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PRIMO PIANO
DOMENICA 19 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: la situazione economica nel Bellunese l’intervista
Caner: 400 milioni alle aziende venete che lavorano nel campo turistico L’assessore: «A maggio riapriranno le seconde case poi le altre strutture ricettive. Gli stranieri? Arriveranno» Francesco Dal Mas / BELLUNO
La depressione in campo turistico proprio no. È il monito, «rivolto soprattutto ai bellunesi» da parte dell’assessore regionale al turismo Federico Caner. L’antidepressivo? «È presto detto», risponde. «Abbiamo messo in piedi anche un fondo da 4 milioni di euro che, però, va a sommarsi a quello ministeriale del Mise, creando una leva finanziaria di aiuti pari a 400 milioni di euro, solo per la Regione Veneto, dedicata proprio a tutti gli operatori turistici che vogliono fare investimenti o che hanno problemi sulla liquidità delle aziende: un prestito garantito al 100% dalla Regione e dallo Stato». Il Mise è il Ministero dello sviluppo, quindi i 400 milioni per tutte le imprese sono un’inezia. «No, 400 milioni sono esclusivamente per le aziende turistiche. Una buona boccata d’ossigeno». Ma quando si riparte? Già col 4 maggio? «Dal 4 maggio, così io spero, ci si potrà preparare a riaprire. Ci stiamo attrezzando, territorio per territorio, anche trami-
te le Usl di competenza, per mettere in piedi dei protocolli di sicurezza, sia per l’accoglienza del turista ma anche che tutelino gli operatori turistici, gli albergatori e i titolari di strutture extra-alberghiere per ricevere gli ospiti». Alberghi, ristoranti, agriturismi quando potranno riaprire? In giugno? «Questo è l’impegno. Si comincerà, mi auguro già in maggio, con le seconde case, che costituiscono di per sé un distanziamento sanitario. Non appena il Governo darà l’opportunità di ri-muoversi, con la dovuta prudenza lo si farà anche verso le località di villeggiatura». Le prossime saranno vacanze solo di italiani? «Comincio a credere di no. Dalle notizie di cui disponiamo, abbiamo una clientela di affezionati tedeschi che comunque arriveranno. Lo stanno già promettendo. Se non in giugno, a luglio, agosto e più avanti. Si muovono in macchina, e quindi al sicuro». Non è vero, dunque, che gli alberghi rimarranno vuoti? Anzi, c’è chi non vuole neppure riaprire.
«Consiglio agli imprenditori del turismo di non mollare la presa, di preparare le loro strutture ricettive perché siamo convinti che a maggio si possa ripartire: noi come Regione Veneto un piano di ripartenza ce lo abbiamo, ovviamente non dipende da noi dire quando si potrà partire, perché c’è tutta una questione sanitaria importante e avremo direttive dalle autorità sanitarie competenti, Organizzazione Mondiale della Sanità e Ministero della Salute. Ma sarà prima del previsto». Lei è stato fra i primi a sollecitare la misura del bonus per la vacanza estiva degli italiani. Non si sa ancora se sarà di 325 o 500 euro a famiglia. «Il bonus vacanze del Governo è una proposta positiva, arrivata anche dalla Regione Veneto tramite il suggerimento delle categorie. Noi proponiamo che il bonus vacanza sia di almeno 250 euro a persona. Altrimenti il bonus non servirà come incentivo. Resta un’ottima iniziativa, che peraltro si accompagna a una politica dei prezzi che terrà conto indubbiamente della contingenza.
Caner è fiducioso: i turisti torneranno presto sulle Dolomiti
Mi rendo conto, peraltro, che ci sono anche famiglie in difficoltà o gente che si è mangiata le ferie nei mesi scorsi, a fare le vacanze in Veneto». Lei verrà in vacanza sulle Dolomiti? «Sì, ma non fatemi dire che le preferisco al mare». Lo ha detto Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità: la montagna
è più sicura... «Certo. Immaginiamoci davanti a un rifugio, che di solito ha grandi spazi all’aperto. Non sarà un problema distanziare i tavoli e goderci una consumazione in sicurezza. D’altra parte, dopo questa crisi il modo di fare turismo cambierà, tutti i paradigmi sociali cambieranno e il tema della sicurezza e dell’igiene sarà fondamenta-
le. Le nostre strutture sul territorio, caratterizzate da un turismo anche di area aperta, si potranno organizzare al meglio con il cosiddetto “distanziamento sociale”. Provvedere a capire che il turista che arriverà prossimamente avrà delle esigenze diverse e noi dovremo essere preparati come territorio a raccoglierle». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli ambientalisti
Mountain Wilderness: «Serve un nuovo sviluppo per le nostre montagne» BELLUNO
L’emergenza Covid-19 deve far riflettere anche sullo sviluppo futuro delle terre alte. Lo sostiene Mountain Wilderness, con uno dei suoi fondatori, Luigi Casanova. Che rivolge un appello agli imprenditori e ai politici più illuminati perché «non tutto ritorni come prima» , ma si prenda ammaestramento da questa vicenda per un nuovo modello di sviluppo ambientale. «Nel Triveneto, attingendo a soldi pubblici, si impongono nuovi collegamenti sciistici (Comelico, Cortina – Arabba – Civetta, Serodoli) mentre i
cambiamenti climatici in atto richiederebbero riflessioni e scelte di riconversione dell’intera filiera del turismo; si invocano ulteriori sfruttamenti delle poche acque libere rimaste. I boschi, nonostante Vaia, nonostante l’Europa devastata da oltre un centinaio di milioni di metri cubi di schianti da vento e da incendi (Francia, 2019), dovrebbe alimentare, invece che una ricca e sostenibile filiera del legno alpina, una miriade di impianti di teleriscaldamento a biomasse». È follia – insiste Casanova – che invece di grandi e costosissime opere, alcune delle quali poi risulteranno ingestibili,
(pensiamo alle Olimpiadi invernali, il Mose, la Tav di Torino, autostrada Alemagna o Valdastico), chiedere investimenti diffusi nel recupero edilizio a consumo energetico quasi azzerato? Oppure recuperare il patrimonio edilizio delle scuole, delle strutture sanitarie, delle case degli anziani, avviare la riconversione di strutture pubbliche e private obsolete e abbandonate riportandole a decenza e in sicurezza? «Vi sembra eresia chiedere di invertire la tendenza al ribasso dell’offerta sanitaria», ancora l’esponente ambientalista, «e tornare ad assumere nelle strutture sanitarie, incre-
La tenda gialla simbolo di Mountain Wilderness
mentare i posti letto, reparti specialistici, investendo risorse e organizzazione nella medicina sul territorio è utopia? Noi ambientalisti abbiamo sostenuto la filosofia di una decrescita felice. Siamo stati irrisi. Si è così preferito sprofondare in una decrescita infelice.
Che non si chiama solo Covid-19, ma anche catastrofi ambientali, milioni di persone che fuggono dalla fame, dalle guerre, dalla desertificazione, un mondo in fuga, un universo di profughi, una cittadinanza planetaria disorientata. Partendo dalle associazioni im-
prenditoriali più lungimiranti, dalle forze politiche e con il sostegno di noi cittadini, riusciremo», conclude Casanova, «mentre si costruisce una nuova resistenza, avviare una riconversione ambientale globale?». – F. D. M.
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PRIMO PIANO
DOMENICA 19 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: il fronte sanitario
Gli ospedali veneti tornano alla normalità Tutte le cure sospese riattivate dal 4 maggio Il governatore blinda però gli 825 posti letto di rianimazione È allerta scientifica per la seconda ondata attesa in autunno VENEZIA
La curva dei ricoveri, in discesa da 12 giorni, induce la sanità del Veneto a riassumere in un report mattutino i due bollettini fin qui diramati («L’emergenza è cessata, superfluo distogliere ulteriormente risorse al dipartimento prevenzione») mentre i pazienti “ordinari” in terapia intensiva superano, per la prima volta, gli affetti da Covid-19. E il fatidico modello matematico – ci lavorano una ventina di statistici coordinati dall’assessore-ingegnere Gianpaolo Bottacin – prevede il crollo dei contagi nel mese di maggio e l’«azzeramento pressoché completo» della diffusione virale tra fine maggio e inizio di luglio. Fin qui si è rivelato attendibile al 95% con proiezioni medie di quattro settimane. Tempo di stappare lo champagne all’Unità di crisi di Marghera? Non proprio. PAUSA ESTIVA E COLPO DI CODA
Lo spauracchio si chiama Fase 3, quella successiva al superamento della fase emergenziale che dovrebbe garantire un’estate discretamente serena, e si colloca temporalmente in ottobre. Promette una seconda ondata virale, gli esperti considerano «estremamente probabile» tale eventualità e il governatore Luca Zaia si spinge a profetizzare che «sarà più insidiosa di quella che abbiamo attraversato». Perché mai? «Purtroppo, in queste ore, l’Oms ha annunciato una recrudescenza autunnale», fa
sapere Giuseppe Lippi, il biochimico clinico dell’università di Verona che insieme al partner Andrea Plebani di Padova lavora al test anticorpale capace di accertare l’avvenuta immunità «questo è un virus estremamente subdolo, già mutato 114 volte nell’ambito del ceppo originario e senz’altro l’abbassamento delle temperature lo favorirà. Confido però che stavolta sapremo affrontarlo in modo più efficace».
ALLARGARE ANCORA LO SCREENING I COCKTAIL FARMACOLOGICI
L’allusione corre al cocktail farmacologico sperimentato, talora con successo, in
queste settimane: una mezza dozzina, ormai, i nuovi medicinali autorizzati da Aifa e somministrati ai malati, sia ospedalieri che in isolamento domiciliare. Ma soprattutto al rafforzamento senza precedenti delle terapie intensive, autentici presìdi salvavita. Sono 825 quelle attivate ad oggi (erano poco più di 450 all’esplosione dell’epidemia) e non verranno smantellate. Buona parte resterà operativa – Schiavonia, ad esempio, manterrà cento posti letto – altre saranno “sigillate” (ma non disallestite) e costituiranno la riser-
tratte autostradali cav
La riapertura già si vede il traffico è aumentato VENEZIA
fusione del Covid-19, che impongo limiti stringenti agli spostamenti. Ma dalla “riapertura” parziale del 14 aprile qualcosa si muove, soprattutto merci. La progressione è apprezzabile proprio a partire da martedì dopo Pasquetta: il 14 aprile il traffico sulla Padova-Venezia e il Passante di Mestre è aumentato del 2,68% rispetto allo stesso giorno della settimana precedente (7 aprile). Mercoledì 15 aprile il da-
«Lo strumento più efficace per estendere il ventaglio diagnostico si è rivelato quello dello screening di massa», afferma l’assessore alla salute Manuela Lanzarin «completato il primo obiettivo, quello di eseguire i tamponi sull’intero personale della sanità e sulla popolazione delle case di riposo, ospiti e operatori, ora estenderemo i test ai medici di base, ai farmacisti, alle forze dell’ordine, ai cassieri di supermercati e negozi, alle persone affette da cronicità e immunodepressione, così da isolare il maggior numero possibile di soggetti positivi e prevenire ulteriori contagi. I limiti all’erogazione di tamponi? Abbiamo kit e macchinari necessari ma serve molto personale e ci sono tempi tecnici di risposta, allungati dalla persistenza carenza di reagenti. Tuttavia, lavoriamo a incrementarli perché la convivenza con questa patologia non sarà breve». — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA
to è salito al 7,82%, giovedì 16 al 12,52% e venerdì 17 al 21,37%. Complessivamente dunque questa settimana i transiti sono aumentati in media del 10,94% rispetto alla precedente (7-10 aprile), passando da 255 087 a 283.005 veicoli nell’arco dei 4 giorni feriali. Siamo ancora ben lontani dai flussi di traffico “normali” registrati lo scorso anno, nell’ordine dei 210-220 mila veicoli al giorno, con percentuali di perdita di traffico giornaliero attorno al –70% rispetto al periodo omologo del 2019, seppur in lenta progressione positiva e distanti dall’assestarsi: martedì –70,03%, mercoledì –68,76%, giovedì –69,91%, venerdì –70,08%. —
CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 18/4 ore 8, variazioni rispetto alle 8 del 17/4 CASI VARIAZIONE TOTALE NEGATIVIZZATI NUMERO ATTUALMENTE POSITIVI DECEDUTI CASI VIROLOGICI CASI Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
3.546 87 2.300 2.116 3.880 2.296 835 306 267 59 15.692
2.102 8 1.497 1.125 3.006 1.585 664 217 182 58 10.444
+42 0 +63 +20 +75 +96 +28 +5 +1 -12 +318
191 3 197 153 292 143 49 21 9 1 1.059
SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE
1.253 76 606 838 582 568 122 68 76 0 4.189
2.470 2.786 1.973 1.607 2.231 1.130 526 12.723
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS CoV-2 casi al 18/4 ore 8, NEGATIVIZZATI variazioni rispetto alle 8 del 17/4 VIROLOGICI PAZIENTI VARIAZIONE PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE IN AREA NUMERO TERAPIA NUMERO ATTUALMENTE DIMESSI DECESSI NUMERO NON CRITICA CASI INTENSIVA CASI RICOVERATI** DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI Azienda Ospedale Università Padova 62 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria 47 Integrata di Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria 19 Integrata di Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 37 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 40 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 6 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 2 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 48 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 3 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 11 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 49 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 3 ULSS 3 - Ospedale Mestre 26 ULSS 3 - Ospedale Venezia 10 ULSS 3 - Ospedale Mirano 0 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 78 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 Ospedale Villa Salus-Mestre ° 52 ULSS 4 - Ospedale San Donà di Piave 1 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 34 Casa di Cura Rizzola 10 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 2 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 46 ULSS 5 - Ospedale Adria 2 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 110 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 4 ULSS 6 - Ospedale Conselve 1 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 128 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 1 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 50 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 24 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 17 ULSS 9 - Ospedale Legnago 53 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 9 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 95 ULSS 9 - Ospedale Marzana 67 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 22 ULSS 9 - Ospedale Bovolone 1 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 64 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 52 Istituto Oncologico Veneto 1 TOTALE REGIONE VENETO 1287
-12 0 -2
17 0 15
0 0 0
32 0 10
247 0 174
54 1 92
+1 0 +2
-4
25
0
13
45
25
+3
-3 0 +1 -2 +1 -9 -1 -3 0 -1 -3 +2 -1 0 -2 +3 0 +1 0 -3 +2 +1 +1 0 0 0 +1 -11 0 0 -1 -1 0 -2 -5 0 -13 0 -7 +1 -1 +1 0 -72
7 0 11 7 1 4 0 2 0 0 8 4 4 6 0 0 0 4 0 0 8 0 7 0 2 0 0 8 2 0 16 0 0 0 7 0 14 0 0 0 9 2 0 190
-1 0 -1 0 -2 0 0 -2 0 0 0 -2 0 -2 0 0 0 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +4) 0 0 0 +1) -1 0 -7
1 0 8 2 1 9 0 6 5 3 22 6 4 21 0 15 1 16 4 2 12 2 3 0 0 1 1 34 0 0 5 3 0 2 3 0 10 11 3 1 19 2 1 294
59 12 186 16 16 136 38 44 10 0 61 20 9 65 1 56 0 57 7 21 4 1 185 1 2 1 0 98 20 7 81 27 0 10 40 21 105 3 15 0 82 68 0 2051
28 6 89 15 20 25 8 12 1 0 33 11 6 50 3 4 0 23 1 5 16 0 71 0 6 6 0 38 12 10 59 0 1 3 38 18 49 3 1 0 27 30 0 900
+4 0 +1 +2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -1^^ +1 0 0 0 +1 0 0 0 0 0 +1 0 0 0 +1 0 +4 +1 0 0 +1 +1 0 23
**quota di soggetti con negativizzazione virologica ma tuttora ricoverati
CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti casi al 18/4 ore 8, variazioni rispetto alle 8 del 17/4 NEGATIVIZZATI VARIAZIONE VIROLOGICI VAR. NUMERO ATTUALMENTE DIMESSI DECESSI NUMERO PAZIENTI PRESENTI CASI RICOVERATI** DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI Ospedale di Comunità Belluno (BL) 14 Ospedale di Comunità Agordo (BL) 14 2 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 27 Struttura COVID - Vedelago (TV) 14 Struttura COVID - Ormelle (TV) 24 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 1 Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 10 1 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 11 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 8 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 15 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 141 TOTALE REGIONE VENETO
+1 0 +1 0 -9 -1 0 0 0 +4 -1 -4 -9
0 2 0 5 11 6 0 2 1 6 4 0 37
14 5 1 10 13 21 0 3 0 17 12 6 102
6 1 0 3 4 2 0 0 0 1 0 2 19
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Da due giorni la Regione Veneto ha deciso di divulgare un solo aggiornamento quotidiano dei dati sull'epidemia di Covid-19, che pubblichiamo. Le informazioni risalgono quindi alle 8 di ieri mattina e vengono raffrontate con la stessa ora di venerdì. Fino a giovedì i bollettini venivano invece aggiornati ogni giorno alle 8 e poi alle 17. Per questo motivo è possibile che nelle pagine di cronaca del giornale ci siano dati e storie non coincidenti, in quanto più recenti dell'ultima rilevazione e non ancora conteggiati nel rapporto ufficiale
CROMASIA
La ripresa si affaccia, seppur timidamente, sulle autostrade venete: nei giorni dopo Pasqua, sulle tratte di Concessioni Autostradali Venete, traffico in leggera ripresa rispetto alla scorsa settimana, merito soprattutto della riapertura di alcune attività del territorio. Il dato è naturalmente ancora condizionato dalle misure di contenimento della dif-
va. I dieci ospedali Covid? Il 14 maggio, al pari di tutti gli altri, riprenderanno l’attività abituale “differibile” sospesa nell’emergenza e i pazienti ordinarie potranno ricevere le cure e le prestazioni consuete. E i malati di coronavirus? Il loro ricovero proseguirà in ali isolate rispetto ai complessi ospedalieri. Ma quale sarà la strategia di contrasto in vista del colpo di cosa post estivo?
