Magazine footballweb nr 13

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Avellino, solo un pari a Varese

La Juve Stabia batte la capolista

Il magazine sportivo del sito www.footballwe.it

Anno 1 numero 13

Il Napoli di Benitez è tornato


Marcello Curzio Michele Pisani Vincenzo Di Siena Gianni Pagnozzi Vincenzo Celentano Valerio Lauri Stefano Sica Italo Borriello Raffaele Cioffi Mariano Messinese Maurizio Longhi Mauro Savini Gianluca Basile Luca Bosio Isidoro Niola

www.footballweb.it - il calcio in rete - Supplemento web di NF - registrazione al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Numero 323 del 2 Marzo 1985Direttore Responsabile Marcello Curzio

Numero 13

Redazione www.footballweb.it

Aprile 2015

Footballweb

Grafica ed impaginazione a cura di Michele Pisani

- settimanale online -

Numero 13 Anno 1


L’EDITORIALE

Le bandiere le trovi solo sul calcio d’angolo

cuno non è così. Meglio dire che qualcosa ha minato il cammino degli azzurri. In serie B l’Avellino pareggia a Varese. Ai tifosi irpini non è andata proprio giù la mediocre prestazione di Castaldo e compagni. Si può pareggiare ma non in quel modo. Rastelli ha parlato con i sostetinori biancoverdi, c’è stato un chiarimento, vedremo Sabato contro l’Entella. In Lega Pro la Juve Stabia ha battuto la Salernitana che oramai aspetta la fine della stagione per festeggiare. Per fortuna dei granata anche il Benevento ha perso a Matera. Tre gare al termine, cinque punti di vantaggio. Contro il Barletta Mendicino e compagni potrebbero anche iniziare la festa. Brini è stato esonerato, il Benevento cerca una nuova strada per vincere, almeno, i play-off

L’EDITORIALE

Titolo polemico ? Ma anche si. Il calcio è cambiato, il mondo è cambiato. Non in meglio però. Le bandiere le trovi sul calcio d’angolo. Da lì non le muove nessuno. Ricordate i giochi con i gladiatori ? Nell’antica Roma si dava al popolo quello che voleva o meglio quello che costava meno. Oggi i giornali fanno lo stesso. Pur di compiacere i lettori si schierano in fantomatiche crociate. La tua squadra del cuore ha perso e meritatamente? Non ti preoccupare, c’è sempre chi troverà il motivo per renderla meno penosa. La colpa è dell’arbitro e se non basta si lanciano strali all’indirizzo di qualcuno, giusto per trovare un colpevole. Il tifoso non sembre abbocca, oggi come ieri è in grado, per fortuna, di distinguere una analisi obiettiva da una faziosa. Eppure raccontare i fatti è di una semplicità estrema. Cosa vi costa ? La Juventus è, antipatia a parte, la squadra più forte in campionato. I bianconeri vincono da quattro anni, non hanno rivali, eppure c’è chi getta ombre sullo strapotere della compagine allenata da Allegri. La Roma non è in grado di reggere il confronto, davvero eloquente è il commento di Denis dell’Atalanta durante il suo cambio. Garzia non è riuscito nell’impresa. I giallorossi si fermato davanti alla compagine bergamasca che era giunta per portare a casa, al massimo, un pareggio. il Napoli alterna prestazioni impeccabili ad altre senza mordente. Tutto qui. Ma per qual-

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La vittoria della consapevolezza La vittoria della consapevolezza.

Il Napoli continua a vincere a Cagliari, altri tre gol dopo le vittorie con Fiorentina e Wolfsburg e sono 10 gol in appena tre partite. Nella trasferta sarda la squadra di Benitez, controlla agevolmente un avversario apparso fin dai primi minuti in evidente difficoltà. Non è semplice per nessuno affrontare questo Napoli cosi in palla, figuriamoci come potrebbe esserlo per una squadra che è ad un passo dalla retrocessione e con una parte della tifoseria che non trova di meglio da fare che assalire i giocatori al campo d'allenamento. Dopo aver doverosamente stigmatizzato questo episodio come altri incresciosi accaduti in settimana, parliamo della partita. Come già detto il Napoli con una quasi inedita coppia di centrali composta da Jorginho e Gargano ha affrontato un Cagliari che fin dalle prime battute si è posizionato in attesa cercando le ripartenze di Farias e Sau, ma i due attaccanti non riescono quasi mai a rendersi pericolosi sotto la porta difesa da un sempre attento Andujar. Il ritmo della gara non è mai alto, e questo perchè gli azzurri danno l'impressione di aver raggiunto finalmente quella consapevolezza della propria forza utile per affrontare un avversario tecnicamente inferiore aspettando senza affannarsi la prima occasione utile per concretizzare la propria superiorità. L'occasione non tarda ad arrivare, è il 24° quando Hamsik confeziona l'ennesimo assist della stagione, l'ottavo per la precisione e in serie A solo Vasquez del Palermo ha fatto finora meglio, e Callejon questa volta non si fa pregare trafiggendo l'estremo difensore rossoblù. La reazione del Cagliari è immediata con la complicità della difesa azzurra non posizionata,

M'poku si ritrova a tu per tu con Andujar ma il prodigioso Callejon di ritorno dalla curva dove era andato ad esultare, sventa un gol del pareggio che sarebbe passato alla storia come uno dei più veloci della storia. I pericoli per Andujar finiscono qui sulla fine del primo tempo il Napoli raddoppia con un autogol di Balzano in anticipo su Insigne. Nel noioso secondo tempo vengono sostituiti Higuain e Hamsik per fare posto a Gabbiadini e Zapata, l'ex sampdoriano non si lascia pregare quando ha l'opportunità di tirare e da fuori area realizza un grande gol mirando alla destra del portiere e congelando il risultato sul 3 a zero. C'è spazio anche per un secondo giallo a Maggio con relativa espulsione a 25 minuti dalla fine, ma non succede quasi più nulla, il Napoli sale a 53 punti e a 5 punti da Lazio e Roma al secondo posto, nelle prossime 7 giornate si può ancora sperare.

GIANNI PAGNOZZI

La voce del tifoso azzurro

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NAPOLI


Con il più classico dei risultati, la Juve batte la Lazio per 2-0 e mette le mani sul quarto scudetto consecutivo. Sono adesso 15 i punti di distacco dai biancocelesti, in attesa della gara di oggi tra Roma e Atalanta che potrebbe proiettare i giallorossi al secondo posto in caso di vittoria. La Lazio così ha dovuto fermare la sua corsa di otto successi consecutivi andando a sbattere sul muro juventino costruito da Allegri per frenare innanzitutto gli estri di Felipe Anderson, ieri mai pericoloso, e gli inserimenti degli attaccanti Klose e Lulic che in pochissime occasioni hanno impensierito la retroguardia bianconera. Una vittoria, quella juventina, ottenuta con grande maturità ed acume tattico. Allegri ha preferito schierare un 35-2 con la classica difesa composta dal trio della Nazionale Chiellini, Bonucci e Barzagli, oltre naturalmente a Buffon. A centrocampo Padoin ed Evra esterni mentre nel mezzo hanno giocato Pirlo, Marchisio e Vidal, quest'ultimo tornato finalmente ai suoi standard di eccellenza. In attacco a fare coppia con Tevez c'era Matri. Pioli invece ha optato per una difesa a quattro mentre a centrocampo, oltre a Biglia, hanno giocato il giovanissimo Cataldi e Mauri che ha vinto il ballottaggio iniziale con Candreva. In attacco Lulic, Klose ed Anderson in posizione più arretrata. La formazione biancoceleste ha però sofferto maledettamente le ripartenze bianconere ed infatti il primo gol è nato da una "spizzata" di testa di Vidal che ha lanciato sul filo del fuorigioco Tevez. L'argentino si è involato in area contrastato da Basta ma con un preciso diagonale di sinistro ha battuto Marchetti. Quello segnato ieri dall'Apache è il diciottesimo sigillo in campionato. Il secondo gol bianconero è stato frutto invece di un'azione personale di Bonucci lanciato sulla trequarti da Pirlo; il difensore, nell'inedita posizione di centrocampista aggiunto, palla al piede, ha fatto fuori l'intera retroguardia laziale e giunto al limite dell'area, con un destro chirurgico, ha battuto per la seconda volta Marchetti. Per il difensore juventino è il quarto gol in campionato, il secondo messo a segno contro una squadra romana.

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Poco più tardi Evra, con un bel colpo di testa su cross di Padoin, sfiorava il terzo gol. Nella ripresa Pioli sostituiva Braafheid con Candreva ma il canovaccio della gara non cambiava: possesso palla laziale ma Buffon mai seriamente impensierito, fatta eccezione di un destro di Klose che il portiere bianconero parava in due tempi. La Juve cambiava Pirlo con Pereyra e Matri con Morata mentre nel finale Sturaro prendeva il posto di uno stremato Vidal, finalmente autore di una performance convincente. Con la vittoria sulla Lazio la Juve è a soli 8 punti aritmetici dalla vittoria dello scudetto. Allegri potrà così gestire nel migliore dei modi gli uomini e le forze in vista del retour Match di mercoledì prossimo con il Monaco che può valere l'ingresso alla semifinale di Champions e la consacrazione dei bianconeri nei Big Four d'Europa.

