RASSEGNA STAMPA DEL 1 AGOSTO 2020

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01-AGO-2020 Estratto da pag. 7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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Direttore: Luciano Fontana

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

01-AGO-2020


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Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 04/2020: 271.253 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

01-AGO-2020


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Corriere del Veneto Sabato 1 Agosto 2020

VE

Venezia&Mestre venezia@corriereveneto.it

Salta l’incontro operai pronti a fermare i tir

S

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Croce Verde

Anziana morta scagionati gli operatori

E

rano stati indagati con l’accusa di omicidio colposo dal pm Giovanni Gasparini, dopo l’esposto della figlia della vittima. A suo dire, infatti, se l’anziana madre era morta in ospedale il 12 marzo 2019 era stato anche per colpa di quella caduta dalla carrozzina avvenuta 5 giorni prima, mentre due operatori della Croce Verde di Marcon – inviati dal Suem 118, a cui la donna si era rivolta – la stavano caricando in ambulanza per portarla all’ospedale dell’Angelo a causa di alcuni problemi respiratori. Ma il proseguo delle indagini, con la consulenza medico-legale di Claudio Terranova, ha dimostrato che la morte non era collegata direttamente alla caduta, ma era frutto del grave quadro clinico pregresso, che comprendeva anche il diabete, come peraltro sostenevano i due difensori, gli avvocati Augusto Palese e Giovanni Seno. A quel punto il pm Gasparini ha ritenuto di chiedere l’archiviazione per i due operatori e proprio nei giorni scorsi anche il gip Luca Marini è stato d’accordo, chiudendo questa vicenda. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

0412385648 0412385668 0412385653

Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio

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MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino

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FARMACIE AidueOmbrelli AlPellegrino Ca'Bianca

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Dezuanni AllaMadonna SilvestriS.Antonio

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Antica Scuola, un altro positivo Zaia ordina un’«ispezione»

3VSigma

indacati di nuovo sul piede di guerra per la situazione della 3V Sigma, lo stabilimento chimico di Marghera divorato da un incendio lo scorso maggio. Dopo due incontri con l’unità di crisi della Regione sul futuro della fabbrica, le rsa denunciano la chiusura del dialogo tra i lavoratori e l’azienda nell’ultimo mese. Una situazione esacerbata dall’incontro saltato ieri mattina. «Siamo stati invitati a collegarci con i vertici in videoconferenza, ma dopo un’ora di attesa nessuno si è fatto vivo – spiega Francesco Coco, segretario Cisl chimici di Venezia – siamo stufi: non abbiamo conferme sugli investimenti futuri. L’azienda ci dica cosa vuole fare». La società nel frattempo ha chiesto un incontro al prefetto. I sindacati puntano il dito contro l’andirivieni di camion che spostano macchinari bruciati e rifiuti dallo stabilimento. «Siamo pronti a impedire l’accesso allo stabilimento e anche a bloccare i siti lombardi della 3V Sigma se dovesse servire». Il primo passo sarà un’assemblea dei lavoratori. (p. c.)

NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina

I malati salgono a 16. Il governatore: preoccupati. Nuovi tamponi tra una settimana

La vicenda ● Le case di riposo sono state uno dei luoghi più colpiti dal coronavirus in tutta Italia, con vere e proprie «stragi» di anziani, che sono già fragili ● Nel Veneziano c’erano state molte strutture colpite, ma non l’Antica Scuola dei Battuti. Mercoledì però è stato scoperto un primo caso e da lì sono stati eseguiti 682 tamponi in tre giorni: il numero totale dei positivi è di 16 persone, 14 ospiti (3 ricoverati) e 2 dipendenti ● Il virus avrebbe colpito solo gli ospiti del terzo piano, a conferma che l’isolamento tra i cosiddetti «nuclei assistenziali» ha funzionato. Ci sarà un secondo screening da mercoledì

MESTRE «Siamo molto preoccupati per la Rsa di Mestre, anche perché lì sono stati effettuati regolarmente i tamponi una volta al mese. Dovremo fare una ricostruzione epidemiologica e, se esistono responsabilità, bisognerà pagare». Il governatore Luca Zaia, nel dubbio, si prepara a gestire il focolaio di contagio scoperto nell’Antica Scuola dei Battuti con la massima prudenza: «Se arriva un ospite nuovo va messo in isolamento per quattordici giorni ha ribadito ieri rispondendo alle domande sul caso veneziano - Manderemo il nostro dipartimento di Igiene per capire che cosa è successo, perché gli anziani non si devono assolutamente ammalare». In realtà, come già annunciato giovedì, la struttura di via Spalti ha già sospeso tutti i nuovi ingressi, ha chiuso alle visite famigliari, ha completato ieri uno screening approfondito di tutti gli ospiti e i dipendenti – richiamando appositamente anche quelli in ferie o in riposo – e ha già previsto un secondo ciclo di tamponi per la prossima settimana. «A distanza di sette giorni, da mercoledì, ripeteremo il test a tutti, ospiti e dipendenti», assicura il direttore Andrea Zampieri, che ieri sera doveva ricevere gli ultimi referti per il primo giro di analisi, appena una cinquantina di nomi sui quasi settecento controllati. I tempi sono stati accelerati quanto più possibile, anche così però non si può pretendere di ottenere tanti risultati in appena 48 ore. Ieri pomeriggio, per la precisione, il monitoraggio ha visto perfezionare altri 69 tamponi, di cui cinque somministrati a residenti e 64 ai dipendenti, portando il totale a 682 in tre giorni e comprendendo anche i dipendenti delle ditte esterne; su 330 test refertati dai laboratori dell’Usl 3 risultano così 11 ospiti residenti positivi, tre ricoverati nelle strutture ospedaliere del ter-

Primi casi L’Antica Scuola dei Battuti di Mestre era rimasta indenne da contagi nel momento caldo. Ora invece il virus è entrato (Foto Errebi)

I dati Ieri ci sono stati altri 8 nuovi casi di Covid dopo i 32 di giovedì Accusa Sambo (Pd): intervenire per tutelare il personale

ritorio e due dipendenti in isolamento fiduciario, a casa. La cattiva notizia è che, rispetto a giovedì, si conta un ospite contagiato in più, quella buona è che anche in questo caso si tratta sempre dello stesso nucleo assistenziale: «I casi sono tutti contenuti nella stessa area del terzo piano continua Zampieri - questo dimostra come l’isolamento tra diversi reparti non sia mai venuto meno». Ipav e Usl Serenissima hanno deciso di av-

viare un secondo ciclo di screening da mercoledì a venerdì prossimi, mentre sono già state avviate ulteriori attività di sensibilizzazione di tutto il personale per il corretto utilizzo dei dispositivi di sicurezza, ma anche per ricordare le norme di comportamento da tenere finito il turno, lontani dal posto di lavoro (dove, appunto, si ipotizza possa essere scaturito il primo contagio). Quanto all’ispezione regionale, Zampieri ribadisce:

Movida a Cavallino

Assembramenti, multato un locale

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roppe persone, tutte assieme, all’esterno del locale. E così i carabinieri, intervenuti per sedare sul nascere una rissa, finiscono per staccare un verbale per assembramenti. Succede all’esterno del Pina Colada di Cavallino, dove la scorsa domenica i militari hanno trovato in coda all’ingresso oltre cento persone. Oltre alla sanzione, era stato imposto

ai proprietari la chiusura temporanea del locale, dal 27 al 31 luglio, ma non c’è stato bisogno dei sigilli: i titolari avevano già deciso di abbassare la saracinesca per qualche tempo in maniera da adeguarsi alla normativa, infranta a causa di una partecipazione insperata all’evento di domenica. La sanzione è stata subito saldata. (g. co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le misure anticontagio

Regione, Comune e la denuncia penale i tre fronti del Muretto Altro stop alle crociere Il futuro del Muretto è nelle mani soprattutto di Palazzo Balbi. Spetta alla Regione Veneto, che con propria ordinanza ha consentito la riapertura delle discoteche già dal 19 giugno, in anticipo rispetto a buona parte d’Italia, stabilire la sanzione per il locale jesolano dopo la serata di sabato, nel corso della quale non sarebbero state rispettate le norme anti-Covid. E’ questa la conclusione a cui è arrivato il tavolo convoVENEZIA

cato ieri a Ca’ Corner dal prefetto Vittorio Zappalorto per fare il punto sul «caso Muretto». La Regione ha stabilito, per la violazione delle regole, la possibilità di una chiusura da 5 a 30 giorni. Ma lo stesso Comune di Jesolo potrebbe sanzionare il locale, in quanto sarebbe contestato il mancato rispetto della prescrizione della commissione spettacoli di far ballare i presenti solamente all’aperto: anche se lo storico titolare Tito Pinton ha

«Siamo costantemente in contatto con l’Usl, stiamo decidendo assieme come muoverci». Sul caso si è espressa anche Monica Sambo, capogruppo Pd in consiglio comunale, che ha ricordato come «un’interrogazione depositata ad aprile chiedeva venissero effettuati tamponi invece che test anticorpali al personale nei centri per gli anziani». Sambo ringrazia per l’impegno tutti i lavoratori dell’Ipav, che riconosce come patrimonio cittadino essenziale, ma ne approfitta per una stoccata finale: «È necessario intervenire per tutelare il personale sia dai possibili rischi legati all’emergenza Covid ma anche in merito alle tutele del lavoro - conclude la capogruppo Pd - È preoccupante infatti la fuga dei lavoratori dalle case di riposo, che oggi si stimano in circa 600 in tutta la provincia». Secondo i dati dei bollettini regionali, ieri nel Veneziano ci sono stati 8 nuovi casi, ben meno dei 32 di giovedì. I contagiati attuali sono a quota 154, mentre i decessi restano fermi a 307. Giacomo Costa

più volte ribadito che i ragazzi entrati erano meno di quelli autorizzati (2060 invece che 2790) e che l’area ritenuta «chiusa» in realtà lo sarebbe solo da un lato. C’è poi il terzo filone, quello a cui lavora la Questura di Venezia, che ha contestato l’articolo 681 del codice penale, che punisce

con una contravvenzione l’«apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo», cioè «senza avere osservato le prescrizioni dell’Autorità a tutela della incolumità pubblica». Proprio il proliferare di focolai in tutta Italia e situazioni di palese violazione delle ormai note regole di distanzia-

mento sociale, igiene e uso della mascherina, hanno spinto il governo ha rinviare l’atteso nuovo Dpcm che avrebbe dovuto «liberare» – tra le altre cose – le sagre, le fiere e anche le navi da crociera. Così, almeno, si aspettava il settore, che a Venezia conta di tornare in tempi rapidi, nonostante i «no navi» siano già pronti a protestare. E invece, pare, non se ne farà nulla fino al 9 agosto. Nel frattempo nei prossimi giorni si dovrà lavorare comunque anche a un pilastro fondamentale per il via libera definitivo alle grandi navi, ovvero il protocollo con le regole sanitarie. L’altro step, non meno fondamentale, è che poi le compagnie mettano in acqua le navi e trovino clienti, che visti i tempi stretti saranno gli habitué delle crociere: pare che una delle prime pronte a partire da Venezia sia proprio la Costa, mentre le altre stanno ragionando. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Sabato 1 Agosto 2020

FOCOLAIO ficienza dell’applicazione del protocollo e 13 altri lavoratori interinali saranno sottoposti a tampone. «Dimostra che le nostre aziende sono sicure e monitorate – commenta Gianni Boato, segretario Femca Cisl -. Direi più dei luoghi di aggregazione, dove non vengono registrate le presenze ed è difficile fare i tracciamenti. In Benetton le procedure sono state messe in atto tempestivamente per limitare i rischi di contagio». Anche Boato sottolinea la preoccupazione per il lavoro in nero che oggi, più che mai, assume una valenza rischiosa: «Dove non c’è legalità c’è anche minore controllo sanitario. Non ce lo possiamo permettere». Sul caso Serena ieri è intervenuto nuovamente il presidente della Regione Luca Zaia: «Il focolaio va estinto, nessuno può né deve uscire. E la caserma va chiusa, c’è un problema di assembramento e mancato rispetto delle regole». L’ha dichiarata zona rossa sanitaria e sta valutando con il prefetto di Treviso «se ci sono poteri giuridici per fare anche altro». Silvia Madiotto © RIPRODUZIONE RISERVATA

da altri lati, è stato denunciato da lungo tempo. «La caserma Serena è lì da cinque anni e non dovrebbe esserci, né ora né prima. Se c’è, è per l’incapacità di assumersi responsabilità da parte del Governo presente come di quello passato, ma anche della politica a livello cittadino e regionale», dice Antonio Silvio Calò. È il professore di storia e filosofia del liceo «Canova» di Treviso, che, dal 2015 e per cinque anni, ha ospitato in casa sei migranti appena sbarcati in Italia: «Esiste solo una narrazione sui profughi, quella salviniana. Sono brutti, sporchi e cattivi, portano malattie e portano via il lavoro. Io, invece, dico che sono risorse. Lo dimostrano le tante esperienze positive di accoglienza italiane, lo Sprar stesso (il sistema di accoglienza non emergenziale, ndr) e il fatto che progetti come il nostro «Sei più sei per sei» sia diventato un modello che l’Europa si avvia ad adottare». Se si vuole si può, chiude Calò: «Senno non si farà mai». © RIPRODUZIONE RISERVATA

La situazione di Gloria Bertasi

Test del vaccino antiCovid a Verona, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha detto sì. Che l’ospedale scaligero di Borgo Roma e il suo Centro ricerche cliniche stessero lavorando ad una profilassi per contrastare il coronavirus insieme allo Spallanzani di Roma, non è una novità assoluta, ma pochi al di fuori della comunità scientifica lo credevano davvero possibile. Pur rispettando la professionalità delle nostre strutture sanitarie e di ricerca, di fronte a nomi altisonanti come Oxford, Cambridge o Harvard non sembrava possibile che proprio a Verona, a due passi da casa, partissero i test, per giunta sulle persone. E, invece, chi dubitava ora dovrà ricredersi. Ieri l’Aifa ha dato il via libera alla sperimentazione sulle persone dopo la valutazione positiva del farmaco da parte dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e il parere favorevole del Comitato etico dell’Inmi Spallanzani. E tutto avverrà tra Roma e, appunto, il Centro Ricerche Cliniche di Verona, fondato nel 2005 e diretto da Stefano Milleri (lavorerà ai test anche Evelina Tacconelli, docente e direttrice clinica di Malattie infettive) con sede al policlinico universitario Gian Battista Rossi, meglio noto con il nome di Borgo Roma. Un’eccellenza nelle sperimentazioni farmacologiche il cui obiettivo è proprio condurre studi di fase I e II sui farmaci. Ed è qui che parte dei 90 volontari (la ricerca dei candidati è stata aperta) proveranno il vaccino anti-Covid prodotto dall’azienda di biotecnologie ReiThera, con sede alle porte di Roma. Si tratta di un farmaco GRAd-COV2, basato su un vettore adenovirale e rivolto contro il coronavirus Sars-Cov-2.

