RASSEGNA STAMPA DEL 21 AGOSTO 2020

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Corriere del Veneto Venerdì 21 Agosto 2020

VE

Coronavirus I fronti aperti

IL NODO TRASPORTI

Il 14 settembre vanno portati in classe 600 mila ragazzi Le aziende: «Così impossibile garantire corse per tutti»

Bus per studenti, punto di non ritorno «Capienza piena o salta il servizio» di Renato Piva VENZIA Le dimensioni del problema: il 14 settembre bisogna portare in classe circa 600 mila studenti, con i bus delle otto «compagnie» venete del trasporto pubblico locale. Il 26 giugno scorso, dato il «decorso positivo» dell’epidemia da Covid in regione, il governatore Luca Zaia, all’interno di un’ordinanza «omnibus», ha stabilito la «compatibilità con un ampliamento del coefficiente di riempimento dei mezzi fino al 100%». Tradotto: pieno utilizzo dei posti disponibili sugli autobus. Quel quadro, però, non è più attuale. Rispondendo alla bozza governativa con le «Linee guida per il trasporto scolastico dedicato»,

zione come segue: «É caos totale». Sindaco di Treviso e presidente per il Veneto di Anci, l’associazione dei Comuni, Conte è reduce da un confronto coi vertici delle aziende del trasporto locale. E spiega: «Tutte le sigle del trasporto sono concordi su un punto: è fondamentale la capienza del

100%, pur con la mascherina, altrimenti è impossibile garantire il servizio. Non abbiamo tempo, mezzi e personale a sufficienza». Stando alle ultime direttive nazionali, gli studenti dovranno mantenere il metro di distanza l’un dall’altro fin dal cortile della scuola con l’obbli-

go di indossare la mascherina, anche durante le lezioni. L’incremento di contagi nelle ultime settimane, evidentemente, ha reso obsolete le rassicurazioni del ministro dell’Istruzione: Lucia Azzolina, giusto il 13 agosto, aveva garantito come, una volta seduto al proprio banco, lo studente avrebbe po-

tuto abbassare la protezione. «Rispetto al rientro dei figli in classe – dice Sandra Biolo, segretario regionale di Cisl per la scuola - le famiglie sono in ansia. Il problema del trasporto è rilevante. Il bambino sullo scuolabus ci sta più di quindici minuti. Per non parlare dei ragazzi più grandi, che viaggiano

pigiati uno sopra l’altro. Se piena capienza degli autobus significa stare in otto per metro quadro, a cosa serve, poi, la mascherina a scuola?». Serve, in classe come sui mezzi pubblici, a mettere una toppa in attesa che il sistema scuola completi la riposta alla pandemia: monobanchi, che arriveranno ma ritardo, e spazi, che già mancavano prima e mancheranno adesso, a dispetto dell’impegno e della fantasia di presidi e sindaci. A scuola, però, bisogna intanto arrivarci. «La prima necessità - dice Stefano Marcon, presidente di Upi Veneto e della Provincia di Treviso - è che diano la possibilità di usufruire degli autobus con capienza al 100%, con appositi dpi naturalmente; e che le scuole comunichino come in-

Mario Conte (Anci) È un caos di regole, ma a noi serve il 100% della capienza. Non abbiamo mezzi, personale e tempo

Stefano Marcon (Upi) Le scuole devono comunicare al più presto gli orari di ingresso e uscita dei ragazzi

il 31 luglio scorso Upi Veneto scrive: «Appare di difficile e irragionevole applicazione il limite dei quindici minuti di permanenza (degli studenti nel bus, ndr) per consentire la capienza del 100%». Il termine, dice l’Unione delle Province, è «troppo breve e non facilmente programmabile». In un passaggio, il documento dell’Upi è esplicito: «Senza la previsione di capienza al 100% risulta impossibile garantire il servizio». Da lunedì, Comitato tecnico scientifico per il contrasto all’epidemia, ministri ed enti locali si siederanno al tavolo tecnico convocato per cercare soluzioni che permettano di scaglionare gli ingressi a scuola degli studenti. Le risposte arriveranno ma, nell’attesa, non si fatica a dar credito a Mario Conte, che sintetizza la situa-

tendano procedere con gli orari d’ingresso e uscita dei ragazzi». Molti istituti, però, sono ben lontani dallo sfornare l’orario delle lezioni. Senza certezze sul parco docenti, del resto, come potrebbe essere altrimenti? Ancora il documento Upi del 31 luglio: «È necessario chiudere rapidamente i tavoli regionali coordinati dal ministero dell’Istruzione sulla flessibilità degli orari scolastici, al fine di avere un quadro chiaro» su cui rimodulare i servizi di trasporto locale, in particolare le linee extraurbane. «Se la situazione sarà simile all’anno scorso - chiude Marcon - si può pensare che le aziende di trasporto, magari con qualche piccolo potenziamento, riescano a dare il servizio. Altrimenti diventa impossibile...».

Come sara? Il rientro a scuola si avvicina e tanti problemi devono trovare soluzione, nelle classi e all’esterno, Quello del traporto è molto complicato

I problemi aperti

Massimo 15 minuti sul bus o «taglio» dei posti a bordo

Un esercito di ragazzi, uno sforzo troppo pesante

Il 26 giugno, un’ordinanza del governatore Zaia tornava a concedere la piena capienza ai mezzi del trasporto pubblico, visto l’andamento calante dei contagi. Le ultime direttive governative in tema scuola, però, concedono la piena capienza solo se lo studente resta sul bus meno di 15 minuti.

Le nuove disposizioni, secondo i calcoli delle otto aziende del trasporto locale del Veneto, renderebbero impossibile garantire il servizio. Senza la piena capienza, non ci sarebbero abbastanza mezzi, uomini e tempo per riorganizzare le corse necessarie a circa 600 mila studenti.

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Nodo ingressi a scaglioni, il «tavolo» solo da lunedì Da lunedì, Comitato tecnico scientifico per il contrasto all’epidemia, ministri ed enti locali cercheranno soluzioni che permettano di scaglionare gli ingressi in classe. Corollario: le scuole non hanno ancora deciso sul punto, che serve a chi organizza il trasporto per poter rimodulare il servizio.

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Il virologo: «Elezioni a rischio». Ma il Viminale lo smentisce

Leregoledel voto perchi è inisolamento.FdicriticaimanifestidiZaia, chesferzaancoraiconsiglierisuirimborsi

VENEZIA La deflagrazione avviene di primo mattino: «Le prossime elezioni sono a rischio per l’aumento dei contagi». Autore: Walter Ricciardi, professore alla Cattolica e consulente del ministero della Salute intervistato ad Agorà Estate. Un’affermazione che, a un mese esatto dal voto, non passa inosservata. Neppure al Viminale che smentisce ci sia il rischio rinvio. E il Veneto leghista che ha chiesto fino a perdere il fiato il voto a luglio coglie l’assist. «Ipse dixit...- commenta il governatore Luca Zaia, fiero alfiere del voto di mezza estate - io l’avevo detto. Dov’erano tutti questi scienziati quando dicevamo che il perio-

Assessore Gianpaolo Bottacin Coordina le operazioni di voto

do più sicuro era luglio? Non faccio polemica ma...eravamo in piena discesa della curva». La candidata di Iv, Daniela Sbrollini gli dà del «mago Otelma» vista la rivendicazione «l’avevo previsto», mentre la Lega si scatena. L’assessore regionale Roberto Marcato, scrive in un post: «Ricciardi il virologo consulente del Governo ci dice che se aumentano i contagi le elezioni potrebbero non esserci... solo io ho come una strana sensazione di.... ???». Articola ulteriormente Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale: «Il sospetto che esista il ”partito” del rinvio delle elezioni è fondato ma non si può mettere in

quarantena la democrazia». Lo dice Ciambetti e lo ricorda anche Zaia: in Corea si votò in aprile, in Francia a giugno. Certo, al voto con la mascherina e dopo aver misurato la febbre ma si votò. Diverso il discorso per il numero di persone in isolamento che continua a salire. Per consentire a tutti di votare, anche per gli isolati funzioneranno i «seggi volanti» che già si utilizzano nelle case di riposo. Con la differenza, spiega l’assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, che «gli scrutatori quest’anno saranno bardati con mascherina, tuta e visiera». Un lavoro per cui la Regione si è già messa in contatto

anche con la Croce rossa. «Le forze dell’ordine- spiega Bottacin - vigileranno anche su eventuali assembramenti». Chi è in isolamento deve comunicarlo al proprio sindaco entro 5 giorni dal voto. La consigliera uscente e ricandidata dei 5s, Erika Baldin, fa presente però che l’aggiunta del certificato medico da presentare complica troppo il voto per chi non potrà andare al seggio. Zaia consiglia a tutti di fare campagna elettorale meno «fisica» possibile e di sfruttare ad esempio i webinar. Intanto, ieri, il coordinatore di FdI, Luca De Carlo, alla presentazione dalla lista FdI a Venezia ha commentato pesantemente i

De Carlo Sui manifesti di Zaia solo simboli Lega... dovrei arrabbiarmi

manifesti elettorali di Zaia che riportano solo i simboli delle tre liste collegate alla Lega e non FdI e FI: «Oggi è uscito con un manifesto di Zaia senza i nostri simboli? Dovrei essere arrabbiato come una jena perché abbiamo firmato un accordo che ci è costato ma gli avversari sono altri, saremo leali». E sul caso dei rimborsi non restituiti dai consiglieri regionali per «trasferte» Zaia rinnova l’invito a ridare parte della somma forfettaria e dice: «A quella norma si dovrà metter mano». Martina Zambon (ha collaborato Matteo Riberto) © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 21 AGOSTO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

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Coronavirus: il fronte sanitario

Veneti di rientro dai Paesi a rischio Zaia: più tamponi e a ciclo continuo Il governatore: «Sedi per i test potenziate in tutte le Usl Esami dalle 7 alle 13 senza prenotazioni e anche nei festivi» Nicola Cesaro / VENEZIA

Dopo Spagna, Croazia, Grecia e Malta, arrivi e rientri “pericolosi” pure dalla Francia meridionale. A tal punto che, anche per chi torna dall’Occitania, la Regione Veneto ha imposto il tampone per rilevare il Coronavirus. Lo ha annunciato ieri il presidente regionale Luca Zaia, che non ha mancato di manifestare tutta la sua preoccupazione sul peso che i “vacanzieri” hanno nella diffusione del virus in Veneto. TEST PER CHI ARRIVA DALLA FRANCIA

Zaia ha disposto il tampone per chi arriva dalla Francia meridionale e in particolare dall’Occitania. Il motivo? Un focolaio importante ad Agde, che ha fatto registrare numerosi positivi ritornati - proprio da questa località - in Austria, Olanda e Gran Bretagna. «Le vacanze pesano, è inutile nasconderlo» ha ribadito il presidente «Prendiamo l’esempio di Treviso dove abbiamo appena intercettato 35 persone contagiate ritornate dalla Croazia. Sono persone che non si conoscono tra loro e che arrivano tutte

dallo stesso Paese: da qui capiamo che il tema dei vacanzieri è davvero importante e impattante. L’ordinarietà della trasmissione “locale” è superata dalla straordinarietà del fenomeno di chi ritorna dalle vacanze». LA STRATEGIA

Proprio in virtù di questo ragionamento, Zaia ha annunciato il potenziamento dei

Disposto l’obbligo del controllo anche per chi proviene dalla Francia meredionale punti di accesso rapido al tampone in tutte le Usl venete. In questi siti si può effettuare il test per il Covid-19 dalle 7 alle 13, senza prenotazione, anche il sabato e la domenica. «Stiamo lavorando per permettere a chiunque, “alla bisogna”, di presentarsi in questi punti per sottoporsi al test». Proprio questa apertura sarà uno degli obiettivi del futuro piano operativo della Regione. Nel frattempo, il futuro prossimo sarà il

tampone per tutti i turisti, di rientro o in arrivo da qualsiasi Paese del mondo? «Sarebbe chiaramente la situazione ottimale, ma è improponibile» risponde Zaia «Un test rapido costa 11 euro: se ne fai 20 mila al giorno spendi 200 mila euro, che al mese diventano 6 milioni. Una spesa altissima per appena 20 mila test al giorno. Non si può fare, anche considerando che il Veneto fa 70 milioni di presenze turistiche. Sono numeri da paura». ASINTOMATICI, SCUOLA ED ELEZIONI

Nell’illustrare le cifre della pandemia in Veneto, Zaia ha ribadito come l’età media del contagio sia scesa ormai ai 39 anni, ricordando inoltre la preponderante asintomaticità dei positivi: «Su 6.565 persone isolate a casa, i positivi sono 1.789, il 27,25% degli isolati. Dei 6.565, i sintomatici scendono addirittura a 135, il 2,06%, E ancora: 135 sintomatici sui 1.789 positivi totali e isolati in casa corrispondono al 7,55%». Il presidente ha quindi affermato la necessità di avviare le scuole e di far convivere l’attività scolastica con l’emergenza Co-

Tampone all’ aeroporto Marco Polo per i passeggeri provenienti da Paesi ritenuti a rischio contagio

vid. Lunedì partiranno peraltro i test rapidi sui 96 mila docenti e operatori della scuola, che saranno effettuati dai medici di base: «Non tutti i medici hanno accettato quest’impegno, frutto di un accordo con il Governo. Ho parlato con i vertici della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale, auspicando che arrivi l’assenso da tutti gli associati. La Regione è comunque pronta ad attivarsi per il personale “scoperto”». Infine, un auspicio in chiave elettorale: «Invito tutti i candidati a pensare una campagna elettorale senza assembramenti, magari privilegiando gli incontri online o comunque facendo rispettare le regole di prevenzione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

il report giornaliero

Quasi 200 nuovi positivi in 24 ore Impennata di isolamenti in casa Laura Berlinghieri / VENEZIA

Sono 121 in più in appena 24 ore. È l’entità dell’aumento delle persone in isolamento domiciliare, in Veneto, tra mercoledì e ieri. Cifra che è in impennata nel Veronese, con 134 quarantene in più (alcune province hanno salto negativo). Nella stessa provincia, ieri l'incremento era stato di 305 unità. «Certo, se si fanno i tamponi, allora anche gli isolamenti aumentano» tiene a precisare l’assessora regionale alla sanità Manuela Lanzarin, rivendicando la bontà dell’operato degli ospedali e dei laboratori veneti. «Nel momento in cui rintracciamo una positività, allarghiamo la nostra indagine ai contatti della persona contagiata.

Ed è chiaro che quindi aumenti il numero dei soggetti costretti in isolamento domiciliare». Attualmente, i numeri rivelano 6.565 poste in isolamento domiciliare, di cui solo 135 con sintomi. Di questi, quasi un terzo si trova nel Veronese, dove ci sono 2.069 persone in quarantena, di cui 31 sintomatici. In realtà i dati in parte si spiegano anche con l’obbligo di sottoporsi a tampone di chi arriva da Grecia, Spagna, Croazia e Malta: i quattro Paesi considerati a rischio. «I “305 in più” di ieri nel Veronese erano per buona parte turisti tornati dalle ferie in questi quattro Stati. In altri casi, invece, erano appartenenti a cluster familiari» spiega ancora Lanzarin. Facile

in occitania

Il paradiso dei naturisti che preoccupa la Regione VENEZIA

L’obbligo di tamponi per chi torna dall’Occitania non arriva a caso: qui si trova infatti Cap d’Agde, uno dei più importanti villaggi naturisti d’Europa, in cui solo lunedì sono stati scovati oltre cento positivi. Molti di questi sono turisti di Austria, Olanda e Gran Bretagna. Spiaggia aperta al nudismo, che si affaccia su due chilometri di

capire se la teoria è giusta. Se così fosse, nei prossimi giorni dovremmo assistere a un brusco calo di questi numeri, «con l’arrivo dei test rapidi negli aeroporti, che dovrebbero iniziare a funzionare già oggi. Gli esiti vengono forniti in appena 15 minuti». Il Veneto si è trasformato in una autentica “macchina da tamponi”, «che “tiene” senza problemi. Abbiamo aumentato la nostra capacità, tanto di “effettuazione” quanto di processazione. Le nostre Usl stanno lavorando

Lanzarin: «Allarghiamo le nostre indagini Gli esami rapidi li faranno diminuire»

Test Covid all’ospedale di Oderzo

bene» sostiene, sicura, l’assessora regionale. Intanto i dati di ieri parlano di una curva epidemiologica che non accenna a diminuire, con ben 196 positività in più registrate nell’arco delle 24 ore. Numeri che ci fanno ripensare a un passato che fa paura. Del

Mediterraneo, Cap d’Agde è luogo noto anche per lo scambismo, pratica che chiaramente facilita la trasmissione del virus. Proprio la vocazione del luogo ha portato i suoi visitatori a eludere le principali azioni di prevenzione. Scoperto il focolaio, almeno trecento persone si sono sottoposte a tampone, mentre l’autorità locale ha imposto una sorta di “lockdown locale”. —

totale, 96 nuovi tamponi positivi in più solo nella sola provincia di Treviso. Considerando le altre singole province, nel Padovano si contano 21 nuovi casi, 14 nel Veneziano, 37 nel Veronese, 14 nel Vicentino, 5 nel Bellunese e 8 nel Rodigino. Si aggiorna anche il dato dei decessi: 2.101 dall’inizio della pandemia. Ma si tratta solo della formalizzazione di una morte in realtà avvenuta mercoledì: un’ospite 94enne dell’Antica scuola dei battuti di Mestre. Infine, tornano a salire i ricoveri ospedalieri, sei in più rispetto a mercoledì. Sono in 43 i pazienti ricoverati in area non critica: 16 al Ca’ Foncello di Treviso, 11 al Covid hospital di Dolo (nel Veneziano) e 7 a Padova. Sette persone invece si trovano in terapia intensiva, di cui tre a Padova, due a Vicenza e uno a Treviso. Considerando invece i ricoverati in ospedale, ma negativizzati, si parla rispettivamente di 82 e 7 persone. A queste cifre vanno infine aggiunti i sette ricoverati nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto.— © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 21 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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Politica: le elezioni regionali replica

I SIMBOLI PER LE REGIONALI DI SETTEMBRE

La fatica di portare l’onestà nel Palazzo

Simboli dei partiti, liste e movimenti che hanno annunciato l’intenzione di presentarsi al voto

COALIZIONE ARTURO LORENZONI

CROMASIA

COALIZIONE LUCA ZAIA

Enrico Cappelletti

Ivano Spano

Simonetta Rubinato Patrizia Bertelle

MOVIMENTI V3 LIBERTÀ DI SCELTA

Antonio Guadagnini

Paolo Girotto

Paolo Benvegnù

La sfida del 20-21 settembre nove nella corsa contro Zaia Almeno tre i candidati presidente che si presentano nel nome dell’autonomia Il caso: il governatore uscente non ha il proprio nome nella simbolo di coalizione Laura Berlinghieri / VENEZIA

In Veneto la corsa per la carica di presidente regionale vedrà dieci contendenti. O, volendo essere più realisti, la corsa di “uno contro nove”. L’uomo da battere è il governatore uscente Luca Zaia, che il 20 e 21 settembre si presenterà alle elezioni sostenuto da cinque liste: c’è la “sua” lista Zaia, la Lega, Lista veneta (riunirà gli amministratori locali), Fratelli d’Italia e Forza Italia. Tutti insieme sotto il simbolo di coalizione “Veneto 2020. Elezioni regionali”. Che in modo singolare non riporta il nome del governatore uscente, e che quindi più che il “logo” di Luca Zaia, sembra il bollino di promozione dell'intera tornata elettorale. Se sono in pochi a dubitare in un “Zaia ter”, le incognite investono soprattutto la ripar-

tizione delle preferenze tra le cinque liste, con il timore (milanese) che il simbolo con il nome del governatore uscente possa persino raddoppiare i risultati della Lega. A provare a rovinare la festa all’attuale presidente sarà Arturo Lorenzoni, l’ex vicesindaco di Padova, a sua volta sostenuto da cinque liste: Partito Democratico, + Veneto in Europa, Europa verde, Il Veneto che vogliamo e Sanca Veneto. In questo caso, riunite sotto il simbolo - senz’altro più esplicito - “Veneto. Lorenzoni presidente”. Dieci liste a sostegno dei due candidati leader. Più di quante, singolarmente, si opporranno ai due. A fare da terzo incomodo sarà l’ex senatore Enrico Cappelletti, per il Movimento 5 Stelle. Partito che in Veneto non ha mai sfondato. Anche

quest'anno i pentastellati correranno da soli, senza allearsi con il Pd con cui invece governano a livello nazionale. Queste le tre tessere certe di un puzzle che inizia a definirsi solo oggi, con il deposito delle liste, ma che dovrà essere irrevocabilmente completato entro le 12 di domani: è il termine stabilito dalla legge. Eppure - nonostante residuino diverse incognite, i verbi da utilizzare siano tutti al condizionale e l'esperienza insegni che esiste sempre un coniglio da tirare fuori dal cappello - il dedalo degli sfidanti ha già i suoi volti. La scissione interna al Pd ha i suoi strascichi anche a livello regionale. Lo dimostra la candidatura a presidente di Daniela Sbrollini, il nome di Italia Viva, che coalizza Partito socialista italiano, Civica per il Veneto e Partito repub-

