uomini di Stramaccioni, che si sono dimostrati vivi e tonici, soprattutto a centrocampo. Il ritorno in difesa di Domizzi ha donato compattezza ed esperienza, fondamentali per rintuzzare gli attacchi, comunque deboli, del Milan. Il Milan, appunto. Una squadra totalmente devitalizzata, un attacco anestetizzato dagli individualismi degli interpreti, una difesa insicura e costantemente in difficoltà, ma soprattutto un centrocampo nullo, privo di qualità e di geometrie, dedito all'improvvisazione e alla giocata facile. Il materiale a disposizione, si sa, è poco convincente, ma stavolta, a mancare, è stata anche la lettura della partita. Inzaghi sapeva di affrontare una squadra che fa della mediana il punto forte e avrebbe dovuto rinforzare, appunto, il centrocampo. Se è la qualità a mancare, bisognava quanto meno privilegiare la quantità e il sacrificio. Doti sconosciute a gente come Van Ginkel e Menez. Nulla di nuovo in casa Milan, urge una rifondazione. Di quelle serie e sostanziali, però.
VALERIO LAURI
La voce del tifoso rossonero
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Milan
Il Napoli batte con un secco 4 a 2 la Sampdoria di Siniša Mihajlović e conquista la terza vittoria consecutiva in campionato. Azzurri in totale controllo della partita già dalle battute iniziali. Sono i blucerchiati, però, a portarsi in vantaggio. Soriano verticalizza per Eder, che sorprende alle spalle Ghoulam e si invola verso la porta. Il suo traversone è deviato in porta da Albiol. La bella novità è che, a differenza di altre partite, nelle quali gli uomini di Benitez hanno accusato il colpo a livello mentale, in quella di ieri sembra che nessuno si sia accorto di nulla. Il tecnico spagnolo ha continuato a impartire direttive, con il consueto stile. I tifosi hanno incitato i loro beniamini con cori assordanti. E gli undici in campo hanno risposto in maniera perfetta. Il pareggio è stato agguantato dall’ex di turno, Manolo Gabbiadini. Il suo tiro di destro, che non è certo il piede prediletto, era destinato a spegnersi tra le braccia di Viviano. L’estremo doriano, invece, se lo è fatto sfuggire dalle mani. La più scolastica delle papere. Gol a parte, è stato determinante l’apporto dell’attaccante bergamasco, schierato alle spalle del “pipita” Higuaìn al posto di Hamsik. Il sinistro, sempre caldo, vede lo specchio come pochi. I suoi movimenti puntano sempre verso la porta, con grande velocità e potenza. E sembrano andare sempre d’amore e d’accordo con quelli dei compagni di reparto. Il meritato raddoppio è arrivato proprio sull’asse Gabbiadini-Higuaìn. Il “pipita” ha chiesto lo scambio stretto, ha ricevuto la sponda, è entrato in area e con un perfetto destro a effetto ha superato per la seconda volta Viviano. Una giocata da campione di altra categoria. Senza togliere nulla alla bravura degli altri, la sua intelligenza calcistica fa giocare meglio anche i compagni di squadra. Nella ripresa non è cambiato il copione. Napoli proiettato in avanti, ma attento a chiudere possibili varchi di contropiede, e Sampdoria chiusa negli ultimi
trenta metri, con il solo Okaka a fare a botte, sportivamente parlando, con Albiol e Britos. La pratica è stata archiviata dopo un paio di minuti, con il terzo gol siglato da Lorenzo Insigne. Una rete voluta, costruita e trovata da lui, con la giocata che gli è più cara, e finalmente vincente. La marcatura ha impreziosito una prestazione molto positiva, fatta di giocate precise e di tanto lavoro sporco in fase di copertura. Le sue lacrime di gioia, poi, non potevano che suscitare approvazione da parte dei tifosi partenopei. È arrivato pure il 4 a 1, con un rigore conquistato da Hamsik, subentrato al posto di Gabbiadini, e trasformato ancora dallo scatenato Higuaìn. Il secondo gol della Sampdoria, a opera di Muriel, con un gran tiro da fuori area, è stato casuale tanto quanto il primo. Il Napoli ha creato almeno otto occasioni da rete. E, nel complesso, si è mosso bene anche il sempre contestato pacchetto arretrato. Se continuiamo a giocare così, secondo posto e vittoria dell’Europa League non sono deliri da tifoso, ma obiettivi concreti e raggiungibili. Il ritiro forzato è stato interrotto. Tutti a casa. Tra le braccia del calore domestico. Speriamo solo di quello.