VE

Sì dell’Aifa all’avvio della «fase 1» al Centro Ricerche Cliniche: il farmaco sarà inoculato a 90 soggetti sani tra i 18 e gli 85 anni

Ilvaccinosifastrada primitestsugliumani inospedaleaVerona Cacciaa90volontari Una spiegazione tecnica e scientifica incomprensibile ai più, ma basti sapere che è lo stesso tipo di vaccino a cui sta lavorando anche Mosca e che - ed è questo che conta - ha dimostrato di essere sufficientemente sicuro ed immunogenico (ossia innalza le immunità come fa quello per la normale influenza invernale) nei modelli animali. Per capire però se funziona anche sugli uomini servono test ulteriori - la fase I che partirà a breve - esattamente identici a quelli in corso in In-

VERONA

Sindacati e sanità territoriale

Medici e assistenza di base studio Cgil lancia l’allarme VENEZIA La sanità territoriale,

il paracadute fatto di medici di base, ospedali di comunità e assistenza domiciliare, ha retto l’emergenza ma in futuro rischia di non bastare a far fronte all’«ordinaria amministrazione» della salute. Lo sostiene il primo report di Ires Cgil sui servizi socio-sanitari in Veneto, che misura fenomeni come la carenza di medici di medicina generale (155 in meno tra il 2017 e il 2019), decimati per effetto dei pensionamenti e il numero di nuovi posti letto nelle strutture intermedie

Alla Cri di Jesolo

Timori e proteste contro i tamponi, ma oggi la quarantena potrebbe terminare Oggi alle 12 potrebbe concludersi la quarantena per i migranti del centro di accoglienza di Jesolo, nel Veneziano. Nel primo pomeriggio di ieri, al termine di un’altra mattinata di protese, gli addetti dell’Usl 4 hanno sottoposto gli oltre 80 richiedenti asilo ospitati nella sede di via Levantina a un nuovo round di tamponi. Forse l’ultimo dopo che, alla metà di luglio, 42 migranti vennero trovati positivi all’interno della struttura. A quel punto i soggetti positivi sono stati trasferiti in altre strutture protette a Cavarzere mentre quelli negativi sono stati obbligati JESOLO

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alternative all’ospedale. «Solo il 60 per cento dei posti letto programmati sono stati realizzati», dice la ricercatrice Ires Barbara Bonvento. L’assistenza domiciliare in Veneto si fa carico di una percentuale di ultra 65enni superiore alla media italiana, ma con un numero di ore molto più ristretto per paziente. Altra questione: il fondo per le persone non autosufficienti copre il 70 per cento delle necessità di residenza e così molti sono costretti a rivolgersi ad altro. Pierfrancesco Carcassi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Zaia Asintomatico il 70% dei positivi, i focolai sono sotto controllo

ghilterra e negli States. E servono volontari, disposti a farsi inoculare il prodotto sintetizzato da ReiThera. In tutto, tra Verona e Roma, riceveranno, primi in Italia, il vaccino 90 persone e per partecipare non devono necessariamente essere giovani. Ci saranno infatti due «coorti sequenziali», due gruppi cioè da 45 adulti sani (lo stato di salute rappresenta una discriminante) ciascuno, una di soggetti tra i 18 e i 55 anni, mentre la seconda «coorte» sarà composta da cittadini senior tra i 65 e gli 85 anni. La scelta di due «coorti» risponde al bisogno di avere «tre bracci di trattamento a tre dosi crescenti composti da 15 partecipanti ciascuno, per un totale di 6 gruppi - scrive Adnkronos Salute, prima agenzia a dare la notizia del sì dell’Aifa - L’arruolamento inizierà dalla coorte 1 e procederà in maniera sequenziale, previa verifica dei dati di sicu-

a rispettare una quarantena di 14 giorni, scandita da un nuovo test dopo i primi 7 e un altro ancora a conclusione del periodo. Tuttavia gli esami effettuati dopo la prima settimana avrebbero portato alla luce altre 4 positività e questo obbligherebbe a osservare un nuovo periodo di isolamento. Per questa ragione ieri si sono ripetute le proteste già andate in scena giovedì. Intorno alle 12 una decina di persone ha manifestato contro il personale dell’Usl 4 che doveva sottoporle a un nuovo screening. Il gruppo ha raggiunto l’ingresso principale del centro affiggendo due striscioni sul cancello e fermandosi dietro ad esso. Il messaggio è sempre lo stesso: «Ci avevano detto che avremmo dovuto fare tre tamponi e poi saremmo usciti. Invece ci tengono ancora chiusi qui». I migranti si sono inizialmente opposti al nuovo test, impedendo al personale sanitario già preparato in tenuta anti-contagio e con l’attrezzatura predisposta su un carrello chirurgico, di varcare l’ingresso. Momenti di tensione controllati da diversi agenti di polizia, affiancati da militari dell’esercito e carabinieri. Solo nel primo pomeriggio, il personale sanitario è riuscito ad eseguire i tamponi ai richiedenti asilo

rezza ai differenti step. Il progetto del vaccino è sostenuto dal ministero della Ricerca con il Cnr e dalla Regione Lazio». Intanto il Veneto fa i conti con il boom di nuovi focolai: 45 disseminati nella regione e quasi tutti d’importazione. Giovedì i nuovi positivi erano balzati a 200 (compresi i 133 della caserma Serena) e, per fortuna, ieri sono scesi a 48 ma si è registrato un decesso. Numeri che portano l’Rt (l’indice del contagio) del Veneto a 1,66, il più alto d’Italia per la seconda settimana consecutiva. Resta il fatto che il 70 per cento dei nuovi contagiati è asintomatico – «una percentuale altissima», commenta il presidente Luca Zaia. Focolai esclusi, il Covid-19 è in realtà lontano dai numeri di marzo e di aprile: le persone in ospedale sono 117 di cui 85 negativizzate e in Terapia intensiva ci sono 6 pazienti (3 negativi). Dal 21 febbraio, i positivi sono 20.120 (più 117 rispetto alla mattina di giovedì), i soggetti attualmente in isolamento 3.740 (più 136) mentre il numero complessivo di tamponi eseguiti da inizio

pandemia arriva a 1.228.224. I decessi sono 2.074 e i guariti 3.763. «Abbiamo capito che c’è chi è più contagioso e chi meno, è la cosiddetta carica virale e con una percentuale molto alta di asintomatici, gli ospedali non sono in sofferenza», dice il governatore Zaia. Sono anche partiti i tamponi a chi rientra dall’estero, in tutto 743 di cui 120 a badanti. E l’avvio della sperimentazione del test veloce è vicino, ora non c’è più solo la ditta coreana a produrre il kit, ci sarebbero altre 6 o 7 aziende e, a breve, sarà bandita una gara per la sua fornitura. A fronte di questi numeri, i veneti, a detta di Zaia, possono dormire sonni tranquilli, pur non abbassando la guarda e rispettando le norme anti-Covid (mascherina nei luoghi chiusi, pulizia frequente delle mani e divieto di assembramento). © RIPRODUZIONE RISERVATA

all’esterno della struttura. L’individuazione di nuovi positivi una settimana dopo lo scoppio del focolaio iniziale, secondo il sindaco Valerio Zoggia ha riportato per tutti le lancette della quarantena al giorno zero e di conseguenza obbligherebbe i migranti ad almeno un’altra settimana di isolamento. Ieri, però, il direttore dell’azienda sanitaria Carlo Bramezza ha spiegato che qualora la nuova tornata di tamponi non dovesse rivelare ulteriori positività allora la quarantena potrà considerarsi conclusa. «Entro domani (oggi, ndr) alle 12 avremo i referti – spiega Bramezza - Se saranno tutti negativi, per noi possono uscire». Completamente opposta la gestione dello screening all’interno della comunità bengalese. Ieri mattina una cinquantina di persone residenti a Jesolo e solite frequentare il centro islamico di via Aquileia, chiuso per un mese in via precauzionale, si sono presentate in modo scaglionato all’ospedale per sottoporsi spontaneamente all’esame. Nelle ultime settimane all’interno della stessa comunità si sono infatti riscontrate una ventina di positività. Andrea Rossi Tonon © RIPRODUZIONE RISERVATA


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CADORE - COMELICO

SABATO 1 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Il maltempo nell’Alto Bellunese

Alcune immagini degli effetti del nubifragio di mercoledì ad Auronzo. Qui sopra a sinistra il lago di Santa Caterina invaso da fango e detriti legnosi a poche settimane dalle gare di canoa

Auronzo conta i danni del nubifragio tre milioni di euro tra pubblico e privati Colate e frane anche fuori dal centro a Giralba, Socosta e in Val Marzon. In alcuni punti la ciclopedonale non esiste più Francesco Dal Mas / AURONZO

Danni per due milioni di euro alle opere pubbliche. E forse un milione per le 23 abitazioni e le 15 attività commerciali coinvolte. Queste le conseguenze – primissime stime – della bomba d’acqua caduta l’altra sera ad Auronzo. Il presidente della Regione, Luca Zaia, ha firmato la richiesta al Governo di riconoscere lo Stato di emergenza e questa è stata inviata – informa l’assessore alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin – ancora venerdì pomeriggio, considerando, peraltro, pure le situazioni di Canale e Livinallongo. DANNI NELLE VALLI

Ad Auronzo i danni non si sono verificati solo in centro paese, ma anche in periferia. «Una colata detritica – riferi-

sce il sindaco Tatiana Pais Becher – è avvenuta lungo l’alveo del Gravasecca, in località Giralba, danneggiando il ponte sulla statale verso Misurina e provocando la chiusura temporanea della Strada delle Dolomiti». «Veneto Strade vi ha lavorato strenuamente in collaborazione con i vigili del fuoco volontari, ripristinando il transito. Il Gravasecca diventa un vulcano – dato storico – quando è sotto pressione. In località Socosta sono venute giù delle frane lungo alcune piste forestali. Altrettanto è successo in Val d’Onge, verso Misurina». La Val Marzon, che si trova ai piedi del versante sud delle Tre Cime, è stata bombardata di smottamenti. Evidentemente in questi imbuti vallivi la tormenta d’acqua ha moltiplicato la sua forza. Il

rio Longers è esondato lungo la valle che attraversa. «Vi è stato – riferisce il sindaco – un peggioramento delle condizioni idrogeologiche di tutti i nostri corsi d’acqua; e per fortuna che dei tratti importanti sono stati sistemati con i cantieri del post Vaia». TORRENTE CALVARIO

È questo il punto più pericoloso per la sicurezza idraulica del centro di Auronzo. Il tombotto che attraversa la cittadina sotto le case e le strade non regge alle grandi quantità d’acqua. «L’Arpav ci scrive – fa sapere il sindaco - che i 128 mm acqua caduti in 2 ore sono purtroppo un record per il Comune di Auronzo e un evento eccezionale per la zona dolomitica. Neppure nella notte di Vaia la precipitazione è stata così intensa».

Ieri i Servizi Forestali e gli uomini della Protezione civile hanno rimesso in sicurezza l’imbuto, intasato di sassi, rami, fango. «Ma la sicurezza definitiva – anticipa l’assessore Bottacin – è quella che si farà da lunedì, con un progetto da circa 250mila euro. A monte del canale costruiremo un sistema di “vele”, come vengono chiamate in termine tecnico, per trattenere i detriti mano a mano che scendono. Con questo cantiere di fatto ricalibreremo l’alveo. In caso di emergenza, potremo entrare nelle vele con le ruspe e liberarle dai materiali». CICLOPEDONALE E SPIAGGIA

In alcuni punti la ciclopedonale tra Misurina ed Auronzo non esiste più. Bisognerà rimetterci mano urgentemente, come dopo Vaia. I

danni alla spiaggia appena inaugurata sono stati riparati nella giornata di ieri. PULIZIE

E sempre ieri, per il secondo giorno, si è proceduto con le pulizie: delle strade ricoperte di fango e detriti legnosi, delle fognature completamente ostruite, degli scantinati allagati e delle attività commerciali danneggiate dal fango. La sindaca Pais Becher ha interpellato l’Enel perché ripulisca – se possibile con la massima rapidità – il lago di santa Caterina. In tanti punti è torbido, quasi color caffelatte. È ripieno di ghiaia, massi, tronchi d’albero, ramaglie. Insomma non si ripresenta al meglio, in questi giorni, e nella seconda metà di agosto accoglierà le gare di canoa. Pais Becher lo vorrebbe subito pulito.

Bottacin: «Occorre subito un comandante dei vigili»

AURONZO

Apprensione, ad ogni pioggia, in Val d’Ansiei. La sera dopo la tromba d’acqua è ripiovuto ed è finito, allagato, un locale sotto la stazione

dei carabinieri. Alle 21.30 sono di nuovo intervenuti gli operai del Comune. I quali, per tutta la giornata di ieri, hanno affiancato di nuovo i vigili del fuoco, gli uomini della protezione civile, i forestali. Si lavorerà anche oggi. Il timore è che nuove piogge. La Regione ha emesso anche ieri un nuovo avviso di criticità idrogeologica fino alle 24 di oggi e anche domani sono previsti temporali.

«Ancora una volta si è evidenziata l’urgenza di dotare la provincia di Belluno di un Capo dei vigili del fuoco, che assuma il coordinamento diretto delle operazioni» rileva l’assessore Gianpaolo Bottacin. Loris Munaro, il direttore interregionale, la notte dell’emergenza, è infatti dovuto salire da Mestre, trovando peraltro i suoi uomini in piena efficienza. Molte le squadre che hanno operato

VAIA 2

«Mai avrei pensato che un’altra emergenza avrebbe potuto colpire il nostro bellissimo Paese delle Tre Cime di Lavaredo a nemmeno due anni dalla tempesta Vaia» commenta per concludere il sindaco Tatiana Pais Becher. Che si dice preoccupata per quanto le ha riferito l’Arpav. «Il maltempo è prevedibile, a volte anche la sua intensità, ma è inimmaginabile mettere in conto 128 mm in due ore. Così mi hanno specificato. E questo angoscia, in presenza dei cambiamenti climatici». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

sul territorio e tanti mezzi impiegati. Martedì, fra l’altro, a Belluno è convocato un vertice per organizzare la nuova sala operativa nella sede dei vigili a Belluno; si tratta della struttura offerta da Confindustria e dalla solidarietà del sindacato. «Ancora una volta – riconosce il sindaco Tatiana Pais Becher – Auronzo ha sperimentato l’efficienza dei vigili del fuoco permanenti e volontari, delle squadre della Protezione civile, degli operai e del personale del Comune, dei carabinieri della stazione locale che non si sono risparmiati. E debbo ringraziare anche i numerosi colleghi sindaci che hanno messo a disposizione i loro servizi». —

le emergenze

La Regione ha diffuso un nuovo avviso di criticità per oggi Domani inoltre sono previsti nuovi temporali E i timori continuano a salire

Bim Gsp sta già procedendo alla pulizia delle condotte fognarie e dei pozzetti. Fra la stazione dei carabinieri ed il lago ci sono 30 metri di condotta da ricostruire.

La spiaggia di Auronzo rimessa a posto e riaperta già ieri

F.D.M.



II

Primo Piano

Sabato 1 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Virus, il maxi focolaio

Serena, Zaia attacca «I migranti non rispettano le regole» `«Molti degli ospiti non osservano Contagiato anche un operatore «Ora voglio controlli ogni sette giorni» l’isolamento e l’uso della mascherina» `

IL GOVERNATORE TREVISO «All’ex caserma Serena c’è un focolaio di coronavirus perché ci sono delle persone che hanno dato vita al focolaio. Dal punto di vista epidemiologico oggi non sappiamo quale sia stato il vettore primario. Il virus è entrato in virtù di un ultimo arrivo o con i contatti degli ospiti all’esterno. Il contagio potrebbe essere avvenuto fuori e poi è stato portato dentro. Di certo, l’assembramento e il non rispetto delle regole ci porta in una sola direzione». Il governatore Luca Zaia definisce così i contorni del maxi focolaio di Covid-19 esploso giovedì nel centro di accoglienza per richiedenti asilo dell’ex caserma Serena di Treviso. Il quadro finale dello screening eseguito dalla task force dell’Usl della Marca dice che sono state contagiate 133 persone: 132 migranti (su 293) e un solo mediatore culturale (su 22). «Se guardiamo i dati, vediamo che c’è solo un mediatore contagiato. Tutti gli altri operatori, invece, non sono contagiati – specifica il presidente della Regione – deduco che forse questo è accaduto perché magari avevano i dispositivi di protezione e li utilizzavano». Di seguito, Zaia è stato ancora più diretto con chi segnalava che l’altro ieri alcuni migranti dell’ex Serena parlando attraverso le grate lamentavano di non essere stati subito divisi in nuclei isolati tra positi-

IL PREFETTO TREVISO Il prefetto non nasconde le difficoltà e definisce alcuni ospiti della Serena «spine nel fianco». Sono gli stessi che in questi giorni faticano ad accettare la quarantena e, in alcuni casi, avrebbero violato l’isolamento dal resto degli ospiti fino all’episodio, registrato giovedì sera, dei vandalismi ai danni dell’ambulatorio infermeria della struttura, in cui alcuni migranti, sembra gli stessi che capeggiarono la rivolta di un mese fa, hanno distrutto brandine, divelto scaffali e scagliato a terra un pc utilizzato dagli operatori sanitari della struttura. Per fortuna l’episodio è stato sporadico e non vi è stata alcuna escalation simile a quella che lo scorso giugno aveva costretto le unità antisommossa ad entrare nella guardiola della struttura per liberare alcuni operatori sanitari che, per paura di essere aggrediti, si erano barricati in una stanza. Per quei fatti la Procura ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla base delle indagini effettuati dagli uomini della Digos, che hanno identificato i principali responsabili dei disordini. Al mo-

vi e negativi. «Portavano tutti la mascherina mentre parlavano? – è stata la domanda posta dal governatore – se l’avessero portata sempre magari avremmo avuto meno problemi».

