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Un’esperienza privata

/ LA MATTINA DOPO LE UNDICI / UN’ESPERIENZA PRIVATA

PARLEREMO DI LIBRI PUBBLICATI. DAL PROSSIMO MESE

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di Giovanna Calvenzi

Questa prima rubrica è assolutamente personale. Me ne scuso, ma è una storia troppo bella per non raccontarla. Ho un’attenuante: il libro del quale parleremo non è in vendita, nessuno ci ricava niente e potrà essere visto solo grazie a questa rivista, perché la copia cartacea si trova solo nelle mani di pochi privilegiati. Come suggerisce la consuetudine, è meglio cominciare dall’inizio.

Per circa dodici anni ho lavorato come photo editor a Sport Week, il supplemento settimanale di La Gazzetta dello Sport. Qui ho conosciuto uno straordinario e poliedrico giornalista, Giorgio Terruzzi, esperto di motori e altri sport e autore, fra i molti, di Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna (2014) e Grazie Valentino (2015). Nonostante questa esperienza, che per me è stata formidabile, continuo a non seguire lo sport e non ho mai visto Terruzzi in televisione, dove, mi dicono, è una presenza di prestigio.

Verso la metà di aprile di quest’anno, in piena quarantena, ricevo da lui una mail (non ci eravamo mai scritti prima) nella quale mi racconta di aver coinvolto ventidue studenti dell’Università Cattolica di Milano, dove insegna, a realizzare una sorta di viaggio nelle fotografie di Gabriele Basilico e di averli quindi invitati a scrivere un racconto.

Ricevo i testi dei ventidue studenti e dall’isolamento della clausura gli rispondo: «Ho letto finora dieci racconti. Devo andare lentamente, perché sono molto emozionata. Forse è il silenzio. La tua iniziativa mi commuove. Mi commuove pensare che tanti ragazzi guardino le foto di Gabriele, le capiscano, ci si immergano e ci regalino un pezzetto di invenzione biografica. E che tu abbia pensato di organizzare tutta questa cosa.

«Adesso continuo, ma volevo dirti subito grazie».

I racconti sono davvero belli, scritti in ottimo italiano e diversissimi l’uno dall’altro: c’è chi descrive, chi inventa, chi sogna, chi racconta che Basilico era geloso di Toscani perché Toscani aveva più lavoro, chi ricorda amori finiti, chi viaggi da fare e da non fare. E la selezione delle insomma mi è stato facile pensare che un amico grafico, Giacomo Traldi, avrebbe potuto apprezzare come me l’idea di dare una forma permanente a un’esperienza nata come didattica. Giorgio Terruzzi ha scritto un testo di presentazione del progetto, nel quale dichiara: «Non avevo mai tenuto un corso agli studenti del Master IPM (Idea-

Ho proposto di viaggiare attraverso le fotografie di Gabriele Basilico. Per la loro straordinaria potenza, per la curiosa pertinenza con il vuoto che circondava ciascuno di noi.

immagini scelte dagli studenti è altrettanto sorprendente. Ci sono foto notissime, da Milano. Ritratti di fabbriche o da Beirut 1991, ma anche immagini semisconosciute, dei primi viaggi o di città fotografate per incarico professionale.

La quarantena, come abbiamo imparato tutti, porta consiglio e man mano che procedevo nella lettura diventava sempre più forte il desiderio che la cosa non finisse lì, che si potesse in qualche modo condividere questa preziosa esperienza che Terruzzi mi aveva regalato. Così, ho pensato di fare la cosa che mi piace più di tutto fare: un libro.

Sempre grazie alla clausura [lockdown], i rapporti con gli amici erano solidi: WhatsApp quotidiani, incontri su Skype; zione e produzione audiovisiva, cinematografica e per i media digitali) dell’Università Cattolica di Milano. Non mi sento professore di nulla, figuriamoci. Ma le persone mi incuriosiscono, mi interessano, credo possano insegnarmi qualcosa sempre. Questo è accaduto con la mia prima classe, composta da ventidue ragazzi e ragazze disposti a riflettere sul senso del fare, a trattare con sensibilità e impegno due parole molto rilevanti: passione e opportunità. Da questo siamo partiti per scambiarci idee ed emozioni durante i nostri incontri, la maggior parte dei quali via web, causa quarantena. [...] Abbiamo usato alcune immagini reali per avviare il percorso e poi ho proposto di viaggiare attraverso le fotografie di Gabriele Basilico. Per la loro straordinaria potenza, per la curiosa pertinenza con il vuoto che circondava ciascuno di noi. E, anche, per dar modo a ogni studente di conoscere una personalità di grande rilevanza storica, connessa al costume, all’architettura, alla grandezza e alla miseria dell’umanità».

Giacomo Traldi ha impaginato con maestria un piccolo quaderno formato A5: ha scelto due font classiche, di grande leggibilità, Adieu e Moderat, una carta riciclata uso mano, una copertina grafica su cartoncino verde oliva e una tipografia veneta dai prezzi contenuti e dalla qualità certa. Titolo: Carnet di viaggio. Un fotografo, Gabriele Basilico, e ventidue storie. Ne facciamo stampare sessanta copie, non vogliamo metterlo in vendita, ma solo regalarlo agli studenti quando la pandemia sarà finita. Alla fine di maggio arrivano le copie stampate. Siamo tutti entusiasti e Terruzzi scrive: «Questo libro è una meraviglia e un conforto; una gioia e un orgoglio».

Ci troviamo in un baretto, tutti con la mascherina, per festeggiare l’impresa, e Terruzzi confessa di aver trovato nello spam del suo computer un ventitreesimo racconto di un ventitreesimo studente. Ci guardiamo attoniti e Traldi scopre che in copertina il titolo “Carnet di viaggio” non c’è.

Ricominciamo.

Altre sessanta copie, questa volta con la copertina azzurra e il titolo. Ma le precedenti non vanno al macero: gli studenti le vogliono entrambe. Anche lo studente dimenticato. ■ ■

archiviogabrielebasilico.it

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