RASSEGNA STAMPA DEL 18 AGOSTO 2020

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Martedì 18 Agosto 2020 Corriere del Veneto

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OspedaleP.diCadore 04353411 0436883111 OspedaleCortina 0437214111 EnelBelluno

Turista annegato nel Fanes, si cerca ancora nuanti l’esito è ancora negativo. I soccorritori stanno cercando di intercettare il corpo di Alfonso Lostia nelle acque del torrente Fanes, dove è precipitato venerdì, e in quelle del Boite ma senza risultati. Il trentottenne romano era in vacanza con la moglie a Cortina. Il giorno dell’incidente avevano appena cominciato il sentiero che s’inerpica sulle cascate di Fanes quando sono stati sorpresi da una bomba d’acqua. Erano circa le 13.30. Un escursionista che si trovava sul Belvedere, quindi sul versante opposto, ha visto precipitare l’uomo da uno dei ponticelli che attraversano il torrente. Dopo un salto di sessanta metri, Lostia è caduto in un catino largo dieci metri e profondo otto ed è sparito nelle acque furiose del torrente Fanes. L’intervento dei soccorsi è stato immediato. Sul posto il Soccorso alpino di Cortina e il Gruppo Forre del Cnsas. I vigili del fuoco con il nucleo dei sommozzatori. E, infine, la guardia di finanza e i carabinieri. Tuttavia la corrente era talmente forte che le immersioni dei soccorritori sono state rimandate per il rischio elevato di essere risucchiati nel torren-

te. Sabato è stato perlustrato il greto del Fanes e l’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites di Bolzano l’ha sorvolato dall’alto fino al Boite. Nel frattempo il Soccorso alpino di Cortina ha posizionato due reti sotto la vasca che, nel pomeriggio, hanno bloccato una giacca a vento e una scarpa appartenenti al trentottenne romano. Ma di lui nessuna traccia. Domenica le ricerche sono partite con la stessa intensità. I sommozzatori dei vigili del fuoco di Venezia hanno utilizzato una telecamera subacquea per scandagliare il catino e un drone per controllare anche le zone più impervie. Tutto inutile. Ieri si è ripetuto lo stesso copione. Quello su cui si erano incamminati Alfonsio Lostia e la moglie è un percorso semplice e alla portata di tutti, per lo meno in condizioni atmosferiche ottimali. Stando al racconto di alcuni amici Alfonso «andava a Cortina spesso. Conosceva e amava la montagna. Ogni volta che partiva per un’escursione aveva sempre l’abbigliamento e l’attrezzattura specifici». Insomma, non era uno sprovveduto. Davide Piol

Nessuna speranza Da ormai quattro i giorni si tenta di trovare il corpo

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alla padrona

Gatto sul tetto da due giorni, intervengono i vigili del fuoco

Al lavoro I soccorritori impegnati anche ieri sulle cascate del Fanes

Cabina di regia per la montagna «Banda larga e smart-working»

Flessibilità nel lavoro contro lo spopolamento: l’agenda del tandem D’Incà-Padrin Il ministro offre un «tavolo periodico». De Berti: «Si impegni per le infrastrutture» Se davvero la pandemia avrà cambiato le priorità nella vita delle persone è ancora presto per dirlo. Di certo, aree ad alta concentrazione di aria salubre e spazi verdi, come la provincia di Belluno, potrebbero avere una seconda opportunità per combattere lo spopolamento. Ma bisognerà essere pronti a cogliere le possibilità offerte dallo smart working, l’altra grande novità di questo 2020 sui generis. Insomma, il futuro della montagna sarà, per forza di cose, digitale. La massima diffusione della banda larga dovrà essere in cima alla lista delle priorità. Banda larga dappertutto, e centri di coworking disseminati nel territorio, per permettere a chiunque di lavorare da remoto. Una bella sfida, che il presidente della Provincia Roberto Padrin e il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, vogliono porta-

BELLUNO

Roberto Padrin/1 Ci faremo preparare una relazione dettagliata sulla banda larga presente in provincia re a casa a tutti i costi. I due si sono incontrati alla vigilia di Ferragosto a Palazzo Piloni. Una visita di cortesia, che il ministro bellunese si è reso disponibile a rendere periodica, per aggiornare in maniera strutturale i grandi temi strategici che riguardano il territorio. Una cabina di regia che lavori sinergicamente. A cominciare, appunto, dall’abbattimento del digital divide. Il tema della connettività sarà affrontato assieme al ministero per lo Sviluppo economico. «Ci faremo preparare una relazione dettagliata sulla dotazione di banda larga presente in provincia – spiega Padrin e spingeremo al massimo per arrivare a una copertura totale

in tutto il Bellunese, specialmente quello montano. Lo smart working è stato accelerato dal lockdown, ma di sicuro potrà essere una modalità di lavoro che tornerà utile anche dopo il Covid, e in questo la montagna potrà recitare un ruolo da protagonista, a patto che sia davvero connessa con il resto del mondo». Ma il futuro del Bellunese passa anche attraverso i due grandi eventi sportivi: Mondiali di sci 2021 e Olimpiadi 2026. Anche di questo si è parlato, soprattutto in ottica infrastrutturale. «Il territorio deve fare delle scelte – prosegue Padrin - anche alla luce delle code e dei disagi registrati negli ultimi mesi, soprattutto lungo la Alemagna». A breve si terrà un incontro, a Longarone, sulla futura circonvallazione: sono almeno 4 le ipotesi sul tavolo sulla futura bretella. E proprio sul tema infrastrutturale

Faccia a faccia Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, con il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin (a destra), alla vigilia di Ferragosto.

Ieri giornata senza nuove positività

Virus, il nodo rientri Sono 679 i tamponi fatti da Ferragosto BELLUNO Non ci sono nuovi casi positivi al coro-

navirus. Lo attesta il consueto aggiornamento del dipartimento di prevenzione dell’Usl 1 Dolomiti. La provincia di Belluno, quindi, al momento vive una situazione indubbiamente migliore del resto del Veneto, dove si assiste a un - seppur contenuto – aumento dei contagi. Merito sicuramente dell’alto numero di tamponi, che in Veneto permette di scoprire 22 nuovi casi positivi al giorno. Su questo punto non fa eccezione il Bellunese. Dal giorno di Ferragosto il dipartimento di prevenzione ha processato 679 tamponi a persone provenienti dalle vacanze nei quattro paesi entrati recentemente nella «lista nera» del ministero della salute. Oltre il 90% dei soggetti sui quali è stato eseguito il controllo hanno passato le loro ferie in Croazia, seguiti da Spagna, Grecia e Malta. Solamente ieri, tra le 7 e le 13, presso la sede del Dipartimento di Prevenzione di Feltre (via Borgo Ruga, 34), sono stati fatti 175 tam-

poni. La giornata di ieri ha visto impegnato il dipartimento di prevenzione anche nell’attività di contact tracing (e nelle conseguenti misure di isolamento domiciliare) a seguito di un caso positivo riscontrato a Treviso di una persona residente nella Marca ma attualmente domiciliata entro i confini della provincia di Belluno. Anche questa persona è stata recentemente in vacanza in Croazia. Al suo rientro, il tampone obbligatorio ha riscontrato, per l’appunto, la sua positività: è stato necessario quindi mettere in atto tutta la profilassi prevista in questi casi, con la ricostruzione a ritroso di tutti i contatti stretti degli ultimi 14 giorni. Tra questi anche numerosi bellunesi, che verranno sottoposti a tampone, il cui esito si saprà nelle prossime ore. Nel territorio dell’Usl 1 Dolomiti ci sono attualmente 17 soggetti positivi a Covid – 19. Un numero sostanzialmente stabile, senza un significativo incremento della curva epidemica. Queste 17 persone sono ovviamente isolate a domicilio, in grandissima parte asintomatiche o pauci sintomatiche, e sono in attesa del doppio tampone che ne attesti la negativizzazione. M.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Riconsegnato

A vuoto anche ieri le ricerche del 38enne romano caduto nel torrente venerdì

BELLUNO Dopo quattro giorni, quasi, di ricerche este-

FARMACIE RivaErnesto

Roberto Padrin/2 Spingeremo per la copertura totale. Lo smart-working servirà anche dopo l’emergenza arriva la risposta, a stretto giro di posta, dell’assessore regionale Elisa De Berti. «Il ministro D’Incà si impegni a trovare le risorse per le opere strategiche che servono al Bellunese». De Berti ricorda che c’è una lista di opere presentata lo scorso ottobre dal governatore Luca Zaia, per essere accolta nelle pieghe della Legge olimpica. «È stata data priorità alla variante di Cortina e a quella di Longarone, per un totale di 325 milioni di euro. Ma solo per il Bellunese, servono altri 43 milioni per il completamento della variante di Agordo, e 40 milioni per la riqualificazione della ex Sp 251 della Val di Zoldo». Moreno Gioli © RIPRODUZIONE RISERVATA

S

eguendo il suo istinto felino si era arrampicato fino sul tetto della casa e lì sarebbe rimasto se la sua padrona non avesse chiamato i vigili del fuoco.È accaduto in via Cesana a Borgo Valbelluna. Crocchette, fischi, chiamate persuasive: nessuno era riuscito a smuovere il gatto dal tetto. Incapace di scendere o soddisfatto della libertà conquistata, il felino si è limitato a camminare in lungo e in largo sopra le tegole e poi si è addormentato. Così la donna, esausta dopo un giorno e una notte di apprensione, ha deciso di contattare i vigili del fuoco che sono intervenuti ieri mattina con l’autoscala. Afferrato il gatto e l’hanno consegnato alla proprietaria. (d.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rifugio chiuso per due giorni

Averau in lutto Un malore uccide la cuoca e co-titolare

U

n malore improvviso ha privato il rifugio Averau, a Cortina, della sua cuoca storica. Domenica sera è morta a sessant’anni Paola De Lorenzi. Nel 1980, col marito Sandro Siorpaes, aveva acquistato il rifugio Averau, ristrutturandolo e facendolo diventare una delle mete più ambite dagli appassionati di montagna. Paola faceva parte anche del gruppo degli chef della «Delicious Trail», la manifestazione podistica nata per la valorizzazione enogastronomica dell’area del Lagazuoi–5 Torri. Quasi un anno fa aveva partecipato alla «cena a quattro mani» con Fabio Pompanin, chef del ristorante «Al Camin».Ieri, su Facebook, l’hanno ricordata in tantissimi inviando messaggi di cordoglio al marito Sandro e ai i due figli, Matteo e Margot. L’Averau rimarrà chiuso per un paio di giorni. (d.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


6 VE

REGIONE ATTUALITÀ

Martedì 18 Agosto 2020 Corriere del Veneto

Martella: «L’Autorità? Un vero salto di qualità che avrà testa a Venezia»

Il sottosegretario: Brugnaro chieda conto a Zaia della Città Metropolitana VENEZIA «L’Autorità per la lagu-

na è un salto di qualità per Venezia, un passaggio storico. Le critiche del sindaco Luigi Brugnaro? Gli consiglierei una lettura meno superficiale e strumentale del decreto. La verità è che il governo attuale sta facendo tantissimo per Venezia». Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Andrea Martella è il «padre» della parte del decreto Agosto che crea

il nuovo ente che si occuperà non solo della gestione e manutenzione del Mose, ma anche della laguna di Venezia. Un ente a guida statale ed è proprio questo che ha fatto arrabbiare Brugnaro, che ha parlato di «tradimento» della città. Brugnaro ha ricordato che fu proprio lei a proporre l’emendamento che aveva assegnato le competenze lagunari alla Città metropolitana. L’ha definita «ondivago»... «Dal 2014 a oggi sono cambiate molte cose, La Città metropolitana non si è realizzata come dovuto e il sindaco ha le sue responsabilità: Zaia non ha fatto nulla per delegare le competenze, puntando al centralismo regionale, e Brugnaro è stato zitto e subalterno. Poi sta per concludersi il Mose e dobbiamo farlo funzionare. Infine di fronte ai nuovi cambiamenti climatici, va recuperato il principio della prima legge speciale del 1973: ovvero che la salvaguardia di Venezia

Il governo La verità è che l’attuale governo sta facendo tantissimo per Venezia

La prova Il 10 luglio sono state sollevate tutte le paratoie per la prima volta in contemporanea

e della sua laguna sono di preminente interesse nazionale». L’accusa è proprio quella: a comandare su Venezia sarà Roma. «L’obiettivo è stato superare la frammentarietà delle competenze e definire una nuova governance all’altezza della “specialità” di Venezia, includendo però anche le autonomie locali. La questione è così complessa e straordinaria che deve essere nazionale e tutto il Paese se ne deve fare carico, anche dal punto di vista finanziario. Ma a questo punto dire allo Stato “deme i schei che fasso mi” è una pretesa assurda». Non c’è il rischio che nel board di otto persone vincano sempre il presidente e i quattro membri «ministeriali» rispetto ai tre «locali»? «Ci sarà una leale collaborazione tra le istituzioni e comunque non era mai successo che un’autorità statale avesse un così grande grado di aper-

Dopo la lettera di Zaia al ministro

Cavepoloautostradale DeBerti:«Occasione perilterritorio IlMitnonpuòdireno» «No, non ho ancora avuto risposta dal ministro ma confido arriverà». Luca Zaia è di poche parole sulla lettera inviata un paio di giorni fa alla titolare delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli con cui si chiede pubblicamente a Roma di rivedere il piano delle concessioni autostradali in scadenza per far confluire le autostrade del VENEZIA

Nordest in Cav, concessioni autostradali venete. La «holding» autostradale in house si incardina su due precedenti, Autobrennero e Autovie ma anche sul vento nuovo che spira da Roma dopo l’affaire Aspi-Benetton. E si tratta, di fatto, di un pezzo di autonomia. Sembrava fantascienza ma oggi il mondo è cambiato e Venezia spera davvero che il

Il sindaco Consiglierei al sindaco una lettura meno superficiale del decreto

Mit dica «sì». «Anche perché un no dovrebbero motivarcelo per bene» sbotta Elisa De Berti, assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti. «Che poi, chiariamo, c’è chi dice che questa lettera sia una mossa elettorale - spiega l’assessore - faccio presente che è un progetto che sto portando avanti da 2 anni, vagliato da tutti i dirigenti e i tecnici. Il ministro ha ricevuto un dossier con le priorità venete l’autunno scorso fra cui era inserito anche questo progetto. Per altro, non c’è alcun motivo di dire di no, collima con la volontà del governo di passare a una gestione pubblica delle autostrade». De Berti spiega anche che è ancora in attesa di un incontro con De Micheli «precisamente dal 5 novembre 2019. Certo, poi c’è stata l’emergenza sanitaria ma questo punto ho chiesto al presidente Zaia di scrivere al

tura verso le autonomie locali. La sede non è in un ministero romano, ma a Venezia». Altra critica: sarà un «carrozzone»... «Falso. Le principali caratteristiche saranno l’agilità, l’efficienza, la specializzazione, la velocità nelle decisioni. Sarà una rivoluzione. Il Magistrato alle Acque diventerà braccio operativo dell’Autorità e riprenderà la sua plurisecolare funzione ingegneristica ammirata da tutto il mondo. C’è un taglio netto con il passato, con la fine del Consorzio Venezia Nuova, ma le migliori competenze di chi si è specializzato verranno valorizzate nella nuova struttura, con ampie garanzie per i lavoratori attuali». Regione e Comune avevano chiesto all’ultimo Comitatone 150 milioni di euro a testa per dieci anni, dopo il disastro dell’acqua alta del 12 novembre. Glieli darete? «Venezia ha ricevuto un’attenzione senza precedenti,

ministro in prima persona». De Berti non ci sta a derubricare la richiesta a «mossa elettorale»: «per lo stesso motivo si potrebbe parlare di mossa elettorale su Padova dove la scorsa settimana abbiamo firmato con il sindaco di centro sinistra e con il ministro l’importante accordo sulla Tav veneta. Noi pensiamo al bene del territorio». L’asso nella manica per

con risorse ingenti sia dal governo che dall’Ue. Nel corso di un prossimo Comitatone, entro l’anno, saranno inoltre distribuiti agli enti altri 40 milioni di legge speciale». Rispetto al primo testo ci sono anche dei soldi per la manutenzione del Mose, anche se siamo ancora lontani dagli 80-100 milioni necessari. «Intanto ne abbiamo previsti 40 milioni dal 2021 al 2034. È un primo passo». Chi sarà il presidente? Un tecnico o un politico? «Nessuna decisione è stata ancora presa, ma io immagino un tecnico all’altezza della sfida che abbiamo davanti». Dal primo testo del decreto è invece sparito il centro sui cambiamenti climatici, che doveva anch’esso essere a Venezia. «Lo recupereremo in sede di conversione e sarà configurato come Ente di ricerca vigilato dal ministero dell’Università». La liquidazione del Consorzio non è stata uno «schiaffo» ai commissari? «I commissari hanno svolto il proprio ruolo, ma la loro funzione va a esaurirsi. Ora si cambia e c’è un salto di qualità: dalla gestione commissariale alla nuova autorità». Anche Paolo Costa su questo giornale ha criticato la nuova governance, sottolineando la questione della portualità. «Leggo sempre con attenzione le sue osservazioni, ma questa volta non lo capisco. Dovrebbe sapere bene che la specialità di Venezia ha bisogno dello Stato centrale e questo non vuole dire mortificare le autonomie territoriali. E vorrei rassicurarlo che siamo ben consapevoli, molto più che in passato, che il sistema Mose non si riduce solo alle barriere mobili. Questa Autorità è un atto di attenzione verso la cristalliera veneziana e un altro tassello che si compie per il rilancio di Venezia e anche del suo Porto, che infatti ha bisogno di nuove strategie e va salvaguardato». In questi giorni il tema della grandi navi è tornato di attualità: le compagnie se ne vanno, i comitati esultano, i lavoratori protestano. Che cosa farà il governo? «Dopo aver chiuso la partita del Mose, ora è il momento di prendere una decisione definitiva anche sulle grandi navi, in nome della sostenibilità ambientale. Per farlo potremo utilizzare anche una parte delle risorse del Recovery Fund europeo, perché se penso all’Italia dei prossimi 10 anni penso per Venezia a una soluzione che la proietti al futuro». Alberto Zorzi © RIPRODUZIONE RISERVATA

strappare un «sì» tutt’altro che scontato a Roma, è il «modello Cav», vale a dire una particolarità nel panorama autostradale italiano: piccola società nato con fini di «sola gestione» del Passante, della tangenziale di Mestre e della bretella per il Marco Polo. Poco più di 70 km in tutto e utili netti a 27 milioni tutti da reinvestire in Veneto attraverso la Regione. «La concessione di Cav scade nel 2032, va trasformata in un concessionario pubblico a tutti gli effetti visto che è 50% Anas e 50% Regione - spiega De Berti - per poi affidarle le autostrade venete. Cav ha già un piano economico finanziario da 1 miliardo che include anche 250 milioni a Rfi, quindi allo Stato, per l’ultimo miglio del collegamento ferroviario al porto di Venezia». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

Verso le elezioni

Spano per InV corsa a dieci per la Regione PADOVA Il totale (definitivo?) degli aspiranti governatori in Veneto è dieci. Ultimo, in ordine di tempo, il professor Ivano Spano che corre per InV Indipendenza Noi Veneto da non confondersi con Il Partito dei Veneti fondato dal consigliere regionale Antonio Guadagnini eletto proprio con il sostegno degli autonomisti che ora puntano su Spano. Lo stesso Guadagnini è candidato alla presidenza della Regione insieme ad Arturo Lorenzoni (centro sinistra), Enrico Cappelletti (M5s), Patrizia Bartelle (ambientalisti), Daniela Sbrollini (Iv), Paolo Benvegnù (sinistra), Simonetta Rubinato (paladina autonomista pure lei ma ex Pd) e Paolo Girotto Movimento 3V Vaccini vogliamo verità. Totale, contando Luca Zaia, dieci candidati, quasi una squadra di calcio. © RIPRODUZIONE RISERVATA (m.za.)

Le deleghe

A Variati gli Enti locali «Soddisfatto» VICENZA Era una delle questioni in sospeso fin dalla nomina di Achille Variati a sottosegretario al ministero dell’Interno. Ieri sono state definite le deleghe: Enti locali, Cittadinanza e Minoranze e Fec (Fondo edifici di culto). «Comuni, Province e Città metropolitane – afferma Variati – hanno bisogno di semplificazione e chiarezza: per questo di recente è stato varato il Tavolo Tecnico sulla riforma del Tuel (Testo unico degli enti locali, ndr), coordinato dal presidente Alessandro Pajno. Questa delega conferma e rafforza il lavoro che ho svolto a favore dei territori, è il fronte su cui meglio penso di poter contribuire all’azione riformatrice del Governo, con il processo di modernizzazione delle autonomie avviato al Viminale». (g.m.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 18 AGOSTO 2020 - ANNO XVIII - N. 195

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via F. Rismondo 2/E - 35131 Padova - Tel 049 8238811 - Fax 049 8238831 E-mail: corriereveneto@corriereveneto.it

Il libro

La rassegna

Michela e Paolo: storia (vera) di un tempo piccolo

27°

Sereno

B.Motion, quando la danza è senza confini

a pagina 13 Visentin

LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona

Distribuito con il Corriere della Sera - Non vendibile separatamente

5.4 Km/h 81%

MER

VEN

SAB

21°/ 28° 21°/ 29° 21°/ 30° 22°/ 31°

a pagina 14 Verni

VENEZIA E MESTRE

GIO

Elena, Eliana, Leone

corrieredelveneto.it

Il virus dall’estero Il governatore: sui test siamo una macchina da guerra che ci penalizza, non siamo un lazzaretto, le nostre misure funzionano

Turisti, su 14 mila tamponi 48 positivi

Zaia: «E sugli asintomatici gli scienziati si mettano d’accordo». Botta e risposta a distanza con Crisanti

QUELLO CHE IBIZA INSEGNA di Eugenio Tassini

A

lla fine il governo ha chiuso le discoteche (il giorno dopo Ferragosto, pare uno scherzo), ed è travolto dalle polemiche di chi voleva tenerle aperte (i gestori, qualche politico come il leader della Lega Matteo Salvini, Giovanni Toti o Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, ma anche Luca Zaia è perplesso- «non è così che si risolve il problema, sono attività produttive, e soprattutto qui da noi pesano tanto, anche a livello occupazionale» ) ma anche di chi era favorevole alla decisione (come Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento, che ha vietato il ballo in tutti i locali). Perché è arrivata tardi, perché era ipocrita aprirle ed è ipocrita anche chiuderle (soprattutto per i tempi), perché il nodo vero è un altro. Cioè come convivere (in attesa del vaccino) con il Covid. Fra la spensieratezza di chi pensa che il virus sia clinicamente morto e la pesantezza di chi si sente in pericolo anche sull’autobus. Fra il timore di ritrovarsi con gli ospedali di nuovo pieni di malati e la necessità di salvare la nostra economia, stretti in una tenaglia infernale, o in un dilemma crudele. La verità è che la vicenda delle discoteche è esemplare del nostro modo tutto italiano di affrontare il virus. Severissimi, forse anche troppo, nell’emergenza.