Luca Bosio
Il Bosio parlante
Ferrero e mazziato
Il Bosio parlante 7
Monumen-Toni, il Cuore T'Oro e la 'saracinesca' Bizzarri VOTO 0: alla VIOLENZA nel calcio. L'assalto al pullman della Juve, la bomba carta tra i tifosi del Torino, l'aggressione di Denis...Sia chiaro: non se ne facciano campanilismi nè discorsi sui colpevoli, di quelli se ne occuperanno gli organi competenti. Se ne faccia invece la massima condanna e se ne chiedano punizioni esemplari. BASTA VOTO 1: al MILAN. Una squadra allo sbando, un allenatore a cui i giocatori non riconoscono più l'autorità e una società silente, alle prese con le trattative febbrili per la vendita del pacchetto di maggioranza. Il risultato è una classifica disastrosa, poco onorevole per il blasone e per i tifosi, traditi, ancora una volta. POVERO DIAVOLO VOTO 2: alla ROMA. Qualcosa si è rotto. La crisi sembrava essere finita, ma i soli due punti raccolti nelle ultime 3 giornate hanno rimesso tutto in discussione, col sorpasso dei cugini laziali e il riavvicinamento del Napoli. Garcia non riesce a trovare rimedi. CADUTA LIBERA VOTO 3: alla FIORENTINA. La squadra di Montella crolla e lo fa di schianto, contro un Cagliari che gli rifila 3 gol, collezionando la terza sconfitta consecutiva in campionato. La qualificazione al prossimo turno di Europa League è un'attenuante troppo debole per giustificare il naufragio delle ultime giornate. DISPERSI VOTO 4: alla coppia OGBONNA-BONUCCI. Più della crisi economica, più del surriscaldamento globale, ci sono solo loro. Assenti Barzagli e Chiellini, i due difensori bianconeri (e della nazionale italiana) decidono di fare la storia del 'Derby della Mole', regalandone uno al Torino, dopo 21 anni. CATACLISMA VOTO 5: al SASSUOLO. Una partenza arrembante, contropiedi fulminanti e un'espulsione tra le fila degli avversari provocata dopo appena 20 minuti. E
poi? E poi l'epilogo che non t'aspetti, altro che partita in discesa. I neroverdi di Di Francesco si fanno sorprendere da Toni e perdono una ghiotta occasione. BRACCINO VOTO 6: all'UDINESE. La prestazione della squadra bianconera meriterebbe un 7, ma il voto è mitigato dal fatto che gli avversari (il Milan) hanno fatto di tutto per perdere. Resta la mole immensa di chilometri percorsi durante la gara, tutti insieme, alla conquista della vittoria, che mancava da sei giornate. COMPATTI VOTO 7: ad Albano BIZZARRI. Se il Chievo ha la quarta miglior difesa del campionato (finora), lo deve soprattutto a questo estremo difensore classe '77 argentino. Non ce ne voglia il giovane Bardi, ma gran parte dell'ennesima salvezza è merito suo. Anche ieri con la Lazio è stato superato solo dalla prodezza di Klose. SARACINESCA VOTO 8: al TORINO di Ventura. Avremmo potuto santificare uno tra Quagliarella e Darmian, ma la verità è che i granata hanno compiuto l'impresa giocando di squadra. E non poteva essere altrimenti, per battere la Juve di quest'anno. La 'maledetta' di Pirlo non ha ostacolato la voglia di tornare alla vittoria in un derby, dopo 21 anni. CUORE T'ORO VOTO 9: a Luca TONI. Se il Verona è riuscito nell'impresa di battere, in 10, il Sassuolo, il merito è del non-più-giovanissimo gigante modenese. In realtà, coi suoi 17 gol in campionato, gli scaligeri devono erigergli una statua anche al Bentegodi per la salvezza anticipata. MONUMEN-TONI VOTO 10: alla coppia HIGUAIN-GABBIADINI. Ormai l'ha capito anche 'Don Raffaè' (Benitez). Gli scambi ravvicinati tra i due sono la poesia del calcio. Il fuoriclasse argentino e il talento italiano hanno un'intesa fuori dal normale e, in coppia, possono scardinare qualsiasi difesa con facilità irrisoria. COMBINAZIONE VINCENTE
Valerio Lauri
Il diploma di Lauri
Premiare l'impegno, bacchettare gli insufficienti o valutare i risultati? Tanti spunti anche in questa 30° giornata di Serie A. E allora diamo i voti ai protagonisti di questa giornata di campionato nella massima serie.
