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PRIMO PIANO
DOMENICA 10 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: il fronte sanitario 220 nuoVe assunzioni
Sanità: bando per analisti di laboratorio e infettivologi VENEZIA
Le analisi sul Covid-19: il direttore delll’istituto Negri ritiene che il virus sia artificiale e il governatore Zai condivide questa tesi, di parere opposto l’Organizzazione mondiale di sanità
Le mascherine scarseggiano Zaia: «Basta con i sequestri» Proteste ovunque, il Veneto chiede al Governo la revoca della confisca alle dogane Covid in forte flessione: «Non sono uno scienziato ma credo sia un virus artificiale» Filippo Tosatto / VENEZIA
A volto scoperto. Troppa gente ignora le regole di sicurezza quasi che il contagio, anziché un rischio persistente, costituisse ormai un pallido ricordo. «Dai ragazzi, più responsabili di molti adulti, riceviamo centinaia di segnalazioni fotografiche: persone senza mascherina al supermarket, altre che affollano l’imbarcadero del Cavallino: così non va, io mi batto per la riapertura totale ma se la curva dell’epidemia risale sarò il primo a ripristinare il lockdown». Mentre Luca Zaia fa la voce grossa, da più parti si levano proteste per l’assenza dei dispositivi di protezione, introvabili in molti negozi al pari dei guanti: «Da due mesi sollecito il Governo a revocarne la confisca alle dogane, gli esercenti acquistano masche-
rine che vengono sistematicamente sequestrate e non rientrano nel circuito della distribuzione. Era un atto comprensibile nell’emergenza, l’ho adottato anch’io, ma ora si rivela controproducente, al pari del prezzo politico sottocosto che induce parecchi punti vendita a desistere». LA SINDROME CINESE
Nel frattempo, in Veneto, ricoveri e malati in isolamento calano a vista d’occhio: «Gli esperti osservano che un virus, in natura, non perde forza con questa velocità. Se accade, allora potrebbe essere artificiale. Io non sono un virologo e so che su questo argomento le opinioni sono discordi, fin troppo visto la confusione e le paure che i contrasti tra scienziati generano nell’opinione pubblica. A titolo personale condivido la va-
lutazione del professor Remuzzi». Giuseppe Remuzzi, il direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, ha ipotizzato la genesi in laboratorio del Covid 19. Una tesi rilanciata dal Premio Nobel Luc Montagner - e sul versante politico, dalla Casa Bianca per voce del presidente Donald Trump - smentita da gran parte degli immunologi, dall’Organizzazione mondiale della sanità e com’è ovvio dalla autorità cinesi di Wuhan. A riguardo però la stessa cancelliere tedesca, Angela Merkel, appare dubbiosa, tanto da invitare a «maggiore trasparenza» sia Pechino che l’Oms. MANO TESA AI TEDESCHI
A proposito di Germania: in qualche lander che anticipato la ripartenza delle attività economiche si registra un au-
mento di infezioni tra la popolazione, circostanza che induce alla prudenza... «Per noi i tedeschi sono fratelli e ospiti graditi, in caso difficoltà mettiamo a disposizione le nostre risorse sanitarie aggiuntive, a cominciare dall’ospedale da campo dotato di 500 posti letto». Dove il messaggio, neanche tanto cifrato, mira a rinsaldare un flusso turistico pluridecennale ora insidiato dai “corridoi del mare” della Croazia. GLI ANNUNCI LAST MINUTE
LUCA ZAIA CHIEDE AL GOVERNO DI PORRE FINE ALLE CONFISCHE DI MASCHERINE E GUANTI ALLE DOGANE
Riapertura ristoranti «Qualcuno vuole distanziare i tavoli di 4 metri, con regole vessatorie le attività moriranno tutte»
La rotta non cambia: «Noi vogliamo riaprire tutto, il Governo ci deleghi ad agire, siamo pronti ad assumerne la responsabilità, e soprattutto si decida a dire qualcosa in vista del 18 maggio: esercenti e artigiani non possono apprendere le modalità le sera precedente e neppure la Regione che deve garantire i servizi di prevenzione. Ci sia finalmente una programmazione chiara e sostenibile: leggo che qualcuno vorrebbe distanziare di quattro metri i tavoli al ristorante, ebbene, lo faccia a casa sua, viceversa tutte le attività chiuderanno. Ci sono in ballo il lavoro, il futuro delle imprese la sopravvivenza del nostro sistema economico. Servono linee guida ragionevoli». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
poi, la chiusura forzata di sommerà agli oneri e anticipi tributari. Una disfatta. La media delle rette si aggira tra i 250 (materne) e i 450 euro (asili): impensabile chiedere ulteriori sacrifici economiche ai familiari: «Tra loro ci sono persone senza lavoro, altre che temono di perderlo, non sappiamo davvero cosa fare», rincara Fabiana Berengo del Centro infanzia di Mestre «nelle scuole d’infanzia il rapporto richiesto educatrici-bimbi sale a 5 ma cambia poco, così siamo fuori mercato. Le nostre dipendenti? Sono in cassa integrazione e finora non hanno visto un soldo. Speriamo che lo Stato si metta una mano sulla coscienza». —
delegazione a marghera, insostenibili gli standard richiesti
Nidi e materne private in crisi «Così rischiamo il fallimento» VENEZIA
Dimenticati. Asili e materne private rischiano di non riaprire più a dispetto della rilevanza sociale del servizio fornito a decine di migliaia di famiglie. In mattinata, all’unità di crisi di Marghera, una delegazione di titolari e giovani educatrici, è stata ricevuta dall’assessore alla salute, Manuela Lanzarin, e il loro cartello cartello («Nidi e scuole dell’infan-
zia: sicuri che possiamo lasciarli fallire?») è stato ammesso in sala alle spalle del governatore Zaia. Qual è il punto? Il piano di sicurezza messo a punto per la riapertura del primo giugno (ministero permettendo) prevede requisiti insostenibili per i bilanci degli istituti: «Il protocollo dei nidi prevede un’educatrice ogni tre bambini, non possiamo permettercela, accanto a lei ci sono altre figure
professionali, dalla cuoca alle ausiliarie, e a ciò si aggiungono i costi di gestione, l’affitto, le bollette, le tasse... », lamenta Elisabetta De Pieri del “Mondo di Ptumpete” a Noale «certo la tutela della salute è prioritaria ma a queste condizioni non ce la facciamo, è una condanna per noi ma un grave problema anche per tante mamme e papà che torneranno al lavoro e non sanno a chi affidare i piccoli. Ad agosto,
Ulteriori assunzioni nella sanità pubblica, dove l’emergenza epidemica ha spinto il Veneto ad incrementare gli organici in più direzioni. Nei giorni scorsi Azienda Zero è stata autorizzata ad emettere un nuovo bando (con scadenza prevista il 15 maggio) articolato in tre avvisi per assunzioni a tempo determinato di 105 assistenti sanitari, 105 tecnici di laboratorio e 10 medici di malattie infettive. «Risorse fresche che si aggiungono alle 1044 assunzioni straordinarie a tempo indeterminato che, a partire da marzo, abbiamo finanziato con un investimento di 35 milioni», commenta l’assessore alla salute Manuela Lanzarin. A proposito di cure: partiranno domani le lettere a oltre 3 mila persone guarite dal coronavirus affinché si rechino a donare il loro sangue per la creazione, nel più breve tempo possibile, della banca del plasma voluta dal governatore Zaia, dopo che la sperimentazione della terapia con plasma iper-immune su un panel di ricoverati condotta da Giustina De Silvestro, direttore dell’Unità operativa immunotrasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Padova, ha evidenziato un netto miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti. «La Regione del Veneto richiede cortesemente la collaborazione della popolazione per compiere un ulteriore passo sul cammino della sfida alla pandemia da virus che è responsabile della malattia Covid 19», è l’incipit della lettera. Chi aderisce alla donazione - e a riguardo sono già numerose le offerte di disponibilità - sarà contattato dal centro tasfusionale della povincia di residenza. —
FILIPPO TOSATTO
Marghera: il cartello delle educatrici accolto nella sala dell’unità di crisi
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L’allarme globale: la Fase 2
Regioni in pressing sull’esecutivo per le riaperture Il Tar blocca la Calabria su bar e locali, l’Alto Adige anticipa Fedriga (Friuli): basta divieti, servono linee guida e regole Flavia Amabile/ROMA
Il Tar di Catanzaro chiude bar e ristoranti regionali. «Una vittoria di Pirro», commenta Jole Santelli, la presidente della Calabria che aveva anticipato i tempi, permettendo il servizio ai tavoli se all’aperto, ma non frena affatto le polemiche politiche, anzi le Regioni sembrano procedere ogni giorno di più in ordine sparso. Il presidente del Veneto Luca Zaia ha chiesto al premier Giuseppe Conte una legittimazione che suona come un desiderio di pieni poteri. «Se il presidente del Consiglio vuole un consiglio, io farei un bel Dpcm con un articolo solo: Si delegano le Regioni, a fronte della presentazione di un piano, alle riaperture.
Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia invita tutti all’unità
Punto. Finito l’articolo». Zaia vorrebbe decisioni rapide e certezze dal presidente del Consiglio. Chiede un annuncio di questo tipo: «Preparate-
vi perché il 18 non scrivo più decreti» e vorrebbe che dicesse al Paese «cosa vuol fare» sulla base di quanto sta accadendo nella fase2.
Intanto si fanno sempre più numerose le fughe in avanti di alcune regioni e l’insofferenza verso tempi che vengono giudicati troppo lunghi. Il governatore della Liguria Giovanni Toti annuncia un’ordinanza insieme con altre regioni per permettere alle famiglie di andare nelle seconde case e di andare in barca a pescare sempre con la famiglia con cui si convive. Alto Adige e Friuli Venezia Giulia alzeranno la serranda di negozi, bar e ristoranti l’11 maggio, mentre Maurizio Fugatti, presidente del Trentino, ha annunciato l’avvio della fase 3 per la sua regione già da martedì 12. In Sicilia dal 18 maggio riapriranno i servizi socio-sanitari, in Puglia parrucchieri, estetisti, barbieri, saloni di bellezza. A chiedere un’accelerazione dei tempi sono soprattutto le regioni a guida leghista. «Il governo indichi le linee guida e poi ogni Regione decida. Il principio dev’essere non più quello dei divieti, ma delle regole», avverte Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. «Credo che le regioni del Mezzogiorno abbiano dato, a livello istituzionale e comunitario, un grande esempio di diligenza, senso di responsabilità e rispetto delle regole. Non si può però mortificare quanto fin qui fatto portandoci davanti al Tar se riteniamo di poter accelerare, in sicurezza,
un graduale processo di riapertura», così interviene il presidente della Regione Molise, Donato Toma (centrodestra). «Siamo di fronte ad un governo in stato confusionale, che non sta dando nessuna certezza ai cittadini sulle misure legate al contrasto della pandemia; dal nostro punto di vista regioni come l’Abruzzo che fortunatamente sono tra la meno colpite, da domattina con il distanziamento sociale ed i dispositivi di sicurezza, dovrebbero riaprire attività economiche e commerciali, altrimenti da pandemia sanitaria potrebbe diventare disastro sociale», è l’opinione del vice segretario nazionale della Lega, Andrea Crippa, che ha parlato a margine di un evento politico all’Aquila. Le accelerazioni però non possono non tener conto della frenata posta dai giudici amministrativi alle scelte della Calabria di anticipare le aperture dei bar, ricordando che sulle misure anti Covid decide il presidente del Consiglio. «Le sentenze e le leggi non si discutono ma si applicano. E questo deve valere per ognuno di noi», dice il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia che poi, forse, invia un messaggio a tutti quei governatori che scalpitano per riaprire: «Non è la stagione delle divisioni, dei protagonismi e dell’individualismo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
i numeri
Meno positivi e morti in calo In Lombardia altri 502 casi In una delle giornate in cui il numero dei tamponi è stato più alto, il rapporto tra le analisi fatte e i pazienti positivi al coronavirus è il più basso in assoluto. Un dato confortante anche per i prossimi giorni, per sperare che il bollettino con i segni negativi possa ripetersi quotidianamente. Il bilancio quotidiano della Protezione civile riporta numeri in calo oramai da 9 giorni. Nel complesso, le persone colpite dal Covid-19, da inizio depidemia, sono arrivate a quota 218.268, con un incremento di 1.083 registrato nell’ultimo giorno. Il dato più preoccupante arriva dalla Lombardia, dove si registrano altri 502 nuovi casi. Migliora anche il dato sulle guarigioni: 4.008 nelle ultime 24 ore, per un totale di 103.031. Si conferma il calo dei ricoverati: sono al momento 13.834, di cui 1.034 in terapia intensiva. Sempre meno le persone in isolamento domiciliare: ora sono 69.974. —
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BELLUNO
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il ripristino del territorio dopo la tempesta vaia
Strade, sorgenti e opere idrauliche partono centinaia di nuovi cantieri Il piano vale 212 milioni e ci sono 5,5 milioni per la progettazione di opere di resilienza come il ponte a Lambioi Irene Aliprandi BELLUNO
Partono centinaia di cantieri per il ripristino della viabilità colpita da Vaia. Ma anche priorità assoluta al risarcimento dei danni a privati e imprese, con 42 milioni stanziati per il 2020 dopo i primi 25 milioni già arrivati. Ad annunciarlo è il presidente della Regione del Veneto in qualità di Commissario Delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile dopo gli eventi eccezionali dell’autunno 2018. Il piano di Zaia per quest’anno vale 212 milioni ed ha ottenuto il via libera dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile che garantisce l’avvio di centinaia di nuovi cantieri nelle zone colpite dalla tempesta Vaia. La maggior parte delle opere è prevista in territorio bellunese e tra i molti cantieri stradali previsti nel corso di quest’anno, alcuni hanno un’evidenza strategica territoriale soprattutto in vista delle Olimpiadi 2026, senza scordare il traguardo più vicino dei Mondiali di Sci Cortina 2021. «Nel piano abbiamo previsto circa 45 milioni di euro destinati a opere relative al ripristino delle strade, per la maggior parte concentrate nel bellunese», evidenzia in particolare il Commissario Zaia. «L’intervento più importante è senza dubbio la realizzazione dello svincolo per Cibiana, fondamentale snodo per la viabilità verso Cortina sul quale da mesi è al lavoro Veneto Strade. Ribadisco che si tratta di un’opera fondamentale in vista delle Olimpiadi, che abbiamo tutte le intenzioni di realizzare
prima dei Mondiali 2021». Di seguito un quadro sintetico, di massima, delle principali aree di intervento previste nel Piano del Commissario 2020. SORGENTI SICURE
15 milioni di euro sono stati assegnati alla messa in sicurezza delle sorgenti e alla realizzazione di interventi di ammodernamento delle opere acquedottistiche, per aumentare la resilienza delle sorgenti in caso si verifichino condizioni simili a quelle che si sono create in occasione della
Il commissario Zaia annuncia anche ulteriori risarcimenti a privati e aziende tempesta Vaia. OPERE IDRAULICHE
Circa 100 milioni di euro sono riservati all’adeguamento delle opere idrauliche in tutto il territorio del Veneto per ridurre il rischio idraulico su tutta la rete idraulica principale e secondaria. Le opere saranno eseguite dalle strutture della Regione del Veneto, Geni Civili e Servizi Forestali e dai Consorzi di Bonifica. STRADE
Oltre 45 milioni di euro del piano sono indirizzati al ripristino della rete stradale danneggiata e all’adeguamento delle infrastrutture.
ni alle infrastrutture pubbliche danneggiate da Vaia e per opere volte all’aumento della resilienza vengono assegnati 60 milioni di euro: 40 milioni verranno destinati ai 24 Comuni maggiormente colpiti; i rimanenti 20 milioni sono destinati ai 64 Comuni colpiti con minore intensità. Circa 5,5 milioni di euro nel
piano 2020 sono destinati alla redazione di progetti esecutivi di opere strategiche come, ad esempio, il nuovo ponte che andrà a sostituire il ponte Bailey sul fiume Piave a Belluno. Progettazione che è già stata lanciata con un concorso di idee promosso dal Comune di Belluno. Inoltre è previsto l’aumento della resilienza dei collegamenti intervallivi, come, ad esempio, la variante al tracciato
Val de Baro, mentre San Tomaso riceverà oltre due milioni per due interventi a Pecol e a Pian. Ad Agordo sono previsti diversi interventi in Val di Frela, a Colvignas e lungo la strada per Malga Framont oltre che sul torrente Campregana. Quasi 4 milioni, nel complesso, andranno a Livinallongo per cinque opere diverse A Taibon altri 2,1 milioni divisi in 4 interventi, oltre all’importante somma stanziata per Rocca Pietore (2 milioni per Sottoguda e altri 2 milioni circa per opere varie). Veneto Strade investirà un milione a La Valle nel ripristino del bypass della galleria dei Castei e l’aumento della resilienza della sr203. Ingenti anche gli interventi in Comelico e in Cadore. A
Tai verranno deviate le acque superficiali a monte dell’abitato per quasi 1,3 milioni di euro, mentre un milione e 300 mila euro vanno per la sistemazione delle opere di presa della vallata. A Santo Stefano circa 4 milioni serviranno per cinque lavori rilevanti come il consolidamento delle sponde del Piave. A Cortina continua l’opera di messa in sicurezza del Bigontina, con ulteriori 2 milioni stanziati, che vanno ad aggiungersi al milione e mezzo per il Rio Gatto. Sempre a Cortina Veneto Strade eseguirà lavori per 3,5 milioni lungo la sr48 e l’adeguamento dei ponti sul rio Scin. Un milione e mezzo è la cifra destinata a San Vito per il Ru Secco. —
COMUNI
Alle amministrazioni comunali, per il ripristino dei dan-
il quadro
Investimenti consistenti per la messa in sicurezza in tutta la provincia BELLUNO
Tra i cantieri più consistenti del nuovo piano degli interventi di Vaia, molti riguardano l’Agordino. In questo caso i soggetti attuatori sono i Comuni. In Valle di Gares (Canale), ad esempio, arriveranno 1,2 milioni per il ripristino della strada e delle opere relative; un altro milione va a Cencenighe per la zona di
Un’immagine dei Serrai di Sottoguda dopo la devastazione causata dalla tempesta Vaia di fine 2018
Il torrente Bigontina
PROGETTAZIONI
della SR 203 Agordina per bypassare l’abitato di Alleghe, la galleria Pala Rossa ed il ponte sul torrente Cismon in località Ponte Oltra nei Comuni di Lamon e Sovramonte. SERRAI DI SOTTOGUDA
Per quanto riguarda i Serrai di Sottoguda in Comune di Rocca Pietore, sono stati impegnati 8,5 milioni di euro per il ripristino dell’intera val-
le al fine di renderla nuovamente fruibile dai visitatori, nel rispetto delle peculiarità dell’area che è considerata patrimonio dell’Unesco. Nel 2019 sono stati avviati i lavori per circa 2 milioni di euro relativi ai primi interventi di pulizia dei Serrai di Sottoguda, quest’anno saranno rifatti i sottoservizi con l’obiettivo di rendere la zona sicura in caso di eventi della portata di Vaia. —
FARMACIE
ORARIO FERIALE Mattino 8.45-12.30, pomeriggio 16-19 (Cortina 9 - 12.45 e 16 - 19.30)
647320; SEREN DEL GRAPPA via Marconi, tel. 0439 44024.
