RASSEGNA STAMPA DEL 17 MAGGIO 2020

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Corriere del Veneto Domenica 17 Maggio 2020

VE

Primo piano L’emergenza sanitaria

LA CHIESA

Non si fermano i fondi di sostegno alle famiglie in difficoltà ma si profila il nodo «riscaldamento» in autunno. In crisi anche i conti delle scuole paritarie

Venezia, buco da 1,5 milioni per le parrocchie in lockdown

❞ Don Favaro Senza turisti mancano gli introiti che arrivano da chi si ferma ad accendere una candela e lascia un’offerta

VENEZIA Il lockdown colpisce anche le casse delle chiese: niente offerte alla messa, niente matrimoni e funerali, niente generosi turisti in visita. Due mesi così hanno pesato parecchio sui bilanci di una diocesi come Venezia che conta un buco di un milione e mezzo di euro. Venezia non è l’unica, la crisi è comune a tutte le parrocchie del Veneto, ma in laguna pesa di più. Nella città che vive di turismo, vivono di turismo anche le chiese, soprattutto quelle che rappresentano un simbolo spirituale o artistico per tutto il mondo. Una delle voci che pesa di più nel capitolo delle mancate entrate sono proprio le offerte dei turisti che visitano una chiesa e accendono una candela. E così alcune parrocchie di Venezia potrebbero avere difficoltà a pagare le bollette. «L’aspetto economico non

è il cuore della comunità, ma è quello che le permette di agire. Facendo un calcolo spannometrico, pensiamo che ci sia stata una mancanza di entrate per 1,5 milioni conferma don Fabrizio Favaro, Vicario episcopale per gli affari economici della Diocesi di Venezia -. Non esprimo un giudizio sulla bontà o meno di un’economia totalmente turistica sulla quale il Patriarca si è già pronunciato (non lesinando critiche). Guardando il numero di persone che visitano Venezia è però evidente che portano introiti: entrano in chiesa, lasciano un’offerta, accendono un lumino e questo, in alcune parrocchie, consente di pagare la luce o un sacrista». Quanto incide questo aspetto? «Dipende dalla parrocchia. Riguardo la Basilica della Salute di cui sono rettore, tra i mancati biglietti staccati per il

● L’editoriale/1 Il bonus alimentare e il welfare di comunità SEGUE DALLA PRIMA

A

lcune delle misure adottate per l’emergenza possono rappresentare una chiave per ridisegnare profondamente il nostro sistema di welfare. Prendiamo il bonus della solidarietà alimentare. Una prima considerazione riguarda la

sburocratizzazione. Il decreto di stanziamento con 400 milioni è del 28 marzo, l’ordinanza della protezione civile 658, con la previsione del riparto, è del 29 marzo. Ebbene, i Comuni hanno cominciato a erogare il bonus alimentare dal 6 aprile. Una catena corta della decisione che ha praticamente azzerato la burocrazia. Vogliamo

confrontarla con il fatto che dopo oltre due mesi l’Inps non ha ancora erogato la maggior parte della Cassa integrazione in deroga? Un’altra considerazione riguarda l’uso del bonus. I Comuni, questa volta anche al Nord, dicono che le risorse disponibili sono state «bruciate» in pochissimo tempo. Nelle relazioni a consuntivo, già presentate, attestano che in media oltre il 70% di chi ha beneficiato dei bonus è sconosciuto ai servizi sociali. Si tratta di situazioni critiche conseguenti alla chiusura anti contagio. Con il

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museo nella sacrestia, i lumini e le offerte che ci lasciano i turisti sono venuti a mancare 10-15 mila euro al mese». A soffrire di più sono le chiese che, come la Salute, sono meta ambita dai turisti. «Abbiamo avuto mancati introiti per circa 7 mila euro» aggiunge infatti don Cesare Maddalena, rettore della Chiesa dei Miracoli. Le prospettive, se il turismo non ripartisse, non sono quindi rosee. «Non siamo in una situazione di tracollo – precisa don

Favaro – perché c’è una grande capacità di essere oculati. Il vero banco di prova sarà però in autunno quando si dovranno scaldare le chiese». In autunno si tireranno quindi le somme, che riguarderanno anche i dipendenti che ruotano intorno alla Diocesi: sacristi, custodi, amministrativi. «Molti nostri dipendenti sono in cassa integrazione, che abbiamo anticipato – spiega il Vicario – quando verrà meno questo sussidio, però, il problema si porrà per noi come

nuovo decreto in arrivo, il governo ha pensato bene di rifinanziare la misura. Il confronto con l’Inps è impietoso per un altro motivo. La gestione comunale è, infatti, fondata sulle relazioni dirette, rafforza il tessuto comunitario. Tutto l’opposto di quel che avviene con l’erogazione del reddito di cittadinanza, disposto dall’Inps, che avviene con una procedura algoritmica «verticale» via piattaforma. Il contrario di un effetto comunità. L’indicazione chiara che la pratica del

Offerte Pellegrini alla Madonna della Salute a Venezia mentre accendono candele

bonus alimentare a burocrazia zero e a valorizzazione comunitaria ci offre consiste nell’assegnare ai Comuni un ruolo sempre più centrale nel ridisegno del welfare. Anche la Regione Veneto promuovendo la pratica degli «empori solidali» è su questa strada, sostenendo esplicitamente la costruzione di un «welfare di comunità», anche nell’indirizzo dei nuovi piani di zona delle Usl. I fabbisogni alimentari si legano spesso al disagio abitativo e ad altre fragilità. Le donazioni agli empori

per tutti. Cercheremo di difendere sempre i nostri dipendenti. La domanda che ci dovremmo però porre è cosa è realmente necessario e di cosa dovremo imparare a fare a meno, se costretti. La strada è quella di essere oculati nelle scelte economico-amministrative». Per evitare di essere costretti a lasciare a casa qualcuno? «Certo». Insomma, le difficoltà non mancano ma la Diocesi, in questo periodo, non ha abbandonato chi è in difficoltà profondendo anzi uno sforzo maggiore. Partirà a breve, per esempio, il fondo San Nicolò: 350 mila euro, che potranno essere aumentati con le offerte, e che andranno a sostenere il reddito dei nuclei familiari colpiti dalla crisi. Ma vi è un altro aspetto che preoccupa: le scuole materne paritarie chiuse da mesi e che nel Veneziano coprono una fetta enorme dell’offerta per le famiglie (oltre il 50 per cento). «Queste scuole – conclude don Favaro - funzionano grazie alle rette dei genitori, i contributi comunali e regionali e gli sforzi delle parrocchie che coprono ciò che manca. In questo momento sono chiuse, i genitori chiedono giustamente di sospendere le rette, ma ci sono i dipendenti e i costi di mantenimento. Ci sarebbe bisogno di un sostegno ma dal Governo non arrivano risposte adeguate. Il rischio è che a settembre non riaprano e senza queste scuole i Comuni non riuscirebbero a garantire il servizio». Matteo Riberto © RIPRODUZIONE RISERVATA

hanno visto la mobilitazione di importanti gruppi della grande distribuzione e di semplici cittadini. L’esperienza mostra come queste pratiche funzionano al meglio quando valorizzano il terzo settore in una logica di coprogettazione, la sussidiarietà circolare, con l’ente pubblico e il mondo delle imprese profit. Certo, si tratta delle risposte di prima linea alle fragilità sociali che vengono avanti. Ma la forza di una comunità favorisce poi anche un percorso di ripresa. Luca Romano © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

DOMENICA 17 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: la Fase 2 nelle Dolomiti

Estate nei rifugi, sacco a pelo obbligatorio e gli ingressi saranno contingentati Solo servizio al tavolo per la ristorazione, niente scarponi nella zona notte e set monouso per coprire i materassi Gianluca De Rosa / BELLUNO

Si potrà tornare nei rifugi a mangiare e pernottare. Ma con precise regole. Le tanto attese norme generali riguardanti l’accesso ai rifugi alpini sono infatti arrivate. Poche le sorprese ma diversi gli adempimenti a cui i rifugisti dovranno attenersi. Dalla loro parte c’è il tempo: se è vero che il documento redatto dalla Regione Veneto concede la riapertura da domani, servirà almeno una settimana per allineare i rifugi d’alta quota ai provvedimenti richiesti. LE NORME PER L’ESTERNO

Ecco le principali regole da seguire, sia come clienti che come rifugisti. Cominciamo dalle aree esterne: viene richiesto, dove possibile, di provvedere alla realizzazione di aree coperte con il ricorso a gazebi, tende o pensiline che siano comunque in grado di scongiurare assembramenti all’ingresso del rifugio ma, probabilmente, anche a rappresentare un’ancora di salvezza in caso di pernottamenti dell’ultima ora di fronte al “tutto esaurito” in camere o camerate. Sempre a proposito dell’area esterna, viene richiesta la realizzazione di un’area delimitata che permetta un accesso regolamentato. In presenza di plateatico, panche o tavoli, è necessario per ogni rifugio apporre un cartello che richiami a norme igieniche, rispetto delle distanze di sicurezza ed anche a realizzare percorsi che non permettano l’incrocio tra persone. Un dispenser con disinfettante per mani dovrà essere posizionato all’ingresso del rifugio mentre dovrà essere effettuato un costante richiamo al mantenimento della distanza sociale, fissata in un metro. La norma del distanziamento non viene applicata per i nuclei familiari. Tutti, invece, do-

Una manifestazione musicale al rifugio Città di Fiume negli anni scorsi. Molte cose cambieranno in questa estate

vranno indossare rigorosamente guanti e mascherina. La distanza di un metro dovrebbe soddisfare i rifugisti visto che la richiesta, da loro stessi avanzata, era stata individuata in “almeno un metro”. LA RISTORAZIONE

Obbligatorio l’utilizzo di tovagliette monouso mentre ogni tavolo dovrà essere sanificato, insieme alle relative sedute, prima di ogni riutilizzo. Dovrà essere effettuato solo servizio al tavolo mentre, sempre per quanto riguarda l’area esterna del rifugio, una parte dei posti dovrà essere riservata alle prenotazioni mentre un’altra dovrà essere messa a disposizione del pranzo a sacco, seppur ad accesso limitato. L’entrata al rifugio dovrà essere contingentata. Si potrà

accedere solo con guanti e mascherina. Non potrà essere effettuato servizio al banco ma solo al tavolo. Pasti e pernottamenti saranno regolamentati dalla prenotazione obbligatoria. I dispositivi di sicurezza saranno fondamentali per muoversi anche nella zona notte dei rifugi. Sarà vietato muoversi, ad sempio, con gli scarponi: gli ospiti dovranno indossare rigorosamente ciabatte di proprietà. Ogni camera dovrà avere un dispenser di gel disinfettante mentre ogni posto letto dovrà essere comprensivo di materasso, copri materasso in tessuto lavabile e set monouso composto da copri materasso più copri federa.

considerato obbligatorio l’utilizzo del sacco a pelo di proprietà. Nel caso si vogliano usare le lenzuola monouso, queste dovranno essere aggiuntive rispetto al copri materasso e al copri federa, anch’essi monouso. Ogni gestore, di fronte all’occupazione massima dei posti a sedere adibiti alla ristorazione, dovrà predisporre un cartello in entrata che blocchi l’accesso. Quest’ultima norma non chiarisce il comportamento da mantenere in caso di occupazione massima dei posti letto, tema che i gestori considerano fondamentale per poter svolgere il proprio lavoro. In un rifugio di montagna “una porta è sempre aperta per chi chiede di entrarvi”. —

SACCO A PELO OBBLIGATORIO

Indipendentemente dalla dotazione offerta dal rifugio è

C’è ancora molta neve al rifugio Auronzo sotto le Tre Cime

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PRIMO PIANO

DOMENICA 17 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: la Fase 2 FASE DUE IN VENETO: LE LINEE GUIDA PER LA RIPARTENZA LE REGOLE BASE

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Adeguata informazione sulle misure di prevenzione

Rilevazione temperatura corporea, vietato l’accesso in caso di temperatura oltre i 37,5 °C

Privilegiare, dove possibile, la prenotazione

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Esposizione prodotti igienizzanti in più punti del locale, in particolare all’entrata e in prossimità dei servizi igienici

Obbligo mascherina quando non si riesce a rispettare la distanza di 1 m e in casi specifici

RISTORAZIONE

RIFUGI ALPINI

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- Obbligatoria la tovaglietta monouso - Una parte dei posti a sedere esterni è riservata alla ristorazione prenotata - Nelle aree esterne serve una zona dedicata al pranzo al sacco ad accesso limitato - Copertura esterna con gazebi, tende, pensiline, limitando così l’eccessiva pressione all’entrata del rifugio - L’entrata in rifugio è contingentata in base al numero di persone previsto con mascherina e guanti - Pernottamento e pasti solo su prenotazione obbligatoria - In zona notte niente scarponi ma ciabatte proprie

Negli esercizi con posti a sedere, privilegiare l’accesso tramite prenotazione Privilegiare l’utilizzo degli spazi esterni (giardini, terrazze, plateatici) Distanziamento dei tavoli La consumazione al banco è consentita solo se può essere assicurato il metro Vietata la consumazione a buffet Condizionamento senza funzione di ricircolo dell’aria. I clienti con mascherina quando non sono seduti al tavolo. Disinfezione delle superfici al termine di ogni servizio al tavolo

STABILIMENTI BALNEARI E SPIAGGE -

Privilegiare l’accesso agli stabilimenti tramite prenotazione Riorganizzare gli spazi, per garantire l’accesso ordinato Almeno 10 m2 per ogni ombrellone Un metro tra lettini e sedie a sdraio quando non posizionate nel posto ombrellone Sanificazione dopo ogni cambio persona o nucleo Spiagge libere, responsabilità dei singoli avventori Vietate attività ludico-sportive di gruppo che possono creare assembramenti. Sì agli sport individuali, per quelli di squadra valgono “le disposizioni delle istituzioni competenti”