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Pensi che a Gianni Morandi, dati i suoi gusti particolari, abbia fatto piacere ricevere tutta quella "merda" addosso dopo il suo post di solidarietà agli immigrati? Sei convinto che la pubblicità più ingannevole siano i manifesti politici 6x3? Sei sicuro che solo uno che di cognome fa CIUCCI poteva costruire quel ponte crollato in Sicilia? Non ti preoccupare. Per te c'è la Rasoiata, la rubrica più miracolosa di Aristoteles.
di di Mariano MarianoMessinese Messinese
Diceva Bismark: "non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante una guerra e dopo una partita di calcio". In effetti aveva proprio ragione il cancelliere di ferro. Basta riascoltare Inzaghi al termine di Udinese- Milan: "Avrei tolto 10 giocatori dal campo". Superpippo simula male, non come quando cadeva in area avversaria, il suo disappunto. In realtà si sarebbe sostituito pure lui. Sulla panchina. Il Toro vince il derby della Mole dopo 20 anni di astinenza. Che in pratica equivalgono al digiuno sessuale di Rocco Siffredi durante l'Isola dei Famosi. La Lazio pareggia 1-1 con il Chievo, già salvo. Decisivo il cambio tattico di Maran. Dopo lo svantaggio ha pensato:" Ma fammi un po' vedere che significa avere 3 punte in campo". E così il Chievo si è scoperto come Cicciolina e ha trovato un punto clamoroso all'Olimpico. Ma che Napoli! Tramortisce la Samp e regala a Benitez un successo meritato contro Mihajlovic, il suo potenziale sostituto. Segna Insigne e timbrano il cartellino anche i gemelli del gol Higuain&Gabbiadini. Peccato che dietro Don Rafè abbia Albiol &Britos: i gemelli del gol- Avversario. Davvero bello il gesto di fair-play di Denis al termine di Atalanta-Empoli. E'entrato nello spogliatoio degli ospiti, ha spento la luce e ha tirato una castagna sul volto di Tonelli. Che tristezza questo Avellino. Inguardabile e ingiustificabile. Michelone Pisani sta male. Ormai ha perso le speranze, ma non la fede. Sportiva e religiosa. Stamattina è infatti andato in chiesa a sentire la messa. Durante l'omelia il prete ha detto:" Per salvarci è necessario avere una VIRTUS forte". Michelone si è alzato di scatto e ha gridato:"Macchè forte. La virtus Entella è scarsa. Solo l'Avellino poteva pareggiarci. Che vergogna".
La Rasoiata
La Rasoiata
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Avellino 10
Due pareggi nelle ultime due uscite dei Lupi. A Varese l’Avellino avrebbe dovuto vincere ma così non è stato. Si volta pagina con rinnovato ottimismo. Arriva l’ennesimo proclama, al Partenio si torna per conquistare l’intera posta in palio. Contro l’Entella serviva una vittoria per cambiare rotta e puntare senza se e senza ma ai Play-Off. I fischi di fine gara rendono l’idea del momento poco felice. Ancora una volta i biancoverdi passano in vantaggio per poi farsi raggiungere. Nessuna capacità di reazione. L’Avellino spumeggiante del girone di andata è solo un pallido ricordo. I numeri sono sempre numeri. Non mentono, non si fanno suggestionare dagli stati d'animo e soprattutto non danno retta ai proclami. L'Avellino, nelle ultime dieci gare, ha rovinato quanto di buono fatto in questa stagione. Dato oggettivo poi se vogliamo accampare scuse lo possiamo anche fare ma servirebbe a ben poco. Come in quella scorsa i Lupi, proprio sul finire, rallentano vistosamente. Provate a smenticiri. Dal secondo posto al settimo, ex-equo con lo Spezia, in un battere di ciglia. Cosa è successo ? Secondo l'allenatore ed i calciatori nulla di irreparabile ma stando ai numeri, piaccia o meno, l'Avellino rischia di uscire dall'extenderplay. A cinque gare dal termine Castaldo e compagni sono nei primi otto ma alle spalle c'è il Livorno distante una sola lunghezza. Non fa paura la compagine toscana semmai l'andamento delle ultime gare. Vero ? Si. Nelle ultime dieci uscite i Lupi hanno raccolto solo nove punti. Insomma e per farla breve un andamento più da play-out che da play-off. Duole dirlo ma è cosi. Due vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte. Sette gol realizzati e dieci subiti. Prima del pareggio di Varese i Lupi venivano da quattro sconfitte consecutive fuori dalle mura amiche. La salvezza è cosa fatta, un traguardo di tutto rispetto