BLINDATA Ormai, però, il maxi focolaio è esploso. L’ex caserma Serena è blindata: sorvegliata a vista giorno e notte dalle forze dell’ordine. Nessuno può entrare e uscire. Tutti gli ospiti, sia quelli risultati positivi che quelli negativi, sono isolati all’interno. Resteranno in quarantena per almeno 14 giorni. L’Usl farà un nuovo giro di tamponi già entro una settimana. Questo consentirà di valutare l’andamento dell’epidemia. Quel che è certo è che la struttura rimarrà chiusa fino a quando non tornerà a essere completamente Covid-free. Ieri Zaia ha avuto un confronto sia con il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, che con il direttore generale dell’Usl della Marca, Francesco Benazzi. «Stiamo ragionando per capire se abbiamo potestà giuridica per fare qualcosa di più – rivela – però,

«STRUTTURE COME QUESTA VANNO DISMESSE, È ORMAI CERTIFICATO CHE SI TRATTA DI UN SISTEMA FALLIMENTARE»

PREOCCUPATO Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia è intervenuto sul caso del maxi focolaio scoppiato all’interno della caserma Serena di Dosson: 133 le persone contagiate

oggettivamente, il piano di sanità pubblica lo abbiamo applicato, con tutta una serie di prescrizioni. Per me l’ex caserma Serena resta zona rossa. È una zona rossa, quanto meno da un punto di vista sanitario. Deve essere chiaro. Ricordo che tutti gli ospiti che si trovano in quella struttura devono sottostare a delle regole che sono sancite per legge. Queste dicono che le persone positive hanno il penale se escono dalla quarantena, hanno una multa e anche la reclusione. E le persone negative

che rappresentano contatti stretti devono comunque stare in quarantena. Non c’è altro da aggiungere. Quindi da quell’ex caserma non deve uscire nessuno».

MASSIMA ATTENZIONE «La struttura deve essere gestita in maniera assolutamente severa. Su questo rinnovo l’appello alla Prefettura e alle forze dell’ordine – aggiunge – severità non vuol dire violenza. Ma la gestione del piano di sanità pubblica è una cosa seria. Abbiamo

avuto 5 milioni di veneti che si sono chiusi in casa per mesi. Non capisco quale sia il problema nel chiedere a 300 persone di farsi la quarantena, in maniera separata tra positivi e negativi. Non capisco perché alcuni di questi signori stiano già alzan-

LA QUARANTENA nella caserma Serena di Dosson: da tre giorni gli ospiti sono confinati all’interno della struttura. I richiedenti asilo positivi, sono stati isolati, non senza difficoltà, in un’edificio a parte (Cossu / Nuove Tecniche)

GIOVEDI’ NUOVI DISORDINI: DISTRUTTA L’INFERMERIA LE TENSIONI DURANTE LO SPOSTAMENTO DEGLI OSPITI CONTAGIATI

non può uscire nessuno». Il prefetto Laganà interviene anche sulla possibilità di istituire una zona rossa, come paventato in via preliminare dalla Regione, sull’esempio di quanto fatto a Udine. «Non si è fatto per molti altri focolai, ad esempio per la geriatria del Ca’ Foncello, e di fatto, considerando

Dalla rivolta ai vandalismi «Spine nel fianco, ai facinorosi verrà revocata l’accoglienza» mento, però, non sono state formalizzate denunce nei confronti dei principali protagonisti della protesta, una decina in tutto, né è stata revocata loro l’accoglienza. «Le revoche sono pronte, stiamo aspettando la magistratura, che deve concludere le indagini. Perché allontanare certi soggetti, significherebbe anche non poterli più rintracciare» spiega Laganà. Due di loro, però, si sarebbero già allontanati spontaneamente dalla struttura (prima della quarantena). «In questo momento, ovviamente, ci sono difficoltà nello

SI ATTENDONO GLI ESITI DELLE INDAGINI DELLA PROCURA NEI CONFRONTI DEI PROTAGONISTI DELLA SOMMOSSA DI UN MESE FA ALL’EX CASERMA

spostamento delle persone - aggiunge il prefetto -, compresi quei facinorosi che stanno mettendo a dura prova la pazienza di tutti. L’altra sera un migrante ha distrutto l’infermeria, ma la cosa è rientrata senza ulteriori strascichi».

L’ISOLAMENTO

DETERMINATA Il prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà

Quanto alle difficoltà che sarebbero emerse sull’isolamento di alcuni dei 133 ospiti risultati positivi, che hanno dovuto lasciare i loro alloggi per essere spostati in un edificio a parte precedentemente sanificato, il prefetto afferma: «È chiaro che se il contagio si diffonde ancora di più all’interno della caserma i tempi per la riapertura, di conseguenza, si allungheranno ulteriormente, anche se nel frattempo alcuni soggetti potrebbero già negativizzarsi. Ma non possiamo militarizzare internamente la caserma, che è già in quarantena e dalla quale di fatto

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Primo Piano

Sabato 1 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il contagio all’esterno: «Test su tutti i contatti dei profughi» Il 70 per cento lavora fuori, l’appello a colleghi e semplici conoscenti: «Sottoponetevi al tampone». Sotto la lente anche gli autisti degli autobus `

L’APPELLO TREVISO «Lanciamo un appello a chi sa di aver avuto dei contatti con uno o più ospiti dell’ex caserma Serena: si faccia avanti con il dipartimento di Prevenzione dell’Usl per fare il tampone». L’invito arriva direttamente dal presidente della Regione, Luca Zaia. Il servizio Igiene e sanità pubblica dell’azienda sanitaria trevigiana ha già iniziato a ricostruire gli spostamenti fatti nell’ultimo periodo dai richiedenti asilo risultati positivi. L’indagine epidemiologica in corso ha permesso fino a questo momento di individuare una trentina di persone entrate in contatto con i migranti. Nella maggior parte dei casi si tratta di colleghi di lavoro. Adesso verranno a loro volta sottoposti al tampone per scongiurare il rischio che il focolaio si allarghi anche al di fuori dell’ex caserma.

ALLA MADONNINA

do la voce perché vogliono uscire. Qui si vede se esiste lo Stato oppure no». Oltre allo screening allargato tra le persone che nell’ultimo periodo sono entrate in contatto con i migranti dell’ex Serena, già in corso, adesso si andrà anche a sequenziare

il virus a livello genetico per definirne il ceppo. Un aspetto, questo, che potrebbe aiutare a chiarire l’origine del maxi focolaio. «Andremo a testare i migranti ogni sette giorni. Per la loro salute ma anche per vedere l’evoluzione: potrebbe essere una buona opportunità di studio epidemiologico; resta sottinteso che strutture come questa devono essere dismesse. È ormai certificato che tale sistema di ospitalità è fallimentare». Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

la Serena, si tratta già di un’enclave completamente chiusa. La zona rossa comporterebbe solo differenze dal punto di vista sanzionatorio, ma per il momento, dal punto di vista formale, nessuno ha avanzato questa richiesta».

IL SIT IN

Intanto ieri pomeriggio una delegazione composta dal segretario regionale del sindacato di polizia Sap, Fabio Ballestriero, e il segretario provinciale Maurizio Casagrande, si sono presentati alle porte della caserma Serena, presidiata notte e giorno dalle pattuglie della polizia e dei carabinieri per impedire a chiunque di violare la quarantena. «È chiaro che ciò sottrae in maniere preoccupante risorse umane, per altro già scarse, a varie importanti attività di polizia come il controllo del territorio o le attività di polizia giudiziaria di Treviso, debilitando servizi ritenuti importanti e prioritari per la comunità - ha detto Ballestriero -. D’altra parte lo status giuridico dei migranti residenti nei centri di accoglienza non consentirebbe il trattenimento coatto e pertanto se dovessero allontanarsi, ciò porrebbe inquietanti interrogativi sulle regole di ingaggio che il poliziotto deve rispettare dovesse imbattersi in un fuggiasco: trattenerlo rischiando l’imputazione per sequestro di persona e rischiando il contagio perchè sospetto positivo da Covid 19». Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli accertamenti sono partiti: vengono eseguiti con il drive-in all’esterno del centro della Madonnina di Treviso. Il sistema è identico a quello che era stato utilizzato per controllare i medici di famiglia: si arriva in macchina, si abbassa il finestrino, si fa il tampone, senza scendere dall’auto, e poi si riparte. L’esito verrà comunicato singolarmente nei prossimi giorni. Nel frattempo scatta l’isolamento domiciliare fiduciario. Come previsto dalla linee guida, l’Usl della Marca si sta concentrando sulle persone entrate in stretto contatto con i migranti. Non sui contatti sporadici. Resta il fatto che 200 richiedenti asilo su 293, circa il 70%, lavora o ha lavorato con contratti di varia durata. Uno degli obiettivi è risalire alle aziende del territorio dove hanno di recente prestato servizio per valutare se ci sono state situazioni a rischio. In caso di risposta affermativa, si procede con i tamponi. Dalla Regione, comunque, invitano a non aspettare per for-

IL SINDACO TREVISO «Zona rossa? Sono pronto a fare tutto ciò che serve». L’ipotesi di istituire formalmente una zona rossa alla Serena, vagliata nelle scorse ore in Regione, avrà probabilmente vita breve. Anche perchè, di fatto, la stessa struttura si presenta come un fortino ed già presidiato notte e giorno dalle camionette delle forze dell’ordine dall’inizio della quarantena. Il sindaco di Treviso Mario Conte però si dice disponibile ad un incontro con Regione e Prefettura per eventuali iniziative che blindino ulteriormente il focolaio. «Faremo quanto necessario per mettere in sicurezza la comunità - afferma Conte -, ma già allo stato attuale nessuno può uscire dalla struttura. E di certo una sanzione di carattere penale non farebbe grande differenza per chi volesse eventualmente, allontanarsi. È chiaro d’altro canto che non vogliamo permettere alcun comportamento che metta in pericolo la salute pubblica. So che al momento ci sono delle difficoltà

CONFINATI Alcuni ospiti della caserma Serena da tre giorni in quarantena nei rispettivi alloggi

za la chiamata dell’Usl. Nasce da qui l’appello: chi sa di aver avuto contatti con gli ospiti, si faccia avanti per essere controllato. Senza timori. Nemmeno nell’eventualità di situazioni al limite, o magari anche oltre, le regole. «Non è per creare allarmismo. Questa cosa è gestibile attraverso il senso di responsabilità di ogni singolo cittadino – specifica Zaia – se qualcuno sa di aver avuto un contatto, chiama, viene fatto il tampone e finisce lì. Non è che facciamo l’analisi del bilancio aziendale. Alla sanità non frega nulla di queste cose».

L’azienda sanitaria è a disposizione. Di pari passo, comunque, si sottolinea che i contatti considerati in qualche modo a rischio sono quelli stretti e prolungati. Non quelli avuti da chi magari ha semplicemente incrociato i migranti per strada.

GLI AUTISTI Uno discorso simile vale anche per gli autisti dei bus e delle corriere prese nelle ultime settimane dai richiedenti asilo dell’ex Serena. Ieri Giacomo Colladon, presidente di Mom, ha fatto il punto proprio su questo

Zona rossa, Conte: «Faremo ciò che serve alla sicurezza» I TAMPONI effettuati dagli operatori dell’usl alla caserma Serena dove sono stati trovati 133 contagiati

«DISPONIBILE A QUALSIASI INIZIATIVA CONTRIBUISCA A METTERE IN SICUREZZA TUTTA LA NOSTRA COMUNITA’»

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all’interno del centro, ci sono state delle tensioni legate agli spostamenti (per l’isolamento dei richiedenti asilo positivi), e che qualche ospite sta cercando di imporsi come “capetto”. Quello che chiedo agli ospiti, a questo punto, è di rispettare le regole, come hanno fatto finora

con il prefetto, Maria Rosaria Laganà, il presidente della Provincia, Stefano Marcon, ente che rappresenta la proprietà dell’azienda del trasporto pubblico locale, e Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl trevigiana. «Qualche timore c’è – tira le fila Colladon – ci è però stato assicurato che le misure di prevenzione contro la diffusione del coronavirus che abbiamo adottato ci permettono di pensare che gli autisti siano sufficientemente tutelati». M.Fav © RIPRODUZIONE RISERVATA

i trevigiani che, fino all’esplosione del focolaio, erano riusciti a mantenere, da 50 giorni, la città covid free». Anche tra i migranti, 287 in questo momento i presenti in struttura, c’è apprensione, soprattutto per chi all’esterno della struttura è riuscito a trovare un lavoro, con relativi impegni e scadenze. Un danno non da poco per chi sta cercando a fatica di costruirsi una vita. Intanto anche il consigliere d’opposizione Fabio Pezzato torna sul tema “zona rossa”. «Visto tutto questo strepitare oggi, perché non è stata chiesta tempestivamente l’istituzione della zona rossa come fatto dieci giorni fa dal governatore del Friuli Fedriga in merito alla ex caserma Cavarzerani? Ora è tardi, ormai “i buoi sono scappati”, inutile chiedere al Governo i danni. Quando la situazione come ci auguriamo sarà rientrata, penso sia opportuno un ripensamento del sistema di gestione del fenomeno dell’accoglienza che ancora una volta dimostra il fallimento del sistema delle grandi concentrazioni». A.Belt © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

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Emergenza coronavirus

Alla Serena sommossa dei migranti costretti a stare in quarantena Sfasciata l’infermeria dell’ex caserma `Il prefetto: «Nella struttura c’è un gruppo di Treviso dove vivono anche 133 positivi di facinorosi che cercano di fare i capipopolo» `

LE TENSIONI TREVISO Non è una quarantena facile quella vissuta dai richiedenti asilo ospiti dell’ex caserma Serena di Treviso, dove 133 migranti, su un totale di 293 ospiti, sono risultati positivi al Covid 19, facendo scattare l’isolamento dell’intera struttura, presidiata notte e giorno dalle forze dell’ordine. Giovedì sera, quando sono stati comunicati ufficialmente i risultati dello screening effettuato dall’Usl dopo la scoperta dei primi tre profughi contagiati dal coronavirus, è stato disposto l’isolamento delle 133 persone contagiate dal resto degli ospiti, collocate in un edificio indipendente precedentemente sanificato. Tra i richiedenti asilo invitati ad abbandonare, anche se temporaneamente, i propri alloggi, c’è però chi si è ribellato. Nulla a confronto con la rivolta scoppiata esattamente un mese fa quando un gruppo di migranti prese possesso delle struttura, costringendo all’intervento le squadre antisommossa della po-

lizia, ma la tensione è stata alta. Alcuni ospiti, in via di identificazione, hanno distrutto l’infermeria, lanciando lettini, brandine e scaraventando a terra scaffali e computer. Fortunatamente all’atto vandalico non è seguita la temuta escalation di violenza che le forze dell’ordine disposte ai cancelli della caserma erano pronti ad affrontare e reprimere. «Nella struttura c’è un gruppo di facinorosi - ammette il prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà -, spine nel fianco che cercano di trasformarsi in capi popolo, ma per fortuna giovedì non è montata alcuna protesta come accaduto a giugno».

IL PRECEDENTE I responsabili del vandalismo sarebbero gli stessi che un mese fa si erano ribellati alla quarantena imposta per la positività riscontrata di un operatore pakistano, ex ospite della struttura,

rientrato dall’Asia e risultato contagiato dal Covid 19. «Aveva assunto medicinali per nascondere la febbre, era impossibile accorgersi fosse malato» aveva spiegato Gian Lorenzo Marinese, presidente di Nova Facility, la società che gestisce ininterrottamente dal 2015 la Serena e, da qualche mese, anche l’hotspot di Lampedusa. Oltre al mediatore pakistano erano stati trovati altri due ospiti positivi (guariti nel giro di pochi giorni), ma la caserma, per alcune ore, finì nelle mani di un gruppo di migranti, per lo più di origine nigeriana, che diedero inizio a una vera e propria rivolta, sfociata nel blitz delle forze dell’ordine intervenute per liberare gli operatori sanitari entrati nella struttura per effettuare i tamponi e costretti, nel timore di subire violenze, a rifugiarsi nella guardiola dell’edificio. Per quei fatti la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo

ma, finora, non sono stati presi provvedimenti nei confronti dei responsabili, una decina in tutto. Nè una denuncia né la revoca dell’accoglienza anche se almeno due dei facinorosi individuati dalle indagini della Digos, nel frattempo, hanno già lasciato spontaneamente la struttura.

L’ISOLAMENTO Quel che preoccupa, in questo momento, sarebbe però la difficoltà nel far rispettare l’isolamento (all’interno della struttura) di una parte dei 133 ospiti risultati positivi. «Alcuni di loro non rispettano le disposizioni» hanno spiegato sia il presidente della Regione Zaia che il sindaco di Treviso Mario Conte. Il timore, insomma, è che tra una settimana, quando verrà fatto il secondo giro di tamponi nella struttura, i positivi possano essere ancora di più. Intanto ieri pomeriggio una delegazione del

IL CASO

I SINTOMI L’odissea è cominciata ormai una settimana fa. La donna ha iniziato a sentirsi male domenica. I sintomi sono quelli dell’influenza intestinale. Aveva anche la febbre, sparita solo nelle ultime 24 ore. Sembrava un malessere di poco

Muore contagiata in ospizio, il pm indaga LA TRAGEDIA PADOVA Muore un’anziana in casa di riposo, la famiglia presenta un esposto alla Procura della Repubblica per capire le modalità del contagio. Dopo due mesi di tregua, il coronavirus ha causato un’altra vittima nel Padovano. Ieri è deceduta Maria Fina, 95 anni, ospite della casa di riposo Moretti Bonora di Camposampiero, ricoverata nel reparto di Malattie infettive di Padova. Era stata contagiata lo scorso 17 luglio dalle tre operatrici camerunensi che, ignare di essere positive al Covid-19 dopo aver partecipato a Padova alla commemorazione di un connazionale, hanno lavorato per oltre una settimana tra i reparti della struttura per anziani.

