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Editoriale

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In complicità

In complicità

Come potrebbe il mondo, così come lo conosciamo, operare una distinzione, saggia e precisa, tra ciò che è fondamentale e ciò che sembra rilevante? Questione intrigante, che è opportuno declinare a nostra misura e interesse (quantomeno condiviso). In effetti, quando un Fotografo realizza un’immagine rimarchevole e considerevole, il mondo non perde nulla che potesse valere un solo attimo di attenzione. Al contrario, ricava e ottiene qualcosa di memorabile, nella testimonianza che un attimo di Vita, che un istante di Esistenza, non si è esaurito nel proprio momento effimero, breve o meno breve che sia stato, ma viene consegnato all’Eternità. Per come noi consideriamo l’etica e la morale, che ciascuno di noi è anche libero di interpretare a proprio comodo e piacere (l’Etica è sovrastante e imperante e dominante!), si tratta di una responsabilità che deve guidare e indirizzare ogni azione fotografica, almeno per quanto ci interessa, soprattutto qui. In qualsiasi cammino si indirizzi, il Fotografo -sia professionista sia non professionista, in qualsivoglia ragionamento visivo si inoltri- vive con gli occhi, vive con l’attenzione sempre attiva. Soprattutto i fotografi del e dal vero, spesso, si fermano appena un istante, sorpresi da visioni incontrate. A volte scattano, altre volte no: non è questo il problema; in ogni caso, poi, riprendono a camminare lungo la propria via. Ma la capacità di osservazione ha già registrato e collocato in tutti i particolari lo spettacolo imprevisto e, a volte, commovente. Quella capacità di vedere e la mente attiva consente sempre loro di afferrare e apprezzare certi particolari con una tale facile prontezza che stupisce chi non è fornito di altrettanta agilità, di altrettanta reazione. Reazione che procura impressioni di Bellezza (in senso lato) viva ed esultante. In pochi attimi, l’immagine -realizzata o meno- si fissa per sempre nella Memoria. Probabilmente, è questo il senso dell’essere Fotografi, indipendentemente dallo svolgimento delle proprie azioni, professionali o non professionali. Certamente, nessun Fotografo cammina invano lungo la propria via. Ciò rilevato, tra l’essere Fotografo (nel cuore, oltre che con il cuore) e non esserlo la differenza è sostanziale e sostanziosa. Vogliamo solo dire che di continuo, attorno a noi, accadono cose notevoli, che qualcuno è in grado di comprendere (Fotografo) e qualcun altro non è in grado di cogliere (non fotografo). Dal che si intuisce che dobbiamo dare molto credito alle nostre percezioni, evitando la banalità di considerare rilevanti solo le faccende accompagnate da eventuali particolari sensazionali, perché, ogni tanto, scatta una molla, e un ricordo ci tende un’imboscata. All’improvviso, di sorpresa, e forse anche alla sprovvista. Ancora con la Fotografia. A volte, trascorrono mesi, forse anni, senza che ognuno di noi rivolga un pensiero in una certa direzione; poi, inaspettatamente, una connessione (sinapsi?) si mette a lampeggiare. Non possiamo mai prevedere quali eventi accidentali vadano a svegliare ricordi sopiti nella nostra mente: parole pronunciate con una certa intonazione; una canzone; il verso di una poesia; un aroma latente; un istante fuggente, il soffio del vento.

Ma anche una Fotografia privata dimenticata sul fondo di una scatola. Ma anche una Fotografia pubblica incontrata sulle pagine di un libro o un giornale. Già... ma anche una Fotografia. Circa. Maurizio Rebuzzini

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