ma i tifosi si domandano che fine ha fatto la squadra che ha battuto Carpi, Bologna, Frosinone e Livorno ? A cinque gare dalla fine della regular season e con quindici punti in palio tutto è possibile. I play-off non sono un miraggio ma se i Lupi visti nelle ultime due gare non invertono la rotta sarà improbabile ma non impossibile raggiungere l’obiettivo che sognano i tifosi. Michele Pisani
L’angolo dei Lupi
Avellino da play-out nelle ultime dieci gare
Si partì con il nome di Salerno Calcio e le maglie rossoblu simili al Barcellona. Perché il colore granata ed il cavalluccio erano ostaggi di Antonio Lombardi, padre dello scempio che portò al fallimento della Salernitana che nacque dalle ceneri di quella di Aniello Aliberti che arrivò anche in serie A. Il ritiro in quel di Fiuggi, con la base iniziale formata dal tecnico Perrone, dal portiere Iannarilli e dal centrocampista Giacinti, ed il via vai di giovani under ed esperti da provinare per decidere se erano per l’esigente piazza di Salerno. Il debutto il 4 settembre 2011 al cospetto del volenteroso Palestrina, con la doppietta della rinascita firmata da Mounard, che se non fosse stato ceduto a gennaio al Catanzaro, sarebbe stato l’unico superstite di quella stagione anch’essa vincente, dopo un estenuante testa a testa con il Città di Marino. A ieri 25 aprile, giorno in cui si celebra la Liberazione, quando alle ore 19:19 (un segno del destino, la Salernitana è nata nel 1919), si alzato l’urlo liberatorio dell’Arechi per festeggiare l’approdo alle porte del Paradiso chiamato serie A, questo grazie a Nigro un ex, che con un suo goal ha costretto il Benevento al pari interno. La cadetteria, è di suo un traguardo prestigioso nel momento in cui se ci si guarda alle spalle si vede da dove si è partiti. Lo ha fatto al temine di un campionato condotto mirabilmente dal tecnico Menichini (e dal suo staff) e grazie alla professionalità di un gruppo di calciatori che hanno dato tutto pur di regalare alla città una gioia attesa da tempo. Una squadra che ha fondato il suo successo sulla capacità di fare gruppo e di restare sempre ferocemente concentrata. Sia nei rari momenti bui della stagione, durante i quali la reazione intrisa di orgoglio e personalità è stata sempre immediata, sia nella gestione intelligente ed umile dei numerosi successi. Settantanove punti in trentasei partite sono numeri stratosferici, forse irripetibili anche negli anni a venire, conquistati da uomini veri, il cui ricordo è destinato ad imprimersi indelebilmente nel cuore e nelle menti dei tifosi granata. Barletta in campo con il ‘4-3-3′ abituale, ma ricco di
novità di formazione, con l’impiego di due difensori greci (Sokoli e Kiakis) nel quartetto difensivo, e la promozione di Palazzolo al centro del campo, in luogo di Quadri. In attacco, infine, il sacrificato di turno è Venitucci, con il ritorno di Fall al centro del tridente offensivo. La Salernitana risponde con un ‘4-2-3-1′ flessibile, visto che il sistema di gioco muta spesso in ‘4-4-2′ e, in qualche frangente, non disdegna un assetto con tre centrocampisti ed un tridente, soprattutto quando Perrulli stringe al centro e si allinea a Moro e Favasuli, con Negro che oscilla tra il centro e la fascia sinistra. L’ex nocerino inizialmente, rispetto alle attese della vigilia, agisce spesso da vera e propria seconda punta, allineata a Calil, prima di arretrare di qualche metro il suo raggio d’azione nel prosieguo del match. I primi minuti registrano il tentativo granata di sfondare sulla fascia sinistra grazie al lavoro sviluppato dalla catena formata da Perrulli e Franco. Non manca, inoltre, una buona