I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE
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PRIMO PIANO
DOMENICA 19 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la politica
Il Pd contro Zaia «Election day fra settembre e inizio ottobre» I sottosegretari Variati, Martella e Baretta sulle regionali «A luglio voterebbero in pochi per paura dei contagi» Mitia Chiarin / VENEZIA
Votare per le Regionali a luglio, come vuole il presidente del Veneto, Luca Zaia, o spostare più avanti, magari con una data di Election day che comprenda anche il voto per le Comunali di Venezia, come chiedono i sottosegretari veneti del Partito Democratico. Ieri giornata di messaggi diretti tra opposte visioni sui prossimi appuntamenti elettorali. I tre sottosegretari Pd del governo Conte, Achille Variati (Interni), Andrea Martella (Presidenza del consiglio) e Pier Paolo Baretta (Economia) avvertono: «La finestra per le elezioni sarà ampia ma il via libera al voto deve avvenire se ci sono le condizioni di sicurezza, di tutela della salute e nel pieno rispetto della democrazia». Martella lancia un chiaro messaggio a Luca Zaia: «Il presidente concordi la data con le opposizioni in consiglio regionale. Serve una intesa seria, non fughe in avanti e forzature e la scelta su questo tema non può essere quella di un uomo solo al comando», avverte. E Variati incalza. «Per i Comuni, 1.100 che vanno al voto con 18 capoluoghi,
la finestra prevista va dal 15 settembre al 15 dicembre e per i capoluoghi stiamo valutando l’utilità di un turno unico assieme alle Regionali», precisa. La finestra all’esame del governo Conte per le elezioni nelle Regioni potrebbe andare dal 12 luglio al primo novembre. Il rinvio delle elezioni, che si sarebbero dovute tenere in primavera, arriverà lunedì in Consiglio dei mini-
Lo stesso governo valuta l’opportunità di un turno unico col voto nei capoluoghi stri. Le bozze del decreto, al vaglio in queste ore del governo, prevedono una proroga di tre mesi del mandato delle Regioni in scadenza e una finestra per le elezioni comunali tra il 15 settembre e il 15 dicembre. Ma non tutti sono d’accordo. E non solo il Veneto a trazione leghista. Anche Liguria e Campania, con i governatori Giovanni Toti e Vincenzo De Luca si uniscono a Zaia per il pressing nei confronti del governo per-
ché ci sia la possibilità di votare già a luglio. Baretta, Variati e Martella invece ieri hanno insistito sulla richiesta di spostare in avanti il voto, collegando le elezioni in Veneto con quelle a Venezia e quindi suggerendo di attendere almeno settembre. E anche il Partito democratico del Veneto lancia un appello al presidente delle Regione. L’invito è a desistere dalla scelta di luglio per il rinnovo del consiglio regionale. Vari i motivi di un rinvio: «Il primo è che il Veneto sta vivendo una fase di emergenza sanitaria che non si esaurirà nell'arco di qualche settimana e il presidente Zaia ne è pienamente consapevole». L’opposizione evidenzia che l’emergenza case di riposo, su cui ora indaga la magistratura, fa «crescere la preoccupazione che il virus sia fuori controllo e aumentano le proteste di operatori sanitari, dipendenti e parenti degli ospiti che chiedono di ripristinare le minime condizioni di sicurezza. Il secondo è di cultura democratica: a luglio, infatti, andremo incontro a un possibile enorme deficit di democrazia poiché saranno molti i cittadini che, per pau-
Il saluto di un malato da Coronavirus ricoverato in terapia intensiva e aiutato nella respirazione
ra, rinunceranno a recarsi ai seggi. Il terzo, molto stringente, è di natura economica: la nostra regione uscirà profondamente ferita da questa pandemia». Anche il senatore Andrea Ferrazzi si accoda alla richiesta del partito e dei sottosegretari: «Se dovesse passare la decisione che ogni regione può autonomamente definire la data delle elezioni regionali, credo che il periodo migliore sarebbe il prossimo ottobre. La finalità del Decreto in arrivo è quella di evitare il diffondersi del virus evitando gli assembramenti. Una campagna elettorale con elezioni a luglio non lo consentirebbe. Chiedo, quindi, a Zaia responsabilità». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il bilancio nel veneto
Controllate oltre 334 mila persone 16.716 i sanzionati, 4.500 a Pasqua MESTRE
Poco più di 334 mila persone controllate dal 10 marzo al 15 aprile con 16.716 sanzionati, 4.500 in più nella settimana di Pasqua e solo 3 denunciati durante la festività, con restrizioni, per l'inosservanza della quarantena per i positivi al Covid. «I veneti si sono comportati bene e se guardiamo ai dati dei controlli agli esercizi commerciali il rapporto è di un sanzionato ogni mille. Questo significa che nella stragrande maggioranza i cittadini del Veneto hanno rispettato i divieti nonostante i dubbi interpretativi che emergono tra la disposizione nazionale e l'ordinanza regionale», dice Achille Variati, sottosegretario veneto al
Ministero dell'Interno che ha fornito ieri i dati sui controlli eseguiti dalle forze dell'ordine. Dati che in queste settimane non sono stati diffusi, disaggregati rispetto agli otto milioni di controlli a livello nazionale. Nella nostra regione si contano oltre ai 16.716 denunciati per il mancato rispetto delle prescrizioni, 206 denunce per false dichiarazioni e da inizio emergenza con lock down 41 casi di positivi che non hanno rispettato la quarantena. Si aggiungono i 235 mila 548 pubblici esercizi controllati con 329 sanzioni e 27 provvedimenti di chiusura temporanea. Sono stati 73.294 i controlli in provincia di Venezia con 3.445 denunce mentre gli esercizi commerciali controlla-
I CONTROLLI NEL VENETO Controlli effettuati nel periodo dal 10 marzo al 15 aprile 2020 PERSONE CONTROLLATE PERSONE SANZIONATE PERSONE DENUNCIATE EX ART. 650 C.P. PERSONE DENUNCIATE EX ART. 495 e 496 C.P. PERSONE DENUNCIATE ex art. 260 PERSONE DENUNCIATE PER ALTRI REATI(*)
334.280 10.640 6.076 206 41 590
ESERCIZI COMMERCIALI CONTROLLATI 235.548 TITOLARI DI ATTIVITA’ O ESERCIZI SANZIONATI 180 TITOLARI ESERCIZI COMMERCIALI DENUNCIATI EX ART. 650 149 CHIUSURA PROVVISORIA DI ATTIVITA’ O ESERCIZI SU 16 DISPOSIZIONE DELL’AUTORITA’ PROCEDENTE CHIUSURA DI ATTIVITÀ O ESERCIZI 27
(*) I dati comprendono i reati per i quali le Prefetture-UTG non hanno indicato l’articolo normativo di riferimento.
lo stanziamento
In arrivo tre miliardi per Comuni e Province VENEZIA
Tre miliardi, concordati dal ministro Guarnieri con Anci e Uppi, arriveranno a Comuni e Province per coprire i buchi dei bilanci degli enti locali prodotti dalle mancate entrate da tributi locali, trasporti, servizi. «Un monitoraggio sarà costante e permetterà se necessario di aumentare la posta». Lo ha confermato il sottosegretario all’Econo-
ti sono stati 100.700 da marzo con solo 8 attività chiuse. Diciannove i denunciati da marzo per l’inosservanza delle norme sulla quarantena. A Treviso 59.169 i cittadini controllati con poco più di tremila denunciati e 2 i casi di denunciati, uno a ridosso della Pasqua per violazione della quarantena. Gli esercizi controllati sono stati poco più di 23.500 con 5 chiusure e un totale di 24 sanzioni. Ancora, 82 mila i cittadini controllati e 27 mila gli eserci-
Sono stati solamente 27 i provvedimenti di chiusura temporanea di pubblici esercizi zi commerciali controllati a Verona con quasi 3.360 denunce e 18 per violazione della quarantena da parte di cittadini e un totale di 124 sanzioni, con 4 chiusure, per esercizi commerciali. Altri 24.763 cittadini controllati a Vicenza, con 1.755 sanzioni, una sola per
mia Pier Paolo Baretta. In arrivo in Veneto 5,8 milioni dal Fondo sanificazione per gli uffici pubblici più 461 mila euro per Province e città metropolitana. La sospensione del pagamento dell’Iva per tre mesi riguarda il Veneto per 789 milioni, 131 a Venezia. L’indennità agli autonomi ha visto 320 mila domande, 245 mila quelle già pagate per 147 milioni di euro. E i 600 euro saliranno a 800. —
violazione della quarantena nella settimana di Pasqua. Nella città berica si aggiungono 2.883 controlli ad esercizi ma nessuna attività è stata chiusa e le sanzioni sono appena 27. Quasi 46 mila i controlli a Padova con 2.935 sanzioni a cittadini e nessuna per violazione della quarantena. Si aggiungono poco più di 15 mila esercizi commerciali controllati con 59 sanzioni e due chiusure. A Belluno si sono contati quasi 25 mila cittadini controllati con 994 sanzioni, una per violazione di quarantena. Quasi 54 mila gli esercizi commerciali controllati con 27 sanzioni totali da marzo ad aprile e 5 chiusure. Infine, Rovigo: quasi 24.600 cittadini controllati con 1.129 sanzioni e 12.442 esercizi commerciali controllati con 10 multe e tre esercizi chiusi. I sottosegretari del Pd hanno annunciato l’arrivo dei soldi, dal fondo straordinario da 10 milioni, per coprire gli straordinari della polizia locale: ai Comuni 803 mila euro, a province e Città metropolitana di Venezia, 62 mila euro. — M.CH.
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L’allarme globale: il sistema Paese L’imprenditore triestino ex governatore del Friuli Venezia Giulia «Dalla pandemia fusioni, aggregazioni e nascita di gruppi più forti»
Riccardo Illy: «Ripartiremo ma prima ci sarà distruzione Le leve ingegno ed estetica per farci valere sui mercati» L’INTERVISTA PAOLO POSSAMAI
S
olo un miracolo ci può salvare. Detto da un pragmatico come Riccardo Illy, piove un verdetto (quasi) irrevocabile. Ma poi da ex governatore di Regione e da imprenditore di lungo corso
«A fine emergenza si dovrà far fronte a un rapporto fra debito e Pil superiore al 150%» viene la chiamata alle armi. «La situazione è di inaudita gravità per l’economia e la tenuta del Paese. Ma resto persuaso un riscatto sia possibile» dice Illy, 64 anni, presidente del Polo del gusto. A quali condizioni un recupero può avvenire? «A misure finanziarie anti Covid approvate, saremo al 150% di rapporto tra Debito e Pil. Secondo gli economisti, tale rapporto è tecnicamente insostenibile, perché il nostro bassissimo tasso di crescita non sta dietro nemmeno al tasso di interesse sul debito. Ma abbiamo punti di leva importantissimi in economia e la possibilità, con pochi passi semplici, di mettere ordine anche alla casa pubblica e alle istituzioni». Iniziamo dal capitolo riforme, dove il paese è arenato da un quarto di secolo.
