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Sabato 16 Maggio 2020 Corriere del Veneto
PD
Padova
NUMERI UTILI
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Comune Provincia Polizia Ospedali
0498205111 0498201111 0498205100 0498211111
GuardiaMedica ProntoSoccorso CroceRossa CroceVerde
0498216860 0498212861 0498077640 0498033333
CroceBianca
0499003224
Plateatici, spunta l’ostacolo decreto ma il Pedrocchi rompe gli indugi «Riapertura con totem e percorsi»
Martedì il caffè storico ritorna all’attività. Tavoli all’aperto, una complicazione dal governo Dopo 53 anni
E anche il Pantofolaio getta la spugna PADOVA La vera conta, drammatica, si potrà fare soltanto a partire da dopodomani. Ma i primi segnali, dopo oltre due mesi di «lockdown», sono tutt’altro che rassicuranti. Dopo la Casa del Guanto di via Monte di Pietà e il negozio d’abbigliamento Almar di via Marsilio da Padova, un’altra bottega storica della città ha dovuto alzare bandiera bianca. Si tratta del Pantofolaio di via Umberto I, attività di calzature avviata nel lontano 1967. Dopo cinquantatré anni, l’attuale titolare, Giuseppe Rigato, ha infatti deciso di abbassare per sempre la saracinesca a causa di un affitto diventato ormai insostenibile: «Carissimi clienti - ha scritto ieri in un cartello affisso sulla vetrina del negozio - con grande rammarico e a malincuore, non per colpa del Covid-19, sono costretto a chiudere questo punto vendita.Vi ringrazio per la fiducia in questi anni. Vi abbraccio tutti». (d.d’a.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopodomani, in cima ad oltre due mesi di chiusura forzata a causa dell’emergenza coronavirus, tutti gli esercizi pubblici della città potranno rialzare la saracinesca. La tanto attesa riapertura però, per molti tra bar, pizzerie e ristoranti, sarà a dir poco complicata. E non solo perché, in base ai protocolli sanitari, le persone contemporaneamente ammesse all’interno del locale potranno essere molte meno di quelle abituali (in certi casi, la capienza dovrà subire un taglio ben superiore al 50%). Ma anche perché, nell’ultimo decreto varato dal governo, si stabilisce che l’eventuale ampliamento del plateatico, utile per mantenere il più possibile inalterato il numero di posti a sedere, potrà essere consentito soltanto «secondo la normativa vigente». Il che significa che tale ampliamento dovrà preventivamente essere autorizzato dal Comune. Una procedura che rischia seriamente di azzerare quanto annunciato nei giorni scorsi dall’assessore cittadino al Commercio, Antonio Bressa. Ovvero che l’aumento dello spazio occupato dal plateatico sarebbe potuto avvenire in maniera automatica, senza appunto alcuna richiesta preventiva, ma presentando l’apposita planimetria soltanto a posteriori. «Il nostro obiettivo, per facilitare la riapertura di tutti i locali della nostra città, era e resta quello di ridurre al minimo le pratiche burocratiche. E infatti - fa sapere lo stesso Bressa - alla luce di quanto scritto nel decreto, stiamo comunque studiando il modo per snellire le procedure amministrative. E una maniera per farlo potrebbe essere quella di domandare agli esercenti una semplice comunicazione via mail dell’ampliamento previsto, evitando così che ognuno di loro debba PADOVA
Conto alla rovescia Camerieri all’opera per pulire e preparare i tavolini del Caffè Pedrocchi: riapertura prevista martedì
rivolgersi al Suap (lo Sportello unico per le attività produttive, ndr)». E intanto, sempre a proposito di riaperture, martedì sarà il turno pure del Caffè Pedrocchi, come noto di proprietà del Comune ma gestito, ormai da sette anni, dalla compagine milanese Fede
Group. E a guidare i clienti all’interno dello storico «caffè senza porte», per scongiurare assembramenti e rispettare la distanza di sicurezza sia tra le persone che tra i tavolini, saranno proprio alcuni adesivi a forma di caffè incollati sul pavimento. Inoltre, all’ingresso del locale, sarà posizionato
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un totem multimediale, anch’esso a forma di caffè, capace di misurare la temperatura a tutti gli avventori (e chi avrà dai 37,5 gradi in su non potrà entrare). «Abbiamo ricaricato le pile per ripartire ancora più forti e determinati di prima», dice il direttore Manolo Rigoni. Ma il suo ottimismo mal si concilia con un sondaggio dell’Appe secondo cui oltre il 43% degli esercizi pubblici non sarà in grado di riaprire perché troppo penalizzato dai limiti imposti. «È inaccettabile e offensivo – rincara il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – che ancora oggi non si conoscano, nel dettaglio, le regole che dovremo osservare per riprendere le nostre attività. Mai visto, da parte di chi ci governa, tanto disprezzo per il lavoro delle persone»). Nel frattempo, ieri mattina sulle terrazze dell’ex Foro Boario di Prato della Valle, l’assessore regionale per lo Sviluppo Economico, Roberto Marcato, si è voluto complimentare con gli oltre cento tra baristi, ristoratori, pasticcieri e panettieri che, nei due mesi di «lockdown», hanno gratuitamente consegnato più di 15 mila pasti ai medici e a tutti gli operatori sanitari degli ospedali cittadini nonché agli ospiti delle Cucine popolari di via Tommaseo. Un’esperienza che gli esercenti, capitanati da Ivan Totaro dell’Hamerica’s di via dell’Arco e via Gozzi, hanno deciso di trasformare in un’associazione chiamata «Padova non si ferma». Davide D’Attino © RIPRODUZIONE RISERVATA
Flash mob sotto la pioggia
«Queste linee guida ci uccidono» politici e baristi ancora in piazza
«Queste linee guida uccidono il commercio». In cento in piazza per protestare contro le misure poco chiare del governo in tema di riaperture dei negozi e dei ristoranti, e per i mancati provvedimenti a sostegno delle piccole imprese. Flash mob, sotto la pioggia, in piazza dei Signori ieri mattina: protagonisti, esercenti capitanati da Riccardo Maniscalco, proprietario del lounge drink B-Gall a Padova, che già un mese fa aveva fatto girare su Facebook un video condiviso da decine di migliaia di utenti. Al suo fianco esponenti di Fdi, Elisabetta Gardini e Filippo Ascierto, e il senatore ex grillino Gianluigi Paragone. «Lunedì - ha detto Maniscalco - ci esponiamo a sanzioni. Aprire per andare in perdita è un rischio che non ci possiamo permettere». © RIPRODUZIONE RISERVATA (r.pol.)
Giornalista e senatore Gianluigi Paragone, in primo piano, al flash mob
Cariparo, la maxi manovra anticrisi
Configliachi, archiviazione
Cra di Cittadella La Fondazione rivede (al rialzo) il piano di interventi e stanzia oltre 60 milioni aperto un fascicolo dalla procura
PADOVA La Fondazione Cariparo, «pressata» in tal senso da tutte le altre istituzioni del territorio (non ultimo Palazzo Moroni), scende pesantemente in campo per fronteggiare la lunga fase del post emergenza coronavirus. Quello che annuncerà questa mattina il presidente Gilberto Muraro, deliberato ieri pomeriggio in videoconferenza sia dal consiglio d’amministrazione che dal consiglio generale, sarà infatti un piano di rilancio (destinato alle province di Padova e Rovigo) da decine di milioni di euro. Tanto che, dando retta ad alcune indiscrezioni, la cifra stanziata dall’istituto di piazza Duomo per far fronte alla crisi economica e sociale pro-
Al timone Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo. Ieri il cda e il consiglio generale hanno deliberato nuovi fondi anticrisi
dotta dal Covid-19 ammonterebbe complessivamente a più di 60 milioni di euro. Ovvero la somma che, un paio di settimane fa, è stata impegnata (sempre con lo stesso obiettivo) dalla Fondazione Cariplo. I settori sui quali l’ente presieduto da Muraro investirà il maggior numero di risorse, ovviamente, saranno quelli della sanità, della ricerca, del sociale, del lavoro e della scuola. E tale operazione sarà possibile non solo ricalibrando il peso di alcune voci contenute nel documento programmatico per il 2020, approvato il 20 aprile scorso con un budget di 55 milioni di euro, ma anche prevedendo ulteriori e sostanziosi contributi.
Per quanto riguarda la città del Santo, ad esempio, la Fondazione Cariparo dovrebbe impegnarsi nel rifinanziamento dei buoni spesa da 20 euro ciascuno che Palazzo Moroni ha stampato in circa 56 mila tagliandi: consegnati a domicilio dagli oltre 1.500 volontari del progetto «Per Padova noi ci siamo», stanno infatti per esaurirsi. «Di fronte a una situazione eccezionale come quella che si è venuta a creare a causa del coronavirus - sussurrava ieri, al termine della videoconferenza, uno dei consiglieri dell’istituto di piazza Duomo - abbiamo giustamente deciso di intervenire con un impegno altrettanto eccezionale». (d.d’a.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
PADOVA Undici decessi nel giro di un mese, po-
che informazioni date ai familiari preoccupati e il desiderio di far luce ancora una volta sulle misure adottate all’interno della casa di riposo di Cittadella che, come tante altre, ha affrontato il dramma dei morti da Covid 19 durante la pandemia. Il procuratore aggiunto Valeria Sanzari ha aperto un fascicolo (senza indagati) sulla base dell’esposto presentato dall’associazione Civica Difesa, guidata dagli avvocati Fabio Targa, Filippo Rosaspina, Marco Vendramini. La procura delegherà le indagini quanto prima per accertare se le tante linee guida emesse dalla Regione in questi mesi di emergenza siano state rispettate. Nel frattempo, la stessa procura ha chiesto l’archiviazione sul caso dei decessi alla casa di riposo Configliachi: all’esito degli accertamenti non sono © RIPRODUZIONE RISERVATA emersi illeciti. (r.pol.)
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VENEZIA E MESTRE
Sabato 16 Maggio 2020 Corriere del Veneto
Una bomba carta esplode vicino alle scuole
Spinea, l’ordigno rudimentale è deflagrato la notte scorsa. Nessun ferito VENEZIA Un boato ha squarciato la notte, a
Spinea. Erano circa le 2.30 quando un’esplosione molto forte ha svegliato di soprassalto gran parte della cittadina veneziana. Immediatamente, decine di telefonate sono partite in direzione della caserma dei carabinieri e dei vigili del fuoco. Il pensiero di molti è corso a uno sportello bancomat fatto esplodere ma in realtà si sarebbe trattato di un piccolo ordigno esplosivo, una sorta di bomba carta, piazzata da ignoti nel parco di viale Sanremo, a Villaggio dei Fiori, non lontano dalle scuole Vico. Il rumore è stato però udito a centinaia di metri di distanza. Stando alle prime ricostruzioni degli investigatori, l’ordigno sarebbe stato si-
stemato direttamente sul terreno dove infatti si è creata una piccola buca a causa della deflagrazione - non lontano dall’ingresso del giardinetto e quindi a pochi metri dalle auto parcheggiate. Proprio
I danni L'eplosione ha mandato in frantumi i vetri di un’auto e di una casa
una delle vetture, di proprietà di una famiglia della zona, è rimasta danneggiata presumibilmente a causa dell’onda d’urto. I vetri sono andati in frantumi così come quelli di un’abitazione vicina. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Sul posto sono giunte le forze dell’ordine e i vigili del fuoco, che stanno ricostruendo i fatti per capire cos’è accaduto e individuare i responsabili. Da tempo i residenti della zona lamentano la presenza di gruppetti di ragazzi accusati di aver imbrattato i muri del quartiere. Ma è presto per capire se ci sia un collegamento con quanto avvenuto. Andrea Rossi Tonon © RIPRODUZIONE RISERVATA
Rischio infiltrazioni, le categorie «Vigileremo con il prefetto» L’allarmelanciatodaZappalortofiniràsultavolodellacommissioneantimafia La vicenda ● In un’intervista al Corriere del Veneto, il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, ha parlato del rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata: «Manca liquidità, gli incassi non ci sono stati per settimane. Gli imprenditori potrebbero fare la scelta suicida di svendere o far entrare capitali illeciti» ● Albergatori e commercianti veneziani condividono le stesse preoccupazion i del prefetto
Le categorie plaudono al prefetto Vittorio Zappalorto per aver lanciato l’allarme mafie sulle fasi 2 e 3 dell’emergenza coronavirus. E il deputato Pd Nicola Pellicani annuncia che porterà all’attenzione nella commissione parlamentare antimafia le preoccupazioni di Zappalorto e dell’associazione albergatori. «Ringraziamo il prefetto per aver accolto il nostro appello - dice il segretario generale dell’Ava, Claudio Scarpa noi faremo da osservatorio, raccogliendo indiscrezioni e segnalando alla guardia di finanza. Dobbiamo fare squadra insieme a tendere una rete di protezione sulla città con una task force anti capitali illeciti». Nell’intervista al Corriere del Veneto il prefetto ha evidenziato che l’emergenza ha creato terreno fertile per l’ingresso di capitali illeciti dalla porta principale dell’acquisto di aziende in crisi o da quella secondaria dei prestiti usurai che finiscono per consegnare le imprese agli strozzini del crimine organizzato. «Manca liquidità, gli incassi non ci sono stati per settimane – avverte – gli imprenditori potrebbero fare la scelta suicida di svendere o far entrare capitali illeciti. In alcune zone del territorio c’è una presenza capillarmente diffusa. Gli imprenditori in difficoltà,
VENEZIA
piuttosto di morire accettano capitali illeciti». Non ci sono ancora movimenti di capitali sospetti. «Ma è solo questione di tempo - prevede - con un’economia che si basa solo sul turismo, nel momento in cui il turismo non c’è, è a rischio tutta la città: noi dobbiamo essere bravi ad aspettarli al varco e individuare subito. Comuni, forze dell’ordine, categorie devono fare scudo assieme a noi». Timori condivisi dal segretario generale di Confcommercio, Massimo Zanon:
«Ha espresso esattamente le nostre preoccupazioni. Abbiamo iniziato a chiedere aiuti economici al governo temendo che qualcuno potesse finire nelle mani di chi strizza l’occhiolino. E le aziende che oggi scatenano grandi appetiti, non è detto che siano tali dopo la ripartenza. Lo Stato deve fare prevenzione». Per Pellicani, «il governo sta facendo moltissimo ma deve fare uno sforzo ulteriore per il turismo, che a Venezia rappresenta un’economia
Preoccupato Il prefetto Vittorio Zappalorto ha lanciato l’allarme sulla mafia
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quasi totalizzante con 40mila persone che ci lavorano in maniera diretta In commissione antimafia metterò in luce il preoccupante l’allarme di prefetto e albergatori. La città è molto fragile in questo momento perché, oltre al Covid, sconta i temi del turismo, della salvaguardia dopo il 12 novembre, di Porto Marghera. E la logica di intervenire solo sull’emergenza è molto rischiosa». L’Ava è stata la prima ad avvertire del pericolo che i capitali illeciti si impossessino di pezzi di città, approfittando della crisi. «L’autunno sarà il periodo nel quale, con un tasso di occupazione delle camere del 15 per cento, arriveranno le prime offerte: il tuo albergo vale cento ma siccome sei con l’acqua alla gola, te ne do trenta e me la vedo io», prevede Scarpa. L’associazione ribadisce che farà da osservatorio per le transazioni e invita tutti a cooperare, banche comprese. «Hanno un ruolo fondamentale, se vogliamo fare squadra: devono aprire i cordoni del credito, senza fare le schizzinose, in modo che nessuno cada in tentazione, Perché chi è disperato, non ragiona- spiega- E lancio l’idea di costruire una task force anti usurai e alti capitali illeciti». Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
Runner farà causa al Comune
Torna a correre dopo la quarantena e cade in una buca MIRA Una corsetta tanto attesa dopo il lockdown: un momento di libertà trasformatosi in disavventura. Vittima una 53enne di Mira che la mattina del 3 maggio ha calzato gli scarpini dopo il via libera della Regione per un po’ di jogging. Mentre percorreva il tratto pedonale che costeggia la rampa del sottopasso di via Forte Poerio si è sentita mancare il terreno sotto i piedi. Stando al racconto della donna, la pavimentazione sarebbe sprofondata facendola piombare in una buca. Subito in suo soccorso sono arrivati dei passanti. Un’altra coppia di runner e un signore che portava a passeggio il cane, persone che ora la donna sta cercando per una testimonianza. Una brutta caduta nella quale ha riportato escoriazioni a un braccio e al ginocchio ma anche una «cervicalgia» riscontrata al pronto soccorso. Dieci giorni la prognosi, divenuti poi 30 in seguito alla visita di controllo effettuata il 13 maggio. Ora la 53enne, attraverso lo Studio3A al quale si è rivolta, ha annunciato l’intenzione di chiedere i danni al Comune. Nel frattempo nel luogo del presunto incidente è stato posizionato un cartello di «lavori in corso». (a.r.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ex direttore artistico
Addio a Italo Gomez il grande «Maestro» che diresse la Fenice VENEZIA Addio a Italo Gomez, che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta fu il direttore artistico del teatro La Fenice. Origini colombiane, violinista e compositore, si è spento giovedì, a 87 anni, a Roccabernarda, piccolo paese del Crotonese dove si era ritirato già da qualche tempo. Gomez era nato a Medellin nel 1933, aveva studiato in Italia, formandosi alla Scala come assistente dell’allora direttore artistico Claudio Abbado. Oltre che per il suo lavoro alla Fenice di Venezia - figura eclettica, motori di anni straordinari per il teatro veneziano - verrà ricordato come fondatore (assieme a Giselle Belgeri) dell’Autunno Musicale di Como, oltre che come ispiratore di moltissime iniziative di caratura internazionale. È stata proprio l’amica Belgeri a dare l’annuncio della scomparsa di Italo Gomez: «Con molta tristezza dico addio al Maestro, come veniva chiamato da tanti artisti, collaboratori e tecnici; un grande personaggio della musica, dell’arte e anche della mia vita. Riposa in Pace, amico mio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 16 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: le decisioni del governo
Ripartenza, carta bianca alle Regioni Dal 3 giugno aperte anche le frontiere Da lunedì via libera a negozi, bar, ristoranti e parrucchieri. Solo Piemonte e Toscana rimandano di una settimana Paolo Russo / ROMA
«È una fase delicata e non possiamo sbagliare, per questo vi chiedo spirito di collaborazione istituzionale, da parte del governo c’è la disponibilità a concedere alle regioni di procedere alle riaperture con propri protocolli. Ma dovete assumervi la responsabilità che sarà una ripresa in sicurezza». Le parole del premier Giuseppe Conte sono il via libera che i governatori attendevano per dare un’ampia sforbiciata a metri di distanziamento e regole a volte un po’ cervellotiche delle linee guida di Inail e Istituto superiore della sanità. Ma a dettare la cornice del secondo step della fase 2 è il decreto legge, che a sua volta rimanda a un Dpcm per i dettagli. Prima di tutto da lunedì prossimo non sarà più necessaria l’autocertificazione per uscire di casa, salvo che non si debbano varcare i confini della propria regione. Cosa possibile solo a partire dal 3 giugno. E dalla stessa data sarà possibile entrare in Italia dai Paesi Ue dell’aera Schengen, compresi Svizzera e Monaco, senza l’obbligo della quarantena di 14 giorni. Una boccata d’ossigeno per la nostra stremata industria turistica. Il pressing dei governatori su Conte ha poi fatto saltare la parte del decreto che lasciava sì alle regioni la possibilità di riaprire sulla base di propri protocolli, ma «nel rispetto delle linee guida nazionali». «Sono troppo stringenti, dovete lasciarci liberi di applicare i nostri», ha tuonato il governatore veneto Luca Zaia, sostenuto però anche dall’Anci e dalla quasi totalità dei suoi colleghi. Così il
Stop all’autocertificazione
1.
