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BELLUNO
SABATO 22 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
la produzione
Confagricoltura lancia l’allarme sul prezzo del latte: 32-33 cent al litro Dopo un 2019 positivo con 40 centesimi, c’è ora un crollo Bene la stagione degli alpeggi, ma c’è il problema lupo Fabrizio Ruffini / BELLUNO
Crollo dei prezzi del latte: dai dazi trumpiani al Covid, la situazione si fa difficile anche nel Bellunese e Confagricoltura lancia un allarme a tutto tondo, che riguarda anche la continua riduzione dei pascoli e la presenza sempre più ingombrante del lupo. Dopo un 2019 positivo, che aveva visto i prezzi salire oltre i 40 centesimi al litro, ora il settore lattiero-caseario comincia ad annaspare anche nel Bellunese, con prezzi ridotti a causa dell’emergenza sanitaria fino a 35-36 centesimi in maggio e poi crollati ai 32-33 di giugno.
Diego Donazzolo
«Ci eravamo abituati alle quotazioni del 2019», dice il presidente di Confagricoltura, Diego Donazzolo, «adesso stiamo risentendo della crisi, anche se Lattebusche ci dà una mano. Una crisi che è iniziata a fine 2019 con l’imposizione dei dazi di Trump sui formaggi made in Italy, che hanno compromesso il mercato americano, il più importante per il nostro settore. L’emergenza Covid ha fatto il resto, portando a una fortissima contrazione dei consumi. A livello nazionale, nella grande distribuzione, la domanda di prodotto c’è, ma data la crisi, la gente compra latticini a basso costo oppure in promozione. Il mercato na-
la proposta
Gestione collettiva dei boschi dei privati contro il bostrico Il Consorzio Legno Veneto lancia un progetto rivolto ai proprietari dei terreni frazionati: «Urgente intervenire sugli alberi schiantati per evitare la diffusione» BELLUNO
Il Consorzio Legno Veneto lancia un progetto di gestione consortile collettiva dei terreni boscati di piccoli proprietari privati, caratterizzati da un’alta frammentazione fondiaria. Fra i proprietari dei boschi nel Bellunese, infatti, ci sono non solo le Regole ed i Comuni, ma anche tanti piccoli proprietari privati. «Si tratta spesso – spiegano dal Consorzio, che è espressione del Centro Consorzi di Sedico – di superfici in territori marginali e decentrati, ad elevato frazionamento fondiario e quindi più esposte al rischio a causa della carenza di interventi. Noi ci mettiamo a disposizione di questi privati per valutare insieme la possibilità di avviare un progetto di gestione consortile collettiva. Questo in ottemperanza alle linee guida previste dal Bando del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per la selezione di proposte progettuali per la costituzione di forme associative di gestione di aree silvo-pastorali a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020 –
Alberi attaccati dal bostrico
Piano Operativo Agricoltura – Sottopiano 3». Di cosa si tratta? «Riteniamo che sia indispensabile tentare di gestire i piccoli appezzamenti dei piccoli proprietari privati per evitare che il legname schiantato a causa di Vaia continui a rimanere a terra, provocando lo sviluppo del bostrico, come si sta denunciando da più parti in questi giorni. Ma il progetto è più ampio». Ovvero? «C’è la necessità urgente di favorire ed organizzare l’ag-
gregazione collettiva dei privati proprietari di boschi frammentati, per dare risposta anche ai problemi che si profilano all’orizzonte. Pensiamo, ad esempio, all’aumento della disoccupazione a causa del Covid ed alla contemporanea e costante richiesta di manodopera, professionalmente preparata, da impegnare in lavori forestali, in aree disagiate ed in situazioni di particolare rischio». Il problema bostrico. «Il Consorzio Legno Veneto aveva lanciato l’allarme
Mucche al pascolo nelle Dolomiti
zionale, perciò, è saturo. Ci auguriamo che il governo continui con le azioni mirate a salvaguardare il settore, come l’acquisto di formaggi dai caseifici per darli in dono a famiglie a basso reddito, ma bisognerebbe che l’Europa procedesse al ritiro del latte in esubero per mandarlo all’industria che fa latte in polvere, per i Paesi extra Ue».
già il 16 novembre 2018, quando inviammo alle autorità nazionali, regionali e provinciali preposte un documento con la preoccupata segnalazione del possibile attacco di questo temibile parassita Ips typographus o Bostrichus typographus, noto con il nome di bostrico tipografo o bostrico dell’abete rosso, le cui larve si nutrono del legno scavando delle gallerie sotto la corteccia e nel legno stesso, causando gravi danni ai tronchi da destinare a legname da opera. Al momento però non abbiamo avuto alcuna risposta». Cosa lamentavate? «Il nostro Consorzio precisava già a quel tempo, infatti, che il problema è che il bostrico, che in un primo momento attacca e si riproduce nel legno malato o già morto, si diffonde di conseguenza anche agli alberi sani in piedi, portandoli quindi alla morte e distruggendo di fatto la foresta intera; circostanza questa che sommerebbe ulteriore danno al danno già subìto». Inoltre, proseguono dal Consorzio Legno Veneto, «il bostrico è un vettore di infezioni crittogamiche, che potrebbero altresì danneggiare a loro volta il legno». Cosa è urgente fare? «È importante procedere con l’esbosco delle piante schiantate e con lo stoccaggio del legname ricavato, da effettuare in maniera corretta, per cautelarsi contro il degrado della massa legnosa che, diversamente, andrebbe irrimediabilmente persa. Da qui l’importanza di un progetto di gestione collettiva. Noi siamo a disposizione». — STEFANO VIETINA
Bene, invece, sta andando la stagione degli alpeggi e delle malghe, con un ottimo afflusso che ha garantito introiti a chi offre formaggi di propria produzione: «Quest’anno c’è stato un ritorno del turismo in montagna e una riscoperta del proprio territorio da parte dei veneti», spiega Donazzolo, «il problema che stiamo riscontran-
do è la riduzione del prato a pascolo, oltre il 60 per cento, che pone problemi sia di natura economica che paesaggistica. Da un lato il bosco avanza, e causa un degrado dovuto alla diffusione di specie erbose e legnose anche poco gradite dal bestiame. Dall’altro Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, ha imposto ai pascoli limiti stringenti e una montagna di normative che ci penalizzano. Auspichiamo che si convochi una riunione a livello regionale in cui si faccia chiarezza sul tema, altrimenti per gli allevatori sarà sempre più difficile gestire gli alpeggi». Donazzolo ricorda, infine, che gli allevatori devono fare sempre i conti con i lupi: «In Alpago un nostro allevatore ha visto per la quinta volta aggredite le sue pecore e nella stessa zona sono stati sbranati degli asini. Non si può più andare avanti così, con attacchi a 100 metri dalle abitazioni. I sindaci sono disperati e gli allevatori hanno paura», conclude Donazzolo, «siamo molto perplessi: il ministro sta dormendo su questa situazione e anche sul progetto della Regione che mira alla localizzazione gps del lupo. Si approfondiscono le dinamiche predatorie del branco e intanto il bestiame degli allevatori continua ad essere sotto attacco. Ancora una volta soldi buttati per sperimentazioni che non risolvono il problema. Il lupo va catturato. Non c’è una mediazione, bisogna scegliere: o lui o gli allevatori». —
dal 26 agosto
Diffuso dalle Poste il calendario per la pensione BELLUNO
In provincia di Belluno le pensioni di settembre saranno accreditate da mercoledì 26 agosto per chi è titolare in Posta di un libretto di risparmio, di un conto BancoPosta o di una Postepay Evolution. I titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare i contanti dai 39 Postamat disponibili in provincia, senza bisogno di recarsi allo sportello. Coloro che invece non possono evitare di ritirare la pensione in contanti, nell’Ufficio Postale, dovranno presentarsi agli sportelli rispettando la turnazione alfabetica prevista dal calendario predisposto da Poste italiane, che potrà variare a seconda del numero di giorni di apertura dell’ufficio postale di riferimento. I cognomi dalla A alla B possono ritirare la pensione mercoledì 26 agosto; dalla C alla D giovedì 27 agosto; dalla E alla K venerdì 28 agosto; dalla L alla O sabato mattina 29 agosto; dalla P alla R lunedì 31 agosto; dalla S alla Z martedì 1° settembre. Poste Italiane ricorda che i cittadini di età pari o supe-
riore a 75 anni che percepiscono prestazioni previdenziali agli uffici postali, che riscuotono normalmente la pensione in contanti e che non hanno già delegato altri soggetti al ritiro della pensione, possono chiedere di ricevere gratuitamente le somme in denaro a casa loro, delegando al ritiro i Carabinieri. Inoltre nei principali uffici postali della provincia è possibile prenotare il proprio turno allo sportello tramite WhatsApp. Richiedere il ticket elettronico con questa modalità è molto semplice: basterà memorizzare sul proprio smartphone il numero 3715 00 3715 e seguire le indicazioni utili ad avere la prenotazione. Per gli uffici abilitati alla prenotazione su WhatsApp, è stata riattivata anche la possibilità di prenotare il proprio turno allo sportello da remoto direttamente da smartphone e tablet utilizzando l’app “Ufficio Postale” oppure da pc collegandosi al sito poste.it, senza la necessità di registrarsi. Negli uffici postali con possibilità di prenotazione “a distanza”, è inoltre possibile tornare ad attendere il proprio turno allo sportello all’interno dei locali. —
REGIONE
SABATO 22 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Politica: le elezioni regionali nel Bellunese
I capannelli dei rappresentanti delle liste bellunesi per le elezioni regionali ieri mattina davanti al tribunale di Belluno dove, per le restrizioni anti Covid, gli ingressi sono strettamente contingentati
Depositate 17 liste Tutti in coda fuori dal tribunale già un’ora prima Nessuna sorpresa tra gli schieramenti in provincia Il Movimento 3V non raggiunge le firme necessarie Irene Aliprandi / BELLUNO
C’è chi si è messo in coda alle 6.30 del mattino sperando di liberarsi in fretta, ma depositare la lista non è stata un’operazione rapida e qualcuno ha aspettato anche due ore fuori dal tribunale di Belluno. Sono 17 le liste per le elezioni regionali depositate ieri, quasi tutte concentrate durante la mattinata. C’è tempo ancora oggi, dalle 8 alle 12, ma è probabile che non vi saranno ulteriori sorprese. Dopo le verifiche da parte del tri-
bunale, che deve accertare se la documentazione presentata rispetta quanto dettato dalla norma, e quindi se le liste possono essere ammesse alla competizione del 20 e 21 settembre, ci sarà l’estrazione a sorte per stabilire l’ordine dei candidati presidenti e dunque delle loro liste all’interno della scheda elettorale. Se oggi non verranno depositate ulteriori liste, gli elettori della provincia di Belluno, dunque, troveranno sulla scheda dieci candidati presi-
denti, ma per uno di loro ci sarà solo il simbolo, senza la lista bellunese collegata. Si tratta di Paolo Girotto del Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità) che per la provincia di Belluno aveva preparato una lista con quattro nomi (Paolo Girotto, Michela Cattozzo, Matteo Penzo e Vanessa Zuppa) ma non è riuscito a raccogliere le 300 firme necessarie, fermandosi a 230. Chi volesse votare per il candidato presidente Girotto, però, potrà farlo ugualmente tracciando una
X sul suo simbolo. Non si esclude, inoltre, che qualcuno debba produrre un supplemento di documentazione entro mezzogiorno, perché la cancelleria del Tribunale di Belluno ha già segnalato alcune mancanze. Va registrato, inoltre, che ci sono quattro simboli molto simili per la presenza del leone di San Marco e della parola autonomia. I primi a presentarsi ieri sono stati gli esponenti del Movimento 5 Stelle, mentre gli ultimi, alle 19.30, sono stati quelli di “Indipendenza Noi Veneto - Antonomie Ambiente” che supporta il candidato presidente Ivano Spano. Per quanto riguarda la squadra di Arturo Lorenzoni, nelle ultime ore è stato possibile organizzare anche in provincia di Belluno la quinta lista, “Sanca Veneta”, che inizialmente sembrava dover saltare. I candidati di Sanca Veneta sono tre: Fabiano Bettiol, Silvia Negretto e Giovanni Soldà. Nessuna sorpresa clamorosa, invece, nelle liste che supportano il governatore uscente Luca Zaia. Le liste sono cinque e si conferma la candidatura dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin nella Lista Zaia e non nella Lega. Il segretario Matteo Salvini, aveva espressamente disposto
le scadenze
Tempo fino alle 12 Nonostante la maggior parte sia già stata presentata, c’è ancora tempo fino alle 12 di oggi per depositare le liste, sia per quanto riguarda le elezioni regionali che per quelle amministrative. Nel pomeriggio si riuniranno gli uffici competenti per le verifiche sulla correttezza della documentazione e, una volta terminate queste operazioni, in serata si potrà procedere con l’estrazione a sorte della posizione delle liste all’interno della scheda elettorale.
Se ne occupa il tribunale Per le elezioni regionali se ne occuperà il tribunale di Belluno, mentre per le amministrative le operazioni si svolgeranno nell’ufficio elettorale di Belluno, presiedute dal vice prefetto Carlo De Rogatis. Il 20 e 21 settembre si voterà anche per il referendum sul taglio dei parlamentari e per rinnovare nove Comuni.
le preoccupazioni dei partiti
Un team di esperti con la Lega contro il rischio contagi Franco Gidoni: «Resta valido il divieto di assembramento servono alternative» Monica Lotto: «Puntiamo su gazebo e piccoli incontri» BELLUNO
Sarà la campagna elettorale più strana della storia e ogni lista sta cercando di capire come organizzarsi. La Lega ha addirittura organizzato un
vertice tecnico per capire come gestire la situazione e quali disposizioni dare ai candidati consiglieri. «I contagi aumentano e non è chiaro come potremo gestire la campagna elettorale. Per evitare rischi abbiamo deciso di coordinarci e nei prossimi giorni faremo questo incontro con degli esperti che ci diranno come possiamo organizzarci», spiega il commissario della Lega e ri-
candidato, Franco Gidoni. «L’ordinanza in vigore è chiara: gli assembramenti sono vietati fino a metà settembre e per come stanno andando le cose sicuramente il divieto rimarrà anche dopo. Abbiamo tutti lo stesso problema, ma è una magra consolazione. È previsto anche un tour elettorale di Matteo Salvini, che verrà in Veneto, ma ancora non sappiamo quando nè dove, ci sono molti aspetti da studia-
Alcuni rappresentanti di lista in attesa fuori dal tribunale
che gli assessori uscenti e più in generale i nomi di maggior traino fossero inseriti nella lista Lega, ma per Bottacin si è fatta un’eccezione nonostante i numerosi mal di pancia che hanno messo a rischio questa decisione fino all’ultimo, anche in virtù della situazione della provincia di Belluno, dove per avere buone chance di elezione è necessario e non sempre sufficiente, ottenere grandi numeri. Numeri che la Lega rischia di non avere, soprattutto quando accanto ha una lista che porta il nome di Zaia. Inoltre, l’altro leghista forte, il consigliere regionale uscente Franco Gidoni, è anche commissario del partito e quindi la sua candidatura più “naturale” non può essere che nella Lega. Soddisfazione per il Bard che ha stretto un accordo con l’ex senatrice del Partito Democratico, Simonetta Rubinato, candidata a presidente con la lista “Veneto per le autonomie”. In questa lista si inseriscono i componenti del Bard, che nonostante i timori iniziali, è riuscito a raccogliere e a superare abbondantemente le firme necessarie e a depositare una lista che vede candidati: Simonetta Rubinato, Andrea Bona, Carmelita Perera, Silvano Merlin e Marinella Piazza. —
re. Sempre che ci facciano votare davvero il 20 e 21 settembre. Se avessero organizzato le elezioni a fine luglio sarebbe stato molto meglio». Tanti gazebo e piccoli incontri ristretti anche per il Partito Democratico: «Non abbiamo risorse per consultare grandi esperti», dice la segretaria provinciale Monica Lotto, «anche perché ai candidati non chiediamo di contribuire alle spese. Le norme sul distanziamento sono chiare e le stiamo già applicando. In sede, ad esempio, abbiamo ridotto i posti a un quarto. Domani faremo un incontro a Pus con Lorenzoni, ma solo per un gruppo ristretto. La priorità non è la campagna elettorale, ma la tutela della salute».
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PRIMO PIANO
SABATO 22 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: la situazione sale la tensione tra palazzo chigi e le regioni
Governatori spaventati «Nessun controllo, le regole sono inutili» Campania: chiusura parziale. Sardegna: nessun lockdown Veneto e Lombardia: no allarmismi, ma dati preoccupanti Federico Capurso / ROMA
La chiusura delle discoteche e le mascherine obbligatorie negli orari della movida non bastano a rassicurare i governatori, che osservano preoccupati la curva dei contagi che continua a salire e sfiora
ormai i mille casi in un giorno. «Dati preoccupanti», commentano da Lombardia e Veneto i leghisti Attilio Fontana e Luca Zaia. Fa un passo in più il presidente campano Vincenzo De Luca, che invoca il ritorno a una chiusura parziale dei confini delle re-
gioni, mentre Christian Solinas scaccia l’ipotesi di un lockdown della sua Sardegna, definendola una «boutade priva di qualsiasi fondamento», e rivendica la legittimità del suo “patentino” di buona salute per chi entra nell’isola, sempre stoppato però dal
governo. Sintomi di un’agitazione che rischia di far rivivere il clima impazzito della scorsa primavera, quando i governatori sperimentavano le loro personali ricette contro il Covid, spesso uscendo dai binari indicati da palazzo Chigi. «Il governo sta facendo tutto il possibile», tenta di rassicurarli il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi arrivando al Meeting di Rimini. «Anche sulla questione delle discoteche erano state date delle indicazioni, ma questo – ammette Ricciardi – è un Paese in cui le Regioni decidono e possono fare delle deroghe e prendere le loro decisioni». La replica immediata è del governatore siciliano Nello Musumeci: «Non si può dire che quando le cose vanno bene è merito di Roma e quando vanno male la colpa è delle regioni». Clima già teso, dunque. Dal dicastero guidato da Francesco Boccia cerca-
In Costa Smeralda due nuovi divieti: decibel ridotti e stop a ogni evento dopo l’una di notte Il Billionaire di Briatore resta chiuso dopo che si sono registrati 11 contagi tra i dipendenti
Discoteche come ristoranti E le feste si spostano nelle ville IL CASO Nicola Pinna / PORTO CERVO
S
ulla collina di Pantogia, uno dei punti panoramici da cui si osserva la più grande baia della Costa Smeralda, alle due del mattino la musica si sente ancora forte. Molti decibel spinti dal vento, da una direzione che all’inizio non sembra chiara. Il primo sospetto è che in una discoteca vicina abbiano deciso di non arrendersi. «Da qualche parte si balla, se ne fregano dei divieti», ipotizzano due ragazzi che dal belvedere sperano di intercettare ancora qualche stella cadente. Ma basta fare un giro tra le stradine di Porto Cervo per capi-
re da dove arriva quella musica: la festa non è in una discoteca, ma in una villa. «Da tre giorni qui fanno baccano fino alle sei del mattino - racconta uno dei vigilanti che ogni notte fa la ronda tra hotel e boutique - Era prevedibile che dopo la chiusura delle discoteche le danze si sarebbero spostate nelle ville». Il ritmo house va avanti fino all’alba, ma alla 4 del mattino qualche vicino perde la pazienza e avvisa i carabinieri. Le discoteche quelle vere, a parte il Billionaire di Flavio Briatore, non hanno chiuso. Si sono riconvertite. Nella pista sono comparsi i tavolini, si mangia e si beve, e il ritmo della musica è cambiato: da quello sfrenato delle feste di Ferragosto ai dj-set in stile
Una festa in Costa Smeralda
no di stemperarlo e confermano che anche oggi c’è stato un coordinamento serrato tra gli uffici della Conferenza delle regioni e il gabinetto del ministro. «Sempre massima e leale collaborazione – è la sottolineatura fatta nella speranza di tenere calme le acque –. Le singole polemiche sono sganciate dal quotidiano raccordo istituzionale, dal quale poi dipendono le scelte finali». Difficile però tenere a freno De Luca, che vede una ripresa dei contagi nella sua regione proprio mentre è in piena corsa per la rielezione. Si scaglia, allora, contro la «scelta sbagliata del governo di riaprire le frontiere nazionali in entrata e in uscita senza nessun controllo». E quindi avverte: «Alla fine di agosto verificheremo se chiedere o meno al governo di ripristinare la limitazione della mobilità interregionale e lo faremo con grande determinazione». Palazzo Chigi preferisce
non commentare, già alle prese con la nuova miccia accesa in Sardegna. Il sindaco di Civitavecchia, primo scalo dei viaggi in traghetto, chiede infatti al governo di imporre tamponi alla partenza dall’isola, ma il governatore Solinas boccia la proposta: «Ci sono Regioni con molti più casi dei nostri, non ci trattino da untori». Gli dà manforte il segretario della Lega Matteo Salvini – «chi parla di emergenza è in malafede» dice –, ma è subito smentito dai suoi governatori. Prima il lombardo Fontana: «Dobbiamo essere pronti a ogni tipo di eventuale rigurgito di questa maledetta epidemia. I numeri non lasciano del tutto tranquilli». Poi anche Zaia: «Siamo passati da una fase di ordinarietà ad una di straordinarietà. Non faccio allarmismo, ma il dato è preoccupante». Un cortocircuito generale. E settembre non è ancora iniziato. —
aperitivo prolungato. Il patron del Billionaire, che ha interrotto la stagione polemicamente e ora fa i conti con 11 contagi tra i dipendenti, accusa i concorrenti di violare le regole e annuncia querele a raffica.
le nuove regole comunque c’è ancora. E le multe fatte scattare due sere fa dalle pattuglie della Guardia di finanza sono la prova.