«Il freno maggiore alla crescita è la burocrazia. Dobbiamo liberare gli animal spirits imprenditoriali. Stimo che vi siano almeno 40 mila leggi che avviluppano la vita delle imprese e la rendono incerta e complicata. La semplificazione è necessaria e urgente». Lo diceva pure Berlusconi da premier. «Mai stato berlusconiano, anzi. Ma propongo dieci testi unici da approvare con legge delega al governo. Altrimenti in Parlamento si impantana tutto. Dieci università potrebbero scrivere le bozze dei testi unici nelle materie fondamentali. E poi lo Stato dovrebbe impegnarsi in un grande piano di investimenti nelle infrastrutture per telecomunica-
«Dobbiamo aumentare le entrate, l’unica imposta bassissima è quella di successione» zioni, energia, trasporti e a sostegno della ricerca e della scuola». Ma i conti pubblici possono reggere nel frattempo o servirà introdurre nuove tasse? «Dobbiamo aumentare le entrate, ma non credo ci sia spazio sulle aliquote Irpef e per una patrimoniale. L’unica imposta bassissima è quella di successione ed è l’unica non recessiva. E avrebbe il vantaggio di mettere sul mercato una gran quantità di immobili oggi
chiusi o sotto-utilizzati». Qual è il giudizio di un ex sindaco, ex governatore, ex parlamentare sull’operato delle istituzioni nella emergenza virus? «Finora hanno risposto piuttosto bene, sia il governo che le Regioni. Chapeau! Hanno fatto le cose giuste, assicurando liquidità per le famiglie e alle imprese ferme. Manca ancora però la velocità. Nel nostro gruppo abbiamo una azienda vicino a Torino e un’altra che sta in Francia. La seconda è già in grado di incassare circa 4,5 milioni e mezzo di finanziamenti, garantiti al 100% dallo Stato francese. Per l’altra, la banca dice che occorre una procedura complessa e la garanzia di Sace. Per nostra fortuna Domori, se il lockdown sarà allentato, contiamo possa farcela anche senza lo Stato». Lei non teme una catena di fallimenti e una grave depressione? «Ci sarà distruzione. Ci saranno fusioni e aggregazioni, nascita di gruppi più for-
«Finora governo e Regioni hanno fatto le cose giuste, assicurando la necessaria liquidità» ti. Ripartiremo. A livello mondiale ci sono riconosciute capacità straordinarie nell’ingegno e nella estetica. Per esempio, nella robotica siamo leader e non è poco in tempi in cui la intelligenza artificiale applicata
Riccardo Illy, ex presidente del Friuli Venezia Giulia e, nel gruppo di famiglia, presidente del Polo del gusto
alla automazione industriale sarà ancora più spinta. Riguardo al tema estetica, che significa moda, prodotti alimentari, arredo e design e quanto incroci lo stile, osservo che continuano a crescere nel mondo i cittadini abbienti e con ciò gli spazi per noi. Ci sono potenzialità di mercato enormi per le imprese italiane». Nel concreto quali prospettive sta coltivando per le imprese di famiglia? «Non solo il mare è in tempesta, ma per chi sta nel nostro segmento di alimentare manca il pesce, ossia i consumatori. Essendo produttori di beni di alta gamma, distribuiti prevalentemente con bar, ristoranti e pasticcerie, la clientela si è grandemente rarefatta. I cioccolati di Domori e dell’inglese Prestat, i tè di Damman Frères, i vini di Mastrojanni, le confetture di Agrimontana stanno avendo un grande sviluppo su e-commerce. Ma non basta e dovremo potenziare
enormemente questo canale di vendita e sviluppare le esportazioni». E nonostante questo non siete in tensione finanziaria? «Domori aveva appena chiuso il primo bilancio in utile della sua storia, il resto era già in buona salute. Siamo fiduciosi. Un paio di mesi in apnea una impresa ben organizzata e capitalizzata li può tollerare, oltre diventa grave. A maggio la ripartenza è indispensabile».
«Il nostro gruppo cerca un partner finanziario ma è tutto rinviato al 2021 per virus» Avete tutte le risorse necessarie per una nuova fase di sviluppo? «Vedo con grande interesse l’entrata di un partner finanziario di minoranza, attestato tra 20 e 40%, per accelerare la crescita e sostenere ac-
Rimanere ancora fermi è come accettare di morire
O
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FERDINANDO CAMON
IL COMMENTO
gni giorno contiamo i morti del giorno precedente e finché si aggirano sui 500 sono tanti, sono troppi, non possiamo dire “riapriamo tutto e ripartiamo”. Prima bisogna che i morti calino. In secondo luogo per ripartire ci vuole più protezione, più sicurezza. Il balletto delle mascherine è scandaloso. Erano obbligatorie ma non si trovavano. Cose che soltanto in Italia. Dicevo, più protezione: prima di ripartire assicuriamo la
quisizioni nei settori vitivinicolo, dei biscotti e delle caramelle, dove sono convinto sia possibile innovare e realizzare prodotti di alta gamma. L’obiettivo è di quotare le singole società operative, da principio con Damman che è la più grande. Abbiamo già varie trattative in corso per acquisizioni. E sulla operazione finanziaria abbiamo trovato interesse da parte di banche di investimento orientate a restare con noi 10 anni. Contavo di trovare il partner nel 2020, ma slittiamo al 2021. Minimo rinvio per virus». Ma troverete un partner finanziario per dieci anni? «Siamo un gruppo familiare, il nostro traguardo si misura in generazioni. Dipende dalla crescita attesa. Quando entrai in Illy nel 1977, l’azienda lavorava 1000 tonnellate di caffè e aveva 120 dipendenti, lo scorso anno ha prodotto 20mila tonnellate e ha circa mille dipendenti». —
presenza di mascherine a basso prezzo per tutti, sia le chirurgiche che le ffp2 e le ffp3. Vedo che hanno permesso l’uso di farmaci non ancora ufficializzati a lavoratori contagiati, e i risultati sono molto buoni, la malattia regredisce e i dolori calano. Lo chiamano “uso compassionevole”, che vuol dire ricorso a un farmaco efficace ma che non ha terminato l’iter del collaudo. Prima di ripartire, bisognerebbe assicurarsi che in caso di necessità questi farmaci sono disponibili e
pronti. Se ci dobbiamo buttare, prepariamo il paracadute. Il tuffo sta nel passare dall’emergenza sanitaria all’emergenza economica. La prima conseguenza della chiusura per ridurre la pandemia è un immenso impoverimento. Grandi, piccole e medie industrie sono in buona parte bloccate, la produzione s’è arrestata, l’esportazione è morta. Zaia dice: “O ripartire o morire”. Purtroppo è così. Le nazioni concorrenti hanno patito meno la frenata della produzio-
ne, e la Germania sta già riprendendo a correre. La concorrenza economica è una guerra combattuta con altri mezzi, una guerra che non conosce pace: non illudiamoci che perché la pandemia ci ha messo in ginocchio il nemico ci risparmi la vita. No, il nemico aspettava questa occasione, e se può ci taglia il collo. Cioè ci frega i mercati e occupa le piazze estere che erano nostre. Noi abbiamo il Made in Italy, che è una grande cosa, sa di prestigio, di raffinatezza,
ma ora siamo in ritardo sia con la produzione che con le consegne, non possiamo aggiungere ritardo a ritardo. Sono d’accordo con Zaia: restare fermi è come accettare di morire. Una delle nostre grandi forze è il turismo. L’idea romagnola di recintare quadrati di sabbia sulla spiaggia per garantire ai turisti l’isolamento può salvare l’annata. Qualcuno ci ha sghignazzato sopra. D’accordo, non è elegante. La spiaggia è bella se è aperta. Ma siamo in emergenza, è un rime-
dio per quest’anno, mica per sempre. Si tratta di far funzionare quel che può funzionare in sicurezza. Negli alberghi ci saranno pochi clienti, vuol dire che sarà più facile applicare il distanziamento. Dal 4 maggio potremmo riusare l’auto, non guido da sei settimane, non so più se il freno è a destra o a sinistra dell’acceleratore. Ormai l’anno scolastico è andato, ma la Maturità ci dev’essere. Mentre scrivo, si sta pensando di fare sia lo scritto che l’orale, ed è cosa giusta. Gli analfabeti si vedono dallo scritto. I ragazzi brontolano? Speravano di evitare metà esame? Domani ce ne saranno grati. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 19 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
Marghera, l’Unità di crisi: da sinistra, Francesca Russo capo dell dipartimento prevenzione, l’assessore alla salute Manuela Lanzarin, il governatore Luca Zaia e l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin
Zaia accelera: «Allentare subito i divieti riapra in anticipo chi è già in sicurezza» «Regole rigorose ma i ristoranti non possono diventare ospedali». Braccio di ferro sul blocco della mobilità extraregionale Filippo Tosatto / VENEZIA
Luca Zaia morde il freno. E con lui il circuito economico di un Veneto impaziente di riavviare le attività paralizzate dal prolungato lockdown: «La mia posizione è che il 4 maggio si possa ripartire con le regole e le garanzie scientifiche, anzi, si volesse fare un passo in più, si potrebbe allentare i divieti da subito, in modo razionale, prudente e ragionato. Per rimettere in moto la macchina, scaldare i motori e poi andare a regime in un’ottica di tutela dei lavoratori e dei cittadini». Che significa in concreto? Nel confronto quotidiano con i ministri del premier Conte, il governatore ha proposto un riavvio sperimentale e parziale che non escluda a priori alcuna filiera ma pri-
VINCENZO DE LUCA MINACCIA DI CHIUDERE I CONFINI DELLA CAMPANIA AI LOMBARDO-VENETI
La posizione zaiana riflette un orientamento largamente condiviso dalle “locomotive” nordiste – fa eccezione Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia Romagna, convinto che una riapertura precoce e generale delle attività sarebbe «irresponsabile» – e suscita l’alto-
là di Vincenzo De Luca, che da Napoli minaccia «la chiusura dei confini» in caso di «fuga in avanti del Lombardo-Veneto investito dal virus»; «Non credo che tutti i veneti che vanno in vacanza in Campania siano contenti ascoltare di queste parole, il governatore De Luca non rende un buon servizio alla sua terra», la risposta piccata «quanto all’infezione, vorrei sapere quanti tamponi sono stati eseguiti nelle diverse parti d’Italia, noi siamo vicini ai 250 mila, la percentuale più alta del mondo. Altri, forse, i contagiati hanno evitato di cercarli». Da Roma filtra l’ipotesi di ripartenza “a singhiozzo”, con divieto iniziale di spostamenti extraregionali, salvo deroga concessa dai prefetti alle attività indifferibili: «Vedremo,
ronese ci sono case di riposo dove in pochi giorni la metà degli ospiti sono morti. In questi luoghi temiamo che il virus si stia diffondendo in maniera incontrollata e nonostante le numerose segnalazioni degli operatori sanitari, dei dipendenti delle strutture, dei sindaci e alcune interrogazioni in consiglio regionale, la situazione non migliora». A oggi i casi che destano maggiore preoccupazione, anche se con dati ancora parziali e in costante aggiornamento, sono gli istituti di Villa Bartolomea (36 decessi su 68 pazienti), Sommacampagna (15 decessi su 70 pazienti), Lazise, Legnago, Pescantina e in molte altre strutture della provincia dove alte percentuali di operatori sono contagiati. In
un bollettino del 14 aprile la Regione Veneto ha comunicato il decesso di 110 ospiti e 464 Covid-positivi con una letalità del 19,2%. «Chiediamo l’intervento del governo perché la situazione è grave ed è necessario tornare a garantire la sicurezza degli ospiti e degli operatori delle case di riposo del Veneto», continuano Rotta e Zardini. «I test rapidi non danno risultati corretti sugli anziani poiché spesso accade che i primi test siano negativi», ricordano Zardini e Rotta, «ma già dopo qualche giorno si manifesta la positività a causa del rallentamento del sistema immunitario degli anziani che non evidenzia l’immediata formazione di immunoglobine seppur in presenza del virus». —
L’EMILIA PRENDE LE DISTANZE
«De Luca vuole chiudere la Campania al Nord contagiato? Noi , con 248 mila tamponi, i malati li abbiamo cercati... »
Zardini e Rotta (Pd) al ministero della Salute
«Gestione delle case di riposo Regione da commissariare» LA RICHIESTA
l ministro della Salute commissari la Regione Veneto per la gestione delle case di riposo». Lo chiedono deputati veneti del Pd Diego Zardini e Alessia Rotta, per la presenza di focolai di coronavirus e di decessi nelle case di riposo della regione. «È un’emergenza nell’emergenza» affermano Zardini e Rotta «Nel Ve-
vilegi il requisito della sicurezza: «È evidente che dispositivi di protezione e droplet ci accompagneranno per un bel po’, sono il primo a raccomandarne l’adozione rigorosa, ma non complichiamoci ulteriormente la vita. I ristoranti non possono diventare ospedali con la gente che mangia in un box indossando la mascherina né sono immaginabili i turisti in spiaggia circondati da pareti di plexigas».
«I
Nas alla casa di riposo di Merlara
certo non consentiremo steccati tra le province». LA POLEMICA SULLE MASCHERINE
Il timore resta quello di un risveglio dell’epidemia favorito dalla ripresa della mobilità su vasta scala, trasporto pubblico in primis, e da possibili assembramenti in fabbrica: «Il rischio zero non esiste ma una prevenzione seria lo riduce di molto, ricordo che nei nostri ospedali, i luoghi più esposti al contagio, i medici positivi al test rappresentano l’1, 3% del totale». In un video circolato nei social un farmacista nega ogni efficacia alle mascherine stampate dalla Grafica Veneta di Fabio Franceschi e donate a Palazzo Balbi, che ne ha distribuito 10 milioni di pezzi... «Insinuazioni scorrette, diffondere un allarme in-
giustificato è grave, questo prodotto garantisce un filtraggio pari al 98%», la replica; mentre l’assessore alla salute, Manuela Lanzarin, inforca una mascherina chirurgica certificata, ci soffia dentro e fa ondeggiare la fiammella di una candela: «Ovvio che traspiri, altrimenti ci soffocherebbe». E ARRIVATO IL FARMACO AVIGAN
Che altro? Una rassicurazione ai tassisti: in presenza di genitori con bambini o persone anziane e disabili che richiedono accompagnamento, è lecito accogliere a bordo due passeggeri. E un cenno all’Avigan, il promettente farmaco giapponese: «Finalmente è arrivato, inizieremo subito a somministrarlo in via sperimentale, a Padova e a Verona». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il conto solidale suPera i 54 Milioni
Assicurazioni Generali dona un milione e mezzo VENEZIA
Un nuovo donatore “eccellente” per il conto corrente istituito dalla Regione: Assicurazioni Generali, per voce dell’amministratore delegato Marco Sesana, ha annunciato il versamento di un milion e mezzo di euro, elevando così a 54, 369 milioni il tesoretto racimolato per far fronte alle spese straordinarie sostenute dalla sanità nell’emegenza.