Per spostarsi non sarà più necessario esibire il documento firmato. L’autocertificazione resta in vigore soltanto per uscire dalla Regione di residenza (per lavoro, necessità o motivi di salute)
Ok alle seconde case
2.
In tutta Italia sarà possibile raggiungere le seconda case, ma solo se si trovano all’interno della regione di residenza
Bar e ristoranti
3.
Distanza tra i tavoli di almeno un metro, anche al bancone e tra persone allo stesso tavolo. Se non si può mantenere la distanza necessario un pannello Accesso solo su prenotazione. No al pagamento in contanti. Menù su app, tablet o lavagna
Negozi
Distanziamento di un metro. Obbligo di mascherine per clienti e personale. Gel disinfettante all’ingresso. Guanti per i clienti dove è necessario toccare merce. Entrate e uscite alternate. Sanificazione giornaliera
4.
Parrucchieri
5.
Ingresso solo su prenotazione. Guanti, mascherine Fpp2 e visiera di protezione per il parrucchiere. Distanziamento e mascherine per i clienti. Niente riviste
Spiagge
10 metri quadri per la postazione con ombrellone e lettini. Distanze di 3 metri da un ombrellone e all’altro (in orizzontale) e di 3,5 metri tra una fila all’altra (in verticale). Per lettini e sdraio distanza minima 1,5 metri
6.
Divieti
7.
Non ci sono ancora ipotesi per la riapertura di palestre e piscine anche se il Veneto ha dato l’ok dal 18 maggio. Restano chiusi anche cinema e teatri, bandite tutte le manifestazioni all’aperto
Sanzioni
Per chi esce dalla propria regione prevista una multa da 400 a 3mila euro. Nel caso in cui la violazione venga commessa durante l’esercizio dell’attività di impresa si applica anche la misura accessoria della chiusura del negozi o dell’azienda da 5 a 30 giorni
8.
Studio dello Iai e dell’Università di Siena sulla gestione della crisi Tra i governatori De Luca e Zaia superstar. Zingaretti fanalino di coda
Il Covid “affonda” il centrodestra Promossi il premier e Mattarella IL CASO Alessandro Di Matteo
li italiani promuovono premier, presidente della Repubblica e governatori delle regioni (ma non tutti) e apprezzano ancor di più i “tecnici” della
G
Protezione civile e la comunità scientifica, mentre non piace affatto l’atteggiamento delle opposizioni. L’emergenza Coronavirus per ora consolida il quadro politico, secondo uno studio a cura dell’Università di Siena e del’Istituto affari internazionali (Iai). Dal rapporto “Emergenza coronavirus e politica
estera - L’opinione degli italiani sul governo, l’Europa e la cooperazione internazionale” emerge un quadro di «rinnovata fiducia nelle nostre istituzioni», spiegano gli autori. Ma questo non vuole dire che Giuseppe Conte possa dormire sonni tranquilli, perché già si intravede qualche segnale di un cambio di clima. «Que-
governo allora fa un passo indietro, ma a quel punto è lo stesso Conte a invitare le regioni a mettere da parte la babele di delibere regionali, ciascuna con le sue regole. «Sono disponibile ad accogliere un testo unitario conforme alle linee generali previste dal governo», dice lasciando le regioni a riscrivere fino a sera le regole messe a punto da Inail e Iss
che alla fine ne usciranno semplificate. Per essere poi fatte proprie dal governo dopo un consiglio dei ministri fiume, terminato a notte fonda, fissando anche le date delle riaperture: il 18 per negozi e parrucchieri, il 25 per bar, ristoranti e spiagge. Lasciando però sempre carta bianca alle regioni. Che infatti riapriranno tutto il 18, fatta eccezio-
ne per Piemonte e Toscana, che pur avendo come tutte le altre alla fine guadagnato la promozione dal monitoraggio epidemiologico del ministero della Salute, scelgono la linea della prudenza, aspettando il 25 per ristoranti e bar. Al termine di una giornata fatta di scontri e trattative, chi si vede semplificata la vita sono soprattutto ri-
sto capitale di fiducia è inevitabilmente destinato a dissiparsi», si legge nelle conclusioni del documento. Decisiva, ora, sarà la situazione economica. La fase dell’emergenza sanitaria di certo ha fatto bene al presidente del Consiglio. Per il 60% degli intervistati è «positivo» o «molto positivo» l’operato del governo e Conte, in particolare, raccoglie il consenso del 67% delle persone interpellate. Bene anche il ministro della Salute Roberto Speranza (62%). Anche Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, è giudicato positivamente dal 65% del campione, mentre altri ministri seguono a distanza e il titolare
Cinquestelle del ministero degli Esteri, Luigi Di Maio, non va oltre il 45% dei consensi, «l’unica figura dell’esecutivo a non raggiungere una maggioranza di apprezzamenti». Decisamente bocciata poi l’opposizione di centro destra, che «raccoglie solo il 35%» di consenso. Il quadro è più articolato quando si chiede un giudizio sui presidenti di regione. Vicini all’80% di gradimento sono Vincenzo De Luca (Campania), Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), Donatella Tesei (Umbria). Promossi anche i presidenti di Liguria, Marche, Puglia e Toscana, oltre il 66%. Meno bene, invece il governa-
tore della Lombardia Attilio Fontana (58%), del Piemonte, Alberto Cirio (53%) e del Lazio, Nicola Zingaretti (53%). Insomma, gli italiani si sono «stretti, nell’emergenza, attorno alle principali figure istituzionali, come accaduto anche in altri Paesi». Ma incrociando il giudizio nei confronti di governo con i dati sull’impatto della crisi emerge un calo di consensi «che va dal 4% al 10% tra i gruppi colpiti economicamente dalla pandemia». Questo, si legge nello studio, «può rappresentare un primo campanello d’allarme per l’esecutivo, che gode oggi di un notevole capitale politico». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
SABATO 16 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: le decisioni del governo storatori e balneari. Al ristorante, come al bancone del bar, la distanza tra i tavoli scende innanzitutto da due a un metro. Lo stesso distanziamento che dovrà essere rispettato se a pasteggiare insieme non sono dei conviventi. Se il tavolo non è tanto capiente si alza la famigerata barriera di plexiglass. Restano il divieto di consumare a buffet e l’obbligo di prenotazione. Qui come altrove è consigliato rilevare le temperature e se si ha più di 37,5 si torna a casa. Anche al mare si dimezzano le distanze di sicurezza, non più 20, ma 10 metri quadri a postazione di ombrellone e lettini, che poi significa mantenere 3 metri di distanza tra un ombrellone e l’altro e 3,5 tra una fila
Conte ai presidenti: «Vi lasciamo decidere ma siate responsabili: sicurezza massima» Per chi rientra dall’estero fine dell’obbligo della quarantena e l’altra. Tra i lettini la distanza scende da due a un metro e mezzo. La prenotazione non è più obbligatoria, ma «va privilegiata» e nelle spiagge libere per mantenere la distanza di sicurezza di un metro «si suggerisce la presenza di un addetto alla sorveglianza». Sì ai racchettoni, no al beach volley e alle partire a pallone. Semplificata la vita anche ai negozianti, dove la regola aurea resta quella del distanziamento di un metro, l’igienizzazione di mani e ambiente, l’uso della mascherina per tutti e dei guanti quando si maneggiano scarpe o vestiti. Dal parrucchiere oltre alla prenotazione obbligatoria, mascherina ffp2 senza valvola e visiera protettiva per chi taglia. Per ora si ricomincia così. Fermo restando che, come ha messo in chiaro Conte, dove i dati peggiorano si richiude tutto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Parla il presidente: «Nessuna spaccatura tra i governatori, andiamo avanti uniti» Minacce sui muri di Milano: «Chi ha creato questo clima si faccia un esame di coscienza»
Fontana: «Odio contro di noi Ma la Lombardia non si ferma» L’INTERVITSA Paolo Colonnello / MILANO
È
apparsa una scritta su un muro di Milano: “Fontana assassino”. Che ne pensa governatore? «C’è un clima avvelenato che qualcuno ha voluto creare nel Paese. Un clima antilombardo. E chi ha creato questo clima, dovrebbe farsi un esame di coscienza, perché poi i risultati sono questi». Alle 20, mentre attende che sullo schermo al trentanovesimo piano del grattacielo di Palazzo Lombardia, ricompaia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il governatore Attilio Fontana ha fretta di cominciare l’ultima riunione della cosiddetta “cabina di regia” Stato-regioni. E, soprattutto, ha fretta di finire. Allora presidente Fontana, sono le 20 di venerdì sera e ancora non sappiamo cosa succederà tra due giorni. Come faranno le persone ad organizzarsi? «È chiaro che il tempo stringe, ma siamo ancora in attesa di una risposta del governo e finché non arriva un ok, non sappiamo dare indicazioni. Mi rendo conto che le persone si debbano organizzare, ma non è semplicissimo aprire una regione come la nostra». Colpa del governo, insomma? «Ma no... Non è colpa di nessuno: ci siamo incontrati, riuniti, confrontati. È solo colpa del fatto che stiamo discutendo per trovare la soluzione migliore». E non per la spaccatura che c’è stata tra lei, Ciro e Zaia con Fedriga? Prudenti contro “aperturisti”. Ma non siete tutti di centrodestra? «Non è vero che c’è stata una spaccatura. C’era chi voleva l’uniformità delle linee guida
Il governatore della Lombardia Attilio Fontana; a sinistra il premier Giuseppe Conte
per tutte le regioni, come il sottoscritto, e c’era chi voleva che ognuno potesse riaprire come meglio riteneva e non fosse necessario andare insieme. Io ho detto che ci dovesse essere più coordinamento» Lei ha rivendicato di aver trovato una soluzione per tutti. Quale sarebbe? «È una proposta comune per riaprire tutti insieme, in modo da essere garantiti dal punto di vista sanitario nello stesso modo. Così abbiamo depositato diverse schede dove sono stati indicati i comportamenti da tenere» Ad esempio? «La distanza nei ristoranti: con le regole Inail dei 4 metri sarebbe stato impossibile farli riaprire. Così abbiamo ottenuto che venissero ridotte». Il professor Walter Ricciar-
di dice che esiste «un caso Lombardia» e forse anche un caso Piemonte e che con i numeri del contagio di questi giorni altri Paesi sarebbero tornati al lokdown. Noi invece che facciamo, riapriamo come Veneto e Friuli? «Senta, io credo che i numeri si debbano anche interpretare. E più che guardare ai numeri oggettivi credo si debba guardare all’indice di contagio. In Lombardia siamo dieci milioni di persone, è chiaro che da noi i numeri saranno sempre più alti che altrove. Però se guardiamo il tasso d’infezione scopriamo che da noi è tra i migliori in Italia, anzi, siamo scesi dallo 0,53 allo 0,48 di oggi. Ed è questo il dato di cui tener conto». Ciò nonostante i dati degli ultimi giorni non lasciano
È chiaro che da noi i numeri saranno sempre più alti che da altre parti, ma bisogna saperli interpretare Non si può tenere chiusa la regione più produttiva del Paese Bisogna darsi delle regole e saperle rispettare
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BRUNO MANFELLOTTO
LA SETTIMANA
Il governo Conte c’è, ma ora gli serve una “Fase 2”
«S
e un governo fa, dura», afferma convinto Andrea Orlando, numero 2 del Pd. E ha ragione: l’approvazione di un decretone da 55 miliardi, a due mesi da un’altra iniezione di 25 miliardi, ha avuto l’effetto di serrare le file, ricompattare l’alleanza, convincere la coalizione della necessità di andare avanti insieme. Solo che non è finita qui, e anche il governo, come il Paese, deve misurarsi ora con una Fase 2. Che è eco-
tranquilli. Cosa è cambiato? «Non è cambiato nulla e non è cambiata la mia cautela. Ma non si può tenere chiusa la regione più produttiva del Paese. Ho sempre detto che prima si dovevano fare le regole e se verranno rispettati, i parametri che stiamo fissando saranno sufficienti per evitare che il contagio riprenda». E se così non fosse? «È chiaro che dovremmo prendere dei provvedimenti di conseguenza». Chiudere di nuovo? «Se le cose dovessero peggiorare saremmo pronti ad assumere atteggiamenti diversi». Pensa che qualcuno dovrà avere più pazienza di altri per la riapertura? «Su questo non ci sono dubbi. Lunedì non apriremo sicuramente tutto. Le situazioni che riteniamo più pericolose rimarranno chiuse ancora per settimane». Ad esempio? «Penso a palestre e musei». Ma non si era detto che le palestre avrebbero potuto riaprire con i dovuti distanziamenti? «Mi spiace, in Lombardia no. Se qualche regione vorrà aprirle, potrà farlo». Regole condivise ma poi ognuno fa quello che vuole? «Si, io ho posto il problema delle regole di comportamento necessarie per tutti, uguali in ogni regione. Le distanze, ad esempio. Ma poi ognuno si regola come meglio crede». Cambierà qualcosa negli orari di apertura? «Credo di si. Quello è un punto che abbiamo messo sul tavolo di Conte. Ci ha garantito che il ministro del Lavoro convocherà un tavolo con i sindacati per arrivare a una spalmatura sugli orari di lavoro». A proposito: con Conte il rapporto è sempre stato un po’ ondivago. Com’è ora? «Non abbiamo mai avuto alcuno scontro. C’è sempre stato un rapporto di reciproca correttezza. I confronti ci sono stati ma ci mancherebbe altro che non ci fossero in politica». Nella maggioranza ogni tanto si affaccia l’ipotesi di commissariare la sanità nelle regioni. A partire dalla Lombardia. Che ne pensa? «Che sarebbe un errore clamoroso. La sanità in Lombardia ha funzionato bene e si è dimostrata efficiente. È da vedere».—
nomica, sì; ma anche politica. Non s’era mai vista, nella storia recente, una così robusta distribuzione di denaro. La memoria ci rimanda a leggi finanziarie monstre – come quella da 93mila miliardi di lire, 48 miliardi di euro di oggi, firmata da Giuliano Amato nell’estate 1992 – ma si trattava di misure lacrime e sangue per prendere, non per dare. Stavolta si dà, anche tanto: 4 miliardi per cancellare l’Irap alle imprese fino a 250 milioni di fatturato; 6 miliardi per i bonus destinati
agli autonomi; 6 miliardi a fondo perduto alle imprese che abbiano perso più di un terzo del fatturato rispetto l’anno precedente; 1 miliardo per il reddito di emergenza, e via distribuendo, quasi la metà dei 55 miliardi direttamente nelle tasche dei lavoratori. Senza contare la definitiva cancellazione delle famigerate clausole di salvaguardia (una quarantina di miliardi in due anni), già prevista dal Def, che darà più ossigeno e spazi di manovra. Bene, un grandissimo sfor-
zo, condensato in 500 pagine, e condotto a termine in poche settimane, a dispetto degli inevitabili veti e dissensi. Eppure il difficile comincia adesso, ed è qui che Conte e i suoi saranno misurati. Innanzitutto, dopo due mesi e mezzo di stop è indispensabile che i soldi promessi arrivino subito, frenando l’inevitabile corsa all’emendamento di deputati e senatori e aggirando procedure complesse. Poi, dopo questo “decreto ristoro” (copyright di Sebastiano Barisoni, Radio24),
insomma dopo il risarcimento a imprese e lavoratori, bisognerà pensare davvero a rimettere in moto l’economia (appesantita dal pericoloso aumento del debito). Decidendo per esempio dove e come investire i soldi in arrivo da Bruxelles. Conte ha spalle sufficientemente forti per affrontare la sua fase 2? Può contare sulla mancanza di un’alternativa credibile, sulla diffusa paura di elezioni anticipate e pure sul sostegno di gran parte dell’opinione pubblica per co-
me sta affrontando l’emergenza. Contro di lui gioca invece la realtà di un’alleanza ancora lontana da un progetto politico comune: i 5stelle oscillano irrisolti tra un’ala governativa e una movimentista, tra i supporter del premier e i nostalgici di Salvini; Renzi dovrebbe decidere se questo governo gli piace o no (anche perché non c’è sempre una Bellanova capace di convincere i grillini a occuparsi per una volta di migranti e caporalato) e il Pd chiedersi se i 5S siano solo occasionali compagni di strada o alleati stabili. Come l’economia, l’alleanza di governo ha bisogno di un rilancio. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 16 Maggio 2020 www.gazzettino.it
Parte la fase 2
C’è l’intesa, ok al decreto: dal 3 viaggi tra le Regioni frontiere aperte con la Ue Via libera del governo dopo un braccio `Tra due settimane aeroporti aperti di ferro coi governatori. Oggi nuovo Dpcm per chi proviene dall’area Schengen `