SULLE SEDIE AL PHI BEACH
Ma gli altri operatori sfidano la paura che in questi giorni ha davvero contagiato la Costa Smeralda e sono pronti a portare avanti la stagione fino alla fine. Al Phi Beach, uno dei locali più famosi e più affollati, il titolare Luciano Guidi non si accontenta del lavoro che fanno gli addetti alla sicurezza e controlla che tutti i clienti portino la mascherina. «La musica c’è, ma è solo un sottofondo: i nostri clienti possono venire tranquillamente ma rispettando il distanziamento e indossando le protezioni. Abbiamo cambiato la licenza e come un bar o un ristorante possiamo operare. Certo, il dj deve accontentarsi di ritmi più tranquilli e all’una si va tutti a letto. Stiamo continuando la nostra stagione nel rispetto delle regole, non possiamo essere accusati di aver aggirato i divieti». Qualcuno che non si preoccupa troppo del-
Scuola e Conte: tra un mese il momento della verità
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LO STOP DEL SINDACO
In Costa Smeralda da tre giorni ci sono da rispettare regole più stringenti che altrove. Il primo divieto è quello che riguarda le discoteche e che è stato imposto dal governo, mentre gli altri sono quelli che limitano la musica e gli orari dei locali: decibel ridotti dopo mezzanotte, stop a ogni evento all’una del mattino. Due regole decise dal sindaco di Arzachena, diventato in questi giorni il nemico giurato di Flavio Briatore. Sui social, oltre alla accusa del patron del Billionaire, circolano video di gente che balla e di gruppi di giovani che si divertono nei locali dopo il tramonto. «Ma se alcuni ragazzi che trascorrono le vacanze insieme si alzano dalla sedia e si muovono al ritmo di musica io cosa devo fare? si chiede il patron del Phi Beach - Esiste il divieto di far funzionare le discoteche e noi lo stiamo rispettando, ma non esiste il divieto di ballare». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
BRUNO MANFELLOTTO
LA SETTIMANA
otrà apparire paradossale, ma è più facile imporre il lockdown che toglierlo, chiudere le scuole che riaprirle in condizioni di sicurezza, gridare tutti a casa che tuti in strada. La clausura è più controllabile, la libera uscita – pur condizionata – difficile da regolamentare. Nel primo caso aiuta la paura, forse più del senso civico; nel secondo vince la voglia di riprendere a vivere dopo mesi di sacrifici. Il settembre in arrivo sarà
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dunque impervio, preannunciato dall’impennata dei contagi e dai timori che gli ospedali si riempiano di nuovo. Del resto è bastata un’estate aperta, e non del tutto italiana, per ripiombare nelle cifre di marzo. Ora, finita la droga delle vacanze, si torna alla realtà. Perdippiù in un clima politico che non accenna a rasserenarsi, anzi sembra assumere sempre nuove turbolenze dalla ostinata presenza del virus. E però le scuole devono riaprire, e immaginare ulteriori
rinvii – ipotesi sfuggita al professor Ricciardi – o addirittura una nuova clausura totale è impensabile. Bisogna rischiare, sapendo che il 14 settembre riprenderanno a circolare milioni di italiani: bambini adolescenti maestri professori bidelli genitori impiegati… La contestatissima ministra Azzolina e il commissario Arcuri continuano a rassicurare, ma pure al netto di inevitabili confusioni e ritardi in un’impresa epocale – i banchi monoposto non sono ancora disponibili, nuo-
vo personale insegnante nemmeno, le scuole faticano ad adeguarsi – la sola idea di dover tenere i ragazzi fermi per ore, magari con la mascherina, controllando che evitino contatti, fa tremare le vene e i polsi. Il caso vuole, poi, che l’appuntamento coincida con un’agenda caldissima. Il 20 settembre si celebra il referendum sul taglio dei parlamentari che, in caso di vittoria del sì, rivoluzionerà uno degli assetti portanti del sistema; ma si vota anche per la guida di regioni
importanti e certo Salvini gongola da quando, ieri, ha letto sui giornali che l’alleanza Pd-M5S per candidati comuni, annunciata con grande pompa una settimana fa, non esiste: si procede ciascuno per conto suo, e la possibilità che la destra strappi qualche regione al centrosinistra rientra nelle ipotesi possibili. Una sconfitta giallorossa potrebbe portare conseguenze, e molti ricordano D’Alema nel 2000 e Veltroni nel 2009 che si dimisero dopo aver perso l’uno il Lazio e
l’altro la Sardegna. Ma pensano a Conte che ha molto sponsorizzato l’alleanza. E allora, rischio di crisi e di elezioni anticipate mentre, aperte le scuole, si calcolano i contagi? Improbabile. Più facile che si pensi di placare le turbolenze con un bel rimpasto, pratica cara alla Prima Repubblica, per il quale l’elenco degli aspiranti è peraltro assai nutrito. Naturalmente se ne andrà tempo, e la stesura dei progetti necessari a incassare i soldi del Recovery fund o la decisione di accettare quelli del famigerato Mes, saranno ancora rinviati. Ma questa, ahimé, non è una novità. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 22 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Virus, l’ex caserma
Altri 129 guariti «La Serena presto sarà Covid free» `Da ieri è scattato anche l’isolamento Solo 43 gli ospiti ancora positivi L’Usl: «Fine quarantena ormai vicina» fra i migranti: «Adesso si riesce a fare» `
IL FOCOLAIO TREVISO Si comincia ad intravve-
dere la luce alla fine del tunnel. Aumentano i guariti e diminuisce il numero dei positivi, ma l’azienda sanitaria è sicura che anche loro, nel giro di un paio di settimane, saranno negativizzati. «Lo avevamo detto in tempi non sospetti e ora lo ripeto: entro il 31 agosto la Serena sarà Covid free» si sbilancia il direttore generale dell’usl 2 Francesco Benazzi, assolutamente convinto che lo spegnimento del focolaio scoppiato all’interno del centro accoglienza di Dosson, dove all’apice dell’emergenza i contagi avevano raggiunto quota 233 migranti e 16 operatori, sia sempre più vicino.
to verrà però aggiornato nelle prossime ore, i migranti tuttora positivi. «Sono tutti asintomatici, e questo è un dato che non bisogna dimenticare» sottolinea l’azienda sanitaria.
GLI ISOLAMENTI Altro fattore che faciliterà di sicuro il contenimento del contagio, fino al suo esaurimento, è l’isolamento degli ospiti ancora positivi al tampone. Da due giorni la Nova Facility, dopo l’arresto dei quattro richiedenti
asilo considerati dalla magistratura i capi popolo che hanno alimentato le rivolte del 12 giugno scorso e degli ultimi due mesi, è riuscita a dedicare una palazzina all’isolamento dei migranti contagiati. «Da quando sono state allontanate queste persone - ha detto il presidente di Nova Facility Gian Lorenzo Marinese -, siamo riusciti ad aderire ad aderire alle direttive date dall’autorità sanitaria e quindi alla divisione tra positivi e negativi, allestendo
LO SVUOTAMENTO Man mano che i richiedenti asilo saranno dichiarati completamente guariti, saranno collocati in altre strutture, questo il piano della Prefettura, in modo da svuotare gradualmen-
I TAMPONI La conferma arriva dai numeri, anche se i risultati dell’ultimo screening non sono ancora del tutto completi. Stando all’ultimo report, però, gli ospiti negativizzati sono saliti a 129, e ieri pomeriggio sono stati sottoposti al secondo test che dirà se possano definirsi definitivamente guariti. Otto i richiedenti asilo che dal primo screening ad oggi continuano a risultare negativi, mentre sono 43, il da-
MARINESE, NOVA FACILITY: «ORA SPERIAMO DI AVVIARCI VERSO UNA COMPLETA NORMALIZZAZIONE» IL CASO
all’interno del centro una palazzina dedicata. Speriamo si possa andare verso una normalizzazione. Voglio ringraziare sia l’azienda sanitaria sia i nostri operatori, che nonostante due mesi di insulti e minacce da parte di alcuni ospiti, hanno sempre continuato a lavorare». La prossima settimana si tornerà a parlare anche di caserma Zanusso. Usl e Prefettura devono decidere se procedere con i tamponi anche nel centro accoglienza di Oderzo, anch’esso gestito dalla Nova Facility, che comunque di sua iniziativa ha già sottoposto tutti gli ospiti al test, senza riscontrare contagi.
UN MESE La durata prevista, a questo punto, della quarantena
LA PREFETTURA HA INTENZIONE DI TRASFERIRE ALMENO UNA CINQUANTINA DI RICHIEDENTI ASILO
I TAMPONI Ieri pomeriggio ennesima tornata di test alla Caserma Serena, per sottoporre al controllo gli ospiti già negativizzati
La posizione del sindaco
TREVISO L’accoglienza diffusa e il
trasferimento di alcuni profughi negativi al Covid al di fuori della ex caserma Serena non sono soluzioni sufficienti a gestire l’emergenza sanitaria e il controllo dei richiedenti asilo. Bisogna mappare tutti i luoghi in cui i migranti vengono collocati e intensificare i controlli delle forze dell’ordine Lo afferma il sindaco di Treviso, Mario Conte, alla luce dell’arresto di quattro ospiti del centro d’accoglienza avvenuto mercoledì. Uno di loro si era allontanato prima dell’esplosione del focolaio di Coronavirus nelle settimane scorse e aveva trovato ospitalità da alcuni connazionali alla Tower House di via Pisa, lo stesso palazzo in cui erano stati destinati altri cinque migranti negativi al virus affidati alla cooperativa Hilal, suscitando asprissime contestazioni da parte dei residenti.
IL SINDACO In concomitanza con il verti-
Conte: «Mappare tutti i profughi, l’accoglienza diffusa non funziona» ce tenutosi a inizio agosto in prefettura e con la decisione di allontanare dalla struttura di Casier i profughi negativi al virus, cinque di loro erano stati presi in carico dalla cooperativa sociale che li aveva dislocati (seppur per poche ore) in uno degli appartamenti del gratta-
IL PRIMO CITTADINO CHIEDE UNA PIANIFICAZIONE DEGLI ALLOGGI DEI RICHIEDENTI ASILO E MAGGIORI CONTROLLI
cielo alla periferia nord della città. Un arrivo che non era passato inosservato e che aveva scatenato le ire dei residenti e, non da ultimo, dello stesso primo cittadino che aveva duramente lamentato il fatto di non essere stato avvisato dalle autorità. Dopo l’arresto del 31enne senegalese ex ospite della caserma Serena rifugiatosi alla Tower House, Conte ha replicato: «Uno dei quattro richiedenti asilo finiti in manette dopo le violenze nel centro di accoglienza (accusati di sequestro di persona, saccheggio, devastazione e resistenza a pubblico ufficiale per le rivolte del 12 giugno scorso ndr) si era allontanato nascondendo-
si in via Pisa –ha spiegato il sindaco–. Avevo già espresso il mio dissenso per il fatto che in quel luogo fossero trasferiti i migranti, ora, oltre al pugno di ferro, è necessario che venga disposta una mappatura chiara e dettagliata di tutti i luoghi dove i richiedenti asilo vengano trasferiti e ospitati».
NUOVE MISURE
MARIO CONTE Il sindaco davanti al Tower House di via Pisa (De Sena)
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Una presa di posizione forte quella del primo cittadino, che oltre alla pianificazione e tracciatura degli spostamenti richiede anche un’intensificazione dei controlli sul territorio. «La polizia locale già interviene e continuerà a farlo come di con-
te l’ex caserma. Le modalità di attuazione sono ancora da definire con precisione, soprattutto vista la delicatezza del tema visto quanto successo la scorsa settimana in via Pisa, dove vennero trasferiti 5 ospiti già negativizzati della Serena (affidati alla cooperativa Hilal), poi collocati altrove per le proteste dei residenti e del sindaco Mario Conte. Ma la volontà di alleggerire i numeri alla Serena, anche per diminuire l’impatto di possibili futuri focolai, rimane. «Parliamo comunque sempre di piccoli numeri per volta - ha confermato il prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà -: portiamo un richiedente asilo in un piccolo Cas, uno in un altro approfittando dei posti che si liberano. Sono una cinquantina al momento quelli da portare fuori. Tra di loro c’è anche chi dovrà lasciare il regime di accoglienza perché la domanda è stata respinta. Il numero di ospiti dentro l’ex caserma è destinato a ridursi». Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA
sueto –puntualizza Conte–, ma è necessario uno sforzo collettivo per incrementare i servizi interforze da svolgere insieme a carabinieri e polizia». Il sindaco ritiene necessario rivedere anche la formula dell’accoglienza diffusa, che prevede di dislocare i richiedenti asilo in realtà piccole e distribuite sul territorio, ad esempio in appartamenti gestiti da cooperative, anziché nei centri di permanenza massiva con centinaia di ospiti come avviene alla ex Serena di Dosson. Un modello che ha sempre suscitato un acceso dibattito e sul quale il sindaco si esprime senza mezzi termini: «Quanto accaduto conferma che le forme di accoglienza diffusa fanno acqua da tutte le parti. Distribuire qua e là persone che non di rado faticano a integrarsi o non rispettano le regole comporta difficoltà di gestione e confusione –ha evidenziato–. penso che le mie richieste siano ragionevoli e sacrosante. Come sindaco tutelerò la salute e la sicurezza dei cittadini fino in fondo». Serena De Salvador © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 22 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Il virus, problemi e prospettive
Caso migranti infetti Ora i commercianti fanno causa alla Cri Linea dura dell’associazione comunale: `Rilevato il danno d’immagine alla città accesso agli atti per avere un risarcimento che portò anche una pioggia di disdette `
CARTE BOLLATE JESOLO – Dopo i contagi, la battaglia a colpi di carte bollate. Migranti ospiti alla Croce rossa risultati positivi al Covid, Confcommercio chiede di conoscere tutti gli atti e annuncia l’avvio di una causa per il risarcimento danni registrati in città tra immagine e disdette ricevute negli hotel. E’ l’effetto dell’istanza di accesso agli atti rivolta alla Prefettura di Venezia, presentata dall’associazione che rappresenta i commerciati di Jesolo. Un atto formalizzato ieri, proprio nel giorno in cui l’Ulss4 ha comunicato al Comune la negativizzazione di tutti i migranti che nei giorni scorsi risultavano ancora positivi. L’obiettivo è quello di prendere visione di tutti i documenti e le attività riguardanti il centro della Cri di via Levantina in modo da tutelare la città e gli imprenditori per i danni subiti a seguito dell’emergenza sanitaria scoppiata lo scorso luglio. Prima con 43 contagi, uno di un operatore e tutti gli altri tra richiedenti asilo poi trasferiti a Cavarzere, poi con altri 12 casi inizialmente rimasti a Jesolo, mentre da quasi due settimane è iniziato il lento trasferimento degli ospiti, tanto che rispetto ai 127 inziali oggi ne sono rimasti 59.
GLI OPERATORI ARRABBIATI Ma da giorni nella sede di Confcommercio di Jesolo si sono diversi imprenditori, per
TENSIONE Due immagini dei giorni più “caldi” alla Cri di Jesolo
Croce rossa, Ulss4 e Prefettura si sono mosse solo dopo la nostra denuncia per epidemia colposa e la successiva diffida a non fare uscire nessuno dal centro?».
L’EFFETTO DELLE DENUNCE
chiedere di essere tutelati e risarciti per i danni subiti a seguito dei contagi registrati nel centro di via Levantina. Da ciò la scelta di avviare la linea dura.
IL DELEGATO DI CONFCOMMERCIO TESO: «CHI RISPONDE ORA DELLA GRAVE SITUAZIONE CHE CI HA TANTO PENALIZZATO?»
«Come operatori economici della città - spiega il delegato comunale di Jesolo, avvocato Alberto Teso - abbiamo il diritto di sapere cosa, in concreto, si sta facendo e cosa è già stato fatto in ordine al grave problema della gestione del centro, di cui molto opportunamente il nostro sindaco ha chiesto il commissariamento. Si poteva intervenire prima, evitando che si contagiassero ben 54 persone? Ed in ogni caso, chi risponde dei danni causati alla città ed alle
imprese, alcune delle quali avevano addirittura assunto, ovviamente in regola, dei profughi ospitati nel centro? Ci sono stati ritardi od omissioni? Perché
ANCHE PER II SINDACO ZOGGIA «FONDAMENTALE SAPERE COSA E’ ACCCADUTO». INTANTO TUTTI GLI OSPITI SI SONO NEGATIVIZZATI
Il delegato di Confcommercio ribadisce poi che la decisione di chiudere il centro è arrivata dopo le denunce presentate dalla stessa delegazione. «Il fatto – continua Teso - che sia stato deciso di chiudere la struttura di via Levantina dopo le nostre denunce, è la prova migliore che avevamo perfettamente ragione. E assieme a noi anche l’Aja, l’Amministrazione comunale e diversi esponenti politici locali, che da anni di battono per la chiusura del centro. I documenti che la Prefettura ci dovrà certamente dare, perché noi abbiamo titolo per vederli e, soprattutto, perché l’autorità amministrativa non ha nulla da nascondere, serviranno per comprendere se ci sono responsabilità ed a chi devono essere attribuite. A questo seguirà la causa per danni: chiederemo al tribunale civile di essere risarciti, come imprese e come città,
per gli ingenti danni subiti, sia direttamente sotto il profilo economico, ad esempio, per le disdette giunte dopo la diffusione della notizia dei contagi, sia per la lesione all’immagine della città, che ha vanificato sforzi ed investimenti enormi. Non accetteremo che questa cosa finisca a tarallucci e vino, potete starne certi». A chiedere che venga fatta la massima chiarezza è anche il sindaco Valerio Zoggia, che non esclude una causa per risarcimento danni anche da parte del Comune: «Valuteremo nei prossimi giorni questa possibilità – spiega il primo cittadino – i danni d’immagine che questa vicenda ha provocato alla nostra città sono evidenti, ci sono poi quelli economici provocati dalle disdette, che riguardano gli hotel e di riflesso anche le attività commerciali. In ogni caso riteniamo che sia fondamentale capire cosa è accaduto all’interno della Cri e che tipo di negligenze ci sono state. Vanno accertate le responsabilità, quello che è successo non deve più ripetersi». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
“Troppe criticità” sul fronte Covid Il Mirano summer festival non si fa LA MANIFESTAZIONE MIRANO A poche ore dal taglio del nastro e dal primo concerto arriva lo stop del Comune: “Troppe persone e troppe criticità sul piano anti covid19, il Mirano Summer festival non può partire”. Una doccia fredda per gli organizzatori che avevano già investito molto, sostenendo di aver presentato un piano di sicurezza da grande evento e che ora valuta di presentare ricorso. «La Commissione comunale di vigilanza sul Pubblico spettacolo ha negato l’autorizzazione allo svolgimento della manifestazione - recita la nota diffusa ieri, nel primo pomeriggio, dal Comune -. L’organizzazione della manifestazione non è stata in grado di risolvere le forti criticità rilevate nei giorni scorsi, tra gli altri, dalla Regione Veneto e dalla Prefettura nel corso della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurez-
za pubblica». Si citano, tra i nodi irrisolti del festival (che agli impianti sportivi aveva un programma di eventi fino al 12 settembre), il piano sanitario per la prevenzione, il piano safety e security ma anche il sistema di impiantistica e dei parcheggi. Tra i timori, anche la prevista affluenza massima di 1000 persone a serata, con la cena per 700 coperti. «Questo rende l’evento complesso e a rischio, non disciplinabile attraverso le linee guida per le riaperture delle attività economiche» continua la nota del Co-
PREVISTA AFFLUENZA ECCESSIVA, LA COMMISSIONE COMUNALE HA NEGATO ALL’ULTIMO MOMENTO L’AUTORIZZAZIONE
mune in cui si sottolinea che un caso di contagio richiederebbe un complesso lavoro di tracciamento e migliaia di tamponi di verifica.