«Ringrzio per la generosità», le parole di Luca Zaia, che ha citato poi il contributo di 17.700 euro proveniente dall’azienda padovana di software Cspfea che ha sede a Este (era ta seconda nell’asta per il maxi uovo pasquale) e dall’offerta dei fratellini Francesco e Federico, veneziani di Sant’Erasmo, che hanno inviato 150 euro di risparmi corredati da un coloratissimo disegno. —
12 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 19 Aprile 2020
Unitinell’emergenza
Aziende, associazioni e tanti privati cittadini, fra cui stranieri e pure bambini. Sono 1.285 le persone dell’Alto Vicentino che hanno accolto l’appellodeIlGiornalediVicenzaeTva,decidendodiessereconcretamente a fianco dei medici e del personale sanitario dell’Ulss 7 impegnatonell’emergenza coronavirus: raccolti711 milaeuro.
VICINIALL’ULSS 7
Hannogià donato 1.285persone
Grandeadesione alleiniziative benefiche delGdV L’INTERVISTA. SilviaCovolo,deputata dellaLega, tra lepiùpresenti
«Leggi e messaggi Noiparlamentari intempodivirus»
Ritaglia il nuovo modulo per l'autocertificazione
AUTODICHIARAZIONE AI SENSI DEGLI ARTT. 46 E 47 D.P.R. N. 445/2000
Il sottoscritto ________________________________________________________ , nato il ____ . ____ . _____ a ____________________________________ (______), residente in _______________________________________ (______), via ________________________________________ e domiciliato in _______________________________
«L’attivitàcontinuatracommissionievoti inaula AMontecitorioatmosferasurreale:tuttidistanti Sui social rispondo a centinaia di richieste al giorno» Il Parlamento in tempi di Coronavirus è fatto di presenze alternate, entrate scaglionate, votazioni uno alla volta, misurazioni della temperatura. La grande livella del morbo non risparmia gli eletti: chiusa anche la mitica buvette, al massimo possono avere un involto con due panini e una mela per la sera, che però devono prenotare in anticipo dimostrando la necessità di fermarsi. Camera e Senato frugali: in linea con un’attività assai ridotta che ha già suscitato polemiche. «In realtà, però, c’è da fare parecchio». Lo giura Silvia Covolo, uno dei quattro onorevoli leghisti eletti nel Vicentino, sicuramente la più assidua a Roma, complice anche la dispensa concessa a sindaci come Germano Racchella. Alle convocazioni una volta la settimana ha sempre risposto presente fin da inizio marzo. C’era a tutte le votazioni, tranne una che aveva numeri contingentati. Tra le ultime, la conversione del decreto legge sul cuneo fiscale e, mercoledì scorso, quella per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, «a cui tenevo perché riguarda il Veneto e la montagna è una mia passione: speriamo ne tragga vantaggio anche l’Altopiano - spiega -. Ma c’è una parte enorme di lavoro che non si vede, sia a casa che nella capitale». Peresempio?
Lo studio dei decreti legge per presentare gli emendamenti. E gli adempimenti della Commissione finanze, di cui faccio parte, i cui membri si collegano spesso in chat.
nr. _____________________________________, rilasciato da _____________________________________________ in data ____ . ____ . _____ , utenza telefonica ________________________ , consapevole delle conseguenze penali previste in caso di dichiarazioni mendaci a pubblico ufficiale (art. 495 c.p.)
Sono nel Consiglio di giurisdizione della Camera e devo esaminare ricorsi e cause. Poi il contatto con gli elettori: in questi tempi di incertezza tempestano di mail e messaggi sui social. Centinaia al giorno, chiedono di tutto, a tutti cerco di rispondere.
nonni si può soltanto se non esistono alternative per la custodia dei minori quando si lavora o in caso di necessità.
di non essere sottoposto alla misura della quarantena ovvero di non essere risultato positivo al COVID-19(fatti
Lerichiestepiù strane?
che lo spostamento è iniziato da ________________________________________________________________
Itemiprincipali?
Leicomerisponde?
Mascherine, spostamenti, possibilità di riprendere il lavoro, distanze. Molti genitori separati non sanno se possono andare a prendere i figli dall’ex coniuge. Possono?
Da avvocato ho esaminato attentamente la questione. Di recente il tribunale di Bari ha dichiarato preminente il diritto alla salute collettiva raccomandando piuttosto le videoconferenze, ma altre pronunce hanno chiarito che il diritto di visita è esercitabile previo un semplice scambio di mail o sms tra genitori. Invece, portare i bambini dai
DICHIARA SOTTO LA PROPRIA RESPONSABILITÀ
salvi gli spostamenti disposti dalle Autorità sanitarie);
Quelle di chi invoca l’invio della polizia perché i vicini portano i figli in giardino.
(indicare l'indirizzo da cui è iniziato) con destinazione _______________________________________________ di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio vigenti alla data odierna ed adottate ai sensi degli artt. 1 e 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n.19, concernenti le limitazioni alle possibilità di spostamento delle persone fisiche all'interno di tutto il territorio nazionale;
Cerco di richiamare al buon senso. Raccomando cortesia e buona convivenza: spiegatevi, fate capire l’errore, non trasformatevi in inquisitori.
di essere a conoscenza delle ulteriori limitazioni disposte con provvedimenti del Presidente delle Regione ______________________________ (indicare la Regione di partenza) e del Presidente della Regione ______________________________ (indicare la Regione di arrivo) e che lo spostamento rientra in uno dei casi consentiti dai medesimi provvedimenti __________________________________________ _________________________________________________ (indicare quale); di essere a conoscenza delle sanzioni previste dall'art. 4 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19; che lo spostamento è determinato da: - comprovate esigenze lavorative; - assoluta urgenza (“per trasferimenti in comune diverso”, come previsto dall’art. 1, comma
Cheatmosferac’è a Roma?
Irreale ancora più di qui. Ci vado in macchina, da sola, non ci sono treni utili. Mi porto il cibo da casa. La ztl è stata abolita, fa impressione guidare praticamente fino a Montecitorio. Obbligatori guanti e mascherine, infermieri ci rilevano la temperatura. Stiamo ben distanziati nel Transatlantico. Veniamo divisi in gruppi a seconda dell’iniziale del cognome. In aula si entra a votare singolarmente, per chiamata.
1, lettera b) del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 marzo 2020); - situazione di necessità (per spostamenti all’interno dello stesso comune o che rivestono carattere di quotidianità o che, comunque, siano effettuati abitualmente in ragione della brevità delle distanze da percorrere); - motivi di salute. A questo riguardo, dichiara che _______________________________________________________________________________________
Difficile anche intrattenere discussionipolitiche.
(lavoro presso …, devo effettuare una visita medica, urgente assistenza a congiunti o a persone con disabilità, o esecuzioni di interventi assistenziali in favore di persone in grave stato di necessità, obblighi di affidamento di minori, denunce di reati, rientro dall’estero, altri motivi particolari, etc….).
Una volta ho visto Salvini in cortile, abbiamo scambiato qualche parola da lontano. Sieteaccusatidi lavorarepoco.
“
Lagente èdisorientata Vuolechiarimenti sucosapuò enonpuòfare SILVIACOVOLO DEPUTATALEGA
Non è che il Governo, a furia di provvedimenti urgenti, stia coinvolgendo molto il Parlamento. Comunque la settimana entrante tornerà tosta. Ci aspettano in Commissione emendamenti e parere sul decreto Cura Italia, poi la conversione alla Camera, l’informativa di Conte che auspichiamo riferisca anche sul Mes, e il Def. • © RIPRODUZIONERISERVATA
___________________________________________ Data, ora e luogo del controllo Firma del dichiarante
L’Operatore di Polizia
L’EGO-HUB
Alessandro Comin
(______), via ________________________________________, identificato a mezzo __________________________
LE RACCOLTE FONDI. L’analoga iniziativa promossa per l’Alto Vicentino ha permesso di raccogliere finora 711 mila euro
Aiutiall’Ulss8 per 4 milionie mezzo Superatiidue milionidiuscite lamaggior parteperleprotezioni Ha superato i 4 milioni e mezzo la raccolta fondi AiutiAMOvicenza, promossa da Il Giornale di Vicenza e Tva, in collaborazione con il Comune di Vicenza: 4.406.270 la somma che appare alla voce entrate, frutto di circa 7.300 donazioni, a fronte di 2.041.716 di uscite, la maggior parte delle quali, calcolata in un milione e 300 mila euro, per mascherine e protezioni per i sanitari. A queste uscite si aggiungeranno a ini-
zio settimana altri 500 mila euro, destinati all’acquisto di apparecchiature chieste dal direttore generale Giovanni Pavesi e approvate dal comitato esecutivo della Fondazione San Bortolo, destinate in parte anche agli ospedali di Arzignano e Valdagno. Fra le donazioni degli ultimi giorni, da segnalare i 20 mila euro arrivati da Inglesina Baby, a cui la famiglia Tomasi ha voluto aggiungere 10 mila euro a titolo personale.
Diecimila euro sono arrivati anche da Came spa, azienda specializzata nella realizzazione di componenti per motori elettrici che in questo momento di difficoltà ha voluto sostenere una Fondazione capace di garantire aiuti concreti alla sanità vicentina impegnata in prima linea per sconfiggere il coronavirus. Le donazioni si possono fare con bonifico bancario o paypal Iban IT 90 X 03069 11894 10 000 000 2765 causale “Aiutiamo Vicenza” sul conto intestato a Fondazione San Bortolo. Ha raggiunto una quota di 711 mila euro, la raccolta fon-
di “Aiutiamo i nostri ospedali”, lanciata dal Giornale di Vicenza e Tva con la Conferenza dei sindaci dell’Ulss 7 e la Fondazione di comunità vicentina per la qualità di vita. Dall’inizio della campagna, che punta a sostenere le strutture ospedaliere di Bassano del Grappa, Santorso ed Asiago nell’emergenza coronavirus, sono stati 1.285 i donatori che hanno voluto dimostrare la propria vicinanza a medici, infermieri e operatori sociosanitari in prima linea nella battaglia contro il Covid-19. Aziende, associazioni e cittadini, tra cui anche bambini e stranieri, hanno dato
prova di grande generosità e senso di solidarietà, donando ognuno quanto possibile per supportare le strutture sanitarie del territorio. Sono già state acquistate alcune apparecchiature, su indicazione dell’azienda sanitaria, e dispositivi di protezione individuale, mentre sono in arrivo nuove strumentazioni per i tre ospedali. Le donazioni si possono fare sul conto intestato alla “Fondazione di comunità vicentina per la qualità della vita”, iban IT 37 S 08807 60791 00700 0024416, causale ”Aiutiamo i nostri ospedali”. • MA.CA. © RIPRODUZIONERISERVATA
Spesoun milionee 300 mila euro perleprotezioni deisanitari
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DOMENICA 19 APRILE 2020 IL MATTINO
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L’allarme globale: le scelte politiche Fontana fa una parziale marcia indietro: «Riprenderci la vita ma sempre seguendo gli esperti» Cirio chiede all’esecutivo misure coerenti con le varie aree: «Piemonte differente dalla Puglia»
La rivolta dei governatori del Nord Regole diverse in base ai territori IL RETROSCENA Lidia Catalano Lodovico Poletto
iaprire sì, ma in ordine sparso. Il Nord del Paese ferito dalla pandemia oggi ha paura di ciò che potrebbe essere domani l’economia. E con differenze anche significative da regione a regione, chiede di riaprire. Lo dice Luca Zaia dal Veneto che ha dovuto affrontare un’emergenza diffusa. Eppure sarebbe pronto a far qualcosa anche domani: «Se vogliamo possiamo allentare le misure del lockdown già da subito, con le regole e garanzie scientifiche». Così da scaldare il motore, e il 4 maggio andare alla grande. Lo sostiene, sebbene in termini diversi e affidandosi agli scienziati, Attilio Fontana dalla Lombardia: «Bisogna prepararsi con largo anticipo, ma ovviamente l’apertura sarà subordinata al via libera degli esperti. Noi non ci assumiamo questa responsabilità se non c’è certezza di riprendere una vita quasi normale. Pensare a una ripartenza graduata, ma che ci dia la speranza di riprendere la nostra guida». Lo chiede poi il Piemonte che attraverso il governatore Alberto Cirio invoca regole omogenee per la maxi regione che è il Nord: «Mi auguro che ci possano essere misure coerenti di una regione rispetto a un’altra, e questo è un compito del governo. Il Piemonte è diverso dalla Puglia». E poi puntualizza: «Per questo guardiamo ai prossimi giorni con attenzione e speranza. Essere ottimisti, però, non significa non essere prudenti. Fin dall’inizio abbiamo seguito il rigore, mettendo il punto di vista di medici e scienziati davanti alle scelte politiche. E così continueranno a fare. Sarà la comunità scientifica a dir-
R
ci se e come potremo ripartire. Ma i numeri per il momento non sono confortanti. Il Piemonte che ha (finalmente) fatto ricorso ad un numero consistente di tamponi (ne sono stati eseguiti 25mila questa settimana) fa registrare negli ultimi 7 giorni una performance tutt’altro che da ricordare. C’è il 12 per cento di casi positivi. Contro il 10 della Lombardia e il 6 del resto del Paese. Ed è troppo, davvero troppo. A sentire, però, l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi la colpa è tutta delle Rsa: «È qui che si concentra il maggior numero di contagi. Il problema è tutto lì. E in questa settimana il 60/70 per cento dei controlli lo abbiamo fatto in queste strutture. Ecco perché la percentuale è più alta». Quindi – è la domanda rivolta a Icardi – si può lavorare per una riapertura a inizio maggio? «Se i dati della settimana che viene andranno in questa direzione, direi di sì. La ripartenza delle aziende e dell’agricoltura, che nella nostra regione rappresentano una fetta importante
più numerosa in Parlamento finirebbe in gran parte all’opposizione. Per dar vita alle larghe intese, il Pd dovrebbe accordarsi direttamente con Matteo Salvini. Sulla carta sarebbe possibile, tanto ormai siamo abituati a tutto; in pratica però sembra lecito dubitarne.