IL CASO ROMA La gestazione è complicata, ma, alla fine, il decreto riesce a vedere la luce: da lunedì l’Italia entrerà nel vivo della fase 2. Per muoversi dentro la regione in cui si vive non sarà più necessaria l’autocertificazione. Gli spostamenti dunque saranno liberi - anche se permane il divieto di assembramento e la stretta su chi è in quarantena - e si potrà far visita a tutti, non solo ai congiunti. Esempio: via libera alle cene a casa degli amici. Allo stesso tempo, ci si potrà spostare nelle seconde case, purché si trovino nella stessa regione. Per la mobilità extraregionale bisognerà invece aspettare il 3 giugno, anche se rimane la possibilità di spostarsi (con l’autocertificazione) per stato di necessità, salute e lavoro. La richiesta dei governatori non ha trovato una sponda da parte dell’esecutivo: occorrerà pazientare ancora due settimane. Nel decreto - che oggi sarà ac-
SCOMPARE L’AUTOCERTIFICAZIONE NELLA PROPRIA AREA SERVIRÀ SOLO PER SUPERARE I CONFINI REGIONALI
compagnato da un Dpcm - si trova finalmente l’intesa sulle “misure”. Alla fine la spuntano i governatori che, dopo essersi divisi, propongono a Palazzo Chigi un protocollo meno stringente rispetto a quello dell’Inail. Il primo a esultare, dopo una girandola di conferenze con il premier Conte e i ministri Boccia e Speranza, è Luca Zaia: «Ora possiamo finalmente riaprire». Anche il presidente del Consiglio rimarca la «poderosa collaborazione» con gli enti locali. E da Palazzo Chigi sottolineano l’opera di mediazione messa in
campo dall’“avvocato del popolo”. Di fatto, le distanze nei locali pubblici che da lunedì torneranno ad accogliere i clienti si dimezzano della metà: tra i tavoli dei ristoranti, ma anche nei saloni delle parrucchiere e dei barbieri. Anche nelle spiagge i parametri diventano meno stringenti, rispetto all’impostazione proposta all’inizio dall’Inail. Il succo dell’accordo è questo: da lunedì le Regioni potranno aprire utilizzando il protocollo unico che hanno proposto e che il governo ha recepito. In alternativa varrà comunque quello nazio-
Le manifestazioni per il 2 giugno
«Italiani in piazza», polemica Lega-FdI La piazza torna ad agitare il centrodestra. Nella coalizione è rincorsa a intestarsi la manifestazione contro la fase 2 del governo Conte. A sorpresa Matteo Salvini, in mattinata, dice di aver già prenotato la location per una mobilitazione a Roma: «Abbiamo già chiesto l’utilizzo di alcuni spazi a giugno, faremo sentire la voce degli italiani onesti». Il sasso è lanciato. A stretto giro di posta è Giorgia Meloni a far trapelare che Fdi ha deciso per
il 2 giugno una mobilitazione contro la fase 2 del governo per l’emergenza Covid. Fonti del partito annunciano «una mobilitazione per la Festa della Repubblica per dare voce a tutti i cittadini italiani nel rispetto delle regole, aperta all’apporto di tutto il centrodestra». Resta in stand by l’altra componente del centrodestra: Fi. In serata si fa sentire di nuovo il numero uno di via Bellerio, che sui social si dice pronto a scendere in piazza il 2 giugno.
Vedere gli amici si può Addio certificazione e centri estivi aperti IL FOCUS ROMA La novità più importante in arrivo da lunedì è sicuramente la maggiore libertà di movimento entro i confini regionali. Tutti potremo uscire dai nostro comuni di residenza e recarci al mare o in montagna. Molti potranno riaprire le seconde case anche se in alcune Regioni questo “privilegio” è stato anticipato sia pure con l’impegno a rispettare una toccata e fuga, ovvero a tornare in giornata nella casa di residenza. Finalmente, dunque, potremo fare a meno dell’autocertificazione. Dal 3 giugno poi - se i dati dell’epidemia continueranno ad essere positivi - dovrebbero ricominciare anche i viaggi interregionali. Viaggi che sono permessi anche oggi ma solo per motivi importanti e per questi occor-
re munirsi ancora di autocertificazione. Per quel che riguarda i servizi per l’infanzia e l’adolescenza bisognerà «predisporre una adeguata informazione sulle tutte le misure di prevenzione da adottare sia rivolta ai genitori, che al personale che ai bambini. Prevedere idonea segnaletica con pittogrammi e affini idonea a ragazzi e bambini». Si dovrà - è scritto nelle prescrizioni - «prevedere un rapporto tra personale educativo e minori 1:5 per bambini 0-6 anni e 1:10 per minori 6-14 anni»; «la composizione dei gruppi di bambini deve essere stabile nel tempo e dovranno essere evitate attività di intersezione tra gruppi diversi» e «i giochi dovranno essere ad utilizzo esclusivo di un singolo gruppo di bambini, salvo disinfezione prima dello scambio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
nale. Sempre da lunedì ci sarà il ritorno alle messe, il Viminale ha anche trovato l’intesa con le altre confessioni religiose. Via libera a moschee e sinagoghe, ma sempre nel rispetto dei parametri di sicurezza. Tra le altre riaperture possibili, a seconda delle volontà delle Regioni, ci sono anche i centri sportivi all’aperto (esempio: i campi da tennis). Nel decreto, inoltre, sono contenute anche le norme per le attività commerciali che non rispettano le regole. Sarà prevista una sanzione da 400 a 3mila euro per chi viola le regole. Non solo: per le imprese infine è prevista anche la chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni. Anche i sindaci giocheranno un ruolo attivo dopo le rimostranze presentate al tavolo da Antonio De Caro, presidente dell’Anci. Nel dl è previsto, infatti, che ai primi cittadini spetterà «la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile garantire adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza di un metro».
LE FRONTIERE Il governo ha preso anche un’altra decisione. Dal 3 giugno saranno riaperte le frontiere per chi arriva in Italia dall’Unione europea, una scelta dettata dall’esigenza di far ripartire la stagione turistica e quindi l’eco-
Il premier Giuseppe Conte (foto ANSA)
nomia. Per chi dunque arriverà dai Paesi Ue non ci sarà più l’obbligo di quarantena. Dell’accordo fa parte tutta l’area Schengen (più la Svizzera e Monaco). Ma la vera trattativa andata a buon fine riguarda l’accordo sulle attività commerciali. Dopo ore di tensioni e vertici interrotti e poi ripresi viene cambiato anche una comma della bozza del decreto circolato in giornata. Si dà, appunto, la possibilità alle Regioni di adottare il protocollo che hanno proposto (salva rifarsi a quello nazionale
PREVISTE SANZIONI E CHIUSURE DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI A CHI NON RISPETTERÀ LE NUOVE NORME
Spostamenti Seconde case Solo nella Regione Via libera in cui ci si trova per quelle vicine er ragioni di prudenza legate al rischio di una recrudescenza dell’epidemia resta il divieto di spostarsi in un’altra Regione diversa da quella in cui si risiede. Il divieto cadrà, nonostante che molti governatori abbiano fatto pressione affinché già da lunedì prossimo fossero possibili i movimenti infra-regionali, dal 3 giugno. Il governo ha infatti voluto evitare che il ponte del 2 giugno potesse trasformarsi in una sorta di “liberi tutti”. Una precauzione già utilizzata dall’esecutivo in aprile, quando si decise di posticipare il primo allentamento del lockdown il 4 maggio, dopo i ponti del 25 aprile e del primo maggio.
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a lunedì si potrà andare nelle seconde case e si può soggiornare purché siano nella stessa Regione di residenza. Rimane invece il divieto di andare nelle seconde case fuori Regione a meno che non ci siano motivi di «necessità e urgenza». In questo caso bisogna compilare il modulo di autocertificazione e spiegare il motivo del viaggio. A dire il vero in alcune Regioni - ma non nel Lazio - il viaggio verso le seconde case era stato già autorizzato sempre a patto di gravi motivazioni e con l’obbligo di ritorno in giornata. La Sicilia invece aveva consentito il trasferimento di nuclei familiari verso le seconde case a patto di restarci per ridurre la quantità di spostamenti.
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Inail-Iss) con un’avvertenza che Conte fa mettere a verbale: «D’ora in poi la responsabilità sarà la vostra». Cioè se salirà il contagio del virus - che sarà monitorato tutti i giorni dal ministero della Sanità - ripartiranno le chiusure selettive. Una chiave d’interpretazione che va bene a tutti. A Conte, ai partiti di maggioranza a partire da Italia Viva, ma anche all’opposizione. I big del centrodestra infatti rimangono in silenzio e mandano avanti i rispettivi presidenti. Rimane il nodo degli spostamenti. Dice Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo: «Avrei proposto almeno di poter far visita a chi ha una nonna nel Reatino, a pochi chilometri da L’Aquila, ma non ho trovato la medesima sensibilità da parte dei miei colleghi». S. Can. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Autocertificazione Necessaria solo per i viaggi più lunghi on il nuovo decreto, accompagnato dal nuovo Dpc, non sarà più necessario utilizzare il modulo per spostarsi all’interno della propria Regione di residenza come è avvenuto finora. Il modulo per l’autocertificazione dovrà invece essere utilizzato dai cittadini che hanno la necessità di spostarsi da una Regione all’altra. I motivi per andare fuori dalla propria Regione di residenza sono sempre gli stessi e sono tre: «Esigenze di lavoro, salute, necessità e urgenza». In questi tre casi le forze dell’ordine potranno essere effettuati controlli per riscontrare la veridicità di quanto dichiarato dal cittadino.
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Sabato 16 Maggio 2020 www.gazzettino.it
L’analisi
Gli errori commessi e quelli da non rifare Luca Ricolfi
segue dalla prima pagina
(...) Quante morti sono una conseguenza di “errori umani” evitabili? Queste domande aleggiano un po’ dappertutto, ma risuonano con particolare angoscia nei Paesi in cui il costo umano dell’epidemia ha raggiunto proporzioni apocalittiche. Negli Stati Uniti, ad esempio, chi passa per Times Square (la piazza principale di New York), può apprendere quanto è costato agli americani il ritardo con cui Trump si è deciso a proclamare il lockdown: 45 mila morti su 75 mila. È una stima, naturalmente, ma non campata per aria, perché si basa su studi epidemiologici. Nel Regno Unito, un paio di settimane fa, Stephen Buranyi, un coraggioso giornalista scientifico free lance, ha pubblicato su Prospect Magazine un’approfondita inchiesta sulle differenze fra le risposte sanitarie al Covid-19 di Regno Unito e Germania. La domanda è: quante vite umane si sarebbero potute salvare adottando fin da principio l’approccio della Germania? L’autore non si sbilancia fornendo un numero, ma lascia intendere che il numero di vittime dovute a clamorosi errori politici ed organizzativi del governo britannico sia molto grande. In Francia, fin da metà marzo in una
drammatica intervista Agnès Buzyn, ex ministra della Salute, ricostruiva la storia dei suoi avvertimenti inascoltati (fin da gennaio!) a Macron e al primo ministro francese, denunciava l’errore di aver ritardato il lockdown per salvare le elezioni comunali, e pronosticava migliaia di morti come conseguenza di questo errore fatale (la Francia, in effetti, si avvia verso le 30 mila vittime ufficiali, poche di meno dell’Italia). E in Italia? In Italia l’opinione pubblica è estremamente mansueta, e il governo ha sempre respinto ogni responsabilità. Meno di tre settimane fa (il 28 aprile), con i morti giornalieri che ancora fluttuavano intorno ai 400 al giorno, il premier dichiarava con invidiabile serenità: tornassi indietro, rifarei tutto eguale. Quanto al commissario Arcuri, il giorno dopo (il 29 aprile) trovava il coraggio di dichiarare: «Per evitare che anche questa diventi materia di dibattiti comunico che l’Italia è il primo Paese al mondo per tamponi fatti per numero di abitanti» (notizia letteralmente falsa, e sostanzialmente erronea). Negli ultimi giorni, tuttavia, grazie alle inchieste giornalistiche e agli studi scientifici, alcune verità stanno venendo a galla. Alcune sono ovvie, come il fatto che la scelta di ritardare il lockdown, a dispetto degli avvertimenti di tanti studiosi, è costato
Le idee
Un decreto ribollito più di sostegno che di rilancio Bruno Vespa i dice che la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto illustrato mercoledì sera dal presidente del Consiglio potrebbe slittare oltre il fine settimana. E si capisce. I crittografi del ministro dell’Economia stanno spulciando comma su comma per raschiare il fondo del barile alla
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La vignetta
ricerca di coperture. È possibile perciò che ci siano varianti anche sensibili rispetto al testo che (si fa per dire) conosciamo. La coperta si è ristretta mano a mano che crescevano le categorie da coprire. Un esempio per tutti: si era parlato di risarcire la metà delle perdite subite dalle aziende nel mese di aprile e si è arrivati a una
migliaia di morti, in Italia come altrove. Altre sono meno ovvie, o meglio diventeranno ovvie solo per gli storici di domani, quando le resistenze e gli interessi del momento presente non riusciranno più a farsi sentire. Fra queste verità la più importante è che la scelta di limitare il numero di tamponi e i ritardi nella organizzazione del tracciamento hanno avuto, e continuano ad avere, un costo umano enorme. Da qualche giorno sembrano essersene accorte anche le autorità sanitarie. Le stesse autorità che all’inizio dell’epidemia “sgridavano” il Veneto, accusandolo di fare troppi tamponi, così deviando dalle sacre direttive dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ora invitano a «fare come il Veneto» e improvvisamente si accorgono di aver trascurato l’essenziale, ossia l’approvvigionamento di reagenti, il coinvolgimento delle università, l’apertura agli operatori del settore privato. Verso di loro serpeggiano le domande che, molto opportunamente, Franco Debenedetti e Natale D’Amico nei giorni scorsi hanno affidato al Corriere della Sera: «Lo dice perfino il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità: sui tamponi bisogna cambiare strategia. Perché solo adesso? C’era l’esempio del Veneto: perché in Lombardia no? Perché Sala (sindaco di Milano) deve mandare i tamponi da esaminare in Francia?» Già, perché? Perché l’Italia, anche dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva riconosciuto il proprio errore, ha aspettato il 5 maggio per manifestare l’intenzione di cambiare linea? Perché non ci si è mossi subito per garantire l’approvvigionamento di reagenti e allargare il numero di laboratori autorizzati a fare test? Perché questo
forbice tra il 10 e il 20 per cento secondo il fatturato. È da risolvere l’enorme problema della cassa integrazione in deroga, visto che la crisi arriverà almeno fino all’autunno. E assicurare una salvaguardia per le aziende che dimostrano di aver assunto le misure di sicurezza necessarie e non possono essere chiamate a rispondere civilmente e penalmente di contagi acquisiti dai propri dipendenti in un luogo imprecisato. La riapertura di ristoranti e spiagge a partire da lunedì è una incognita, per la tardiva revisione della mannaia Inail. Va esaminata con ragionevolezza la distanza tra passeggeri in aereo: occorre una normativa europea, perché se Ryanair si rifiuta di venire in Italia siamo fritti. Il governo deve inoltre ricondurre a ragione la Germania: la Francia non sta messa molto meglio di noi in fatto di contagi e sarebbero inaccettabili, come denunciano gli albergatori altoatesini, pressioni sull’Austria perché tenga chiuse le frontiere con l’Italia. L’Anschluss è finito da un pezzo. È infine inaccettabile il comportamento a macchia di leopardo delle banche sulla erogazione dei finanziamenti più semplici per i quali ci era stato assicurato il più totale automatismo. In ogni caso, il decreto in corso di ribollitura è più di sostegno che di rilancio. Per il rilancio basterebbero per cominciare pochissime cose che non costano niente. La sospensione del codice degli appalti avrebbe l’effetto di un farmaco miracoloso su un’edilizia in coma vegetativo da anni. Così come una immediata revisione dell’abuso d’ufficio che – così come viene interpretato adesso - terrorizza sindaci e soprattutto funzionari che non firmano niente. Il 98% di quelli che vanno sotto processo sono peraltro assolti o archiviati. Ma intanto c’è la paralisi. Ci sono fantastimiliardi stanziati da anni per opere pubbliche bloccate. Tra il record del Ponte di Genova e la paralisi c’è il Ponte del buonsenso... © RIPRODUZIONE RISERVATA
