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Cara fotografia

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Editoriale

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In copertina di Caro Avedon, di Oliviero Toscani, immediatamente sotto il titolo (di richiamo), un chiarimento esplicito precisa l’argomento del libro: La fotografia in venticinque lettere ai grandi maestri. Quindi, iniziando a sfogliarlo, in adatto anticipo sull’intrigante prefazione di Michele Smargiassi, Firmato Oliviero Toscani, fotografo, lo stesso autore schiude ogni dubbio che si potrebbe avere al proposito: «Parlare di fotografia. / Con chi se non con i miei colleghi? / Ho conosciuto personalmente alcuni di voi, / altri avrei voluto farlo, / ma non è stato possibile. / Con ognuno di voi, / attraverso una corrispondenza immaginaria, / affronto un tema legato alla fotografia, / per riflettere sul futuro / di questa straordinaria arte».

Parole chiave: Parlare di fotografia; con i miei colleghi; affronto un tema legato alla fotografia; futuro; arte.

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I primi tre passaggi sono propositi; anzi, è un proposito solo, con tanto di interlocutori. Gli ultimi due termini sono dichiarazioni di princìpio che attestano condizioni fondanti, andando altresì a concludere con una presa di posizione a proposito di: arte!

In prefazione, Michele Smargiassi aggiunge una riflessione anticipatoria alle venticinque verso le quali si è cimentato Oliviero Toscani. In particolare, esamina con lucida intelligenza il concetto stesso di missiva, che è uno scritto diverso dagli altri perché si offre anche come autoritratto di se stessi. Testuale (circa): «Toscani sa benissimo che il piacere di scrivere lettere è qualcosa che basta a se stesso. [...] Le lettere hanno un grande vantaggio. Danno del tu. Si rivolgono (a volte, si rivoltano) a qualcuno. Esternizzano l’Io. Estroflettono l’identità. Scrivere una lettera è attribuire un po’ di quello che si pensa di essere a ciò che si crede siano gli altri. Per essere più chiari: con le lettere, anche quelle che non vengono realmente spedite, possiamo pagare i nostri debiti. E a volte regolare conti in sospeso».

Quelli di Oliviero Toscani potrebbero essere tanti quanti gli ha fornito la sua esuberante personalità, mai tenuta nascosta, mai sottomessa o asservita ad altri. Il suo parlare chiaro, rivolgendosi spesso ai mal-costumi quotidiani, non sempre è gradito, né accettato. Perché, come la dice Michele Smargiassi, conferendo a Oliviero Toscani una celebre considerazione del poeta statunitense Walt Whitman (uno dei miti degli anni Sessanta), «Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono grande, contengo moltitudini» [Oliviero Toscani: Non sono obiettivo; Feltrinelli / Universale Economica, 2001; e, anche, Oliviero Toscani: Non sono obiettivo; Rai Radio 1 e Rai Play Radio, fino all’estate 2018].

In venticinque lettere, Oliviero Toscani affronta e approfondisce altrettanti “temi legati alla fotografia, per riflettere sul futuro di questa straordinaria arte”. Non c’è graduatoria tra i destinatari, ma gli argomenti procedono con una dialettica a dir poco esemplare, per la quale è necessaria una precisazione. In effetti, non è richiesto ai fotografi di esprimersi sulla Fotografia. Già si pronunciano con le proprie immagini (per quanto, in più occasioni, Oliviero Toscani ha quasi allontanato da sé l’identificazione, preferendole quella di “comunicatore” e dintorni). Però, alcuni sanno farlo, magari partendo anche dalle proprie esperienze personali, sulle quali hanno maturato ed edificato deduzioni e convinzioni di alto profilo. Alcuni fotografi... pochi, per il vero. Certamente, meno di quelli che anche parlano, riferendosi soltanto a se stessi e alla propria Fotografia. No, e a differenza, nella sua raccolta Caro Avedon, Oliviero Toscani non parla di sé, per quanto parta da se stesso. Seconda missiva, delle venticinque “inviate”, Lettera a Fedele Toscani [1909-1983], Il mestiere di fotografo: «Caro papà, tu mi hai insegnato a ridere. È stata la grande lezione che mi hai impartito per educarmi alla fotografia. [...] Mi portavi con te fin da bambino: dopo la scuola ti aiutavo e, soprattutto, assorbivo come una spugna quello che c’era da imparare osservandoti mentre lavoravi. [...] Ricordo l’emozione di quando ho visto la mia prima foto pubblicata. Avevo quattordici anCaro Avedon. La fotografia in 25 lettere ai grandi maestri, di Oliviero Toscani; ni, eravamo a Rimini al prefazione di Michele Smargiassi (Firmato Oliviero Toscani, fotografo); postfazione di Francesco Merlo (Ssst!); Solferino, 2020 ; 192 pagine 14x21,5cm; 15,00 euro. Grand Hotel a fotografare l’elezione di Miss Italia. Arrivò una telefonata da via Solferino Non sono obiettivo, di Oliviero Toscani; Feltrinelli / Universale Economica, 2001; [dal Corriere della Se192 pagine 12,5x19,5cm; 7,00 euro. ra], e ti dissero di andare immediatamente a

VENTICINQUE ANDATURE

Come ampiamente riferito del corpo centrale di questo intervento redazionale ed evidenziato nel sottotitolo esplicito del libro, le riflessioni compilate da Oliviero Toscani nel suo Caro Avedon. La fotografia in venticinque lettere ai grandi maestri sono state composte e sono qui presentate in forma di lettere inviate a soggetti fotografici, ciascuno idealmente prossimo all’argomento via via affrontato. Così che, nell’insieme, è stata confezionata una concentrata escursione sul presente della Fotografia, in proprio tempo di imponenti trasformazioni, che stanno modificandone l’impatto sulla società tutta. Nella chiarezza dei venticinque singoli capitoli, intendiamoli così, consapevole della propria autorevole frequentazione, in tutto protagonismo, l’autore percorre in lungo e largo l’ideologia dell’Immagine. Risponde a domande, allo stesso tempo nel quale pone quesiti. Insomma, invita a pensare.