SIMBOLI DI COALIZIONE SOPRA IL SIMBOLO DI ZAIA, SENZA IL NOME DEL CANDIDATO, SOTTO QUELLO DI LORENZONI

Daniela Sbrollini

blicano italiano. Tra i dissidenti pentastellati c’è invece Patrizia Bartelle, consigliera regionale che, dopo l’addio al movimento di Beppe Grillo, si è trasferita tra le fila di "Italia in Comune" di Federico Pizzarotti. Nella scalata in Regione sarà sostenuta da "Veneto ecologia e solidarietà". Dal canto suo Paolo Benvegnù, segretario veneto di Rifondazione comunista, si candida al ruolo di governatore con "Solidarietà ambiente lavoro". Ancora, sono ben tre le liste di candidati governatore che parlano di “autonomia” (persino di indipendenza) già nel loro nome. C’è "Indipendenza noi Veneto" di Ivano Spano, che a sua volta si dice particolarmente attento alla questione ambientale. E poi c’è il "Partito dei veneti" di Antonio Guadagnini. Con la sensazione di un cannibalismo fratricida. Parlando sempre di autonomia, ma cambiando sponda, c’è il nome dell’ex parlamentare dem Simonetta Rubinato, sostenuta da "Veneto per le autonomie". L’ultimo volto noto, a oggi, è quello del veterinario e opinionista Paolo Girotto, candidato governatore regionale di “Movimento 3V. Libertà di scelta”, dove le “tre V” stanno per "Vaccini vogliamo verità”. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gentile direttore, il fondo intitolato “Cinque Stelle e Dem, la strana contaminazione” a firma di Luigi Vicinanza, richiede una replica. Non sulle possibili convergenze con il Pd, che comunque non riguardano il Veneto, ma sulle considerazioni che l'autore esprime sul M5S. Quando ci chiama «allegra brigata di inesperti e incompetenti», dimentica che il triste esercito dei politicanti di professione, dagli anni '90 ha fatto assistere gli italiani a uno spettacolo di scandali, corruzione, sperpero di denaro pubblico, contiguità con il malaffare che ha insozzato la storia delle nostra Repubblica. Erano tutti esperti e competenti, quelli di tangentopoli, dei patti con la mafia, della svendita ai poteri finanziari internazionali. Per quanto riguarda la nostra Regione, erano tutti esperti e competenti quelli che si inventarono la fabbrica di mazzette del Mose. Il M5S è nato da un Paese stanco di quei personaggi e desideroso di mandare nei palazzi suoi portavoce. Riguardo la «fatica dell'onestà e delle trasparenza» che avremmo scoperto, la fatica è stata semmai quella di tentare di portare quei valori per noi imprescindibili anche nel resto della politica. Non è faticoso rinunciare ai privilegi: lo è assistere a consiglieri regionali che intascano le indennità di trasferta a Consiglio chiuso per Covid, lo è scoprire che un vicegovernatore ha chiesto il bonus da 600 euro. Le eventuali convergenze con altre forze politiche sono il dito. C'è – purtroppo – una luna resa opaca da una brutta politica che dobbiamo ancora combattere. ERIKA BALDIN JACOPO BERTI MANUEL BRUSCO SIMONE SCARABEL

Consiglieri regionali M5S

IL COMMENTO

MASSIMILIANO PANARARI

Il leghista “pigliatutto” imporrà a Salvini un cambio di passo

que, Zaia uscirà dal voto del 20-21 settembre ancora più «pigliatutto». E anche se non è, appunto, sua intenzione quella di mettere in discussione o di contrapporsi frontalmente a Salvini, dà l’impressione di non nascondere più i punti di dissenso, già esplicitati da tempo in privato. E, quindi, un cambio di passo della Lega salviniana conosciuta fino ad ora – di qualche natura, e ancora non prevedibile – arriverà sicuramente per effetto delle dinamiche interne. E, forse, anche del contesto esterno di un autunno che (purtroppo) sarà caldissimo. — @MPanarari

I

l governo ha i suoi bei problemi, come mostrano le tribolazioni sui territori della tanto invocata «alleanza strutturale» tra Pd e M5S. Ma pure la Lega ha i suoi guai. Le problematiche di casa leghista le ha enucleate Ilvo Diamanti nelle sue ultime «Mappe» per Repubblica, contraddistinte da una serie di numeri che segnalano la mancata realizzazione di quello che era, verosimilmente, il punto fondamentale dell’agenda salvinia-

na. Dalle rilevazioni di Demos & Pi. emerge come la popolarità del leader della «Lega per Salvini premier», nella fase attuale, risulti superiore al Centro e al Sud rispetto al Nord del Paese. Senza, però, che il progetto della Lega nazionalpopulista porti ai risultati sperati in termini di voti. E, così, la cassaforte dei consensi continua a coincidere con gli insediamenti territoriali originari del partito macroregionale nordista. Nelle settimane della scoperta di una nuova «duplice questio-

ne settentrionale» – come l’ha definita Massimo Giannini –, è precisamente il Nord Italia a produrre ulteriori fibrillazioni per Salvini. E, in particolare il Veneto, che continua a tributare livelli di gradimento quasi plebiscitari a Luca Zaia. Non siamo in presenza di nessuna sfida dichiarata per la leadership del partito perché, come noto, la tradizione che si perpetua dalla Liga veneta è quella di rispettare rigorosamente la gerarchia interna che attribuisce alla «componente lombar-

da» il primato e il posto del n. 1 del «partito federale». E, quindi, come evidenzia anche la vicenda dei numerosi assessori regionali che si devono candidare nella lista della Lega, Zaia non ha alcuna intenzione di lanciare il benché minimo guanto di sfida. Anche perché, per inciso, questa manovra voluta proprio dai salviniani per evitare di «sfigurare» troppo nelle percentuali finali, porterà a eleggere – distribuiti nelle tre liste – tutti i fedelissimi del governatore. E lo stesso cosid-

detto «patto anti-inciucio», sottoscritto da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi con la finalità (richiesta dalla presidente di Fratelli d’Italia) di fugare le tentazioni separatiste dentro l’alleanza di destracentro, prevede anche una «quota Zaia». Così, accanto al presidenzialismo e alla revisione della giustizia, si trova pure, messa nero su bianco, la piattaforma di autonomia regionale rivendicata dal governatore veneto. Assai probabilmente, dun-

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Coronavirus: il fronte sanitario

Veneti di rientro dai Paesi a rischio Zaia: più tamponi e a ciclo continuo Il governatore: «Sedi per i test potenziate in tutte le Usl Esami dalle 7 alle 13 senza prenotazioni e anche nei festivi» Nicola Cesaro / VENEZIA

Dopo Spagna, Croazia, Grecia e Malta, arrivi e rientri “pericolosi” pure dalla Francia meridionale. A tal punto che, anche per chi torna dall’Occitania, la Regione Veneto ha imposto il tampone per rilevare il Coronavirus. Lo ha annunciato ieri il presidente regionale Luca Zaia, che non ha mancato di manifestare tutta la sua preoccupazione sul peso che i “vacanzieri” hanno nella diffusione del virus in Veneto. TEST PER CHI ARRIVA DALLA FRANCIA

Zaia ha disposto il tampone per chi arriva dalla Francia meridionale e in particolare dall’Occitania. Il motivo? Un focolaio importante ad Agde, che ha fatto registrare numerosi positivi ritornati - proprio da questa località - in Austria, Olanda e Gran Bretagna. «Le vacanze pesano, è inutile nasconderlo» ha ribadito il presidente «Prendiamo l’esempio di Treviso dove abbiamo appena intercettato 35 persone contagiate ritornate dalla Croazia. Sono persone che non si conoscono tra loro e che arrivano tutte

dallo stesso Paese: da qui capiamo che il tema dei vacanzieri è davvero importante e impattante. L’ordinarietà della trasmissione “locale” è superata dalla straordinarietà del fenomeno di chi ritorna dalle vacanze». LA STRATEGIA

Proprio in virtù di questo ragionamento, Zaia ha annunciato il potenziamento dei

Disposto l’obbligo del controllo anche per chi proviene dalla Francia meredionale punti di accesso rapido al tampone in tutte le Usl venete. In questi siti si può effettuare il test per il Covid-19 dalle 7 alle 13, senza prenotazione, anche il sabato e la domenica. «Stiamo lavorando per permettere a chiunque, “alla bisogna”, di presentarsi in questi punti per sottoporsi al test». Proprio questa apertura sarà uno degli obiettivi del futuro piano operativo della Regione. Nel frattempo, il futuro prossimo sarà il

tampone per tutti i turisti, di rientro o in arrivo da qualsiasi Paese del mondo? «Sarebbe chiaramente la situazione ottimale, ma è improponibile» risponde Zaia «Un test rapido costa 11 euro: se ne fai 20 mila al giorno spendi 200 mila euro, che al mese diventano 6 milioni. Una spesa altissima per appena 20 mila test al giorno. Non si può fare, anche considerando che il Veneto fa 70 milioni di presenze turistiche. Sono numeri da paura». ASINTOMATICI, SCUOLA ED ELEZIONI

Nell’illustrare le cifre della pandemia in Veneto, Zaia ha ribadito come l’età media del contagio sia scesa ormai ai 39 anni, ricordando inoltre la preponderante asintomaticità dei positivi: «Su 6.565 persone isolate a casa, i positivi sono 1.789, il 27,25% degli isolati. Dei 6.565, i sintomatici scendono addirittura a 135, il 2,06%, E ancora: 135 sintomatici sui 1.789 positivi totali e isolati in casa corrispondono al 7,55%». Il presidente ha quindi affermato la necessità di avviare le scuole e di far convivere l’attività scolastica con l’emergenza Co-

Tampone all’ aeroporto Marco Polo per i passeggeri provenienti da Paesi ritenuti a rischio contagio

vid. Lunedì partiranno peraltro i test rapidi sui 96 mila docenti e operatori della scuola, che saranno effettuati dai medici di base: «Non tutti i medici hanno accettato quest’impegno, frutto di un accordo con il Governo. Ho parlato con i vertici della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale, auspicando che arrivi l’assenso da tutti gli associati. La Regione è comunque pronta ad attivarsi per il personale “scoperto”». Infine, un auspicio in chiave elettorale: «Invito tutti i candidati a pensare una campagna elettorale senza assembramenti, magari privilegiando gli incontri online o comunque facendo rispettare le regole di prevenzione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

il report giornaliero

Quasi 200 nuovi positivi in 24 ore Impennata di isolamenti in casa Laura Berlinghieri / VENEZIA

Sono 121 in più in appena 24 ore. È l’entità dell’aumento delle persone in isolamento domiciliare, in Veneto, tra mercoledì e ieri. Cifra che è in impennata nel Veronese, con 134 quarantene in più (alcune province hanno salto negativo). Nella stessa provincia, ieri l'incremento era stato di 305 unità. «Certo, se si fanno i tamponi, allora anche gli isolamenti aumentano» tiene a precisare l’assessora regionale alla sanità Manuela Lanzarin, rivendicando la bontà dell’operato degli ospedali e dei laboratori veneti. «Nel momento in cui rintracciamo una positività, allarghiamo la nostra indagine ai contatti della persona contagiata.

Ed è chiaro che quindi aumenti il numero dei soggetti costretti in isolamento domiciliare». Attualmente, i numeri rivelano 6.565 poste in isolamento domiciliare, di cui solo 135 con sintomi. Di questi, quasi un terzo si trova nel Veronese, dove ci sono 2.069 persone in quarantena, di cui 31 sintomatici. In realtà i dati in parte si spiegano anche con l’obbligo di sottoporsi a tampone di chi arriva da Grecia, Spagna, Croazia e Malta: i quattro Paesi considerati a rischio. «I “305 in più” di ieri nel Veronese erano per buona parte turisti tornati dalle ferie in questi quattro Stati. In altri casi, invece, erano appartenenti a cluster familiari» spiega ancora Lanzarin. Facile

in occitania

Il paradiso dei naturisti che preoccupa la Regione VENEZIA

L’obbligo di tamponi per chi torna dall’Occitania non arriva a caso: qui si trova infatti Cap d’Agde, uno dei più importanti villaggi naturisti d’Europa, in cui solo lunedì sono stati scovati oltre cento positivi. Molti di questi sono turisti di Austria, Olanda e Gran Bretagna. Spiaggia aperta al nudismo, che si affaccia su due chilometri di

capire se la teoria è giusta. Se così fosse, nei prossimi giorni dovremmo assistere a un brusco calo di questi numeri, «con l’arrivo dei test rapidi negli aeroporti, che dovrebbero iniziare a funzionare già oggi. Gli esiti vengono forniti in appena 15 minuti». Il Veneto si è trasformato in una autentica “macchina da tamponi”, «che “tiene” senza problemi. Abbiamo aumentato la nostra capacità, tanto di “effettuazione” quanto di processazione. Le nostre Usl stanno lavorando

Lanzarin: «Allarghiamo le nostre indagini Gli esami rapidi li faranno diminuire»

Test Covid all’ospedale di Oderzo

bene» sostiene, sicura, l’assessora regionale. Intanto i dati di ieri parlano di una curva epidemiologica che non accenna a diminuire, con ben 196 positività in più registrate nell’arco delle 24 ore. Numeri che ci fanno ripensare a un passato che fa paura. Del

Mediterraneo, Cap d’Agde è luogo noto anche per lo scambismo, pratica che chiaramente facilita la trasmissione del virus. Proprio la vocazione del luogo ha portato i suoi visitatori a eludere le principali azioni di prevenzione. Scoperto il focolaio, almeno trecento persone si sono sottoposte a tampone, mentre l’autorità locale ha imposto una sorta di “lockdown locale”. —

totale, 96 nuovi tamponi positivi in più solo nella sola provincia di Treviso. Considerando le altre singole province, nel Padovano si contano 21 nuovi casi, 14 nel Veneziano, 37 nel Veronese, 14 nel Vicentino, 5 nel Bellunese e 8 nel Rodigino. Si aggiorna anche il dato dei decessi: 2.101 dall’inizio della pandemia. Ma si tratta solo della formalizzazione di una morte in realtà avvenuta mercoledì: un’ospite 94enne dell’Antica scuola dei battuti di Mestre. Infine, tornano a salire i ricoveri ospedalieri, sei in più rispetto a mercoledì. Sono in 43 i pazienti ricoverati in area non critica: 16 al Ca’ Foncello di Treviso, 11 al Covid hospital di Dolo (nel Veneziano) e 7 a Padova. Sette persone invece si trovano in terapia intensiva, di cui tre a Padova, due a Vicenza e uno a Treviso. Considerando invece i ricoverati in ospedale, ma negativizzati, si parla rispettivamente di 82 e 7 persone. A queste cifre vanno infine aggiunti i sette ricoverati nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto.— © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Coronavirus: la crisi sanitaria nel Bellunese

«Mascherine agli alunni? Sono contrario» Per Zaia «è improponibile. Gli accordi sono il distanziamento tra i banchi, l’aerazione dei locali e i test in caso di contagio» VENEZIA

No alla mascherine per gli alunni, test pronti per insegnanti e operatori e un appello alla disponibilità rivolto ai medici di base. Il presidente regionale Luca Zaia ha toccato anche il tema della scuola nell’ultima conferenza stampa sull’emergenza Coronavirus in Veneto. NO ALLA MASCHERINA

«Mascherina agli alunni? Sono fermamente contrario, che si tratti di un bimbo sotto i 6 anni o di uno di 9: è comunque una cosa improponibi-

le». Zaia è categorico sulla proposta del Comitato tecnico scientifico di far indossare la mascherina agli studenti in classe. Ha sottolineato Zaia: «Gli “accordi” erano il distanziamento tra banchi, le mascherine agli insegnanti e agli operatori, l’aerazione dei locali e i test alla classe in caso di contagi». Posizione, questa, espressa nelle ultime ore anche dall’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan, particolarmente polemica verso il Cts. TEST SIEROLOGICI

Zaia, come ha spiegato in

conferenza stampa, ha preso contatti con i vertici della Fimmg, la federazione nazionale dei medici di medicina generale e con il presidente nazionale Silvestro Scotti. «Ho lanciato l’appello affinché tutti i medici, anche quelli che non hanno ancora dato l’assenso, si rendano disponibili al monitoraggio sui docenti» ha spiegato Zaia «Ho trovato pieno appoggio dalla Fimmg, che peraltro a Verona e Belluno ha già raggiunto l’accordo con i medici soci». La Regione si è comunque detta disponibile a prendersi in carico quegli operatori del-

la scuola rimasti “scoperti” dai loro medici di base. Nei prossimi giorni le varie Usl forniranno indicazioni più precise ai lavoratori della scuola, in particolare a quelli “scoperti”. Va peraltro ribadito che il test è su base volontaria sia per quanto riguarda i docenti e il personale della scuola in generale, sia per quanto riguarda i medici di famiglia che devono fare i test.

settembre sarebbe stato un mese ostico, anche e soprattutto per votare. Dove erano tutti questi scienziati qualche mese fa? A luglio eravamo in netta discesa dei contagi e in quel momento bisognava votare. In ogni caso, le scuole vanno riaperte a settembre, senza alcun ripensamento. Bisogna far convivere questa emergenza con la necessità di offrire questo servizio primario e fondamentale ai nostri ragazzi».

LA SCUOLA CHE RIPARTE

E la ripartenza? Ha aggiunto Zaia: «Scuola a rischio ripartenza? Io l’avevo detto che

la decisione

ELEZIONI

E a proposito di elezioni, il presidente ha auspicato una

«campagna senza assembramenti», invitando tutti i candidati a privilegiare incontri online o comunque a garantire il pieno rispetto delle restrizioni Covid. L’assessore regionale alla Protezione civile, Bottacin, ha invece confermato l’allestimento di seggi volanti per garantire il voto a chi è in isolamento domiciliare. Gli scrutatori si sposteranno di casa in casa – previa richiesta degli interessati rivolta con 5 giorni di anticipo al sindaco – con l’aiuto della Protezione civile e la collaborazione della Croce Rossa. —

ieri quattro nuovi casi

Positiva un’infermiera dell’ospedale di Feltre: reparti sotto controllo

Il drive-in all’ospedale di Feltre Lunedì prossimo partono i test sierologici per il personale della scuola

BELLUNO

Sì dei medici di famiglia ai test sierologici sul personale della scuola BELLUNO

Dopo giorni di polemiche, la decisione: i medici di famiglia (almeno quelli della Fimmg) faranno i test sierologici al personale della scuola, a partire da lunedì prossimo. La Fimmg ha dato la sua piena e convinta adesione alla campagna di screening. È questo il risultato dell’incontro via web avvenuto mercoledì sera tra tutti gli aderenti al sindacato dei medici di famiglia. Dopo le perplessità iniziali relative alla organizzazione del percorso per eseguire i test sierologici e dopo il confronto avvenuto con il Dipartimento di prevenzione dell’Usl 1 Dolomiti, i camici bianchi della Fimmg, il sin-

dacato più rappresentativo in provincia, che raccoglie una ottantina di professionisti su 150, ha deciso che «questa campagna è utile e necessaria per tutelare la salute delle persone in un momento di emergenza sanitaria», riferisce il presidente Umberto Rossa, che è anche presidente dell’Ordine dei medici di medicina generale. «Tutti abbiamo concordato che questa campagna sia importante e quindi da subito ciascuno invierà la propria adesione o meno al capo del Distretto», precisa Rossa che spiega come siano state superate le criticità che fino a qualche giorno fa rendevano scettici i medici di base rispetto a questa iniziativa voluta dal

ministero della Salute. «Le nostre perplessità si riferivano agli aspetti organizzativi della campagna, non alla sua bontà. Ma nel vertice con l’Usl, ci è stato spiegato che sarà il Dipartimento di prevenzione ad occuparsi di recuperare dall’ufficio scolastico gli elenchi del personale scolastico e a contattarlo informandolo della campagna di test. Inoltre indicherà anche gli orari e i giorni in cui dovranno recarsi negli ambulatori dei loro medici di famiglia per eseguire il test. È molto importante che questo aspetto organizzativo sia stato preso in carico dall’Usl», dice Rossa. Una volta che il docente, o il bidello o il segretario ammi-

nistrativo si presenterà dal medico, questi sottoporrà il suo assistito al test sierologico. «Nel giro di pochi minuti avremo la risposta. Se sarà negativa non ci saranno altri percorsi da fare», spiega Rossa, «se invece sarà positivo avviseremo il Dipartimento di prevenzione che prenderà in carico la persona sottoponendola al tampone. Così daremo una mano importante al Dipartimento impegnato in queste settimane su molti fronti per scongiurare il diffondersi del coronavirus». Ieri mattina è arrivata all’Usl la disponibilità manifestata dai medici della Fimmg. Le direzioni di distretto ora stanno raccogliendo le singole adesioni dei medici. E sono stati attivati nel frattempo i contatti con l’Ufficio scolastico provinciale per i dettagli operativi. L’Usl ha già ricevuto da Azienda Zero il quantitativo di test necessari per la campagna di screening. Si stima che ogni medico avrà 20 test da fare. Il personale scolastico interessato è di 4700 persone. — PDA

Un’infermiera del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Feltre è risultata positiva al Covid, durante i controlli di routine del personale sanitario. I primi dieci tamponi già effettuati fra i suoi contratti stretti sono risultati negativi. Ma il tracciamento da parte del Dipartimento di prevenzione va avanti. La prospettiva è che entro lunedì possano essere esclusi contagi fra colleghi e degenti. L’infermiera, che con tutta probabilità dovrebbe aver contratto il virus fuori dall’ospedale, svolge un’attività trasversale tra vari servizi e reparti del Santa Maria del Prato. Dal riscontro di positività hanno fatto seguito i tamponamenti sui contatti lavorativi e familiari della donna. A ieri, la prima decina di tamponi è risultata negativa. Nei due reparti maggiormente interessati all’attività della professionista, cioè Chirurgia e Geriatria, in attesa dell’esito di altri tamponi di controllo su personale e sui degenti, sono stati limitati gli accessi ai soli pazienti

urgenti, spiegano dall’Usl Dolomiti, rinviando di un paio di giorni i ricoveri programmati. Al di là di questa precauzione, l’ospedale di Feltre mantiene la sua piena operatività sia nell’emergenza che nell’attività ambulatoriale e ordinaria negli altri reparti. Entro lunedì, dovrebbe essere esclusa o viceversa confermata l’eventuale trasmissione per contatto stretto in ambito lavorativo, considerato il ruolo dell’infermiera. Nel frattempo la direzione ospedaliera e il Dipartimento di Prevenzione stanno conducendo un accuratissimo contact tracing per individuare tutti i contatti stretti della donna. Quello dell’infermiera non è l’unico nuovo caso di positività nel Bellunese, registrato ieri. C’è un altro contagiato in una famiglia kosovara di Belluno, dove già erano state trovate due positività. E due feltrini, di rientro dalla vacanza in Spagna, ieri sono stati refertati come positivi dopo il tamponamento con la modalità drive in nello spazio allestito a Borgo Ruga. — LAURA MILANO