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monopolio pubblico dei tamponi? Perché non abbiamo fatto come la Germania, che ha invitato a testare e tracciare tutti i soggetti sintomatici? Non so se queste domande meritino la costituzione di «un’alta commissione indipendente» (come suggerisce Franco Debenedetti), o l’avvio di nuove inchieste giudiziarie dopo quelle sulle residenze per anziani (come altri auspicano). So solo che le stime più prudenti del costo di aver scoraggiato i tamponi sono scioccanti (le pubblicherà a giorni la Fondazione Hume), che il numero di morti effettivi è almeno il doppio del numero ufficiale, e che continuare così costerà altre vittime, oltre a quelle che la riapertura inevitabilmente comporta. Aver avviato la Fase 2 senza aver costruito le sue precondizioni fondamentali (mascherine, tamponi, tracciamento, indagine nazionale sulla diffusione) è stato certamente un
errore, che ci sta già costando caro. Lo ha rilevato con preoccupazione il professor Massimo Galli (ospedale “Sacco” di Milano) che, intervistato pochi giorni fa da Selvaggia Lucarelli, ha sconsolatamente osservato: «Possiamo solo affidarci a Santa Mascherina (…) Non è mai stato fatto un esperimento analogo nel mondo. È la prima volta che si tenta di arginare un’epidemia dicendo: esci con la mascherina e osserva il distanziamento. Io le dico che non esiste un lavoro scientifico che provi l’efficacia di questa strada». Ora che l’errore è stato fatto, e che il rischio ce lo siamo preso, possiamo solo augurarci una cosa: che il timore di dover riconoscere che si è sbagliato, non induca la classe politica, nazionale e locale, a perseverare nell’errore. www.fondazionehume.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervento
Reti, infrastrutture e visione “metropolitana” Massimo Finco l Veneto delle fabbriche finalmente è ripartito, dopo 8 settimane di lockdown, di sofferenza anche mentale, fisica. Con gli effetti di una crisi devastante che le imprese devono affrontare. L’agenda delle cose da fare è molto lunga e va da problemi di sopravvivenza (la liquidità che avrebbe dovuto arrivare subito alle imprese, a fondo perduto e non indebitandole) ad altri più strutturali (la burocrazia che sta uccidendo il Paese). Tra questi, un grande piano per le infrastrutture e la logistica, che si è rivelato, nell’emergenza, in tutta la sua strategicità e che sarà decisivo per la ripresa post Covid-19. Per continuare a far correre su strade, rotaie, porti e aeroporti la nostra economia e riconnetterci in modo sostenibile al sistema integrato di flussi (persone e merci) nell’economia globale, sospeso dal lockdown. In questa prospettiva, il recente episodio (avvilente) dell’avvio della Fase 2 senza un solo treno Alta Velocità sulle direttrici cardine dello sviluppo italiano, da Venezia a Milano-Torino e a Bologna-Roma, sà di danno e beffa. La dice lunga su un quarto di secolo di (parziale) inconcludenza riguardo a un nodo decisivo per la competitività di quest’area del Paese, cuore pulsante dell’economia e della crescita sociale; e anche sulla nostra debole capacità politica di incidere sulle scelte, per anni svigorita dalle divisioni. Scelte come gli 8 anni (almeno) necessari per l’AV fino a Vicenza, come il potenziamento della linea ferroviaria Venezia-Trieste, la Pedemontana, il collegamento diretto tra Porto di Venezia e Interporto Padova (ancora nelle nebbie) o il nodo Fs del capoluogo euganeo, per stare a pochi esempi. Dobbiamo prenderne atto e cambiare passo, dare prova di unità di intenti per essere credibili, avere forza negoziale, attrarre investimenti. Far sì che ai protocolli d’intenti, tutti da verificare nei loro esiti effettivi, non soltanto negli annunci da conferenza stampa, seguano atti e comportamenti conseguenti. Ma l’episodio del Freccia Rossa dice qualcosa in più, anche sul disegno del «nuovo Triangolo industriale» - assunto a immagine di come il baricentro dell’industria si sia spostato - che affianca al vertice storico della Lombardia i due nuovi vertici di Veneto ed Emilia Romagna. Questo disegno dà evidenza plastica al fatto
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che al lato veneto del «Triangolo», manca proprio quel nodo, quel vertice che lo completa e che gli dà la densità e la considerazione necessaria per essere magliato nella rete di nodi europea. E pone la necessità di collegarlo all’interno di una magliatura appunto, una tramatura, un sistema di reti e infrastrutture strategiche in Italia e in Europa, senza il quale la capacità di performare di quest’area rischia di rimanere inibita. Se è vero che nelle crisi si creano le opportunità, ora abbiamo quella di invertire una tendenza che rischia di farci retrocedere a periferia. Da un lato, un difetto decennale di rappresentanza che non è stata in grado, ai diversi livelli, di rendere chiara e forte l’istanza di connessione di questo territorio con il mondo. Dall’altro, la necessità di costruire in Veneto quel polo urbano di rango metropolitano che è in grado di porsi come naturale vertice del «nuovo Triangolo», connesso con l’Europa e il mondo, e che da tempo è tra le nostre priorità. Può e deve essere l’occasione per ripensare l’organizzazione del nostro territorio, renderlo più efficiente ed attrattivo. Le infrastrutture e il sistema di trasporto, la digitalizzazione dei servizi, la semplificazione burocratica, ne sono un primo strumento. Solo la scala metropolitana può portare a soluzioni efficaci e sostenibili. La metropolitana di superficie (Sfmr) ne è l’esempio (purtroppo, incompiuto). Un polo metropolitano nell’area centrale che non è esclusivo e tantomeno antagonista con il resto del Veneto, bensì inclusivo, aperto, nodo e magnete di un Veneto tutto connesso. In grado di dare valore a tutta la regione, attrarre opportunità, di essere il nucleo e l’innesco della City Region, motore di sviluppo e innovazione territoriale, nodo di una rete europea e globale. A maggior ragione, nell’auspicata cornice istituzionale dell’autonomia differenziata. Una discontinuità da praticare con urgenza, in una logica di evoluzione dal policentrismo, che ha il suo fascino, ma che non può diventare un limite. Perché, rassegnandosi allo status quo, gli investimenti non arrivano, le infrastrutture non si modernizzano, i giovani e i talenti se ne vanno, attratti dalla contemporaneità dei nodi metropolitani. * Presidente Vicario Assindustria Venetocentro - Imprenditori Padova Treviso
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Primo Piano
Sabato 16 Maggio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL CONFRONTO VENEZIA Luca Zaia firmerà oggi l’ordinanza sulle aperture che scatteranno da lunedì 18 maggio. L’ha annunciato ieri sera lo stesso presidente, «dopo una giornata di pressante e stressante lavoro», mentre il Consiglio dei ministri si riuniva per approvare il decreto-legge a cui nelle prossime ore farà seguito il dpcm emanato dal premier Giuseppe Conte, rispettivamente la cornice e il regolamento in cui si inquadreranno i provvedimenti delle Regioni. Queste ultime hanno infatti ottenuto di poter introdurre «misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte» dallo Stato: fra l’incudine delle linee-guida Inail e il martello dei protocolli locali, è passata la mediazione di un documento unitario dei governatori, scritto prendendo a modello le regole stilate proprio dal Veneto e dall’Emilia Romagna.
IL PLICO Queste erano infatti le due Regioni che stavano più avanti nella stesura delle proprie regole. Non a caso già all’ora di pranzo Zaia sventolava un plico di circa 170 pagine, stampate fronte e retro, con l’elenco delle prescrizioni stilate da un mese a questa parte sotto il coordinamento di Francesca Russo, responsabile regionale del dipartimento di Prevenzione: «Ecco qua le nostre linee-guida, divise per settore: ristorazione, attività turistiche e balneazione, strutture ricettive, servizi alla persona come parrucchieri ed estetiste, commercio al dettaglio, uffici aperti al pubblico, piscine, palestre, manutenzione del verde, musei, archivi, biblioteche...». In quei minuti il leghista proponeva l’idea che ciascuna Regione dotata di un piano potesse seguire quello e che il programma dell’Inail servisse invece ai territori che ne erano sprovvisti. «C’è un’ altra corrente di pensiero – aveva però aggiunto Zaia, alludendo al ragionamento del collega lombardo Attilio Fontana – secondo cui è meglio fare delle nuove linee-guida uguali per tutte le Regioni. Personalmente penso che questo andrebbe a incasinare di più la partita, però staremo a vedere».
LA CONDIVISIONE Con il passare delle ore è poi
LE LINEE-GUIDA STILATE CON IL COORDINAMENTO DI FRANCESCA RUSSO RIGUARDANO TUTTI I SETTORI DAI BAR ALLE PALESTRE IL DOCUMENTO VENEZIA Dieci interventi urgenti per aiutare famiglie e imprese messe in ginocchio dall’emergenza Covid-19. Il documento con le richieste arriva dal “Veneto che vogliamo” che denuncia «i ritardi della Regione Veneto». Un fattore tempo «determinante per fronteggiare la crisi economica dopo i due mesi di fermo del commercio e di parte dell’industria» dice il candidato presidente del Veneto Arturo Lorenzoni che parla delle dieci misure di intervento «in parte già adottate da altre regioni e ormai indispensabili per aiutare i veneti». Delle priorità che arrivano ora che il Consiglio Regionale Veneto ha approvato una variazione al bilancio che prevede risposte all’emergenza. «La variazione di bilancio della Regione Veneto – per i portavoce del movi-
Zaia oggi firma l’ordinanza «Accolte le nostre richieste» Il protocollo delle Regioni segue il modello di Veneto `A sera scoppia la grana dei centri estivi: lo scontro ed Emilia Romagna: «Così saremo operativi da lunedì» fra le ministre Bonetti e Azzolina mette a rischio il via `
prevalsa la linea della concertazione nazionale, fatta salva comunque la possibilità per i singoli governatori (e per i sindaci) di intervenire su situazioni particolari, in base alla conformazione peculiare di certe spiagge piuttosto che dei centri storici, in ossequio al «principio dell’abito sartoriale». Per arrivare a questo bilanciamento, secondo quanto trapelato, è stata seguita l’ossatura delle bozze preparate dal Veneto e dall’Emilia Romagna. «Ne siamo venuti a capo – ha confermato Zaia – con un’accettazione e una condivisione del protocollo messo a punto dalle Regioni. Questa intesa ci permette di essere operativi e ci mette subito nelle condizione di aprire da lunedì. Ora at-
tendiamo la formulazione giuridica del decreto-legge e conseguentemente, da governatore veneto, provvederò alle ordinanze per le aperture già domani (oggi, ndr.)». Mentre il leghista parlava, la seduta di Palazzo Chigi era in pieno corso, ma dalle sue parole trapelava fiducia («Se si concretizzerà nell’atto finale del Consiglio dei ministri, considero assolutamente positivo il lavoro fatto negli interessi dei cittadini e delle imprese»), anche per la questione delle responsabilità penali che rischiavano di ricadere sulle Regioni: «Viene risolta con una nuova formulazione giuridica del decreto. Resta comunque il mio invito a rispettare le regole e non abbassare
guardia: inizia davvero la fase di convivenza col virus».
LA FASCIA 0-14 Quand’era ormai notte, è però scoppiata la grana dei centri estivi. Secondo indiscrezioni, lo scontro fra le ministre Elena Bonetti (Famiglia) e Lucia Azzolina (Istruzione) avrebbe fatto stralciare dal testo la previsione di far ripartire le attività per la fascia 0-14 anni, come invece chiedeva la Conferenza delle Regioni. Sul tema in giornata i sindacati veneti, con i segretari generali Christian Ferrari (Cgil), Gianfranco Refosco (Cisl) e Gerardo Colamarco (Uil), avevano lanciato un appello alla Regione: «Per riaprire serve un progetto che metta in sicurezza lavora-
tori e bambini. Non ci può essere spazio per l’improvvisazione su un terreno così delicato». Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità e al Sociale, aveva assicurato prudenza: «Le norme che abbiamo scritto sono molto rigide. Ci rendiamo conto che questo implica sforzi economici non da poco, però ci sono le due novità decise dal Governo: i
150 milioni inseriti nel decreto per il settore 6-14 anni e l’utilizzo del bonus babysitter per l’acquisto di servizi per gli 0-6». Aveva aggiunto Gianpaolo Bottacin, titolare della Protezione Civile: «Bisogna però che le due ministre si mettano d’accordo». Per ora pare di no. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Fondi Ue, Veneto in ritardo» Lorenzoni lancia 10 proposte mento Giorgio De Zen e Elena Ostanel – arriva con settimane di ritardo, altre regioni hanno già stanziato centinaia di milioni di euro: basti pensare ai 320 milioni resi disponibili dalla Regione Emilia Romagna e ai 43 milioni destinati dalla Regione Lazio solo per il sostegno al pagamento degli affitti delle famiglie. Il Veneto ne ha stanziati 30 volte in meno».
LE RICHIESTE Tra le priorità individuate dagli esponenti del “Veneto che vogliamo” liquidità ai Comuni per rilanciare le imprese, aiuti al turismo specie nelle zone di
montagna, in Polesine e a Venezia, finanziamenti alla cultura, fondo aggiuntivo per il trasporto pubblico, sostegno alle povertà con strumenti come il reddito inclusivo attivo. Ma anche soldi alle famiglie che lavorano per la cura dei figli, ai nuclei con disabili, agli anziani soli, alle aziende per la sanificazione degli ambienti e infine potenziamento della sanità sul territorio che è stata la formula che ha permesso al Veneto di avere una tenuta maggiore rispetto ad altre regioni nella diffusione del virus. Per un lavoro di questo tipo servono «quattrocento milioni» per la consiglie-
ra regionale Cristina Guarda, «soldi per l’80% messi dal governo Conte e dall’Europa, ma servono percorsi veloci e facili per erogarli». E poi attacca sostenendo come «famiglia e impresa sembrano trasparenti per la Giunta Zaia» e fa cenno agli enti sociali che «senza un adeguato supporto, rischiano il fallimento» riferendosi al mondo dell’assistenza dei bimbi e delle persone con disabilità. Mentre il consigliere Piero Ruzzante sottolinea come non si sia ancora fuori dall’emergenza sanitaria: ricordando i 19 morti di ieri, di cui 18 nelle case di riposo e i 31 morti, di cui 29
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SFIDANTE Arturo Lorenzoni, candidato di Il Veneto che vogliamo
nelle case di riposo, del giorno prima. «Serve prudenza anche nella fase due: sbaglia Zaia a forzare sulle riaperture, nella partita sulle linee guida Inail» e evidenzia come «i dati più allarmanti arrivino dalle case di riposo, dove il livello di contagio è il doppio rispetto ai reparti Covid degli ospedali e per questo abbiamo chiesto una commissione d’inchiesta sulle strutture per anziani».
LE VOTAZIONI Infine un flash sul tema elezioni, che il presidente del Veneto Luca Zaia caldeggia per luglio. «Non ci sono i tempi tecnici per poterlo fare - conclude l’avversario Lorenzoni - inoltre teniamo le persone in casa per non farle contagiare e poi chiediamo loro di andare a votare: sinceramente mi sembra una forzatura». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
22 Economia
IL GIORNALE DI VICENZA
Sabato 16 Maggio 2020
VENETEX LamonetavirtualeperPmi fa+40%neiprimi4mesi
Positivii dati consuntividelprimo quadrimestredel2020 peril circuitodellamonetacomplementare Venetex(circa800 Pmi aderentiintutto ilVeneto):ha registrato +40% di scambirispetto all’egualperiododel2019, che giàaveva registratounvolumedi rapporticommerciali paria5 milionidieuro,con quasi 2 mila scambi.
ENIGASELUCE Riapredalunedìisuoipunti vendita.AncheaVicenza
Enigas eluce riaprirà lunedì18 maggiotutti i suoipunti venditain Italia,chiusi inseguito aldecreto 11marzo. La retedi venditadi Eni gase lucesul territorio italiano compostada5 Flagship Store di proprietànelle città di Milano,Bologna,Vicenza, Padova e Trevisoe 150 EnergyStorein franchisingdedicatiall’offerta retaile business.