VENEZIA Quasi 14 mila tamponi

JESOLO

Ore 18, movida e mascherina E tutti sono ligi

«Sembra un po’ strano, come se il virus uscisse di casa alle 18...», qualche dubbio c’è ma quando a Jesolo, alle 18, scatta l’ora X, tutti indossano la mascherina all’aperto, come prevede il nuovo decreto governativo. Tutti, o quasi. a pagina 3 Rossi Tonon

fatti in aeroporto ai turisti di rientro da Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Risultato: 48 positivi al Covid-19. Numeri bassi e in linea con i contagi altrettanto bassi e nella quasi totalità dei casi asintomatici. «Asintomatici poco contagiosi» dice Zaia ma Crisanti dissente. a pagina 2 Zambon

IL GOVERNATORE: CHIUDERLE NON RISOLVE IL PROBLEMA

IL FORFAIT IN LOCKDOWN

E i rimborsi dei consiglieri restano sui conti

Durante il lockdown hanno fatto donazioni alla Regione ma i rimborsi a forfait (4.500 euro per l’attività istituzionale) erogati ai consiglierei regionali nonostante consiglio e commissioni fossero in streaming non sono stati restituiti, come caldeggiato da Zaia. a pagina 5 VENEZIA

È IN GRAVI CONDIZIONI

Bimbacontagiata Disco, 5 mila lavoratori a casa «Siamoinansia» «Danni per mezzo miliardo» a pagina 3 Bertasi

di Andrea Pistore a pagina 5

IL CASO LA DENUNCIA DELLA 15ENNE

Lignano,losballo elaviolenza inspiaggia: fermatitreragazzi

Arzignano Investita e uccisa mentre passeggiava con il cane

di Domenica Pecile Era arrivata a Lignano per festeggiare Ferragosto in spiaggia, con gli amici. Ma per una 15enne del Veneziano, la serata si è trasformata in un film dell’orrore. Rimasta sola sul bagnasciuga, è stata aggredita e violentata da tre giovani. E nel rumore della festa, nessuno ha sentito le sue urla. Soccorsa, la sua testimonianza ha permesso di fermare due albanesi e a pagina 7 un egiziano.

LIGNANO

IL CASO

Girasoli per Angela Il luogo dove è stata travolta e uccisa la notte scorsa Angela, la 15 enne di Arzignano vittima di un pirata della strada

Angela, travolta a 15 anni Scatta la caccia all’auto pirata di Benedetta Centin

ARZIGNANO (VICENZA) Angela, 15 anni,

era a spasso col cane poco distante da casa, ad Arzignano, quando un’auto le è piombata addosso, prendendola in pieno. L’ha sbalzata in aria, scaraventandola a terra e uccidendola. Ora è caccia al pirata.

a pagina 7

continua pagina 5

Muore dopo lo schianto in laguna

Un altro incidente. Allarme per la sicurezza nei canali: 6 barche su 10 multate

VENEZIA «Maciste» non ce l’ha fatta. E adesso anche una donna è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale all’Angelo dopo uno schianto in laguna. Due incidenti in meno di una settimana. Il primo mercoledì a San Secondo: Cristiano Argagnotto, chiamato Maciste, 51 anni, che guidava, è morto dopo 5 giorni. Il secondo domenica all’Arsenale. Una donna è in rianimazione. Il problema della sicurezza resta alto: 6 barche su 10 controllate vengono multate. a pagina 8 Costa

MARTELLA A BRUGNARO

«Poteri a Venezia, meglio lo Stato di un ente vuoto» di Alberto Zorzi

«A

vevo fatto la legge per dare poteri alla città metropolitana di Venezia. Ma è un ente vuoto per colpa di Zaia e di Brunaro». Così Martella sul nodo Autorità. a pag 6

LaCisl:«Acc,dallebanche nienteprestitiperilrilancio pursegarantitidalloStato» In Acc i compressori sono già piazzati, le commesse vanno meglio del previsto e gli addetti al lavoro potrebbero aumentare. Ma le banche non prestano i 12,5 milioni chiesti per sostenere la ripresa, pur se garantiti dal Mef. La denuncia è della Cisl. a pagina 11 Favero

VENEZIA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Martedì 18 Agosto 2020

IL GIRO DI VITE dei tamponi in aeroporto per i turisti in arrivo da Paesi a rischio, perché «non sono una soluzione che permette una gestione a lungo termine». Meglio, per Crisanti, che i viaggiatori si facciano il test prima di imbarcarsi per tornare in Italia. Non basta, l’ultima bacchettata arriva proprio sugli asintomatici: «Abbiamo recentemente condiviso con la comunità scientifica - spiega Crisanti in tivù riferendosi all’Ateneo di Padova - uno studio, pubblicato su Nature, il quale chiarisce che gli asintomatici hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici. Rimango sorpreso - punge Crisanti - che vengano fatte queste domande alla comunità scientifica. Forse, ma è una polemica garbata. sarebbe più opportuno che anziché fare domande si leggessero i contributi scientifici». Dopo le stoccate, un ramoscello d’ulivo a Zaia: «Darò un contributo leale, come ho dato prima, a un livello diverso. Se poi si troveranno in difficoltà io sarò a disposizione». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

A Jesolo di Andrea Rossi Tonon

Quando scocca l’ora «x» su Jesolo sta ancora piovigginando. Le strade sono colme di auto che lasciano la città mentre il lungomare e via Bafile iniziano a popolarsi di turisti con la gola arsa che reclama uno spritz e il respiro costretto dentro una mascherina. Alle 18.01 la maggior parte nasconde bocca e naso dietro una chirurgica, una Ffp2 o una lavabile e chi non lo fa la indossa intorno al gomito o ce l’ha nascosta da qualche parte. «Eccola qui» dice Leonardo sfoderandola dalla tasca dei pantaloni. Diciotto anJESOLO

La movida di Gloria Bertasi

Serratadeilocali lacontadeidanni «Acasaincinquemila, persomezzomiliardo»

ora si siano risolti i problemi ma, sia chiaro, non è così». Il virus resta e «l’attenzione va mantenuta alta -ribadisce il presidente - il governo, per fortuna, lo ha capito e ha reintrodotto per questo la mascherina tra le 18 e le 6». «È in corso uno scarica barile - protesta Venerandi - leggo di focolai in diverse sedi del corriere Bartolini, eppure non si chiude chi fa logistica per via dei contagi, noi invece dobbiamo fermarci e non sappiamo se saremo in grado di ripartire». E se i titolari vacillano pensando al futuro, un piccolo esercito di dj, vocalist, ballerine, addetti alla security, baristi e camerieri che non sa più come arrivare a fine mese: «Speriamo che il ristoro promesso non sia una cifra simbolica ma un aiuto concreto al nostro settore - dice Franco Polato, presidente della sezione veneziana di Silb non è giusto che se un cliente non indossa la mascherina, nonostante i richiami, vengano puniti i gestori e non lo dico solo per le discoteche, dovrebbe essere introdotta una sanzione anche per l’utenza, le regole così sarebbero rispettate di più». Su Insta-

200

sono i locali da ballo del Veneto e danno lavoro a 5-6mila persone tra baristi, addetti alla security, dj, vocalist, ballerini e fornitori

ripreso il lavoro dopo il lockdown, più o meno il 10 per cento del totale - non riaprirà fino a nuova comunicazione di Roma. «Sperando che si riesca a sopravvivere dopo così tanti mesi di chiusura forzata», si augura Paolo Artelio, referente di Silb (il sindacato dei locali da ballo) a Verona e vicepresidente nazionale dell’associazione. Dal 23 febbraio, in Veneto non lavorano circa 200 tra discoteche, balere, locali dove si ballano il latino-americano e club, con una media di 25-30 dipendenti ciascuno: in tutto tra le 5 e le 6 persone oggi senza lavoro e soprattutto senza alcun ammortizzatore sociale. E le stime delle perdite sono da capogiro: circa 500

milioni di euro, comprensive di quelle dei fornitori dai grafici ai frigoristi, dalle ditte di pulizie ai venditori di bibite e alcolici. Va da sé che i titolari sono letteralmente disperati: «Se qualcuno sbaglia, va punito ma la maggior parte di noi ha sempre rispettato le regole: si colpisce un settore ritenuto poco serio ma non siamo gli unici posti dove si creano assembramenti», continua Artelio. Con la rilevazione della temperatura all’ingresso, la security a controllare il pubblico e hostess, baristi e camerieri sempre attenti, il gestore trevigiano Giannino Venerandi ritiene che «da noi ci sia più controllo che altrove, più che in via Bafile a Jesolo dove si passeggia uno ap-

Ore 18, movida e mascherine Qualche dubbio ma tutti ligi ni appena compiuti, il giovanissimo è arrivato in piazza Mazzini da Treviso con un gruppo di amici. «Io la metto, per carità, però mi sembra una regola assurda – commenta -. È come dire che il virus prima delle 18 non c’è». Un’opinione condivisa da molti ragazzi che popolano una delle piazze dove si concentra buona parte della movida jesolana. «Se serve a contenere la diffusione del virus va benissimo, l’importante è che siano tutti attenti – aggiunge un altro –. Invece molti non lo sono».

VE

Le ricadute del provvedimento del governo in Veneto: la categoria ricorre al Tar. «Il ristoro? Non sia simbolico»

VENEZIA «Un scelta davvero co-

raggiosa», approva il virologo del Bo Andrea Crisanti. «Così si dà un segnale ai giovani: perché nelle discoteche è sicuramente favorita la trasmissione del virus», sottolinea. «Per colpa di qualcuno, paga il conto salato tutto un settore». Di tutt’altro tenore, invece, il commento del presidente Luca Zaia (confermando le distanze tra lui e lo scienziato sulle politiche antiCovid da mettere in campo). «La guardia non va abbassata - sottolinea il governatore che per anni ha lavorato come pr proprio nelle discoteche - li abbiamo visti tutti i video (del Muretto di Jesolo dove i giovani ballavano sotto la consolle senza mascherina, ndr) ma non tutti i locali si trasformano in un “non c’è un più domani”». Zaia, ora, non irrigidirà le regole, «è l’unica azione che il provvedimento del governo consente ma io non farò nulla», e punta a sostenere il mondo della movida nella battaglia per «ottenere un ristoro», come previsto dal decreto romano. «L’ho chiesto ieri (domenica, ndr) nella videoconferenza con Roma spiega - da noi è un settore che muove economia e occupazione e finora non ha avuto alcun sostegno». Bandite, per scelta del governo, le danze sfrenate in pista ma anche il più mite ballo liscio, la salsa o la macarena, ora alcune discoteche - in realtà poche - resteranno aperte come ristoranti e luoghi di spettacolo dal vivo (Hierbas e Marina di Jesolo, ad esempio) o disco-bar (Gasoline e Capannina sempre a Jesolo), ma la maggior parte dei locali - e già erano pochi quelli ad aver

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Lungomare Il lungomare di Jesolo si popola di persone con la mascherina alle 18 quando scatta l’obbligo anche negli spazi aperti

piccicato all’altro o sulle spiagge dove c’è ressa e nessuno dice o fa nulla. La maggior parte dei contagi poi continua - non è nei locali». Sul fatto che i club della movida veneta possano garantire un certo tipo di «controllo sociale» lo pensa anche Zaia: «Noi abbiamo 32 milioni di presenze l’anno sotto gli ombrelloni: come intercettiamo i giovani senza un servizio di aggregazione notturna? chiede - Viene facile dire “chiudi le discoteche”, la stragrande maggioranza delle persone non ci va e c’è anche un retaggio culturale che fa dire: “lì c’è droga, la gente si ubriaca e poi ci sono gli incidenti del sabato sera”. Per assurdo, uno può pensare che

gram, anche il noto dj veneziano Tommy Vee si è lanciato in qualche commento al vetriolo: «La movida è morta, ma non entro nel merito di questo, forse non dovevamo riaprire e lo Stato doveva aiutare il settore come hanno fatto altro Paesi - dice in un video che ha fatto il pieno di “like” - il problema è il giudizio morale: di giorno è lecito assembrarsi, di notte no e questo è grave». Ieri,la giunta nazionale di Silp si è riunita in video conferenza per decidere se procedere con un ricorso urgente al Tar del Lazio contro il decreto del governo. E la decisione è stata unanime: «Ricorreremo».

I punti di aggregazione non mancano e, di conseguenza, il rischio di assembramenti. Tuttavia con il passare dei minuti e l’aumentare dei turisti a zonzo per la strada cresce anche il numero di mascherine. All’ingresso della Capannina Beach inizia a formarsi un serpentone di ragazzi che attendono il via libera dell’addetto alla sicurezza per varcare la soglia. Non ce n’è uno a volto scoperto nonostante in alcuni casi la distanza tra loro superi anche il metro. E non appena quattro di nuovi senza mascherina si aggiungono alla coda è il buttafuori a ricordare l’entrata in vigore del nuovo decreto: ordine rispettato in un baleno. Certo non è ovunque così, non tutti rispettano le regole. E non tutti sanno nemmeno quali siano: «Nessuno ci ha informati – spiega gentilmente il signor Lange dalla Ger-

mania -. Mia moglie ha le mascherine in borsa perché sappiamo che si devono indossare nei luoghi chiusi ma non ero al corrente che da oggi fosse obbligatorio anche all’esterno». Assicurano che la indosseranno. Lo fanno invece subito dei ragazzi di Mestre che si godono il tramonto palleggiando fronte mare: «Non sapevamo fossero già le 18 – spiega uno di loro -. Certo che adesso, quando l’estate è finita, ha poco senso. Avrei capito piuttosto non avessimo mai potuto toglierla». Pochi metri più in là, anche al chiosco Zio Berto inizia l’happy hour. «Per noi non cambia molto – spiega Nicolò, uno dei gestori – Significherà solo stare ancora più attenti quando i clienti entrano perché, trovandoci in spiaggia, sono pochi quelli che portano con sé la mascherina».

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VENEZIA E MESTRE

Corriere del Veneto Martedì 18 Agosto 2020

9 VE

● L’uomo arrestato dai carabinieri

Violentata all’Arsenale, scappa nuda dalla casa

VENEZIA Non era un appartamento ma uno stabile abbandonato, il suo non era un invito ma una trappola e quella che poteva essere una serata di intimità si è invece rivelata una notte interminabile di violenze e abusi. Domenica mattina una donna si è presentata in un bar di Sant’Elena, in centro storico, chiedendo aiuto: la faccia stravolta, senza vestiti, ha raccontato di essere stata sequestrata, picchiata e violentata per ore in una casa dei dintorni, un edificio in disuso che il suo aguzzino aveva eletto a rifugio. La donna, 40 anni, è stata subito aiutata dal personale del locale, che ha anche chiamato il 118 e i carabinieri. In una sala sicura dell’ospedale Civile ha raccontato ai militari di essere arrivata in laguna nella serata di ferragosto, assieme a un gruppo di amici, con l’obiettivo di divertirsi in compagnia. Poi, dopo qualche passeggiata e

qualche bicchiere, la 40enne sarebbe stata avvicinata da un giovane di 30 anni, di nazionalità tunisina; i due hanno chiacchierato per un po’, sono entrati in confidenza, tanto che a un certo punto l’uomo ha chiesto alla donna di accompagnarlo a casa sua, nella zona dei bacini dell’Arsenale. Lei ha acconsentito e fino all’ultimo non ha sospettato niente: la facciata del palazzo davanti cui si sono fermati i due non pareva troppo diversa da quella degli stabili adiacenti, tra intonaco macchiato dall’umidità e imposte erose dalla salsedine, una visione comune a Venezia. In questo caso, però, dietro il battente rovinato della porta non si celavano le scale di un condominio ma una serie di stanze abbandonate. La donna ha provato a scappare, per tutta risposta è stata picchiata, spogliata e costretta con la forza a subire un rapporto

sessuale: il 30enne ha appositamente nascosto gli abiti della donna, in modo che per lei fosse ancora più complesso fuggire. Solo in mattinata dopo ore di sequestro la 40enne è riuscita a sfuggire al controllo del suo carceriere, a scappare tra le calli e a chiedere aiuto. I carabinieri si sono mossi immediatamente: hanno ascoltato la vittima, verificato con lei l’identità dell’uomo grazie ad alcune fotografie, poi hanno identificato l’edificio, subito perquisito per trovare elementi che confermassero la storia della 40enne. Poi i militari hanno aspettato e, quando il 30 enne si è fatto vedere, è subito scattato l’arresto con l’accusa di violenza sessuale e sequestro di persona. Vista la particolarità della vicenda, l’uomo è stato rinchiuso a Santa Maria Maggiore in attesa di comparire davanti al Gip. (gi.co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Trasporti, bufera politica «Piano prima della scuola» Critiche dopo le resse del week end. Avm: polemiche assurde La vicenda ● Nel week end di ferragosto ci sono state varie segnalazioni di disagi soprattutto sui vaporetti ● Le linee più critiche sono quelle per le isole Burano e Pellestrina soprattutto ● Avm ribatte che nelle condizioni di quest’anno senza turismo, è già un grande sforzo aver garantito l’85 per cento dei servizi dell’anno scorso

VENEZIA Vaporetti stracarichi, ressa nei pontili, bus affollati. I mezzi di trasporto in queste settimane di metà agosto sono presi d’assalto scatenando le proteste degli utenti per i disagi e la paura del Covid, proteste raccolte dai candidati che si sfidano in vista dell’appuntamento elettorale di settembre. I problemi maggiori si registrano nelle linee che servono le isole della laguna nord, Fondamente Nuove, Murano, Burano, Torcello, ma anche nel collegamento con Punta Sabbioni, nella linea 1 e nel 5.1 e 5.2. Disagi anche nella linea che collega Chioggia a Pellestrina. Impossibile inserire corse bis di rinforzo: i lavoratori stagionali non sono stati assunti. «Stiamo lavorando con gli orari invernali, il personale sta facendo salti mortali per far funzionare il servizio – conferma Giancarlo Trevisan rsu Actv navigazione – qualche corsa bis viene inserita durante i fine settimana. Il problema è che in queste settimane di agosto i turisti sono arrivati, siamo a un 60 per cento rispetto allo scorso anno. Sulle stesse note interviene Valter Novembrini (Filt Cgil): «L’azienda non è capace di adeguare il servizio

Covid Proteste per la sicurezza di chi viaggia Tre nuovi casi

alle esigenze della città, il servizio di trasporto qui è un’esigenza e non un’abitudine». Novembrini spiega che luglio e agosto ha visto pontili e mezzi riempirsi non solo durante il week end. «Non ci sono soldi per assumere gli stagionali ma ci sono per subaffidare una linea, il collegamento Burano - Torcello, ad Alilaguna», aggiunge Novembrini. Secondo il candidato sindaco Stefano Zecchi (Partito dei Veneti) serve un piano di emergenza per la mobilità. «L’attuale situazione non è accettabile – dice Zecchi - Oltre alle risorse statali per il Tpl che passano per la Regione, è

dunque necessario che il Comune di Venezia stanzi un fondo per predisporre un piano di emergenza per la mobilità». Per il M5s con Erika Baldin, consigliera regionale e Sara Visman, candidata sindaco quella del trasporto pubblico è la sfida del futuro: servono elasticità ed efficienza. Per questo dicono: «Auspichiamo che le convenzioni con le aziende, le app su smartphone, l’uso spinto del digital con i servizi di trasporto on demand divengano la prassi, alla svelta, per garantire così una maggior frequenza». Pensa agli avvenimento programmati per inizio set-

Secolare L’albero caduto ieri per il maltempo a Marghera

Duemila alberi caduti anche per il maltempo Il Comune ne pianta oltre tredicimila nello stesso lasso di tempo il Comune ha infatti piantato quasi 14mila alberi e arbusti. Lo registra il bilancio arboreo di Venezia, con cui l’amministrazione censisce il verde pubblico, tenendo nota di ogni variazione. Le nuove piante sono quasi il doppio dei bimbi nati tra il 2015 e il 2020: l’obiettivo di piantare un albero per ogni nuovo nato è stato superato. Nel bilancio arboreo dei cinque anni precedenti, invece, gli alberi entrati nell’«anagra-

tembre e soprattutto alla riapertura delle scuole il 14 settembre il candidato sindaco del centrosinistra Pier Paolo Baretta: «L’amministrazione comunale convochi al più presto un confronto con tutti gli attori e dia conto per tempo di come saranno gestiti i trasporti pubblici, superando i disagi attuali, per consentire alle famiglie, ai lavoratori e agli studenti di gestire con normalità la loro vita quotidiana». Alle polemiche che infiammano i social, Actv risponde con una nota: «Il Gruppo AVM stigmatizza alcune strumentalizzazioni politiche che danneggiano l’Azienda e tutti gli sforzi dei tanti che si stanno adoperando per mantenere i servizi pur in una situazione oggettivamente straordinaria. Ad oggi, da inizio estate, il calo dei passeggeri trasportati rispetto all’estate scorsa in terraferma è di oltre il 30% mentre in navigazione la diminuzione degli introiti turistici è tra il 75 e l’80% con analogo calo dei trasportati. Polemiche assurde». Non è solo questione di disagi ma anche di sicurezza per gli assembramenti sui pontili. Anche a Venezia i positivi continuano a salire, anche se ieri l’aumento si è fermato a tre nuovi casi. Di questi due sono cittadini di ritorno dalle ferie che hanno fatto il tampone in aeroporto o nei poliambulatori. Tra gli oltre 3.400 test, tra Usl 3 e 4, solo due sono stati i casi positivi. (e.lor.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ultimo ieri con il temporale