PARRUCCHIERI ED ESTETISTE

STRUTTURE RICETTIVE - Differenziazione dei percorsi all’interno delle strutture, ingressi e uscite separate - La postazione dedicata alla reception e alla cassa può essere dotata di barriere fisiche - L’addetto al servizio di ricevimento deve provvedere, alla fine di ogni turno di lavoro, alla pulizia del piano di lavoro e delle attrezzature utilizzate. - Ospiti con mascherina, personale dipendente solo quando in presenza dei clienti - L’utilizzo degli ascensori deve consentire il rispetto della distanza - Microclima con manutenzione continua e verifica impiantistica

MERCATI E FIERE - Mantenimento del metro di distanza, acessi regolamentati e scaglionati in funzione degli spazi disponibili, differenziando, ove possibile, i percorsi di entrata e di uscita. - Corsie nei mercati a senso unico - Maggiore distanziamento dei posteggi - Uso dei guanti “usa e getta” nelle attività di acquisto, specie per cibo e bevande - La regolamentazione spetta ai Comuni che possono anche sospendere le iniziative che non rispettano le regole

- Accesso dei clienti solo tramite prenotazione - Distanziamento un metro e gestione capienza locali - Cliente con mascherina, operatore con mascherina e altri eventuali dpi ad hoc come la mascherina FFP2 o la visiera protettiva, i guanti, il grembiule monouso, etc., associati a rischi specifici propri della mansione. - Per i servizi di estetica, operatori con visiera protettiva e mascherina FFP2 senza valvola. - Favorire il regolare e frequente ricambio d’aria negli ambienti interni - Sono inibiti, dove presenti, l’uso della sauna, il bagno turco e le vasche idromassaggio

COMMERCIO - Misurazione temperatura nei supermercati - I clienti devono sempre indossare la mascherina, mentre i lavoratori solo se non c’è il metro di distanza - Favorire il ricambio d’aria negli ambienti interni ed escludere totalmente, per gli impianti di condizionamento, la funzione di ricircolo dell’aria. - La postazione dedicata alla cassa può essere dotata di barriere fisiche (es. schermi)

CAMPEGGI - Mascherina obbligatoria tranne nell’area della propria piazzola - Frequente pulizia e disinfezione di tutti gli ambienti e locali, specie le aree comuni - Pulizie almeno tre volte al giorno nei servizi igienici in comune - Tre metri almeno tra unità abitative (camper, tenda, roulotte)

Zaia detta la riapertura Un metro di distanza Piscine e palestre aperte Il Governo ha accolto le linee guida del Veneto per ristoranti, bar, negozi, turismo Il governatore: «Ne assumo la responsabilità, da domani ci giochiamo il futuro» Luca Zaia è soddisfatto dell’accordo raggiunto con il Governo Conte

Filippo Tosatto / VENEZIA

Domani si riapre. Tra dubbi e timori, con la volontà di uscire dalle sabbie mobili che inghiottono il futuro del Paese. Il Governo ha infine accolto la proposta avanzata dalla Conferenza delle Regioni (mai così decise e compatte) riponendo le linee guida dell’Inail,

giudicate inapplicabili dalle categorie economiche e dagli amministratori, in favore di un protocollo di sicurezza in larga parte ispirato dal Veneto. La mediazione, volta ad evitare una frammentazione territoriale della normativa, è consistita nell’adozione di un documento unitario da parte dei governatori, ai quali ora è

riservata la facoltà di estendere o restringere la ripartenza previa l’assunzione di responsabilità del rischio sanitario. «Non è stato facile ma ne è venuta fuori una bella soluzione, questa è autonomia reale», il commento soddisfatto di Luca Zaia, il firmatario dell’ordinanza che ridefinirà a partire da lunedì le regole di

sicurezza in materia di ristorazione, turismo e camping, accoglienza e servizi alla persona, commercio al dettaglio e ambulanti, sportelli pubblici, attività sportive, accesso ai musei e alle biblioteche. IL RUOLO DI FRANCESCA RUSSO

«Il premier Conte ha riconosciuto che il nostro è un per-

corso responsabile, che abbina buonsenso e rigore scientifico». Quello esibito da Francesca Russo: dopo aver allestito una rete epidemiologica capace di contenere e spegnere progressivamente il contagio (ieri l’indice di rischio è sceso è ulteriormente calato a R0,42), il medico igienista a capo del dipartimento pre-

venzione della sanità veneta ha messo a punto il vademecum del 18 maggio, ispirato a maggiore flessibilità nel distanziamento (a cominciare dalla fatidica disposizione dei tavoli dei ristoranti, dove è vietato il buffet) ridotto ovunque ad un metro «tassativo» con l’eccezione delle palestre dove raddoppia in presen-


PRIMO PIANO

DOMENICA 17 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: la Fase 2

6 Ingresso ad un numero limitato di clienti per volta, assicurando la distanza interpersonale di un metro

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Al termine di ogni servizio erogato sanificare le postazioni

Alla cassa adottare una barriera fisica o, in alternativa, il personale deve indossare la mascherina e avere a disposizione gel igienizzante per le mani

Favorire modalità di pagamento elettroniche

Rispettare le linee guida per ciascun comparto

UFFICI PUBBLICI - Promuovere il contatto con i clienti da remoto con soluzioni tecnologiche - Favorire l’accesso dei clienti solo tramite prenotazione - L’attività di front office per gli uffici ad alto afflusso di clienti esterni solo in postazioni con vetri o pareti di protezione. - Per le riunioni (con utenti interni o esterni) vengono prioritariamente favorite le modalità a distanza.

PISCINE - Divieto di accesso del pubblico alle tribune. Divieto di manifestazioni, eventi, feste e intrattenimenti. - Garantire distanze nelle aree spogliatoi e docce - La densità di affollamento in vasca e nelle aree solarium e verdi è calcolata con un indice di non meno di 7 mq di superficie di calpestio a persona - Sedie a sdraio e lettini distanti almeno 1,5 metri quando usati da persone non appartenenti allo stesso nucleo familiare o conviventi. - Ulteriori analisi chimiche e microbiologiche prima dell’apertura della vasca - Le piscine finalizzate a gioco acquatico diventano vasche da balneazione

PALESTRE

- Consegna a domicilio del cliente di piante e fiori per piantumazioni con le regole per il trasporto dei prodotti - Le operazioni di disinfezione periodica devono interessare spogliatoi, servizi igienici e spazi comuni, comprese le macchine e le attrezzature (PLE, motoseghe, decespugliatori, rasaerba, scale, forbici) con particolare attenzione se a noleggio. - Si può lavorare senza guanti monouso e disporre il lavaggio frequente delle mani

MUSEI ARCHIVI E BIBLIOTECHE - Piano di accesso per i visitatori (giorni di apertura, orari, numero massimo visitatori, sistema di prenotazione, etc.) - L’area di contatto tra personale e utenza all’ingresso con barriere fisiche - Ascensori riservati a persone con disabilità motoria. - Regolamentare l’utilizzo di eventuali depositi e guardaroba. - Eventuali audioguide o supporti informativi da sanificare a ogni utilizzo Sintesi delle linee guida varate dalla Regione Veneto CROMASIA

- Spogliatoi e docce in modo da assicurare le distanze di almeno 1 metro - Almeno un metro fra le persone mentre non svolgono attività fisica e almeno 2 metri durante l’attività fisica - Detergente/disinfettante in quantità adeguata per effettuare in autonomia la disinfezione della macchina o degli attrezzi usati. - Gli attrezzi e le macchine che non possono essere sanificati non devono essere usati. - Non condividere borracce, bicchieri e bottiglie - Non scambiare con altri utenti oggetti quali asciugamani, accappatoi o altro. - Utilizzare in palestra apposite calzature - Tutti gli indumenti e oggetti personali dentro la borsa personale

MANUTENZIONE VERDE

za dello sforzo fisico. «Non è una mia invenzione, si tratta di uno standard internazionale di sicurezza interpersonale: il metro di distanza “da schiena a schiena” tra i clienti consente una diga al droplet, alle goccioline potenziali veicoli del virus sprigionate quando parliamo. La stessa misura, d’altronde, è stata già adottata nell’industria, tra i lavoratori affiancati in catena di montaggio», il suo intervento al briefing quotidiano di Marghera. RINVIATI NIDI, MATERNE E CENTRI ESTIVI

Resta qualche nodo irrisolto: «La nostra proposta di riavvio precoce di asili, materne e centri estivi è stata stralciata, abbiamo scelto di non forzare, ne riparleremo in settimana». Né si intravede ancora uno spiraglio per le grandi aggregazioni - concerti, mostre, discoteche, night, manifestazioni sportive spettacoli viaggianti, sale giochi - in coda all’elenco delle ripartenze. Mentre gli spostamenti tra diverse regioni, e in entrata e

uscita all’estero, saranno autorizzati a partire dal 3 giugno. Nel frattempo i tamponi eseguiti i avviano a quota mezzo milione: ora sono di turno i farmacisti, presto toccherà agli odontoiatri. DAI TAMPONI ALLA ROULETTE RUSSA

Cessato allarme insomma? «Neanche per sogno», si imbizzarrisce il governatore leghista «la pandemia non è svanita, il cecchino Covid rimane in agguato. Questi provvedimenti sono un atto di fiducia, non c’era scritto da nessuna parte che dovessimo riaprire in anticipo, anzi, meno carte firmiamo e più tranquilli stiamo. Io mi sono assunto la responsabilità e non ho paracadute. Quindi mascherine, guanti, gel, distanze, igiene: i veneti sappiano che se queste semplici regole vengono ignorate si torna indietro, al lockdown e alle terapie intensive. Nelle prossime settimane ci giochiamo il futuro della nostra comunità, come in una roulette russa». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il grande virologo di Padova giudica ragionevole la soluzione adottata e avverte: del virus in realtà sappiamo poco, basta sciocchezze in tivù

Palù: «Con i 4 metri dell’Inail si andava dritti in bancarotta» IL VIROLOGO

P

iù USBODIBOU è Giorgio Palù, uno dei più illustri virologi italiani, per anni professore di microbiologia a Padova e presidente dei virologi europei: «La distanza di 4 metri proposta dall’Inail? Meglio la bancarotta», sbotta con chi gli chiede un commento sulle disposizioni che entreranno domani in vigore «un metro corrisponde alle linee guida internazionali, direi che è ragionevole calcolando un rapporto

Il virologo Giorgio Palù

costi/benefici che però manca, nessuno ha fornito un documento ragionato sulla valutazione del rischio». Non c’erano molti margini per fare diversamente, sostiene Palù: «Con un calo del Pil del 9%, un deficit e un debito pubblico alle stelle, una burocrazia tentacolare, non c’erano altre vie. E aggiungiamoci il fatto che del virus sappiamo molto poco, io amo ripetere il motto di Socrate “So di non sapere”, a differenza di molti che vedo in tivù a fare affermazioni quantomeno poco fondate». «L’analogia che possiamo

fare, più che con Sars e Mers, è proprio con l’influenza» aggiunge Palù «quindi speriamo anche che con il caldo si attenui o scompaia, e che poi torni in forma più blanda, magari per restare endemico nel mondo proprio come l’influenza o il raffreddore, causato a sua volta dai coronavirus». In ogni caso, conclude, «aprire si può e si deve, in maniera più consona e adeguata possibile. Per esempio con molta attenzione sulle Regioni dove ci sono ancora dati fluttuanti, Lombardia e Piemonte in primis, e da qualche giorno anche Molise. Dobbiamo essere pronti a una campagna diagnostica ampia che faccia leva sui tamponi ma anche sui test sierologici, su cui vedo troppe perplessità dei colleghi. Così possiamo ragionevolmente prenderci dei rischi, sapendo, come stiamo facendo qui in Veneto, di avere le spalle coperte da un sistema in grado di individuare e prevenire subito l’esplosione di nuovi focolai» . —


17-MAG-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE

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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-MAG-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


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Primo Piano

Domenica 17 Maggio 2020 www.gazzettino.it

La ripartenza a Nordest

Zaia: «È passata la linea del Veneto» Il governatore: «Questa è l’autonomia differenziata» Il sottosegretario Variati: «Un accordo straordinario» `

LE REAZIONI VENEZIA Luca Zaia può cantare vittoria: «È passata la nostra linea, un metro per tutti. Questa è l’autonomia differenziata, l’abbiamo conosciuta con il coronavirus». Le linee guida dell’Inail che per giorni hanno fatto discutere finiscono in cestino («Ma no, sono state comunque un utile lavoro, solo che non hanno pregnanza giuridica»), non c’è stata neanche l’ipotizzata terza via (alcune Regioni con i propri protocolli, le altre con quelli dell’Inail) perché alla fine tutte hanno recepito la proposta della Conferenza delle Regioni mutuata dal testo veneto ed emiliano e su quelle “Linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche e produttive” c’è stato il placet del presidente del Consiglio dei ministri. «Un accordo di straordinaria importanza, ora possiamo dar vita a una differenziazione territoriale basata sulle situazioni sul campo», ha detto il sottosegretario agli Interni, Achille Variati. Il leghista Zaia ha vinto. E con lui ha vinto il dem Stefano Bonaccini, che oltre a guidare l’Emilia Romagna presiede la Conferenza delle Region. I due hanno fatto fronte comune e l’hanno spuntata. Al netto delle ordinanze che i singoli governatori emaneranno dopo aver preso visione dell’atteso nuovo Dpcm di Conte, da domani, lunedì 18 maggio, con due setti-