ISIDORO NIOLA

La voce del tifoso juventino

La vecchia signora non è mai sazia

Juventus


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Adesso è quasi ufficiale. La Fiorentina ha abdicato. Almeno in campionato. Nel posticipo contro il Verona la squadra viola ha perso e sprecato un'occasione d'oro per rifasi sotto alle due romane. Peccato, perchè il calendario in queste ultime giornate è tutto dalla parte di Montella. Ma il tecnico ha preferito l'all-in sull'Europa League. Se la scelta pagherà lo sapremo solo giovedì, dopo il ritorno contro la Dinamo Kiev. Ma una cosa è certa: ieri l'azzardo non ha pagato. Montella ha schierato la Fiorentina 2, con 2 titolari e 9 riserve, varando l'inedita coppia centrale Tomovic-Basanta e ripescando dal dimenticatoio Lazzari (buona comunque la prova). L'impegno non è mancato. La fortuna sì. In sintesi la Fiorenrigore fallito da Diamanti, il quarto consecutivo in campionato per Viola. E' stato lì che il Verona ha capito che potava tornare a casa con l'intera posta. Dopo aver sciupato qualche ripartenza in maniera grossolana, ci ha pensato Obbadì all'88° a gelare il Franchi con la complicità di Neto. Gira davvero tutto storto alla Fiorentina in questo periodo. Oltre al danno anche la beffa. Babacar, tenuto a riposo nel primo tempo, è entrato in campo e si è infortunato. Si teme un lungo stop. Insomma, piove davvero sul bagnato. Ma non c'è tempo per lamentarsi. Fra due giorni si torna in campo. La Fiorentina si gioca la stagione.

tina ha cercato i 3 punti fin dal calcio d'avvio, ma senza creare grosse occasioni. Fino al calcio di

MARIANO MESSINESE

La voce del tifoso viola

Viola, tra sfortuna e crisi

FIORENTINA


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Derby a reti inviolate

Il derby di Milano numero 213 in gare ufficiali. Scenario delle grandi occasioni sugli spalti di San Siro e coreografie in grande stile, nonostante l'importanza piuttosto relativa dello scontro tra le due compagini. La gara, infatti, potrebbe non valere nemmeno il sesto posto, ultimo piazzamento utile per la partecipazione alla prossima Europa League. LA CRONACA - Mancini lancia dal primo minuto il giovanissimo Gnoukouri in mediana, Inzaghi sceglie di puntare su Menez 'falso nueve', causa anche l'assenza di Destro. A partire meglio è l'Inter, che pressa alto e mette in difficoltà il Milan. Infatti, al 10' sono i nerazzurri a regalare la prima emozione: Hernanes lascia partire una staffilata di sinistro dai 25 metri, ma Diego Lopez è attento e devia in angolo. Tre minuti dopo si accende anche il Milan: è Menez a partire in velocità sulla sinistra e a mettere in mezzo un pallone basso e velenoso, allontanato da Juan Jesus. Il più attivo dei rossoneri però è Suso, il giovane spagnolo, alla sua prima maglia da titolare, si fa vedere a cavallo del 20' con un paio di conclusioni ben indirizzate ma respinte da Handanovic. Al 29' il Milan va in gol: punizione ben tagliata col mancino da Suso e nel mischione Alex mette in rete. Rete annullata, però, a causa di un fuorigioco di De Jong. Il Milan cresce e l'Inter viene ricacciata all'indietro dalle offensive rossonere. Le discese di Bonaventura e Menez si moltiplicano e la cerniera formata da Kovacic e Medel scricchiola. I cross dei rossoneri, per lo più bassi, però, non trovano uomini in area pronti al tap-in decisivo. La prima frazione si conclude così a reti inviolate e con un punteggio di parità sostanzialmente giusto. La ripresa si apre sullo stesso canovaccio del finale di primo tempo, col Milan più coraggioso e l'Inter contratta. Il primo sussulto però arriva dai nerazzurri: al 49' l'Inter va in gol a seguito di un'azione di contropiede, ma anche questa rete viene annullata per il fuorigioco di Icardi. L'azione regala nuova linfa ai nerazzurri che, lentamente, cominciano ad avanzare il loro raggio d'azione. Proprio a prova di ciò, al 57' l'Inter va vicinissima alla rete: Icardi spizza per Palacio che salta Diego Lopez e calcia a colpo sicuro, ma a salvare è Mexes, opponendosi col corpo. Cinque minuti dopo grandi proteste nerazzurre: su una palla messa in mezzo dalla sinistra, Icardi gira verso la porta rosso-

nera, ma la palla viene respinta dalla mano di Antonelli. La distanza è ravvicinatissima, ma il braccio è effettivamente largo. In ogni caso, l'arbitro Banti decide di non concedere il rigore. Al 71' altro episodio dubbio: l'Inter riparte in contropiede, Hernanes mette in mezzo un cross basso che Mexes devia sfortunatamente nella propria porta. Il gol viene ancora una volta annullato per un fallo di Palacio in area, che tira giù Antonelli. La furia dell'Inter, però, non si placa e il Milan è costretto per lungo tempo a rintanarsi nella propria metà campo. Le occasioni per i nerazzurri fioccano: a tentare la fortuna, in sequenza, sono Obi, Juan Jesus e Ambrosio, ma la palla non ne vuole sapere di entrare. La squadra di Mancini è sfortunatissima e non sfonda. Nelle due compagini affiora dunque la stanchezza e le squadre si allungano. Al 90' è ancora Icardi a sfiorare la rete, dopo una preparazione perfetta, però, conclude di poco a lato. Sull'azione successiva ad andare vicino al gol è il Milan: Cerci dalla destra rientra sul mancino e crossa per De Jong,che in acrobazia impegna Handanovic. Il forcing finale non cambia il risultato. Un derby al di sotto delle aspettative, come spesso accade negli ultimi anni. Ai punti meglio l'Inter: i nerazzurri avrebbero sicuramente meritato di più, soprattutto nel secondo tempo. Il Milan, dopo un primo tempo su buoni livelli, è completamente scomparso dal terreno di gioco nella ripresa, lasciando quasi tutta la seconda frazione ai "cugini". Ottime prove di Suso e Gnoukouri, prima da titolare per entrambi. Mancini non ha nulla da rimproverare ai suoi: Palacio, Icardi e soci hanno provato in tutti i modi a regalare il successo ai tifosi, la sfortuna (e qualche decisione arbitrale) gliel'ha impedito. Inzaghi, invece, ha tanto su cui riflettere. Il calo pauroso dei suoi nella seconda frazione di gioco non è una novità. Tanti i punti persi nei secondi tempi dai rossoneri. Un pareggio che non dà gioia a nessuno e tiene lontane entrambe le squadre dall'obiettivo, ormai minimo, del sesto posto.

VALERIO LAURI

La voce del tifoso rossonero

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Milan


Dopo la sbornia europea e i quattro gol rifilati al Wolfsburg, la partita contro il Cagliari era importante per due aspetti. La Juventus ha battuto agevolmente la Lazio, la Roma ha pareggiato, a fatica, in casa contro l’Atalanta. Bisognava recuperare punti. In secondo luogo, andava verificata la tenuta mentale della squadra. Troppo spesso il Napoli ha accusato cali di tensione e distrazioni, pagate a cari punti. L’esame del “Sant’Elia”, invece, è stato brillantemente superato. Lo spauracchio di “Zemanlandia” non ha fatto paura a nessuno, tantomeno agli attaccanti del Napoli. Tre a zero e partita mai in discussione. Tutto troppo facile. Le due squadre sono partite con ritmi non elevatissimi. Forse si cominciano a accusare i primi caldi. Non è successo nulla fino al minuto ventiquattro. Poi una verticalizzazione precisa di Hamsik per Callejon ha sbloccato l’inerzia della gara. Lo spagnolo è tornato subito al gol dopo la gara interna contro la Fiorentina, ritrovando continuità. È salito a undici reti in campionato. Il Cagliari ha provato a reagire. M’Poku e Avelar si sono affacciati pericolosamente dalle parti del portiere azzurro, ma prima uno strepitoso recupero difensivo di Callejon, poi una parata di Andújar, hanno salvato il vantaggio. Gli uomini di Zeman sono stati anche sfortunati. Nel momento di maggiore pressione, hanno subito un’azione che sembrava destinata a spegnersi. Hamsik ha crossato per Insigne, che era ben marcato da Balzano. E che di certo non ha il colpo di testa come pezzo principale del suo repertorio. L’esterno destro cagliaritano, però, per anticipare lo scugnizzo di Frattamaggiore, ha deviato la palla nella sua porta. La partita è praticamente

finita lì. Il secondo tempo è stato un esercizio di pura accademia per il Napoli. Quasi un allenamento in vista dei prossimi incontri. Ha messo il suo sigillo sul tabellino dei marcatori anche Manolo Gabbiadini, con la sua specialità: il sinistro a effetto da fuori area. È sembrato maggiormente in palla anche lo stesso Insigne, che però ha bisogno di giocare di più. Non ha ancora i novanta minuti nelle gambe. Il capitano ha regalato l’ennesimo assist di questa settimana. È evidente che qualcosa è cambiato. Non il modulo, che resta invariato, e nemmeno i calciatori. È cambiata quella che la buonanima di mister Rambone chiamerebbe “tattica”. Il Napoli ha abbassato il suo baricentro, e soprattutto ha rinunciato al suo estenuante, e spesso improduttivo, possesso palla. Anche contro un’avversaria destinata probabilmente a retrocedere, ha aspettato per poi ripartire negli spazi aperti. E le caratteristiche dei quattro uomini d’attacco sono perfette per questo tipo di gioco. Tre vittorie in una settimana non possono essere un caso.

Luca Bosio

Il Bosio parlante

Hanno fatto i Conti senza il Napoli

Il Bosio parlante 9


Da deprimente a stellare. La trasformazione del Napoli è avvenuta nel giro di una settimana. Prima della gara contro la Fiorentina, era ancora grandissima la delusione per aver visto la Lazio venire a conquistare al San Paolo la finale di coppa Italia contro la Juventus, per essersi ritrovati a meno nove da una Roma imbarazzante a cui non si è stati capaci di segnare pur producendo molto ma incassando la quarta sconfitta consecutiva in trasferta. In due mesi era crollato un castello e per edificarlo nuovamente serviva una risposta forte, vigorosa, determinata. E qualcosa già s'era intravisto contro la Fiorentina, travolta da quattro reti, anche se una (la più bella) non convalidata. Si pensava che fosse stato solo uno scatto d'orgoglio che, dopo aver toccato il fondo, ci fosse tanta voglia di riemergere un pochino ma che, in fin dei conti, sarebbe stato solo un lampo nel buio. Invece, nella delicata e importante trasferta di Wolfsburg, i lampi sono diventati un arcobaleno, un'armonia paradisiaca. Il Napoli ha letteralmente preso a pallonate la vice-capolista della Bundesliga, capace di imporsi con un poker anche sul Bayern Monaco, ma stavolta il poker è stato servito dagli uomini di Benitez. Una prestazione perfetta, condita da gol spettacolari e rapaci. Higuain, un doppio Hamsik e il solito sigillo di Gabbiadini hanno steso la compagine tedesca, cui Bendtner ha siglato, a dieci minuti dalla fine, il gol salva-dignità. Ma gli azzurri sono stati impetuosi e autorevoli, ineccepibili o meglio ancora, sontuosi, sta di fatto che i peana si sono sprecati perché tutto ci si aspettava, tranne di passeggiare nella tana dei Lupi di Germania. Sia ben chiaro, questo Napoli è capace di tutto, sia nel bene che nel male, quindi è ancora apertissima la qualificazione. Ci si è fatti segnare due gol dall'Inter in meno di venti minuti, uno dall'Ata-

lanta ridotta in dieci, tre addirittura dal Cagliari, nella gara d'andata, una squadra ormai condannata alla retrocessione, ed è successo tutto al San Paolo. Il Cagliari è stato affrontato di nuovo, per il ritorno, sempre con Zeman in panchina dopo il breve e tormentato interregno di Zola, ed è stato colpito ancora con tre gol ma stavolta senza subirne alcuno. Si chiude, quindi, una settimana da applausi per un Napoli capace di andare a segno dieci volte, facendosi perforare solo in un'occasione. E di queste tre vittorie, due sono arrivate lontano da Fuorigrotta e una, a meno di clamorose disfatte, potrebbe aver aperto la strada delle semifinali di Europa League. Sicuramente è un Napoli totalmente diverso rispetto a quello di una settimana fa, probabilmente il ritiro imposto dal presidente ha portato i suoi frutti e i giocatori scendono in campo più motivati, dopo essere stati inchiodati alle loro responsabilità. Il punto è che non si può mai essere tranquilli, da un anno e mezzo a questa parte, con l'insediamento di Benitez, il Napoli ha sempre vissuto di fasi: quando sembra una macchina da guerra, poi si arena e si impantana, mostrando un volto quasi sfigurato dopo quello sfolgorante. Nell'ultima settimana, abbiamo visto quest'ultimo, la paura è che possa ripresentarsi quell'altro, ecco perché la squadra non è mai andata lontano in campionato. Vivendo di fasi alterne, non si riesce a dare continuità, la speranza è che, stavolta, si sia trovato l'agognato equilibrio perché, una stagione che sembrava perduta, può ancora aprire scenari di gloria.