circolazione di palla, con Moro che è spesso preciso ed abile nell’allargare il gioco a destra, dove Colombo spinge ed affonda approfittando di un distratto Turchetta in fase di ripiego. Gli uomini di Menichini provano a non smarrire compattezza tattica, con Negro che ha il compito di intralciare il giropalla avversario teso ad attivare la regia di Palazzolo. Dopo qualche minuto, però, il Barletta diventa più ordinato e compatto in fase difensiva, grazie al sacrificio degli esterni offesivi in fase di non possesso (4-1-4-1). Per la Salernitana diventa un pò più complicato trovare giocate e spazi, ed allora prova a sganciarsi dalle retrovie anche Lanzaro, che restituisce superiorità numerica ai suoi sul versante destro. Si assiste ad una gara ‘vera’, con i pugliesi che si difendono in nove dietro la linea del pallone, e sempre pronti a ripartire una volta sottratto lo stesso agli avversari, che si lasciano andare a qualche superficialità di troppo in fase di palleggio. La Salernitana punge soprattutto quando trova Gabionetta, Calil e Negro tra le linee, anche se denuncia una certa carenza di lucidità nella rifinitura e la necessariia cattiveria nelle conclusioni verso la porta.
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Spazio granata
Dal Salerno Calcio alla US Salernitana
Speciale SALERNITANA
Ciò che a volte complica i piani alla squadra di Menichini è il numero di palloni persi in uscita, che causano le insidiose ripartenze pugliesi. Su una di queste distrazioni, Fall ruba palla sulla trequarti e lancia nello spazio Turchetta, bravo a verticalizzare ed a superare Gori proteso in disperata uscita. La reazione dei padroni di casa è rabbiosa, nonostante sul fronte opposto non manchino raddoppi di marcature e tackle. Franco affonda a sinistra, raggiunge il fondo e crossa al centro dell’area, dove Negro è lesto a coordinarsi e preciso nel calciare a volo di collo, con il pallone che si insacca nell’angolo alla destra di Liverani. La spensieratezza del Barletta, squadra matematicamente salva, e la vocazione iperoffensiva della Salernitana, regalano un match ricco di capovolgimenti di fronte. A dettare l’andatura sono sempre Moro e compagni, ma i biancorossi non smettono di essere pungenti quando ripartono subitaneamente, sfruttando la difficoltà (strutturale) della Salernitana a compattarsi e a non concedere campo alle iniziative altrui una volta persa palla. Calil e compagni dovrebbero essere più essenziali nella loro proposta offensiva, evitando di portare palla e, soprattutto, preoccupandosi di rimanere compatti nelle retrovie quando ancora governano il gioco, al fine di essere più solidi e reattivi nelle coperture preventive. Quando il pallone raggiunge gli attaccanti granata tra le linee, oppure viene smistato da Moro nei tempi giusti sulla corsia destra, dove Colombo scavalla con continuità, le occasioni da rete fioccano. Dapprima, Negro sparacchia alto su un ottimo assist dell’esterno basso granata. Poi, pochi minuti più tardi, la percussione ed il conseguente assist dell’ex reggino vengono frenati dal braccio di Cortellini. Calcio di rigore solare, che Calil tramuta in gol con la consueta fredddezza. La missione di partenza, ossia incanalare il match nella giusta direzione sin dal primo tempo, è computa. Il resto della gara dovrà essere speso per gestire intelligentemente il vantaggio e riuscire a realizzare il gol della sicurezza. Evitando soprattutto di perdere palloni in uscita ed in fase di palleggio, ben sapendo delle difficoltà ataviche della squadra (caratteristiche fisiche e natura offensiva) a mantenersi compatta nella difesa preventiva. Controllo assiduo della gara, alternato ad aperture improvvise sulle corsie esterne, specie a destra dove Gabionetta e Colombo possono far male. Il brasiliano, sempre incontenibile nel primo controllo di palla a seguire con il quale si libera dell’avversario, potrebbe essere devastante se solo evitasse qualche personalismo di troppo e non si sentisse troppo sicuro della giocata. Leziosismi che spesso sfociano nella perdita di pal-