TURNO 24 ORE SU 24
GUARDIE MEDICHE
BELLUNO Speziale all’ospedale via Matteotti, tel. 0437 291077; TAMBRE D’ALPAGO via Marconi 7, tel. 0437 49012; SEDICO via De Gasperi, tel. 0437 852009; PONTE NELLE ALPI piazzetta Bivio, tel. 0437 99232; LENTIAI via Piave 48, 0437 750581; CORTINA Internazionale corso Italia 151 tel. 0436 2223; PIEVE DI CADORE piazza Tiziano, tel. 0435 32235; AURONZO via Roma 17, 0435 400632; CENCENIGHE via XX Settembre, tel. 0437 591143; FRASSENÉ viale della Vittoria 23, 0437
Cortina Codivilla (Valle del Boite, Centro Cadore); Val di Zoldo - Centro Servizi (Longaronese, Zoldo); Belluno, Ospedale (Ponte, Belluno, Limana e Alpago); Santo Stefano Via Dante (Comelico e Cadore). Canale d’Agordo via Roma (basso Agordino, valle del Biois); Caprile Via Dogliani (alto Agordino): 118 Per Mel, Lentiai Sedico, Trichiana, 0439 883783-883784; Alano, Cesio, Feltre, Seren, Pedavena, Sospirolo, Quero Vas, San Gregorio, S. Giustina, 0439 883287-883785; Lamon, Fonzaso, Arsiè, Sovramonte 0439 883781-883782
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L’allarme globale: l’industria delle vacanze
«Turismo, quattro anni per tornare al 2019 Il governo abolisca l’Imu per gli alberghi» Marco Michielli, presidente regionale Federalberghi: in montagna a regime l’80% delle strutture, al mare forse il 60% «Regole chiare immediate con un protocollo unico per tutta l’Italia. Follia i 10 metri di distanza tra gli ombrelloni» L’INTERVISTA Albino Salmaso
«S
iamo arrabbiati come iene e delusi. I sindaci, il Governo e la Regione ci istigano ad aprire gli alberghi. Ma nessuno a Roma e a Venezia ci dice come, quando e con quali regole. Per rimettere in moto un albergo ci vuole un mese, un camping 60-70 giorni. C’è il personale da assumere. A Roma girano bozze folli: vogliono gli ombrelloni distanziati 10 metri uno dell’altro e che in piscina ci sia una persona ogni 10 metri quadrati. Facciamo le gabbie per chi nuota?». Marco Michielli, 63 anni, presidente di Confturismo e di Federalberghi Veneto, ha messo in archivio la sua carriera di avvocato esperto di diritto commerciale per gestire l’albergo di famiglia a Bibione, ma quest’anno non intende aprire i battenti. E in questi mesi ha sottoscritto un accordo “storico” con le banche: la moratoria di 24 mesi sui mutui. Presidente, quale scenario si presenta per il Veneto, leader in Italia per presenze turistiche? In altre parole, quanti alberghi riapriranno al mare e in montagna quest’estate? «Stime esatte non ce ne sono perché arrivano solo telefonate per cancellare le prenotazioni di luglio, agosto e settembre. Le posso esprimere il sentiment della categoria: in montagna siamo sull’ordine del 70-80% di probabili riaperture con segnali d’interesse delle famiglie per le passeggiate tra i boschi per il minore affollamento. Al mare la situazione è più drammatica. Forse si arriva al 50-60% di strutture aperte, la Croazia preme ancora per il corridoio con la Germania e difficilmente vedremo gli stranieri che sono il 60-70% degli ospiti. Non sappiamo se potremo uscire dalla nostra regione. Se poi le fabbriche lavorano in agosto e i dipendenti hanno smaltito le ferie con il lockdown, avremo pensionati e dipendenti pubblici: il 20% della potenziale clientela. Mi sa che la gente non ha né la testa né gli schei per andare in vacanza». Crisi nera, nessuno spiraglio di ripresa per il turismo? «Purtroppo no. Il comparto arriverà al boom del 2019 solo nel 2023, la crisi sarà lunga e drammatica: 3-4 anni almeno. 500 mila stagionali non saranno riassunti, 100 mila dei quali in Veneto: gen-
«Siamo arrabbiati e delusi. I sindaci, il Governo e la Regione ci incitano ad aprire» «Ma nessuno a Roma e a Venezia ci sa dire come e con quali regole sanitarie» «Federalberghi, Fipe, Faica hanno elaborato un piano avvalorato da virologi» «In Spagna hanno approvato il 48 ore lo stesso nostro protocollo» te che lavora da maggio a ottobre e si trova in inverno con la Naspi dimezzata dalla riforma Renzi. Per loro sarà la fame. Non è l’operaio con la Cig all’80% di stipendio, qui siamo alla canna del gas. La stagione 2020 è persa. Per tutti: Verona e il Garda senza il cartellone dell’Arena non hanno futuro, Venezia ha il 90% di stranieri e gli aerei non volano. E così le terme e la montagna. Da tre mesi gli alberghi non incassano un euro e i dipendenti sono in cassa integrazione ma i soldi da Roma non arrivano e chi ha un piccolo patrimonio li anticipa, ma le strutture familiari non ce la fanno». Quattro anni di crisi nera, ma gli “eroi volontari” della riapertura chi sono? «Chi ha la struttura in affitto è costretto ad aprire i battenti per pagare i canoni. Chi è in costanza di proprietà dell’immobile e ha qualche gruzzolo in banca può invece permettersi di chiudere. Le faccio un’ipotesi: se lavora la metà degli alberghi c’è la speranza di arrivare al 40-50% del fatturato 2019, il break-even point del bilancio. Se aprono tutti si va verso il fallimento». Il dialogo con il governo come procede? «Male. Una vergogna. Confindustria ha chiuso in un baleno l’accordo con Conte sostenuta dal sindacato. La ministra Catalfo non sa cos’è la Cig per il turismo e Franceschini pensa solo al bonus cultura, a cinema e teatri. Da due mesi ci stanno prendendo in giro e se non ci sono regole chiare noi non apriamo. Lo scoglio più grosso da supe-
Passeggiata sul lungomare di Jesolo, che con le altre località venete si trova alla vigilia di una difficile stagione turistica estiva
rare è la normativa sanitaria. C’è il rischio di creare dei Covid center ovunque». Confindustria ha elaborato dei protocolli, voi cosa avete proposto al ministro Franceschini? «Federalberghi, Fipe, Faica hanno elaborato un piano avvalorato da virologi e Croce Rossa: il 24 aprile lo abbiamo spedito al ministero della Sanità e siamo in attesa. Tre giorni fa i colleghi della Spagna hanno tradotto il nostro documento e ieri il governo di Madrid gliel’ha approvato. In 48 ore via libera». E quindi? «Fino a quando non c’è un testo scritto nessuno apre. Girano proposte strane: ogni bagnante deve avere almeno 10 mq in piscina. Alla follia dei ministeri bisogna poi sommare i 20 protocolli delle regioni: basta con lo zelo della burocrazia. Ci vuole un
protocollo unico su base nazionale. Per le spiagge parlano di 10 metri tra un ombrellone e l’altro: Bibione e Jesolo ci possono provare, ma Alassio e la Liguria no. Poi c’è l’assurda norma Inail che ha catalogato il Covid come infortunio sul lavoro: se un mio dipendente si contagia mentre è al bar o in “camporella” ne rispondo io sul piano civile e penale in tribunale. Ci vuole uno scudo che ci garantisca». Il governo ha messo sul piatto il bonus vacanza, 250-300 euro a famiglia per il turismo domestico. Con il limite di reddito fissato a 25 mila euro. Lei che ne pensa? «Briciole. I ministri arrivano con l’elicottero per gestire la crisi di un’azienda di 80 dipendenti, noi abbiamo 3 milioni di posti di lavoro e a Roma non si muove nessuno.
Marco Michielli
Ministero del Lavoro non pervenuto. Mentre Franceschini è bravo per la cultura ma non si capisce perché abbia chiesto la delega del turismo. Ne parla con disprezzo. Il tetto di reddito a 25 mila euro è
troppo basso, aiuta i poveri e i cassintegrati che in ferie non ci vanno mai». Lei cosa propone? «Il ministero ha stanziato un miliardo e mezzo per il bonus vacanza: o alzano il tetto di reddito oppure assegneranno 2-300 milioni al massimo. Così i soldi restano al Mef. Noi abbiamo proposto di utilizzare questi fondi per abolire l’Imu sugli alberghi: basta 1 miliardo. Sono soldi freschi che restano alle imprese: il mio albergo paga 54 mila euro, il Danieli un milione l’anno. Ecco, sospendere l’Imu equivale a un’iniezione di liquidità: 54 mila euro restano sul mio conto corrente. E anche la Tari va ridiscussa: io verso 12 mila euro l’anno, ma se tengo chiuso non produco rifiuti. E i sindaci debbono rinegoziare le tariffe: si paga solo l’asporto reale». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 10 Maggio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid-19
SARS-CoV-2 in Veneto Dati aggiornati al 09/05/2020 ore 17:00
In Italia centomila persone guarite Contagi al minimo
Fonte: AZIENDA ZERO REGIONE VENETO
Sono stati diagnosticati nel territorio della Regione Veneto
18.702 (+53 rispetto a ieri) casi di infezione da Sars-CoV-2 5.814 (-165)
Numero di casi diagnosticati per Provincia di residenza
attualmente positivi
6.163
(-340) in isolamento domiciliare
1146
in ospedale
726 (-22) in area non critica 77 (-3) in terapia intensiva
3806 432
in strutture intermedie
1.643 (+2)
Mai registrato un numero così `A Nordest si stanno svuotando basso di nuovi malati, 194 i morti le terapie intensive e i reparti
decessi
3.188
IL BILANCIO VENEZIA Oltre centomila guariti, dei quali quattromila in un solo giorno. Sono questi i numeri di un’Italia che sta uscendo dal Coronavirus. A livello nazionale sono 84.842 i malati in base al bollettino aggiornato a ieri, 3.119 in meno rispetto al giorno precedente. Un virus che ha seminato nel suo passaggio 30.395 morti, 194 in più nella giornata di ieri. I contagi totali dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 sono 218.268 (+ 1.083), ma il numero dei guariti che dà il segnale tangibile della ripresa è appunto giunto a quota 103.031 (+ 4.008) in 24 ore.
IN VENETO Un percorso in discesa anche in Veneto che registra una diminuzione dei positivi che si fermano a 5.814 (-165), delle persone in isolamento domiciliare che sono ora 6.193 (-340), così come calano i ricoverati in area non critica e nelle terapie intensive che di fatto si stanno svuotando. I decessi a livello regiona-
DOMANI IN VENETO VENGONO SPEDITE LE LETTERE A CHI HA SCONFITTO IL VIRUS PER CREARE LA BANCA DEL PLASMA
IL CASO VENEZIA Sono almeno dieci, ma la lista si allunga di giorno in giorno, gli esposti depositati dai familiari degli anziani morti nelle Rsa e nelle case di riposo del Veneto. Le Procure di mezza regione hanno aperto fascicoli per capire come si siano diffusi i contagi e per accertare cosa sia stato fatto per tutelare la salute degli ospiti e degli operatori. Per fare chiarezza il Movimento 5 Stelle del Veneto avanza la richiesta di una commissione speciale d’inchiesta regionale. I conti non tornano agli esponenti pentastellati che hanno confrontato il numero delle vittime da Coronavirus in Veneto con il report di Istat e Istituto superiore della sanità che ha rapportato la media dei morti nel primo trimestre degli anni scorsi con il numero di decessi registrati nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2020. «Secondo il rapporto in Veneto nel primo trimestre ci sono stati mille morti - spiega Enrico Cappelletti candidato presidente M5s del Veneto - circa il doppio rispetto ai 511 decessi da Coronavirus apparsi nei dati della Regione. Numeri incompatibili sui quali bisogna indagare».
I numeri
5814 persone positive in Veneto, 165 in meno in 24 ore
6163 coloro che si trovano in isolamento domiciliare in Veneto
209 i guariti in 24 ore a livello regionale
1643 i morti veneti complessivi
sorgente benefica donando un po’ del loro plasma - dice la lettera che riceveranno da domani i guariti - non soltanto: ma abbiamo l’ambizione di poter provvedere alle possibili ricomparse future di questa malattia conservando quote congelate del prezioso sangue da utilizzare al momento opportuno». Da qui l’invito: «Lei potrebbe essere la persona che stiamo cercando - conclude la missiva - la preghiamo perciò di poter aderite alla nostra iniziativa e di comunicarci la sua disponibilità». Si confida quindi nella generosità e disponibilità di chi è uscito dal tunnel e può così aiutare le persone ancora malate o che potrebbero contrarre il virus.
11.238
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guariti (negativizzati al test)
10,60%
ricoverati complessivi
0-14 15-24 25-44
43% 57%
85+ anni
10.000 8.000 6.000 4.000 2.000
IN FRIULI
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Numeri contenuti anche in Friuli Venezia Giulia dove i casi positivi in più sono stati ieri 8 per complessivi 3.124. I totalmente guariti sono 1.832 e l’unica vittima registrata nella giornata di ieri è stato un cittadino di Pordenone, il 93enne Emilio Grizzo, deceduto all’ospedale Santa Maria degli Angeli. Lo ha
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Deceduti totali
19
Guariti
comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute e Protezione civile, Riccardo Riccardi, dalla sede operativa di Palmanova. Per quanto riguarda i pazienti affetti da coronavirus de-
disperata! Mia nonna ha preso 550 euro di multa perché in via Paradisi l’hanno fermata e ai vigili ha detto che non andava da una congiunta, ma da una sua amica - spiega la nipote -. Ha risposto in maniera onesta e sincera dicendo la verità: in giro ci sono persone che escono inventandosi congiunti mai esistiti. Mia nonna prende 820 euro di pensione e questi soldi non li ha. Lei ha sempre rispettato tutto nella vita, paga sempre prima della scadenza le bollette. Non voglio fare la vittima, ma mi sembra davvero esagerato: se invece di dire la verità, rispondeva che stava
studiato per verificare se ci siano state responsabilità». Un’inchiesta conoscitiva sulla gestione delle residenze per anziani pubbliche e private grava anche sulla provincia di Venezia. È stata aperta dalla Procura della città lagunare che ha delegato i carabinieri del Nas di Treviso ad acquisire dati e linee guida seguite per i decessi avvenuti tra gli
34,32%
12.000
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CONEGLIANO L’ingresso di Casa Fenzi, su cui indaga la Procura di Treviso
passeggiando a multa non se la prendeva! Alla fine le pagheremo noi la multa perché lei non vuole fare querele o ricorsi». La notizia è arrivata anche all’orecchio dei consiglieri di opposizione che hanno parlato di «tolleranza e rispetto della legge a corrente alternata da parte dell’amministrazione. I nomadi sono bellamente arrivati, in più ondate, a Vigonza e hanno abusivamente occupato il campo e nessuno li ha visti o fermati, invece un’anziana che dice la verità e non cerca sotterfugi, riceve una multa come premio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
«I CONTI NON TORNANO SE CONFRONTATI CON I DATI DI ISTAT E ISS SERVE CHIAREZZA SU QUANTO È STATO FATTO»
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I 5 stelle veneti: «Una commissione d’inchiesta sulle morti negli ospizi» La battaglia legale delle Rsa per anziani parte intanto da Casa Fenzi a Conegliano, ma potrebbe essere seguita anche dal Cesana Malanotti di Vittorio Veneto. «Treviso ha avuto il 32,4% dei decessi - per il consigliere regionale Simone Scarabel - quasi il doppio di Padova e più della stessa Verona - è un caso che va
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Numero di casi positivi per SARS-CoV-2
Va a trovare l’amica: 88enne multata, perde metà della pensione
LE NDAGINI
4,18% 18,33%
14,22%
Padova
PADOVA Esce per andare a trovare un’amica, anziana di 88 anni multata di 550 euro. La Polizia locale di Vigonza, in provincia di Padova, ha fermato una donna mentre camminava in via Paradisi a Peraga di Vigonza. «Sto andando a trovare un’amica!», ha risposto l’anziana. Ma i semplici amici, come è stato più volte chiarito, non rientrano nella categoria dei congiunti, ai quali invece è ora consentito andare a far visita, e pertanto no rappresentano un valido motivo per lo spostamento. Gli agenti hanno così dovuto procedere con la sanzione che è di 550 euro. «Sono
1,91%
16,45%
(+25) dimessi a domicilio
le sono stati complessivamente 1.643 (+2), mentre i guariti 11.238 (+209). In un Veneto, che giorno dopo giorno tira un sospiro di sollievo, si pensa anche alle cure nell’eventualità arrivasse la “ricaduta” in autunno. Partiranno domani infatti le lettere del Sistema sanitario regionale veneto a oltre 3mila persone guarite dal Coronavirus affinché si rechino a donare il loro sangue per la creazione della banca del plasma. Un’operazione in cui crede il governatore del Veneto Luca Zaia, dopo che la sperimentazione della terapia con plasma “iper-immune” così viene definito quello dei guariti con un numero adeguato di anticorpi - condotta dal direttore dell’Unità operativa immunotrasfusionale dell’azienda ospedaliera di Padova Giustina De Silvestro, ha evidenziato un netto miglioramento delle condizioni dei pazienti. «I confortanti risultati ottenuti nel decorso clinico dei malati così trattati ci ha dato la forza per sostenere e avviare la ricerca delle persone che hanno superato la malattia e potrebbero divenire
2592
4935
82 (-35)
`
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2768
ospiti. La lente di ingrandimento è puntata sulla struttura “Venezia” di Marghera. «Qui - ricorda la consigliera regionale Erika Baldin - sono stati trovati 90 anziani positivi e 20 sono morti». Lo stesso accade a Merlara nel Padovano: la Procura ha aperto un fascicolo sulla casa di riposo Scarmignan, dove sono morti 30 dei 70 ospiti. Infine a Verona c’è
ceduti, i dati su base territoriale rimangono quindi quasi inalterati e sono 166 a Trieste, seguono Udine a quota 73, Pordenone 65 e Gorizia 4. Per quanto riguarda le persone risultate positive al virus, l’area Triestina registra 1.311 infettati, quella di Udine 968, segue Pordenone con 650 e Gorizia con 195. Sono 3 i pazienti che si trovano in terapia intensiva, mentre i ricoverati in altri reparti sono 101 e 765 le persone in isolamento domiciliare. Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
un esposto del Codacons a nome dei parenti delle vittime, la città che forse detiene il primato «con Rsa in cui la metà dei pazienti è morta per il contagio» dice il consigliere veneto Manuel Brusco. «È doveroso fare una commissione regionale d’inchiesta perché queste strutture dovevano essere considerate situazioni ad alto rischio fin dall’inizio, mentre la Regione è intervenuta tardivamente» per la senatrice M5s Barbara Guidolin che coinvolgerà anche la Commissione dei diritti umani a Roma di cui fa parte.