MESTRE L’ultimo albero è caduto ieri sera, in via Rizzardi a Marghera. Un platano secolare finito per effetto del maltempo sui cavi del tram per poi rimanere sui binari. Linea interrotta per circa un’ora, fino alla fine dell’intervento dei Vigili del Fuoco, ma nessun ferito. Negli ultimi cinque anni sono oltre 2mila le piante cadute per il maltempo o tagliate perché indebolite dalle malattie. Una foresta caduta, rimpiazzata da un’altra che è cresciuta, ben più numerosa:

Dolo

fe verde» ammontavano a 7.725. Gli ultimi dati pubblicati dal Comune parlano chiaro: il saldo del verde veneziano è positivo. Ci sono 11.589 piante in più, messe a terra tra il 2015 e il 2020. In totale si è passati da 430.893 piante censite nel 2014 alle 442.482 del 2020. Di queste, quelle che sorgono fuori dai boschi attorno all’area urbana di Mestre erano 124.128 cinque anni fa, e ora sono 135.717. Oggi il verde fuori dai boschi comunali è cresciuto del 10 per cento rispetto

al 2015. «Va evidenziato che questa amministrazione ha adempiuto in modo impegnativo al piano di una città più verde – dice l’assessore a Urbanistica e Ambiente Massimiliano De Martin – anche grazie al regolamento edilizio approvato a dicembre che prevede opere di compensazione arborea e verde verticale, oltre alla pianificazione del parco del Marzenego con piante autoctone. Abbiamo avviato l’architettura dei prossimi anni nelle aree private e lanciato i progetti per

la riforestazione della città nelle aree pubbliche». Diversi fronti restano aperti, dopo le polemiche sull’abbattimento di molti arbusti: « È ancora da finire il progetto di via del Tinto – sottolinea l’assessore - che serve a riconsegnare alla città ettari da ripiantumare con piante autoctone. Lì il verde era cresciuto in modo più o meno spontaneo grazie allo stato di abbandono». Situazione analoga per l’area Italgas vicino a via Torino. «Il Comune non ha fatto alcuna modifica allo strumento urbanistico dell’area – conclude De Martin – dove i tagli sono conseguenze delle bonifiche. Una gran parte sarà compensata con nuovo verde, ma al momento non sono ancora stati depositati progetti per la sistemazione di quella zona». Pierfrancesco Carcassi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bicicletta difettosa mister Atala a processo

I

l produttore di biciclette Atala andrà a processo per un incidente che ha coinvolto una sua bici elettrica accusata di essere difettosa, sulla quale un 43enne di Mira ha riportato danni permanenti. I fatti risalgono a due anni fa: l’uomo stava tornando a casa dal lavoro su una bici del marchio lombardo comprata da poco, quando la ruota anteriore si è bloccata, per un problema del freno. Il 43enne è stato sbalzato di sella, finendo a terra. Il giorno dopo, il pronto soccorso gli ha riscontrato una frattura del ginocchio, con prognosi di 30 giorni. Nonostante un intervento chirurgico e la fisioterapia, all’uomo è stata riconosciuta una invalidità permanente per 15 punti. L’ipotesi che all’origine dell’incidente ci fosse un problema della bici è emersa da più parti: da un lato c’era la testimonianza di un passante che aveva visto il blocco del freno anteriore incastrato nella ruota al momento dell’incidente; dall’altro il rivenditore della bici, che dopo averla esaminata aveva propeso per un difetto di costruzione. L’uomo ha sporto querela, ma la casa produttrice ha negato il risarcimento dei danni, imputandogli la responsabilità del malfunzionamento. Alla fine la procura di Venezia ha emesso un decreto di citazione a giudizio per l’amministratore delegato di Atala, come legale rappresentante della ditta: dovrà comparire davanti al giudice di pace di Dolo il 14 ottobre. (p.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI VENEZIA AVVISO DI GARA CIG: 8382087D00

L’Università Ca’ Foscari Venezia, Ufficio Acquisti, Dorsoduro 3246, Venezia, tel. 041.2348305 – protocollo@pec.unive.it, ha indetto una procedura aperta telematica per l’affidamento dei servizi di vigilanza armata presso le sedi dell’Università Ca’ Foscari. Valore stimato triennale: € 294.880,00 oltre € 200,00 per oneri di sicurezza da interferenze non soggetti a ribasso, IVA esclusa. Scadenza presentazione offerte: ore 12.00 del 10/09/2020. I documenti di gara sono disponibili sul sito: http://www.unive.it/ appalti. R.U.P. sig.ra Roberta Adami. Il Direttore Generale dott. Antonio Marcato


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Martedì 18 Agosto 2020 Corriere del Veneto

VE

Il virus La recrudescenza

LA PANDEMIA

Ilgovernatoredàinumerideitamponisuivacanzieri(positiviin 48)epolemizzaconlacomunitàscientificasugliasintomatici

Zaia: «Contagi sotto controllo Il Veneto non è un lazzaretto» Da un lato l’orgoglio della «macchina da guerra» che sforna tamponi a migliaia (aeroporti inclusi) dall’altro il rischio di «pagare» l’efficienza con più casi scoperti proprio in nome dei controlli a tappeto. Il governatore Luca Zaia batte ancora su questo che pare essere un tasto dolente. Soprattutto alla luce dei quasi 14 mila tamponi effettuati negli ultimi giorni sui vacanzieri di ritorno dalle quattro destinazioni più a rischio, Croazia, Grecia, Spagna e Malta: 48 positivi, appena lo 0,344% del totale. Ma Zaia dice «non mi aspettavo numeri maggiori». Il totale dei tamponi effettuati in Veneto dall’inizio dell’emergenza Covid19 è di 1.138.000 unità cui si VENEZIA

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Sono 65 i sintomatici in Veneto su un totale di 1634 positivi. Bassi, anche i numeri dei ricoveri in ospedale: al momento ci sono 119 persone in ospedale, 5 in intensiva

aggiungono un milione e duecentomila test rapidi. «Quella dei tamponi è una macchina che ci penalizza. Facendone più di altri, forse anche per eccesso di zelo, del resto è lo stile veneto, troviamo più positivi», spiega Zaia polemizzando con chi «vuol dipingere il Veneto come un lazzaretto». Ieri il governatore è andato oltre rispetto al consueto «bollettino» su contagi, tamponi e isolamenti. Ha fornito un’infilata di numeri che dimostrano come il virus in Veneto sia ben più che sotto controllo. Il 18 maggio, data spartiacque delle riaperture di attività di ogni genere, c’erano 3.870 isolati, a ieri erano 6.394. La

media di nuovi contagi, con le riaperture, è di circa 20 persone al giorno su una popolazione di 4,9 milioni. Isolamenti per tre quarti negativi. I positivi, infatti, sono il 25,55% pari a 1.634 persone, insomma, un positivo ogni 4 in isolamento. «E fra questi 1.634 positivi quanti sono sintomatici?», chiede giocando sulla suspence il governatore. Insomma, i positivi che presentano qualche sintomo del virus sono solo 65, l’1,02% sugli isolati, il 3,98% sui positivi totali. Percentuali molto basse che pongono più di qualche domanda. «Cos’è cambiato in questi mesi? - dice Zaia - Abbiamo un’alta percentuale di asintomatici. E anche fra i sintomatici non ci sono casi gra-

Crisanti Se la Regione sarà in difficoltà sono a disposizione, come prima ma a un livello diverso

vi. Tant’è che gli ospedali si sono svuotati. Il 18 maggio avevamo 541 ricoverati, oggi 119. Allora in terapia intensiva avevamo 51 persone, ora 5». Eppure Zaia non polemizza poi troppo ad esempio sulla stretta voluta dal ministro Roberto Speranza sulle discoteche o sulle mascherine obbligatorie dalle 18 alle 6 «perché c’è una cosa che sappiamo delle pandemie - spiega - possono cambiare rotta repentinamente. Il virus c’è ancora, chi canta vittoria sta sbagliando». Ciò detto in Regione si osservano con sempre maggiore attenzione i «nuovi asintomatici». Si tratta di persone in cui il tampone, per rilevare il virus, necessita anche di 30 «amplificazioni», una

sorta di lente di ingrandimento per rinvenire anche le più minuscole tracce di virus. «Con l’ipotesi - dice il governatore - che la presenza così rarefatta possa accordarsi con una minima carica virale. Abbiamo casi anche di persone molto anziane, conviventi, coppie, in cui il coniuge non è contagiato nonostante si divida lo stesso letto». Sul tema degli asintomatici, quindi, non c’è ancora chiarezza ma Zaia mette sul tavolo l’esperienza quotidiana dei suoi medici in prima linea: «In questa fase in cui ci stiamo capendo poco, invito gli scienziati a mettersi d’accordo tra di loro». A distanza, il microbiologo Andrea Crisanti «boccia» la sperimentazione

In aeroporto di Pierfrancesco Carcassi

Zaino, documento e tampone. Negli aeroporti la nuova routine per gli arrivi in Veneto, inaugurata a Ferragosto, è a pieno regime. Da quando la Regione ha reso obbligatorio il controllo di chi torna da paesi «a rischio» come Grecia, Spagna, Croazia e Malta, gli scali veneti si sono dotati di «mini-ambulatori» con operatori in tuta protettiva per permettere a chi vuole, di fare il tampone direttamente sul posto anziché seguire la trafila tramite il numero verde predisposto da ogni Ulss. Da sabato sono 13.919 i test fatti a chi è rientrato in Veneto, di cui solo 48 positivi: 1.739 i passeggeri controllati all’aeroporto Marco Polo di Venezia, 770 al Catullo di Verona. A Venezia, appena i passeggeri arrivano – a piedi o in bus – all’interno dello scalo, passano sotto l’«occhio» del termoscanner, per poi essere smistati in base alla provenienza. Chi sulla carta d’imbarco ha il nome di uno dei paesi «all’indice» deve scegliere: sottoporsi al tampone sul posto, dietro il paravento accanto al nastro trasportatore dei bagagli, oppure lasciare i propri dati e fare il test in una delle Ulss del territorio entro 48 ore. In entrambi i casi scatta l’isolamento fiduciario fino al risultato, che nel caso del test in aeroporto arriva con un sms. Esente solo chi firma una autocertificazione di negatività, da integrare poi con l’esito del tampone fatto nelle 72 ore precedenti. «Circa l’80 per cento sceglie il test subito – racconta uno dei medici che dalle sette di mattina di ieri guidavano i passeggeri tra moduli e autocertificazioni al Marco Polo - Molti di quelli che arrivano dalla Spagna VENEZIA

ViaggioalMarcoPolo trapassaportoetampone «GiàfattoinSpagna» «Piùdiun’oraincoda» Il rientro dei vacanzieri «a rischio»

Una coda lunghissima e computer inceppati, esiti entro 72 ore

hanno già fatto il tampone, chi viaggia da Malta in genere no. Alcuni sono spaventati all’idea del controllo, non se lo aspettano: per tranquillizzarli dico che è per il bene di tutti». In coda oltre alle mascherine, si vedono anche delle visiere.Qualche intoppo solo sul finir della mattinata di ieri: sul tabellone degli arrivi del Mar-

co Polo, accanto al volo partito da Santorini, la parola «atterrato» ha iniziato a lampeggiare attorno a mezzogiorno. C’è voluta oltre un’ora perché i primi passeggeri potessero mettere piede fuori dallo scalo veneziano. Tra i «pionieri» una coppia del Padovano: Monica e Alessandro, 27 e 26 anni, la pelle di chi si è goduto il

sole sull’Egeo: «La coda dietro di noi era lunghissima», concordano. «A un certo punto si sono anche inceppati i computer per le procedure di registrazione. Ci hanno detto che c’era molta gente e che i risultati ci sarebbero arrivati anche dopo 72 ore. Non siamo preoccupati, le spiagge erano mezze vuote e quasi tutti avevano la mascherina». Prima di loro Marco, vent’anni, anche lui padovano, è uscito subito perché aveva già fatto il tampone in Spagna, dopo aver trascorso a Barcellona gli ultimi 15 giorni con un gruppo di amici: «Sono negativo: mi sono rivolto a una struttura privata per poco più di cento euro nelle scorse 48 ore – spiega, informatissimo – ma ero tranquillo, non siamo mai andati a ballare». Stesso zelo dimostrato da un altro ragazzo veneto che vive in Spagna da dieci anni e da una coppia vicentina, andata a trovare pa-

Non lo facciamo il tampone, siamo stati sempre molto attenti e ora torniamo dritti a casa, in Slovenia

renti a Barcellona. Due ragazzi tornavano in Emilia dopo qualche giorno di mare a Rodi: «Abbiamo prenotato il tampone nella nostra Asl – raccontano – abbiamo sentito la signora davanti a noi dire che c’era da aspettare un’ora e mezza per il test in aeroporto». Diversi i turisti sloveni di ritorno dalla Grecia. Mamma, papà e due figlie si sono stupiti alla domanda sul tampone: «Non l’abbiamo fatto, andiamo diretti a casa in Slovenia. E poi abbiamo sempre portato la mascherina e ci siamo lavati le mani», sottolinea il genitore. La fiducia comincia prima dell’isolamento. A intervallare le frotte di viaggiatori «a rischio», quelle di passeggeri di voli nazionali. Un signore da Catania era arrabbiato: «Le dico solo questo: prima dello smistamento siamo arrivati in coda tutti insieme, ammassati. Le pare possibile?». © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Martedì 18 Agosto 2020

IL GIRO DI VITE dei tamponi in aeroporto per i turisti in arrivo da Paesi a rischio, perché «non sono una soluzione che permette una gestione a lungo termine». Meglio, per Crisanti, che i viaggiatori si facciano il test prima di imbarcarsi per tornare in Italia. Non basta, l’ultima bacchettata arriva proprio sugli asintomatici: «Abbiamo recentemente condiviso con la comunità scientifica - spiega Crisanti in tivù riferendosi all’Ateneo di Padova - uno studio, pubblicato su Nature, il quale chiarisce che gli asintomatici hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici. Rimango sorpreso - punge Crisanti - che vengano fatte queste domande alla comunità scientifica. Forse, ma è una polemica garbata. sarebbe più opportuno che anziché fare domande si leggessero i contributi scientifici». Dopo le stoccate, un ramoscello d’ulivo a Zaia: «Darò un contributo leale, come ho dato prima, a un livello diverso. Se poi si troveranno in difficoltà io sarò a disposizione». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

A Jesolo di Andrea Rossi Tonon

Quando scocca l’ora «x» su Jesolo sta ancora piovigginando. Le strade sono colme di auto che lasciano la città mentre il lungomare e via Bafile iniziano a popolarsi di turisti con la gola arsa che reclama uno spritz e il respiro costretto dentro una mascherina. Alle 18.01 la maggior parte nasconde bocca e naso dietro una chirurgica, una Ffp2 o una lavabile e chi non lo fa la indossa intorno al gomito o ce l’ha nascosta da qualche parte. «Eccola qui» dice Leonardo sfoderandola dalla tasca dei pantaloni. Diciotto anJESOLO

La movida di Gloria Bertasi

Serratadeilocali lacontadeidanni «Acasaincinquemila, persomezzomiliardo»

ora si siano risolti i problemi ma, sia chiaro, non è così». Il virus resta e «l’attenzione va mantenuta alta -ribadisce il presidente - il governo, per fortuna, lo ha capito e ha reintrodotto per questo la mascherina tra le 18 e le 6». «È in corso uno scarica barile - protesta Venerandi - leggo di focolai in diverse sedi del corriere Bartolini, eppure non si chiude chi fa logistica per via dei contagi, noi invece dobbiamo fermarci e non sappiamo se saremo in grado di ripartire». E se i titolari vacillano pensando al futuro, un piccolo esercito di dj, vocalist, ballerine, addetti alla security, baristi e camerieri che non sa più come arrivare a fine mese: «Speriamo che il ristoro promesso non sia una cifra simbolica ma un aiuto concreto al nostro settore - dice Franco Polato, presidente della sezione veneziana di Silb non è giusto che se un cliente non indossa la mascherina, nonostante i richiami, vengano puniti i gestori e non lo dico solo per le discoteche, dovrebbe essere introdotta una sanzione anche per l’utenza, le regole così sarebbero rispettate di più». Su Insta-

200

sono i locali da ballo del Veneto e danno lavoro a 5-6mila persone tra baristi, addetti alla security, dj, vocalist, ballerini e fornitori

ripreso il lavoro dopo il lockdown, più o meno il 10 per cento del totale - non riaprirà fino a nuova comunicazione di Roma. «Sperando che si riesca a sopravvivere dopo così tanti mesi di chiusura forzata», si augura Paolo Artelio, referente di Silb (il sindacato dei locali da ballo) a Verona e vicepresidente nazionale dell’associazione. Dal 23 febbraio, in Veneto non lavorano circa 200 tra discoteche, balere, locali dove si ballano il latino-americano e club, con una media di 25-30 dipendenti ciascuno: in tutto tra le 5 e le 6 persone oggi senza lavoro e soprattutto senza alcun ammortizzatore sociale. E le stime delle perdite sono da capogiro: circa 500

milioni di euro, comprensive di quelle dei fornitori dai grafici ai frigoristi, dalle ditte di pulizie ai venditori di bibite e alcolici. Va da sé che i titolari sono letteralmente disperati: «Se qualcuno sbaglia, va punito ma la maggior parte di noi ha sempre rispettato le regole: si colpisce un settore ritenuto poco serio ma non siamo gli unici posti dove si creano assembramenti», continua Artelio. Con la rilevazione della temperatura all’ingresso, la security a controllare il pubblico e hostess, baristi e camerieri sempre attenti, il gestore trevigiano Giannino Venerandi ritiene che «da noi ci sia più controllo che altrove, più che in via Bafile a Jesolo dove si passeggia uno ap-

Ore 18, movida e mascherine Qualche dubbio ma tutti ligi ni appena compiuti, il giovanissimo è arrivato in piazza Mazzini da Treviso con un gruppo di amici. «Io la metto, per carità, però mi sembra una regola assurda – commenta -. È come dire che il virus prima delle 18 non c’è». Un’opinione condivisa da molti ragazzi che popolano una delle piazze dove si concentra buona parte della movida jesolana. «Se serve a contenere la diffusione del virus va benissimo, l’importante è che siano tutti attenti – aggiunge un altro –. Invece molti non lo sono».

VE

Le ricadute del provvedimento del governo in Veneto: la categoria ricorre al Tar. «Il ristoro? Non sia simbolico»

VENEZIA «Un scelta davvero co-

raggiosa», approva il virologo del Bo Andrea Crisanti. «Così si dà un segnale ai giovani: perché nelle discoteche è sicuramente favorita la trasmissione del virus», sottolinea. «Per colpa di qualcuno, paga il conto salato tutto un settore». Di tutt’altro tenore, invece, il commento del presidente Luca Zaia (confermando le distanze tra lui e lo scienziato sulle politiche antiCovid da mettere in campo). «La guardia non va abbassata - sottolinea il governatore che per anni ha lavorato come pr proprio nelle discoteche - li abbiamo visti tutti i video (del Muretto di Jesolo dove i giovani ballavano sotto la consolle senza mascherina, ndr) ma non tutti i locali si trasformano in un “non c’è un più domani”». Zaia, ora, non irrigidirà le regole, «è l’unica azione che il provvedimento del governo consente ma io non farò nulla», e punta a sostenere il mondo della movida nella battaglia per «ottenere un ristoro», come previsto dal decreto romano. «L’ho chiesto ieri (domenica, ndr) nella videoconferenza con Roma spiega - da noi è un settore che muove economia e occupazione e finora non ha avuto alcun sostegno». Bandite, per scelta del governo, le danze sfrenate in pista ma anche il più mite ballo liscio, la salsa o la macarena, ora alcune discoteche - in realtà poche - resteranno aperte come ristoranti e luoghi di spettacolo dal vivo (Hierbas e Marina di Jesolo, ad esempio) o disco-bar (Gasoline e Capannina sempre a Jesolo), ma la maggior parte dei locali - e già erano pochi quelli ad aver

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Lungomare Il lungomare di Jesolo si popola di persone con la mascherina alle 18 quando scatta l’obbligo anche negli spazi aperti

piccicato all’altro o sulle spiagge dove c’è ressa e nessuno dice o fa nulla. La maggior parte dei contagi poi continua - non è nei locali». Sul fatto che i club della movida veneta possano garantire un certo tipo di «controllo sociale» lo pensa anche Zaia: «Noi abbiamo 32 milioni di presenze l’anno sotto gli ombrelloni: come intercettiamo i giovani senza un servizio di aggregazione notturna? chiede - Viene facile dire “chiudi le discoteche”, la stragrande maggioranza delle persone non ci va e c’è anche un retaggio culturale che fa dire: “lì c’è droga, la gente si ubriaca e poi ci sono gli incidenti del sabato sera”. Per assurdo, uno può pensare che

gram, anche il noto dj veneziano Tommy Vee si è lanciato in qualche commento al vetriolo: «La movida è morta, ma non entro nel merito di questo, forse non dovevamo riaprire e lo Stato doveva aiutare il settore come hanno fatto altro Paesi - dice in un video che ha fatto il pieno di “like” - il problema è il giudizio morale: di giorno è lecito assembrarsi, di notte no e questo è grave». Ieri,la giunta nazionale di Silp si è riunita in video conferenza per decidere se procedere con un ricorso urgente al Tar del Lazio contro il decreto del governo. E la decisione è stata unanime: «Ricorreremo».