«GRANDE DISPIACERE» «L’Amministrazione comunale esprime grande dispiacere per il fatto che stasera non possa aver inizio una manifestazione apprezzata da moltissimi miranesi». Ma il patron Paolo Favaretto non è d’accordo: «Siamo stati penalizzati dal successo degli anni scorsi». Il piano prevedeva solo posti a sedere, nessuno in piedi, distanze di sicurezza, registrazione al’ingresso e servizio al tavolo per evitare contatti agli stand. «Avevamo numeri da piccola sagra e protocolli di sicurezza da grande evento ma lo stop è arrivato comunque: fa pensare che in realtà il problema non fossero le misure di prevenzione e sicurezza ma la manifestazione stessa. A differenza di tan-
SUCCESSI Nella passate edizioni il Mirano Summer festival ha sempre richiamato moltissime persone per partecipare agli eventi o soltanto per un drink in compagnia
te altre che, invece, forse perché meno blasonate, possono partire e concludersi. Ne prendiamo atto: una vera ripartenza non c’è e non si vuole fare, rimaniamo in balìa della paura e della burocrazia». La bocciatura della commissione, aggiunge, è arrivata “senza alcun controllo visivo sul posto”. «Il piano era stato presentato da giorni ma lo stop arriva solo oggi. Il comunicato è stato pubblicato sul sito del Comune con solerzia sospetta, immediatamente dopo la commissione e ancor prima della notifica ufficiale agli organizzatori». Favaretto, amareggiato, fa sapere che l’associazione valuterà il ricorso per tutelarsi “a fronte
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al grande impegno economico sostenuto per organizzare l’evento” e che chiederà di riconvocare la commissione per presentare un nuovo piano: «È evidente – prosegue Favaretto – che non erano gli assembramenti il problema, ma l’impreparazione delle autorità preposte al controllo. Dispiace per il
mancato appoggio delle istituzioni. A questo punto lancio una sfida: ci dicano, protocolli e linee guida alla mano, cosa possiamo fare insieme. Siamo disponibili a trovare un accordo per realizzare anche in parte la nostra proposta». M.Fus © RIPRODUZIONE RISERVATA
VII
Treviso
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SCHIERATI I candidati del Partito Democratico presentati ieri pomeriggio in città dall’alfiere del centrosinistra in Regione Arturo Lorenzoni
LA GIORNATA TREVISO «Se ognuno di voi, domani, spiegherà a dieci persone quanto è bello e importante il nostro progetto. E se a loro volta queste persone lo spiegheranno ad altri dieci amici, sono sicuro: vinceremo le elezioni». Arturo Lorenzoni, candidato governatore del centrosinistra, chiude così la sua giornata dedicata alla Marca trevigiana. In piazza Santa Maria dei Battuti, circondato dai candidati del Pd che per la prima volta vengono ufficialmente presentati ai cittadini, apre così la campagna elettorale. Una corsa iper-compressa, un mese scarso, con appuntamenti elettorali da piazzare in mezzo alle vacanze, in orari serali per evitare il caldo soffocante, rispettando sempre le distanze e l’obbligo della mascherina. Una corsa a ostacoli di cui proprio non si sentiva la mancanza, pensando poi che davanti c’è un competitor come Luca Zaia, il governatore più amato in Italia. Una montagna altissima da scalare. Ma Lorenzoni non fa una
GLI INCONTRI CON AGRICOLTORI, SINDACATI, ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA. POI LA CAMMINATA TRA LA GENTE SULLA RESTERA
(Foto DE SENA)
La sfida di Lorenzoni dalla Marca «Il centrodestra? Modello sbagliato» Il candidato alla poltrona di governatore del Veneto `Meno di un mese di campagna elettorale basata su a Oderzo e Treviso per lanciare il programma del Pd ambiente, giovani, diritto alla casa, parità di genere `
piega.
L’INVITO Sempre sorridente, flemmatico, reagisce col sorriso anche alla cattiva sorte. E sentenzia: «Il loro modello è quello sbagliato. È quello della Pedemontana, dei posti letto tagliati, della sanità che vorrebbe seguire il modello lombardo ma, fortunatamente, Zaia non ci è riuscito». Riceve applausi anche se la piazza non è proprio piena. Ci sono tanti simpatizzanti del Pd, ma non molti trevigiani comuni. Ma è solo la partenza: «Adesso abbiamo un mese intero per correre», avvisa.
LA GIORNATA
IN CORSA Il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni che sfida Luca Zaia alla guida della Regione Veneto ieri in città
Lorenzoni si è dedicato alla Marca. La prima parte della mattinata l’ha passata nell’opitergino dove ha incontrato le imprese agricole, gli allevatori di Oderzo e i rappresentanti delleassociazioni di categoria,
per poi trasferirsi nella sede locale del Partito Democratico, dove ha dialogato con alcuni delegati Fiom e Fim. Nel pomeriggio la puntata a Treviso. Alle 16 la camminata lungo la Restera con i candidati della coalizione. Un’occasione per parlare con la gente, stringere mani, spiegare, farsi conoscere. Alle 18,30 l’appuntamento in piazza con i candidati Dem: «Una piazza molto bella e non certo per l’attuale amministrazione», punge Roberto Grigoletto, ex vicesindaco che con una battuta ricorda le polemiche che hanno accompagnato la riqualificazione di un angolo di Treviso voluto dalla giunta Manildo. Poi la carrellata dei candidati. La più applaudita è stata Luciana Fastro, bersaglio di minacce e insulti infamanti: la solidarietà è stata unanime. Giovanni Zorzi, segretario provinciale, sottolinea: «Sono bravi i nostri candidati. Bravi a metterci la faccia e ad espor-
si nonostante un clima politico ostile alla nostra parte politica. E poi non è facile fare campagna elettorale in queste condizioni: col caldo, col timore per il contagio, con la mascherina. Meritano tutti il nostro sostegno perché hanno scelto di giocarsela con dignità». I vari candidati, dal consigliere uscente Andrea Zanoni, alla giovane Rachele Scarpa fino agli ex sindaci Silvano Piazza e Donatella Santambrogio, hanno snocciolato quella che sarà la linea politica: la difesa dell’ambiente, la parità di genere, la questione dei giovani, il diritto alla casa. La sfida alla Lega di Zaia passa da qui. «Il Veneto è solidale - ha ricordato Lorenzoni salutando Treviso - abbiamo trenta giorni di tempo per farci conoscere e spiegare. Non è tanto tempo, ma nemmeno poco. Proviamoci». Paolo Calia © RIPRODUZIONE RISERVATA
La rivincita dei piccoli cinema: l’Edera è da tutto esaurito IL BILANCIO L’Edera è il primo cinema del Triveneto per presenze dalla riapertura post pandemia. Un risultato importante, che vede il cinema trevigiano superare le sale delle grandi città come Mestre, Venezia, Padova e Trieste, ma che al contempo racconta i nuovi gusti del pubblico. Piacciono infatti le sale piccole: i grandi multisala stanno conoscendo un progressivo abbandono. Merito delle proposte, ma anche dal fatto che la struttura piccola psicologicamente incute meno ansia da contagio. A riprova del risultato, “Il grande passo”, pellicola del regista coneglianese Antonio Padovan
con Giuseppe Battiston, è stato il secondo miglior risultato in tutta Italia per numero di spettatori. Duecentocinquanta i presenti in sala per la seconda pellicola del duo che ha segnato un primato non replicato neppure dai multiplex.
LA SERATA «È stata una serata perfetta –racconta Giuliana Fantoni, proprietaria con la famiglia del cinema e presidente della Fice Tre Venezie–, abbiamo fatto il tutto esaurito ed è un risultato che ci conforta. Il pubblico è con noi». Il cinema trevigiano è stato il primo a riaprire in giugno, salutato dal pubblico con fiori e lacrime. «Non credo sia un risultato casuale –riflette
suo padre Sandro Fantoni, storico titolare–, noi abbiamo cercato di abituare il pubblico alla qualità. Abbiamo costruito un gusto, un modo di amare il film che oggi ci sta dando ragione». La ripartenza è stata a motore lento: pochi presenti in sala ma costanti. «Ora però arriveranno i grandi film, e le prenotazioni stanno incrementando rapida-
LA SALA TREVIGIANA È LA PIÙ FREQUENTATA DEL TRIVENETO, AL TOP A LIVELLO NAZIONALE: «FRUTTO DI ANNI DI PASSIONE E CURA»
mente –aggiunge–. I numeri di un tempo ovviamente non ci sono, però siamo soddisfatti».
IL FUTURO
IL SUCCESSO La famiglia Fantoni proprietaria del cinema Edera
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Sicurezza, prenotazioni telefoniche e online e soprattutto i film: questa la ricetta del successo della sala trevigiana. «Il pubblico ci aiuta con la disciplina e la consapevolezza: mai un episodio forzato, mai la voglia di aggirare le regole. Tutti fanno la fila rispettando le distanze, utilizzano la mascherina e il gel disinfettante. Per ora va tutto bene, il problema è che se permangono questi numeri, sarà difficile rimanere in piedi» spiega Sandro. Fantoni guarda ai prossimi mesi, alla nuova impennata di casi: «Dobbiamo
continuare a lavorare bene, a stringere una tacita alleanza con il pubblico. Nella speranza che il virus non torni ai livelli di aggressività dello scorso inverno». Ieri ha aperto i battenti anche il Multisala Corso dopo la positiva esperienza del cinema all’aperto con la formula “drive in” dell’estate alla chiesa votiva. Il rapporto di fidelizzazione è fondamentale in un frangente complicato come quello post Covid. «Questo ci consente di continuare a fare il nostro lavoro. Non ci aspettavamo un exploit così importante, primi nel Triveneto è davvero un motivo di grande soddisfazione» conclude Sandro Fantoni. Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA
IV
Primo Piano
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Sanità, la grande opera
Nuova pediatria: dalla Conferenza dei servizi arriva il “sì” al progetto Il dg Flor: «Sono soddisfatto, ora il Giustinianeo e Padova Est devono procedere parallelamente» `
LA DECISIONE PADOVA La fumata bianca è avvenuta ieri, al termine di una seduta fiume della Conferenza dei servizi che si è tenuta nella sede dell’Azienda ospedaliera. La conclusione dà il via libera al progetto esecutivo per la realizzazione della Pediatria, perché sulla superficie dove sorgerà l’edificio, attualmente occupata da Pneumologia, non ci sono vincoli. La Sovrintendenza, però, chiamata a esprimere un parere paesaggistico, ha dato alcune indicazioni riguardanti l’area compresa tra il nuovo edificio e le Mura, che saranno inserite nel Masterplan, il documento di rigenerazione dell’intero polo giustinianeo. Soddisfatto il dg Luciano Flor, che aveva convocato la seduta, a cui hanno partecipato il Sovrintendente Alessandro Magani, Mirco Giusti e Giorgio Franceschi, che hanno illustrato i dettagli del Masterplan e della Pediatria, il progettista Maurizio Striolo, e numerosi medici tra cui Giorgio Perilongo, Stefano Merigliano e Ivana Simoncello; erano presenti pure i rappresentanti delle 16 associazioni ambientaliste, tra cui Alessandro Campioni degli Amissi del Piovego, che in passato avevano contestato la realizzazione a ridosso dell’antica cinta.
MA IL SOPRINTENDENTE ALESSANDRO MAGANI IMPONE PRESCRIZIONI SULL’UTILIZZO DELL’AREA ATTIGUA ALLE ANTICHE MURA
OBIETTIVI Il dg dell’Ulss 6 Euganea Luciano Flor
L’AZIENDA La firma dell’Accordo di programma fra Comune, Regione, Università, Azienda e Provincia era avvenuta ad aprile a conclusione di un percorso lunghissimo. E ieri Flor, riallacciandosi a questo, ha sottolineato: «Quella odierna non era una riunione banale, perchè trattava un argomento in discussione da anni: tre ne sono serviti solo per questo procedimento. Dovevamo approfondire alcuni temi ed è stato verificato che non esistono vincoli per cui Il progetto definitivo della palazzina è stato approvato così come proposto in Conferenza dei Servizi. Nei prossimi giorni, quindi, stileremo la determina che dà all’esecutivo. Ci è stato chiesto di rispettare il parere paesaggistico dell’area tra la Pediatria e le Mura, e inseriremo queste previsioni nel Masterplan. In pratica la Sovrintendenza ha detto che non ci sono vincoli sulla superficie dove sorgerà Pediatria, ma esistono invece nello spazio tra l’edificio e la storica cinta». E a tale proposito il dg ha aggiunto: «La prescrizione riguarda l’assistenza archeologica sullo scavo: abbiamo appuntamento già martedì per la verifica e intanto il progetto va avanti. Invece, inseriremo nel Masterplan le indicazioni che nel tempo sono pervenute dai vari enti e an-
VEDUTA Un rendering della futura pediatria di Padova, nell’area delle Mura che la sistemazione delle funzioni assistenziali e universitarie, che non potranno essere svolte nel polo giustinianeo in edifici destinati alla demolizione. Oggi è stato sancito che via Giustiniani è un tutt’uno con Padova est, un progetto solo per due sedi, e il masterplan non si può realizzare se non si costruisce l’ospedale a San Lazzaro. Le due cose procedono in parallelo. Entro fine anno, quindi, avremo preliminare e anche il masterplan per Padova est».
LA SOVRINTENDENZA I dettagli su quanto richiesto dalla Sovrintendenza sono stati evidenziati da Magani. «Oggi ha annotato - eravamo qui per la nuova Pediatria, non per il Masterplan. La Soprintendenza ha ripercorso i vari passaggi, ma in realtà non abbiamo potuto esprimerci, perchè il progetto che ci è arrivato non aveva la parte riguardante le aree limitrofe a Pediatra. Pertanto, non avendo elementi per pronunciarci, abbiamo dato una prescrizione di carattere archeologico per l’intera area. Il presidente della Confe-
renza dei Servizi ha deciso di stralciare questa parte: la vedremo all’interno del Masterplan, che prima o poi sarà pronto». L’area in discussione misura 26 metri, ma secondo Magani è di straordinario interesse paesaggistico. «Pochi metri, ma celebri che devono avere una coerenza visuale con le Mura: negli allegati progettuali, però, non è stata sviluppata - ha detto -. Dobbiamo dare un parere vincolante su un procedimento che tecnicamente è del Comune, ma rimbalza da noi. Il Masterplan, che aveva proposto un’idea, non è ufficiale, mentre nel progetto di Pediatria la proposta è stata solo abbozzata con la presenza di qualche alberello: non è certo questo un modo adeguato di ripensare un sito che nel 1928 era interpretato come belvedere e che anche oggi va declinato in altro modo, sempre nel rispetto del monumento principale».
GLI AMBIENTALISTI Alessandro Campioni, invece, ha osservato: «La volumetria degli edifici costruiti nell’area della Torre di Pediatria è incompatibi-
le con il paesaggio. Non è una posizione pregiudiziale e siamo a disposizione per individuare una soluzione per un sito che ha una lunga storia. Concordiamo sulla necessità di un nuovo ospedale, ma va preservata l’identità di luoghi come questo che hanno subito danni irreparabili. Altre perplessità, poi, riguardano il fatto che viene approvato un progetto basato su presupposti superati dall’Accordo di programma».
IL COMUNE Palazzo Moroni è in linea con la posizione della Sovrintendenza. «Noi - ha spiegato Andrea Colasio, assessore alla Cultura - siamo spettatori passivi, ma vogliamo operare con determinazione, favorendo una logica che valorizzi e tuteli il nostro patrimonio culturale, di cui fanno parte pure le Mura. Pertanto, va bene che il progetto per la Pediatria vada avanti, ma in un contesto unitario che restituisca alla sua identità originaria il complesso bastionato». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Noi genitori, senza stanze in cui assistere i nostri bimbi» IL RACCONTO PADOVA Un’opera fondamentale e urgente. La testimonianza di quanto sia necessario avviare al più presto i cantieri per realizzare la nuova Pediatria è arrivata ieri da Maria Colella, che ha parlato in modo accorato a nome del Forum che raggruppa 24 associazioni di genitori, tra cui la Città della Speranza. «Rappresento 1.500 famiglie, cioè 5mila persone - ha raccontato -. Tutti hanno vissuto, o vivono, in ospedale, a fianco dei loro bimbi ammalati e ricoverati non per pochi giorni. Molti sono arrivati da fuori Padova e io stessa ho dovuto trasferirmi qui proprio per la Pediatria. Mi avevano detto che avrei trovato un piccolo ospedale di provincia, e invece ho avuto grandi cose e ho riscontrato un livello di assistenza eccellente». «Oggi tutto questo però si sta perdendo, ma non perchè stia cambiando la professionalità
dei medici - ha proseguito - ma perchè non possono esprimerla in una logistica come quella attuale, che è peggiorata dopo l’abbattimento della palazzina, in seguito al quale gli spazi si sono ulteriormente ridotti. I piccoli pazienti hanno bisogno di cure, ma anche di locali per giocare, o da dedicare alla scuola, che
LA TESTIMONIANZA DI UNA MAMMA SUI DISAGI CAUSATI DALL’ATTUALE OBSOLETA STRUTTURA «HO ASSISTITO A SCENE DA TERZO MONDO, PARLO A NOME DI 1.500 FAMIGLIE, NON SI PUÒ PIÙ ASPETTARE»
ora non esistono. E quando si apre un armadietto, il comodino deve restare chiuso perchè non c’è più posto. Ho assistito a scene drammatiche da terzo mondo, come poco tempo fa quando un bambino di 18 mesi che stava morendo era in un stanza con altri 3 degenti e i suoi genitori non potevano restare con lui: i medici hanno fatto l’impossibile per consentire a mamma e papà di rimanere vicino al loro piccolo che se ne stava andando e quindi, per esaudire il desiderio di accompagnarlo nell’ultimo viaggio, hanno dovuto trasferire un un’altra stanza una bimba con la polmonite, la quale è finita in camera con coetanei affetti da gastroenterite. Tutto ciò dimostra che non si può più aspettare e che la nuova Pediatria di Padova, dove si curano malati provenienti da tutta Italia, deve arrivare in tempi strettissimi». Maria Colella, poi, non ha avuto esitazioni a rincarare il suo appello. «Ogni giorno di ritardo si traduce in una sofferen-
NECESSITÀ Durante la presentazione è stata ascoltata la testimonianza di un genitore sulle difficoltà pratiche per mamme e papà all’interno dell’attuale Pediatria, con spazi non idonei all’assistenza da parte dei familiari
za per i bambini ricoverati e per i loro genitori, alcuni dei quali non vogliono più venire in una struttura inadeguata. E poi mi chiedo che cosa sarebbe succes-
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so se i contagi da Covid fossero stati più aggressivi con la fascia dell’infanzia. Ora la parola d’ordine deve essere soltanto una: urgenza. Padova non merita
che la sua Pediatra abbia spazi non all’altezza degli standard richiesti». Ni.Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
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Nordest, record di casi pesa il virus importato Fra le 947 diagnosi registrate ieri in Italia `Il nodo di Treviso: 53 senegalesi positivi 141 sono venete, 36 del Friuli Venezia Giulia all’Aia, decine i turisti tornati dalla Croazia `
IL BOLLETTINO VENEZIA Non accadeva dalla primavera, quando il lockdown doveva ancora finire del tutto. Ma ieri è successo: con 947 contagi in una giornata, l’Italia è tornata ai livelli di metà maggio, per quanto riguarda la variazione quotidiana di infezioni. Un aumento a cui contribuisce anche (e soprattutto) il Nordest, con 141 nuovi casi in Veneto e altri 36 in Friuli Venezia Giulia.
IN VENETO I soggetti attualmente positivi in Veneto salgono a 1.944. Di questi, 44 sono ricoverati in area non critica (dove il totale, con i negativizzati, arriva a 124) e 6 in Terapia intensiva (dove c’è anche un altro paziente ex Covid, per cui in tutto sono 7). Gli altri contagiati sono invece in isolamento domiciliare, un dato che comprende pure i contatti e che cresce a quota 6.528, dei quali però “solo” 124
DA LUNEDÌ SCREENING SUL PERSONALE DELLA SCUOLA IL PROFESSOR CRISANTI: «SÌ ALLA MASCHERINA MA NON BASTA»
manifestano sintomi. Altri 3 decessi aggiornano la conta a 2.101. Rispetto al totale regionale, spicca la situazione di Treviso, provincia che da sola assomma 82 nuove infezioni. Secondo quanto riferisce l’Ulss 2 Marca Trevigiana, l’impennata è legata al virus d’importazione, com’era già accaduto all’ex caserma Serena, dove però i migranti e gli operatori contagiati sono scesi nel frattempo a 43. Nello stabilimento Aia di Vazzola, i controlli hanno accertato finora 57 positività su 348 tamponi, di cui 53 appartenenti alla comunità senegalese. Buona parte degli altri sono poi connessi al rientro dei vacanzieri dalla Croazia, un flusso scandito da una sessantina di infetti da Ferragosto. Del resto le autorità di Zagabria hanno segnalato 265 nuovi casi nelle ultime ventiquattr’ore, a fronte di 1.647 tamponi. Per capire la sproporzione, basti pensare che in Veneto nello stesso lasso di tempo ne sono stati effettuati ben
Jesolo La dedica 2020 agli eroi del Covid
I medici tra le stelle del lungomare Dedicato a medici e infermieri d’Italia il Lungomare delle Stelle 2020. Quest’anno per la prima volta nella storia dell’evento jesolano il riconoscimento sulla targa è finito a una categoria, ovvero agli eroi del Covid-19.
