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Sabato 18 Aprile 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
LA PANDEMIA Tamponi di massa, si parte lunedì «Prima i farmacisti poi le forze di polizia»
E il servizio psicologico «InOltre» ha ricevuto 2500 chiamate: veneti colpiti da stress e paura del domani. A Padova trapianto di cuore numero mille
❞
Stefano Merigliano Siamo pronti con 15 squadre composte dalla Croce Rossa e da giovani medici in tirocinio
VENEZIA Parte lunedì il piano di screening di massa denominato «Epidemia Covid 19» e sviluppato dalla Regione, che lo finanzia con 150mila euro, insieme all’Università di Padova, a cui spetta il compito di coordinarlo con il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina. Concepito un mese fa con l’obiettivo di isolare tutti i contatti dei pazienti sintomatici colpiti da coronavirus Covid-19 procedendo per centri concentrici dai familiari ai vicini di casa, il progetto è stato ridimensionato in corsa per rispondere alle esigenze contingenti. E ora, conclusi i tamponi su operatori sanitari, ospiti e dipendenti delle case di riposo da parte dei nove Dipartimenti di Prevenzione delle Usl, comincia questa attività parallela, che si dedicherà all’analisi delle altre categorie più esposte, per arrivare ai cassieri dei supermercati e ai famosi test on the road su campioni di popolazione. Il tutto attraverso 15 squadre di tre «rilevatori volontari» ciascuna predisposte dalla Croce rossa nelle sette province. Coinvolti anche 400 giovani medici tirocinanti. «Iniziamo a testare i farmacisti — spiega il professor Merigliano — poi passeremo ai volontari della Protezione civile, alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, ai lavoratori dei servizi essenziali, come i dipendenti comunali. Le Usl ci hanno chiesto di screenare an-
La mappa del virus 15.374
Tra parentesi i dati registrati giovedì 16 aprile
10.618
(15.219) Positivi al Covid-19
197 (200) 1.026 (1.019) in Terapia intensiva Totale vittime
(10.791) Attualmente positivi
1.359 (1.355) Ricoverati
877 (869) Guariti Ricoverati deceduti
I FOCOLAI
Belluno
Casi confermati per provincia
Totale deceduti
279
142
3.805
2.200
Verona
Vicenza
87 3
191
3.730
(3.409)
807 41
2.237 Treviso
153
186
che i fornitori abituali di farmaci e alimenti degli ospedali. Procederemo con lo stesso metodo utilizzato nelle case di riposo: faremo il test rapido e, ai casi positivi o dubbi, il tampone di conferma. Partiamo con 300-400 esami al giorno e poi vedremo, non c’è un tetto massimo. L’unica certezza è che dobbiamo correre. L’evoluzione dell’infezione è talmente rapida che il protocollo va continuamente aggiornato — aggiunge Merigliano —. Condurremo una campagna epidemiologica e di sicurezza
Fuori regione
71 1
149
Padova
Fonte: Regione Veneto. Dati del 17/04 ore 17.00
2.096
Venezia
3.504
Comune di V0’ (PD)
266 9
301 21
Rovigo
Assegnazioni in corso
Decessi extra ospedalieri
prima sulle fasce a rischio e poi, man mano, sulla popolazione generale. Più persone controlli, più abbassi il rischio di contagio». A tale scopo è stata mandata una lettera ai direttori generali delle Usl per chiedere di indicare eventuali priorità e anche i prefetti possono dire la loro, per esempio chiedendo il test sui richiedenti asilo. Come sollecitato nei giorni scorsi sempre per iscritto dal professor Andrea Crisanti, a capo del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Pado-
L’Ego - Hub
va. Tutti i soggetti analizzati saranno registrati nel Sistema epidemiologico regionale, che catalogherà i dati raccolti per elaborare nuovi modelli di previsione della diffusione del Covid-19. Quanto all’esame dei campioni, sono coinvolti nel piano 14 laboratori pubblici del Veneto, in testa quello di Padova, dotato di un nuovo macchinario olandese in grado di processarne 9600 al giorno. «E’ una strumentazione che movimenta meccanicamente i liquidi, non con pipette ma con ul-
trasuoni a velocità spettacolari — conferma Crisanti — costa mezzo milione di euro ma consente risparmi in termini di tempo e di scala. Le vecchie movimentazioni di liquidi utilizzavano piastre in cui erano disposte 96 reazioni di tampone; ora sono 384. Prima l’operazione durava un’ora e mezza, adesso 10 minuti, la tecnologia precedente aveva bisogno di reagenti che erano 5 volte quelli usati con questa. La Regione si sta adoperando per comprarne altre due per diversi ospedali e noi potremo fare
Solo nelle strutture private
Famiglie e imprese, boom di richieste per il test sierologico Costa dai 35 ai 45 euro, decine i laboratori VENEZIA Lo stanno chiedendo
a migliaia, imprese piccole e grandi, ma anche semplici cittadini e intere famiglie disposti a rinunciare a qualcosa nel bilancio aziendale o domestico per pagare di tasca propria l’esame del sangue che tanta discussione sta sollevando in
Italia e che potrebbe far dormire sonni più tranquilli a chi teme di aver contratto il coronavirus. È il test sierologico che tramite prelievo tradizionale o pinzatura del dito (come per il monitoraggio della glicemia) rivela se si è negativi al Covid-19, oppure
positivi e se si sono sviluppati anticorpi specifici (gli ormai famosi IgM e IgG). In Veneto sta letteralmente spopolando, non nel pubblico dove non è ancora possibile effettuarlo (il test è stato riconosciuto dal ministero della Salute, porta il timbro CE però manca la validazione dell’Iss) ma in laboratori privati i cui telefoni non smettono di squillare da quando hanno iniziato a pubblicizzare l’offerta ad un costo tra i 35 e i 45 euro. «Uso test che vengono dalla Germania, certificati CE, finora ho avuto solo 3 casi positivi - dice il direttore di un noto laboratorio di analisi veronese, un anatomopatologo che preferisce non farsi pubblicità ma che collabora con strutture di tutta la regione - siamo
sommersi da richieste, voglio essere chiaro: il tampone resta ed è il metodo migliore ma lo screening è efficace, se fatto bene». Giovedì mattina, testimonia il medico, ha testato una famiglia appena uscita dalla quarantena perchè la madre aveva tutti i sintomi del virus: «Febbre alta, perdita di gusto, difficoltà respiratorie - spiega - non era stata tamponata e volevano rassicurazioni, bene: mamma, papà e figlia sono risultati negativi, mentre il figlio era positivo». Sempre a Verona, una casa di cura, per tornare alla regolare attività, ha deciso di fare lo screening ai 350 dipendenti mentre nelle case di riposo del Veneto le Usl stanno facendo lo «Speed test» (la pinzatura) a operatori e ospiti. E,
❞ Papes Chiamano piccole e medie aziende, manager che devono viaggiare, vogliamo essere al loro fianco
garantiscono i centri sanitari attrezzati per farlo, stanno contattandoli artigiani, piccole imprese e grandi aziende. «Tra mercoledì e giovedì sono state più di 350 le chiamate ai centralini dice Vincenzo Papes, ad del Centro di Medicina, gruppo con 24 sedi in Veneto -. Per le aziende medie e piccole, di imprenditori con necessità di andare all’estero: vogliamo essere al loro fianco, per dare quella fiducia di cui hanno bisogno per ripartire. Sono centinaia anche le telefonate dei privati cittadini». In realtà, segnala Graziella Calugi, chief medical officer Lifebrain (gruppo con 300 sedi in Italia che ha eseguito oltre 25 mila test tra sierologici e tamponi soprattutto in affiancamento a Usl e Regioni), in Veneto
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 18 Aprile 2020
LE INCHIESTE lai è possibile e che gli asintomatici svolgono un ruolo importante». Altrettanto strategica la mission del servizio «InOltre», attivato dalla Regione per garantire supporto psicologico ai cittadini attraverso il numero verde 800.33.43.43, attivo sette giorni su sette e h24. Dieci psicologi in 25 giorni hanno risposto a 2500 chiamate, riservando colloqui psicologici a parte a 1030 persone in particolare difficoltà. «Il problema più sentito, e riscontrato nel 35% degli utenti, è la gestione dello stress legato alla paura del virus — spiega la responsabile, dottoressa Emilia Laugelli —. Il 20% esprime invece preoccupazione per la pianificazione dell’oggi e del domani, il 18% è in ansia per il cambiamento degli stili di vita e il 5% vuole solo sfogarsi, piange o è polemico. Noi cerchiamo di tranquillizzare tutti, dicendo che non sono soli, che Lo screening le istituzioni Finora nel Veneto sono stati stanno lavoeffettuati 236.722 tamponi rando al prosu pazienti, sanitari e su ospiti blema e che e operatori delle case di riposo dobbiamo guardare avanti e contribuire, seguendo le regole e facendo ognuno la propria parte». A chiamare sono per il 59% donne e la fascia d’età più presente va dai 31 ai 50 anni (29%), ma c’è anche un 15% di over 70. Intanto i contagi salgono a 15.374 (+155) e i morti a 1026 (+7), ma sono dati parziali perché da ieri la Regione fornisce solo quelli delle 8 del mattino, non più l’aggiornamento delle formazione». Anche perché i 17. I ricoveri in Terapia intensitamponi diventeranno ancora va scendono ancora (-3) e arripiù importanti con la riapertu- vano a 197 e i guariti salgono a ra di molte attività. «Nella co- 3730. «L’altra buona notizia è siddetta fase due, le misure di che l’ospedale di Padova ha tadistanziamento sociale verran- gliato il traguardo dei mille trano progressivamente elimina- pianti di cuore, dopo aver esete, quindi potranno comparire guito il primo d’Italia nel 1985 nuovi focolai — conferma Cri- — annuncia il governatore Lusanti —. Noi abbiamo già la ri- ca Zaia — significa che abbiacetta per spegnerli: circoscrive- mo organizzato bene la sanire l’area, fare il tampone a tutti, tà». Il paziente numero mille isolare i positivi e dopo 7-8 operato dal professor Gino Gegiorni ritestarli per riprendere i rosa, primario del «Centro Galcasi eventualmente sfuggiti. lucci», è un cinquantenne. L’esperienza di Vo’ Euganeo ha Michela Nicolussi Moro insegnato che spegnere i foco© RIPRODUZIONE RISERVATA
questo screening non è ancora autorizzato. Lifebrain non lo esegue qui da noi ma la sede padovana esaminerà i test commissionati dalla Ferrari di Maranello, dove, su base volontaria, i dipendenti potranno effettuarlo. La Ferrari, come gli imprenditori veneti, ritiene questa procedura «fondamentale per la salute dei dipendenti e per ripartire». Ed è questo il nodo: la ripartenza e come organizzarla. Il test sierologico, sottolinea Calugi, «identifica i soggetti venuti a contatto con il virus e che, avendo sviluppato gli anticorpi, sono a minor rischio di contrarre la patologia, è più rapido e applicabile su larga scala del tampone, ma fornisce risultati differenti (non rivela
5 VE
Fascicoli conoscitivi sono stati aperti dai magistrati di Padova, Rovigo, Verona e Venezia. «Per ora nessun indagato, vogliamo solo capire se tutto ha funzionato»
Case di riposo, indagano le procure di mezzo Veneto Blitz dei Nas a Merlara I carabinieri acquisiscono le cartelle cliniche degli anziani ospiti deceduti
❞ Barbaglio La polizia giudiziaria farà accertamenti preliminari e solo in seguito valuteremo se ci sono gli estremi per ipotizzare dei reati
se il Covid-19 è ancora presente, ndr) e per questo non lo può sostituire». ● I test sieroEppure, in futuro, è facile che logici verificano sarà il lascia passare per se una persona tornare al lavoro. «Non è la è entrata panacea a tutti i mali ma una in contatto volta validato - dice il con il virus presidente della Regione ma non se Luca Zaia - sarà fondamentale è ancora che diventi screening di presente massa per le imprese e ha nel corpo costi più accessibili, dai 4 ai 12 euro». Ne è consapevole anche Roma che ha quasi ● In Veneto si può eseguire pronto un bando di gara per individuare il test migliore in decine dei circa 50 in commercio, di laboratori indicarlo come riferimento. privati al costo Nell’attesa, Lifeanalytics di 35-45 euro (gruppo Lifebrain) di Oderzo e centinaia nel Trevigiano ha messo a di famiglie punto un test che individua il e aziende virus sulle superfici. lo stanno chiedendo Gloria Bertasi
Da sapere
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VENEZIA Verona, Venezia, Rovigo e Padova: le procure venete stanno indagando su morti e contagi da Covid 19 nelle case di riposo. Ieri mattina, blitz dei Nas del comando di Padova all’istituto per anziani «Pietro e Santa Scarmignan» di Merlara. Subito dopo aver ricevuto da parte del procuratore capo Carmelo Ruberto la delega a indagare in seguito all’apertura di un fascicolo esplorativo, i Nas si sono recati nella struttura di Merlara ad acquisire le cartelle cliniche dei ventotto anziani deceduti, e le procedure alle quali si sono attenuti gli operatori per contenere il contagio. I carabinieri del Nucleo a tutela della salute hanno acquisito informazioni su come e dove sono morti gli anziani, hanno preso la lista dei ricoverati e i protocolli adottati subito dopo le comunicazioni della Regione. A breve verranno sentiti i vertici della comunità per capire gli ordini di servizio, quando sono arrivati guanti e mascherine e se gli anziani siano stati opportunamente distanziati già dai primi casi positivi. Già da dieci giorni i Nas sono all’opera in tutta la provincia per reperire informazioni sulla gestione delle Rsa e hanno acquisto documentazioni in due case di riposo a Verona, due a Ficarolo (Ro), blitz anche alla Configliachi di Padova, dove nel frattempo è già stata aperta un’inchiesta per due decessi. Intanto anche a Verona la procura ha avviato le indagini. Dopo l’esposto presentato giovedì mattina dal Codacons sulla «strage nelle residenze per anziani scaligere», nelle ultime ore ne sono stati depositati altri due. Si tratta di atti di denuncia firmati da organismi sindacali: il primo, riguarda sempre «l’eccessivo numero di decessi registrato all’interno delle Rsa veronesi», mentre il secondo invita la magistratura scaligera a indagare sulla carenza - e in certe situazioni addirittura sulla mancanza - di dispositivi di protezione (mascherine, tute, guanti) per il personale medico e infermieristico dell’Usl 9. «Sono denunce ad ampio spettro, ragion per cui - annuncia il procuratore di Verona, Angela Barbaglio - ho incaricato la polizia giudiziaria di effettuare una serie di accertamenti preliminari al fine di verificare se sussistano i presupposti per aprire un’inchiesta, ipotizzare eventuali reati e iscrivere nomi nel registro degli indagati». Anche la procura di Venezia ha deciso di vederci chiaro e sta vagliando l’isolamento
I controlli Ieri i carabinieri del Nas hanno acquisito documenti nella casa di riposo di Merlara, nel Padovano (foto archivio)
dei pazienti positivi, la richiesta di effettuare i tamponi, la dotazione di mascherine e guanti al personale, la creazione di percorsi dedicati per le consegne. Gli investigatori stanno passando al setaccio le prassi messe in atto da febbraio a oggi nelle case di ri-
L’impresa
Tre ingegneri veneti creano «Immuni», per gestire la Fase 2 PADOVA Parla (anche) veneto «Immuni», l’App della software house milanese Bending Spoons scelta dal governo per tracciare i contatti nella Fase 2 del contrasto al coronavirus. Sono tutti laureati all’Università di Padova e uniti da un doppio titolo accademico conseguito a Copenhagen, tre dei cinque imprenditori che hanno fondato la società nel 2013. il veronese Luca Ferrari, il padovano Francesco Patarnello e il vicentino Matteo Danieli hanno conseguito due lauree magistrali con lode come borsisti del programma Top Industrial Managers for Europe (Time), la prima al Bo e la seconda alla Technical University di Copenhagen: alloro padovano in Ingegneria elettronica per Ferrari, in Ingegneria elettrica ed elettronica per Patarnello e in Ingegneria della telecomunicazioni per Danieli, bis danese in Ingegneria delle telecomunicazioni per tutti e tre. Ferrari aveva iniziato a lavorare per McKinsey, sviluppando un’esperienza specifica in business strategy e recruiting. Patarnello è il punto di riferimento per quanto riguarda data-driven online marketing, ricerche di mercato e ottimizzazione sugli app store. Danieli, ex dottorando di modelli matematici applicati ai sistemi di telecomunicazione, segue le infrastrutture server, il design dei prodotti e la monetizzazione. Alessandro Macciò © RIPRODUZIONE RISERVATA
poso della provincia e ha aperto un’indagine conoscitiva sulla gestione dell’emergenza coronavirus nelle strutture per anziani pubbliche e private. Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha incaricato i Nas di Treviso di analizzare le cartelle cliniche dei trentatré ospiti deceduti e dei 400 positivi, gli ordini di servizio, le disposizioni interne e tutta la documentazione e le testimonianze utili «al fine di acquisire dati relativi alle linee guida seguite ed ai decessi avvenuti nelle predette strutture». Quasi metà dei decessi nel territorio di competenza dell’Usl 3 Serenissima si sono verificati alla «Salute» di Fiesso d’Artico, che conta 85 ospiti positivi. Il maggior numero di contagiati è alla Residenza Venezia di Marghera (87 su 115 ospiti, di cui 14 ricoverati) e un cluster importante è alla Casson di Chioggia con 46. Osservati speciali il Centro Nazaret a Mestre, l’Adele Zara a Mira e la residenza Anni Azzurri di Quarto d’Altino. Solo l’Antica Scuola dei Battuti di Mestre non ha neanche un caso tra i 337 ospiti: ha attivato un rigoroso isolamento fin da febbraio. Non è un’inchiesta, quella della Procura veneziana, ma un’indagine conoscitiva. «All’esito dell’attività richiesta ai Nas, con la più attenta e scrupolosa valutazione dei dati che saranno acquisiti e attesa l’eccezionalità e la drammaticità della situazione, saranno svolti eventuali ulteriori accertamenti che saranno ritenuti necessari e di competenza», annuncia il procuratore Cherchi. Roberta Polese Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 18 Aprile 2020 Corriere del Veneto
VE
Economia
L’INTERVISTA
Mantovani (Veronafiere) anticipa la rivoluzione della maggiore realtà espositiva veneta: innovazione spinta e la grande scommessa sul Green Deal europeo
di Alessandro Zuin Dovremo scoprire un nuovo modo di andare in fiera e di fare fiera. C’è chi sta già progettando il cambio di paradigma: è il caso di Veronafiere, una delle maggiori realtà nazionali del settore espositivo (Vinitaly, Fieracavalli, Marmomacc e via elencando). Vediamo come. Direttore Giovanni Mantovani, anche voi dite che «niente resterà come prima». Avevate un bilancio 2019 record, avete ottenuto l’aumento di capitale a gennaio 2020. E adesso? «Lavoriamo per rendere possibile una nuova normalità fieristica, riprogettando le linee guida della nostra attività. Infatti, c’è da pensare alle fiere nel tempo della digitalizzazione di massa, del probabile distanziamento più o meno permanente, della poligamia delle forme di scambio e di comVERONA
Al timone
Infierasiprogettalaripartenza «Nuoviconcept,piùdigitale EnessunociruberàVinitaly» mercio, dei molti protezionismi che potrebbero profilarsi all’orizzonte». Naturalmente la speranza che qualcosa ritorni come prima non va demonizzata: quanto sperate in un ritorno al passato? «Il ritorno al passato non è meno insidioso dell’andare verso il futuro: la realtà del contesto internazionale era preoccupante anche prima del coronavirus. Gli Usa hanno il 51% dei ricavi mondiali, la Germania il 9%, la Cina l’8%, il Regno Unito il 7% e l’Italia il 4%. È dentro quel 4% che operava e opera l’attività di Veronafiere e delle altre realtà». Veronafiere, più delle altre fiere venete, ha molte manifestazioni internazionali leader di mercato, da Vinitaly a Fieragricola. Alcune sono state calendarizzate nel 2021. Altre restano, come Fieracavalli, Samoter e Marmomacc. Cosa succederà? «Il risiko delle date non racconta interamente il lavoro che va fatto. Quando abbiamo presentato il piano industriale di Veronafiere, i Paesi maturi, in ambito fieristico, avevano buone previsioni di crescita per quest’anno mentre l’Italia aveva previsto una contrazione, dovuta al basso appeal del nostro mercato per gli espositori esteri e quindi alle scarse opportunità di lancio di nuovi prodotti. L’obbligatorietà del cambio di passo era già chiara prima di Covid-19 e a nessuno, ragionevolmente, era consentito cullarsi sugli allori del passato». È possibile che il «distanziamento sociale» metta a repentaglio tutte le manifestazioni fieristiche, prossime o meno prossime? «Secondo quanto dicono gli
esperti, il distanziamento resterà come forma organizzativa. Non sarà questo il principale problema, per la cui soluzione abbiamo già energie e competenze per definire e adottare linee guida efficaci e fieristicamente utili. Linee sulle quali intendiamo proporre la validazione e il riconoscimento delle istituzioni regionali. Il vero problema è che tutto è stato travolto da questa situazione: lavoro, finanza, commercio, organizzazione, mercati, esigenze. È a questo che dobbiamo rispondere. Verona, poi, lo deve fare più in fretta e più decisamente di altre città perché tra Fiera, Arena, cultura, turismo e servizi, dipendiamo straordinariamente dalla esemplarità della risposta. Non che altre città del Veneto siano esenti da impegnative risposte. La concentrazione simultanea delle forme economiche e sociali presenti a Verona richiede a questo territorio una capacità specifica di elaborazione». Quando i problemi si accavallano occorre stabilire delle priorità. Quali sono le vostre? «A tutto marzo le manifestazioni internazionali annullate o spostate in Italia erano oltre 80; in Europa più di 200, dove già si contano perdite economiche per circa 6 miliardi di euro (escluso l’indotto) e 51.400 posti di lavoro diretti e indiretti a rischio. Tornando al nostro Paese, le ma-
nifestazioni italiane coinvolgono 200 mila espositori e 20 milioni di visitatori e costituiscono una delle principali leve per l’export delle nostre Pmi. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sviluppano l’80% delle fiere internazionali italiane e nel solo Veneto fatturano 200 milioni di euro l’anno, creando un indotto di 2 miliardi. Sta galoppando una digitalizzazione di massa su scala planetaria che ci impone di far convivere fruttuosamente due paradigmi, quello fisico e quello digitale: si deve puntare a sviluppare entrambi, simultaneamente. L’aumento di capitale sottoscritto per Veronafiere certamente era attento anche a quel miliardo di indotto che l’attività della Fiera redistribuisce nel territorio di riferimento. Ora occorre avere presenti i passaggi che permetteranno di continuare a redistribuire valore e che passano dall’accelerazione della digital transformation già intrapresa negli ultimi anni». Anche Veronafiere teme la previsione di uno svantaggio permanente delle grandi strutture sulle piccole? «Poiché i segmenti che maggiormente risentiranno della rivoluzione-coronavirus saranno quelli dei viaggi, degli eventi e dell’accoglienza, è chiaro come il sistema fiere possa apparire colpito al cuore. Stiamo lavorando per ridi-
Il distanziamento Secondo gli esperti, rimarrà in maniera definitiva come forma organizzativa
I settori I segmenti più colpiti dal coronavirus saranno viaggi, eventi e accoglienza
segnare ingressi, percorsi, accessi, forum e congressi. Stiamo elaborando nuovi concept espostivi. Stiamo lavorando a nuove forme di operatività commerciale sia sul fronte b2b che b2c». Ma Veronafiere come protegge il patrimonio «fisico» di presenza e di incontro delle proprie manifestazioni? «Penso che la fisicità del momento fieristico possa essere salvaguardata attraverso un’articolazione e declinazione in molti momenti fisici, cronologici e geografici in modo da non disperdere il valore storicamente acquisito, sulla scorta di quanto fatto da Vinitaly, Marmomacc e Fieragricola. Con il Consiglio di amministrazione abbiamo aperto il cantiere dell’innovazione sistematica. Spero che questo lavoro possa essere utile a tutto il sistema fieristico e degli eventi del Veneto». Lei ha parlato di fiere nonfisiche: come immagina questa transizione alla fiera “online”? «Primo, con la valorizzazione della funzione informativa e comunicativa della Fiera, in modo da accompagnare i grandi brand delle manifestazioni nella loro fase di ri-declinazione. Secondo, con il rafforzamento di tutti gli strumenti proprietari di analisi, di ricerca e di messa a fuoco dei mercati mondiali dentro cui opera la fiera con le sue rassegne; terzo, con l’offerta di strumenti di comprensione e di approdo ai mercati, perché ai mercati si arriverà con nuove politiche doganali, nuove politiche fiscali, con accordi e raccordi istituzionali (regionali, nazionali ed europei), incrociando tutti i programmi euro-
❞ L’impatto
Lavoriamo per rendere possibile una nuova normalità fieristica, riprogettando le linee guida della nostra attività
Il cambiamento
Stiamo ridisegnando ingressi, percorsi, accessi, forum e congressi. Studiamo nuove forme di operatività commerciale
La nuova modalità Questa crisi accelera il processo che ci porterà a diventare sempre più una «media company» e una «data company»
La forza del vino
Vinitaly non è solo la grande rassegna, è anche cultura, ricerca, studio, analisi dei mercati, le iniziative estere: tutto questo continuerà pei che non possono essere lasciati solo gli altri Paesi Ue. Il Green Deal europeo vale 100 miliardi l’anno per 10 anni. Veronafiere deve scommettere su questo indirizzo strategico». Questo lo avete sempre fatto: non dovrebbe essere un problema continuare a farlo. «Lo abbiamo fatto come elemento aggiuntivo e accompagnatorio. Non decisivo. Ora diventa dirimente. Penso che il governatore Luca Zaia sia assolutamente concorde. Sul versante dell’impresa fieristica tradizionale, dobbiamo stressare il tema dell’oltre, sperimentando e proponendo format innovativi di partecipazione e di connessione al mercato». Quale sarà lo sviluppo del quartiere fieristico, se questi sono i presupposti? «Molte fiere hanno proprio
Giovanni Mantovani è il direttore generale di Veronafiere Spa, il primo organizzatore diretto di manifestazioni espositive in Italia, secondo per fatturato e ai vertici in Europa. La fiera di Verona ha oltre cent’anni di storia e gode di una posizione geografica strategica
nel quartiere fieristico un problema anziché una risorsa. Noi abbiamo deciso di investire ancora nella infrastruttura perché Veronafiere non vende spazi espositivi a soggetti organizzatori terzi. Veronafiere organizza in proprio, principalmente, e ha rassegne proprie. E sono portato a credere che il distanziamento sociale esiga maggiori spazi, non il contrario. Un ambito fieristico/congressuale capiente e tecnologicamente avanzato, da questo punto di vista, è una grande risorsa». Quali sono i servizi innovativi su cui punterete per innovare l’offerta fieristica? «Il nostro mestiere resta quello di far incontrare domanda e offerta per generare valore. Questa crisi sta accelerando il processo di transizione, cui lavoriamo da anni, che ci porterà a diventare sempre più una “media company” e una “data company”, ovvero un’azienda capace di sfruttare strumenti evoluti, come l’intelligenza artificiale. Lo faremo restando un’azienda dal volto umano, pronta a farsi interprete di una “nuova normalità” in cui l’attenzione all’ambiente, alla salute e alla sostenibilità (anche sociale) non rappresenteranno più fattori distintivi, bensì condizioni preliminari di accesso al mercato». Avete annunciato che il Vinitaly slitta al 2021. Manca un anno. Lo spazio lasciato libero da Vinitaly non rischia di essere occupato da altri? «Il Vinitaly non è solo la grande rassegna di aprile a Verona. Ci sono anche la Vinitaly International Academy, il forum internazionale Wine2Wine, le società e iniziative estere che operano nel mercato cinese e asiatico, nord e sud americano, russo. Senza dimenticare il grande mercato europeo. Vinitaly è anche cultura, ricerca, studio, analisi dei mercati. Vinitaly è pure il luogo dove la politica nazionale ed europea si esprimono, confrontandosi con tutti i protagonisti della filiera-vino. Ecco: tutto questo continuerà. Rispondo alla sua domanda: no, non lasciamo nessuno spazio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 18 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: manodopera e aziende
Covid manager e sicurezza in fabbrica imprese pilota per preparare la fase 2 Piano della Regione in vista della riapertura allo studio a Roma: sindacati soddisfatti, la Confindustria: troppa lentezza vranno essere esposti a rischi inutili. Se non si è in grado di garantirli, allora non si apra».