VII

Belluno

Venerdì 21 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Aree di montagna: l’anti spopolamento è la fiscalità agevolata Confartigianato Belluno ha presentato il programma elettorale che verrà proposto ai candidati alle Regionali `

IMPRENDITORI Elezioni regionali alle porte. E Confartigianato fa la sua lista. Non di candidati, ma di suggerimenti ai candidati. È questo, sinteticamente, l’invito: ascoltate le nostre considerazioni, mettetele nel programma, nell’ideale pacchetto delle vostre priorità. Ieri Michele Basso, direttore di Confartigianato Belluno e la presidente, Claudia Scarzanella, sono partiti da un presupposto: rendere appetibile la vita in provincia di Belluno.

che ci ha fatto parlare con Giorgia Andreuzza che ha seguito l’iter per Venezia. Ma vorremmo che la platea si allargasse. Chiediamo alle forze politiche di condividere la nostra proposta». La richiesta va, insomma, a 360 gradi. L’agenda con le proposte, infatti, sarà conse-

I PROGETTI Questa la base della ricetta per evitare lo spopolamento: «Per la crisi demografica e lo spopolamento servono investimenti e iniziative che attraggano nuove famiglie e inneschino un meccanismo virtuoso, facendo imprescindibile fronte comune al di là dei colori politici». Sul tavolo alcuni paletti, come la creazione di forme di aggregazione dei servizi, anche con la fusione dei Comuni. «Vorremmo snellimenti dei livelli amministrativi, passaggio per arrivare alla semplificazione burocratica». Questo, peraltro, il piatto forte delle richieste volta al vantaggio fiscale per le aree periferiche e montane: «Bisogna puntare i piedi e fare della provincia di Belluno una zona economica speciale (Zes) o una zona logistica semplificata (Zls) sull’esempio di quanto avvenuto a Venezia», è il grido di Confartigianato con cui concorda (e c’è il documento sottoscritto in Camera di Commercio) il mondo dell’agricoltura. Un tema, questo, molto sentito: «E il fatto di non avere un porto non è significativo, ne fanno richiesta in Piemonte e in Lombardia – afferma la presidente vorremmo che questo percorso legislativo fosse messo nei programmi elettorali di tutti i partiti. Ne hanno parlato Italia Viva, Forza Italia, abbiamo incontrato Paolo Saviane, della Lega,

LA PRESIDENTE Claudia Scarzanella

LA PRESIDENTE CLAUDIA SCARZANELLA: «NOI AUSPICHIAMO CHE LE NOSTRE IDEE SIANO FATTE PROPRIE DAI VARI PARTITI»

gnata ai candidati. Non poteva mancare, poi, la riflessione sulle infrastrutture, con la viabilità sotto al riflettore. Bene la rete ferroviaria elettrificata, ma, per a chi lavora da artigiano serve la strada: «Non pensiamo solo ai turisti che, per due giorni alla settimana, stanno ore in coda, ci sono i nostri lavoratori che hanno necessità di spostarsi», è la considerazione del mondo dell’artigianato che, tra l’altro, rappresenta uno zoccolo duro da qui al 2026 visto che grandi eventi sono alle porte: «Le nostre maestranze saranno richieste – afferma la presidente - potremo fermare lo spopolamento usando il jolly dei grandi eventi, jolly da giocare al meglio perchè non ne avremo un secondo». A proposito di Mondiali e Olimpiadi, Confartigianato ha chiesto al governatore Zaia che «gli eventi non vengano calati dall’alto ma che si usi l’associazione come collante con il mondo dell’artigianato». A portare, infine, alcuni dati associativi è il direttore Basso: «Durante il lockdown è tornato l’animo sindacale. Abbiamo seguito più di 500 imprese, per cassa integrazione, con più di 6000 contatti telefonici». Daniela De Donà © RIPRODUZIONE RISERVATA

I VERTICI di Confartigianato Michele Basso e Claudia Scarzanella

I CINQUE CANDIDATI bellunesi che nella lista “Il Veneto che vogliamo” parteciperanno alle regionali

“Il Veneto che vogliamo” lista che parla bellunese VERSO LE REGIONALI BELLUNO Sono cinque i candidati bellunesi per la lista “il Veneto che Vogliamo-Lorenzoni Presidente”. Assia Belhadj: algerina e bellunese, ha 36 anni, mediatrice culturale, operatrice al trasporto sanitario e soccorso in ambulanza, si è occupata di integrazione e interazione. Attivista in diverse reti sociali, lavora per il dialogo interculturale, è autrice del libro “Oltre l’hijab, una donna da straniera a cittadina” e a Belluno responsabile del progetto Aisha per contrastare violenza e discriminazione contro le donne. Monica Camuffo: 46 anni, nata a Venezia, dottore di ricerca in Scienze Ambientali, insegnante di matematica e scienze, collabora come docente a contratto con l’Università Ca’ Foscari di Venezia su temi di Educazione ambientale e gestione dell’ambiente. Attiva in diversi movimenti e comitati per la tutela dell’ambiente e dei diritti civili, ha avuto esperienza amministrativa

in Comune di Ponte nelle Alpi e l’Unione Montana Bellunese. Iolanda Da Deppo: nata a Domegge di Cadore 51 anni fa, laureata in Letteratura delle tradizioni popolari, si dedica allo studio e alla divulgazione dell’etnografia e della storia orale bellunese e veneta. Ha contribuito alla creazione e gestione di spazi di socialità e all’organizzazione di eventi culturali e politici, è socia fondatrice i Samarcanda (cooperativa commercio equo solidale). Lavora nel campo della programmazione europea e nello sviluppo di progetti di cooperazione transfrontaliera. Maurizio Milani: 60 anni, insegnante di economia ed ecologia all’Agrario

SONO CINQUE I CANDIDATI LOCALI CHE ALLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI SOSTERRANNO LORENZONI

di Feltre; ha contribuito a fondare reti, cooperative e gruppi nel territorio bellunese sui temi della promozione umana e della solidarietà. Nico Paulon, 37 anni, ha promosso e partecipato a molte iniziative in difesa dei beni comuni e del territorio bellunese: Acqua Bene Comune, contro l’ipersfruttamento idroelettrico, mobilità sostenibile, contro l’agricoltura intensiva e la piattaforma dei veleni, difesa dei diritti civili. Per diversi anni è stato attivo nella creazione e gestione di spazi sociali; è assistente sociale. «Cinque persone – scrivono per presentarsi - che da diversi anni hanno dimostrato un significativo impegno all’interno della società civile bellunese, nelle associazioni di volontariato, nei comitati e nei movimenti territoriali in difesa dei beni comuni e nel mondo della cooperazione sociale». L’ambizione è di provare a portare all’interno dell’agone elettorale l’innovazione del metodo partecipativo. Giovanni Santin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Latte, prezzi in picchiata ed export fermo per i formaggi NELLE STALLE BELLUNO Latte, prezzi giù ed export fermo per i formaggi. Il presidente di Conagricoltura Belluno Diego Donazzolo: «Lattebusche ci dà una mano, ma la crisi si sente. Il mercato Usa è in contrazione con i prodotti lattiero caseari, ci troviamo con prodotto in esubero». Comincia ad annaspare anche nel Bellunese il settore lattiero caseario. Dopo un buon 2019, con prezzi arrivati a oltre 40 centesimi al litro, con l’emergenza Covid è iniziata la discesa per il latte, il cui valore è sceso a 35-36 centesimi in maggio per poi crollare ai 32-33 di giugno. Un andamento che Confagricoltura segue con preoccupazione. «Ci eravamo abituati alle quotazioni del 2019 – dice il presidente Diego Donazzolo , in passato presidente di Lattebusche -, ma adesso stiamo risentendo della crisi,

anche se Lattebusche ci dà una mano.

pra latticini a basso costo oppure in promozione. Il mercato nazionale, perciò, è saturo. Ci auguriamo che il governo nazionale continui con le azioni mirate a salvaguardare il settore, come l’acquisto di formaggi dai caseifici per darli in dono a famiglie a basso reddito. Ma bisognerebbe che l’Europa procedesse anche al ritiro del latte in esubero per mandarlo all’industria che fa latte in polvere, destinato ai Paesi extra Ue».

LA CRISI DEI DAZI Una crisi che è iniziata a fine 2019 con l’imposizione dei dazi di Donald Trump sui formaggi made in Italy, che hanno compromesso il mercato americano, per noi il più importante. L’emergenza Covid ha fatto il resto, portando a una fortissima contrazione dei consumi. A livello nazionale, soprattutto nella grande distribuzione, la domanda di prodotto c’è, ma data la crisi la gente com-

GLI ALPEGGI Bene, invece, sta andando la stagione degli alpeggi e delle malghe, con un ottimo afflusso che ha garantito introiti a chi offre formaggi di propria produzione: «Quest’anno c’è stato un ritorno del turismo in montagna e una riscoperta del proprio territorio da parte dei veneti – spiega Donazzolo -. Il problema che stiamo riscontrando è la riduzione del pra-

IL PRESIDENTE CONFAGRICOLTURA DIEGO DONAZZOLO: «A PESARE I DAZI DOGANALI IMPOSTI DAGLI STATI UNITI» 48a538c7-f0ac-433c-99a8-4d41d536f4be

to a pascolo, oltre il 60%, che pone problemi sia di natura economica che paesaggistica. Da un lato il bosco avanza, e causa un degrado dovuto alla diffusione di specie erbose e legnose anche poco gradite dal bestiame. Dall’altro Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, ha imposto ai pascoli limiti stringenti».

IL LUPO Donazzolo ricorda, infine, che gli allevatori devono fare sempre i conti con l’incubo del lupo: «In Alpago, pochi giorni fa, un nostro allevatore ha visto per la quinta volta aggredite le sue pecore e nella stessa zona sono stati sbranati degli asini. Non si po’ più andare avanti così, con attacchi a 100 metri dalle abitazioni dove vivono donne e bambini. I sindaci sono disperati, gli allevatori hanno paura, servono provvedimenti». (Fe.Fa.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano PARIGI Allarme contagi in Francia: cinque volte superiori a quelli registrati in Italia

Venerdì 21 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Controlli agli insegnanti: divisi i medici di famiglia Lunedì 24 dovrebbero iniziare i test `Massiccia adesione a Padova. Treviso per docenti e bidelli su base volontaria e Vicenza si oppongono. E scatta l’appello `

IL CASO

845 i nuovi contagi di ieri in tutta la penisola

VENEZIA Il 1° settembre in Veneto riapriranno gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Due settimane dopo, il 14, la campanella suonerà per tutte le altre scuole: elementari, medie, superiori, istituti professionali. Ma chi garantirà la “non contagiosità” degli insegnanti? Il piano nazionale pensato dai ministri della Salute e dell’Istruzione prevede i controlli dei docenti attraverso un test sierologico - il cosiddetto pungi-dito - che gli interessati dovrebbero andare a fare - se vogliono e gratis - nell’ambulatorio del proprio medico di famiglia. Solo che i medici di famiglia nicchiano. Risultato: in Veneto la situazione è a macchia di leopardo, in alcune province - come Padova - l’adesione dei medici di base è stata massiccia, in altre come Treviso e Vicenza - siamo ancora al muro contro muro.

IL PIANO «È una partita nazionale, defi-

nita dai ministri della Salute e dell’Istruzione - ha spiegato l’assessore regionale del Veneto, Manuela Lanzarin - Il commissario straordinario per il Covid Domenico Arcuri ha fatto una gara e ha comprato 2 milioni di test sierologici. Una settimana e mezzo fa ci è stato consegnato in Veneto dal ministero dell’Istruzione il contingente per gli insegnanti e il personale non docente della nostra regione, stiamo parlando di oltre 95mila “saponette” che abbiamo già distribuito alle Ulss che a loro volta dovrebbero consegnarle ai medici di medicina generale». Il piano prevede che ogni insegnante vada a farsi fare il test sierologico dal proprio medico. La stima è che ogni medico debba fare circa 20-25 tamponi. I test dovrebbero iniziare già lunedì 24 agosto considerato che le scuole dell’infanzia apriranno il 1° settembre. E, attenzione, è tutto su base volontaria, gli insegnanti possono anche rifiutarsi. Ma che succede se gli insegnanti vanno dal medico e trovano la porta sbarrata? Di

In regione indice 6.565 di contagiosità superiore a uno i veneti chiamati a scontare il periodo di quarantena

per l’intero Paese. Rinviarlo non è possibile». «Ma con gli isolamenti in aumento - ha detto la consigliera regionale M5s, Erika Baldin - va posta attenzione al problema del voto a domicilio: la Regione coordini le operazioni e non lasci i Comuni da soli». L’assessore veneto Gianpaolo Bottacin, che sta seguendo il piano per il voto a domicilio delle persone positive o in quarantena, ha rassicurato: «Oltre che alla Protezione civile, chiederemo il supporto anche alla Croce Rossa». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

ISTRUZIONE VENEZIA Manca ancora certezza da Roma sul numero degli insegnanti da assegnare alle scuole. «Stiamo facendo un grande sforzo per portare a settembre tutti gli studenti in classe, ma fino ad oggi non abbiamo ancora i docenti aggiuntivi che sarebbero gli insegnanti in più che ci consentono di sdoppiare le classi numerose e mantenere il distanziamento» spiega Armando Tivelli, presidente veneto dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi. Una grossa incognita che mette a repentaglio un’estate di grandissimo lavoro perché si possa ripartire in sicurezza. Un lavoro che ha fatto venire a galla i limiti delle scuole dovuti ad anni in cui si è trascurato il fronte sicurezza ed edilizia. «Ogni scuola - continua il dirigente - avrà una stanza dove verranno accolte le persone che segnalano malesseri, qualora si verificasse dobbiamo subito avvisare il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanita-

`Dal report dell’Iss

è tra i 5 territori con Rt più alto I DATI VENEZIA Il Veneto tra le cinque regioni italiane con l’indice di contagiosità Rt superiore a 1. Questo quanto emerge dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute relativo al periodo compreso fra il 10 e il 16

agosto. Il valore più alto di Rt è stato rilevato in Umbria (1,34), seguita da Abruzzo (1,24), quindi Veneto (1,21), Lombardia (1,17) e Campania (1.02). L’indice Rt risulta invece pari a zero in Basilicata e Molise. Fra le altre regioni, l’indice di contagiosità è più vicino a 1 in Sicilia (0.99), Toscana (0,96) e Piemonte (0,95), seguiti a distanza da Marche (0,85), Calabria (0,77) e Lazio (0,73). Per il resto Rt è 0,45 in Emilia Romagna, 0,42 in Friuli Venezia Giulia, 0,41 nella provincia autonoma di Trento, 0.9 in Liguria e Sardegna, 0,8 in Pu-

TEST RAPIDO Da lunedì esami anti-Covide a insegnanti e bidelli in vista della riapertura della scuola. Nel tondo, Domenico Crisarà

glia e Valle d’Aosta, 0,5 nella provincia autonoma di Bolzano.

IL CONTAGIO Il virus quindi continua a colpire, abbassa a 30 anni l’età media del suo bersaglio e in un solo giorno i numeri dei contagi ripiombano nel periodo del lockdown. Sono 845 le nuove persone positive al Covid in 24 ore, delle quali 196 in Veneto, cifre che riportano indietro l’Italia allo scorso 16 maggio, quando il Paese era alla vigilia della ‘fase 2’. Il trend di contagi è confermato quindi dal report settima-

nale dell’Istituto Superiore di Sanità, che avverte: «C’è una tendenza ad un progressivo peggioramento». Oltre mille casi di contagio sono legati soprattutto ad attività ricreative, risultano essere meno gravi e in maggioranza asintomatici. Ma ora, con 1.077 focolai attivi di cui 281 emersi in una settimana, i timori sulla retromarcia aumentano «Dobbiamo mettere sotto controllo questa curva epidemica che si è rialzata», avverte Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Scuole pronte, ma mancano ancora i docenti aggiuntivi» ri, la persona deve andare a domicilio e in caso di minore i genitori devono venire tempestivamente a prendere il figlio». Poi questo studente o insegnante verrà sottoposto a test, se negativo dopo due giorni ne farà un secondo. Qualora risultasse positivo l’intera classe andrà in quarantena, come ha spiegato ieri l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin illustrando le direttive dell’Istituto superiore della sanità. «In una prima fase prosegue Tivelli - propenderei

ELENA DONAZZAN: «TROPPI ERRORI DAL MINISTERO ALL’ISTRUZIONE REGIONI INASCOLTATE»

per fare tenere a tutti le mascherine anche durante le lezioni, compatibilmente con l’età degli studenti». Ricordiamo che da settembre saranno a disposizioni delle scuole 11 milioni di mascherine al giorno a livello nazionale.

LE CRITICHE Mentre l’assessore all’Istruzione veneta Elena Donazzan denuncia errori da parte del ministero dell’Istruzione nella complessa partita del riavvio della scuola a settembre. «L’ennesimo errore si è consumato nella riunione di mercoledì, per il mancato coinvolgimento delle Regioni, che sulla scuola da mesi avevano posto la questione dei tempi, degli spazi e della pianta organica, rimanendo inascoltate». Ricordando come «ai dirigenti scolastici è stata letteralmente scaricata addosso la responsabilità

Fiera Longarone, salta la mostra del gelato Il coronavirus ha fatto saltare anche la Mostra internazionale del gelato artigianale di Longarone (Belluno). Sarebbe stata la 61esima edizione, programmata dal 29 novembre al 2 dicembre. Non era mai successo. Neppure il disastro del Vajont aveva fermato la mostra, raduno annuale per moltissimi espositori, da chi si occupa di materie prime, semilavorati, attrezzature e accessori fino all’arredamento di interni: la fiera non venne annullata, ma soltanto trasferita a Pieve di Cadore.

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L’ASSESSORE Elena Donazzan

dell’organizzazione della riapertura, dell’omologazione dei dispositivi e degli arredi, della sicurezza del personale docente e degli studenti, un ruolo all’interno della Conferenza dei servizi che poco ha a che vedere con la didattica e l’educazione». Parla quindi di famiglie esasperate e di

qui l’appello del governatore Luca Zaia: «Chiediamo un ulteriore sforzo ai medici di base, che sono fondamentali, perché ci aiutino a creare quel network sul territorio per testare tutti i docenti e gli operatori prima dell’avvio delle scuole in Veneto».

LA RIUNIONE

Qual è stata la risposta? La maggior parte dei medici di base del Veneto ha detto sì. Soddisfatto Domenico Crisarà, presidente della Fimmg, che ieri ha organizzato un’assemblea online, per valutare appunto l’orientamento dei colleghi: «Dei 600 sanitari di famiglia del territorio padovano - ha osservato - 300 hanno presenziato al webinar e quasi tutti si sono dichiarati pronti a procedere con le analisi su docenti e personale scolastico. A Padova, quindi, così come a Verona, Venezia, Rovigo e Belluno, la situazione è tranquilla e già stamane i medici andranno nei distretti a recuperare i kit per i test e i dispositivi di protezione. Incerta, invece, è la situazione a Vicenza e Treviso, dove c’è ancora un po’ di maretta». Il fronte del “no” ha espresso perplessità sulla validità degli esami con la “saponetta” che, in caso di esito positivo, devono comunque poi essere validati dal tampone e anche sulle modalità organizzative soprattutto nel caso in cui il referto accerti la presenza del Covid, perché ciò imporrebbe lo stop dell’attività ambulatoriale, almeno fino a quando anche il medico stesso non ha effettuato il tampone. «Ciascun medico - ha detto Crisarà - farà 30 test in 15 giorni, che non mi pare un impegno impossibile. E comunque, se non avessero risposto affermativamente, io non sarei rimasto. Invece sono orgoglioso di rappresentare professionisti seri e responsabili» Nicoletta Cozza Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

CRISARÀ (FIMMG): «CIASCUN DOTTORE FARÀ 30 ESAMI IN 15 GIORNI, NON È UN IMPEGNO IMPOSSIBILE»

un Veneto disponibile che «in questo difficile momento ha teso la mano al ministero, anche con la definizione di un manuale operativo che è stato di grande aiuto per i dirigenti scolastici nel provare a risolvere i problemi del distanziamento e dell’organizzazione degli spazi e dell’attività nelle scuole». Ricordando poi che i nuovi banchi con ruote «non arriveranno a settembre per stessa ammissione del commissario Arcuri», complice l’eccessiva richiesta di alcune Regioni. «A complicare la situazione prosegue Donazzan - è subentrato il repentino cambio di indicazioni sulle prescrizioni da seguire, in particolare il parametro della distanza di un metro da rispettare in classe che sembra oggi essere derogato dal Comitato Tecnico Scientifico». Infine il fronte mascherine: «Penso nessuno possa anche solo immaginare di far indossare ad un bambino o ad un adolescente la mascherina per 6 o 8 consecutive». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

CINGHIALI, CHI LI ABBATTE SE LI PUÒ MANGIARE Via libera in Veneto al consumo in proprio anche dei cinghiali uccisi nell’ambito dell’attività di controllo: non devono più essere portati al macello Venerdì 21 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il ritorno di Tosi, con Forza Italia Il patto siglato con Berlusconi. L’ex leghista ottiene un posto `Da “nemico” a nuovo alleato del Carroccio che sfidò 5 anni fa nella lista degli azzurri per la Regione: correrà Alberto Bozza E il 20 settembre, data del voto, ha fissato anche il matrimonio `

VERONA Flavio Tosi con la promessa sposa Patrizia Bisinella: le nozze il giorno del voto, il 20 settembre. Sotto, il suo candidato Alberto Bozza

IL CASO VERONA I tosiani nelle liste di Forza Italia in Veneto ed in particolare a Verona. È la sorpresa di queste ore nella corsa alle Regionali: il ritorno sulla scena di Flavio Tosi, stavolta nel ruolo di “quarta gamba” della coalizione Lega-FdI-FI che sosterrà la ricandidatura a governatore di Luca Zaia. Un Tosi ringalluzzito, che ha anche annunciato che il 20 settembre a Villa Sigurtà con rito civile, a 51 anni, si sposerà per la seconda volta: impalmerà l’ex parlamentare Patrizia Bisinella, 50 anni, da sei sua compagna di vita, anche lei con alle spalle un precedente matrimonio. Poi, lunedì 21 settembre, gli sposi avranno tempo per votare. L’ex sindaco di Verona ed ex astro nascente del Carroccio (prima dello scontro con Salvini per la segreteria del partito) ha siglato mercoledì sera a Roma un patto direttamente con Silvio Berlusconi. Un accordo che prevede l’entrata nelle liste di Forza Italia in Veneto di esponenti del gruppo che fa capo ancora all’ex primo cittadino di Verona. Uno su tutti: Alberto Bozza, 42 anni, consigliere comunale per la Lista Tosi a Verona e soprattutto braccio destro dell’ex sindaco nel movimento.