LA REGIONALI La Regione Veneto il 20 aprile ha diffuso i risultati dei tamponi eseguiti all’interno delle case di riposo del Veneto. Tre su quattro erano risultate Covid free. Libere quindi dal Coronavirus che però aveva già ucciso 376 anziani e all’epoca altri 272 erano ricoverati negli ospedali. La ricognizione della Regione aveva riguardato 330 ospizi, dove erano stati trovati positivi 2.154 degenti (il 6,4%) e 1.003 lavoratori (il 3,25%). Rispetto al totale, 244 strutture (il 73,9%) erano risultate completamente negative ai test effettuati sui degenti. r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 10 Maggio 2020 www.gazzettino.it
La riapertura a Nordest Il primo monitoraggio del Veneto*
Capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti
*aggiornamento al 6 maggio
Capacità di monitoraggio Nuovi casi negli ultimi 5 giorni (1°-5/5)
205
5
139
Totale nello stesso periodo Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi
Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in Terapia Intensiva in cui è indicata la data
1.391 2.218
81 81
Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla Terapia Intensiva) in cui è indicata la data di ricovero
1.057 1.063
-46.8% (694 casi 29/4-5/5, 1.304 casi nuovi 22-28/4) Soglia
Soglia Mediana settimanale
Trend settimanale in diminuzione o stabile
VENEZIA Al termine della settimana inaugurale della “fase 2”, il Veneto registra un «rischio basso», in termini sia di «probabilità» che di «impatto» di una minaccia sanitaria. A dirlo sono i primi riscontri del monitoraggio regionale condotto dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di Sanità, dai cui risultati dipendono le riaperture differenziate nei diversi territori. Il documento, che Il Gazzettino ha potuto visionare, è aggiornato al 6 maggio ed è intitolato “Report 0: situazione alla fine del lockdown”, dopodiché l’analisi sarà ripetuta settimanalmente sui vari indicatori contenuti in tre macro-aree.
CAPACITÀ DI MONITORAGGIO La prima riguarda la capacità di monitoraggio della Regione, intesa come efficienza dei sistemi di sorveglianza sull’andamento del contagio, partendo dal fatto che fra il 1° e il 5 maggio il Veneto ha registrato 205 nuovi casi, di cui 139 riguardanti con persone con più di 50 anni. Svariati i para-
L’ANALISI INIZIALE È AGGIORNATA AL 6 MAGGIO MA LA RILEVAZIONE SARÀ RIPETUTA OGNI SETTIMANA
=5 giorni
Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss
Soglia
Trend settimanale in diminuzione o stabile Numero di nuovi focolai di trasmissione
0 Mancato aumento nel numero di focolai di trasmissione attivi nella regione
0,53
Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il Comune di domicilio o residenza
Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva per pazienti Covid-19
Soglia
Rt regionale calcolabile e =1 in tutte le regioni
12% Soglia
99,8%
= 30%
Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti Covid-19
99,4% Soglia Almeno il 60% con trend in miglioramento
18% Soglia
= 40%
Il rapporto del ministero: «Veneto a basso rischio» I primi risultati del monitoraggio legato `Gli indicatori di sorveglianza, diagnosi alle riaperture “promuovono” la Regione e tenuta dei servizi rispettano gli obiettivi `
metri che vengono analizzati. Per esempio il numero di sintomatici notificati di cui l’apparato veneto ha saputo specificare la data di inizio dei sintomi: 1.391 su 2.218, cioè il 62,7% del totale. Poi c’è la quantità di malati di cui la macchina regionale è stata in grado di ricostruire la storia del ricovero in ospedale, indicando il giorno dell’ingresso in area non critica: 1.057 su 1.063 (99,4%). Lo stesso è stato chiesto per i degenti della Terapia Intensiva e qui il Veneto segna il 100%: 81 su 81. Infine il numero di casi di cui la struttura è riuscita a riportare il Comune di domicilio o residenza: 5.732 su 5.744 (99,8%). Ma qual è la soglia da raggiungere? «Almeno il 60% con trend in miglioramento»: esame superato.
CAPACITÀ DI ACCERTAMENTO Il secondo settore di valutazio-
ne concerne la capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti. Il tempo mediano che intercorre l’inizio dei sintomi e il momento della diagnosi è di 5 giorni, rilevato in 48 casi considerando proprio la data in cui si è manifestata la sintomatologia e in altri 100 quella in cui è avvenuto il prelievo, motivo per cui gli analisti ministeriali annotano che questo indicatore «non è al momento pienamente valutabile». Ad ogni modo l’obiettivo atteso è esattamente quello: «Mediana settimanale = 5 giorni». Quindi risulta soddisfatta anche questa seconda richiesta, peraltro in coerenza con l’alto rendimento espresso dalla Regione pure nello svolgimento dei tamponi, com’è emerso anche dall’indagine della Fondazione Gimbe: con una media giornaliera di 166 test ogni 100.000 abitanti, il Veneto
viaggia in seconda classe insieme a Trentino, Valle d’Aosta, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, mentre Sardegna, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia stanno in quinta e ultima fila con valori compresi fra 53 e 37.
STABILITÀ DI TRASMISSIONE La terza area comprende la stabilità di trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari, misurata secondo alcuni aspetti. Ad esempio il numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni. Con 694 infetti dal 29 aprile al 5 maggio e altri 1.304 dal 22 al 28 aprile, il Veneto segna un calo del 46,8%, rispettando quindi appieno l’aspettativa di un «trend settimanale in diminuzione o stabile». Questo stesso obiettivo viene centrato pure nella quantità di casi comunicati con le date di diagnosi, prelievo e sintomi: la ridu-
zione è del 46,8%, con 487 contagi fra 29 aprile e 5 maggio, rispetto ai 916 fra 22 e 28 aprile. C’è poi la questione Rt, cioè l’indice di propagazione del contagio durante questa fase, che risulta pari a 0,53 (una persona ne infetta poco più di mezza), ben al di sotto della richiesta ministeriale secondo cui il valore deve essere «calcolabile e =1 in tutte le regioni».Per
Tajani e Marin: «Con il Mes possiamo costruire il nuovo ospedale di Padova» medici e di personale sanitario».
SANITÀ
LA RICHIESTA
FORZA ITALIA Antonio Tajani
DEPUTATO Marco Marin
attesa per il prossimo autunno. «Bisogna essere pronti - annuncia il vicepresidente di Forza Italia - perché se la prima epidemia ci ha presi alla sprovvista, la seconda non può fare lo stesso numero di vittime». Ecco che per contrastare quello che Tajani chiama il «nemico invi-
sibile» bisogna difendere e valorizzare le eccellenze che ci sono in Italia. Il che significa «intraprende una politica sanitaria che vada incontro alle eccellenze attraverso investimenti nelle strutture, nelle specializzazioni, nella ricerca, nella formazione e nell’assunzione di
Risorse, quelle che arrivano dall’Europa, destinate alla sanità e che devono essere investite per la tutela della salute. «Di fronte a questa pandemia non si può non riconoscere l’altissimo livello della sanità veneta prosegue Marin - che ha saputo fronteggiare l’emergenza distinguendosi a livello nazionale, ma diventando esempio europeo e anche mondiale». Una sanità «che non è seconda a nessuna» e tale lo «deve essere anche sul fronte degli investimenti». Da qui il deputato padovano chiede proprio un intervento per l’ospedale della sua città. «Chiedo al governo che destini parte del finanziamento per realizzare il nuovo ospeda-
89389fbf-de02-4774-af10-f85a4b5e1411
L’Ego-Hub
poter riaprire, bisogna che i nuovi focolai di trasmissione registrino un «mancato aumento»: ebbene in Veneto sono zero. Il tasso di occupazione dei posti letto di Terapia Intensiva per pazienti Covid-19 è del 12%, molto al di sotto della soglia fissata al 30%, così come quello relativo ai degenti in area medica è del 18%, quando il massimo è fissato al 40%. Terza prova passata.
BUON AUSPICIO Incrociando tutti questi indicatori, gli algoritmi arrivano a un risultato che per il Veneto pare suonare di buon auspicio per una promozione, in una scala che può andare da «molto basso» a «molto alto»: «La valutazione del rischio realizzata in base ai dati forniti evidenzia una bassa probabilità ed un basso impatto portando ad una classificazione del rischio settimanale bassa di una trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 sul territorio regionale». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
Covid, tamponi effettuati Classe di propensione (n. tamponi/die per 100.000 abitanti)
Regione
Media tamponi/die per 100.000 abitanti Media tamponi/die % tamponi diagnostici
Classe 1 (>250)
Trento Valle d’Aosta Bolzano Veneto Friuli Venezia G. Piemonte Emilia R. Umbria Liguria Lombardia Marche Basilicata Toscana Molise Abruzzo Lazio Sardegna Calabria Campania Sicilia Puglia
222 192 170 166 157 117 106 103 102 99 99 95 85 76 68 64 53 52 47 46 37
Classe 1 (130-250)
Classe 2 (100-129)
VENEZIA Usare il Mes per finanziare l’ospedale di Padova. I 36 miliardi di euro, da restituire in dieci anni con interessi contenuti, messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità siano un’opportunità per valorizzare le eccellenze sanitarie italiane e in particolare venete. Partendo da questo presupposto Marco Marin, deputato veneto di Forza Italia, chiede al governo che «parte di questi soldi vengano utilizzati per la realizzazione del nuovo ospedale di Padova», mentre l’europarlamentare Antonio Tajani allarga lo spettro perché questa sia un’occasione «per valorizzare le eccellenze sanitarie italiane», specie in previsione della seconda ondata di coronavirus
-46.8%
Soglia
Fonte: Ministero della salute e Istituto superiore di sanità
IL DOCUMENTO
Numero di casi per data diagnosi, prelievo e sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 per giorno (487 casi 29/4-5/5, 916 22-28/4)
(48 casi con data inizio sintomi, 100 casi sintomatici con data prelievo negli ultimi 7 giorni)
100%
5.732 5.744
Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni
Tempo mediano tra data inizio sintomi e data di diagnosi
Nuovi casi negli ultimi 5 giorni (1°-5/5) >50 anni
62,7%
Stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari
Classe 3 (60-99)
Classe 4 (<60)
1.203 241 900 8.151 1.904 5.103 4.719 912 1.580 9.940 1.503 538 3.164 231 897 3.789 872 1.018 2.723 2.284 1.507
Fonte: Elaborazione Gimbe da casi confermati dalla Protezione Civile, 6 maggio
le di Padova - prosegue Marin questa città con la sua Università di medicina, i suoi medici e i suoi ospedali è sempre stata un esempio e tale si è dimostrata anche di fronte a questa emergenza. Quindi, in questo le va riconosciuto un primato e il governo deve impegnarsi perché tali risultati vengano valorizzati a partire dal nuovo ospedale». Un Veneto che non può essere sottovalutato, perché «territorio di crocevia economico e anche turistico - ricorda Tajani - una regione all’avanguardia e
46,7 N.D. 37,3 58,1 63,5 65,9 59,3 72,4 56,5 53,4 68,2 95,0 61,0 N.D. 58,8 N.D. 85,9 96,7 25,3 78,3 98,0 L’Ego-Hub
che deve essere d’esempio e fare da pilota investendo nella ricerca, fondamentale per uscire da questa situazione. Le eccellenze di Padova, ma anche del Centro e del Sud Italia devono avere risorse per poter lavorare». Questo perché la seconda ondata di coronavirus, se arriverà e quando arriverà, trovi ad affrontarla ospedali attrezzati, personale formato, terapie intensive potenziate e non replichi le trentamila vittime che ad oggi ha fatto in tutta Italia. Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 10 Maggio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza Covid-19
SARS-CoV-2 in Veneto Dati aggiornati al 09/05/2020 ore 17:00
In Italia centomila persone guarite Contagi al minimo
Fonte: AZIENDA ZERO REGIONE VENETO
Sono stati diagnosticati nel territorio della Regione Veneto
18.702 (+53 rispetto a ieri) casi di infezione da Sars-CoV-2 5.814 (-165)
Numero di casi diagnosticati per Provincia di residenza
attualmente positivi
6.163
(-340) in isolamento domiciliare
1146
in ospedale
726 (-22) in area non critica 77 (-3) in terapia intensiva
3806 432
in strutture intermedie
1.643 (+2)
Mai registrato un numero così `A Nordest si stanno svuotando basso di nuovi malati, 194 i morti le terapie intensive e i reparti
decessi
3.188
IL BILANCIO VENEZIA Oltre centomila guariti, dei quali quattromila in un solo giorno. Sono questi i numeri di un’Italia che sta uscendo dal Coronavirus. A livello nazionale sono 84.842 i malati in base al bollettino aggiornato a ieri, 3.119 in meno rispetto al giorno precedente. Un virus che ha seminato nel suo passaggio 30.395 morti, 194 in più nella giornata di ieri. I contagi totali dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 sono 218.268 (+ 1.083), ma il numero dei guariti che dà il segnale tangibile della ripresa è appunto giunto a quota 103.031 (+ 4.008) in 24 ore.
IN VENETO Un percorso in discesa anche in Veneto che registra una diminuzione dei positivi che si fermano a 5.814 (-165), delle persone in isolamento domiciliare che sono ora 6.193 (-340), così come calano i ricoverati in area non critica e nelle terapie intensive che di fatto si stanno svuotando. I decessi a livello regiona-
DOMANI IN VENETO VENGONO SPEDITE LE LETTERE A CHI HA SCONFITTO IL VIRUS PER CREARE LA BANCA DEL PLASMA
IL CASO VENEZIA Sono almeno dieci, ma la lista si allunga di giorno in giorno, gli esposti depositati dai familiari degli anziani morti nelle Rsa e nelle case di riposo del Veneto. Le Procure di mezza regione hanno aperto fascicoli per capire come si siano diffusi i contagi e per accertare cosa sia stato fatto per tutelare la salute degli ospiti e degli operatori. Per fare chiarezza il Movimento 5 Stelle del Veneto avanza la richiesta di una commissione speciale d’inchiesta regionale. I conti non tornano agli esponenti pentastellati che hanno confrontato il numero delle vittime da Coronavirus in Veneto con il report di Istat e Istituto superiore della sanità che ha rapportato la media dei morti nel primo trimestre degli anni scorsi con il numero di decessi registrati nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2020. «Secondo il rapporto in Veneto nel primo trimestre ci sono stati mille morti - spiega Enrico Cappelletti candidato presidente M5s del Veneto - circa il doppio rispetto ai 511 decessi da Coronavirus apparsi nei dati della Regione. Numeri incompatibili sui quali bisogna indagare».
I numeri
5814 persone positive in Veneto, 165 in meno in 24 ore
6163 coloro che si trovano in isolamento domiciliare in Veneto
209 i guariti in 24 ore a livello regionale
1643 i morti veneti complessivi
sorgente benefica donando un po’ del loro plasma - dice la lettera che riceveranno da domani i guariti - non soltanto: ma abbiamo l’ambizione di poter provvedere alle possibili ricomparse future di questa malattia conservando quote congelate del prezioso sangue da utilizzare al momento opportuno». Da qui l’invito: «Lei potrebbe essere la persona che stiamo cercando - conclude la missiva - la preghiamo perciò di poter aderite alla nostra iniziativa e di comunicarci la sua disponibilità». Si confida quindi nella generosità e disponibilità di chi è uscito dal tunnel e può così aiutare le persone ancora malate o che potrebbero contrarre il virus.