Roberta Paolini / PADOVA
La Fase 2 del Veneto finora resta confinata nelle slide presentate ieri alle parti sociali. Nessuna fuga in avanti - anche perché il presidente Luca Zaia ormai ha perso la voce a forza di dirlo: non ci si può muovere dagli stretti confini stabiliti dal governo centrale. Però la regione, che si è dimostrata capace (finora) nella gestione di questa drammatica vicenda del Covid-19, non vuole starsene con le mani in mano e si è già immaginata un modo. Il modo è proprio quello illustrato in videoconferenza a sindacati e associazioni datoriali. Bisogna riaprire ma secondo un protocollo rigido da far attuare a tutte le aziende, con anche un responsabile: il Covid manager e con una serie di procedure rigorosissime. Prima però questo modello va applicato al piccolo, una coorte di una ventina di aziende e circa 3mila dipendenti, che si prestino come cavie volontarie nello sperimentare queste modalità. E poi in prospettiva, il 4 di maggio (cioè alla scadenza del lockdown o volendo prima ma dipenderà dal governo Conte) portarlo su ampia scala. «Ho sempre detto che, quando il Governo nazionale (che ne ha la competenza esclusiva) avesse attivato la riapertura, il Veneto si sarebbe fatto trovare pronto – ha spiegato Zaia – e così è. E’ ormai chiaro che con questo virus si deve imparare a convivere, perché ne avremo a che fare a lungo. Ma l’economia, nel frattempo, non può e non deve morire. Con questo Piano riteniamo di aver equilibrato due esigenze primarie come la salute della gente e la ripresa del lavoro. Abbiamo pensato prima di tutto ai lavoratori, perché saranno loro il vero cuore della ripartenza e per nessun motivo al mondo do-
LE AZIENDE PILOTA
Il piano presentato ieri dall’assessore Lanzarin presenti i rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, i rappresentanti di Confindustria, Confartigianato, Confturismo, Cna, Apinindustria e altri del mondo dell’impresa immagina sia dei casi pilota con il coinvolgimento dei medici del lavoro, con l’obiettivo di testare il modello (sanitario-scientifico, organizzativo ed informativo) e valutarne l’estensione su scala più ampia. La riapertura, spiega la nota, avverrà secondo tre fasi:
Nessuna fuga in avanti rispetto al governo Lunedì le osservazioni delle parti sociali
Produzione di camici protettivi per il personale sanitario
LA RIAPERTURA DI UN'AZIENDA NEL PIANO PILOTA Comunicazione apertuara: -CF dipendenti e sede -email e n° cellulare
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Back to Veneto 4 IMPRESA
Lista lavoratori reintegrabili o da sottoporre a test
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Sistema di biosorveglianza
Informativa/Accordo Azienda-Lavoratore
Verifica se il lavoratore... 3 -è positivo/guarito/isolato -ha fattori di rischio (età, patologie, area geografica)
5 Compilazione questionario contact-rate
LAVORATORE
Prima di ripartire Tampone e/o test
6 sierologico
quali-quantitativo mediante prelievo MEDICO DEL LAVORO
Industrie metalmeccaniche attive a produzione ridotta
VENEZIA
Il Veneto metalmeccanico sta già ripartendo. E i sindacati aumentano i controlli all’interno delle fabbriche per far rispettare le norme
sulla sicurezza sul lavoro, introdotte dai recenti decreti. Dopo le chiusure di marzo vi sono state infatti le riaperture predisposte sulla base dei Codici Ateco delle filiere e delle domande di deroga. Secondo una rilevazione svolta da Fim Cisl del Veneto su un campione di 500 industrie metalmeccaniche (nel periodo da metà a marzo ai giorni scorsi), risulta che qua-
Invio 7 ai laboratori e svolgimento analisi
LABORATORIO
rilevazione della fim cisl
La norma del silenzio-assenso ha consentito la ripresa del ciclo produttivo in almeno sei fabbriche su dieci Il sindacato chiede garanzie
Aggiorna profilo di rischio + del lavoratore con contact rate
si il 60% delle aziende siano operative, anche se con una produzione ridotta. Delle 317 aziende non necessarie-non filiera, 135 hanno l’attività lavorativa sospesa, mentre le rimanenti 182 lavorano (154 con personale ridotto). Si presume che per essere operative abbiano inoltrato alle Prefetture richiesta di deroga sui codici Ateco e quindi
beneficiato del silenzio–assenso. «Le aziende del settore metalmeccanico, come quelli di altri, hanno sfruttato la regola del silenzio-assenso per riaprire i battenti» sostiene il segretario generale della Fim-Cisl del Veneto, Massimiliano Nobis «Certo non al gran completo, ma ben oltre le limitazioni imposte dalla normativa di governo in materia di contenimento dell’epidemia da Covid-19». I decreti del governo hanno creato un limbo grigio della filiera, dove si insinuano molte attività: alcune hanno le qualifiche, altre “quasi”. «Pochissime lavorano a pieno regime, grazie agli interventi del sindacato per tutelare la salute dei lavoratori» prosegue Nobis «pretenden-
l’individuazione in ogni azienda di un Covid-Manager come figura di riferimento dell’intero processo; la definizione di un Piano aziendale dei “rischi Covid”; la definizione e applicazione rigorosa di dieci indicazioni operative da attuare in azienda. Tra i pilastri operativi: l’igienizzazione e sanificazione degli ambienti di lavoro, l’informazione e formazione di tutto il personale, incentivazione di smart working e limitazione delle occasioni di contatto, rilevazione della temperatura corporea di lavoratori, fornitori, visitatori, obbligo di utilizzo di guanti e dispositivi di protezione delle vie respiratorie, mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro (criterio di distanza “droplet”) sia nelle postazioni di lavoro che negli ambienti comuni, rigoro-
finanziamenti
Sì di Intesa Sanpaolo a 14 mila richieste di sospensione dei mutui Mutui, finanziamenti e prestiti: il gruppo Intesa Sanpaolo ha già concesso circa 130mila sospensioni, per un totale di finanziamenti residui che supera i 15 miliardi di euro. Nel Triveneto il gruppo ha già risposto positivamente a oltre 18.000 richieste di sospensioni, per un totale di finanziamenti residui per oltre 2,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda il Veneto, Intesa Sanpaolo fa sapere di aver accolto 14 mila richieste di moratoria per un valore complessivo pari a 2 miliardi di euro.
sa igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie, uso razionale dei test diagnostici, tutela dei lavoratori più vulnerabili e gestione degli eventuali casi di positività. Il Progetto del Veneto ha tre obiettivi principali: supportare le aziende nella fase della riapertura, definire una serie di linee guida attraverso il “manuale della riapertura”, acquisire evidenze scientifiche con il Progetto Pilota per aggiornare passo dopo passo il “manuale”. LE REAZIONI
Soddisfazione è stata espressa dalle parti sociali per il fatto per la decisione di non procedere a nessuna fuga in avanti: anche i progetti pilota rientrano nei paletti identificati dal Dpcm e cioè aziende che già sono autorizzate ad operare da codici Ateco. Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto, Gianfranco Refosco, Cisl Veneto e Gerardo Colamarco, UIL Veneto, nella nota congiunta hanno manifestato soddisfazione. «L’assessore Lanzarin ha affermato che non ci sarà nessuna forzatura rispetto alle vigenti disposizioni nazionali» dicono. « Si tratta di una novità importante che non possiamo non salutare con soddisfazione». Diversa la reazione da parte del mondo dell’industria. Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, commenta: «La delusione non è tanto per i contenuti che ci stanno, e sui quali lunedì formuleramo le nostre osservazioni, ma speravo che la sperimentazione fosse anche su aziende ancora chiuse». Il mondo dell’impresa ha bisogno di ripartire, il tempo stringe, per alcuni settori è quasi finito. Conciliare salute e visione industriale ha però bisogno di uno schema nazionale. Che il Veneto, pronto, sta aspettando.— © RIPRODUZIONE RISERVATA
do l’applicazione delle indicazioni del comitato di sorveglianza, che manca però nel 15% dei casi. In vista della riapertura 4 maggio bisogna organizzare la formazione dei lavoratori con le nuove modalità di lavoro e va posta la massima attenzione al settore dei trasporti. Sul fronte del test sui lavoratori serve poi una gestione terza da parte delle autorità sanitarie per tutelare la privacy». La Fim Cisl chiede «prima della ripresa annunciata in grande stile dalla Regione del Veneto, che in tutte le fabbriche vengano messe in atto le misure di sicurezza anti Covid-19 coinvolgendo i lavoratori e le Rsu». — NICOLA BRILLO © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
SABATO 18 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: stop alle lezioni il caso
l’iniziativa
Il governo: la scuola riapre a settembre
Testimonial con “Laps” per aiutare chi è povero
Si chiude, il ministero ha istituito task force per la ripresa. Rabbia governatori: non ci hanno coinvolti Flavia Amabile / ROMA
Ormai è una certezza: al contrario di buona parte d’Europa in Italia non si tornà a scuola se non il prossimo anno scolastico. La decisione ufficiale del governo arriverà tra qualche giorno, ma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina lo annuncia in un post sulla sua pagina Facebook: «A mio avviso riaprire ora le scuole, per poche settimane, mentre il Paese conta oltre 500 morti al giorno per il Coronavirus, rischierebbe solo di vanificare gli sforzi fatti». A questo punto la maturità consisterà quindi in un solo colloquio orale, ma la ministra si augura «un esame in presenza» ed esclude l’ipotesi mista: studenti a scuola e professori a casa. No anche a un ritorno a settembre con i doppi turni, si cercheranno soluzioni per avere al massimo 20 alunni in aula o
per fare lezioni all’aperto o con metà classe presente e metà online, oppure alcune organizzate all’aperto, potenziamento della linea internet anche nelle scuole; acquisizione da parte del governo di una piattaforma propria per la didattica on line, per ridurre al minimo le intrusioni hacker; distanziamento, ricreazione e mensa a piccoli gruppi, mascherine e guanti in classe, termoscanner all’entrata e gel igienizzante nelle aule. Sulla task force istituita per la ripresa a settembre, la ministra fa sapere che sarà guidata da Patrizio Bianchi, ma le Regioni insorgono: «Non siamo stati coinvolti, la nostra Commissione, ad oggi, non è stata contattata», dice Cristina Grieco, assessora regionale in Toscana alla Scuola e coordinatrice degli assessori all’Istruzione in Conferenza delle Regioni, che ieri ha scritto alla ministra
dell’Istruzione, per chiedere un nuovo incontro. Mentre il governatore del Veneto Lucia Zaia – e con lui altre Regioni – si dice d’accordo a una riapertura ritardata delle scuole «per dare respiro al turismo». E intanto un’altra notizia incombe deflagrante: quella della chiusura o della bancarotta delle scuole paritarie. I Superiori degli ordini religiosi lanciano l’allarme: «Senza un intervento serio dello Stato il 30% delle scuole pubbliche paritarie sarà destinato a chiudere entro settembre» e alcune stanno per dichiarare «bancarotta già entro maggio». Intanto da un convegno della Flc Cgi emerge che circa il 20% degli alunni in tutto il territorio nazionale sono rimasti tagliati fuori dalla didattica a distanza. Mentre resta alto lo scontro con i sindacati sui concorsi per il reclutamento dei prof. – Aule deserte: niente scuola prima di settembre
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VALUTAZIONI E COMPITI A CASA
Altro tema riguarda i «compiti a casa». Per evitare il copia-copia si può chiedere ai ragazzi di fare interviste ai familiari, di inventare finali di storie, realizzare esperimenti scientifici in video, scegliere i migliori documenti disponibili su Internet su un certo argomento. «La valutazione si dovrà fare in itinere, non a posteriori – dice Affinati – Il docente si pone come una guida, che accompagna l’allievo, non come il giudice che lo aspetta al traguardo». E il «giudice» potrebbe essere terzo. Un sistema di valutazione esterno alle scuole come avviene nei sistemi anglosassoni. In modo da avere voti più obiettivi e nello stesso tempo un feed back anche del merito dell’insegnante.
L’istruzione del futuro parlerà in digitale Ma per i più piccoli contatto insostituibile la scHeda
Maria Corbi Francesca Sforza
ualsiasi sia la data di rientro, niente sarà più come prima. Secondo gli ultimi dati Onu, 188 Paesi in tutto il mondo hanno chiuso le scuole nel tentativo di arrestare la diffusione del virus, con un miliardo e mezzo di bambini e ragazzi che da un giorno all’altro hanno cambiato radicalmente modalità di apprendimento. Ad essersi aperta, intanto, è la stagione dei progetti, dell’immaginazione di una Scuola Nuova. Con una commissione di esperti ad hoc. «Agile», la definiscono al ministero. Ma il lavoro sarà tutt’altro che agile.
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NUOVI SPAZI, NUOVE MATERIE
Una giornata tipo in una scuola che rispetti le linee guida messe a fuoco dall’Unicef e dall’Organizzazione
Classi Avranno meno studenti: una delle ipotesi è che i ragazzi vengano divisi in due turni (mattina e pomeriggio) con i banchi ben distanziati .
Eventi Cancellazione di assemblee, giochi sportivi e momenti affollati. Durante l’anno pause più lunghe e interruzioni più frequenti.
Voti Cambieranno i compiti a casa, non più uguali per tutti ma personalizzati. Quanto alle valutazioni, saranno “in itinere” e non a posteriori.
Mondiale della Sanità comincia intanto con un numero inferiore di studenti rispetto a quelli che siamo abituati a immaginare: in attesa che le edilizie scolastiche si adeguino, le classi verranno probabilmente separate, su mattina e pomeriggio, con i banchi adeguatamente distanziati. Poi si passerà al lavaggio delle mani e alla disinfezione degli spazi, compito che deve vedere gli studenti parte attiva. L’alfabetizzazione sanitaria sarà la prima nuova materia. ADDIO ALLE ADUNATE
Assemblee, giochi sportivi, eventi affollati entrano definitivamente nella storia. «Coi bambini, nel possibile rientro settembrino – dice ad esempio Eraldo Affinati, scrittore e fondatore con Luce Lenzi delle Scuole Penny Wirton per i ragazzi stranieri – potremmo andare alla scoperta, in piccoli gruppi, degli angoli urbani o campestri presenti nel territorio. Alla lezione frontale, con
Tutti possono diventare testimonial e diffondere il messaggio benefico. Basta collegarsi al sito www.lapsonlus.org/nevergiveup per partecipare alla campagna di raccolta fondi della Fondazione LAPS presieduta da Lapo Elkann a sostegno della Croce Rossa Italiana per donare buoni spesa ai bisognosi. Caricando una foto o un selfie si avrà uno scatto con la stessa mascherina indossata dai 15 protagonisti di sport, musica e arti quali Buffon, Del Piero, Fedez, Golino, Papu Gomez, Charles Leclerc, Giovanni Malagó, Maldini, Federica Pellegrini, Ronaldo, Giuliano Sangiorgi, Giovanni Soldini, Bebe Vio, Alessandro Zanardi e Javier Zanetti. E grazie a Dybala la campagna avrà un nuovo filtro su Instagram. –
lo all’altro».