I punti di aggregazione non mancano e, di conseguenza, il rischio di assembramenti. Tuttavia con il passare dei minuti e l’aumentare dei turisti a zonzo per la strada cresce anche il numero di mascherine. All’ingresso della Capannina Beach inizia a formarsi un serpentone di ragazzi che attendono il via libera dell’addetto alla sicurezza per varcare la soglia. Non ce n’è uno a volto scoperto nonostante in alcuni casi la distanza tra loro superi anche il metro. E non appena quattro di nuovi senza mascherina si aggiungono alla coda è il buttafuori a ricordare l’entrata in vigore del nuovo decreto: ordine rispettato in un baleno. Certo non è ovunque così, non tutti rispettano le regole. E non tutti sanno nemmeno quali siano: «Nessuno ci ha informati – spiega gentilmente il signor Lange dalla Ger-

mania -. Mia moglie ha le mascherine in borsa perché sappiamo che si devono indossare nei luoghi chiusi ma non ero al corrente che da oggi fosse obbligatorio anche all’esterno». Assicurano che la indosseranno. Lo fanno invece subito dei ragazzi di Mestre che si godono il tramonto palleggiando fronte mare: «Non sapevamo fossero già le 18 – spiega uno di loro -. Certo che adesso, quando l’estate è finita, ha poco senso. Avrei capito piuttosto non avessimo mai potuto toglierla». Pochi metri più in là, anche al chiosco Zio Berto inizia l’happy hour. «Per noi non cambia molto – spiega Nicolò, uno dei gestori – Significherà solo stare ancora più attenti quando i clienti entrano perché, trovandoci in spiaggia, sono pochi quelli che portano con sé la mascherina».

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PROVINCIA

MARTEDÌ 18 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

borgo valbelluna

Salvataggio Acc, preoccupa il silenzio delle banche Cisl e Fim veneti si appellano al senso di responsabilità degli istituti di credito E chiedono alla politica di intervenire a sostegno della storica fabbrica demia, di chiudere aziende che invece potrebbero produrre e magari aumentare il numero dei propri occupati?», si chiedono Gianfranco Refosco a capo della Cisl Veneto e Massimiliano Nobis che guida la Fim Cisl regionale. «È possibile che una miope visione degli istituti di cre-

Paola Dall’Anese / BORGO VALBELLUNA

Preoccupa il silenzio delle banche in merito al futuro dello stabilimento di Acc, tanto che la Cisl Veneto insieme con il sindacato dei metalmeccanici chiede agli istituti di credito di dare una mano ad una azienda che ha buonissime possibilità di ripartire alla grande. Ma serve liquidità, circa 14 milioni di euro, per questa operazione autorizzata dalla Commissione europea e garantita al 100% dallo Stato. Dopo l’incontro svoltosi a Venezia il 7 luglio con l’assessore regionale Elena Donazzan e una decina di banche del territorio, in cui si chiedeva il loro intervento per sostenere questa impresa, nessuno si è fatto sentire. E questo non è certo un buon segnale a oltre un mese di distanza. «Possiamo permetterci, in una difficile situazione economica prodotta dalla pan-

Refosco e Nobis: «L’operazione di rilancio è garantita al 100% dal governo»

Lo stabilimento dell’Acc a Mel

dito faccia saltare il salvataggio di un’impresa industriale dove management, lavoratori e amministrazioni locali stanno facendo insieme il miracolo di una ripresa fino a pochi mesi fa impensabile?». I due segretari analizzano la storia di Acc per evidenziare come «ora grazie alla ge-

stione del commissario Castro, affiancato dal Comitato di gestione paritetico interno e dal comitato territoriale, si intravede un percorso di ripresa produttiva e di grandi potenzialità di business grazie anche alla congiuntura internazionale della catena di produzione dell’elettrodomestico». Per questo lanciano un appello agli istituti di credito perché sostengano finanziariamente l’operazione di ripartenza dell’Acc, «sostegno che ad oggi non è arrivato e rischia di non arrivare, con il conseguente naufragio del progetto. In queste settimane Acc sta rinunciando agli ordini dei clienti perché non ha le risorse finanziarie sufficienti per rifornirsi di materie prime». Refosco e Nobis fanno nomi e cognomi delle banche interpellate. Da Banca Intesa a Unicredit, da Mps a Bpm a Ubi. «I grandi banchieri e l’Associazione delle banche italiane, mentre predicano la responsabilità sociale degli istituti di credito e sbandierano il loro sostegno alle imprese italiane e ai sistemi economici locali, stanno invece costruendo le condizioni per far saltare una coraggiosa ed ambiziosa operazione di rilancio manifatturiero. Così», dicono i sindacalisti criticando le banche, «operano i manager della grandi banche che stanno beneficiando di interventi senza precedenti da parte della Banca centrale europea e anche del governo italiano, in-

sedico

Torna il servizio Pedibus per andare a scuola a piedi e in compagnia SEDICO

Gattino salvato con l’autoscala Dopo un giorno e una notte passata a girovagare sul tetto senza decidere di rientrare in casa sono dovuti intervenire i vigili del fuoco con l'autoscala per catturare un gatto girovago. È successo ie-

ri mattina in un'abitazione di Cesana di Borgo Valbelluna. Il felino è stato consegnato alla felice proprietaria che ha potuto riabbracciare l'amato animale. Foto dei vigili del fuoco di Belluno

Riaccende i motori il… Pedibus. Sono aperte le iscrizioni all’ormai collaudato progetto realizzato dal Comune (l’amministratore di riferimento è è il consigliere Giulia Micheluzzi) assieme all’Usl1, alla Pro loco e all’istituto comprensivo. Il servizio è rivolto agli alunni che frequentano le primarie di Sedico e Bribano. Rappresenta «un modo sano, sicuro, divertente ed ecologico per andare o tornare da scuola», sot-

tolineano gli amministratori sedicensi, «e costituisce di fatto un autobus umano che va a piedi, formato da un gruppo di bambini passeggeri che effettuano il percorso casa-scuola insieme, accompagnati da due o più adulti». Ai “passeggeri” verranno forniti un cappellino, un giacchino ad alta visibilità e un poncho. «Questo progetto che aiuta a rendere la città più vivibile meno inquinata e più sicura limitando il numero di mezzi in prossimità dei plessi scolati-

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vece di assumersi una vera responsabilità». E da qui parte l’appello «a tutta la politica veneta a partire dai suoi rappresentanti nel governo nazionale e nella regione: chiediamo di esercitare una forte pressione sulle banche perché facciano la loro parte e aprano linee di credito per Acc. Il caso di questa azienda può e deve diventare il primo di tanti interventi di rilancio del Made in Veneto industriale». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

la regione

La Donazzan chiede un riscontro entro il 25 agosto La vicenda di Acc è quotidianamente seguita dalla Regione e dall’Unità di crisi. L’assessore competente, Elena Donazzan, è sempre stata in prima linea per cercare di salvare questa impresa e anche le altre in crisi del Bellunese. E dopo il vertice con le banche, ha chiesto loro di dare un riscontro rispetto alla loro reale volontà e possibilità di sostenere questa operazione di rilancio dello stabilimento di Mel. La risposta degli istituti di credito dovrà arrivare entro il 25 agosto prossimo. Nel frattempo la fabbrica zumellese continua a lavorare a ritmi sostenuti cercando di garantire un futuro ai suoi lavoratori e al territorio in cui operano.

ci», spiegano dall’amministrazione, «rappresenta anche un’occasione per fare esperienze nuove, per socializzare, per sperimentare l’educazione stradale e diventare utenti della strada consapevoli». I bambini che già utilizzavano il servizio l’anno scorso non dovranno rinnovare l’iscrizione (andrà comunicata all’ufficio servizi scolastici, invece, l’eventuale rinuncia). I bambini che non usufruivano del servizio e vorranno farlo, invece, dovranno compilare il modulo di adesione scaricabile dal sito istituzionale e inviarlo all’indirizzo sedico. bl@cert. ip-veneto. net oppure consegnarlo a mano all’ufficio protocollo del Comune. Per informazioni rivolgersi a Margherita Marzemin (0437 855617 o serviziscolastici@comune.sedico.bl.it). — NICOLA PASUCH


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MARTEDÌ 18 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

il voto delle regionali

Da Curcio agli indipendentisti Spano prepara la “rivoluzione” Il sociologo che ha invitato il fondatore delle Br a Padova si candida a governatore Leone di San Marco come simbolo. Agirmo capolista a Venezia, Bottero a Treviso portato ai vertici dei suoi campi di attività. «Non vedo contraddizioni tra il mio percorso culturale e personale e l'autonomia amministrativa del Veneto» spiega Spano «questa anzi è prevista ampiamente dall'articolo 5 della Costituzione, una carta a cui io, come il resto degli italiani, sono strettamente legato. Ho scelto di affrontare

Riccardo Sandre / PADOVA

Un docente emerito dell’Università di Padova storicamente di sinistra che salta sul carro di Indipendenza Noi Veneto e Patto Autonomia Veneto per guidare la Regione verso l’autogoverno. Il tema? Fare sempre la rivoluzione. Non più con gli extraparlamentari al seguito di Renato Curcio ma con i venetisti che non hanno mai tollerato lo Stato. La lista “Ivano Spano – Inv per l’autogoverno della società civile” si è presentata al Pedrocchi a Padova, uno dei simboli dei moti risorgimentali anti-austriaci. A sfidare Luca Zaia è il sociologo Ivano Spano, docente a riposo dell’ateneo patavino. Nella sua vita Spano è stato amico personale dei vertici rivoluzionari delle Brigate Rosse consulente di alcuni ministri non certo in odore di comunismo, responsabile del Centro studi della Cisl del Veneto e così via, in un percorso che lo ha

Il nuovo partito punta all’autogoverno «Portare le pensioni a 1500 euro al mese»

Da sinistra Roberto Agirmo e Ivano Spano, candidato presidente

Renzi preoccupato per i sondaggi ma in Veneto c’è cauto ottimismo Appello al presidente Zaia per evitare l’interruzione delle lezioni

Sbrollini: le nostre liste sono pronte I seggi elettorali lontani dalle scuole LA SCOMMESSA

talia Viva viaggia attorno al 2-3 per cento, questo dicono i sondaggi che Matteo Renzi ha sul tavolo. La forza liberal di centro fatica a sfondare, al punto che si sta pensando a un’alleanza tra Renzi e Calenda per le prossime politiche per superare il quorum della nuova legge elettorale. In Veneto per la

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squadra di Renzi è scesa in campo la senatrice Daniela Sbrollini che conferma la volontà di candidarsi alla carica di presidente per le elezioni del 20-21 settembre. In corsa ci sono 10 aspiranti governatori. «Le nostre liste sono pronte e ci saranno grandi sorprese nella scelta dei candidati», spiega Daniela Sbrollini, che rilancia la sfida sui temi della scuola. «Non è possibile che Luca Zaia nella sua consueta

conferenza stampa dica che «Ancora non è chiaro come riprenderà la scuola, ma bisogna lavorare per riaprirla in sicurezza. Basta con le parole a vuoto. Qualche giorno fa ho lanciato un appello sostenuto da Italia Viva, Psi, Pri e Civica per il Veneto Daniela Sbrollini per stanziare risorse regionali per collocare i seggi fuori della sedi scolastiche ed evitare così di interrompere le lezioni e ridurre al minimo il rischio

questa nuova avventura forte di alcuni studi ben precisi sulla condizione della donna, degli anziani e di molte altre categorie di una regione che conosco per averla studiata da sociologo per decenni: un Veneto in cui il 20% dei pensionati prendere meno di 500 euro al mese e il 40% meno di

contagio. Sebbene quanto detto dal leader Pd Zingaretti non sia una novità siamo felici che qualcun’altro sia d’accordo con noi sull’assoluta necessità di collocare i seggi in sedi alternative alle scuole. Noi di Italia Viva qui in Veneto lo chiediamo già da mesi e per questo avevamo interpellato il presidente Zaia, senza ricevere però una risposta vera e propria da parte sua, se non un rimpallo agli stessi comuni», invitati a decidere in autonomia. Nei giorni scorsi la senatrice Sbrollini aveva annunciato di aver richiesto al governatore veneto di trovare i fondi necessari per individuare sedi alternative per la consultazione elettorale. Zaia aveva però rivolto la questione al presidente dell’Anci, non esponendosi direttamente ma preferendo prendere tempo. Contempora-

1000 euro. Una regione in cui, a causa del Covid, la violenza di genere tra le mura domestiche è cresciuta enormemente. Per questi e altri problemi abbiamo soluzioni diverse da quelle di una partitocrazia figlia della vera antipolitica e che vogliamo superare con proposte precise. Con noi la Regione si farebbe carico di portare le pensioni minime ai 1500 euro, darebbe supporto alle donne e ai giovani coinvolgendoli direttamente nello sviluppo delle azioni a loro dirette e affronterebbe con un approccio nuovo i grandi problemi della sua popolazione». Sebbene ancora i nomi di tutti i candidati sia ancora coperta da segreto, noti sono i capilista di ciascuna provincia. A Treviso sarà l’imprenditore delle comunicazioni Leopoldo Bottero a guidare il gruppo di “Ivano Spano – Inv”, a Vicenza capolista è Carmen Gasperini (terapista aiurvedica). A Rovigo si punterà sul commercialista di Adria Stefano Paesante, mentre a Belluno ci si affiderà all’architetto Flavio Veronese. Per Padova invece è pronto lo studente di Scienze Naturali Alberto Miola, mentre a Verona si scommette sull’imprenditore alberghiero e del marketing Giampiero Zuliani. Nella circoscrizione di Venezia capolista sarà invece l’imprenditore del turismo Roberto Agirmo, anche portavoce della lista. «Noi abbiamo due obiettivi che sono l’autonomia e l’ambiente» spiega Agirmo «entrambi non sono né di destra né di sinistra. Abbiamo scelto Ivano

DANIELA SBROLLINI , CANDIDATA PRESIDENTE DELLA REGIONE PER ITALIA VIVA PSI PRI E CIVICA

«Non è possibile continuare con lo scaricabarile tra regione e governo»

chi è il docente

Da Mara Cagol alla collaborazione con Veronesi Sociologo uscito dalla facoltà di Trento, Ivano Spano è stato compagno di studi di Margherita Cagol, tra i fondatori delle Brigate Rosse e moglie di Renato Curcio. Una vista complessa quella dell’ex docente dell'Università di Padova, che è stato pure giornalista di Radio Cooperativa. E poi responsabile dell’ufficio Studi Cisl veneta, commissario straordinario per il ministero dell’Istruzione dell’istituto per Sordi di Roma. E consulente del professor Umberto Veronesi durante il suo mandato da ministro della Sanità e così via. Una carriera complessa che non gli ha impedito di invitare a lezione a Padova, nel gennaio del 1994, l’amico Renato Curcio per un confronto sulla storia sulle Br. —© RIPRODUZIONE RISERVATA

neamente la Sbrollini aveva depositato un’interrogazione al ministero degli Interni per porre la questione anche a livello nazionale. Tutto è fermo, senza novità. Contro la candidata di Italia Viva scende in campo Elisa De Berti, che boccia l’idea di far viaggiare gratis i turisti sui treni e i bus della rete veneta. «E’ sicuramente una bella idea, da collocare nel mondo del favole. Peccato che arrivi da un candidato governatore e non da un libro di Andersen: e questo è, sotto ogni punto di vista, assai preoccupante. Certi senatori della Repubblica, prima di fare certe proposte, dovrebbero rendere noto anche come intendono pagarle, perché il bilancio della Regione del Veneto è già abbastanza tirato per garantire i servizi minimi essenziali». —

FRANCO A. GRASSINI

Giganti in rete, urgono regole a tutela della concorrenza

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IL COMMENTO

a chiamata da parte del Congresso degli Usa dei rappresentanti delle piattaforme giganti– Amazon, Google, Facebook, Apple– è una chiara dimostrazione che in quella che ancora è la più importante economia del mondo la politica si sta ponendo il problema dell’opportunità di riconsiderare le norme sulla tutela della concorrenza e soprattutto della sua applicazione. Questa, infatti, a partire dai primi anni ’70 ha molto risentito delle teorie della scuola di Chicago. Gli

Spano come candidato a governatore perché il suo libro “Per l’autogoverno della società civile” ha tantissimi punti di contatto con il nostro pensiero e perché da intellettuale complesso e poliedrico è un punto di riferimento per l'elaborazione di idee e progetti. Se riuscissimo ad ottene un consigliere faremo vera opposizione, un’attività che il consiglio regionale non ha visto da almeno 5 anni». —

economisti di tale gruppo sostenevano che molte attività, che erano considerate anticompetitive, in realtà erano strategie del tutto ragionevoli per migliorare l’efficienza aziendale. Ad esempio le politiche di prezzi predatori, vale a dire al di sotto dei relativi costi, non dovevano essere considerate illegali per il semplice fatto che eliminando concorrenti e conquistando un potere di monopolio, il successivo rialzo dei prezzi avrebbe stimolato l’ingresso di nuovi concorrenti. Non molto accettata dal-

la maggior parte degli economisti, la scuola di Chicago ha, invece, influito notevolmente sulle sentenze dei tribunali non solo negli Usa. La conseguenza è stata un rafforzamento delle imprese maggiori. Uno studio dell’Oecd ha indicato che tra il 2000 ed il 2014 le quote dei rispettivi mercati da parte delle 8 maggiori imprese è cresciuta negli Usa dal 28% al 35% ed in Europa dal 30% allo stesso 35%. Non tutto ovviamente, ma quote non indifferenti. Tanto più perché la forza dei grandi ha mantenuto

stabili i salari ed ha frenato i nuovi investimenti. Un aspetto, infatti, non sempre considerato è quello relativo all’ormai molto diffuso fenomeno che, se nasce una nuova piccola impresa innovativa, qualcuno dei grandi procederà ad acquistarla, molto spesso a un elevato prezzo, e utilizzerà il nuovo prodotto o la nuova tecnologia con modalità che non danneggino, magari consentendo i tempi per ammortizzare, la loro presente attività. C’è, poi, un aspetto poco considerato: quello di comportamenti biva-

lenti da parte dei monopolisti. Sembra pratichino prezzi molto convenienti per i consumatori, ma facendo pagare molto per la pubblicità di fatto costringono i produttori a elevarli senza che i primi se ne rendano conto. Alcuni economisti hanno, inoltre, sollevato il problema della reale indipendenza e, di conseguenza, delle operazioni consentite, delle autorità preposte alla tutela della concorrenza. Il passaggio di alcuni membri delle stesse a occupazioni nei monopoli o in attività professionali al loro ser-

vizio si è verificato in alcuni Paesi, non per fortuna in Italia. Questo dell’indipendenza, come tutte le questioni etiche, può essere migliorato da precise normative, ma i trucchi possibili sono così tanti che è necessario affidarsi alla coscienza dei singoli. In Italia non ci sono imprese con poteri di monopolio, salvo non volessimo considerare tali alcuni detentori di prodotti unici del made in Italy. Siamo membri non irrilevanti dell’Unione Europea. È in tale sede che dobbiamo spingere perché regole e applicazione delle stesse riducano il potere dei monopoli e auspicabilmente anche la loro esistenza.


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Primo Piano

Martedì 18 Agosto 2020 www.gazzettino.it

I contagi tornano a zero, 209 tamponi fatti ai viaggiatori Bilancio favorevole dopo i 15 casi positività in tre giorni Iniziate le verifiche per chi rientra dai Paesi nella lista nera `

LA PANDEMIA ROVIGO Dopo il filotto di 15 nuovi contagi emersi nei tre giorni del fine settimana a cavallo di Ferragosto, cinque venerdì, quattro sabato e sei domenica, la nuova settimana si è aperta con un dato confortante: lo zero nella casella delle nuove positività. Un valore ancora più incoraggiante se si considera che sono iniziati ad arrivare i responsi dei tamponi effettuati proprio sabato e domenica, ben 149, sulle persone rientrate dalle vacanze in Croazia, Spagna, Grecia e Malta, in ossequio alle nuove disposizioni ministeriali e regionali.

VIAGGI SOTTO ESAME

IN PIAZZA Come appariva ieri il centro città all’entrata in vigore dell’obbligo della mascherine Entrati in azione anche i controlli della Polizia locale sul rispetto della norma governativa

Da ieri i test sui viaggiatori di ritorno dai quattro Paesi inseriti nella “lista nera” sono stati eseguiti con un “canale diretto”, ovvero la possibilità di accedere direttamente e senza prenotazione, ma con l’obbligo della segnalazione del rientro al Servizi di Igiene e Sanità pubblica all’indirizzo sisp.ro@aulss5.veneto.it, ai punti appositamente predisposti per l’esecuzione dei tamponi all’ospedale di Rovigo, all’ambulatorio corpo F, piano 0 con entrata dalla pensilina rossa esterna, dal lunedì al sabato

Gaffeo: «I controlli ci sono già Non ci saranno inasprimenti» PALAZZO NODARI ROVIGO Nessun pugno duro per i controlli della movida. Il sindaco Edoardo Gaffeo, commentando l’ordinanza del ministero della Salute che impone la chiusura delle sale da ballo, ha spiegato che «le forze di polizia stanno già lavorando e si stanno attivando per far rispettare scrupolosamente questa nuova ordinanza ministeriale». Non ci sarà alcun inasprimento dei controlli in città. Il primo cittadino mai ha nascosto la preoccupazione per la situazione, ma i contagi a Rovigo ora sono davvero parecchi. Alla fine dello scorso mese, quando il bollettino giornaliero dell’Ulss indicava su Rovigo “zero” casi positivi al Coronavirus, Gaffeo precisava che non ci sarebbe stata l’applicazione di nessuna linea dura, come è avvenuto a Padova con il collega Sergio Giordani. Circa due settimane dopo il parere rimane lo stesso, ma su 46 casi raggiunti in questo lasso di tempo la stragrande maggioranza di questi sono rodigini e molti i giovani.