RESO NOTO IL PROTOCOLLO PER LA RIAPERTURA DI RISTORANTI SPIAGGE, PISCINE PARRUCCHIERI

IL NODO VENEZIA Domani riapriranno tutti: tranne i centri estivi, per i quali il Governo chiede un altro mese di attesa. «Abbiamo d’intesa stralciato il punto perché merita un approfondimento ulteriore, tanto così non ce le avrebbero approvate», ha detto ieri il governatore Luca Zaia, alludendo alle linee-guida sui servizi ricreativi per i bimbi e i ragazzi da 0 a 14 anni, una fascia d’età in cui si intersecano competenze comunali, regionali e statali nella gestione delle relative strutture educative. Così, alla vigilia del ritorno al lavoro per tutti i genitori che hanno un impiego fuori casa, le associazioni delle scuole paritarie e dei nidi privati tornano a porre la domanda: «E adesso chi penserà ai bambini?».

mane di anticipo rispetto ai tempi dettati da Palazzo Chigi, riaprirà (quasi) tutto. Le spiagge. I ristoranti. I barbieri, le parrucchiere e le estetiste. Le palestre e le piscine. Ovviamente i negozi. Ma è una vittoria che comporta un considerevole carico di responsabilità. Perché se la curva dei contagi, dei ricoveri, degli intubati in terapia intensiva tornerà a crescere, nessuno potrà prendersela con il governo. Non è un caso che Zaia, con termini un po’ coloriti,

LE RACCOMANDAZIONI Zaia ha ricordato che dal 10 aprile, quando con i codici Ateco si sono autorizzate le prime aperture decretando di fatto la fine del lockdown, per 36 giorni di fila gli indicatori in Veneto sono sempre stati in calo. «L’abbiamo detto per settimane: per noi si poteva riaprire anche tutto il resto». Alla fine le schede

preparate da Francesca Russo, direttore della Prevenzione del Veneto, sono passate («Le avevamo preparate ancora un mese fa») e Zaia ha voluto renderle note «in via preventiva», ancor prima di firmare l’ordinanza per dare modo a tutti di attrezzarsi. E di aprire. Perché è chiaro che con i 4 metri dell’Inail non tutti i ristoranti ce l’avrebbero fatta, mentre varrà la regola del metro «da schiena a schiena» e l’unica incombenza aggiuntiva per chi lavorerà a stret-

LA MASCHERINA DA MANGIARE Il governatore del Veneto, Luca Zaia, mostra la torta preparata da una signora di 67 anni, Anna Crescini, a forma di mascherina

Centri estivi, la lunga attesa «Serve un approfondimento» Le scuole: chi bada ai bimbi? della salute, igiene personale, sanificazione dei locali, gestione del rischio, regole sull’accompagnamento. I gestori, fiaccati da mesi di mancati incassi, avranno la forza di sostenere i nuovi costi? Le famiglie si fideranno? Perché i medici sono tanto prudenti? Il ministro Elena Bonetti ha rivendicato lo stanziamento di 150 milioni e l’inserimento del bonus babysitter per i centri estivi nel decreto Rilancio. Ma il via libera alle attività non è stato formalizzato dal comitato tecnico-scientifico nazionale. «Il vero tema – ha dichia-

DA 0 A 14 ANNI Il protocollo-pilota della Regione, inizialmente pensato per gli 0-6 e successivamente esteso fino ai 14 anni, è pronto da giorni e articolato al dettaglio: scaglionamento degli accessi, divisione in gruppi di 5-10 componenti a seconda dell’età, distanze, dispositivi di protezione, monitoraggio

l’abbia riconosciuto: «Se volessimo fare i paraculi, meno carte firmiamo e meglio è».

Resta il monito ai cittadini: «L’emergenza non è passata Siamo alla roulette russa, il virus è come un cecchino» `

IL PREMIER CONTE: «VIA DAL 15 GIUGNO» CECCHIN (FISM): «NOI SIAMO PRONTI» RAMPAZZO E PISANI (ASSONIDI): «AIUTATECI»

Fedriga: «Altri profughi rimandiamoli in Slovenia» FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE «L’emergenza non è finita, il nemico è ancora tra noi. Da domani la Regione riapre quasi tutte le attività economiche, ma ai cittadini chiedo il rispetto delle norme e un grande senso di responsabilità. Contiamo di non dover tornare indietro, ma se gli accessi negli ospedali dovessero crescere siamo pronti a delle chiusure mirate, che potranno riguardare anche singoli comuni». Sono le parole con le quali il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga (nella foto, ndr) ha annunciato la riapertura, da domani, della maggior parte delle attività ancora ferme: bar e ristoranti, negozi e mercati (anche di domenica), piscine e stabilimenti balneari, palestre e terme, servizi alla persona, uffici pubblici, agenzie immobiliari e commerciali, hotel, manutenzione del verde e scuole guida. Le norme sono le stesse che si applicheranno in Veneto: varrà la regola del metro di distanza tra le persone, anche nei bar e nei ristoranti. Nei negozi salta il contingentamento degli ingressi, mentre in spiaggia ogni ombrellone godrà di uno spazio di 10 metri quadri, mentre nei tratti di costa liberi varrà solo il distanziamento di un metro tra le persone. Fedriga però ieri ha trovato spazio anche per alzare la voce sul tema dei migranti (190 gli arrivi dalla rotta balcanica negli ultimi tre giorni): «Ho chiesto al governo di rispedirli in Slovenia e di non farli più entrare. La Regione non può più controllare anche loro». M.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA

rato Zaia – è che la scuola e i centri estivi sono ritenuti un comparto che insieme ai grandi assembramenti, ai parchi divertimenti e simili ha bisogno di un approfondimento. Noi abbiamo chiesto di risolvere subito la partita, speriamo già questa settimana». In serata il premier Giuseppe Conte ha poi annunciato il via libera dal 15 giugno.

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«LA SETTIMANA PROSSIMA VALUTEREMO SALE GIOCO, PARCHI DI DIVERTIMENTO E GIOSTRE»

nipoti per il pericolo di contagio? Ormai eravamo pronti a partire, al limite anche dall’ultima settimana di maggio. Sul “come” ci eravamo già attrezzati con il dipartimento Prevenzione della Regione Veneto, prima in tutta Italia. Ci bastava solo avere un’indicazione sul “quando” dal Governo, invece il tema è stato stralciato dal decreto. Bisogna concentrarsi sui bambini e trovare presto una soluzione».

L’APPELLO

A farsi sentire ieri è stata anche Assonidi Veneto, con la presidente Elisabetta Rampazzo e la vice Elisa Pisani, lanciando un appello al premier Giuseppe Conte e al ministro Lucia Azzolina: «Continuate a posticipare decisioni che devono essere prese. Ci sono famiglie che devono sapere cosa possono fare, e come. Ci sono migliaia di titolari di servizi per la prima infanzia, con migliaia di dipendenti, che devono sapere quale sarà il loro destino. La nostra cassa integrazione in deroga scadrà ai primi di giugno, e non avremo altre proroghe, perché ricordiamo che in Veneto noi servizi educativi siamo chiusi dal 24 febbraio». Angela Pederiva

DUE CONTI Stefano Cecchin, presidente regionale della Federazione italiana delle scuole materne, fa due conti: «Il sistema Fism comprende 90.000 bambini in Veneto, ai quali ne vanno aggiunti altri 41.000 iscritti agli istituti statali. Qualcuno pensa forse che ci siano decine e decine di migliaia di babysitter sul mercato, pronte ad occuparsi di loro da domani mattina? Oppure qual è l’alternativa, ricorrere ai nonni che finora ci è stato detto di tenere lontani dai

to contatto con i clienti, come le estetiste, sarà di avere una mascherina Ffp2 ma senza valvola. La misurazione della temperatura non è un obbligo. Ma i nominativi dei clienti dovranno essere conservati per 14 giorni: in caso di contagi, sarà così possibile rintracciarli e avvertili. Solo sui centri estivi c’è stato uno stop. E qui Zaia non ha calcato la mano: «C’è stato un dibattito tra i ministri all’Istruzione e alla Famiglia, ma c’è l’impegno a trattare il tema in settimana». La prossima settimana potrebbe essere trovata una soluzione anche per le sale giochi, i parchi di divertimento, le discoteche. Intanto l’Inail ha chiarito: l’infortunio sul lavoro per Covid-19 non è collegato alla responsabilità penale e civile del datore di lavoro che risponde solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa. Resta l’invito di Zaia ai cittadini a non fare «i fenomeni»: «Per colpa di qualcuno potremmo tornare a chiudere tutto. La Corea ha avuto una reinfezione, la Cina pure, in Germania code di focolai. Noi ci mettiamo la faccia, io anche la firma, ma l’emergenza non è finita e rischia di essere la roulette russa: il nemico ha un solo proiettile, ma è un cecchino». Alda Vanzan

GIOCHI Genitori e bimbi al tempo del Coronavirus (foto ANSA)

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Primo Piano

Domenica 17 Maggio 2020 www.gazzettino.it

Il rogo dell’azienda a Porto Marghera

Nube, “tossica” anche l’acqua Cittadini in allarme per video e foto che mostrano gli effetti `Il direttore di Arpav: «Poteva andare decisamente peggio in laguna dell’incendio. Odore acre avvertito in molte zone Fa bene il Comune a consigliare di non raccogliere ortaggi» `

L’ALLARME AMBIENTALE VENEZIA Venerdì mattina erano

state le foto di un’imponente colonna di fumo visibile da parecchi chilometri, tanto dal mare quanto dalla terraferma, a spaventare Marghera, Mestre e Venezia. Ieri l’incubo è tornato a rimbalzare sui social sotto forma di un video della durata di 1 minuto e 15 secondi. Nelle immagini il canale Industriale Ovest, il più vicino all’area dove l’altra mattina si è sviluppato l’incendio di un serbatoio di mille metri cubi di meta-toluidina che ha mandato in frantumi la zona produttiva della 3V Sigma,

TIMORI IN RETE Nonostante le rassicurazioni dell’Arpav, la preoccupazione regna sovrana almeno misurando il termometro dei social. Ieri in rete rimbalzavano diversi timori in seguito all’incendio avvenuto alla fabbrica di Porto Marghera. Da più parti gli utenti si chiedevano se fosse davvero tutto finito o se sia solo l’inizio di un nuovo problema, dopo quello del coronavirus. Un fatto che, qualora fosse confermato, rischierebbe di minare ulteriormente l’economia locale. A spaventare in maniera significativa gli utenti registrati sui social è stato principalmente un video in cui si vedevano immagini di una massiccia moria di pesci. «Spero che gli enti preposti facciano un controllo delle acque dopo quanto successo, perché secondo me c’è qualcosa che non va. Ci sono centinaia di pesci morti che i gabbiani si stanno mangiando», spiega l’autore del filmato in cui si ve-

ditta bergamasca con stabilimento a Porto Marghera e leader nella produzione di solventi chimici. Più delle parole che accompagnano il video, possono le immagini: vicino alla banchina si vedono decine e decine di pesci morti. A fine giornata il conto parlerà di migliaia di pesci, cioè diverse tonnellate, uccisi dallo sversamento di acque tossiche in laguna.

COM’È SUCCESSO «Per diverse ore nel pomeriggio di ieri (venerdì, ndr) il serbatoio che aveva preso fuoco continuava a bruciare nonostante fosse stato controllato il rogo ha spiegato il direttore di Arpav, Luca Marchesi - Parte di

quelle acque sono finite nelle fognature, altre sono arrivate alla laguna, nel canale della Rana, attraverso un canale interno. Sono acque inquinate che hanno causato la morte di quintali di pesci. Fin dalla sera di venerdì abbiamo fatto intervenire una ditta specializzata che ha circoscritto le acque inquinate e le smaltirà nei prossimi giorni». Intanto però le immagini avevano fatto il giro dell’area metropolitana e, sbarcate sui social, erano riuscite a dare a tutti l’esatta dimensione di un disastro che solo per un gioco del caso non è stato peggiore.

ALLARME ORTAGGI Non solo la moria di pesci,

perché ancora ieri, a Malcontenta come a Sant’Erasmo, in tanti raccontavano di sentire nell’aria un odore acre, quello tipico degli anni in cui Porto Marghera era il petrolchimico più noto d’Italia. La preoccupazione di mestrini e veneziani, quindi, si è riversata sui campi e sugli ortaggi, dal momento che l’Arpav stessa ha individuato come punti di caduta dei componenti della nube un’area vasta, che comprende anche la laguna. Per questo ieri sono iniziati gli esami di laboratorio sulle verdure a foglia larga raccolte venerdì a Marghera, Mestre e Sant’Erasmo. «Stiamo aspettando i risultati delle analisi sulle verdu-

re - ha aggiunto il direttore dell’Arpav - ma fa bene il Comune a continuare con la cautela nei confronti dei suoi cittadini, avvertendoli di non raccogliere verdura dagli orti finché non ci sarà l’esito di tutti gli esami di laboratorio che stiamo portando avanti». Di questo ieri il direttore Arpav ha parlato in un vertice con lo stesso Comune, l’Ulss 3 Serenissima e la Prefettura per valutare il da farsi sull’emergenza ambientale sfiorata.