ECOBONUSESISMABONUS. «Si pensi anchealla tassazioneche gravasullecompravendite»
«Okgliincentivial110% purchésianogestitibene»
nibilità economiche, però l’auspicio è che il governo metta mano alla tassazione». VOGLIA DI RISTRUTTURARE.
Schiavo: «Sarà importante tenere controllata la burocrazia per avere proceduresemplici». Aspettative positivedalsettoreimmobiliare Stefano Tomasoni
Sette miliardi di investimento, da qui al 2023, per riqualificare il patrimonio abitativo del paese. È la cifra che il decreto Rilancio prevede di mettere in gioco per dare una scossa alla riqualificazione edilizia, in un paese dove 8 edifici su 10 sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore della normativa in materia di efficienza energetica. Il superbonus del 110% sulle spese per ristrutturazioni energetiche e antisismiche è un ricostituente per un settore che esce prostrato dall’emergenza coronavirus. La novità più
interessante, se sarà confermata, è nel fatto che sia per ecobonus e sismabonus al 110% sia per gli altri incentivi già esistenti c’è la possibilità di cedere l’importo corrispondente alla detrazione a una banca (o a un’assicurazione o altro intermediario), monetizzando subito la detrazione senza aspettare di detrarla in 5 anni. I crediti che derivano dalle detrazioni potranno anche essere ceduti alle imprese, che a loro volta potranno venderli alle banche: di fatto, l’impresa potrà stipulare una convenzione con la banca e presentare il “pacchetto completo” dell’intervento al cliente.
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Malapriorità perl’ediliziaresta lasemplificazione delleprocedureela sburocratizzazione LUIGISCHIAVO PresidenteAnceVicenza
«INCENTIVIUTILI,MANONÈLA PRIORITÀ». «Questi incentivi
possono essere utili per le imprese che lavorano nella ristrutturazione, tenuto conto anche che il recupero del patrimonio edilizio è una crescente necessità, considerata l’età media degli immobili in Italia – commenta Luigi Schiavo, presidente della Sezione Costruttori e Impianti di Confindustria Vicenza -. Detto questo, resta una goccia nel mare, non possiamo considerare questa come la priorità di cui l’edilizia ha bisogno: la cosa più importante rimane la semplificazione delle procedure e la sburocratizzazione del paese. Occorre mettere in moto l’economia facendo investimenti sulle opere pubbliche piccole e medie, quelle che servono ai Comuni». Nel frattempo ci sono Ecobonus e Sismabonus, su cui Schiavo fa un’altra puntualizzazione: «Detto che il provvedimento è ancora a livello di bozza, l’agevolazione non sa-
rà di semplice applicazione. C’è da tenere controllata anche in questo caso la burocrazia, per avere procedure semplici e possibilmente informatizzate. Anche perché, nella versione attuale, tutto questo vale fino a fine 2021, e serve tempo perché escano i provvedimenti in dettaglio e le aziende si organizzino per fare gli accordi con le banche. Sono passaggi per i quali servirà qualche mese, e poi ci sono i permessi da chiedere ai Comuni. Insomma, credo che se il provvedimento sarà confermato com’è, andrà preso in considerazione un prolungamento della validità». «RIMANE IL TEMA TASSAZIONE». «Chiediamo a tutti i livel-
li che vengano dati incentivi allo sviluppo del settore edile, perché una filiera delle costruzioni che funziona, compreso anche il comparto immobiliare, fa funzionare il paese – dice Renato Guglielmi, presidente Fiaip Vicenza (agenti immobiliari) -. Ben
Lafacciata diuna palazzinain ristrutturazione FOTO ARCHIVIO
RenatoGuglielmi(Fiaip)
SerafinoMagistro(Fimaa)
venga dunque questo tipo di incentivazione, dobbiamo però attendere la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale e i decreti attuativi per capire con che modalità si andrà a gestire il provvedimento e se sarà accompagnato da un’applicabilità semplice e corretta. Per ora si può dire che questa detrazione può essere un incentivo là dove ci sono immobili vetusti che richiedono interventi di riqualificazione. Ri-
mane un aspetto più generale: la tassazione che grava sugli immobili, che nel nostro paese è la più scoraggiante per quanto riguarda le compravendite. Ci saremmo aspettati che, in parallelo agli incentivi, si mettesse mano anche a questo tema, perché resta ancora una penalizzazione importante nell’acquisto di un immobile. Mi rendo conto che a livello statale ci sia da fare i conti con le dispo-
«Se verrà messo a punto bene, il provvedimento può essere di aiuto al settore – commenta dal canto suo Serafino Magistro, presidente provinciale della Fimaa Confcommercio, federazione degli agenti immobiliari -. Ho già sentito alcuni clienti interessati a cogliere questa opportunità. Sappiamo che in Italia c’è un patrimonio immobiliare piuttosto datato che ha dunque bisogno di riqualificazione, e si nota anche una diffusa voglia di poter fare lavori di sistemazione delle proprie case. Così come ci sono diverse soluzioni abitative di una certa età che vengono apprezzate dai clienti, acquistate e poi ristrutturate. Con un’attenzione che oggi viene riservata in modo particolare alla zona in cui si trova l’immobile, così come al miglioramento energetico». C’è però anche da fare i conti con il fatto che le normative contro il coronavirus hanno riflessi sulla vita condominiale: finché resterà valido il divieto di convocare assemblee di condominio, ad esempio, sarà difficile prendere decisioni su lavori come quelli legati ai bonus. Con il paradosso che gli incentivi pensati per rilanciare l’edilizia in chiave anti-Covid potrebbero venir rallentati da una norma di sicurezza anti-Covid. • © RIPRODUZIONERISERVATA
IL CONSORZIO DI CONFINDUSTRIA. Riunisce 1200 imprese: «Libere anche in acquisti autonomi» RIUNITO IL TAVOLO VERDE. L’assessore Pan attacca Roma e Bruxelles
Energiaegas, piovonosconti Agricoltura:«Solobriciole mavannoevitate lefakenews daifondigovernativieUe» Etuttii residuidelbilancio regionalesono stati destinatiallemaggiori giunto, in determinate ore di spesesostenute insanità
EUROPA. Quanto all’interven-
Perforniture spot si è scesi anche a zero, perle altre si è giunti al -25% La pandemia da Covid-19 genera effetti su larga scala che si ripercuotono a più livelli sui mercati internazionali e non può certo fare eccezione il mercato dell’energia, finito a sua volta sull’altalenae. «In un contesto così delicato ogni informazione sui costi dell’energia va soppesata con molta attenzione - ammonisce in una nota Leonardo Zampiva, direttore di Energindustria, il Consorzio promosso da Confindustria Vicenza che opera nel mercato libero dell’energia e conta ad oggi oltre 1.200 aziende consorziate: bisogna «giudicare con cognizione di causa i prezzi finali ed evitare di trarre conclusioni a partire da “fake news”. È per questo motivo che ci siamo attivati fin da subito per fornire notizie corrette, chiare e precise in merito ai prezzi energetici, le cui variazioni seguono un duplice sviluppo». DIVERSI TREND. Per il power
ed il gas, come accade per tutti i prodotti energetici, gli andamenti dei mercati vanno distinti tenendo conto di due diverse tipologie: «I prezzi giornalieri, spot, che sono variabili di giorno in giorno, e i prezzi forward, a termine, che costituiscono i prezzi fis-
LeonardoZampiva
CarloBrunetti
si acquistati oggi per un periodo futuro». «Qualsiasi valutazione sui prezzi deve quindi tenere conto di questa fondamentale distinzione e delle relative variazioni, perché altrimenti - sottolinea Zampiva si rischiano interpretazioni scorrette o fuorvianti. A causa dell’emergenza sanitaria la domanda di energia elettrica nei mesi di marzo-aprile 2020 è stata mediamente più bassa di circa il 20% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. Questa riduzione dei consumi ha determinato una ovvia riduzione del prezzo dell’energia elettrica e
del gas naturale, come del resto avvenuto per il Brent (il petrolio greggio estratto nel Mare del Nord che fa da riferimento per la definizione dei prezzi in Europa, Asia e Medio Oriente, e rappresenta circa i due terzi del petrolio scambiato) che ha avuto una riduzione del quasi 60% rispetto alle quotazioni di maggio 2019». DIFFERENZE. Nel dettaglio,
però, Energindustria segnala che «la riduzione dei prezzi ha interessato soprattutto il mercato spot con valori della borsa elettrica che hanno rag-
aprile, anche il prezzo di 0 €/MWh (euro a megawattora). Il prezzo del Pun (borsa elettrica) è stato in aprile più basso di oltre il 50% rispetto all’aprile 2019. Anche i prezzi fissi, rappresentati dalle quotazioni forward, hanno subito delle riduzioni interessanti ma meno evidenti. Le quotazioni di questi ultimi giorni sono circa il 25% in meno rispetto ai prezzi fissi che si potevano acquistare lo scorso anno, nello stesso periodo». «L’elevato potere contrattuale e le competenze professionali consentono ad Energindustria - sottolinea il presidente Carlo Brunetti di stipulare contratti di somministrazione, a favore delle proprie imprese, in cui i prezzi delle commodity prevedono sempre una componente fissa ed una variabile, cosa che permette di beneficiare dell’attuale discesa dei prezzi e di diversificare il rischio a fronte degli imprevedibili andamenti di mercato. Le imprese che fanno parte del consorzio possono inoltre attuare strategie di acquisto personalizzate e autonome, valutando le specifiche opportunità di mercato con la massima flessibilità». • © RIPRODUZIONERISERVATA
«Alle imprese venete del primario, che contribuiscono all’economia nazionale con quasi 6,5 miliardi di prodotto lordo vendibile e si trovano ad operare in una delle aree più produttive e al tempo stesso più colpite dall’emergenza sanitaria del Paese, né il Governo né l’Unione Europea stanno riservando adeguati ristori. A noi non serviva certo la regolarizzazione dei migranti, del tutto inutile per i lavori qualificati stagionali richiesti dalle nostre imprese ma ci sarebbero serviti interventi di sburocratizzazione, voucher semplificati e misure di sostegno dirette alle filiere più in sofferenza, che stanno scontando in maniera più pesante la chiusura del canale Horeca (albeghi, ristorazione, bar e pizzerie), come agriturismo, ortofrutta, floricoltura e florivivaismo, vitivinicoltura, lattiero-caseario, che stanno contabilizzando in questi mesi perdite variabili dal 30 all’80 per cento». Così l’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan dopo il confronto con i componenti del “Tavolo verde” sull’impatto delle misure per l’agricoltura previste dalla Commissione
L’assessoreGiuseppePan
europea e dai decreti governativi “Cura Italia” e “Rilancio”. SOLDI. «I 100 milioni che il
decreto “Cura Italia” ha stanziato per il settore primario su scala nazionale (80 per l’agricoltura, 15 per la pesca e 5 per l’acquacoltura) equivalgono a mala pena al valore dei danni subiti dal solo sistema agricolo veneto nei due mesi di lockdown», premette Pan: «Stiamo valutando attentamente le misure contenute nel decreto ‘Rilancio’ di maggio, che al netto degli interventi per lavoratori, imprese e operai agricoli, destina 1,2 miliardi al settore agricolo. Ma l’ordine di grandezza dell’intervento governativo per tutta l’agricoltura italiana, vale circa un quinto della produzione annua del solo sistema agricolo veneto».
to della Commissione europea come misura di indennizzo anti-Covid, secondo Pan non aggiunge un euro in più a sostegno delle imprese agricole: «Bruxelles ci dà solo la possibilità di rimodulare l’1% del Psr: per il Veneto 11,69 milioni. Si tratta di briciole, inadeguate di fronte alla crisi subita dal mondo agricolo, che non aggiungono nulla alla dote iniziale del Programma di sviluppo rurale 2014-20. Anzi, questo provvedimento comunitario finisce per penalizzare le Regioni virtuose, come il Veneto, che hanno già impegnato tutte le risorse nei tempi». La Regione è comunque già al lavoro «per predisporre i nuovi bandi indirizzando le pur scarse risorse, in modo selettivo e condiviso, a quei settori che scontano i maggiori cali di redditività o per i quali un aiuto aggiuntivo potrà essere di assoluta necessità». «Eviteremo appesantimenti burocratici», promette l’assessore: «La Regione ha sinora messo in campo tutti gli strumenti disponibili per garantire liquidità alle imprese agricole e agroindustriali, dai fondi Bei ai fondi di rotazione per il primario di Veneto Sviluppo». Ma ora tutti i possibili residui di bilancio sono stati destinati alle maggiori spese sostenute dalla sanità. • © RIPRODUZIONERISERVATA
PRIMO PIANO
SABATO 16 MAGGIO 2020 IL MATTINO
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L’allarme globale: gli effetti nel Padovano
Cicloturismo dai Colli alla Bassa interventi per potenziare le piste Il Gal Patavino assegna un milione e 600 mila euro. Interessati i cinque principali circuiti provinciali
Grazie alla sinergia con alcune amministrazioni comunali e la Provincia di Padova, il Gal Patavino assegna 1.620.000 euro di fondi del Psr (Programma sviluppo rurale) per potenziare le principali piste cicloturistiche del territorio che va dai Colli Euganei alla Bassa Padovana. Un milione a supporto della mobilità lenta nell’area rurale delle Provincia di Padova sarà assegnato fin da subito mentre il bando per ulteriori 620.000 euro sarà pubblicato a fine mese. Gli interventi in totale saranno cinque. Per l’Anello dei Colli è previsto il miglioramento di un tratto lungo la sponda destra del canale Bisatto sono interessati i comuni di Monselice (capofila), Battaglia Terme e Montegrotto Terme. Per risolvere alcune criticità su un altro tratto della ciclovia si sono attivati i
comuni di Este (capofila), Baone, Cinto Euganeo, Lozzo Atestino, Vo’, Rovolon, Teolo e Torreglia. Per l’Anello delle Città Murate si sono coordinati per migliorare l’accessibilità al percorso i comuni di Montagnana (capofila), Carceri, Megliadino San Vitale, Merlara, Piacenza d’Adige, Urbana e Vighizzolo d’Este. La Provincia di Padova collabora con i comuni di Este, Ospedaletto e Borgo Veneto per risolvere le criticità sulla sommità arginale del fiume Frassine mettendo in sicurezza il tratto. Per l’itinerario “Dai Colli all’Adige”, un progetto che mira al congiungimento dell’itinerario con l’Anello dei Colli Euganei all’altezza del canale Bisatto, sono interessati i comuni di Pernumia (capofila), S. Pietro Viminario, Tribano, Pozzonovo, Bagnoli di Sopra e Anguillara Veneta. «In un momento difficile del settore turistico, gli inter-
gli organizzatori
alta padovana
Gianni Biasetto / MONSELICE
Sono cinque i circuiti cicloturistici interessati dai lavori di potenziamento
«Euganea Film Festival si farà a fine agosto» MONSELICE
«Lunga vita al cinema» è il nuovo slogan della 19esima edizione di Euganea Film Festival, l’appuntamento con il cinema nei Colli Euganei. «Il festival anche quest’anno ci sarà», spiegano gli organizzatori, «stiamo lavorando alla nuova edizione e siamo convinti che il cinema possa essere uno dei momenti fondamentali, essenziali, necessari per capire con gli occhi bene aperti quello che è stato e quello che vogliamo, per noi e per chi verrà». Saranno però tempi complicati per il gruppo che da settimane sta cercando di proporre un programma diverso. Le proiezioni probabilmente slitteranno da giugno-luglio verso la fine di agosto, con una riduzione del programma ma «sarà un festival come sempre, lontano dai computer o dai telefoni, con i nostri schermi imbevuti di cielo e di stelle, con il canto dei grilli e il respiro degli alberi» continuano gli organizzatori «sarete spettatori e protagonisti allo stesso temp. Quando termina un film è ciascuno di noi che diventa protagonista della più bella sceneggiatura che possiamo scrivere: la nostra vita». — GIADA ZANDONÀ
Parrucchieri, barbieri ed estetisti si stanno preparando per rispettare le norme di sicurezza in vista della riapertura
Parrucchieri ed estetisti aperture e orari liberi «I guanti? Un problema» I Comuni dell’Alta Padovana pronti a dare l’autorizzazione in attesa del prossimo Dpcm del Governo che dovrà chiarire gli ultimi dubbi CITTADELLA
Task force già pronta per lavorare domani in municipio, di domenica, e mettere Cittadella nella condizioni per riaprire. «Siamo in atte-
sa del Governo», spiega il sindaco Luca Pierobon, «che con un nuovo Dpcm deve chiarire se i negozi e le varie realtà artigiane potranno riaprire». A Palazzo Mantegna e nella sede della polizia locale che si affaccia su piazza Pierobon la macchina è già calda per affrontare la fine del lockdown: «Ho allertato l’ufficio commercio, il settore che segue le manutenzioni e i vigili: domenica
lavoriamo sulle riaperture, per consentire anche lo svolgimento del tradizionale mercato del lunedì». Per agevolare i negozianti, le realtà artigiane, parrucchieri ed estetiste il sindaco nei giorni scorsi ha varato una nuova ordinanza, che liberalizza le attività: «Sono stati rimossi limiti che risalgono al 2006 e quindi non ci sarà più l’obbligo di chiusura domenicale e festiva, né