FIDUCIA NELLA GENTE L’atteggiamento di Palazzo Nodari resta quello della “fiducia” in una cittadinanza che seguirebbe le regole. «Siamo tenuti ad applicare l’ordinanza, lo faremo con impegno. Credo che questa cosa verrà discussa al prossimo tavolo di ordine e sicurezza pubblica. Nel frattempo, tutti noi sindaci siamo già in contatto da ieri sera (domenica, ndr) per interpretare la norma. Qualche piccola possibilità di fraintendimento potrebbe esserci, quindi cercheremo di avere un’applicazione omogenea su tutta la provincia. C’è la massima attenzione perché il tema c’è

ed esiste, inutile nasconderlo». Difficile, però, affidarsi al buon senso e credere che basti. È evidente che dalla riapertura dei locali per molti avventori la mascherina è gradualmente “scivolata” sotto il volto, rimanendo per il resto della serata perlopiù appesa al braccio o in tasca. La dimostrazione sono le serate in alcuni locali del centro storico e soprattutto di corso del Popolo, dove l’invito a rispettare il distanziamento spesso è scomparso tra le note della musica messa dal Dj, con le folle serali degli eventi organizzati dai locali. Difficile persino passare a piedi. Dire che que-

sti ritrovi siano veicoli di contagio non è possibile, ma le norme imposte dal Governo e della Regione mirano a impedire che un asintomatico diventi un untore in mezzo a una calca di gente. Movida a parte, ora le norme impongono la mascherina dalle 18 alle 6 anche all’aperto, dove può crearsi un assembramento involontario. Per capirsi: sul liston di piazza Vittorio Emanuele si potrebbe anche non usare, ma percorrendo galleria Bernardino da Feltre, tra la piazza Vittorio e il Corso, andrebbe messa. Alberto Lucchin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Provincia

Confermate le rassegne culturali (M.Sca.) Riunione urgente ieri mattina a Palazzo Celio dove, su suggerimento del prefetto Maddalena De Luca, si è discusso della possibilità di proseguire o meno con le rassegne itineranti Tra ville e giardini e Incontri con l’autore, oltre alla manifestazione musicale dedicata ai giovani, Bandoera. «Ci siamo trovati in via del tutto straordinaria, dopo la pubblicazione del decreto del ministero della Salute di domenica, per vedere se l’ordinanza riguardava anche le tre manifestazioni organizzate dalla Provincia spiega Antonella Bertoli, presidente della Commissione per le Pari opportunità siccome al punto B dell’articolo 1 c’è scritto che sono sospese all’aperto o al chiuso, le attività del ballo che abbiano luogo in

discoteche, locali da ballo o luoghi assimilati, abbiamo convenuto, sentiti i sindaci coinvolti e lo stesso prefetto, che possiamo continuare a fare le attività in programma. Anche la seconda edizione di Bandoera è salva, che si terrà dal 3 al 6 settembre a villa Badoer a Fratta». Erano presenti anche il presidente della Provincia Ivan Dall’Ara, il direttore artistico di Tra ville e giardini Claudio Ronda, Claudio Curina per Rovigo Ente Festival, Lino Pietro Callegarin dell’Arci per Bandoera, Monica Zanforlin responsabile settore cultura della Provincia e Antonella Frugeri che segue l’ufficio Cultura. Collegati al telefono i responsabile di Fondazione Aida, che seguono Incontri con l’autore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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dalle 7.30 alle 18 e la domenica dalle 9 alle 12; all’ospedale di Adria al centro prelievi dell’ospedale vecchio, dal lunedì al sabato dalle 13 alle 18; e all’ospedale di Trecenta all’ambulatorio ortopedico della piastra poliambulatoriale, dal lunedì al sabato dalle 13 alle 18. Per informazioni, oltre al sito aziendale e alla pagina Facebook dell’Ulss Polesana, si può contattare il Sisp alla mail sisp.ro@aulss5.veneto.it o chiamare il numero verde 800938880, attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 14.

I NUMERI Ieri alle 15.30 il totale dei tamponi “ai vacanzieri di rientro” diffusa dal presidente della Regione Luca Zaia sulla propria pagina Facebook, indicava in 209 il totale dei tamponi eseguiti dall’Ulss Polesana, quindi 60 nella sola mattina. Complessivamente le positività emerse da questi tamponi risultano zero, perché proprio il giorno di Ferragosto sono arrivati sì i risultati di positività di tre giovani di rientro da un viaggio a Malta, tutti mediopolesani e tutti asintomatici, due maschi e una femmina, due 19enni e una 21enne, i primi due in viaggio insieme, la seconda non nello stesso gruppo, ma si tratta di tamponi eseguiti, come ha

spiegato il direttore generale dell’Ulss Polesana Antonio Compostella «prima ancora che scattasse l’obbligatorietà, perché già nei giorni precedenti era raccomandata questa misura precauzionale». A livello di provenienze, dei 209 rientri in Polesine, si conferma la netta prevalenza della Croazia, 154, seguita da Malta con 18, mentre sei sono tornati dalla Grecia e quattrodalla Spagna. Ancora i numeri non sono enormi, ma con il passare dei giorni, già questa settimana ci si attende un afflusso notevole di vacanzieri di ritorno dai quattro Paesi.

IL QUADRO Vista la giornata favorevole, il numero totale dei contagi in Polesine è rimasto fermo a 506 e restano sempre 46 le persone attualmente positive, in assenza di nuove guarigioni, a oggi complessivamente 424. In crescita, per effetto dei tracciamenti dei contatti dei casi delle persone trovate positive nei giorni scorsi, il numero di quanto si trovano in isolamento domiciliare: 323, più 32 rispetto a domenica. Salgono anche i numeri dei tamponi, a ieri in totale 67.393, eseguiti su 27.706 persone. Francesco Campi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

TORNA IL FESTIVAL DELLE FORESTE A Longarone Fiere mostre e convegni, sul Cansiglio invece i cantieri per l’estrazione delle ceppaie di Vaia. È il Festival delle foreste: 11, 12 e 13 settembre Martedì 18 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Pd-M5s, la candidatura sfumata di Crisanti Il virologo di Padova contattato per correre a Verona nel collegio `Election day, le votazioni per sostituire lo scomparso Bertacco senatoriale. Naufragata anche l’ipotesi dell’ex calciatore Tommasi Unito il centrodestra che punta sul coordinatore di FdI De Carlo `

IN CORSA VENEZIA C’era anche il professor Andrea Crisanti tra i papabili candidati alla carica di senatore nel collegio di Verona, dove il prossimo 20 e 21 settembre si svolgeranno le elezioni suppletive per coprire il posto lasciato libero da Stefano Bertacco, deceduto lo scorso 14 giugno. Raccontano che l’idea di puntare sul famoso virologo, responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, sia venuta in ambienti del Movimento 5 stelle e che abbia trovato il consenso del ministro bellunese Federico D’Incà. Non solo: anche il Partito Democratico sarebbe stato favorevole. La candidatura di Crisanti - il “padre dei tamponi” che ha salvato il Veneto, ma che da tempo non è più in sintonia con il governatore leghista Luca Zaia - avrebbe potuto così determinare la prima convergenza elettorale in Veneto tra M5s e Pd. Ma non è andata in porto. Non solo perché in casa pentastellata ci sarebbero stati dei distinguo, in primis da parte del capogruppo uscente in consiglio regionale Jacopo Berti, ma principalmente perché l’interessato ha declinato l’invito: no, grazie. Non solo: in ballo c’era anche un’altra

I GIALLO-ROSSI ALLE URNE SI PRESENTERANNO DUNQUE DIVISI CON EMANUELE STERZI E MATTEO MELOTTI

I candidati

M5S

A VERONA In alto, da sinistra, Luca De Carlo, candidato di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e Matteo Melotti, candidato del Pd. A lato, Emanuele Sterzi, candidato del M5s VIROLOGO Andrea Crisanti era stato contattato dal M5s, favorevole anche il Pd

DIRIGENTE SPORTIVO Damiano Tommasi era stato corteggiato dal Pd

Il Movimento 5 Stelle ha presentato la candidatura di Emanuele Sterzi, veronese di Bovolone, 58 anni, broker assicurativo, iscritto da anni al M5s, l’anno scorso candidato per la lista “Cittadini nei Consorzi” alle elezioni per il rinnovo del Consiglio del Consorzio di Bonifica Veronese. «Per dare una rappresentanza reale in Senato al nostro territorio - ha detto - è necessario eleggere un portavoce che viva ed operi nella realtà della Pianura Veronese. Per questo motivo ho dato la mia disponibilità a candidarmi. Se verrò eletto intendo attivare un punto di ascolto e dialogo con i cittadini, gli operatori economici e gli amministratori locali del collegio per poter portare in Parlamento le nostre problematiche».

IL PROSSIMO TERMINE candidatura eccellente, perché il Pd aveva pensato di puntare su Damiano Tommasi, veronese di Negrar, ex calciatore, 25 presenze in nazionale, tra cui i Mondiali del 2002, fino allo scorso giugno presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, impegnato nel sociale. Ma anche questa ipotesi di candidatura è sfumata. Pd e M5s correranno quindi da soli, mentre il centrodestra già pensa di portare a casa il risultato: il favorito è Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, fino a poche settimane fa deputato, scranno che ha dovuto cedere dopo l’ennesimo riconteggio al leghista trevigiano Giuseppe “Bepi” Paolin.

Autonomia e ambiente l’autogoverno di Spano «Puntiamo ai 9 decimi» `Il sociologo guida

CENTRODESTRA Il termine per presentare in Corte d’Appello a Venezia le candidature per il collegio senatoriale uninominale di Verona - che interessa 57 Comuni, tra cui Villafranca - scadeva ieri. Nessuna sorpresa da parte del centrodestra: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono ripresentati uniti, come alle Politiche del 2018, candidando Luca De Carlo. Tra l’altro il seggio veronese era già stato appannaggio di FdI, che l’ha mantenuto con la candidatura del suo coordinatore veneto. De Carlo, se eletto, come pronosticato dai sondaggi, sarà un caso più unico che raro: componente di entrambi i rami del Parlamento, prima alla

che servano azioni urgenti capaci di opporsi alle scelte e al governo della partitocrazia, che è la vera antipolitica». Il docente ha poi focalizzato ulteriormente l’attenzione sui temi principali su cui concentra la sua campagna elettorale.

L’OBIETTIVO

gli indipendentisti di Agirmo e Cantarutti LA PRESENTAZIONE PADOVA Autonomia e Ambiente. Sono queste le parole chiave che caratterizzano la lista “Ivano Spano - InV”, che parteciperà alla prossima tornata elettorale per le regionali. Il candidato presidente è appunto il sociologo che le dà il nome, il quale ieri al Pedrocchi ha presentato il suo programma, affiancato dal portavoce Roberto Agirmo, da Luca Azzano Cantarutti e da altri esponenti in corsa per una poltrona nel Consiglio veneto. I presenti hanno sottolineato che non a caso nel simbolo viene riportata la fase “Per l’autogoverno della società civile”, che è il titolo dell’ultimo libro del professor Spano. «Sono molte - ha sottolineato quest’ultimo - le que-

per valutare tutte le scelte politiche in ambito di scuola, lavoro, qualità della vita».

I sogni infranti

DI MOGLIANO VENETO Ivano Spano

stioni che vanno affrontate in un periodo in cui assistiamo all’impossibilità di avere un lavoro e di mantenerlo, a una situazione di stabile e drammatica condizione di precariato dei nostri giovani, a un impoverimento generale di una buona parte della popolazione, a una riduzione dei servizi sociali e sanitari e del “diritto ad avere diritti”. Il 20% degli anziani, per esempio, ha meno di 500 euro al mese e il 40% è sotto i mille: noi vorremmo portare tutti a 1.500. Inoltre, siamo convinti

«Guardiamo all’autonomia e all’ambiente con occhi propositivi e non speculativi. Gli obiettivi del nostro movimento sono di federare quante realtà sono presenti attivamente sul territorio nel rispetto dell’articolo 5 della Costituzione per la “promozione delle autonomie locali”: nel nostro caso riteniamo che vada dato spazio all’identità e alle tradizioni del popolo veneto con uno spirito di solidarietà universale rispetto ai bisogni dell’umanità e della Terra. La nostra lista ha varie anime, ma la volontà è quella di arrivare a un’autonomia “vera”, quella che ci consentirebbe di trattenere nel territorio i 9/10 del residuo fiscale e di gestire quasi tutte le competenze. Vogliamo l’autonomia, ma anche andare oltre. Non siamo neoliberisti, ma desideriamo contribuire alla crescita del Veneto». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA

Camera e poi al Senato, nel corso della stessa legislatura.

PD Il Partito Democratico ha presentato in Corte d’Appello a Venezia la candidatura di Matteo Melotti, veronese di Villafranca, 47 anni il prossimo 27 settembre, una laurea in Biotecnologie agro-industriali, insegnante di Matematica e Scienze alle scuole medie di Sommacampagna, consigliere comunale del Pd dal 2013. «Credo nella politica come servizio alla comunità - ha detto - Uno degli aspetti che ho più a cuore è lo sviluppo sostenibile che non è assolutamente un’idea astratta ma dovrebbe essere il parametro

Viminale A Variati la delega agli enti locali Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha attribuito al sottosegretario Achille Variati le deleghe agli enti locali, al Fec (fondo edifici di culto), a cittadinanza e minoranze. «Ringrazio il ministro per la fiducia - dice l’ex sindaco di Vicenza - Comuni, Province e Città Metropolitane hanno bisogno di semplificazione e di maggiore chiarezza sulle regole».

Forcolin, niente surroga Il primo dei non eletti: «Spero mi candidino» `Mancano i tempi

per riconvocare l’assemblea scaduta

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di tempo e per spirito di squadra...». A quanto pare, ad ogni modo, il problema non si porrà: sino alla fine dell’estate lo scranno di Forcolin rimarrà vuoto in un’aula comunque deserta e il Consiglio regionale non verserà lo stipendio né a lui né ad altri.

AMICIZIA

LA LEGA VENEZIA All’inizio dell’anno Marco Dolfin dichiarava che «la Lega di Chioggia ha bisogno di un suo rappresentante in seno al Consiglio regionale». L’occasione sembrava arrivata, per quanto in zona Cesarini: con le dimissioni di Gianluca Forcolin per il caso del bonus Covid, il primo dei non eletti in provincia di Venezia era proprio il capogruppo leghista nel municipio clodiense, pronto nel caso a subentrargli per questo scampolo di legislatura. Ma dopo quattro surroghe andate in porto nel corso del quinquennio, non ce ne sarà una quinta, poiché mancano i tempi tecnici per riconvocare un’assemblea legislativa ormai scaduta.

Chiusa la pratica del collegio di Verona, l’attenzione ora si sposta sulle elezioni regionali e comunali. Due i giorni per la presentazione delle liste: venerdì e sabato. E stamattina i capigruppo in consiglio regionale del Veneto decideranno se “gemmare” una seconda lista oltre alla propria, risparmiandosi così la raccolta delle firme. Saranno sicuramente “gemmate” le liste Veneto che Vogliamo, +Europa/Volt, Sanca Veneta per Arturo Lorenzoni, la terza lista per Luca Zaia, la lista Ves per Patrizia Bartelle. A raccogliere le firme dovrà essere, a meno di sorprese, Simonetta Rubinato. Alda Vanzan

DI CHIOGGIA Marco Dolfin

SPIRITO DI SQUADRA Conferma lo stesso Dolfin, dipendente di Actv, al terzo mandato a Chioggia: «Non sono stato contattato da Palazzo Ferro Fini e dunque non mi sono posto più di tanto il problema. Per un mese, o poco più, sarebbe stata una farsa. Fermo restando che stiamo parlando di un’istituzione a cui va dato tutto il valore che merita, per cui se ci fosse stata la chiamata, magari avrei potuto fare come quei giocatori che entrano in campo al 93’, per prendere un po’

Come già nel 2015, quand’era arrivato terzo fra i leghisti del suo collegio con 855 preferenze, Dolfin potrebbe però riprovarci il 20 e 21 settembre. «Spero di essere in lista – spiega – perché ho firmato l’accettazione della candidatura sia con la Lega che con Zaia Presidente ed ero all’incontro con il governatore al K3 lunedì scorso. Ma questa mia disponibilità è precedente al caso Forcolin. Gianluca è un caro amico, ci unisce un legame trentennale: abbiamo fatto il servizio militare insieme e poi ci siamo ritrovato in politica, tanto che ho trovato in lui molte risposte alle problematiche del mio territorio. Mi dispiace per quello che gli è accaduto, ma purtroppo non sono io che decido... Ecco, forse è anche meglio che non ci sia la surroga: mi piacerebbe fare un’esperienza in Regione, ma non grazie alle disgrazie altrui». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Martedì 18 Agosto 2020 www.gazzettino.it

La strategia anti-Covid

La linea dura del governo: se i casi aumentano ancora via ai lockdown territoriali Dopo la mossa sulle discoteche, cresce `Potrebbe salire la tensione con le Regioni la preoccupazione di premier e ministri «Ma non hanno scelta, devono adeguarsi» `

IL CASO ROMA Non un lockdown generalizzato: questo è escluso, a meno che ricominci la catastrofe più tremenda. Ma se continua così il tasso di crescita dei contagi, il governo non esclude affatto - anzi sta già pensando come e dove, pur non volendo creare allarmismi - chiusure territoriali, per aree da nuova zona rossa o se necessario per intere regioni, anche contro il pare dei governatori. Perché «non è il momento del lassismo» ragionano alcuni ministri e Roberto Speranza è il primo tra questi. E s’impone, a loro avviso, un rigore se non da tempi di guerra - tanto per fare un paragone storico: l’11 giugno del 1940, il giorno dopo l’annuncio dell’entrare in guerra dell’Italia, vennero chiuse le discoteche, o meglio le sale da ballo - almeno da tempi in cui serve alzare altre trincee contro il Covid, per non disperdere i successi ottenuti e per fronteggiare la nuova offensiva. Da quando è stato istituito il monitoraggio settimanale, regione per regione, area per area, sui focolai e sui contagi - così ragionano a Palazzo Chigi - di fatto

la possibilità di chiusure a macchia di leopardo è diventata una soluzione di pronto impiego, se ce ne fosse bisogno. E anche per evitare tutti i pasticci e i bisticci, nel rapporto tra governo centrale e regioni, stavolta al contrario della fase tremenda di marzo lo Stato è deciso a far valere la sua preminenza e a non farsi troppo condizionare dal protagonismo e dagli interessi, anche elettorali, dei presidenti di regione. E dunque: se una regione diventa a rischio alto, possono scattare le misure restrittive, parziali o anche totali.

I CALCOLI Se la ripresa del Covid non viene stroncata con tutti i mezzi, c’è il pericolo della non riapertura delle scuole («Ora dobbiamo pensare ai ragazzi», ripete il ministro della Sanità, Speranza), oltre che la minaccia generalizza-

TWIGA

ta alla salute di tutti. Non si possono fare sconti agli enti locali in questo passaggio così delicato, e su questa linea non ci sono discrepanze né all’interno del governo né tra l’esecutivo e il comitato tecnico-scientifico. Il governo sta drammatizzando il ritorno del virus, per darsi più forza? Il sospetto naturalmente viene rigettato dagli interessati, mentre è un fatto che di fronte all’emergenza di ritorno la questione Mes sì e Mes no sta aiutando il Pd che milita nel primo schieramento, e infatti Zingaretti annuncia «Basta indugi, e prendiamo i soldi del fondo salva-Stati» - e sta anche dando più forza a quei ministri grillini che pur non potendolo dire, ma ora forse potranno cominciare a ipotizzare con meno paura del popolo stellato ammesso che esista ancora, sono piuttosto favorevoli a liberarsi dalla demagogia

identitaria e ad aprire le porte ai miliardi europei per la sanità. Di questo passo - secondo i calcoli del governo - i nuovi contagi potrebbero arrivare a 1000 al giorno entro fine agosto e superare i 1500 a fine settembre. «La situazione non è ancora fuori controllo - ragionano nel comitato tecnico-scientifico in sintonia con Palazzo Chigi a cui spettano le decisioni operative - ma dobbiamo essere consapevoli che questo può essere l’innesco della seconda ondata». Il livello di allarme è notevole insomma. E chiudere per ora le discoteche, con quello che potrebbe seguire per settori, per zone e magari per regioni, è una scelta impopolare da parte del governo. Ma considerata doverosa. Secondo il principio della salute al primo posto. Anche a costo di sacrificare per l’interesse generale gli interessi partico-

FORTE DEI MARMI (LU) PAPEETE

GOVERNO Il ministro delle Regioni Francesco Boccia (foto ANSA)

lari dei governatori in cerca di rielezione nel voto del 20 e 21 settembre. «Facciamo sul serio perché la situazione è seria», è la linea del premier Conte. La sensazione, anche a livello di governo, è che forse si sia sbagliato il 15 giugno a riaprire per esempio le discoteche. Ma l’errore nell’errore è stato riaprirle tramite

MILANO MARITTIMA (RA)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL RIPENSAMENTO DELL’ESECUTIVO: NEI MESI SCORSI FORSE ABBIAMO CONCESSO TROPPO AGLI ENTI LOCALI

L’EMERGENZA DI RITORNO SPINGE IL PARTITO PRO MES ZINGARETTI E IL PD: GUAI A RINUNCIARE A QUEI SOLDI

LO SCENARIO ROMA Da una parte la scelta considerata impopolare del governo di chiudere le discoteche e magari altri settori e diverse zone, se la ripresa del contagio non si arresta. Dall’altra parte, i presidenti di regione che masticano amaro di fronte alla decisione dell’esecutivo e alla nuova emergenza molto avvertita a Palazzo Chigi, e che per motivi anche elettorali in vista delle urne del 20 e 21 settembre vorrebbero misure più carezzevoli nei confronti della «gente», cioè degli elettori. Il rischio di un cortocircuito tra opposte esigenze, da qui al voto amministrativo, c’è eccome. E così non sono soltanto il Twiga a Forte dei Marmi (della Santanché, big di Fratelli d’Italia) o il Papeete a Milano Marittima di Massimo Casanova (europarlamentare della Lega e fedelissimo di Salvini che è infuriato: «Dopo le discoteche chiuderanno le piazze della campagna elettorale e magari anche le urne») che assumono il ruolo di nuovo centri di resistenza (un tempo si faceva in montagna, ora evidentemente in spiaggia) dei partigiani o partygiani anti-governativi. No, ci sono anche le presidenze regionali, con il governatore ligure Toti in trincea, con il pugliese Emiliano furibondo, a diventare centri di opposizione alla neo-politica anti-Covid dell’esecutivo.

un’ipocrisia che deriva come al solito dalla confusione tra poteri centrali e poteri locali, cioè la solita pasticciata questione dell’autonomismo all’italiana, in cui ogni presidente di regione si sente presidente di uno staterello come se fossimo negli Usa. Insomma le discoteche ora richiuse sono state riaperte due mesi fa, secondo il principio che le regioni potevano derogare al Dpcm di Conte. Questa elasticità o concessione di sovranità, se dovessero esserci nuovi lockdown, il governo stavolta è intenzionato fortemente ad evitarla. Mario Ajello

Daniela Santanchè Sopra, il Twiga

Misure prive di senso, vogliono limitare le libertà ma il mio locale resta aperto DANIELA SANTANCHÈ

Massimo Casanova Sopra, una serata al Papeete

Chiudo la discoteca per colpa di un governo di incapaci

fa affiorare malumori verso Zingaretti: «E’ il più filo-governativo di tutti i presidenti regionali, dice di sì ad ogni decisione dell’esecutivo, ed è ovvio: nel Lazio tra qualche settimana mica si vota!».