Maurizio Longhi

Arida manus...Longhi

Da sfigurato a sfolgorante. Quante volte il Napoli ha cambiato volto

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La Mont-Iel la, le EXPOtenze milanesi e il Ritiro miracoloso Premiare l’impegno, bacchettare gli insufficienti o valutare i risultati? Tanti spunti anche in questa 30° giornata di Serie A. E allora diamo i voti ai protagonisti di questa giornata di campionato nella massima serie.

Garcia (sbeffeggiato da Denis) non hanno superato del tutto la crisi. La banda di Pioli impatta contro una Juve formato super e si perde negli individualismi di Felipe Anderson. FRENATA CAPITALE

VOTO 0: alla follia ULTRAS. Si moltiplicano gli episodi di violenza di tifosi scontenti. In B, quelli del Varese, che hanno devastato il ‘Franco Ossola’. In A, quelli del Cagliari, che hanno addirittura aggredito i giocatori, contribuendo ad appesantire un clima già teso di suo. INETTI

VOTO 6: al VERONA. Mandorlini ha messo in scena il delitto perfetto. La gara di rimessa giocata con la Fiorentina ha portato i suoi frutti, col minimo sforzo. Attendere i viola al varco e colpire in contropiede, roba da killer navigati. SICARIO VOTO 7: a Sergio PELLISSIER. Trentasei anni e non sentirli, secondo gol consecutivo nelle ultime due gare e il marchio importante sull’ennesima salvezza conquistata dal Chievo. Un capitano, un uomo spogliatoio, un bomber insaziabile. INFINITO

VOTO 8: a Ivajlo CHOCHEV. Viene dalla Bulgaria, la nuova scoperta di Zamparini. Tre gol nelle ulVOTO 2: alla FIORENTINA. La conferenza stampa time due gare, doppietta contro il Genoa e una di Montella era stata quasi profetica: l’allenatore grande personalità messa in campo. E’ costato aveva evidenziato l’importanza di vincere anche solo 2 milioni di euro, ha solo 22 anni ed è destidi misura, ma, al contempo, di stare attenti alle nato a rimpinguare le casse del Palermo. INVESTIripartenze del Verona. Detto fatto, obiettivo fal- MENTO lito e contropiede vincente degli scaligeri allo scadere. MONT-IELLA VOTO 9: alla marcia della JUVENTUS. Come a dimostrare che Parma è stato solo un incidente di VOTO 3: all’UDINESE. La classifica piange e il mo- percorso, i bianconeri si sono sbarazzati della tivo è evidente. L’Udinese non sa più vincere (5 Lazio senza troppi patemi. Confermando, qualora turni senza vittorie) e si è affezionata al risultato ce ne fosse bisogno, che lo scudetto è una pratica X (4 pareggi nelle ultime 5 gare). La fortuna è che, archiviata, con un occhio alla Champions’. INARin coda, vadano a rilento, altrimenti il passo sa- RESTABILE rebbe da retrocessione. INVOLUZIONE. VOTO 10: al RITIRO del Napoli. Non conosciamo VOTO 4: a MILAN e INTER. Nell’anno dell’Expo, cosa sia successo nel ritiro dei partenopei, nè se uno dei derby più brutti della storia della stracit- sia stato incluso un veloce viaggio a Lourdes, ma tadina milanese. Un derby che resterà negli an- i risultati si sono visti eccome. Prima la vittoria nali solo per i gol annullati (ben 3) e per il fatto con la Fiorentina, poi l’exploit in Germania col che i nerazzurri non sono riusciti a segnare, no- Wolfsburg e infine la vittoria in scioltezza col Canostante i rossoneri fossero usciti dal campo gliari. Non ce ne voglia San Gennaro. MIRACOnell’intervallo per non farvi più rientro. EXPO- LOSO TENZE VOTO 5: a ROMA e LAZIO. Si dividono il secondo posto, chissà ancora per quanto. Gli uomini di

Valerio Lauri

Il diploma di Lauri

VOTO 1: al CAGLIARI di Zeman. Le attenuanti ci sono: il clima non è dei migliori e il Napoli di questi tempi non è facile da affrontare. La reazione dei sardi, però, è stata praticamente nulla. Un attacco leggero, tanta sfortuna, ma soprattutto una difesa di burro (la peggiore del campionato). La retrocessione è più di un fantasma. CONDANNA

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Ti sei accorto che quel tuo amico ha il senso dell'ospitalità di Salvini? Pensi che tuo cugino abbia scambiato casa tua per Lampedusa, dal momento che sono 3 mesi che si è trasferito da te e non vuole saperne di sloggiare? Hanno offeso tua madre e tu hai chiesto aiuto al Papa e ad Antonio Zequila per vendicarti? Non ti preoccupare, per te c'è la Rasoiata, la rubrica più rissosa di una discoteca milanese alle 4 del mattino.

di di Mariano MarianoMessinese Messinese

Cari amici, le maniere forti non funzionano più. I tifosi del Cagliari hanno incitato in allenamento i rossoblu con un paio di sganassoni. E morale della favola, la squadra di Zeman ne ha presi 3. Sul campo, of course. E pensare che il Boemo per menare il Napoli aveva schierato quel filantropo di capitan Conti, noto collezionista di cartellini gialli e menischi. Avversari. In pratica la Juve ha vinto lo scudetto. Vabbè, sono due mesi che si sa. Anche se manca solo l'ufficialità. Del resto la Lazio si è sciolta allo Juventus Stadium, la Roma è implosa a dicembre e Letta si dimette dal parlamento. Che c'entra? Niente, ma perchè questo campionato ha senso? Direi di no. E voi? Milan- Inter: che partita spettacolare! Almeno quanto la corazzata Potemkin. Insomma, stasera si è giocato il derby. Giocato, per modo di dire: in realtà stavano solo in campo. L'unica emozione? Un autogol. Peraltro annullato. Ma la colpa è mia: avevo voglia di piangere. Quindi fino all'ultimo sono stato indeciso se vedere la stracittadina milanese o il film di Nanni Moretti. Insomma, adoro farmi del male come un emo. Che amarezza! L'Avellino non è andato oltre uno squallido 1-1 contro un Varese col cappio alla gola. E pensare che MIchelone Pisani era salito sabato nel capoluogo lombardo. Quando la partita è stata rinviata al giorno dopo, Michelone aveva due scelte: tornarsene a casa o rimanere lì. Alla fine ha optato per la seconda e si è accampato all'addiaccio davanti al Franco Ossola. Tuttavia stamattina da quelle parti è passato Matteo Salvini. Appena ha scorto il nostro eroe ha detto al suo vice:" Ma che avete combinato? Io avevo detto di radere al suolo le baraccopoli dei rom, non di mandare in mezzo alla strada gli italiani".

La Rasoiata

La Rasoiata

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Per una lira io vendo tutti i sogni miei". Chi di voi non ricorda il famoso ritornello di una delle prime canzoni che fece conoscere al grande pubblico l'indimenticato e precocemente scomparso cantautore Lucio Battisti? Ebbene, tenuto conto anche del clima di recesso che ci apprestiamo a vivere, vogliamo stupirvi con effetti speciali anche se noi siamo scienza e non fantascienza. Abuso, sproporzionato di slogan. Ultrà Avellino raddoppia. Il nostro obiettivo ? Continuare con una rubrica che per quanto tratta, non certo il merito è da ascrivere al modesto latore, ha riscosso un gradito successo di pubblico. Riportare alla mente i ricordi del periodo più bello, in senso assoluto, della storia del sodalizio bianco verde che a tutt’oggi può sempre vantare di essere nato nel lontano millenovecentododici e che come pochi club non ha ancora subito l'onta del fallimento. Siamo, colpevolmente, ancora presenti. La nostra missione è da considerarsi, sotto certi aspetti, nobile. Vogliamo "rivendervi" i vostri sogni, alla modica cifra, rimborsabile anche a rate, di un sorriso. Un semplice sorriso che a volte può essere condito da una affermazione di puro godimento: "io c'ero". Già, io c'ero. Io c'ero a Napoli, allorquando lo stadio San Paolo fu per alcune settimane la "casa" dei lupi, il terremoto aveva reso inagibile il Partenio, si giocava con Il Catanzaro, ci fu la vittoria dei lupi grazie ad una rete di Juary. Io c'ero con il Verona scudettato, bellissima la conclusione dalla distanza di Colombo. Io c'ero con il Milan, senza precedenti il colpo di testa di Vincenzo Romano a superare Albertosi. Insomma è il caso di rammentarlo, sino allo sfinimento di qualcuno: ci rivolgiamo a chi ha "vissuto". Potreste sempre pensare di raccontare tutte queste storiche sfide ai più giovani, a quei supporters, meno fortunati, che credono che tifare per l'Avellino sia solo a sostegno di una causa: evitare di retrocedere come capita da una decina d'anni a questa parte. Passano le settimane, aumentano i numeri di Ultrà Avellino e gioco forza dovremmo avere sempre più difficoltà nel contattare i calciatori che hanno indossato la mitica casacca bianco verde, tenuto conto che sono trascorsi più di venti anni. Assolutamente non è cosi. La collabora-

zione dei tanti ex calciatori ci ha permesso di rintracciarli tutti, uno alla volta. Come disse qualcuno: "il cerchio si stringe", nella nostra rete termina un'altro avellinese che ha giocato con la maglia della propria provincia. Raggiungere Pasquale Casale, dopo l'altro irpino purosangue De Napoli, è stato un gioco da ragazzi. Cervinara è il suo "regno", tutti lo conoscono. Strano destino quello dell'appena cinquantenne centrocampista, conteso tra il tifo napoletano e quello avellinese. In molti convivono con il dubbio che li attanaglia, per quale squadra tiferà ?