AMBIENTE

L’OBIETTIVO Un tandem FI-tosiani che potrebbe essere strategico per entrambi: Forza Italia per cercare di aumentare le percentuali (a Verona è data al 3-3,5%, con Tosi arriverebbe al 4-4,5%) e quindi puntare al consigliere regionale; Tosi per rilanciarsi nell’agone politico in vista, prima di tutto, delle prossime amministrative a Verona dove, tolto l’attuale sindaco

Federico Sboarina, non è che il centrodestra possa esprimere chissà quali nomi. Tutto questo a poche ore dalla presentazione delle liste (da consegnare entro domani in Tribunale) e con il centrodestra veneto che solo alla fine della scorsa settimana ha ritrovato l’unità, dopo mesi di frizioni, scontri, sgambetti che hanno visto la politica veronese protagonista (a partire dalla vicenda

Agsm).

FRIZIONI Un’unità firmata dai leader Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, mentre a livello locale i mal di pancia restano, in particolare nel veronese dove il confronto Lega-Fratelli d’Italia si è riflesso per ora nell’impasse del Comune capoluogo dove le nomine per il rinnovo delle presidenze

LA STRATEGIA DELL’EX SINDACO PER RILANCIARSI ANCHE IN VISTA DELLE COMUNALI DI VERONA

LE SCELTE VENEZIA Inizia questa mattina, nei rispettivi tribunali, la presentazione delle liste per le elezioni regionali in Veneto. In tutto i partiti e i movimenti hanno sedici ore a disposizione, fino a mezzogiorno di domani, ma per alcuni rischia di essere comunque una corsa contro il tempo. Perché c’è chi si è accorto di non avere rispettato la parità di genere tra maschi e femmine. Chi per essere accettato deve presentare un malloppo di firme. E chi alla fine si è dovuto arrendere a liste incomplete e cioè non con tutti i candidati previsti. È il caso del Movimento 5 Stelle che a fronte di potenziali 55 candidati ne ha presentati 45.

LA NORMA La legge elettorale varata a Palazzo Ferro Fini prevede che i consiglieri regionali vengano eletti su base provinciale. Una scelta che favorisce la rappresentanza territoriale ma limita ma anche la visione regionale degli eletti: il rischio, cioè, come peraltro si verificava in occasione dell’approvazione dei bilanci annuali, è che si resti ancorati al proprio campanile. Comunque sia, la regola stabilisce un nume-

«Pfas, nel testo al Senato limiti 5 volte più alti di quelli veneti» VENEZIA «Dopo cinque anni che sbraita per i limiti sui Pfas e dopo ben 808 giorni che occupa il ministero dell’ambiente, finalmente il Movimento Cinque Stelle ha formulato la bozza dei limiti sugli scarichi per i Pfas». Già alcuni anni fa la commissione bicamerale Ecoreati aveva stabilito che la competenza sulla fissazione dei limiti era dello Stato, ma il testo presentato al Senato non piace all’assessore veneto all’ambiente Gianpaolo Bottacin: i limiti sono ben più alti - anche 5 volte - di quelli stabiliti dal Veneto nel 2017: «Trenta nanogrammi per il Pfos, 500 nanogrammi per una decina di altre sostanze della famiglia e addirittura 7000 per il C6O4 e il Hfpo (Genx) - spiega in dettaglio l’assessore - nel testo del collegato ambientale arrivato al Senato in queste ore si rilevano, infatti, questi limiti per gli scarichi. La Regione Veneto, pur non avendone la competenza, ma a tutela dei propri cittadini, già dal 2017 ha fissato autonomamente un limite “virtualmente tendente a zero” per le acque potabili, mentre per gli scarichi industriali, sommando tutte le sostanze, ha fissato un massimo assoluto di 2030 nanogrammi in presenza di tutte le sostanze contemporaneamente».

TRA DUE ANNI

DOPPIA CORSA Enrico Cappelletti, candidato governatore e candidato consigliere a Treviso per il M5s

Liste incomplete, il M5s si accontenta di 45 nomi ro massimo di candidati in ciascuna provincia: 9 dappertutto, tranne Belluno e Rovigo che possono averne 5. Appunto, possono. Perché 9 e 5 sono il numero massimo di persone candidabili in lista, ma c’è anche un numero minimo: 3 per le province più grandi, 1 per Belluno e Rovigo. I

SOLO A VICENZA E A VERONA PRESENTATI TUTTI I NOVE ASPIRANTI CONSIGLIERI

partiti, però, hanno sempre insistito per presentare le liste complete, anche per non offrire il fianco a facili critiche sull’incapacità di trovare gente disposta a correre spesso e volentieri per perdere.

I PENTASTELLATI A presentare liste “incomplete” stavolta è stato il M5s che, appunto, anziché 55 candidati ne ha 45. Uniche eccezioni, Verona e Vicenza dove le liste sono complete. Il candidato alla presidenza della Regione Enrico Cappelletti risulta anche candidato consigliere a Treviso, come aveva fatto a Padova Jacopo Berti nel 2015 visto che oltre al vincente passa

solo il primo dei candidati governatori non eletti. Quanto alle liste pentastellate, confermate le previsioni: a Venezia capolista Elena La Rocca e riconfermata Erika Baldin, a Treviso capolista Valentina Borin e confermato Simone Scarabel, a Verona è ancora in corsa Manuel Brusco che è l’unico dei consiglieri uscenti a essere capolista, a Vicenza ci prova la guerriera del Pfas Sonia Perenzoni. A Belluno corrono i soli Barbara Lando e Daniele Campedel mentre a Rovigo Elena Suman e Federico Rizzi.

LIMATURE Pronte e complete le liste di Fratelli d’Italia, anche se ieri sera

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Inoltre questi limiti entrerebbero in vigore non prima di due anni. «In sostanza, hanno impiegato quattro anni per definire limiti ben più alti di quelli stabiliti dalla Regione del Veneto nel 2017. E, ribadisco, la Regione non ne aveva neppure la competenza, tanto che si è esposta a oltre 40 ricorsi per averlo fatto. Ora mi domando se con questi limiti così alti si voglia dare un ulteriore appiglio ai ricorrenti contro la Regione – conclude l’assessore all’ambiente – mi auguro proprio di sbagliare su questo, perché, per noi, l’unico interesse è sempre stato e rimane quello di tutelare la salute dei cittadini». © RIPRODUZIONE RISERVATA

LUCA DE CARLO: «NEL MANIFESTO DI ZAIA NON C’È IL SIMBOLO DI FDI? POTEVAMO ESSERCI ANCHE NOI»

di diverse municipalizzate ed il rimpasto in giunta chiesto dalla Lega restano al palo e slitteranno a dopo le Regionali. Ma non solo, in questi mesi c’è stato il confronto sui sindaci con diversi amministratori presentatisi come civici che hanno indossato la casacca o di FdI o della Lega. Per esempio a Bovolone, il primo cittadino Emilietto Mirandola è entrato in FdI. La Lega ha risposto “acquisendo” i due assessori che non erano del Carroccio, creando così una giunta monocolore sulla quale FdI ha chiesto «spiegazioni». In questo panorama, ora, si innesta la figura “pesante” di Tosi, che fatica a digerire non solo una parte della Lega veronese, ma anche del centrodestra, a partire dalle civiche dell’attuale sindaco Sboarina che hanno i tosiani all’opposizione e che con il suo predecessore (ne era stato il vicesindaco) negli ultimi mesi ha scambiato colpi su diversi temi: dalla mancata operazione Agsm-Aim-A2A al futuro della Fiera, al progetto del nuovo filobus. «I Tosiani con Forza Italia? Può essere, è una scelta strategica per Tosi, per non scomparire», dice caustico il segretario provinciale del Carroccio veronese, Nicolò Zavarise. «Sì, confermo che esiste questo accordo siglato a livello nazionale e che non riguarda solo Verona, ma tutta la Regione - ammette Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova, segretario provinciale di FI e candidato pure lui in Regione -. Poi, come dice Trapattoni, non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco. Le liste vanno presentate sabato e fino ad allora tutto può accadere». Massimo Rossignati © RIPRODUZIONE RISERVATA

i maggiorenti del partito continuavano a limare le scelte su Verona (dove la battaglia a caccia di preferenze sarà durissima tra Massimo Giorgetti e Stefano Casali) e su Padova. Per il resto tutto secondo previsioni: a Vicenza l’assessore al Lavoro e alla Formazione professionale Elena Donazzan corre in ticket con Silvio Giovine e ci riprova anche Joe Formaggio, subentrato a Sergio Berlato in consiglio regionale sul finire della legislatura. A Venezia confermata la candidatura di Raffaele Speranzon, ma ci sono anche Massimo Parravicini e Lucas Pavanetto. E a proposito di Venezia, ieri il coordinatore regionale di FdI, nonché candidato alle suppletive senatoriali a Verona, Luca De Carlo, ha partecipato alla presentazione della lista per il Comune. E a chi gli chiedeva se si era seccato dell’assenza del simbolo di FdI nel nuovo manifesto del governatore Luca Zaia, che non ha citato né i Fratelli né gli azzutti di Forza Italia, come se fossero alleati non indispensabili, ha evitato la polemica: «Certo, potevamo esserci anche noi, ma è una cosa superata, ora l’obiettivo è battere gli avversari». Magari anche battere la Lega prendendo più voti? Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Venerdì 21 Agosto 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Covid LA GIORNATA

4.771

VENEZIA Non solo Spagna, Croazia, Grecia, Malta. Adesso il Veneto vuol fare i tamponi anche ai vacanzieri di ritorno dalla Francia, per la precisione da Agde: «Perché lì c’è un mega focolaio, sono risultati positivi anche turisti che poi sono tornati in Gran Bretagna, in Olanda, in Austria», ha detto il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia annunciando un nuovo provvedimento per ampliare i test ai vacanzieri di rientro. Zaia non ha specificato che la località francese citata è famosa per le spiagge riservate ai nudisti e per essere mèta degli scambisti del sesso, si è limitato a dire che tutti gli italiani che torneranno dalla Francia meridionale e in particolare dalle località del’Occitania saranno invitati a presentarsi ai punti di accesso rapido delle Ulss per fare i tamponi anti-Covid. Tra l’altro l’impennata di contagi in Francia - 4.771 solo ieri - era uno dei temi in agenda per l’incontro tra il presidente Emmanuel Macron (che però non intende chiudere tutto il Paese, «i danni collaterali sarebbero considerevoli») e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

i contagi registrati nelle ultime 24 ore in Francia

I NUMERI In Veneto, però, le vacanze fuori confine continuano a preoccupare. «Siamo passati da una fase di ordinarietà ad una di straordinarietà», ha detto Zaia ricordando che «dalla Croazia sono stati trovati al rientro 35 turisti contagiati solo a Treviso, gente che non si conosceva. Non faccio allarmismo, ma il dato è preoccupante». Nelle ultime 24 ore in Veneto ci sono stati 196 casi positivi su un totale in tutta Italia di 845 casi. In pratica quasi un contagio su 4 ieri c’è stato in terra veneta. E di quei 196 casi veneti, la metà si è verificata a Treviso. Fortunatamente questa impennata non ha messo in sofferenza i reparti ospedalieri: in Veneto, a fronte di 1.416.948 tamponi, le persone finite in quarantena ora sono 6.565 (erano 3.870 il 18 maggio, quando dopo il lockdown sono state riaperte tutte le attività economiche), i ricoverati 118 (erano 541 il 18 maggio), gli intubati in terapia intensiva 8

IL PRESIDENTE: «ELEZIONI A RISCHIO? ERA MEGLIO VOTARE A LUGLIO» MA GLI OSPEDALI NON SONO IN SOFFERENZA

Nuovi contagi, uno su 4 in Veneto Zaia: test a chi arriva dalla Francia Nuova impennata di casi: 196 in un giorno, la metà `Allarme del governatore per i focolai al sud del Paese dei quali a Treviso. Tamponi, accessi rapidi nelle Ulss transalpino: «Sono preoccupanti i dati su chi rientra» `

(ed erano 51 tre mesi fa). Zaia si è soffermato sui rapporti percentuali tra isolati e positivi (27,25%), tra isolati e sintomatici (2,06%), tra positivi e sintomatici (7,55%). «Non c’è emergenza ospedaliera».

LA SUGGESTIONE Ma è immaginabile fare i tamponi a tutti i cittadini veneti? «Una grande suggestione - ha risposto il governatore Zaia - È vero che l’ideale sarebbe fare il test per tutti, ma c’è un limite sia economico che di operatività». Un test rapido sul mercato costa 11 euro,

moltiplicato per 5 milioni di veneti comporterebbe una spesa di 55 milioni di euro. E se si pensa che la Regione ha 70 milioni di presenze turistiche, la «suggestione» aumenta. Eppure, l’idea dei punti rapidi di accesso nelle Ulss - cioè dove presentarsi senza appuntamento - si è rivelata vincente per i vacanzieri di rientro dalle zone a rischio, tanto che la Regione sta valutando di aggiornare il Piano di salute pubblica e consentire a chiunque abbia timore di essersi contagiati di usufruire del servizio. «Abbiamo avuto una videoconferenza con i direttori genera-

li delle Ulss e l’indicazione è stata di rafforzare i punti di accesso rapido che, ricordo, sono aperti tutti i giorni, anche il sabato e la domenica, dalle 7 alle 13. Ma con questa curva di contagi che continua a crescere possono essere a

rischio le elezioni di settembre? IN OSPEDALE Attività limitata ai soli casi urgenti nei reparti di chirurgia e geriatria dell’ospedale di Feltre per un’infermiera positiva

Feltre, infermiera torna “positiva” dalle vacanze: accessi limitati ai reparti LA PAURA FELTRE (BL) Torna la paura nel Bellunese e il timore di una seconda ondata. Ieri, esattamente come il 5 marzo scorso, sono stati bloccati i reparti di Chirurgia e Geriatria del Santa Maria del Prato di Feltre, dopo la positività di un’infermiera al rientro da un periodo di ferie (non all’estero). La sanitaria ha operato in questi giorni proprio in quelle due aree dell’ospedale. Era iniziato proprio in quei due reparti, quasi 6 mesi fa, il primo focolaio in provincia di Belluno, con il contagio che aveva messo, per la prima volta, il territorio di fronte al virus. Ma questa volta è diverso, garantisce Sandro Cinquetti, direttore del Servizio igie-

ne e sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl Dolomiti.

La bimba di Padova

IL DIRETTORE

In terapia intensiva ma non è coronavirus

«La situazione è completamente diversa da allora - spiega Cinquetti - abbiamo strumenti diversi, una rapidità di intervento che non c’era allora, sistemi di protezione individuale e disponibilità di tamponi, che ci consentono di essere molto tempestivi ed efficaci». Insomma il direttore Cinquetti è ottimista, anche dopo i primi tamponi effettuati su medici e degenti che erano ieri negativi (una decina). Ma invita anche il personale sanitario a tenere comportamenti responsabili. «Siamo in una fase particolare post epidemica - spiega Cinquetti - in cui ci gio-

La bambina di 5 anni ricoverata da giorni in terapia intensiva all’ospedale di Padova ha un quadro clinico grave, «ma per un’altra patologia, non per il Covid». Lo ha precisato il governatore Luca Zaia. «La bimba è positiva ha spiegata Zaia - ma la diagnosi differenziale è stata fatta, e non è in questa situazione per il Coronavoirus. La patologia che l’ha portata in terapia intensiva è di tutt’altra origine, ci sono tre casi in Italia»

ALLE URNE «Ve lo ricordate cosa dicevo mesi fa? Dicevo che era meglio votare a luglio. Ecco: “ipse dixit”», ha detto Zaia. Sul tema è intervenuto anche il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «Il sospetto che esista il ‘partito’ del rinvio delle elezioni regionali e amministrative è fondato: si poteva benissimo votare a luglio in sicurezza ed ora, con la ripresa dei contagi, forse qualcuno mira a all’ennesimo rinvio. Ma votare si può, quello di settembre è un test importante

schio Covid. E parlo non solo in ambito ospedaliero, dove ci sono i protocolli che garantiscono, ma anche all’esterno nella vita sociale».

I CONTATTI

chiamo molto a livello di nazione, regionale e provincia: è fondamentale che le persone che svolgono ruoli sociali rilevanti, come infermieri, medici o operatori socio sanitari, e che quindi sono in contatto con persone fragili, mettano in atto comportamenti a bassissimo, se non inesistente, ri-

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LE FERIE IN ITALIA, BLOCCATE CHIRURGIA E GERIATRIA DOVE LAVORA: DISPOSTI I TAMPONI SU MEDICI E DEGENTI

Una cosa è certa infatti: l’infermiera si è contagiata all’esterno della struttura ospedaliera di Feltre. Come esattamente non si sa, ci stanno lavorando gli uomini dell’Unità di Crisi del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl Dolomiti che sta risalendo alle decine di contatti della donna. È la seconda indagine epidemiologica che si sta facendo sul caso: è partita subito infatti una interna all’ospedale sui contatti nella struttura. L’Usl ieri in una nota ha spiegato che «alle due unità operative, a scopo massimamente precauzionale, in attesa dell’esito dei tamponi di controllo sul personale e sui degenti, sono stati limitati gli accessi ai soli pazienti urgenti rinviando di uno-due giorni i ricoveri programmati». Eleonora Scarton © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano PARIGI Allarme contagi in Francia: cinque volte superiori a quelli registrati in Italia

Venerdì 21 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Controlli agli insegnanti: divisi i medici di famiglia Lunedì 24 dovrebbero iniziare i test `Massiccia adesione a Padova. Treviso per docenti e bidelli su base volontaria e Vicenza si oppongono. E scatta l’appello `

IL CASO

845 i nuovi contagi di ieri in tutta la penisola

VENEZIA Il 1° settembre in Veneto riapriranno gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Due settimane dopo, il 14, la campanella suonerà per tutte le altre scuole: elementari, medie, superiori, istituti professionali. Ma chi garantirà la “non contagiosità” degli insegnanti? Il piano nazionale pensato dai ministri della Salute e dell’Istruzione prevede i controlli dei docenti attraverso un test sierologico - il cosiddetto pungi-dito - che gli interessati dovrebbero andare a fare - se vogliono e gratis - nell’ambulatorio del proprio medico di famiglia. Solo che i medici di famiglia nicchiano. Risultato: in Veneto la situazione è a macchia di leopardo, in alcune province - come Padova - l’adesione dei medici di base è stata massiccia, in altre come Treviso e Vicenza - siamo ancora al muro contro muro.

IL PIANO «È una partita nazionale, defi-

nita dai ministri della Salute e dell’Istruzione - ha spiegato l’assessore regionale del Veneto, Manuela Lanzarin - Il commissario straordinario per il Covid Domenico Arcuri ha fatto una gara e ha comprato 2 milioni di test sierologici. Una settimana e mezzo fa ci è stato consegnato in Veneto dal ministero dell’Istruzione il contingente per gli insegnanti e il personale non docente della nostra regione, stiamo parlando di oltre 95mila “saponette” che abbiamo già distribuito alle Ulss che a loro volta dovrebbero consegnarle ai medici di medicina generale». Il piano prevede che ogni insegnante vada a farsi fare il test sierologico dal proprio medico. La stima è che ogni medico debba fare circa 20-25 tamponi. I test dovrebbero iniziare già lunedì 24 agosto considerato che le scuole dell’infanzia apriranno il 1° settembre. E, attenzione, è tutto su base volontaria, gli insegnanti possono anche rifiutarsi. Ma che succede se gli insegnanti vanno dal medico e trovano la porta sbarrata? Di

In regione indice 6.565 di contagiosità superiore a uno i veneti chiamati a scontare il periodo di quarantena

per l’intero Paese. Rinviarlo non è possibile». «Ma con gli isolamenti in aumento - ha detto la consigliera regionale M5s, Erika Baldin - va posta attenzione al problema del voto a domicilio: la Regione coordini le operazioni e non lasci i Comuni da soli». L’assessore veneto Gianpaolo Bottacin, che sta seguendo il piano per il voto a domicilio delle persone positive o in quarantena, ha rassicurato: «Oltre che alla Protezione civile, chiederemo il supporto anche alla Croce Rossa». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

ISTRUZIONE VENEZIA Manca ancora certezza da Roma sul numero degli insegnanti da assegnare alle scuole. «Stiamo facendo un grande sforzo per portare a settembre tutti gli studenti in classe, ma fino ad oggi non abbiamo ancora i docenti aggiuntivi che sarebbero gli insegnanti in più che ci consentono di sdoppiare le classi numerose e mantenere il distanziamento» spiega Armando Tivelli, presidente veneto dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi. Una grossa incognita che mette a repentaglio un’estate di grandissimo lavoro perché si possa ripartire in sicurezza. Un lavoro che ha fatto venire a galla i limiti delle scuole dovuti ad anni in cui si è trascurato il fronte sicurezza ed edilizia. «Ogni scuola - continua il dirigente - avrà una stanza dove verranno accolte le persone che segnalano malesseri, qualora si verificasse dobbiamo subito avvisare il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanita-

`Dal report dell’Iss

è tra i 5 territori con Rt più alto I DATI VENEZIA Il Veneto tra le cinque regioni italiane con l’indice di contagiosità Rt superiore a 1. Questo quanto emerge dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute relativo al periodo compreso fra il 10 e il 16

agosto. Il valore più alto di Rt è stato rilevato in Umbria (1,34), seguita da Abruzzo (1,24), quindi Veneto (1,21), Lombardia (1,17) e Campania (1.02). L’indice Rt risulta invece pari a zero in Basilicata e Molise. Fra le altre regioni, l’indice di contagiosità è più vicino a 1 in Sicilia (0.99), Toscana (0,96) e Piemonte (0,95), seguiti a distanza da Marche (0,85), Calabria (0,77) e Lazio (0,73). Per il resto Rt è 0,45 in Emilia Romagna, 0,42 in Friuli Venezia Giulia, 0,41 nella provincia autonoma di Trento, 0.9 in Liguria e Sardegna, 0,8 in Pu-

TEST RAPIDO Da lunedì esami anti-Covide a insegnanti e bidelli in vista della riapertura della scuola. Nel tondo, Domenico Crisarà

glia e Valle d’Aosta, 0,5 nella provincia autonoma di Bolzano.