MASSIMO CASANOVA

Il presidente veneto Zaia si tiene prudente - anche se paventa le eventuali nuove chiusure regionali o per aree territoriali - e non esplode in dichiarazioni anti-Conte perché si sente sicuro della vittoria che ha già in tasca, qualsiasi cosa accada. La candida toscana e leghista, Ceccardi, insieme a Salvini, ha messo l’elmetto in cui c’è scritto: «Il governo drammatizza il ritorno del contagio solo per toglierci altra libertà». E Toti: «Sono soltanto norme vessatorie da parte del governo». Il cortocircuito tra potere centrale e governatori è aggravato da alcune situazioni specifiche e da certe contraddizioni evidenti. Se Emiliano continua idealmente a cantare la canzone di Caparezza («Vieni a ballare in Puglia»), il pugliese Conte fa chiudere le disco e magari chissà che cos’altro ancora in quella regione (come nelle altre) nella quale però si decidono anche le sorti del premier. Ovvero, se le regionali finiscono 4 a 2 per il centrodestra, con la Puglia tra le regioni perse dal Pd, sono guai per Giuseppi che su questo voto ha messo la faccia. M.A.

Tra paura del virus e voto di settembre il cortocircuito tra Roma e i governatori La paura strisciante dei governatori, che guarda caso chiedevano la data del voto amministrativo a luglio e non a settembre, cioè nella fase discendente del virus e non in quella rimontante, è proprio che se le cose dovessero mettersi nelle prossime settimane potrebbe saltare l’appuntamento

TIMORI PER LE URNE IL PIU’ ALLARMATO DALLA ULTERIORE STRETTA E’ EMILIANO: «DANNI GRAVISSIMI PER L’ECONOMIA»

elettorale. Il che significherebbe, solo per fare qualche esempio: che Toti non potrebbe incassare subito i risultati propagandistici, ma anche pratici, della costruzione del nuovo ponte di Genova; che il campano De Luca - il quale in questi mesi da sceriffo anti-virus ha acquistato una popolarità che conviene utilizzare al più presto - non può monetizzare subito; che il pugliese Emiliano, a rischio rielezione, può ulteriormente indebolire la sua posizione al contatto con la nuova emergenza. Ed è lui non a caso il più lanciato contro la chiusura delle discoteche: «Provocherà danni economici gravissimi». Nel suo partito, il Pd, questa fase di nuove chiusure e di altre possibili

GOVERNATORI Giovanni Toti, Liguria, e Michele Emiliano, Puglia (foto ANSA)

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SOMMERSI E SALVATI

© RIPRODUZIONERISERVATA


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Primo Piano

Martedì 18 Agosto 2020 www.gazzettino.it

L’epidemia a Nordest

Zaia: test a chiunque arrivi in Italia La stretta proposta dal governatore veneto malgrado i numeri `Tamponi ai vacanzieri: su 13.866 controllati solo 48 con Covid rassicuranti sui contagi: solo il 4% dei positivi presenta sintomi Appello agli scienziati: «Ora esprimano una posizione univoca» `

IL CONFRONTO VENEZIA Uno su cento. Tanti? Pochi? Ognuno giudichi come meglio crede, i dati però sono i seguenti: in Veneto, su 6.394 persone attualmente in quarantena perché positive al coronavirus o perché entrate in contatto con persone malate, solo 65 hanno sintomi da Covid. E cioè febbre, raffreddamento, dolori muscolari. Stiamo parlando di una percentuale bassissima: 1,02%. È invece più alto il rapporto di chi sta male tra i positivi: oggi in Veneto ci sono 1.634 persone risultate positive al test e di queste quelle con sintomi sono appunto 65. Cioè il 3,98%. Se invece andiamo a vedere quanti sono i positivi tra tutti quelli finiti in quarantena, il dato è di uno ogni quattro: su 6.394

“isolati”, 1.634 sono positivi pari al 25,55%. Cosa significa? Che si sta facendo “terrorismo”? Che non è il caso di preoccuparsi? Che i provvedimenti presi dalle autorità sono eccessivi? Luca Zaia, il governatore del Veneto che ieri ha fornito tutti questi numeri - ed è la prima volta che è stato fatto un raffronto tra numero dei quarantenati, numero dei positivi, numero dei sintomatici - non si è sbilanciato, se non per dire due cose: la prima è che dagli scienziati sarebbe il caso di avere una posizione univoca anziché assistere a continue divisioni e distinguo (e qui va registrato l’ennesimo botta e risposta con il professor Crisanti: «Gli asintomatici ha poi detto il virologo a Skytg24 hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici e sono in grado di trasmettere il vi-

rus»); la seconda è che il Governo dovrebbe estendere i controlli a tutti quelli che entrano in Italia, non solo quelli dai paesi a rischio: «È giusto che si testino tutti i cittadini del mondo che entrano nel nostro territorio, mi aspetto da parte del governo provvedimenti più stringenti per chi arriva qui». Anche se i dati tutto sommato non paiono preoccupanti?

I NUMERI Ecco i dati forniti ieri da Zaia. In Veneto sono stati fatti 1.380.393 tamponi e 1.200.000 test rapidi. La data di confronto è il 18 maggio, quando sono riprese tutte le attività economiche. Quindi, tre mesi fa in Veneto c’erano 18.950 positivi al coronavirus, ieri erano 21.256: 2.306 in più, una media di 25 nuovi casi al giorno. I quarantenati: il 18 mag-

gio erano 3.870, adesso sono 6.394. I ricoverati: qui il dato si inverte, tre mesi fa c’erano 541 persone in ospedale, adesso 119. Terapie intensive: da 51 intubati a 5. I morti sono aumentati: 1.803 al 18 maggio, 2.096 alla data di ieri. Dopodiché Zaia si è fatto fare i rapporti tra isolati e positivi (25,55%), tra sintomatici e positivi (3,98%), tra sintomatici e isolati (1,02%). «Sbaglia - dice Zaia - chi sostiene che il virus non ci sia più, non possiamo abbassare la guardia». D’accordo, ma se i numeri in percentuale sono così bassi, hanno senso tutte le misure restrittive, ultima quella sulla chiusura delle discoteche? Ha senso spendere soldi per fare una caterva di esami e di tamponi? E qui va fatta una parentesi: tra sabato e domenica, il weekend di Ferragosto, la Regione Veneto ha messo

in piedi una “macchina” impressionante per controllare tutti quelli che tornavano dall’estero, con esami negli aeroporti di Venezia e Verona e con accessi diretti, senza necessità di prenotazione, negli ambulatori delle Ulss. I risultati? Tra sabato e domenica sono stati controllati 13.866 vacanzieri e i positivi alle ore 12.30 di ieri, quando il governatore ha fatto la conferenza stampa, erano 37, poi saliti a 48. Il flusso dovrebbe diminuire nei prossimi giorni, il Veneto per il momento può contare su 27.500 test rapidi, di cui 7.500 avuti dal ministro Speranza, 10mila in dotazione all’Ulss di Vicenza, altri 10mila in arrivo oggi. E si tenga conto che finora il Veneto per l’emergenza Covid ha speso 235 milioni di euro. E così si torna alla domanda iniziale: ha senso continuare a spendere se i

malati di fatto calano? «È un piano di sanità pubblica, fino al 6 settembre andiamo avanti così - ha detto Zaia - È una spesa, sì, ma vorrei evitare di trovarmi un focolaio. Semmai invito gli scienziati a fare sintesi; si chiudano in una stanza e ci diano indicazioni certe».

AIUTI ALLE DISCOTECHE Il presidente del Veneto auspica che poi che il Governo aiuti i gestori delle discoteche visto l’obbligo di chiusura imposto da Roma. «Io non faccio nessun provvedimento restrittivo, ho invece chiesto che i gestori siano ristorati economicamente. Dire che chiudendo le discoteche abbiamo risolto il problema non lo credo». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

6.394

La differenza tra ieri e il 18 maggio (a destra), giorno della ripartenza

persone attualmente in quarantena in Veneto

1.634 i veneti risultati positivi al test del Coronavirus

65 GOVERNATORE Luca Zaia con i numeri dei positivi in Veneto

IL COLLOQUIO negazionisti hanno bisogno di una prova per crederci? Eccola qui: Maria Rita Marchi, 56 anni, attuale primaria di Pneumologia all’ospedale di Cittadella, già direttrice della Terapia semi-intensiva al Covid Hospital di Schiavonia, ex ricoverata in Fisiopatologia respiratoria al policlinico di Padova. Medico che ha visto i malati guarire ma anche morire («Una situazione clinica devastante»), paziente che ha osservato su di sé gli effetti del Coronavirus («Una polmonite che ti cambia la vita»). Un doppio ruolo che ogni tanto induce allo sconforto pure un’ottimista come lei: «Di fronte alle immagini degli assembramenti, a volte penso che stiamo mandando al diavolo tutti gli sforzi di quei mesi. Ma proprio per rispetto di quei sacrifici, so che non dobbiamo mollare e allora continuo a ripeterlo: mascherina, distanziamento, vaccino contro l’influenza. Se ne convincerò anche soltanto uno, sarà un grande risultato».

I

LA MALATTIA Il 25 marzo la dottoressa Marchi stava coordinando da un paio di settimane un’équipe multidisciplinare di 19 collaboratori, provenienti da Schiavonia, Cittadella e Camposampiero, nella gestione dei 52 posti-letto destinati ai contagiati che avevano bisogno della

«Io, primaria contagiata, dico ai negazionisti: ecco com’è devastante Covid» ventilazione meccanica. «Ma quel giorno – racconta – mi sono ammalata anch’io. Siccome non volevo condizionare i colleghi nella conduzione del mio caso, ho chiesto di essere ricoverata in Azienda Ospedaliera, dove avevo lavorato per oltre vent’anni. Di quegli 8 giorni in reparto, trascorsi dall’altra parte della barricata, ho dei ricordi molto vivi. Cercavo di mantenere una lucida concentrazione, pronta a capire se la situazione stesse degenerando. Così per esempio da medico mi misuravo la saturazione. Ma poi la notte, da paziente, dormivo poco. Quando la fase acuta è passata, ho continuato l’isolamento a casa. È stato un mese molto difficile, nonostante il sostegno ricevuto da molti, a cominciare dall’Ulss 6 Euganea. Scrivevo documenti di lavoro, tentando di non pensare ai sintomi, che però erano tanto affaticanti. Finché finalmente mi sono negativizzata e ai primi di maggio sono rientrata in servizio».

quati», come dicono i sanitari quando escludono postumi. Tranne uno, un’eredità preziosa: «La malattia per me è stata un’esperienza importante, sotto tutti i punti di vista. Mi è servita anche per confrontarmi con i pazienti, per i quali abbiamo aperto un ambulatorio post Covid, dove continuiamo a seguirli sul piano pneumologico, cardiologico e riabilitativo. Quelli oltre i 60 anni hanno la consapevolezza di esserne venuti fuori, benché con molta difficoltà. Invece la fascia d’età fra i 40 e i 55 è ancora emotivamente molto provata: dopo mesi stanno tuttora vivendo un pesante recupero psicologico, continuano a lamentare sintomi di affaticamento, non hanno ancora smaltito la solitudine dell’intubazione. Per questo mi pare impossibile che si sia potuto formare un muro fra noi che l’abbiamo vissuto e quelli che negano una realtà clinica oggettiva, ostinandosi a rivendicare una presunta libertà...».

IL MURO

Inevitabile il riferimento ai giovani del “Non c’è più Coviddi”, contro cui però la dottoressa Mar-

Oggi la primaria si è «totalmente ripresa, non ci sono stati reli-

L’ERRORE

i malati che hanno sviluppato i sintomi del Covid

chi non vuole puntare il dito: «Sono un’umile operatrice, lavoro in trincea, non mi interessa fare demagogia. Se i ragazzi sono arrivati a tanto, probabilmente c’è stato un errore di comunicazione e la colpa è anche di noi sanitari. Per questo ora dobbiamo fare un’opera quotidiana e instancabile di informazione, chiedendo pure ai genitori di parlarne con i loro ragazzi. La chiusura delle discoteche? È solo un piccolo passo, non è solo con quella che ne verremo fuori. L’obbligo di mascherina dalle 18 alle 6? Dobbiamo imparare a indossarla sempre, indipendentemente dall’orario. Il vaccino contro l’influenza? Facciamolo già a metà settembre, perché tra un mese e mezzo assisteremo a un’esacerbazione delle malattie respiratorie croniche e dovremo capire quale virus abbiamo davanti. Bastano pochi comportamenti, concreti e responsabili, per essere parte di una squadra».

CON IL FIGLIO Maria Rita Marchi, primaria di Pneumologia a Cittadella, insieme a Mauro, che aveva commosso il Veneto con una lettera aperta

UN GIRETTO

«DI FRONTE AGLI ASSEMBRAMENTI A VOLTE PENSO CHE MANDIAMO AL DIAVOLO MESI DI SFORZI»

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«MASCHERINA, DISTANZIAMENTO, VACCINO CONTRO L’INFLUENZA: BASTA POCO PER ESSERE UNA SQUADRA»

Magari di rugby, sport che è la passione sua e di suo figlio Mauro, il ragazzino che tre mesi fa aveva commosso il Veneto con una lettera aperta alla mamma e ai suoi colleghi: «Siamo tanto, tanto orgogliosi di voi». E a quanti ancora non ci credono, la primaria-paziente propone «un giretto in qualche centro Covid», giusto perché possano vedere con i loro occhi. E poi tacere. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


4 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 18 Agosto 2020

IlVenetoelalottaalvirus Ferragostodisuper lavoro per isanitariveneti

1221

ITAMPONI FATTIINULSS 8BERICA AIVICENTINIANDATIALL’ESTERO

944

Perlamaggiorpartedeivicentini chehannoeffettuatoitest all’UlssBerica(74%)hatrascorso levacanzeinCroazia;il15%in Grecia,Spagna(10%)eMalta

ITAMPONI EFFETTAUTI NELL’ULSS7PEDEMONTANA

In393vicentinichehanno effettuatotamponeall’Ulss7 provenivanodallaCroazia, mentre121dallaSpagna,83 dallaGreciae12daMalta

STRESSTEST. Ilgovernatoresoddisfatto perilsistema diaccesso diretto chehaconsentito atantissimi venetidi ritornodalle ferieall’estero diavere gliesiti in 24ore

Quasi 14mila tamponi in 2 giorni e 48 positivi Zaia:«Superlavoro dellasanità veneta, manoi nonsiamounlazzaretto. Esugliasintomatici gliscienziati simettano d’accordo».Crisanti punge INVIATA A VENEZIA

«Sono stati fatti quasi 14 mila tamponi in due giorni. E non due giorni qualsiasi, ma nel fine settimana di Ferragosto». Tanti sono i test eseguiti ai veneti vacanzieri di rientro da Spagna, Grecia Croazia e Malta nelle Ulss del Veneto. Per prima cosa il governatore Luca Zaia, ieri all’unità di crisi di Marghera, ringrazia i sanitari che, ancora una volta, hanno saputo affrontare l’ennesimo stress test. Di più. Ammette di essere stato lui stesso una delle fonti di quello stress per i direttori generali delle Ulss: «Sono stato col fiato sul loro collo svela - Dal punto di vista organizzativo siamo stati i primi a ottimizzare il processo: niente numero verde, che crea intasamento delle linee e perdita di tempo, ma accesso diretto dei vacanzieri alle Ulss. E ha funzionato». Bravi? Sì, troppo: «Il Veneto non è un lazzaretto come qualcuno vuole dipingerci - dichiara il governatore - È solo facendo tanti tamponi che si trovano i positivi». LAFOTOE INUMERI. Ai nume-

ri dei tamponi di questo fine settimana, per la precisione 13.919, Zaia aggiunge un altro dato, quello dei vacanzieri risultati positivi: 48. «La percentuale di veneti che sono rientrati con il Covid è quindi 0,344 per cento», sentenzia. Bassa. E ancora. «Stamattina sono 6.394 i veneti in isolamento, di cui 1634 positivi. Mostrano sintomi in

65. Tradotto? Pochi. Tanto più che nessuno di questi è finito in ospedale. Questa è la foto di oggi. Può cambiare da un momento all’altro. Ma intanto possiamo dire che, rispetto all’inizio della pandemia, abbiamo un’alta percentuale di asintomatici. Il virus, insomma, c’è. E sappiamo che per il 55% dei casi arriva dall’estero. Per capire meglio con quali diversi tipi di Covid abbiamo oggi a che fare, ho dato mandato all’Istituto zooprofilattico delle Venezie di sequenziarli, cioè trovare la “carta d’identità” genetica dei virus che hanno contagiato i vacanzieri». APPELLI, DUBBI E RISPOSTE.

Zaia quindi prima si rivolge ai veneti in vacanza: «A fronte di questa situazione, il mio appello: siate prudenti, soprattutto all’estero dove non ci sono tutte le precauzioni che abbiamo qui». Poi al governo: «È giusto che si testino tutti i cittadini del mondo che entrano nel nostro territorio: mi aspetto provvedimenti più stringenti per chi arriva qui». E quindi alla comunità scientifica: «Trovatevi e mettetevi d’accordo. Diteci come dobbiamo comportarci con gli asintomatici, cioè la stragrande maggioranza di positivi oggi. Certo, sappiamo che possono trasmettere il virus. Ma non tutti gli asintomatici sono uguali: presentano cariche virali diverse». Una situazione che si può spiegare con la teoria del dottor Roberto Rigoli, a capo delle 14 Microbiologie del Veneto, che deve “amplificare”

Ulss 7 Pedemontana

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tante volte per riuscire a trovare il virus. «Ci sono asintomatici per i quali bastano pochi ampliamenti per trovare il virus, cioè dove la carica virale è alta. E altri per cui si deve amplificare molte volte. Chiarire questo punto aiuterebbe a organizzare la sanità pubblica» dice Zaia.