MIGLIORA L’ARIA «È stato un incidente importante - ha continuato il direttore Marchesi - che i vigili del fuoco hanno gestito al meglio. Que-

Sui social / Le preoccupazioni

«Centinaia di pesci morti in canale e sull’acqua c’è una sostanza oleosa» dono decine di animali a pancia in su nel canale industriale Ovest. L’utilizzo di acqua in maniera massiccia per spegnere le fiamme ha fatto sì che una parte abbia raggiunto il canale e quindi la laguna, provocando evidenti danni all’ecosistema,

LEGAMBIENTE: «CONSIDERARE GIA’ SUPERATA QUESTA EMERGENZA E’ DECISAMENTE FUORVIANTE»

come testimoniato dalle immagini. «C’è anche puzza - prosegue l’autore del video - si vede un velo sull’acqua, tipo una sostanza oleosa».

TIMORI I timori principali riguardano la sicurezza della salute. C’è chi ritiene che il via libera annunciato dal sindaco sia stato prematuro, chi invece se la prende con l’Arpav, rea di “non essere precisa” nelle comunicazioni ufficiali, prendendo tempo. Alcune voci riportavano anche il timore che le ricadute tossiche sviluppatesi in seguito

all’incendio non fossero circoscritte come si diceva inizialmente, cioè circa cinque chilometri dal luogo. Da Sant’Erasmo gli agricoltori locali hanno infatti lamentato una ricaduta di “sostanze nerastre” presenti nelle coltivazioni. Infatti, in questo senso è intervenuto lo stesso Comune, che in un tweet ha ripreso le raccomandazioni dell’Ulss 3, invitando, in via precauzionale, i cittadini a non raccogliere e consumare prodotti ortofrutticoli coltivati nelle municipalità di Marghera e Mestre. In attesa dei rilievi, resta da capire che comportamenti adottare anche per quanto ri-

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guarda eventuali allevamenti o la pesca. Sul tema è intervenuta anche Legambiente, che si è espressa sul tema: «Riteniamo che considerare passata l’emergenza, solo perché la nube tossica si è mossa verso l’entroterra sia fuorviante ed errato. Bisogna essere ben consapevoli delle ricadute che il disastro che si è consumato ieri avrà sull’ambiente e sulla fauna selvatica, effetti derivanti dal rogo, come lo sversamento di inquinanti nel suolo e nelle acque. È inoltre d’obbligo che vengano avviate, da subito, le idonee procedure di bonifica ambientale». Oltre a questo, l’associazione lagunare chiede di es-

sto ha permesso di non avere ricadute a lungo per la salute dei veneziani. Lo dico senza paura, poteva andare molto molto peggio, c’è stata anche un po’ di fortuna». Tradotto, la pioggia che è caduta mentre la nube imperava su laguna e terraferma. «Dai nostri secondi campionamenti ci risulta che la situazione dell’aria stia migliorando decisamente. Ormai non ci sono più presenze di inquinanti, che poi erano gli stessi dei materiali bruciati: si tratta di solventi che si esauriscono a pieno durante la combustione e non rilasciano diossine, su cui avremo presto i risultati». Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

sere ascoltata, proponendo alcune indicazioni: «Aumentare da subito i sistemi di sicurezza delle fabbriche, predisporre in tutto il Comune un sistema di allerta della popolazione dei pericoli chimici che non sia solo quello dei social o di whatsapp, in maniera da aiutare anche i più anziani, impermeabilizzare i siti dove vengono stoccati i rifiuti pericolosi, trattare le acque utilizzate per interventi di emergenza, realizzare chiuse nei canali di Porto Marghera, riconvertire le aree dismesse dandole in concessione a chi operi già nel settore, adottare biofiltri di emergenza, creare un fondo per le mitigazioni ambientali tassando per il 10% le fabbriche più rischiose e infine avviare una conversione della zona». Per Legambiente è infatti fondamentale evitare il ripetersi di questi rischi, evitando la dicotomia lavoro-ambiente, mettendo al primo posto la tutela della sicurezza di persone e ambiente, prescindendo da scaricabarile di responsabilità. Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA


VII

Primo Piano VENETO ORIENTALE BIBIONE «Soddisfatti delle linee guida, ora possiamo guardare al futuro con più certezze». Il coordinatore del G20s e presidente della Conferenza dei sindaci della costa veneta Pasqualino Codognotto non nasconde il sollievo: «Dalle linee guida si evince che sulle spiagge ci dovranno essere 10 metri quadrati per ombrellone - spiega Codognotto - se tutto ciò viene confermato anche dal Governo siamo sulla strada giusta. Ciò che ci hanno chiesto gli imprenditori italiani del settore lo abbiamo discusso con le Regioni e con le aziende sanitarie. Un lavoro certosino, questo, spesso fatto in silenzio, proprio per non alimentare polemiche perché ciò che tutti cercano è di poter riavviare l’imprenditoria turistica. Per farlo servono garanzie e responsabilità, che in Italia abbiamo sempre garantito ai vacanzieri».

Domenica 17 Maggio 2020 www.gazzettino.it

«Dieci metri per ciascuno? A Bibione siamo già oltre» `Il sindaco Codognotto: «Pronti a riaccogliere I concessionari: «Da tempo garantiamo ampi spazi agli ospiti, fin dalle prime file di ombrelloni» gli stranieri dal 3 giugno se riapriranno i confini» `

voro impegnativo ma siamo in grado di farlo».

SPAZI PIU’ LARGHI

GIA’ AL LAVORO Intanto a Bibione i concessionari si sono già attivati per non farsi trovare impreparati. «Come sindaco e autorità sanitaria locale mi viene chiesto di garantire la sicurezza, — spiega Codognotto — e con i colleghi del G20 spiagge abbiamo affrontato la questione. Siamo certi che il continuo confronto con la aziende sanitarie ci permetta di dare ai turisti la massima garanzia, affinché qui possano davvero vivere una vacanza spensierata. Per questo, il lavoro fatto con i concessionari sul distanziamento degli ombrelloni lo abbiamo già preparato anche per gli altri operatori e siamo quindi in grado di permettere la distanza sociale anche per le altre attività. Se dal 3 giugno verranno confermate le aperture dei confini europei dobbiamo garantire la sicurezza e seguendo con attenzione le linee guida possiamo davvero fare la differenza in Europa. Stiamo studiando garanzie anche sulle spiagge libere e nei ristoranti, dove si prenoterà. In questo modo avremo la tracciabilità di tutti gli ospiti. I dati raccolti dalle prenotazioni, che saranno mantenuti per 14 giorni, ci permetteranno, in caso di allarme, di rintracciare la persona infetta e le persone con cui ha avuto contatti. È un la-

IL PRESIDENTE DELLA COSTA VENETA: «LE PRENOTAZIONI CI CONSENTIRANNO DI TRACCIARE I TURISTI IN CASO DI CONTAGIO»

PRONTI A PARTIRE Un tratto di spiaggia di Bibione in un’immagine di qualche giorno fa

Teso (Confcommercio)

«E’ impossibile controllare che i clienti rispettino i divieti» «Impossibile per i gestori dei pubblici esercizi controllare che gli avventori rispettino il divieto di consumare all’aperto e in prossimità dell’esercizio i prodotti acquistati per asporto». Parole di Alberto Teso, delegato comunale di Confcommercio che sottolinea le difficoltà degli esercenti a far rispettare i divieti di consumazione di fronte ai loro locali. Una questione spinosa, che in città ha aperto ampi dibattiti e convinto alcuni operatori a richiudere i battenti in attesa di un chiarimento normativo. Anche

perché l’attuale decreto legge impone al gestore di adottare tutto gli accorgimenti necessari al fine di evitare gli assembramenti e garantire la distanza interpersonale. Pesanti le sanzioni in caso di violazioni con multe che vanno da 400 a 3000 euro, ma anche con l’ordinanza di chiusura del locale. «I commercianti – dice Teso – hanno sempre dimostrato senso di responsabilità, ma non possiamo non criticare fortemente questa impostazione normativa, che di fatto impone sul gestore un

obbligo irrealizzabile, cui consegue una responsabilità di fatto oggettiva, ossia senza colpa alcuna. Cosa potrebbe fare il gestore ad esempio se nota un gruppo di ragazzi che, dopo aver acquistato dei panini o una pizza, invece di portarli a casa li consuma a pochi metri dal locale? Certamente il gestore non può obbligare i clienti ad andarsene, in quanto stazionano su suolo pubblico. Potrebbe chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, col rischio conseguente di essere sanzionato a propria volta». (g.bab.)

Intanto i concessionari sono già pronti a sistemare il litorale. «I 10 metri quadrati a Bibione sono già superati - spiega Gianfranco Prataviera, presidente di Bibione spiaggia, la società che si occupa della gestione del litorale più a est di Bibione - Nella nostra località siamo infatti premiati dall’ampia spiaggia. Nel resto del Paese i tratti di costa non sono così estesi. I 10 metri quadrati che potrebbero essere riservati a ciascun bagnante sono il frutto di un’attenta verifica tre le autorità sanitarie e quelle amministrative. Già nelle prime file i metri quadrati sono ben di più di 10. Via via che ci si allontana dal mare le metrature arrivano a quelle che solitamente si trovano negli appartamenti. Insomma, a Bibione non mancherà davvero la distanza sociale». «Abbiamo aumentato gli spazi dedicati ai bagnanti - spiega Nello Sartori, presidente di Bibione Mare e abbiamo quasi raddoppiato le superfici previste dalle linee guida. Vorremmo invece precise indicazioni sui protocolli di sanificazione per fornire il massimo della garanzia ai nostri ospiti. Poi naturalmente dovremmo correre all’acquisto delle attrezzature, sperando che siano disponibili, Per questo è una corsa contro il tempo. Di certo prima ci danno il via prima siamo in grado di metterci al lavoro. Non vorremmo trovarci a una corsa all’oro, come accaduto per le mascherine». Marco Corazza © RIPRODUZIONE RISERVATA

«GARANTIREMO LA DISTANZA SOCIALE IN TUTTE LE ATTIVITA’» MA C’È CHI CHIEDE MAGGIORE CHIAREZZA SULLA SANIFICAZIONE

Sottomarina chiede nuove linee guida «Adesso Zaia ci dica come ripartire» TURISMO SOTTOMARINA «Attendiamo le decisioni di Zaia per ripartire». Il Governo ha dettato le linee guida del turismo e gli operatori saranno costretti ad adeguarsi, ma attendono anche la parola del governatore del Veneto, per il riconoscimento di possibili specificità o correzioni di rotta. «Gli stabilimenti sono rimasti fermi – spiega Fabrizio Boscolo, presidente del Gebis, associazione di stabilimenti balneari – era infatti inutile cominciare a costruire le capanne e piantare gli ombrelloni non sapendo esattamente quali e quante limitazioni sarebbero state imposte. Ora le direttive sono state inviate, attendiamo Zaia e, da domani, cominceremo a lavorare. Di certo a qualche stabilimento balneare sarà necessario almeno un mese per essere operativo. Basti pensare alla cartellonistica che bisognerà realizzare per garantire percorsi e sicurezza».

Il presidente dell’Ascot Giorgio Bellemo assicura che gli operatori sono pronti a lavorare giorno e notte: «C’è una grandissima voglia di tornare al lavoro e di garantire al cliente il massimo confort possibile». Tre i problemi su cui discutere e trovare una solu-

DOPO IL VIA LIBERA DEL GOVERNO GLI OPERATORI VOGLIONO INDICAZIONI SU CAPANNE, COSTI FISSI E ZONE LIBERE IL SINDACO DI CHIOGGIA ALESSANDRO FERRO: «PREMATURO PARLARE ADESSO DI TASSE PRIMA VEDIAMO COME VA LA STAGIONE»

zione: se infatti la distanza tra gli ombrelloni non desta problemi (la spiaggia di Sottomarina è abbastanza lunga e larga da permettere il rispetto delle regole) c’è ancora da capire cosa succederà alle capanne che dovrebbero essere occupate solo da persone dello stesso nucleo famigliare e sanificate ogni sera. A Sottomarina gran parte dei residenti la affitta ed è abituato ad occuparla anche e soprattutto con amici, e non solo con parenti. «Ad avere questo problema siamo noi e il Lido di Venezia – dice Fabrizio Boscolo – e contiamo quindi venga riconosciuta la specificità di questi territori. La capanna non può essere intesa come luogo di assembramento. Penso debba prevalere il buon senso: facendo entrare all’interno di essa una persona alla volta per deporre i propri vestiti e mantenendo poi la giusta distanza tra ombrelloni e vari lettini, penso che la soluzione si possa trovare per non stravolgere delle abitudini che sono radicate nel territorio. Attendiamo le decisio-

ni di Zaia, sono sicuro che da domani avremo tutti le idee più chiare». Altro problema riguarda i costi fissi: per Bellemo «il Comune non può pensare di poter intascare dalla tassa sui rifiuti e da altre tasse fisse, le stesse entrate che aveva negli anni scorsi. Questa è una stagione anomala, che parte in ritardo e che ha dei costi altissimi per le misure di sicurezza. L’amministrazione deve assolutamente fare la sua parte». Altro problema riguarda le spiagge libere: «Il Comune a bilancio – conclude Bellemo – ha zero euro per la loro gestione. Come si potranno mettere in sicurezza?». Il sindaco Alessandro Ferro sta analizzando la questione punto su punto: «Ci sono molte categorie che il danno lo hanno già subito – spiega – mi riferisco ai bar e ai ristoranti a cui è stato di recente data la possibilità di ampliare del 100 % il proprio plateatico gratuitamente. E’ quindi prematuro parlare adesso dei costi fossi, prima vediamo come va la stagione tenendo a mente che entro il 20