L’esperto Affinati, scrittore e fondatore delle Scuole Penny Wirton «Superare l’idea di classe. E gli insegnanti avranno più responsabilità»
IL DOSSIER
TORINO
LE DISUGUAGLIANZE
La scuola del futuro sarà guidata dalle tecnologie digitali
l’insegnante che prima spiega e poi mette il voto, andrebbero affiancate altre forme didattiche più laboratoriali». Anche le assenze smetteranno di essere un «disvalore»: piuttosto andranno promosse, al primo segno di malattia propria o dei familiari. «L’uso di premi e incentivi alla partecipazione perfetta andrà scoraggiato – si legge nel report dell’Unicef – mentre va promossa la copertura alternativa da parte del personale addetto alla formazione incrociata». Anche il calendario scolastico sarà stravolto: pause più lunghe per la preparazione degli esami, interruzioni più frequenti e il più possibile scaglionate in funzione
degli obbiettivi e non delle feste. DIGITALIZZAZIONE PER ETÀ
Più gli studenti sono grandi, più la lezione digitale funziona. Per i piccoli il contatto diretto è insostituibile nelle prime fasi dell’apprendimento, la comunicazione digitale richiede un livello di astrazione che loro ancora non possiedono. «Dovremo ricavare dal linguaggio digitale il nuovo orizzonte didattico – dice Affinati – senza tuttavia rinunciare al rapporto fisico diretto, imprescindibile per la scuola. Superare l’idea stessa di classe e programma, puntando sui moduli di apprendimento per gruppi di allievi che si possono spostare da un livel-
Si sta creando una barriera tra chi vive in ambienti sociali con buone connessioni, tablet a disposizione e genitori dotati di digital skills e chi invece è costretto in spazi angusti, senza Wifi, in alcuni casi con a disposizione solo il cellulare e con situazioni di disagio in casa. La scuola per molti bambini e ragazzi era anche un modo per sottrarsi a tutto questo e recuperare all’esterno ciò che l’interno familiare non era in grado di offrire. «È questo l’aspetto più preoccupante: e non basta dare il tablet ai ragazzi che non ce l’hanno – conclude Affinati – C’è tutto un lavoro di formazione da realizzare, rivolto ai docenti e agli adolescenti». Tante sfide e tanti problemi, ma chissà che da questa e emergenza non nasca la scuola de futuro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SABATO 18 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: l’industria delle vacanze Il governo cerca di dare applicazione a una richiesta partita dal Veneto e dai suoi albergatori L’assessore regionale Caner rilancia: «Abbiamo chiesto uno sgravio di 250 euro a persona»
la prossima stagione
Niente box ad Albarella Servizio bar all’ombrellone
Turismo, bonus statale da 325 euro Michielli: è soltanto il primo passo
ROVIGO
Il sottosegretario Baretta
presidente di Confturismo e Federalberghi Veneto, che nelle ultime settimane aveva chiesto più volte questa misura. «A oggi manca ancora un protocollo per la riapertura, chiesto più volte al Ministero della sanità. Gli albergatori non sanno come comportarsi, hanno bisogno di certezze per programmare le attività dei prossimi mesi». Continua Michielli: «Altra cosa in cui spero è che la modalità per usufruire
LO SCENARIO Laura Berlinghieri
a richiesta degli attori del settore sembra allontanarsi dal tavolo delle ipotesi, per trovare posto, nero su bianco, già nel prossimo Dpcm. Il «piano nazionale per rilanciare da subito il turismo in Italia» preannunciato una settimana fa dal sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta ora ha un nome: «bonus per le vacanze», come lo definisce lui stesso. Non ha ancora un “cognome”, perché la configurazione è ancora al vaglio dei due ministeri, del turismo e dell'economia, seppur la forma più probabile sia quella della detrazione fiscale. «Ci stiamo lavorando per prevedere la misura già nel prossimo Dpcm» conferma Baretta, che pur non si sbilancia sulle cifre. Indiscrezioni parlano di un bonus per i soggiorni di almeno tre notti all'interno delle strutture ricettive del nostro Paese, con l'entità dello sgravio direttamente proporzionale al numero dei componenti del nucleo familiare: 100 euro, se si tratta di una sola persona, altri 100 per una seconda, 75 per il terzo, 50 per il quarto, fino a un massimo di 325 euro a famiglia. «Ma è una cifra che non ci accontenterebbe» commenta l’assessore regionale al turismo Federico Caner, tra i promotori della misura. «Noi abbiamo chiesto uno sgravio di almeno 250 euro a persona, mentre il Ministero ne ha proposti 500 a famiglia, che noi riteniamo troppo pochi. Se questa cifra dovesse essere ulteriormente abbassata e portata a 325 euro non sarebbe assolutamente sufficiente per attrarre i potenziali turisti». La posizione del Ministero sembra essere il sostegno alla famiglia e non ai singoli. Ed è
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Il sottosegretario Baretta frena: «Su cifre e modalità discussione ancora aperta»
La spiaggia di Jesolo controllata dal drone: la vigilanza sugli arenili resterà alta anche quest’estate
anche quella di Baretta che pur, nell’indicare questa strada, preferisce parlare in prima persona. «Sì, ne stiamo ancora discutendo, ma io opterei per un sostegno per nucleo familiare. Non si tratta di un sostegno al reddito. Io lo penso soprattutto come un aiuto per i genitori che vorranno portare in spiaggia i loro figli questa estate». Quest’ultima previsione comporterebbe una spesa per lo Stato che potrebbe aggirarsi tra l’1,2 e l’1,5 miliardi di euro. Ma Baretta, sui numeri, continua a non sbilanciarsi: «È un intervento importante.
Su cifre e modalità - detrazioni o erogazioni dirette - la discussione è ancora aperta. La cosa certa è la nostra intenzione di sostenere il turismo estivo: alberghi e stabilimenti. E famiglie». Ma anche i confini della finestra all’interno della quale sarà possibile usufruire dello sgravio rimangono vaghi. «Mi auguro che la previsione non sia per la sola estate, che non inizierà prima dell'1 luglio, ma che sia almeno fino alla fine del 2020, per aiutare tanto il turismo balneare quanto quello delle città d’arte» l’auspicio di Marco Michielli,
appello di seren alla regione
Palestre, centri fitness e piscine chiedono regole per riaprire PADOVA
«Zaia rivaluti l’apertura di palestre, centri fitness e piscine. Abbiamo perso il 30% delle entrate, ma rischiamo di arrivale al 70 in poco tempo». Renzo Seren, referente nazionale per le associazioni sportive sociali italiane del Settore Fitness, scrive al presidente della Regione, invitandolo a prendere in considerazione la possibilità di
riattivare, con le dovute cautele e nel rispetto dei decreti legati al Covid 19, tutti i centri sportivi. Si tratta di un mondo che solo in Veneto rappresenta un comparto di 465 mila atleti tesserati, 95 mila operatori sportivi e 5.500 società, tutte ferme ormai da più di un mese a causa del Coronavirus. «In Asi siamo una vasta comunità di operatori del settore fitness, distribuita in tut-
to il territorio nazionale, ma soprattutto in Veneto, dove noi abbiamo la rappresentanza più consistente con 900 società associate e 110 mila tesserati» spiega Seren «Ma l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo sta mettendo in seria difficoltà centri fitness, palestre, piscine e associazioni sportive. Alcune previsioni ipotizzano una perdita momentanea del 30% in costante crescita, che
Marco Michielli
si ripercuoterà anche su tutti gli operatori del settore (istruttori, tecnici, segretarie, manutentori...) e sulle attività dell’indotto (professionisti, imprese di pulizie, fornitori). Va considerato che molte delle realtà a noi affiliate sono organizzate come aziende, strutturate e con importanti costi fissi, che non lasciano dubbi sull’esito finale dell’emergenza Covid 19. In pratica si rischia di perdere il 70% di tutta l’organizzazione sportiva-motoria-fitness. Una criticità che ovviamente non riguarda solo Asi». Come in altri settori, si sta ragionando a tutti i livelli istituzionali sull’opportunità di riaperture, su come garantire la sicurezza e smorzare la diffusione del contagio. Lo
del "bonus" non sia troppa macchinosa, indipendentemente dal fatto che si tratti di una detrazione o di un voucher dato direttamente dall’albergatore al cliente». L'ipotesi è che i lavoratori dipendenti potrebbero chiedere che la detrazione sia applicata dal sostituto d’imposta già nel mese successivo alla presentazione della richiesta del bonus. Ultimo punto riguarda il reddito massimo per usufruire dello sgravio. «Chiaramente privilegeremo le fasce con maggiori difficoltà economiche, penalizzate dalla crisi di questi mesi» spiega Baretta. In questo caso, la fascia potrebbe essere quella di lavoratori dipendenti e professionisti con un reddito tra i 7.500 e i 26 mila euro. «I redditi medio-alti sono esclusi dal bonus: su questo regioni e ministeri sono concordi» conferma Caner. «Certo questa misura non risolverà tutti i problemi del turismo. Anche perché, dei 70 milioni di turisti che ogni anno arrivano in Veneto, 50 milioni sono stranieri». In ogni caso il provvedimento sarà un sostegno per i soli turisti italiani. —
Rispetto della sicurezza, sì. Ma niente barriere in plexiglass tra un ombrellone e l’altro. L’isola di Albarella, nel parco del delta del Po, si prepara alla stagione estiva. Lo fa lavorando “dietro le quinte”, senza uno stravolgimento della quotidianità balneare. Prima di tutto, non saranno montati dei pannelli trasparenti per dividere i villeggianti, privilegiando un incremento dello spazio riservato a ciascun ombrellone: dai 16 metri quadrati attuali fino a un massimo di 40. «Qui ci sono già ampi spazi e tanta natura» la spiegazione motivata dai 350 mila metri quadrati di cui si compone l’isola. L’obiettivo è ridurre al minimo gli assembramenti in ciascun luogo, anche nei bar: per questo sarà incentivato il servizio “al lettino”, con bibite, gelati e panini portati direttamente all’ombrellone, per evitare qualsiasi coda alla cassa. Altre misure di sicurezza saranno adottate nello stabilimento, pensate da una task force interna agli uffici della stessa Albarella. È stato predisposto un protocollo di igienizzazione e sanificazione degli spazi comuni dell’isola: strade, parco giochi e percorsi vita, ma anche lettini, sentieri, piscine; e poi biciclette e golf car, che saranno disinfettate dopo ogni uso. Lo stesso, naturalmente, è previsto per hotel e appartamenti. Sarà potenziato il servizio medico privato dell’isola e il personale a contatto con il pubblico sarà dotato di mascherine, parafiato e copertura per gli occhi. Infine l’accesso negli uffici sarà subordinato alla misurazione della temperatura corporea. — L.B.
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stesso Luca Zaia negli ultimi giorni ha più volte dichiarato di voler riaprire tutto il 4 maggio, alla scadenza dell’ultimo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte. «Andrebbe avviata una valutazione che definisca, da un punto di vista sanitario, le
nosciute le regole specifiche del settore, ci uniformeremmo riprogrammando le attività e i flussi di accesso per una nuova partenza». Entro fine mese Seren ha annunciato anche una videoconferenza con molti operatori del settore, per discutere sulle misure da adottare una volta che le attività motorie saranno riaperte e le modalità organizzative specifiche: «Sarebbe necessaria anche la presenza di un esperto virologo di riferimento della Regione e di un rappresentante politico dell’amministrazione. Auspico che accolgano l’appello e vogliano partecipare al rilancio del nostro settore». —
Già perso il 30 per cento delle entrate annue Interessati nel Veneto 95 mila operatori modalità di una ripresa delle attività, nel pieno rispetto delle misure anti Covid 19» chiede Seren «anche perché da buoni veneti, una volta co-
LUCA PREZIUSI © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 18 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL PROTOCOLLO VENEZIA Dipendesse dal governatore Luca Zaia, le aziende potrebbero tutte - ma proprio tutte, anche parrucchiere ed estetiste - riaprire i battenti il 4 maggio. Alcune attività addirittura anche prima. Ma siccome la competenza della chiusura e apertura del mondo produttivo, così come della scuola, è del Governo, il Veneto si è premurato di dire alle aziende cosa dovranno fare quando arriverà il fatidico giorno della Fase 2. Ad esempio, dovranno avere non più solo il responsabile della sicurezza, ma anche un Covid Manager così definito: “Referente unico per l’attuazione delle misure di prevenzione e punto di contatto per le strutture del Sistema sanitario regionale”. E giusto per vedere se questo piano funziona operativamente, e non solo sulla carta, è già partita una sperimentazione che coinvolge 10 aziende, tutte in provincia di Padova, per complessivi 1.000 lavo-
IN OGNI SOCIETÀ UN COVID-MANAGER PER GESTIRE LE AZIONI I SINDACATI: «BENE IL COORDINAMENTO CON IL GOVERNO»
Aziende, esami e controlli Ecco il Veneto che riparte Progetto pilota in 20 aziende per tremila lavoratori: `Zaia: «Meglio convivere con il virus che riaprire prevenzione, test medici e misure di tutela della salute quando non ci sarà più e noi saremo tutti “morti”» `
ratori. L’obiettivo è di raddoppiare il campione, anche in altre province arrivando a 20 imprese e 3.000 lavoratori.
rante la conferenza stampa di mezzogiorno dalla sede della Protezione civile a Marghera. «Bisogna partire subito con un piano per la messa in sicurezza nelle aziende - ha poi aggiunto nel pomeriggio - E la decisione spetta alla scienza e alla politica perché ci vuole buon senso, equilibrio. Sono due le linee di pensiero: la prima aprire quando il virus non ci sarà più e saremo tutti “morti”, oppure aprire e convivere con il virus che è esattamente tutto quello che hanno fatto gli altri Paesi nel mondo. E io tra queste due linee non ho dubbi». In cosa consiste il piano? Sostanzialmente si tratta di un protocollo di sicurezza sanitaria sia
SICUREZZA Il piano - intitolato “Fase 2 Progetto per la riapertura delle attività produttive” e redatto, come ha specificato Zaia, dalla responsabile della Prevenzione Francesca Russo - è stato presentato ieri pomeriggio alle categorie produttive e ai sindacati dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. Nulla a che fare con il piano dell’Università di Padova: «Non siamo qui a smistare carte, ma a recepire proposte», aveva puntualizzato, stizzito, il governatore Zaia du-
I piani Venti aziende e 3mila addetti coinvolti La Regione Veneto punta a supportare le aziende nella fase di riapertura, definire una serie di linee guida di prevenzione per garantire la salute attraverso il Manuale della riapertura e acquisire evidenze scientifiche. Il Progetto pilota coinvolgerà una ventina di aziende (in tutto 3mila lavoratori) per raccogliere indicazioni epidemiologiche, organizzative e di processo per aggiornare passo dopo passo il “manuale” di riapertura.
ALLE URNE VENEZIA Lunedì il Consiglio dei ministri esaminerà il decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020”, quello che consentirà alle Regioni di votare la prossima estate, senza aspettare la sessione autunnale riservata ai Comuni. Con la conseguenza che non ci sarà election day e, soprattutto, potrebbero esserci sette distinte votazioni per le sette Regioni (Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia, Valle d’Aosta) chiamate alle urne. Il decreto legge prevede che le elezioni comunali (e nell’elenco c’è anche Venezia) si svolgano “in una domenica compresa tra il 15 settembre ed il 15 dicembre 2020”. Per le Regioni, invece, la norma dice questo: “Gli organi
ratura corporea di lavoratori, fornitori, visitatori, l’obbligo di guanti e mascherine, il distanziamento sociale (almeno un metro), fino all’uso “razionale” dei test.
LA SPERIMENTAZIONE Accanto al manuale per la riapertura contenente indicazioni operative ed organizzative che ogni attività imprenditoriale dovrà seguire per rimettersi in marcia, c’è anche il progetto pilota che ha l’obiettivo di testare il modello (sanitario-scientifico, organizzativo ed informativo) e valutarne l’estensione su scala più ampia. La sperimentazione è già partita nell’area del Padovano,
ma sarà ampliata, per la precisione raddoppiata, tant’è che ieri l’assessore Lanzarin ha detto alle categorie di presentare i nomi delle imprese che volessero essere inserite. E poi c’è l’importante tema dei controlli in collaborazione con i Medici del lavoro delle rispettive aziende. Controlli, sia chiaro, che non potranno essere obbligatori, servirà un accordo aziendale e potranno essere fatti solo su base volontaria. Questo è un punto su cui i sindacati cercheranno di fare chiarezza. Il piano, comunque, prevede che ogni singola azienda presenti la lista dei lavoratori reintegrabili o da sottoporre a controllo. A seconda del profilo
La ripartenza in Veneto LE AZIONI PRELIMINARI 2
Comunicazione apertura CF dipendenti e sede Email e n° cellulare
Impresa
LE AZIONI I CONTROLLO 11
Back to Veneto* 8
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Esito tampone e/o test sierologico quali-quantitativo
Lista lavoratori reintegrabili o da sottopore a test
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SCREENING TEST SIEROLOGICO RAPIDO Con l'apertura aziendale si seguirà il seguente protocollo a seconda del profilo del lavoratore 1. Se guarito: test rapido ogni 30 gg 2. Se immunizzato: rest rapido ogni 20 gg 3. Se suscettibile: test rapido ogni 10 gg
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Informativa/Accordo Azienda - Lavoratore
Sistema di biosorveglianza
Inoltro esiti tampone e/o test sierologici quali-quantitativi
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Le misure Dal manager ai 10 interventi per la salute Il Manuale prevede tre fasi per le aziende: individuazione del “Covid Manager”; definizione del piano di intervento; attuazione di indicazioni operative. Dieci gli interventi previsti: sanificazione; informazione; limitazione dei contatti; rilevazione della temperatura corporea; dispositivi di protezione; distanziamento tra le persone; misure igieniche; uso dei test diagnostici; gestione dei casi positivi; tutela dei lavoratori più vulnerabili.
per i lavoratori che per i titolari e fornitori. E non è un lavoro definitivo, tanto che alle parti sociali è stato chiesto di presentare eventuali osservazioni o rilievi entro le ore 12 di lunedì. Sono previste tre fasi: l’individuazione in ogni azienda di un Covid-Manager come figura di riferimento dell’intero processo (potrà coincidere anche con figure già esistenti, ad esempio il responsabile della sicurezza); la definizione di un Piano aziendale dei “rischi Covid”; la definizione e applicazione rigorosa di dieci indicazioni operative da attuare in azienda, tra cui l’igienizzazione e sanificazione degli ambienti di lavoro, la rilevazione della tempe-
Compilazione questionario contact-rate
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+ Lavoratore
Verifica se il lavoratore... • è positivo/guarito/isolato • ha fattori di rischio (età, patologie, area geografica) Aggiorna profilo di rischio del lavoratore con contact rate
Misura aggiuntiva
12 Inoltro esiti test rapidi
Sistema di biosorveglianza
L’impresa misura la temperatura tutti i giorni Se >37.5°C
Back to Veneto* Prima di ripartire
6 Medico del lavoro
Tampone e/o test sierologico quali-quantitativo mediante prelievo
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Invio ai laboratori e svolgimento analisi
Il lavoratore già infettato farà il tampone in una struttura pubblica
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Inoltro classificazione dei dipendenti per screening test rapidi
*Sistema informatico Regione Veneto
Fonte: Regione Veneto
Segnalato ai Servizi Sanitari L’Ego-Hub
Elezioni regionali, ipotesi 12 luglio «E si vada ai seggi anche il lunedì» elettivi delle regioni a statuto ordinario il cui rinnovo è previsto entro il 2 agosto 2020 durano in carica cinque anni e tre mesi; le elezioni si svolgono nel periodo intercorrente tra le otto domeniche precedenti la nuova scadenza del mandato e i sessanta giorni successivi al termine della durata
IL DECRETO LEGGE SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI E OGNI GOVERNATORE POTREBBE SCEGLIERE UNA DATA DIVERSA
del mandato o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”. La legislatura del Veneto scade il 31 maggio; con la proroga di tre mesi si andrebbe al 31 agosto: da quella data scatterebbe il conto delle otto settimane prima e dei due mesi dopo. A indire le elezioni nell’ambito della “finestra” fissata a livello nazionale è ogni singolo presidente di Regione, quindi, teoricamente, potremmo avere da luglio a ottobre sette votazioni in sette domeniche diverse per ciascuna delle sette Regioni chiamate al rinnovo. Il Veneto, come ha ribadito anche ieri il governatore Luca Zaia, è intenzionato ad andare al voto il prima possibile e la data che cir-
cola negli ambienti politici è quella del 12 luglio. Tra l’altro il Veneto vorrebbe che nel decreto legge fosse specificato che non serve modificare la legge elettorale regionale, così non ci sarebbe bisogno di un passaggio in aula. Non solo: Zaia ha chiesto che si possa votare in due giornate, non solo la domenica, ma anche il lunedì fino alle 15 «per evitare affollamenti ai seggi».
I CONTRARI Contrario al voto in piena estate è il Pd: «Voler votare a luglio ha detto il capogruppo in Regione Stefano Fracasso - suona come una mancanza di rispetto ai tutti quei veneti che vivono la difficol-
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CODE Elettori in un seggio di Castelfranco nel 2015: quest’anno distanziamento obbligatorio.
ESCLUSO L’ELECTION DAY CON I COMUNI IN AUTUNNO. FRACASSO (PD): «PRIMA SI ESCA DALL’EMERGENZA»
tà dei loro parenti in ospedale, delle fabbriche e dei negozi chiusi, della cassa integrazione. Prima si esce dalla crisi e poi si vota. Tanto più se come ci dicono i virologi solo il 10% della popolazione presenta la risposta immunitaria al virus. 9 veneti su 10 lo possono prendere anche domani, al-
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Primo Piano
del lavoratore è previsto: se guarito, il test rapido ogni 30 giorni; se immunizzato, il test rapido ogni 20 giorni; se suscettibile, il test rapido ogni 10 giorni.
LE REAZIONI Pur riservandosi di valutare con attenzione il piano, i sindacati hanno espresso parere favorevole in merito al fatto che il Veneto si allineerà alle decisioni nazionali. «L’assessore Lanzarin - hanno detto Christian Ferrari (Cgil), Gianfranco Refosco (Cisl), Gerardo Colamarco (Uil) - ha affermato che non ci sarà nessuna forzatura, tutto sarà deciso in coordinamento con il Governo e le autorità sanitarie nazionali. Si tratta di una novità importante che non possiamo non salutare con soddisfazione». E l’assessore al Lavoro, Elena Donazzan, ha ricordato che «i dati degli Spisal, con più di 5400 imprese controllate per oltre 230 mila lavoratori, ci restituiscono la fotografia di un Veneto rispettoso delle prescrizioni di sicurezza e attento ad osservare le misure precauzionali per prevenire il contagio del virus». Della serie: il Veneto è già pronto. Del resto oltre la metà delle aziende è già al lavoro e lunedì riapriranno a Nordest gli stabilimenti di Electrolux a Porcia (Pordenone) e, sia pure a scaglioni, Fincantieri a Marghera e Monfalcone. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«LA REGIONE VENETO STA ACQUISTANDO UNA SECONDA MACCHINA HI TECH PER MOLTIPLICARE LE ANALISI DEI TEST»
Le date
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aprile: a Nordest riaprono grandi aziende come Fincantieri e Electrolux (a Porcia).
«A FINE SETTIMANA ARRIVEREMO A 100MILA CAMPIONI ANALIZZATI, DA 54 GIORNI IL PERSONALE LAVORA 24 ORE SU 24»
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aprile: apertura anticipata (forse) per aziende della moda, mobilifici, automotive, cantieri edili.
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maggio: la fase 2 con la ripartenza delle attività economiche, che saranno comunque soggette a disposizioni di prevenzione e controllo.
Il percorso Chi può essere riammesso in azienda L’azienda deve concordare con i sindacati le modalità del percorso pilota di riapertura, trasmettendo alla Regione la lista dei lavoratori coinvolti. A chi verrà riammesso al lavoro (chi non risulta contagiato o in isolamento) sarà effettuato un prelievo per il test sierologico e il tampone naso-faringeo. Quindi i risultati saranno registrati nel sistema di biosorveglianza e in base agli esiti sarà disposto o meno il reintegro del dipendente in azienda.
I controlli Test, tamponi e misurazione della febbre Sulla base degli esiti dell’esame del sangue e del tampone viene restituita all’azienda la lista dei lavoratori per il profilo epidemiologico (suscettibili, immunizzati, guariti) da sottoporre a controllo periodico come da protocollo di screening (con test rapidi e verifica della temperatura). Ogni giorno viene misurata la temperatura prima dell’ingresso: se superiore ai 37.5 gradi il lavoratore non viene ammesso in azienda e viene segnalato ai servizi sanitari.