11.238
(+209)
guariti (negativizzati al test)
10,60%
ricoverati complessivi
0-14 15-24 25-44
43% 57%
85+ anni
10.000 8.000 6.000 4.000 2.000
IN FRIULI
0
Numeri contenuti anche in Friuli Venezia Giulia dove i casi positivi in più sono stati ieri 8 per complessivi 3.124. I totalmente guariti sono 1.832 e l’unica vittima registrata nella giornata di ieri è stato un cittadino di Pordenone, il 93enne Emilio Grizzo, deceduto all’ospedale Santa Maria degli Angeli. Lo ha
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24
Deceduti totali
19
Guariti
comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute e Protezione civile, Riccardo Riccardi, dalla sede operativa di Palmanova. Per quanto riguarda i pazienti affetti da coronavirus de-
disperata! Mia nonna ha preso 550 euro di multa perché in via Paradisi l’hanno fermata e ai vigili ha detto che non andava da una congiunta, ma da una sua amica - spiega la nipote -. Ha risposto in maniera onesta e sincera dicendo la verità: in giro ci sono persone che escono inventandosi congiunti mai esistiti. Mia nonna prende 820 euro di pensione e questi soldi non li ha. Lei ha sempre rispettato tutto nella vita, paga sempre prima della scadenza le bollette. Non voglio fare la vittima, ma mi sembra davvero esagerato: se invece di dire la verità, rispondeva che stava
studiato per verificare se ci siano state responsabilità». Un’inchiesta conoscitiva sulla gestione delle residenze per anziani pubbliche e private grava anche sulla provincia di Venezia. È stata aperta dalla Procura della città lagunare che ha delegato i carabinieri del Nas di Treviso ad acquisire dati e linee guida seguite per i decessi avvenuti tra gli
34,32%
12.000
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CONEGLIANO L’ingresso di Casa Fenzi, su cui indaga la Procura di Treviso
passeggiando a multa non se la prendeva! Alla fine le pagheremo noi la multa perché lei non vuole fare querele o ricorsi». La notizia è arrivata anche all’orecchio dei consiglieri di opposizione che hanno parlato di «tolleranza e rispetto della legge a corrente alternata da parte dell’amministrazione. I nomadi sono bellamente arrivati, in più ondate, a Vigonza e hanno abusivamente occupato il campo e nessuno li ha visti o fermati, invece un’anziana che dice la verità e non cerca sotterfugi, riceve una multa come premio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
«I CONTI NON TORNANO SE CONFRONTATI CON I DATI DI ISTAT E ISS SERVE CHIAREZZA SU QUANTO È STATO FATTO»
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5
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Attualmente positivi
I 5 stelle veneti: «Una commissione d’inchiesta sulle morti negli ospizi» La battaglia legale delle Rsa per anziani parte intanto da Casa Fenzi a Conegliano, ma potrebbe essere seguita anche dal Cesana Malanotti di Vittorio Veneto. «Treviso ha avuto il 32,4% dei decessi - per il consigliere regionale Simone Scarabel - quasi il doppio di Padova e più della stessa Verona - è un caso che va
45-64 65-74 75-84
Numero di casi positivi per SARS-CoV-2
Va a trovare l’amica: 88enne multata, perde metà della pensione
LE NDAGINI
4,18% 18,33%
14,22%
Padova
PADOVA Esce per andare a trovare un’amica, anziana di 88 anni multata di 550 euro. La Polizia locale di Vigonza, in provincia di Padova, ha fermato una donna mentre camminava in via Paradisi a Peraga di Vigonza. «Sto andando a trovare un’amica!», ha risposto l’anziana. Ma i semplici amici, come è stato più volte chiarito, non rientrano nella categoria dei congiunti, ai quali invece è ora consentito andare a far visita, e pertanto no rappresentano un valido motivo per lo spostamento. Gli agenti hanno così dovuto procedere con la sanzione che è di 550 euro. «Sono
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le sono stati complessivamente 1.643 (+2), mentre i guariti 11.238 (+209). In un Veneto, che giorno dopo giorno tira un sospiro di sollievo, si pensa anche alle cure nell’eventualità arrivasse la “ricaduta” in autunno. Partiranno domani infatti le lettere del Sistema sanitario regionale veneto a oltre 3mila persone guarite dal Coronavirus affinché si rechino a donare il loro sangue per la creazione della banca del plasma. Un’operazione in cui crede il governatore del Veneto Luca Zaia, dopo che la sperimentazione della terapia con plasma “iper-immune” così viene definito quello dei guariti con un numero adeguato di anticorpi - condotta dal direttore dell’Unità operativa immunotrasfusionale dell’azienda ospedaliera di Padova Giustina De Silvestro, ha evidenziato un netto miglioramento delle condizioni dei pazienti. «I confortanti risultati ottenuti nel decorso clinico dei malati così trattati ci ha dato la forza per sostenere e avviare la ricerca delle persone che hanno superato la malattia e potrebbero divenire
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ospiti. La lente di ingrandimento è puntata sulla struttura “Venezia” di Marghera. «Qui - ricorda la consigliera regionale Erika Baldin - sono stati trovati 90 anziani positivi e 20 sono morti». Lo stesso accade a Merlara nel Padovano: la Procura ha aperto un fascicolo sulla casa di riposo Scarmignan, dove sono morti 30 dei 70 ospiti. Infine a Verona c’è
ceduti, i dati su base territoriale rimangono quindi quasi inalterati e sono 166 a Trieste, seguono Udine a quota 73, Pordenone 65 e Gorizia 4. Per quanto riguarda le persone risultate positive al virus, l’area Triestina registra 1.311 infettati, quella di Udine 968, segue Pordenone con 650 e Gorizia con 195. Sono 3 i pazienti che si trovano in terapia intensiva, mentre i ricoverati in altri reparti sono 101 e 765 le persone in isolamento domiciliare. Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
un esposto del Codacons a nome dei parenti delle vittime, la città che forse detiene il primato «con Rsa in cui la metà dei pazienti è morta per il contagio» dice il consigliere veneto Manuel Brusco. «È doveroso fare una commissione regionale d’inchiesta perché queste strutture dovevano essere considerate situazioni ad alto rischio fin dall’inizio, mentre la Regione è intervenuta tardivamente» per la senatrice M5s Barbara Guidolin che coinvolgerà anche la Commissione dei diritti umani a Roma di cui fa parte.
LA REGIONALI La Regione Veneto il 20 aprile ha diffuso i risultati dei tamponi eseguiti all’interno delle case di riposo del Veneto. Tre su quattro erano risultate Covid free. Libere quindi dal Coronavirus che però aveva già ucciso 376 anziani e all’epoca altri 272 erano ricoverati negli ospedali. La ricognizione della Regione aveva riguardato 330 ospizi, dove erano stati trovati positivi 2.154 degenti (il 6,4%) e 1.003 lavoratori (il 3,25%). Rispetto al totale, 244 strutture (il 73,9%) erano risultate completamente negative ai test effettuati sui degenti. r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 10 Maggio 2020 www.gazzettino.it
Coronavirus, la città
Le mascherine sono introvabili? Palazzo Moroni ne regala 60mila Il sindaco: «Ne erano arrivate tante in dono dalla Cina, così ne abbiamo tenute da parte per momenti difficili, come questo» `
L’INIZIATIVA PADOVA Le mascherine chirurgi sono introvabili, così il Comune decide di regalare a padovani 60.000 “dispositivi di sicurezza”. La distribuzione, nelle farmacie e nelle parafarmacie, inizierà martedì prossimo. Ormai da una decina di giorni le mascherine a pezzo calmierato (quelle a 61 centesimi) anche a Padova sono diventate una chimera. Si trovano le Ffp2, quelle lavabili, ma di quelle a 50 cent più Iva, promesse dal Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, non c’è neppure l’ombra. E dal momento che la Fase 2 richiede l’utilizzo sistematico dei dispositivi di sicurezza per chi esce di casa, il Comune ha deciso di correre ai ripari.
alle mascherine. Un cortocircuito che non ci possiamo assolutamente permettere, e non voglio nemmeno pensare, come ho sentito da alcuni esperti del settore, che ci vorranno 10-15 giorni per ritornare ad avere una disponibilità di mercato piena e continua. Su questo punto sento il dovere di proteggere la città il più possibile perché è una questione di salute pubblica».
PROVVIDENZIALE «Fortunatamente per precauzione, ho tenuto da parte una scorta delle mascherine chirurgiche che ci sono state donate via via da tante città e comunità cinesi – ha detto, ancora, il primo cittadino - Nei giorni più drammatici dell’epidemia,
LA DECISIONE «Nelle ultime ore, mettendoci in ascolto della popolazione e delle categorie interessate (farmacisti in primis) abbiamo riscontrato un problema particolarmente grave: abbiamo appurato che viene meno progressivamente la disponibilità di mascherine chirurgiche sul mercato – ha spiegato ieri il sindaco Sergio Giordani - Questo, nella Fase 2 è impensabile, proprio quando gli esperti ci dicono che si tratta di un dispositivo di protezione fondamentale e il Comune ha anche attivato, primo in Veneto, una grande campagna sull’utilizzo diffuso e corretto delle mascherine. Il combinato disposto tra burocrazia e annunci come quello sul prezzo calmierato, che forse doveva essere maggiormente ponderato nei tempi e nei modi, ha generato un cortocircuito sull’accesso
DISTRIBUZIONE In farmacia
VERRANNO DISTRIBUITE NELLE FARMACIE. GIORDANI: «MI APPELLO AL SENSO CIVICO. CHI NE HA, DIA LA PRECEDENZA A CHI NE È SPROVVISTO»
quando erano davvero introvabili, ne abbiamo distribuite 150 mila ai nostri ospedali, altre migliaia ai medici di base, alle case di riposo, alle forze dell’ordine, ai volontari, alle categorie più esposte che mandavano avanti pubblici servizi e oltre 50.000 a tutti i padovani». «Seguendo i consigli del professor Crisanti con cui mi confronto spesso e che, da subito, ha insistito sull’importanza dell’uso della mascherina – ha continuato - ho deciso di mettere con urgenza a disposizione gratuita dei cittadini una nuova tranche di circa 60.000 mascherine che avevamo tenuto in custodia nel caso si fosse presentata la necessità. Di queste, una buona parte saranno distribuite da martedì ai residenti in città, fino a esaurimento, nelle farmacie e nelle parafarmacie disponibili. Ogni cittadino ne potrà avere due». «Un’altra parte sarà conservata per le categorie più fragili: anziani non autosufficienti o in gravi difficoltà per i quali stiamo valutando di attivare una seconda consegna a domicilio dopo aver raggiunto già tutti gli over 75 che vivono soli, qualche settimana fa, grazie ai volontari della campagna “Per Padova noi ci siamo” e alla Protezione Civile – ha concluso - Mi appello al senso civico dei padovani: chi ha già mascherine a disposizione o si è dotato di dispositivi riutilizzabili, ceda il passo a chi ha incontrato maggiori difficoltà a reperirle e ne hanno bisogno urgente. Per concludere, non è nel mio stile fare polemiche, tuttavia il mio è un accorato appello a Governo e Regione perché trovino immediate e pronte soluzioni a questa criticità». Alberto Rodighiero
Le celebrazioni della V domenica di Pasqua
La messa del vescovo in diretta web da Thiene ` (L.M.) Ha scelto il santuario
della Madonna dell’Olmo di Thiene il Vescovo Monsignor Claudio cipolla per celebrare la Santa Messa della quinta domenica di Pasqua. Una celebrazione che, come avviene ormai da un paio di mesi a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Coronavirus sarà in forma non pubblica. I fedeli però, come di consueto, potranno assistere alla celebrazione in diretta e pregare con monsignor Cipolla alle ore 10 collegandosi al canale YouTube della Diocesi all’indirizzo htto://www.youtube.com/c/-
DiocesiPadovaVideo oppure seguendo la Santa Messa su Tv7Triveneta la televisione che trasmette sul canale 12 del digitale terrestre. Un modo per tutti i fedeli di essere in comunione con il loro Vescovo e con la Chiesa anche se, proprio per evitare i contagi ancora non è possibile recarsi
a messa. Ieri il rosario è stato recitato in diretta dal Santuario delle Grazie di Este dal Vescovo Claudio che si sposta per essere vicino a tutti i fedeli. Un’occasione nella quale è stata dedicata un’intenzione particolare al mondo dell’assistenza e della cura della persona: dagli operatori sociosanitari a tutto il personale delle case di cura, delle residenze per anziani purtroppo duramente colpite dal contagio da Covid 19 ma anche per i malati ed i disabili, per le badanti e per tutte le persone impegnate nell’assistenza domiciliare ai più deboli.
Parchi riaperti, 15 migranti diventeranno “guardiani” IL PROGETTO PADOVA Emergenza Covid-19, a vigilare sul rispetto del distanziamento sociale nei parchi saranno anche i richiedenti asilo. Il Coronavirus ha costretto il Comune a rimodulare “Padova città inclusiva”, il progetto di inserimento lavorativo dedicato migranti titolari di protezione umanitaria. Dal momento che le aziende del territorio attualmente non sono in grado di garantire nessuna nuova assunzione, la giunta Giordani ha deciso di utilizzare gli immigrati coinvolti nel progetto nella vigilanza delle aree verdi che lunedì scorso hanno riaperto i cancelli dopo la chiusura legata al lockdown. Ad oggi, sono stati coinvolti nel
progetto 15 immigrati. «Sì l’emergenza sanitaria ci ha costretto a rivedere i nostri piani – ha spiegato ieri l’assessore al vere pubblico Chiara Gallani – Alcuni ragazzi che erano destinati ad altre mansioni sono stati assegnati alla sorveglianza dei nostri parchi». «Il loro è contributo molto prezioso – ha aggiunto l’esponente di Coalizione civica - dopo la chiusura delle aree verdi, i padovani stanno tornado a
L’ASSESSORE GALLANI: «IN DIECI HANNO GIÀ INIZIATO, IL LORO CONTRIBUTO È PREZIOSO IN QUESTO RITORNO ALLA NORMALITÀ»
AL LAVORO I migranti saranno impiegati come sorveglianti
frequentare i nostri parchi. Il rispetto del distanziamento sociale, però, è imprescindibile. Per questo abbiamo bisogni di aumentare la sorveglianza». Una decina di richiudenti asilo ha già preso servizio nei giorni scorsi. “Padova città inclusiva” è il frutto di un protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso autunno tra prefettura, questura, Confcooperative Veneto e Legacoop Veneto, oltre che con i altri soggetti costituenti il Fondo Straordinario di Solidarietà per il Lavoro (Fondazione Cassa di Risparmio di Padova Rovigo, Chiesa di Padova, Veneto Lavoro, Camera di Commercio di Padova), con il supporto del Consorzio Veneto Insieme per il coordinamento operativo. Il progetto prevede una ricer-
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ca attiva del lavoro attraverso circa 150 percorsi di inserimento lavorativo (della durata di 6 mesi) presso aziende o enti come incentivo all’assunzione. Contemporaneamente è prevista l’attivazione di percorsi formativi di sostegno nonché la ricerca di un alloggio. Lo sorso gennaio, così, il Gabinetto del sindaco ha autorizzato l’attivazione di 90 percorsi di inserimento lavorativo per migranti titolari di protezione umanitaria. Nel frattempo, però, anche Padova ha dovuto fare i conti con la pandemia e molte aziende della provincia hanno attivato la cassa integrazione. Una circostanza che rende praticamente impossibile qualsiasi tipo di assunzione. Come se non bastasse, le poche fabbriche che
sono sempre rimaste aperte, hanno richiesto specializzazioni tali da non consentire l’inserimento. Insomma, il rischio era quello che il progetto rimanesse al palo. Il Covid 19 si è trasformato, però, in un’opportunità lavorativa per questi migranti. In questi giorni, infatti, il Comune deve riorganizzare il servizio di vigilanza dei parchi e dei giardini pubblici, per evitare assembramenti e garantire il rispetto delle misure di distanziamento sociale. A fronte dell’elevato numero di aree da tenere sotto controllo (circa 150), l’amministrazione non ha la possibilità di far fronte a questa esigenza, anche perché le risorse finanziarie e di personale, sono più che limitate. Da qui l’idea di avvalersi dei partecipanti al progetto. Al.Rod.
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Primo Piano
Domenica 10 Maggio 2020 www.gazzettino.it
La corsa a riaprire
Zaia: «Tavoli a 4 metri nei ristoranti? Così chiuderanno tutti» Il presidente rilancia la richiesta a Conte `«Le regole siano ragionevoli, ma i market «Deleghi le Regioni e non aspetti il 17 sera» lascino fuori chi non porta la mascherina» `
L’ATTESA VENEZIA All’ora di pranzo Luca Zaia aveva espresso un desiderio: «Mi aspetto che stasera, come accade sempre il sabato, compaia il premier e ci dica le sue... Sarebbe già una bella notizia che dicesse: preparatevi perché il 18 maggio non scrivo più decreti». Ma a notte Giuseppe Conte non è apparso in alcuna diretta, sicché l’attesa della ripresa continua, fra le sollecitazioni a delegare le Regioni sulle riaperture e le indiscrezioni sulle prescrizioni del comitato-tecnico scientifico. Come quella circolata a proposito dei ristoranti, che ha fatto inalberare il governatore: «Leggo da qualche parte che qualcuno parla di mettere un tavolo ogni quattro metri: se lo metta a casa sua un tavolo ogni quattro metri. Ma non nei ristoranti, perché questo significa chiuderli tutti».
LA PROGRAMMAZIONE
za delle attività. Mi risulta che ieri (venerdì, ndr.) Conte abbia avuto una relazione dal comitato tecnico scientifico rispetto all’andamento dell’ultima settimana, immagino che il premier debba prendere in mano questa relazione e dire al Paese cosa vuol fare. Per quanto riguarda la situazione veneta, rispetto ai 21 indicatori posso dire che ci siamo, non abbiamo problemi, anche se sembra una battaglia navale per cui basta un colpo di vento e sei fuori...». Anche per questo il Veneto è tornato a chiedere l’autonomia di decidere: «Il presidente del Consiglio potrebbe fare un bel Dpcm con un articolo solo: “Si delegano le Regioni, a fronte della presentazione di un piano, alle riaperture”. Punto. E noi, nel rispetto delle indicazioni sanitarie, siamo per provare a riaprire tutto». In quel caso servirebbero comunque delle linee guida, «ragionevoli», auspica il leghista: «Spero che non ci sia chi applica la sua vena creativa per complicare
la vita ai cittadini. Un conto è l’esercizio scientifico, un altro è la vita reale».
LE MASCHERINE Una quotidianità in cui la Regione raccomanda il rispetto delle regole, a cominciare dall’utilizzo dei dispositivi individuali, per quanto difficili da trovare a 50 centesimi: le aziende italiane non riescono a produrli a questo prezzo e le importazioni dall’estero sono sottoposte a restrizioni. «È stato anche convertito in legge il decreto che impone le requisizioni alle dogane», ha fatto presente l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin (Protezione Civile). «Quella norma va cambiata – ha osservato Zaia – per lasciare libero il mercato. Detto questo, stiamo ricevendo tante foto di persone che non utilizzano la mascherina, perfino al supermercato. Ricordo ai gestori che se hanno qualche cliente irresponsabile, lo devono lasciar fuori dal punto vendita. Così come
deve essere chiaro che se non si usa la mascherina, diventa alto il rischio di riaccendere i focolai, tornare indietro con le quarantene e dare ragione a quelli che dicono che non si deve aprire. È un impegno minimale che chiediamo: fare un’azione di squadra per evitare tragedie umane e economiche».
LE ELEZIONI Per quanto riguarda la data delle elezioni, Zaia resta convinto dell’opportunità di aprire le urne in luglio, malgrado la notizia di una riunione fra i parlamentari veneti della Lega in cui nessuno avrebbe contraddetto Matteo Salvini sulla proposta di ottobre: «Se fosse così, vorrebbe dire che il segretario ha una visione nazionale sulle Regioni che vanno al voto. E lo può fare assolutamente, nel pieno delle sue funzioni, legittimamente. Di certo Salvini ha sempre detto che il Veneto merita di andare al voto subito».