loni sullla trequarti, con la squadra avversaria che riparte creando qualche grattacapo a Lanzaro e compagni. Fortunatamente, lo spiccato senso tattico di Favasuli e Moro e l’esperienza di Tuia e Lanzaro riescono spesso a turare le falle. Corda, intanto, inserisce Giammarelli al posto di Palazzolo, con Legras che passa al centro ed assume le redini della regia. La Salernitana non chiude la gara, che resta pericolosamente in bilico. La squadra viaggia tra entusiasmo e nervosismo, perchè il potenziale offensivo di cui dispone dovrebbe aiutarla ad avere la meglio su una difesa pugliese non esattamente irrepensibile. Il quartetto avanzato, inoltre, si sacrifica a sprazzi in fase difensiva, costringendo mediani e difensori ad un dispendio energetico notevole. Menichini getta nella contesa anche Mendicino, che rileva uno stanco Perrulli. Negro passa sull’out sinistro, mentre Calil gioca prevalentemente alle spalle del neo entrato. La gara continuano a farla i padroni di casa, sciupando clamorose occasioni per archiviarla definitivamente. Prima Colombo, servito splendidamente da Negro, e poi Gabionetta, incontenibile nella sua penetrazione verticale in area barlettana, non chiudono il match. Intanto, giunge notizia del pari del Messina a Benevento, con lo stadio che si trasforma in una bolgia incredibile
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Spazio granata
Speciale SALERNITANA
Speciale SALERNITANA Gli ultimi minuti, necessari per registrare l’ingresso in campo di Bocchetti, schierato nell’inedito ruolo di interno sinistro di centrocampo, servono solo come cornice nella quale inserire il meraviglioso entusiasmo del popolo granata. Le attenzioni si spostano allo sta-
dio ‘Vigorito’ di Benevento, dove il Messina, conquistando il pari, consente alla Salernitana di festeggiare il ritorno in serie B con centottanta minuti d’anticipo. Ciò che accade al novantesimo non può essere consegnato all’arido racconto di chi scrive. Le scene di entusiasmo e di giubilo meriterebbero di essere vissute in tutta la loro pienezza, per capirne fino in fondo la loro forza trascinante. Chi, ieri, ha avuto la fortuna di esserci, un giorno potrà estrapolare il ricordo dal cassetto della memoria e rivivere il tutto accompagnato da nostalgici lucciconi.
RAFFAELE CIOFFI
Spazio granata
Ha inizio il conto alla rovescia, al termine del quale ritrovare finalmente la serie cadetta. Senza troppa convinzione, Corda inserisce Rizzitelli al posto di Danti in attacco, mentre in difesa concede una chance al giovanissimo (classe ’98) Perpignano. Gli ospiti fanno quello che possono, restano nel match e lo onorano fino in fondo, ma nulla di importante riescono ad opporre al cospetto dell’entusiastico frastuono dell’Arechi e dell’esperienza dei calciatori granata. Intanto, Menichini concede spazio anche a Bovo, che prende il posto di Calil. La Salernitana passa ad un ‘4-3-3′ ancora una volta elastico, che in fase di non possesso oscilla tra il ‘4-1-4-1′ ed il ‘4-4-1-1′. L’intento primario è quello di portare con le mezz’ali (Bovo e Favasuli) maggiore pressione sui portatori di palla pugliesi. Il Barletta ha poco da proporre e da spendere, rendendosi flebilmente pungente solo quando riparte dopo aver anticipato gli attaccanti granata, che non sempre sono combattivi sulle seconde palle. Il tutto però è contenuto in un’innocua conclusione dai venticinque metri di Turchetta, sulla quale Gori non ha nessun problema. Il match ed il campionato si chiudono definitivamente al minuto ottantasette, quando arriva il sospirato doppio vantaggio che rasserena tutti. Favasuli, straordinario nella sua capacità di cucire il gioco, raddoppiare marcature, portare il pressing e ripartire, serve uno splendido pallone a Mendicino, che insacca a pochi metri dalla porta difesa da Liverani.