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SOTTOMARINA Serve chiarezza sulla gestione delle spiagge libere

luglio noi dobbiamo approvare il bilancio». Sulla spiaggia libera il sindaco Ferro sta discutendo il da farsi con gli altri sindaci della costa veneta: «Io ho proposto per il momento di chiuderla nell’attesa di capire come gestirla e con che

personale. Un’altra proposta prevede la possibilità di prenotare uno spazio via internet, ma rimane sempre il problema di chi deve poi vigilare sulle distanze e sulla balneazione». Marco Biolcati


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DOMENICA 17 MAGGIO 2020 IL MATTINO

L’allarme globale: la Fase 2 nel Padovano

Solo un metro tra i tavoli l’Appe canta vittoria «Pronto ad aprire il 70%» La soddisfazione dei pubblici esercizi: «Sono state accolte le nostre richieste» Diffuso un vademecum aziendale sui comportamenti da tenere nei locali Elvira Scigliano / PADOVA

Le Regioni decidono le linee guida per la riapertura delle attività economiche e le associazioni di categoria esultano perché le misure sono più realistiche e meno intransigenti di quanto inizialmente paventato. In testa l’Associazione pubblici esercizi (Appe) che canta vittoria per il metro di distanza tra i tavoli (2 metri quadrati come spazio tra persone) invece dei 2 metri tra i tavoli (che facevano 4 metri quadrati tra commensali, soluzione definita una “Caporetto dei ristoratori”). Tra distanze meno rigide e plateatici favorevoli, quasi il 70% dei 3.200 esercizi tra città e provincia adesso è pronto ad aprire. I dati si sono “impennati” anche grazie al ruolo avuto dall’Appe nella lunghissima trattativa Governo-Regioni: «Siamo particolarmente soddisfatti» scandisce Filippo Segato, segretario Appe e Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi Veneto) «soprattutto perché sono state accolte, e quindi ritenute fondate, le nostre richieste di non seguire le linee restrittive dell’Inail e dell’Istituto Superiore di Sanità, a favore di una previsione più morbida che comunque garantisse il diritto alla salute e la prevenzione della diffusione del virus. La distanza

personale di un metro è stata sempre la stella polare del legislatore e va bene anche per i pubblici esercizi». Ieri l’Appe ha caricato in rete in tempi record un protocollo aziendale per mettere in pratica le linee guida: una sorta di “istruzioni per l’uso” che dovrà essere ufficializzato al più presto. Nel frattempo però le aziende vi si possono affidare per aprire domani. Benché la distanza di un metro sia stata accolta con sollievo dalla maggior parte degli imprenditori del food, che si sentivano schiacciati da una disposizione per loro impraticabile, resta la difficoltà di gestire lo spazio droplet al bancone che significherà una sorta di vigilanza in più da parte di chi sta dietro il banco. Possono stare vicine solo le persone che appartengono alla stessa famiglia con l’autocertificazione. DIVIETI

Ci sono poi altri divieti che non prevedono sconti: niente buffet, né utilizzo di guardaroba; personale sempre con la mascherina; gel in più punti del locale; barriere fisiche in cassa se non è possibile rispettare 1 metro di distanza dal cliente. Ancora: l’informazione delle disposizioni di sicurezza deve essere in più lingue e ben visibile nel locale; puli-

abbigliamento

Serrande alzate per 1500 saldi solo a fine estate e niente promozioni PADOVA

Il mondo della moda è pronto a partire al 100%. Sgombrati anche gli ultimi dubbi: «Non è prevista nessuna sanificazione dei capi d’abbigliamento» assicura Riccardo Capitanio, presidente Federmoda Ascom Confcommercio «peraltro impossibile da effettuare». A poche ore dall’apertura dei 15 mila negozi, di cui circa 1.500 del settore moda, qualche falsa notizia continua a circolare preoccupando gli imprenditori, come la sanificazione dei capi di abbigliamento. «Nessun decreto parla di sanificare gli abiti» scandisce Capitanio «vediamo dunque di ricordare le linee d’indirizzo rilasciate dal-

Negozi pronti a riaprire

la Conferenza delle Regioni per i negozi di abbigliamento: prevedere regole d’accesso; garantire sistemi d’igiene per le mani; per l’abbigliamento i clienti dovranno toccare la merce con guanti monouso; il personale non ha l’obbligo dei guanti ma ha

zia e igienizzazione le parole sacre delle prossime settimane e va misurata la temperatura a personale e fornitori: non entra chi ha più di 37,5 gradi. Vanno inoltre riorganizzati gli ingressi separando l’entrata dall’uscita; è indispensabile individuare procedure e tempistiche predefinite per il passaggio dei fornitori; per il delivery e per il servizio asporto. Questo perché la regola più importante è quella di evitare assembramenti, ovvero più persone insieme e vicine nello stesso posto. Vien da sé che vanno agevolate le prenotazioni che permetteranno all’imprenditore di regolare più facilmente i flussi, mantenendo i dati delle persone per i successivi 14 giorni.

mesi di incassi zero, la voglia di riaprire è totale, come la voglia di tornare a misurarsi con il mercato, a confrontarsi e riprendere il dialogo con la clientela». «Grazie alla collaborazione tra associazioni e Regioni il risultato è arrivato» aggiunge Cristina Giussani, presidente regionale Confesercenti «siamo molto soddisfatti perché le schede predisposte dalla Regione, alla base dei nuovi protocolli nazionali, hanno accolto tutte le no-

REAZIONI

stre osservazioni». Infine Ascom, che tuttavia non manca di una riflessione in più: «Grazie al pragmatismo di governatori come Zaia, Bonaccini e Fedriga» commenta Patrizio Bertin, presidente Confcommercio Veneto e Ascom Padova «è stata tolta di mezzo la distanza “extralarge” di 4 metri. Ma siccome non mi convincono le assicurazioni dell’Inail, va tolto ogni dubbio anche sulla responsabilità dell’impresa in caso di contagio». —

«Quindicimila piccole imprese e lavoratori autonomi sono pronti a ripartire» esulta Nicola Rossi, presidente Confesercenti «negli ultimi tre giorni, di fronte alla oramai imminente apertura, abbiamo visto le serrande riaprirsi timidamente e il fervore nel provvedere alle pulizie e ai preparativi per tornare a lavoro. Da domani dunque, in tutta la provincia, torneremo alla quasi normalità, che oggi significa convivenza con il virus. La sfida che ci aspetta è enorme, dopo due

l’obbligo di igienizzare spesso le mani; i clienti e i commessi devono sempre indossare correttamente la mascherina; pulizia frequente di tavoli e camerini e favorire il ricambio d’aria». Inoltre c’è il capitolo saldi: la Conferenza delle Regioni ha deciso di concordare la partenza delle vendite in saldo alla data di effettiva fine stagione. Fismo-Confesercenti plaude alla decisione e rilancia: «Ci auguriamo riguardi anche i saldi invernali 2021, perché siano posticipati ad inizio febbraio» scandisce Linda Ghiraldo, presidente Fismo Confesercenti «dopo due mesi di lockdown sarebbe stato ridicolo partire con i saldi estivi subito dopo giugno. L’ideale sarebbe pensare a un intero mese di giugno libero da vincoli e quindi imporre nei 30 giorni precedenti l’avvio dei saldi, un divieto di ogni forma promozionale comprese tessere fedeltà e sms permettendo a tutto il settore di riorganizzarsi spostando una parte dei prodotti al 2021». — E. SCI.

L’Ascom: «Ora togliere i dubbi sulla responsabilità dell’impresa»

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piovego

Movida sui Navigli A partire dal 3 giugno chioschi di nuovo aperti PADOVA

Dal 3 giugno chioschi aperti sui Navigli. Dopo aver rispettato tutte le disposizioni e i decreti previsti dal Governo che ne hanno impedito la tradizionale apertura ad aprile, i chioschi sul lungargine Piovego potranno riaprire dal primo mercoledì del mese prossimo. A dare l’annuncio è stato direttamente l’ideatore dei Navigli Chicco Contin in diretta su Radio Naviglio, frequenza online (radionaviglio.it) nata proprio nei mesi di lockdown per sostituire la storica kermesse estiva. «Applicheremo rigorosamente tutte le regole che il settore Commercio del Comune ci presenterà a breve, e che sa-

Un’edizione dei Navigli

ranno basate sui nuovi decreti ministeriali. Ovviamente contiamo sulla responsabilità individuale dei nostri clienti, ma noi saremo pronti sia dal punto di vista della sicurezza che della salvaguardia della salute. Avremo un’azienda specializzata

che sanificherà tutta l’area, distanzieremo i tavoli, avremo il nostro personale a garantire la sicurezza, e non organizzeremo i grandi spettacoli che potranno quindi determinare assembramenti» spiega Chicco Contin «ma ovviamente è ora di riprendere per noi e per i tanti dipendenti che in questi mesi sono stati a casa. Loro lavoreranno rigorosamente in guanti e mascherina e in ambienti bonificati al millimetro». I Navigli rimarranno aperti fino al 30 ottobre, con una pausa estiva di almeno due settimane ad agosto. Per adesso non si conoscono i particolari del programma, che sarà preparato nei dettagli per evitare ammassamenti e non prevederà grossi eventi come negli anni scorsi. Ovviamente le date rimangono variabili, perché tutto dipenderà anche da eventuali e futuri nuovi decreti ministeriali che, in base ai contagi da coronavirus potranno cambiare rispetto a quelli attuali che invece ne permettono la riapertura. —


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L’allarme globale: il bilancio nel Padovano

Zero contagi, è la prima volta Un morto, ricoveri sempre in calo Sono comunque stati eseguiti meno tamponi a causa di un guasto a due macchinari

quota di cittadini in isolamento domiciliare: restano 364, proprio come ventiquattro ore prima. L’8,7% di soggetti costretti alle mura domestiche di tutto il Veneto si trovano in provincia di Padova, la cui situazione è seconda solo a Rovigo (284 isolamenti) in quanto a basso numero di quarantene. OSPEDALI

Nicola Cesaro / PADOVA

Se lo scorso 5 maggio è stato il primo giorno senza decessi per la provincia padovana dall’inizio dell’emergenza, ieri è arrivato un altro “zero” importante. È quello dei contagi registrati nelle ultime ventiquattro ore: per la prima volta, tra Padova e provincia non si conta nemmeno un tampone positivo da aggiungere a quelli già noti. Unica nota dolente, il nuovo decesso che porta a 267 le vittime da inizio pandemia. ZERO POSITIVI

I 3. 912 positivi di venerdì pomeriggio sono rimasti tali anche con il bollettino di Azienda Zero diffuso ieri sera. È il primo giorno in cui, nella nostra provincia, non vengono rilevati nuovi casi di positività. Occhio al possibile fraintendimento: questa circostanza non significa

che nel Padovano non ci siano stati contagi, ma semplicemente che non c’è stato tampone che l’abbia rilevato. Ieri mattina in conferenza stampa a Marghera, Luca Zaia ha parlato di problemi a due macchinari che analizzano i test: molto probabilmente anche questo ha influito nel “congelare” il conto dei contagi. Resta il fatto che la curva è in netto calo e ha rallentato in maniera importante ormai da giorni. I 3. 912 contagiati padovani rappresentano il 20, 7% del totale veneto. Quelli attualmente positivi sono molto meno, 313, quindi l’8%. Rispetto al giorno prima, sono 8 in meno. Come annunciato in premessa, la nostra provincia ha purtroppo conosciuto ieri la vittima numero 267 del Covid-19: il decesso è avvenuto in Azienda Ospedaliera a Padova. Non si è spostata minimamente invece la

Continua a scendere anche il numero di pazienti ricoverati per Covid-19 negli ospedali dell’Usl 6 Euganea. Ieri sera erano in tutto 32. Nove si trovano in Azienda Ospedaliera a Padova (2 in Terapia intensiva), ospedale che ha già dimesso 306 pazienti e contato 65 decessi. Schiavonia migliora il proprio record di posti letto vuoti, visto che sono solamente 21 i contagiati da coronavirus ricoverati: 4 risultano intubati. In questa struttura da inizio emergenza si sono contate 270 dimissioni e 103 decessi. L’ospedale di Schiavonia sta via via riavviando anche i reparti e i servizi “ordinari”. Altri 2 pazienti si trovano in ospedale a Camposampiero. Vanno inoltre ricordati i 5 contagiati dell’ospedale di comunità Villa Maria di Padova e i 6 di quello di Camposampiero. — Per un giorno nessun nuovo contagio da Covid-19 nel Padovano

bassa padovana

Nelle case di riposo nessun decesso I positivi sono 26 A Merlara, Monselice e Galzignano migliora la situazione Ora con meno ospiti è a rischio la stabilità economica

ne dei suoi ospiti. Il sindaco Giorgia Bedin, nell’aggiornamento sui casi di contagio nel territorio comunale, ha confermato ieri che su 9 positività totali a Monselice, 7 arrivano dal Centro Servizi per Anziani di via Garibaldi. E ancora, dall’inizio dell’epidemia nella città della Rocca sono morte 39 persone, di cui 30 proprio in casa di riposo. Come già detto, è la cifre più importante di tutto il Padovano assieme a Merlara. I 7 positivi rappresentano il numero più basso, per il Csa di Monselice, da quando è scattata l’emergenza. GALZIGNANO TERME

Èancora importante, ma comunque almeno un quinto rispetto al picco, il numero di positivi alla Residenza Al Parco di Galzignano. Il sindaco Riccardo Masin ha dato l’ultimo aggiornamento il 13 maggio: allora i positivi erano 16, cifra che probabilmente è calata negli ultimi giorni. Un residente che lavora in casa di riposo è risultato positivo ed è in quarantena obbligatoria. Nel centro anziani di Galzignano si sono contati 2 morti nell’ultima settimana, che hanno fatto lievitare il totale di decessi a 17.