Zaia ne ha fatto una questione di programmazione: «Serve un’indicazione chiara, così che tutti noi ci si possa organizzare. Da una parte è fondamentale che i cittadini lo sappiano: i parrucchieri e i ristoratori non possono venire a conoscenza il 17 sera che riaprono l’indomani, perché non funziona così. Ma dall’altra anche noi abbiamo un problema, che è quello dei servizi della prevenzione, collegati alla riparten-
FUORI PROGRAMMA DI UN’EDUCATRICE IN UNA PARITARIA: «RASSICURI I BAMBINI CHE NON SONO A CASA PER COLPA LORO»
IL SOSPETTO VENEZIA «Se il virus perde forza vuol dire che è artificiale. Un virus in natura non perde forza con questa velocità». L’ipotesi è stata lanciata ieri dal presidente del Veneto Luca Zaia, con riferimento a quanto affermato da un ricercatore lombardo secondo il quale il virus starebbe perdendo forza per via delle mutazioni. «Notiamo che la fase endemica, quella del contagio forte, è oggi meno importante, meno rappresentata. Sarà la temperatura, sarà che il virus si è spompato, magari se ne andrà definitivamente e così non avremo la recidiva autunnale. È la mia personale opinione, ma non di scienziato, se va via tanto velocemente, qualcosa di artificiale c’è di mezzo», ha argomentato il governatore, precisando che «so-
VENETO Il governatore Luca Zaia
I BIMBI
Già ingaggiati 1.087 sanitari ora tre bandi per altri 220
IL PIANO
VINCOLI I ristoranti si apprestano a riaprire ma tra molte prescrizioni
Il dubbio (fugato) del governatore: «Se il virus perde forza è artificiale» lo gli scienziati possono sequenziare il virus, vederne il Dna, capire se risulta essere un “taglia e cuci”, avere frammenti di altri virus, oppure essere autentico. Il nostro mestiere è occuparci della salute dei cittadini, che non prescinde dal fatto che informazioni come questa darebbero risposte a molti
GLI SCIENZIATI NEGANO CHE SIA POSSIBILE. LA PROF VIOLA: «SE SPARISCE È SOLO GRAZIE A CURE E LOCKDOWN»
quesiti di natura anche clinica». La tesi di un’origine artificiale del Sars-Cov2, che risulterebbe perciò anomalo, spiegherebbe il calo drastico del contagio, anche se «è indubbio che i fattori possono essere molteplici - ha rposeguito Zaia - e la comunità scientifica spesso non è concorde sulle cause» citando una molteplicità di fattori, dal cambio delle temperature, all’andamento naturale dei Coronavirus che se ne vanno in primavere/estate, dalla mutazione del virus all’eventualità dell’artificialità. «Un’ipotesi quest’ultima tutta da dimostrare, che è in capo agli esperti». Già, gli esperti che dicono? Antonella Viola, immunologa, pro-
fessore ordinario di Patologia generale presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova nonché direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica “Città della Speranza”., non ha dubbi: «Tutti i virologi del mondo sono concordi nel ritenere che il virus si è sviluppato naturalmente. Se fosse stato manipolato in laboratorio - argomenta la prof. Viola - presenterebbe delle sequenze facilmente riconoscibili. Ma non possiamo neanche affermare che stia diventando più “buono” perché non ci sono evidenze scientifiche in tal senso: stiamo piuttosto vivendo il risultato del lockdown e delle misure messe in atto che hanno permes-
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VENEZIA A causa dell’emergenza Covid-19, il Veneto ha ingaggiato finora 1.087 nuovi sanitari. E altri 220 saranno reclutati tramite tre avvisi, in scadenza mercoledì, emanati da Azienda Zero. L’ha annunciato ieri Manuela Lanzarin (in foto), assessore regionale alla Sanità, precisando anche che «la spesa aggiuntiva per il personale ammonta a 35 milioni di euro». Nel dettaglio, sono stati inseriti negli ospedali 320 medici, 405 infermieri e 270 (di cui 548 a tempo indeterminato, 119 a termine, 339 con rapporto di libera professione, 67 in quiescenza e 5 trattenuti in servizio), nonché svariati biologi, tecnici e assistenti. Ora si cercano ulteriori 105 assistenti sanitari, 105 tecnici di laboratorio e 10 medici di Malattie infettive. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
so di capire la patologia, migliorare gestione del paziente, affinare le cure. Il virus non si è ingentilito, sia chiaro: se vedremo delle effettive mutazioni che testimoniano la minore aggressività del Covid-19, ne prenderemo atto ma ad oggi questo non è». Stiamo insomma vivendo di rendita del confinamento, e non solo. «Abbiamo conosciuto la malattia in modo più puntuale, sappiamo che non è solo una polmonite, che in alcuni pazienti bisogna stare attenti anche alla coagulazione del sangue per via dei trombi, abbiamo più dimestichezza con la fase iniziale trattata con farmaci antivirali e con quella successiva con la
In un fuori programma, un’educatrice di una scuola dell’infanzia paritaria, reduce da un incontro di categoria con l’assessore regionale Manuela Lanzerin (Sanità), ha chiesto al governatore di rassicurare i bimbi costretti a stare a casa. «Non è certo colpa loro – ha risposto Zaia – che anzi sono stati bravissimi a rispettare le regole, salvando le vite dei nonni. Se il Governo ci desse un parere scientifico, potremmo cominciare a scrivere un’ordinanza per riaprire nidi e materne». Appello di Simonetta Rubinato, presidente di Veneto Vivo: «Prenda dunque l’iniziativa, investendo il risultato di affidabilità e credibilità che il sistema sanitario regionale veneto ha conquistato nella gestione dell’emergenza. Come? Chiedendo al Governo di poter attuare in via sperimentale, già dal prossimo 18 maggio, il piano per riattivare quanto prima sul territorio veneto i servizi socioeducativi per l’infanzia». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
«SI PUÒ VOTARE A LUGLIO PER LE REGIONALI: SALVINI PREFERISCE OTTOBRE? È UNA LEGITTIMA VISIONE NAZIONALE»
somministrazione di farmaci antinfiammatori. La medicina in tre mesi ha fatto dei progressi. Per non parlare dei tamponi, l’allerta dei medici di famiglia, la presa di coscienza generale. Ricordiamo poi che molte morti sono avvenute nelle case di riposo, adesso anche tra gli anziani c’è una maggiore attenzione. Quindi parliamo di una serie di azioni e circostanze, messe in atto nella Regione Veneto, che hanno dato uno splendido risultato, ma non è sicuramente il virus ad essere artificiale o meno cattivo. In assenza di prove scientifiche che indichino che c’è stato un effettivo cambiamento al suo interno, si può supporre che ci stiamo avvantaggiando di tutte le misure finora adottate». A quindici giorni dal termine del lockdown, quella sarà la prova del nove. Federica Cappellato © RIPRODUZIONE RISERVATA
2 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 10 Maggio 2020
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La“fase2”nelVicentino
LEVITTIME REGISTRATE NELLECASEDIRIPOSO
Laripresafrale milledifficoltà quotidiane
Secondoilreportaggiornatoa martedìdell’AziendaZero,nelle 38casediriposodell’Ulss8sono deceduti53ospiti;40nei34 istitutidell’Ulss7.Intutto93.
2.326 LEPERSONE SANZIONATE DALLEFORZEDIPOLIZIA
Dal10marzoal5maggio,nel Vicentinosonostate37.219le personeidentificatedalleforzedi poliziastatalie2.326quelle sanzionate.
L’APERITIVO DELLE POLEMICHE. C’è chi approfitta del bicchiere di plastica d’asporto perconsumare in centro tra amici con la mascherina giùe non rispettando le distanze
Rucco: «Spritz da bere a casa, no in gruppo» L’appellodelsindacoaicittadini LEIMMAGINI «Bisognafareancora sacrifici DELLADISCORDIA Tuttivogliamo unavitanormale Ilcentroèunsalotto ma va dimostrata responsabilità» Ritrovotraamici Nicola Negrin
Scocca l’ora dell’aperitivo e scocca l’ora della responsabilità. Le lancette le indica il sindaco Francesco Rucco che, dopo aver visto alcune situazioni in centro storico non proprio in linea con i dettami del decreto del governo e dell’ordinanza della Regione, ha deciso di lanciare un appello ai vicentini. «Servono ancora sacrifici. Mi appello alla responsabilità e al buon senso. Lo spritz va bevuto, sì, ma a casa o comunque non in compagnia in strada». Già, perché, come raccontato su il Giornale di Vicenza in edicola ieri, mentre c’è chi ligio alle regole si reca verso casa o comunque si posiziona in un angolo con la compagna o il compagno, c’è chi non bada a distanziamento sociale, mascherina o altre norme e decide di bere lo spritz d’asporto - consegnato regolarmente, va forse ripetuto per chi non avesse letto, dai commercianti secondo quanto previsto da ordinanze e decreto - in mezzo alla piazza o lungo qualche contra’ insieme agli amici; come se nulla fosse. Senza badare a mascherina, perché se bisogna bere è ovviamente necessario tenerla giù, e senza badare alla distanza di almeno un metro. Insomma, vanificando così le disposizioni che, se rispettate, dovrebbero e potrebbero portare presto alla riapertura di quelle attività costrette a campare di asporti o consegne a domicilio. Le immagini scattate venerdì sono una fotocopia di quel-
Ierilunghefile perprendersi labibita Lapolizialocale intervienein piazzettaPalladio
le che si potevano ricavare anche ieri sera. Quando forse sono stati ancora di più i vicentini che, desiderosi di riprendersi la libertà scippata, si sono fiondati in piazza per passeggiare, per gustarsi un gelato o per prendersi, appunto, un aperitivo d’asporto. Tutto regolare, ovvio. Perché si può uscire di casa e perché funziona il take-away. Ciò che è meno regolare è fermarsi a qualche metro di distanza dal bar e trasformare, ad esempio, la statua del Palladio in un punto di ritrovo. No, dicesi assembramento. E lo hanno detto al gruppo di ragazzi fermi all’ombra del monumento dell’architetto anche gli agenti della polizia locale intervenuti ieri per farli allontanare e controllare l’ora dell’aperitivo. E dire che sono stati gli stessi baristi a dare indicazioni: “Vietato sostare nelle immediate vicinanze; è sospesa ogni forma di consumo sul posto”. E a loro il sindaco ha mandato un ringraziamento «perché stanno rispettando le regole con grande sacrificio». E «i cittadini allo stesso tempo devono dimostrare responsabilità». Rucco si appella alla correttezza dei vicentini: «Tutti noi auspichiamo presto di tornare a una vita normale e regolare, incontrando gli amici e facendo festa. Tuttavia è necessario rispettare le prescrizioni. Bisogna assolutamente sacrificarsi ancora per evitare di tornare indietro. Se i numeri dovessero tornare a salire e se arrivasse un nuovo lockdown sarebbe drammatico, irreparabile». Per questo Rucco guarda a quegli spritz in compagnia: «I commercianti fanno il loro dovere e rispettano le regole; ma anche i cittadini devono rispettarle. Devono capire che lo spritz va consumato a casa e non in gruppi. Bisogna mantenere le distanze, anche di un metro e mezzo, e tenere la mascherina». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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Sela giustadistanza dal barper consumarelo spritzd’asporto restaindefinita- anchenelle ordinanze- lasciandospazioad interpretazioniesoprattutto allaresponsabilitàpersonale,di certonon lo è quellatra le persone:almenoun metroe con mascherinasu. Piaccia ono.
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LEVERIFICHE. Sanzionatianche tre stranieri vicino aCampo Marzo
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Controlli a 117 persone Multataunalucciola Unagiovaneprostituta rumenacredeva dipoter tornare a stare sulla strada «Ho letto male l’ordinanza»
Unbrindisi inpiazza
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L’interventodellapolizia locale
Venerdi gli agenti della questura nell’ambito dei controlli anti Covid hanno controllato complessivamente 117 persone notificando tre sanzioni ad altrettanti trasgressori del decreto legge varato dal governo. A essere sanzionati sono stati tre cittadini stranieri, due dei quali trovati a Campo Marzo senza indossare la mascherina così come invece prescrive l’ordinanza varata dalla Regione. Un’altra persona, sempre per non avere la mascherina, è stata sanzionata dai poliziotti in via Gorizia. Ma a proseguire il monitoraggio per il rispetto delle norme anti coronavirus sono anche i carabinieri. Che venerdì sera, ad Altavilla, hanno fermato e sanzionato una giovane prostitu-
Poliziaimpegnatain uncontrollo anti Covidin centro
ta romena di 20 anni, residente a Sovizzo. La ragazza era tornata sulla strada nonostante le restrizioni previste dalla legge. Ai militari dell’Arma che l’hanno fermata e multata la ragazza ha spiegato di avere male interpretato la normativa nella convinzione che nella cosiddetta “fase 2” per lei sarebbe stato possi-
bile tornare sulla strada a esercitare il suo “lavoro”. Anche lei era senza mascherina. I controlli anti Covid insomma, nonostante l’allentamento delle restrizioni portate dal lockdown, stanno continuando in città come sulle strade della provincia. L’attenzione, adesso, non è tanto puntata sugli sposta-
menti quanto piuttosto sul rispetto delle norme relative all’uso dei dispositivi di protezione individuali ovvero mascherine e i guanti (che possono essere sostituti dal gel igienizzante da avere con sé in caso di uscita). L’attenzione, specie in questo periodo di una prima parziale ripresa, resta alto specie nei confronti delle attività commerciali come bar, ristoranti e pizzerie aperti solo per la consegna del cibo (o del caffè) per asporto. Stessa modalità con cui è stata consentita la ripartenza anche delle gelaterie. In città, poi, gli agenti della questura impegnati nel monitoraggio del territorio una particolare attenzione continuano a riservarla agli esercizi multietnici e ai phone center (molti dei quali aperti nelle zone adiacenti a Campo Marzo). I fari della polizia sono puntati a evitare assembramenti all’interno di locali che solitamente prevedono spazi piuttosto ristretti dove già in più di un’occasione sono stati rinvenute diverse persone in violazione così delle regole stabilite nel decreto per contenere il contagio da Covid19. • © RIPRODUZIONERISERVATA
POLITICA. I5 Stellechiedono alla Regionediistituire unorganismo pervalutare lagestione Covidnelle casedi riposo
«Commissionesui decessinelleRsa» Cappelletti:«Numeridiscrepanti Vannoaccertati eventualierrori» Roberta Labruna
C’è un dato, anzi, c’è una discrepanza tra dati, che sta alla base della richiesta dei Cinque stelle: quella di istituire una speciale commissione d’inchiesta regionale per capire se nelle case di riposo del Veneto c’è stato qualcosa che non ha funzionato a dovere nella gestione dell’emergenza coronavirus. «Il rapporto dell’Istat e dell’Istituto supe-
riore di sanità dice che tra il 20 febbraio e il 31 marzo la media dei decessi degli ultimi cinque anni nella case di riposo è stata di 5.098. Nello stesso periodo di quest’anno il numero è cresciuto di 999 unità. Mentre la cifra diffusa dalla Regione è di 511». L’ex senatore Enrico Cappelletti, oggi candidato alla presidenza del Veneto, comincia da qui - con la senatrice bassanese Barbara Guidolin e i consiglieri regionali Erika Bladin,
Manuel Brusco e Simone Scarabel - per spiegare perché «è urgente istituire una commissione d’inchiesta». La richiesta, in verità, è già stata depositata in Regione, con il Pd e i consiglieri di Veneto 2020. E ieri i Cinque stelle, in una conferenza stampa virtuale, l’hanno rilanciata. Partendo da quei numeri che non tornano. «Probabilmente - azzarda Cappelletti - c’è questo scostamento di cifre e perché i tamponi sono stati fatti solo in un secondo momento e quindi parte dei decessi non sono stati “certificati” come morti causate da Covid. Ma, appunto, è solo un’ipotesi».