Gli ex del calcio

Pasquale Casale, figlio d’arte

Gli ex del calcio


Sono anni che tentiamo di farglielo dire, con il risultato che ci abbiamo rinunciato. Figlio di Giuseppe, deceduto a Dicembre del 2008, cervinarese doc e grande calciatore degli anni 50, proprio dal compianto "zio Peppe" ha ereditato la passione per il gioco del pallone, una carriera iniziata con la maglia del Napoli. Qualche record alle spalle ed uno anche abbastanza singolare. Ha esordito in massima serie all'età di sedici anni e qualche mese, meglio di lui solo Gianni Rivera che con l'Alessandria giocò la sua prima gara un anno più giovane. In pratica il Napoli pur avendo fatto esordire centinaia di calciatori del proprio vivaio, il più giovane ed a distanza di oltre trent'anni risulta essere ancora Casale. Come detto in avvio è stato sempre conteso dalle due province, nato a Napoli da madre partenopea, smesso di giocare è tornato a vivere a Cervinara. Carriera piena di soddisfazioni in quanto ha indossato le casacche di Napoli, Lucchese, Avellino, Pisa, Catania, Cagliari, Sorrento, Benevento ed Ischia. Come allenatore è stato sulla panchina dell'Ischia, Juve Stabia, Atletico Catania, Fidelis Andria, Cavese, Gela, Nocerina ed Avellino. Proprio con i lupi riuscì in una impresa senza precedenti. L'allora presidente era Sibilia e Pasquale Casale, allenatore della seconda squadra, fu chiamato proprio dal commendatore a sedere sulla panca bianco verde dopo gli esoneri di Zoratti e Di Somma. Proprio quando nessuno più ci credeva riuscì a salvare i lupi da una certa retrocessione in serie C2. Storico il suo 3-3-4 contro l’Ascoli. Sembrava l'inizio di una felice carriera, invece ? "Ho fatto quello che ritenevo giusto. Nella mia carriera mi sono sempre assunto le mie responsabilità, prima come giocatore e poi come allenatore. Evidentemente io non sono adatto a questocalcio o come dice qualcuno è il calcio a non pensarla come me". Ricorda la sua prima gara in bianco verde ?"Al Partenio e contro il Verona. La prima in serie A l’Avellino la giocò a Napoli, il Partenio non era ancora pronto, perdendola con la Lazio. Al mio esordio c’è stata, è solo un caso, la prima vittoria della storia del sodalizio bianco verde in massima serie ed proprio in casa. Una soddisfazione unica”. Il suo primo gol ? "Come fosse oggi. Lo segnai al Vicenza anche se i giornali lo riportarono come autogol. Quella mia rete permise, in pratica, all'Avellino di raggiungere la salvezza. Infatti quella sconfitta costo cara ai biancorossi che retrocedettero in cadetteria". La sua più grande soddisfazione ? "L'esordio in massima serie. Ero davvero poco più di un ragazzino ma anche le quindici reti nel Pisa di Agroppi. Non male per un centrocampista, a quei tempi quello era un bottino davvero ragguardevole". Il suo più grande

dispiacere ?" Ho giocato a più riprese nell'Avellino e non sono mai retrocesso, siamo sempre riusciti a salvarci. L'ultima volta, pur di giocare con l’Avellino, rinunciai ad un contratto sontuoso con il Cagliari e “trovai” la terza salvezza. L’anno dopo invece non fui confermato e fu quello della retrocessione”. Ha dato più lei al calcio o viceversa ? "Il calcio mi ha dato tanto ed io ho cercato di ripagare con il massimo impegno chi ha sempre creduto nelle mie qualità". Cosa si aspetta ancora dal mondo del calcio ?" Nulla. Io la mia parte l'ho fatta anche se ho tanta voglia di mettermi di nuovo in discussione". Magari potrebbe tornare ad allenare anche l'Avellino? "Mi farebbe molto piacere ritornare ad allenare la squadra della mia provincia. Basti pensare che nelle precedenti quattro occasioni, tre da giocatore ed una da allenatore, sono sempre riuscito a conquistare la salvezza. Converrebbe, dato i trascorsi, più all’Avellino che a me”. Cosa ricorda di quegli anni ? “Mi è rimasto impresso il calore del pubblico. Quando giocavamo in casa i tifosi ci venivano a prendere all’hotel Jolly e ci scortavano sino allo stadio. Una sensazione di piacere che a distanza di anni sento come una delle cose che ricordo con particolare affetto”. Pasquale Casale è stato come Salvatore Di Somma ed Adriano Lombardi, giocatore ed allenatore dell’Avellino. Una soddisfazione doppia se si calcola che resta, al momento, l’unico irpino nella storia della compagine bianco verde.

Michele Pisani

Gli ex del calcio

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Al Carpi manca solo la matematica

La trentaseiesima giornata del campionato cadetto sarà ricordata per essere stata quella che ha aperto al Carpi le porte del paradiso. La compagine allenata da Castori ha risposto a chi, in molti ad essere sinceri, la davano per scoppiata con l’arrivo del girone di ritorno. Sette vittorie nelle ultime dieci gare, tanto basta al Carpi per salutare le inseguitrici. Rammarico per chi non ha saputo approfittare di un campionato così livellato in basso. In primis Il Bologna che era considerato l’avversario da battere. Anche il Livorno non ha certo meravigliato. C’è anche l’Avellino. La squadra allenata da Massimo Rastelli, nelle ultime cinque gare ha perso per ben tre volte, pareggiando contro il Varese che è seria candidata alla retrocessione. Un dato di fatto incontrovertibile che la dice lunga sullo stato fisico ma anche mentale di Castaldo e compagni. Al di là per l’affezione per i Lupi, le analisi si fanno con i freddi numeri e se tanto mi da tanto i biancoverdi rischiano di restare fuori dall’exdenter-play. Nessun dramma, solo per la maglia. Lo hanno scritto i tifosi nelle ultime settimane ma dopo il nulla di fatto in Lombardia qualcuno ha iniziato, legittimamente, a cambiare idea. I bocconi amari iniziano a diventare indigesti anche per la paziente tifoseria irpina. A molti sembra di rivivere il girone di ritorno della scorsa stagione con l’epilogo che tutti conosciamo. Anche Rastelli, sempre sostenuto, non è più intoccabile. Qualcuno chiede un cambio di rotta. Vedremo. Sabato con l’Entella i Lupi si giocano una intera stagione. Torniamo al campionato: Il Carpi non fa sconti, lo ribadiamo, Brescia abbattuto 3-0 al Cabassi. Ormai è partito il conto alla rovescia per la promozione. Manca solo la matematica per sancire la prima quanto storica promozione in massima serie per una compagine che solo qualche anno fa giocava nei dilettanti. Quando si dice programmazione. Segnano Mbakogu e Pasciuti nel primo tempo, chiude i

giochi Lasagna. Al Dall'Ara il Bologna non va oltre lo 0-0 contro lo Spezia e viene raggiunto al secondo posto dal Vicenza. E' la nona volta che la squadra di Lopez colleziona questo risultato. D'accordo, la solidità difensiva è un valore aggiunto, ma davanti è notte fonda: Mancosu ancora a bocca asciutta, Acquafresca poco lucido e Improta fumoso. I biancorossi con Marino sulla panchina hanno vinto la quindicesima gara. Ecco un esempio di un cambio di gestioen tecnica che ha dato i suoi frutti. Il Perugia domina ma non sfonda. Il derby contro la Ternana finisce 0-0, ed è un punto che fa più comodo a Tesser che a Camplone. Torna al successo il Pescara che batte il Modena 1-0 con una rete di Politano e la collaborazione di Pinsoglio. Il Bari invece al 94' si fa raggiungere da Scozzarella (1-1) e dice addio a tre punti fondamentali per la rincorsa all'ottavo. Anche il Lanciano fallisce un'occasione d'oro per avvicinarsi ai play-off. Ciano agguanta su posizione gli abruzzesi, passati in vantaggio con Thiam Mamè. Decidono di non farsi male Livorno e Frosinone che si dividono la posta in palio. Continua la rincorsa del Catania che si allontana dalla zona a rischio. Gli etnei collezionanao la quarta vittoria consecutiva, l’ultima ai danni del Latina che è distannte solo un punto dalla zona play-out. Fuori dalla lotta promozione lo Spezia ma ci sono ben cinque compagini in quattro punti e ci sarà battaglia sino alla fine. Mancano sei gare per la conclusione della regulas season, diciotto punti disponibili per cercare il seocndo posto che permetterebbe la promozione diretta. Il Carpi ne ha quindici in più di Bologna e Vicenza che inseguono, bastano due vittorie per festeggiare.

Michele Pisani

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Il campionato cadetto

Serie B


Pareggio a Varese tra i fischi

L'Avellino spreca un jolly. Contro il Varese in crisi tecnica e societaria finisce 1-1. Trotta illude, Falcone gela i tifosi irpini giunti in massa nel capoluogo lombardo per spingere la squadra di Rastelli. L'esodo non è bastato, però. Anche perchè l'Avellino ha giocato davvero male. Dopo il vantaggio, i biancoverdi si sono accomodati in poltrona. E hanno lasciato l'iniziativa ai padroni di casa. Come se il risultato fosse già nel congelatore. Errore di presunzione. Pagato a caro prezzo. Perchè il Varese ha giocato per l'onore. E per l'orgoglio. Ferito dopo il raid teppistico di alcuni ultras che hanno devastato l'Ossola. Rastelli rispetto alla formazione annunciata sabato cambia le carte in tavola: rilancia Vergara dall'inizio e schiera Sbaffo mezz'ala di centrocampo e Soumarè alle spalle del tandem Castaldo-Trotta. Unico incontrista Kone. Avellino a trazione anteriore per fare la voce grossa fin dall'inizio. Quando Trotta gira in porta un cross dalla destra il più sembra fatto. Ma il Varese non molla, a differenza di quello che era accaduto nelle recenti uscite all'Ossola. Anzi, Zecchin e compagni si ricompattano. Intuiscono che dietro la patina di presunzione si nascondono le fragilità tattiche e mentali dell'Avellino. E ne approfittano nel secondo tempo. Infatti la ripresa è a senso unico. Gomis compie due miracoli prima

di arrendersi al neo entrato Falcone che pareggia i conti al 64' L'Avellino subisce e non reagisce. Anzi, il Varese potrebbe anche ribaltare il risultato con Zecchin che su punizione per poco non beffa Gomis, il migliore in campo. Poi il fischio finale. All'andata come a ritorno le due compagini si spartiscono la posta in palio. Ma è un pareggio che serve poco al Varese. E anche meno all'Avellino. Il presidente Taccone poteva chiedere lo 0-3 a tavolino. Non lo ha fatto. E con questa sua decisione ha salvato la credibilità di una SERIE B ridicola. Stile Avellino. Ma in campo è stata tutta un'altra storia: il Varese ha salvato l'onore. L'Avellino lo ha smarrito. Mariano Messinese