© RIPRODUZIONERISERVATA

0 provenienza Croazia 728 Grecia 83 Spagna 121 Malta 12

tamponi

0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0

587

provenienza Croazia 652 902 Arzignano Grecia 372 179 Noventa Spagna 126 197 Malta 14

positivi

0 Ulss 2 Marca Trevigiana

TOTALE 13.919 tamponi

2.878

6

Ulss 4 Veneto Orientale

48 positivi

439

0

Ulss 3 Serenissima

2

3.067

1.221 0

TEST RAPIDI. Di certo c’è che

aiuteranno i test rapidi, soluzione sperimentata in tempi non sospetti in Veneto con successo e ora formalmente adottata dal governo negli aeroporti. «Qui però - precisa Zaia - al Marco Polo e al Catullo abbiamo effettuato tamponi con esiti dalle 10 alle 24 ore dopo». Ma entro il 6 settembre saranno usati anche i test rapidi spediti dal ministro Speranza a Venezia (5mila) e Verona (2.500). «L’Ulss Berica ne ha già 10mila, altri 10mila ne abbiamo comprati noi e arriveranno domani». Per Zaia saranno il punto di forza del piano sanitario autunnale. Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia dell’Università di Padova, coglie la domanda di Zaia sugli asintomatici per tornare a pungere: «Abbiamo pubblicato su Nature uno studio che chiarisce che gli asintomatici hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici. Rimango sorpreso che vengano fatte queste domande alla comunità scientifica. Forse, ma è una polemica garbata, sarebbe opportuno che anziché fare domande si leggessero i contributi scientifici». •

Ulss 1 Dolomiti

Ulss 8 Berica

di cui Vicenza

L’EGO-HUB

Cristina Giacomuzzo

I test sui vacanzieri rientrati da Spagna, Grecia, Croazia e Malta

Az. Osp. Padova

3

51 Az. Osp. Verona

460

Ulss 9 Scaligera

17

1.675

Ulss 5 Polesana

Ulss 6 Euganea

7

2.368

13

209

0

Inumeri delle spesedella Regione

Emergenza,ilCovidcosta oltre250milionidieuro Ilnumero deitamponi continua asalireinVeneto. A ieri mattinaerano stati effettuati 1.380.393.I test rapidihanno superatoquota 1,2milioni.Una moleimportante che, assieme atuttigli altri investimentiper attrezzatureepersonaleporta ilconto dellaspesa per l’emergenzaCovidinVenetoa quota235milioni dieuro. Questaèla cifrache hadatoil governatoredelVeneto, Luca Zaia,ieri dall’unitàdicrisi di Marghera.I positivi risultano 21.279.Unnumero ben lontanodaquel 18maggio, quandoinVeneto siètornati a

usciredicasaesi sono ripresela granparte delleattivitàdopoil lockdown.Allorasi eraa quota 18.950.L’aumentodipositivi nelle ultime24 oreèdi54 persone.Un numeroimportante chepiazzano ilVeneto insecondaposizione in classificanazionale, dietroal Lazio,e davantia Lombardiaea EmiliaRomagna. Standoal reportdi AziendaZero diierisera, poi,i veneti in isolamentosonosalitia 1653, più 43nell’arco di24ore.In particolare,nel Vicentinorisultano essereinquarantena a casain129 enelVeronese197.Altri numeri rispettoa Treviso dove ilnumero

Sanitarimentreeffettuano un prelievonasofaringeo coltampone salea 571 per effettoanche del focolaiotrovato nellacaserma dovesono ospitiquasi 200 immigrati. Inospedalei numeri sonopiù o menoin lineadaalcunesettimane. Neireparti nondi areacriticasono ricoveratiintutto121 pazienti di cui41 ancorapositivi al coronavirus.Mentrenelle terapie

intensivesi èa quota 6dicui solo 1ancorapositivo.Anche quii numeririspetto a maggio sono bendiversiquando erano rispettivamente541 e51. Idecessi intutto ilVeneto dall’iniziodell’emergenzasono 2098,due registratinelleultime 24ore. CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

DOMANI VERTICE. Il Comitato tecnico scientifico nazionale si riunirà per decidere sulle aperture

Scuola, rebus sulla mascherina «Prontiadoccuparcenenoi» E sulle discoteche: «Molti rispettavano le regole. E ora arrivino i fondi» Se l’aumento dei numeri dei contagi non si arresterà, la riapertura delle scuole italiane potrebbe essere messa a rischio. O si potrebbe ipotizzare che ogni Regione, in base all’Rt (indice di contagio), decida il da farsi. Sono queste alcune delle ipotesi che rimbalzano da Roma alla viglia della riunione del Comitato tecnico scientifico sulle linee guida per la scuola, prevista, appunto, per domani. «E noi saremo ben lieti di poterci occupare

Miaspetto dalgoverno provvedimenti piùrestrittivi suchientra dall’esteroinItalia

anche della scuola - conferma il governatore Luca Zaia dall’unità di crisi - Non a caso abbiamo chiesto l’autonomia. Sì, perché il fatto è che come Regione ci occupiamo di tutta la sanità pubblica. Ma c’è una sorta di limbo dove dobbiamo procedere con più interlocutori: la scuola. Da quel che si capisce sembra si possa tornate sui banchi. Ma servirà farlo in sicurezza. Noi avevamo messo sul tavolo la nostra proposta: studenti solo in entrata con la mascherina, distanze nelle aule per poter star senza, ma operatori con l’obbligo di indossarla e test. Vedremo». DISCOTECHE CHIUSE E AIUTI ECONOMICI. Il governatore

poi commenta il Dpcm scattato il giorno dopo Ferragosto che riguarda la chiusura delle discoteche e delle sale

da ballo. «Abbiamo capito tutti - dice - che la guardia non va abbassata. Ma per colpa di qualcuno non deve pagare lo scotto tutto il settore. Non tutti i locali non hanno rispettato le regole. Secondo me è innegabile che una condizione di assembramento si possa creare con più velocità in un locale notturno, come si sono visti nei video che sono girati in questi giorni, piuttosto che in altre parti, ma non si può dire che chiudendo le discoteche si risolva il problema, anzi per assurdo ne avremo di più. Per quanto riguarda il Veneto, non ho intenzione di emanare ulteriori ordinanze più restrittive. Mi sembra più che sufficiente. Insomma, non è che chiudendo le discoteche, cosa facile da fare, si chiuda il problema. Ho personalmente insistito, poi, durante l’ultimo in-

contro avvenuto domenica, dalle 14 alle 17, in videoconferenza con il ministro agli Affari regionale, Francesco Boccia, alla Salute, Roberto Speranza, e allo sviluppo economico, Stefano Patuanelli, affinché siano ristorati questi imprenditori. Insomma, ho fatto inserire un’ultima frase nel provvedimento nel Dpcm che annuncia che seguiranno anche aiuti finanziari per la categoria». MASCHERINE. Per quanto ri-

guarda, invece, l’uso delle mascherine anche all’esterno in una fascia oraria ben definita, cioè dalle 18 alle 6 del mattino, Zaia alza le braccia: «Lo so, viene da chiedersi perché dopo le 18 serve la mascherina, come se dieci minuti prima il virus non sia pericoloso. Mi limito a ricordare che questo è un provvedimento

Alcentroilgovernatore, LucaZaia, insieme all’assessore allaprotezione civile,Gianpaolo Bottacin

nazionale. E qui riporto la giustificazione che ci è stata data in videoconferenza con il governo. E, cioè, che è da quell’ora che aumentano le occasioni di assembramento tra aperitivi e altri incontri. Io mi fermo qui. Mi aspetto dal governo provvedimenti più stringenti anche su altri fronti, proprio su chi viene da fuori, dall’estero, per esempio». PROVVEDIMENTI E FUTURO. A

fronte dei tantissimi tampo-

ni che il Veneto ha messo in campo, delle nuove e sicuramente più restrittive misure definite dal governo, si prospetta un autunno meno duro di quanto previsto? Zaia lo ammette: «Impossibile saperlo». Prima di tutto perché il quadro può cambiare improvvisamente. «E in ogni caso - conclude Zaia - la Regione deve sempre lavorare come se dovesse affrontare un mega attacco. Sì, perché se la situazione davvero dovesse precipitare improvvisamen-

te i cittadini hanno il diritto di trovare un respiratore in un letto di terapia intensiva a disposizione e di essere curati. Se avessimo avuto a febbraio, all’inizio dell’emergenza, i test rapidi che ci sono oggi sarebbe stato un’altra storia. Noi abbiamo preparato un piano di sanità pubblica per ottobre. Se qualcuno ha ricette migliori e più efficaci, siamo pronti ad ascoltare per fare il meglio. Solo gli asini non cambiano mai idea». • CRI,GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


4 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 18 Agosto 2020

IlVenetoelalottaalvirus Ferragostodisuper lavoro per isanitariveneti

1221

ITAMPONI FATTIINULSS 8BERICA AIVICENTINIANDATIALL’ESTERO

944

Perlamaggiorpartedeivicentini chehannoeffettuatoitest all’UlssBerica(74%)hatrascorso levacanzeinCroazia;il15%in Grecia,Spagna(10%)eMalta

ITAMPONI EFFETTAUTI NELL’ULSS7PEDEMONTANA

In393vicentinichehanno effettuatotamponeall’Ulss7 provenivanodallaCroazia, mentre121dallaSpagna,83 dallaGreciae12daMalta

STRESSTEST. Ilgovernatoresoddisfatto perilsistema diaccesso diretto chehaconsentito atantissimi venetidi ritornodalle ferieall’estero diavere gliesiti in 24ore

Quasi 14mila tamponi in 2 giorni e 48 positivi Zaia:«Superlavoro dellasanità veneta, manoi nonsiamounlazzaretto. Esugliasintomatici gliscienziati simettano d’accordo».Crisanti punge INVIATA A VENEZIA

«Sono stati fatti quasi 14 mila tamponi in due giorni. E non due giorni qualsiasi, ma nel fine settimana di Ferragosto». Tanti sono i test eseguiti ai veneti vacanzieri di rientro da Spagna, Grecia Croazia e Malta nelle Ulss del Veneto. Per prima cosa il governatore Luca Zaia, ieri all’unità di crisi di Marghera, ringrazia i sanitari che, ancora una volta, hanno saputo affrontare l’ennesimo stress test. Di più. Ammette di essere stato lui stesso una delle fonti di quello stress per i direttori generali delle Ulss: «Sono stato col fiato sul loro collo svela - Dal punto di vista organizzativo siamo stati i primi a ottimizzare il processo: niente numero verde, che crea intasamento delle linee e perdita di tempo, ma accesso diretto dei vacanzieri alle Ulss. E ha funzionato». Bravi? Sì, troppo: «Il Veneto non è un lazzaretto come qualcuno vuole dipingerci - dichiara il governatore - È solo facendo tanti tamponi che si trovano i positivi». LAFOTOE INUMERI. Ai nume-

ri dei tamponi di questo fine settimana, per la precisione 13.919, Zaia aggiunge un altro dato, quello dei vacanzieri risultati positivi: 48. «La percentuale di veneti che sono rientrati con il Covid è quindi 0,344 per cento», sentenzia. Bassa. E ancora. «Stamattina sono 6.394 i veneti in isolamento, di cui 1634 positivi. Mostrano sintomi in

65. Tradotto? Pochi. Tanto più che nessuno di questi è finito in ospedale. Questa è la foto di oggi. Può cambiare da un momento all’altro. Ma intanto possiamo dire che, rispetto all’inizio della pandemia, abbiamo un’alta percentuale di asintomatici. Il virus, insomma, c’è. E sappiamo che per il 55% dei casi arriva dall’estero. Per capire meglio con quali diversi tipi di Covid abbiamo oggi a che fare, ho dato mandato all’Istituto zooprofilattico delle Venezie di sequenziarli, cioè trovare la “carta d’identità” genetica dei virus che hanno contagiato i vacanzieri». APPELLI, DUBBI E RISPOSTE.

Zaia quindi prima si rivolge ai veneti in vacanza: «A fronte di questa situazione, il mio appello: siate prudenti, soprattutto all’estero dove non ci sono tutte le precauzioni che abbiamo qui». Poi al governo: «È giusto che si testino tutti i cittadini del mondo che entrano nel nostro territorio: mi aspetto provvedimenti più stringenti per chi arriva qui». E quindi alla comunità scientifica: «Trovatevi e mettetevi d’accordo. Diteci come dobbiamo comportarci con gli asintomatici, cioè la stragrande maggioranza di positivi oggi. Certo, sappiamo che possono trasmettere il virus. Ma non tutti gli asintomatici sono uguali: presentano cariche virali diverse». Una situazione che si può spiegare con la teoria del dottor Roberto Rigoli, a capo delle 14 Microbiologie del Veneto, che deve “amplificare”

Ulss 7 Pedemontana

944 di cui Bassano 156 Marostica 206 Santorso 165 Schio 417

tante volte per riuscire a trovare il virus. «Ci sono asintomatici per i quali bastano pochi ampliamenti per trovare il virus, cioè dove la carica virale è alta. E altri per cui si deve amplificare molte volte. Chiarire questo punto aiuterebbe a organizzare la sanità pubblica» dice Zaia.

© RIPRODUZIONERISERVATA

0 provenienza Croazia 728 Grecia 83 Spagna 121 Malta 12

tamponi

0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0

587

provenienza Croazia 652 902 Arzignano Grecia 372 179 Noventa Spagna 126 197 Malta 14

positivi

0 Ulss 2 Marca Trevigiana

TOTALE 13.919 tamponi

2.878

6

Ulss 4 Veneto Orientale

48 positivi

439

0

Ulss 3 Serenissima

2

3.067

1.221 0

TEST RAPIDI. Di certo c’è che

aiuteranno i test rapidi, soluzione sperimentata in tempi non sospetti in Veneto con successo e ora formalmente adottata dal governo negli aeroporti. «Qui però - precisa Zaia - al Marco Polo e al Catullo abbiamo effettuato tamponi con esiti dalle 10 alle 24 ore dopo». Ma entro il 6 settembre saranno usati anche i test rapidi spediti dal ministro Speranza a Venezia (5mila) e Verona (2.500). «L’Ulss Berica ne ha già 10mila, altri 10mila ne abbiamo comprati noi e arriveranno domani». Per Zaia saranno il punto di forza del piano sanitario autunnale. Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia dell’Università di Padova, coglie la domanda di Zaia sugli asintomatici per tornare a pungere: «Abbiamo pubblicato su Nature uno studio che chiarisce che gli asintomatici hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici. Rimango sorpreso che vengano fatte queste domande alla comunità scientifica. Forse, ma è una polemica garbata, sarebbe opportuno che anziché fare domande si leggessero i contributi scientifici». •

Ulss 1 Dolomiti

Ulss 8 Berica

di cui Vicenza

L’EGO-HUB

Cristina Giacomuzzo

I test sui vacanzieri rientrati da Spagna, Grecia, Croazia e Malta

Az. Osp. Padova

3

51 Az. Osp. Verona

460

Ulss 9 Scaligera

17

1.675

Ulss 5 Polesana

Ulss 6 Euganea

7

2.368

13

209

0

Inumeri delle spesedella Regione

Emergenza,ilCovidcosta oltre250milionidieuro Ilnumero deitamponi continua asalireinVeneto. A ieri mattinaerano stati effettuati 1.380.393.I test rapidihanno superatoquota 1,2milioni.Una moleimportante che, assieme atuttigli altri investimentiper attrezzatureepersonaleporta ilconto dellaspesa per l’emergenzaCovidinVenetoa quota235milioni dieuro. Questaèla cifrache hadatoil governatoredelVeneto, Luca Zaia,ieri dall’unitàdicrisi di Marghera.I positivi risultano 21.279.Unnumero ben lontanodaquel 18maggio, quandoinVeneto siètornati a

usciredicasaesi sono ripresela granparte delleattivitàdopoil lockdown.Allorasi eraa quota 18.950.L’aumentodipositivi nelle ultime24 oreèdi54 persone.Un numeroimportante chepiazzano ilVeneto insecondaposizione in classificanazionale, dietroal Lazio,e davantia Lombardiaea EmiliaRomagna. Standoal reportdi AziendaZero diierisera, poi,i veneti in isolamentosonosalitia 1653, più 43nell’arco di24ore.In particolare,nel Vicentinorisultano essereinquarantena a casain129 enelVeronese197.Altri numeri rispettoa Treviso dove ilnumero

Sanitarimentreeffettuano un prelievonasofaringeo coltampone salea 571 per effettoanche del focolaiotrovato nellacaserma dovesono ospitiquasi 200 immigrati. Inospedalei numeri sonopiù o menoin lineadaalcunesettimane. Neireparti nondi areacriticasono ricoveratiintutto121 pazienti di cui41 ancorapositivi al coronavirus.Mentrenelle terapie

intensivesi èa quota 6dicui solo 1ancorapositivo.Anche quii numeririspetto a maggio sono bendiversiquando erano rispettivamente541 e51. Idecessi intutto ilVeneto dall’iniziodell’emergenzasono 2098,due registratinelleultime 24ore. CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

DOMANI VERTICE. Il Comitato tecnico scientifico nazionale si riunirà per decidere sulle aperture

Scuola, rebus sulla mascherina «Prontiadoccuparcenenoi» E sulle discoteche: «Molti rispettavano le regole. E ora arrivino i fondi» Se l’aumento dei numeri dei contagi non si arresterà, la riapertura delle scuole italiane potrebbe essere messa a rischio. O si potrebbe ipotizzare che ogni Regione, in base all’Rt (indice di contagio), decida il da farsi. Sono queste alcune delle ipotesi che rimbalzano da Roma alla viglia della riunione del Comitato tecnico scientifico sulle linee guida per la scuola, prevista, appunto, per domani. «E noi saremo ben lieti di poterci occupare

Miaspetto dalgoverno provvedimenti piùrestrittivi suchientra dall’esteroinItalia

anche della scuola - conferma il governatore Luca Zaia dall’unità di crisi - Non a caso abbiamo chiesto l’autonomia. Sì, perché il fatto è che come Regione ci occupiamo di tutta la sanità pubblica. Ma c’è una sorta di limbo dove dobbiamo procedere con più interlocutori: la scuola. Da quel che si capisce sembra si possa tornate sui banchi. Ma servirà farlo in sicurezza. Noi avevamo messo sul tavolo la nostra proposta: studenti solo in entrata con la mascherina, distanze nelle aule per poter star senza, ma operatori con l’obbligo di indossarla e test. Vedremo». DISCOTECHE CHIUSE E AIUTI ECONOMICI. Il governatore

poi commenta il Dpcm scattato il giorno dopo Ferragosto che riguarda la chiusura delle discoteche e delle sale

da ballo. «Abbiamo capito tutti - dice - che la guardia non va abbassata. Ma per colpa di qualcuno non deve pagare lo scotto tutto il settore. Non tutti i locali non hanno rispettato le regole. Secondo me è innegabile che una condizione di assembramento si possa creare con più velocità in un locale notturno, come si sono visti nei video che sono girati in questi giorni, piuttosto che in altre parti, ma non si può dire che chiudendo le discoteche si risolva il problema, anzi per assurdo ne avremo di più. Per quanto riguarda il Veneto, non ho intenzione di emanare ulteriori ordinanze più restrittive. Mi sembra più che sufficiente. Insomma, non è che chiudendo le discoteche, cosa facile da fare, si chiuda il problema. Ho personalmente insistito, poi, durante l’ultimo in-

contro avvenuto domenica, dalle 14 alle 17, in videoconferenza con il ministro agli Affari regionale, Francesco Boccia, alla Salute, Roberto Speranza, e allo sviluppo economico, Stefano Patuanelli, affinché siano ristorati questi imprenditori. Insomma, ho fatto inserire un’ultima frase nel provvedimento nel Dpcm che annuncia che seguiranno anche aiuti finanziari per la categoria». MASCHERINE. Per quanto ri-

guarda, invece, l’uso delle mascherine anche all’esterno in una fascia oraria ben definita, cioè dalle 18 alle 6 del mattino, Zaia alza le braccia: «Lo so, viene da chiedersi perché dopo le 18 serve la mascherina, come se dieci minuti prima il virus non sia pericoloso. Mi limito a ricordare che questo è un provvedimento

Alcentroilgovernatore, LucaZaia, insieme all’assessore allaprotezione civile,Gianpaolo Bottacin

nazionale. E qui riporto la giustificazione che ci è stata data in videoconferenza con il governo. E, cioè, che è da quell’ora che aumentano le occasioni di assembramento tra aperitivi e altri incontri. Io mi fermo qui. Mi aspetto dal governo provvedimenti più stringenti anche su altri fronti, proprio su chi viene da fuori, dall’estero, per esempio». PROVVEDIMENTI E FUTURO. A

fronte dei tantissimi tampo-

ni che il Veneto ha messo in campo, delle nuove e sicuramente più restrittive misure definite dal governo, si prospetta un autunno meno duro di quanto previsto? Zaia lo ammette: «Impossibile saperlo». Prima di tutto perché il quadro può cambiare improvvisamente. «E in ogni caso - conclude Zaia - la Regione deve sempre lavorare come se dovesse affrontare un mega attacco. Sì, perché se la situazione davvero dovesse precipitare improvvisamen-

te i cittadini hanno il diritto di trovare un respiratore in un letto di terapia intensiva a disposizione e di essere curati. Se avessimo avuto a febbraio, all’inizio dell’emergenza, i test rapidi che ci sono oggi sarebbe stato un’altra storia. Noi abbiamo preparato un piano di sanità pubblica per ottobre. Se qualcuno ha ricette migliori e più efficaci, siamo pronti ad ascoltare per fare il meglio. Solo gli asini non cambiano mai idea». • CRI,GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


18-AGO-2020 Estratto da pag. 11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


6

MARTEDÌ 18 AGOSTO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

Coronavirus: la situazione nel Padovano

Un contagiato a Vo’ dopo la lunga tregua L’ultimo caso si era registrato a giugno. E restano gravi le condizioni della bimba di 5 anni ricoverata in Rianimazione PADOVA

Dopo mesi ieri è stato registrato un nuovo contagio a Vo’, il paese della zona rossa e della prima vittima del coronavirus in Italia. Un incubo che torna nel paesino dei Colli Euganei dove i contagi complessivi erano stati 88 con cinque decessi. L’ultimo caso di positività al Covid 19 a Vo’ risale a giugno. Sono trascorsi due mesi circa senza che ci fossero nuovi contagi. Bisognerà vedere nelle prossime ore se si tratta di un caso isolato o se non sia solo la spia di un nuovo clu-

ster. Intanto il report diffuso ieri da Azienda Zero conferma un nuovo incremento dei contagi in tutto il Veneto e anche nel Padovano: ieri sera i positivi erano 267 tra città e provincia. Dodici i positivi ricoverati a Padova, dieci a Malattie infettive e due in Terapia intensiva. Da inizio emergenza nel Padovano i contagi sono stati 4.376 sugli oltre 21 mila del Veneto. Le vittime tra ospedali e case di riposo sono finora 326, 2.098 in tutta la regione. E sono ancora gravi le condizioni della bimba di 5 anni

Covid positiva ricoverata in Terapia intensiva nell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova. La piccola - che è la più giovane paziente Covid finita in Rianimazione è intubata e la prognosi rimane riservata. A preoccupare i medici della clinica pediatrica sono i problemi ai reni e al cervello che non sembrerebbero tuttavia correlati all’infezione da coronavirus. Eppure la bimba quando è stata ricoverata non sembrava soffrire di altre patologie. Nulla, almeno, di conclamato. Da parte dell’équipe medica stanno

proseguendo le indagini diagnostiche per cercare di individuare l’origine e la causa delle condizioni della bimba che è già sottoposta a terapie. Il quadro clinico dovrebbe poter essere più completo nel giro di 72 ore. Ieri mattina, nel corso del quotidiano punto stampa, anche il presidente della Regione Luca Zaia ha parlato del caso: «È un quadro clinico complicato» ha riferito Zaia, «e siamo preoccupati perché si tratta di una bimba in età pediatrica e ci sarebbero anche altre patologie». — I tamponi a Vo’ per lo studio del professor Crisanti

Annamaria Cattelan (Malattie infettive) sul caso della donna positiva fuggita dal reparto e ritrovata dalla polizia dopo due settimane: il ricovero non può essere imposto

«L’ospedale non è un carcere ma serve essere responsabili» IL CASO

ra scappata dal reparto di Malattie infettive dove era ricoverata perché positiva al Covid 19 ed è stata ritrovata dalla polizia quindici giorni più tardi. Una fuga che è costata a una donna di origine nigeriana una denuncia per epidemia colposa. Resta da capire quanto la medesima fuga sia costata a chi è entrato, volutamente o casualmente, in contatto con lei. Non si sa quante e quali persone la donna abbia incontrato e quanti contagi possa aver causato. È un caso ma potrebbe non rimanere isolato. «L’ospedale non è un carcere» dice la direttrice di Malattie infettive Annamaria Cattelan. Ed è pur vero. A meno che non vi sia un trattamento sa-

E

nitario obbligatorio - che però non è previsto per un Covid positivo - nessuno può obbligare una persona a rimanere in ospedale. RESPONSABILITÀ

«I pazienti positivi ma asintomatici o pauci sintomatici normalmente vengono mandati a casa e non trattenuti in ospedale» sottolinea Cattelan, «ma devono avere un domicilio fisso dove poter rimanere in isolamento fiduciario. Se ci sono persone che non hanno fissa dimora, allora le teniamo ricoverate perché è l’unico modo per assicurare l’isolamento. Cerchiamo di spiegare loro l’importanza di rimanere lontani dalle altre persone, i rischi che si possono correre. Ma non sempre questo basta per convincere le persone. Come in tutte le cose senza la respon-

La palazzina di Malattie infettive in via Giustiniani

Test, finora 16 positivi su 2.400 In campo una super task force Oltre 2.400 tamponi tra in tre giorni per i padovani rientrati dalle vacanze in uno dei paesi considerati a rischi, ovvero Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Sedici in tutto i contagi rilevati finora, anche se c’è una parte dei test che ancora devono essere processati. In particolare nelle cinque sedi per la raccolta dei

tamponi allestite dall’Usl 6 Euganea nei Distretti, tra sabato e ieri sono stati effettuati 2.386 test: 764 quelli eseguiti a Padova in via Temanza, 415 nella sede di Rubano, 485 a Camposampiero, 304 a Piove di Sacco e 408 a Monselice. La maggior parte dei turisti - 1.889, pari al 39 per cento sul totale di quelli che si sono sottoposti allo screening - rientrava dalla

MENO RICOVERI

L’ipotesi del ricovero, in effetti, non è quella preferibile, tanto più quando si tratti di positivi asintomatici: «Da una parte è comprensibile che l’isolamento in ospedale sia pesante ed è certamente preferibile trascorrere quel periodo nella propria abitazione, pur rispettando le re-

Non si sa quante e quali persone siano entrate in contatto rischiando di essere contagiate

usl 6

PADOVA

sabilità di ciascuno poco si può fare. E del resto» continua l’infettivologa, «l’ospedale non è una prigione, non possiamo mettere le guardie per accertarci che i pazienti non scappino».