lo stop alle attività il lunedì pomeriggio. Con questo nuovo quadro normativo», aggiunge il primo cittadino, «alle 10 di sera, per esempio, ci si potrà tagliare i capelli. Ovvio, si tratta di una possibilità, che confidiamo possa essere di aiuto». Sul fronte plateatici, l’amministrazione resta in attesa della stabilizzazione del quadro normativo nazionale per definire i tempi della gratuità dell’utilizzo del suolo pubblico per bar e ristoranti. La linea della liberalizzazione degli orari è stata adottata anche dal sindaco di Carmignano Alessandro Bolis: «Si potrà aprire tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 7 alle 22, non si devono superare le 13 ore. Ovvio, abbiamo inserito
venti finanziati dal Gal Patavino rappresentano uno stimolo alla ripresa e allo sviluppo», afferma il presidente del Gal, Federico Miotto. «Il territorio ha saputo reagire con investimenti e i nostri contributi ne sono testimonianza perché tutti hanno operato per raggiungere l’obiettivo senza perdersi d’animo». Elogia i comuni dei Colli e della Bassa Padovana che si sono mossi compatti per cogliere l’opportunità dei contributi europei attraverso il Gal, anche il presidente della Provincia Fabio Bui. «Con il consigliere Sabrina Doni, delegata del settore, ci siamo posti l’obiettivo di unire gli sforzi, gli investimenti e le competenze, assumendo l’onere della progettazione dei vari interventi in cui si articola l’azione», puntualizza Bui. I primi cittadini dei comuni capofila: Roberta Gallana (Este), Loredana Borghesan (Montagnana), Giorgia Bedin (Monselice) e Luciano Simonetto (Pernumia), concordano che è stata fondamentale la collaborazione tra enti su un tema importante, come quello di investire sulle strutture per incentivare le presenze turistiche. Una sinergia che ha permesso di far arrivare nel territorio importanti contributi che singolarmente gli enti non avrebbero potuto intercettare. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
una clausola: queste liberalizzazioni scatteranno quando ce lo consentirà il Dpcm». Nel prossimo futuro Bolis è preoccupato della sabbia nel motore messa da un altro tipo di virus: «Il problema è la burocrazia. I nostri commercianti sono stati bravi, ma a venerdì pomeriggio non sanno ancora se potranno ripartire, troviamo un vaccino contro il Covid, ma individuiamone uno anche contro le lungaggini». Orari illimitati ogni giorno anche a San Giorgio delle Pertiche: «Ho firmato una nota per autorizzare tutte le attività di barbiere, acconciatore, estetista, tatuaggio, piercing per esercitare senza limitazioni negli orari di apertura e chiusura, festività comprese», le parole del primo cittadino Daniele Canella. Ha già l’agenda piena Denis Zambon di Denistudio, a Campo San Martino, che ha promosso una battaglia nei giorni scorsi con il mondo dei parrucchieri per anticipare il prima possibile la fine del lockdown: «Le regole ci convincono, ho visto il decreto Inail, i due metri vanno bene, così come mascherine e gel, l’utilizzo dei guanti sarà invece un problema, abbiamo bisogno di sensibilità al millimetro. In ogni caso, molte persone hanno già prenotato, la prossima settimana avremo lavoro come a Natale: ci sono esigenze importanti sui capelli dopo questa lunga pausa. Auguro a tutti i miei colleghi di dare il meglio e di partire alla grande». — SILVIA BERGAMIN © RIPRODUZIONE RISERVATA
SABATO 16 MAGGIO 2020 IL MATTINO
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: le istituzioni Tentativo del parlamentare leghista padovano Alberto Stefani Ruzzante (LeU): va garantita una vera campagna elettorale
Zaia: andare alle urne a luglio è democrazia E c’è un emendamento sblocca-consultazioni LA SFIDA
aia non si arrende e continua a coltivare il sogno delle elezioni a fine luglio. Il primo passo in avanti porta la firma di Alberto Stefani, avvocato, deputato della Lega e sindaco di Borgoricco che ieri ha depositato un emendamento che consente alle Regioni in scadenza il 2 agosto di “procedere regolarmente all’indizione delle elezioni”. L’unico vincolo è “il rispetto delle misure di distanziamento sociale previste per il contenimento da contagio Covid-19 sulla base del parere del dipartimento di prevenzione sanitaria regionale”. Insomma, autonomia vera per Veneto, Liguria, Campania, Puglia e Marche che premono sull’acceleratore mentre la Toscana rispetterà la finestra indicata dal ministro D’Incà, che va dal 6 settembre al 26 ottobre. Il governatore del Veneto vuole incassare il massimo del consenso trascinato dall’indice di fiducia alle stelle con la gestione dell’emergenza Covid 19, che l’ha visto scalare il rating nazionale. Dopo il premier Conte, gli italiani invocano Luca Zaia a Palazzo Chigi, con sommo dispiacere di Matteo Salvini che per risalire nel gradimento ha cambiato look: blazer blu, camicia bianca o azzurra e cravatta ton su ton, con occhiali da premier. Addio felpa. Salvini l’ha detto chiaro e tondo: vuole l’election day in ottobre per conquistare la Campania e mandare a spasso
Z
Il parlamentare leghista padovano Alberto Stefani
il governatore dem De Luca, al top della popolarità con le performance su Facebook e il pugno di ferro. In Campania non entra nessuno, i confini sono blindati come il muro che Trump sta costruendo tra il Texas e il Messico. A sostenere la tesi di Salvini c’è quasi tutto il Parlamento: Pd, M5S e Forza Italia vogliono l’election day in ottobre per unificare i sei test delle Regioni, i 1100 sindaci da rinnovare compresa Venezia e il referendum sul taglio dei parlamentari. Come finirà? «Ho depositato l’emendamento perché sono l’unico deputato veneto in commissione Affari costituzionali e le audizioni sono finite: la prossima settimana si vota, poi la parola passa al Parlamento. Siamo in tanti a sostenere la proposta», precisa l’onorevole Stefani. Da Venezia, Zaia lo ringrazia. «Non far votare a luglio vorrebbe dire sospendere la democrazia» dice ad ogni tg
la grillina critica l’assessore
Lite tra Baldin e Donazzan sulla cassa integrazione VENEZIA
«Leggiamo con stupore la nota scomposta dell’assessore al Lavoro del Veneto Elena Donazzan, che mi attacca sull'impervio terreno degli ammortizzatori sociali, mischiando, pere e mele». Così Erika Baldin, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, sul Comunicato 719 della Regione Veneto, che inizia con un eloquente: “Erika Baldin deve venire in direzione Lavoro e chiedere scusa
a chi vi ci lavora”. «Confermo – ribadisce la consigliera M5S - di avere compiuto un accesso agli atti per conoscere i numeri delle pratiche di cassa integrazione in deroga processate dalla Regione e inoltrate al livello superiore. È una mia prerogativa e un mio diritto, in qualità di consigliere regionale. Ruolo che Donazzan conosce bene, e che deve rispettare. Non si permetta di eccepire su un tale strumento, finché il Veneto e l'Italia re-
web il governatore che da due mesi ha esclusivo diritto di parola sui network locali, a dispetto della par condicio. Ieri Arturo Lorenzoni è uscito dal letargo e ha annunciato dieci proposte per far ripartire il Veneto, ma Piero Ruzzante che di sfide elettorali ne ha combattute a iosa, mette un po’ di sale sulla ferita: «Non abbiamo paura delle elezioni, siamo pronti ad affrontarle e ma ad armi pari. Oggi l'unico che sta facendo la campagna elettorale con una conferenza stampa al giorno è Zaia, tutti gli altri sono bloccati dalle norme anti-Covid. Ancora oggi è vietato tenere comizi elettorali e organizzare un incontro in una sala cinematografica. Sull'ipotesi del voto a fine luglio, Zaia non è riuscito a convincere nemmeno Salvini. Se nemmeno il suo partito è d'accordo, forse questa proposta è utile solo a lui». — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA
stano una democrazia. Anche perché la Regione dovrebbe essere una casa di vetro, come diceva Zaia qualche tempo fa, oppure qualcuno anela un regime senza trasparenza, dove le opposizioni si limitano a tacere?». Prosegue Baldin: «Ricordo all'assessore che la mia richiesta di accesso agli atti è stata rigorosamente limitata agli uffici, senza essere comunicata sulla stampa, sui media o sui social. Prima di scagliarsi contro la sottoscritta con tanta veemenza, si prenda qualche minuto e controlli le mie dichiarazioni. Vedrà che non c'è nessun attacco alla Regione sulla questione degli ammortizzatori sociali. Nemmeno una riga» conclude Erika Baldin. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 15/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 14/05
Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
TOTALE CASI
VARIAZIONE NUMERO CASI
3824 88 2626 2627 4997 2811 1151 437 306 35 18902
+3 0 +4 +2 +17 +12 0 +1 +2 +3 +44
CASI NEGATIVIZZATI ATTUALMENTE VIROLOGICI POSITIVI DECEDUTI 320 1 716 334 1568 706 366 119 144 35 4309
263 3 298 264 505 292 104 34 13 0 1776
SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE
3241 84 1612 2029 2924 1813 681 284 149 0 12817
364 775 564 1075 491 707 283 4259
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS -CoV-2 casi al 15/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 13/05 PAZIENTI PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE IN AREA TERAPIA DIMESSI DECESSI NUMERO CASI NUMERO CASI NON CRITICA INTENSIVA DAL 21.2 DAL 21.2 AREA N.CRITICA T.INTENSIVA Azienda Ospedale Università Padova 8 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 3 Verona - Borgo Roma 6 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - Borgo Trento 8 ULSS 1 - Ospedale Belluno 0 ULSS 1 - Ospedale Feltre 6 ULSS 2 - Ospedale Treviso 0 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 0 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 14 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 0 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 0 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 0 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 0 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 0 Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier -TV 1 ULSS 3 - Ospedale Mestre 0 ULSS 3 - Ospedale Venezia 0 ULSS 3 - Ospedale Mirano 47 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 0 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 ULSS 3 - Ospedale di Noale 22 Ospedale Villa Salus (VE)° 0 Casa di cura San Marco - Mestre (VE) 6 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 0 ULSS 4 - Ospedale Portogruaro 0 Casa di Cura Rizzola 2 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 6 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 0 ULSS 5 - Ospedale Adria 17 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 0 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 2 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 0 ULSS 6 - Ospedale Conselve 0 Casa di cura Villa Maria (PD) 35 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 0 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 24 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 1 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 0 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 0 ULSS 9 - Ospedale Legnago 5 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 35 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 12 ULSS 9 - Ospedale Marzana 22 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 0 ULSS 9 - Ospedale San Biagio di Bovolone 11 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 6 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 0 Istituto Oncologico Veneto 299 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 275 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI 574 TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI)
2 0 0
305 0 213
64 1 113
-1 0 0
0 0 0
0 0 0
2
78
33
-2
0
+1
1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 5 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 1 0 0 0 2 2 0 22 28 50
89 12 219 21 18 196 40 51 53 2 1 75 28 8 122 2 0 100 0 97 0 15 25 37 4 269 2 2 3 0 1 230 20 8 136 55 0 23 69 28 174 51 49 0 130 94 2 3157
51 6 106 21 21 34 8 12 4 0 0 41 15 10 98 3 4 13 0 29 1 1 5 26 0 103 0 7 7 0 0 78 13 11 97 2 1 5 49 26 103 7 3 0 36 38 1 1.307
-1 0 -3 0 0 -3 0 0 0 0 0 0 0 0 -2 0 0 +1 0 -1 0 0 0 -6 0 0 0 0 0 0 0 -4 0 0 0 -2 0 0 0 +1 -10 -2 +6 0 -2 0 0 -30
0 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -2 0 0 0 0 0 -1 0 0 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -5
+1 0 +1 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +2 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 +1 0 0 0 0 0 +9
** deceduto assegnato ad altro ospedale
CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti VARIAZIONE casi al 14/05 ore 17, variazioni NUMERO CASI rispetto alle 17 del 13ù/05 DIMESSI ATTUALMENTE PAZIENTI DECESSI DAL 21.2 POSITIVI POSITIVI DAL 21.2 Ospedale di Comunità Belluno (BL) 11 Ospedale di Comunità Agordo (BL) 10 Ospedale di Comunità Alano di Piave (BL) 2 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 0 Struttura COVID - Vedelago (TV) 12 Struttura COVID - Ormelle (TV) 0 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 7 Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) 0 Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 0 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 1 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 6 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 7 Ospedale di Comunità Montagnana (PD) 0 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 7 Ospedale di Comunità Valleggio sul Mincio 0 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 63 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI 55 TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + 118 NEGATIVIZZATI)
VARIAZIONE NUMERO DECESSI
28 23 0 5 35 24 31 0 11 0 35 19 0 14 0 225
17 1 0 0 4 4 2 0 1 0 1 1 0 5 0 36
-3 -1 0 0 +1 0 -1 0 0 +1 -1 +1 0 0 0 -1
VAR. NUMERO DECESSI +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1
SABATO 16 MAGGIO 2020 LA NUOVA
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L’allarme globale: le decisioni del governo storatori e balneari. Al ristorante, come al bancone del bar, la distanza tra i tavoli scende innanzitutto da due a un metro. Lo stesso distanziamento che dovrà essere rispettato se a pasteggiare insieme non sono dei conviventi. Se il tavolo non è tanto capiente si alza la famigerata barriera di plexiglass. Restano il divieto di consumare a buffet e l’obbligo di prenotazione. Qui come altrove è consigliato rilevare le temperature e se si ha più di 37,5 si torna a casa. Anche al mare si dimezzano le distanze di sicurezza, non più 20, ma 10 metri quadri a postazione di ombrellone e lettini, che poi significa mantenere 3 metri di distanza tra un ombrellone e l’altro e 3,5 tra una fila
Conte ai presidenti: «Vi lasciamo decidere ma siate responsabili: sicurezza massima» Per chi rientra dall’estero fine dell’obbligo della quarantena e l’altra. Tra i lettini la distanza scende da due a un metro e mezzo. La prenotazione non è più obbligatoria, ma «va privilegiata» e nelle spiagge libere per mantenere la distanza di sicurezza di un metro «si suggerisce la presenza di un addetto alla sorveglianza». Sì ai racchettoni, no al beach volley e alle partire a pallone. Semplificata la vita anche ai negozianti, dove la regola aurea resta quella del distanziamento di un metro, l’igienizzazione di mani e ambiente, l’uso della mascherina per tutti e dei guanti quando si maneggiano scarpe o vestiti. Dal parrucchiere oltre alla prenotazione obbligatoria, mascherina ffp2 senza valvola e visiera protettiva per chi taglia. Per ora si ricomincia così. Fermo restando che, come ha messo in chiaro Conte, dove i dati peggiorano si richiude tutto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Parla il presidente: «Nessuna spaccatura tra i governatori, andiamo avanti uniti» Minacce sui muri di Milano: «Chi ha creato questo clima si faccia un esame di coscienza»
Fontana: «Odio contro di noi Ma la Lombardia non si ferma» L’INTERVITSA Paolo Colonnello / MILANO
È
apparsa una scritta su un muro di Milano: “Fontana assassino”. Che ne pensa governatore? «C’è un clima avvelenato che qualcuno ha voluto creare nel Paese. Un clima antilombardo. E chi ha creato questo clima, dovrebbe farsi un esame di coscienza, perché poi i risultati sono questi». Alle 20, mentre attende che sullo schermo al trentanovesimo piano del grattacielo di Palazzo Lombardia, ricompaia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il governatore Attilio Fontana ha fretta di cominciare l’ultima riunione della cosiddetta “cabina di regia” Stato-regioni. E, soprattutto, ha fretta di finire. Allora presidente Fontana, sono le 20 di venerdì sera e ancora non sappiamo cosa succederà tra due giorni. Come faranno le persone ad organizzarsi? «È chiaro che il tempo stringe, ma siamo ancora in attesa di una risposta del governo e finché non arriva un ok, non sappiamo dare indicazioni. Mi rendo conto che le persone si debbano organizzare, ma non è semplicissimo aprire una regione come la nostra». Colpa del governo, insomma? «Ma no... Non è colpa di nessuno: ci siamo incontrati, riuniti, confrontati. È solo colpa del fatto che stiamo discutendo per trovare la soluzione migliore». E non per la spaccatura che c’è stata tra lei, Ciro e Zaia con Fedriga? Prudenti contro “aperturisti”. Ma non siete tutti di centrodestra? «Non è vero che c’è stata una spaccatura. C’era chi voleva l’uniformità delle linee guida