unità nazionale: lo dimostra il fallimento della cabina di regia tra maggioranza e opposizione, con il premier che – va detto – ci ha messo del suo. Soprattutto manca una piattaforma comune sul da farsi. Pesano come macigni le po-
AL VOTO CON LA MASCHERINA
Manca lo spirito di squadra, lo dimostra la mancata regia tra esecutivo e opposizione
Secondo ostacolo a un eventuale governo Draghi: per arrivarci bisognerebbe che qualcuno aprisse ufficialmente la crisi. Ma le crisi sappiamo come cominciano, mai come vanno a finire. È tutto da dimostrare che dal caos possa emergere una maggioranza vasta e coesa. Manca la capacità di fare squadra, il giusto spirito di
sizioni anti-Mes e anti-coronabond espresse da Salvini, che lo rendono improponibile. Un governo con la Lega dentro dovrebbe rinunciare a decine di miliardi di aiuti
dall’Europa. Comporre il puzzle dei programmi sarebbe impresa da titani. Con un pericolo che ai piani alti è ben presente: infilarsi nel tunnel di una crisi al buio e senza sbocchi. Settimane di consultazioni inconcludenti mentre l’Italia avrebbe bisogno di indicazioni rapide su quando e come ripartire. Per prendere infine tragicamente atto che il «governissimo» della concordia appartiene al libro dei sogni, e dover tornare alle urne a settembre, tutti in fila ai seggi con la mascherina per eleggere un altro Parlamento composto da quasi mille onorevoli, delegittimato prima ancora di venire al mondo. Un incubo quasi peggio del virus. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Croce Rossa Le elezioni in quarantena sono un caso Massimiliano Peggio
dell’attività economica, è fondamentale. Ma bisognerà rispettare i protocolli e le cautele che saranno previste dal governo». Ora la questione è più delicata. Perché in questa fase di transizione – da oggi a ridosso dell’allentamento del lockdown – bisognerà guardare come procede la conta dei contagiati. Non solo in Piemonte. Ma in tutte le regioni del nord. E anche in questo caso i numeri sono impressionanti. La Lombardia registra 332 casi positivi ogni 100mila abitanti; il Piemonte 321. Possibile? Icardi non ha dubbi: «I focolai di contagio sono solo nelle Rsa. E non in tutte, perché almeno l’85% sono state virtuose. Altre hanno agito in modo diverso e ci sono stati problemi». Ma perché le altre regioni vanno meglio? Forse si potevano fare più tamponi all’inizio? E su questo Icardi ammette che sì, se ne potevano fare di più. Con il senno di poi. —
Mentre volontari e soccorritori sono alle prese con la pandemia, combattendo la guerra in ambulanza, i vertici della Croce Rossa si danno battaglia online per rinnovare i presidenti regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano. Oggi, dalle 8 alle 20, i responsabili di 682 comitatisi dovranno connettere sulla piattaforma Gaia per scegliere i nuovi «organi statutari». Una corsa alla preferenza che ha scatenato non pochi malumori tra i comitati di Croce Rossa. Proteste in Sicilia, in Piemonte, nel Lazio, in Calabria, in Toscana. «Perché tanta fretta in piena emergenza?». «Quali garanzie di trasparenza e affidabilità ci dà questa piattaforma?». «Spostare le consultazioni non avrebbe cambiato nulla per l’organizzazione. Forse sono a rischio degli incarichi, ma l’assistenza ai cittadini non si sarebbe fermata». Guai a pronunciare la parola brogli, in fondo si tratta sempre della Croce Rossa. Ma poco ci manca, a giudicare dal fervore mostrato qua e là nei confronti dei vertici di Roma. Anche perché il 24 maggio è previsto il voto per il rinnovo della presidenza nazionale. «Queste votazioni non sono un vezzo, ma una condizione di necessità per dare continuità a posizioni giuridiche» spiega il presidente nazionale Francesco Rocca. Il voto regionale era già in calendario prima della pandemia, poi è stato rinviato per l’emergenza. Ora si è fatto ricorso all’e-voting. Ma è davvero un sistema sicuro? «Questo voto ci porta nel nuovo millennio dice Rocca - La piattaforma è affidabile. La commissione elettorale è presieduta da un magistrato della Corte dei Conti». —
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L’assessore alla Sanità piemontese Icardi ammette: «Fatti pochi tamponi all’inizio»
In alto, il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia insieme con il premier Giuseppe Conte; sopra il governatore del Piemonte Alberto Cirio in una foto tratta da Facebook
la polemica
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DOMENICA 19 APRILE 2020 IL MATTINO
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L’allarme globale: verso la riapertura torna la gente in centro
Lunga fila sul Listòn per entrare al supermercato
Il mercato d i piazza delle Erbe con tutti i banchi a loro posto e molti padovani a fare acquisti
Passeggiate (non solitarie) in via Roma (FOTO BIANCHI)
Banchi aperti ed acquisti Sotto il Salone
Un frame del video di AcegasAps con “Ma quando torno a Padova”
La Protezione civile a regolamentare gli ingressi
Un sabato mattina di code per piazze e supermercati E il lockdown diventa soft Padovani a fare spese tra il Listòn e Sotto il Salone, rispettato il protocollo Zaia Sul web spopola il video di AcegasAps con la nuova “Ma quando torno a Padova” PADOVA
«Per noi il lockdown non c’è più», ha detto pochi giorni fa il governatore Luca Zaia. Una parte dei padovani sembra interpretare letteralmente le parole del governatore, a giudicare dalle migliaia di persone che ieri mattina han-
no affollato il centro storico. Soprattutto per fare spese, tra i supermercati, i mercati delle piazze e Sotto il Salone. MOVIMENTO NELLE PIAZZE
Non si può dire che non ci fosse movimento nelle piazze del centro ieri mattina: centinaia di persone, tutte rigoro-
samente in mascherina, hanno affollato il Listòn e le strade limitrofe. Situazione gestiti nei mercati delle piazze secondo il protocollo previsto dal decreto Zaia: i volontari della Protezione civile ordinavano gli ingressi (tanto che si è formata per tutta la mattinata la coda in piazza delle Er-
be) e rifornivano tutti di guanti monouso. Molti hanno proseguito poi gli acquisti Sotto il Salone, con un discreto affollamento tra le due gallerie e i banchi. Ma la coda più lunga, paradossalmente, è per il supermercato Pam di piazzetta Garzeria. A causa degli acces-
si contingentati la fila si è allungata lungo tutto il Listòn fino a piazza Garibaldi. Lunghe code si sono create anche per gli altri supermercati del centro. L’INVETTIVA ANTI-CORONAVIRUS
«Il virus non esiste. Vi stanno prendendo in giro». Intorno a mezzogiorno c’è stata anche la performance di un giovane contestatore che ha attraversato il Listòn e le piazze in bicicletta urlando slogan contro le autorità e il governo. La (strampalata) tesi sostenuta dal giovane era che il virus fosse solo un’invenzione e che si dovesse tornare a uscire e incontrarsi liberamente. Il ragazzo non ha creato problemi, se non alcuni passanti che lo hanno ripreso con il telefonino, ed è stato controllato a distanza dagli agenti della polizia locale. IL GRAZIE IN UN VIDEO DI ACEGASAPS
Dalle piazze reali a quelle virtuali: spopola sul web un vi-
deo prodotto da AcegasAps e ideato dall’agenzia SuperflyLab. È il ringraziamento ai padovani che portano avanti la quarantena con un collage di piccoli filmati sulla base della canzone per antonomasia della città del Santo: «Ma quando torno a Padova», di Umberto Marcato che compare nel video con un cammeo. Il video è un grande “karaoke collettivo”, accompagnato dalle note più celebri ed amate in città, che AcegasApsAmga ha voluto realizzare «per esprimere la propria vicinanza alla comunità. Un tributo ai padovani e a chi ha continuato a svolgere il proprio lavoro con spirito di sacrificio e senso del dovere»m spiega l’azienda in una nota. Il brano originale di Marcato è stato riarrangiato e prodotto da musicisti padovani di calibro internazionale: Gianluca Ballarin, Paolo Andriolo e Damien Mcfly. — CLAUDIO MALFITANO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 19 APRILE 2020 LA NUOVA
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L’allarme globale: la città
Spesa, boom di buoni a Mestre e Marghera Sono 1.500 le domande bocciate dal Comune perché senza i requisiti, il Partito democratico polemizza sui dati prima mappa della distribuzione nel Comune. 850 a Mestre Centro, 600 tra Marghera, Catene e Malcontenta; 370 a Carpenedo Bissuola; 220 a Favaro Veneto; 150 a Zelarino, Cipressina e Trivignano; 250 nella zona di Chirignago Gazzera. In centro storico 350 tra San Marco, Castello, Sant’Elena e Cannaregio; 220 tra Dorsoduro , Santa Croce, San Polo, Giudecca e Sacca Fisola; altri 150 tra Lido, Malamocco e Alberoni. Ancora in altre zone una sessantina di consegne. Si va da due buoni da 50 euro a 5 buoni secondo reddito. E sui dati la politica litiga. «I dati pongono la parola fine alle rozze strumentalizzazioni dei leader della destra nazionale e su quanti li hanno seguiti in questa strada, come purtroppo ha fatto Brugnaro. Sparare cifre a caso (per Salvini sarebbero arrivati alle famiglie 6/7 euro, per Brugnaro una decina) serviva solo a fare confusione e sinceramente in un momento di così grande paura e sgomento non ce n’era bisogno», contesta il senatore Pd Andrea Ferrazzi. «In base ai
Mitia Chiarin / MESTRE
Oltre seimila domande, già 1.500 escluse per mancanza di requisiti o per doppioni di domande presentate da vari componenti di nuclei familiari. La macchina della distribuzione dei buoni spesa per le famiglie colpite dall’emergenza coronavirus, senza lavoro ed entrate, a Venezia si è messa in moto definitivamente. Mille buoni distribuiti la scorsa settimana. Un altro migliaio sotto verifica. Altri 2.200 in consegna negli ultimi due giorni. L’assessore Simone Venturini (Coesione sociale) fornisce anche una
I buoni spesa sono in distribuzione anche in tutto il Comune di Venezia
la richiesta di strigheta: «facciamo le prenotazioni»
La Vogaepara scrive a Zaia «Vogare a turni» Alberto Vitucci / VENEZIA
A vogare su prenotazione. È la proposta “operativa” inviata al presidente Zaia dalla Vogaepara di Burano. Nell’isola della laguna il “fermo” delle attività che si svolgono sull’acqua è particolarmente pesante. Nente pesca, niente voga, niente spostamenti sulle barche a motore. Adesso da Burano arriva una proposta che potrebbe anche fare scuola. «Abbiamo scritto oggi al presidente della Regione», dice il vicepresidente della società, il campione del remo Franco Dei Rossi “Strigheta”, «chiedendo che dal 4 maggio ci sia data la possibilità di riprendere la nostra attività di voga alla veneta e di corsi per i ragazzi». «Naturalmente», continua Strigheta, «si dovranno rispettare le regole per evitare la diffusione del virus. Dunque proponia-
mo che siano ammessi al cantiere della nostra remiera soltanto due persone per volta. Si prenota e si voga alcuni alla volta. Uno, massimo due per barca. A poppa, alla valesana, oppure in coppia su mascarete, pupparini e gondolini. In questo modo le distanze sono rispettate. Magari si aspetterà qualche giorno per entrare. Ma ripartiamo. La laguna in questi giorni è meravigliosa». Una richiesta a cui Strigheta attende con fiducia una risposta positiva. «Sono stati molti in questi giorni i soci che l’hanno chiesto. Perché in laguna all’aria aperta il rischio è minimo. E le barche sono lunghe otto metri, i due vogatori sono distanziati». Istanze che arrivano anche dalle altre società remiere della città e dell’estuario. «Chiediamo di riprendere la nostra attività tradizionale»,
l’appello della categoria
La protesta delle estetiste «Fate aprire anche a noi prospera il lavoro nero» VENEZIA
Anche a Venezia e Mestre i titolari di centri estetici si sono riuniti in un gruppo, attivo sui social. Con una lettera al governo e agli organi di stampa chiedono attenzione per una categoria di professionisti del benessere personale che da mesi sono costretti alla chiusura. «Siamo pronti a riaprire perché abbiamo la
certezza di lavorari in locali sicuri dal punto di vista igienico sanitario e conosciamo come proteggere la nostra persona, i dipendenti, e la clientela», scrivono in un appello. «Siamo professionisti coscienziosi e sappiamo che in alcuni casi serviranno misure aggiuntive per ottimizzare le misure raccomandate per evitare i contagi», avvertono. Ma mentre i professionisti so-
numeri alle famiglie veneziane che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, stando ai numeri, il Governo nazionale attraverso l’amministrazione comunale mette a disposizione mediamente tra i 300 e i 400 euro. Non solo, il meccanismo voluto attraverso la Protezione civile coinvolge volutamente il Terzo settore, la Banca alimentare, la Caritas, la San Vincenzo, le parrocchie e tutte le realtà di volta in volta presenti, creando in tal modo una rete pubblico/privato che garantisce precisione nell’individuazione delle famiglie e velocità». Ottima esperienza da proseguire, ribadisce Ferrazzi. Venturini ribadisce la critica: «I soldi servono, non sono mai inutili, ma sono un millesimo di quello che serve. La critica è sulle misure strutturali che mancano ancora e che servono per evitare che il sistema paese salti. Per sostenere poveri e nuovi poveri, commercianti, aziende e stagionali. Vanno messe subito altre risorse, non bastano solo quelle per i buoni spesa». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sottosegretario Variati apre alla possibilità di trovare una soluzione in tempi brevi
«Bisogna garantire la socialità ai ragazzi con disabilità»
Franco Dei Rossi, detto Strigheta
dicono, «i rischi sono senz’altro minori qui che stando in coda per entrare in un negozio». A scrivere a Zaia e al sindaco Luigi Brugnaro nei giorni scorsi era stata anche Assonautica. Stavolta si parla di barche a motore e non di remi. E di un settore che occupa migliaia di persone nei cantieri e nella meccanica. Anche qui la richiesta è quella di consentire alle barche
l’uscita, rispettando naturalmente le regole di sicurezza. Stessa petizione inviata dai pescatori sportivi. «Nel nostro caso la pesca può anche costituire una importante attività di sostentamento in periodo di crisi». Ma dalle autorità nessuna risposta. Anzi, un inasprimento dei controlli. Adesso, dopo il 4 maggio, potrebbe avvenire la svolta». —
no costretti a chiudere mettendo in forse le attività «è largamente cresciuta la piaga del lavoro nero nel nostro settore che mette a rischio la salute pubblica perché eseguita senza i dispositivi indispensabili per garantire l’igiene totale fondamentale per evitare rischi e contagi». Insomma il professionista serio non lavora, l’abusivo si muove incurante dei divieti, accusano i titolari di centri estetici che chiedono quindi di poter riaprire quanto prima ma anche sollecitano al governo un Albo che distingua la «categoria dall’artigianato che niente ha a che fare con il nostro lavoro» e anche sollecitano di fermare il forte aumento dei prezzi sul mercato di mascherine e dispositivi di igiene e si-
curezza, guanti compresi. «Chiediamo venga stabilito un prezzo di mercato di tutti questi dispositivi di protezione individuale adesso in mano ad aziende, che, sfruttando il momento di forte richiesta da parte di altre tipologie di attività e servizi, stanno vendendo a prezzi non congrui al reale valore, questi dispositivi». Sullo sfondo ci sono storie di aziende, molto spesso al femminile, che stanno davvero vivendo un momento drammatico. «Siamo stremati, arrabbiati, delusi e sull’orlo del tracollo aziendale», spiegano gli estetisti senza incassi da mesi ma con mutui, affitti, fornitori da pagare comunque. —
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M.CH.