Alle ipotesi, è il concetto, vanno sostituiti i fatti. «Le cose dice Scarabel - non sono andate come dovevano, qualcosa evidentemente non ha funzionato. Non basta un telegramma ai parenti delle vittime, bisogna accertare la verità dei fatti». La verità politica. Perché su eventuali responsabilità penali si sta muovendo, in alcuni casi, la magistratura. «La Regione minimizza e questo è un errore. Noi - prosegue Cappelletti - crediamo sia importante chiarire alcune cose: qual è il numero reale dei decessi avvenuti dentro le case di riposo? Perché il piano per gli an-
ziani è stato annunciato solo il 30 marzo? Perché alcune strutture sono state blindate e altre no? Perché alcune avevano i dispositivi di protezione individuale e altre no? Come è stata gestita la mancanza di personale? Perché in alcune strutture sono state create aree di isolamento e altre no?». «Ci si è trovati ad affrontare un’emergenza - aggiunge - Era impossibile non ci fossero errori, ma vanno accertati perché non vengano ripetuti in futuro». Lo dice anche Guidolin, che per altro lavorava proprio in una casa di riposo e che aggiunge: «Ho raccolto le istanze dal Vicenti-
ICinque stellechiedonochiarezzasulla gestione dell’emergenza
no e ciò che mi è stato evidenziato è una carenza dei dpi e una sottovalutazione nella prima fase dell’emergenza. Da inizio aprile la situazione è sotto controllo, perché sono
stati fatti i tamponi, ma questi luoghi rimangono ad alto rischio e sarebbe dovuti essere considerati ad alto rischio fin da principio». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 10 MAGGIO 2020 IL MATTINO
L’allarme globale: manodopera e imprese
In Veneto persi 60 mila lavori a termine Febbraio-aprile: crollo dei contratti a tempo determinato. Solo in agricoltura più occupati, ma la crescita è inferiore a quella del 2019 Nicola Brillo / VENEZIA
Aumenta la conta di quanti, a causa del Coronavirus, hanno perso l’opportunità di un lavoro in Veneto. Nel periodo febbraio-aprile 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, sono oltre 60.000 in meno gli occupati a termine, tra mancate assunzioni e posti di lavoro effettivamente persi. L’anno scorso si era osservata una dinamica opposta a quella attuale e il numero di occupati a termine era cresciuto al ritmo di 3.000 alla settimana, soprattutto grazie all’apporto dei lavoratori sta-
gionali, arrivando a quota 293.000 ad aprile e ad oltre 321.000 occupati nel mese di giugno. Se la tendenza registrata fino ad ora non si invertirà, si profila un quadro in cui è possibile che tra un mese il divario di occupati a termine raggiunga quota 100mila lavoratori in meno rispetto all'anno scorso, corrispondente a una diminuzione del 30%. «Il lavoro a termine si conferma dunque come il più colpito dagli effetti dell'emergenza Covid-19 e il futuro di molti lavoratori appare tuttora incerto - commenta Elena Donazzan, assessore al Lavoro, alla diffusione
dei dati -. La metà degli occupati a tempo determinato nel mese di aprile, circa 121 mila lavoratori, ha infatti il contratto in scadenza entro giugno 2020 ed è inevitabile come un eventuale rinnovo dipenda dalle prospettive economiche generali e aziendali». Il calo sembra aver coinvolto in maniera omogenea italiani e stranieri, considerato che come l'anno scorso la quota di occupati stranieri è sul 20%, e interessato tutti i settori. Il turismo ha pagato il prezzo più alto: nel 2019 la crescita degli occupati era stata del 27% tra febbraio e aprile e del 24% tra
aprile e giugno, mentre quest'anno si è registrato un calo del 17% solo nei primi due mesi di emergenza. Ad aprile gli occupati nei servizi turistici, che comprendono alberghi e ristorazione, risultavano 48.500 a fronte dei 74 mila di dodici mesi prima. Segno meno anche in molti altri settori, quali ingrosso e logistica (-16%), made in Italy (-12%), commercio e costruzioni (-11%). Unica eccezione l'agricoltura, che tra febbraio e aprile fa registrare un +12% di occupati, una percentuale comunque inferiore al +16% registrato nello stesso periodo
Elena Donazzan
la sofferenza del settore benessere
del 2019. «Ho chiesto un monitoraggio continuo, anche per settori, per avere un quadro dettagliato di una situazione che appare di grande gravità aggiunge Donazzan - a questo calo dei contratti a termine dobbiamo aggiungere la preoccupazione dei lavoratori attualmente in cassa integrazione, che ad oggi figurano occupati ma che allo scadere degli ammortizzatori potrebbero andare ad infoltire le schiere dei disoccupati: ecco perché urgono misure ben diverse da quelle messe in campo finora dal governo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la ripartenza produttiva/1
Ferrari (Cgil): «L’Irap non si può tagliare» VENEZIA
Una simulazione nel negozio di parrucchieria ed estetista in previsione di una ripartenza
Cna Veneto: «La chiusura di parrucchieri ed estetisti può costare 200 milioni» VENEZIA
Ogni giorno che passa “costa” al settore benessere 3,5 milioni di mancati incassi. In Veneto sono infatti sospese per decreto le attività di 13.101 imprese del settore benessere (per il 92% artigiane), che occupano 28.941 addetti. Se non riapriranno prima di inizio giugno il conto diventerà salatissimo per il settore: perdite di incassi per 200 milioni. Un mancato incasso che interesserà anche l’Erario. È il tema portato in evidenza da Cna Veneto, che ha commissionato la ricerca al Centro Studi Sintesi di Mestre. Con la sospensione fino a tutto maggio, le imprese dei servizi alla persona rischiano una riduzio-
ne dei ricavi mediamente di 15.500 euro ciascuna, pari al 23% del fatturato annuo. Le limitazioni nella gestione dei clienti da attuare nella Fase 2 potrebbero poi portare tale flessione fino al 34% (perdita annua media di 23mila euro per attività). Secondi dati di Infocamere in regione ci sono: 8.711 barbieri e parrucchieri, 3.442 estetisti, 106 manicure e pedicure, 454 tatuatori e 307 centri massaggi. «Gli operatori del settore benessere, così come quelli del commercio al dettaglio, hanno già dimostrato come sia possibile una riapertura antecedente al 1° giugno in piena sicurezza, tramite l'adozione di protocolli di sicurezza e codici di autoregolamentazione ben definiti – di-
chiara il presidente della Cna del Veneto, Alessandro Conte – entro il 18 maggio vanno fatti riaprire». Uno dei temi fondamentale per la riapertura è la normativa che oggi equipara il Covid19 a un infortunio. Una norma da rivedere, secondo la Cna del Veneto. «È indispensabile introdurre una misura legislativa che escluda la responsabilità degli imprenditori nel caso un dipendente contragga il Coronavirus – aggiunge Conte -. Lo prevede la direttiva europea del 12 giugno 1989, che consente agli Stati di escludere la responsabilità dei datori di lavoro per atti dovuti a circostanze estranee ed eccezionali, le cui conseguenze non avrebbero potuto essere evitate nonostante
tutta la diligenza possibile». Il rischio, sottolinea la Cna, è che le attività economiche non possano riprendere serenamente, lasciando artigiani e imprenditori nello stato di incertezza giuridica creato dal riconoscimento del contagio come infortunio sul lavoro anche per ambienti di lavoro non sanitari in base all’articolo 42 del Dl 18/20 Cura Italia. «Nessuno, infatti, può essere chiamato a rispondere di un rischio generico di salute del quale non può controllare la fonte – sottolinea Conte - . Gli imprenditori già fanno e faranno di tutto per limitare il contagio, ma il quadro giuridico è inadatto alla pandemia». Per quanto riguarda il commercio al dettaglio la sospensione attuale riguarda oltre la metà delle attività (58%) e degli addetti (56%). «È opportuno che anche la Regione provveda a sostenere le imprese con finanziamenti a fondo perduto che non dovranno però essere a pioggia», dichiara il segretario della Cna del Veneto Matteo Ribon. — NICOLA BRILLO © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, ha lanciato diverse proposte per la cosiddetta fase 3, ossia per la ripartenza produttiva del Paese. Sull'accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione e l'avvio dei cantieri per le opere già finanziate, non possiamo che essere d'accordo. Non invece con la richiesta di taglio dell'Irap». Lo afferma il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari. «Si tratta dell'imposta spiega Ferrari in una nota che finanzia per miliardi di euro la sanità pubblica. Crediamo che l'emergenza Coronavirus in corso abbia insegnato a tutti, anche a chi sosteneva fino a ieri che non potevamo più permetterci la copertura sanitaria universale, che un Paese civile non può tagliare come avvenuto fin qui un servizio decisivo per la stessa vita dei suoi
Christian Ferrari
cittadini. L'alternativa all'Irap è ricorrere alla fiscalità generale, cioè a lavoratori e pensionati, o peggio far pagare ai pazienti le prestazioni. Questo evidentemente non è accettabile – conclude il sindacalista – se consideriamo che solo in Veneto sono centinaia di migliaia le persone che rinunciano a curarsi perché non possono permetterselo», conclude. —
la ripartenza produttiva/2
Cgia: «Ora lockdown da applicare alle tasse» VENEZIA
Per la Cgia di Mestre, adesso il lockdown va applicato alle tasse. Specie a quelle pagate dagli autonomi e dalle micro imprese con un fatturato fino a 1 milione annuo che, in assenza di un forte taglio dei costi fissi, rischiano di chiudere definitivamente. Lo sgravio nel 2020 per lo stop a Irpef, Ires e Imu ammonterebbe a 28,3 miliardi. Le ditte individuali, i lavoratori au-
tonomi, i liberi professionisti e le società di persone interessate da questa misura sarebbero circa 4,9 milioni, pari all'89% circa di tutte le attività economiche presenti nel Paese. In termini di gettito la Cgia stima che all'erario verrebbero a mancare 28,3 miliardi: 22,7 di Irpef; 4,2 di Ires; 779 milioni di imposta sostitutiva versata dalle partite Iva che hanno aderito al regime forfettario e 500 milioni di Imu sui capannoni. — Copia di promopress
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DOMENICA 10 MAGGIO 2020 LA NUOVA
L’allarme globale: il lavoro
In quindicimila senza salario da due mesi Troppa burocrazia, la cassa integrazione in deroga non arriva. Zabeo (Cgia Mestre): «Una vergogna per un Paese civile» Nicola Brillo/VENEZIA
La cassa integrazione in deroga tarda ad arrivare anche a Venezia e provincia. Il lockdown deciso dal governo lo scorso 9 marzo ha chiuso fabbriche e attività commerciali. E per almeno 15 mila dipendenti veneziani di piccole e micro imprese è iniziato l’incubo: da due mesi non percepiscono il salario. Lo speciale intervento di integrazione salariale (pari all’80% dello stipendio) è stato studiato per dare sostegno a imprese che non possono ricorrere agli strumenti ordinari perché esclusi all’origine da questa tutela o perché hanno già esaurito il periodo di fruizione delle tutele ordinarie. A livello regionale le domande fino a venerdì sono state 37.828, per un totale di 124.775 addetti. La stima a livello nazionale parla che solo uno su cinque abbia percepito quanto dovuto. «A Venezia le domande delle aziende (più di due dipendenti) di cassa integrazione in deroga processate dall’Inps sono state 7.400», conferma il direttore della sede veneziana, Vincenzo Petrosino, « Il lavoro dei nostri uffici prosegue serrato, giorni festivi compresi, per evadere il più rapidamente possibile le domande. Da sottolineare il volume complessivo degli interventi in varie forme di sostegno al reddito in provincia, pari a 17. 000 domande, numeri mai registrati nell’economia veneziana». Tanto per dare un termine di paragone la cassa integrazione ordinaria con causale “Covid-19” in 9 settimane in provincia di Venezia ha registrato 5.300 domande (già evase), mentre nel totale del 2019 le richieste di Cig ordinaria sono state 6.000. Per l’assessore regionale Elena Donazzan il responsabile dei ritardi è presto trovato. «Il governo ha scelto uno strumento sbagliato e una procedura eccessivamente burocratizzata», attacca l’assessora al Lavoro, «lo strumento avrebbe potuto andare bene 10 anni fa, durante
la crisi finanziaria, questa è invece una pandemia. Sarebbe stato sufficiente individuare una causale unica “Covid 19”, assegnare le risorse direttamente alle aziende, che avrebbero erogato gli importi ai propri lavoratori alla pari di uno stipendio (di importo ridotto). Invece a Roma si sono incartati con gli ammortizzatori ordinari, scaricandone la gestione su Inps, le cui direzioni regio-
L’Inps conferma che le domande dalle aziende processate sono state 7.400 nali stanno lavoando giorno e notte, sabato e domenica, per istruire e autorizzare le pratiche». La pratica per l’accesso alla Cig in deroga prevede vari passaggi: il datore fa domanda sul sistema informativo regionale, la Regione controlla la domanda, poi con decreto di autorizzazione la invia all’Inps della provincia. Altro controllo. Se tutto è ok il datore di lavoro ottiene il via libera. Poi comincia il conto alla rovescia per il pagamento e ci vogliono almeno due mesi. «La situazione è indecente per un paese civile, di fronte a una crisi del genere non ci sono gli strumenti per aiutare una parte importante dell’economia», attacca Paolo Zabeo, coordinatore del Centro studi della Cgia di Mestre, «Ad essere scoperti dagli aiuti sono soprattutto i dipendenti di piccole e piccolissime imprese, veneziane come italiane. Le persone sono da due mesi senza soldi e, far quadrare i conti è difficile. È vergognoso quello che si sta vivendo: è la dimostrazione che quando si ha bisogno dello Stato invece latita». «Le strutture amministrative non sono preparate alla mole di lavoro delle ultime settimane», aggiunge il segretario Cna Metropolitana Venezia, Renato Fabbro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un muratore racconta la sua esperienza: la mia azienda aveva svolto rapidamente tutte le pratiche, è una situazione assurda
«Mia moglie ha sempre lavorato altrimenti sarebbe stata dura» LA TESTIMONIANZA
ome molti nella mia stessa situazione, da due mesi aspetto lo stipendio». M.C. è un muratore di 44 anni, che abita a Marghera con la famiglia. Lavora in una piccola azienda del settore edile della provincia di Venezia, bloccata da due mesi dal lockdown. Dallo scorso 4 maggio è tornato al lavoro. «Oltre al datore di lavoro siamo tre ope-
«C
Un gruppo di imprenditori lancia una campagna per rinegoziare i contratti con le piattaforme che hanno le sedi all’estero
Gli albergatori vogliono rivedere gli accordi con le agenzie online LA PROTESTA
ra le iniziative per rilanciare il turismo, gli albergatori hanno deciso di non sottostare più agli accordi con le cosiddette Ota, ovvero le Online Travel Agency. Per capirci: le piattaforme
T
come Booking, Expedia, Agoda, Hotelbeds, HRS e tutte quelle che generalmente appaiono quando si è alla ricerca di un hotel. Le OTA possono essere generaliste e proporre più tipologie di hotel e strutture ricettive dislocate su tutto il mercato globale, oppure essere specifiche per una destinazio-
ne o una tipologia di target (viaggiatore) / destinazione. Il costante utilizzo del web negli ultimi anni ha accentuato maggiormente il ruolo dei nuovi portali di vendita per le strutture ricettive. Le Ota rappresentano una piattaforma fidata per i viaggiatori, i quali desiderano acquistare e condividere espe-
rai», spiega l’uomo, «tutti con famiglia e da due mesi attendiamo il salario. Io per fortuna ho mia moglie che ha sempre lavorato, è impiegata in un’azienda di un settore che non ha chiuso durante queste settimane. Ma le rate del mutuo sono continuate ad arrivare, come le spese che una famiglia deve affrontare tutti i giorni. Non è stato facile far quadrare i conti in questi due mesi di stop. I miei colleghi sono stati più sfortunati di me, hanno la moglie casalinga, e per loro è stata molto più dura».
rienze di viaggio. In questi giorni un gruppo di imprenditori ha deciso di unire le forze e di lanciare una campagna per rinegoziare i contratti con le piattaforme che non sono altro che agenzie con sede all’estero che riscuotono una percentuale. Dopo molti incontri su Zoom per capire che strategia utilizzare, gli albergatori hanno lanciato un appello: fino alle 22 di oggi chi vuole aderire può scrivere a hospitalityinvenice@gmail. com mettendo il proprio nome e cognome, quello della struttura ricettiva, la mail ufficiale e il numero delle unità. In un momento così difficile, il mondo degli imprenditori vuole chiedere a gran voce alle Ota: di ridurre le commis-
L’impresa per la quale lavora è una piccola realtà artigianale del settore e attraverso il proprio ente bilaterale ha in breve tempo concluso tutte le procedure per avere la cassa integrazione in deroga. «Sinceramente speravo che in breve tempo si sarebbe concluso il tutto e avremmo ricevuto quanto dovuto», prosegue il muratore, «e invece siamo ancora qui ad aspettare. Inizialmente non avevamo preso in considerazione di bloccare le rate del mutuo, ma ora ci stiamo pensando e nei prossimi
PIAZZA SAN MARCO LA PERLA DI VENEZIA VUOTA NEI PRIMI GIORNI DI LOCKDOWN CAUSA COVID-19
Fino alle 22 di oggi si potrà aderire via mail. L’obiettivo è ridurre le commissioni attualmente al 20%
giorni mi recherò in banca a chiedere informazioni». M. C. è spostato e ha due figli, che frequentano la quinta elementare e la seconda media. Nei due mesi di stop è ovviamente rimasto a casa con loro, mentre la moglie andava al lavoro. Ha seguito i figli tra lezioni online e incontri via Zoom con insegnanti e compagni di classe («È stata una bella esperienza anche se faticante»). Lunedì scorso il lockdown si è allentato per il settore edile e l’azienda per la quale lavora ha ripreso l’attività. «Per fortuna siamo tornati a lavorare, è stato bello ripartire, ricominciare la solita vita seppur con le dovute cautele», è la consolazione finale di M. C., «così torniamo a guadagnare, la cosa che più conta ora, e speriamo di lasciarci alle spalle presto questo brutto periodo». — N.B.
sioni attualmente del 20% sul prezzo della camera al netto di IVA; di eliminare il “margin cut” fatte dalle Ota, per poter controllare le tariffe dell’albergo e la corretta distribuzione; la revisione degli accordi legati alle prenotazioni e la revisione della clausola di forza maggiore. Il movimento parte dal basso e dagli albergatori che stanno cercando di rilanciare il settore, a partire dalle piattaforme che fanno ricadere sul proprietario gli sconti offerti ai clienti. A oggi sono un centinaio gli imprenditori che hanno aderito all’iniziativa slegata da associazioni di categoria, ma il numero sta aumentando giorno dopo giorno. — V.M.