Croazia, 186 dalla Grecia, 303 dalla Spagna e 8 da Malta. Finora i casi positivi riscontrati sono 13, numero verosimilmente destinato a incrementare quando tutti i test saranno stati processati. L’afflusso più importante di utenti si è registrato nei Distretti proprio il giorno di Ferragosto con 1.226 tamponi raccolti, mentre domenica c’è stata una lie-

ve flessione. Ieri mattina il trend è stato di nuovo in ripresa, con 917 tamponi. L’Usl Euganea è riuscita a dispiegare una task force dedicata allo screening dei padovani di rientro dalle vacanze: in tutto una cinquantina di operatori, tra medici e infermieri che assicurano il funzionamento dei cinque punti raccolta dalle 7 alle 13 ogni giorno, festivi compresi. Buona parte del personale medico è quello assunto a tempo determinato con le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale dedicate alla gestione dei pazienti Covid sul territorio. Con loro sono stati impiegati anche alcuni infermieri dell’assistenza domiciliare

gole su mascherina, distanziamento e igiene in maniera molto restrittiva onde evitare rischi per i familiari» appunta Cattelan, «ma anche per l’ospedale stesso è una scelta preferibile. Oggi abbiamo pochi ricoveri e possiamo anche tenere gli asintomatici in isolamento, ma se dovessero aumentare i casi più seri che richiedono il ricovero potremo avere delle difficoltà». E al momento non ci sono

E.L.

strutture sul territorio dedicate all’isolamento di persone senza fissa dimora. LA SORVEGLIANZA

C’è un altro aspetto dell’isolamento: funziona la sorveglianza? «Non posso dire di avere il polso della situazione in maniera diretta poiché lavoro in ospedale e non sul territorio» premette Cattelan, «tuttavia mi pare che il sistema di sorveglianza funzioni. Tutti i soggetti positivi sono registrati e vengono monitorati sia con le telefonate sia con le visite a domicilio dei medici delle Unità speciali di continuità assistenziale. È ovviamente importante la responsabilità di ciascuno». LO SCENARIO

Anche ieri sono stati fatti oltre 400 tamponi negli ambulatori dedicati al piano terra della palazzina di Malattie infettive: «Nei prossimi giorni faremo delle riunioni intraziendali per orientarci nell’organizzazione dei prossimi mesi» fa sapere la direttrice di Malattie infettive, «se il trend rimarrà quello attuale non ci sarà bisogno di ripristinare le tende esterne per i tamponi, se invece la situazione dovesse precipitare allora dovremo essere pronti a reagire in tempi stretti». — ELENA LIVIERI.

e nutrita è stata la presenza dei coordinatori che hanno organizzato l’attività. Anche nell’ambulatorio al piano terra della palazzina di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova fra le centinaia di persone che si sono presentate per fare il tampone, 51 erano turisti di rientro dalle vacanze all’estero, anche in questo caso con netta prevalenza in Croazia. Tre i casi di contagi riscontrati. Nel Padovano - a differenza di quanto accaduto in altre zone del Veneto - gli esami sono avvenuti senza gravi problemi di code e attese per le persone al rientro dalle vacanze — E.L

Tamponi ai turisti

© RIPRODUZIONE RISERVATA


4

MARTEDÌ 18 AGOSTO 2020 IL PICCOLO

PRIMO PIANO

Coronavirus: la situazione in Friuli Venezia Giulia il caso

In viaggio con il sindaco da Gonars a Trieste TRIESTE

Alla fine saranno accolti a Trieste i cinque minorenni del Bangladesh che ieri sono stati caricati a bordo di un furgone dal sindaco di Gonars, Ivan Boemo, nel tentativo di portarli a Roma e nello specifico a Palazzo Chigi. La gestione dei minori stranieri non accompagnati compete ai Comuni: quello di Gonars ha in questo modo inteso comunicare all’esecutivo di aver esaurito spazi e risorse disponibili. Boemo aveva già minacciato gesti simili nei giorni precedenti. Ieri mattina è passato dalle parole ai fatti, partendo a bordo di un mezzo di proprietà comunale, assieme al comandante della polizia locale e ai cinque ragazzi. Il motivo? «In Friuli non c’è più posto», ha fatto sapere il primo cittadino, specificando che «siccome non ci sono strutture per ospitarli e ci tengo alla loro salute, ho ritenuto di portarli subito a Roma». La corsa si è però interrotta a Bologna, dove in un primo momento sembrava che i cinque giovani migranti sarebbero rimasti: «Michele di Bari (capo dipartimento Libertà civili e Immigrazione, OES) sta trovando una soluzione in questa città», ha dichiarato ancora il sindaco friulano. Più tardi è emerso che la Prefettura di Trieste si è attivata per accogliere i ragazzi in una struttura per msna del capoluogo Fvg, dove i cinque sono stati accompagnati in serata. Sempre sul tema, su richiesta «del senatore Maurizio Gasparri e mia – fa sapere infine una nota della deputata forzista Sandra Savino – una delegazione di sindaci del Fvg saranno ricevuti dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese al Viminale». — L.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA

A Tessera scatta il tampone subito dopo l’atterraggio. Il risultato? Via sms. Lubiana invece opta per quarantene selettive

Aeroporti: a Nordest “babele” di regole Test rapidi, volantini o consigli distratti IL CASO Benedetta Moro

eroporto che vai, regole che trovi. Viene da pensare questo, se si guarda alle diverse modalità con cui è stata applicata la recente ordinanza del ministero della Salute, diretta ai passeggeri che rientrano in Italia da Croazia, Malta, Spagna e Grecia. A Ronchi, per esempio, dove in programma c’è il collegamento bisettimanale con Valencia, non si effettuano tamponi. Ma chi atterra riceve le coordinate da seguire, a partire dall’obbligo di recarsi entro 48 ore dall’atterraggio in una struttura sanitaria ad effettuare il test. Nel frattempo, non potrà allontanarsi dal domicilio che avrà precedentemente comunicato alla compagnia aerea e, quindi, all'aeroporto. Allo scalo Marco Polo di Tessera, nella provincia di Venezia, invece è dal giorno di Fer-

A

IL PRIMATO VENEZIA E VERONA SONO STATE LE PRIME REALTÀ AD ATTIVARE I PRELIEVI

Chi atterra a Ronchi da Valencia viene indirizzato sull’Azienda sanitaria di riferimento

Interrogazione dei parlamentari del Fvg al ministero dei Trasporti L’ad Consalvo: «Settimana decisiva per uscire dalla fase di stallo»

Eletti di centrodestra in pressing per il ritorno del volo verso Roma IL FOCUS TRIESTE

ettimana decisiva per la riattivazione del volo Ronchi-Fiumicino. L’amministratore delegato di Trieste Airport, Marco Consalvo, attende a giorni

S

una comunicazione formale da parte di Alitalia. «Questa è di fatto l’ultima settimana utile, se guardiamo ai tempi tecnici, per l’annuncio della ripartenza dei voli tra Ronchi e Fiumicino in settembre – sottolinea Consalvo –. Al momento Alitalia non ha comunicato una risposta formale alla nostra richiesta di attivare due vo-

li di andata e due di ritorno. L’accordo ancora non c’è e siamo in una situazione di stallo, ma stiamo continuando a lavorare affinché si possa ripristinare il collegamento quanto prima. Ecco perché la svolta auspicata dovrebbe arrivare già nei prossimi giorni». Intanto sulla questione Ronchi-Fiumicino l’ex presidente

ragosto che si effettuano gratuitamente i test mediante tre postazioni a cura del personale sanitario dell’Ulss 3 Serenissima. Lo scalo lagunare, assieme al Catullo di Verona, su indicazione di Save, è stato il primo ad attivarsi per effettuare i tamponi. Proprio ieri il presidente del Veneto Luca Zaia ha snocciolato i primi dati dei punti prelievo presenti sul territorio, registrati tra il 15 agosto e la mattinata di ieri. In particolare, nello scalo sono sottoposti al test 1.739 viaggiatori. Mentre in totale, nell’area coperta dall’Ulss 3 - Dolo, Venezia, Chioggia, Noale e Mestre – sono state tamponate 3.067 persone, di cui 1.062 (35%) provenienti dalla Croazia, 802 (26%) dalla Grecia, 1.177 (38%) dalla Spagna e 26 (1%) da Malta. Positive sono risultate due persone: ma la media dell’area è più bassa rispetto al resto della regione. Nell'arco di 24 ore a Tessera si alternano, in tre turni, sette infermieri, quattro amministrativi e due figure di

della Regione Renzo Tondo, ora deputato nel gruppo misto, ha presentato un’interrogazione al Ministro dei Trasporti, sottoscritta anche da altri parlamentari del centrodestra: Sandra Savino, Roberto Novelli, Guido Pettarin, Aurelia Bubisutti, Vannia Gava, Daniele Moschioni, Massimiliano Panizzut e Walter Rizzetto. «Alitalia, prima dell’emergenza sanitaria, offriva il collegamento diretto Trieste – Fiumicino con diverse soluzioni giornaliere – premette Tondo nell’interrogazione –. In conseguenza della pandemia tutti i voli sono stati sospesi. Allo stato attuale nessun volo è stato ripristinato, mentre altri voli giornalieri della compagnia sono attivi, come la breve tratta Fiumicino - Napoli Capodichi-

coordinamento. Secondo i dati, due passeggeri su tre vogliono fare il tampone direttamente in aeroporto. Vengono in media effettuati quattro esami ogni quattro minuti. L'attesa in coda, spiegano dall'Ulss 3, può durare fino a mezz’ora, nel caso in cui arrivino più aerei in contemporanea, e la risposta arriva in 24-36 ore attraverso il medico di famiglia o il fascicolo sanitario elettronico. «Gli operatori sono molto organizzati - commenta un triestino atterrato domenica a Venezia con un volo dalla Grecia -. Prima ancora di ritirare i bagagli, i passeggeri vengono intercettati da addetti che informano sulla possibilità di fare il tampone lì o all’interno del Dipartimento sanitario di appartenenza. Nel giro di un’ora, da quando mi sono messo in fila, ho fatto il tampone. Mi hanno detto che riceverò con un sms con il risultato entro 48-72 ore». Diversa ancora la situazione all’aeroporto di Lubiana, altro scalo attorno a cui gravita un gran numero di cittadini del

RENZO TONDO EX GOVERNATORE E DEPUTATO DEL GRUPPO MISTO

«Perché Alitalia mantiene la rotta Fiumicino-Napoli e non il collegamento con il Fvg?»

Fvg. Qui, al contrario, non è stato allestito alcun desk per eseguire i tamponi. I dati che i viaggiatori devono fornire cambiano in base al Paese da cui arrivano, classificato secondo una scala di pericolosità: verde (rischio basso), gialla o rossa. Lubiana ha schedato in maniera diversa i quattro Paesi che in Italia sono oggetto dell’ordinanza del ministero della Salute. Come spiega la polizia croata, la Grecia è collocata nella lista verde, per cui non è necessario sottoporsi ad alcun test, mentre alcune aree della Spagna rientrano nella lista rossa (Aragona, paesi Baschi, Catalogna e Navarra). In questo caso dunque è obbligatoria la quarantena di 14 giorni, salvo alcune eccezioni presenti nell’ordinanza. Croazia e Malta invece vengono riportati nella lista gialla: quarantena di 14 giorni, a meno che non si presenti un esame Covid negativo effettuato al massimo 36 ore prima in un Paese Ue. Ma non mancano le eccezioni. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

no che copre una distanza di 200 chilometri». «Va inoltre rilevato – sottolinea il l’ex governatore – come l’aeroporto di Trieste, e in particolare il volo per Roma, sia molto spesso utilizzato anche da cittadini che per motivi di lavoro o per turismo provengono daSlovenia e Austria». «È fondamentale chiarire le motivazioni per cui Alitalia mantiene voli come quello Roma– Napoli e non ripristina i collegamenti per Trieste» afferma Tondo, che chiede al Ministero «quali iniziative intenda adottare, al di là dell’importanza fondamentale del rispetto della salute e vista la situazione epidemiologica più favorevole in Fvg, per ripristinare urgentemente il volo Trieste-Fiumicino». — © RIPRODUZIONE RISERVATARIPRODUZIONE RISERVATA


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MARTEDÌ 18 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA

TREVISO

l’intervento

Ex consorzio agrario Abbattuto il blocco con il tetto sfondato ma resta il degrado Operai al lavoro per la bonifica. Un tratto del Put transennato La Regione Veneto non riesce a vendere il complesso Una ventina di giorni dopo il crollo viene demolita la “casetta” dell’ex consorzio agrario di Treviso, immobile affacciato sul Put all’altezza di porta Carlo Alberto, in viale Bixio. Ieri le prime operazioni a cura di una ditta edile incaricata dal fondo Numeria, proprietario della porzione dell’ex consorzio, proprietà questo della Regione Veneto, che da anni cerca di venderlo. Il primo agosto scorso la “casetta” aveva subìto il parziale crollo del tetto, già da tempo pericolante e danneggiato, con la caduta di alcuni calcinacci sul Put. Di lì le deviazioni del traffico e

ca’ sugana

Variante parziale al Piano Interventi Consultazioni al via Dopo l’illustrazione del Documento del Sindaco in consiglio comunale, ha preso il via la fase di concertazione e consultazione per la redazione della variante parziale al Piano degli Interventi. A tale fine è stata predisposta una comunicazione che verrà inviata a enti e amministrazioni. Potranno essere coinvolte anche le associazioni economiche.

lavori pubblici

Piazza Pio X, oggi si parte E dal patto con Numeria il “nuovo” viale Battisti L’ACCORDO

sempre restando a Numeria, ma spostandoci in centro storico, presto potrebbero arrivare novità sul cantiere dell’ex sede della Provincia. A settembre si dovrebbe stringere un preciso accordo tra il Comune di Treviso e la società proprietaria anche dell’area di viale Cesare Battisti, accordo frutto di trattative in corso da mesi. Obiettivo di en-

* oltre al prezzo del quotidiano

www.priulieverlucca.it

E

trambi i fronti è quello di dare nuova veste a un’area importante del centro che, da anni, versa nel degrado e nell’abbandono. Il tutto in linea con quanto imporrà la Sovrintendenza, relativamente a quanto rinvenuto durante gli scavi del cantiere per la costruzione, al posto dell’ex Provincia, del nuovo complesso Numeria (tra appartamenti ed uffici), cioè l’antico Convento della Cappuccine, risalente al diciassettesimo secolo. L’accordo, una sorta di

la richiesta di un intervento iniziato circa una settimana fa, con una serie di sopralluoghi di tecnici per la prima messa in sicurezza. Così ieri, dopo che i tecnici Enel hanno spostato il cavo collegato con l’edificio, è partita la sua demolizione. Questa, in un breve tratto, ha richiesto la chiusura della corsia destra del Put esterno, per permettere di effettuare a mezzi ed operai tutte le operazioni in sicurezza. Ma l’obiettivo finale resta, per tutti gli attori in campo, una riqualificazione generale dell’intera area, a due passi dall’accesso al centro di porta Carlo

convenzione, in cui saranno quasi sicuramente inseriti anche altri interventi, per Ca’ Sugana potrebbe significare portare a casa lavori per un controvalore di circa un milione di euro. E la priorità ce l’ha il rifacimento di viale Cesare Battisti che, secondo i primi accordi, sarà totalmente a carico di Numeria. Il viale che congiunge porta Calvi al Duomo, infatti, risulta dissestato in più punti, sia nell’asse stradale e ciclabile sia in quello pedonale, a causa delle radici dei pini marittimi che lambiscono il viale. PIAZZA PIO X

Pochi metri più in là, intanto, scattano oggi i lavori di riqualificazione e messa in sicurezza del porfido di piazza Pio X. Anche questo cantiere, che ieri ha visto i primi posizionamenti di cartellonistica e di-

I lavori di demolizione ieri lungo il Put della “casetta” dell’ex Consorzio Agrario

Alberto ma anche dalla Restera. Il complesso, dallo scorso 31 marzo, e comunque fino al 31 dicembre, è inserito negli immobili regionali da alienare, per l’ennesima volta, e stavolta si spera con successo. Entro fine anno, i potenziali acquirenti possono presentare degli specifici progetti di valorizzazione del complesso. Ad oggi, tuttavia, ancora non si è mosso nulla. L’abbandono del complesso immobiliare risale a fine anni Novanta. È del 2004 l’accordo di program-

ma tra Ater, Regione Veneto e Comune che immaginava di riqualificare l’intero complesso creando residenze, spazi commerciali, aree direzionali oltre ad alloggi a prezzo calmierato. L’accordo ha fatto a tempo ad essere pianificato (e quindi ben prima del 2004), ad essere sottoscritto e perfino a scadere ma ancora il consorzio è lì, vuoto, solo più decrepito di prima. Anzi, cadendo letteralmente a pezzi. La Regione aveva provato a venderlo a 8 milioni, ma senza avere risposte.

L’anno scorso lo aveva portato a 6 milioni ed erano serpeggiate voci su una vendita data per «possibile». Niente. Il complesso è stato quindi rimesso nella lista delle vendite della Regione, agli stessi 6 milioni a base di gara che non avevano attratto interesse l’anno scorso. Che la demolizione di ieri, pur autonoma, possa considerarsi un positivo presagio a una demolizione complessiva? Chi vivrà vedrà. Sperando non accadano altri crolli. — ALESSANDRO BOZZI VALENTI

vieti e da oggi vedrà scendere in pista operai e scavatori, sarà mobile, al pari di quello di piazza Vittoria. La viabilità alternativa garantirà insomma un parziale transito di veicoli e pedoni, da un lato o l'altro della piazza. La cosa è stata condivisa con la decina di commercianti della zona. Il termine dei lavori, da crono programma, è previsto per il 26 settembre. Ma quella di piazza Pio X non è l’unica riqualificazione che Ca’ Sugana ha in mente. «Intendiamo programmare i lavori su via San Leonardo, via Martiri ed alcuni tratti di via Manin, oltre alla sistemazione di alcuni avvallamenti su porta Calvi» dice a riguardo l’assessore Zampese, «lo faremo confrontandoci con le categorie, per individuare tempi e modalità più consoni». — A.B.V.

Piazza Pio X transennata in attesa del cantiere

Un grande scrittore, una grande avventura Molti alpinisti hanno cominciato ad arrampicare per cercare un’avventura che avevano sognato attraverso le pagine di Salgari. In mancanza della possibilità di raggiungere i Mari del Sud o altri luoghi descritti nei romanzi più letti dai giovani di tutto il mondo, la montagna era l’ambiente naturale più vicino e accessibile per cimentarsi con imprevisti e inventarsi peripezie e difficoltà da superare. Ma c’è una domanda che i cultori e gli studiosi di Salgari non si sono mai posti: Salgari amava immensamente il mare, che è il teatro d’azione di tante sue opere. E la montagna? Questo volume risponde per la prima volta a questa domanda e presenta ai lettori una raccolta di racconti e scritti di montagna dimenticati da un secolo. Un grandissimo Emilio Salgari.

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