I RESPONSABILI DEI VANDALISMI SAREBBERO GLI STESSI CHE GIÀ SI ERANO RIBELLATI UN MESE FA

TREVISO Sta male da ormai una settimana. Negli ultimi tempi aveva frequentato le piscine di Valdobbiadene, dove era emerso un caso di coronavirus. Così il suo malessere è stato inquadrato come sospetta infezione da Covid-19. Ma proprio questo, paradossalmente, le ha chiuso tutte le porte. Da domenica ad oggi non è riuscita a farsi vedere da un solo dottore. E neppure a sottoporsi al tampone per il Covid-19. Zero. Ieri è stata respinta anche dal Pronto Soccorso dell’ospedale di Conegliano, dove l’aveva inviata il medico di famiglia. E ora ha deciso di rinunciare: si rivolgerà alla sanità privata per scoprire se è stata contagiata dal coronavirus. Poi agirà di conseguenza. È l’incredibile vicenda che vede per protagonista una 68enne, italiana, residente nel Trevigiano. «Si fanno i tamponi gratuiti ai migranti, alle badanti e a chi arriva dall’estero – si sfoga la famiglia – mentre gli altri, alla fine, arrivano al punto di doversi arrangiare privatamente».

CONTROLLI Il presidio della Polizia all’ingresso dell’ex caserma Serena

TREVISO I carabinieri controllano il retro del centro per migranti nell’ex caserma a Treviso

Sta male, odissea per il test «Colpa del medico di base» conto. Non fosse stato per un particolare che di questi tempi fa rizzare tutte le antenne: la 68enne ha frequentato le piscine comunali di Valdobbiadene proprio nello stesso periodo del 55enne che tra la fine di giugno e l’inizio di luglio è risultato positivo al Covid-19. Come prevedono le linee guida, l’Usl trevigiana aveva controllato solo i contatti più stretti dell’uomo. Lei non risultava tra questi. Le cose sono cambiate quando sono emersi i primi sintomi. All’inizio la donna ha provato a curarsi con i medicinali più diffusi, quelli che molti hanno in casa. Poi si è rivolta al medico di famiglia. «Mi è stato prescritto un farmaco anti-vomito per telefono», racconta. Non è bastato. La 68enne ha continuato a sentirsi

male. A quel punto il medico ha cercato di capire se ci fossero stati contatti con persone positive al Covid-19. È in questo modo che è stata segnalata l’attività svolta nelle piscine di Valdobbiadene.

IL PRE-TRIAGE Ieri mattina, infine, la famiglia ha deciso di andare al Pronto Soc-

LA 68ENNE FREQUENTA LA PISCINA DOVE C’ERA STATO UN CASO, MA IN UNA SETTIMANA NON HA ANCORA FATTO IL TAMPONE

corso dell’ospedale di Conegliano. Qui c’è stata un’altra brutta sorpresa. «Al pre-triage abbiamo segnalato che eravamo stati mandati dal medico di famiglia come caso sospetto di coronavirus – raccontano – pensavamo che scattasse l’isolamento in qualche stanza e l’esecuzione del tampone. Invece non è stato così. Uno dei due giovani del pre-triage è entrato in pronto soccorso e poi è tornato riferendoci che il medico aveva detto che non potevamo entrare e che dovevamo tornare a casa, mettendoci in isolamento fiduciario». «Nessuno ha nemmeno registrato la nostra presenza – continuano – così siamo tornati indietro, passando tra la gente. Se il coronavirus è presente, l’abbiamo portato un po’ ovunque.

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IL FASCICOLO Maria Fina, ex insegnante, dopo un breve periodo di sistemazione nella zona di astanteria creata dalla direzione della casa di riposo, era stata ricoverata a Padova. I familiari della donna vogliono capire cos’è accaduto affinché siano accertate le cause esatte del decesso e le eventuali responsabilità. Sarà il pubblico ministero della procura di Padova Roberto Piccione ad avere in mano il fascicolo del caso, mentre lunedì il medico legale Antonello Cirnelli eseguirà l’autopsia sul corpo della novantacinquenne. La denuncia, sottoscritta dal figlio dell’anziana, è stata depositata ieri in Procura per tramite dei legali veneziani Augusto Palese e Gian Luca De Biasi. L’anziana era ospite da circa tre anni alla Bonora di Camposampiero. I familiari vogliono capire perché solo il 17 luglio sono venuti a sapere dei casi di positività risalenti in parte a una settimana prima. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sindacato autonomo di polizia Sap ha organizzato un sit - in davanti alla Serena, come detto presidiata notte e giorno dalle forze dell’ordine. «È chiaro che ciò sottrae in maniera preoccupante risorse umane, per altro già scarse, a varie e importanti attività di polizia come il controllo del territorio o le attività di polizia giudiziaria - ha detto il segretario regionale Fabio Ballestriero -. Inoltre c’è il tema dell’esposizione al rischio contagio per i colleghi impegnati nel servizio di vigilanza all’esterno dei centri, affatto remoto». Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA

MOLTI NON RISPETTANO LE PRESCRIZIONI E IL TIMORE È CHE AL SECONDO GIRO DI TAMPONI I POSITIVI SIANO MOLTI DI PIÙ

Se invece non c’è, non sappiamo come sia possibile che una donna possa rimanere a casa stando male per una settimana senza riuscire a sottoporsi a una visita medica».

L’INGHIPPO Dall’Usl trevigiana sottolineano che l’inghippo è nato dalla gestione del caso da parte del medico di famiglia. «I medici di medicina generale sanno benissimo che non devono mandare i casi sospetti di coronavirus nei Pronto Soccorso – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria –, in situazioni del genere bisogna interpellare il servizio Igiene e sanità pubblica. Da parte nostra, non ci sono problemi per fare i tamponi su chi è stato in situazioni a rischio». Se necessario, vengono attivate le cosiddette Usca, cioè le Unità speciali di continuità assistenziale, composte da medici e infermieri che seguono i casi sospetti di Covid-19 direttamente a domicilio. Parole, quelle dei vertici dell’Usl, confermate in pieno anche da Anna Pupo, direttrice del servizio in questione, che in questi giorni è in prima linea per arginare il focolaio esploso nel centro di accoglienza per richiedenti asilo dell’ex caserma Serena di Treviso ma che non perde mai di vista l’andamento dell’epidemia a livello provinciale. Mauro Favaro ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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Cultura & Spettacoli

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Scomparso nella notte il direttore della Fondazione trevigiana «Da sempre impegnato nella difesa di ambiente e territorio»

Il caso

Sessismo in televisione DeGeneres chiede scusa

Benetton, addio a Marco Tamaro IL LUTTO l vezzo del farfallino, la passione profonda per la bellezza e la cultura, l’amore per la musica, scoperta in tarda età. Si definiva uomo di terra, ma aveva gli occhi fissi al cielo Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton, scomparso ieri in assoluto riserbo all’età di 61 anni dopo una breve malattia. Rispetto alla quale aveva detto lo stretto indispensabile. Quel tanto che bastava a rispondere di alcune sue assenze, e di quel volto negli ultimi tempi smagrito. Non aveva sottovalutato il “coso”, come lo chiamava lui. Si era abituato a conviverci, aveva scelto di curarsi in provincia, tra le mani di un vecchio amico.

I

cordoglio è unanime. A testimonianza che a mettere nero su bianco il proprio pensiero senza badare troppo al politically correct alla fine ci si fa più amici che nemici.

COMMOZIONE E AFFETTO Il Governatore del Veneto Luca Zaia lo ricorda come «uomo di visione non limitata delle potenzialità sociali della sinergia tra cultura e imprenditoria. Sotto la sua direzione la Fondazione Benetton ha dato concretezza non solo agli studi, alle ricerche e alla conservazione documentale, ma anche a quell’attenzione verso i beni culturali, traducendola in valorizzazione e recupero di luoghi e memorie concrete». Nato a Venezia nel 1959, laureato in Scienze Agrarie, dopo aver svolto attività di ricerca nella Facoltà di

IL RICORDO DI LUCIANO Mantenendo intatta la voglia di rimanere al centro della propria vita fino alla fine. Non rinunciando ad alcun impegno di lavoro. Neppure ad un’ultima visita alla tenuta di Maccarese, tanto amata da Carlo Benetton, con cui condivideva il Dna di “homo agricolus”. Commosso lo ricorda Luciano Benetton come un ottimo condottiero sempre pronto a immaginare progetti di bellezza: «La vita, il lavoro, gli orientamenti culturali e le qualità gestionali di Marco Tamaro appaiono inscindibili dal suo rapporto con la Fondazione Benetton, un luogo che deve alla sua intensa presenza la continuità di crescita, la vivacità culturale e la coerenza di obiettivi che, in tempi non sempre facili, hanno accompagnato l’evolversi di questa istituzione. Ci mancherà molto, umanamente e professionalmente, ma lascia una grande squadra di donne e uomini che lo saprà rappresentare con orgoglio e passione nelle prossime imprese». Al timone della Fondazione Benetton dal 2009, Marco Tamaro aveva fatto diventare il polo culturale della dinastia un luogo aperto al libero pensiero e alle diverse confessioni. Era un liberale che non amava concedere troppo ai sentimenti, ma dietro la cui scorza corrusca si indovinava una profondissima umanità. La scomparsa di Tamaro lascia un vuoto pesante. E il

GRAZIE ALLA SUA AZIONE RECUPERATO L’ORATORIO DI SAN TEONISTO E LA GALLERIA DELLE PRIGIONI

Licenziamenti in vista nella squadra di “The Ellen DeGeneres Show” (nella foto). La popolarissima attrice comica conduttrice dell’omonimo talk show si è scusata per i comportamenti inappropriati che sarebbero emersi da parte di alcuni membri del team della trasmissione, trasmessa da più emittenti in tutto il Nord America. Un’indagine interna, provocata da alcuni articoli di Buzzfeed in cui dipendenti dello show lanciavano accuse di razzismo e intimidazione nella redazione del programma, ha portato ad accertare «carenze» nella «gestione quotidiana dello show». Le confessioni dei dipendenti avevano dipinto l’ambiente dello show come «dominato dalla paura». In una e-mail allo staff del programma, Ellen si è scusata e ha dichiarato di essere «impegnata a

Chimica Industriale a Venezia, nel 2009 è nominato direttore della Fondazione Benetton Studi Ricerche.

PROGETTI E IDEE Tra i progetti perseguiti con particolare tenacia quello di Treviso urbs picta, la musica, il cinema e il teatro. Di particolare rilievo nazionale lo sviluppo di Articolo 9, il progetto ispirato alla Costituzione insieme ai Ministeri dell’Istruzione e dei Beni Culturali. Sotto la sua gestione la Fondazione ha non solo tagliato il traguardo dei 30 anni di attività, ma si è arricchita dell’auditorium di San Teonisto dello spazio espositivo della Galleria delle Prigioni e del nuovissimo progetto di Santa Maria Nova, oggi Ca’ Scarpa. L’ultimo anno di vita è stato denso di nubi per Marco Tamaro. In un giardino nel cuore della campagna trevigiana, in quella casa Cozzi a Zero Branco ricevuta in eredità dalla Fondazione e da Marco trasformata in luogo di musica e di feste d’estate con frutta e candele, domenica alle 18,30 la Fondazione e la famiglia lo saluteranno con una cerimonia laica. Come lui avrebbe voluto. Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA

DIRETTORE Marco Tamaro era al vertice della Fondazione Benetton

Venezia 77, nella sezione “Realtà virtuale” 44 opere LA RASSEGNA ono state scelte le opere in Virtual Reality della 77/a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, per la sezione denominata quest’anno «Venice VR Expanded». Come annunciato, le opere di questa edizione della Mostra, anziché sull’isola veneziana del Lazzaretto Vecchio, saranno interamente fruibili online grazie a una piattaforma digitale innovativa che vede il sostegno di Htc Viveport, Facebook’s Oculus, VRChat e VRrOOm. Venice VR Expanded presenterà 31 progetti immersivi in Concorso, nove progetti Fuori Concorso-Best of VR e quattro progetti sviluppati nel corso della quar-

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BIENNALE La realtà virtuale online

ta edizione di Biennale College Cinema-VR o di edizioni precedenti, di cui uno, l’italiano «Vajont», sostenuto dal grant Biennale. I 44 progetti complessivi provengono da 24 Paesi.

ACCESSIBILITÀ SOLO ONLINE La Mostra del Cinema di Venezia è stata uno dei primi festival di cinema al mondo a manifestare interesse per la Virtual Reality. La realizzazione di un VR Theater nel 2016 ha suscitato enorme interesse tra i partecipanti del Venice Production Bridge. A partire dal 2017, la Biennale ha dato il via alla prima competizione di opere in realtà virtuale tra i principali festival, tenutasi per tre edizioni, fino al 2019, al Lazzaretto Vecchio al Lido, con una Giuria internazionale. Quest’anno, l’accessibilità esclusivamente onli-

ne di Venice VR Expanded rappresenta un nuovo impegno e una sfida per garantire la presenza, nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia, dell’esperienza di questa nuova forma d’arte. Gli spettatori accreditati della Mostra avranno accesso a tutti i titoli del programma, attraverso uno speciale accredito VR. Tutte le opere selezionate sono riservate ai maggiori di 14 anni. La piattaforma Venice VR Expanded sarà inoltre accessibile in diverse location nel mondo, grazie alla disponibilità delle istituzioni che aderiscono al programma di networking Satellite. Grazie alla possibillità di operare online viene così garantita anche questa sezione alla Mostra del cinema che negli anni ha avuto un crescente successo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

garantire che ciò non accada più». «Dobbiamo essere tutti più attenti al modo in cui le nostre parole e azioni influiscono sugli altri, e sono contenta che i problemi del nostro show siano stati portati alla mia attenzione», ha aggiunto. Tra le accuse, rivolte su Buzzfeed da dipendenti ed dipendenti, il licenziamento dopo un periodo di malattia o di congedo per lutto, “microaggressioni” razziste, la diffida a rivolgere la parola alla conduttrice. E da ultimo allusioni sessuali da parte di importanti membri dello staff nei confronti del personale più giovane. Tutte critiche in netto contrasto con l’immagine pubblica di DeGeneres, il cui mantra è «siate gentili l’uno con l’altro», ha sempre descritto il suo programma come «un luogo di felicità». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il premio Fondazione Campiello va a Alessandro Baricco IL RICONOSCIMENTO l Premio Fondazione Il Campiello 2020 è stato assegnato ad Alessandro Baricco. Lo scrittore e intellettuale torinese ritirerà il riconoscimento alla carriera in occasione della finale della 58esima edizione del Premio Campiello, in programma sabato 5 settembre per la prima volta in Piazza San Marco a Venezia. Enrico Carraro, presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto hanno spiegato così così la motivazione: «Alessandro Baricco è uno degli scrittori più amati dai lettori in Italia e non solo. Fin dagli esordi ha ottenuto grande successo con “Castelli di rab-

I

bia”, suo primo romanzo e Premio Selezione Campiello nel 1991, “Oceano mare” e “Seta”; e le successive, numerose opere, hanno continuato a riscuotere il costante favore del pubblico. Il suo profilo è anche quello di un intellettuale instancabile e versatile, critico musicale, autore di teatro, fondatore della Scuola Holden che tuttora dirige, regista cinematografico nonché autorevole comunicatore televisivo. Una figura di intellettuale a tutto tondo a cui la Fondazione Il Campiello ha voluto attribuire questo riconoscimento alla carriera».

ge: «Esponente di spicco della narrativa generazionale degli anni Novanta, Alessandro Baricco ha saputo coniugare l’ibridazione dei generi letterari con uno stile mimetico in cui la complicità con il lettore non viene sollecitata ma semmai, con indubbia sagacia, postulata. Con il Premio alla Carriera la Fondazione Il Campiello intende dunque rendere omaggio a uno scrittore che ha saputo contaminare la dimensione ludica con un’esperta capacità combinatoria, elementi che a buon diritto conferiscono alla sua scrittura una fisionomia che si colloca con originalità nel filone mainstream della narrativa contemporanea».