In sequenza di pubblicazione, le venticinque missive (ciascuna in riflessione mirata verso il destinatario via via avvicinato):

Lettera...

a Richard Avedon...L’immagine è la nuova grammatica del mondo; a Fedele Toscani........................................................... Il mestiere del fotografo; a William Klein..............................................................................................L’audacia; a Robert Capa........................................................................ Fotografia in guerra; a David Bailey..............................Sex, drugs, rock & roll and photography; ad August Sander ...............................................La fotografia ruba l’anima?; ai Fotografi Dilettanti..................................................Macchine fotografiche; alla Magnum................................................................... Fotografia aristocratica; a Franco Fontana..........................Fotografia a colori o in bianco e nero?; a Marirosa Toscani Ballo .....................Arte, fotografia e comunicazione; a Joel Peter Witkin................................................................Maledetta bellezza; a Diane Arbus .................................................................................Il bello e il brutto; a Edward Sheriff Curtis.................................................Fotografia e Memoria; a Elliott Erwitt.........................................Libera circolazione della creatività; a tutti i Selfisti...........................................................................................Autoritratto; ad Andreas Gursky .............................................................Foto da chiodo d’oro; a Gabriele Basilico ...............................................Il nuovo paesaggio italiano; a Annie Leibovitz.........................................................................Rich and famous; a Steve McCurry ......................................................... Fotografia e pentimento; a Robert Frank ...............................................................L’impegno in fotografia; a Irving Penn..............................................................................Fotografia e realtà; ai fotografi di matrimoni.................................................................... Foto eterne; a Joe Rosenthal................................................................Bisogna avere fortuna; a Guy Bourdin.......................................................................La ricerca del meglio; a Helmut Newton.............................................................C’è censura e censura.

Predappio, a documentare la tumulazione della salma di Mussolini. Lungo la strada, mi tenesti una lezione sul fascismo, perché capissi cosa andavamo a fare. Avevo vissuto i bombardamenti da bambino, ma allora ero troppo piccolo per comprendere le ragioni della guerra. Me le spiegasti tu. Giunti a Predappio, mi mettesti in mano una Leica e mi dicesti: “Se vedi qualcosa di interessante, scatta”. Ero felice».

In ottemperanza al titolo, la cadenza comincia con Lettera a Richard Avedon, in intenzione di L’immagine è la nuova grammatica del mondo: «Fotografare non è prendere la realtà per oggetto, ma farla diventare oggetto, è riaggregare una a una tutte le sue dimensioni: il rilievo, il movimento, l’emozione, l’idea, il senso e il desiderio per rendere meglio e più reale il tutto, vale a dire al meglio simulato, che è un controsenso in termini di immagine».

Un altro passaggio: «È molto raro che un testo o un film si offrano con la stessa evidenza, la stessa istantaneità, la stessa magia di un’ombra, di una luce, di una materia. / È questa immobilità che le cose sognano, è questa immobilità che sogniamo. Qualunque sia il rumore e la violenza che la circonda, la foto restituisce l’oggetto all’immobilità e soprattutto al silenzio. / Il silenzio della foto è forse la sua qualità più preziosa, a differenza del cinema, della televisione, dei social, a cui dovremmo imporre il silenzio senza riuscirci».

Questo è il passo. Questo è il tenore. Questo è il livello ponderato delle considerazioni sulla Fotografia che Oliviero Toscani ha raccolto nel pregevole e coinvolgente Caro Avedon. La fotografia in venticinque lettere ai grandi maestri. Ancora: l’autore sa a chi rivolgersi, e con quale argomento farlo, rilevando altresì una padronanza ideologica dei dibattiti che il Tempo ha edificato sulla Fotografia, in proprio linguaggio e lessico. Insomma, è “informato sui fatti”. Per esempio: Fotografia e Memoria (a Edward Sheriff Curtis), Bisogna avere fortuna (a Joe Rosenthal), Foto da chiodi d’oro (ad Andreas Gursky), La fotografia ruba l’anima? (ad August Sander), Il nuovo paesaggio italiano (a Gabriele Basilico), Macchine fotografiche (ai Fotografi Dilettanti)...

E qui è d’obbligo: al pari di poche altre, si tratta di una lettura indispensabile, non soltanto necessaria, per coloro i quali affrontano la Fotografia con convinzione e partecipazione, che qui trovano in bell’ordine una qualità di tematiche in arricchimento cognitivo. Opinioni sulle quali riflettere, riflessioni da fare proprie, nel nostro cammino quotidiano che accompagniamo in questa buona compagnia.

Fotografica. ■ ■

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