IL CONTAGIO Il virus quindi continua a colpire, abbassa a 30 anni l’età media del suo bersaglio e in un solo giorno i numeri dei contagi ripiombano nel periodo del lockdown. Sono 845 le nuove persone positive al Covid in 24 ore, delle quali 196 in Veneto, cifre che riportano indietro l’Italia allo scorso 16 maggio, quando il Paese era alla vigilia della ‘fase 2’. Il trend di contagi è confermato quindi dal report settima-

nale dell’Istituto Superiore di Sanità, che avverte: «C’è una tendenza ad un progressivo peggioramento». Oltre mille casi di contagio sono legati soprattutto ad attività ricreative, risultano essere meno gravi e in maggioranza asintomatici. Ma ora, con 1.077 focolai attivi di cui 281 emersi in una settimana, i timori sulla retromarcia aumentano «Dobbiamo mettere sotto controllo questa curva epidemica che si è rialzata», avverte Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Scuole pronte, ma mancano ancora i docenti aggiuntivi» ri, la persona deve andare a domicilio e in caso di minore i genitori devono venire tempestivamente a prendere il figlio». Poi questo studente o insegnante verrà sottoposto a test, se negativo dopo due giorni ne farà un secondo. Qualora risultasse positivo l’intera classe andrà in quarantena, come ha spiegato ieri l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin illustrando le direttive dell’Istituto superiore della sanità. «In una prima fase prosegue Tivelli - propenderei

ELENA DONAZZAN: «TROPPI ERRORI DAL MINISTERO ALL’ISTRUZIONE REGIONI INASCOLTATE»

per fare tenere a tutti le mascherine anche durante le lezioni, compatibilmente con l’età degli studenti». Ricordiamo che da settembre saranno a disposizioni delle scuole 11 milioni di mascherine al giorno a livello nazionale.

LE CRITICHE Mentre l’assessore all’Istruzione veneta Elena Donazzan denuncia errori da parte del ministero dell’Istruzione nella complessa partita del riavvio della scuola a settembre. «L’ennesimo errore si è consumato nella riunione di mercoledì, per il mancato coinvolgimento delle Regioni, che sulla scuola da mesi avevano posto la questione dei tempi, degli spazi e della pianta organica, rimanendo inascoltate». Ricordando come «ai dirigenti scolastici è stata letteralmente scaricata addosso la responsabilità

Fiera Longarone, salta la mostra del gelato Il coronavirus ha fatto saltare anche la Mostra internazionale del gelato artigianale di Longarone (Belluno). Sarebbe stata la 61esima edizione, programmata dal 29 novembre al 2 dicembre. Non era mai successo. Neppure il disastro del Vajont aveva fermato la mostra, raduno annuale per moltissimi espositori, da chi si occupa di materie prime, semilavorati, attrezzature e accessori fino all’arredamento di interni: la fiera non venne annullata, ma soltanto trasferita a Pieve di Cadore.

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L’ASSESSORE Elena Donazzan

dell’organizzazione della riapertura, dell’omologazione dei dispositivi e degli arredi, della sicurezza del personale docente e degli studenti, un ruolo all’interno della Conferenza dei servizi che poco ha a che vedere con la didattica e l’educazione». Parla quindi di famiglie esasperate e di

qui l’appello del governatore Luca Zaia: «Chiediamo un ulteriore sforzo ai medici di base, che sono fondamentali, perché ci aiutino a creare quel network sul territorio per testare tutti i docenti e gli operatori prima dell’avvio delle scuole in Veneto».

LA RIUNIONE

Qual è stata la risposta? La maggior parte dei medici di base del Veneto ha detto sì. Soddisfatto Domenico Crisarà, presidente della Fimmg, che ieri ha organizzato un’assemblea online, per valutare appunto l’orientamento dei colleghi: «Dei 600 sanitari di famiglia del territorio padovano - ha osservato - 300 hanno presenziato al webinar e quasi tutti si sono dichiarati pronti a procedere con le analisi su docenti e personale scolastico. A Padova, quindi, così come a Verona, Venezia, Rovigo e Belluno, la situazione è tranquilla e già stamane i medici andranno nei distretti a recuperare i kit per i test e i dispositivi di protezione. Incerta, invece, è la situazione a Vicenza e Treviso, dove c’è ancora un po’ di maretta». Il fronte del “no” ha espresso perplessità sulla validità degli esami con la “saponetta” che, in caso di esito positivo, devono comunque poi essere validati dal tampone e anche sulle modalità organizzative soprattutto nel caso in cui il referto accerti la presenza del Covid, perché ciò imporrebbe lo stop dell’attività ambulatoriale, almeno fino a quando anche il medico stesso non ha effettuato il tampone. «Ciascun medico - ha detto Crisarà - farà 30 test in 15 giorni, che non mi pare un impegno impossibile. E comunque, se non avessero risposto affermativamente, io non sarei rimasto. Invece sono orgoglioso di rappresentare professionisti seri e responsabili» Nicoletta Cozza Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

CRISARÀ (FIMMG): «CIASCUN DOTTORE FARÀ 30 ESAMI IN 15 GIORNI, NON È UN IMPEGNO IMPOSSIBILE»

un Veneto disponibile che «in questo difficile momento ha teso la mano al ministero, anche con la definizione di un manuale operativo che è stato di grande aiuto per i dirigenti scolastici nel provare a risolvere i problemi del distanziamento e dell’organizzazione degli spazi e dell’attività nelle scuole». Ricordando poi che i nuovi banchi con ruote «non arriveranno a settembre per stessa ammissione del commissario Arcuri», complice l’eccessiva richiesta di alcune Regioni. «A complicare la situazione prosegue Donazzan - è subentrato il repentino cambio di indicazioni sulle prescrizioni da seguire, in particolare il parametro della distanza di un metro da rispettare in classe che sembra oggi essere derogato dal Comitato Tecnico Scientifico». Infine il fronte mascherine: «Penso nessuno possa anche solo immaginare di far indossare ad un bambino o ad un adolescente la mascherina per 6 o 8 consecutive». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Belluno

Venerdì 21 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Test agli insegnanti, primo sì dei medici Accordo firmato fra l’Usl e la Fimmg, resta ancora da capire che cosa faranno altre sigle sindacali e il Cadore `

LA SCUOLA BELLUNO Nella scuola bellunese ci sono 2.160 insegnanti: 1.433 nella scuola del primo ciclo, cioè distribuiti fra Infanzia, Primaria e I grado, e 730 nella secondaria di II grado. Il numero del personale amministrativo, tecnico ed ausiliare raggruppato sotto la sigla Ata si ferma invece a 686. Il totale è di 2.746. Ma questi, forniti dagli Uffici dell’ex Provveditorato, sono i dati riferiti al personale di ruolo. Vanno aggiunti – sia per i docenti sia per gli Ata – i precari, che verranno assunti a settembre. I primi sono stimabili in circa 600, questo il conto fatto alcune settimane fa dalla Cisl Scuola; il numero dei secondi è invece più difficile da quantificare. È questa la platea che da lunedì 24 potrà sottoporsi al testi sierologico Covid. E all’Usl Dolomiti sono arrivati 4.700 test che, fatti i conti, saranno sufficienti per coprire tutte le necessità.

L’ADESIONE Intanto nella mattinata di ieri è giunta alla direzione dell’Azienda di Belluno la conferma di adesione alla campagna di screening a favore del personale della scuola “da parte della Fimmg – fa sapere la stessa Usl in una nota - organizzazione sindacale rappresentativa della maggioranza dei medici di famiglia operanti nel territorio dell’Usl Dolomiti. Le Direzioni di distretto stanno raccogliendo le singole adesioni formali dei medici di medicina generale conseguenti a questo accordo». La segreteria della Fimmg si è infatti ritrovata in teleconferenza mercoledì sera alle 21 (erano presenti il segretario Umberto Rossa e gli altri medici membri del consiglio: Agostino Buzzati, Maria Carla Zovi, Fabio Bortot, Fulvio De Pasqual, Pietro Dalla Rugna). «Superate le perplessità di tipo organizzativo che competeranno alla stessa Usl – riferisce Rossa – all’unanimità abbiamo deciso di aderire alla campagna. Ora spetterà ai nostri iscritti comunicare la propria volontà al dipartimento di Prevenzio-

IN PROVINCIA CI SONO 2160 INSEGNANTI E 686 APPARTENENTI AL PERSONALE ATA A SETTEMBRE LA NOMINA DEI SUPPLENTI

Il segretario Rossa: «Superate perplessità organizzative gli iscritti dialogheranno col Dipartimento di Prevenzione» `

ne e Igiene». Resta ancora da capire che cosa faranno i medici di altre sigle e quelli del Cadore, che si erano detti contrari.

Domenica concerto e visite guidate

L’ORGANIZZAZIONE L’Usl nel frattempo ha già attivato contatti organizzativi con il dirigente scolastico provinciale per definire i dettagli dell’operatività, anche in riferimento alle aree non coperte dall’attività dei medici di medicina generale. L’Azienda sanitaria “ha già ricevuto da Azienda Zero il quantitativo di test necessari per svolgere l’intera campagna di screening – prosegue la nota – e i test saranno consegnati a ciascun medico di famiglia secondo una stima di utilizzo di circa 20 test per ciascun professionista. Nei prossimi giorni verranno divulgate le modalità con le quali gli operatori della scuola potranno accedere al test. Come indicato dal ministero, il test sarà offerto su base volontaria”. «Le operazioni di screening inizieranno lunedì perché il test deve essere eseguito prima dell’inizio dell’anno scolastico – spiega Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità – e nella settimana che precede il primo settembre verranno eseguite interessando il personale di quegli istituti che avvieranno le lezioni in quella data». Giovanni Santin

LA RASSEGNA BELLUNO Sarà il gruppo vocale Crystal Tears il protagonista della serata di domenica nell’ambito della programmazione per la rassegna estiva “Ferragosto e dintorni”, che il Comune di Belluno, grazie alla collaudata collaborazione con le Officine della cultura e la Fondazione Teatri delle Dolomiti, presenta anche quest’estate, come vivace contenitore che vuole offrire ai cittadini e ai turisti strumenti e occasioni per vivere al meglio la città. Il concerto prevede l’esecuzione delle Litanie della Beata Maria Vergine di A. Grandi, nella trascrizione per coro a voci miste di R. Calcaterra, e l’esecuzione integrale dello Stabat Mater di G. B. Pergolesi nella versione per voci soliste (soprano e mezzosoprano) e coro femminile. Il programma sarà eseguito dal Gruppo Vocale Crystal Tears e dal suo Ensemble Femminile, diretto da Elettra De Biasi, e sarà accompagnato all’organo da Chiara de Zuani, cembalista e musicologa specializzata nel repertorio barocco. L’ingresso è libero e la prenotazione è obbligatoria al numero di telefono 0437 956305 e all’email museo.belluno@gmail.com. In caso di maltempo il concerto si terrà al Teatro Giovanni XXIII in Piazza Piloni.

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L’iniziativa

Cose di vecchie case ritorna in centro città Terza data dell’estate 2020, a Belluno, per il Mercatino dell’Antiquariato e dell’usato “Cose di vecchie case”, tradizionale appuntamento che da oltre un decennio colora il Centro storico cittadino. Domenica si potrà curiosare tra oggetti d’arte, di antiquariato e dell’usato, cartoline, libri, stampe, filatelia e numismatica; gli espositori proporranno anche abbigliamento. Il tutto, in mostra nelle bancarelle dislocate nel cuore del centro storico, occupando piazza Mercato e parte di piazza Duomo, tra l’Auditorium e piazza Mercato, dalle 8 alle 20.

LE VISITE Nell’ambito di Ferragosto e dintorni, inoltre, si ricorda che tutte le domeniche, fino al 6 settembre, ci saranno delle visite guidate gratuite alla chiesa di San Pietro e chiostri, a cura dell’Associazione Campedel. Le visite si svolgeranno dalle 15.30 alle 18.00, con ingresso da via San Pietro. Per informazioni: asscampedel@yahoo.it oppure 348 279 1289. Per il programma completo di Ferragosto e dintorni, visitare il sito Internet istituzionale del Comune di Belluno, all’indirizzo www.comune.belluno.it CONTO ALLA ROVESCIA La scuola si prepara: test sierologici agli insegnanti e organizzazione delle aule

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Mascherine all’aperto, la Prefettura: niente linea dura IL VERTICE BELLUNO Nessuna variazione del

dispositivo di controlli, dopo la nuova ordinanza del Ministro della salute Speranza che impone l’uso della mascherina all’esterno in caso di assembramenti: ieri il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, che si è riunito in Prefettura, ha deciso di proseguire con i controlli che sono in atto.

A PALAZZO DEI RETTORI «Si è tenuta oggi - spiegava la Prefettura ieri con una nota -, una riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica per l’esame delle prescrizioni previste dall’ordinanza del Ministro della Salute del 16

agosto scorso. All’incontro, presieduto dal Vice Prefetto Vicario, Carlo De Rogatis. Al tavolo erano seduti il Presidente della Provincia, Roberto Padrin, il Sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, il Questore, Lilia Fredella, oltre al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza e il Vice Comandante dei Carabinieri.

LE NUOVE REGOLE «Nel corso della riunione - dice la nota- sono state esaminate le nuove direttive in materia di obbligo, dalle ore 18.00 alle ore 6.00, di usare le protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto e negli spazi ove sono possibili assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale nonché la sospensione, all’aperto o al chiuso, delle attività del ballo.

Dopo un attento confronto si è convenuto di mantenere i dispositivi di controllo già in essere, ritenendo non necessario un loro incremento, e di raccomandare alla popolazione il rispetto, con il necessario buon senso, delle disposizioni previste dal citato provvedimento».

mai fermati i controlli delle forze di polizia, come disposto da dispositivo varato a inizio marzo dalla Prefettura. Dal monitoraggio di Palazzo dei Rettori, iniziato il 16 marzo 2020, ad oggi sono 64mila 760 le persone controllate, 1175 quelle multate. Ma nelle ultime settimane c’è stato un rallentamento delle sanzioni, segno che molti hanno finalmente compreso le regole da mantenere per evitare il rischio Covid. Nell’ultima settimana: zero multe. Per quanto riguarda negozi e attività dall’inizio del dispositivo siamo a quota 88mila e 99 imprese controllate: 42 i titolari sanzionati dall’inizio dell’emergenza, 14 le chiusure. Anche in questo caso nell’ultima settimana su 123 verifiche zero sanzioni.

IL DISPOSITIVO In questi 5 mesi non si sono

NEL VERTICE DI IERI A PALAZZO DEI RETTORI SI È DECISO DI PROSEGUIRE CON I CONTROLLI IN ATTO, SENZA INTENSIFICARE I SERVIZI DI POLIZIA

NUOVA ORDINANZA In Prefettura è stata decisa la linea da tenere

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4 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 21 Agosto 2020

14

IlcoronavirusinVeneto

INUOVICASI POSITIVI REGISTRATINELVICENTINO

Preoccupazioneper la fiammatadi questi giorni

Trai196nuovicasidipositività inregionenelleultime24ore,14 sonovicentini.Iltotalesalea 3.025dall’iniziodellapandemia, gliattualmentepositivisono144

707

LEPERSONE IN ISOLAMENTO NELVICENTINO

Secondol’Aziendazerosono707 ivicentiniinisolamento domiciliare,6deiqualicon sintomi.Iltotaleregionaleè salitoa6.565,135consintomi

ILTREND. Ilgovernatore sulpossibileslittamento delleelezioni: «Sidovevavotare a luglio»

Contagiinforteaumento Irientridallevacanze portano196infettiinpiù Zaia:«Francia delsud comeSpagna eGrecia: adaltorischio Covid» Lacampagna elettorale? «Sipuò fareanchesfruttando internet» Cristina Giacomuzzo INVIATA A VENEZIA

Nell’anno del Covid, le vacanze i veneti le stanno pagando care. E la Regione di conseguenza, visto che sta processando montagne di tamponi in questi giorni di rientro dalle ferie. Succede allora che da città come Treviso, sono partiti in tanti per la Croazia. E in 35 sono tornati contagiati. «Non si conoscevano e non sono andati negli stessi posti, eppure - precisava ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, all’unità di crisi di Marghera -. Questo è l’ennesimo caso che dimostra quanto le ferie stiano pesando sull’ordinarietà». Tradotto: a inizio giugno i contagi erano bassi, il virus circolava poco. Poi la crescita. E ieri il bollettino dell’Azienda Zero segnava + 196 nuovi positivi in 24 ore. Un record che ha piazzato il Veneto alla testa delle Regioni per boom di contagi. Di conseguenza, cresce anche il numero dei contatti, cioè i veneti messi in isolamento: 6565 (+121). RISCHIO ANCHE DALLA FRANCIA. La novità di ieri è che il

pericolo non arriva solo dai 4 Paesi messi in lista nera dal governo alla vigila di Ferragosto, cioè Spagna, Grecia, Croazia e Malta. «A breve emetteremo una ordinanza o una circolare, dobbiamo ancora decidere, per inserire l’obbligo di tampone anche per chi è arrivato dalla Francia Meridionale. Lì, in particolare a Cap Adge, in Occitania, si registra un enorme focolaio che ha coinvolto camping, alberghi e ostelli e che viene confermato da chi ha fatto rientro nei paesi di origine dove si è diffuso il virus: Gran Bretagna, Olanda e Au-

stria». «RAFFORZAMENTO DEI PUNTI DI ACCESSO LIBERI PER I TAMPONI». Insomma, l’impressio-

ne è che il picco registrato a Ferragosto di vacanzieri di rientro sia solo l’inizio. «Anche stamattina abbiamo avuto un incontro in video conferenza con tutti i direttori generali delle Ulss e abbiamo concordato un obiettivo: serve rafforzare i punti di accesso rapido per eseguire i tamponi». Si tratta di quegli ambulatori che sono messi in piedi in tutta fretta da Regione e Ulss a seguito della decisione del governo di far eseguire i tamponi a chi rientrava dai 4 Paesi nella lista nera. Ora potrebbero essere autorizzati anche ad eseguire tamponi anche per chi ha la febbre e vuole escludere il Covid o chi arriva da un altro paese dall’estero. «Stiamo lavorando ad un aggiornamento del piano sanitario - chiarisce Zaia -. Al momento è solo un’idea. Nelle prossime settimane daremo concretezza. Intanto resta l’appello ai veneti che sono andati in quella regione della Francia di presentarsi e fare il tampone». Ricordiamo che a questi punti si accedere senza appuntamento dalle 7 alle 13 tutti i giorni. E ORA PURE L’INCOGNITA ELEZIONI. Intanto a causa di que-

sta costante crescita di casi

ATrevisoben 35casipositivi «Tuttidalla Croazia,mada postidiversie nonsiconoscono»

positivi - «non è ancora emergenza sanitaria», dice Zaia c’è chi inizia a ipotizzare di far saltare le elezioni previste fra un mese. «E non dite che io non l’avevo detto in tempi non sospetti che sarebbe stato meglio votare a luglio», alza le mani Zaia. A lungo, da marzo a giugno, si è dibattuto sulla data delle elezioni. Un braccio di ferro che aveva visto da una parte le Regioni, tra cui il dem Stefano Bonaccini alla guida dell’Emilia Romagna, e il governo puntare a settembre. Alla fine, è stato fissato l’election day il prossimo 20 e 21 settembre. Sul tema si inserisce a distanza il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti: «Il sospetto che esista il “partito del rinvio delle elezioni di regionali e amministrative” è fondato: si poteva benissimo votare a luglio in sicurezza, come aveva chiesto Luca Zaia ed ora, con la ripresa dei contagi, forse qualcuno mira a all’ennesimo rinvio. Ma non si può mettere in quarantena la democrazia. Rammento a tutti che in Corea del Sud, nell’aprile scorso, nel pieno dell’emergenza Covid si votò regolarmente e nonostante i disagi dei protocolli di sicurezza l’affluenza fu superiore a quella di qualsiasi elezione dal 1992. Insomma, votare anche in uno scenario complesso è possibile». NO ASSEMBRAMENTI. Infine,

il governatore invita i protagonisti «a dare il buon esempio» e a indossarla sempre. «Sarebbe bello che chi fa campagna elettorale evitasse di creare assembramenti e usasse correttamente la mascherina. Ci sono tanti modi di fare politica, anche usando internet», conclude. •

Ulss8 ALTRITREAMBULATORI PERIL TESTCOVID Ai3 ambulatori già attivatinegliospedali di Vicenza,Arzignano e Noventa,da lunedì24 agostol’Ulss8 affiancherà altre3 postazioni. Indettaglio, alSan Bortolosarà attivata una secondapostazione, mentrealtridue ambulatorisaranno attivatialdistrettoal civico87in strada Marosticanae all’ospedale diValdagno.Gli ambulatoriagli ospedali di Vicenza,Arzignano e Noventacontinuerannoa essereattivi7 giornisu7 conorario 7-13,mentre l’ambulatorioinstrada Marosticanasarà attivo dallunedì alvenerdì dalle 7 alle 11;quello di Valdagno,invece,sarà apertoilmartedì, mercoledì evenerdì dalle7 alle 12.In tutti icasi l’accessoèdiretto, senza obbligodi prenotazione e senzanecessitàdi prescrizionedapartedel propriomedico dibase. Peri pazienti che rientranodai Paesi esteri interessati,èsufficiente un’autodichiarazionecirca ilfattodi essererientrati inItaliail13 agosto. Lacomunicazionedel risultatodel tampone avverràtramite sms oil propriomedico, mentre il refertoformale (spesso richiestodai datoridi lavoro)puòessere scaricatoaccedendo al propriofascicolo sanitario elettronico.