MERLARA

Ventisei. È questo il numero degli ospiti positivi nelle tre principali case di riposo padovane colpite dal Covid-19. Una cifra decisamente bassa, se si pensa che nel picco di emergenza il numero era dieci volte più importante. E, ormai da giorni, ad eccezione di due decessi registrati in settimana a Galzignano Terme, non si contano più morti in queste strutture che comunque in due mesi hanno pianto quasi ottanta vittime.

IL FUTURO MERLARA

La “Pietro e Santa Scarmignan” è certamente la casa di riposo che più ha pagato lo scotto dell’incontro con il coronavirus. I 30 decessi dal 14 marzo – la prima vittima era stata Nerone Ugo Melato, ex vigile di Borgo Veneto – rappresentano un triste record per la nostra provincia, purtroppo condiviso con la struttura per anziani di Monseli-

Un medico all’esterno della casa di riposo di Merlara

ce. Prima dell’emergenza sanitaria, alla “Scarmignan” c’erano 73 ospiti. Tutti hanno contratto il virus. «Oggi i positivi sono solamente 3», ha confermato ieri il presidente Roberta Meneghetti. Non si può ovviamente parlare di emergenza passata, ma certamente la negativizzazione di gran parte de-

gli ospiti è una circostanza che fa ben sperare. L’ultimo decesso in questa struttura è del 22 aprile: a perdere la vita era stata Maria Bezzan, 78 anni, residente a Castelbaldo. MONSELICE

Anche Monselice ormai va verso la quasi totale guarigio-

Si attende ora che Governo e soprattutto Regione sblocchino la possibilità di garantire nuovi ricoveri nelle case di riposo padovane. Le numerose perdite, oltre al lutto, hanno portato anche importanti vuoti di bilancio: a Merlara, ad esempio, non si è mai nascosto che la perdita di trenta rette rischia di compromettere la stabilità economica dell’intera struttura. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

galzignano terme

Le minoranze: «Serve chiarezza su morti e infetti» GALZIGNANO TERME

«Poiché si tratta di un progetto ambizioso e oneroso», ci aspettiamo siano stati garantiti i più alti livelli qualitativi di sicurezza». Così scrivono i consiglieri della lista civica di minoranza, nell’interrogazione con risposta scritta inviata al sindaco Riccardo Masin e al presidente Riccardo Roman. Manco a dirlo, l’argomento è l’emergenza Coronavirus o meglio le vicissitudini della Residenza al Parco, su cui gli esponenti dell’opposizione Claudio Comberti, Ludovica Dainese, Silvano Selmin e Giovanni Toninello desiderano approfondire la situazione «per i numeri di rilievo in termini di contagi e decessi». Da qui, una serie di domande che Masin ritiene pretestuose, in quanto afferma di essere stato in contatto con il capogruppo di minoranza per 3 volte alla settimana e in videoconferenza ogni venerdì. «In che forma e con che modalità l’amministrazione comunale si è rapportata con la Società Dolce durante l’emergenza Covid-19, al fine di tutelare gli ospiti presenti nella struttura e dei suoi lavoratori?», esordisce Vivere Galzignano. «In quale data è stata

chiusa la struttura alle persone esterne, familiari e visitatori?». «I dispositivi di protezione individuale sono stati tempestivamente e correttamente forniti al personale sanitario e agli operatori della Residenza al Parco? In particolare su questo punto, si richiede di esplicitare le tempistiche di consegna del materiale in questione». «Quali misure di prevenzione sono state adottate per contenere l’infezione una volta accertata all’interno della struttura?». «Quando sono stati effettuati i tamponi?». «La dotazione del personale è stata sufficiente per affrontare la crisi? La struttura ha dovuto ricorrere a personale straordinario?». «Durante i turni notturni, il personale impegnato con i casi Covid seguiva anche ospiti non positivi al virus?». «È stato adeguato da parte della Residenza al Parco il documento di valutazione dei rischi?». «La comunicazione con i familiari degli ospiti sullo stato di salute dei loro cari è stata costante e puntuale? Come è avvenuta?». E infine: «Nel periodo del focolaio pandemico è stato rilevato un incremento dell’uso di psicofarmaci?». Martedì il consiglio comunale. — PIERGIORGIO DI GIOVANNI


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DOMENICA 17 MAGGIO 2020 LA NUOVA

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L’allarme globale: il turismo

Un’alleanza tra Veneto e la Baviera per far ritornare i turisti tedeschi Il direttore generale della Camera di commercio italo tedesca: «Non facciamoci trovare impreparati alla riapertura delle frontiere»

«Ora serve muoversi, dando rassicurazioni su quando verrà tolta la quarantena, ma anche stringendo accordi per non farci trovare impreparati alla riapertura dei confini. Anzi, per giocare d’anticipo su altri paesi». Una alleanza tra Nordest italiano e Germania per riportare i turisti tedeschi, dalla Sassonia e dalla Baviera, sul Garda e sul litorale veneto. È la ricetta che invita a perseguire Alessandro Marino, direttore generale della Camera di commercio Italo tedesca con sede a Monaco di Baviera. Ne parliamo con lui in videoconferenza a tre, con il consigliere della Camera ita-

creare dei corridoi aerei ma con le limitazioni al numero di passeggeri che porta ad un aumento dei costi propone di stringere accordi con tour operatori e associazioni di categoria del Veneto per riuscire ad organizzare pacchetti con incentivi. Loro ci hanno spiegato che se riusciamo ad organizzare questi accordi loro in 24 ore sono operativi», precisa Marino dalla sede di Monaco di Baviera. Il messaggio che lancia la Camera di commercio italo-tedesca al Veneto è chiaro: «Noi siamo qui, pronti a collaborare mettendo a disposizione i nostri contatti e le conoscenze per riuscire a giocare d’anticipo rispetto ad altri Paesi». L’ipotesi di corridoi tu-

«Occorre strutturare un piano per arrivare le famiglie del Nord prima di Grecia e Spagna»

«Air Dolomiti può essere coinvolta prevedendo pacchetti con incentivi»

lo tedesca, Gian Angelo Bellati che è anche ex segretario generale di Unioncamere Veneto ed Eurosportello Veneto. «Noi stiamo cercando di dare una mano. La nostra presidente la prossima settimana incontrerà il ministro all’Economia della Baviera», ci spiega Marino. «Il Nordest deve farsi trovare ovviamente preparato spiegando che ha strutture sanitarie di alto livello con personale che parla tedesco e deve saper organizzare una campagna di comunicazione efficace, capace di attrarre i turisti tedeschi. E bisogna trovare nuovi canali perché se l’Austria apre i confini ma non con l’Italia occorre pensare a come farli arrivare questi turisti. Per esempio tra i nostri soci abbiamo Air Dolomiti che è assolutamente disponibile a

ristici tra Germania, Austria, Croazia, Slovenia, spiegano gli addetti ai lavori, probabilmente non si tramuterà in accordi tra paesi ufficiali ma di fatto. Per esempio già oggi dalla Germania ci si sposta in Croazia, con un corridoio effettivo, per i charter delle barche a vela o da diporto, per esempio. E occorre strutturare un piano per arrivare prima di Grecia e Spagna che puntano anche loro ad attrarre turisti dal Nord Europa. Intese che rischiano di bypassare il Veneto, locomotiva turistica nazionale, ricorda Gian Angelo Bellati, evidenziando che la nostra regione è la prima in Italia per vocazione e appeal turistico. «Sarebbe bello avere una curva di casi così discendente nei prossimi giorni da poter dichiarare i Comuni del Vene-

Mitia Chiarin / VENEZIA

Alessandro Marino, direttore della Camera di Commercio italo tedesca e un aereo di Air Dolomiti

Monito di Maschio (Aja): «L’Europa o è aperta o è chiusa per tutti Forti critiche al governo: il credito d’imposta non è la soluzione

Federalberghi pronta alla serrata «Vigilare sui corridoi turistici» LA PROTESTA

lbergatori della costa veneziana pronti alla serrata contro la manovra del governo. Ora sempre più hotel pensano di non aprire, con il rischio di lasciare a casa 12 mila lavoratori stagionali nei

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722 alberghi. Alberto Maschio, coordinatore di Federalberghi Spiagge Venete e presidente Aja, esprime la posizione di una categoria che per almeno la metà degli operatori è pronta a non aprire le strutture. Perplessità anche sulle voci di un corridoio privilegiato della Germania verso la Cro-

zia. Gli albergatori veneti ritengono siano voci sparse ad arte dalla Croazia. «Invitiamo le autorità nazionali, quindi il ministro» dice Maschio «a vigilare su questo versante. Scongiuriamo quello che riteniamo essere fuori luogo in una Europa che si definisce unita. Diventerebbe discriminante nei confronti

di alcuni Paesi. Pertanto cassiamo qualsivoglia corridoio: l’Europa o è aperta o è chiusa per tutti». Maschio riflette poi sulle decisioni del governo. «Una manovra che dovrebbe avere il peso di due finanziarie» spiega «ma che, per il nostro settore, concede ben poco. Il senso di insoddisfazione è pari, se non superiore, alle attese». Si fa un passo avanti, ma subito dopo due indietro. Facciamo degli esempi. «In questo momento, in cui le imprese avrebbero bisogno di risorse immediatamente disponibili per sostenere i costi di sistemazione delle strutture ed apertura che saranno ovviamente maggiori rispetto al passato» riflette «con la totali-

tà dei lavoratori stagionali ancora in attesa di conoscere il proprio destino, la manovra contiene misure basate ancora una volta sul meccanismo del credito di imposta. Ma se quest’anno non saremo messi nelle condizioni non ci saranno imposte da versare perché non ci sarà reddito e quindi le misure si sgonfiano inesorabilmente. Esempio lampante lo stesso buono vacanze, peraltro spendibile solo se saremo aperti, di fatto ci costringe ad anticiparne l’80% del valore ottenendo l’ennesimo credito di imposta». La responsabilità penale del datore di lavoro è stata fortunatamente stralciata, ma il settore ricettivo alberghiero delle spiagge venete è pronto ad azioni di protesta

to “decodivizzati” al pari degli attuali Comuni denuclearizzati», ci spiega, «ma molto dipende da noi: molto dipende da quando verrà tolta la quarantena in Italia per i turisti esteri in ingresso. E poi occorre eliminare la confusione e abbattere la burocrazia che diventa anche sanitaria e impedisce il lavoro rendendolo troppo faticoso», continua a spiegare Bellati. «Se i tedeschi vedono il nostro forte impegno per garantire i parametri di sicurezza, il distanziamento sociale, una abbondanza di guanti e mascherine e una struttura sanitaria che garantisce la salute pubblica arriveranno di sicuro da noi. Ma serve garantire una immagine di serietà di ottimismo con proposte strutturate dalle imprese e dalle associazioni di categoria assieme alle istituzioni». Marino promette ulteriori ragguagli dalla Germania in breve tempo. «Se penso che a febbraio abbiamo ospitato eventi di promozione delle colline del Prosecco e gli operatori tedeschi erano fortemente interessati resto convinto che il Veneto ha grandi possibilità di intercettare il turismo tedesco che ama l’Italia e in particolare il Garda e il litorale dove tanti hanno anche in questi anni acquistato la seconda casa . E se l’Austria continuasse ad opporsi al passaggio verso l’Italia occorre sapere giocare d’anticipo . Per questo dico che serve una alleanza tra operatori italiani e Camera di commercio che opera in Germania e dobbiamo farlo in fretta, muovendoci per primi perché abbiamo un bacino di grande interesse per il sud della Germania, la Sassonia (che sta per abolire la quarantena). Il messaggio al Veneto è chiaro: noi siamo pronti a dare una mano». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

clamorose. «Saremo costretti a sostenere forti costi per ripartire, una volta che ci diranno quando e come farlo» conclude Maschio, «quella che doveva essere una manovra se non risolutiva, almeno per dare una spinta alla ripartenza, lascia ben poco al nostro comparto. A queste condizioni non ci stiamo: se non cambieranno le cose, se non si interverrà per aiutare veramente e concretamente il sistema turismo e non con manovre palliative, saremo costretti a tenere chiusi i nostri hotel». Infine il presidente degli albergatori delle spiagge invoca un vero Ministero del Turismo come lo richiede la prima industria del Veneto e d'Italia. — GIOVANNI CAGNASSI


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...Domenica 17 Maggio 2020

La Voce

FONDAZIONE CARIPARO/1 Il presidente Muraro: “20 milioni di euro per l’emergenza Covid-19”

“Atto di coraggio per il territorio” Ritoccato il bilancio preventivo verso l’alto, anticipato il 50% della liquidità per i progetti approvati Luca Crepaldi