Il governatore della Lombardia Attilio Fontana; a sinistra il premier Giuseppe Conte
per tutte le regioni, come il sottoscritto, e c’era chi voleva che ognuno potesse riaprire come meglio riteneva e non fosse necessario andare insieme. Io ho detto che ci dovesse essere più coordinamento» Lei ha rivendicato di aver trovato una soluzione per tutti. Quale sarebbe? «È una proposta comune per riaprire tutti insieme, in modo da essere garantiti dal punto di vista sanitario nello stesso modo. Così abbiamo depositato diverse schede dove sono stati indicati i comportamenti da tenere» Ad esempio? «La distanza nei ristoranti: con le regole Inail dei 4 metri sarebbe stato impossibile farli riaprire. Così abbiamo ottenuto che venissero ridotte». Il professor Walter Ricciar-
di dice che esiste «un caso Lombardia» e forse anche un caso Piemonte e che con i numeri del contagio di questi giorni altri Paesi sarebbero tornati al lokdown. Noi invece che facciamo, riapriamo come Veneto e Friuli? «Senta, io credo che i numeri si debbano anche interpretare. E più che guardare ai numeri oggettivi credo si debba guardare all’indice di contagio. In Lombardia siamo dieci milioni di persone, è chiaro che da noi i numeri saranno sempre più alti che altrove. Però se guardiamo il tasso d’infezione scopriamo che da noi è tra i migliori in Italia, anzi, siamo scesi dallo 0,53 allo 0,48 di oggi. Ed è questo il dato di cui tener conto». Ciò nonostante i dati degli ultimi giorni non lasciano
È chiaro che da noi i numeri saranno sempre più alti che da altre parti, ma bisogna saperli interpretare Non si può tenere chiusa la regione più produttiva del Paese Bisogna darsi delle regole e saperle rispettare
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BRUNO MANFELLOTTO
LA SETTIMANA
Il governo Conte c’è, ma ora gli serve una “Fase 2”
«S
e un governo fa, dura», afferma convinto Andrea Orlando, numero 2 del Pd. E ha ragione: l’approvazione di un decretone da 55 miliardi, a due mesi da un’altra iniezione di 25 miliardi, ha avuto l’effetto di serrare le file, ricompattare l’alleanza, convincere la coalizione della necessità di andare avanti insieme. Solo che non è finita qui, e anche il governo, come il Paese, deve misurarsi ora con una Fase 2. Che è eco-
tranquilli. Cosa è cambiato? «Non è cambiato nulla e non è cambiata la mia cautela. Ma non si può tenere chiusa la regione più produttiva del Paese. Ho sempre detto che prima si dovevano fare le regole e se verranno rispettati, i parametri che stiamo fissando saranno sufficienti per evitare che il contagio riprenda». E se così non fosse? «È chiaro che dovremmo prendere dei provvedimenti di conseguenza». Chiudere di nuovo? «Se le cose dovessero peggiorare saremmo pronti ad assumere atteggiamenti diversi». Pensa che qualcuno dovrà avere più pazienza di altri per la riapertura? «Su questo non ci sono dubbi. Lunedì non apriremo sicuramente tutto. Le situazioni che riteniamo più pericolose rimarranno chiuse ancora per settimane». Ad esempio? «Penso a palestre e musei». Ma non si era detto che le palestre avrebbero potuto riaprire con i dovuti distanziamenti? «Mi spiace, in Lombardia no. Se qualche regione vorrà aprirle, potrà farlo». Regole condivise ma poi ognuno fa quello che vuole? «Si, io ho posto il problema delle regole di comportamento necessarie per tutti, uguali in ogni regione. Le distanze, ad esempio. Ma poi ognuno si regola come meglio crede». Cambierà qualcosa negli orari di apertura? «Credo di si. Quello è un punto che abbiamo messo sul tavolo di Conte. Ci ha garantito che il ministro del Lavoro convocherà un tavolo con i sindacati per arrivare a una spalmatura sugli orari di lavoro». A proposito: con Conte il rapporto è sempre stato un po’ ondivago. Com’è ora? «Non abbiamo mai avuto alcuno scontro. C’è sempre stato un rapporto di reciproca correttezza. I confronti ci sono stati ma ci mancherebbe altro che non ci fossero in politica». Nella maggioranza ogni tanto si affaccia l’ipotesi di commissariare la sanità nelle regioni. A partire dalla Lombardia. Che ne pensa? «Che sarebbe un errore clamoroso. La sanità in Lombardia ha funzionato bene e si è dimostrata efficiente. È da vedere».—
nomica, sì; ma anche politica. Non s’era mai vista, nella storia recente, una così robusta distribuzione di denaro. La memoria ci rimanda a leggi finanziarie monstre – come quella da 93mila miliardi di lire, 48 miliardi di euro di oggi, firmata da Giuliano Amato nell’estate 1992 – ma si trattava di misure lacrime e sangue per prendere, non per dare. Stavolta si dà, anche tanto: 4 miliardi per cancellare l’Irap alle imprese fino a 250 milioni di fatturato; 6 miliardi per i bonus destinati
agli autonomi; 6 miliardi a fondo perduto alle imprese che abbiano perso più di un terzo del fatturato rispetto l’anno precedente; 1 miliardo per il reddito di emergenza, e via distribuendo, quasi la metà dei 55 miliardi direttamente nelle tasche dei lavoratori. Senza contare la definitiva cancellazione delle famigerate clausole di salvaguardia (una quarantina di miliardi in due anni), già prevista dal Def, che darà più ossigeno e spazi di manovra. Bene, un grandissimo sfor-
zo, condensato in 500 pagine, e condotto a termine in poche settimane, a dispetto degli inevitabili veti e dissensi. Eppure il difficile comincia adesso, ed è qui che Conte e i suoi saranno misurati. Innanzitutto, dopo due mesi e mezzo di stop è indispensabile che i soldi promessi arrivino subito, frenando l’inevitabile corsa all’emendamento di deputati e senatori e aggirando procedure complesse. Poi, dopo questo “decreto ristoro” (copyright di Sebastiano Barisoni, Radio24),
insomma dopo il risarcimento a imprese e lavoratori, bisognerà pensare davvero a rimettere in moto l’economia (appesantita dal pericoloso aumento del debito). Decidendo per esempio dove e come investire i soldi in arrivo da Bruxelles. Conte ha spalle sufficientemente forti per affrontare la sua fase 2? Può contare sulla mancanza di un’alternativa credibile, sulla diffusa paura di elezioni anticipate e pure sul sostegno di gran parte dell’opinione pubblica per co-
me sta affrontando l’emergenza. Contro di lui gioca invece la realtà di un’alleanza ancora lontana da un progetto politico comune: i 5stelle oscillano irrisolti tra un’ala governativa e una movimentista, tra i supporter del premier e i nostalgici di Salvini; Renzi dovrebbe decidere se questo governo gli piace o no (anche perché non c’è sempre una Bellanova capace di convincere i grillini a occuparsi per una volta di migranti e caporalato) e il Pd chiedersi se i 5S siano solo occasionali compagni di strada o alleati stabili. Come l’economia, l’alleanza di governo ha bisogno di un rilancio. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 16 MAGGIO 2020 LA TRIBUNA
L’allarme globale: le nuove misure
Linee guida, c’è il via libera al Veneto le direttive Inail non sono più tabù Bar, ristoranti e spiagge: trattativa a oltranza con il governo per rendere flessibili i parametri. Domani nuova ordinanza veneta da dire che ha vinto l’Italia dell’autonomia differenziata. Verso mezzogiorno è stata infranta la linea Maginot alzata da Conte il 20 aprile: bar, ristoranti, gazebo sulle spiagge, palestre e piscine e parrucchieri potranno riaprire i battenti con due settimane di anticipo rispetto alla deadline indicata da Roma. Ogni Regione farà corsa a sé, sulla base dei parametri dell’algoritmo dell’Iss e del ministro Speranza. Dal 3 giugno via libera agli spostamenti in tutt’Italia ma nelle seconde case del Veneto si potrà dormire fin da lunedì.
Albino Salmaso / VENEZIA
La lotta al Covid 19 si combatte con misure diverse da Bolzano a Palermo. E da Milano a Venezia. Ergo: lunedì tutte le attività economiche potranno riaprire secondo le linee guida delle Regioni che assicurano il contenimento del contagio. Chi non le ha elaborate dovrà adottare quelle nazionali assai più coercitive. I governatori negligenti pagheranno il pegno. Non certo il Veneto, che i suoi dossier li ha elaborati un mese fa, con lo staff di Francesca Russo abile a imporre il droplet senza mettere in ginocchio l’economia. Il vincolo assoluto da rispettare si chiama “mascherina”, sempre obbligatoria quando si esce da casa. In Veneto le distanze di sicurezza nei ristoranti e tra gli ombrelloni in spiaggia saranno quindi fissate da Luca Zaia che non intende rispettare i 5 metri imposti dalle linee guida dell’Inail: per l’Emilia bastano due metri. Che diventa appena uno per gli agriturismi e nei ristoranti, ma il buffet sarà vietato sine die. Il Veneto scoprirà le carte domani, ma nella nuova ordinanza non ci saranno le modalità di apertura delle scuole materne e dei centri estivi per i ragazzi da zero a 14 anni perché il governo ha detto “ no”. La materia è troppo delicata e va affrontata con un provvedimento ad hoc. Palestre e piscine potranno riaccendere le luci tra 48 ore, mentre in Piemonte lo stop prosegue fino al 25 maggio.
LA TERZA VIA
Per infrangere la muraglia cinese alzata dall’Inail con le linee guida iper-restrittive è
Turismo balneare: alleanza adriatica per ridurre i 5 metri fra un ombrellone e l’altro spuntato il compromesso all’italiana, che Luca Zaia ha ribattezzato “terza via”, rispolverando lo slogan di Berlinguer che negli anni Settanta cercava l’autonomia da Mosca. Ora l’incubo arriva dalla Cina e per uscire dall’emergenza bisogna plasmare la strategia in base alle esigenze dei territori. E così il fronte del mare si è diviso: la costa adriatica con Marche, Emilia, Veneto e Friuli ha scelto di ridurre i 5 metri imposti dall’Inail tra un ombrellone e l’altro. Mentre la Liguria, la Campania, la Calabria e la Puglia con i loro scogli e le spiagge a picco sul mare intendono adottare provvedimenti ad hoc. Tutti gli stabilimenti dovranno però conservare la lista delle prenotazioni per 15 giorni. Non è stato facile trovare l’accordo sul nodo più delicato: se il Covid è classificato
IL TOUR DE FORCE
Il tour de force iniziato alle 11 del mattino con la videoconferenza tra il premier Conte, i ministri Boccia e Speranza e i 20 presidenti guidati da Bonaccini si è concluso ai tempi supplementari alle 10 di sera, con il vertice bis che ha siglato l’intesa. E buttarla in politica vien
Prova della distanza fra i tavolini di uno stabilimento balneare di Jesolo
il leader del “veneto che vogliamo”
Lorenzoni: la giunta regionale trovi 400 milioni per le famiglie Dure critiche al governatore: non ha aggiunto un solo euro alla manovra varata dal governo Conte mentre l’Emilia ha investito 320 milioni PADOVA
Una manovra da 400 milioni di euro per sostenere famiglie e imprese in dieci punti. E' la proposta per far fronte all'emergenza Covid del movimen-
to civico “Veneto che vogliamo”, che con il centrosinistra opporrà Arturo Lorenzoni a Luca Zaia alle elezioni 2020. «Altre regioni hanno già i bandi pubblicati con uno sforzo economico immenso per aiutare i propri cittadini a risollevarsi, mentre il Veneto è in forte ritardo» sostiene il candidato presidente Lorenzoni. Il consiglio regionale ha approvato una variazione al bilancio per l’emergenza sanita-
riato ma è una cura che non basta. «Il fattore tempo è determinante per fronteggiare la crisi dopo i due mesi di fermo del commercio al dettaglio e di parte dell'industria» evidenzia Lorenzoni «e le dieci misure di intervento, in parte già adottate da altre regioni, sono azioni fattibili e indispensabili per aiutare i veneti a ritrovare il proprio benessere. Devono però essere applicate subito, altrimenti sarà un’altra occa-
sione mancata». Le 10 proposte per sostenere le famiglie, le aziende e la sanità sono state presentate ieri dai portavoce del movimento Giorgio De Zen ed Elena Ostanel e ai due consiglieri regionali Cristina Guarda e Piero Ruzzante. Si va dall’azzeramento dell’Irap per le aree montane e litorali e il Polesine, al sostegno ai genitori che lavorano per la cura dei figli, ai contributi regionali ai comuni per il sostegno delle attività economiche. Poi va garantita liquidità al settore culturale, con investimenti per sanificare i luoghi di lavoro, alberghi, campeggi e altre strutture ricettive. Il trasporto pubblico locale va potenziato con investimenti in innovazione e ricerca e
nella medicina di comunità e territoriale, fino al progetto di sostegno alle famiglie con persone disabili e malattie psichiche. «Zaia ha stanziato fondi 30 volte inferiori rispetto ad Emilia e Lazio per il pagamento degli affitti, che altrove sono disponibili da aprile» sostengo-
«I soldi arrivano solo da Roma, qui si parla di spiccioli: 3 mila euro per ogni comune» no De Zen e Ostanel. «Noi siamo un movimento civico, nasciamo dai territori e siamo abituati a trovare soluzioni concrete. Ad oggi invece qui
“infortunio sul lavoro” dall’Inail chi ne modifica le linee guida cosa rischia? L’articolo 6 della bozza del decreto legge parla di “protocolli regionali” rispettosi delle “linee guida nazionali” e a sollevare l’obiezione è stato Michele Emiliano, magistrato che guida la Puglia. Alla fine Conte o ha dato il via libera all’autonomia dei 20 presidenti, con pazienza ed equilibrio. IL CAMBIO DI PASSO PER L’INTESA
«Ci vuole l’assoluta garanzia che non ci saranno conseguenze penali a carico di chi modificherà le direttive emanate dall’Inail a Roma. Ci vuole un ombrello legislativo» spiega Luca Zaia mentre sfoglia i suoi dossier consegnati al ministro Speranza un mese fa. Li ha condivisi con le categorie economiche, con l’Appe e Federalberghi. 5 metri di distanza tra gli ombrelloni è un assurdo perché nel manifatturiero quando il droplet tra i dipendenti supera il metro cade l’obbligo della mascherina». In cabina di regia, a tessere l’intesa con le Regioni è stato come sempre Francesco Boccia: «Da lunedì ripartono in sicurezza gli italiani che con grandi sacrifici sono rimasti in casa in queste settimane, gli imprenditori e i lavoratori delle aziende chiuse negli ultimi due mesi. I proprietari di ristoranti e bar che hanno attinto alle loro riserve personali per non far mancare nulla ai loro lavoratori sono stati un grande esempio per tutti. A loro siamo vicini e dobbiamo dare adesso responsabilità, semplificando le procedure e le autorizzazioni». L’appello è rivolto ai «burocrati che devono trasformarsi in semplificatori, tutti i controlli dovranno essere fatti ex post. Lo Stato è al loro fianco e abbiamo il dovere morale di garantire la sicurezza sanitaria». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
non c’è nulla per aiutare le famiglie. Non possiamo dire quanto valgano le nostre proposte, ma se in Emilia hanno investito 320 milioni di euro, qui ne servono 400». «I soldi arriveranno da Roma, ma se fosse stato per Zaia, la Lega, e le loro posizioni contro l'Europa, il premier Conte non sarebbe mai riuscito a fare una manovra economica così imponente. Qui invece abbiamo parlato di spiccioli, in media 3 mila euro per Comune» aggiunge Ruzzante. «Famiglia e impresa sembrano trasparenti per la giunta Zaia. Gli enti sociali, senza una adeguato supporto, rischiano il fallimento» chiude Cristina Guarda. — LUCA PREZIUSI © RIPRODUZIONE RISERVATA Copia di promopress
Sabato 16Maggio 2020
COLDIRETTI Le aziende agricole sono escluse dallo stop domenicale: domani si riparte
Campagna Amica riapre gli spacci Sarà possibile acquistare prodotti tipici e stagionali. Confermata anche la “spesa sospesa” Sono mille le fattorie della rete di Campagna Amica che potranno tenere aperto gli spacci aziendali e utilizzare le altre modalità di vendita diretta attraverso gazebo o strutture mobili anche di domenica. Lo dice una Faq pubblicata dalla Regione del Veneto spiega Coldiretti - che risponde ad un quesito apposito, escludendo di fatto le aziende agricole dalla disciplina della chiusura domenicale. La norma statale stabilisce che l’attività produttiva agricola è sottratta alla disciplina commerciale così come per ogni fase del ciclo produttivo e quindi anche nei casi di vendita operata da e su aree di proprietà privata. L’interpretazione sgombra il campo anche per la programmazione dei mercati agricoli nei giorni festivi a cui i cittadini potranno rivolgersi per fare acquisti di prodotti tipici e stagionali continuando a sostenere le iniziative benefiche come la “spesa sospesa” a favore degli indi-
n In questo periodo l’attività è proseguita con le consegne