AUTORE DI BESTSELLER E anche Piero Luxardo, presidente del Comitato di Gestione del Premio Campiello, aggiun-

SCRITTORE Alessandro Baricco

L’ALBO D’ORO

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Il Premio Fondazione Il Campiello viene assegnato dal 2010. Prima di Alessandro Baricco, hanno ricevuto il riconoscimento Isabella Bossi Fedrigotti (2019), Marta Morazzoni (2018), Rosetta Loy (2017), Ferdinando Camon (2016), Sebastiano Vassalli (2015), Claudio Magris (2014), Alberto Arbasino (2013), Dacia Maraini (2012), Andrea Camilleri (2011) e Carlo Fruttero

LA MOTIVAZIONE «LO SCRITTORE È UNO DEI MAGGIORI ESPONENTI DELLA LETTERATURA DEGLI ANNI NOVANTA»

(2010). Il Premio Campiello, istituito nel 1962 dagli Industriali del Veneto, è promosso e gestito dalla Fondazione Il Campiello, composta dalle sette Associazioni Industriali del Veneto e dalla loro Confindustria regionale. È uno dei pochi casi di successo in Italia di connessione concreta e strategica tra mondo dell’impresa e della cultura, accreditandosi come una delle più importanti competizioni letterarie italiane. Il Premio è realizzato grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, Eni (che è anche partner esclusivo del Premio Fondazione Il Campiello), Umana, Cattolica Assicurazioni, Fincantieri, Alperia Sum, Pirelli, Seingim, Sidi. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Sabato 1 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il contagio all’esterno: «Test su tutti i contatti dei profughi» Il 70 per cento lavora fuori, l’appello a colleghi e semplici conoscenti: «Sottoponetevi al tampone». Sotto la lente anche gli autisti degli autobus `

L’APPELLO TREVISO «Lanciamo un appello a chi sa di aver avuto dei contatti con uno o più ospiti dell’ex caserma Serena: si faccia avanti con il dipartimento di Prevenzione dell’Usl per fare il tampone». L’invito arriva direttamente dal presidente della Regione, Luca Zaia. Il servizio Igiene e sanità pubblica dell’azienda sanitaria trevigiana ha già iniziato a ricostruire gli spostamenti fatti nell’ultimo periodo dai richiedenti asilo risultati positivi. L’indagine epidemiologica in corso ha permesso fino a questo momento di individuare una trentina di persone entrate in contatto con i migranti. Nella maggior parte dei casi si tratta di colleghi di lavoro. Adesso verranno a loro volta sottoposti al tampone per scongiurare il rischio che il focolaio si allarghi anche al di fuori dell’ex caserma.

ALLA MADONNINA

do la voce perché vogliono uscire. Qui si vede se esiste lo Stato oppure no». Oltre allo screening allargato tra le persone che nell’ultimo periodo sono entrate in contatto con i migranti dell’ex Serena, già in corso, adesso si andrà anche a sequenziare

il virus a livello genetico per definirne il ceppo. Un aspetto, questo, che potrebbe aiutare a chiarire l’origine del maxi focolaio. «Andremo a testare i migranti ogni sette giorni. Per la loro salute ma anche per vedere l’evoluzione: potrebbe essere una buona opportunità di studio epidemiologico; resta sottinteso che strutture come questa devono essere dismesse. È ormai certificato che tale sistema di ospitalità è fallimentare». Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

la Serena, si tratta già di un’enclave completamente chiusa. La zona rossa comporterebbe solo differenze dal punto di vista sanzionatorio, ma per il momento, dal punto di vista formale, nessuno ha avanzato questa richiesta».

IL SIT IN

Intanto ieri pomeriggio una delegazione composta dal segretario regionale del sindacato di polizia Sap, Fabio Ballestriero, e il segretario provinciale Maurizio Casagrande, si sono presentati alle porte della caserma Serena, presidiata notte e giorno dalle pattuglie della polizia e dei carabinieri per impedire a chiunque di violare la quarantena. «È chiaro che ciò sottrae in maniere preoccupante risorse umane, per altro già scarse, a varie importanti attività di polizia come il controllo del territorio o le attività di polizia giudiziaria di Treviso, debilitando servizi ritenuti importanti e prioritari per la comunità - ha detto Ballestriero -. D’altra parte lo status giuridico dei migranti residenti nei centri di accoglienza non consentirebbe il trattenimento coatto e pertanto se dovessero allontanarsi, ciò porrebbe inquietanti interrogativi sulle regole di ingaggio che il poliziotto deve rispettare dovesse imbattersi in un fuggiasco: trattenerlo rischiando l’imputazione per sequestro di persona e rischiando il contagio perchè sospetto positivo da Covid 19». Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli accertamenti sono partiti: vengono eseguiti con il drive-in all’esterno del centro della Madonnina di Treviso. Il sistema è identico a quello che era stato utilizzato per controllare i medici di famiglia: si arriva in macchina, si abbassa il finestrino, si fa il tampone, senza scendere dall’auto, e poi si riparte. L’esito verrà comunicato singolarmente nei prossimi giorni. Nel frattempo scatta l’isolamento domiciliare fiduciario. Come previsto dalla linee guida, l’Usl della Marca si sta concentrando sulle persone entrate in stretto contatto con i migranti. Non sui contatti sporadici. Resta il fatto che 200 richiedenti asilo su 293, circa il 70%, lavora o ha lavorato con contratti di varia durata. Uno degli obiettivi è risalire alle aziende del territorio dove hanno di recente prestato servizio per valutare se ci sono state situazioni a rischio. In caso di risposta affermativa, si procede con i tamponi. Dalla Regione, comunque, invitano a non aspettare per for-

IL SINDACO TREVISO «Zona rossa? Sono pronto a fare tutto ciò che serve». L’ipotesi di istituire formalmente una zona rossa alla Serena, vagliata nelle scorse ore in Regione, avrà probabilmente vita breve. Anche perchè, di fatto, la stessa struttura si presenta come un fortino ed già presidiato notte e giorno dalle camionette delle forze dell’ordine dall’inizio della quarantena. Il sindaco di Treviso Mario Conte però si dice disponibile ad un incontro con Regione e Prefettura per eventuali iniziative che blindino ulteriormente il focolaio. «Faremo quanto necessario per mettere in sicurezza la comunità - afferma Conte -, ma già allo stato attuale nessuno può uscire dalla struttura. E di certo una sanzione di carattere penale non farebbe grande differenza per chi volesse eventualmente, allontanarsi. È chiaro d’altro canto che non vogliamo permettere alcun comportamento che metta in pericolo la salute pubblica. So che al momento ci sono delle difficoltà

CONFINATI Alcuni ospiti della caserma Serena da tre giorni in quarantena nei rispettivi alloggi

za la chiamata dell’Usl. Nasce da qui l’appello: chi sa di aver avuto contatti con gli ospiti, si faccia avanti per essere controllato. Senza timori. Nemmeno nell’eventualità di situazioni al limite, o magari anche oltre, le regole. «Non è per creare allarmismo. Questa cosa è gestibile attraverso il senso di responsabilità di ogni singolo cittadino – specifica Zaia – se qualcuno sa di aver avuto un contatto, chiama, viene fatto il tampone e finisce lì. Non è che facciamo l’analisi del bilancio aziendale. Alla sanità non frega nulla di queste cose».

L’azienda sanitaria è a disposizione. Di pari passo, comunque, si sottolinea che i contatti considerati in qualche modo a rischio sono quelli stretti e prolungati. Non quelli avuti da chi magari ha semplicemente incrociato i migranti per strada.

GLI AUTISTI Uno discorso simile vale anche per gli autisti dei bus e delle corriere prese nelle ultime settimane dai richiedenti asilo dell’ex Serena. Ieri Giacomo Colladon, presidente di Mom, ha fatto il punto proprio su questo

Zona rossa, Conte: «Faremo ciò che serve alla sicurezza» I TAMPONI effettuati dagli operatori dell’usl alla caserma Serena dove sono stati trovati 133 contagiati

«DISPONIBILE A QUALSIASI INIZIATIVA CONTRIBUISCA A METTERE IN SICUREZZA TUTTA LA NOSTRA COMUNITA’»

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all’interno del centro, ci sono state delle tensioni legate agli spostamenti (per l’isolamento dei richiedenti asilo positivi), e che qualche ospite sta cercando di imporsi come “capetto”. Quello che chiedo agli ospiti, a questo punto, è di rispettare le regole, come hanno fatto finora

con il prefetto, Maria Rosaria Laganà, il presidente della Provincia, Stefano Marcon, ente che rappresenta la proprietà dell’azienda del trasporto pubblico locale, e Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl trevigiana. «Qualche timore c’è – tira le fila Colladon – ci è però stato assicurato che le misure di prevenzione contro la diffusione del coronavirus che abbiamo adottato ci permettono di pensare che gli autisti siano sufficientemente tutelati». M.Fav © RIPRODUZIONE RISERVATA

i trevigiani che, fino all’esplosione del focolaio, erano riusciti a mantenere, da 50 giorni, la città covid free». Anche tra i migranti, 287 in questo momento i presenti in struttura, c’è apprensione, soprattutto per chi all’esterno della struttura è riuscito a trovare un lavoro, con relativi impegni e scadenze. Un danno non da poco per chi sta cercando a fatica di costruirsi una vita. Intanto anche il consigliere d’opposizione Fabio Pezzato torna sul tema “zona rossa”. «Visto tutto questo strepitare oggi, perché non è stata chiesta tempestivamente l’istituzione della zona rossa come fatto dieci giorni fa dal governatore del Friuli Fedriga in merito alla ex caserma Cavarzerani? Ora è tardi, ormai “i buoi sono scappati”, inutile chiedere al Governo i danni. Quando la situazione come ci auguriamo sarà rientrata, penso sia opportuno un ripensamento del sistema di gestione del fenomeno dell’accoglienza che ancora una volta dimostra il fallimento del sistema delle grandi concentrazioni». A.Belt © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Sabato 1 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Le nuove ordinanze MASCHERINA L’ordinanza prorogata dal governatore Luca Zaia, qui all’ospedale di Schiavonia, impone l’uso dei dispositivi nei luoghi chiusi aperti al pubblico e all’aperto in caso di assembramento

LA REGIONE VENEZIA Al momento in Veneto ardono 45 focolai di Coronavirus. Il più grande è quello scoppiato all’ex caserma Serena di Treviso-Casier, con 133 contagiati su 293 ospiti, ora tutti in quarantena. «Per mesi 5 milioni di veneti si sono chiusi in casa senza fiatare, ora questi hanno qualcosa da ridire per 14 giorni? Qui si vede se esiste lo Stato oppure no», sbotta il governatore Luca Zaia, nella giornata della firma di una nuova ordinanza, che vista la proroga dello stato di emergenza decisa dal Governo, prolunga al 15 ottobre tutte le disposizioni regionali.

(foto NUOVETECNICHE)

ZONA ROSSA Zaia ne ha parlato con il prefetto Maria Rosaria Laganà: «Stiamo cercando di capire se abbiamo la potestà giuridica per fare qualcosa di più. Ma per me quel centro è già una zona rossa dal punto di vista sanitario. I migranti verranno testati ogni 7 giorni, e questo potrebbe rappresentare una buona opportunità di studio epidemiologico, però devono sottostare alle prescrizioni. La comunità deve avere la tranquillità che da quell’edificio non si può uscire e non si può entrare. Per questo rivolgo un appello a chi sa di aver avuto contatti con uno di loro, magari per lavoro: non vogliamo fare allarmismo, ma si rivolga al dipartimento di Prevenzione». Quella stessa struttura che, fra l’altro, la Regione ha deciso di inviare alla casa di riposo Santa Maria dei Battuti di Mestre, teatro a sua volta di un focolaio («Se ci sono responsabilità, è giusto farle venire fuori»). Ma al di là della questione sanitaria, secondo il leghista va affrontato anche il capitolo migratorio: «Tifo perché l’ex caserma Serena si svuoti. Quella e altre strutture simili in Veneto devono essere dismesse. È ormai certificato che questo sistema di ospitalità è fallimentare: socialmente, culturalmente, sanitariamente, economicamente». Concorda sullo svuotamento il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni, ma con un’altra soluzione: «Mettiamo in atto un’accoglienza diffusa, gestibile e a misura della dignità delle persone. Ma si doveva aspettare così tanto ad effettuare i tamponi?».

L’IRA DEL PRESIDENTE PER LE PROTESTE: «I VENETI PER MESI NON HANNO FIATATO, COS’HANNO DA RIDIRE PER 14 GIORNI?»

Veneto, i focolai sono 45 Zaia: «Stop alle caserme» Il governatore: «Dismettere i centri di ospitalità, `Il leghista: «Salvini voleva solo mettere ordine» un fallimento». Lorenzoni: «Accoglienza diffusa» Prorogati al 15 ottobre gli ultimi tre provvedimenti `

DALL’ESTERO Finora in Veneto ne sono stati registrati 1.228.224. Di questi, 743 sono stati fatti dal 7 luglio sulle persone che rientravano dall’estero, fra cui 120 badanti. «I risultati? Pochissimi positivi», sottolinea l’assessore regionale zaiana Manuela Lanzarin. «Clinicamente in questo momento non siamo in emergenza, ma non abbassiamo la guardia», ribadisce Zaia, alludendo ai nuovi contagi (48 ieri) e agli isolamento domiciliari (attualmente 3.740). «Lo dirà anche a Salvini e alla Meloni, che per tutta la settimana hanno ripetuto che la pandemia è finita?», attacca il senatore dem Andrea Ferrazzi.

IL MESSAGGIO All’ex ministro dell’Interno, in realtà, il governatore torna a manifestare la sua solidarietà: «Trovo disarmante quello che è accaduto.

Stiamo mettendo in croce un uomo di governo per aver fatto l’uomo di governo. Si vuole andare a processare un ex ministro perché, quando era in carica, si è occupato di difendere i confini italiani e di mettere un po’ in ordine il disordine, lo stesso che abbiamo in queste ore. Il messaggio che viene dato a li-

vello internazionale è che in Italia si possa arrivare tranquilli».

LA FINESTRA Su questo sfondo, Zaia ha emanato la sua ventisettesima ordinanza sul tema Covid, una pura proroga di quelle del 13 giugno, 26 giugno e 6 luglio. Nessuna novità per

NUOVA FIRMA Anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha firmato una nuova ordinanza in vigore fino al 31 agosto

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In Friuli Fedriga decide di ampliare il pubblico per sport e spettacoli IN FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE Resta la mascherina al chiuso, si allargano le maglie delle restrizioni che riguardano gli eventi e gli spettacoli (sia all’aperto che al chiuso) ma soprattutto arriva una stretta sulla sorveglianza in tutte le strutture adibite a centri per l’isolamento di 14 giorni. L’ordinanza firmata ieri dal presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga, e in vigore da oggi al 31 agosto, introduce infatti un obbligo in più in capo ai gestori delle strutture stesse: nel caso in cui dovessero avere notizia dell’allontanamento o dell’assenza delle persone sottoposte alla quarantena, dovranno comunicarlo immediatamente all’Azienda sanitaria del

territorio. Anche i dipendenti delle cooperative che gestiscono l’accoglienza dei migranti, quindi, dovranno diventare controllori. Gli stessi gestori, poi, dovranno anche garantire all’interno delle strutture la separazione totale dei diversi gruppi di persone sottoposte alla quarantena, con un’attenzione specifica alla divisione tra chi inizia e termina l’isolamento in tempi diversi, evitando qualsiasi tipo di contatto. Entra nella nuova ordinanza anche l’obbligo per i datori di lavoro di riammettere i dipendenti che rientrano dai Paesi a rischio solamente dopo il periodo di isolamento fiduciario di 14 giorni. «Abbiamo inserito queste misure - ha spiegato Fedriga - perché la peculiare collocazione geografica del

altri due mesi e mezzo, dunque, salvo una possibile finestra intorno all’8 agosto: «Vedremo cosa dirà quel giorno il futuro dpcm, anche sulla base di nuove linee guida, su crociere, manifestazioni sportive non professionistiche, spettacoli e locali». Nel frattempo arrivano le ultime dichiarazioni di Andrea Crisanti: «L’epidemia non riconosce né razza, né età, né colore politico. È naturale che se nel mondo la pandemia è in crescita, ne risenta anche il nostro Paese. Ma ricordiamoci bene che all’inizio siamo stati noi italiani a diffondere la malattia». Zaia evita la polemica: «Come diceva Cornelia dei Gracchi, gli scienziati sono i nostri gioielli». E quando gli si fa notare che non assomiglia però a una patrizia romana, il governatore ride. Angela Pederiva

Friuli Venezia Giulia espone la regione all’ingresso illegale sul proprio territorio, soprattutto attraverso il confine con la Slovenia, di un cospicuo numero di immigrati con possibile conseguente significativo aumento del rischio di contagi. Per questo abbiamo voluto rafforzare gli interventi precauzionali al fine di ridurre al minimo i pregiudizi per la salute pub-

OBBLIGO PER I GESTORI DEI CENTRI DI ISOLAMENTO DI SEGNALARE ALLE ASL EVENTUALI ALLONTANAMENTI

blica».