L’angolo del Lupo

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Avellino


Le pagelle ai Lupi 17

Dieci e lode solo ai tifosi Non vincere fa parte del gioco e come nella vita e in tutti gli altri sport anche nel calcio domina questa vecchia e antica regola. Ci sono modi e modi però di perdere o di non vincere. Uno di questo, senza dubbio alcuno, è quello che ha reso famoso l’Avellino nella sua ultracentenaria storia calcistica. Quale ? Semplice, quello di onorare la maglia fino all’ultimo secondo di ogni gara e contro qualunque avversario di qualunque categoria. Mai, a memoria d’uomo, una formazione biancoverde è stata contestata o fischiata in seguito ad una sconfitta maturata dopo una prestazioni nella quale ogni calciatore ha onorato fino all’ultimo la gloriosa casacca verde come accaduto tanto per fare un esempio nella trasfeta di Bari dove i calciatori sono comunque usciti tra gli applausi dei tifosi nonostante i quattro gol subiti in una partita da sempre considerata un vero e proprio derby. Per questo motivo la prestazione di domenica allo stadio Ossola di Varese è stata presa come un vero e proprio tradimento dai tifosi che per la prima volta in questo campionato non si sono sentiti rappresentati dall’undici mandato in campo da Massimo Rastelli. Una squadra capace di farsi mettere sotto anche dall’ultima in classifica, reduce da ben cinque sconfitte casalinghe consecutive. Certo è che nonostante tutto la classifica sorride ancora al club di piazza Libertà e la partecipazione ai playoff è tutt’altro che compromessa a patto che tutte le componenti tranne i tifosi, che in trentacinque e più gare non hanno mai perso, facciano prima un passo indietro e poi re-

mino tutte nella stessa direzione. Voci di calciomercato, premi, sceicchi e stadi avveniristici è meglio, per il momento, metterle da parte.

Le pagelle ai Lupi

DI ITALO BORRIELLO


Avellino 18

E’ un fiume in piena. Felice D’Aliasi non trattiene la sua delusione per il pareggio di Varese. Al di là della brutta prestazione il principe degli opinionisti irpini è arrabbiato con i calciatori ma per quanto successo fuori dal rettangolo da gioco. Glielo chiediamo e lui senza mezzi termini mette da parte il fioretto e affronta l’agomento munito di sciabola. “Michele sono letteralmente sconvolto e lo sai perchè ? Ho saputo di una cosa che mi ha davvero fatto arrabbiare e non riesco proprio a non pensarci. Ai nostri "eroi" che dicono di amare tanto i nostri tifosi, vi rammento che in ventiquattrore e per ben due volte li avete rinnegati. In primis con la squallida prestazione di oggi ma e soprattutto con il menefreghismo dimostrato ieri”. Fermiamo Felice, facciamo un passo indietro. E’ chiaro che al super tifoso irpino non è piaciuta la squadra ma siamo convinti che questo sia stato l’aspetto meno rilevante del suo stato d’animo. Lasciamo da parte il risultato del campo e gli chiediamo cosa avrebbero fatto i giocatori da farlo andare su tutte le furie. “Quando la partita è stata posticipata di ventiquattrore e avete visto che cento/centocinquanta tifosi (almeno quelli provenienti dall'irpinia) che, senza soldi cercavano una sistemazione alla meno peggio, mentre voi eravate in venti, sarebbe bastato che voi aveste speso un cento-centocinquanta euro a testa per trovare una sistemazione a questi ragazzi. La gara è stata spostata a Domenica ? I tifosi giunti all’Ossola potevano tornare ad Avellino ma non lo hanno fatto pur di starvi vicini. Era evidente che qualcuno non aveva abbastanza soldi per stare due giorni ed una notte a Varese. La vostra risposta ? Ve ne siete fregati ed io non posso passarci su e vi dico che di questa vostra, totale, indifferenza dovreste solo vergognarvi”. Sono anni che lo conosciamo, lo frequentiamo e lo stimiamo proprio per la sua serietà e sobrietà nei giudizi. Felice è proprio scosso, aggiunge: “Poi, indirettamente, un gesto così forte ovvero partecipare ad una colletta per i tifosi che non aveva i mezzi economici per pagarsi una stanza

avrebbe, a mio avviso, attutito anche la figuraccia di oggi che per il gesto di altruismo sarebbe passata in second’ordine. Hanno perso davvero una grande occasione per dimostrarsi legati ai colori ed alla tifoseria irpina”. Cosa cambia il pareggio di Varese in chiave promozione ? “Inutile dire che mi sarei aspettato una prova gagliarda e magari i tre punti ma l’Avellino lotta per i play-off, mancano solo sei gare. Bisogna fare più punti possibili sennò...” E’ chiaro che Felice non sarebbe soddisfatto di raggiungere l’extender-play, ma punta ad una posizione che darebbe maggiori chance. “Inutile, a mio avviso, pensare di poter raggiungere i primi quattro posti che sono quelli che in realtà contano per sperare in una promozione. Per gli altri quattro posti disponibili sono in sei squadre a giocarseli, ricordando, però, che il settimo e l’ottavo non servono a nulla. Riempiamo solo la lista delle contendneti senz avere chance per essere promossi”.

Michele Pisani

Il D’Aliasi pensiero

D’Aliasi: “Settimo ed ottavo posto non servono a nulla”


Una sconfitta indolore, visto il risultato del Benevento. Fabiani ha il volto più sereno nel post-gara, mentre in tribuna durante la gara era teso e scuro per la prestazione che stavano offrendo i granata in campo. A conti fatti, potrebbe esser una sconfitta che potrebbe pesare più sul morale, perché in campo, oggi, c’è stata una sola squadra e questa squadra non era la Salernitana. Di sicuro c’è da aspettarsi una bella strigliata sia da parte del direttore, che da parte dei co-patron. Oggi è andata bene, ma non sempre può andare cosi bene, e le occasioni non si possono più gettare via. Perché ora rimangono appena tre giornate, e non ci si può permettere cali di concentrazione per evitare contraccolpi psicologici. “Quando si perde una gara è sempre un duro colpo, qualche altra volta però abbiamo vinto giocando alla stessa maniera” ricorda il Direttore Sportivo dei granata, Angelo Fabiani. “Oggi abbiamo incontrato una buona Juve Stabia – prosegue il diesse – in organico ha degli ottimi calciatori. Abbiamo perso questa partita ma la nostra forza sta nel fatto che mancano tre gare, si avvicina la fine di questo torneo e abbiamo una buona classifica. Non farei drammi, tutte le gare che restano si possono vincere, non dimentichiamo che c’è anche un dispendio di energie perché Salernitana e Benevento stanno facendo un campionato importante, segnato da record, per cui è impensabile pensare di avere la stessa concentrazione e la stessa determinazione in ogni partita. Un calo fisiologico ci può stare, così come anche lo ha avuto il Benevento. Non pensiamo più a questa sconfitta, facciamo i complimenti alla Juve Stabia e restiamo in testa alla classifica con la consapevolezza che abbiamo un buon bottino a poche giornate dalla fine del campionato”. Salerno è pronta a festeggiare la B e anche nella settimana che ha preceduto il derby con le vespe gli ultrà granata non hanno fatto mancare manifestazioni

di affetto alla banda di Menichini: “L’aria di festa non può condizionarci in negativo. Va detto però che non ho visto una festa, ho visto manifestazione di tifo e incitamento. I giocatori sono professionisti, non ci facciamo prendere da questi attestati, siamo consapevoli che per vincere il campionato c’è un percorso da fare e noi lo faremo. La sconfitta del Benevento? Non è che se ti chiami Salernitana o Benevento tutto ti è dovuto, il Benevento ha incontrato una signora squadra che abbiamo visto all’Arechi, una grande squadra come lo è la Juve Stabia. Le prime due della classe hanno perso su campi importanti. L’atteggiamento tattico? Lo chiederete al mister, lavora tutta la settimana con i giocatori e studia gli avversari, sorvolerei perché sono troppo navigato per capire che queste domande arrivano sempre dopo una sconfitta. Il gol a freddo ha inciso tantissimo, se proprio mi dovessi lamentare andrei a puntualizzare su questa palla inattiva dove una squadra esperta come la nostra non si può far cogliere impreparata. Andremo ad analizzare i perché e i per come. La Juve Stabia ha vinto meritatamente, il fallo di mano non ne voglio parlare, ha meritato, noi abbiamo preso un palo con Gabionetta ma bisogna essere onesti e non parlare dell’arbitro. È stata una giornata no. Sabato con il Barletta sarà una partita importante, non dimentichiamo che ha fatto risultato con il Benevento. Questo campionato non regala nulla nessuno, le partite vanno giocate dal 1’ al 90’, dobbiamo andare avanti con determinazione, non sottovalutiamo il Barletta che è una squadra ostica che sta facendo ottimi risultati. Ci dobbiamo preparare mentalmente”.

RAFFAELE CIOFFI

Spazio granata

Fabiani: “Mancano tre gare, non facciamo drammi”

SALERNITANA 19


SALERNITANA

Quattro punti prima del trionfo

conti, nella peggiore delle ipotesi, quella in cui il Benevento dovesse fare bottino pieno con Messina, Cosenza e Juve Stabia, ai granata basteranno sempre e comunque quattro punti per staccare il pass per la cadetteria. Archiviare subito la pratica onde evitare qualsivoglia patema.