IL CASO
ibadisco che serve valutare assieme al Ministero della Salute come garantire sostegno alla socialità e al benessere di bambini e ragazzi e stiamo lavorando ovviamente per il sostegno in primis a situazioni di disabilità e dare risposta alle famiglie». Una attenzione alle richieste, in tempi di limitazione agli spostamenti delle persone, è stata assicurata dal sottosegretario all’Interno, il vicentino Achille Variati che commenta così la richiesta di aiuto di centinaia di famiglie di ragazzi autistici che chiedono, per tutelare la salute dei figli, di poter non solo percorrere 200 metri fuori da casa ma anche di andare nelle aree verdi, come i parchi, precluse in questo periodo di emergenza sanitaria. Variati spiega che il ministero dell’Interno assieme al Ministero della Salute sta compiendo in questo periodo una valutazione sulla possibilità di garantire, specie per motivi di salute, di consentire la pratica sportiva. La richiesta si fa pressante in questo periodo, sicuramente non chiaro, in cui l’emergenza
«R
sanitaria non pare finita ma ci si prepara, comunque, ad una lenta ripresa del paese. Le vicende dei ragazzi disabili ed autistici e delle loro famiglie sono al primo posto. E alle petizioni delle famiglie, che si ripetono da settimane, si è aggiunta anche una interrogazione in Comune del Pd. A latere va segnalato il pressing di associazioni, centri sportivi, singoli che chiedono di tornare a praticare sport. Il caso veneziano di Adam, il ragazzino autistico di Carpenedo, che ha ottenuto un parere del Comune che gli consente finalmente di tornare a praticare la voga, nell’acqua dei canali di San Giuliano, unico metodo per stare bene, come spiega la madre, riattiva , per esempio, le speranze delle Remiere di Venezia e Mestre di tornare, nel rispetto della salute e delle distanze, a praticare la voga. Il sindaco Luigi Brugnaro ha risposto pubblicamente agli appelli di Assonautica e associazioni di pesca sportiva che chiedevano di poter usare la barca, ribadendo che le norme nazionali non lo consentono, ma ha anche fatto capire chiaramente di essere d’accordo con quanti chiedono di poter usare un mezzo, fondamentale a Venezia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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.ROVIGO
... Domenica 19 Aprile 2020
La Voce
IL PROGETTO Tre giovani imprenditori, fra cui un polesano, inseriti fra i leader del futuro
Dalla tempesta al design ecologico Riciclare il legno inutilizzato per fare una cassa che amplifica in modo naturale i suoni del cellulare Riutilizzare il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia che sconvolse i boschi del Veneto. E trasformarlo in cassa, naturale e di design, che amplifica suoni e musica C’è anche un polesano nel team protagonista della start up che ha messo a punto questo progetto. Ed ora lui e i suoi colleghi, sono stati inseriti nella classifica dei 100 giovani leader del futuro, stilata da Forbes Italia. Partire da una catastrofe ambientale, quindi, e trovare il modo di restituire quanto tolto alla natura, grazie al design: è questa la missione della startup Vaia che ha dato vita a Vaia Cube, una cassa passiva di legno massello pregiato che permette, senza l’uso di alcun tipo di energia, di amplificare quanto si sta ascoltando con il proprio smartphone. Vaia Cube è disponibile anche nei negozi in tre Regioni: Trentino Alto Adige, Veneto ed Emilia Romagna. Il progetto è stato ideato da tre giovani imprenditori under 30 (Federico Stefani, Paolo Milan, originario di Fratta polesine e residente a Verona, e Giuseppe Addamo, appena inseriti nella prestigiosa classifica dei “100 giovani leader del futuro” stilata da Forbes Italia per il 2020 nel settore “impresa sociale”) prende il nome da Vaia, la tempesta che tra il 26 e il 30 ottobre 2018 ha investito il Triveneto causando la più grande catastrofe forestale italiana degli ultimi 50 anni. Il maltempo colpì 494 Comuni, provocando danni consistenti e la completa distruzione di circa 42.525 ettari di foresta (il 3% della superficie forestale del territorio) e comportando la presenza di circa 8.5 milioni di m3 di legname a terra. “Volevamo trovare una soluzione concreta alla problematica di tutti questi alberi abbattuti e ormai inu-
Giuseppe, Federico e Paolo, creatori di Vaia cube tilizzabili per le grandi strutture - spiega Federico Stefani, co-founder di Vaia da qui l’idea di usare quel legno, considerato ormai inutilizzabile, per creare un oggetto di design che potesse anche lanciare un messaggio forte e allo stesso tempo sostenere la ripresa del territorio.” Vaia Cube permette di propagare in maniera completamente naturale qualunque suono inserendo al suo interno il proprio smartphone: “Per noi si tratta di una metafora forte e concreta, una cassa attraverso la quale amplificare ulteriormente il grido di aiuto della natura e mantenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico - prosegue Federico Stefani creando allo stesso tempo un progetto sostenibile.” La cassa viene realizzata da artigiani e falegnami locali e nelle Dolomiti il team della startup sta coinvolgendo chi si occupa delle foreste pubbliche per la piantumazione di nuovi alberi. La startup si fa portavoce di un ulteriore messaggio concre-
I boschi devastati dalla tempesta vaia dell’ottobre 2018 to: con l’acquisto di un Vaia si contribuisce a piantare un nuovo albero e far rinascere così la foresta, la prima piantumazione avverrà a inizio estate 2020. Un primo grande risultato è stato già raggiunto superando quello che era il primo obiettivo prefissato di 5000 alberi - si è già arrivati a 5200 -, da piantare nei primi 6 mesi dalla nascita del progetto.
Torna quindi l’obiettivo iniziale di Vaia, quello di creare un modello circolare e sostenibile di business: da un lato recuperare le materie prime e dall’altro restituirle all’ecosistema compromesso, non andando a pesare sul territorio e sul fabbisogno di risorse naturali. Vaia Cube viene realizzato con un legno certificato caduto durante la tempesta: uno dei diversi legni utiliz-
zati è quello dell’abete della Val di Fassa, un pregiato tipo di abete rosso usato da sempre per costruire i violini, la cui struttura particolare permette di amplificare il suono. Il legno usato è di tipo massello ed ogni prodotto presenta un spaccatura, realizzata da un falegname con un’ascia che segue la venatura naturale del legno ormai rotto. Una scelta fatta con l’obiettivo
L’INIZIATIVA EDITORIALE In abbinamento con La Voce
Un’oasi nel giardino di casa ROVIGO - E’ ancora in edicola il libro “Crea il tuo spazio verde”, un volume in abbinamento facoltativo con La Voce di Rovigo al costo di 7,90 euro oltre al prezzo del quotidiano. Questo volume, edito da Editoriale programma, vuole essere uno strumento utile per chiunque desideri organizzare, pensare e realizzare aree verdi domestiche di qualsiasi forma e dimensione, che si abbia a disposizione un ampio spazio o persino un piccolo terrazzo. Gli elementi da tenere in considerazione vengono descritti in modo da esporre tutte le esigenze e le soluzioni, in primis la scelta delle piante e la loro
combinazione armonica per qualsiasi scopo, come ad esempio la realizzazione di un angolo tropicale o la proliferazione di farfalle e altri insetti utili. A seguire, gli arredi necessari o decorativi e le tipologie di giardino rappresentate forniscono informazioni e spunti utili, così da potersi cimentare nella progettazione del proprio Eden casalingo. Una serie, quindi, di consigli utili e suggerimenti preziosi per trasformare il proprio giardino in una vera e propria oasi verde, per il tempo libero e il relax. D’altra parte tutti, o quasi, abbiamo, tanto o poco, il pollice verde, e con l’arrivo
della bella stagione prendersi cura della propria area verde diventa anche un modo per ritrovare serenità e pace in questi giorni di angoscia e sacrifici. Curare il prato, piantare fiori o piante di medio o alto fusto, operazioni facili, ma che richiedono una certa perizia, ecco allora che avere suggerimenti e consigli pratici può essere molto utile. Questo ed altro nella pagine del libro “Crea il tuo spazio verde”, in edicola da sabato scorso e ancora disponibile in edicola in abbinamento facoltativo con la Voce di Rovigo, al costo di 7,90 euro oltre al prezzo del quotidiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro è ancora in edicola
di far capire cosa fosse successo e portare dentro le case un segno tangibile della foresta ferita. Ciò comporta che ogni pezzo realizzato sia unico: nessuno è uguale all’altro. Una parte dei ricavi è destinata alla comunità locale e ai suoi artigiani: “Stiamo combattendo per rendere il progetto quanto più economicamente sostenibile e per restituire il più possibile alla natura”, spiegano i fondatori. L’idea del team di Vaia è di applicare questo modello circolare ogni qualvolta ci sia un problema ambientale, uno spreco o un’emergenza dovuta al cambiamento climatico. “Quando si decide di comprare Vaia, si sta comprando un prodotto che viene da quel preciso territorio colpito con il legno caduto proprio lì e lavorato da un falegname della zona - conclude Federico Stefani - Si diventa quindi parte di un circolo virtuoso, dando nel proprio piccolo un supporto concreto e importante.” © RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 19 Aprile 2020
La Voce
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IL PROGETTO L’iniziativa “S-carpe Diem: cogli l’ottimo” per aiutare ragazzi in difficoltà
La fragilità curata a distanza Giorgio Benizzi: “Una forma di interazione inedita sia per i giovani che per le famiglie” Giacomo Gasparetto
ROVIGO - Andrà tutto bene! Come un mantra ce lo stiamo ripetendo per fronteggiare questa situazione. La nostra vita non è più quella di un mese fa e il lavoro professionale, il lavoro educativo, prende forme diverse. Gli insegnanti si attivano nel praticare la didattica online e le forme di lavoro si adeguano al momento. I professori sono vicini virtualmente ai loro alunni, cercano di rispettare il calendario delle lezioni, preparano slides, video-lezioni, compiti. Al loro fianco anche realtà del terzo settore, come gli operatori del progetto “S-c arpe Diem: cogli l’ottimo”, progetto finanziato dalla impresa sociale Con i bambini che vede la cooperativa sociale Porto Alegre come partner operativo nel territorio polesano. Il progetto, avviato nel 2018, è finalizzato a contrastare la povertà educativa e l'abbandono scolastico. L’equipe educativa composta da 2 educatori, 2 psicologi e 1 maestro del lavoro si è attivata ad ini-
Sostegno educativo attraverso le piattaforme web zio mese con attività di “educazione a distanza” e ad oggi conta circa 30 contatti sia con ragazzi in situazione di fragilità sia con gruppi informali, raggiunti “virtualmente” dal basso all’Alto Polesine. Un’educatrice del progetto afferma “All’inizio ero incerta su come si potes-
sero creare relazioni a distanza con un alto livello di funzionalità, ma dopo qualche giorno di utilizzo sono rimasta sorpresa; una ragazza che seguo di 12 anni di origini straniere mi ha fatto sentire importante per tutto il tempo investito ed è riuscita, con le sue parole a farmi sperimentare la vicinan-
L’educazione anche on line za nella distanza. Non c'è solo didattica ma anche stimolo, racconto e fiducia”. Un segnale di forte connessione che fa sentire il mondo del terzo settore risorsa più che mai fondamentale al mondo istituzionale. Una compartecipazione attiva e di rete che porta i suoi frutti
grazie non solo al lavoro fatto con i ragazzi, ma con i legami e l’ascolto reciproco che avviene fra le varie agenzie educative. “L’attività svolta ha avuto una buona risonanza nelle scuole - commenta il responsabile dell’equipe Giorgio Benizzi - Di certo si tratta di una for-
ma di interazione inedita sia per i giovani che per le famiglie. Le azioni svolte permettono sia di facilitare gli studenti nell’utilizzo delle piattaforme informatiche, sia di affiancare ragazzi e ragazze in percorsi educativi ad hoc e personalizzati, rilevante è l’attività di supporto all'alfabetizzazione svolta con minori stranieri”. Benizzi conclude con uno sguardo al molto lavoro fatto fino ad ora: “Ci interroghiamo sul senso del nostro lavoro, soprattutto su come possiamo essere d'aiuto al tempo del coronavirus, scoprendo puntualmente che lo stare in relazione e la flessibilità sono la chiave di tutto. È una situazione sicuramente complessa, ma viviamo tutto questo come una sfida stimolante e ricca di nuove prospettive”. Tutte queste relazioni mettono in risalto, quanto sia importante costruire legami solidi e validi che vadano oltre il supporto strumentale e soprattutto riescano a strutturare obiettivi non sul breve periodo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’INCONTRO Cristiano Corazzari a confronto con il mondo dello spettacolo
“Subito i fondi per la cultura”
L’assessore regionale Cristiano Corazzari
L’assessore regionale alla cultura, Cristiano Corazzari, ha incontrato in videoconferenza l’Associazione generale italiana dello spettacolo (Agis) delle Tre Venezie, guidata dal presidente Franco Oss Noser. “Prosegue la nostra attività di coordinamento continuativo con tutte le componenti della cultura e dello spettacolo del Veneto - ha detto l’assessore - per affrontare sia l’attuale fase di emergenza causata dalla pandemia di Covid-19, e quindi garantire i mezzi e le risorse necessarie alle numerose imprese e ai lavoratori per superare questo lungo periodo di inattività, sia per individuare un percorso condiviso da seguire quando la cosiddetta ‘fase due’ prenderà finalmente avvio”. Due gli aspetti principalmente affrontati: l’approvazione di un emendamento, nella norma di variazione di bilancio all’esame del consiglio regionale la prossima setti-
mana, per consentire il trasferimento, come spese di funzionamento, alle associazioni e alle aziende della cultura e dello sport, dei finanziamenti previsti per la realizzazione di progetti e iniziative che a causa del coronavirus non si sono potute svolgere; la possibilità di costituire un fondo speciale, con un’apposita legge, nel quale far confluire risorse nazionali e regionali a sostegno dell’intero settore, di cui possano beneficiare sia i soggetti che accedono al Fondo unico per lo spettacolo, sia quelli che non ne usufruiscono, come ad esempio le sale cinematografiche, che, è stato ricordato, sono con i teatri tra le realtà più penalizzate da questa crisi. Il presidente e la vicepresidente della sesta commissione di palazzo Ferro-Fini, Alberto Villanova e Francesca Zottis, hanno assicurato la volontà politica bipartisan di sostenere il trasferimento delle attese risorse
regionali al movimento culturale veneto, mentre il presidente Oss Noser ha anticipato l’invio alla Regione di un documento aggiornato contenente proposte e istanze sull’utilizzo dei fondi che si renderanno disponibili. “Il Ministro Franceschini - ha annunciato Corazzari - nella videoconferenza svoltasi con l’Agis nazionale e le Regioni, ha assicurato che a queste ultime saranno assegnati 30 milioni di euro per sostenere il settore dello spettacolo: ci auguriamo che al più presto siano definiti i tempi e i criteri di ripartizione, perché queste risorse servono subito, le aziende hanno bisogno di liquidità e sono realmente a rischio chiusura. Per il Veneto si tratta di un enorme patrimonio umano, culturale, sociale, imprenditoriale, associativo e lavorativo che non possiamo permetterci di disperdere”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PROPOSTA L’idea dell’onorevole Andreuzza per sostenere il settore del tursimo
“Sospendere i canoni demaniali e bonus” “La ricaduta dell’emergenza Coronavirus sul turismo in Italia sarà devastante se non si interviene immediatamente dando supporto ad uno dei settori più colpiti dal blocco: si stima il 75% di ricavi in meno con una perdita di milioni di posti di lavoro”. Sono parole di Giorgia Andreuzza, onorevole veneziana della Lega. “Per questo - continua - è indispensabile che il governo metta in atto scelte coraggiose e non l’ele-
mosina ventilata fino ad oggi. Senza un intervento a sostegno del settore si rischia di mettere in ginocchio l’intero comparto. A tal proposito ho depositato due emendamenti, in qualità di componente del dipartimento del turismo della Lega, che sostengono le ragioni sia degli operatori che degli italiani. Il primo prevedere mille euro di bonus vacanze per una famiglia di 4 persone che prenota le vacanze in Italia sia per l’an-
no 2020 che 2021: 250 euro a persona, ovviamente con riscossione agevole e non dopo una trafila di complicata burocrazia. Tramite questo bonus si permetterà agli italiani che vogliono prenotare nelle strutture nel nostro Paese di fare le vacanze, dando sostegno agli operatori e permettendo ai cittadini di fare effettivamente ferie sapendo benissimo che senza questo contributo non potrebbero permettersele.