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DOMENICA 10 MAGGIO 2020 LA NUOVA
L’allarme globale: il commercio
Ok alla mini riapertura degli agriturismi Dopo il pressing delle associazioni, il governo chiarisce che potranno ospitare personale sanitario, operai e lavoratori Giovanni Monforte / MESTRE
Battaglia vinta, dopo una dura lotta, la mobilitazione dei gestori degli agriturismi ha dato i frutti sperati. Il Governo ha chiarito che il servizio di alloggio è possibile anche negli agriturismi. Le cento strutture del settore presenti nel Veneziano potranno riaprire le loro porte per ospitare non solo il personale sanitario, ma anche gli operai impegnati nei cantieri e i dipendenti delle aziende che si spostano per lavoro. Nei giorni scorsi le organizzazioni agricole del comparto, dall’associazione Terranostra a Coldiretti fino a Confagricoltura, si erano mobilitate per ottenere la possibilità, come concesso agli alberghi, di ospitare tutte le tipologie di viaggiatori a cui in questo momento sono concessi gli spostamenti. Agriturist Veneto aveva lanciato anche una campagna sui social network. Adesso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri è arrivato l’atteso chiarimento, tramite una delle ormai famose Faq sul sito del governo che in queste settimane di Dpcm abbiamo imparato a conoscere. Dal governo si chiarisce che non solo alberghi e bed and breakfast, ma anche le altre strutture ricettive «possono proseguire la loro attività» e quindi offrire ospitalità, anche se perora, ovviamente, solo «per le persone autorizzate a spostarsi secondo le previsioni normative vigenti». Via libera dunque al pernottamento non solo per i sanitari, ma anche per gli operai che hanno ripreso a lavorare nei cantieri oppure per i dipendenti delle aziende che si spostano per lavoro. Oltre al pressing delle organizzazioni delle battagliere associazioni categoria, a sostegno della causa si era mossa anche la Regione Veneto, con l’assessore al turismo Federico Caner schierato al loro fianco. «A tutti gli effetti le strutture possono continua-
re a offrire posti letto e accoglienza ai soggetti autorizzati agli spostamenti. Si tratta di una buona notizia», commenta Diego Scaramuzza, gestore dell’agriturismo La Cascina a Forte Carpenedo e presidente regionale e nazionale di Terranostra. «Adesso è necessaria la riapertura anche per la ristorazione agrituristica», prosegue Scaramuzza, «le nostre
Potranno ospitare solo le persone autorizzate a spostarsi secondo le norme aziende sono situate in zone isolate della campagna, gestite da nuclei famigliari su ampi spazi verdi. Tutti elementi che favoriscono il rispetto delle misure di sicurezza. Un motivo in più per essere già pronti alla ripresa in tempi brevi delle attività». Nel frattempo, la possibilità di dare ospitalità ai lavoratori consentirà una prima boccata di ossigeno agli agriturismi. Un comparto che denuncia già perdite milionarie, considerato che sono andati persi tutti gli introiti della stagione primaverile, quella di Pasqua e dei ponti festivi. «Con l’avvio della fase 2», conclude Scaramuzza, «la possibilità di ospitare chi per motivi di lavoro deve soggiornare in Veneto, nel rispetto delle disposizioni sanitarie, è un toccasana per oltre mille agriturismi veneti che per l’emergenza hanno registrato perdite di 30 milioni di euro in soli tre mesi. In attesa di un protocollo da concordare con la Regione per procedere alla piena operatività abbinando anche la ristorazione, procedono le consegne dei menù a domicilio dei cuochi contadini e il take away in azienda per sostenere il turismo rurale che in questo periodo ha sopportato una crisi senza precedenti». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
misure condivise
Plateatici gratis e allargati fronte tra sindaci e Regione Nel confronto tra Marcato e i primi cittadini dei capoluoghi passa la proposta da inviare al governo con le Province Altri Comuni fanno da soli
Mitia Chiarin / MESTRE
«Abbiamo affrontato il tema dei plateatici e ci siamo presi l’impegno come regione di fare un appello accorato al Governo perché il plateatico diventi strumento per poter gestire il commercio in tempo di coronavirus e, quindi, di distanziamento sociale. La richiesta al Governo è di
consentire di aumentare i plateatici, perché, altrimenti, i bar rischiano di non poter aprire più». L’assessore regionale allo sviluppo economico ed energia Roberto Marcato l’altro ieri ha discusso, anche, di plateatici con i i sindaci dei capoluoghi di provincia e i presidenti delle province venete. Presenti in collegamento il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, di Padova Sergio Giordani, di Rovigo Edoardo Gaffeo, di Treviso (e Presidente Anci Veneto) Mario Conte, di Venezia e Città metropolitana Luigi Brugnaro, di Verona
Federico Sboarina, il Presidente della Provincia di Padova Fabio Bui, quello della Provincia di Treviso (e di UPI Veneto) Stefano Marcon e quello della Provincia di Verona Manuel Scalzotto. Tema quello dei plateatici che nei giorni scorsi ha visto la proposta concreta del delegato al lavoro del Comune di Venezia, Paolino D’Anna. Il consiglliere aveva proposto di concedere spazi pubblici per tavoli e sedie ai pubblici esercizi oltre la misura fissata per il pagamento della tassa Cosap, a titolo gratuito. E si era ripromesso
che stridono e non poco con gli invito a mantenere atteggiamenti responsabili per contrastare il rischio di un nuovo innalzamento della curva epidemiologica. Pur se rari e isolati, episodi come questi si sono riscontrati negli ultimi giorni anche fuori da alcune pasticcerie lungo Strada Nova e in via Garibaldi. E non è mancato chi è andato in escandescenze per il semplice motivo di essere stato ripreso da qualcuno che gli chiedeva di indossare correttamente la mascherina. È il caso di Roberto Zamberlan, picchiato lunedì scorso e con una prognosi di 15 giorni a causa di uno schiaffone. —
nel centro storico di venezia
Fuori dal bàcaro per lo spritz la sfida ai divieti della movida VENEZIA
Non saranno i Navigli di Milano, con decine e decine di giovani accalcati all’ora aperitivo, ma anche Venezia registra un accenno di rinascita di movida. Vietatissima, però, pur con tutte le precauzioni del caso. Negli ultimi giorni, in effetti, si sono moltiplicate le riaperture di locali e pasticcerie. Con la scusa del take
away, anche qualche bacaro del centro storico ha riaperto i battenti per qualche ombra e cicchetto da portar via. E nonostante le raccomandazioni dei gestori ai clienti sul divieto di consumare fuori dai locali, c’è chi invece come nulla fosse. È quanto successo, ad esempio, negli ultimi giorni a San Trovaso, in fondamenta dei Nani. Mascherina a mo’ di collana e bicchie-
re in mano, in tanti hanno voluto ”festeggiare” l’arrivo della bella stagione e della fase due con un aperitivo. Dimenticandosi, però, i divieti ancora in vigore: dal divieto di assembramenti all’obbligo di indossare la mascherina, di ritirare i prodotti ordinati e di consumarli a casa. Immagini, queste, che invece suggeriscono un “liberi tutti” ancora lontano e
di sollecitare alla giunta un provvedimento. Ora il tema vede d’accordo non solo Regione e capoluoghi ma anche altre città italiane, da Milano a Firenze. « Assolutamente è positivo questo interesse», rileva D’Anna, «perché in questo modo diamo un vero aiuto ai locali a riaprire». La proposta del consigliere prevede anche l’ampliamento di spazi pedonali con le auto a velocità ridotta, massimo 30 chilometri orari. Misura che ora la Regione intende sollecitare al governo per garantire sullo sconto sul tributo locale che i sindaci si dicono interessati ad applicare. In provincia già alcune amministrazioni locali hanno deliberato in questo senso. A Dolo e Noale le prime delibere. A Venezia intanto Brugnaro annuncia lo stop ai pagamenti della Cosap anche per maggio e giugno. —
E.P.
Un gruppo di giovani fuori da un locale alle Zattere
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’allarme globale: le case di riposo
Casa Fenzi, ora si indaga su 22 decessi Le cartelle cliniche sono state acquisite dal Nas. Fissata per martedì l’autopsia su una 98enne morta di polmonite TREVISO
Si allarga l’inchiesta sui decessi alla casa di riposo Fenzi di Conegliano. I carabinieri del Nas hanno infatti acquisito ben 22 cartelle cliniche di altrettanti ospiti della struttura deceduti in epoca coronavirus, oltre a diversa documentazioni tra cui le comunicazioni intercorse tra i vertici della Rsa e l’Usl. Ed è stata fissata per martedì mattina a Padova in università a Padova la sesta autopsia disposta dalla Procura di Treviso su un ospite della casa di riposo. Si tratta di una donna morta nei giorni scorsi a 98 anni che era risultata negativa al tampone. Anche in questo caso, per il quale è stato aperto il sesto fascicolo per omicidio colposo, sarà l’anatomopatologo Antonello Cirnelli a eseguire l’esame autoptico. Parallelamente procede l’indagine sul Cesana Malanotti sulla base di tre esposti presentati da familiari di ospiti nella casa di riposo di Vittorio Veneto. LE INCHIESTE
Sta entrando nel vivo l’indagine coordinata dalla Procura di Treviso sui decessi a casa Fenzi. Sono già salite a sei le inchieste per omicidio colposo (al momento non risultano indagati), ma non è escluso che, all’esito del deposito della relazione dei carabinieri del Nas, possano ulteriormente salire. Nel corso dell’ultima visita i carabinieri hanno infatti acquisito ventidue cartelle cliniche per analizzare nel dettaglio cosa sia accaduto all’interno della struttura in piena fase di emergenza dovuta al coronavirus. Non è escluso dunque che nei prossimi giorni la Procura possa valutare di ordinare approfondimenti anche su altri decessi. Intanto martedì mattina a Padova verrà eseguita la sesta autopsia. Questa volta si tratta di una donna di 98 anni che il 28 aprile scorso era risultata negativa al tampone ma che successi-
vamente aveva sviluppato febbre polmonite. Si è dunque reso necessario capire se sia stata polmonite dovuta al Covid o ad altri agenti microbici. Dal canto suo la casa di riposo ha avviato un’inchiesta interna per verificare se tutto è stato fatto secondo i protocolli. L’incarico è stato affidato all’avvocato Fabio Crea. «Auspichiamo che l’indagine della magistratura
L’anziana era però risultata negativa al tampone cui era stata sottoposta sia fatta nel più preve tempo possibile così da garantire la serenità degli ospiti e delle loro famiglie», ha detto il legale. IL CESANA E LE ALTRE
La Procura sta invece ancora valutando come procedere sulla base dei tre esposti presentati nei giorni scorsi da altrettanti familiari di ospiti della Rsa vittoriese. Al momento non sono ancora state disposte autopsie sui corpi. E se i Nas sono stati impegnati alla Rsa De Lozzo di San Pietro di Feletto, dal Centro servizi alla persona “Domenico Sartor” di Castelfranco fanno sapere che nessun ospite e nessun dipendente è risultato positivo al Covid. Questo l’esito di 628 tamponi (260 ospiti e 368 tra dipendenti e collaboratori) effettuati dall’Ulss 2 Marca Trevigiana nello screening dei centri anziani. Già ad aprile, un primo controllo col test sierologico e un tampone per i 31 positivi al test rapido si era concluso con zero positivi. Questa volta, con l’analisi dei tamponi per tutti gli ospiti e i dipendenti della struttura castellana, è arrivata nuovamente la conferma definitiva che non ci sono casi di positività al Sartor. — GIORGIO BARBIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
parla il fratello gemello di fantucchio
«Angelo in doppio turno quando già aveva i sintomi» CONEGLIANO
«Sia fatta giustizia, Angelo ha lavorato in doppio turno quando già aveva i sintomi, per sostituire chi era assente». Questo è la testimonianza dei familiari di Angelo Fantucchio, l’operatore socio sanitario dipendente della cooperativa in servizio a Casa Fenzi, deceduto causa Coronavirus. Aveva 54 anni. Ieri mattina nella chiesa di Aragona, suo paese natale nell’Agrigentino, è stato celebrato il funerale. Un lutto per l’intera cittadina, una cerimonia riservata ad una
vittorio veneto
Cesana Malanotti, i familiari «Bene l’avvio dell’inchiesta» VITTORIO VENETO
Quanti sono i morti certificati Covid al Cesana Malanotti? Undici in marzo – risponde Lucio Poletto, coordinatore del Comitato dei Familiari - tredici nella prima settimana di aprile, cinque nella seconda. Sono, quindi, 28, su un totale di 79 decessi dall’inizio d’anno al 4 maggio, compresi 5 in aprile nella sede di San Vendemiano.
La magistratura ha aperto un’indagine, dopo alcuni esposti dei familiari. «È giusto che la giustizia abbia il suo corso e noi siamo i primi ad aspettare delle chiarificazioni» spiega Poletto «non so chi abbiamo sottoscritto l’esposto o gli esposti; se siano familiari o parenti, oppure esterni che magari non conoscono puntualmente che cosa all’interno è accaduto. So che 5 familiari a suo tem-
po ci hanno accontentato, ma noi abbiamo obiettato che rappresentanti 180 famiglie di altrettanti ospiti, non potevamo fare una scelta così parziale, seppur comprensibile». Poletto aspetta l’esito delle indagine per capire con puntualità che cos’è veramente accaduto in casa di riposo e quali potrebbero essere le responsabilità. «Al momento ci è dato sapere che
quindicina di persone. Salvatore Fantucchio è il fratello gemello. «L’ultimo giorno che l’abbiamo sentito aveva la mascherina, gli ho chiesto “Che è successo Angelo” – racconta - mi diceva “Qui siamo tutti con la febbre”». Alcuni erano già stati contagiati nella seconda metà di marzo. «Lui ci diceva che aveva la febbre e la tosse, ma andava a lavorare perché non c’erano i turni – aggiunge il fratello - lui era un Angelo di nome e di fatto». L’operatore sanitario ha dato la vita per stare vicino agli anziani che
su 160 collaboratori, per un determinato periodo, nel pieno della crisi, ci siamo trovati con 80 di loro a casa, perché positivi, oppure in isolamento o con altre motivazioni. È evidente – secondo Poletto – che col 50 per cento del personale si sono potuti gestire solo i servizi indispensabili e noi stessi del Comitato abbiamo detto che per garantire la sopravvivenza, in quei giorni, era possibile rinunciare anche alle videochiamate». Il personale è interno e l’Ipab non ha la flessibilità di una cooperativa per poter accedere a nuove, temporanee assunzioni. Il presidente del Comitato conferma che all’inizio dell’emergenza sono mancati per i primi
accudiva come fossero i suoi parenti. Diverse sono state le testimonianza di suoi colleghi che ricordano l’amore che aveva per gli ospiti di Casa Fenzi. La famiglia sta pensando di rivolgersi ad un avvocato per tutelarsi. «Da quanto sappiamo dei colleghi si “inventavano” che avevano la febbre e rimanevano a casa – racconta il fratello gemello – Angelo così faceva due turni consecutivi per sostituire altri». Durante la cerimonia funebre, il parroco di Aragona don Angelo Chillura, ha ricordato come Angelo Fantucchio
giorni i dispositivi necessari agli anziani e al personale. «Ci sono state le richieste di aiuto a chi poteva approvvigionarci, ma, come tutti ricorderanno, per un certo periodo non si trovavano mascherine da nessuna parte. Purtroppo quello è stato un problema». Quanto alla
«I morti certificati covid da inizio anno al 4 maggio sono 28 sul totale di 79 decessi» ospedalizzazione dei pazienti, è vero – secondo Poletto – che il Cesana è stato fra i primi istituti ad attivare i reparti covid, dove isolare i
fosse “salito al nord” per lavorare. «Come tante persone qui in meridione non avevi trovato possibilità di un lavoro – ha detto il parroco – e quindi hai cercato altrove un modo per sostenere la propria vita. In provincia di Treviso il virus ha colpito anche te. Ti sei fatto apprezzare sia ad Aragona che sul posto di lavoro per la tua grande affabilità, generosità, umanità. Disponibile, pronto, sempre a dare conforto». «Un “martire» così l’ha definito il sindaco Giuseppe Pendolino. Il dolore unisce personale e familiari di Casa Fenzi. Il comitato dei familiari aveva presentato il primo esposto da cui è stata avviata l’indagine. «Non si riesce ancora a capire quanti siano stati i decessi – spiega il presidente Vittorio Zanette -. La procura potrà dare dati più attendibili». — DI.B.
propri pazienti. «Mi risulta che quando è stato necessario fare dei ricoveri nel vicino ospedale, questi non sono mancati», conclude Poletto. A chiedere chiarezza sul Cesana sono stati ripetutamente i consiglieri Mirella Balliana e Alessandro De Bastiani di Rinascita Civica e Partecipare. Ieri sono di nuovo intervenuti con una lunga nota per rilanciare quanto ha detto l’europarlamentare Toni Da Re in consiglio comunale, e che aveva anticipato La Tribuna, relativamente al respingimento da parte del Tar del ricorso del Cesana contro il no dell’Uls e dei sindaci sull’ampliamento di 200 posti letto dell’Ipab. — F.D.M.