RAFFAELE CIOFFI

Spazio granata

Ne servivano sette, ora ne servono solo quattro punti per approdare nella serie cadetta. Il turno che poteva e doveva decidere i giochi promozione si rivela parzialmente interlocutorio. Si rimane 76 a 71, con il distacco invariato tra Salernitana e Benevento ed i sanniti che si mangiano le mani per la grandissima occasione sprecata. La dea bendata sorride ai granata, il Matera di Auteri molto concreto e battagliero, ha collezionato un altro scalpo importante nella sua stagione. Dopo il blitz dell’Arechi, ha superato in casa per 2-1 (in gol Bernardi, Madonia e Scognamiglio) gli uomini di Fabio Brini che incassano la terza sconfitta esterna in altrettanti scontri al vertice (Salernitana, Lecce e Matera appunto). Ma può mangiarsi le mani anche la banda Menichini. Un punticino sarebbe bastato per festeggiare già sabato prossimo battendo il Barletta senza dover gettare occhi ed orecchie al “Vigorito” dove il Benevento ospiterà il Messina. Per brindare alla B con due settimane di anticipo i granata dovranno battere i pugliesi di Ninni Corda e contemporaneamente sperare in un mezzo passo falso degli stregoni col Messina. Un crollo psicologico dei sanniti, ci potrebbe anche stare. Messina che ospiterà proprio i granata fra la settimana dopo, prima dell’ultima sfida interna con la Casertana dell’ex Campilongo. Facendo i

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SALERNITANA

C’era da giurarlo che avrebbe fatto sentire la sua voce. Il presidente Lotito, però non ha parlato a caldo, ma ha aspettato un po’ prima di alzare la voce e rimettere tutti in carreggiata. Nella sua analisi post Castellammare, il co-patron ne ha avute per tutti, partendo dalla squadra e finendo alla piazza salernitana, che si con 270’ ancora da giocare si sente già in altra serie. Mentre la realtà dice, che mancano ancora 4 miseri punti prima di togliere lo spumante dal frigo e dare inizio ai festeggiamenti. Al bando tabelle e calcolatrici, feste e champagne. Vero che la B è dietro l’angolo ma attenzione a non sbandare all’ultima curva. Queste la parole rilasciate ad un noto quotidiano locale: “La Salernitana non ha ancora vinto niente, e se non ce lo si mette bene in testa si corre il rischio di far la fine d’Ulisse e la tartaruga (il traguardo si vede, però non lo si taglia mai). Abbiamo perso una partita regalando un tempo agli avversari. La Juve Stabia è una squadra forte, il passo falso ci può stare. Però ci siamo svegliati soltanto nella ripresa. Questa squadra è stata costruita per interpretare il 4-4-2 e il 4-3-3. Ciò non toglie che quando si hanno calciatori d’indubbio valore, come ci riconoscono tutti e come dimostra la classifica, si può anche cambiare. Il Benevento farà 9 punti in tre partite, cominciando dalla prossima sfida contro il Messina, che batterà a mani basse. Quindi, se vogliamo restar davanti, dobbiamo smetterla di far calcoli. Ma pensare a segnare, vincere e, per quanto riguarda i tifosi, a sostenere la squadra. Ripeto, bisogna piantarla di far ipotesi e supposizioni. Ci aspetta uno spareggio, che determinerà tutto. È la sfida della vita. C’è bisogno del pubblico. Dei 20mila visti contro il Benevento, ma pure di più”. Solo dopo si potrà parlare di futuro: “Il problema futuro me lo porrò quando ci sarà. Dunque, sicuramente non adesso, in piena corsa promozione. Allenatore, squadra e tifosi non pensino ad altro”. Sabato di scena al principe degli stadi ci sarà il Barletta di Ninni Corda. E tutti sperano di fare bottino pieno, per conquistare i primi 3 punti, per avvicinarsi ai 4 che servono per festeggiare. Che nonostante alcune difficoltà societarie sta disputando un ottimo campionato, con la salvezza già raggiunta, nonostante i tanti punti di penalizzazione avuti per inadempienze fiscali. Il pareggio pirotecnico di domenica tra i pugliesi e la Vigor (3-3 il risultato finale) ha concesso ai pugliesi di fare un ulteriore passo in avanti in graduato-

ria. Ora la classifica recita 45 punti e nono posto, ma guai a sottovalutare una delle poche formazioni capaci quest’anno di battere la Salernitana: “Sicuramente per noi sarà una bella partita da giocare – ha detto il tecnico del Barletta Ninni Corda ai microfoni di Radio Bussola 24, nel corso della trasmissione “Gli sporTaccioni” – Giocare all’Arechi, con quella cornice di pubblico, ti regala grandi emozioni. Sappiamo di dover affrontare la prima della classe, una società straordinaria e una piazza che merita la Serie B, per non dire la Serie A. La sconfitta con la Juve Stabia può starci, va detto che le vespe sono molto forti e comunque bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, chiunque avrebbe messo al firma per restare a +5 sul Benevento, anche dopo una sconfitta“. In estate, dopo l’addio di Somma, c’era anche il nome di Corda nell’elenco dei papabili successori sulla panchina granata. Il trainer barlettano lo conferma indirettamente: “Conosco il direttore Fabiani, c’è un’amicizia che ci lega da anni e la stima che ho per lui è reciproca. Sono state fatte altre scelte, per me sarebbe stato un sogno, spero che magari in futuro possa ripresentarsi l’occasione perché Salerno è una bellissima città e con Lotito la Salernitana può arrivare in Serie A in pochi anni. Quest’anno abbiamo fatto bene a Barletta, 11 punti in 6 partite sono una media importante che ci ha garantito la salvezza. Ci aspettavamo la penalizzazione e quindi abbiamo continuato a giocare, abbiamo vinto partite importanti e abbiamo raggiunto l’obiettivo nel momento più opportuno. Le prossime partite saranno complicate, dopo la Salernitana abbiamo il derby con il Foggia. Turnover con i granata? Per me la migliore formazione è quella che si evince dagli allenamenti, è normale che dopo trenta giornate i giocatori siano stanchi. Per fare un esempio, nell’ultima gara il portiere mi ha chiesto di avere una giornata di riposo perché era stanco mentalmente. Chi vorrei nella mia squadra dei granata? La Salernitana è forte in tutti i reparti, ha un buon allenatore, una grande società e dei tifosi splendidi. È inutile parlare di singoli, fare un nome sarebbe ingiusto nei confronti di tutta la squadra, poi io sono uno che privilegia il gruppo rispetto al singolo, e la Salernitana è una grande squadra proprio per la compattezza dei giocatori”. Raffaele Cioffi

Spazio granata

Lotito non vuole cali di tensione


Frenata sul cammino salvezza

PAGANESE Il calcio come la vita può sovrapporre a volte gioie e delusioni in uno spazio temporale assai ristretto. Venerdì scorso la notizia del permesso concesso dai magistrati al patron Raffaele Trapani, al quale sarà consentito di seguire per due volte alla settimana gli affari correnti della sua Paganese per un numero tassativo di ore. La sera seguente, il duro risveglio per l'inopinata sconfitta interna con l'Aversa Normanna che rallenta il cammino verso la salvezza, comunque ancora a portata di mano per gli azzurrostellati. Di certo, dal giorno dell'arresto del numero uno liguorino, finito lo scorso novembre ai domiciliari per una brutta storia di presunte truffe all'Inps, la Paganese ha dovuto rivoluzionare idee, programmi e strategie. Sul campo la squadra sta tentando comunque di tagliare un traguardo che regalerebbe al club il prestigio del decimo campionato consecutivo tra i professionisti. Tutto questo in un oceano di difficoltà se è vero, come è vero, che la squadra di Sottil ha perso qualità e continuità dopo il mezzo ribaltone tecnico di gennaio col relativo, quanto obbligato, impoverimento dell'organico a sua disposizione. Ci sono voluti tre mesi per vincere una gara (l'unica finora in tutto il girone di ritorno, quando a farne le spese al "Torre" fu l'Ischia) e solo qualche volta si intravedono prestazioni ad alta intensità caratteriale. Spesso sono state gettate al vento gare già in cassaforte per la sindrome del braccino corto che ha fatto emergere errori individuali e scarsa concentrazione nei singoli. L'ultima, in rigoroso ordine di tempo, a Lamezia. Va da sé che l'allenatore in tutto questo c'entri poco. Anzi, fortuna che sia stato lui a traghettare questo passaggio. La società lo sa bene tanto da non averlo mai messo in discussione nemmeno nei momenti più critici. La stagione, però, era partita con grandi speranze, ritagliate sull'obiettivo di una permanenza in categoria tranquilla e dignitosa. E la Paganese, a conti fatti, è riuscita a non farsi invischiare mai realmente nella lotta per la sopravvivenza, sfruttando anche il tesoretto accumulato nel girone d'andata con l'avvento in panchina del tecnico piemontese. Brillanti e piacevoli sotto la sua gestione, dopo un inizio caracollante con Cuoghi, gli azzurrostellati a metà dicembre

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erano piombati persino a ridosso della prime della classe. Non era stato affatto doloroso il passaggio dal 3-5-2 ossessivo del trainer modenese al 4-3-3 di Sottil. Nessuno coltivava chissà quale utopia, per carità. Né nell'entourage societario né tra i tifosi. Ma la Paganese di quel periodo divertiva soprattutto perché traduceva fattivamente sul terreno di gioco grinta e stimoli del proprio tecnico.Sottil, si sa, è persona abile nel tirare fuori il meglio da ogni gruppo coniugando flessibilità tattica e motivazioni. Insomma, è uno abituato a gestire equilibri ed umori dei suoi calciatori. E, soprattutto, a parlare chiaro e in modo diretto. Come quando, in piena finestra invernale di mercato, disse: “Ho un progetto da portare avanti e una strada da seguire, chi non se la sente può anche andare via”. Era il periodo delle indiscrezioni e dei tormentoni, la fase in cui diversi big della rosa azzurrostellata erano virtualmente sul piede di partenza in ossequio alla spending review decisa dalla società. Un po' evidentemente per i guai giudiziari piombati sul capo del suo patron. Un po' perché venuto a mancare anche il supporto di un partner storico come il Parma per le note vicende che hanno dipinto la cronaca calcistica (e non solo) di questa annata.


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Sottil, si sa, è persona abile nel tirare fuori il meglio da ogni gruppo coniugando flessibilità tattica e motivazioni. Insomma, è uno abituato a gestire equilibri ed umori dei suoi calciatori. E, soprattutto, a parlare chiaro e in modo diretto. Come quando, in piena finestra invernale di mercato, disse: “Ho un progetto da portare avanti e una strada da seguire, chi non se la sente può anche andare via”. Era il periodo delle indiscrezioni e dei tormentoni, la fase in cui diversi big della rosa azzurrostellata erano virtualmente sul piede di partenza in ossequio alla spending review decisa dalla società. Un po' evidentemente per i guai giudiziari piombati sul capo del suo patron. Un po' perché venuto a mancare anche il supporto di un partner storico come il Parma per le note vicende che hanno dipinto la cronaca calcistica (e non solo) di questa annata. A fine gennaio sarebbero andati via elementi preziosi e decisivi come Bocchetti, De Liguori, Herrera, Bernardo e Caccavallo per far spazio a molti under di belle speranze, a parte gli innesti di Perna in difesa e Aurelio in attacco. Ma un

e premurosa al fianco della squadra. In questo la Paganese è una società modello, che risponde appieno ai desiderata di Trapani. Sotto il suo interregno, ovvero dal 2003, il club non ha mai accumulato debiti. E non è mai incappato in una penalizzazione. Evento più unico che raro nel panorama del calcio campano professionistico. La Paganese per il presidente azzurrostellato è una creatura inseparabile, da trattare con delicatezza e rispetto. Solo quattro anni fa, dopo la retrocessione in Seconda Divisione con Capuano in panchina, ci fu un momento di titubanza: un boccone troppo amaro da mandare giù il fallimento tecnico della sua squadra. Iniziarono summit e consultazioni con diversi aspiranti acquirenti in una città col fiato sospeso. Poi la decisione di non mollare, alimentata anche dal ripescaggio. E ora sarà difficile immaginare la Paganese senza colui che l'ha resa grande. Il progetto continua, insomma, come rivelato da D'Eboli nel corso dell'ultima puntata di "Paganese Mania". Da un lato la sua managerialità, dall'altro l'abilità gestionale e i sacrifici economici

arretramento qualitativo c'è stato, testimoniato anche dai risultati conseguiti dopo il giro di boa. La Paganese non ha mai dato la sensazione di poter svoltare davvero e di assicurare affidabilità e coerenza tecnica sulla strada della salvezza. Sottil ha pensato anche di rivedere il proprio credo tattico sperimentando più volte il 4-3-1-2 con l'impiego di Deli e Aurelio alle spalle di Girardi. Non sempre gli è andata bene. In questa vicenda si è eretta l'opera faticosa di raccordo del dg Cosimo D'Eboli, il quale intanto ha dovuto fare di necessità virtù riuscendo a gestire produttivamente la materialità di un budget ridotto, non facendo mancare poi la sua presenza quotidiana

di Trapani. Non esiste l'uno senza l'altro. Entrambi uniti da una passione smisurata che neanche i momenti di scoramento, che pure in questi mesi hanno fatto spesso irruzione nella loro asprezza, hanno scalfito. La Paganese, c'è da giurarci, continuerà a vivere, a stupire, ad emozionare.