Quindi una somma superiore a quella proposta dal governo che vorrebbe concedere uno sgravio per le vacanze di soli 350 euro al massimo per famiglia”. E ancora: “Il secondo prevede la sospensione dei canoni demaniali per le concessioni balneari e dell’applicazione della direttiva Bolkenstein: l’applicazione immediata della legge Centinaio già approvata per la proroga delle concessioni e una
immediata sospensione dei canoni per 2020 e 2021. Il settore balneare si trova alla vigilia di una stagione senza certezze, è ovvio che le attività turistiche necessitano dell’esonero dal pagamento dei canoni demaniali per gli stabilimenti balneari per gli anni 2020 e 2021. Ci aspettiamo che Conte e i suoi ministri accolgano presto queste proposte dal memento che l’estate è ormai alle porte”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L'ARENA
Domenica 19 Aprile 2020
Veronaeilcoronavirus
Impattodell’epidemia sultessuto produttivo scaligero
AppelloaUe:noai grandiallevamenti
Per ridurre il rischio di future pandemie,l'Unioneeuropeaeigoverni nazionali devono bloccare il sostegno all'allevamento intensivo, salvandoinvececonaiutifinanziaril’a-
gricoltura su piccola scala. Ad affermarlo Greenpeace, che ha lanciato un appello all'Unione Europea ed ai Governi nazionali. «Si stima che il 73% di tutte le malattie
infettive emergenti provenga da animaliecheglianimaliallevatitrasmettanoagliesseriumaniungrandenumerodivirus,comeicoronavirus»,scrive Greenpeace. Lu.Fi.
SETTORI. La presidentedelCentro StudiDoc(tremila addettidi cuiseicento nel Veronese) lancial’allarme.Appelloalgoverno cheha promessodiporreun rimedio
Spettacoli,unesercitosenzailbonus Sonogli«intermittenti»,lavorano su chiamata: non accedono ai 600 euro,néallaNaspi.Chiappa: «Cichiamanoperchiedereaiuto» Francesca Lorandi
Non lavorano e non guadagnano dal 24 febbraio, da quando cioè il mondo degli spettacoli «live» si è fermato. Sono musicisti, attori, ballerini, tecnici, fonici, fotografi, registi, insegnanti, addetti stampa, formalmente lavoratori dipendenti, benché lavorino e vengano pagati solo nei giorni in cui viene attivata la chiamata. Sono i cosiddetti «intermittenti» dello spettacolo: 200mila in Italia, diverse migliaia anche in provincia di Verona. Basti considerare che Doc Servizi, la società cooperativa nata a Vero-
AlessiaRotta: «Franceschini haassicurato cheverràestesa latutelaanchea questilavoratori»
na nel 2015, ne conta 3mila, seicento dei quali sono sul territorio scaligero. I suoi dipendenti diretti, 180, li ha messi tutti in cassa integrazione, ma da settimane si sta muovendo anche per aiutare questi lavoratori, che non hanno diritto a indennità né ammortizzatori sociali «e ci chiamano per chiederci aiuto, disposti a fare qualsiasi cosa», commenta Chiara Chiappa, presidente della Fondazione Centro Studi Doc, supportata da Doc Servizi. «Pur pagando i contributi tutti i mesi», spiega, «questi lavoratori intermittenti non possono usufruire degli ammortizzatori sociali, perché Fis e cassa in deroga si calcolano sulle future retribuzioni da contratto, ma per gli intermittenti non ci sono contratti dopo il 23 febbraio. Non hanno diritto nemmeno all’indennità dei 600, perché ne sono esclusi i titolari di rapporto di lavoro dipendente: quindi questa misura esclude tutti gli intermitten-
Molti«intermittenti» dello spettacolo:attrezzisti e tencicidelsuono
ti, che al 23 febbraio risultavano assunti ma senza nessuna possibilità di lavorare oltre quella data». E ancora, non possono richiedere nemmeno la Napsi, perché il Governo ha introdotto il divieto di licenziare i dipendenti che erano assunti al 23 febbraio: ne segue che, non potendo esserci una cessazione del rapporto di lavoro, i lavoratori dipendenti dello spettacolo non possono nemmeno avere accesso all’indennità di disoccupazione. Infine, la malattia, della quale non possono usufruire se fossero co-
stretti alla quarantena a causa del contagio: i lavoratori dello spettacolo possono accedervi solo dopo cento giorni di lavoro dal primo gennaio dell’anno precedente, «quindi sono pochissimi gli artisti e tecnici che possono averne diritto», conclude Chiappa. Che sottolinea poi la situazione particolare nella quale si trovano gli insegnanti assunti part time, che svolgevano una ventina di ore di lezione a settimana: «La cassa integrazione prevede un tetto massimo di 5,90 euro lordi l’ora, a fronte dei
40, 50 euro che venivano pagati prima dell’emergenza, una cifra che teneva conto della professionalità ma anche del tempo investito per preparare le lezioni». Tutto il settore si è appellato nelle scorse settimane al Governo, e di questa situazione si è fatta portavoce la deputata veronese del Pd Alessia Rotta, che ha presentato un’interrogazione al ministro dei Beni, Attività Culturali e Turismo, Dario Franceschini. Ottenendo un risultato: «Nel prossimo decreto utile», spiega Rotta, «il Governo estenderà le misure di sostegno economico all’intera platea dei lavoratori dello spettacolo, a prescindere dalla tipologia di contratto di lavoro in essere, poiché si tratta di una delle categorie di lavoratori più colpite dalla chiusura delle attività dovuta all’emergenza». Poi servirà pensare al dopo. Chiappa lo sa bene: «L’industria dello spettacolo sarà necessariamente una delle ultime a ripartire. Il Governo sta dimostrando la volontà di non lasciare indietro nessuno, quanto assicurato dal ministro Franceschini ci dà conforto. Ma i tempi saranno ancora lunghi». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Agise RegioneVeneto: unemendamento
Nuoverisorseeunfondo persostenereilcomparto Unnuovoemendamentoper consentireil trasferimentoalle associazioniealle aziende della culturaedellosport, dei finanziamentiprevisti per la realizzazionediprogettie iniziativechea causadel coronavirusnonsi sonopotute svolgere. Epoi lapossibilità di costituireun fondospeciale, conun’apposita legge,nelquale farconfluire risorsenazionali e regionalia sostegnodell’intero settoredellospettacolo: un plafonddelqualepossano beneficiaresia isoggetti che accedonoal Fondo Unico perlo Spettacolo,siaquelli chenon neusufruiscono,comead esempiole sale cinematografiche.Sonoi due pilastridel percorsocondiviso dall’assessoreregionalealla CulturaCristianoCorazzarie dall’Associazionegenerale italianadellospettacolo (Agis) delleTreVenezie, guidata dal presidenteFrancoOss Noser: uniterelaborato neigiorni scorsidopoun confronto,eche èstatocondiviso anchedal
presidenteedallavicepresidente dellaSestaCommissione di palazzoFerro-Fini,Alberto VillanovaeFrancesca Zottis,che hannoassicuratola volontà politicabipartisandisostenere questalineapersalvaguardare un settoreeun motore dicrescita. Dapartesua, ilpresidente Oss Noserinvieràneiprossimi giorni allaRegioneundocumento aggiornatocontenentepropostee istanzesull’utilizzo deifondi chesi renderannodisponibili. «IlministroFranceschini»,ha spiegatoCorazzari, «haassicurato chealleRegioni saranno assegnati 30milioni dieuroper sostenereil settoredellospettacolo: ci auguriamocheal piùprestosiano definitii tempi ei criteridi ripartizione,perchéquesterisorse servonosubito, le aziendehanno bisognodiliquidità esono realmentea rischiochiusura.Per il Venetosi trattadiunenorme patrimonioumano, culturale, sociale,imprenditoriale, associativoelavorativo chenon possiamopermettercidi disperdere». F.L. © RIPRODUZIONERISERVATA
PALCOSCENICO. Arteven (Romano, Camploy, Filippini, Peroni, Astra e Salieri) fa un bilancio nero INDAGINI. Cgia diMestre:learee piùproduttive,le piùpenalizzate
Teatrichiusi,èunaCaporetto IlsistemaVeronapaga «Rimborsienuoviprogrammi» 1miliardoinburocrazia IlpresidenteZuin:«Inattesa,ecco le modalità per risarcire i biglietti» L’epidemia da Covid-19 diventa la «Caporetto» dei teatri veneti, che annunciano le modalità di recupero del valore di biglietti e abbonamenti per gli spettacoli persi. Intanto la Regione, consapevole dell’indotto procurato dalle produzioni cinematografiche, mette a disposizione risorse perché i registi scelgano il territorio per ambientare le loro storie. Oramai i danni provocati dall’epidemia sanitaria al mondo dello spettacolo non si contano più. Arteven, il circuito di cui fanno parte in provincia i teatri Camploy, Filippini, Romano; a San Martino, il Peroni; a San Giovanni Lupatoto, l'Astra; a Legnago, il Salieri, calcolava dal 24 febbraio all’8 marzo la cancellazione di 75 spettacoli per 250mila euro in due settimane.
Intantolagiunta venetahadecisodi erogareunaserie difinanziamenti perleproduzioni audiovisive
Poi ha interrotto la conta. «Ribadiamo la volontà – spiega il presidente, Massimo Zuin - di recuperare tutte le rappresentazioni in cartellone sospese dal 24 febbraio in poi. Le date certe di riprogrammazione saranno divulgate alla fine del lockdown, ma intanto annunciamo le modalità di rimborso». Per procedere è necessario verificare che l’organizzatore sia Arteven. A questo punto lo spettatore ha una tripla possibilità: può scegliere di assistere allo spettacolo quando verrà riprogrammato (conservando biglietto o abbonamento con cui potrà accedere a teatro per la nuova data); oppure può chiedere il rimborso degli spettacoli. Per avere diritto all’intero importo i titoli dovranno essere integri e dovranno essere stati acquistati alla biglietteria del teatro e non attraverso le piattaforme on line. In questo secondo caso ci si dovrà rivolgere alle piattaforme che rimborseranno gli spettacoli dal 1° marzo in poi, trattenendo il diritto di prevendita, mentre per le recite sospese dal 24 al 29 febbraio, ci si dovrà recare comunque in biglietteria. Infine, gli spettato-
Spesa annuale, maggiore rispetto alla media veneta
Unospettacolodi danza alteatroCamploy
ri possono optare per un voucher della validità di un anno che si potrà spendere ovunque Arteven organizzi spettacoli. Intanto, la Giunta regionale ha deciso si erogare 5 milioni di euro a fondo perduto a sostegno degli investimenti per produzioni audiovisive: 4 milioni per serie televisive e fiction, 500 mila euro alle opere di animazione e altrettanti a favore della produzione di documentari e cortometraggi. Il contributo coprirà il 40% delle spese in caso di serie televisive, fiction e animazione e il 50% nel caso di documentari e cortometraggi. Le proposte potranno essere presentate per via telematica fino al
15 giugno e saranno esaminate da un’apposita commissione che ne valuterà la qualità artistica, le ricadute economiche sul territorio, l’impiego di maestranze locali e la capacità di valorizzare aspetti artistici e paesaggistici del Veneto. «Con l’impiego di risorse comunitarie – commenta l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari – cerchiamo di sostenere la crescita delle imprese che operano in quest’ambito e favorire una produzione di opere che valorizzino arte, cultura e paesaggio locali. Un modo per reagire anche alle difficoltà create dall’emergenza sanitaria». • Va.Za. © RIPRODUZIONERISERVATA
Il costo sostenuto ogni anno dalle imprese veronesi per la burocrazia è di 1,034 miliardi di euro. Si tratta del dato più alto tra tutte le province venete e del nono a livello nazionale. La stima è stata calcolata dall’Ufficio Studi della Cgia, nella cui simulazione risultano essere maggiormente penalizzate quelle realtà territoriali dove è maggiore la concentrazione di attività economiche che producono ricchezza. A Padova la burocrazia “pesa” per 1,032 miliardi, a Vicenza per 963 milioni, Treviso è quarta con 938 milioni, segue Venezia con 877 milioni. Complessivamente, in Veneto ammonta a 5,2 miliardi di euro la stima del costo che ogni anno grava sulle imprese a causa del cattivo funzionamento della burocrazia che, rende sempre più difficile il rapporto tra le imprese e la pubblica amministrazione. Ne è un esempio la dozzina di decreti approvati dal Governo per far fronte all’emergenza Covid 19: «Molti di questi provvedimenti», segnala la Cgia, «sono pressoché indecifrabili: come, ad esempio, il decreto liquidità che ha messo in grosse difficoltà le strutture operative sia delle banche sia del Fon-
Lacomplessità dellenorme pesanosulle finanzedelle aziende
do di garanzia gestito dal Mediocredito Centrale. A distanza di dieci giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, nessuna impresa del nostro territorio è ancora riuscita a ottenere un euro di prestito. Senza contare che da parecchie settimane commercialisti, consulenti del lavoro e associazioni di categoria sono sommersi dalle telefonate degli imprenditori che non sanno se e come possono slittare il pagamento delle tasse o come ricorrere alla cassa integrazione». Per capire la situazione nella quale si trova l’Italia, il coordinatore del Centro studi della Cgia fa un confronto:
«Da noi si stima vi siano 160mila norme, di cui 71mila promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7mila, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3mila». Eppure delle soluzioni ci sono. «Si potrebbe, ad esempio, ridurre il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate», segnala il segretario della Cgia Renato Mason, «evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi e adempimenti sempre più onerosi». • F.L.