“Un atto di coraggio, contrario a quanto ci insegnavano a scuola, di diminuire le spese quando le entrate sono negative: ma abbiamo ritenuto che fosse essenziale partecipare allo sforzo della comunità in questo periodo di emergenza per il coronavirus”. Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cassa di risparmio Padova e Rovigo, motiva così la scelta di impegnare ulteriori risorse di bilancio dell’ente durante la pandemia che sta colpendo tutto il mondo. “Rispetto ai 48 milioni di euro di spesa previsti nell’ottobre scorso, abbiamo ritoccato il bilancio arrivando a 55 milioni - annuncia - accanto a questo bilancio di competenza, abbiamo cercato di accelerare le pratiche pregresse fino ad arrivare a un impegno di 68 milioni di euro”. “Pensiamo sia una scelta meritevole - commenta - ci possiamo permettere questa attraversata del deserto senza lasciare la gente senza acqua. Nel consiglio di amministrazione di venerdì abbiamo stanziato 6,5 milioni di euro in più rispetto al previsto, se guardiamo il quadro relativo ai fondi per l’emergenza covid 19, a oggi siamo a 20 milioni e 342mila euro, compresa la quota che la Fondazione conferisce al fondo Acri per l’emergenza attivato a livello nazionale, un fondo di garanzia per il terzo settore”. Muraro illustra a grandi linee la destinazione dei fondi, divisi in due plafond: 14 milioni per l’emergenza, 6 milioni per la fase di rilancio. Ricorda come i primi siano stati elargiti per sostenere da subito gli enti che dovevano risolvere problemi di disagio familiare (Csv, Caritas, Comuni) con pacchi alimentari e altre forme di sostegno. Successivamente 3 milioni per la ricerca scientifica, cofinanziati con 750mila euro

questo la linea del Piave è stata posta a ridosso di quello che è il motore della crescita, ovvero quegli investimenti che, quando ci sarà una ripresa, potranno farci recuperare quello che abbiamo dato in più per questa emergenza”. Del resto il mancato dividendo per 68 milioni di euro da parte di Intesa Sanpaolo ha pesato parecchio. “Ma ci hanno garantito che, in qualche modo, quando finirà questa emergenza cercheranno una strada per compensarlo” aggiunge Muraro, il quale spiega come siano stati rinviati progetti non strategici per 8,5 milioni di euro. “Erano in fase di assegnazione, dal sociale all’edilizia - specifica - speriamo che quando tornerà il bel tempo potremo riprendere questo sentiero”. Roberto Saro, segretario generale della Fondazione Cariparo, ha voluto sottolineare l’importanza del 300mila euro del progetto di sostegno sociale “un prestito d’onore etico, che ver-

rà restituito alle Caritas in modi e tempi che le strutture diocesane e parrocchiali potranno sostenere”. Per quanto riguarda il plafond dedicato alla ripartenza, Saro ha spiegato che si è in attesa dei provvedimenti del governo per intervenire a fianco degli stessi. E per l’economia del territorio “siamo in contatto con Veneto Sviluppo e il mondo dell’in dustria per definire le possibilità di sostegno alle imprese con plafond di garanzia per ampliare l’accesso al credito”. Infine ha ripreso la parola il presidente Murato che ha voluto ringraziare “il mondo del volontariato, provvidenziale in questa emergenza, le istituzioni e le associazioni con le quali si è creato un raccordo perfetto che ha consentito di essere molto efficaci, infine grazie allo staff della Fondazione che, nell’emergenza, ha lavorato intensamente garantendo il funzionamento della macchina”.

n Fondi per reinserirsi nel lavoro

Gilberto Muraro Il presidente della Fondazione Cariparo da Intesa Sanpaolo. “Sono stati scelti 21 progetti di alta qualità, alcuni di questi hanno già attirato la stampa scientifica nazionale perché molto promettenti” ha precisato. Per quanto riguarda la fase di rilancio “5 milioni stanziati subito in attesa di assegnazione, ma intesi come aiuto per il reinserimento lavorativo, il sostegno ai giovani per l’iscrizione a scuola dove le famiglie siano in difficoltà, l’aiuto alle stesse affinché

tornino a lavoro potendo lasciare i loro figli in campi estivi o simili”. “E poi un milione per il sostegno delle richieste creditizie della piccole imprese per avere condizioni di accesso al credito agevolate” conclude. “E’ sempre poco rispetto alla richieste, ma è tanto se lo compariamo con quanto erogato a livello nazionale dalle altre fondazioni - riprende Muraro - all’assemblea Acri, il presidente Profumo ha comunicato che sono stati 80 milioni di eu-

ro i fondi messi a disposizioni in tutta Italia, un quarto, quindi, solo dalla nostra Fondazione”. “Il consiglio è stato compatto, non abbiamo fatto debiti e vorremmo trasmettere una Fondazione solida alle generazioni future, come ha fatto chi ci ha preceduto - commenta il presidente - pagheremo un prezzo per quello che abbiamo fatto in più, con le uscite maggiori delle entrate è evidente che si eroderà il patrimonio. Per

© RIPRODUZIONE RISERVATA

FONDAZIONE CARIPARO/2 Commercialista polesana, prende il posto di Monica Pavan

Marina Bianchini entra nel cda “Venerdì è stato integrato il consiglio di amministrazione della Fondazione Cariparo, è finito dopo due mandati consecutivi l’impegno di Monica Pavan, imprenditrice polesana, e il consiglio generale, su una terna designata dal presidente Camera di commercio di Venezia e Rovigo, ha nominato Marina Bianchini, commercialista a Rovigo, professionista ricca di esperienza nel mondo associativo e culturale”. Lo ha annunciato ieri mattina, al termine della videoconferenza sulle misure della Fondazione

Marina Bianchini Nominata nel cda

nell’emergenza Covid 19, il presidente Gilberto Muraro. Marina Bianchini, nata a Trecenta, iscritta all’Ordine dei Commercialisti di Rovigo, dopo alcune esperienze professionali nell’ambito di società di consulenza e banche, da alcuni anni è amministratore delegato di un’azienda manifatturiera fortemente orientata all’applicazione della responsabilità sociale d’impresa. Vicina al mondo dell’educazione scolastica primaria e secondaria, la neo-consigliera è anche impe-

gnata in iniziative per il rinnovamento dei metodi didattici in collaborazione con l’Istituto nazionale per la documentazione innovazione e ricerca educativa. Rimarrà in carica 5 anni. Durante la seduta di consiglio, il presidente Muraro ha ringraziato calorosamente la consigliera uscente Monica Pavan per l’impegno profuso durante il suo mandato, in particolare per aver coordinato nella provincia di Rovigo il progetto del Fondo straordinario di solidarietà per il lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

FONDAZIONE CARIPARO/3 Ripartiti fondi anche a Ulss 5, Caritas, Csv e Croce Verde

Sostegno a tutti i Comuni del Polesine Ecco nello specifico come sono stati distribuiti i 20 milioni e 342.555 euro che la Fondazione Cariparo ha stanziato per l’emergenza Covid 19. Dei 14 milioni di euro per la fase emergenziale, 7 milioni e 745mila euro sono stati assegnati nell’ambito sociale, 3 milioni e 245mila euro in quello sanitario e 3 miloni e 10mila euro per la ricerca scientifica. In ambito sociale, oltre 5 milioni sono stati destinati per le “nuove povertà” dei 153 comuni delle due province (elargizioni buoni alimentari, pagamento utenze, assistenza domiciliare, emergenza abitativa o attività di volontariato). Nello specifico 3 milioni e 200mila euro ai Comuni non capoluogo, al Comune di Padova 1 milione e 250mila euro di cui 375mila euro per disagio abitativo, 450mi-

la euro al Comune di Rovigo di cui 125mila euro per disagio abitativo, 300mila euro per il progetto di sostegno sociale delle Caritas di Padova, Rovigo e Chioggia, 120mila euro per la Caritas di Padova, 60mila euro per quella di Rovigo, 1 milione e 500mila euro per le case di riposo delle due province, 250mila euro per il Forum del terzo settore, 120mila euro per i Centri servizi volontariato di Padova e Rovigo, 100mila euro per la Provincia di Rovigo, 127mila euro per le organizzazionei di volontariato per progetti rivolti alle fasce deboli della popolazione colpite dall’emergenza covid 19, 268mila euro in via di assegnazione. In ambito sanitario, un milione di euro all’azienda ospedaliera dell’Università di Padova, un milione di euro all’Ulss 6 Euganea, un milione alla Ulss 5 Polesana, 245mila euro

a Croce Rossa Padova, Croce Verde Padova, Croce Verde Adria e Croce Rossa Comitato Veneto. Nell’ambito della ricerca scientifica, 3 milioni di euro per un bando destinato al sostegno di progetti di ricerca scientifica sul Coronavirus, 10mila euro della Fondazione NordEst per partecipare attraverso il proprio osservatorio socio-demografico a un progetto di ricerca internazionale promosso dalla Oxford University sulla pandemia. Per quanto riguarda il plafond relativo alla fase di rilancio, 5 milioni di euro per il sostegno di progetti rivolti all’inserimento socio-lavorativo a fronte della crescente perdita del lavoro; interventi per favorire lo studio e l’occupazione dei neo-diplomati e dei neo-laureati; interventi a sostegno delle famiglie, con parti-

colare attenzione all’accoglienza nei mesi estivi dei bambini e ragazzi i cui genitori sono impegnati in attività lavorative. Un altro milione di euro per il sostegno all’economia delle province di Padova e Rovigo. Per il Terzo settore, 342.555 euro al Fondo garanzia rotativo istituito dall’Acri a sostegno delle esigenze finanziarie delle organizzazioni del Terzo settore attraverso risorse che annualmente vengono destinate al Fondo nazionale Acri per le iniziative comuni delle fondazioni. Infine l’anticipazione agli enti non profit della liquidazione del 50% dei contributi già assegnati, circa 4 milioni di euro, a quelle realtà che, per l’emergenza sanitaria, hanno dovuto annullare o rinviare le attività previste nei progetti finanziati. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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...Domenica 17 Maggio 2020

La Voce

BALNEARI In spiaggia, ogni postazione sarà lontana poco più di tre metri da quella vicina

Dieci metri quadri per ombrellone Oltre ai familiari e ai conviventi, potranno andare al mare assieme anche piccoli gruppi di amici Dieci metri quadrati per ogni ombrellone, e una distanza di un metro tra i lettini delle diverse postazioni. Sono queste le nuove (e definitive) disposizioni, approvate dalla Regione Veneto per la riapertura degli stabilimenti balneari. A conti fatti, vuol dire che ogni ombrellone disterà poco più di tre metri da quello vicino, contro i 5 inizialmente previsti dal governo. I gestori dei bagni, poi, saranno chiamati a garantire che non si formino assembramenti, assicurando il mantenimento di un metro di separazione tra gli utenti, prevedendo anche - se possibile - percorsi separati per l’entrata e l’uscita nello stabilimento stesso. Possono derogare al metro di distanza, e dunque stare più vicini del previsto, soltanto i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi, o piccoli gruppi di colleghi o amici, a patto però che siano formati da meno di cinque persone. Anche nelle spiagge libere - si legge nelle linee guida della Regione Veneto - “si ribadisce l’importanza dell’informazione e della responsabilizzazione individuale da parte degli avventori nell’adozione di comportamenti rispettosi delle

n Nelle linee guida non si citano mascherine Dieci metri Fissata la distanza per gli ombrelloni: poco più di tre metri l’uno dall’altro. E si potrà andare al mare anche con piccoli gruppi di amici

misure di prevenzione. Al fine di assicurare il rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro tra le persone e gli interventi di pulizia e sanificazione dei servizi eventualmente presenti, si suggerisce la presenza di un addetto alla sorveglianza”. Negli stabilimenti, oltre ad assicurare un distanziamento tra gli ombrelloni di modo che ogni postazione disponga di al-

meno 10 metri quadrati di spazio, indipendentemente dalla modalità di allestimento della spiaggia (per file orizzontali o a rombo); le attrezzature di spiaggia (lettini o sedie a sdraio), quando non posizionate nel posto ombrellone, devono essere essere poste ad una distanza di almeno un metro le une dalle altre. Inoltre, bisognerà garantire la regolare e frequente pulizia e sanificazione

delle aree comuni, come spogliatoi, cabine, docce, servizi igienici, e qu ant ’altro, dopo la chiusura dell’impianto. Anche le attrezzature da spiaggia stesse, compresi gli ombrelloni, vanno sanificati ad ogni cambio di persona o nucleo famigliare. In ogni caso la sanificazione deve essere garantita ad ogni fine di giornata. E’ vietato, comunque, la pratica ogni di attività lu-

dico-sportiva di gruppo che possa dar luogo ad assembramenti. Gli sport individuali che si svolgono abitualmente in spiaggia (come racchettoni), o in acqua (come nuoto, surf, windsurf, kitesurf) possono invece essere regolarmente praticati, nel rispetto ovviamente delle misure di distanziamento interpersonale. Diversamente, per gli sport di squadra (come il

beach-volley o il beachsoccer) sarà necessario rispettare le disposizioni delle istituzioni competenti. Da notare che nelle linee guida non si fa cenno all’obbligo di tenere la mascherina durante la permanenza in spiaggia, ed è sparito anche il divieto - inizialmente annunciato - di stendere teli e asciugamani direttamente sulla sabbia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

NEGOZI E i centri commerciali potranno misurare la febbre ai clienti

I vestiti si toccano solo coi guanti

Si riparte Alessia e Catia di Robe di Kappa

Un metro di distanza, all’interno di negozi, supermercati e centri commerciali. E mascherina sempre addosso, sia per i clienti che per commessi e operatori, in tutte le occasioni di interazione con i clienti stessi. E’ quanto prevedono le linee guida per il commercio al dettaglio. Un documento, approvato dalla Regione Veneto, che istituisce ulteriori limitazioni per i negozi di vendita di abbigliamento, dove dovranno essere messi a disposizione della clientela guanti monouso da utilizzare obbligatoriamente per toccare la merce mentre la si sce-

glie. In tutti i negozi, in ogni caso, deve essere garantita un’ampia disponibilità di accessibilità ai sistemi per l’igiene delle mani, con soluzioni idro-alcoliche, promuovendone l’utilizzo frequente da parte degli operatori. Gli stessi addetti alla vendita, in particolare, dovranno disinfettarsi le mani prima e dopo ogni servizio reso al cliente Fuori da supermercati e centri commerciali, inoltre, sarà possibile la rilevazione della temperatura corporea dei clienti, con conseguente divieto d’accesso a

chi dovesse superare i 37,5°. Va inoltre favorito il ricambio d’aria negli ambienti interni mentre andrà esclusa totalmente, per gli impianti di condizionamento, la funzione di ricircolo dell’aria. La postazione dedicata alla cassa potrà essere dotata di barriere fisiche; in alternativa il personale dovrà indossare la mascherina e avere a disposizione gel igienizzante per le mani. In ogni caso, vanno favorite le modalità di pagamento elettroniche. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MERCATO Il Comune potrà vietare la vendita di vestiti usati