L’intervista Andrea Crisanti
«Tamponi a tappeto per una vita normale» Il virologo di Padova: «Nella Fase 2 ci sarà meno distanziamento sociale e in caso di contagio dovremo circoscrivere subito l’area come fatto a Vo’» `
ella Fase 2 ci sarà meno distanziamento sociale e dobbiamo essere pronti a bloccare subito i focolai come a Vo’ Euganeo. Ma su larga scala. E questo passerà per l’aumentata capacità di fare tamponi». Andrea Crisanti, direttore dell’Unità complessa di Microbiologia di Padova e coordinatore del piano tamponi in Veneto, spiega la sua ricetta per «ricominciare una vita normale» e lo fa partendo dall’esperienza dell’Azienda ospedaliera di Padova che con una nuova macchina avanzatissima dal costo di mezzo milione di euro ha aumentato esponenzialmente la capacità di analizzare i tamponi in tempi ridotti.
«N
biamo già la ricetta: circoscrivere l’area, fare il tampone a tutti, isolare i positivi e dopo 7-8 giorni fare la stessa cosa per riprendere i casi sfuggiti». Quali sono le caratteristiche principali del nuovo macchinario hi-tech per processare il materiale biologico raccolto dai tamponi orofaringei? «All’Imperial College di Londra
VIROLOGO Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Azienda ospedaliera di Padova
avevo visto una strumentazione fantastica, che movimenta meccanicamente i liquidi, non con pipette ma con ultrasuoni a velocità spettacolari, e ho chiesto all’Azienda di fare questo acquisto, che vale mezzo milione euro. La macchina è arrivata, funziona benissimo e ci ha permesso di fare risparmi in termini di tempo e di scala. Le vecchie movimentazioni di liquidi utilizza-
Beneficenza La “spesa solidale” nei supermercati Alì
Professor Crisanti, come gestire il contagio con la riapertura delle attività? «Nella Fase 2 i tamponi serviranno molto di più, perché non avremo più distanziamento sociale e quindi ci saranno molte più opportunità di trasmissione. I tamponi sono stati uno strumento fondamentale per spegnere il focolaio di Vo’, un caso che va adottato come lezione per i focolai futuri. In questa fase le misure di distanziamento sociale verranno progressivamente eliminate, quindi potranno comparire nuovi focolai, ma noi ab- TAMPONI Test medici per controllare il virus
È iniziata il 3 di Aprile la raccolta di prodotti alimentari in tutti i 113 negozi del Gruppo Alì, volta a dare un sostegno alle molte famiglie oggi in difficoltà. L’idea è nata dall’azienda veneta che ha messo a disposizione, alla fine delle casse, un carrello con un semplice cartello informativo del progetto. La rete dei volontari della Protezione Civile, delle Caritas e di altre associazioni hao offerto la disponibilità per il ritiro dei prodotti e la suddivisione degli stessi alle famiglie.
vano piastre in cui erano disposte 96 reazioni di tampone; ora lo facciamo con 384. Prima l’operazione durava un’ora e mezza, ora 10 minuti, e la macchina precedente aveva bisogno di reagenti che erano 5 volte quelli usati con questa. Questo significa che gli acquisti fatti per 500mila reazioni ora si moltiplicano per 2,5 milioni e questo ci dà la possibilità di aiutare tanti altri ospedali veneti». Verranno acquistati altri macchinari? «La Regione e l’Azienda si stanno adoperando per acquistare un altro macchinario di questo tipo da trasferire ad un’altra azienda. Un obiettivo del Veneto è infatti aumentare la capacità di fare tamponi per permettere a più persone possibili di ricominciare una vita normale». Finora quanti tamponi avete processato? «Entro la fine di questa settimana l’azienda ospedaliera arriverà al traguardo di 100 mila. Dal 21 febbraio ad oggi i tamponi eseguiti sono stati 94.170. Ringrazio il personale del laboratorio che da 54 giorni lavora ininterrottamente giorno e notte, compresi i festivi». Il modello veneto di contenimento dell’epidemia sta diventando un esempio. «Quello che ci ha contraddistinto fin dall’inizio è stata la tempestività nel creare un test in casa con reagenti validati. Già il 20 gennaio avevo fatto presente la necessità sviluppare un saggio diagnostico per identificare le persone positive al nuovo coronavirus. Abbiamo così iniziato a mettere a punto la metodica che è complessa. Il tampone è infatti solo un mezzo di prelievo, poi c’è la fase di estrazione degli acidi nucleici, una fase molto importante di distribuzione di reagenti e una fase di lettura. Noi abbiamo scelto fin dall’inizio un metodo realizzato in casa, senza sistema chiuso e senza dover fare riferimento a fornitori. I risultati sono stati validati con l’Istituto Spallanzani di Roma. Con una concordanza al 100% abbiamo iniziato a fare i test alle persone che presentavano i criteri iniziali dell’Oms». E poi sono arrivati i primi casi di Coronavirus. «Lì è arrivata la prima sfida: la Regione Veneto chiedeva di fare i test a 3.300 abitanti di Vo’ Euganeo. È stato il primo stimolo per riorganizzare il lavoro e il flusso. Siamo passati da un centinaio a mille tamponi al giorno per poi arrivare progressivamente ai 2.500 di media giornaliera degli ultimi mesi». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
I sindaci delle spiagge: «Ignorate le nostre richieste» re l’enorme visibilità mediatica data loro da questa emergenza - e non perché ci sia il rischio che il virus riparta, è suffragato dal fatto che i comuni voteranno a ottobre. Se c’è il problema del virus, perché non far votare anche i comuni a luglio?». Tant’è, Zaia ha negato di avere mire nazionali: «Non posso abbandonare la nave, questo Veneto non lo si può lasciare senza aver risolto il problema».
`Minacciata la protesta
a Roma con restituzione della fascia tricolore LA POLEMICA
SCUOLA E TURISMO tro che luglio sicuro. Guardiamo a settembre, non è il momento di mettere le ambizioni elettorali davanti alla salute e al lavoro». Contrario anche Antonio Guadagnini del Partito dei Veneti: «Zaia vuole votare a luglio, il sospetto che questa fretta sia dettata da mero interesse personale - per sfrutta-
Il governatore è invece contrario alla riapertura delle scuole adesso, mentre è favorevole a farle iniziare a settembre inoltrato per recuperare la stagione turistica: «Valuteremo con il calendario, conciliando le diverse esigenze». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OMBRELLONI Rischio spiagge vuote
JESOLO «Nessuna risposta dal Governo, è inaccettabile che nei vari decreti non ci sia un solo riferimento al turismo italiano». Sono cadute nel vuoto le richieste del G20s, il coordinamento che rappresenta le più importanti spiagge italiane, che a fine marzo aveva inviato al Governo una serie di richieste. Ad oggi, però, tutte ignorate. Ed è per questo che ieri i sindaci si sono riuniti ancora una volta in videoconferenza, decidendo di inviare un nuovo documento al Consiglio dei ministri. Questa volta però condiviso con
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altre 500 spiagge località balneari italiane. E se la risposta sarà ancora una volta l’indifferenza, non è escluso che i sindaci decidano di inscenare una clamorosa protesta presentandosi in parlamento per restituire la fascia tricolore. «Alle nostre richieste – spiega Valerio Zoggia, sindaco di Jesolo – abbiamo ricevuto indifferenza. Forse a Roma non è chiaro il valore del turismo nel Pil italiano: servono azioni di sostegno concrete. Tra le proposte c’era quella di non versare il contributo del Fondo di solidarietà, per il nostro Comune circa 2 milioni di euro, ma non abbiamo ottenuto nulla. Abbiamo chiesto di parlare con il ministro Dario Franceschini, rimaniamo in attesa di un appuntamento. La prossima settimana ci sarà un incontro con l’Enit, speriamo sia utile per arrivare al Governo».
STAGIONALI Sulla stessa lunghezza d’onda Roberta Nesto, prima cittadina di Cavallino-Treporti: «L’atteggiamento di Roma nei confronti del turismo è incomprensibile: chiediamo sostegno ai comuni, alle imprese e ai lavoratori stagionali. Ci era stato detto che sarebbe stata sviluppata una campagna promozionale condivisa, ad oggi non sappiamo nemmeno con quale strategia». E nel caso dei lavoratori stagionali va registrata la presa di posizione di quelle categorie come commesse, addetti ai supermercati, custodi e magazzinieri, esclusi dal bonus di 600 euro: «Ci troviamo in ginocchio – hanno detto in una lettera inviata al governatore Luca Zaia – in tutta Italia siamo in 300 mila, abbiamo bisogno di un sostegno». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’epidemia in provincia
3.591*
Soggetti in isolamento domiciliare
3.537 3.407 3.310 3.450 3.354
3400
3.206
3.200
2.863 2.965
2.800
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2.600
2.744
2.489
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2.000
2.368
2.124 2.188 1.919
2.763
1.800
2.553
2.264
Provincia di Padova
2.200
1.636
2.009 Casi totali
1.810
Incremento giornaliero
1.600
1.371
1.400
1.155
1.200 1.000 800
611
600 400 200
1
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3.056 3.134
3.000
0
144 162 81 105 135 30 40 59 68
216 255 273 175 198
296
373
439
658
715
882 781
Decessi 1.464
1.277
924 1.026
523
+1 0 +30 +10 +19 +9 +13 +24 +30 +9 +18 +13 +23 +18 +39 +18 +23 +77 +66 +84 +88 +47 +57 +66+101+42+102+129+122+94+103+186+126+121+147+83 +64 +76 +90+100+64+104+125+119+121 +91 +78 +72 +44 +60 +44 +53 +43 +87 +36 21 24 25 26 27 28 29 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 ieri Febbraio Marzo Aprile 1
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* dato non validato dell'Azienda Zero
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Dati aggiornati al 15 aprile alle 17 Fonte: Dati estrapolati da report Azienda Zero e portale "Covid19 Ita", progetto del Dipartimento di Scienze cardiotoracovascolari e di sanità pubblica dell'Università di Padova
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Coronavirus, il bilancio I NUMERI PADOVA Calano i ricoveri e aumentano i pazienti negativizzati. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria 1.150 padovani sono riusciti a sconfiggere il Coronavirus. L’ultimo bollettino emesso da Azienda Zero ieri mattina mostra una nota di speranza. In totale, tra reparti e terapie intensive, i letti occupati in provincia di Padova sono 230. Ieri pomeriggio è stato registrato solo un nuovo decesso: all’ospedale di Cittadella non ce l’ha fatta Luciano Scapolo, 76 anni. Complessivamente i casi di Coronavirus hanno raggiunto quota 3.591, i padovani ancora positivi al tampone sono 2.252.
LA CONFERENZA STAMPA La contrazione dei ricoveri è stata confermata ieri, durante la conferenza stampa trasmessa via Facebook dall’Azienda ospedaliera. «Abbiamo un andamento favorevole, il numero dei ricoveri è in calo – ha detto Luciano Flor, direttore generale - ma rimaniamo in piena emergenza e per questo teniamo la massima attenzione». In via Giustiniani sono a disposizione dei malati Covid 106 posti letto ordinari e 36 postazioni di terapia intensiva. «L’area non critica ora ha 74 presenze – aggiunge il direttore sanitario Daniele Donato – mentre in terapia intensiva ci sono 17 pazienti. Le cose stanno migliorando, la domanda si riduce e aumentano i dimessi, che sono 103». Ieri il Centro di cardiochirurgia Gallucci ha raggiunto un importante traguardo superando i mille trapianti di cuore. Al direttore Gino Gerosa e al suo staff sono arrivati anche i complimenti del governatore del Veneto Luca Zaia. Il primo trapianto di cuore in Italia, eseguito dal professor Vincenzo Gallucci su Ilario Lazzari, avvenne proprio a Padova nel 1985. «Nonostante l’emergenza l’attività va avanti – ha detto Flor - continuiamo a fare circa 180 interventi chirurgici al giorno, e proprio ieri abbiamo fatto il trapianto di cuore numero mille. In altre occasioni
Calano i ricoverati, aumentano i guariti Ieri è stato registrato un solo decesso a Cittadella. Il virus non ferma l’attività del centro Gallucci: ieri è stato eseguito il trapianto di cuore numero mille avremmo festeggiato in modo diverso, ma oggi è giusto dire che anche in questo momento stiamo garantendo le cure più complicate». Soddisfazione anche da parte del cardiochirurgo Gerosa. «E’ stata fatta molta strada dal 1985 – afferma il docente -. Negli ultimi anni Padova si alterna all’ospedale Niguarda di Milano come primo centro trapianti di cuore in Italia. Il centro Gallucci si colloca invece al primo posto nazionale nell’ambito del programma di assistenza meccanica al circolo, oggi per dare risposte efficaci a pazienti con insufficienza cardiaca si ricorre sempre di più a sistemi di supporto cardiaco chiamati Vad. Finora abbiamo impiantato 170 pompe artificiali di questo tipo. Siamo anche centro di riferimento nazionale per l’assistenza cardiocircolatoria Ecmo». Quanto all’emergenza Coronavirus, dal 21 febbraio a oggi, l’Azienda ospedaliera ha eseguito 94.170 tamponi complessivi,
FLOR: «NONOSTANTE L’EMERGENZA L’ATTIVITÀ VA AVANTI CONTINUIAMO A FARE 180 INTERVENTI CHIRURGICI AL GIORNO»
di cui 4.522 positivi. Presto l’unità di Microbiologia, diretta dal professor Andrea Crisanti, supererà la soglia dei 100 mila tamponi analizzati. Ciò grazie all’arrivo di un macchinario hi-tech del valore di mezzo milione di euro, in grado di processare i campioni biologici in tempi rapidi e con quantità minime di reagenti. La campagna di scree-
ning sul personale ospedaliero continua. «Finora abbiamo eseguito 17.190 tamponi a medici, infermieri, oss, tecnici e amministrativi – afferma il ds Donato -. Su un totale di 7.500 dipendenti, abbiamo riscontrato 137 casi di positività. Oggi, 17 aprile, i positivi al tampone sono 59. Tra questi ci sono cinque medici ospedalieri, tre medici universi-
tari, otto medici specializzandi, diciotto infermieri, sedici oss e nove altre professionalità. I contagi come sono avvenuti? In ventun casi per contatto tra operatori sanitari, in quattro da pazienti. Sette contagi sono esterni, tra familiari o conviventi. Di screening sono sedici, questo è un dato importante perché significa che abbiamo trovato di-
pendenti asintomatici positivi. Ora sono in quarantena a casa. I rimanenti undici casi non sono noti. Noi continueremo con la sorveglianza: il tampone viene effettuato ogni dieci giorni agli operatori nelle aree Covid e al Pronto soccorso, ogni venti nelle aree non Covid». Tanti i riconoscimenti per il lavoro svolto, l’Azienda ospedaliera finora ha raggiunto i 4 milioni di euro di donazioni in denaro.
CAUTELE «Abbiamo ricevuto anche tanti dispositivi di protezione individuale - conclude il dg Flor –, tra cui 30 mila mascherine chirurgiche. Sono arrivati anche 2.500 chili di frutta che abbiamo distribuito nei reparti dell’ospedale. Ma ci hanno portato anche pasti completi, pizze, focacce, un uovo di Pasqua da dieci chili donato alla rianimazione, crema per le mani e molto altro ancora. Siamo grati per tutto il sostegno ricevuto». Elisa Fais
IMPEGNO Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Flor durante l’omaggio delle forze dell’ordine
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SOLIDARIETÀ PER CHI È IN PRIMA LINEA: «RICEVUTE MASCHERINE E ANCHE 2.500 CHILI DI FRUTTA PER MEDICI E MALATI»
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Primo Piano
Sabato 18 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL PROTOCOLLO VENEZIA Dipendesse dal governatore Luca Zaia, le aziende potrebbero tutte - ma proprio tutte, anche parrucchiere ed estetiste - riaprire i battenti il 4 maggio. Alcune attività addirittura anche prima. Ma siccome la competenza della chiusura e apertura del mondo produttivo, così come della scuola, è del Governo, il Veneto si è premurato di dire alle aziende cosa dovranno fare quando arriverà il fatidico giorno della Fase 2. Ad esempio, dovranno avere non più solo il responsabile della sicurezza, ma anche un Covid Manager così definito: “Referente unico per l’attuazione delle misure di prevenzione e punto di contatto per le strutture del Sistema sanitario regionale”. E giusto per vedere se questo piano funziona operativamente, e non solo sulla carta, è già partita una sperimentazione che coinvolge 10 aziende, tutte in provincia di Padova, per complessivi 1.000 lavo-
IN OGNI SOCIETÀ UN COVID-MANAGER PER GESTIRE LE AZIONI I SINDACATI: «BENE IL COORDINAMENTO CON IL GOVERNO»
Aziende, esami e controlli Ecco il Veneto che riparte Progetto pilota in 20 aziende per tremila lavoratori: `Zaia: «Meglio convivere con il virus che riaprire prevenzione, test medici e misure di tutela della salute quando non ci sarà più e noi saremo tutti “morti”» `
ratori. L’obiettivo è di raddoppiare il campione, anche in altre province arrivando a 20 imprese e 3.000 lavoratori.
rante la conferenza stampa di mezzogiorno dalla sede della Protezione civile a Marghera. «Bisogna partire subito con un piano per la messa in sicurezza nelle aziende - ha poi aggiunto nel pomeriggio - E la decisione spetta alla scienza e alla politica perché ci vuole buon senso, equilibrio. Sono due le linee di pensiero: la prima aprire quando il virus non ci sarà più e saremo tutti “morti”, oppure aprire e convivere con il virus che è esattamente tutto quello che hanno fatto gli altri Paesi nel mondo. E io tra queste due linee non ho dubbi». In cosa consiste il piano? Sostanzialmente si tratta di un protocollo di sicurezza sanitaria sia
SICUREZZA Il piano - intitolato “Fase 2 Progetto per la riapertura delle attività produttive” e redatto, come ha specificato Zaia, dalla responsabile della Prevenzione Francesca Russo - è stato presentato ieri pomeriggio alle categorie produttive e ai sindacati dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. Nulla a che fare con il piano dell’Università di Padova: «Non siamo qui a smistare carte, ma a recepire proposte», aveva puntualizzato, stizzito, il governatore Zaia du-
I piani Venti aziende e 3mila addetti coinvolti La Regione Veneto punta a supportare le aziende nella fase di riapertura, definire una serie di linee guida di prevenzione per garantire la salute attraverso il Manuale della riapertura e acquisire evidenze scientifiche. Il Progetto pilota coinvolgerà una ventina di aziende (in tutto 3mila lavoratori) per raccogliere indicazioni epidemiologiche, organizzative e di processo per aggiornare passo dopo passo il “manuale” di riapertura.
ALLE URNE VENEZIA Lunedì il Consiglio dei ministri esaminerà il decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020”, quello che consentirà alle Regioni di votare la prossima estate, senza aspettare la sessione autunnale riservata ai Comuni. Con la conseguenza che non ci sarà election day e, soprattutto, potrebbero esserci sette distinte votazioni per le sette Regioni (Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia, Valle d’Aosta) chiamate alle urne. Il decreto legge prevede che le elezioni comunali (e nell’elenco c’è anche Venezia) si svolgano “in una domenica compresa tra il 15 settembre ed il 15 dicembre 2020”. Per le Regioni, invece, la norma dice questo: “Gli organi
ratura corporea di lavoratori, fornitori, visitatori, l’obbligo di guanti e mascherine, il distanziamento sociale (almeno un metro), fino all’uso “razionale” dei test.
LA SPERIMENTAZIONE Accanto al manuale per la riapertura contenente indicazioni operative ed organizzative che ogni attività imprenditoriale dovrà seguire per rimettersi in marcia, c’è anche il progetto pilota che ha l’obiettivo di testare il modello (sanitario-scientifico, organizzativo ed informativo) e valutarne l’estensione su scala più ampia. La sperimentazione è già partita nell’area del Padovano,
ma sarà ampliata, per la precisione raddoppiata, tant’è che ieri l’assessore Lanzarin ha detto alle categorie di presentare i nomi delle imprese che volessero essere inserite. E poi c’è l’importante tema dei controlli in collaborazione con i Medici del lavoro delle rispettive aziende. Controlli, sia chiaro, che non potranno essere obbligatori, servirà un accordo aziendale e potranno essere fatti solo su base volontaria. Questo è un punto su cui i sindacati cercheranno di fare chiarezza. Il piano, comunque, prevede che ogni singola azienda presenti la lista dei lavoratori reintegrabili o da sottoporre a controllo. A seconda del profilo
La ripartenza in Veneto LE AZIONI PRELIMINARI 2
Comunicazione apertura CF dipendenti e sede Email e n° cellulare
Impresa
LE AZIONI I CONTROLLO 11
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Esito tampone e/o test sierologico quali-quantitativo
Lista lavoratori reintegrabili o da sottopore a test
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SCREENING TEST SIEROLOGICO RAPIDO Con l'apertura aziendale si seguirà il seguente protocollo a seconda del profilo del lavoratore 1. Se guarito: test rapido ogni 30 gg 2. Se immunizzato: rest rapido ogni 20 gg 3. Se suscettibile: test rapido ogni 10 gg
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Informativa/Accordo Azienda - Lavoratore
Sistema di biosorveglianza
Inoltro esiti tampone e/o test sierologici quali-quantitativi
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Le misure Dal manager ai 10 interventi per la salute Il Manuale prevede tre fasi per le aziende: individuazione del “Covid Manager”; definizione del piano di intervento; attuazione di indicazioni operative. Dieci gli interventi previsti: sanificazione; informazione; limitazione dei contatti; rilevazione della temperatura corporea; dispositivi di protezione; distanziamento tra le persone; misure igieniche; uso dei test diagnostici; gestione dei casi positivi; tutela dei lavoratori più vulnerabili.
per i lavoratori che per i titolari e fornitori. E non è un lavoro definitivo, tanto che alle parti sociali è stato chiesto di presentare eventuali osservazioni o rilievi entro le ore 12 di lunedì. Sono previste tre fasi: l’individuazione in ogni azienda di un Covid-Manager come figura di riferimento dell’intero processo (potrà coincidere anche con figure già esistenti, ad esempio il responsabile della sicurezza); la definizione di un Piano aziendale dei “rischi Covid”; la definizione e applicazione rigorosa di dieci indicazioni operative da attuare in azienda, tra cui l’igienizzazione e sanificazione degli ambienti di lavoro, la rilevazione della tempe-
Compilazione questionario contact-rate
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+ Lavoratore
Verifica se il lavoratore... • è positivo/guarito/isolato • ha fattori di rischio (età, patologie, area geografica) Aggiorna profilo di rischio del lavoratore con contact rate
Misura aggiuntiva
12 Inoltro esiti test rapidi
Sistema di biosorveglianza
L’impresa misura la temperatura tutti i giorni Se >37.5°C
Back to Veneto* Prima di ripartire
6 Medico del lavoro
Tampone e/o test sierologico quali-quantitativo mediante prelievo
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Invio ai laboratori e svolgimento analisi
Il lavoratore già infettato farà il tampone in una struttura pubblica
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Inoltro classificazione dei dipendenti per screening test rapidi
*Sistema informatico Regione Veneto
Fonte: Regione Veneto
Segnalato ai Servizi Sanitari L’Ego-Hub
Elezioni regionali, ipotesi 12 luglio «E si vada ai seggi anche il lunedì» elettivi delle regioni a statuto ordinario il cui rinnovo è previsto entro il 2 agosto 2020 durano in carica cinque anni e tre mesi; le elezioni si svolgono nel periodo intercorrente tra le otto domeniche precedenti la nuova scadenza del mandato e i sessanta giorni successivi al termine della durata
IL DECRETO LEGGE SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI E OGNI GOVERNATORE POTREBBE SCEGLIERE UNA DATA DIVERSA
del mandato o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”. La legislatura del Veneto scade il 31 maggio; con la proroga di tre mesi si andrebbe al 31 agosto: da quella data scatterebbe il conto delle otto settimane prima e dei due mesi dopo. A indire le elezioni nell’ambito della “finestra” fissata a livello nazionale è ogni singolo presidente di Regione, quindi, teoricamente, potremmo avere da luglio a ottobre sette votazioni in sette domeniche diverse per ciascuna delle sette Regioni chiamate al rinnovo. Il Veneto, come ha ribadito anche ieri il governatore Luca Zaia, è intenzionato ad andare al voto il prima possibile e la data che cir-
cola negli ambienti politici è quella del 12 luglio. Tra l’altro il Veneto vorrebbe che nel decreto legge fosse specificato che non serve modificare la legge elettorale regionale, così non ci sarebbe bisogno di un passaggio in aula. Non solo: Zaia ha chiesto che si possa votare in due giornate, non solo la domenica, ma anche il lunedì fino alle 15 «per evitare affollamenti ai seggi».