Andamento dei casi di Covid-19 rilevati giorno per giorno da febbraio 7.000
21 marzo
6.557
5.500
TOTALE “ATTUALMENTE POSITIVI”
5.000
Padova, 21 bengalesi scaricati da un Tir sulla Strada del Santo: scatta il tampone CADONEGHE (PADOVA) Una ventina di migranti vagava lungo la “Strada del Santo” all’altezza di Cadoneghe. A dare l’allarme, ieri poco dopo le 17, sono stati alcuni automobilisti che transitavano lungo la Regionale 308 e li hanno notati mentre camminavano in fila in direzione di Padova. Sul posto sono arrivati i carabinieri, gli agenti della Polizia di Stato e i vigili municipali. Si tratta di 21 giovani, in gran parte originari dal Bangladesh, che sono stati fermati e successivamente recuperati dalle forze dell’ordine. Sono stati rifocillati e muniti di
mascherine. Hanno dai 17 ai 25 anni; qualcuno di loro parla inglese e ha riferito di essere diretto a Milano. I ragazzi hanno raccontato di essere in viaggio, a piedi, da 17 giorni e di aver raggiunto la Serbia e di essere entrati in Italia da Trieste. È molto probabile, invece, che siano stati scaricati da un camion in transito. Nessuno aveva documenti e bagagli. In serata il gruppo è stato portato in Questura a Padova per le procedure di identificazione. I migranti sono stati sottoposti al tampone per il Covid. (l.lev.)
4.500
16.678
4.000 3.500 3.000 2.500 2.000
21 agosto
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16 maggio
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MARZO
Pure il Friuli Venezia Giulia ha svolto 3.158 diagnosi, pur avendo quasi un quarto degli abitanti della Croazia, rilevando una quota di positivi che è la più alta da fine aprile e che conferma il progressivo aumento misurato da una decina di giorni a questa parte, dopo il considerevole calo osservato da fine lockdown. Il totale sale a 3.583 casi dall’inizio dell’emergenza, di cui 254 ancora positivi. Negli ospedali sono 2 i pazienti in Terapia intensiva e 9 in altri reparti. Stabile è invece il numero delle vittime: 348. Nel suo complesso l’Italia ha visto ieri un centinaio di contagi in più del giorno prima, quando infatti erano stati 845. I casi totali salgono quindi a 257.065, dei quali 16.678 sono attualmente positivi. Eppure la processazione quotidiana dei tamponi è risultava in calo: 71.996, cioè circa seimila in meno di giovedì. Fra le regioni, la più colpita è la Lombardia (174), mentre soltanto Basilicata e Valle d’Aosta sono a zero. Altri 9 morti ritoccano la tragica contabilità a 35.427 vittime. Lieve aumento nei reparti di Terapia intensiva: un ricoverato in più porta a 69 i malati che hanno bisogno della respirazione assistita.
LA CAMPAGNA
6.000
A Cadoneghe
IN FRIULI VENEZIA GIULIA
IN ITALIA
I nuovi positivi
6.500
12.522.
APRILE
MAGGIO GIUGNO LUGLIO
AGOSTO
Fonte: ISS
L’Ego-Hub
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Intanto da lunedì inizierà anche in Veneto la campagna di screening tra il personale docente e non docente di tutti gli istituti scolastici, dagli asili alle superiori, come previsto dal ministero della Pubblica Istruzione Qui test interesseranno circa 96.000 persone. «L’adesione – ricorda la Regione – è su base volontaria e prevede l’esecuzione di un esame sierologico tramite test “pungi dito”, comunemente chiamato anche “saponetta”. In caso di positività sarà necessaria la conferma con il tampone molecolare che sarà carico dell’Ulss di riferimento». Della scuola ha parlato ieri anche il professor Andrea Crisanti a RaiNews24: «Io sono molto favorevole all’utilizzazione della mascherina, ma da sola non credo che risolva il problema». Quattro gli obiettivi da raggiungere, secondo il direttore dell’unità di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova: «Primo, impedire che il ritorno a scuola coincida con una trasmissione della malattia tra gli alunni; secondo, proteggere il personale docente e non docente della scuola; terzo, proteggere la comunità perché la scuola non diventi un moltiplicatore di infezione; quarto, proteggere dal punto di vista legale, amministrativo e penale i presidi». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
De Berti: «Studenti e trasporti, i ministeri non rispondono» IL SERVIZIO VENEZIA A tre settimane dall’inizio dell’anno scolastico, dev’essere ancora sciolto il nodo del trasporto pubblico locale e ferroviario. A ricordarlo è l’assessore regionale Elisa De Berti: «Ancora centinaia di migliaia di famiglie venete non sanno se i loro figli potranno andare a scuola e con quali mezzi pubblici. Stiamo vivendo una situazione assurda e paradossale, se penso che ad aprile avevo sottolineato formalmente al ministro dei Trasporti la necessità di un stretto coordinamento con il ministro all’Istruzione, per farci trovare pronti per l’inizio delle scuole. Ma, ad oggi, non ho ricevuto nessuna risposta in merito».
LA SOLUZIONE Com’è noto, il Veneto aveva deciso di mantenere la propria ordinanza, che autorizza la circolazione dei mezzi a pieno carico, a fronte però dell’obbligo di mascherina. La decisione era stata spiegata dal governatore Luca Zaia con la necessità di garantire il servizio ai lavoratori e, in prospettiva, anche agli studenti. Il tema era stato tuttavia oggetto di polemiche a livello nazionale, tanto che era stato abbozzato un tentativo di mediazione fra il Governo e le Regioni, nel quale rientrava anche una proposta tutta veneta. «Dobbiamo pensare ad una soluzione urgente e condivisa altrimenti il sistema imploderà – sottolinea l’assessore De Berti – e certo non è questo il nostro obbiettivo. Sostengo la soluzio-
ne avanzata dal presidente della Regione del Veneto al Comitato tecnico scientifico, affinché si riconoscano i pendolari come una comunità stabile: ciò garantirebbe il trasporto pubblico a tutti gli studenti, anziché a solo un terzo qualora fosse confermata l’ipotesi ministeriale del distanziamento obbligatorio nel trasporto pubblico locale». Nell’incontro di lunedì con il Cts, era emesa la possibi-
lità di un’entrata scaglionata a scuola. «Ipotesi insostenibile – commenta la leghista – per due motivi. Il primo: come potranno le aziende di trasporto sostenere economicamente più viaggi con lo stesso parco mezzi e personale a disposizione? Il secondo: come faranno ad ammortizzare i costi di questi servizi extra senza nuove risorse a disposizione? Sono soltanto alcuni dei quesiti che abbiamo sottoposto ai ministeri».
I RAPPRESENTANTI DEL SETTORE AL GOVERNO: «INSOSTENIBILE IL RADDOPPIO DELL’OFFERTA»
LE ASSOCIAZIONI
ASSESSORE REGIONALE Elisa De Berti
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A proposito delle imprese del settore, sulla questione intervengono appunto anche le associazioni del trasporto pubblico locale e del trasporto scolastico dedicato Agens, Anav e Asstra, chiedendo «un urgente incontro» al Governo, alla Con-
ferenza delle Regioni e all’Anci. «L’inizio dell’anno scolastico è ormai alle porte – spiegano i rappresentanti della categoria in una nota congiunta – ma ancora non è chiaro a quali condizioni organizzative le aziende del settore dovranno garantire i servizi di trasporto pubblico locale e i servizi di scuolabus. È di tutta evidenza che le misure contenute nel decreto del 7 agosto scorso e le preannunciate linee guida per i servizi di trasporto scolastico dedicato comportino la necessità di prevedere un sostanziale raddoppio dell’offerta dei servizi, condizione oggettivamente molto difficile da realizzare soprattutto in tempi così ristretti e peraltro assai impegnativa anche dal punto di vista economico». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IV
Rovigo
Sabato 22 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Lista Lega, Aretusini fuori: «Non sono rimasto deluso»
Regionali 2020, corsa al deposito di nomi e simboli entro le 12 di oggi
L’UNIVERSO LEGHISTA ROVIGO «Non sono deluso di
non essere candidato con la lista della Lega o di Zaia». Michele Aretusini, capogruppo leghista nel parlamentino rodigino e candidato a un posto in Regione a Venezia, lo afferma in una nota diramata a tutta la stampa in risposta a una domanda non qui posta, ovvero se fosse deluso per il mancato inserimento nelle due liste che i sondaggi suggeriscono maggiori chance di vittoria. «In queste ore, immediatamente successive alla pubblicazione delle liste elettorali del gruppo Lega, mi si chiede se io sia deluso, come capogruppo della Lega in consiglio comunale a Rovigo, per
Ufficio elettorale del Tribunale preso d’assalto già ieri mattina dai vari partiti `
ROVIGO Tra l’ansia di avere di-
menticato qualche documento e la tensione per l’avvio ufficiale della campagna elettorale, ieri mattina la tensione era palpabile all’ingresso del tribunale, affollato di candidati impegnati nella consegna della documentazione necessaria per presentarsi alle Regionali del 20 e 21 settembre. Ad Andrea Bimbatti, vicecoordinatore provinciale di Forza Italia e anche lui candidato, visti i suoi trascorsi come assessore a Palazzo Nodari, la lunga e confusa coda a cui ha preso parte ha ricordato «gli assembramenti che erano soliti avvenire in passato fuori dal Teatro Sociale per l’acquisto degli abbonamenti per la stagione lirica». Una similitudine azzeccata, visto che non c’era alcun criterio per scaglionare gli ingressi in quello stabile. Una si-
L’ARCIPELAGO LEGHISTA A SOSTEGNO DI ZAIA SI PRESENTA CON IL “TRIDENTE” DELLE 3 FORMAZIONI
tuazione, peraltro, resa ancora più fastidiosa nelle prime ore della mattinata, visto che in molti hanno dovuto attendere il proprio turno sotto il solleone.
ULTIME ORE Praticamente tutti i partiti e le varie liste civiche hanno già consegnato la documentazione, anche se il termine ultimo previsto è fissato alle 12 di oggi. Giochi fatti, inizia la partita. Sono due gli schieramenti che saranno protagonisti di questa sfida per palazzo Ferro Fini a Venezia.
GLI SCHIERAMENTI Da una parte il presidente uscente Luca Zaia, sostenuto dal centrodestra con le liste Lega per Salvini Premier, Zaia Presidente, Lista Veneta Autonomia, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Liga Veneta. In questo schieramento gli Azzurri sono stati i primi a rivelare la loro formazione, in FdI c’è stata invece parecchia confusione, ma, alla fine, il muro alzato da alcuni contro Marco Trombini e Cristina Folchini si è facilmente e rapidamente sgretolato. È poi caduto il velo di mistero dalle tre liste “leghiste”, con l’ex as-
UFFICIO ELETTORALE Il personale addetto in Tribunale a Rovigo
sessore stientese Cristiano Corazzari che corre per la Lega salviniana, il suo capogruppo in consiglio comunale Michele Aretusini invece con Veneta Autonomia, mentre con la lista del presidente il nome di spicco è quello di Monica Giordani, vicesindaco nella Giunta Piva.
PER LORENZONI Dall’altra parte della barricata, alla ricerca di un’affermazione maggiore rispetto al 2015, c’è il centrosinistra rappresentato dall’ex vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, che sarà sostenuto da Il Veneto che Vogliamo, PD e Più Veneto in Euro-
pa-Volt. In questo caso, le liste sono state svelate settimane fa, con il Pd trainato dall’ex deputato Diego Crivellari e dal consigliere uscente Graziano Azzalin, mentre i “civici” si affidano al sindaco di San Bellino Aldo D’Achille. Non va poi dimenticato il Movimento 5 Stelle, alla ricerca di consenso nonostante i sondaggi lo diano in netto calo rispetto all’11,87% del 2015. I pentastellati si affidano al senatore padovano Enrico Cappelletti, schierando in Polesine i candidati consiglieri Elena Suman e Federico Rizzi. Alberto Lucchin © RIPRODUZIONE RISERVATA
non essere stato inserito nella lista ufficiale del mio partito, ma nella Lista Veneta Autonomia. La mia risposta è chiara, semplice e non potrebbe essere diversa: non sono assolutamente deluso. Anzi, sono profondamente grato al presidente Luca Zaia e ai vertici regionali del mio partito per avermi preso in considerazione». Aretusini, alla sua seconda esperienza come consigliere comunale, corre in lista insieme a Nina Burduja, Wander Furlan, Lothar Zamana e Alessandra Piombo. Alle Amministrative dello scorso anno ha ottenuto 220 preferenze, arrivando secondo in lista a soli due voti dal giovane Lorenzo Rizzato. A.Luc. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Tra nomi noti e “peones” una sessantina già in corsa I NUMERI ROVIGO A pochissime ore dalla
consegna definitiva delle liste elettorali per il collegio provinciale di Rovigo, risultano candidati 60 polesani. Tra di loro, ci sono moltissimi nomi noti del palcoscenico politico locale, come il rosolinese Pako Massaro per la Lega, l’ex vicesindaco rodigino Monica Giordani per la lista Zaia Presidente, Daniele Ceccarello per Fratelli d’Italia. Molti sono già coinvolti in ruoli amministrativi, come il consigliere regionale uscente Graziano Azzalin
(PD), l’assessore adriese Enrico Bonato (Veneto che Vogliamo), il sindaco di San Bellino Aldo D’Achille (VcV), Gianmario Scaramuzza (PSI-Italia Viva a sostegno di Daniela Sbrollini), la consigliere badiese Sara Quasia (VcV), l’assessore regionale uscente Cristiano Corazzari (Lega) e il collega di banco in consiglio comunale rodigino Michele Aretusini (Lega). Oggi alle 12 c’è la chiusura delle liste ed emergeranno probabilmente ulteriori nomi, anche se il quadro sembra già praticamente completato. A.Luc. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il quinto rilevamento dell’Arpav promuove tutte le spiagge del Delta AMBIENTE ROVIGO Le acque di balneazione
venete godono di ottima salute. A certificarlo, con la quinta delle sei campagne di rilevamento che dal 15 aprile al 15 settembre a cadenza mensile analizza i vari parametri previsti dalla legge, è l’Arpav-Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto. Tra il 17 e il 19 agosto, infatti, sono stati effettuati campionamenti nei 174 punti di prelievo presenti lungo i circa 149 km di costa adibita a balneazione presente sul territorio regionale: il mar Adriatico (95 punti di prelievo), il lago di Garda (65), il lago di Santa Croce (4), il lago di Mis (1), il lago di Centro Cadore (4), il lago di Lago (2), il lago di Santa Maria (2) e lo specchio nautico di Albarella (1), e tutti sono risultati nella norma.
metri sia tendenzialmente stabile nel tempo, senza cioè grosse criticità, ma semmai influenzato dai fenomeni meteorologici che, come con le consistenti precipitazioni della primavera 2019, possono temporaneamente alterare il quadro dei dati.
PARCO DEL DELTA Nella campagna promozionale che nelle scorse settimane ha positivamente impattato sui diversi media e ha portato molti
CAMPIONAMENTI ESEGUITI DAL 17 AL 19 DI AGOSTO IN UNA VENTINA DI PUNTI DELLA COSTA POLESANA
LA COSTA POLESANA Per quanto il tratto di costa balneabile polesana, pur stretta tra le foci di Po e Adige, il risultato di questa campagna di rilevazione va a confermare da un lato le precedenti rilevazioni di Arpav, ma dall’altro risalda i riconoscimenti ottenuti poco più di un mese fa dalla campagna della Goletta Verde di Legambiente e dall’assegnazione delle bandiere blu alle spiagge di Rosolina Mare, Albarella, Boccasette e Barricata. Insomma, sulla qualità delle acque polesane non c’è di che lamentarsi, anche se in effetti molti tendono erroneamente a definire sporche o, peggio, inquinate, acque che sono rese torbide solo dal fondale sabbioso che è facile ad essere smosso. Arpav stessa aveva rilevato in precedenza come il rispetto dei para-
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ANALISI Il laboratorio dell’Arpav
nuovi turisti, la costa veneta è stata definita come “I mari della tranquillità – le spiagge del divertimento” e le nove spiagge da nord a sud hanno messo in mostra ciascuna le proprie peculiarità e le offerte di visite alternative alle spiagge. Inutile dire che, con gli ampi spazi del Parco del Delta del Po e la possibilità di abbinare itinerari naturalistici, sport e specialità culinarie, soprattutto in questa stagione caratterizzata dalle paura e dalle limitazioni anti-Covid, Rosolina Mare, Albarella, Scanno Cavallari, Boccasette e Barricata hanno potuto giocare al meglio le proprie carte. E il fatto che Arpav continui a certificare la piena balneabilità delle acque diventa un valore aggiunto.
PUNTI DI PRELIEVO Sono sei i punti di prelievo con cui Arpav monitora la situazione a Rosolina Mare: a 300 metri a sud del depuratore; a 600 metri a nord e poi in corrispondenza della torre piezometrica; all’altezza di piazza San Giorgio; davanti al campeggio Vittoria e a punta Caleri. Quattro i punti di prelievo ad Albarella: a nord, al centro e sulla sinistra del Po di Levante, più lo specchio nautico che corrisponde alla zona dei Fiordi. Nel comune di Porto Viro, i due punti di prelievo sono a nord e a sud dello Scanno Cavallari. Nel comune di Porto Tolle, tre punti ciascuna per le spiagge di Boccasette e Barricata e due su quella delle Conchiglie, a nord e a sud. La sesta e ultima campagna di controllo che Arpav effettuerà nella stagione balneare 2020 sarà eseguita tra il 7 e il 9 settembre. Enrico Garbin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 22 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Nordest, record di casi pesa il virus importato Fra le 947 diagnosi registrate ieri in Italia `Il nodo di Treviso: 53 senegalesi positivi 141 sono venete, 36 del Friuli Venezia Giulia all’Aia, decine i turisti tornati dalla Croazia `
IL BOLLETTINO VENEZIA Non accadeva dalla primavera, quando il lockdown doveva ancora finire del tutto. Ma ieri è successo: con 947 contagi in una giornata, l’Italia è tornata ai livelli di metà maggio, per quanto riguarda la variazione quotidiana di infezioni. Un aumento a cui contribuisce anche (e soprattutto) il Nordest, con 141 nuovi casi in Veneto e altri 36 in Friuli Venezia Giulia.
IN VENETO I soggetti attualmente positivi in Veneto salgono a 1.944. Di questi, 44 sono ricoverati in area non critica (dove il totale, con i negativizzati, arriva a 124) e 6 in Terapia intensiva (dove c’è anche un altro paziente ex Covid, per cui in tutto sono 7). Gli altri contagiati sono invece in isolamento domiciliare, un dato che comprende pure i contatti e che cresce a quota 6.528, dei quali però “solo” 124
DA LUNEDÌ SCREENING SUL PERSONALE DELLA SCUOLA IL PROFESSOR CRISANTI: «SÌ ALLA MASCHERINA MA NON BASTA»
manifestano sintomi. Altri 3 decessi aggiornano la conta a 2.101. Rispetto al totale regionale, spicca la situazione di Treviso, provincia che da sola assomma 82 nuove infezioni. Secondo quanto riferisce l’Ulss 2 Marca Trevigiana, l’impennata è legata al virus d’importazione, com’era già accaduto all’ex caserma Serena, dove però i migranti e gli operatori contagiati sono scesi nel frattempo a 43. Nello stabilimento Aia di Vazzola, i controlli hanno accertato finora 57 positività su 348 tamponi, di cui 53 appartenenti alla comunità senegalese. Buona parte degli altri sono poi connessi al rientro dei vacanzieri dalla Croazia, un flusso scandito da una sessantina di infetti da Ferragosto. Del resto le autorità di Zagabria hanno segnalato 265 nuovi casi nelle ultime ventiquattr’ore, a fronte di 1.647 tamponi. Per capire la sproporzione, basti pensare che in Veneto nello stesso lasso di tempo ne sono stati effettuati ben
Jesolo La dedica 2020 agli eroi del Covid
I medici tra le stelle del lungomare Dedicato a medici e infermieri d’Italia il Lungomare delle Stelle 2020. Quest’anno per la prima volta nella storia dell’evento jesolano il riconoscimento sulla targa è finito a una categoria, ovvero agli eroi del Covid-19.