LE NUOVE MISURE L’ordinanza firmata ieri mantiene in vigore l’obbligo di proteggersi naso e bocca nei locali chiusi ma aperti al pubblico, nonché all’aperto in tutte le occasioni nelle quali risulti impossibile rispettare il distanziamento interpersonale di almeno un metro. Come anticipato nei giorni scorsi, Fedriga ha scelto la prudenza, non toccando la norma che riguarda l’uso della mascherina in regione. Per quanto riguarda invece le linee guida che regolano le varie attività economiche, restano in vigore le norme varate dalla Conferenza delle Regioni il 9 luglio. C’è però qualche allentamento che riguarda lo svolgimento degli even-

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ti e degli spettacoli, sia all’aperto che al chiuso. Già a metà giugno, la Regione aveva modificato tramite le faq (le risposte alle domande frequenti) la regola che limitava a 200 gli spettatori negli eventi al chiuso e a mille le presenze all’aperto. Era stato introdotto il concetto unico del distanziamento di un metro, con l’obbligo di lasciare una sedia vuota per ogni postazione occupata. Ora la prescrizione è diventata parte dell’ordinanza in vigore da oggi. La nuova regola permette una maggiore affluenza e consente il ritorno del pubblico durante gli eventi sportivi non professionistici. Le tribune dei campi di calcio e degli impianti sportivi in genere potranno tornare ad accogliere spettatori, a patto che si rispettino le norme legate al distanziamento fisico.

I CONTAGI Ieri in Friuli Venezia Giulia sono stati registrati tre nuovi contagi, tutti importati dai Paesi dell’Europa dell’Est. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mascherine, distanze e pulizie: cosa succede LE MISURE VENEZIA Il provvedimento entrato in vigore oggi proroga fino al 15 ottobre, «salve ordinanze modificative», le disposizioni emanate il 13 giugno, 26 giugno e 6 luglio.

DISPOSITIVI E BARRIERE Avanti dunque con l’uso delle mascherine e l’igienizzazione delle mani nei luoghi chiusi aperti al pubblico e all’aperto in caso di assembramenti. Nei cinema e nei teatri si occupa un posto su due, nelle discoteche si balla all’aperto, nei casinò pulizie ogni ora, nelle sale congressi distanze o barriere. Sono ammessi gli sport di contatto e nelle piscine, in caso di attività natatoria, va garantito uno spazio di 7 metri quadrati per ciascuno.

TRASPORTI E PROCESSIONI I mezzi del trasporto pubblico locale continuano a viaggiare a pieno carico, ma i passeggeri devono utilizzare i dispositivi. Le saune restano aperte, le processioni religiose e rievocative vedono l’obbligo del metro di distanza, la formazione dei lavoratori dipendenti deve rispettare le cautele.

ISOLAMENTI E SANZIONI In caso di contatti con positivi o rientro da Paesi a rischio, scatta l’isolamento per 14 giorni. Tampone per chi torna da viaggi di lavoro. Sanzione e denuncia se si rifiuta il ricovero. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA

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Sabato 1 Agosto 2020

ILDOSSIER. La ricercaperFondazione Popolare MarosticaVolksbank

Ilvirusrilancia i contatti familiari eilvolontariato Lerelazioniumane, purvirtuali, sisono intensificate.Fiducia nelleistituzioni soprattuttolocali El’estraneononhaspaventato Floriana Pigato

Un’indagine dal metodo scientifico, condotta da un’equipe di psicologi, per analizzare la reazione dei cittadini della Pedemontana, da Schio a Bassano, all’emergenza Covid. L’incarico è stato affidato da Fondazione Banca Popolare Marostica-Volksbank all’associazione Zenith Aps, che ha presentato al Palazzo del Doglione i risultati della ricerca psicosociale denominata “Proximitas” per raccontare attraverso i numeri come la popolazione ha affrontato questi difficili mesi. Ne è emerso un quadro per certi versi inaspettato, specialmente sul fronte delle relazioni

umane, che nonostante il distanziamento sociale imposto si sono rivelate un efficace antidoto alla paura. Nel mese di giugno i ricercatori hanno intervistato 473 persone, di cui 287 donne e 186 maschi tra i 19 e gli 84 anni, residenti nel territorio dell’Ulss 7. Nello specifico, il campione di studio era costituito da 379 persone tra i 19 e i 64 anni, 31 tra i 65 e i 74 anni e 45 con più di 75 anni. L’analisi dei dati dice che al 57,7% di persone che non hanno messo in atto alcun comportamento cosiddetto “prosociale”, risponde un buon 42,3% che, invece, non è rimasto a guardare, attivandosi con donazioni o volontariato. Le limitazioni imposte

Inumeri

473

GLIINTERPELLATI NELSONDAGGIO

Sonostati interrogati186 uominie287 donne, suddivisiindiverse fasce d’etàconcampione rappresentativo

42,3%

Idati aiComuni Allapresentazionedella ricercaerano presentiper FondazioneBanca Popolaredi Marostica-Volksbankil presidenteRobertoXausa eil vicepresidente GiandomenicoCortese. «L’associazioneZenith Aps– ha commentato Cortese-ha analizzatocon compiutezzalasituazione nelnostroterritorio. È una fotografiache consegneremonelle mani deglientilocali,inprimis aiComuni,che potranno lavoraresuquestidati per ripartiree trovare occasionidi laboriosità.La ricercaverràpresentata ancheagli operatorie alle associazionidel territorio. Dobbiamotornarea stare insiememettendoal centrola conoscenzae la responsabilità».

LEPERSONE ATTIVATESI INCAMPO “PROSOCIALE”

CorteseeXausa (FondazioneBanca PopolareMarosticaVolksbank) e ilpooldell’associazione Zenith

per contrastare la diffusione del virus sono state responsabilmente rispettate: l’84,4% degli intervistati ha affermato di aver limitato al massimo le uscite e il 66,8% di essersi attenuto scrupolosamente alle regole sanitarie. Nella sfera privata, la buona notizia è che la maggior parte degli intervistati ha riportato di non aver interrotto le relazioni con i familiari, ma anzi di avere aumentato la frequenza dei contatti, seppur virtuali. Solo il 14%, infatti, ha dichiarato di non aver frequentato, o di aver frequentato meno, i propri familiari. Anche la qualità delle relazioni sembra migliorata durante il lockdown, come ha raccontato il 31,1% del cam-

pione analizzato, una larga fetta che raggiunge il 69,1% portando l’attenzione sui rapporti amicali. «Questi dati – commenta il gruppo di psicologi guidato dal professore Brian Vanzo, assieme agli esperti Umberto Battaglia e Alice Bernardi - ci forniscono elementi indicativi della misura in cui le relazioni, in un contesto caratterizzato da incertezza, paura e fatica, siano state decisive. Oltre a quelli familiari, anche i rapporti tra amici sono risultati in netto miglioramento, ma soprattutto possiamo affermare che la paura non ha dominato. Per la netta maggioranza dei nostri concittadini, infatti, l’estraneo non spaventa, nemmeno come possibile

fonte di contagio». Spazio poi all’analisi della percezione dell’operato delle istituzioni e del ruolo degli organi di stampa. Il Governo è stato “promosso” dal 56,9 % degli intervistati, la Regione Veneto dal 92,4%, il Comune di residenza dal 76,5%. Presa in esame anche la comunicazione mass mediatica, raccogliendo gli articoli pubblicati dal Giornale di Vicenza e dal Gazzettino sulle rispettive pagine facebook, e ha concluso con una “lode” alla stampa locale «per aver saputo informare correttamente i cittadini sui giusti comportamenti da adottare, favorendo così la coesione sociale anche da lontani». •

All’emergenzasocialee sanitariahannosaputo rispondereconiniziative di volontariatoodonazioni

86%

LA QUOTA DI CHI HA SAPUTO INTENSIFICAREIRAPPORTI

È aumentatalafrequenza deicontatticon familiarie amici,sia pureincampo virtuale

92,4%

LAFIDUCIA NELL’OPERATO DELLAREGIONEVENETO

Percentualibulgare per Zaia,maanche76,5%di gradimentoper iComuni e 56,9per ilGoverno

© RIPRODUZIONERISERVATA

L’APPELLO. Gianpaolo Berti, titolaredel“Villa Pigalle”,dà battaglia controlesanzioni.Al suo fianco arrivaJoe Formaggio TRIBUNALE. Assoltodalle accusedi lesioni

«Nonmettetepiù inginocchio ilocali» dell’hotel Villa Pigalle, è battagliero nel contestare le sanzioni ricevute dopo il blitz dei carabinieri e dell’Ispettorato del lavoro che domenica scorsa hanno contestato al locale violazioni sia alle normative anti coronavirus sia alla disciplina dei contratti. Per dire la sua ha convocato una conferenza stampa e a dargli manforte, ieri intorno alla piscina del locale, c’era Joe Formaggio, già in piena campagna elettorale per il consiglio regionale. «Anche se per un politico non è una mossa furba, mi

L’incontroalVilla Pigalle

schiero con forza dalla parte degli imprenditori che si occupano di intrattenimento, dei proprietari dei locali serali: è una categoria che conosco bene e della quale ho fatto parte, che troppo spesso viene presa di mira dai controlli - ha scandito il candidato di Fratelli d’Italia -. Proprio adesso che escono dalle chiusure prolungate ed economicamente nefaste dettate dal Covid, hanno bisogno di essere sostenuti. I controlli vanno bene, ma dovrebbero essere finalizzati ad accompagnare questi professionisti

nel rispetto delle nuove regole dettate dalle norme anti-contagio, non a fare cassa come è avvenuto qui». Presente all’incontro anche l’avvocato di Berti, Livio Danni Lago. «Le sanzioni vanno bene - ha ripreso Formaggio - ma solo quando le violazioni sono conclamate e ripetute. Ce la si prende sempre con le grandi strutture, solo perché possono pagare, tutti gli altri fanno quello che gli pare. Io arriverei a incatenarmi per aiutare questa categoria». • F.C. © RIPRODUZIONERISERVATA

Il giudice Carli, dopo un rapido dibattimento, ha condannato a due mesi di reclusione il cittadino macedone Ferik Limanovski, 22 anni, residente a Cittadella, nel Padovano. L’imputato, difeso dall’avv. Rosanna Pasqualini, ha goduto della sospensione condizionale della pena. Il giovane è stato poi prosciolto da una doppia accusa di lesioni, perchè è stata ritirata la querela sporta ai suoi danni. I fatti contestati dalla procura erano avvenuti a Bassano fra il settembre e l’ottobre

2017: l’imputato, con altri tre complici, la cui posizione è stata stralciata, avrebbe aggredito Ibrahim Messar, 21 anni, di Bassano. La prima volta il giovane sarebbe stato colpito con un pugno, guarendo in 7 giorni; la seconda, ferito dal solo Limanovski, in 5, per un trauma facciale causato da una testata. In questo caso l’imputato lo aveva anche minacciato, brandendo un coltello, e poi scrivendogli un messaggio: «Me la paghi, ti spaccherò ancora». • © RIPRODUZIONERISERVATA

saldi dal 1° agosto al 30 al settembre

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«Lavoratori in nero non ce n’erano, solo il fidanzato di mia figlia che aveva portato il gelato a tutti. Un barista era senza mascherina, ma stava lavorando dalle 8 del mattino, avrà avuto diritto a toglierla per bere un po’ d’acqua e fumare una sigaretta? Abbiamo pagato meno di 2 mila euro di multa e riaperto in meno di 48 ore, ora chiediamo solo di poter continuare a fare bene il nostro lavoro, per poter continuare a pagare gli stipendi alle nostre decine di dipendenti». Gianpaolo Berti, titolare

Haminacciato ilrivale Condannatoaduemesi


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IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 1 Agosto 2020

IlVenetoelalottaalvirus

Ierialtri 14 milacontrolli con solo lo 0,3%di nuovicasi

L’ex caserma diCasier con 131 positivi su 300? Per Zaia«va consideratazonarossa.Testeremotutticonitamponiogni7giornimaintanto bisogna che le forze dell’ordine garantiscano a tutti che da lì non si esce: i positivi vanno tenuti separati dagli altri, ma si deve fare la quarantena.Ecomunquestrutture d’accoglienzacosì vannochiuse».

ILCENTRODA131POSITIVI

«L’excasermaèzona rossaepoi vachiusa»

LAREGIONEATTENDEILNUOVODPCMDELGOVERNO. Tutteledisposizioniinvigorefinoametàottobre,salvoilpossibilearrivodinuoveindicazioniperfiere,crociereespettacoli

Mascherinaegel:Zaiaprorogal’ordinanza «Abbiamo45 focolaieserve Infetti:+48 prudenza, ma non c’è emergenza diricoverineinostri ospedali» L’indicedi Confermatetuttele linee-guida contagiosale: INVIATO A MARGHERA

«Ora abbiamo 45 focolai: sono più dei 38 che risultavano a inizio settimana ma bisogna dire che la situazione del Veneto non è di emergenza: i ricoverati sono solo 114, dei quali 30 positivi. Gli ospedali non si stanno certo riempiendo come sostiene qualcuno. E anche se abbiamo alti numeri di persone in isolamento, è perché la nostra politica è di mettere in quarantena tutti i contatti a cui risaliamo delle persone positive: è precauzione. E le terapie intensive ospitano solo 7 malati Covid, di cui solo 4 attualmente positivi». Il governatore Luca Zaia continua a ribadire il quadro del Veneto nella battaglia contro la pandemia da coronavirus: «Il virus c’è, come dimostrano i numeri di nuovi infetti che abbiamo registrato in questi giorni, influenzati ovviamente dal gruppo di 131 contagi tra I migranti dell’ex caserma Serena di Casier e Treviso. Esiste, ma con cariche virali variabili: c’è chi è più contagioso e chi lo è meno. Quindi a differenza della fase pesante di marzo e aprile abbiamo una massa di positivi privi di sintomi: sono più del 70%. Certo, sono contagiosi, ma gli ospedali non risentono di nuove ondate che sono fatte appunto molto più di persone asintomatiche, come nell’ex caserma di Treviso dove si è partiti da tre casi sintomatici e si è andati a controllare tutti gli altri 300 che convivono con loro. Compresi 22 operatori di cui uno solo positivo, segno che le protezioni le usano». ORDINANZA. «Clinicamente

non siamo in emergenza. Ma comunque siamo pronti a presentare il nuovo Piano di sanità pubblica per eventuali nuove ondate». La questione, come noto, è che oltre la metà dei focolai proviene

LE REGOLE PROROGATE. Co-

me detto, l’ordinanza emessa da Zaia ieri proroga quelle emanate già a metà e fine giugno, e poi a inizio luglio. Resta quindi l’obbligo di mascherina in tutti i luoghi chiusi, e all’aperto in caso di assembramenti e distanze ravvicinate tra persone, e così pure in auto se ci sono non conviventi. Restano poi tutte le linee-guida, a cominciare da gel igienizzante e distanziamenti, per gli spettacoli (posti a sedere distanziati, quindi), le sagre e i congressi, le sale slot e da gioco, le discoteche all’aperto, i giochi di squadra, strutture ricettive e del commercio, musei e biblioteche, aree giochi, circoli culturali e ricreativi, parchi tematici, terme e saune, piscine condominiali, centri estivi e servizi per l’infanzia, trasporto pubblico, rifugi alpini. E poi gli obblighi tassativi di isolamento da rispettare, con le relative multe a chi sgarra. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Numero nuovi casi positivi +53

+48 +44 +40

Venetoa1,66 Vittime:+1 Ormai lo si è capito: l’indice Rt di trasmissione del virus è un indicatore da non prendere come un verdetto di vita o di morte sull’andamento dell’epidemia da coronavirus. Però è un indicatore da non sottovalutare, e ieri di nuovo il Veneto si è trovato a essere la regione con il valore maggiore assegnato dal Ministero della salute e relativo alla settimana dal 20 al 26 luglio: 1,66, addirittura in crescita rispetto a quell’1,61 che aveva segnato due settimane fa, mentre sette giorni fa era calato a 1,19. Intanto «siamo arrivati 1,228 milioni di tamponi», sottolinea Zaia: ieri, con altri 14 mila e 87 nuovi risultati ieri. I nuovi contagi sono stati 48, con casi soprattutto a Treviso, Padova: gli “attualmente positivi” ora sono 1009. In parallelo, però, i ricoveri sono di nuovi scesi a quota 114, con 30 “attualmente positivi”, e anche se in terapia intensiva si è passati a 7 persone (di cui 4 positive) si dimostra che l’andamento attuale della pandemia in Veneto è di molti infetti che sono però privi di sintomi, e pochi che hanno bisogno invece di cure ospedaliere. Il numero di persone in isolamento è balzato a 3740 (ieri +136), delle quali però sono 59 quelle che vengono curate a casa con qualche sintomo (10 nel Vicentino, con 667 persone in quarantena, e 6 nel Veronese rispetto a 889 messe in isolamento). Infine c’è da registrare una nuova vittima, questa volta nel Padovano che sale così a 322 lutti contro i 364 vicentini e i 588 veronesi. •

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Andamento numero dei ricoverati =

L’EGO-HUB

Piero Erle

dall’estero. E l’assessore Manuela Lanzarin dal 7 luglio è riuscita a far fare 743 tamponi “foresti”: 623 per persone che rientravano per lavoro, e 120 badanti. «Non abbiamo i risultati precisi, ma non ci sono dati allarmanti», rassicura Zaia. Ecco perché «firmo un’ordinanza che proroga tutte le misure, senza nulla di nuovo, fino al 15 ottobre, quando scadrà lo stato di emergenza statale. Ma teniamo una “finestra” per l’8 agosto, quando uscirà un decreto dpcm in materia: immagino che ci saranno novità per crociere, fiere, forse spettacoli e discoteche, e ci teniamo pronti. Siamo noi del Veneto anzi, come sapete, a fare da capofila per la stesura di linee-guida per i vari settori: stiamo lavorando proprio a dare prospettive a questi settori, come quello degli spettacoli o degli ambulanti che pagano lo scotto maggiore della crisi».