I CONTRARI Contrario al voto in piena estate è il Pd: «Voler votare a luglio ha detto il capogruppo in Regione Stefano Fracasso - suona come una mancanza di rispetto ai tutti quei veneti che vivono la difficol-
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CODE Elettori in un seggio di Castelfranco nel 2015: quest’anno distanziamento obbligatorio.
ESCLUSO L’ELECTION DAY CON I COMUNI IN AUTUNNO. FRACASSO (PD): «PRIMA SI ESCA DALL’EMERGENZA»
tà dei loro parenti in ospedale, delle fabbriche e dei negozi chiusi, della cassa integrazione. Prima si esce dalla crisi e poi si vota. Tanto più se come ci dicono i virologi solo il 10% della popolazione presenta la risposta immunitaria al virus. 9 veneti su 10 lo possono prendere anche domani, al-
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del lavoratore è previsto: se guarito, il test rapido ogni 30 giorni; se immunizzato, il test rapido ogni 20 giorni; se suscettibile, il test rapido ogni 10 giorni.
LE REAZIONI Pur riservandosi di valutare con attenzione il piano, i sindacati hanno espresso parere favorevole in merito al fatto che il Veneto si allineerà alle decisioni nazionali. «L’assessore Lanzarin - hanno detto Christian Ferrari (Cgil), Gianfranco Refosco (Cisl), Gerardo Colamarco (Uil) - ha affermato che non ci sarà nessuna forzatura, tutto sarà deciso in coordinamento con il Governo e le autorità sanitarie nazionali. Si tratta di una novità importante che non possiamo non salutare con soddisfazione». E l’assessore al Lavoro, Elena Donazzan, ha ricordato che «i dati degli Spisal, con più di 5400 imprese controllate per oltre 230 mila lavoratori, ci restituiscono la fotografia di un Veneto rispettoso delle prescrizioni di sicurezza e attento ad osservare le misure precauzionali per prevenire il contagio del virus». Della serie: il Veneto è già pronto. Del resto oltre la metà delle aziende è già al lavoro e lunedì riapriranno a Nordest gli stabilimenti di Electrolux a Porcia (Pordenone) e, sia pure a scaglioni, Fincantieri a Marghera e Monfalcone. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«LA REGIONE VENETO STA ACQUISTANDO UNA SECONDA MACCHINA HI TECH PER MOLTIPLICARE LE ANALISI DEI TEST»
Le date
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aprile: a Nordest riaprono grandi aziende come Fincantieri e Electrolux (a Porcia).
«A FINE SETTIMANA ARRIVEREMO A 100MILA CAMPIONI ANALIZZATI, DA 54 GIORNI IL PERSONALE LAVORA 24 ORE SU 24»
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aprile: apertura anticipata (forse) per aziende della moda, mobilifici, automotive, cantieri edili.
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maggio: la fase 2 con la ripartenza delle attività economiche, che saranno comunque soggette a disposizioni di prevenzione e controllo.
Il percorso Chi può essere riammesso in azienda L’azienda deve concordare con i sindacati le modalità del percorso pilota di riapertura, trasmettendo alla Regione la lista dei lavoratori coinvolti. A chi verrà riammesso al lavoro (chi non risulta contagiato o in isolamento) sarà effettuato un prelievo per il test sierologico e il tampone naso-faringeo. Quindi i risultati saranno registrati nel sistema di biosorveglianza e in base agli esiti sarà disposto o meno il reintegro del dipendente in azienda.
I controlli Test, tamponi e misurazione della febbre Sulla base degli esiti dell’esame del sangue e del tampone viene restituita all’azienda la lista dei lavoratori per il profilo epidemiologico (suscettibili, immunizzati, guariti) da sottoporre a controllo periodico come da protocollo di screening (con test rapidi e verifica della temperatura). Ogni giorno viene misurata la temperatura prima dell’ingresso: se superiore ai 37.5 gradi il lavoratore non viene ammesso in azienda e viene segnalato ai servizi sanitari.
L’intervista Andrea Crisanti
«Tamponi a tappeto per una vita normale» Il virologo di Padova: «Nella Fase 2 ci sarà meno distanziamento sociale e in caso di contagio dovremo circoscrivere subito l’area come fatto a Vo’» `
ella Fase 2 ci sarà meno distanziamento sociale e dobbiamo essere pronti a bloccare subito i focolai come a Vo’ Euganeo. Ma su larga scala. E questo passerà per l’aumentata capacità di fare tamponi». Andrea Crisanti, direttore dell’Unità complessa di Microbiologia di Padova e coordinatore del piano tamponi in Veneto, spiega la sua ricetta per «ricominciare una vita normale» e lo fa partendo dall’esperienza dell’Azienda ospedaliera di Padova che con una nuova macchina avanzatissima dal costo di mezzo milione di euro ha aumentato esponenzialmente la capacità di analizzare i tamponi in tempi ridotti.
«N
biamo già la ricetta: circoscrivere l’area, fare il tampone a tutti, isolare i positivi e dopo 7-8 giorni fare la stessa cosa per riprendere i casi sfuggiti». Quali sono le caratteristiche principali del nuovo macchinario hi-tech per processare il materiale biologico raccolto dai tamponi orofaringei? «All’Imperial College di Londra
VIROLOGO Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Azienda ospedaliera di Padova
avevo visto una strumentazione fantastica, che movimenta meccanicamente i liquidi, non con pipette ma con ultrasuoni a velocità spettacolari, e ho chiesto all’Azienda di fare questo acquisto, che vale mezzo milione euro. La macchina è arrivata, funziona benissimo e ci ha permesso di fare risparmi in termini di tempo e di scala. Le vecchie movimentazioni di liquidi utilizza-
Beneficenza La “spesa solidale” nei supermercati Alì
Professor Crisanti, come gestire il contagio con la riapertura delle attività? «Nella Fase 2 i tamponi serviranno molto di più, perché non avremo più distanziamento sociale e quindi ci saranno molte più opportunità di trasmissione. I tamponi sono stati uno strumento fondamentale per spegnere il focolaio di Vo’, un caso che va adottato come lezione per i focolai futuri. In questa fase le misure di distanziamento sociale verranno progressivamente eliminate, quindi potranno comparire nuovi focolai, ma noi ab- TAMPONI Test medici per controllare il virus
È iniziata il 3 di Aprile la raccolta di prodotti alimentari in tutti i 113 negozi del Gruppo Alì, volta a dare un sostegno alle molte famiglie oggi in difficoltà. L’idea è nata dall’azienda veneta che ha messo a disposizione, alla fine delle casse, un carrello con un semplice cartello informativo del progetto. La rete dei volontari della Protezione Civile, delle Caritas e di altre associazioni hao offerto la disponibilità per il ritiro dei prodotti e la suddivisione degli stessi alle famiglie.
vano piastre in cui erano disposte 96 reazioni di tampone; ora lo facciamo con 384. Prima l’operazione durava un’ora e mezza, ora 10 minuti, e la macchina precedente aveva bisogno di reagenti che erano 5 volte quelli usati con questa. Questo significa che gli acquisti fatti per 500mila reazioni ora si moltiplicano per 2,5 milioni e questo ci dà la possibilità di aiutare tanti altri ospedali veneti». Verranno acquistati altri macchinari? «La Regione e l’Azienda si stanno adoperando per acquistare un altro macchinario di questo tipo da trasferire ad un’altra azienda. Un obiettivo del Veneto è infatti aumentare la capacità di fare tamponi per permettere a più persone possibili di ricominciare una vita normale». Finora quanti tamponi avete processato? «Entro la fine di questa settimana l’azienda ospedaliera arriverà al traguardo di 100 mila. Dal 21 febbraio ad oggi i tamponi eseguiti sono stati 94.170. Ringrazio il personale del laboratorio che da 54 giorni lavora ininterrottamente giorno e notte, compresi i festivi». Il modello veneto di contenimento dell’epidemia sta diventando un esempio. «Quello che ci ha contraddistinto fin dall’inizio è stata la tempestività nel creare un test in casa con reagenti validati. Già il 20 gennaio avevo fatto presente la necessità sviluppare un saggio diagnostico per identificare le persone positive al nuovo coronavirus. Abbiamo così iniziato a mettere a punto la metodica che è complessa. Il tampone è infatti solo un mezzo di prelievo, poi c’è la fase di estrazione degli acidi nucleici, una fase molto importante di distribuzione di reagenti e una fase di lettura. Noi abbiamo scelto fin dall’inizio un metodo realizzato in casa, senza sistema chiuso e senza dover fare riferimento a fornitori. I risultati sono stati validati con l’Istituto Spallanzani di Roma. Con una concordanza al 100% abbiamo iniziato a fare i test alle persone che presentavano i criteri iniziali dell’Oms». E poi sono arrivati i primi casi di Coronavirus. «Lì è arrivata la prima sfida: la Regione Veneto chiedeva di fare i test a 3.300 abitanti di Vo’ Euganeo. È stato il primo stimolo per riorganizzare il lavoro e il flusso. Siamo passati da un centinaio a mille tamponi al giorno per poi arrivare progressivamente ai 2.500 di media giornaliera degli ultimi mesi». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
I sindaci delle spiagge: «Ignorate le nostre richieste» re l’enorme visibilità mediatica data loro da questa emergenza - e non perché ci sia il rischio che il virus riparta, è suffragato dal fatto che i comuni voteranno a ottobre. Se c’è il problema del virus, perché non far votare anche i comuni a luglio?». Tant’è, Zaia ha negato di avere mire nazionali: «Non posso abbandonare la nave, questo Veneto non lo si può lasciare senza aver risolto il problema».
`Minacciata la protesta
a Roma con restituzione della fascia tricolore LA POLEMICA
SCUOLA E TURISMO tro che luglio sicuro. Guardiamo a settembre, non è il momento di mettere le ambizioni elettorali davanti alla salute e al lavoro». Contrario anche Antonio Guadagnini del Partito dei Veneti: «Zaia vuole votare a luglio, il sospetto che questa fretta sia dettata da mero interesse personale - per sfrutta-
Il governatore è invece contrario alla riapertura delle scuole adesso, mentre è favorevole a farle iniziare a settembre inoltrato per recuperare la stagione turistica: «Valuteremo con il calendario, conciliando le diverse esigenze». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OMBRELLONI Rischio spiagge vuote
JESOLO «Nessuna risposta dal Governo, è inaccettabile che nei vari decreti non ci sia un solo riferimento al turismo italiano». Sono cadute nel vuoto le richieste del G20s, il coordinamento che rappresenta le più importanti spiagge italiane, che a fine marzo aveva inviato al Governo una serie di richieste. Ad oggi, però, tutte ignorate. Ed è per questo che ieri i sindaci si sono riuniti ancora una volta in videoconferenza, decidendo di inviare un nuovo documento al Consiglio dei ministri. Questa volta però condiviso con
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altre 500 spiagge località balneari italiane. E se la risposta sarà ancora una volta l’indifferenza, non è escluso che i sindaci decidano di inscenare una clamorosa protesta presentandosi in parlamento per restituire la fascia tricolore. «Alle nostre richieste – spiega Valerio Zoggia, sindaco di Jesolo – abbiamo ricevuto indifferenza. Forse a Roma non è chiaro il valore del turismo nel Pil italiano: servono azioni di sostegno concrete. Tra le proposte c’era quella di non versare il contributo del Fondo di solidarietà, per il nostro Comune circa 2 milioni di euro, ma non abbiamo ottenuto nulla. Abbiamo chiesto di parlare con il ministro Dario Franceschini, rimaniamo in attesa di un appuntamento. La prossima settimana ci sarà un incontro con l’Enit, speriamo sia utile per arrivare al Governo».
STAGIONALI Sulla stessa lunghezza d’onda Roberta Nesto, prima cittadina di Cavallino-Treporti: «L’atteggiamento di Roma nei confronti del turismo è incomprensibile: chiediamo sostegno ai comuni, alle imprese e ai lavoratori stagionali. Ci era stato detto che sarebbe stata sviluppata una campagna promozionale condivisa, ad oggi non sappiamo nemmeno con quale strategia». E nel caso dei lavoratori stagionali va registrata la presa di posizione di quelle categorie come commesse, addetti ai supermercati, custodi e magazzinieri, esclusi dal bonus di 600 euro: «Ci troviamo in ginocchio – hanno detto in una lettera inviata al governatore Luca Zaia – in tutta Italia siamo in 300 mila, abbiamo bisogno di un sostegno». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza Covid-19
Totale Regione Veneto con tampone positivo 15374(+155) 87 2200 2237 807 Vo’
«I dati migliorano»: la Protezione civile `E il Veneto abolisce il bollettino serale cancella la conferenza stampa quotidiana Tra ospedali e case di riposo 1.026 morti `
VENEZIA Dal 23 febbraio era diventato un appuntamento fisso: a metà pomeriggio gli italiani si sintonizzavano con la sala stampa della Protezione civile e ascoltavano il capo del Dipartimento Angelo Borrelli elencare i numeri di una tragedia che sembrava non avere fine. I morti, i malati, i ricoverati, i pazienti attaccati a un tubo in terapia intensiva. Ieri, 17 aprile, è stato deciso di sospendere quell’appuntamento quotidiano: dopo 55 giorni senza interruzioni, la Protezione civile ha detto addio all’appuntamento nel giorno in cui l’Italia ha segnato il record dei guariti, 2.563 in 24 ore, che hanno portato il totale a 42.727. E anche in Veneto c’è stato uno stop: niente più bollettino pomeridiano, da ieri c’è solo il report delle 8 del mattino, un elenco di numeri che una volta pubblicato sui giornali sarà di fatto “vecchio” di due giorni. Il motivo dello stop? «Esigenze legate alla diffusione dei dati epidemiologici da parte della Protezione civile nazionale», è stata la laconica spiegazione della Regione.
ITALIA «I dati sanitari ci indicano che si è alleggerita decisamente la pressione sulle strutture ospedaliere e tutto ciò ci rende consapevoli del grande lavoro svolto negli ospedali e della collaborazione dei cittadini - ha detto Borrelli
- E per questo abbiamo deciso di rimodulare le conferenze stampa, ci saranno due volte a settimana». Il bollettino con i dati, criticato da molti anche se resta pur sempre l’unico documento contenente tutti i numeri che le Regioni trasmettono al governo, però non scomparirà: «Continueremo a garantire massima trasparenza sui dati ogni giorno, veicolandoli sul sito e sui social», ha detto Borrelli. Anche ieri è stato confermato il trend discendente della curva. I
gioni e Province autonome che fanno registrare un aumento dei decessi inferiore a 10. La prima conferenza stampa di Borrelli c’è stata il 23 febbraio mentre il giorno dopo è stato diffuso il primo bollettino: erano solo 5 le vittime - ieri 22.745 - e 219 i contagiati, ieri arrivati a 172.434. La prima volta che gli italiani hanno visto Susanna Di Pietra, l’interprete Lis, è stato il 25 febbraio e poco meno di un mese dopo, il 22 marzo, hanno saputo che in Protezione civile si erano regi-
VENETO
strati 12 casi positivi al virus. Si è temuto lo avesse preso anche Borrelli quando per tre giorni, dal 25 al 28 marzo, il capo Dipartimento si è assentato perché aveva la febbre. Ma anche in quel caso la conferenza stampa non è saltata.
Il bollettino della Regione Veneto aggiornato alle 8 di ieri mattina dava un totale di 15.374 positivi, 155 in più della rilevazione di giovedì sera, di cui 10.618 attualmente positivi. I pazienti in terapia intensiva erano 197 (-3). I decessi 8, dato che porta a 877 il totale delle morti negli ospedali. Se si considerano anche le morti avvenute non in ospedale, principalmente nelle case di riposo, il totale arriva a 1.026 vittime. Da considerare che, nonostante l’emergenza coronavirus, in Veneto continua l’attività ospedaliera “normale”, compresi i trapianti: ieri il Centro Gallucci di cardiochirurgia di Padova, diretto dal professor Gino Gerosa, ha effettuato il millesimo trapianto di cuore.
IL MONITO
FRIULI VENEZIA GIULIA
2.563 575 Le guarigioni in Italia Le vittime registrate nel giro di 24 ore: ieri in tutta record da inizio contagi la penisola: in calo nuovi casi sono solo 355 mentre dalle terapie intensive sono usciti altri 124 pazienti (record giornaliero anche questo). La Lombardia è scesa sotto i mille ricoveri in rianimazione e dai reparti ordinari sono stati dimessi in 1.107 in tutta Italia. La percentuale dei positivi sul numero dei tamponi era ieri al 5,35%, la più bassa dall’inizio dell’epidemia, in sostanza un malato ogni 18,8 test. È vero che il numero dei morti è ancora alto, con 575 vittime nelle ultime 24 ore. Ma, ha fatto notare il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, è anche vero che ci sono 13 tra Re-
ta arrivi prima dell’estate. Ecco perché, come ripetono fin quasi alla noia anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e quello del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, bisogna essere «assolutamente cauti e attenti nella ripresa, sia della nostra vita sociale sia nelle attività produttive».
Intanto il consulente del ministro Roberto Speranza e rappresentante italiano dell’Oms Walter Ricciardi: «Una seconda ondata di epidemia in autunno più che un’ipotesi è una certezza». Non solo: se si accelerano le riaperture il rischio concreto è che l’onda-
I casi accertati positivi al coronavirus in Friuli sono 2.675, con un incremento di 59 unità rispetto a giovedì. Tre i decessi che portano a 220 il numero complessivo di morti da Covid-19. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Nord, in oltre la metà dei Comuni decessi più che raddoppiati rispetto al 2015-2019 I NUMERI ROMA Numeri dei decessi che schizzano verso l’alto al Nord e in particolare in Lombardia, mentre fanno segnare incrementi contenuti (o restano stazionari) al Centro-Sud. Le statistiche generali sulla mortalità disegnano un quadro del fenomeno coronavirus non troppo diverso, sul piano territoriale, da quello che appare dal quotidiano conteggio delle vittime. E in qualche caso particolare - come quello dei centri più martoriati dal contagio - fanno pensare che i numeri forniti dal sistema sanitario sul Covid-19 non catturino in pieno l’effettivo andamento dei decessi.
LE FONTI Le fonti da cui provengono le cifre sono due: l’Istat, che da alcune settimane diffonde anticipazioni dei dati sulla mortalità ricavati dalla nuova anagrafe digitale, e il ministero della Sa-
lute, che da anni ha messo in piedi un sistema di sorveglianza dei decessi in una ventina di città campione, con l’obiettivo originario di valutare il diffondersi della “normale” influenza stagionale. Lo stesso istituto di statistica, a proposito della propria rilevazione, mette in chiaro che non si riferisce ad un campione significativo, perché i Comuni selezionati sono quelli che hanno aderito all’Anagrafe nazionale della popolazione residente e nei quali a partire da marzo è emerso un incremento dei morti (per tutte le cause) di almeno il 20% rispetto alla media degli anni precedenti.