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Icontrolli per chirientra dall’esterosonofondamentali per contenerela diffusionedelvirus. FOTOCECCON

VERSOL’ELECTIONDAY. Lamacchina organizzativaè allavoro

Saràvotoa domicilio perchiè inisolamento Previstoil seggio mobile conscrutatori bardati divisiera ecamice su richiestascrittaal sindaco DALL’INVIATA A VENEZIA

Urne aperte al tempo del Covid? Si può fare, salvo dietro front dell’ultima ora, ma con tutti gli accorgimenti del caso. In più arriva la rassicurazione: gli elettori in isolamento fiduciario, costretti a casa per il coronavirus, potranno votare. È questa una delle novità previste dal ministero dell’Interno e che il Veneto si appresta a recepire in occasione dell’election day del 20 e 21 settembre. Lo ha confermato ieri l’assessore alla protezione civile regionale, Gianpaolo Bottacin, dall’unità di crisi di Marghera. MASCHERINA,DISTANZIAMENTOESCHEDA. «I seggi apriran-

Altavolo, dasinistraLanzarin, Zaiae Bottacin, ieriall’unitàdi crisi

no regolarmente - spiega - e saranno le forze dell’ordine a garantire il controllo dei distanziamenti. Ovviamente, essendo il seggio un ambiente chiuso, i votanti dovranno accedere indossando la mascherina». L’altra novità, dovuta sempre alle procedure anti-Covid, riguarda il votante: sarà lui stesso ad inserire nell’urna la scheda elettorale, senza passarla nelle mani del

presidente di seggio. MALATI E ISOLATI. Continua

Bottacin: «Anche per queste elezioni si potrà votare negli ospedali e nelle case di riposo. Con la novità che potranno farlo anche da casa coloro che sono in quarantena per il coronavirus e gli ammalati di Covid-19. Gli scrutatori dovranno usare mascherina, visiera e camice, insomma tutti

ILFOCUS. Accordo traministeri emedicidi medicina generaleper loscreening rapido,mail sindacatoSmi non cista

Scuola,test al viaperdocentie bidelli Dal24agostosubasevolontaria bastachiederealmedicodifamiglia DALL’INVIATA A VENEZIA

«La scuola riapre il 14 settembre. Quella dell’infanzia, 0-6 anni, il primo di settembre», parola di governatore Luca Zaia, ieri dall’unità di crisi di Marghera. E intanto un esercito di 96mila veneti, tra insegnati di ogni ordine e grado, e relativo personale scolastico, potrà eseguire il test sierologico per verificare di non aver contratto il virus, prima

del ritorno in classe. Sono escluse le università. Conferma l’assessore alla sanità del Veneto, Manuela Lanzarin: «Questa iniziativa è frutto dell’accordo tra ministeri dell’Istruzione e della Salute con i medici di medicina generale. Gli screening saranno eseguiti tramite test sierologico con il “pungi dito”, come quello che si usa per la glicemia, per capirci. La gara per l’acquisto dei test è stata fatta a livello nazionale dal

commissario Arcuri. Dei 2 milioni di test acquistati per tutta l’Italia, 96.000 sono arrivati nel Veneto sulla base del fabbisogno individuato dal Miur nel numero di insegnanti e non docenti interessati. Tutti i test sono già stati distribuiti alle aziende sanitarie e queste stanno predisponendo la distribuzione ai medici di medicina generale. Siamo certi che non mancherà la preziosa collaborazione di questi professionisti. Nell’eventualità che alcuni non aderiscano all’invito di eseguire la prestazione, le singole Ulss predisporranno servizi alternativi con orari specifici».

Sì, perché come spiega Domenico Crisarà, segretario regionale Fimmg, non c’è stata adesione completa. Almeno per il momento. «Per esempio - spiega - io mi ritrovo tra i miei 1600 assistiti, 32 tra docenti e non, che da me potranno eseguire il test. Questo servizio è fondamentale perché consente di conciliare due diritti fondamentali: salite e istruzione». C’è chi non la pensa allo stesso modo. Per lo Smi, sindacato medici italiani, parla la dottoressa vicentina Liliana Lora: «Siamo contrari - spiega perché non tutti i medici di base hanno a disposizione

due stanze, una infermiera e una segretaria per espletare tutto regolarmente. Pensiamo solo, per esempio, a cosa può succedere se, a seguito del test rapido, si scopre un positivo. L’ambulatorio deve chiudere. Eppoi ci devono spiegare che senso ha questa procedura con questo tipo di test svolto, peraltro, su base volontaria». Lo screening inizierà il 24 agosto per chi lavora nelle scuole dell’infanzia. Dall’1 settembre, poi, tutti gli altri insegnanti e il personale non docente dalle primarie alle superiori. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

Testrapido sul sangueperinsegnanti epersonale nondocente


Primo Piano 5

IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 21 Agosto 2020

Nuovi protocolli

«Stiamolavorandoaun aggiornamentodelpiano sanitario.Abreveidettagli» LUCAZAIA PRESIDENTEDELVENETO

Scelta sbagliata

«Fareindossarelemascherine aibambinidellaprimarianonè unasoluzionepraticabile» CRISTINATOLIO ASSESSORECOM.ISTRUZIONE

Caos annunciato

«Asettembresaràilcaos, sipotevaevitareconilbuon sensoeconilconfronto» ELENADONAZZAN ASSESSOREALL’ISTRUZIONE

L’ANNOSCOLASTICO. Lafornitura èstata aggiudicataauna ditta di Rovigo, l’unicache hapartecipatoalla gara d’appalto indetta dallaProvincia

Nuovi banchi, consegne fino a ottobre LescuolesuperioridelVicentino hanno richiesto oltre 6.700 arredi perassicurareildistanziamento Leprimeconsegneil9settembre Laura Pilastro

i dispositivi di protezione personale, quando andranno nell’abitazione di chi è in isolamento». Questi elettori dovranno trasmettere al Comune di residenza, con modalità telematiche, una dichiarazione con cui comunicano la volontà di partecipare al voto e un certificato dell’Ulss in cui si attesta che il paziente si trova in quarantena. VOLONTARI E SANITARI. Il vo-

to sarà assegnato alla sezione ospedaliera più vicina all’abitazione. «Saremo in campo per poter garantire l’espletamento dell’attività dei seggi speciali come protezione civile - assicura Bottacin -. Chiederemo anche la collaborazione della Croce Rossa italiana». Curiosità: visto che si prevedono numeri importanti per questo tipo di seggi speciali, se non ci saranno scrutatori a sufficienza, il ministero concede la facoltà al sindaco di poter nominare al loro posto il personale sanitario delle Usca, unità speciali di continuità assistenziali (cioè medici e infermieri), e i volontari della protezione civile. Lo stipendio? Sarà aumentato del 50% visto il contesto epidemiologico. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

Oltre 6.700, tra banchi monoposto, sedie e poltroncine con ribaltina. È l’arredo che le scuole superiori del Vicentino hanno richiesto alla Provincia per poter garantire il ritorno in classe in sicurezza. Materiale la cui fornitura, ieri pomeriggio, è stata aggiudicata all’unica ditta che ha partecipato alla procedura di gara indetta da palazzo Nievo. La consegna agli istituti prenderà il via il 9 settembre, ma con ogni probabilità non si concluderà in tempo per l’avvio delle lezioni. Visti i grandi quantitativi richiesti, che non sarà possibile coprire solo con le giacenze di magazzino, il rischio, come trapela da contra’ Gazzolle, è che occorra attendere ottobre prima di veder distribuiti tutti gli arredi. Della loro produzione è stata incaricata la Mobilferro di Trecenta, in provincia di Rovigo, che ha offerto un ribasso pari all'1,3 per cento sull’importo a base di gara, per un totale di 291.769 euro (Iva esclusa). Le risorse per questo e altri interventi in vista della riapertura degli istituti, saranno attinte dal fondo di 1,7 milioni (da rendicontare entro il 31 dicembre) che il ministero dell'Istruzione ha destinato a Vicenza per le scuole superiori. Nello specifico, si tratta di 2.350 banchi monoposto da 70 per 50 centimetri, altri 660 da 60 per 60, 1.925 sedie per banchi e 1.821 poltroncine con ribaltina, disponibili in due tipologie: in legno di faggio o con scocca in proli-

Attesipurequelli monoposto ordinati dalcommissario perl’emergenza DomenicoArcuri

propilene in camera d'aria, che consentirà di adattarsi al peso dell'alunno e di garantire un effetto cuscino. Niente rotelle: nella scheda allegata al bando, si specificano le caratteristiche tecniche minime degli arredi e per i banchi si parla di “piedini in plastica inestraibili e antirumore”. Tutti elementi, le cui tipologie e misure sono state scelte in ottica anti-contagio. L’ordine è destinato a 24 istituti superiori che hanno avanzato la richiesta di nuovi arredi per assicurare la distanza di sicurezza tra gli alunni. Scuole che dovranno pazientare: sarà impossibile consegnare il materiale entro il 14 settembre. Tutto dipenderà dalle quantità di cui l’azienda può già disporre in magazzino e dal ritmo di produzione, ma è probabile che la distribuzione di banchi e sedie si protrarrà fino a ottobre. Nel frattempo, sono attesi anche i banchi monoposto (con rotelle e non) ordinati dal commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, la cui consegna, a quanto pare, non sarà così tempestiva. Arcuri promette anche la distribuzione di milioni di mascherine al giorno. Protezioni che dai 6 anni in su saranno obbligatorie, secondo le ultime indicazioni del Comitato tecnico scientifico, che non hanno raccolto il favore dell’assessore all’Istruzione del comune di Vicenza, Cristina Tolio: «Io rispetto il Cts e applico la legge, ma chi viene dal mondo della scuola come me sa che se si tratta di bambini della primaria, questa soluzione non è praticabile. Innanzitutto, l’apprendimento passa anche dalla mimica facciale, che le mascherine nascondono. Inoltre, possiamo immaginare quante volte i bimbi le faranno cadere, le metteranno sul banco, se le scambieranno, ci giocheranno, come è nelle loro dinamiche». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Attesiperl’iniziodelnuovo annoscolasticogli arredi (banchie sedie)chedovrannogarantire ildistanziamentoin otticaanti contagio

LAPOLEMICA. L’assessoreelenca gli errorinella ripartenza scolastica

Donazzan dà la pagella «Ministro da bocciare» «LaRegione hadefinito ilmanuale operativo peri dirigenti,ma tutto questononinteressa» Troppi e reiterati errori da parte del ministero dell’Istruzione nella complessa partita sul riavvio della scuola a settembre, secondo l’assessore veneto all’Istruzione e formazione, Elena Donazzan: «Un altro errore, l’ennesimo - aggiunge - si è consumato nella riunione di mercoledì, per il mancato coinvolgimento delle Regioni, che sulla scuola da mesi avevano posto la questione dei tempi, degli spazi e della pianta organica, purtroppo inascoltate». «Comprendo perfettamente i dirigenti scolastici e le loro rimostranze - dichiara Donazzan - e bene hanno fatto a indirizzare al ministro un segno di esasperazione. Ai dirigenti scolastici è stata scaricata addosso la responsabilità

Ilministro Lucia Azzolina è fortementecriticatodalla Regione

dell’organizzazione della riapertura, dell’omologazione dei dispositivi e degli arredi, della sicurezza del personale docente e non docente e degli studenti». «Le famiglie sono sempre più esasperate - aggiunge - Il Veneto ha teso la mano al ministero, anche con la definizione di quel manuale operativo che è stato di grande aiuto per i dirigenti scolastici nel provare a risol-

vere i problemi del distanziamento e dell’organizzazione degli spazi e dell’attività. Purtroppo sembra che al ministro tutto questo non interessi». Per l’assessore l’ormai inevitabile caos che si delinea a settembre si sarebbe potuto evitare «se si fosse proceduto con il buon senso e con il confronto. Invece, i nuovi banchi non arriveranno a settembre – elenca l’assessore - per stes-

sa ammissione del commissario Arcuri. Il quale ha stigmatizzato l’atteggiamento di qualche Regione che ha chiesto un numero tale di banchi da far pensare alla totale sostituzione dei propri arredi scolastici, mentre ha riconosciuto al Veneto serietà nella quantificazione dei banchi necessari». «Il secondo errore riguarda poi il numero e l’assegnazione dei docenti, su cui non c’è certezza. E a complicare la situazione è subentrato il repentino cambio di indicazioni sulle prescrizioni da seguire, in particolare il parametro della distanza di un metro da rispettare in classe. Un parametro su cui avevamo definito il piano di riapertura e che sembra oggi essere derogato dal Comitato tecnico scientifico, che di fronte al problema del sovraffollamento delle classi e alla carenza degli spazi ha scelto di cambiare approccio». «Infine segnalo il grave problema dell’utilizzo della mascherina, già ben ribadito dal presidente Zaia - conclude Donazzan - Nessun educatore in queste settimane di confronto ha mai chiesto o suggerito di far portare la mascherina agli allievi in classe». • © RIPRODUZIONERISERVATA


VENERDÌ 21 AGOSTO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

5

Coronavirus: il fronte sanitario

Veneti di rientro dai Paesi a rischio Zaia: più tamponi e a ciclo continuo Il governatore: «Sedi per i test potenziate in tutte le Usl Esami dalle 7 alle 13 senza prenotazioni e anche nei festivi» Nicola Cesaro / VENEZIA

Dopo Spagna, Croazia, Grecia e Malta, arrivi e rientri “pericolosi” pure dalla Francia meridionale. A tal punto che, anche per chi torna dall’Occitania, la Regione Veneto ha imposto il tampone per rilevare il Coronavirus. Lo ha annunciato ieri il presidente regionale Luca Zaia, che non ha mancato di manifestare tutta la sua preoccupazione sul peso che i “vacanzieri” hanno nella diffusione del virus in Veneto. TEST PER CHI ARRIVA DALLA FRANCIA

Zaia ha disposto il tampone per chi arriva dalla Francia meridionale e in particolare dall’Occitania. Il motivo? Un focolaio importante ad Agde, che ha fatto registrare numerosi positivi ritornati - proprio da questa località - in Austria, Olanda e Gran Bretagna. «Le vacanze pesano, è inutile nasconderlo» ha ribadito il presidente «Prendiamo l’esempio di Treviso dove abbiamo appena intercettato 35 persone contagiate ritornate dalla Croazia. Sono persone che non si conoscono tra loro e che arrivano tutte

dallo stesso Paese: da qui capiamo che il tema dei vacanzieri è davvero importante e impattante. L’ordinarietà della trasmissione “locale” è superata dalla straordinarietà del fenomeno di chi ritorna dalle vacanze». LA STRATEGIA

Proprio in virtù di questo ragionamento, Zaia ha annunciato il potenziamento dei

Disposto l’obbligo del controllo anche per chi proviene dalla Francia meredionale punti di accesso rapido al tampone in tutte le Usl venete. In questi siti si può effettuare il test per il Covid-19 dalle 7 alle 13, senza prenotazione, anche il sabato e la domenica. «Stiamo lavorando per permettere a chiunque, “alla bisogna”, di presentarsi in questi punti per sottoporsi al test». Proprio questa apertura sarà uno degli obiettivi del futuro piano operativo della Regione. Nel frattempo, il futuro prossimo sarà il

tampone per tutti i turisti, di rientro o in arrivo da qualsiasi Paese del mondo? «Sarebbe chiaramente la situazione ottimale, ma è improponibile» risponde Zaia «Un test rapido costa 11 euro: se ne fai 20 mila al giorno spendi 200 mila euro, che al mese diventano 6 milioni. Una spesa altissima per appena 20 mila test al giorno. Non si può fare, anche considerando che il Veneto fa 70 milioni di presenze turistiche. Sono numeri da paura». ASINTOMATICI, SCUOLA ED ELEZIONI

Nell’illustrare le cifre della pandemia in Veneto, Zaia ha ribadito come l’età media del contagio sia scesa ormai ai 39 anni, ricordando inoltre la preponderante asintomaticità dei positivi: «Su 6.565 persone isolate a casa, i positivi sono 1.789, il 27,25% degli isolati. Dei 6.565, i sintomatici scendono addirittura a 135, il 2,06%, E ancora: 135 sintomatici sui 1.789 positivi totali e isolati in casa corrispondono al 7,55%». Il presidente ha quindi affermato la necessità di avviare le scuole e di far convivere l’attività scolastica con l’emergenza Co-

Tampone all’ aeroporto Marco Polo per i passeggeri provenienti da Paesi ritenuti a rischio contagio

vid. Lunedì partiranno peraltro i test rapidi sui 96 mila docenti e operatori della scuola, che saranno effettuati dai medici di base: «Non tutti i medici hanno accettato quest’impegno, frutto di un accordo con il Governo. Ho parlato con i vertici della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale, auspicando che arrivi l’assenso da tutti gli associati. La Regione è comunque pronta ad attivarsi per il personale “scoperto”». Infine, un auspicio in chiave elettorale: «Invito tutti i candidati a pensare una campagna elettorale senza assembramenti, magari privilegiando gli incontri online o comunque facendo rispettare le regole di prevenzione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

il report giornaliero

Quasi 200 nuovi positivi in 24 ore Impennata di isolamenti in casa Laura Berlinghieri / VENEZIA

Sono 121 in più in appena 24 ore. È l’entità dell’aumento delle persone in isolamento domiciliare, in Veneto, tra mercoledì e ieri. Cifra che è in impennata nel Veronese, con 134 quarantene in più (alcune province hanno salto negativo). Nella stessa provincia, ieri l'incremento era stato di 305 unità. «Certo, se si fanno i tamponi, allora anche gli isolamenti aumentano» tiene a precisare l’assessora regionale alla sanità Manuela Lanzarin, rivendicando la bontà dell’operato degli ospedali e dei laboratori veneti. «Nel momento in cui rintracciamo una positività, allarghiamo la nostra indagine ai contatti della persona contagiata.

Ed è chiaro che quindi aumenti il numero dei soggetti costretti in isolamento domiciliare». Attualmente, i numeri rivelano 6.565 poste in isolamento domiciliare, di cui solo 135 con sintomi. Di questi, quasi un terzo si trova nel Veronese, dove ci sono 2.069 persone in quarantena, di cui 31 sintomatici. In realtà i dati in parte si spiegano anche con l’obbligo di sottoporsi a tampone di chi arriva da Grecia, Spagna, Croazia e Malta: i quattro Paesi considerati a rischio. «I “305 in più” di ieri nel Veronese erano per buona parte turisti tornati dalle ferie in questi quattro Stati. In altri casi, invece, erano appartenenti a cluster familiari» spiega ancora Lanzarin. Facile

in occitania

Il paradiso dei naturisti che preoccupa la Regione VENEZIA

L’obbligo di tamponi per chi torna dall’Occitania non arriva a caso: qui si trova infatti Cap d’Agde, uno dei più importanti villaggi naturisti d’Europa, in cui solo lunedì sono stati scovati oltre cento positivi. Molti di questi sono turisti di Austria, Olanda e Gran Bretagna. Spiaggia aperta al nudismo, che si affaccia su due chilometri di

capire se la teoria è giusta. Se così fosse, nei prossimi giorni dovremmo assistere a un brusco calo di questi numeri, «con l’arrivo dei test rapidi negli aeroporti, che dovrebbero iniziare a funzionare già oggi. Gli esiti vengono forniti in appena 15 minuti». Il Veneto si è trasformato in una autentica “macchina da tamponi”, «che “tiene” senza problemi. Abbiamo aumentato la nostra capacità, tanto di “effettuazione” quanto di processazione. Le nostre Usl stanno lavorando

Lanzarin: «Allarghiamo le nostre indagini Gli esami rapidi li faranno diminuire»

Test Covid all’ospedale di Oderzo

bene» sostiene, sicura, l’assessora regionale. Intanto i dati di ieri parlano di una curva epidemiologica che non accenna a diminuire, con ben 196 positività in più registrate nell’arco delle 24 ore. Numeri che ci fanno ripensare a un passato che fa paura. Del

Mediterraneo, Cap d’Agde è luogo noto anche per lo scambismo, pratica che chiaramente facilita la trasmissione del virus. Proprio la vocazione del luogo ha portato i suoi visitatori a eludere le principali azioni di prevenzione. Scoperto il focolaio, almeno trecento persone si sono sottoposte a tampone, mentre l’autorità locale ha imposto una sorta di “lockdown locale”. —

totale, 96 nuovi tamponi positivi in più solo nella sola provincia di Treviso. Considerando le altre singole province, nel Padovano si contano 21 nuovi casi, 14 nel Veneziano, 37 nel Veronese, 14 nel Vicentino, 5 nel Bellunese e 8 nel Rodigino. Si aggiorna anche il dato dei decessi: 2.101 dall’inizio della pandemia. Ma si tratta solo della formalizzazione di una morte in realtà avvenuta mercoledì: un’ospite 94enne dell’Antica scuola dei battuti di Mestre. Infine, tornano a salire i ricoveri ospedalieri, sei in più rispetto a mercoledì. Sono in 43 i pazienti ricoverati in area non critica: 16 al Ca’ Foncello di Treviso, 11 al Covid hospital di Dolo (nel Veneziano) e 7 a Padova. Sette persone invece si trovano in terapia intensiva, di cui tre a Padova, due a Vicenza e uno a Treviso. Considerando invece i ricoverati in ospedale, ma negativizzati, si parla rispettivamente di 82 e 7 persone. A queste cifre vanno infine aggiunti i sette ricoverati nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto.— © RIPRODUZIONE RISERVATA