Controllo rigido sugli accessi Accessi contingentati al mercato, mascherine sempre addosso, e guanti usa e getta durante le attività d’acquisto, in particolare per alimenti e bevande. In caso di vendita di abbigliamento, dovranno poi essere messi a disposizione della clientela, dagli commercianti stessi, guanti monouso con i quali poter toccare la merce. Sono le linee guida da rispettare per i mercati su aree pubbliche: quelli settimanali, certo, ma anche quelli fieristici e di hobbistica. In particolare, nelle aree di mercato dovrà essere garantito il contingentamento degli ingressi con vigilanza

ai punti di accesso. Toccherà ai Comuni la gestione dei mercati stessi, “individuando le misure più idonee ed efficaci per mitigare il rischio di diffusione dell’epidemia”. In particolare, i Comuni saranno chiamati a prevedere le misure logistiche idonee per garantire accesi scaglionati all’area delle bancarelle, in funzione degli spazi disponibili ed evitando il sovraffollamento. Il mercato, poi, potrà (lo decideranno i Comuni) avere un percorso a senso unico, con entrata e uscita. Gli stessi Comuni poi potranno optare per un maggiore distanziamento delle bancarelle e -

dove ne ricorra l’opportunità - valutare di sospendere la vendita di beni usati (che vanno comunque igienizzati, in particolare indumenti e calzature). Agli ambulanti, invece, spetterà il compito di garantire la pulizia e l’igienizzazione quotidiana delle attrezzature, prima di iniziare le operazioni di vendita. Resta fissa la distanza di un metro tra una persona e l’altra: tale distanza dovrà essere osservata anche dagli stessi operatori commerciali, persino nelle operazioni di carico e scarico della merce. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Controllo degli accessi Il varco al mercato di Taglio di Po


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PRIMO PIANO

DOMENICA 17 MAGGIO 2020 MESSAGGERO VENETO

LE IDEE - RAGIONANDO INTORNO AL COVID-19

QUESTA REGIONE PUÒ OSARE DI PIÙ ELENA D’ORLANDO, MAURIZIO MARESCA

L’

Italia sta molto peggio degli altri Paesi europei: l’epidemia ha colpito in modo molto più duro che altrove, la sua situazione economica e specie il suo indebitamento rispetto agli altri Stati sono disastrosi e l’organizzazione dello Stato (la burocrazia, il cattivo funzionamento della giustizia, l’evasione fiscale, ma pure il contrasto alla criminalità) da sempre costituisce un fattore negativo di competitività. Mentre gli altri paesi non hanno mai smesso di coltivare politiche dì competitività, in Italia, al di là dei dibattiti fra ristoranti e stabilimenti balneari che riaprono un po’ prima o un po’ dopo, l’economia è ferma. La crisi dell’ordinamento europeo, al quale l’Italia guarda (forse troppo) per finanziare le sue necessità, non aiuta. La vicenda pandemia, lungi dall’essere un’opportunità per cambiare, costituisce un fattore di criticità e disgregazione. Al di là delle belle parole, l’Europa è ancora una aggregazione fra paesi concorrenti (sempre più diversi) per realizzare un grande mercato retto da un ordinamento che vieta, tuttavia, aiuti reciproci a sostegno del debito e comunque è subordinato alle carte costituzionali dei singoli Stati. Oggi più che mai. È molto difficile che questa Europa serva per promuovere solidarietà a meno che non si avviino politiche comuni guidate dal centro e quindi progetti veri.

IL DECRETO RILANCIO

Non che avessimo molta fiducia, ma il recente “decreto rilancio” prova ancora una volta che il paese non riesce a compiere scelte di politica industriale chiunque governi. Risorse a pioggia ed a debito (e cioè a carico delle future generazioni) per non scontentare nessuno, scelte delle quali non si riesce a cogliere il significato strategico. E comprensibile che in questa fase si tratti solo di interventi sociali: ma un decreto che, a parole, si prefigge il rilancio avrebbe dovuto curare un po’ di più la politica industriale o quella dei trasporti. La sensazione diffusa è che i territori che ne hanno la possibilità ci devono provare da soli. Sfruttando ogni risorsa di cono-

Sventola la bandiera del Friuli

scenza, di impresa e di finanza. Perché questo avvenga è, tuttavia, necessaria una forte collaborazione fra industria e istituzioni. Da una parte alcune realtà economiche del Friuli Venezia Giulia dimostrano autorevolezza e maturità: e certo sono in grado di promuovere progetti di valenza internazionale: magari da concordare con la Commissione Europea ai fini del Recovery Plan (molti eccellenti funzionari della Commissione europea sono cresciuti a Udine e vanno coinvolti). Per fare alcuni esempi concreti. A. Anzitutto spingere la concentrazione Fincantieri - Stx , oggi davvero l’unico progetto industriale di segno europeo in partenza dall’Italia : un dossier che il nostro Paese non riesce a sbloccare a Bruxelles. Può essere per l’economia e la ricerca del Friuli uno dei volani sui quali costruire. B. Il settore dell’impiantistica e delle costruzioni mette insieme eccellenze che il resto del paese ci invidia. Dalle imprese leader in questi settori vi è da attendersi un contributo strategico immaginando anche forme di aggregazione. C. L’industria della logistica, oggi fraziona-

RIPENSARE SUBITO L’EDILIZIA SCOLASTICA STEFANO STEFANEL

L’

emergenza coronavirus ha scosso il mondo della scuola in maniera così profonda e repentina, che non si hanno esempi simili del passato a cui riferirsi. Anche l’esperienza scolastica del terremoto non è paragonabile alla situazione attuale: quella molto locale, questa tutta globale con ricadute locali inimmaginabili. Didattica a distanza, distanziamento, connettività, sanificazioni, device, riunioni in videoconferenza sono solo alcune delle parole nuove, che in poco tempo hanno travolto la scuola e il suo lessico. Dentro l’attuale Fase 2 dell’emergenza, ma anche in riferimento a scenari futuri (pochi alunni per classe, distanziamenti, sanificazioni a intervalli regolari) gli edifici scolastici hanno dimostrato e stanno dimostrando la loro assoluta obsolescenza. Gli edifici scolastici sono frutto di un’architettura del passato pensata per una scuola trasmissiva, tutta in presenza, tutta per classi di molti alunni stipati in piccoli spazi, con grandi corridoi, con poche aule speciali e con poca modificabilità per necessità progettuali. Sui giornali e sul web ci fanno vedere aule tedesche o

danesi dove gli studenti stanno distanziati, ma sono spazi che pochissime scuole italiane hanno. La cosa sorprendente è che, in questo momento e in funzione della ripartenza di settembre, poco o nulla si parli di una revisione del patrimonio edilizio scolastico che parta dalle necessità messe comunque in evidenza dell’emergenza coronavirus. Per cui indico alcune cose molto evidenti che la Regione potrebbe fare fin da subito, aprendo il dialogo con lo Stato centrale. 1. Tutte le opere non ancora cantierate andrebbero immediatamente sospese e riprogettate alla luce delle necessità nate da questa emergenza. I progetti di ristrutturazione ristrutturano il vecchio e alla fine (dopo due o tre anni di lavoro con classi disseminate in giro) diventeranno operativi dentro un sistema che avrà bisogno di altro. 2. Tutte le riprogettazioni e le nuove progettazioni devono essere co-progettate con la scuola (docenti e dirigenti) in modo da legare l’architettura alla didattica, uscendo dalla logica per cui l’ente locale committente assegna un incari-

CALMA&GESSO Enrico Galiano

La riscoperta di chi conta nella nostra vita

ta, è in grado, anche d’intesa con imprese austriache, svizzere e tedesche, di elaborare un progetto industriale che promuova il corridoio Baltico Adriatico grazie al coordinamento delle basi di Trieste, Villach, Basilea e Monaco. D. Le imprese dell’agroalimentare possono elaborare soluzioni strategiche per consolidare e rafforzare il loro posizionamento sul mercato.

I

I CAMPIONI FVG

LA FAKE NEWS

L’industria della regione ha l’autorevolezza e le risorse per dare luogo a due/tre European Champions in grado di essere competitivi. Dall’altra parte la Regione deve essere in grado di finalizzare quelle riforme che lo Stato non riesce a fare e può riuscirci utilizzando la sua autonomia speciale: (1) mettendo mano con coraggio a una legge regionale sui contratti pubblici, che semplifichi le procedure che fino ad oggi hanno impedito lo sviluppo del tessuto produttivo e delle infrastrutture; (2) puntando ad alcune opere essenziali per la crescita (un nuovo terminal a Trieste come base del corridoio Baltico-Adriatico; il collegamento Trieste-Monfalcone, che immette sull’asse del corridoio Baltico-Adriatico); (3) avviando, se del caso d’intesa con la Commissione europea, un regime di fiscalità di vantaggio per l’industria e i servizi considerati di importanza strategica; (4) dando sostanza agli strumenti di cooperazione territoriale transfrontaliera esistenti (Gect). Il governo dell’economia è stato tra i motivi determinanti la specialità del Fvg; si è rivelato fondamentale per il suo consolidarsi come comunità regionale garantendo su tutto il territorio equivalenti condizioni di vita; può fare oggi la differenza tra chi attende passivamente un sussidio e chi vuole accettare la sfida della competitività. —

Eppure c’è stata una fra le tante fake news che era più fake di tutte: no, non quella del premio Nobel, e nemmeno quella della cura al plasma (che, pure, non è proprio del tutto infondata). Parlo della balla sesquipedale che ha iniziato a circolare fin da poche ore dopo la chiusura generale, che diceva “Ne usciremo migliori!”. Anche solo a risentirla, in questi giorni, per metà viene da ridere e per l’altra metà da piangere a dirotto: dopo aver letto gli insulti a una ragazza appena liberata da un rapimento, apostrofata con parole che io nemmeno pensavo si potessero dire tutte insieme, rea secondo gli insultatori di aver tradito la patria poiché convertita a un’altra religione (che poi: altra rispetto a cosa? ); dopo aver sgranato gli occhi di fronte alle offese al Capo dello Stato sotto un tweet del Quirinale in cui ricordava con affetto e dolore la scomparsa di un grandissimo uomo e musicista, Ezio Bosso, dopo questo e altro accaduto solo negli ultimi giorni possiamo affermare con una bella dose di certezza che questo maledetto virus non ha reso migliore proprio nessuno: ha semplicemente mostrato il vero volto di tutti.

ELENA D’ORLANDO E MAURIZIO MARESCA DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE UNIVERSITÀ DI UDINE

co e poi comunica alla scuola come verranno realizzate le opere di ristrutturazione. Questa procedura dal 21 febbraio è diventata sbagliata, perché le scuole hanno esigenze didattiche, di connettività, di organizzazione flessibile che i vecchi edifici non permettono più. 3. Va attivato un piano immediato per la costruzione di nuove palazzine in città e per la ristrutturazione di spazi esistenti ma non utilizzati nei paesi in modo che le scuola abbiano più spazi e non meno spazi. E’ necessario prevedere molte aule anche piccole dove lavorare per gruppi. E’ fondamentale pensare spazi ampi che, con pareti mobili, si trasformino in base all’esigenza della didattica. 4. La scuola non ha bisogno di parole, ma di fatti e i fatti dicono che le esigenze della didattica, quelle del distanziamento, quelle dell’igiene, quelle della variabilità devono essere tenute in conto immediatamente, fermando quei progetti che si limitano a ristrutturare il vecchio (e che metteranno un’ipoteca su un futuro trentennale). 5. E’ necessario prima di attivare lavori sul vecchio prevedere spazi alternativi costruendone di nuovi che integrino quelli già esistenti, in modo da non organizzare, neppure per un periodo, la didattica su scuole sparse nelle città. La didattica, sia in presenza, sia a distanza, sia on line necessita di cultura pedagogica e di strumenti che solo dentro edifici costruiti per il futuro e non per il passato potranno dare i risultati che tutti si aspettano. — DIRIGENTE SCOLASTICO LICEO MARINELLI DI UDINE REGGENTE IC MAJANO-FORGARIA

l triste fenomeno delle fake news ha subito, negli ultimi mesi, una forte recrudescenza: fra cure miracolose, complotti da laboratorio e fantomatici poteri forti che vorrebbero nasconderci la vera causa del virus, ogni giorno ne salta fuori una.

L’UNGHIA

Come un’unghia ben grattata contro la patina che ci nascondeva e come una manata forte e decisa a cavar via dai volti le maschere, il virus ha fatto vedere cosa c’era sotto, mostrato i volti, quelli più autentici, quelli che in molti nascondevano per pudore o per vergogna. Le persone generose sono diventate ancora più generose, così come i vili hanno fatto il salto di qualità e dimostrato che quello che a gennaio ci poteva sembrare il fondo dello schifo, era solo crosta un po’dura su cui si poteva ben scavare e andare ancora più giù. E così con i rapporti, se ci fate caso: in questi mesi abbiamo tutti capito chi sono quelli davvero importanti per noi, quelli che ci sono stati sempre e per cui noi siamo sempre stati lì, a dispetto della distanza e e delle restrizioni. Il virus ci ha fatto vedere, attraverso l’assenza, chi per noi è e sarà sempre, presenza. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il professor Galiano a una presentazione


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