LA SELEZIONE In altre parole, sono stati selezionati in partenza città e paesi in cui l’anomalia del Covid-19 si è già manifestata. Anche con questo “filtro” iniziale, la differenza tra Nord e Centro-Sud balza all’occhio: in oltre la metà dei Comuni settentrionali il nu-
SOTTO PRESSIONE Uno dei reparti di terapia intensiva del Nord Italia
AL SUD CRESCITA MOLTO PIÚ RALLENTATA E CONCENTRATA SULLE PERSONE SOPRA I 75 ANNI
mero dei morti è più che raddoppiato tra il primo marzo e il 4 aprile rispetto alla media 2015-2019. Spiccano alcuni casi come quello di Bergamo, passato da 141 a 729 casi, o di Brescia (da 212 a 638). Nei Comuni centro-meridionali invece un incremento di questa portata è
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Treviso
Vicenza
3805
301
2096
Verona 266 Domicilio fuori Veneto 71 Assegnazione in corso
Belluno
Rovigo
Venezia
3504
Padova
13489 positivi +
contatti in isolamenti
10618
1026
3730
Casi attualmente positivi
Deceduti in ospedale e casa di riposo
Negativizzati virologici
877
deceduti in ospedale
1958
dimessi
1556
ricoverati
Pazienti in area non critica
Strutture di ricovero - *Ospedale Covid Azienda Ospedale Università Padova 74 Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Roma 49 Az. Osp. Univ. Int. Verona - Borgo Trento 23 ULSS1 - Ospedale Belluno 40 ULSS2 - Ospedale Treviso 39 ULSS2 - Ospedale Oderzo 8 ULSS2 - Ospedale Conegliano 1 ULSS2 - Ospedale Vittorio Veneto* 57 ULSS2 - Ospedale Castelfranco 4 ULSS2 - Ospedale Montebelluna 14 Ospedale S. Camillo - Treviso* 49 Ospedale civ. Motta di Livenza - Treviso 4 ULSS3 - Ospedale Mestre 29 ULSS3 - Ospedale Venezia 8 ULSS3 - Ospedale Mirano 1 ULSS3 - Ospedale Dolo* 78 ULSS3 - Ospedale Chioggia 2 Ospedale Villa Salus - Mestre* 49 ULSS4 - Ospedale San Donà di Piave 1 ULSS4 - Ospedale Jesolo* 33 Casa di Cura Rizzola - San Donà di Piave 10 ULSS5 - Ospedale Rovigo 5 ULSS5 - Ospedale Trecenta* 44 ULSS5 - Ospedale Adria 1 ULSS6 - Ospedale Schiavonia* 109 ULSS6 - Ospedale Cittadella ULSS6 - Ospedale Camposampiero 4 ULSS7 - Ospedale Santorso* 139 ULSS7 - Ospedale Bassano ULSS7 - Ospedale Asiago 1 ULSS8 - Ospedale Vicenza 51 ULSS8 - Ospedale Noventa Vicentina 25 ULSS8 - Ospedale Valdagno 19 ULSS9 - Ospedale Legnago 58 ULSS9 - Ospedale San Bonifacio 9 ULSS9 - Ospedale Villafranca* 108 ULSS9 - Ospedale Marzana 67 ULSS9 - Ospedale Bussolengo 29 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria - Negrar 65 Ospedale P. Pederzoli - Peschiera 51 Istituto Oncologico Veneto 1
Ospedali per acuti
L’Oms: in autunno la seconda ondata di contagi è certa LA GIORNATA
FONTE: REGIONE VENETO
Casi confermati (al 17.04 ore 8.00)
Tot. Regione Veneto
1359
Pazienti in terapia intensiva
17 15 25 8 12 7 3 4 4 8 6 4 8
4 9 7 2 8 2 16 7 10 8 3
197
Casi Sars-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti Pazienti Dimessi Decessi Strutture di ricovero
13 14 1 27 23 25 1 7 1 7 9 19
14 4 1 10 4 19
17 11 2
2
150
85
19
Ospedale di Comunità Belluno Ospedale di Comunità Agordo (Bl) Ospedale di Comunità Castelfranco Centro Servizi Civitas Vitae - Vedelago (Tv) Centro Serv. Casa Luigi e Augusta - Ormelle Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (Tv) Ospedale di Com. Ss. Giovanni e Paolo (Ve) Ospedale di Com. Casa di Cura Rizzola (Ve) Ospedale di Cinto Caomaggiore (Ve) Ospedale di Com. Villa Maria - Padova Ospedale di Comunità Camposampiero (Pd) Ospedale di Comunità Marostica (Vi)
Tot. Regione Veneto stato rilevato solo in meno del 20 per cento dei casi. L’Istat aggiunge un’altra notazione: nei mesi di gennaio e febbraio la mortalità generale era risultata più o meno in tutta Italia più bassa del previsto, a causa di un inverso meno rigido e di un’influenza non particolarmente aggressiva. Questo fa sì che anche in diversi centri in cui da marzo in poi c’è stato un aumento visibile dei decessi, il totale da inizio anno possa risultare invece in calo. Ed anche a Bergamo - ad esempio l’incremento del 2020 (fino al 4 aprile) rispetto al 2019 risulta molto significativo (+ 147%) ma inferiore rispetto a quello dirompente rilevato dopo l’insorgere dell’epidemia.
IL RAPPORTO La stessa osservazione è presente nel rapporto del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera coordinato dal ministero della Salute. La mortalità si è mantenuta costantemente al di sotto dei valori attesi fi-
5 1 3 4 2
3 1
no alla fine di febbraio. Questa tendenza può in parte spiegare quel che è avvenuto dopo, perché molti soggetti anziani e fragili sono sopravvissuti, rimanendo poi esposti al dilagare del coronavirus. La differenza territoriale risulta ben visibile anche nei dati del ministero della Salute: dal momento in cui si è manifestato il contagio l’incremento della mortalità effettiva rispetto a quella attesa è stata del 215% a Brescia e del 96% a Milano, mentre a Bari si è fermato al 43% e a Roma al 6. Inoltre a Nord la crescita riguarda tutte le classi di età (anche se in misura maggiore gli anziani) mentre al Centro-Sud coinvolge essenzialmente gli ultrasettantacinquenni. Un aspetto interessante, da verificare con le prossime rilevazioni, riguarda l’apparente rallentamento della crescita dei decessi in particolare nelle Regioni settentrionali a partire dall’ultima settimana di marzo. Luca Cifoni © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 18 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL CASO PADOVA Quando il virus riesce a entrare nelle case di riposo, è strage di anziani. E ora su queste morti quattro procure venete - Rovigo, Padova, Verona e Vicenza - puntano la lente d’ingrandimento, con i carabinieri del Nas inviati a recuperare cartelle cliniche e documenti nelle strutture. A scoprire prima di tutti, in Veneto, quanto letale è il contagio del Covid-19 tra i suoi fragili ospiti, è stato il pensionato Scarmignan di Merlara, in provincia di Padova, ma a pochi chilometri sia dal Polesine che dal Veronese. Era l’alba dell’8 marzo quando il medico della struttura ha saputo che il tampone eseguito su quell’anziano che aveva febbre alta e una strana tosse insistente, era positivo. Il coronavirus, da distante notizia di una malattia che mieteva vittime in Cina, era diventato qualcosa di reale in Italia solo un paio di settimane prima, con le “zone rosse” di Vo’, a pochi chilometri, e di Codogno, in Lombardia. Il “lockdown” dell’intero Stivale sarebbe stato deciso solo quella sera.
IL PRIMO
Esattamente una settimana dopo, allo Scarmignan, è arrivato il primo decesso, cui ne sono seguiti altri 27. Troppi. Tanto che il procuratore capo di Rovigo ha deciso di aprire un fascicolo sulla vicenda e ieri i carabinieri del Nas di Padova sono andati ad acquisire la documentazione: cartelle cliniche, ma anche le disposizioni sul personale e l’uso dei dispositivi e delle misure di sicurezza. È un atto dovuto, assicurano dalla procura polesana, per capire se tutto è stato fatto come si doveva. Stessa cosa sta succedendo per i deceduti al Configliachi di Padova. D’altro canto quel che è successo a Merlara è avvenuto quando il coronavirus era, per i più, qualcosa di ancora quasi sconosciuto. Diversamente da quel che è avvenuto, a quasi due mesi dall’inizio dell’epidemia, l’altro giorno a Bovolenta, sempre nella provincia euganea, dove è risultato positivo al virus l’82 per cento - 55 su 67 - degli
I NAS IERI HANNO CARTELLE CLINICHE, DISPOSITIVI IN USO AL PERSONALE E DATI SULLE MISURE DI SICUREZZA
IL LAVAGGIO DEI VIGILI DEL FUOCO Le operazioni di disinfezione dei vigili del fuoco intervenuti a sanificare la casa di riposo “Villa Bartolomea” a Verona, dove il tasso di mortalità tra gli ospiti, tutti colpiti da coronavirus, è altissimo: quasi la metà dei residenti non è sopravvissuto
Quelle tre case di riposo dove il virus ha sfondato `Esposti alle procure sui numeri anomali A Merlara 27 morti, a Verona 37 su 68 ospiti. E a Bovolenta sono positivi 55 su 67 registrati nonostante le precauzioni prese `
L’appoggio
Finita la quarantena degli infermieri Partono i militari inviati a rinforzo Ultimo giorno di lavoro per i militari dell’esercito arrivati a fine marzo alla casa di riposo di Merlara per dare rinforzo ad un personale rimasto falcidiato dai contagi. I primi operatori sono pronti a rientrare in servizio dopo aver terminato il periodo di quarantena e quindi i militari cinque infermieri e un coordinatore medico - sono pronti a lasciare il pensionato della Bassa Padovana per occuparsi di altre emergenze nel resto d’Italia. Lasceranno
GLI INTERVENTI I sanificatori d’aria, però, non possono spiegare da soli un percorso così netto, mentre molte case di riposo confinanti si destreggiavano tra paure ed ostacoli. Il vecchio detto “prevenire è meglio che curare” calza a pennello perché la casa di riposo padovana si è mossa prima della fine dell’anno per acquistare un importante stock di mascherine chirurgiche. Quando i dispositivi di protezione non
ra il gestore che evidenzia anche come gli ospiti positivi sono «in gran parte asintomatici, i restanti presentano invece lievi sintomi». Ma alcuni parenti temono per la salute dei loro cari ricoverati, tanto che ieri la figlia di un ospite, uno dei 55 contagiati, ha fatto richiesta di poterselo riportare a casa. Altre case di riposo sono blindate. Una, nell’Alta Padovana ha addirittura fatto firmare ai propri dipendenti degli accordi di “buona condotta”, obbligandoli a tenere uno stile di vita solo “casa e lavoro” a tutela della salute dei loro pazienti. Lì niente contagi, così come in
L’INFERNO
«Dal 18 marzo, quando abbiamo scoperto il primo positivo all’interno della casa di riposo, per noi si sono aperte le porte dell’inferno - confessa il sindaco di Villa Bartolomea, Andrea Tuzza -. Abbiamo cercato di fare il possibile, dai vigili del fuoco intervenuti con il nucleo “Nucleare, Biologico, Chimico, Radiologico” che hanno sanificato l’ospizio; alla ricerca di operatori di supporto con anche la messa a disposizione di alloggi grazie a degli albergatori per chi provenisse da lontano. Il 7 aprile, inoltre, ho scritto una lettera alla Regione per chiedere un intervento speciale. Qui i protocolli d’emergenza non bastano più. Dobbiamo cercare di salvare gli anziani rimasti. Quella che stiamo vivendo a Villa Bartolomea è una cosa immane, tanto che ho chiesto alla Regione di farne uno caso di studio, per capire cosa sia accaduto e come poter agire al meglio in una tale disgrazia. Che almeno quanto stiamo patendo possa servire perché questa tragedia non accada altrove. Poi, andremo a capire eventuali responsabilità». Marina Lucchin Massimo Rossignati ©RIPRODUZIONE RISERVATA
lulari. Cacciatori sa che gli interventi tempestivi hanno fatto la differenza, ma non nega che la componente legata alla fortuna in questi casi sia comunque fondamentale: «La fortuna - riflette - è che nessuno degli operatori avesse contratto il virus prima del 23 febbraio. A quel punto nel giorno della chiusura tutti erano sani. E medici, infermieri e oss anche fuori dalla casa di riposo sono sempre stati attentissimi»,
OPPOSTI A sinistra la casa di riposo di Noventa Padovana: zero contagi. A destra i carabinieri all’ingresso della casa di riposo “Scarmignan” di Merlara
L’ALTRA FACCIA NOVENTA PADOVANA (PADOVA) Novembre 2018. L’incubo del Coronavirus era ancora lontano, ma per spiegare il caso della struttura di Noventa Padovana bisogna riavvolgere il nastro e partire da qui. «Quell’anno abbiamo acquistato dei sanificatori di aria al plasma freddo, installandoli subito in ogni zona» racconta con orgoglio Denis Cacciatori, presidente di una casa di riposo che conta 93 ospiti, 65 operatori e nessun contagiato. Quasi una mosca bianca nel mezzo dell’emergenza. Un modello virtuoso e fortunato, come quelli di Rovigo e Farra di Soligo.
Merlara domenica, dopo esser stati sottoposti a tampone. «Il loro contributo è stato molto prezioso - sottolinea il prefetto Renato Franceschelli, che si era attivato personalmente con il Ministero della Difesa e con la Protezione Civile nazionale per avere il supporto dell’esercito -. Ho apprezzato molto il loro lavoro e so che è stato molto apprezzato sia dal sindaco che dalla direzione della struttura». G.Pip.
ospiti della casa di riposo gestita da Sereni Orizzonti. Ora che il coronavirus non è più un’entità “misteriosa”, ma se ne conosce bene la modalità di diffusione. I numeri fanno temere il triste epilogo del pensionato di Merlara. O peggio, che il contagio possa propagarsi anche al di fuori. Tanto che la società di Udine che gestisce la struttura (e varie altre nel resto del Triveneto) è completamente chiusa: nessuno entra e nessuno esce. Una ventina di dipendenti, resteranno chiusi nel pensionato per 15 giorni senza tornare a casa. «Riceveranno un bonus in busta paga» assicu-
altre strutture virtuose. Per il governatore Luca Zaia, dunque, le morti nelle case di riposo sono un problema «che il Veneto sta studiando: si va da un estremo all’altro, cercheremo di capire cosa vi sia in mezzo». E il presidente, che ieri ha incontrato i sindacati confederali proprio sull’argomento case di riposo, ricorda da una parte Farra di Soligo, nel trevigiano, a contagio-zero, dall’altra Villa Bartolomea, in provincia di Verona, ma pure questa a una manciata di chilometri dal Polesine dove è morto oltre il 50 per cento degli ospiti del pensionato: 37 su 68. Una strage. Anche in questo casi si muove la Procura dopo che sabato scorso la segretaria della Funzione Pubblica della Cgil scaligera, Sonia Todesco, ha presentato un esposto sulle diverse vicende che vedono coinvolte per ora 50 delle 73 case di riposo della provincia scaligera dove erano accolti, a inizio anno, 5584 anziani. Ma le denunce sarebbero diverse, da parte di famigliari di anziani deceduti ed anche di operatori sanitari. All’ospizio “Maria Gasparini” di Villa Bartolomea ieri i morti sono drammaticamente saliti a 37, sui 68 anziani accolti nella struttura, dei quali 32 ancora positivi al tampone assieme a 18 operatori su 56.
GLI ALTRI CASI
Sanificatori d’aria e chiusura immediata Le ricette delle residenze a “malati zero” erano ancora quasi introvabili. «Vedendo quello che stava accadendo in Cina, abbiamo deciso di muoverci subito - spiega ancora il presidente Cacciatori -, ci siamo attivati immediatamente anche appena è scoppiato il focolaio di Vo’. Dal 23 febbraio la nostra struttura è stata completamente chiusa, blinda-
A NOVENTA PADOVANA, FARRA DI SOLIGO E ROVIGO NESSUN CONTAGIATO TRA GLI ANZIANI E I DIPENDENTI: «VELOCITÀ E FORTUNA»
ta. Non entrava e non usciva nessuno. Nonostante all’inizio le indicazioni dell’Ulss permettessero le visite di alcuni familiari seppur rispettando dei rigidi protocolli, noi abbiamo deciso di essere ancora più rigidi per non correre nessun rischio. Abbiamo creato aree isolate e preso tutte le misure del caso. Il
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resto è merito dei miei collaboratori e di un personale con altissima professionalità. Non voglio prendermi io tutti i meriti, io sono solo quello che prende le decisioni finali». A Noventa i tamponi di massa sono risultati tutti negativi e gli anziani parlano con i propri cari solo attraverso tablet e cel-
Ieri il governatore Luca Zaia ha citato e lodato pubblicamente il caso della casa di riposo trevigiana “Bon Bozzolla” di Farra di Soligo, 120 ospiti e nessun tampone positivo. Uno scenario estremamente raro è anche quello dell’istituto “Iras” di Rovigo. Trecento ospiti, la volontà di organizzare già dall’inizio di febbraio stanze isolate e letti distanziati, e alla fine una sola anziana contagiata. Si tratta di una novantacinquenne, senza sintomi, già guarita perché negativa all’ultima tampone. Chi si è mosso quando il virus era ancora lontano ora sorride. E, ovviamente, fa gli scongiuri. Gabriele Pipia
XII
Venezia Estuario
Sabato 18 Aprile 2020 www.gazzettino.it
Piattaforma e app per rilanciare il piccolo commercio `”Live.Love.Buy”
sarà disponibile da fine mese CAVALLINO TREPORTI VENEZIA Una piattaforma online
per sostenere il commercio locale. Avviata la sperimentazione del progetto “Live.Love.Buy”, che punta a favorire la vendita dei prodotti e dei servizi locali attraverso l’attivazione e la valorizzazione delle rete e delle attività già presenti in tutto il territorio comunale. Dopo
aver concluso le necessarie procedure di legge, è stato conferito l’incarico per l’affidamento triennale del servizio di progettazione, realizzazione e manutenzione di una applicazione per dispositivi mobili che è stata ufficialmente presentata in videoconferenza nei giorni scorsi dal sindaco Roberta Nesto assieme al vicesindaco Francesco Monica e ai responsabili degli uffici comunali. «Ancora la scorsa estate – commenta il sindaco Roberta Nesto - l’Amministrazione comunale ha lanciato questo progetto che oggi è arrivato all’inizio della fase di sperimentazione. L’App per i di-
spositivi mobili sarà pronta e scaricabile gratuitamente dai cittadini del territorio, e non solo, già da fine mese. In questo periodo le nostre forze sono per lo più assorbite dall’emergenza che stiamo vivendo. Tuttavia, il nostro impegno sulle attività ordinarie non è stato ridotto. Avevamo assunto nei confronti dei nostri imprenditori l’impegno di pensare a strumenti tecnologici innovativi, capaci di dare un fattivo contributo allo sviluppo del nostro tessuto economico. Mi riferisco chiaramente alla “vetrina virtuale” che abbiamo immaginato risiedere in una applicazione per smartpho-
ne e che ci è piaciuto chiamare “Live. Love. Buy. Cavallino Treporti”, un’esortazione a vivere, amare e fare acquisti nella nostra località». Proprio in questi giorni il fornitore ha consegnato la prima versione della soluzione tecnologica che si compone, da un lato, del sito internet nel quale gli imprenditori caricheranno le informazioni e le promozioni e, dall’altro, della applicazione a disposizione dei consumatori. «È una pianificazione – conclude Roberta Nesto - che ben si inserisce nella progettualità dei distretti del commercio di cui Cavallino-Treporti fa parte e per la quale ha an-
che partecipato al bando di finanziamento di 9 milioni di euro promosso dalla Regione, con l’obiettivo di beneficiare anche di queste nuove risorse finalizzate a valorizzare il commercio locale. Cinque anni fa siamo partiti con un’idea, quella di mettere in rete le persone e il nostro territorio e su questa abbiamo lavorato per rendere concreto l’obiettivo attraverso una serie di progettualità. Una di queste è proprio “Live. Love. Buy” che risponde alla necessità di avere una vetrina virtuale per i nostri imprenditori». Giuseppe Babbo SINDACO Roberta Nesto
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Mose, spaccatura tra 5Stelle e Pd `I senatori Vanin e Coltorti difendono i commissari Fiengo Attacco dei pentastellati all’atto del provveditore Zincone che dimensiona il Cvn: «Maxi condono, una ignominia etica» e Ossola, attaccati dai dem per la gestione e le consulenze `
LA POLEMICA
questo atto aggiuntivo che ha attirato degli strali del M5S?
VENEZIA Il Movimento 5 Stelle cri-
L’ATTO CONTESTATO
tica il provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone e si schiera apertamente in difesa degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, Fiengo e Ossola, finiti recentemente nell’occhio del ciclone per la vicenda delle consulenze. Una posizione, quella dei pentastellati, di segno opposto a quella del Pd che invece aveva criticato i vertici del Cvn con il deputato Nicola Pellicani che qualche giorno fa invocava la fine della “fallimentare gestione commissariale” del Consorzio Venezia Nuova e che oggi taglia corto, chiedendo uno stop alle polemiche (anche evidentemente quelle dei colleghi di maggioranza) «perché – dice – la priorità è finire, abbiamo un provveditore, un supercommissario, i soggetti istituzionali ci sono, ora procediamo».
ATTACCO A ZINCONE Tirata al banco degli imputati, il provveditore Cinzia Zincone, che – secondo il presidente della Commissione lavori pubblici al Senato Mauro Coltorti e la senatrice Orietta Vanin - «rischia di buttare all’aria tutto il lavoro fin qui svolto dalla gestione commissariale del Cvn» e che avrebbe prodotto un atto «che lascerà fuori gli interventi paesaggistici, morfologici e sull’Arsenale, nonché il piano Europa per lasciare solo l’ultimazione delle opere in mare». Un atto, quello nel mirino (il cosiddetto “settimo atto aggiuntivo”), che per i pentastellati rappresenterebbe un “maxicondono” giudicato una ”ignominia etica” «per cui dovremmo sanare situazioni sospese che il cittadino ha già pagato abbastanza, ci troveremmo di fronte a centinaia di cantieri che andrebbero alle calende greche perché il Provveditorato di Venezia non ha né le persone né la struttura per tutte le gare che si dovrebbero fare da qui ai prossimi 5-10 anni per appaltare le attività di progettazione e di esecuzione dei lavori a ditte terze». Orietta Vanin per contro sottolinea l’importanza della scelta da parte di Anac dei due amministratori straordinari di Cvn (Fieengo e Ossola) quali persone di provata moralità, è pronta a richiedere quanto prima il reintegro del terzo commissario, possibilmente da scegliere tra esperti del settore tra le forze dell’ordine. Dunque, posizione opposta a quella degli alleati di governo, fermo restando l’obiettivo di finire l’opera quanto prima. Ma quale è il contenuto di
Di atti aggiuntivi, dalla convenzione del 1991 che regola i rapporti tra l’ex Magistrato alle Acque e il Consorzio Venezia nuova ce ne sono stati già sei, in quasi trent’anni di storia, che hanno recepito mutate esigenze durante la realizzazione della grande opera, che ha visto cambiare leggi e Governi, politici e funzionari. Dunque si è arrivati alla bozza della settima puntata, con un obiettivo ben preciso, secondo il provveditore Zincone, che l’ha condiviso con il supercommissario Elisabetta Spitz e lo ha inteso come una soluzione per prendere atto di alcune criticità ed evidentemente per superarle. Perché, se è vero in linea di
SCONTRO POLITICO PELLICANI: «ORA BASTA POLEMICHE» MA A ROMA SONO FERMI 400 MILIONI
LE DONNE DEL MOSE Il supercommissario Elisabetta Spitz e il provveditore Cinzia Zincone
Bus in fiamme, due mesi di perizie LIDO Dureranno circa un paio di mesi le perizie sull’autobus Actv che, nella notte tra mercoledì, è andato a fuoco in piazzale Santa Maria Elisabetta al Lido. Il pullman si trova già nell’officina Mercedes per le perizie da parte dei tecnici. L’autobus ha preso fuoco, stando alle prime ricostruzioni, da più punti. La pista del corto circuito all’impianto elettrico resta quella più probabile, ma al momento non si può escludere nessuna ipotesi. Il bus era nuovo e ancora in garanzia, acquistato dal gruppo Avm Actv, tra la fine del 2018 e la prima metà del 2019. Ieri, nel frattempo, in piazzale sono proseguiti i lavori di ripristino del terminal Actv. Gli operati della ditta Bertoldini si sono dedicati alacremente alle operazioni di ripristino. Sarà l’occasione per fare, da parte della ditta incaricata, una serie di interventi anche di piccola manutenzione, di cui il terminal, aperto con i nuovi approdi giusto dieci anni fa, ha bisogno. Gli interventi, per un breve periodo della mattina-
SANTA MARIA ELISABETTA Il bus distrutto dalle fiamme
ta, hanno reso necessario il senso unico alternato, per regolare la viabilità, ma il servizio di trasporto pubblico non ha avuto alcuna riduzione. L’incendio all’autobus, in piazzale Santa Maria Elisabetta, ha riaperto anche il dibattito e il confronto, sulla sicurezza e sull’idoneità del deposito Actv che da anni si trova in via Carlo Zeno e per il quale
IL CORTO CIRCUITO RESTA L’IPOTESI PIU’ PROBABILE LAVORI DI SISTEMAZIONE AL TERMINAL
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principio che chi sbaglia paga, risulta quantomeno aleatorio il recupero delle somme anticipate dal Provveditorato al Consorzio Venezia Nuova per alcune opere mal eseguite o che hanno subito danneggiamenti. «Le numerose cause proseguiranno e daranno ragione al Provveditorato. Ma poi la sentenza sarà di fatto carta straccia perché - dice Zincone - quei soldi di risarcimento non li vedremo mai, anzi, rischiano di strozzare le imprese più piccole, obbligate in solido con il Consorzio. Quindi l’atto vuol essere una tutela nei loro confronti, non il contrario». Dunque, quando i 5 Stelle alludono a un maxicondono, Zincone replica senza mezzi termini che si parla solo di non applicazione delle penali e cancellazione delle riserve a bilancio, un concetto ben diverso. «Se poi il Consorzio incasserà dei soldi dalle cause, li dovrà girare allo Stato». Insomma, tutto tranne un colpo di spugna. Ma piuttosto la presa d’atto che a causa della dilatazione dei tempi di realizzazione, risulta necessario ricorrere a ripristini e manutenzioni. Se si sta a discutere devo pagarli io o devi pagarli tu, e deve intervenire il giudice, passano altri anni e quindi una eventuale transazione ipotizza che il Provveditorato sostenga le spese dei ripristini e si evitino altri contenziosi, con l’obiettivo di imprimere un’accelerazione.