Domenica 10Maggio 2020
LOCKDOWN In attesa della riapertura tabti ristoranti hanno fatto ricorso al cibo da asporto
Take away, una nuova frontiera Una modalità per ridurre l’impatto delle chiusure forzate. E molti veneti hanno aderito Nelle ultime settimane, in attesa della fine del lockdown e della riapertura dei ristoranti Il take away ha preso piede come non mai. Molti hanno deciso di non rinunciare alle prelibatezza preparate da mani esperte, da chi lo fa per mestiere, ricorrendo al cibo da asporto. Una sorta di antipasto in vista della riapertura dei ristoranti. Coldiretti Veneto ha calcolato che il take away ha salvato il rientro al lavoro di 1,2 milioni veneti che con il via al cibo da asporto sono ricorsi al pasto pronto con l’avvio della fase 2. “Si tratta di una prima prova per la ripresa della ristorazione - ha commentato Coldiretti Veneto azzerata dalla chiusura forzata. Un’opportunità colta da molte strutture localizzate in prossimità di stazioni ferroviarie, bus, uffici e imprese che si sono attrezzate per offrire un servizio in sicurezza per evitare affollamenti”. Coldiretti ricorda che il crollo dei consumi fuori casa con lo stop di attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi
Il cibo da asporto ha preso piede in attesa della riapertura dei ristoranti dovuto all’emergenza sanitaria ha effetti negativi sull’agroalimentare che in Veneto fattura 5,7 miliardi di euro. Dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità da quando è cominciata la pandemia oltre la metà delle
aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività con un impatto che varia da settore a settore con picchi anche del 100% come per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio oltre mille strutture regionali per le quali una urgente riapertura dei cancelli sarebbe un vero inco-
raggiamento per il settore. “I nostri agriturismi - spiega Diego Scaramuzza presidente regionale e nazionale di Terranostra - sono spesso situati in zone isolate della campagna, gestite da nuclei famigliari su ampi spazi verdi: elementi che favoriscono il rispetto delle misure di sicurezza. Per questo
confidiamo in una ripresa in tempi brevi delle nostre attività. Con l’avvio della fase 2 non è purtroppo stata ancora chiarita la questione dell’alloggio: nonostante i presupposti per l’ospitalità nel rispetto delle disposizioni sanitarie ci siano tutti, manca il riconoscimento del codice Ateco degli agrituri-
smi. In attesa di un protocollo da concordare con la Regione Veneto sostenere il turismo rurale significa sostenere un sistema che ha sopportato un crac senza precedenti, quantificabile solo nel trimestre della pandemia in 30 milioni di euro”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
INIZIATIVA EDITORIALE In edicola l’Abbecedario dea cusina veneta
Cucina veneta dalla A alla Z E’ ancora in edicola L’Abbecedario dea cusina veneta, un libro con i consigli pratici per preparare i migliori piatti della nostra regione Un libro dedicato alla cucina veneta con ricette che spiegano storia e preparazione dei principali piatti della tradizione della nostra regione. “Abbecedario dea cusina veneta” è nelle edicole in abbinamento facoltativo con La Voce di Rovigo, al costo di 6,90 euro oltre al prezzo del quotidiano. Dai monti al mare, attraversando la pianura, le ricette che rendono unica la cucina del Veneto sono veramente infinite. Qui incontriamo i piatti più noti, che si sono distinti in tutto il
mondo: baccalà alla vicentina, fegato alla veneziana, lesso con la pearà, tiramisù sono solo alcune delle ricette
che hanno reso grande il nome di questa regione anche nei libri di cucina. Il merito va da un lato alla varietà e alla qualità dei prodotti che la terra dona, dall’altro dobbiamo ringraziare contadini, pescatori, pastori e donne di casa, che con il passare dei secoli hanno elaborato piatti e ricette uniche. Senza dimenticarci dei nomi illustri, come quello di Giuseppe Maffioli, critico enogastronomico del Novecento, che ha saputo dare ordine e valorizzare tanti piatti locali, rendendoci partecipi di una tradizione straordinaria, racchiusa in un piccolo libro dalla A alla Z. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Provincia 33
L'ARENA
Domenica 10 Maggio 2020
VILLAFRANCHESE VALEGGIO. L’Ulssattiverà12 posti lettodicomunità da domani,perl’emergenza Covidne haconcessi24 alla Pederzolicon tariffepiùconvenienti. Infurialapolemica
L’ospedaleapre, maa costi piùalti Perunmese gratis,poi25euro algiorno edal sessantunesimo 45 «Cispieghino perchéquestisvantaggi tariffaririspetto aPeschiera» Francesca Mazzola
La struttura e gli arredi sono pronti ormai da un paio d’anni. E a Valeggio tutti ci tengono un sacco a vedere valorizzato almeno in parte quel che resta del loro ospedale. Ma ecco che a un passo dalla tanto attesa apertura dell’ospedale di comunità, che si affianca a distretto e Utap nel centro polifunzionale, si scopre che avrà tariffazione più onerosa per i pazienti rispetto alla struttura gemella, approvata quasi in contemporanea, affidata all’ospedale Pederzoli di Peschiera. Così scendono in campo con una forte polemica il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo, la consigliera regionale dello stesso partito Anna Maria Bigon e la segretaria generale della Cgil Fp Verona Sonia Todesco, che ha già interessato anche la Corte dei Conti. Che le cose non fossero del tutto perfette lo si era intuito già a inizio settimana. Il sindaco Alessandro Gardoni, uscito da un sopralluogo al re-
Interrogazioni diD’Arienzo eBigondelPd Todesco,CgilFp scriveaLanzarin eCortedeiConti
parto lunedì 4 maggio, lo aveva dato per inaugurato e da destinare nei primi accessi a quei malati di Covid 19 che non hanno più bisogno dell’ospedale ma non possono ancora tornare a casa. La mattina successiva, però, il direttore generale dell’Ulss 9, Pietro Girardi, nel punto stampa sull’emergenza, a proposito di Valeggio ha dichiarato che non ospiterà pazienti Covid positivi. Incerta subito la data dei primi ricoveri. La delibera 323 del 23 aprile pubblicata dall’Ulss 9 la fissava il 4 maggio, ma è di ieri la precisazione dell’Ulss 9 che sarà domani. Letti: ne sono previsti 12 fino al primo giugno, quando «possono» - è scritto così in delibera - diventare 24. A far saltare sulla sedia sindacati e forze politiche d’opposizione in Regione, però, sono altri due fattori: la delibera 343 del 30 aprile dell’Ulss 9 che autorizza per l’emergenza Covid l’attivazione sempre dal 4 maggio di 24 posti letto alla clinica Pederzoli e il fatto che identica offerta di servizi ai cittadini viene però declinata con tariffe diverse. Questo perché con delibera di giunta regionale 1.887 del 17 dicembre 2019 il tariffario del servizio sanitario relativo agli ospedali di comunità (odc) è stato sdoppiato in categorie: odc che dipendono da ospedali per acuti (pubblici o privati accreditati) e odc «altri», più onerosi
L’ingressodell’ospedaledi comunitàdi Valeggio FOTO PECORA
per chi vi viene ricoverato. Scrive Sonia Todesco: «Sarà contento l’ex assessore Coletto che da lontano avrà ispirato il dg Girardi ad aprire l’odc di Valeggio inutilizzato da anni, un po’ meno i sindaci del territorio che dovranno spiegare ai cittadini che per accedervi spenderanno di più che a Peschiera». Il primo mese è gratuito per tutti. All’odc Pederzoli, nato per accogliere pazienti Covid 19 in dimissione dalla clinica stessa e dal Magalini di Villafranca, il secondo mese rimane gratuito, mentre nell’odc di Valeggio si spendono 25 euro al giorno. I 25 euro sono dovuti in Pederzoli dal 91esimo giorno di degenza, a Valeggio dal 61esimo. Per le pre-
stazioni specialistiche ambulatoriali, l’esenzione ticket a Valeggio vale solo per il primo mese, è sempre valida a Peschiera. Interviene D’Arienzo con alcune domande per il dg Girardi: «L’attivazione alla Pederzoli, di fatto un privato, di posti Covid 19 a fronte di un calo notevole di ricoveri da virus è uno schiaffo al buon senso?». Secondo il senatore è poco comprensibile concedere di agire in deroga alla programmazione, come previsto dall’art. 4 del decreto Cura Italia per creare posti letto per l’emergenza, solo il 30 aprile. «Può spiegare su quali basi epidemiologiche la Regione ha avallato tale decisione? Perché si creano nuovi
CASTELD’AZZANO. L’uomo stavafacendomanutenzione aipannelli fotovoltaicisultetto
Operaioprecipita daseimetri RicoveratoaBorgo Trento Il33enne hariportato diversefratture edèin prognosiriservata Sulluogodell’infortunio oltreal118 anchecarabinieri eSpisal Nicolò Vincenzi
Stava facendo delle manutenzioni a dei panelli fotovoltaici sul tetto di una villetta a Castel d’Azzano quando, all’improvviso, è precipitato al suolo rischiando la vita. L’uomo, un ragazzo di 33 anni, è precipitato dall’altezza di sei metri. L’allarme stato immediato, molto rapido l’arrivo del 118 e il suo trasporto in codice rosso all’ospedale di Borgo Trento, a Verona. Il giovane fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita, ma la prognosi fino a ieri sera era ancora riservata. Il 33enne, data l’altezza da cui è precipitato al suolo, ha riportato diverse fratture in varie parti del corpo. Solo l’esito della diagnostica strumentale, però, potrà in queste ore chiarire se la caduta dal tetto abbia comportato complicazioni o altre lesioni. L’infortunio sul lavoro è avvenuto ieri mattina intorno alle
10, in via Ghiaia, seconda traversa, in pieno centro residenziale poco distante da via Scuderlando, l’arteria principale del paese alle porte di Verona. L’operaio, al momento dell’incidente, stava lavorando al civico numero 1, una villetta a due piani. Sul posto, oltre all’automedica e ai sanitari del 118 che hanno immobilizzato il ragazzo, sono arrivati anche i carabinieri della stazione di Castel d’Azzano e lo Spisal, il servizio prevenzione igiene e sicurezza sul lavoro dell’Ulss 9, per gli accertamenti e i rilievi del caso. Si tratta del secondo infortunio sul lavoro nel giro di tre giorni nella nostra provincia, complice anche la riapertura di tante attività dopo il lockdown durato due mesi. Giovedì scorso, infatti, un 42enne a bordo di uno schiacciasassi, a Campiano, era precipitato nella scarpata mentre stava asfaltando con altri colleghi la strada della frazio-
Iltetto dellapalazzinada cuiè caduto l’operaio FOTO PECORA
ne di Cazzano di Tramigna. L’operaio, anche in quel caso, era rimasto ferito e trasportato all’ospedale di Borgo Trento in codice rosso.
Ieri mattina l’arrivo dell’ambulanza e dall’automedica a sirene spiegate ha messo in allarme l’intero quartiere di Castel d’Azzano. •
Tantepolemicheper niente. La pensacosìil direttore generale dell’Ulss9ScaligeraPietro Girardi,amareggiato perché, dice,«sefacciamo se la prendono,senon facciamo anche».Quindientranel merito. «AValeggiopartiamo domani, progressivamentearriveremo a24 postilettoa disposizione peri pazienti nonCovid con necessitàdicure intermedie. L’équipeènuova,ci sono neoassunti,ègiusto avviare
pergradi epartire con icasi meno complessi.Del resto facciamo semprecosì. Insostanzale prime duesettimanea 12 lettirientrano inquestopercorso».Sul fronte Pederzoli,invece,nessuno sperperodirisorse pubbliche. «Peschierahagià incorso l’avvio diun’Unitàriabilitativa territoriale, mahannochiesto diattivarla comeospedaledicomunità ancoraunmese emezzo fa.Allora eravamoinpandemiaacuta», ricordaGirardi, «diquil’idea
dell’autorizzazione.Abbiamo apertosiaa Valeggiochea Peschiera.Senonservirà, perché l’epidemiasi staper fortuna affievolendo,la Pederzoli sarà riconvertitainUnità riabilitativa». Laquestioneè quelladelletariffe pergli utenti, cheper disposizione regionalenonsono omogenee nelleduestrutture. Ildg Girardi precisa:«La domandaè: quanti pazientifinoraricoverati negli ospedalidicomunitàstanno pagandola tariffagiornaliera? Pochissimi,perchéinrealtà le dimissionidaquestotipo di struttureavvengonoentro i 30 giornididegenza». Quantoalla diversatariffazione, sarebbe da ricondurrealfatto chel’ospedale cicomunità «altro»èpiùvicino al socioassistenzialedellecase di riposoanzichéal sanitario dell’ospedaleper acuti,di quila previsionediunadiversa compartecipazione. FR.MAZ.
posti a fonte di una calo significativo di malati, con posti liberi negli ospedali pubblici veronesi, a partire da Bussolengo e Marzana?». D’Arienzo ora segnalerà la cosa al ministro della Salute Roberto Speranza, «perché scelte simili siano accompagnate da relazioni che ne motivino urgenza e congruità». Scatenata Anna Maria Bigon, che si domanda tra l’altro con quali priorità si deciderà dove mandare i pazienti Covid 19 un dimissione: «Prioritariamente altrove o al Pederzoli? E qui solo chi arriva da Villafranca e Peschiera o anche da altrove?». «L’accordo con Pederzoli», denuncia la consigliera regionale Bigon che si attende ri-
sposte da Ulss e Regione Veneto, «ha un costo potenziale di 842mila euro, 145 al giorno per posto letto fino a fine anno. Perché la Regione invece di rivolgersi al privato non dà attuazione alla programmazione delle schede ospedaliere approvata l’anno scorso? In provincia abbiamo disponibilità ad esempio a Bussolengo, Isola della Scala, Caprino o Malcesine». Va ricordato che posti letto per la pandemia sono stati allestiti con l’aiuto della Protezione civile anche a Zevio, tutti mai utilizzati, a parte uno dei due piani di Bussolengo. Nel pomeriggio di ieri l’affondo di Todesco per conto della Cgil, che scrive a Girardi, all’assessore alla sanità
del Veneto Manuela Lanzarin e alla Procura della Corte dei Conti del Veneto. Riassumendo le decisioni prese per Pederzoli e Valeggio, Todesco chiede conto dei criteri che hanno portato alla diversa classificazione dei due odc a fronte di identici servizi. «Questa decisione non si comprende, evidenzia a parità di offerta diverso contributo da parte dell’utente». Cgil rileva poi come sia irrisolta una questione contrattuale: «Pederzoli applica nei 48 letti di odc già attivati un contratto sociale e non sanitario per i lavoratori, non riconosciuto da Cgil Cisl Uil, cosa ancor più stridente ora che la tariffa degenza è stata alzata da 130 a 145 euro». •
Lareplica dell’Ulss9
«Abbiamocreatoposti perlapandemiaacuta poisarannoriabilitativi»
Brevi VILLAFRANCA CO.V.I.D.2020 PENSAAI RAGAZZI DELLACITTÀ Covid 2020 sta per «Comune di Villafranca immaginiamo domani». È il nuovo progetto dell’assessorato alle politiche giovanili. Un contenitore dove associazioni, gruppi, famiglie e giovani possono proporre idee. Il format è per ragazzi fra i 15 e i 30 anni. Info sul sito del Comune. Una commissione tecnica di operatori del servizio socio educativo individuerà una o più idee da realizzare sul territorio. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il servizio educativo telefonicamente al 366. 750. 7223 o 045. 633. 9208 o mandare una mail a politiche.giovanili@comune.villafranca.vr.it. N.V. VIGASIO DOMANIALLE19 INDIRETTA SUMEET ILCONSIGLIOCOMUNALE Domani alle 19 Consiglio su: sospensione pagamento della quota capitale dei mutui, rappresentante del Comune nel comitato materna Tobaldini, telefonia 5g. La seduta può essere vista su Google Meet dal sito del Comune. LU.FI.
VILLAFRANCA. Emergenzacoronavirus
Questionarioonline perigenitori suicentri estivi Il Comune cerca soluzioni perlefamiglienel rispettodellenorme perprevenireilcontagio L’assessorato alle politiche giovanili di Villafranca ha predisposto un questionario che i genitori potranno compilare sul sito del Comune. Con le indicazioni fornite da mamme e papà si potrà delineare come gestire i mesi più caldi dell’anno. Servirà a capire anche i costi che l’amministrazione dovrà sostenere per le attività che, compatibilmente con le restrizioni legate al Covid, potranno essere messe in campo. «È una nuova sfida», commenta l’assessore Jessica Cordioli, «che vede coinvolti non l'amministrazione comunale e le parrocchie che rganizzano i grest». «È necessario», prosegue, «accogliere sia il bisogno di accudimento espresso dai genitori che lavorano che il bisogno di animazione per bambini e ragazzi che da troppo tempo vivono isolati dai coetanei». È possibile compilare il questionario informati-
Ungrest estivo
vo, punto di contatto fra le famiglie e l’assessorato, sul sito del Comune, sui canali social e sulla App. Nel sondaggio viene chiesta l’età dei figli; quando è richiesto il servizio (giugno, luglio o agosto); l’orario (mattino, pomeriggio o per la giornata intera); la situazione lavorativa dei genitori e quale servizio è stato sfruttato l’estate scorsa (centri estivi, grest, parrocchia). Resta comunque la possibilità che l’amministrazione, per tutelare la salute pubblica degli operatori e degli utenti, come spiegano dal Comune, per quest’anno non attivi nessun servizio estivo. • N.V.
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DOMENICA 10 MAGGIO 2020 MESSAGGERO VENETO
CULTURE la pubblicazione
Un’immagine di Curon, in cui spicca il campanile della chiesa che si erge dall’acqua: è uno dei borghi abbandonati in Italia
Un viaggio tra i borghi abbandonati mentre le città si svuotano di vita Durante l’isolamento Mauro Daltin ci porta alla scoperta dei paesi lasciati dopo eventi catastrofici MARTINA DELPICCOLO
S
i potrebbe raccontare la storia dell’umanità come storia dei flussi: migrazioni, insediamenti, abbandoni, ritorni, da un polo all’altro, da sud a nord, dalla campagna alla città, dal centro alla periferia, in un procedere ritmico a volte contraddittorio che tende a riempire il vuoto o il già pieno, e a svuotare l’affollato o il già deserto. In questo anomalo inizio 2020, sotto i colpi dell’epidemia, anche la storia dei flussi ha registrato stranezze, controcorrenti e movimenti all’impazzata. Abbiamo assistito alle fughe verso sud, alle chiusure dei confini, al cortocircuito della globalizzazione; abbiamo visto città svuotarsi, “fingere” di essere abbandonate mentre erano stipate, nelle loro case, di umanità in quarantena. Ci siamo stupiti per la crescita esponenziale dei praticanti di sport all’aperto o di animali selvatici a spasso per marciapiedi e piazzette eleganti. Parimenti imprevedibile, pur nel doveroso rispetto delle ordinanze, sarà, a quanto pare, il
movimento che ci attende. C’è chi sostiene che prevarrà il desiderio di riappropriarsi della città e della mondanità, e chi invece prevede una fuga verso la tranquillità, una scelta che conduca a luoghi appartati, garanzia di serenità, sicurezza, bellezza. Potremmo allora ripartire dal libro La teoria dei paesi vuoti di Mauro Daltin (Ediciclo), ricominciare dai borghi fantasmi per un’esperienza-riflessione «utile a tempi presenti così sfilacciati», co-
Tra le località in Friuli ci sono Portis, ferita a morte da terremoto e frana, e Moggessa me fa l’autore, cullato nel grembo materno dai moti della terra del 1976, attratto per inquietudine dal vuoto e dall’essenza, affamato di libertà e stupore, alla ricerca delle proprie radici. E, si sa, le radici stanno in basso, come in basso precipita il vuoto. E allora il viaggio tra borghi abbandonati, nella realtà e nella scrittura,
non può che calarsi dantescamente in gironi, cinque nell’ordine della discesa: dei fragili, dei folli, degli annegati, degli esclusi, degli inquieti, a indicare la causa del loro male, l’inizio della loro fine, ma anche il nome della nostra umanissima precarietà, estraneità. Umana è, non a caso, la percezione che l’autore ha dei paesi vuoti come corpi che nascono, vivono, muoiono, soffrono, piangono, sperano, tremano; arsi dalla guerra, privati di teste-tetti, inutilmente rianimati, eppure intrisi di storie. Duplice è il viaggio intrapreso da Daltin nella sua erranza, geografica e interiore; molteplice è il viaggio percorribile dai lettori che seguono il narratore in un andare fuori e dentro la storia e fuori e dentro di sé. Impariamo a distinguere i tipi di silenzio: quello del bosco che cela la vita invisibile dei predatori, il silenzio di neve che è ovattato, quello ruvido della montagna, il silenzio dell’abbandono rintracciabile in un oggetto in bilico su un tavolo salutato in fretta, il silenzio di una tragedia appena compiuta da un terremoto o
un’alluvione. Il tempo si dilata, rallenta, tende all’eternità, mentre entriamo in alcuni dei paesi vuoti del mondo e dei seimila d’Italia, imbattendoci in persone o fantasmi che li custodiscono. Abbandonati all’improvviso per una violenta calamità o tragedia provocata, svuotati da una lenta agonia o dalla rottura del patto generazionale di continuità, esclusi dal progresso o per «lo spostarsi dell’asse della storia». Restano muri, oggetti, chiese, stanze, perimetri, come gusci del Novecento che andandosene «si è portato via tutto, le utopie e la sofferenza, le battaglie e le ferite, la gioia e le scoperte». La terra rimasta si riaffida alla natura che «ritorna ad abitare un’assenza»: alberi, rovi crescono fin dentro le case, tartarughe riprendono a nidificare sulle spiagge, famiglie di cinghiali diventano cittadine. Con Daltin entriamo a Portis, ferita a morte da terremoto e frana, a Moggessa, luogo-anima del libro “Mestri di Mont” di Tito Maniacco, a Craco, il più famoso paese fantasma d’Italia, a Centralia, la città che continua a bruciare, a Palcoda
il libRo
Un giro per l’Italia tra i luoghi rimasti senza abitanti
La copertina del libro
La teoria dei paesei vuoti di Mauro Daltin Ediciclo edizioni 14 euro
di Tramonti di Sotto, vittima dell’abbandono e poi del fuoco nazifascista, a Curon Vecchia in Trentino con il campanile che raramente riemerge, una delle atlantidi sommerse, in apnea per un’alluvione o una diga fuori controllo, a Gena che vive sotto il lago nelle Dolomiti bellunesi. Sono alcuni dei borghi in cui l’autore ci invita a entrare con lo «stupore dei bambini» e «inquietudine feroce» per accettare il vuoto, spesso così simile alla paura, fino a scoprire in esso un porto sicuro che tramanda parole come fatica, comunità, dignità, fede; un luogo per «l’errare del nostro spirito», per liberarne l’irrazionalità. Profetiche e attuali le conclusioni. Con lucida profondità l’autore auspica che si guardi alle «geografie dell’abbandono» e al «margine come a un territorio di ricerca» per un nuovo modo di «pensare il paesaggio» ristabilendo il patto tra montagna e pianura, poiché dalla salute dell’una dipende la salute dell’altra, e il patto tra le radici e la nuova vita, per una topografia paesaggistica e insieme interiore, una nuova «grammatica del luogo» che renda importante anche la pronuncia del nome, nella cui sonorità il paese continui a vivere. E intanto, entrando in uno dei borghi abbandonati, attratti dalla bellezza selvaggia e dal mistero, inquieti come l’ultimo dei gironi del libro, corriamo il rischio di non uscirne più, forse per quell’ancestrale, naturale, istintivo impulso a colmare e riempire di sé il vuoto. —