L'ARENA
Domenica 19 Aprile 2020
IlVenetoeilcoronavirus
Prospettivediuna tregua epoidi unanuova battaglia
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C’È STATOUNULTERIORE BALZODI+459CASIINUN SOLOGIORNO.GUIDAPADOVA AQUOTA1253,POIVENEZIAA 838.VERONAÈSALITAA582
IMALATIORA “NEGATIVIZZATI” PERCHÉ HANNO SUPERATO IL COVID
ILCALO IN UNSOLO GIORNO DI PERSONEANCORA IN ISOLAMENTO
Primo Piano 7 ILTOTALEADESSOÈDI12.273 CONTREVISOCHEGUIDAA QUOTA2786,SEGUITODA PADOVACON2470EVICENZA CHEÈSCESAAQUOTA2231
REGIONE:DOPPIA SFIDA. Il governatore: «Anche Ricciardi dice che ci sarà recrudescenza del Covid-19: ci prepariamo per i tamponi in massa. Intanto sì a riavvii prudenti»
«Riapriresubito. Ma ilvirus avrà lafase 3» Zaia:«Le proiezionisuiricoveri Contagi+2% cidiconoche maggioandràbene Peròprepariamo“l’artiglieria” Ancorapicco in autunno sarà nuova epidemia» dimorti:+33 Calano le persone in isolamento. Calano i ricoverati in Malattie infettive. Calano i gravissimi in terapia intensiva (i “nuovi ingressi” sono scesi a 5-10 al giorno). Salgono oltre quota 2 mila i “dimessi”, cioè i già curati. Il quadro per il governatore Luca Zaia è chiaro: il Veneto sta uscendo dall’allarme rosso Covid19. Assieme all’assessore Gianpaolo Bottacin, l’ingegnere del gruppo di giunta che assieme ai tecnici della Regione ha elaborato giorno dopo giorno le previsioni di cosa sarebbe successo in base ai dati raccolti dal 21 febbraio in poi, può spingersi a dire che se un mese fa c’era il terrore di dover predisporre fino 3 mila posti letto di terapia intensiva, adesso gli algoritmi (come anticipato dal nostro giornale) dicono che a inizio maggio il totale di ricoverati in ospedale rispetto ai 1477 di ieri sarà poco sopra i 300 e scenderà “lentamente”, fino a lasciarne pochi in giugno e pochissimi in luglio. LA PAURA DELL’AUTUNNO.
Merito del caldo? «Non mi metto a discutere di questo visto che lo fanno gli scienziati. Di certo con la bella stagione - va sul pratico Zaia - almeno le finestre si tengono aperte e l’aria in casa non è più “blindata”». Ed ecco perché il Veneto è pronto a una riapertura controllata dei luoghi di lavoro. Ma poi arriverà l’autunno. «Avete visto che il prof. Walter Ricciardi dell’Oms conferma esattamente quello che avevo detto? Una seconda ondata di epidemia in autunno, più che un’ipotesi, è una certezza. Il virus c’è e con ottobre ritornerà questa forte sindrome influenzale da Covid-19. E noi prepariamo “l’artiglieria” per farci trovare pronti. Abbiamo fatto una lunghissima videoconferenza con i direttori generali
delle aziende sanitarie del Veneto, facendo una proiezione su settembre, ottobre: dovremo farci trovare pronti a una ondata di infezioni. Questa nuova fase acuta non ci darà giustificazioni perché adesso l’esperienza ce l’abbiamo: cocktail di farmaci, pratiche sanitarie, modalità di ospedalizzazione, Covid center e altro. Ai dg delle Ulss diciamo che a settembre dovremo agire come una macchina da guerra con tamponi a raffica (e quindi con macchinari e personale competente), Covid center, mille posti letto di terapia intensiva. Prepareremo tutto quello che serve per un’altra emergenza». Prepararsi all’autunno. Ma intanto c’è una fase «di limbo, di convivenza col virus: è la fase 2, anche se il rischio di ritorni c’è anche ora e quindi ripeto: no agli assembramenti, distanze da mantenere e mascherina da usare sempre. C’è anche un decreto del governo che scade il 3 maggio e la nostra posizione è che dal 4 maggio si possa aprire, con le regole e le garanzie dal punto di vista scientifico. Ma se si vuole fare un passo in più aggiunge Zaia, facendo capire nella sua conferenza stampa di metà giornata dall’unità di crisi di Protezione civile di Marghera che si aspetta altre “sorprese” serali dal governo - invece di fare il “punto di rottura” il 4 maggio si potrebbe fare un razionale, prudente progetto di apertura già da adesso, in modo che ci sia più consapevolezza per permettere alle aziende che sono ferme da un pezzo di aprire magari con pochi lavoratori e riavviare le produzioni. Una fase di convivenza con il virus ci sarà comunque, non si può aspettare che ci sia l’ultimo guarito. Ci sono bozze degli scienziati con raccomandazioni operative per i vari comparti. Noi ci siamo». • RIAPERTURA.
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tamponi effettuati
Macalano tuttiiricoveri Il dato più tragico per il Veneto resta quello delle vittime: anche il bollettino di ieri (ora ne esce uno al giorno) ha indicato la perdita di altre 33 persone portando il conto dei lutti a 1059. Verona purtroppo va verso quota 300 (ora è a 292 vittime residenti nella sua intera provincia), seguita a grande distanza dalle altre province: Treviso è a 197, Padova a 194, Venezia a 153 e Vicenza a 143. Il dato invece che dà più speranza, sottolinea il presidente Zaia è che per la prima volta dopo tanto tempo «i pazienti in terapia intensiva ricoverati per altri gravi motivi sono in numero superiore rispetto a quelli per il virus Covid19: 196 a 190. E i ricoverati complessivi negli ospedali veneti sono 9532 contro i 1477 da virus: la sanità ha tenuto su tutti i fronti». C’è un aumento di casi positivi di +318 persone pari al +2% (anche qui è il Veronese a guidare con 3880 persone contagiate, mentre il Padovano è a 3633 e Vicenza a 2296) ma c’è una chiara influenza (vedi grafico) anche per il numero di tamponi effettuati: il Veneto è a quota 247.329, con un aumento di altri 10.607 ieri, mentre la Lombardia che ha il doppio di abitanti ne ha fatti poche migliaia in più in tutto (255 mila). Anche per i ricoveri come detto i dati sono buoni: escluse le terapie intensive il Veneto è a 1287, vale a dire ben 72 ricoverati in meno rispetto al giorno prima. Infine ci sono quasi 100 dimessi in più nel giro di 24 ore: ieri si è giunti a 2051. •
Percentuale casi positivi 12.173
12.000
9.244
9.000
7.574 6.508 6.000
6.799 7.621 6.170
6
8.209
7.254
8
10.607
10.212
9.705
7.530
7.466
8.205
5.801
5.378
4
4.635 2
3.000
7,2% 6,4% 5,7% 5,3% 5,2% 6,7% 4,6% L’EGO-HUB
Piero Erle
Veneto, l'andamento dei tamponi e dei nuovi infetti scoperti
5%
6,3% 5,3% 3,4% 4,1% 3,7% 3,1% 2,6% 4,4% 3,1%
3% 0
0
1 mer
2 gio
3 ven
4 sab
5 dom
6 lun
7 mar
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9 10 gio ven Aprile
11 sab
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VENETO CAPOFILA NEL PROGETTO. Con Lombardia ed Emilia Romagna
Fujihadettosì:arrivato l’atteso farmaco Avigan «Losperimenteremo aVeronaePadova: èapprezzata lanostra organizzazione territoriale» «Avigan è arrivato». Il presidente Luca Zaia può finalmente annunciare l’arrivo in Veneto del famoso farmaco antivirale prodotto dalla giapponese Fuji, che aveva accettato di dare il via e il suo contributo a una sperimentazione in Italia. In realtà da quanto si è capito in un primo tempo Fuji aveva fatto capire di non avere intenzione di dare l’ok, ma è stato proprio il progetto che ha visto capofila l’area Sanità del Veneto (come noto a guidarla è il manager vicentino Domenico Mantoan, ora anche presidente di Aifa e scelto anche come commissario di Agenas) a convincere il colosso giapponese che ha deciso di inviare il farmaco: sono coinvolte anche Lombardia ed
Terapiaintensivaal “BorgoTrento”di Verona
Emilia Romagna, ma il capofila è il Veneto. «Avigan è stato destinato alle aziende di Verona e Padova, le nostre due realtà che lo sperimenteranno», spiega Zaia: «Penso che abbiano tenuto contro moltissimo dell’esperienza veneta, che è talmente considerata che ci vengono continuamente proposte molte al-
tre sperimentazioni anche di kit, reagenti, tamponi, anche perché la nostra organizzazione è molto territoriale e va bene quindi anche per Avigan che va somministrato fondamentalmente nelle prime fasi della malattia, e quindi deve poter essere assunto anche a domicilio. Non risolverà i problemi del mondo,
ma noi lo sperimentiamo e vediamo che risultati darà, come abbiamo fatto per gli altri sette protocolli che stiamo seguendo e applicando». La speranza è che acceleri la scomparsa del virus nei malati, ma serve appunto un’attenta sperimentazione. Il Veneto continua ad accelerare sui tamponi: «Prosegue lo screening con il piano della prevenzione affidato ai prof. Crisanti e Merigliano: ora - spiega Zaia - ci saranno tutti gli operatori delle farmacie, poi le forze dell’ordine, i volontari e così via». Sui test sierologici intanto prosegue lo studio dei prof. Plebani e Lippi. «Al momento sono solo i tamponi a dare un risultato che viene considerato giusto per legge. Il tema sierologico però è entusiasmante, e io prego - spiega Zaia - che si riesca a mettere a punto un kit rapido come un test di gravidanza o di glicemia, che in poco ti permette di sapere se hai il virus oppure no. Se funzionasse avremmo risolto i tre quarti dell’opera. La Regione ha chiesto anche di studiare gli “enclave” del Veneto (come Possagno-Cavaso) dove non c’è alcun caso di contagio. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
«COMERIAPRIRE». Ilgovernatorevede allavoropurei parrucchieri «conleprotezioni»e sìaituristi nelle secondecase
«Noai ristorantiin“stileospedale”» «Nienteboxo altrestranezze Puntarealla distanzatra tavoli» «Ne abbiamo discusso: siamo convinti che non si deve trasformare un ristorante in un ospedale. È una prerogativa della sopravvivenza della ristorazione, perché se pensi a box di plexigas e altre complicazioni non ne vieni più fuori. Certo, ci vorrà un distanziamento sostenibile sociale, come un metro da tavolo a tavolo. Ci vuole buon senso in questa gestione». Il presidente Luca Zaia non si tira più indietro nel “dipingere”
la riapertura che, ovviamente se ci sarà il via libera del governo, potrebbe arrivare dal 4 maggio. E anche se ci sono ristoratori, ad esempio nel Trevigiano, che ritengono sia più prudente non riaprire prima di settembre Zaia risponde: «Credo sia corretto che sia tolto, se c’è, qualche impedimento. Poi ognuno potrà decidere se vuole aprire o se preferisce tenere comunque chiuso fino a settembre. È una scelta che ogni
azienda deve poter fare». SÌ ANCHE A PARRUCCHIERI ED ESTETISTE. La direzione è
tracciata, per Zaia: «Per noi si deve partire dalla messa in sicurezza di tutti, a partire dalla mascherina. Noi siamo quelli che pensano che barbiere, estetista, parrucchiera, massaggiatore devono poter svolgere la loro attività con mascherina e protezioni: il cliente stesso deve essere dotato di mascherina, ovviamente con il buon senso, e con tutte le pratiche di igienizzazione. Il vero tema è che si tratta esattamente della stessa procedura che seguo-
no i nostri medici: non possiamo chiedere loro il distanziamento sociale. Ma abbiamo un dato che ci dice che su 10 mila medici ospedalieri veneti negli ospedali solo l’1,3 per cento si è infettato: i dispositivi funzionano. È quello che abbiamo detto ai nostri tecnici: il nostro pensiero è che non bisogna complicare la vita, come fai quando parli di bussolotti di plastica e altre cose strane. Ripeto pensiamo a mascherina, disinfezione del locale, guanti, distanziamento quando e dove si può. Già così riduciamo quasi a zero la possibilità di infettarci».
AZIENDE. Scegliere settori eco-
nomici come “apripista” dell’apertura? Per Zaia non è questa la strategia da seguire: «Bisogna affidarsi prima di tutto al fatto che gli imprenditori sono persone perbene e non hanno alcuna convenienza ad infettare clienti o lavoratori, che sono il loro patrimonio. Io, più che a singoli settori, penserei di aprire “a tutti un poco”: se hai un carico di 120 dipendenti magari inizi con i primi 15-20, fai formazione sulle nuove procedure, avvii i motori». C’è anche il Progetto pilota di riavvio messo a punto dalla Regione per 20 aziende (con
DirigenteRusso, Lanzarin,Zaia e Bottacininteleriunione conleUlss
tamponi e screening per creare un “registro sanitario interno” dei lavoratori), ma Zaia precisa che non si tratta di una pre-apertura: bisogna comunque attendere il sì del governo a nuovi riavvii. SECONDE CASE. Le seconde
case? «Noi non abbiamo mai
fatto ordinanze che vietano ai turisti di raggiungere le seconde case, se uno ha preso casa in Veneto è perché lo ama. Per noi i turisti sono sacri. Vietare gli spostamenti tra regioni? Non ha senso, si sposterebbero comunque camion e lavoratori». • © RIPRODUZIONERISERVATA