I LIMITI AL CVN
molti residenti della zona chiedono che venga trasferito altrove, in una zona più isolata e non a ridosso delle abitazioni. «Se un incendio come quello di mercoledì fosse successo in via Zeno ripetono alcuni residenti - sarebbe stato un disastro. Temiamo per la nostra sicurezza, non siamo tranquilli. Peraltro il deposito si trova a ridosso di un parco che, quando termineranno le attuali restrizioni, sarà frequentato, come di consueto, da molti bimbi. Infine va registrato un aggiornamento sull’entrata in servizio degli autobus elettrici al Lido e Pellestrina. L’avvio era previsto inizialmente, prima del Covid 19, per giugno. Ma il coronavirus ha bloccato i lavori che sono necessari anche sotto l’aspetto strutturale, a cominciare dalle colonnine di ricarica. Tutto è perciò rinviato a settembre-ottobre per l’entrata in servizio dei primi bus elettrici, mentre il trasporto pubblico automobilistico sarà interamente elettrico entro la fine del 2020. Ancora un po’ di pazienza. Ma il piano resta confermato. Lorenzo Mayer
Nella proposta del Provveditorato, inoltre, viene limitato il campo degli interventi necessari al completamento del Mose alle bocche di porto «a valere sul valore dell’opera, pari a 5.493,154 milioni di euro, nel senso che verrebbero esclusi, ad esempio, gli interventi architettonici, di inserimento paesaggistico, di salvaguardia ambientale e recupero morfologico, la gestione delle manutenzioni, il Piano Europa, la realizzazione degli interventi per la difesa dell’insula di San Marco, tutte opere che si sono aggiunte negli anni. Fatte salve quelle già commissionate e iniziate. Quindi ogni ulteriore attività inerente la fase di avviamento - che proprio a causa del numero esagerato di anni non è mai stato chiaro a chi fosse in capo - verrà eseguita dal Provveditorato, facendo salve le assegnazioni già operate dal Consorzio Venezia Nuova. C’è poi il capitolo del personale di Consorzio, Comar e Thetis che potrà progressivamente essere assorbito dal Provveditorato. Nel frattempo a Roma restano bloccati oltre 400 milioni. Raffaella Vittadello
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PRIMO PIANO
SABATO 18 APRILE 2020 IL MATTINO
L’allarme globale: la politica
Zaia: «Non lascio il Veneto per Roma sì al voto a luglio» Pd e M5S contrari Seggi aperti domenica e lunedì per evitare affollamenti «Gli emigrati veneti all’estero si esprimano nei consolati» Il reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Schiavonia
Albino Salmaso / VENEZIA
Votare a metà luglio o a fine ottobre? Il dilemma verrà sciolto lunedì dal premier Conte quando esaminerà il decreto legge del ministro Lamorgese che offrirà a Veneto, Liguria, Toscana, Campania, Marche e Puglia una finestra elettorale dal 12 luglio al 26 ottobre, in totale autonomia dal referendum e dalle amministrative dei Comuni chiamati alle urne tra metà settembre e metà dicembre. La soluzione ideale sarebbe l’election day, ma i governatori spingono per avere pieni poteri già in estate e fronteggiare la “pandemia-bis”, il vero incubo di fine anno. La domanda che gira a Venezia però è una sola: l’emergenza Covid 19 ha consacrato Luca Zaia come il presidente più efficiente d’Italia, l’unico leader del centrodestra con profilo apprezzato dal Quirinale. E il suo destino più che in riva al Canal Grande ora va costruito con prospettiva su piazza Colonna a Roma. Non da ministro dell’Agricoltura, come ai tempi di Berlusconi, ma con vista diretta su Palazzo Chigi. Lo ha capito anche Matteo Salvini che, travolto dal disastro in Lombardia, ha ammesso: «Zaia futuro presidente del consiglio? Può fare benissimo tante cose, è uno dei migliori che abbiamo nella Lega, una risorsa per tutto il Paese». Messa così, su un piatto argento, come si fa a scartare l’ipotesi della leadership nazionale? Sentite un po’ come la pensa
lui, il protagonista che nelle conferenze stampa alterna gag da teatro ad analisi più sottili con citazioni storiche che scatenano il web e l’ilarità. «Tranquilli, non abbandonerò la nave nella tempesta Coronavirus. I sogni non si vietano a nessuno. Sono abituato a prendermi un incarico e a portarlo alla fine. Siamo davanti a una emergenza tragica e abbandonare la nave ora proprio non
«Tranquilli, non abbandonerò la nave nella tempesta Coronavirus» posso farlo. Nel rispetto delle idee di tutti ringrazio per le attestazioni di stima, ma questa è una sfida grossa e non posso lasciare il Veneto senza aver risolto il problema». Poi infila una citazione: «L’imperatore Adriano, da non confondere con Eracleonte da Gela, nelle sue memorie diceva che il suo epitaffio funebre sarà scritto in latino. Ma lui ha sempre vissuto e pensato da greco. Ecco, al posto del greco metteteci il veneto e capirete...» Zaia eterno Doge di Palazzo Balbi? Se i sogni non si vietano a nessuno, allora è il caso di capire se davvero si voterà in piena estate. Zaia, dopo aver ricevuto lo schema di decreto legge dal ministro Lamorgese, ha formulato anche le controproposte. «Vogliamo i seggi aperti due giorni, domenica e lunedì
fino alle 15 per evitare gli affollamenti. E credo che luglio sia il periodo più idoneo, per consentire ai governatori di esercitare i pieni poteri nel caso di un nuova pandemia invernale. Il popolo ha diritto di scegliersi gli amministratori. In quel provvedimento del governo c’è una grande novità: per la prima volta si crea una sessione ad hoc per le Regioni. Se il decreto passa, i presidenti non saranno prorogati ma si andrà subito alle urne. L’altra proposta sottoposta al ministro degli Interni prevede il voto nei consolati dei nostri emigrati all’estero: va cambiata la legge ma sono ottimista. Chi vive in Brasile, Argentina e Australia potrà eleggere il presidente del Veneto». Se Zaia, De Luca, Toti ed Emiliano premono per votare a luglio, le opposizioni invece invocano a gran voce una sola parola: fine ottobre, per evitare il plebiscito. Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra, invita alla prudenza: «Non sia la strategia del consenso a orientare le scelte. È necessario ascoltare la scienza ed erogare subito risorse economiche per il sistema produttivo. Il presidente Zaia ha un talento: è bravissimo, come pochi altri, a orientare le proprie decisioni in base alla direzione del vento». Enrico Cappelletti, candidato presidente del M5S, alza il tono della polemica: «Zaia ha goduto per due mesi di una straordinaria visibilità che ha utilizzato per attaccare il go-
La proposta di Marin, deputato di Forza Italia, medaglia d’oro olimpica nel 1984 a Los Angeles: «Ci vuole un segnale concreto e immediato»
«Un fondo ad hoc di 200 milioni per rilanciare lo sport di base» PADOVA
Il mondo dello sport italiano è in ginocchio per l’emergenza coronavirus: da due mesi i campi da calcio, da basket e le palestre sono chiusi. Come i parchi e i giardini. Per riprendere l’attività c’è assoluto bisogno di risorse, che le famiglie non potranno più eroga-
re. Ecco perché Marco Marin, deputato di Forza Italia e medaglia d’oro di scabiola alle Olimpiadi a Los Angeles nel 1984, ha depositato un emendamento in cui propone di destinare 200 milioni di euro allo sport minore. Un mondo che si basa su passione, professionalità e passione. «Le associazioni sportive dilettanti-
stiche e le società sportive hanno una fondamentale importanza sociale: basti pensare a 5 milioni di tesserati alle federazioni. Non possiamo permettere che le associazioni sportive dilettantistiche che ne sono l’architrave siano costrette a chiudere. Senza dimenticare che lo sport ha anche un importante ruolo di
Vincenzo de Luca, Campania
moretti all’attacco
«La Lega vota con l’Olanda e nega i fondi all’Italia» Alessandra Moretti va all’attacco della Lega di Salvini: «Ieri al Parlamento Europeo abbiamo avuto la conferma della spudoratezza della Lega di Matteo Salvini. La Lega ha votato infatti contro la condivisione del debito. La Lega ha votato contro l’Italia e i paesi europei più colpiti dalla crisi. La Lega urla e sbraita ma poi con i fatti si schiera con l’Olanda! Roba da vergognarsi!» scrive l’eurodeputata del Pd. Nuovo fronte aperto: i contributi del Mes: «L’Europa ha dato la possibilità al governo di utilizzare fondi importanti per la messa in sicurezza e la tutela della salute nei luoghi sensibili: ospedali e anche scuole. Da qui a settembre deve partire una grande operazione di manutenzione per mettere in sicurezza il lavoro dei docenti».
prevenzione sanitaria. Per questo ho presentato un emendamento al Cura Italia chiedendo che il governo crei un fondo per le associazioni e le società sportive dilettantistiche di 200 milioni per il 2020. Il governo deve sentire l’obbligo di sostenere l’attività delle associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte nel registro tenuto dal Coni, delle federazioni sportive nazionali e delle altre istituzioni sportive riconosciute, che si trovano oggi impossibilitate ad operare per la emergenza epidemiologica da Covid-19», spiega Marin «Ho proposto che il governo recuperi i 200 milioni di euro per l’anno 2020 utilizzando parte delle risorse destinate al reddito di cittadinanza.
Giovanni Toti, Liguria
verno, forte della mancanza assoluta di contraddittorio. Ha chiesto la cancellazione delle zone rosse in Veneto, venendo poi clamorosamente smentito dagli eventi. Ora vuole passare all’incasso portando a votare ad inizio luglio, senza consentire lo svolgimento di un minimo di campagna elettorale ed obbligando i cittadini a recarsi alle urne due o tre volte, tra amministrative e referendum. Così si sprecano milioni di euro. No. Meglio l’election day. Noi siamo i primi a chiedere di insediare le urne il prima possibile, ma il prima possibile deve essere compatibile con la gestione del rischio sanitario e con la possibilità, costituzionalmente garantita, di spiegare agli elettori che un Veneto diverso da quello in cui siamo stati obbligati a convivere negli ultimi 25 anni non solo è possibile, ma è anche auspicabile».
MARCO MARIN, DEPUTATO DI FORZA ITALIA, MEDAGLIA D’ORO DI SCIABOLA NEL 1984 A LOS ANGELES
«Le risorse possono essere prelevate dal reddito di cittadinanza I nostri figli vanno aiutati a crescere»
Michele Emiliano, Puglia
Lorenzoni, Cappelletti e Guadagnini alzano la voce: non c’è tempo per la sfida elettorale Antonio Guadagnini, del partito dei Veneti, ricorda che la vera follia è il voto a giugno-luglio perché impedisce agli avversari di organizzarsi e competere alla pari. Una tesi condivisa da Stefano Fracasso, capogruppo del Pd. «I seggi aperti a luglio? No. Suona davvero come una mancanza di rispetto a tutti quei veneti che vivono la difficoltà dei loro parenti in ospedale, delle fabbriche e dei negozi chiusi, della cassa integrazione. Guardiamo a settembre, non è il momento di mettere le ambizioni elettorali davanti alla salute e al lavoro». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il mondo dello sport non solo merita, ma deve essere aiutato dal governo. E non solo a parole come fatto fino ad oggi, ma con fatti concreti. Se le associazioni sportive dilettantistiche saranno costrette a chiudere si aprirà un grande problema. I nostri figli che praticano lo sport frequentano un ambiente sano e ricco di valori positivi. I campioni che tutti noi tifiamo e ammiriamo rappresentano la punta dell’iceberg dello sport, ma nascono e crescono proprio nelle associazioni di base. Il governo dia finalmente un segnale concreto attivando il fondo da 200 milioni: il ministro Spadafora non può ignorare l’appello», conlude Marin. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 18 APRILE 2020 LA NUOVA
L’allarme globale: il fronte sanitario Allo studio l’una tantum da assegnare ai 64.800 dipendenti regionali 52 milioni già pronti, dossier sul tavolo del super manager Mantoan
Donazioni dei veneti È il grande tesoretto che finanzierà i premi agli “eroi” della sanità IL RETROSCENA Albino Salmaso
N
Domenico Mantoan
naio, alle uova di anatra da covare per far nascere gli anatroccoli con la speranza che diventino dei cigni. Il dossier una-tantum è sul tavolo di Domenico Mantoan, top manager promosso a incarichi di assoluto prestigio dal ministro Speranza. All’esame ci sono due proposte: quella emiliana che riconosce circa 1000 euro a ogni operatore e quello toscana che prevede un’indennità differenziate a seconda del profilo di rischio della mansione. Sembra che la strada indicata dal governatore Enrico Rossi (che esce di scena dopo 2 mandati) sia quella più praticabile: a Firenze hanno stabilito un premio tra i 35 e i 50 euro al giorno in base al rischio professionale di ogni dipendente. Resta il nodo delle coperture: ai 52 milioni delle donazione vanno sommati i 114 trasferiti dal governo per coprire le spese Covid 19. Tutti contenti? Pare di sì. Tranne il sindacato. «Regi-
«Test sierologici, serve cautela nessuna patente d’immunità»
PADOVA
«I test sierologici potranno essere uno strumento molto utile se in tempi brevi sarà scelto quello più efficace e attendibile, ma da qui a parlare og-
gi di patente di immunità passa davvero ancora molto lavoro e molta scienza»: Antonella Viola, docente all’Università di Padova e immunologa, getta acqua sul fuoco dell’entusiasmo che sta investendo i test che vengono fatti su una gocciolina di sangue e che dovrebbero rilevare l’immunità o meno del soggetto al corona virus. «Diversamente dal tampone che tro-
3.504 Padova (escluso domiciliati Vo') 87 Cluster domiciliati Comune di Vò 2.237 Treviso 2.096 Venezia 3.805 Verona 2.200 Vicenza 807 Belluno 301 Rovigo 266 Domicilio fuori Veneto 71 Assegnazione in corso 15.374 TOTALE REGIONE VENETO
2.243 9 1.577 1.124 3.017 1.526 653 213 186 70 10.618
+36 0 +2 +35 +45 +14 +15 +2 +5 +1 +155
186 3 191 153 279 142 41 21 9 1 1.026
1.075 75 469 819 509 532 113 67 71 0 3.730
2.763 2.819 1.988 1.998 2.281 1.103 537 13.489
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS NEGATIVIZZATI CoV-2 positivi al 17.04 ore 8 VIROLOGICI PAZIENTI VARIAZIONE PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE e correttamente raffrontati ATTUALMENTE DIMESSI DECESSI NUMERO IN AREA NUMERO TERAPIA NUMERO a quelli del 16 aprile ore 17 NON CRITICA CASI INTENSIVA CASI RICOVERATI** DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI Azienda Ospedale Università Padova 74 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria 49 Integrata di Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria 23 Integrata di Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 40 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 39 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 8 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 1 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 57 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 4 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 14 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 49 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 4 ULSS 3 - Ospedale Mestre 29 ULSS 3 - Ospedale Venezia 8 ULSS 3 - Ospedale Mirano 1 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 78 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 2 Ospedale Villa Salus-Mestre ° 49 ULSS 4 - Ospedale San Donà di Piave 1 33 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 10 Casa di Cura Rizzola 5 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 44 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 1 ULSS 5 - Ospedale Adria 109 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 0 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 4 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 139 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 0 ULSS 7 - Ospedale Bassano 1 ULSS 7 - Ospedale Asiago 51 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 25 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 0 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 19 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 58 ULSS 9 - Ospedale Legnago 9 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 108 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 67 ULSS 9 - Ospedale Marzana 29 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 65 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 51 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 1 Istituto Oncologico Veneto 1359 TOTALE REGIONE VENETO
+1 0 +3
17 0 15
0 0 0
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237 0 169
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0 0 +2
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8 0 12 7 3 4 0 4 0 0 8 6 4 8 0 0 0 4 0 0 9 0 7 0 2 0 8 2 0 16 0 0 0 7 0 10 0 0 8 3 0 197
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -1 0 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -3
1 0 4 0 0 13 0 4 3 3 21 7 2 25 1 15 1 14 4 2 13 1 3 0 1 1 36 0 0 6 2 0 1 4 0 10 11 10 16 2 1 288
55 12 185 16 16 125 37 40 10 0 60 19 9 60 0 55 0 57 7 20 4 1 183 1 2 1 84 20 7 80 26 0 8 35 20 94 3 8 82 67 0 1958
24 6 88 13 20 25 8 12 1 0 33 11 6 50 3 4 0 23 1 6 15 0 71 0 5 6 38 12 10 58 0 1 3 37 18 45 2 1 26 29 0 877
0 0 0 +1) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +8
**quota di soggetti con negativizzazione virologica ma tuttora ricoverati
CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti, al 17.04 ore 8 e correttamente raffrontati a quelli del 16 aprile ore 17 NEGATIVIZZATI VIROLOGICI VARIAZIONE VAR. NUMERO ATTUALMENTE DIMESSI DECESSI NUMERO PAZIENTI CASI RICOVERATI** DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI PRESENTI Ospedale di Comunità Belluno (BL) Ospedale di Comunità Agordo (BL) Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) Struttura COVID - Vedelago (TV) Struttura COVID - Ormelle (TV) Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) Ospedale di Comunità Marostica (VI) TOTALE REGIONE VENETO
13 14 1 27 23 25 1 10 1 7 9 19 150
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 3 0 1 0 7 0 2 1 2 4 1 21
14 4 1 10 4 19 0 3 0 17 11 2 85
6 1 0 3 4 2 0 0 0 1 0 2 19
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
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le nuove frontiere della diagnosi
La studiosa Antonella Viola dell’Università di Padova mette in guardia: «Va ancora verificata l’attendibilità dei risultati sugli anticorpi via via rilevati»
CASI SARS-CoV-2 POSITIVI al 17.04 ore 8 e correttamente raffrontati a quelli del 16 aprile ore 17 SOGGETTI VARIAZIONE CASI TOTALE NEGATIVIZZATI IN ISOLAMENTO NUMERO ATTUALMENTE CASI VIROLOGICI DOMICILIARE CASI POSITIVI DECEDUTI
CROMASIA
on finirà solo con una medaglia: ai 64.800 dipendenti della sanità veneta, la giunta regionale intende riconoscere un’indennità premio, che verrà decisa appena la giunta metterà mano all’assestamento di bilancio. L’appello lanciato da Pd, M5S, LeU e dagli altri partiti di opposizione nella conferenza stampa, ha trovato la porta già aperta di Lega e Forza Italia e FdI. Nessuna obiezione, si tratta solo di quantificare l’una-tantum. E se Stefano Bonaccini in Emilia Romagna ha promesso un premio di mille euro ai 62 mila dipendenti, Zaia in Veneto non sarà certamente meno generoso. Cifre, per il momento, non ne girano ma il presidente che detto che non ci sono solo i medici e gli infermieri ma anche le donne delle pulizie degli ospedali e delle case di riposo che hanno sudato lacrime e sangue per far funzionare la complessa macchina nell’emergenza Covid 19. Pure a loro spetta il premio. Il tesoretto da cui Zaia intende ricavare l’una-tantum arriva dalle donazioni dei veneti, già a quota 52 milioni. E non è finita. Perché i conti si faranno a fine anno: l’appello alle donazioni non si ferma mai e ogni giorno c’è un capitolo nuovo, che coinvolge non solo gli imprenditori ma anche i bambini, in svariate forme di generosità. Dai risparmi del salvada-
striamo con soddisfazione la disponibilità del presidente Zaia a riconoscere l’indennità aggiuntiva per il personale sanitario impegnato in prima linea nella lotta al virus. Come si è fatto in Emilia e Toscana è un atto doveroso. Si trovi la forma migliore, anche differenziando in base alle diverse responsabilità. Ci auguriamo che martedì in consiglio regionale il nostro ordine del giorno possa trovare un voto unanime», dice Stefano Fracasso, capogruppo Pd. Sulla questione il sindacato fa la voce grossa: «Cgil Cisl Uil chiedono un incontro alla Regione. Il personale impegnato negli ospedali in piena emergenza non ha alcun riconoscimento. Anzi è trattato peggio di quello delle altre regioni dove le retribuzioni sono normalmente più elevate e dove sono stati anche elargiti premi a riconoscimento del loro straordinario lavoro». Zaia nelle sue conferenze stana ha ricordato di non aver penalizzato i redditi medio alti sui 70 mila euro, come quelli dei medici, con l’addizionale regionale e ieri ha fatto capire che è pronta la “app made in Veneto” per garantire gli spostamenti a distanza senza diffondere il contagio. Se il governo pensa a “Immuna” e la Toscana ha lanciato una sua versione smart, oggi Zaia scoprirà le carte della app da installare sul telefonino con i dati sanitari. Ultima questione. In Veneto funziona il servizio psicologico di assistenza: 2550 le chiamate, 110 gli psicologi impegnati. —
da oggi la Regione emetterà un solo bollettino al giorno, alle 8
I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE
va la presenza dell’Rna virale, il test sierologico identifica gli anticorpi, ovvero se siamo stati a contatto con il virus e abbiamo sviluppato la risposta immunitaria» spiega Viola, «il vantaggio è sicuramente che si tratta di test molto rapidi, capaci di dare un responso in pochi minuti e quindi che si prestano per screening su vasta scala». Ma non è così semplice: «Ci sono
ancora molti problemi legati a questo tipo di test» conferma l’immunologa, «bisogna innanzitutto valutare la specificità, ovvero che gli anticorpi siano specifici verso questo virus, perché potremo avere molti falsi positivi e molti falsi negativi, quindi con risultati di dubbia attendibilità. Ora è in atto una comparazione fra vari tipi di test sierologici per identificare il migliore». Le incognite non mancano: «Il test ci dice se abbiamo gli anticorpi, ma sappiamo ancora troppo poco» rileva la professoressa, «per esempio se tutte le persone infettate sviluppano gli anticorpi, se l’anticorpo che si sviluppa è neutralizzante, cioè impedisce l’ingresso del virus. I test
caratteristiche certificate
Mascherine filtranti di Grafica Veneta prodotte secondo legge Impazzano le polemiche, in particolare sui social e sul web, a proposito delle mascherine che non si trovano in commercio e delle caratteristiche di quelle in circolazione. Tra l’altro, va registrata in questo senso la replica di Grafica Veneta che sottolinea che le mascherine filtranti che produce sono state realizzate secondo legge. Per la produzione di mascherine filtranti non è prevista alcuna certificazione, tuttavia l’azienda ha provveduto a farsi certificare sia la non citotossicità, sia l’essere non irritante per la pelle che la capacità di barriera microbica.