5 • 20 agosto 2020

L’ULSS SCALIGERA APRE UN NUMERO VERDE : 800 93 66 66

Tamponi per rientri da Paesi a rischio Croazia, Spagna, Grecia e Malta: prosegue la campagna di screening per i viaggiatori Prosegue a ritmo serrato la campagna di screening dell’ULSS 9 Scaligera per i viaggiatori provenienti da Croazia, Spagna, Malta e Grecia. Da Ferragosto presso i punti per l’effettuazione dei tamponi attivati nella provincia di Verona si sono presentate quasi 2700 persone per verificare la positività o meno al coronavirus. Di queste, 975 sono rientrate dalla Croazia (36,2%), 982 dalla Spagna (36,4%), 628 dalla Grecia (23,3%), 39 da Malta (1,4%) e 73 da altri Paesi esteri (2,7%). I tamponi refertati presso i tre laboratori dell’ULSS 9, Legnago, San Bonifacio e Bussolengo, e presso il laboratorio allestito all’aeroporto Catullo di Villafranca, sono 2100 (77,9%). I casi positivi finora

Pietro Girardi

riscontrati sono 7 (0,3%): 5 di rientro dalla Croazia e 2 da Malta. I punti per l’effettuazione dei tamponi sono attivi all’Ospedale di Borgo Trento (Padiglione 21), al Distretto di Via Campania, al Centro Polifunzionale di

Bussolengo (via Carlo Alberto Dalla Chiesa), presso gli ospedali Fracastoro di San Bonifacio e Mater Salutis di Legnago, e all’aeroporto Catullo. Gli ambulatori sono ad accesso diretto e non è necessaria la prenotazione. Si ricorda che

chi arriva dai Paesi in oggetto è tenuto a comunicarlo all’ULSS 9 compilando il modulo online disponibile sul sito del Servizio Igiene e Sanità Pubblica (https://sisp.aulss9.veneto.it/Ingresso-in-Italia-da-Paesi-UE-e-Schengen) e a rispettare l’isolamento fiduciario fino alla comunicazione dell’esito del tampone da parte del Dipartimento di Prevenzione. Per i residenti in Veneto, l’esito può essere comunicato anche dal Medico di Medicina generale. Per informazioni, è attivo il numero verde 800 93 66 66 (dal lunedì al venerdì 9-16 e sabato ore 9-13), oppure 0039 045 8073393 per chi chiama dall’estero (dal lunedì al venerdì 9-16); email: rientro@aulss9.veneto.it

LA PROPOSTA DELL’EX ASSESSORE PASSATA CON LA MELONI

Riattivare i medici scolastici appello lanciato alla Regione Francesca Martini, ex assessore alla Sanità della Regione Veneto e Sottosegretario al Ministero della Salute, lancia un appello all’istituzione regionale: “Credo che il Veneto abbia dimostrato durante questa pandemia maggiore capacità organizzativa e di reazione rispetto ad altre regioni. Di fronte all'approssimarsi della riapertura delle scuole, con gli evidenti fattori di rischio che questa comporta con il Covid 19 ancora circolante, dimostri di avere una marcia in più e riattivi subito nella nostra regione i medici scolastici come punto di riferimento per

i presidi, il personale scolastico ed in particolare per gli studenti e le loro famiglie.” La figura, storicamente presente per le scuole fini a vent’anni fa, aveva seguito e monitorato lo sviluppo e la salute di intere generazioni di veneti operando in stretta connessione con i distretti sanitari e costituendo un pilastro fondamentale della sanità pubblica. La proposta, peraltro, trova il massimo consenso dell’Associazione Nazionale Presidi e della Società Italiana di Pediatria. L’ex sottosegretario alla salute ai tempi del governo Berlusconi, oggi passata armi e bagagli

nel partito della Meloni va anche all’attacco del Ministro Azzolina. “Da mesi assistiamo ad una girandola di proposte che lascia sconcertato il mondo della scuola e le famiglie. A circa tre settimane dal suono della campanella manca un protocollo certo, concordato e validato dal Ministero della Salute, volto a ridurre al minimo il rischio di contagio per i nostri figli. Peraltro totalmente assente l’unica soluzione ineccepibile per il controllo della temperatura di studenti e personale docente e non docente, vale a dire l’adozione

Francesca Martini

di termoscanner all’entrata”. “Ancora si brancola nel buio per la definizione dei protocolli sanitari a cui andrà sottoposto il personale della scuola a contatto con i ragazzi - prosegue Martini. - Nel frattempo, anche grazie alla movida e alle vacanze, quotidianamente in ascesa il bollettino dei contagi, graduale recrudescenza dei sintomi e drastico abbassamento dell’età media dei contagiati. Con la Azzolina l’inizio della scuola ha il sapore di un salto nel buio.”

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VENERDÌ 21 AGOSTO 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

Coronavorus: il rebus istruzione

Mascherina in classe, scoppia il caos «No all’obbligo, sì al distanziamento» Categorico il Governatore Zaia: «Improponibile». Dirigenti e prof cercano di districarsi fra le regole, ma è già polemica Laura Berlinghieri / MESTRE

Il responso del Comitato tecnico scientifico era atteso per mercoledì scorso. E, puntuale, è arrivato. In realtà, lasciando più dubbi che certezze. L’uso della mascherina sarà obbligatorio in classe? Sì, per i bambini sopra i sei anni. Lo ha affermato il coordinatore del Cts stesso, Agostino Miozzo, suscitando uno tsunami di polemiche. Solo in parte arginato dalla specificazione, arrivata ieri, della ministra Azzolina: dove sia possibile rispettare il distanziamento, seduti al banco, gli studenti potranno toglierla. Già, ma a questo punto la domanda è: cosa significa “rispettare il distanziamento”? È il famoso metro tra le rime buccali, di cui tanto si è parlato? E il metro va inteso in senso statico o in senso dinamico? In un dedalo di incertezze, che, si teme, rimarranno tali anche il 14 settembre, giorno in cui suonerà la prima campanella, la sola certezza consiste nella bocciatura della decisione del Cts. «Mascherina agli alunni? Sono fermamente contrario, che si tratti di un bimbo sotto i sei anni o di uno di nove, è comunque una cosa

La mamma: «Come si fa a imporre l’uso per ore e ore a ragazzi dai sei anni in su» improponibile» ha tuonato ieri in conferenza stampa il governatore Luca Zaia. Ed è andata ancora più pesante l’assessora all’istruzione Elena Donazzan, che ha paragonato la “nuova” scuola a un «inferno asfissiante». Per una buona volta, sembrano essere d’accordo tutti: studenti, insegnanti, dirigenti, genitori. Difficile trovare una voce fuori dal coro. «Dopo ore di lezione, non oso immaginare in che condizioni potranno tornare a casa i miei poveri figli. Evidentemente tra i membri del tanto applaudito comitato tecnico scientifico non c’è neanche un genitore. Nessuno con un po’ di sale in zucca potrebbe pensare a un’idea tanto improponibile» l’urlo di Raffaella Agliano, mamma di due adolescenti di 11 e 13 anni e di un bimbo di 18 mesi. Dall’altra parte c’è anche chi prova a strappare un sorriso. Sorriso che, di questi tempi, sarà “vietato”: «Non si potranno neanche vedere, dietro la mascherina» evidenzia Angela Cilia, una ex studentessa. «Sicuramente

quest’anno il compagno di classe secchione, che tende a non suggerire mai, sarà meno “odiato”. Ma quanti ricordi saranno sottratti a questi studenti: i sorrisi, le parole bisbigliate a denti stretti». Dall’altra parte, c’è chi la scuola la frequenta ancora. «Le lezioni non sono mero apprendimento dei contenuti. Fare scuola significa socializzare, ridere insieme. E io temo che tutto questo sarà “castrato” dall’utilizzo delle mascherine» dice Giovanni Vio, liceale veneziano. Ma sempre tra i banchi di scuola

Lo studente: «Il modo in assoluto più sicuro per evitare di trasmettere il virus» c’è anche chi ha accolto di buon grado questa sicurezza in più. «Secondo me la mascherina è il metodo più sicuro e semplice per mantenere la sicurezza nelle scuole» sostiene Luigi Stigliano Messuti, studente del Bruno. «Io e molti miei amici siamo un po’ preoccupati per il ritorno a scuola, ma allo stesso tempo anche eccitati e scalpitanti. Per questo motivo sono il primo a desiderare la mascherina in classe». D’altra parte, molto cambia a seconda che si considerino i bambini delle primarie oppure i ragazzi delle superiori. «Gli studenti più grandi sono più abituati a indossare la mascherina. Per i bambini delle elementari sarà sicuramente più difficile» spiega Nicoletta Frosini, vicepreside dell’istituto Fermi. «Sarebbe stato opportuno puntare su distanziamento, classi non numerose e, soprattutto, sulle assunzioni». Eppure, anche tra i docenti ci sono voci fuori dal coro. «Non sarà facile fare capire ai bambini quanto sia importante l’utilizzo della mascherina in classe, ma cerco di essere ottimista. È una sicurezza in più e sono d’accordo con la decisione presa» sostiene Laura Garrò, insegnante alla Pellico. «Studierò dei giochi per spiegare ai miei studenti perché è fondamentale che indossino sempre la mascherina. Sarà anche una maniera per responsabilizzarli, proprio ora che si fa un gran parlare di educazione civica a scuola». «La cosa più importante è che i bambini siano informati e seguiti dalle maestre nella messa in pratica delle corrette misure di prevenzione» sostiene a questo proposito la dirigente dell'Ic Giulio Cesare Michela Manente. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Perplessi gli studenti delle scuole superiori, mentre dai genitori dei bambini più piccoli arriva un coro di critiche per la decisione

L’amarcord di Daniele Russo, 41 anni, dei Rumatera: «Quante sufficienze strappate così»

Bocche tappate e addio gli “sos” bisbigliati «E ora come faranno gli studenti a suggerire?» LA TESTIMONIANZA

e ai miei tempi avessero istituito l’obbligo di indossare le mascherine, non avrei mai finito il Liceo. Sarei ancora lì, a 41 anni, tra i banchi dello Scientifio Majorana di Mirano». Parola di Daniele Russo, il “Bullo” dei Rumatera. Il

«S

suo è uno “spunto di riflessione” che finora non è stato affrontato da studenti, insegnanti e genitori, polemici nel giudicare la decisione dell’obbligo di indossare le mascherine a scuola, sopra i sei anni. Ma che non può non strappare un sorriso (e, perché no, anche un timido applauso). Perché ci riporta dritti in quell’ambiente fatto di libri e spiegazioni, sì; ma

anche di suggerimenti bisbigliati e di “sei” strappati solo grazie al compagno di banco. «Come si potrà, ora, richiamare l’attenzione del compagno con il banco vicino alla cattedra, con un solo “Psss” . Quello si girerà ma, di fronte al muro della mascherina, non capirà neanche chi è il “mittente” dell’sos» rileva, giustamente, Daniele. Insomma, il so-

gno dei “secchioni” . «Quante sufficienze ho strappato grazie a quell’unica parola giusta al momento giusto. Se ho superato tanti recuperi è stato quasi solo merito dei suggerimenti. E quante interrogazioni di matematica e fisica. Tra l’altro, mica male per essere stato uno studente del Liceo Scientifico, vero? Sì, sono sincero: senza il famoso “suggerimento da ca-


VENERDÌ 21 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

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Coronavirus: il fronte sanitario

Veneti di rientro dai Paesi a rischio Zaia: più tamponi e a ciclo continuo Il governatore: «Sedi per i test potenziate in tutte le Usl Esami dalle 7 alle 13 senza prenotazioni e anche nei festivi» Nicola Cesaro / VENEZIA

Dopo Spagna, Croazia, Grecia e Malta, arrivi e rientri “pericolosi” pure dalla Francia meridionale. A tal punto che, anche per chi torna dall’Occitania, la Regione Veneto ha imposto il tampone per rilevare il Coronavirus. Lo ha annunciato ieri il presidente regionale Luca Zaia, che non ha mancato di manifestare tutta la sua preoccupazione sul peso che i “vacanzieri” hanno nella diffusione del virus in Veneto. TEST PER CHI ARRIVA DALLA FRANCIA

Zaia ha disposto il tampone per chi arriva dalla Francia meridionale e in particolare dall’Occitania. Il motivo? Un focolaio importante ad Agde, che ha fatto registrare numerosi positivi ritornati - proprio da questa località - in Austria, Olanda e Gran Bretagna. «Le vacanze pesano, è inutile nasconderlo» ha ribadito il presidente «Prendiamo l’esempio di Treviso dove abbiamo appena intercettato 35 persone contagiate ritornate dalla Croazia. Sono persone che non si conoscono tra loro e che arrivano tutte

dallo stesso Paese: da qui capiamo che il tema dei vacanzieri è davvero importante e impattante. L’ordinarietà della trasmissione “locale” è superata dalla straordinarietà del fenomeno di chi ritorna dalle vacanze». LA STRATEGIA

Proprio in virtù di questo ragionamento, Zaia ha annunciato il potenziamento dei

Disposto l’obbligo del controllo anche per chi proviene dalla Francia meredionale punti di accesso rapido al tampone in tutte le Usl venete. In questi siti si può effettuare il test per il Covid-19 dalle 7 alle 13, senza prenotazione, anche il sabato e la domenica. «Stiamo lavorando per permettere a chiunque, “alla bisogna”, di presentarsi in questi punti per sottoporsi al test». Proprio questa apertura sarà uno degli obiettivi del futuro piano operativo della Regione. Nel frattempo, il futuro prossimo sarà il

tampone per tutti i turisti, di rientro o in arrivo da qualsiasi Paese del mondo? «Sarebbe chiaramente la situazione ottimale, ma è improponibile» risponde Zaia «Un test rapido costa 11 euro: se ne fai 20 mila al giorno spendi 200 mila euro, che al mese diventano 6 milioni. Una spesa altissima per appena 20 mila test al giorno. Non si può fare, anche considerando che il Veneto fa 70 milioni di presenze turistiche. Sono numeri da paura». ASINTOMATICI, SCUOLA ED ELEZIONI

Nell’illustrare le cifre della pandemia in Veneto, Zaia ha ribadito come l’età media del contagio sia scesa ormai ai 39 anni, ricordando inoltre la preponderante asintomaticità dei positivi: «Su 6.565 persone isolate a casa, i positivi sono 1.789, il 27,25% degli isolati. Dei 6.565, i sintomatici scendono addirittura a 135, il 2,06%, E ancora: 135 sintomatici sui 1.789 positivi totali e isolati in casa corrispondono al 7,55%». Il presidente ha quindi affermato la necessità di avviare le scuole e di far convivere l’attività scolastica con l’emergenza Co-

Tampone all’ aeroporto Marco Polo per i passeggeri provenienti da Paesi ritenuti a rischio contagio

vid. Lunedì partiranno peraltro i test rapidi sui 96 mila docenti e operatori della scuola, che saranno effettuati dai medici di base: «Non tutti i medici hanno accettato quest’impegno, frutto di un accordo con il Governo. Ho parlato con i vertici della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale, auspicando che arrivi l’assenso da tutti gli associati. La Regione è comunque pronta ad attivarsi per il personale “scoperto”». Infine, un auspicio in chiave elettorale: «Invito tutti i candidati a pensare una campagna elettorale senza assembramenti, magari privilegiando gli incontri online o comunque facendo rispettare le regole di prevenzione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

il report giornaliero

Quasi 200 nuovi positivi in 24 ore Impennata di isolamenti in casa Laura Berlinghieri / VENEZIA

Sono 121 in più in appena 24 ore. È l’entità dell’aumento delle persone in isolamento domiciliare, in Veneto, tra mercoledì e ieri. Cifra che è in impennata nel Veronese, con 134 quarantene in più (alcune province hanno salto negativo). Nella stessa provincia, ieri l'incremento era stato di 305 unità. «Certo, se si fanno i tamponi, allora anche gli isolamenti aumentano» tiene a precisare l’assessora regionale alla sanità Manuela Lanzarin, rivendicando la bontà dell’operato degli ospedali e dei laboratori veneti. «Nel momento in cui rintracciamo una positività, allarghiamo la nostra indagine ai contatti della persona contagiata.

Ed è chiaro che quindi aumenti il numero dei soggetti costretti in isolamento domiciliare». Attualmente, i numeri rivelano 6.565 poste in isolamento domiciliare, di cui solo 135 con sintomi. Di questi, quasi un terzo si trova nel Veronese, dove ci sono 2.069 persone in quarantena, di cui 31 sintomatici. In realtà i dati in parte si spiegano anche con l’obbligo di sottoporsi a tampone di chi arriva da Grecia, Spagna, Croazia e Malta: i quattro Paesi considerati a rischio. «I “305 in più” di ieri nel Veronese erano per buona parte turisti tornati dalle ferie in questi quattro Stati. In altri casi, invece, erano appartenenti a cluster familiari» spiega ancora Lanzarin. Facile

in occitania

Il paradiso dei naturisti che preoccupa la Regione VENEZIA

L’obbligo di tamponi per chi torna dall’Occitania non arriva a caso: qui si trova infatti Cap d’Agde, uno dei più importanti villaggi naturisti d’Europa, in cui solo lunedì sono stati scovati oltre cento positivi. Molti di questi sono turisti di Austria, Olanda e Gran Bretagna. Spiaggia aperta al nudismo, che si affaccia su due chilometri di

capire se la teoria è giusta. Se così fosse, nei prossimi giorni dovremmo assistere a un brusco calo di questi numeri, «con l’arrivo dei test rapidi negli aeroporti, che dovrebbero iniziare a funzionare già oggi. Gli esiti vengono forniti in appena 15 minuti». Il Veneto si è trasformato in una autentica “macchina da tamponi”, «che “tiene” senza problemi. Abbiamo aumentato la nostra capacità, tanto di “effettuazione” quanto di processazione. Le nostre Usl stanno lavorando

Lanzarin: «Allarghiamo le nostre indagini Gli esami rapidi li faranno diminuire»

Test Covid all’ospedale di Oderzo

bene» sostiene, sicura, l’assessora regionale. Intanto i dati di ieri parlano di una curva epidemiologica che non accenna a diminuire, con ben 196 positività in più registrate nell’arco delle 24 ore. Numeri che ci fanno ripensare a un passato che fa paura. Del

Mediterraneo, Cap d’Agde è luogo noto anche per lo scambismo, pratica che chiaramente facilita la trasmissione del virus. Proprio la vocazione del luogo ha portato i suoi visitatori a eludere le principali azioni di prevenzione. Scoperto il focolaio, almeno trecento persone si sono sottoposte a tampone, mentre l’autorità locale ha imposto una sorta di “lockdown locale”. —

totale, 96 nuovi tamponi positivi in più solo nella sola provincia di Treviso. Considerando le altre singole province, nel Padovano si contano 21 nuovi casi, 14 nel Veneziano, 37 nel Veronese, 14 nel Vicentino, 5 nel Bellunese e 8 nel Rodigino. Si aggiorna anche il dato dei decessi: 2.101 dall’inizio della pandemia. Ma si tratta solo della formalizzazione di una morte in realtà avvenuta mercoledì: un’ospite 94enne dell’Antica scuola dei battuti di Mestre. Infine, tornano a salire i ricoveri ospedalieri, sei in più rispetto a mercoledì. Sono in 43 i pazienti ricoverati in area non critica: 16 al Ca’ Foncello di Treviso, 11 al Covid hospital di Dolo (nel Veneziano) e 7 a Padova. Sette persone invece si trovano in terapia intensiva, di cui tre a Padova, due a Vicenza e uno a Treviso. Considerando invece i ricoverati in ospedale, ma negativizzati, si parla rispettivamente di 82 e 7 persone. A queste cifre vanno infine aggiunti i sette ricoverati nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto.— © RIPRODUZIONE RISERVATA


Venerdì 21 Agosto 2020

La Voce

.ROVIGO

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POLITICA Domani alle 12 scade il termine per la presentazione delle liste dei candidati

Liste, giochi fatti e mal di pancia Fdi sceglie Mantovan, Trombini, Ceccarello, Folchini e Barbieri. Ultimi ritocchi agli elenchi Lega Alberto Garbellini

ROVIGO - Ormai ci siamo, ed anche se molti diretti interessati fanno ancora melina, le liste dei candidati sono, devono, essere complete. Domani infatti è l’ultimo giorno utile per presentare, a Venezia, l’elenco di chi corre per un posto nel nuovo consiglio regionale. Si voterà il 20 e 21 settembre, elezioni regionali, ma anche per il Comune di Villadose. Sarà un election day, perché di voterà anche per il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari. Molti partiti presenteranno già oggi i propri elenchi di candidati. In Veneto ci saranno una decina di pretendenti alla poltrona di governatore, e poco meno di una ventina di liste collegate. I due principali sfidanti, ovviamente, sono il presidente uscente Luca Zaia, sostenuto dal centrodestra, e Arturo Lorenzoni, sostenuto dal centrosinistra. Venendo al Polesine le liste collegate a Lorenzoni saranno almeno tre. Già presentate le cinquine del Pd, formata da Diego Crivellari, Graziano Azzalin, Maria Laura Tessarin, Jessica Ferrari e Lorenzo Murciano. E del Veneto che vogliamo, composta da Enrico Bonato, Aldo

n La squadra Lorenzoni ha già schierato i suoi runner A sinistra una scheda in un’urna elettorale A lato Marco Trombini e Valeria Mantovan

