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Vengo anch’io

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ILLUSIONI E REALTÀ TRA LE PIEGHE DEL COMMERCIO FOTOGRAFICO

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di Giulio Forti

Nel 2009, il professor Marc Levoy, ricercatore di computer grafica, professore emerito presso la Stanford University, di Palo Alto, in California, e vicepresidente di Adobe Inc, e il suo studente Andrew Adams diedero dimostrazione di una macchina fotografica molto avanzata, la Frankencamera. Fu così nominato un prototipo digitale programmabile attraverso un software open source, costruito con componenti presi qua e là. Un po’ come fece il romanzesco dottor Frankenstein, di Mary Shelley, fantastico creatore della famosa creatura, o come si arrangiò Steven Sasson per costruire la prima digitale, nel 1975.

Presentata al board di una corporation che faceva miliardi con la pellicola, ricevette una condiscendente pacca sulla spalla, mentre il suo progetto venne messo rapidamente da parte. Il segreto fu svelato nel 2012, con una intervista dello stesso Steven Sasson al quotidiano Democrat & Cronicle, diffuso nell’area metropolitana di Rochester, nello Stato di New York.

Tecnicamente, la tecnologia della Frankencamera si autodefiniva Computational Photography: qualcosa che andava oltre le digitali di allora, con la esclusiva funzionalità di poter regolare il piano di messa a fuoco a posteriori. Il progetto diventa realtà e viene lanciato sul mercato nel 2011, con il nome Lytro dalla Lytro Inc. La serie cresce con la Lytro Illum, nel 2015, e la Lytro Light Field, per poi svanire tre anni dopo.

Il prezzo non era altissimo, ma la lentezza operativa e il peso dei file non ebbero fortuna.

Opposta che più non si può a questa strada, nel 2015, spunta la Konost FF configurazione digitale a telemetro nata dall’idea del solito studente americano. Laureato alla prestigiosa Cornell University, di Ithaca, ancora nello Stato di New York, lasciata la Intel, Bob Lian si dedica alla Konost Electronics startup fondata l’anno prima. Di straordinario c’è un concetto non nuovo, ma di élite, per il ritorno alla macchina fotografica digitale senza troppe complicazioni.

La Konost di alluminio, con la livrea disegnata a Taiwan, riibrido ottico-digitale, che sostituisce prismi, specchi e camme. Lo sforzo è meritevole di premi, ma è facile pensare che, nonostante tanta tecnologia spazzatura, un prodotto del genere non troverà sufficienti ammiratori per sopravvivere. Il tentativo Konost è andato contro la

Oggi, si combatte ancora con l’orrendo Covid-19, che ha causato due crisi allo stesso tempo. Quella economica è molto simile a quelle che sono successe in passato. Per esempio, lo scandalo delle startup per creare una “new economy”, ma che ha provocato solo “new poverty” di fallimenti dovuti alla speculazione. Il crollo della Leheman Brothers è stato bancario.

corda le linee curve della Leica, richiamata anche dall’innesto a baionetta M, ormai di dominio pubblico. La messa a fuoco avviene sempre per sovrapposizione di immagini con il mirino logica dell’industria: mantenere lo stesso modello, da rinnovare dopo un paio di anni con l’aggiunta di una funzione qualunque, da presentare come una rivoluzione. Ovviamente, non tutti ci cascano e si tengono stretta la macchina “vecchia”. La Konost, di Bob Lian, che pare avere una posizione importante in Samsung, è l’ultima creata d progettisti romantici, dopo la reflex “al passato” Nikon Df. Sullo scabro sito konos.com, ancora si legge che il gusto della fotografia sta nella «composizione e nella cattura dello scatto perfetto della scena nella quale sei immerso». Oggi, si combatte ancora con l’orrendo Covid-19, che ha causato due crisi allo stesso tempo. Quella economica è molto simile a quelle che sono successe in passato. Per esempio, lo scandalo delle startup per creare una “new economy”, ma che ha provocato solo “new poverty” di fallimenti dovuti alla speculazione. Il crollo della Leheman Brothers, nel 2008, è stato bancario. Nel 2009, a New York, i negozi fallivano uno dopo l’altro e sulle vetrine si leggeva “last days” o “going out of business”. Ci sono voluti alcuni anni per assorbire il disastro. Oggi è lo stesso, ma a causa del virus. L’industria fotografica entrò in crisi con la fine della pellicola, un evento che aveva eccitato gli informatici. Nell’Ottocento, George Eastman capì che le macchine fotografiche erano lì per consumare pellicola, e molti produttori di macchine fotografiche di grande formato scomparvero. Decise come e quando cambiare formato, e rese almeno il cento percento; il commercio, i finitori e i negozianti circa il venti-trenta percento. Nell’era della pellicola, il denaro si muoveva rapidamente di mano in mano, il che manteneva solido l’intero sistema. Con la transizione al digitale (non importa quanto fossero alti i livelli di qualità), il sistema della pellicola non poteva funzionare. Tuttavia, l’industria entrò in crisi anche a causa della stessa tecnologia che l’aveva creata. ■ ■

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