sono qualitativi ma non ci dicono quanti anticorpi ci sono e se sono quindi sufficienti a proteggere da un nuovo contagio, non si sa quanto durino e se l’infezione si può riprendere ma in forma più lieve. Serve uno sforzo su scala nazionale per identificare un unico test affidabile che andrà usato su tutta la popolazione per rilevare la diffusione dell’infezione e avviare gli studi per capire la durata degli anticorpi e se si sviluppa una immunità. Ci sono aziende che vendono test sierologici a 40 euro, c’è un vero Far West» mette in guardia Viola, «è un messaggio pericolosissimo perché non sappiamo ancora quale attendibilità abbiano». — ELENA LIVIERI
Sabato 18 Aprile 2020
La Voce
CAVARZERE
19
Cona, Pettorazza Grimani
www.lavocedirovigo.it, e-mail: provincia.ro@lavoce-nuova.it, Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584
POLITICA I consiglieri di minoranza Munari e Pasquali attaccano la giunta Tommasi
“Debito di fine mandato per le strade” “Hanno inserito in bilancio un mutuo di 900mila euro per asfaltature dall’1 gennaio prossimo” CAVARZERE - “Per tutto il mandato le strade comunali sono state lasciate in condizioni disastrose, il leitmotiv ‘non abbiamo mai acceso un mutuo’ il sindaco Tommasi e l’assessore Orlandin l’hanno ripetuto fino alla nausea e adesso, quasi a fine mandato, cosa inseriscono in bilancio? Un mutuo da 900mila euro per asfaltare le strade dall’1 gennaio prossimo, che rimarrà un bel debito per la prossima amministrazione comunale: è una vergogna”. Pierfrancesco Munari, capogruppo della Lega, ed Emanuele Pasquali della omonima lista civica, intervengono in vista del prossimo consiglio comunale di mercoledì 30 aprile nel quale si voterà il bilancio di previsione. “Non capiamo, per inciso, quale sia la fretta di votare il bilancio viste le proroghe concesse anche fino a giugno dallo Stato - proseguono - e dato che, quasi ogni giorno, vengono introdotte dal governo, in questo momento di emergenza per il Covid 19, nuove misure che potrebbero migliorare i conti di ogni Comune”. “Detto questo - precisano Munari e Pasquali - è incredi-
Minoranza A sinistra Pierfrancesco Munari della Lega, in alto Emanuele Pasquali dell’omonima civica bile dopo aver ascoltato le invettive dell’assessore Orlandin contro i mutui accesi dalle precedenti amministrazioni, bollati come debiti pesanti che avrebbero ingessato il loro operato, che, in scadenza di mandato, accendano un mutuo di 900mila euro per asfaltare le strade comunali. Dopo averci tenuto per tutti questi
anni con le strade in condizioni disastrose hanno il coraggio di finanziarne l’asfaltatura proprio a ridosso delle prossime elezioni, come evidente marchetta elettorale per i cittadini”. “Se lo avessero fatto a metà del loro incarico, avrebbe avuto un senso - riflettono Munari e Pasquali - e lo avrebbe avu-
to a maggior ragione se si considera che l’anno scorso avevamo presentato una interrogazione per aderire a un bando della Regione Veneto per l’asfaltatura stradale, che ha visto premiati tutti i comuni col 50% di contributo a fondo perduto. Se ci avessero ascoltato avrebbero risparmiato 450mila euro che invece gra-
CONA Iniziativa del primo cittadino Aggio con i parroci
Fiori alle porte dei cimiteri CONA - Le autorità conensi portano fiori alle entrate dei cimiteri: “Un momento di preghiera in attesa della riapertura”. Nel pomeriggio di giovedì scorso il sindaco Alessandro Aggio insieme alle autorità locali hanno deposto dei fiori alle entrate dei cimiteri, che a causa dell’emergenza epidemiologica sono stati chiusi alla cittadinanza. “Insieme a don Stefano e don Adriano, con Ermes Tommasi in rappresentanza della protezione civile e la nostra Polizia locale abbiamo lasciato dei fiori da parte di tutti i cittadini agli ingressi dei cimiteri di Cona, Foresto e Cantarana. Un momento di preghiera in attesa che possano essere riaperti” spiega il primo cittadino. A partire dal 10 aprile infatti, a Cona è stata definita la chiusura dei cimiteri comunali, in base alla circolare del ministero della salute, che ne ha disposto la sospensione degli ingressi fino alla fine dell’emergenza. “Abbiamo cercato di mantenere una parvenza di normalità fino a quando è stato possibile - aveva dichiarato il sindaco Aggio lo scorso 10 aprile - non abbiamo mai avuto notizie di assembramenti nei nostri cimiteri, ma giustamente ora ci adeguiamo all’ultima disposizione ministeriale. Da oggi saranno chiusi i cimiteri di Cona, Cantarana e Foresto. Ovviamente saranno consentiti i funerali per le strette operazioni mortuarie”. S. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cona Le immagini della deposizione dei fiori all’esterno dei cimiteri
veranno sulla prossima amministrazione”. “Evidentemente si sono accorti che il loro consenso è sceso ai minimi storici, così hanno ben pensato, come nelle peggiori abitudini della pubblica amministrazione, di ‘chiudere in bellezza’, a suon di marchette fatte attraverso le asfaltature - concludono
n “Non hanno aderito al bando dello scorso anno che ne avrebbe finanziato metà a fondo perduto” Munari e Pasquali - dopo che per tutto il mandato hanno praticamente preso in giro i cittadini. E speriamo che proprio i cittadini si accorgano del niente che la giunta Tommasi ha prodotto in questi quattro anni e non premino le bugie della sua amministrazione”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SANIFICAZIONE
Quarto intervento di igienizzazione stradale
Il mezzo di Veritas durante la sanificazione delle strade CAVARZERE - Inizia il quarto intervento di pulizia di strade e piazze, ovvero l’igienizzazione delle vie del centro e delle frazioni. “Con cadenza ormai settimanale procedono gli interventi di igienizzazione di strade, piazze e marciapiedi a cura di Veritas”, informa il sindaco Henri Tommasi. Ieri infatti è iniziato il quarto intervento in tutto il territorio comunale, frazioni incluse, quale ulteriore strumento di contrasto alla diffusione del Covid19. L’operazione da parte di Veritas è iniziata a metà marzo, lunedì 16 per la precisione, coinvolgendo strade e marciapiedi, attraverso la nebulizzazione di un prodotto disinfettante e battericida. L'intervento era proseguito quindi nelle superfici delle piazze, per poi continuare con i marciapiedi e nelle strade principali attraverso i mezzi a disposizione. L’operazione non ha interessato solo il centro storico, ma anche le vie principali delle frazioni. S. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Provincia 33
L'ARENA
Sabato 18 Aprile 2020
GARDA- BALDO LA PREVISIONE. Secondo la classifica del centro studi del Touring Club Italia sei zone turistiche su dieci tra le più in difficoltà in Italia sono venete: quattro quelle veronesi
Niente stranieri, il Garda in testa per i danni Alprimopostoc’è Limonema interzaequarta posizionecisono MalcesineeBardolino. Lazisee Peschieraalsettimoenono posto Valeria Zanetti
Il Garda sarà tra le mete turistiche che la prossima estate pagherà il conto più salato in termini di perdita di arrivi, presenze e volume d’affari. Questo perché la sua clientela è prevalentemente straniera e all’estero l’epidemia da coronavirus si è diffusa con qualche ritardo rispetto all’Italia, ragion per cui il picco dei contagi è ancora lontano dall’esaurirsi. La stima è del centro studi del Touring Club Italia (Tci) su dati Istat e prende in considerazione il tasso di internazionalità delle località di vacanza italiane, considerando che i flussi di visitatori nei prossimi mesi riguarderanno prevalentemente il mercato domestico. Chi tradizionalmente accoglie il maggior numero di ospiti da centro e nord Europa in proiezione sarà più penalizzato.
IvanDeBeni «Avremoperdite almenodel70% Cimancherà laclientela piùaffezionata»
Al primo posto della top ten redatta nell’ambito del report c’è quindi Limone sul Garda la cui clientela è al 94,5% estera, ma in terza e quarta posizione ci sono Malcesine (93,3%) e Bardolino (89,5%), che registreranno una situazione più critica di Venezia, in testa tra le città d’arte più sofferenti, con l’86% di visitatori provenienti da oltreconfine. Lazise e Peschiera sono al settimo e nono posto con percentuali dell’84,5% e 82,4% di clienti da oltreconfine. Chiude la classifica la località balneare di Cavallino Tre Porti nel Veneziano (82,2%). In pratica sei mete turistiche su 10 tra le più in difficoltà dello Stivale sono venete, quattro veronesi. All’undicesimo posto tallona Riva del Garda, altra località del lago, anche se in provincia di Trento. Secondo il centro studi, in particolare per Limone, Scena, in provincia di Bolzano, al secondo posto nella classifica e Malcesine, la mancanza di stranieri potrebbe comportare quasi un azzeramento dei flussi complessivi e il tracollo del comparto dell’ospitalità. La fotografia del Tci non si discosta da quella scattata ad inizio marzo da Fondazione Think Tank Nord Est di Venezia, che però aveva focalizzato l’attenzione so-
Larichiesta
«Cassaintegrazione ancheperglistagionali»
TuristiaGarda allafermata deltraghetto:un’immagine difficiledarivedere quest’estate
lo sulle mete regionali, analizzando 21 destinazioni. Di queste 11 si trovano sulla sponda del Benaco o nell’immediato entroterra. Le previsioni non stupiscono gli operatori lago. «Un mese fa ero stato ottimista valutando perdite del 50%, ora sono quasi certo che si attesteranno almeno introno al 70%», commenta il presidente di Federalberghi Garda Veneto, Ivan De Beni. «Apriremo forse a fine giugno o a luglio, ma ci mancherà la clientela più affezionata. Sul Garda trascorrono le loro vacanze i turisti tedeschi, che rappresentano il 60-65% dei nostri clienti, gli inglesi, pari a circa il 7-10% ed infine per una percentuale identica i vi-
SERVIZIOFERMO. Iltimore è lapresenzadi troppe personevicine
sitatori dal Nord Europa. Gli italiani amano il mare, solo l’8-9% dei nostri ospiti è un connazionale», conteggia De Beni. Anche ammesso che gli italiani riscoprano le mete più vicine, non è detto che siano attratti dall’idea di frequentare spiagge a numero chiuso, con ombrelloni lontani e di tornare in hotel dove tutto il personale di servizio lavora costantemente con la mascherina. «Per noi cambierà completamente il modo di fare accoglienza: stiamo attendendo le linee guida in arrivo da Federalberghi sulla gestione delle attività in sicurezza per operatori ed ospiti: l’accesso ai servizi igienici dovrà essere regolato, le sdraio sanifica-
te di continuo, i tavoli nelle aree ristorazione distanziati», prosegue. Aumenteranno quindi i costi delle imprese a fronte di entrate più limitate. Una delle conseguenze della diffusione del coronavirus è già evidente ed è di natura occupazionale: date le previsioni non si possono riassumere gli stagionali nel settore ricettivo e nella ristorazione. «Calcoliamo che dai 20 ai 30 mila collaboratori delle nostre imprese, per lo più veronesi, non avranno impiego nei prossimi mesi: rimasti senza lavoro e privi del diritto agli ammortizzatori, perderanno anche la disoccupazione nei mesi invernali. Una situazione dagli inevitabili risvolti sociali», conclude. •
CAPRINO. Le iniziative dell’azienda Monte Zovo BARDOLINO
Casette dell’acqua, sì di Zaia Cucele mascherine maisindacinonleriaprono peridipendenti Cresco:«I primicittadini, amio parere a ragione, voglionoaspettare almenofino al 3 maggio» «Le casette dell’acqua resteranno chiuse almeno fino al 3 maggio». A dirlo è il presidente di Azienda gardesana servizi, Angelo Cresco. Ags ha installato e gestisce, da alcuni anni, varie casette in sette comuni, ovvero Peschiera, Bardolino, Garda, Torri, Affi, Sant’Ambrogio e Pastrengo. Nelle casette viene erogata acqua naturale e gasata a pochi centesimi al litro. L’iniziativa, promossa anni fa dal predecessore di Cresco, Alberto Tomei, ha consentito sia di risparmiare sull’acquisto dell’acqua che, soprattutto, di non produrre plastica da smaltire. Alcune settimane fa Ags e sindaci avevano deciso di sospendere l’acqua dagli erogatori per motivi di profilassi sanitaria e per impossibilità gestionale visto che le casette necessitano di una manutenzione costante. L’ordinanza regionale numero 40 firmata dal presidente, Luca Zaia, il 13 aprile scorso ne consenti-
Unacasettadell’acqua
rebbe la riapertura. Al punto «I» si legge: «I distributori automatici per il commercio al dettaglio diversi da quelli di carburante, sono ammessi solo se all’interno degli uffici e delle attività regolarmente ammesse, per l’acqua potabile (Case dell’acqua), latte sfuso, generi di monopolio, prodotti farmaceutici e parafarmaceutici». Un okay alla riapertura che però i sindaci hanno preferito rimandare. «Mi sono confrontato telefonicamente con tutti i primi cittadini», ha illustrato Cresco, «e, congiuntamente, abbiamo riflettuto su questa possibilità. I sindaci, secon-
do me giustamente, non vogliono riaprire per almeno tre motivi. Primo, chi garantisce che chi va a prendere l’acqua non sia un portatore di virus e si approvvigioni di acqua magari senza maschera e guanti, oppure che la bottiglia utilizzata non sia a sua volta veicolo di trasmissione di malattia?». Secondo motivo. «Se riaprissimo le casette, ci sarebbe una movimentazione di persone che andrebbero a rifornirsi. Ad esempio, a Torri le casette sono una a Pai e una ad Albisano: la gente si dovrebbe spostare in auto. E si potrebbero poi formare capannelli attorno alla casetta dell’acqua», dice. «È infine, visto che l’acqua la si può agevolmente trovare anche nei supermarket, in questo momento sarebbe solo un pericolo ingiustificato per la salute pubblica consentire la riapertura precoce. Quindi, meglio non rischiare almeno fino al 3 maggio e rimandare». Insomma: sul lago e nell’entroterra ha prevalso la linea della prudenza in modo da evitare possibili ulteriori veicoli di contagio. • G.M.
«Chiediamoalla Regione Venetodigarantire,come la RegioneSardegna,l'estensione dellaCassaintegrazionein derogaai lavoratoristagionali impiegatineisettori correlatial Turismoperi qualiil decreto CuraItalianonl'ha prevista.A causadell'emergenza Covid-19inquestastagione turisticaprobabilmente non lavoreranno.Seriprenderà, comecomunicatoci da FederalberghiVeneto, sarà in agostomasolo congli italiani. Seavrannole possibilità economichedopo unasimile emergenza».Paroledi SalvatoreRanaldi, delegato peril Venetodell' Associazione nazionalelavoratori stagionali (Anls),chehainviato una letteraa ElenaDonazzan, assessoreregionale a Lavoro, pariopportunità,istruzionee formazione.Èsiglataanche dal consiglierecomunale diGarda, AnnaCodognola diNuova Garda.Esièinteressato PierangeloZorzi, consigliere dellaLegaa Bardolino.«Data l'emergenza»,ricordaRanaldi, «lainvito, con questalettera, a leggereladelibera approvata dallaRegioneSardegna,che allego.Inparticolare»,indica, «altitolo III“Altre provvidenze regionali”,punto8“Indennitàai lavoratoristagionali”.La regioneautonoma della Sardegna,haapprovatole misurea favorediqueste
eregala prodotti Cottini:«Vogliamotutelare lalorosalutemaanche sostenerneilmorale mentre infuriaquestaemergenza» Per ogni lavoratore copertura assicurativa, prodotti locali e vino dell’azienda in omaggio, mascherine cucite a mano dalla titolare e lavabili per aumentare i presidi di protezione a disposizione. Sono le azioni dell’azienda agricola Monte Zovo di Caprino a favore dei dipendenti, per tutelarne la salute, pensare al loro benessere psicofisico e sostenerne il morale mentre infuria l’emergenza sanitaria. L’azienda di proprietà della famiglia Cottini, una delle protagoniste della nascita del biodistretto Bio Verona, non solo ha attuato tutte le disposizioni normative per contenere il contagio nei luoghi di lavoro, ma ha anche messo in campo iniziative aggiuntive. La prima è stata attivare una copertura assicurativa per i i dipendenti, a sostegno di eventuali spese nel caso in cui venisse contratto il virus. I lavoratori so-
no stati inoltre omaggiati con un pasto completo, con prelibatezze a cura di un ristorante locale accompagnate da un vino Monte Zovo. Per far fronte poi alla difficile reperibilità dei dispositivi di protezione individuale, Annalberta Cottini ha cucito a mano da sola un’ottantina di mascherine, in tessuto lavabile e sterilizzabile: a ciascun dipendente ne ha consegnate due o tre, ulteriore supporto a quelle disponibili in azienda. Infine, Monte Zovo non si ferma nemmeno dal punto di vista produttivo mentre è allo studio l’implementazione del sistema di acquisto online e di consegna a domicilio. Durante l’emergenza nell’area di Verona la consegna dei prodotti sarà gratuita. «È fondamentale non farsi prendere dallo sconforto, anche per continuare a dare linfa vitale al nostro sistema economico, per quanto possiamo», afferma Diego Cottini, titolare con la moglie Annalberta e i figli Mattia e Michele. «Pensiamo che ogni azienda debba fare la propria parte in questa fase». • C.M.
categoriedi lavoratori,non contemplatidal decreto“Cura Italia”cheavrebberocosì lo stessosostegnoeconomicodegli altri»,sintetizza. «Ilrequisito per laconcessione èla sussistenzadi unrapporto dilavoroa terminenel medesimoperiodo diriferimento dell’annoprecedente, 2019, che, a causadell’emergenza sanitaria, nonsiastato rinnovato quest'anno. Analogotrattamento»,aggiunge, «saràriservatoagli assunti dopoil 23febbraio2020 acui sia stata sospesala prestazioneechesiano prividiretribuzioneo dialtro sostegnoal reddito.L'accordo», precisaRanaldi,«permetterebbe diestenderelacassaintegrazione inderogaai lavoratoriche non fannoparte delsettore turistico. Sonooltre20mila nelVenetoe oltre4milasul Lago diGarda:i 2 terzidituttigli stagionali. Spero cheanchela nostra Regionevada inquestadirezione». Aggiungeil consiglierecomunale Codognola:«Mipreoccupa molto lasituazione diquestacategoria perchélastagione, quest'anno, partiràtardio nonpartirà affatto. Acausadel Covid-19 molti contrattinonsono stati rinnovati etantissimi,anchecon famiglia a carico,nonavrannoun redditoper sopravvivere.Inoltrolamia vocein Regioneperché,come in Sardegna,agiscanoal piùpresto peri gardesani eper i moltiche vengonoalavorarea Garda dal sudItalia». B.B.
CAVAION
LaCanottieri tendela mano atutti isuoi associati
Areeverdi comunali Manutenzione esterna
Bardolino. La Canottieri Bardolino tende la mano ai suoi associati. In una lettera inviata a tutti gli iscritti al circolo gardesano il presidente Stefano Lonardi afferma «In questo momento di grande incertezza e paura, noi vogliamo esservi vicini e solidali, in special modo vogliamo essere vicini ai nostri ragazzi e alle loro famiglie e ricambiare il sostegno che tutti voi non ci avete mai fatto mancare in tutti questi anni. È per questo motivo», spiega Lonardi, «che il consiglio direttivo ha deciso che tutti i nostri atleti agonisti, ragazzi e master, che hanno effettuato il tesseramento sociale annuale per il 2020, avranno uno sconto del 50 per cento sulla quota sociale agonistica/master del prossimo anno (pagheranno 90 euro anziché 180 ndr)». «Siamo consapevoli», prosegue il presidente, «che ci sarà ancora tanta strada da fare per riconquistare la quotidianità, ma speriamo così di poter essere di aiuto e riprendere a remare, tutti insieme, con la prua rivolta all’orizzonte». • S.J.
Il Comune di Cavaion affida la manutenzione ordinaria delle aree verdi comunali per l’anno 2020 alla ditta cavaionese Cavedoni Federico e impegna per sette mesi, da aprile a ottobre la cifra complessiva di 14.518 euro. Il costo mensile è stato calcolato dall’ente, al netto dell’Iva, pari a 1.200 euro per le aree verdi del capoluogo e a 500 euro per quelle della frazione di Sega, per una spesa totale di 2.074 (Iva compresa). Gli interventi di manutenzione ordinaria, 15 in totale con cadenza quindicinale, comprendono il taglio dell’erba con rifilatura delle bordure e pulizia generale dell’area, lo smaltimento del verde di risulta, due concimazioni nell’anno solare con concime organico. Il Comune è in carenza di organico e i suoi operai non riescono a occuparsi della manutenzione del verde, perché impegnati in altre attività quali la pulizia di vie e piazze, allestimenti, riparazioni degli immobili comunali e delle scuole e altri interventi al bisogno. Per questo l’ente deve incaricare una ditta specializzata. • C.M.