Andamento dei casi di Covid-19 rilevati giorno per giorno da febbraio 7.000
21 marzo
6.557
5.500
TOTALE “ATTUALMENTE POSITIVI”
5.000
Padova, 21 bengalesi scaricati da un Tir sulla Strada del Santo: scatta il tampone CADONEGHE (PADOVA) Una ventina di migranti vagava lungo la “Strada del Santo” all’altezza di Cadoneghe. A dare l’allarme, ieri poco dopo le 17, sono stati alcuni automobilisti che transitavano lungo la Regionale 308 e li hanno notati mentre camminavano in fila in direzione di Padova. Sul posto sono arrivati i carabinieri, gli agenti della Polizia di Stato e i vigili municipali. Si tratta di 21 giovani, in gran parte originari dal Bangladesh, che sono stati fermati e successivamente recuperati dalle forze dell’ordine. Sono stati rifocillati e muniti di
mascherine. Hanno dai 17 ai 25 anni; qualcuno di loro parla inglese e ha riferito di essere diretto a Milano. I ragazzi hanno raccontato di essere in viaggio, a piedi, da 17 giorni e di aver raggiunto la Serbia e di essere entrati in Italia da Trieste. È molto probabile, invece, che siano stati scaricati da un camion in transito. Nessuno aveva documenti e bagagli. In serata il gruppo è stato portato in Questura a Padova per le procedure di identificazione. I migranti sono stati sottoposti al tampone per il Covid. (l.lev.)
4.500
16.678
4.000 3.500 3.000 2.500 2.000
21 agosto
947
1.500
16 maggio
1.000
992
20 agosto
845
500 0
MARZO
Pure il Friuli Venezia Giulia ha svolto 3.158 diagnosi, pur avendo quasi un quarto degli abitanti della Croazia, rilevando una quota di positivi che è la più alta da fine aprile e che conferma il progressivo aumento misurato da una decina di giorni a questa parte, dopo il considerevole calo osservato da fine lockdown. Il totale sale a 3.583 casi dall’inizio dell’emergenza, di cui 254 ancora positivi. Negli ospedali sono 2 i pazienti in Terapia intensiva e 9 in altri reparti. Stabile è invece il numero delle vittime: 348. Nel suo complesso l’Italia ha visto ieri un centinaio di contagi in più del giorno prima, quando infatti erano stati 845. I casi totali salgono quindi a 257.065, dei quali 16.678 sono attualmente positivi. Eppure la processazione quotidiana dei tamponi è risultava in calo: 71.996, cioè circa seimila in meno di giovedì. Fra le regioni, la più colpita è la Lombardia (174), mentre soltanto Basilicata e Valle d’Aosta sono a zero. Altri 9 morti ritoccano la tragica contabilità a 35.427 vittime. Lieve aumento nei reparti di Terapia intensiva: un ricoverato in più porta a 69 i malati che hanno bisogno della respirazione assistita.
LA CAMPAGNA
6.000
A Cadoneghe
IN FRIULI VENEZIA GIULIA
IN ITALIA
I nuovi positivi
6.500
12.522.
APRILE
MAGGIO GIUGNO LUGLIO
AGOSTO
Fonte: ISS
L’Ego-Hub
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Intanto da lunedì inizierà anche in Veneto la campagna di screening tra il personale docente e non docente di tutti gli istituti scolastici, dagli asili alle superiori, come previsto dal ministero della Pubblica Istruzione Qui test interesseranno circa 96.000 persone. «L’adesione – ricorda la Regione – è su base volontaria e prevede l’esecuzione di un esame sierologico tramite test “pungi dito”, comunemente chiamato anche “saponetta”. In caso di positività sarà necessaria la conferma con il tampone molecolare che sarà carico dell’Ulss di riferimento». Della scuola ha parlato ieri anche il professor Andrea Crisanti a RaiNews24: «Io sono molto favorevole all’utilizzazione della mascherina, ma da sola non credo che risolva il problema». Quattro gli obiettivi da raggiungere, secondo il direttore dell’unità di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova: «Primo, impedire che il ritorno a scuola coincida con una trasmissione della malattia tra gli alunni; secondo, proteggere il personale docente e non docente della scuola; terzo, proteggere la comunità perché la scuola non diventi un moltiplicatore di infezione; quarto, proteggere dal punto di vista legale, amministrativo e penale i presidi». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
De Berti: «Studenti e trasporti, i ministeri non rispondono» IL SERVIZIO VENEZIA A tre settimane dall’inizio dell’anno scolastico, dev’essere ancora sciolto il nodo del trasporto pubblico locale e ferroviario. A ricordarlo è l’assessore regionale Elisa De Berti: «Ancora centinaia di migliaia di famiglie venete non sanno se i loro figli potranno andare a scuola e con quali mezzi pubblici. Stiamo vivendo una situazione assurda e paradossale, se penso che ad aprile avevo sottolineato formalmente al ministro dei Trasporti la necessità di un stretto coordinamento con il ministro all’Istruzione, per farci trovare pronti per l’inizio delle scuole. Ma, ad oggi, non ho ricevuto nessuna risposta in merito».
LA SOLUZIONE Com’è noto, il Veneto aveva deciso di mantenere la propria ordinanza, che autorizza la circolazione dei mezzi a pieno carico, a fronte però dell’obbligo di mascherina. La decisione era stata spiegata dal governatore Luca Zaia con la necessità di garantire il servizio ai lavoratori e, in prospettiva, anche agli studenti. Il tema era stato tuttavia oggetto di polemiche a livello nazionale, tanto che era stato abbozzato un tentativo di mediazione fra il Governo e le Regioni, nel quale rientrava anche una proposta tutta veneta. «Dobbiamo pensare ad una soluzione urgente e condivisa altrimenti il sistema imploderà – sottolinea l’assessore De Berti – e certo non è questo il nostro obbiettivo. Sostengo la soluzio-
ne avanzata dal presidente della Regione del Veneto al Comitato tecnico scientifico, affinché si riconoscano i pendolari come una comunità stabile: ciò garantirebbe il trasporto pubblico a tutti gli studenti, anziché a solo un terzo qualora fosse confermata l’ipotesi ministeriale del distanziamento obbligatorio nel trasporto pubblico locale». Nell’incontro di lunedì con il Cts, era emesa la possibi-
lità di un’entrata scaglionata a scuola. «Ipotesi insostenibile – commenta la leghista – per due motivi. Il primo: come potranno le aziende di trasporto sostenere economicamente più viaggi con lo stesso parco mezzi e personale a disposizione? Il secondo: come faranno ad ammortizzare i costi di questi servizi extra senza nuove risorse a disposizione? Sono soltanto alcuni dei quesiti che abbiamo sottoposto ai ministeri».
I RAPPRESENTANTI DEL SETTORE AL GOVERNO: «INSOSTENIBILE IL RADDOPPIO DELL’OFFERTA»
LE ASSOCIAZIONI
ASSESSORE REGIONALE Elisa De Berti
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A proposito delle imprese del settore, sulla questione intervengono appunto anche le associazioni del trasporto pubblico locale e del trasporto scolastico dedicato Agens, Anav e Asstra, chiedendo «un urgente incontro» al Governo, alla Con-
ferenza delle Regioni e all’Anci. «L’inizio dell’anno scolastico è ormai alle porte – spiegano i rappresentanti della categoria in una nota congiunta – ma ancora non è chiaro a quali condizioni organizzative le aziende del settore dovranno garantire i servizi di trasporto pubblico locale e i servizi di scuolabus. È di tutta evidenza che le misure contenute nel decreto del 7 agosto scorso e le preannunciate linee guida per i servizi di trasporto scolastico dedicato comportino la necessità di prevedere un sostanziale raddoppio dell’offerta dei servizi, condizione oggettivamente molto difficile da realizzare soprattutto in tempi così ristretti e peraltro assai impegnativa anche dal punto di vista economico». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
VANNO A FUNGHI, DUE MORTI IN DUE GIORNI Prima una donna bellunese trovata morta in un dirupo in Cadore, ieri un friulano di 80 anni sul Monte Crostis: entrambi andavano a funghi Sabato 22 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Veneto, nove candidati contro Zaia Depositate le liste per il rinnovo del consiglio regionale `L’ex dem Rubinato è riuscita a raccogliere le sottoscrizioni Due sole coalizioni. E Lorenzoni “firma” tutti i simboli Gli indipendentisti di Spano e Agirmo saranno invece esclusi `
ZAIA Il presidente uscente Luca Zaia correrà con cinque liste, le tre della galassia leghista (Lega, Zaia Presidente più quella degli amministratori che si chiama Lista Veneta Autonomia) e le degli alleati Fratelli d’Italia e Forza Italia. E qui va registrata una curiosità: il primo manifesto della nuova campagna “lucazaia2020” - in cui il presidente compare su un fondale azzurro e la scritta “L’impegno continua” riportava tutti i cinque simboli dei partiti e sui social i militanti avevano apprezzato: cuoricini e condivisioni su Facebook da parte anche dei “suoi” consiglieri e assessori. Poi il manifesto è cambiato e i simboli sono scesi a tre: scomparsi quelli di FdI e FI. Il motivo? I rumors leghisti sono espliciti: è una campagna della Lega, se la paga la Lega, cinque anni fa gli “altri” tra l’aaltro non hanno scucito un euro. Quanto alle candidature, fuori come annunciato i tre del bonus dell’Inps Gianluca Forcolin, Alessandro Montagnoli e Riccardo Barbisan. Per il resto tutto come annunciato: gli assessori in lista Lega, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti “traslocato” in lista Zaia Presidente dove è rimasto Stefano Valdegamberi, mentre nella terza lista si è visto il supporto di vecchi amici del governatore, come Mariangelo Foggiato che a Treviso ha voluto in lista Valter Specia.
LORENZONI Cinque anche le liste a sostegno di Arturo Lorenzoni, l’ex vicesindaco di Padova che guida il
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CENTRODESTRA
VENEZIA La campagna elettorale adesso può entrare nel vivo. Ieri i partiti e i movimenti hanno presentato le candidature per le elezioni regionali, pacchi di carte in Corte d’Appello per gli aspiranti governatori e altrettanti malloppi di documenti nei sette tribunali per i candidati consiglieri. Tutto secondo copione, pochissime le sorprese.
I candidati presidente e le liste
CENTROSINISTRA
VERSO LE ELEZIONI
Luca Zaia
Arturo Lorenzoni
Enrico Cappelletti
Movimento 5 Stelle
Patrizia Bartelle
Veneto Ecologia Solidarietà
«L’IMPEGNO CONTINUA» E NEL MANIFESTO DEL GOVERNATORE VENGONO TOLTI I SIIMBOLI DEGLI ALLEATI
Lega Liga Veneta
Zaia Presidente
Fratelli d’Italia
Forza Italia Autonomia
Lista Veneta Autonomia LVR
Partito Democratico
Il Veneto che vogliamo
Europa Verde
Sanca Autonomia
+Veneto in Europa Volt
Antonio Guadagnini
Partito dei Veneti
Paolo Benvegnù
Solidarietà Ambiente Lavoro
Paolo Girotto
Movimento 3V Libertà di scelta
Ivano Spano
Indipendenza Noi Veneto
Daniela Sbrollini
Iv, Psi, Pri Civica Veneto
Simonetta Rubinato
Veneto Rubinato
centrosinistra nella difficile corsa per Palazzo Balbi. Una curiosità: tutte le sue cinque liste - Pd, Veneto che Vogliamo, Europa Verde, +Veneto Volt, Sanca Autonomia - hanno inserito nel simbolo il nome di Lorenzoni. Da registrare per i Verdi il ritorno in campo regionale del sociologo veneziano Gianfranco Bettin.
LE FIRME L’ex dem paladina dell’autonomia Simonetta Rubinato è riuscita nell’impresa di tirar su qua-
si 5mila firme in tutta la regione: adesso aspetta il vaglio della documentazione da parte della commissione elettorale, un timore potrebbe esserci pare su Verona. Chi invece doveva presentare le firme e volutamente non l’ha fatto è Ivano Spano di Indipendenza Noi Veneto. La sua candidatura, quindi, è destinata a essere bocciata. «Ma infatti noi vogliamo portare il tema dei “tradimenti” politici in tribunale - ha detto Roberto Agirmo - perché Indipendenza Noi Veneto nel
2015 è riuscita a entrare in consiglio regionale, abbiamo preso 54mila voti, ma il consigliere eletto Antonio Guadagnini poi ha cambiato casacca facendosi chiamare Siamo Veneto. Quello che diremo al giudice è: se Guadagnini si fosse dimesso, chi sarebbe entrato al suo posto? Il primo dei non eletti di Indipendenza Noi Veneto. Quindi le firme a noi non servono». Gli altri candidati governatori in lizza: Enrico Cappelletti per il M5s, la centrista Daniela Sbrolli-
ni (Iv, Psi, Pri, Civica per il Veneto), l’ex pentastellata Patrizia Bartelle (Ves), Antonio Guadagnini (Partito dei Veneti), il segretario di Rifondazione comunista Paolo Benvegnù (Sal), Paolo Girotto, storica voce di Radio Gamma 5 e vicino alle posizioni no-vax, per il Movimento 3V. Oggi, dalle 8 alle 12, ultime ore per presentare eventuali altre liste. Domani sul Gazzettino tutti i candidati. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dal turismo all’elettrico, il piano Fs per il Veneto GLI INVESTIMENTI VENEZIA Un piano di investimenti per lo sviluppo dell’economia e del turismo. È quello illustrato al Meeting di Rimini da Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale del gruppo Fs Italiane. Un programma che riguarda tutta l’Italia, ma che presenta una declinazione particolare in Veneto.
GLI AFFARI Ha detto Battisti: «Sarà fondamentale ripensare all’offerta dell’esperienza di viaggio, mettendo al centro le persone e la sicurezza sanitaria, rivedendo il modello sui traffici business e leisure, riscoprendo anche forme di turismo lento attraverso i
treni notte e i treni storici, e ridistribuendo i flussi turistici». Non a caso Rfi ha firmato il contratto di avvio dei lavori per la realizzazione della nuova linea alta velocità Verona-Vicenza, prima fase dei tre lotti funzionali dell’asse Verona-Padova, a proseguimento della Brescia-Verona in corso di realizzazione. Il nuovo tracciato, la cui attivazione è prevista entro il 2027, collegherà le aree urbane scaligera e berica, promuovendo l’utilizzo del treno e il passaggio da gomma a ferro nel settore merci. Quanto ai flussi turistici citati dall’ad, il gruppo Fs ha lanciato i servizi integrati fra treno e bus. Ad esempio il “Chioggia Sottomarina Link” offre 60 collegamenti Busitalia Veneto al giorno dalla stazione di Padova alle spiagge. Allo stesso
MANAGER Gianfranco Battisti è amministratore delegato e direttore generale del gruppo Fs
L’AD E DG BATTISTI: «RIPENSIAMO L’OFFERTA DEL VIAGGIO, METTENDO AL CENTRO LE PERSONE E LA SICUREZZA SANITARIA IN TRENO»
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modo, “Jesolo Link” ne propone 65 fra lo scalo di Mestre e il litorale. In maniera analoga, “Cortina Link” ne garantisce 9 dal lunedì al sabato fra Calalzo di Cadore e la Regina delle Dolomiti.
LE MERCI Battisti ha poi sottolineato che
«nel trasporto pubblico locale bisogna puntare alla completa mobilità elettrica, mentre nel trasporto delle merci sarà fondamentale accorciare la filiera degli approvvigionamenti». I lavori di Rfi per l’elettrificazione delle linee Camposampiero-Bassano e Castelfranco-Montebelluna si sono conclusi ed è stata avviata la procedura per la messa in servizio entro l’anno, quando saranno chiusi anche i cantieri per la linea Conegliano-Vittorio-Belluno. Per il trasporto delle merci, infine, è appena stato pubblicato il bando di gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione del tratto di linea Fortezza-Ponte Gardena, naturale prosecuzione della galleria di base del Brennero. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SABATO 22 AGOSTO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
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Coronavirus: il rebus istruzione trasporto degli studenti
De Berti: Roma decida sulla capienza degli autobus VENEZIA
rapidi saranno effettuati proprio in sei sedi ad hoc. Nelle altre aziende sanitarie, invece, saranno utilizzati tanto gli studi dei medici di famiglia quanto luoghi esterni. «Le polemiche? Fesserie» sintetizza Crisarà. «Gli insegnanti che vengono negli studi non sono mica infetti. Hanno la stessa probabilità di avere contratto il virus di un paziente che arriva con una gamba rotta. Io sono ottimista e confido nel senso di responsabilità dei miei colleghi». «Non sono sintomatici, certo. Ma perché aumentare le probabilità di un possibile contagio?» risponde Tedesco. Un’ultima questione riguarda la disponibilità delle “saponette”. Ma l’assessora Lanzarin, contattata, non risponde. Infine, il timore di “ingorghi” negli studi dei medici di famiglia. «In media, si parla di 20-25 test per ogni medico. Tenendo conto che la campagna di screening inizierà lunedì per terminare il 7 settembre, si potrebbe trattare persino di un esame al giorno. Senza contare che il test è su base volontaria» rassicura Crisarà. In caso di positività alla “saponetta”, si procederà obbligatoriamente con il tampone. —
«Mancano solo due settimane all’inizio dell’anno scolastico e ancora centinaia di migliaia di famiglie venete non sanno se i loro figli potranno andare a scuola e con quali mezzi pubblici». Batte il pugno sul tavolo l'assessora regionale ai trasporti Elisa De Berti. La questione è calda: a tre settimane dall'inizio della scuola, ancora non si conosce con quale capienza potranno viaggiare gli autobus. Se al 100%, come chiede il governatore Zaia, o se al 60%, come ventilato da Roma. Per fare un esempio, se a prevalere dovesse essere la linea di Roma, nel solo Comune di Venezia rimarrebbero a piedi 7 mila degli oltre 15 mila ragazzi abituati ad andare a scuola con i mezzi pubblici. Prosegue De Berti, dettando la "sua" linea, che in realtà è la linea della giunta: «Si riconoscano i pendolari come una comunità stabile, per garantire il trasporto pubblico a tutti gli studenti, anziché a solo un terzo». Per il momento non sembrano esserci soluzioni all'orizzonte. «Nell’ultimo incontro avuto lunedì con il Cts l’unica possibilità emersa riguardava l’entrata scaglionata a scuola. Ma come potranno le aziende di trasporto sostenere economicamente più viaggi con lo stesso parco mezzi e personale a disposizione? E come faranno ad ammortizzare i costi di questi servizi extra senza nuove risorse a disposizione? Devono salire sui mezzi tanti passeggeri quanta è la capienza del vettore, a patto che i passeggeri indossino la mascherina e igienizzino le mani. Dovranno essere garantite dal Governo risorse straordinarie per le aziende, che dovranno prevedere un potenziamento del servizio». —
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L.B.