STEFANO SICA


Cominciamo dai tifosi, quelli che quest'oggi hanno saputo dare una prova degna del loro nome: il ricordo di Mario Cavallo, storico tifoso rossoblù scomparso in settimana, ma anche di Catello Mari, lo sfortunato giocatore stabiese morto prematuramente in un giorno di primavera di nove anni fa. In un momento come questo, nel quale il calcio italiano sembra essere tornato ostaggio di un certo modo di concepire l'essere tifoso, ma anche l'essere ultras, in un periodo come questo, i tifosi della Casertana hanno ricordato più che degnamente due persone che, in modi diversi ma con lo stesso trasporto dell'anima, hanno fatto parte, e lo faranno per sempre, della storia della società rossoblù. Fatta questa doverosa introduzione passiamo all'analisi della partita: diciamocela tutta, i risultati delle partite del sabato, con le vittorie nette di Juve Stabia e Matera, non mettevano proprio di buon umore. La corsa ai playoff continua a risultare maledettamente complicata visto un calendario non proprio amico, nonostante la partita da recuperare. Oggi bisognava battere il Catanzaro per continuare a sperare; la squadra di Sanderra arrivava al "Pinto" forte di una salvezza raggiunta da tempo e senza velleità di classifica. Partita per questo facile, oppure complicata dal fatto che i calabresi potevano giocare con la testa sgombera da qualsivoglia pressione? La partita ci risponde un po' l'una e un po' l'altra cosa. Partenza a razzo della Casertana, con un piglio che ricorda l'ultima, sfortunata, partita di Foggia come mister Campilongo aveva chiesto in settimana: già dopo due giri di lancette Cissè manca per un pelo l'appuntamento con la sfera dopo un ottimo suggerimento di Idda. Si capisce subito la differenza di motivazioni delle due squadre in campo con una Casertana padrona del campo e un Catanzaro che si limita a contenere. Il gol arriva comunque dopo nemmeno un quarto d'ora quando il solito Cissè, ottimamente imbeccato da Mancino, che con una botta perentoria lascia di stucco il portiere avversario Bindi. Il Catanzaro non reagisce così è ancora la Casertana a imbastire il gioco; al 28', dopo aver abbondantemente dominato il gioco, il campo e il possesso palla, i padroni di casa raddoppiano: ancora un sublime assist di Mancino mette Agodirin, proprio lui, in condizione di timbrare il cartellino. Con un tuffo plastico l'attaccante ritrovato dopo mesi di forzata inattività causa infortunio, insacca alle spalle

dell'incolpevole estremo calabrese. Per il primo tiro in porta degli ospiti bisogna attendere la mezz'ora inoltrata, ma il tiro di Razzitti non può impensierire il sicuro Fumagalli. Prima di tornare negli spogliatoi Mancino ha l'occasione di tornare al gol ma spreca clamorosamente un gol già fatto. Raccontare il secondo tempo sarebbe affare tosto anche per il più fantasioso degli sceneggiatori: il canovaccio della partita si inverte con la Casertana, forte del doppio vantaggio che, forse pensando a mercoledì, si limita a controllare un Catanzaro certo più volitivo ma mai realmente pericoloso. Questo fino al 69' quando Mattera sugli sviluppi di un'innocua rimessa laterale regala un rigore, sacrosanto e giustamente fischiato a favore degli ospiti, che Razzitti puntualmente trasfroma. 2-1 palla al centro e i fantasmi che avevano aleggiato sul "Pinto" in quella maledetta partita col Melfi tornano ad aleggiare sull'impianto di viale Medaglie d'Oro. Non che il Catanzaro si renda chissà quanto pericoloso, in verità, ma gli ultimi black-out della banda Campilongo hanno fatto preoccupare più di qualcuno. Il tempo di sbagliare qualche contropiede e di far saltare le coronarie di qualche tifoso, causa passaggi e passaggini sulla trequarti, che l'arbitro fischia la fine delle ostilità. La Casertana c'è ancora, i playoff sono ancora lì, si intravedono tra le nebbie di quelli che, si spera, non risultino episodi decisivi, o meglio rimpianti per usare la parola più adatta. Ora mercoledì si dovrebbe, usare il condizionale è quanto meno d'obbligo, giocare il recupero in quel di Martina Franca; da ora in poi tutte le partite saranno importanti, bisognerà sudare e conquistare ogni singolo filo d'erba. Con la vittoria di oggi quella di mercoledì diventa uno snodo cruciale di tutta la stagione, con un solo risultato a disposizione. Poi da sabato, a proposito complimenti alla Lega "Pro" (tra molte virgolette) che costringerà i rossoblu a giocare tre gare fondamentali in sei giorni, e per le ultime tre partite si vedrà. Continuare e persistere nello sperare è d'obbligo: a calciatori e staff tecnico il compito di non far morire questo sogno.

VINCENZO DI SIENA

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I falchetti

Tre punti per continuare a sperare

Casertana


Speciale Formula uno

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Fermate Hamilton

Poca fortuna per Felipe Massa che è costretto ad una gara nelle retrovie per un serio problema alla sua vettura. Alla fine il brasiliano chiuderà decimo, doppiato dai primi. Nella classifica vola Hamilton che è a novantatre punti, ad inseguire Rosberg con sessantasei e Vettel con sessantacinque. Balzo in avanti per Raikkonene che si porta a quarantadue punti, scavalcando Massa e Bottas. Il tempo di tirare un po’ il fiato e il ‘circus’ parte per approdare in Europa. Ci saranno due tappe prima di andare in Canada. Prima il gran premio di Spagna sul circuito di Barcellona, poi sul difficile quanto affascinante percorso cittadino di Monaco. Michele Pisani

Formula uno

In questo scorcio di stagione ecco il primo accorato appello in nome di un equilibrio che per adesso non c’è stato. Bisogna fermare Hamilton o rischiamo di assistere ad un noioso dejà vù. Tre vittorie in quattro gran premi. L’inglese sta ‘uccidendo’ il mondiale e bisogna renderci la vita meno facile. Nulla può, almeno per adesso, il suo compagno di scuderia che in Bahrein deve accontentarsi del terzo posto ma ancora una volta dai box una scelta poco felice. Richiamano Hamilton saldamente in testa anziché il tedesco che era in evidente difficoltà. Ne vedremo delle belle. Rosberg, secondo in classifica piloti, non resterà a guardare e di certo cercherà, almeno lui, di porre un freno allo strapotere dell’inglese. Con le buone o con le cattive. C’è sempre una prima volta, per tutti. Raikkonen guadagna il suo primo podio della stagione, secondo dietro Hamilton. Lo svedese s’è reso autore di un finale a dir poco arrembante. Siamo felici per lui che sin dall’inizio ha dimostrato di vendere cara la pelle ed anche nele qualificazioni, spesso, andava più veloce del suo compagno di scuderia. C’è una prima volta anche per Sebastian Vettel che non chiude la gara tra i primi tre, giunge solo quinto dietro Valerì Bottas. Il quattro volte campione del mondo parte bene, dai box nel cambio degli pneumatici, lo mettono davanti a Rosberg per ben due volte ma l’inglese lo supera agevolmente e nell’ultima volta per tenergli testa rovina anche la vettura ed è costretto ai box per il cambio del musetto.


Libe

ri ed

indi pe n den ti

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Vittoria facile per il Sorrento ma è un balsamo per il morale

Una notizia bomba: il Sorrento ha vinto. Dopo sette partite in cui ha racimolato un solo punticino e un solo gol segnato, contro il Torrecuso ne sono arrivati tre, sia di punti che di gol. Tre gol e il ritorno al successo, in classifica è cambiato poco ma si alimenta la possibilità e la speranza di giocare la gara secca del play out in casa. Il calendario, ora, offre un'altra partita già archiviata sulla carta, contro quell'Orlandina che ha smesso di competere già da tempo e che all'andata non si presentò neanche al “Campo Italia”. In realtà, anche la gara contro i sanniti è stata una formalità visto che, dopo essere stati in testa per lungo tempo, hanno sbracato anche loro con il giocattolo che ha finito per rompersi. Se la squadra beneventana

che si ritrova a scendere in campo con la stessa maglia, chiamarla squadra è un parolone. Il Sorrento non è affatto una squadra, e non è per fare un torto a chi vi gioca, anzi, loro sono solo le vittime di una situazione paradossale. Ogni settimana non giocano mai gli stessi e ogni giorno uno può partire, come se si facesse a gara a sfilarsi questa maglia, ecco perché i giocatori attuali andrebbero quasi premiati per il loro “stoicismo”. Ormai giocatori come Majella, Pasini e Lalli sono sul piede di partenza, solo l'atalantino, specialmente con Sosa in panchina, ha fatto intravedere qualcosa per lo spazio che gli veniva concesso ma non si può dire che abbia impressionato. Gli altri due sono state autentiche comparse, il centro-

era ancora in corsa per qualcosa, difficilmente si sarebbe presentata a Sorrento con un atteggiamento così remissivo, facendosi perforare tre volte senza colpo ferire. I rossoneri, in gol con Ferraro, Pignatta e Schiavone, hanno avuto vita facile proprio perché erano loro ad avere le motivazioni più forti, quelle che alla fine hanno prevalso per determinare il tabellino finale. La notizia è che il Sorrento è comunque ritornato alla vittoria, e passa in secondo piano il motivo in cui è arrivata, perché questa è un'accozzaglia di gente

campista scuola Siena non è stato mai impiegato con costanza, mentre l'ex centravanti del Gladiator, al di là di qualche gol sporadico, è stata la vera delusione per le aspettative con cui è venuto e per il suo pedigree. Ma, per commentare la vittoria dei costieri contro il Torrecuso, abbiamo contattato Roberto Fiorentino, direttore del portale d'informazione, SoloSorrento.com. Ecco le sue parole: “Il quadro è chiaro: l'allenatore ha saputo toccare i tasti giusti e la squadra ha tratto benefici sul piano del morale e del fisico.