La differenza di trend tra i nuovi infetti e i ricoveri negli ospedali veneti

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«L’ISTITUTOSPALLANZANISTAFINENDOLEVERIFICHE». Èiltestchedàunarispostain7minuti

Tamponerapido,AziendaZero preparalagara:leaziendecisono Leindicazioni sarebbero attendibiliquandosiva aindividuare situazioni diunacontagiosità alta MARGHERA

Tutta la vicenda di questo coronavirus - con l’incubo dell’autunno e dell’inverno in cui ogni colpo di tosse, starnuto o febbre farà mettere in allerta chiunque - aspetta di conoscere due svolte. Quella decisiva, è ovvio, è il vaccino. Ma in attesa di quella, l’altra svolta che serve è avere a disposizione uno strumento di diagnosi rapida per stabilire se uno ha il virus o no. I famosi kit rapidi (le “saponette” con la goccia di sangue) si sa che servono solo a livello indicativo. Ma il Veneto già tre settimane fa ha lanciato la novità del “tampone rapido”, in grado di dare un esito in 7 minuti. «Ci hanno criticato, ma

LucaZaia tragli assessori ManuelaLanzarin eGianpaolo Bottacin

vedo che adesso - osserva il governatore Luca Zaia - iniziano a utilizzarlo anche altri: il Lazio fa i test su pullman». E soprattutto il dott. Roberto Rigoli, primario di microbiologia di Treviso, ha confermato a Zaia che il numero di ditte che sanno produrre quel tipo di test (in un primo momento si era fatta avanti solo una ditta coreana) si stanno moltiplicando: «Ora siamo a 6».

E quindi il Veneto va avanti: Azienda Zero, fa sapere l’assessore Lanzarin, ha già avviato una indagine di mercato per individuare le ditte che potrebbero partecipare a una gara per rifornire la Regione di questi tamponi rapidi. Ci sono state critiche sul test presentato dalla Regione e da Rigoli, ma Zaia spiega che «l’istituto Spallanzani sta completando le sue verifiche» e l’obiettivo del test sem-

bra ormai chiaro: non è una diagnosi in sè (ci vuole sempre il tampone) ma è indicativo perché è in grado di far scattare la “luce rossa” soprattutto nei casi in cui il virus sia presente con una carica virale alta, «che è il nostro obiettivo primo», sottolinea Zaia. Perché il virus viene individuato con una sequenza di “amplificazioni” del suo Rna, come “ingrandimenti” che ti permettono di scoprire se nel pagliaio c’è un ago, cioè appunto il virus. Ma se il numero di ingrandimenti va oltre le 20 volte, significa che quello che si va poi a individuare è qualche “pezzo di ago”, che probabilmente ha meno forza di pungere. E quindi l’utilità dei tamponi rapidi, capaci di individuare gli “aghi grossi” nel pagliaio, ci sarebbe tutta. «Se poi alla gara concorrono più aziende - chiude Zaia significa che anche il prezzo calerà». • © RIPRODUZIONERISERVATA

SANITÀ:LOSTUDIOIRES-CGIL. Analisidell’organizzazione regionale:c’èstatouncaloospedaliero senzaservizialternativi

Veneto ok, ma ora più cure sul territorio Realizzatisoloametà iposti negliospedali dicomunità MESTRE

Di sicuro i dati dicono che il Veneto è ai vertici dell’assistenza sanitaria italiana rispetto a quella delle altre regioni nel garantire i Lea, i livelli di assistenza sanitaria. Ma sta commettendo l’errore di non attuare i suoi stessi piani per rinforzare l’assistenza sociosanitaria sul territorio. È la sintesi dell’analisi presentata ieri con il primo report

“Integrazione organizzativa e integrazione dei servizi socio sanitari nel Veneto” condotto dall’istituto Ires su commissione della Cgil regionale, sia Funzione pubblica (Ivan Bernini) che pensionati Spi (Gino Ferraresso). Gli obiettivi, come ha spiegato il segretario Paolo Righetti della Cgil veneta con Igino Canale direttore Ires e la ricercatrice Barbara Bonvento (ha collaborato Manuela Nicoletti), puntano a una verifica dello

«stato di attivazione, rispetto alle previsioni, delle strutture intermedie (ospedali di comunità, unità riabilitative Urt, hospice); delle forme di riorganizzazione della medicina territoriale e loro grado di attuazione; della modalità di erogazione e livelli di attivazione dei servizi di assistenza domiciliare; della situazione dei servizi distrettuali». Come hanno ricordato i relatori il revisore scientifico prof. Vincenzo Rebba, il sistema sanitario veneto ha risposto all’emergenza sanitaria Sars-Cov-2 in maniera migliore di altre regioni. Inoltre ha una spesa media sanitaria

pro capite che è praticamente in linea con quella nazionale: 1915 euro rispetto a 1918. Ma qualcosa non va. In Veneto sono stati tagliati mille posti-letto ospedalieri pubblici rispetto al 2013, ma i numeri dicono - segnala Bonvento - che la lunghezza delle degenze ospedaliere aumenta ed è superiore alla media nazionale, e che anche la dotazione di medici è inferiore alle medie italiane: 19,2 ogni 10 mila abitanti contro 22,7, mentre in cinque anni il totale del personale delle Ulss si è ridotto del -2,4%. Se gli ospedali “si restringono”, e la Cgil sottolinea che è

comunque un bene non impostare la sanità solo come un servizio “ospedalocentrico”, in parallelo i piani della Regione prevedevano di rafforzare il servizio sanitario territoriale. Invece i posti letto di “ospedale di comunità”, cioè quelli destinati ai malati cronici che non hanno più bisogno di un ospedale per acuti ma vanno curati e seguiti, sono stati realizzati solo a metà (475 su 887, con grandi disparità tra una Ulss e un’altra). I posti letto di hospice sono invece al 90%, ma è proprio il numero previsto che è sottostimato, valuta la Cgil. Non solo: è sottostimato an-

PaoloRighetti,IginoCanale e BarbaraBonvento

che il fondo per la non autosufficienza (il fabbisogno viene coperto solo al 70%). E in due anni il Veneto ha perso 155 medici di medicina generale, mentre per anni non ha finanziato a sufficienza le borse di studio per i camici bianchi, aumentando i numeri solo adesso nel 2020. Infine l’Adi, assistenza domiciliare integrata per anziani, offre solo 4 ore per assistito contro le della media nazionale.

La Cgil quindi chiede un potenziamento delle “strutture intermedie” della sanità sul territorio, rinforzando i medici di medicina generale, riducendo le disparità di servizio territoriale tra le Ulss, adeguando anche il numero di posti letto ospedalieri rispetti alle attuali esigenze della popolazione e rinforzando la struttura della Cot-Centrale operativa territoriale. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA


REGIONE

SABATO 1 AGOSTO 2020 IL MATTINO

litorale

«Spiagge Covid free» Un’app per prenotare e prodotti certificati per la sanificazione L’iniziativa di Venice Sands coinvolge le località adriatiche Caner: «Un gioco di squadra per garantire la sicurezza» VENEZIA

Spiagge e Covid, una “web app” per la sicurezza degli ospiti del litorale veneto. L’idea è del brand Venice Sands, una rete di imprese nata nel 2017. Legato ai protocolli di sicurezza il progetto “Progressive web app” – 50mila euro – è stato pensato in tre lingue (italiano, inglese, tedesco). La soluzione innovativa è una risposta alla pandemia per ripartire e guardare al futuro. L’applicazione è semplice, dal clic per scaricare l’app a quello per consultarla. L’ospite accede a indicazioni specifiche sulle località balneari, ai dettagli sull’organizzazione dell’offerta turistica, alla prenotazione del po-

SANIFICAZIONE. ALCUNI DEI PRODOTTI MONOUSO CERTIFICATI CHE VENGONO UTILIZZATI PER LE PULIZIE

sto spiaggia nello stabilimento desiderato. Per lui, ospite – prima del Covid il patrimonio turistico registrava 35 milioni di presenze – è a disposizione una serie di servizi: la prenotazione online di ombrellone e lettini abbattendo forme di assembramento alle casse, l’indicazione di notizie meteo tarate su ogni singola località dove sono state installate nuove centraline Arpav, le operazioni quotidiane di sanificazione (sia generali nelle località che manuali sulle singole postazioni), la distribuzione di prodotti monouso gratuiti siglati made in Veneto. Come i teli compostabili a strappo (con smaltimento nell’umido) per coprire il letti-

La spiaggia di Caorle

no o le salviette sanificanti con prodotto battericida e certificazione CE rilasciata dall’Istituto Superiore di Sanità. «Modalità innovative che non hanno eguali in Italia. Nonostante le risorse siano limitate qui è vincente il gioco di squadra» ha esordito soddisfatto l’assessore al turismo della Regione Federico Caner durante la presentazione della nuova App.

«Comunichiamo buone pratiche. È una rivoluzione positiva nell’approccio con i servizi balneari veneti che vanno dalle foci del Tagliamento a quelle del Po. L’ospite ha bisogno di avere in tempo reale indicazioni utili per trascorrere le vacanze in tranquillità e sicurezza. Il nostro litorale si conferma pronto ad accogliere i turisti e lo fa elevando ulteriormente

la qualità dei servizi. Anche i nostri operatori continuano a prendersi cura degli ospiti» ha proseguito l’assessore ricordando che «il Veneto è la prima regione a livello nazionale per presenze turistiche e le spiagge rappresentano il 50 per cento di questo primato». Alla presentazione, nei giorni scorsi, è intervenuto anche il vicepresidente Gianluca Forcolin che sul turismo ha osservato: «È la prima voce del bilancio regionale con i 18 miliardi di fatturato». Il manager Alessandro Berton ha presentato “Venice Sands – Le spiagge di Venezia” nata al Grande Albergo Ausonia Hungaria del Lido di Venezia con l’idea di «lavorare uniti come costa». I tre Consorzi di imprese turistiche riconosciuti dalla Regione (Bibione, Caorle, Jesolo) insieme ad Atvo spa hanno deciso di avviare un progetto di promozione condivisa. Nel tempo sono entrate altre realtà. Dal 2019 ne fa parte la spiaggia di Eraclea e il Lido di Venezia. Nello stesso anno è entrato nelle fiere di Stoccarda e Monaco con il Parco Turistico del Cavallino. Nel 2020 è arrivata l’adesione delle spiagge della costa veneta, 150 chilometri di litorale, 8 comuni: Bibione, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino, Venezia, Chioggia, Rosolina. Obiettivo è la “progettualità unitaria”, ossia produrre progetti di promozione turistica, in Italia e all’estero, in modo unitario, e collaborare con realtà istituzionali. —

Sui sentieri dei forti tra Veneto e Trentino Un’inedita selezione di percorsi alla scoperta dei forti veneti e trentini, le loro caratteristiche e la loro storia. Per ogni itinerario: cartine, tempi di percorrenza, un ampio apparato iconografico e le indicazioni pratiche per la visita. A SOLI € 9,90 + il prezzo del quotidiano Dal 21 luglio in edicola con

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NADIA DE LAZZARI © RIPRODUZIONE RISERVATA


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SABATO 1 AGOSTO 2020 LA NUOVA

VENEZIA

E mail cronaca.ve@nuovavenezia.it Venezia Castello, 5653 Centralino 041/24.03.111 Fax 041/52.11.07 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 041/396.981

saranno operativi ogni week end

Mascherine e pettorine tornano i Guardians per il decoro della città Basta turisti seduti sui gradini, o cartoni della pizza sulle vere da pozzo. È ripartita ieri l’attività del gruppo dei Guardians, gli operatori che, con il supporto di Vela e del Comune, lavorano con gli agenti di Polizia locale per sorvegliare le zone con maggiore presenza di visitatori dell’area marciana (Piazza San Marco e aree limitrofe, Giardinetti napoleonici e riva fino al Ponte della Paglia). Persone chiamate a controllare i punti di accesso principali al centro storico e a sensibilizzare i visitatori al rispetto e alla tutela di Venezia, informando, anche attraverso materiale illustrativo, sulle buone pra-

tiche da seguire e, se necessario, suggerendo a chi non rispetta le norme, sempre con la supervisione degli agenti, di attenersi al regolamento di polizia locale. L’iniziativa ha preso il via ieri mattina con un primo briefing in piazza San Marco. Per iniziare la loro attività i Guardians hanno sostenuto un percorso di formazione. Gli operatori sono riconoscibili da maglie e pettorine su cui è visibile la scritta della campagna #EnjoyRespectVenezia e hanno a disposizione volantini in più lingue che ricordano le norme da seguire per il rispetto del decoro. Il gruppo è composto da dieci persone che opere-

ranno su due turni tra le 10.30 e le 18.30. Saranno impiegati ogni weekend dal venerdì alla domenica, tutti i giorni durante la mostra del Cinema. Il servizio è previsto per ora fino al 4 ottobre. Dice Claudio Vernier, presidente dell’associazione Piazza San Marco: «Siamo orgogliosi che l’Amministrazione abbia fatto proprio, e deciso di continuare a finanziare, il servizio a tutela della Piazza e dei visitatori "Guardian" da noi ideato già diversi anni fa. Siamo felici che, anche in questo momento emergenziale, si trovino le risorse per tutelare piazza San Marco». —

I Guardians ieri mattina pronti a entrare in servizio nell’area Marciana di Venezia

slitta la stesura del documento

Crociere, ripresa nelle mani del governo Servono decreto e protocollo sanitario Dpcm rinviato all’8 agosto. Zaia: «Ragioniamo sulle linee guida, ma se non arriva l’emergenza durerà fino a ottobre» in un vero e proprio speronamento davanti a San Basilio, con gravi danni e feriti. Da quasi 10 anni si cerca l’alternativa al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco, ma ci sono più di un’ipotesi e a tutt’oggi non si sa quale sarà adottata dal “Comitatone” che prima dell’emergenza per la pandemia si era impegnato a indicarla, una volta per tutte. La lista delle alternative è fin troppo lunga: utilizzare momentaneamente i terminal per i traghetti (Fusina) e quelli delle navi porta-container per ospi-

Gianni Favarato

Il nuovo decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm), con il via libera alla ripresa delle crociere e altre attività come le discoteche, slitta di una settimana. Ma per il riavvio effettivo delle crociere, ferme da mesi, bisognerà attendere altre settimane, forse mesi nel caso di Venezia dove resta da sciogliere anche il nodo per l’accesso delle grandi navi dopo i due incidenti dell’anno scorso, le continue proteste dei residenti a Venezia e le manifestazioni del Co-

E resta da risolvere il problema dell’accesso in laguna delle grandi navi mitato No Grandi Navi e le regole più stringenti per la navigazione decise dalla Capitaneria di Porto. Per i primi giorni della prossima settimana il ministero della Salute dovrebbe dare il suo via libera al “Protocollo sulle misure per la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 a bordo delle navi da crociera” che dovrà poi essere recepito dalle Regioni che ospitano porti con terminal crocieristi. Ieri, il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha firmato l’ordinanza che proro-

La nav Msc Opera ormeggiata al Porto di Venezia dopo l’incidente a San Basilio del giugno scorso

ga tutte le misure anti-covid fino al 15 di ottobre – data di scadenza dello stato emergenziale a livello nazionale – sottolineando che «il Veneto sta ragionando su un protocollo e linee guida sperimentali per le crociere, ma se l’8 agosto non ci sarà il nuovo Dpcm finirà che andiamo avanti sino a metà ottobre». Sulla ripresa quindi c’è anco-

ra molta incertezza. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ieri in proposito ha dichiarato: «Credo che le crociere possano ripartire e dare un segnale per tutta l’economia, se ne sta occupando il ministro Paola De Micheli, ci sono quattro navi pronte a ripartire con il protocollo di sicurezza». Prima di rivedere le navi da crociera a Ve-

nezia dovrà aspettare un bel po’, non solo per il rinvio del Dpcm, ma anche per sciogliere i nodi irrisolti da anni sull’accesso delle grandi navi che attraversano il bacino di San Marco prima di arrivare a Santa Marta, gestita da Vtp, soprattutto dopo i due incidenti, uno sfiorato e l’altro che ha coinvolto oltre ad una grande nave di Msc anche un battello fluviale

tare le navi più grandi, facendoli arrivare da Malamocco, via canale dei Petroli; oppure un nuovo terminal nella Prima Zona Industriale di Marghera e nel frattempo scavare il canale Vittorio Emanuele per permettere alle grandi navi di arrivare alla marittima di Santa Marta dal canale dei Petroli e non più da quello della Giudecca. Infine c’è l’alternativa di un nuovo terminal crocieristico off-shore al Lido. O ancora a Santa Maria del Mare e San Leonardo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