I banchi con le rotelle, nelle intenzioni in grado di assicurare il distanziamento, già arrivati nella scuola primaria di Lozzo Atestino
I test al personale scolastico sindacati dei medici spaccati Lunedì parte la campagna: sì della Fimmg, alt di Snami: «Non nei nostri studi» Regioni, il Veneto rincorre la Toscana già partita senza affanni a metà settimana Laura Berlinghieri / VENEZIA
In Toscana sono già iniziati mercoledì. Ordinatamente, su prenotazione e con tanto di App fornita ai medici di medicina generale per registrare pazienti ed esiti. In Veneto, invece, ancora si litiga. Solo giovedì, chi provava a chiamare l’Usl 3 (l’azienda sanitaria veneziana) per avere informazioni, riceveva un piuttosto esplicito, ma per niente confortante: «Non ne abbiamo idea». Eppure la campagna di screening sulla “popolazione scolastica” - circa 96 mila persone tra corpo docente e non docente - è stata annunciata in pompa magna. Negli ultimi giorni, i kit per i test "pungi dito" - esito in 7 minuti sono stati forniti dal Ministero della salute alle singole Usl, che a loro volta provve-
deranno a rifornire i medici di medicina generale. O meglio, a rifornire i medici di medicina generale che hanno deciso di aderire alla campagna. Ed ecco servita la seconda polemica. «Abbiamo fatto una riunione a Padova, a cui hanno risposto "presente" 300 medici su 300. Questa mattina (ieri, ndr) in meno di 24 ore ha aderito più del 60 per cento dei medici veronesi. E i dati sono positivi anche nel Veneziano e nel Bellunese» sostiene Domenico Crisarà, segretario regionale di Fimmg, la Federazione italiana dei medici di famiglia. «Qualche problema si registra forse nel Trevigiano e nel Vicentino, per la presenza di organizzazioni sindacali che remano contro». Il riferimento è a Snami, Sindacato Nazionale Auto-
nomo Medici Italiani. «Non siamo contrari in assoluto, pur chiedendoci perché dalla campagna siano stati esclusi gli studenti e pur rilevando che un test fatto una sola volta ha poco senso. Siamo contrari al fatto che questi test vengano effettuati all’interno degli studi di Medicina generale, in un periodo in cui stiamo facendo di tutto per limitare gli accessi. Non vedo perché mettere a repentaglio la sicurezza dei miei pazienti, magari anziani, convogliando nel mio studio persone che, come fatto per tutti gli altri tipi di test, potrebbero essere controllate in luoghi esterni, come tendoni e palestre» sostiene il medico jesolano Lorenzo Tedesco, presidente del sindacato per la provincia di Venezia. In realtà, nell’Usl 3 i test
ilreport quotidiano
Altri 141 positivi in un giorno 82 soltanto nel Trevigiano Nella Marca 724 contagiati La seconda provincia veneta più colpita dall’infezione è quella di Padova ferma a 289 casi in corso VENEZIA
L'epicentro della nuova ondata del Covid è quasi tutto nel Trevigiano. È nella Marca che si concentrano quasi due terzi dei nuovi contagi registrati ie-
ri nell'intera regione: 82 su 141. Ed è nella Marca che si conta quasi la metà dei casi attualmente attivi in tutto il Veneto: 724 su 1.944. Basti pensare che la seconda provincia più colpita dal virus, quella di Padova, è ferma ad "appena" 289 casi in corso. Lo certifica il bollettino di Azienda zero, che fissa i dati alle 17 di ieri. Dati quasi tutti al rialzo. Aumentano i decessi: tre in più in 24 ore, di cui due
nella provincia di Padova e uno in quella di Treviso. Mentre rimangono stabili i ricoveri ospedalieri: 44 in area non critica e sei nei reparti di terapia intensiva. Le cifre più importanti, ancora una volta, si registrano al Ca' Foncello di Treviso, che attualmente ospita 13 pazienti in area non critica e uno in terapia intensiva. A questi si aggiunge un parente ricoverato a Oderzo. Sono 7, invece, le persone che si trovano
PRESIDENTE DOMENICO CRISARÀ GUIDA IL PRINCIPALE SINDACATO DEI MEDICI DI BASE, LA FIMMG
Nell’azienda sanitaria veneziana esami rapidi in sei sedi ad hoc. Altrove anche negli ambulatori dei dottori di base all'ospedale di Padova, di cui due in rianimazione. Importanti anche le cifre nel Veneziano, con 11 pazienti ricoverati al Covid hospital di Dolo, 8 dei quali sono anziani ospiti della casa di riposo Antica scuola dei battuti di Mestre, e uno all'ospedale Dell'Angelo di Mestre. Ad analizzare l'andamento del contagio è la fondazione Gimbe, con il suo consueto report settimanale. E non è un'analisi che sorride al Veneto, la regione italiana in cui, dal 12 al 18 agosto, si è registrato il maggior numero di nuovi casi Covid: 575. Con una media che supera gli 80 contagi ogni 24 ore. Un aumento che riesce persino a superare di ben 87 unità quello registrato la settimana scorsa, quando il Vene-
to era la regione italiana in cui l'impennata, in termini percentuali, era stata più importante. Ora i nuovi casi sono 11.72 ogni 100 mila abitanti. Una situazione peggiore si riscontra nella sola Liguria (12.70). In ogni caso, l'unica regione, insieme al Veneto, sopra i 10 nuovi casi ogni 100 mi-
Isolamenti domiciliari in flessione: 37 in meno E ora negli aeroporti in arrivo i controlli rapidi la abitanti. Basti pensare che la terza regione di questa "classifica" è il Lazio, ferma tuttavia a 5.75. Tornando alle cifre di ieri,
l'unico numero in diminuzione riguarda le persone poste in isolamento domiciliare. Ieri erano 6.528, vale a dire 37 in meno rispetto al giorno prima. Segnale che i tamponi obbligatori sulle persone che rientrano da Grecia, Spagna, Malta e Croazia - ma il governatore Zaia ha annunciato anche l'aggiunta del Sud della Francia - continuano. Ma, parallelamente alle "nuove" quarantene, vi sono gli isolamenti "interrotti" dopo l'ottenimento dell'esito negativo del tampone. Un'oscillazione naturale che potrebbe subire una brusca diminuzione lunedì, con l'arrivo negli aeroporti dei test rapidi, capaci di dare un risultato in pochi minuti. — LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
23 • 21 agosto 2020
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PRIMO PIANO
SABATO 22 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA
Coronavirus: il rebus scuola nella Marca l’allarme
Sos organici in 22 istituti mancano i direttori TREVISO
MATTIA TOFFOLETTO
Nuove immissioni in ruolo fra i direttori di servizi (Dsga) ma nella Marca restano scoperti 22 istituti: «Un problema in più per la ripartenza di settembre, serviva mettere più posti a bando», attacca Marco Moretti, segretario Flc Cgil Treviso. L’ennesimo grattacapo, nel percorso d’avvicinamento alla prima campanella post-lockdown, è legato ai direttori dei servizi generali e amministrativi (contabilità in primis), la seconda figura per importanza nell’organigramma scolastico dopo il preside. A inizio estate, con lo svolgimento degli orali, si è concluso l’apposito concorso. Ma i Dgsa promossi in ruolo nella nostra provincia, circa una trentina, non sono sufficienti. «Bisognerà colmare i buchi d’organico con gli assistenti amministrativi. Contiamo accettino l’incarico, siamo fiduciosi», osserva il provveditore Barbara Sardella. Quella degli “assistenti amministrativi facenti funzione” è prassi consolidata. Nella Marca si è adottata la stessa strategia per lo scorso anno scolastico, quando le sedi scoperte erano 52. Ma i 22 istituti privi di Dsga rappresentano una nuova gatta da pelare. «Mi auguro gli assistenti amministrativi si mettano a disposizione», l’auspicio di Moretti, «Ma pur sempre di amministrativi si tratta e non di Dsga. In un momento storico così difficile, era un contrattempo da evitare. Tenuto conto che senza Dsga non si possono gestire fatture ed effettuare pagamenti. Speriamo che per il 1° settembre tutti i posti siano coperti». Le 22 sedi vacanti evidenziano come il problema sia a monte: «I posti a bando erano troppo pochi per il Veneto», incalza il sindacalista. —
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M.T.
Tanti dubbi e perplessità in vista del rientro in aula previsto per il 14 settembre: il coordinamento dei genitori chiede a mamme e papà di lasciare a casa i figli con sintomi influenzali
«Il problema sono i genitori Tengano a casa i figli malati» Appello delle mamme: troppi bimbi in classe in presenza di sintomi influenzali Il coordinamento delle famiglie scrive a Mattarella per chiedere il ritorno in aula TREVISO
«Il timore vero è legato al comportamento dei genitori. A volte, in passato, capitava mandassero i figli a scuola con tosse e qualche linea di febbre, risolvendo tutto con una tachipirina. Magari lo facevano solo perché, dovendo lavorare, non sapevano a chi affidarli. Ora, però, devono sapere che non è più possibile, con il Covid». Il messaggio, a poche settimane dalla ripartenza del 14 settembre, giunge da una mamma con una certa esperienza in materia scolastica. Un pensiero che racchiude uno dei tanti motivi di preoccupazione delle famiglie per la scuola dell’era coronavirus. A renderci partecipi del disagio è Eugenia Brancaccio, 53 anni, presidente del consiglio d’istituto dell’istitu-
to Comprensivo di Preganziol. È stata fra le prime promotrici del neonato coordinamento regionale dei presidenti dei consigli d’istituto. La figlia più piccola frequenterà la seconda media alle “Foscolo” di Preganziol, le due più grandi sono universitarie a Trieste e Venezia. «Con tre figlie, ho fatto esperienza nei consigli d’istituto. Potrei meritarmi una pensione», scherza Brancaccio. Di certo non avrebbe mai immaginato di dover affrontare un periodo così critico per il mondo della scuola. «Ne ho già parlato con i genitori del Comprensivo, ma presto ribadiremo il concetto», rimarca, «Il problema non è la mascherina: mi interessa che mamme e papà capiscano di non portare a scuola i figli con sintomi influenzali». Ma, fra l’attesa per i nuovi banchi e il per-
sonale da assegnare, le perplessità dei genitori riguardano pure altri fronti: «C’è preoccupazione per il trasporto scolastico, ma questo è un tema legato più alle superiori. A livello di primarie e medie si discute soprattutto del personale aggiuntivo, fra docenti e Ata, che dovrebbe essere riconosciuto per garantire lo sdoppiamento delle classi. Non sappiamo quanti in più arriveranno. E se arriveranno». Senza contare altri pensieri sullo sfondo. Che prendono corpo pure dall’impennata nei contagi degli ultimi giorni: «La speranza è che l’attività didattica possa svolgersi regolarmente e non ci siano più brusche interruzioni. Ma nessuno può sapere come la situazione potrà evolversi nei prossimi mesi, il futuro è un’incognita». Così,
EUGENIA BRANCACCIO PRESIDENTE CONSIGLIO D’ISTITUTO COMPRENSIVO DI PREGANZIOL
«A volte chi non sa a chi lasciare i piccoli li manda a lezione anche se hanno tosse o un po’ di febbre Ora non si può fare»
fra dubbi e incognite, prevale per distacco una certezza: «Mia figlia, ma il discorso vale per tutti i coetanei, non vede l’ora di tornare in classe. La scuola le è mancata tantissimo. Le sono mancate la lezione, l’interrogazione. Ma, soprattutto, il rapporto diretto con professori e compagni. Mai avrei pensato che un ragazzo avrebbe potuto fare riflessioni di questo tipo». Brancaccio è fra le anime del coordinamento veneto dei presidenti dei Consigli d’istituto. In poco tempo, si è arrivati a un’ottantina di adesioni. Tanti hanno infatti sottoscritto le lettere indirizzate al capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e alla ministra competente Lucia Azzolina. «Abbiamo preso ispirazione da quanto già da anni facevano in Emilia Romagna, la miccia è stata la mancanza di chiarezza dopo i quattro mesi segnati dalla didattica a distanza», sottolinea il genitore, «L’idea delle lettere è partita dall’Emilia, poi ha raggiunto i presidenti dei Consigli d’istituto del Veneto. Ora sono già coinvolte cinque regioni, i numeri degli aderenti stanno crescendo. Prossimo step realizzare un coordinamento nazionale». —
definitiva sulla preintesa, sottoscritta il 10 giugno scorso, del contratto collettivo atteso da 14 anni e dopo oltre 3 anni di trattativa. Una scelta, quella di Aris e di Aiop vergognosa, consumata sulla pelle di tutte le professioniste e i professionisti, dei lavoratori e delle lavoratrici della Sanità Privata, definiti eroi quando si tratta di fare profitto e poi negati di ogni diritto e tutela». Lunedì è attesa una massiccia presenza di manifestanti in centro a Treviso, che anche durante la protesta dovranno rispettare tutte le misure relative al distanziamento sociale. —
lunedì dalle 11 alle 13
Sanità, addetti senza contratto protesta in piazza dei Signori TREVISO
Il contratto nazionale della sanità privata non viene rinnovato da 14 anni, seicento lavoratori della Marca trevigiana protesteranno lunedì 24 agosto davanti alla Prefettura di Treviso: il presidio sarà dalle 11 alle 13 in Piazza dei Signori. Ad annunciare la mobilitazione la sindacalista Marta Casarin, segretario della
Fp Cgil di Treviso. «Vogliamo informare i trevigiani di quanto sta accadendo e, visto inoltre che il presidente della Regione Luca Zaia non ci ha ancora permesso un confronto», sottolinea Casarin, «chiedere ai sindaci dei Comuni della Marca trevigiana una presa di posizione a sostegno delle lotte e dei diritti dei lavoratori e per garantire alle nostre comunità la qualità
dei servizi del sistema sanitario sussidiario a quello pubblico». La manifestazione sarà contro la mancata ratifica del rinnovo del contratto della sanità privata da parte dell’Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari (Aris) e l’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop) su scala nazionale. «La protesta», conclude Casarin, «riguarda la mancata firma
VALENTINA CALZAVARA
Lavoratori della sanità: da 14 anni attendono il rinnovo del contratto
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PRIMO PIANO
SABATO 22 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA
Coronavirus: l’allarme nella Marca gli interrogatori
I richiedenti arrestati saranno sentiti oggi TREVISO
MARTA ARTICO
Sono fissati per questa mattina in carcere, a partire dalle 9, gli interrogatori per tutti e quattro i richiedenti arrestati all’alba di mercoledì, perché ritenuti i sobillatori delle sommosse che l’11 e il 12 giugno alla caserma Serena culminarono con il sequestro di due membri dell’equipe medica e operatori della Serena Facility. Su di loro pendono accuse pesanti da parte della procura: sequestro di persona, devastazione e saccheggio. Ad A.T. 26 anni del Gambia, difeso dall’avvocato Barnaba Battistella, l’accusa è stata notificata in carcere a Santa Bona, dove si trova dal primo agosto per essersi reso responsabile di altre aggressioni al personale. Gli altri sono M.T. 35 anni del Mali e O.C, 23 anni della Costa D’Avorio (difeso da Roberto Uliana). S.A., 31enne senegalese, invece, risiedeva in via Pisa da un connazionale. Verso metà giugno, in un momento in cui gli ospiti erano negativi al covid e non vigevano quarantene, ha rinunciato all’accoglienza alla Serena, probabilmente per rendersi più invisibile, ed è andato a vivere da un connazionale con il quale condivideva l’appartamento. I problemi, però, non li ha creati nel condominio di via Pisa, ma alla Serena. Ed è proprio il fatto che si fosse allontanato e avesse trovato casa nel grattacielo di via Pisa, che ha fatto infuriare il sindaco, Mario Conte, il quale sostiene che in questo modo «si bypassano gli strumenti di controllo e si vanificano gli sforzi fatti dall’amministrazione proprio per migliorare la vivibilità di luoghi come via Pisa». —
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M.A.
Nell’immagine, gli ospiti della Caserma Serena mentre si sottopongono a turno al tampone
«Serena, entro fine agosto la caserma sarà Covid free» L’annuncio del dg dell’Usl 2 Benazzi dopo gli ultimi test. I negativizzati sono 190 Conte: «Vogliamo la mappatura di tutti i luoghi dove sono ospitati i migranti» TREVISO
«La Serena si sta negativizzando, entro il 31 agosto avremo la caserma Covid free». Il direttore generale dell’Usl 2 della Marca, Francesco Benazzi, è fiducioso in merito all’evolversi del cluster sul quale sono puntati da settimane i riflettori. Se entro fine mese gli ospiti della caserma saranno tutti negativi, non si porrà più né lo spinoso problema della suddivisione, né quello del trasferimento in strutture, centri di accoglienza o appartamenti nel territorio della Marca. NEGATIVIZZATI IN AUMENTO
I tamponi effettuati in queste ore, nel complesso, rilevano che i negativi, ad oggi, sono 190. Come annunciato ieri mattina con soddisfazione dal prefetto di Treviso, Maria Rosa Laganà. Il dato emerge
dallo screening di giovedì, che ha visto allargarsi in modo rilevante, le maglie dei negativi. Ieri i richiedenti asilo sono stati nuovamente sottoposti a screening, per avere una controprova. Si tratta del sesto tampone da giugno. I negativizzati della tornata precedente erano 54, ai quali vanno sommati gli 8 negativi della prima ora, che non sono mai stati contagiati. Rimangono 43 positivi, che dopo gli ultimi test, potrebbero a breve essere negativizzati. Secondo il direttore generale, entro una decina di giorni i positivi saranno azzerati e la caserma della “discordia” tornerà Covid free. «Giovedì», spiega il prefetto «sono stati trasferiti gli ospiti che dovevamo spostare del precedente blocco dei negativizzati di cui sono qualcuno era stato spostato. Sono stati sistemati sfruttan-
do l’accoglienza diffusa, dal momento che all’interno della caserma, non c’è posto per tutti». NUOVA ALA SANIFICATA
«I richiedenti negativizzati rimasti all’interno, sono stati sistemati in un’ala sanificata, dove andranno tutti i richiedenti che mano a mano diventeranno negativi. Adesso questa suddivisione si può fare con più tranquillità, perché il clima è più sereno e gli ospiti sono tornati a più miti consigli, una volta capito che se non li seguono, è a loro discapito». Chiude: «Adesso vedremo quanti negativi andranno nella struttura a parte, ma si tratta di poche decine. Nel frattempo si continuano a eseguire tamponi di controllo, per vedere se tutti hanno sviluppato gli anticorpi. I negativi non escono dalla caserma
appello a zaia di beltramello (pd)
«Gli anziani in casa di riposo rischiano di morire da soli» TREVISO
Situazione «stazionaria» nelle case di riposo della Marca trevigiana, dove permangono alcuni casi di ospiti positivi al Covid. Nel corso di questa settimana alla Civitas Vitae di Vedelago sono emersi 13 contagiati, nessun aumento dei contagi invece in altre due strutture attenzionate dall’autorità sanitaria per la presenza di alcuni casi: la San Pio X di Cordi-
gnano e il Bon Bozzolla di Farra di Soligo. BON BOZZOLLA
La direzione del Bon Bozzolla ha fatto sapere ieri che «dalla scoperta dei casi di Covid-19 a luglio non si sono registrati altri contagi. Da allora ad oggi si sono negativizzati i tre operatori positivi e mano a mano anche gli altri ospiti, tutti asintomatici, stanno vincendo il virus. Due ospiti continuano a es-
sere ospitati nel nucleo Covid, seguiti costantemente dal nostro personale e in attesa della conferma di esito negativo». ISRAA DI TREVISO
Abbracciare i propri cari, senza rischiare di trasmettere il virus: ci sta lavorando l’Israa di Treviso, che sta studiando una tuta integrale per i parenti che si recheranno in visita agli anziani ospiti. Al momento le visite sono sottoposte a rigidi pro-
IL SINDACO MARIO CONTE SERVONO CONTROLLI INTERFORZE POTENZIATI E PUGNO DI FERRO
Al primo cittadino non è andata giù che uno degli arrestati del centro si fosse trasferito a vivere in via Pisa tocolli di sicurezza. «La tuta permetterebbe di abbracciarsi per un minuto, e un abbraccio come questo vale una vita» spiega l’Israa. L’AFFONDO DI BELTRAMELLO
Nel Trevigiano l’Usl 2 continua i controlli periodici su 57 Rsa per un totale di oltre 11 mila tra ospiti e operatori mensilmente sottoposti a screening, in caso di positività al Covid, la struttura viene “blindata” isolando i pazienti malati e vietando l’ingresso ai parenti. Sulla difficoltà a garantire un filo diretto tra anziani degenti nelle Rsa e famigliari, interviene Claudio Beltramello, candidato castellano alle elezioni regionali del Partito democratico nonché specialista in Igiene e Salute pubblica. Il dottor Bel-
se non prima del terzo tampone di controllo». CONTE CHIEDE LA MAPPATURA
Dopo la scoperta che uno dei quattro richiedenti arrestati sui quali pendono pesanti accuse si era allontanato dalla Serena e risiedeva nel grattacielo di via Pisa dove la polizia lo ha prelevato mercoledì, il sindaco, Mario Conte, chiede provvedimenti a Stato, Prefettura e forze dell’ordine. «È necessario che ora, oltre al pugno di ferro, venga disposta una mappatura – chiara e dettagliata – di tutti i luoghi dove vengono ospitati i migranti. Inoltre, vanno potenziati i controlli da parte delle forze dell’ordine. La Polizia locale può intervenire e lo farà per i consueti controlli, ma serve un incremento interforze dell’attività. L’accaduto è la conferma che anche le forme di “accoglienza diffusa” fanno acqua da tutte le parti». E ancora: «Distribuire qua e là persone che, non di rado, faticano a integrarsi o non rispettano le regole, comporta difficoltà di gestione e confusione. Penso che le mie richieste siano ragionevoli e sacrosante: come sindaco sono chiamato a tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini. E lo farò fino in fondo». —
tramello lancia un appello al governatore Luca Zaia: «La situazione nelle residenze per anziani e nelle strutture per persone con disabilità e con disagio psichico è diventata insostenibile e finora chi avrebbe dovuto non se ne è occupato a sufficienza. Si rischia che queste persone muoiano di solitu-
L’Israa sta studiando una tuta integrale perché i familiari possano abbracciarsi dine senza ricevere visite». Un tema caldo, all’ordine del giorno, che riguarda moltissime persone. L’appello di Beltramello è a nome di tante fami-
glie che hanno segnalato difficoltà nell’assistenza ai loro cari che, spesso, possono essere incontrati per 30 minuti a settimana separati da un vetro: «Si identifichi un familiare che possa fare visita alla persona cara con regolarità e lo si sottoponga a tampone nei tempi congrui per consentirgli un accesso agevole alla struttura, certo mantenendo sempre misure come la mascherina e l’igiene delle mani. Questa è già la prassi per le famiglie con pazienti ricoverati in ospedale: perché non è stata estesa alle famiglie con anziani e disabili? Occorre fare qualcosa prima che il limite di sopportazione sia superato e che i danni diventino irreparabili». — VALENTINA CALZAVARA © RIPRODUZIONE RISERVATA
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.ROVIGO
... Sabato 22 Agosto 2020
La Voce
METEO Oggi il giorno più caldo, con temperature vicine ai 40 gradi e grande tasso di umidità
Il picco rovente, poi la pioggia il Polesine fra le zone più “africane”. Da domani i primi temporali con l’arrivo di aria più fresca I giorni più caldi dell’estate. Ieri ed oggi temperature roventi e afa hanno surriscaldato il Polesine trasformandolo in una delle zone più calde d’Italia. Tra domani e lunedì, però è annunciato l’arrivo di temporali prima in montagna e poi, forse, anche sulle pianure. L’anticiclone africano raggiungerà il suo picco di caldo proprio oggi, quando sulle zone interne lontane dal mare si potranno raggiungere punte di 36-38 gradi, fino a picchi di 40 gradi su Sardegna e Sicilia”. Lo dicono gli esperti di 3bmeteo.com. “Qualche grado in meno - dice Ferrara - lungo le coste grazie alle brezze marine, ma con afa alle stelle. Il caldo infatti non solo sarà intenso ma afoso per la presenza di umidità, specie lungo i litorali, nei grandi centri urbani e in generale sulla Pianura Padana, dove le temperature percepite dall’organismo saranno decisamente elevate non solo di pomeriggio ma anche durante le ore serali. Tra le città più calde Mantova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Firenze, Terni, Roma, Sulmona, Benevento, che potranno raggiungere picchi di 36-38 gradi. Ma “l’anticiclone africano verrà gradualmente indebolito dai venti atlantici sul Nord Italia in concomitanza del weekend”. Oggi tra il pomeriggio e la serata ci sono attesi i primi forti temporali
n L’allerta lanciato dalla protezione civile del Veneto oggi il picco del caldo con temperature vicine ai 40 gradi
su Alpi, occasionalmente Prealpi e solo isolatamente sulle alte pianure, in locale estensione tra sera e notte anche al Friuli Venezia Giulia. I fenomeni saranno rapidi, in genere di breve durata, ma anche forti associati a locali grandinate, nubifragi o improvvisi colpi di vento; ancora tanto sole sul resto del Nord con caldo e afa elevati. “Domenica invece rovesci e temporali si faranno più incisivi sul Nord Italia, specie tra pomeriggio e la serata, con fenomeni che dalle Alpi si
propagheranno in modo sparso sulle pianure, soprattutto tra Lombardia, Emilia e Triveneto. Anche in questo caso saranno possibili locali nubifragi, grandinate anche violente e improvvise raffiche di vento. Il tutto accompagnato da un netto calo termico entro sera, con anche ingresso della bora sull’alto Adriatico.. E ieri la Regione Veneto ha comunicato che tra oggi e lunedì prossimo l’estensione verso il Mediterraneo di una vasta circolazione ciclonica
presente sull'Europa settentrionale sostituirà il promontorio anticiclonico di origine africana che sta interessando la regione, determinando alcune fasi di instabilità con rovesci e temporali. Un prima fase di instabilità interesserà nella pomeriggio/sera di oggi le zone montane, specie quelle centro-orientali e in particolare le Dolomiti; non si escludono locali fenomeni intensi sulle Dolomiti, in possibile estensione alle zone prealpine e pedemontane orientali (Belluno e Treviso).