D’Achille, Sara Quaglia, Enrica Muraro e Arianna Pozzato. Con loro anche “Più Veneto in Europa”, con Maria Trombetta, Davide Zurlo, Luisa Maria Nastase, Giorgio Pasetto, Anna Lisa Nalin. Con Zaia ci sono cinque liste di candidati consiglieri. Forza Italia ha già presentato la sua squadra, formata da Andrea Bimbatti, Giorgio Crepaldi, Antonio Laruccia e Layla Marangoni. Definita anche la lista di Fratelli d’Ita-

lia, anche se non ancora presentata. La Lega invece ha formato tre schieramenti. Quella di partito, dove dovrebbero esserci Cristiano Corazzari, Riccardo Ruggero, Paco Massaro, Simona Bisaglia e Laura Cestari. Le altre due liste, invece, sono tenute ancora riservate, come se nel giro d poche ore potessero cambiare ancora chissà quali scenari. Probabilmente Michele Aretusini sarà schierato nella lista degli amministrato-

ri. Tornando a Fdi la cinquina dei candidati pare sia stata definita con una sorpresa dell’ultim’ora: dentro Giulio Barbieri e fuori Elena Gagliardo. Un piccolo grande smacco per la sezione rodigina del partito che conta sulla candidata Cristina Folchini, proprio uno dei tre nomi su cui il direttivo aveva messo il veto. Ma le decisioni sono state prese ai livelli nazionali del partito passando sopra a quanto ri-

chiesto dalla riunione del direttivo di una settimana fa. Dimostrando così che il vertice polesano già commissariato con la guida affidata ad Alberto Patergnani, può essere scavalcato senza tanti problemi. La cinquina del partito di Giorgia Meloni sarà formata da Valeria Mantovan, Marco Trombini, Daniele Ceccarello, Cristina Folchini e Giulio Barbieri, badiese e new entri nella rosa dei candidati. Lo scontro per la candida-

tura rientra nell’ott ica della guerra intestina che si sta combattendo in Fdi a livello regionale, con la conseguente volontà di ridimensionare il ruolo e il potere di Sergio Berlato, storico big di Fdi in Veneto. E la bocciatura di alcuni nomi fra i candidati polesani sono proprio da leggere come la sconfitta della linea Berlato. In questo caso più che Fratelli d’Italia si dovrebbe dire “fardelli” d’Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Venerdì 21 Agosto 2020

La Voce

.PRIMO PIANO POLESINE

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CORONAVIRUS Impennata di positività. Nuovi orari per i tamponi

In Polesine sette nuovi contagi ROVIGO - Sette nuovi contagi in Polesine. L’ondata di positività che ieri si è abbattuta su mezza Italia e sul veneto non ha risparmiato la provincia di Rovigo. e così dopo il contagio zero di mercoledì scorso ieri si sono registrate sette casi di positività al coronavirus. Si tratta di una ragazza di 15 anni, residente a Rovigo, un contatto stretto di una persona risultata positiva. Era già in isolamento ed è asintomatica. Inoltre una donna del 1970, residente a Rovigo, contatto stretto di una persona risultata positiva. Una ragazza del 2003, residente a Rovigo, contatto stretto di una persona risultata positiva. Era già in isolamento ed è asintomatica. Una donna del 1965, residente a Rovigo, con-

tatto stretto di una persona risultata positiva. Una ragazza del 2003, residente a Rovigo, contatto stretto di una persona risultata positiva. Già in isolamento e asintomatica. Un uomo del 1961, residente a Rovigo, contatto stretto di una persona positiva. Infine un ragazzo del 2001, residente in Medio Polesine, di rientro da una vacanza nella Repubblica di Malta. E’ asintomatico ed è in isolamento domiciliare. I tamponi eseguiti da inizio epidemia, in Polesine, sono 69.580. Le persone sottoposte a tampone sono 28.408. Ad oggi sono 370 le persone poste in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva. Intanto da domani sono in vigore i

nuovi orari dei punti ad accesso diretto per esecuzione dei tamponi per i viaggiatori in ingresso da Croazia, Spagna, Grecia e Malta. Sabato e domenica sarà attivo solo il punto di esecuzione tamponi ad accesso diretto presso il presidio ospedaliero di Rovigo (corpo F - accesso lato sud pensilina rossa) dalle 8 alle 12. Da Lunedì 2i nuovi orari saranno: ospedale di Rovigo - corpo F accesso lato sud pensilina rossa, lunedì-venerdì 12 - 14.30. Sabato 9.30-11.30. Ospedale di Adria punto prelievi piano terra all’ospedale vecchio, lunedì-venerdì 13-14.30. Sabato 10.30-12. Ospedale di Trecenta, Punto prelievi piano terra: lunedì-venerdì 11.30-13. sabato 9.30-11. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Medici e infermieri contro il Covid

CORONAVIRUS IN VENETO L’appello di Zaia ai giovani. L’età media dei positivi è arrivata a 39

“Mettetevi quella mascherina” Il governatore: “Non mettetevi in testa strane idee: la scuola deve riaprire e le elezioni si devono fare” MARGHERA - Luca Zaia è un fiume in piena. Da Roma arrivano rumors sempre più insistenti: un ulteriore aumento dei contagi (e ieri in Italia si è toccata quota 845, la più alta dopo la fine del lockdown) potrebbe portare al rinvio dell’apertura delle scuole e anche delle elezioni. E il governatore non ci sta. “Non voglio far polemica, ma se i contagi continuano ad aumentare e si pensa di chiudere scuole e rimandare le elezioni rispondo: io l’avevo detto. Avevo detto che il periodo migliore per votare era luglio, e i fatti mi hanno dato ragione. Comunque le scuole devono aprire. In sicurezza ma devono aprire, non possiamo fermare ancora l’istruzione dei nostri ragazzi”. “La media di età dei contagiati è scesa drasticamente da 70 a 39 e questo dà una idea di come si sta evolvendo il fenomeno. Ora io voglio fare un appello perché siamo in un periodo particolare, quello delle elezioni. Invito tutti i candidati ad evitare di creare assembramenti per incontrare gli elettori, che facciano una campagna smart. Noi dobbiamo dare il buon esempio”, il presidente della Regione, Luca Zaia,

torna ad aggiornare i veneti sulla situazione del contagio da coronavirus in Veneto in diretta dalla sede della Protezione Civile di Marghera. “Io metto sempre la mascherina e quando mi chiedono di toglierla per fare una foto rispondo di no - continua Zaia - Non vi si chiede chissà che sacrificio. E questo è un appello rivolto a tutti, soprattutto ai giovani: mettere la mascherina dalle 18 non è il sacrificio della vita ragazzi. Non vi si chiede

chissà che. Forza”. Un appello che lancia il governatore dopo aver illustrato il bollettino dei contagi nel nostro territorio che, come spiega dopo la lettura dei dati, non è preoccupante per quanto riguarda la tenuta degli ospedali, anzi. Ma preoccupa il fatto che i casi continuino ad aumentare e che quasi tutti siano importanti dai vacanzieri di ritorno. “Abbiamo eseguito oltre un milione e 416mila tam-

poni, i positivi sono saliti a 21mila 534 e in isolamento ci sono 6565. I ricoverati sono 118 dei quali solo 35 sono ancora positivi, in terapia intensiva ci sono 8 persone. I decessi sono 2100”, sono questi i numeri letti dal presidente, poi aumentati durante la giornata perchè riferiti al bollettino delle 8 della mattina. “Ad oggi ci sono 1789 positivi ovvero il 27,25% degli isolati sono positivi. Tra tutti quelli in isolamento i sintomatici sono 135. Ab-

biamo 119 nuovi casi (diventati poi 196 a fine giornata, ndr) ha detto Zaia - Oggi il tema vacanzieri è un problema. Quasi tutti i nuovi casi sono vacanzieri. Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto una videoconferenza con i direttori generali e stiamo cercando di rafforzare i punti diretti di accesso per il tampone. Abbiamo chiesto ai direttori di ricordare che ci sono i punti di accesso rapido tutte le mattine, sabato e domenica compreso. Cre-

do inoltre che farò una nuova ordinanza per fare un test a chi viene da Adge, in Francia perché c'è un mega focolaio. L'ordinanza sarà per chi torna dall’Occitania, dalla Francia meridionale dove ci sono contagiati in ostelli, alberghi, campeggi eccetera”. Spazio, al termine della conferenza, anche all’assessore Giapaolo Bottacin, con delega alla Protezione Civile, che sta collaborando all’organizzazione dei seggi elettorali. “Le elezioni, per quanto ne sappiamo noi che, come Protezione Civile partecipiamo all’organizzazione perché ci hanno chiesto la collaborazione, si svolgeranno regolarmente e le forze dell’ordine sorveglieranno il rispetto delle distanze - spiega l’assessore Il nodo ancora da sciogliere è quello degli isolati che vogliono votare. Stiamo pensando di organizzare dei seggi speciali che si spostino e vadano a domicilio. I cittadini che sono in isolamento e vogliono votare dovranno comunicarlo al proprio sindaco cinque giorni prima del voto in modo da organizzare, appunto, il seggio ‘ambulante’”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

PANDEMIA Nuovo picco nella nostra regione

196 casi in Veneto

Ondata di nuovi casi di coronavirus in Veneto

La seconda ondata di pandemia sembra proprio essere arrivata. Almeno a giudicare dall’elevato numero di contagi registrati ieri in veneto e nel resto d’Italia. Sul territorio nazionale i nuovi casi sono stati ben 845 (con sei vittime), e in Veneto addirittura 196, dato che proietta la nostra regione come la più colpita degli ultimi giorni. I 196 contagi registrati ieri (77 solo nel pomeriggio) sono in gran parte legati a ritorno di vacanzieri in Italia. Ma in molti altri casi, come in Polesine, il rientro dall’estero non c’entra. Tornando al Veneto sale a 21.611 il nu-

mero dei positivi riscontrati dall’inizio della pandemia mentre gli attualmente positivi salgono a quota 1.842. I deceduti dallo scorso febbraio sono 2.101. Ieri registrata una vittima. La situazione negli ospedali conta 118 ricoverati in aree non critiche, di cui 35 positivi, mentre 8 sono i pazienti in terapia intensiva. Si abbassa, inoltre, l’età media dei positivi oche adesso è di 39 anni. Ieri mattina nel consueto punto stampa il governatore veneto Luca Zaia è tornato a fare appello a tutti per l’utilizzo delle mascherine. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L'ARENA

Venerdì 21 Agosto 2020

VERONA

Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: cronaca@larena.it

ILPUNTO. InVenetoieri129 nuovi positivi.Dalla finedellaquarantena socialesonostati 2.584e lacurva sta salendo

«Testper tuttii docenti Sivadai medicidi base» Siparteconlemaestred’asilo poisipasserà aglialtriinsegnanti Zaia:«Invitoidottoriadaderire Cittadiniindossatelamascherina»

stribuiti a tutte le Ulss della Regione e queste stanno predisponendo la distribuzione ai medici di medicina generale. Siamo certi che non mancherà la loro preziosa collaborazione mai venuta meno in questa emergenza, dimostrando un attaccamento professionale e uno spirito di umanità encomiabili. Nell’eventualità però che alcuni non aderiscano, le singole Ulss predisporranno servizi alternativi con orari specifici». Se al test della saponetta un «prof» risultasse positivo, sarà sottoposto a tampone naso-faringeo, sempre a carico dell’Ulss di riferimento, per la conferma definitiva. MASCHERINE. Resta lei, la ma-

Ilpresidente dellaRegione LucaZaia durantela conferenzastampa Camilla Ferro

Sul tema caldo del momento, quello della riapertura delle scuole, Zaia - insieme all’assessore alla sanità Lanzarin ieri ha lanciato un appello diretto agli insegnanti: «Sono arrivate novantaseimila «saponette» per eseguire il test rapido, attraverso il pungidito, a tutti gli insegnanti del Veneto. Partiamo il 24 agosto con i docenti che torneranno in classe ad inizio settembre, cioè quelli dei nidi e delle scuole materne; poi procederemo con il personale di medie e superiori in servizio dal 14 settembre. Il Governo, che ha deciso di effettuare questo screening preventivo per una ripartenza più sicura, non può imporre l’esame che», ha chiarito il presidente, «è quindi su base volontaria, ma il mio invito è di aderi-

re perchè è fondamentale per garantire una maggiore serenità». L’APPELLO. Fatta la legge, pe-

rò, trovato l’inghippo: «Gli insegnanti andranno a fare il test nell’ambulatorio del proprio medico di base. Risulta che non tutte le sigle di Medicina generale abbiano aderito, ci sono defezioni che in queste ore a Roma stanno cerando di risolvere. Invito personalmente i “miei“ dottori veneti a riflettere, facendo due conti si tratterebbe di eseguire 20 test ciascuno, non un super lavoro per una attività invece fondamentale per l’avvio dell’anno scolastico in sicurezza sia per i nostri studenti sia per gli insegnanti e tutto il personale del mondo dell’istruzione. Ci conto, mancano le ultime adesioni». E Lanzarin: «I noventaseimila test sono già stati di-

scherina chirurgica, la difesa più efficace, insieme al distanziamento e all’igiene delle mani, contro il Coronavirus. Ieri in Veneto si sono registrati 159 nuovi positivi, dal 18 maggio sono stati ben 2.584. «La curva sta salendo, invito quindi tutti ad indossarla», ha ribadito Zaia, «questa “benda“ sulla bocca deve diventare una abitudine, uno stile culturale, un automatismo a tutela di noi stessi e di tutti. Anzi, invito i colleghi in campagna elettorale, a dare il buon esempio: bisogna che ai comizi la mettiamo tutti, è un diktat in presenza di assembramenti e di affollamenti». A domanda sulla stessa necessità di imporla quindi agli studenti, il presidente ha risposto perentorio: «No, per carità, a 6 anni o a 10, così come per gli studenti delle superiori, pretendere che stiano in classe con la mascherina, è una tortura, io sono contrario. Ci sono altri modi per andare a scuola in sicurezza, rispettandoli si può riprendere senza patemi e allarmismi. A chi è per lo stop ulteriore, rispondo che non aprire le scuole è abdicare alla massima espressione di civiltà, che è appunto quella dell’istruzione». •

AVerona28casi IlpresidentedellaRegione «Preoccupanoivacanzieri» Continua a essere quello dei contagi tra i turisti rientrati dalle vacanze all’estero il fronte che preoccupa di più il Veneto nell’emergenza Covid. «Siamo passati da una fase di ordinarietà a una di straordinarietà», ha detto ieri il presidente della Regione, Luca Zaia. «Dalla Croazia sono stati trovati al rientro 35 turisti contagiati solo a Treviso, gente che non si conosceva. Non faccio allarmismo, ma il dato è preoccupante». L’emergere di nuovi focolai e il tracciamento dei contatti dei nuovi infetti hanno portato quasi al raddoppio degli isolamenti in Veneto, rispetto al 18 maggio, termine della quarantena sociale: da 3.870 persone a 6.565 (2.069 a Verona). «È l’effetto delle misure di sanità pubblica». In Veneto, il dato dei positivi da inizio dell’epidemia è salito a 21.534, 2.584 in più rispetto al 18 maggio scorso. I positivi attuali sono 1.789. A Verona, ieri, sono stati individuati 28 casi positivi, di cui uno ricoverato in ospedale. Di questi, sette sono cittadini tornati dall’estero: ragazzi tra i 17 e i 22 anni rientrati da Croazia, Grecia, Spagna e Malta, mentre tre diciottenni provenivano da Rimini e una ventiseienne è tornata dalla Sardegna. Tra i positivi c’è anche una donna di 98 anni che era stata portata in pronto soccorso e un undicenne che è stato a contatto con un positivo. Per ora, tuttavia, il rapporto tra casi positivi e tamponi effettuati da Ferragosto sui vacanzieri provenienti

da Grecia, Malta, Spagna e Croazia negli ambulatori veronesi dedicati è molto basso. In sei giorni sono stati fatti 3.067 tamponi (370 effettuati ieri). Di questi 2.426 sono stati refertati rilevando solo 11 casi positivi (lo 0,3 per cento): cinque di rientro dalla Croazia, tre da Malta e tre dalla Spagna. Delle persone che si sono sottoposte al test, 1.074 sono rientrate dalla Croazia, 806 dalla Grecia, 39 da Malta, 1.023 dalla Spagna e 125 da altri Paesi. Più che un fenomeno legato all’estero, quindi, si conferma un fenomeno legato ai giovani in vacanza, siano essi in località straniere o italiane. I punti per fare i tamponi di ritorno dalle ferie, aperti dalle 7 alle 13, sono al padiglione 11B dell’ospedale di Borgo Trento, al distretto di via Campania, al centro di via Dalla Chiesa a Bussolengo, agli ospedali di San Bonifacio e di Legnago. Sui passeggeri dei tre voli al giorno che arrivano dai quattro Paesi al Catullo, c’è un punto all’aeroporto. Chi arriva dai Paesi menzionati deve comunicarlo all’Ulss9 tramite modulo che si trova su aulss9. veneto.it e restare in isolamento domiciliare fino all’esito del tampone che può essere comunicato dal medico di base. Informazioni: 800 936 666 (da lunedì a venerdì 9-16 e sabato 9-13), +39 0458073393 per chi chiama dall’estero (da lunedì a venerdì 9-16), rientro @aulss9.veneto.it. • M.V.A.

Dirigentiscolastici e insegnantiallepresenon solo conla distribuzionecorretta di se

Ilfocolaio nelSud dellaFrancia

NelmirinodelGovernatore anchelaspiaggianudista Dopola Spagna,la Croazia, GreciaeMalta,oranell’elenco deiPaesicon bollino rosso per Coronavirusc’èanche l’Occitania.Il governatore Luca Zaiaierihaannunciatoche emetterà«una ordinanza per fareiltest achi rientra da Agde,nota localitàbalneare dellaFranciameridionale, apprezzatasoprattuttodachi praticail nudismo, dove c’èun grandefocolaiocheha colpito moltituristidiInghilterra, AustriaeOlanda.Invito chiunquesiastato lì invacanza oper altrequestioni, a presentarsiai puntidi accesso rapidodellenostre Ulssper fareitamponi». Il presidenteha lanciatounappelload auto-segnalarsi,comegià avvieneper chi rientradagli altri4Paesi dove si sono

infettatimoltidei venetioggi positivi,ragazzisoprattutto. «Il problemadeicontagi tra i vacanzierici preoccupa», ha ammessoZaia,«perchè quellodei positivitra chi rientra dall’estero è unfrontepesante, èquellochein questomomentostafacendo salirelacurva delCovid: i positivi trai vacanzieri hannosuperato quelliordinari, lasituazione imponedelleriflessioni». Eha conclusocon unesempio: «Dalla Croazia,solooggi, aTreviso sono statitrovati al rientro 35 contagiati,tuttagente chenonsi conosceva.Non faccio allarmismo, mail datoparla dasè». L’emergere dinuovifocolai haportato al raddoppiodegliisolamentiin Veneto:rispetto al 18maggio quandoèfinito illockdown, i venetiinquarantena erano 3.870, oggisono 6.565. C.F.

LA RIFLESSIONE. Anna Maria Bigon, consigliera uscente e attualmente candidata in Regione per il Partito Democratico

«Pochisanitari,ilVenetoalzi la voce» «Troppoprivatoascapito del pubblico, serve investire realmenteperpotenziare lamedicinaterritoriale» Paolo Mozzo

Mancano medici. Soprattutto «di famiglia». Il territorio dell’Ulss 9 Scaligera, sulla base dei dati dell’Istituto per le ricerche economiche e sociali (Ires) della Cgil, conta 110 posizioni scoperte, un terzo delle 326 nel Veneto. «Prova evidente», osserva Anna Maria Bigon, consigliera regio-

nale uscente e candidata per il Partito Democratico alle elezioni del 20 e 21 settembre, «della necessità di investire sulla sanità pubblica. Il Veneto, anche alla luce della prossima disponibilità di stanziamenti europei dal Recovery Fund, ha ora la possibilità e il dovere di agire con forza». L’emergenza da Covid-19 ha mostrato la tenuta del sistema sanitario regionale. «Ed è stato in massima parte per merito degli operatori», chiosa Bigon. «Ma a ben guardare la media nazionale di 23 medici per 10mila abi-

tanti nella nostra regione scende al 19. Con una tendenza a favore delle strutture private, soprattutto per le prestazioni riabilitative, a discapito di quelle pubbliche». «Sostanzialmente eliminati i posti letto di lungodegenza e rimasti in buona parte sulla carta gli ospedali di comunità, ciò che resta ben visibile sono i 340 milioni spesi dai cittadini veneti per visite private», spiega la candidata Dem in Regione. «I riflessi più pesanti dell’emergenza Covid-19, in termini di assistenza territoriale, sono stati pagati, oltre che da-

gli anziani nelle case di riposo, pressoché abbandonate e con linee guida arrivate in drammatico ritardo, dai giovani pazienti psichiatrici, rimasti per mesi senza assistenza». La carenza di medici «territoriali» si ripercuote sul sistema sanitario regionale, con un aumento (10 per cento) degli accessi in «codice bianco» ai Pronto Soccorso. «Ed è uno dei nodi principali da sciogliere per evitare uno slittamento, già visibile, verso il modello privatistico lombardo», ribadisce Bigon. «Sul fronte ospedaliero ciò

significa garantire l’accesso alla specializzazione ai medici laureati, con l’inserimento nelle unità operative. Oltre che con l’aumento delle borse di studio, che il Veneto risulta chiedere assai meno del proprio fabbisogno. Anche la sospensione dei concorsi per le posizioni “apicali“», sostiene la consigliera regionale uscente dei Dem, «causa un “effetto domino“ sull’intero sistema». Una situazione di luci e ombre che dovrebbe tradursi, sul piano politico, nel «fare sentire con chiarezza la voce del Veneto nella Conferenza Stato-Regioni».

AnnaMariaBigon

I drammi e le chiusure che hanno accompagnato nelle scorse settimane l’Ospedale della Donna e del Bambino, che riaprirà ai parti dal primo settembre, «restano una ferita grave, con risposte che non soddisfano e l’inquietante constatazione di come una situazione simile si verifichi in una struttura pubblica in cui avvengono oltre tremila parti ogni anno», sottolinea Anna Maria Bigon. «I timori delle future mamme sono più che comprensibili. Soprattutto mentre ancora si attende la valutazione da parte della commissione che deve fare luce su quanto è accaduto. Ciò che non è accettabile è che dopo gli interventi di “sanificazione“ vi siano state ancora altre morti». •


21-AGO-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


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