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La Casertana c'è, il sogno può continuare grazie a una zampata di Marano allo scadere. Ma si sa, la squadra rossoblù somiglia in questo ai granata di Torino: se vittoria deve essere questa deve essere sudata fino all'ultimo secondo, sputando sangue, soffrendo tremendamente. Ed è così che, subito dopo l'esplosione di gioia per il gol vittoria capita che da Ischia arrivi la notizia del vantaggio del Matera. È inutile illudersi, sarà battaglia fino alla fine con la questione playoff che si deciderà solo all'ultima giornata. I campani giungono in Calabria dopo la vittoria di Martina Franca senza Cunzi, sostituito da Agodirin, e Bianco. Per il resto stessa formazione vincente nel recupero di mercoledì e, precedentemente, contro il Catanzaro. Alla prima azione Casertana in vantaggio: dopo un assolo di Cissè, il calciatore africano riesce a servire Agoditin che riesce a insaccare alle spalle del portiere biancoverde. Secondo gol per un calciatore che, si spera, essersi ritrovato dopo il lunghissimo periodo di assenza causa infortunio. Al quarto d'ora ancora Cissè, che con una strepitosa azione personale, arriva a tu per tu con l'estremo avversario peccando però nella conclusione finale. Praticamente in campo c'è solo la Casertana: evidentemente le motivazioni danno davvero un qualcosa in più. Al 22' Tito mette in difficoltà Forte che riesce a salvarsi in angolo non senza difficoltà. I padroni di casa si fanno vivi poco dopo ma senza impensierire più di tanto Fumagalli. I campani controllano campo e partita affacciandosi spesso anche dalle parti dell'area di rigore della Vigor. La prima frazione si conclude comunque con un mezzo pasticcio di Fumagalli che regala un tiro dalla bandierina dopo aver dimostrato di non avere piedi "nobili". Il secondo tempo scivola lentamente e senza particolari emozioni; se da una parte la Vigor ha raggiunto da tempo l'obiettivo di una salvezza tranquilla, dall'altra tifosi e dirigenti sono con le orecchie attaccate alla famosa radiolina. Da Melfi si apprende che la Juve Stabia perde mentre a Ischia la situazione non si smuove. La Vigor pian piano prende confidenza e con la leggerezza di chi gioca senza preoccupazioni di classifica comincia a impensierire la retroguardia rossoblù. Così, dopo un paio di folate in avanti, al 69' Fumagalli è chiamato al grande intervento per evi-
tare che un tiro di Puccio possa insaccarsi. I falchetti, forse con la testa lontani dal "D'Ippolito", cominciano a cedere terreno e comando del gioco agli avversari; così al 73' la Vigor raggiunge, meritatamente, il pareggio: da calcio d'angolo Scarsella, lasciato da solo, incorna la sfera che si deposita alle spalle del portiere rossoblù. Ennesimo erroraccio difensivo, ennesima amnesia, fattori che hanno tremendamente complicato in queste ultime giornate la rincorsa agli spareggi promozione. Si torna sulla terra, tutti. Senza i tre punti sarebbe stato inutile fare calcoli o captare i risultati degli altri. La Casertana si sveglia dal torpore e ricomincia a macinare gioco: è sempre Cissè, decisamente il migliore in campo, suona la carica. A cinque minuti dalla fine Mancini manca una ottima occasione da rete sprecando però malamente con un tiro fiacco che si spegne tra le braccia di Forte. Quando tutto sembra finito, quando il sentore di aver lasciato per strada altri punti, al 90' arriva il gol di Marano che fa esplodere la panchina, i tifosi accorsi fino in Calabria e tutta la città: con un gran tiro di destro Marano trafigge il portiere biancoverde e mantiene in vita il sogno. Lo stesso Marano si scuserà in conferenza stampa per l'esultanza, esagerata, male interpretata dai tifosi di casa. Lo stesso Marano viene ammonito per la seconda volta, e quindi espulso, dall'arbitro per "eccessiva esultanza". Il centrocampista salterà la gara interna contro il Savoia. La Casertana c'è, non si arrende e si porta a un punto dalla coppia Juve Stabia-Matera appaiate al terzo posto. Ora è matematico: le due quarte usciranno dai gironi A e C in quanto nel raggruppamento B, quello dell'Italia centrale, Spal e Pisa non potranno eguagliare i punti di Novara e Matera. La Casertana c'è ancora, vuole esserci, merita di esserci. Ma gli errori si pagano e quindi ci sarà da lottare duro in questi ultimi 180' di regular season. Sperando che non siano gli ultimi per una squadra che se la giocherà fino all'ultimo secondo.
VINCENZO DI SIENA
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I falchetti
Falchetti, avanti fino alla fine
Casertana
Libe ri ed indi pe n den ti
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