POSTE ITALIANE Turnazione in ordine alfabetico per chi ritira contanti
Pensioni in pagamento dal 26 Poste Italiane comunica che in provincia di Rovigo le pensioni del mese di settembre verranno accreditate a partire da mercoledì 26 agosto per i titolari di un libretto di risparmio, di un conto BancoPosta o di una Postepay evolution. I titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare i contanti dai 39 Atm Postamat disponibili in provincia, senza bisogno di recarsi allo sportello. Coloro che invece non possono evitare di ritirare la pensione in contanti, nell’ufficio postale, dovranno presentarsi agli sportelli rispettando la turnazione alfabetica prevista dal seguente calendario che potrà variare a seconda del numero di giorni di apertura dell’ufficio postale di riferimento. I cognomi dalla A alla B mercoledì 26 agosto. Dalla C alla D giovedì 27 agosto. Dalla E alla K venerdì 28 agosto. Dalla L alla O sabato mattina 29 agosto. Dalla P alla R lunedì 31 agosto. Dalla S alla Z martedì primo settembre. Poste Italiane ricorda che i cittadini di età pari o superiore a 75 anni che percepiscono prestazioni previdenziali presso gli uffici postali, che riscuotono normalmen-
te la pensione in contanti e che non hanno già delegato altri soggetti al ritiro della pensione, possono chiedere di ricevere gratuitamente le somme in denaro presso il loro domicilio, delegando al ritiro i carabinieri. Poste Italiane comunica inoltre che negli uffici postali della provincia è possibile prenotare il proprio turno allo sportello tramite WhatsApp. Richiedere il ticket elettronico con questa modalità è molto
semplice: basterà memorizzare sul proprio smartphone il numero 3715003715 e seguire le indicazioni utili a conseguire la prenotazione del ticket. Per gli uffici abilitati alla prenotazione su WhatsApp, è stata riattivata anche la possibilità di prenotare il proprio turno allo sportello da remoto direttamente da smartphone e tablet utilizzando l’app “Ufficio Postale” oppure da pc collegandosi al sito poste.it,
senza la necessità di registrarsi. Negli uffici postali con possibilità di prenotazione “a distanza”, è inoltre possibile tornare ad attendere il proprio turno allo sportello all’interno dei locali. Per conoscere gli uffici abilitati alla prenotazione del ticket da remoto e per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito www.poste.it o contattare il numero verde 800 00 33 22. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Domani a partire dalle ore centrali, aumenterà la probabilità di rovesci e temporali, dapprima sulle zone montane e pedemontane e poi anche sulla pianura; non si escludono fenomeni localmente intensi con forti rovesci, forti raffiche di vento, locali grandinate. Visti i fenomeni meteorologici previsti il Centro funzionale decentrato della Protezione civile del Veneto segnala la possibilità di disagi, nel caso di temporali intensi, al sistema di drenaggio urbano
e lungo la rete idrografica minore in tutto il territorio veneto. Segnala, inoltre, la possibilità d'innesco di fenomeni franosi superficiali sui versanti e di innesco di colate rapide specie nelle zone dell’Alto Piave, del Piave Pedemontano, dell’Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone e dell’Adige-Garda e Monti Lessini. Per i territori pedemontani e di pianura lo stato di attenzione decorre a partire dal mezzogiorno di domani. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Provincia 29
L'ARENA
Sabato 22 Agosto 2020
LESSINIA. LaRegionehaampliato anchea chicontrollail territorio ilpermesso all’autoconsumo, sinorariservatoaicacciatori, perridurrelapopolazione deglianimali
Cinghiali cacciati emangiati, c’è l’ok LessiniaeBaldosono gli unici ambitidelVenetodove si può abbatterel’ungulato Cene sonoalmeno novemila Vittorio Zambaldo
Dalla Regione arriva l’autorizzazione all’autoconsumo della carne dei cinghiali abbattuti, non solo per i cacciatori, com’era in vigore finora, ma anche per chi è impegnato nel controllo, cioè per le squadre autorizzate al prelievo del cinghiale nell’ambito del piano regionale di controllo e di eradicazione. Anche loro quindi, come i cacciatori, possono gestire in proprio la carcassa, senza l’obbligo di conferirla ai macelli autorizzati e di affrontare i relativi oneri per l’ispezione veterinaria. Il chiarimento, sollecitato da alcune associazioni di categoria, arriva dalla Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria della Regione e questo perché «al momento non sussistono motivi sanitari o di sicurezza alimentare per giustificare una diversa modalità di gestione delle carcasse dei capi cacciati, dato che sia i cacciatori in regime venatorio che i controllori che operano in tutto il territorio regionale, secondo il piano veneto di controllo ed eradicazione approvato da Ispra, svolgono la medesi-
ma attività di caccia». Ricordiamo che in Veneto solo in Lessinia e sul Baldo finora è autorizzato il prelievo venatorio, mentre sul resto del territorio si fa solo controllo ed eradicazione. L’assessore Giuseppe Pan con deleghe all’Agricoltura, Caccia e Pesca, accoglie con favore la precisazione dell’autorità di sicurezza alimentare della Regione, «perché si agevola, se non addirittura incentiva, il lavoro dei controllori, che possono integrare con i loro abbattimenti l’ordinario prelievo venatorio». Il provvedimento mira a incentivare questo, anche in considerazione del fatto che in Veneto si calcola ci sia una popolazione che supera i 50 mila cinghiali, 9mila dei quali solo sulle montagne veronesi. L’anno scorso gli abbattimenti dei cacciatori veronesi, per la specie cinghiale, sono stati 1.359 e 900 quelli in capo alla caccia di controllo. Per l’assessore Pan «sono i numeri stessi a rendere evidente l’opportunità da un lato di valorizzare i capi abbattuti con opportune iniziative di commercializzazione, e dall’altro di agevolare l’autoconsumo senza passare obbligatoriamente per i macelli».
Lenorme sanitarie
Lecarnivannocontrollate eattenzioneallatrichella
Cacciaalcinghiale, ora possono esseretenuti perl’autoconsumo anchedaicontrollori delterritorio
Resta prioritaria la sicurezza alimentare anche per i capi in autoconsumo e per questo la Direzione regionale veterinaria chiarisce che l’autoconsumo è autorizzato «per un solo capo per ogni cacciatore/operatore e verrà sospeso qualora si verifichino situazioni di emergenza epidemica. Inoltre, le Ulss saranno coinvolte nella formazione dei cacciatori e dei controllori per la caccia di selezione, nelle competenze relative a igiene delle carni e malattie degli animali, con il rispetto
degli obblighi in materia di identificazione e tracciabilità delle carni, l’impegno a prevenire ogni forma di zoonosi, l’obbligo dell’analisi delle carni per la ricerca del parassita della trichinella, nonché il rispetto della normativa vigente in materia di smaltimento dei sottoprodotti». Plaude a questo risultato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Massimo Giorgetti: «L’anno scorso ho presentato un emendamento alla finanziaria regionale come misura per l’eradicazione dei
SANT’AMBROGIO. Sarà inauguratadomani lanuova struttura
L’auditoriumchedomani saràinauguratodal vescovo monsignorGiuseppeZenti
APontonl’auditorium «FilippoBardellini» Volutodalle«Poverelle dellaCasa diNazareth» Mirco Franceschetti
Domani, alle 17 all’istituto «Poverette della Casa di Nazareth», a Ponton di Sant’ Ambrogio di Valpolicella, il vescovo monsignor Giuseppe Zenti presiederà una concelebrazione e inaugurerà il nuovo auditorium dedicato a padre Filippo Bardellini, fondatore della Congregazione religiosa. Bardellini fu un sacerdote veronese dell’Oratorio di san Filippo Neri (Filippini) e, nel 1921, fondò ap-
punto l’Istituto religioso «Poverette della Casa di Nazareth» perché uomini e donne consacrati dedicassero la propria vita a sostegno di persone con disabilità mentale. Oggi l’Istituto continua la sua missione e presta il suo servizio a favore di 270 ospiti, accolti sia in residenze che in centri diurni e di formazione professionale. I servizi gestiti nelle cinque sedi sono: la Rsa, la Comunità alloggio, i Centri diurni e Centri di formazione professionale. Ritenendo che la l’Opera sia
una presenza preziosa sia per i disabili accolti che per le loro famiglie e per gli enti pubblici, si è pensato di costruire un auditorium plurifunzionale per vari eventi, incontri di formazione del personale dipendente, incontri sia con gli ospiti che con le loro famiglie, nonché incontri di preghiera e di spiritualità aperti a tutti, adorazioni eucaristiche anche rivolti ai giovani, convegni, testimonianze di vita, ritrovi per presentare sia la figura del fondatore che le attività della Congregazione,
cinghiali e da tempo insisto che servono azioni forti, per esempio la caccia notturna con dispositivi adeguati che permetterebbero di ottenere risultati concreti nell’immediato. Finora la caccia di selezione aveva molti limiti tra cui gli orari e i centri di raccolta nei quali portare gli ungulati abbattuti. Che ora anche i controllori possano gestire in proprio la carcassa è un ulteriore passo avanti verso la limitazione della presenza di questi dannosi animali», conclude Giorgetti. •
L’interventoregionaleripara un tortochei cacciatoridi controlloeselezione lamentavano:nonpoter avere comerisarcimentola carcassa dell’animaleabbattuto. Primainfatti la preda doveva essereconsegnata aun macelloautorizzato,doveva averelacertificazione veterinariadisanitàdelle carni epoi dovevaessereacquistata dalcacciatore. Una procedura chenonfavoriva certo la partecipazioneallacattura egli abbattimenti.Tanto piùche per lacaccia, quellaapertada giugnoa marzo,da appostamentoeselezione, e quelladanovembrea gennaio, perl’appostamento ela girata, daquest’annoanche soprai 900metri dialtitudine anche in Lessinia,nonesistequesta limitazione:il cacciatoreè titolaredell’animaleabbattuto, anchese vincolatocomunque alcontrollo sanitariodelle carni primadellaconsumazione. Èsuquestochela notadella Direzioneregionale prevenzione,sicurezza alimentaree veterinaria, insisteparticolarmenteepone dellecondizionibenprecise: chenonvisiano situazionidi emergenzaepidemicaper malattieinfettive delcinghiale; cheicacciatori sianoformati
sugliaspettiigienico-sanitaried epidemiologici;chela carcassa dell’animalesiadestinata all’autoconsumo;le carnisiano sottoposteall’esame per la ricercadellatrichinella; siano rispettatele buone pratiche venatorieegli obblighi inmateria diidentificazioneetracciabilità dellecarni, nonchéle norme igienico-sanitarieper la prevenzionedi zoonosieinfinesi rispettila normativaper lo smaltimentodeisottoprodotti. «Èper questeragioniche abbiamoattivatoil Centrodi raccoltaecontrolloungulati di Valdiporro»,spiegaMassimo Sauro,presidentedellaRiserva alpinadicacciadiBosco Chiesanuova,«doveinostri associaticonferiscono tuttele carcassediungulati, nonsolo cinghiali,ma anchecervi,caprioli e camosciabbattuti nellaRiserva.Ci teniamoallanostra salute ea quelladeinostri familiarieda quandoèinfunzione ilcentro ne abbiamocapito ilvantaggio e sperimentatoanche il miglioramentonellaqualità delle carni». NelVeronese, oltreal centrodi Valdiporro,sono infunzione punti diraccoltaanchea Brenzoneea Caprino,quest’ultimi gestitida associazionivenatorie, oltrea quellodiFumane,che èunmacello privato. V.Z.