Gli operatori di Campagna Amica al mercato coperto di Rovigo, in Tassina
genti. Coldiretti Veneto ricorda che gli operatori rispettano le norme di sicurezza e i protocolli sanitari attuando tutte le modalità per assicurare distanze e pre-
cauzioni. Nel periodo dell’emergenza sanitaria i produttori non si sono risparmiati - dice Coldiretti Veneto - hanno messo in campo impegno e disponibilità ma soprattutto
tutti gli sforzi organizzativi per fare le consegne a domicilio, take away e tanto altro per assicurare l’a pp ro vv ig io na me nt o agroalimentare dei cittadini, nonostante le diffi-
coltà riscontrate da tutti i comparti: dal florovivaismo all’ortofrutta, dal lattiero caseario alla pesca, dall’allevamento all’agriturismo. A questo contesto di crisi si aggiungono
speculazioni e ingiustizie lungo la filiera, uno schiaffo morale agli agricoltori che hanno operato con onestà per il bene della collettività. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Economia 11
L'ARENA
Sabato 16 Maggio 2020
COMPARTI. Irappresentantidi categoriadi Confcommercio eConfartigianatochiedonointerventi regolatori
Ancora nessun piano di ripresa per il trasporto persone privato Persiiviaggituristiciinprimavera einestate,senzaalcunacertezza sulfuturodeltrasportoscolastico molteaziende rimangono bloccate Valeria Zanetti
Le imprese del trasporto persone sono ferme da fine febbraio. «Immobili i bus scolastici, quelli usati per le gite e i viaggi di istruzione, disdettati fino a fine stagione i servizi di trasporto turistico. CONFCOMMERCIO. Le com-
messe perse non sono recuperabili», avverte Paolo Bellorio, rappresentante di categoria in Confcommercio Verona. «Al momento non è possibile fare un piano per la ripresa: affianchiamo i comparti scuola e turismo, che brancolano nel buio generato dalla pandemia», afferma Bellorio. Una speranza di reperire liquidità era «aggrappata all’articolo 92 del cosiddetto decreto Cura Italia, che di fatto garantiva il pagamento del trasporto scolastico anche se non effettuato», ricorda Bellorio, «Ma nel frattempo i Comuni, tramite l’Anci (Associazione nazionale comuni d’Italia), hanno fatto sapere di non avere i fondi per affrontare queste spese, già inserite
nei previsionali». Le imprese chiedono almeno il riconoscimento di un compenso rapportato ai costi residui sostenuti e l’inserimento del comparto nell’elenco degli interventi previsti a sostegno del turismo per l’emergenza Covid-19. APPALTIINSCADENZA. Intan-
to, si avvicina giugno, quando scadranno alcuni appalti di trasporto scolastico. Le aziende non hanno le risorse per essere competitive in caso di un nuovo bando. A ciò si aggiungono le incertezze sull’effettivo inizio dell’anno scolastico a settembre e sulle modalità di espletamento del servizio, ad oggi non prevedibili. «Nessuno è in condizione di impegnarsi all’acquisto di mezzi nuovi o all’assunzione di personale necessario, senza un calendario scolastico in mano, un’ipotesi di capienza dei mezzi e di misure che dovranno essere adottate per garantire il distanziamento tra gli utenti», fa presente Bellorio. Meglio a questo punto prorogare i contratti di un anno, come è previsto
Sindacati
Inbanca l’accesso nonèlibero
Fotod’archivio di pullman turisticinel parcheggioall’ex Gasometro
dal decreto Cura Italia per gli affidamenti di trasporto pubblico locale, propongono gli operatori di Confcommercio. CONFARTIGIANATO. Ai quali
si aggiungono i campanelli d’allarme di Confartigianato. «Chi sta sopravvivendo, lo fa grazie ai risparmi personali», ammette il presidente regionale di settore Daniele Rigato, «la maggior parte delle aziende è ferma da quasi tre mesi e senza che si vedanoprospettive per almeno un anno: quelle che lavorano con i servizi scolastici potranno, forse, riprendere a settembre. Ma le più piccole, che vivevano solo dei viaggi organizzati, hanno davanti un futuro davvero incerto, avendo perso la primavera e l’estate,
le stagioni più importante per questo settore». Secondo le stime della Confederazione le imprese sono quasi 340 e danno lavoro a 3.200 dipendenti, ora in Cig, per 250 milioni di mancati ricavi in marzo, aprile e maggio. Perso tutto l’indotto del turismo, si apre uno spiraglio. «Un paio di settimane fa con l’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti», rivela Rigato, «abbiamo iniziato a ipotizzare l'impiego dei mezzi delle aziende private per supportare le aziende di trasporto pubblico locale, integrandone l’operatività quando ci saranno cambiamenti rispetto ai protocolli di sicurezza e gli spostamenti inizieranno a tornare alla normalità». • © RIPRODUZIONERISERVATA
ENERGIA. Per la riqualificazione di un centro commerciale nel Mestrino FORMAZIONE. Da oggi
GlobalPower partner nelprogetto LaPiazza L’interventoèfinanziato inequitycrowdfunding Global Power, partner del primo progetto europeo di riqualificazione energetica di un centro commerciale, finanziato in equity crowdfunding. La multiutility scaligera, specializzata nella commercializzazione e vendita di energia elettrica e gas a privati e enti pubblici, che da sempre offre forniture di luce e gas da fonti rinnovabili certificate, diventa partner della start up Re(y) Venezia, nata dalla joint venture tra InfinityHub spa, acceleratore italiano leader in progetti social-green, e la veneziana eAmbiente Group, società di consulenza e progettazione ambientale, fondata da Gabriella Chiellino. L’iniziativa, unica in Italia, punta all’efficentamento del centro commerciale La Piazza, dove sono insediate un centinaio di attività, tra Mestre e l’aeroporto veneziano Marco Polo. Sono già stati raccolti 110 mila euro dei 155 mila che serviranno, come equity, per finanziare il progetto, che prevede un investimento complessivo di 758mila euro. L’intervento, oltre a migliorare la perfomance energetica con l’installazione di lampade a led, riscaldamento e climatizzazione a pompe di calore, impianto fotovoltaico
e colonnine per la ricarica di auto elettriche, contribuirà anche ad accrescere il valore dell’immobile e, si stima, porterà occupazione per 24 persone, per sei mesi di lavoro, con ricadute positive sul territorio, attraverso la raccolta in equity crowdfunding attiva sulla piattaforma Ecomill, prima del genere in Italia. «La sensibilità per la sostenibilità ambientale è sempre stata centrale nel nostro modello di business», afferma Andrea Canal, presidente di Global Power Spa, «Riteniamo che in questo momento, in cui l’attenzione alle potenzialità della green economy è alta, la formula di equity crowdfunding, applicata al settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, possa generare un nuovo modo di fare impresa, a vantaggio di tutti». Si tratta di un modello di sviluppo che fa leva sulla condivisione di capitale sociale e sulla partecipazione attiva degli investitori. «Per le persone fisiche che partecipano al progetto, il rendimento può arrivare al 9% medio ventennale al netto della detrazione fiscale», sostiene Massimiliano Braghin, presidente di InfinityHub e amministratore unico di Re(y) Venezia. «L’equity crowdfunding si propo-
AndreaCanal
ne come formula win to win dove a guadagnarci sono utilizzatori, economia, ambiente e risparmiatori». «Il modello di raccolta finanziaria applicato all’energia green apre nuovi e ambiziosi orizzonti per l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale», afferma Enrico Zoccatelli, presidente della Esco, Energy service company, Global Power Service. Attraverso questa forma di investimento partecipato, gli italiani, che a livello europeo hanno la più alta propensione al risparmio, possono trovare unalternativa, dall’alta redditività». • Va.Za.
Corsi online diLignum perle aziende dellafiliera Un programma di formazione digitale per le imprese della filiera del legno e dell’arredamento. Lo propone Lignum, www.lignumverona.it, l’ente di governance del Distretto del mobile. Ai corsi potranno partecipare tutte le aziende della filiera e dell’indotto, anche se non associate. I temi che saranno trattati negli incontri riguardano e-commerce, strumenti necessari allo smart working e alle «vendite a distanza», gestione della produzione. «In questo momento di ripartenza abbiamo bisogno di conoscenze, competenze, idee e motivazione», afferma il vicepresidente di Lignum, Alessandro Tosato, delegato alle attività di formazione del cluster, riconosciuto dalla Regione. L’avvio della serie di incontri è oggi con un corso intitolato «Ripartire a tutta lean», a cura di Augusto Chiericati. Seguiranno appuntamenti dedicati ad altri strumenti digitali, come la visualizzazione 3D, a marketing, vendita online, lingue. È stato inoltre attivato un servizio di «assistenza digitale» per la filiera, coordinato da Erika Bellon, esperta di web marketing. Per iscriversi alle attività proposte è necessario mandare una mail a segreteria@lignumverona.it. • Va.Za.
L’attivitàbancarianon sièmai fermataper l’epidemia,pur con modiadattati alle prescrizioni. Dalunedì riaprirannoalcune filiali,ma granparte degli istituticonferma l’accesso su appuntamento.Lo comunicano inunanota lesegreterie provincialidiFabi, FirstCisl, FisacCgil eUilca. Sarà cosìper Unicredit,Intesa,Banco Bpm, Mps,Ubi,molte bcce altri istitutinel Veronese. «Bisogneràsmaltire gli incontrifissati»,spieganoi sindacati,«Inoltre,nuove disposizionilimitanola presenzaal rapporto unoa uno traclienti edipendenti». L’appuntamentoconsente di governareflussi,attesa e contatti,per lasicurezza di clientieoperatori.L’invito èdi informarsisuimodi adottati dal proprioistituto.Intanto,i bancariassicurano massimo impegnoper smaltirele praticheper richiestedi liquidità,Cig emoratorie:a Veronadomenica un centinaio dioperatoriera allavoro per accelerarele risposte a privati eimprese. Va.Za.
BorsaMerci diVerona
FINANZA. Contidel gestore creditideteriorati
DoValue, crescono ricavie portafoglio matrimestrerosso
Pesanogli ammortamenti Meno spese con lo smart working Conti trimestrali in crescita per doValue, servicer di credito veronese quotato a Piazza Affari un tempo piattaforma di gestione dei crediti deteriorati di Unicredit. Nel primo trimestre la società ha conseguito ricavi lordi per 84,3 milioni di euro, +55% rispetto ai 54,4 del primo trimestre 2019 per il contributo positivo di Altamira Asset Management, consolidata dal secondo semestre 2019. I ricavi di servicing, principale attività di doValue sono l’89% dei ricavi consolidati: 75,4 milioni, +56%. La crescita di fatturato è sostenuta soprattutto dalle commissioni fisse di gestione: 37% dei ricavi lordi rispetto al 17% di un anno prima. I ricavi da co-investimento e da prodotti ancillari, pari a 8,9 milioni, segnano +51%. Tale componente deriva essenzialmente da servizi per la fornitura di dati, due diligence, master servicing e servizi legali. Con l’esclusione degli elementi non ricorrenti l’ebitda è di 19,5 milioni, +21% e pari al 23% dei ricavi. Escludendo gli oneri legati alla crescita degli ammortamenti su attività immateriali conseguenti all’acquisizione di Altamira, il risultato del periodo attribuibile agli azionisti
della capogruppo è di 0,1 milioni rispetto agli 8,3 del primo trimestre 2019. Includendo gli ammortamenti il risultato è negativo per 3 milioni dai 7,7 di un anno prima. I costi operativi trimestrali sono stati 54,8 milioni dai 35 del pari periodo 2019 e includono oneri non ricorrenti per 1,3 milioni ancora una volta legati all’acquisizione di Altamira. L’incremento di costi dipende anche dal più ampio perimetro di consolidamento e beneficia del contenimento dei costi attuato per limitare gli effetti negativi del lockdown. In particolare, rilevante è la riduzione del costo del personale, dei costi It e real estate per l’uso dello smart working. A fine marzo il portafoglio del gruppo in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro era di 134,8 miliardi, rispetto ai 131,5 a fine d 2019. Nelle scorse settimane approfittando del notevole ribasso del titolo, sostanzialmente dimezzato rispetto a febbraio, il fondo americano Bain Capital Credit ha comprato in più tranche il 10% del capitale della società che, nel frattempo, ha confermato l’acquisizione dell’80% di Fps dalla greca Eurobank. • Al.Az.
BOLLETTINO AGROMETEOROLOGICO LUNEDÌ
LISTINO PREZZI DEL 15/05/20
PROD. AVICUNICOLI VIVI
(al Kg.)
Polli: 0,89 - 0,91. Galline: pesanti 0,16 - 0,20; rosse 0,12 - 0,16; livornesi 0,04 - 0,06. Oche: n.q. - n.q. Anitre mute: 2,10 - 2,15. Faraone: d'allevamento tradizionale 1,95 - 2,00. Tacchini: 1,20 - 1,22. Tacchine: mini da kg. 3,5/4,2 n.q. n.q.; medie da kg. 4,5/5,5 n.q. - n.q. Capponi: d'allevamento tradizionale n.q. - n.q. Galletti: Golden tipo Comet 2,65 2,70; Tipo Livornese 2,85 - 2,90. Uova: fresche cat. "A" (100 pezzi) provenienti da allevamenti in gabbia arricchita: XL grandissime da 73 gr. e più 14,50 - 14,50; L grandi da 63 a 72 gr. 12,40 - 12,40; M medie da 53 a 62 gr. 11,10 - 11,10; S piccole meno di 53 gr. 9,30 - 9,30; fresche cat. "A" (100 pezzi) provenienti da allevamenti a terra: XL grandissime da 73 gr. e più 17,50 - 17,50; L grandi da 63 a 72 gr. 15,40 - 15,40; M medie da 53 a 62 gr. 14,30 - 14,30; S piccole meno di 53 gr. 11,50 - 11,50.
PROD. AVIC. MACELLATI
(al Kg.)
Polli: tradizionali 1,70 - 1,80; a busto rosticceria gr. 1.000; gr. 1.100; gr. 1.200 1,80 - 1,90; a busto 1,70 - 1,80. Galli: Golden Comet tradizionali 3,70 - 3,80; Livornesi tradizionali 4,60 4,70. Galline: tradizionali leggere 1,45 1,55; a busto pesanti 1,45 - 1,55; leggere 1,45 - 1,55. Faraone: tradizionali 3,15 - 3,25. Tacchini: a busto 2,00 - 2,10. Anitre: femmine: tradizionali 3,75 3,85; a busto 4,65 - 4,75. Parti di pollo: petti con forcella 4,30 - 4,40; cosciotti 1,80 - 1,90; ali non separate 1,55 - 1,65. Parti di tacchino: femmine: fesa 4,85 - 4,95; cosce 2,00 - 2,10; ali 1,35 - 1,45. Maschi: fesa 4,85 - 4,95; cosce 1,90 - 2,00; ali 1,35 - 1,45. Conigli: macellati freschi nazionali 3,60 - 3,70.
PREVISIONE PER OGGI Tempo variabile, con nubi irregolari che si alterneranno a schiarite.
PRECIPITAZIONI Probabilità medio-alta (50-75%) di fenomeni sparsi e intermittenti anche a carattere di rovescio o locale temporale.
TEMPERATURE Minime in calo; massime prevalentemente in diminuzione in pianura, senza notevoli variazioni o in aumento in montagna.
LA TENDENZA DOMANI Nuvolosità variabile, più consistente nella prima parte della giornata e al pomeriggio in montagna, alternata a schiarite.
PRECIPITAZIONI
Probabilità medio-bassa (25-50%) di locali precipitazioni anche a carattere di rovescio o locale temporale, soprattutto sulle zone montane e nella prima parte della giornata anche in pianura.
LUNEDÌ Cielo in prevalenza poco nuvoloso, salvo maggiori addensamenti sulle zone montane al pomeriggio. Temperature in aumento soprattutto le minime in pianura e le massime in montagna.
SETTORE FRUTTICOLO
MELO: accrescimento frutti, diametro 20–30 mm. Ticchiolatura: registrate nelle diverse aree, finora, 3-4 infezioni: 20 aprile (evasione macchie il 2 maggio); 28 aprile–1 maggio (evasione macchie 10–11 maggio); 11–12 maggio e in qualche area 14-15 maggio. Per queste ultime infezioni va calcolato un periodo di incubazione di 9–10 giorni. Sono ancora possibili infezioni primarie, per cui va ripristinata la copertura in previsione di piogge. Su varietà sensibili a Oidio, o in presenza di sintomi, aggiungere prodotti specifici; è consigliato quando possibile asportare i germogli fortemente colpiti. Carpocapsa: la situazione delle catture registrate finora, come inizio ed entità, è molto diversa da zona a zona,in relazione alle linee di difesa adottate. Nelle situazioni di maggiore pressione si è avuto l’inizio delle catture con voli anche importanti a partire dal 19–20 aprile, con riscontro di presenza di uova verso fine aprile e prime nascite a partire dal 10–12 maggio. Nelle aziende a difesa integrata e con bassa presenza storica di carpocapsa, le catture sono iniziate verso il 26–27 aprile, con numeri limitati; ci sono anche situazioni con assenza di catture. Va proseguita la difesa sulla base dei prodotti ammessi nelle diverse
strategie –biologico, controllato, integrato–. Si segnalano difficoltà di contenimento dell’Afide grigio, in relazione ai prodotti usati e alla tempestività di esecuzione degli interventi PESCO: fase di frutto noce. Verificare l’eventuale presenza di Corineo, che può essere stato favorito dalle ultime piogge, ed Oidio. Si segnalano, come per il melo, difficoltà nel contenimento degli Afidi; intervenire se del caso. Gli interventi che si sono resi necessari per la Cimice limitano anche la Cidia; in questo momento si possono trovare germogli cidiati mentre non ci sono catture nelle trappole. Anarsia: monitorare il volo, dove storicamente presente. Dove la produzione è buona sono iniziati i diradamenti, a partire dalle pesche gialle e bianche precoci, per poi passare alle nettarine che normalmente hanno una cascola nella fase di indurimento del nocciolo.