Spazio rossonero

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SORRENTO


Vedo i giocatori più motivati, più propensi a compattarsi in vista di questo rush finale dove ci si gioca la permanenza in categoria, la salvezza resta difficilissima, bisogna guardare in faccia la realtà, ma vorrei vedere i rossoneri sempre con lo spirito di domenica scorsa. Si parla di queste tre partenze, be' non credo che rompano qualche equilibrio. Anzi, sono giocatori da cui ci si aspettava di più e che hanno offerto un contributo minimale alla causa, sicuramente non si sentirà la loro assenza. Ci tengo a precisare un punto per quanto riguarda la lotta salvezza ma soprattutto per la griglia finale dei play out: molto si deciderà all'ultima giornata quando il Sorrento andrà a giocare sul campo della Tiger Brolo. La speranza è quella di non pagare oltremodo quel beffardo e fortunoso gol subito all'andata da cinquanta metri. Siccome, bisogna essere al top per sfide così decisive, mi auguro che i giocatori rossoneri non si lascino neanche sfiorare dai quattro killer della motivazione: la paura che, purtroppo, è sempre in agguato quando si lotta per la sopravvivenza, la mancanza di fiducia che viene ingenerata molto dal contesto, i commenti negativi che quest'anno si sono sprecati e la mancanza di un piano preciso, e qui entra in gioco la società che deve far capire di avere le idee chiare. Per raggiungere gli obiettivi, tutti gli elementi devono concorrere alla sua realizzazione. Per quanto riguarda la vittoria con il Torrecuso, be' gli avversari erano allo sbando e abbandonati al loro destino, anche se i passi avanti del Sorrento sono stati più caratteriali che tecnici. Tante volte non si è saputo reagire, mentre stavolta lo è stato fatto dopo il momentaneo pari sannita grazie ad una giocata individuale di Pignatta e da lì non è stato difficile gestire il nuovo vantaggio. Ancora una volta la squadra ha mostrato alcune paure, lo si è visto quando ci si è abbassati troppo nella propria metà campo facendo guadagnare metri agli avversari, per fortuna il Torrecuso aveva tirato i remi in barca. Sì, perché è stata affrontata una squadra fantasma in fase di smantellamento, non vincere sarebbe stato il colmo. In casa sannita sono saltati anche un po' i nervi, lo testimonia l'uscita dal campo di Galizia ala fine del primo tempo quando, dopo aver battibeccato con i due presidenti, ha gettato a terra la fascia di capitano non rientrando dopo l'intervallo. Questa è l'ennesima dimostrazione che in serie D da nessuna parte si riesce a stare tranquilli mentalmente, sia che si giochi in una squadra di vertice che in una invischiata in basso. Per quanto concerne i sin-

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goli, mi è piaciuto molto Ferraro, tornato carico ed entusiasta dall'esperienza in Rappresentativa e, a parte il gol, ha dato tutto finché le gambe hanno retto. Un elogio anche per Pignatta che deve garantire i gol per sperare nella salvezza e deve anche fare da chioccia ad uno come Bruno, schierato titolare contro il Torrecuso, ma a cui manca anche la condizione fisica. Mi aspetto molto dal rientro di Viscido uno che, con la sua grinta, il suo furore agonistico e la sua esperienza anche con club blasonati, può fare la differenza in partite da dentro o fuori. In vista delle partite più delicate, non c'è bisogno di segnare molti gol ma servono quelli pesanti e il Sorrento non vanta una folta batteria di realizzatori. Gli unici che possono far male sono Pignatta, come già detto, e Schiavone, l'unico in grado di puntare l'avversario, saltare l'uomo e tirare a giro, sicuramente è lui l'uomo più pericoloso nei sedici metri, poi vanno favoriti gli inserimenti di giocatori come Ferraro e Polichetti”.

MAURIZIO LONGHI


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IL PUNTO SULLA SERIE D

Per Perchi chisuona suonalalaCampana Campana

Nel Girone I continua a deludere l'Agropoli, nella sfida contro il Rende per il piazzamento d'onore i delfini non vanno oltre l'1-1, per i calabrasi ancora in rete Simone Simeri, la punta napoletana autore di 16 goal e di un

gran campionato, calciatore che avevo cercato di portare ad Arzano nella mia breve esperienza. Il Torrecuso perde a Sorrento 31, la cura Pirone inizia a dare i primi risultati con tre punti fondamentali per continuare a sperare. La Neapolis impatta in casa 0-0 contro il coriaceo Noto in cerca di punti. La Frattese vince fuori casa contro il Due Torri e consolida il piazzamento play-off e si mette alle costole del Torrecuso. La Battipagliese vede sfumare nei titoli di coda una vittoria che sembrava certa contro il Roccella, 1-1 il risultato che non da i giusti meriti ai ragazzi di mister Condemi. Il Marcianise esce ancora sconfitta lontano da casa, anche la Nuova Gioiese fa bottino pieno contro i ragazzi di mister Caccavo.

VINCENZO CELENTANO

Ristorante Stefano a Melito Via C. Colombo 12, 80017 Melito di Napoli

Il punto sulla serie D

Nel Girone H ottima la prova della Cavese che nonostante i gravi problemi societari continua ad onorare alla grande i colori della città, vince sul difficile campo del Gallipoli con una doppietta dell'ex Napoli Platone,1-2 il finale ed è solo a tre punti dai play-off. Il Pomigliano nello scontro salvezza contro il Francavilla impatta a reti inviolate, dopo un buon avvio gli uomini del presidente Pipola rimangono imbrigliati nella rete del Francavilla imbottita di centrocampisti per mancanza di attaccanti di ruolo causa squalifica del bomber Picci che salterà anche la sfida contro l'Arzanese, Sperandeo anche lui squalificato ed Aleksic per infortunio. Per il Pomigliano restano poche speranze per la salvezza diretta ma ha tutte le carte in regola per cercare almeno di raggiungere i play-out in casa. L'Arzanese vince nel derby contro il Gelbison in un gara ricca di colpi di scena, 3-2 il risultato finale con una vittoria fondamentale per i ragazzi di Enzo Potenza e della famiglia Serrao. Sarnese e Puteolana si dividono la posta, i ragazzi di Carannante a pochi istanti dalla fine vedono sfumare i tre punti che potevano essere vitali per il raggiungimento dei play-out ma Guarro nei minuti finali rimanda i puteolani a sperare a domenica prossima nello scontro contro il Grottaglie, resta quel lumicino di speranza. La Scafatese sfiora l'impresa dopo essere stata sotto di tre reti a Brindisi, 3-2 il finale e domenica contro il Monopoli gara da dentro o fuori.


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IL PUNTO SULL’ECCELLENZA GIRONE A

La Turris campione del girone perde a San Marco Totti una partita che non ha interesse ai fini della classifica, il campionato è finito in festa per i tifosi corallini che attendevano la squadra al rientro in città per festeggiare la vittoria del campionato insieme alla squadra. Impresa San Giorgio a Santa Maria Capua Vetere che con una rete del giovane Viscovo evita i play-out e si salvano direttamente, bisogna fare i complimenti ai calciatori, alla società, al mister Pascucci e al duo Arpaia-Figo per non aver mai mollato ed averci sempre creduto. Per l'Isola di Procida vittoria importante in uno scontro diretto contro l'Hermes Casagiove, peccato che non riescono ad evitare i play-out che li attenderanno in casa nel doppio risultato sempre contro Hermes Casagiove, vinca il migliore. Herculaneum da cardiopalma vince lo scontro diretto contro la Sessana in una cornice di pubblico di categoria superiore e accedono ai play-off regionali e fanno un bel regalo al patron Mazzamauro e alla tifoseria ercolanese, adesso li attende un delicatissimo scontro play-off contro la Virtus Volla, gara da non perdere. Per la Sibilla pareggio agrodolce contro il Campania Ponticelli, chiudono con una salvezza entrambe giocando un buon campionato e mettendo in evidenza giovani interessanti. Per la Virtus Volla vittoria da play-off, vince 3 a 2 contro il Real Forio, adesso il Forio dovrà disputare i play-out contro il Quarto in casa con il doppio risultato partita, sarà una gara da tripla. Triste epilogo per la Puteolana 1909 che pareggia contro lo Stasia e retrocede in Promozione. A Pozzuoli dopo i parecchi avvicendamenti in panchina non sono riusciti ad evitare la retrocessione, la buona squadra vista ad inizio campionato con Mister D'Alessio è la lontana somiglianza di quella attuale. Per lo Stasia si chiude un campionato tra alti e bassi ma con l'obiettivo

della salvezza centrato, complimenti alla società, al mister Renna e al sempreverde capitano e anima anastasiana Salvatore Di Costanzo. Il Quarto corsaro a Portici conquista i play-out e a Forio D'Ischia avrà un solo risultato a disposizione: la vittoria. Il Portici perde in casa ma non toglie il buon lavoro fatto da mister Tarantino e dalla società e dai calciatori, adesso tocca alla società riorganizzarsi per il prossimo campionato. Da ringraziare i Presidenti di tutte le società insieme ai loro dirigenti e ai loro staff tecnici, alle tifoserie e agli attori principali che sono i calciatori che ci regalano giornate di sport e passione per un Gioco che si chiama Calcio e che tutti noi amiamo...Grazie !

VINCENZO CELENTANO

Il punto sull’Eccellenza con il ds Mignano

Il San Giorgio evita i Play-Out


IL PUNTO SULL’ECCELLENZA GIRONE B 31

Complimenti al Gragnano per la vittoria del campionato e io da ex allenatore dei pastai sono molto contento. Il Sant'Agnello batte il San Tommaso e si prepara ai play-off. Grande vittoria del Real Vico Equense che conquista i tre punti a Scafati e si conferma squadra scorbutica per gli spareggi, complimenti a Macera e a tutto lo staff. Ottimo campionato per la Mariglianese che batte all'ultima giornata la retrocessa Eclanese. Il Sant'Antonio Abate pareggia con la Forza e Coraggio e conquista la salvezza. Il Massa Lubrense partecipa alla festa del Gragnano guadagnando un buon punto e si prepara al meglio per i play-out salvezza contro il Real Pontecagnano in casa con due risultati a favore. Anche la Palmese conquista la salvezza: vince 4-3 contro il Valdiano ed è matematicamente salva senza play-out. La Nocerina di mister Criscuolo cade in casa contro l'ottimo Faiano e si salva.

Il Campagna vince a Pontecagnano Faiano e conquista una importante salvezza senza play-out. La Vis Ariano senza giocare retrocede in Promozione insieme all'Eclanese.

Il punto sull’Eccellenza con mister Di Liddo

Gragnano, meritato successo


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