INQUINAMENTO. Accusadell’assessorevenetoall’ambiente Bottacin anniversari del Bardellini, riunioni di volontari che sostengono l’Istituto. «L’auditorium sorge su un terreno di pertinenza dell’Istituto, sul quale, nella seconda guerra mondiale», spiega la superiora generale, suor Teresina Cavazza, «caddero diverse bombe rendendolo non idoneo alle coltivazioni. Ricordando che ancor prima il Bardellini aveva il desiderio di costruire una chiesa, si è pensato che proprio questo spazio fosse la sede adeguata per farvi sorgere un auditorium; quel terreno che prima subì la caduta di ordigni che richiamavano la morte, ora si è prestato per la nascita di un luogo di verità, di speranza ed essenzialità. È questo un esempio di come il bene vince sulle aridità, di come la luce ha sempre predominanza sul buio». All’interno dell’auditorium vi sono 199 posti a sedere e vi è anche un altare per le messe. Sono stati seguiti meticolosamente tutti i parametri e le regole vigenti, come uscite di sicurezza, impianti anti-incendio, di riscaldamento, di aria condizionata e servizi igienici anche per persone in difficoltà. Illuminazione, impianto di amplificazione e spazio verde all’esterno. La Congregazione ringrazia il vescovo Zenti per la disponibilità data sulla sua presenza, i sacerdoti che concelebreranno, il sindaco Roberto Zorzi, le autorità che saranno presenti domani, i carabinieri, la Croce rossa, la Protezione civile e tutti coloro che hanno aderito a supportare l’evento, tra cui gli alpini, i volontari, e il coro. •
Ilgovernoprevede limitilarghiperiPfas
Sonopiù «tolleranti» diquellifissati dalla Regione Luca Fiorin
Il governo prevede di adottare limiti per quanto riguarda la presenza dei Pfas negli scarichi molto più elevati di quelli che aveva fissato la Regione Veneto. A renderlo noto è stato Gianpaolo Bottacin, l'assessore regionale all'ambiente, il quale, peraltro, non ha risparmiato certo le critiche. «Dopo cinque anni che sbraita per i limiti sui Pfas e dopo ben 808 giorni che occupa il ministero dell'Ambiente (con Sergio Costa, ndr) finalmente il Movimentfo Cinque Stelle ha formulato la bozza dei limiti sugli scarichi per i Pfas». Limiti che, secondo Bottacin, sono però troppo larghi ed entreranno in vigore in ritardo. La proposta è contenuta nel disegno di legge Green New Deal e transizione ecologica del Paese, il Collegato ambientale 2020, che è stato presentato in questi giorni in Senato. «Nel testo si parla di tetti di 30 nanogrammi per il Pfos, 500 nanogrammi per una decina di altre sostanze della famiglia e addirittura 7.000 nanogrammi per il C6O4 e il GenX (i Pfas di nuova nenerazione, ndr) anche
GianpaoloBottacin
per gli scarichi che possono avere un impatto sulla qualità di acque il cui uso può determinare il passaggio delle sostanze nella catena alimentare», precisa l'assessore veneto. Il quale sottolinea che la Regione, pur non avendone la competenza, ma a tutela dei propri cittadini, già dal 2017 ha fissato autonomamente un limite virtualmente tendente a zero per le acque potabili mentre per gli scarichi industriali, sommando tutte le sostanze, ha fissato un massimo assoluto di 2030 nanogrammi in presenza di tutte le sostanze contemporaneamente, con un massi-
mo di 500 per Pfoa, Pfba, Pfbs e 30 per i Pfos. «Nella proposta arrivata al Senato, invece, in caso di presenza di tutte le sostanze contemporaneamente, la quantità ammessa sarebbe di 19.530 nanogrammi per litro, ben cinque volte il limite posto dal Veneto», dice Bottacin. «Ma c'è di più», continua. «Questi limiti non entrerebbero in vigore subito, ma tra due anni». Adottando valori così alti, inoltre, secondo l'assessore si darebbe un ulteriore appiglio a chi ha presentato ricorso contro i limiti imposti dalla Regione. «Mi auguro che non sia una scelta voluta», conclude Bottacin, «perché, per noi, l'unico interesse è sempre stato e rimane quello di tutelare la salute dei cittadini; a questo punto, mi piacerebbe sapere se lo stesso vale anche per i pentastellati». La novità relativa ai limiti ha messo in allarme anche coloro che si battono da anni per avere acqua pulita dai Pfas, i quali dallo stesso ministro Costa avevano ricevuto rassicurazioni per quanto riguarda i limiti più volte in passato. C'è da attendersi, quindi, per i prossimi giorni prese di posizioni ed iniziative. •
4 Italia
L'ARENA
Sabato 22 Agosto 2020
ELECTIONDAY. Alle urnein 6Regioni ein 1.184Comunie ovunqueperil referendum sultaglio dei parlamentari
Regionali,si chiudonole liste Lacorsaper seigovernatori Ilcentrodestracorre unitoovunque ehal’obiettivo diraddoppiarele sueattualipedine. Pentastellati edemocraticiinsieme inLiguria, il restoè rebus Michela Suglia ROMA
I giochi sono fatti, ma il risultato finale è tutto da immaginare. Fra un mese gli elettori di sei regioni sceglieranno i loro nuovi presidenti. Ormai al rush finale sulle liste dei candidati (tempo massimo, oggi alle 12), si entra nel vivo della gara. Il centrodestra corre unito ovunque, il Pd e i 5 Stelle solo in Liguria. Sulla
Ilcentro-sinistra governaToscana, Marche,Pugliae Campaniama rischiadirestare indietro L’opposizione amministra attualmente soloindue territorimapuò raddoppiare
carta, potrebbe essere una «remuntada» del centrodestra che raddoppierebbe le sue attuali pedine (Veneto e Liguria), conquistando Puglia e Marche e magari strappando la quinta con la «rossa» Toscana. Oppure una conferma o una perdita contenuta per il centrosinistra: oggi amministra Toscana, Campania, Puglia e Marche, ma potrebbe restare a 3. Molto peggio, si prevede, per il M5s che ha il carniere vuoto e così potrebbe restare. Il 20 e 21 settembre si disegna insomma il futuro al nord, centro e sud d'Italia. Nello stesso weekend si vota anche in 1.184 Comuni e per il referendum costituzionale che propone di sfoltire il Parlamento, tagliando 230 deputati e 115 senatori. - CAMPANIA: l'attuale presidente Vincenzo De Luca, passato a sinistra e un presente da «sceriffo» specie nell'emergenza Covid, si presenta per il bis. A sfidarlo è il berlusconiano Stefano Caldoro che ha guidato la regione prima di lui. Terzo litigante in gioco è Valeria Ciarambino del M5s,originaria di Pomigliano d'Arco come Luigi Di
Maio. - LIGURIA: nella terra segnata dalla ferita del ponte Morandi, è una corsa a due. Il centrodestra ha scommesso, compatto, sull'attuale governatore: Giovanni Toti. A sorpresa e con la benedizione di Beppe Grillo, Dem e 5 Stelle sostengono il giornalista Ferruccio Sansa. - MARCHE: all'orizzonte non c'è nessun bis. Il presidente uscente Luca Ceriscioli non si ricandida. Al suo posto, Maurizio Mangialardi, due volte sindaco di Senigallia e presidente dell'Anci Marche con un passato da prof. In corsa per il M5s c'è Gianmario Mercorelli che ha detto No all’alleanza con il Pd.L'uomo del centrodestra è Francesco Acquaroli, deputato di Fratelli d'Italia che tenta di nuovo l'impresa, fallita nel 2015. - PUGLIA: la terra di Giuseppe Conte è contesa da 4 candidati. In primis il governatore uscente, l'ex magistrato ed ex sindaco di Bari Michele Emiliano. Per il centrodestra corre Raffaele Fitto: eletto presidente della Puglia nel 2000 a 31 anni, è stato il più giovane d'Italia. Gli altri
LARIFORMA. Peril Movimento èuna battagliaidentitaria
AltatensionePd-M5S Ilreferendum divide
ELEZIONI.Laprocedura intempo diCovid
Votoin sicurezza enegliospedali Firmatoil decreto
Urneelettoraliincasaperchi è inquarantenaoin isolamento ROMA
Ilmomento delvoto inunaprecedente tornata elettorale ANSA
due candidati sono Antonella Laricchia del M5s, pasdaran del Movimento e il renziano Ivan Scalfarotto. - TOSCANA: è uno dei trofei più ambiti. Qui si teme un testa a testa (stile Emilia-Romagna lo scorso gennaio) tra il candidato del Pd Eugenio Giani, nome della vecchia guardia di sinistra e ora alla guida del Consiglio regiona-
le, e la pasionaria della Lega Susanna Ceccardi. Contro di loro la 5 StelleIrene Galletti - VENETO: è il feudo di Luca Zaia, il «doge» della Liga veneta e governatore che parte avvantaggiato dal miglior pronostico. I suoi sfidanti sono, per il Pd, il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni e per il M5s l' ex senatore Enrico Cappelletti. •
LAPROPOSTA. L’ area valutataal10%
Italiani al voto il 20 e 21 settembre prossimi con misure anti-contagio. Lo prevede il decreto legge -. firmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella, dal premier Giuseppe Conte e dai ministri Luciana Lamorgese, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Roberto Gualtieri - pubblicato pochi giorni fa in Gazzetta Ufficiale. Per l'election day di settembre, che accorpa politiche, amministrative e referendum, il provvedimento rileva «la necessità di adottare adeguate misure per assicurare l'esercizio del diritto di voto anche degli elettori positivi al Covid-19 in quarantena e di tutti coloro che si trovano in isolamento fiduciario». Ecco quindi che nelle strutture sanitarie con almeno 100 e fino a 199 posti-letto, che ospitano reparti Covid, verranno costituite sezioni elettorali ospedaliere. Esse saranno abilitate alla raccolta del voto domiciliare degli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per il Coronavirus. Queste persone dovranno far pervenire - tra il decimo ed il quinto giorno precedente le
Unacorsia d’ospedale ANSA
consultazione - al sindaco del Comune di residenza una dichiarazione che attesta la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio ed un certificato che indichi la condizione di contagiato. Il voto verrà raccolto «durante le ore in cui è aperta la votazione». Ai componenti delle sezioni ospedaliere che provvedono alla raccolta e allo spoglio del voto domiciliare degli elettori l'onorario fisso forfettario e' aumentato del 50%. Novità anche per le modalità di voto. Per prevenire i rischi di contagio sarà lo stesso elettore, dopo essersi recato in cabina ed aver votato e ripiegato la scheda elettorale, a provvedere ad inserirla personalmente nell'urna. •
CORONAVIRUS. Lagiornatacontro leviolenze
Dem-5Semoderati Conla pandemia l’ideadi Bettini minoranze religiose peril «terzopolo» piùdiscriminate
Traidem maanchetra i5 Stellecrescelafronda GeloalNazareno.«La pensiamo Ladenuncia diOpen Doors:casi delNoaltagliodei parlamentari.DiMaio incampo diversamente»,diceZingaretti increscita,dalla Nigeriaall’India ROMA
Le Regionali e il referendum sul taglio dei parlamentari, con il crescente rischio di una nuova emergenza Covid-19. Governo e maggioranza si avviano rapidamente al cruciale ingorgo di settembre sulla scia di tensioni che, né la pausa estiva né il voto su Rousseau per le alleanze, hanno allentato. È Luigi Di Maio, in un panel del Meeting di Rimini, a rilanciare la partita referendaria, fondamentale per il M5s. «Il sì al taglio dei parlamentari è un'opportunità di cambiamento, è l'inizio di un percorso non la sua fine», sottolinea il ministro degli Esteri ricordando, non casualmente, come la riforma sia stata approvata alla Camera all'unanimità. Sul referendum, infatti, crescono le frizioni nella maggioranza. Il silenzio del Pd si fa di giorno in gior-
LuigiDiMaio,leader M5S ANSA
no più assordante mentre comincia a uscire allo scoperto, nei Dem e anche a sinistra del Pd, la fronda per il «No». Italia Viva nel frattempo, con Maria Elena Boschi, proprio a Rimini mette in chiaro come la riduzione dei parlamentari non sia «risolutiva per dare risposte ai cittadini» sul tema delle riforme. E il M5s, sul referendum, doSocietà Athesis S.p.a.
IL GIORNALE DI VE RONA
Direttore Responsabile MAURIZIO CATTANEO
Presidente GIAN LUCA RANA Amministratore Delegato MATTEO MONTAN
vrà vedersela anche con una mini-fronda al suo interno: da Elisa Siragusa a Andrea Vallascas fino a Mara Lapia cominciano a spuntare i primi «No» anche nei gruppi parlamentari del Movimento. Il rischio, per i Cinque Stelle, è che alla debacle (più che possibile) alle Regionali si aggiunga una vittoria risicata al referendum.. •
Redazioni: Corso Porta Nuova, 67 -Verona Tel. 045.960.0111 Amministrazione, diffusione, tipografia: Tel. 045.960.0111 (10 linee) Fax 045.960.0120
ROMA
CITTA’ DEL VATICANO
Il suo, come spesso accade, è un intervento a titolo personale. Ma è anche, come sempre, uno spunto per riflessioni scomode. Goffredo Bettini prende di petto il naufragio dell'alleanza Pd-5 stelle - di cui è stato grande sostenitore e regista - e prova a correre ai ripari. Con un lungo articolo pubblicato su Il Foglio lui, che è membro della direzione nazionale del Pd e consigliere di Zingaretti, disegna un possibile scenario futuro per la politica italiana. E di quella del centro sinistra. Con o senza il trattino. «Occorre un'alleanza a tre gambe, con Pd, M5s e area moderata e liberale», è la sua ricetta cui aggiunge un ingrediente - se non segreto - di certo dai forti aromi: Renzi. L'attuale leader di Italia viva, scrive Bettini, «ha talento per
Tra gli effetti secondari della pandemia da Coronavirus c'è anche l'inasprimento delle situazioni di violenza e discriminazione contro le minoranze religiose. Lo denuncia la onlus internazionale Open Doors (Porte Aperte) in occasione della della Giornata internazionale per le vittime di atti di violenza basati sul credo religioso, istituita dall'Onu. «Atti violenti non accennano a diminuire, al contrario, la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze hanno solo inasprito le vulnerabilità di cui già precedentemente soffrivano comunità e minoranze religiose. Sono troppi i Paesi in cui individui sono regolarmente soggetti ad attacchi violenti a causa del loro credo religioso», testimonia. Partner locali hanno notificato a Open Doors che cristiani
Abbonamenti: Numero Verde 800.013.764 Tel. 045.960.0111 Fax 045.960.0936 C.C. PT N. 17481375 intestato a L’Arena Bonifico Bancario a favore di Soc. Athesis S.p.A. IBAN: IT 06 Q 05034 11702 000000009518
GoffredoBettini ANSA
progettare questo nuovo spazio che quota al 10%. Gelida, a volte anche stizzita, la reazione da parte dei dem che registrano, su tutti, anche un altolà dello stesso segretario Nicola Zingaretti: «Anche se vedo ricostruzioni forzate del suo ragionamento, con franchezza devo dire che su questo punto con lui non la pensiamo allo stesso modo». • Concessionaria pubblicità PubliAdige S.r.l. Verona, Corso Porta Nuova, 67 Tel. 045.9600.200 Sportello feriale: 9-13/15-19.00; festivo: 15.00-19.30 solo necrologie Tel. 045.9600.200 - Fax 045.9600.211 Pubblicitànazionale: A. Manzoni & C. S.p.A. Via Nervesa, 21 - 20139 Milano - Tel. 02.57494802 www.manzoniadvertising.it
Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs 196/03)è il Direttore Responsabile ISSN digitale/smartphone: 2499-0892 ISSN sito web: 2499-6033 Certificato n. 8623 del 18/12/2018 Reg. Tribunale C.P. di Verona n. 7 del 10.08.48
Lamoschea di Roma ANSA
sono stati accusati di aver diffuso il Covid-19 in Burkina Faso, Niger e Somalia. Ma i casi sono tanti. In India, «aggravando la loro situazione già critica, alcuni cristiani sono stati esclusi da aiuti umanitari durante la crisi del coronavirus», confermando l'alta intensità di attacchi a causa del coronavirus contro cristiani e musulmani. • Stampato presso il Centro Stampa di Società Editrice Arena - Via Torricelli, 14 Caselle di Sommacampagna (Verona) La tiratura di venerdì 21 agosto è stata di 32.700 copie
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PRIMO PIANO
SABATO 22 AGOSTO 2020 LA NUOVA
Coronavirus: la situazione nel Veneziano
Banchi con le rotelle, ne arrivano diecimila La richiesta nel Veneziano delle “sedie innovative” non coprirà tutte le classi, ma una minima parte. Ad anno già iniziato Laura Berlinghieri / VENEZIA
La definizione giusta è “sedie didattiche innovative”: integrazione di una sedia con le rotelle e di un banco, esattamente come si usa vedere nelle conferenze. E sono il futuro prossimo della scuola. Futuro prossimo, sì, ma non troppo. Perché questi banchi, presentati in pompa magna dalla ministra Lucia Azzolina, in realtà arriveranno nelle aule degli istituti veneti a scuola già iniziata. «Tra fine settembre e inizio ottobre», spiega la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo. «Lo stesso ministro Arcuri ha dovuto ammettere che non arriveranno in tempo», tuona l’assessora regionale all’istruzione Elena Donazzan, da sempre critica verso l’inserimento dei banchi con le rotelle nel “piano” di ripresa della scuola. In pratica, al suono della prima campanella, il 14 settembre, anche i dirigenti che ne hanno fatto richiesta dovranno comunque accogliere gli studenti con quanto in loro possesso. Per poi cambiare l’arredo delle aule, se e quando queste famose “sedie didattiche innovative” arriveranno. La loro funzione? Garantire il distanziamento interpersonale di almeno un metro tra gli studenti. Da una parte, grazie alla superficie estremamente contenuta occupata da ciascuna seduta. Dall’altra, grazie alle rotelle, che consente spostamenti rapidi, laddove due ragazzi siano troppo vicini. Anche se c’è chi teme delle “gare di corsa clandestine” nei corridoi. In tutto il Veneto, i dirigenti hanno ordinato circa 56 mila banchi con le rotelle, in arrivo appunto tra fine settembre e i primi di ottobre. Di questi, quasi 10 mila sono attesi negli istituti dell’area metropolitana di Venezia. Gli ordini, in ogni caso, sono stati molto contenuti se confrontati con le cifre dell’intera platea studentesca. D’altra par-
te, le sedie didattiche innovative sono un “qualcosa in più”, non dovendosi sostituire in toto alla dotazione dei singoli istituti. Anche perché i tempi sono stretti e sarebbe stato impossibile, in una manciata di settimane, riuscire a realizzare un banco per ogni studente italiano. Per fare un esempio, al liceo XXV aprile di Portogruaro, il dirigente Daniele Dazzan ne ha
Il preside del liceo XXV Aprile di Portogruaro ne ha ordinate solo 130 su 1.100 iscritti ordinati 130, a fronte dei circa 1.100 iscritti. Facile immaginare che i banchi in arrivo saranno destinati esclusivamente ad alcune classi, non venendo inseriti “random” e in piccole unità all’interno di ciascuna aula. Interviene ancora Donazzan: «Il commissario Arcuri ha stigmatizzato l’atteggiamento di qualche Regione che ha chiesto un numero tale di banchi da far pensare alla totale sostituzione dei propri arredi scolastici, mentre ha riconosciuto al Veneto serietà nella quantificazione dei banchi necessari». Con una stoccata al Governo: «A mio parere, il Ministero ha sovrastimato il fabbisogno, sprecando così molte risorse». I dirigenti scolastici hanno quantificato il fabbisogno di banchi nei loro istituti, avanzando richieste precise, ma questo non porterà necessariamente alla soddisfazione immediata delle loro domande. A spiegare il motivo è sempre Carmela Palumbo: «Sarà il commissario straordinario Arcuri a decidere le assegnazioni a ciascun istituto». In pratica, i dirigenti che si organizzino comunque. Eventualmente, ci penseranno i banchi con le rotelle a sistemare le cose. Se arriveranno... © RIPRODUZIONE RISERVATA
le immagini
Come nelle conferenze Qui sopra, una delle “sedie didattiche innovative” in arrivo in tutto il Veneziano. Ne sono previste diecimila, in numero abbastanza limitato. A sinistra, l’ingresso del liceo XXV Aprile di Portogruaro, che ne ha ordinate 130 su 1.100 iscritti.
la carenza degli spazi
Container per il liceo Foscarini nella chiesetta sconsacrata Non tutte le scuole hanno spazi tali da mantenere i distanziamenti. Ecco quindi la soluzione dei “moduli” Per altre, la didattica a distanza VENEZIA
Gli spazi a scuole non sono sufficientemente grandi per ospitare tutti gli studenti, garantendo il rispetto del distanziamento sociale. E così al liceo Foscarini di Venezia arrivano i container. Ad annunciare il ricorso ai “moduli”, fuori dal perimetro degli istituti, era stata la stessa di-
l’allarme della cisl
Badanti, obbligo quarantena senza casa per poterla fare «Non hanno certo i soldi per permettersi l’affitto di stanze per due settimane Lo Stato non si prende cura di loro, è un fallimento» MESTRE
«È un dramma nel dramma». Da una parte c’è la norma: l’obbligo di isolamento per 14 giorni per chi arriva da Paesi extra Schengen. Dall’altra c’è l’attua-
zione della norma. Difficile, a volte impossibile. Perché, in Veneto, ad arrivare dai Paesi extra Schengen, non sono facoltosi turisti. Ma è la schiera di badanti e colf moldave, ucraine, russe, tornate a casa per riabbracciare figli e mariti dopo il lockdown. E ora, in Italia, costrette senza lavoro, per 14 giorni, e senza una casa. «Con i Comuni e alle cooperative abbiamo individuato dei luoghi dove far trascorrere il
periodo di quarantena a queste persone. A pagamento», spiegava alcuni giorni fa Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl 3. «A pagamento, ma è normale?» interviene Massaher Anolf, responsabile immigrazione di Cisl. «Parliamo di persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, come si può pensare che abbiano i soldi per affittare una stanza per due settimane? È un fallimento della so-
rettrice dell’Ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo. Il caso, nel Veneziano, dovrebbe riguardare il solo liceo lagunare, che ospita 45 classi. Il ricorso ai “container” si è reso necessario dopo la bocciatura, da parte della Città metropolitana, della richiesta avanzata dal dirigente Massimo Zane, che chiedeva la possibilità di riscaldare la chiesetta sconsacrata, che si trova all’interno dell’istituto, così da organizzare le lezioni direttamente lì. Niente da fare, i costi sarebbero stati troppo elevati.
cietà. Lo Stato non ha voluto prendersi carico di determinate figure il cui lavoro è tra i più importanti in Italia». Le situazioni sono diverse. «Conosco una lavoratrice dell’Est Europa che, rientrata in Italia, ha trascorso 14 giorni in un B&B pagato dal suo datore. Ma, a fronte di un caso simile, ce ne sono 10 diversi. È raro che la badante possa trascorrere l’isolamento nella stessa casa dell’anziano di cui si occupa, perché gli spazi non sono sufficienti. Una parte consistente di loro non sa dove andare. E spesso trascorrono l’isolamento a casa di un’amica. Ma questa, a sua volta, ha marito, figli e l’idea di isolamento va a farsi benedire. Ho seguito il caso di due badanti di Portogruaro che, rientrate in Italia, sono
E quindi ecco i container, che verranno installati dalla Protezione civile proprio all’interno della chiesetta. Si tratterà di due prefabbricati dalle pareti trasparenti, in grado di ospitare due classi ciascuno. Pur se il preside non ha ancora deciso se al suo interno troveranno posto intere classi oppure alcuni gruppetti “in eccedenza” rispetto alla capienza dell'aula. La soluzione, in realtà, era già stata adottata durante l’anno scolastico 2011/2012, all’inaugurazione dell’indirizzo europeo,
state ospitate da amici. Ma la maggior parte delle badanti passa il lockdown in giro». Cosa significa “in giro”? «Questa è una domanda da porre a chi gestisce la sicurezza pubblica. Allestire degli spazi pubblici in cui collocare le colf e le badan-
Contagi: 12 nuovi casi, 255 positivi e 12 ricoveri, uno a Mestre e 11 a Dolo ti dell’Est, consentendo loro di trascorrere i 14 giorni di quarantena, dovrebbe essere un dovere. Perché è un modo per prevenire la diffusione del virus, scongiurando l’ipotesi che delle persone positive girino
quando tre classi avevano trovato posto proprio all’interno della chiesa. Stessa soluzione, motivata tuttavia da esigenze completamente diverse. Intanto, per le altre classi il preside non esclude il ricorso alla didattica a distanza, «ma limitate a una minima parte», specificava alcuni giorni fa. Saranno sicuramente tutte in presenza, invece, le lezioni per gli iscritti alla primaria del convitto. Soluzioni in parte diverse potrebbero essere adottate per gli studenti più grandi. L’ipotesi sul tavolo è che alcuni gruppetti delle II e III medie e delle I, II e III dell’Europeo una settimana al mese, a rotazione, possano seguire lezioni in streaming, fare didattica a distanza o altre attività. — L.B.
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per strada, contagiando chi incontrano, perché non hanno la disponibilità economica per affittare una stanza». Intanto aumentano i contagi nella nostra provincia. Dodici i nuovi casi ieri, con 255 positivi. A questi numeri si aggiunge un ricovero all’ospedale di Mestre, oltre agli 11 al Covid Hospital di Dolo. Di questi ultimi, 8 sono all’Antica scuola dei battuti, dove ieri si è completato il quinto giro di tamponi, con il controllo di 493 persone. Ora nella struttura ci sono 39 anziani e 17 dipendenti positivi. «Abbiamo finalmente ripristinato il centralino e abbiamo ripreso a fare le video chiamate con i familiari degli ospiti», spiega il direttore dell’Ipav, Andrea Zampieri. — © RIPRODUZIONE RISERVATA