SABATO 1 AGOSTO 2020 LA NUOVA

Coronavirus: l’allarme sanitario nel Veneziano

Jesolo, tamponi per cinquanta bengalesi Cuochi, camerieri, lavapiatti si sono presentati all’ospedale di Jesolo. Ultimi test alla Croce Rossa: momenti di tensione

JESOLO

Liberi tutti, o quasi. Dopo lunghe sofferenze e tensioni ieri pomeriggio sono stati sottoposti a tampone tutti gli ospiti della Croce rossa di Jesolo. Anche ieri proteste e manifestazioni in prossimità dei cancelli. I migranti non volevano assolutamente il nuovo tampone, l'ultimo prima della libertà. Dalla parte opposta, nell'attiguo ospedale di Jesolo, sono invece arrivati i primi 50 bengalesi che volontariamente si sono

Il dg Carlo Bramezza in via Levantina «Attendiamo gli esiti poi potranno uscire» Un componente della comunità bengalese si sottopone al tampone, a destra il dg dell’Usl 4 Bramezza all’esterno della Croce Rossa

dalla quarantena con il terzo tampone negativo potrebbero uscire. Qualcuno avrebbe già varcato la soglia ieri, ma le denunce in rete non sono state confermate da polizia o Cri. Dovranno anche loro, come tutti, garantire il rispetto delle

distanze interpersonali, usare a mascherina in caso di ingresso in locali chiusi o zone in cui vi sia assembramento. Vista l'indole rivoluzionaria manifestata in questi giorni sarà difficile che rispettino le regole. In ogni caso potranno tornare a

lavorare nelle aziende agricole o in minima parte turistiche. Ieri è arrivato anche il direttore generale dell'Usl 4, Carlo Bramezza in via Levantina. «Non è stato facile convincerli, ma alla fine tutti insieme ce l'abbiamo fatta e adesso dob-

biamo attendere tutti gli esiti dell'ultimo controllo». I bengalesi, invece, hanno iniziato la lenta processione verso i tamponi volontari. Ce ne sono tra i 1500 e i 2000 sul litorale, la metà degli anni scorsi. Ma sono sempre indispensabili e già una quindicina di loro connazionali hanno avuto la sventura del contagio dopo il volo in aereo da Dacca con un positivo a bordo che ha contagiato altri, alcuni dei quali sono poi arrivati a Jesolo e Cavallino Treporti per lavoro. Per questo hanno deciso di iniziare con i tamponi e si sono presentati alle tende allestite appositamente all'ospedale di Jesolo, già Covid Hospital, di fianco al dipartimento. Altri ne arriveranno in questi giorni con la speranza che lo facciano tutti. Dovrebbe riaprire anche il ristorante del lido chiuso per Covid. Se sarà sostituito il personale in quarantena il locale potrebbe aprire anche oggi. Non risultano, infine, altri locali chiusi sul litorale. —

sottoposti a tampone. Una comunità vasta che ha avuto la sfortuna di manifestare alcuni casi di contagio. Sono arrivati cuochi, camerieri, lavapiatti: la spina dorsale dell'economia turistica Jesolo. Alla Cri sono dovuti interve-

nire i funzionari di Questura e Prefettura che con il personale della Croce rossa e soprattutto dell'Usl 4 li hanno faticosamente convinti a sottoporsi all'ultimo tampone da processare il più velocemente possibile. Già oggi i circa 80 migranti usciti

il bollettino

Un nuovo positivo nelle ultime 24 ore nella struttura di Mestre. Massima attenzione nelle case di riposo in provincia

Altri 8 casi in un giorno Crescono gli isolamenti

Scuola dei Battuti, i contagi salgono a 16 in settimana nuovo screening di massa

GIOVANNI CAGNASSI © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA

Dopo i 32 di giovedì, ieri sono stati 8 i nuovi casi di Covid registrati in tutta la provincia di Venezia. Il numero dei pazienti attualmente positivi è così salito a 154 mentre resta invariato il numero di deceduti (307). Cresce però il numero di soggetti in isolamento domiciliare: erano 295 giovedì mentre ieri il numero è salito a 329. Si tratta di una conseguenza inevitabile nel momento in cui vengono alla luce quei nuovi focolai al centro delle cronache degli ultimi giorni. Quando, cioè, vengono registrati nuovi casi, restano le stesse le indicazioni per chi è entrato in contatto con il soggetto positivo. Se crescono gli isolamenti, non varia però il numero di soggetti che si trovano a casa con sintomatologia leggera, che non ha quindi bisogno di cure ospedaliere: sono 2 in tutta la provincia. Uguale anche il numero di ricoveri negli ospedali. Stando al bollettino di ieri, nel primo caso restano cinque i pazienti alle prese con le cure dei medici (due ricoveri in più registrati giovedì) nell’ospedale di Dolo, mentre resta uno solo all’Angelo. Restano vuote, ancora una volta, le terapie intensive. —

porsi al loro rientro al tampone e rispettare le normative messe in campo a livello regionale». A spiegarlo è Alberto Toneatto presidente della casa di riposo “La Salute “di Fiesso D’Artico. La struttura per anziani della Riviera che ha registrato 23 decessi legati al Covid 19 fra i suoi ospiti, quello ufficialmente più alto in tutta l’area metropolitana di Venezia. Anche alla casa di riposo Adele Zara di Mira si assicura il rispetto scrupoloso delle normative. «Le visite», spiega il presidente, «si fanno solo su appuntamento e non in presenza ma distanziati da vetri».

LA SITUAZIONE

S

ale a sedici il numero di positivi all’interno dell’Antica Scuola dei Battuti di Mestre, dopo la scoperta del 29 luglio del primo caso da inizio pandemia a cui erano seguiti giovedì altri 14 infettati (di cui due dipendenti e 12 ospiti). Dalla direzione di Ipav, l’ente che ha in gestione la struttura, trapela ottimismo dal momento che l’ultimo caso di ospite contagiato, scoperto ieri, appartiene allo stesso nucleo assistenziale dei precedenti e dei dipendenti trovati con il Covid-19. Il che lascia intendere che il focolaio sia stato circoscritto. Ieri sono continuate le attività di screening con altri 69 tamponi, con un numero totale che si avvicina a circa 700 test eseguiti nelle ultime 48 ore. Dei quindici ospiti contagiati, al momento tre sono quelli ricoverati in ospedale. Nel frattempo, la direzione fa sapere che si è già riunito il gruppo di lavoro che dovrà pianificare insieme all’Usl 3 una nuova campagna di tamponi già prevista per mercoledì, giovedì e venerdì prossimo. Da due giorni, poi, sono stati sospesi i nuovi accoglimenti e i pasti continueranno a essere

MARIUTTO DI MIRANO

Il “paziente zero” nell’Antica Scuola dei Battuti scoperto il 29 luglio. Già effettuati circa 700 tamponi

consumati in camera. L’intera struttura, poi, è già stata interamente sanificata. Non ci sono ancora certezze, invece, su come il virus sia riuscito a entrare all’interno della struttura nonostante i rigidi protocolli a cui è tutt’ora e da mesi sottoposta. IPAB CASSON A CHIOGGIA

«Siamo da sempre allineati alle disposizioni di prevenzione

impartite dalla Regione e dall’Istituto superiore di Sanità», spiega il presidente dell’Ipab Felice Casson, Andrea Giovanni Zennaro, «se dovesse entrare il virus in questo specifico momento storico sarebbe solo per casi legati alla cattiva sorte. Sono infatti riprese le visite dei parenti, con i dispositivi e le autocertificazioni sullo stato di salute. Siamo sempre con le dita incrociate perché

noi facciamo tutto il possibile, ma potrebbe sempre esserci qualche asintomatico». CASA DI RIPOSO “LA SALUTE”

«Dopo quello che è successo da noi terremo alta la guardia. Non sono concesse ai nostri ospiti visite in presenza da parte di parenti, mentre i lavoratori che fanno dei viaggi nei loro paesi di origine come Romania e Bulgaria dovranno sotto-

Al Mariutto di Mirano, in accordo con l’Usl 3, si tornerà a effettuare i tamponi per operatori e ospiti ogni 20 giorni. Per il resto le misure di sicurezza rimangono le stesse: i nuovi residenti che entrano nella struttura devono trascorrere 14 giorni in isolamento e vengono sottoposti a tampone a inizio e fine quarantena. I parenti che fanno visita invece devono passare per il termoscanner per essere ammessi al colloquio, che si tiene all’aperto con una barriera di plexiglas e sotto controllo degli operatori dell’Ipab. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE

SABATO 1 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA

Il sindacato ha affidato all’Ires un’indagine approfondita. Il segretario Righetti: «Piano straordinario di assunzioni»

La Cgil: la sanità veneta resta un’eccellenza ma ha sempre meno tempo per i pazienti Carlo Romeo

L

a Cgil passa sotto la lentela sanità veneta: il sindacato ha commissionato a Ires uno studio che, iniziato a fine 2019, analizza i servizi ospedalieri, sociosanitari e la loro integrazione sul territorio. Ne emerge il quadro di un sistema che, pur tra i migliori d’Italia, ha diverse criticità. ASSISTENZA DOMICILIARE

Nei servizi territoriali il dato allarmante è il calo dei medici di base, -155 in tutto il Veneto dal 2017 al 2019, un “buco” causato anche dalle poche borse di specialità: 175 nell’ultimo lustro, a fronte di 318 incarichi vacanti raggiunti nel 2019, di cui un terzo nel Veronese. Il 2020 è iniziato con 118 posti messi a bando (più 80 senza borsa di studio) ma permangono 244 posizioni scoperte. Ancor più criticità nella continuità assistenziale (ex guardia medica): 415 incarichi vacanti. «I medici convenzionati so-

no il cuore nevralgico del nostro sistema assistenziale, un settore che non si può pensare di privatizzare», commenta Barbara Bonvento di Ires, curatrice dello studio. Un campo già largamente in mani private è quello dell’assistenza domiciliare integrata, la cura di anziani e malati presso la loro abitazione. In Veneto il pubblico si difende bene sulla presa in carico dei pazienti (il 3,5% degli over 65 ne beneficiano, la media nazionale è 2,4%), ma è sbrigativo nel tempo dedicato a ciascuno: 4 ore per gli anziani (la media italiana è 17) e 10 per i malati terminali (contro 24). OSPEDALI

Il quadro degli ospedali è quello di strutture sempre più oberate, eppure con meno risorse di un tempo. Dal 2013 al 2018 le Ulss venete hanno perso 1.425 dipendenti (-2,4%) e il personale medico è meno della media nazionale (19,2 dottori ogni 10mila abitanti contro 22,7 in tutt’Italia). E mentre gli accessi al pronto soccorso aumentano (codici bianchi

La diScoteca di JeSoLo

Il Muretto paga la multa e mercoledì riapre ma si balla solo all’aperto JESOLO

Mercoledì il Muretto riaprirà con la festa “Mamacita”. La discoteca sarà sanzionata, 400 euro, per la violazione delle norme e prescrizioni anticontagio e non ci sarà alcun ricorso dei gestori. Non ci sono all'orizzonte chiusure forzate. Intanto, altri locali notturni del litorale veneziano subiscono la scure dei controlli a Jesolo e anche a Cavallino Treporti. Si volta pagina, quindi, al Muretto dopo il sa-

bato notte con il Dj Marco Carola e i video di ragazzi accalcati all'alba e senza mascherine; ma i gestori lanciano un messaggio al Silb-Confcommercio: «Non ci ha difesi e noi ce ne andiamo dal sindacato». A proposito della movida jesolana, il bar Comida di piazza Milano chiuderà a mezzanotte: così ha stabilito l'ordinanza firmata dal sindaco Zoggia ieri con il nuovo orario per il bar coinvolto suo malgrado nella vicenda del

In due anni, dal 2017 al 2019 si sono persi 155 medici convenzionati (SISAC 2019). Il Veneto (al pari di Calabria, Lombardia, Abruzzo) ha finanziato in minor misura le borse di specialità.

IL REPORT La dotazione di personale medico è inferiore alla media nazionale (19,2 vs 22,7 per 10.000 abitanti nelle strutture pubbliche e equiparate e 5,2 vs 14,7 nelle private accreditate).

Gli accessi in PS con codice bianco sono in aumento. Il numero degli accessi in OBI con durata maggiore di 48 ore sono aumentati del 10% dal 2017

L’Assistenza Domiciliare integrata (ADI) che pure si prende in carico una buona percentuale di pazienti ultra 65enni (3,48 vs media italiana di 2,41), registra un numero di ore di servizio per assistito (4 ore vs le 17 nazionali per anziani e 10 vs 24 ore per pazienti terminali) molto inferiore rispetto al dato medio nazionale.

+10% dal 2017), i tempi di degenza si allungano: 7,9 giorni per gli acuti, 30 in lungodegenza e 10 per gli over 65, contro dati nazionali rispettivamente di 7,5, 22 e 8,5. Fenomeno che, combinato al taglio dei posti letto pubblici (dal 2013 al 2019 -1.000, il 7%) e privati (-150, il 5%), ne ha accresciuto del

2% il tasso di occupazione. «C’è più difficoltà nella gestione dei pazienti», spiega la ricercatrice, «aumentano stress e rischio di burnout del personale, soprattutto infermieristico. Inoltre la riduzione dei posti letto doveva avvenire contestualmente all’attivazione delle strutture intermedie».

pestaggio del tunisino lasciato in fin di vita davanti al locale dopo un violento litigio. Il Prefetto aveva indicato il divieto di somministrazione alcolici anche sulla base di una relazione sulle frequentazioni. Il Comune di Jesolo ha invece deciso per una chiusura anticipata alla mezzanotte ritenendo così di limitare i pericoli. Su un altro versante, i carabinieri di Cavallino Treporti hanno notificato al locale “Piña Colada” di via Fausta, la violazione delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 previste dall' ordinanza della Regione. II carabinieri, sabato scorso, erano intervenuti per un principio di rissa tra giovani in coda per entrare. Hanno accertato la presenza di oltre 100 persone che non rispettavano

il distanziamento sociale previsto e la maggior parte sprovviste di mascherina. Contestato alla società “Ristomusic” con sede a San Donà di PIave , amministratrice della discoteca, di «non aver riorganizzato gli spazi per garantire l’accesso in modo ordinato al fine di evitare assembramenti di persone e non aver preveduto un numero di addetti alla sorveglianza adeguato a garantire il rispetto del distanziamento sociale in relazione alla capienza del locale»; applicata la sanzione accessoria della chiusura provvisoria dell’attività per cinque giorni intimati all’atto dell’accertamento e scaduti ieri. In realtà, la società, aveva spontaneamente deciso di rimanere chiusa attivandosi per conformarsi alla normativa vigente pagando subito la sanzione. — GIOVANNI CAGNASSI

Per quanto riguarda i posti letto in ospedale di comunità (OdC), unità riabilitativa territoriale (URT) e hospice, dopo aver ampiamente fallito il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2016, anche nel 2019 si è mancato il bersaglio. Nel complesso le strutture intermedie sono attivate solo per il 60% di quanto pro-

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Decreto Rilancio Da Roma 2,3 milioni per l’edilizia scolastica

Paritarie e statali I vescovi: sì alle lezioni negli spazi ecclesiastici

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha firmato il provvedimento per la ripartizione di 30 milioni di euro in più stanziati con il decreto Rilancio per l’edilizia scolastica. Al Veneto arriveranno 2,3 milioni. «Con queste risorse - spiega Azzolina gli enti locali potranno effettuare interventi, nonché adattare gli ambienti e le aule didattiche per il contenimento del contagio relativo al Covid-19 per l’avvio del nuovo anno scolastico 2020-21. Sull’edilizia stiamo correndo e continuando a sbloccare fondi e interventi».

Vescovi del Nordest a consulto, fra l’altro, sulla riapertura dell’anno didattico nelle scuole paritarie. Alla riunione online hanno preso parte anche il presidente della Fism nazionale Stefano Giordano, il presidente della Fism Veneto Stefano Cecchin e il responsabile della commissione triveneta Cet per la scuola don Domenico Consolini. Si è parlato di linee guida nazionali accennando anche alla possibilità di mettere a disposizione spazi di enti ecclesiastici per favorire lo svolgimento delle attività delle scuole paritarie e statali.

GIANPIERO DALLA ZUANNA

Realismo, polso fermo e umanità per gestire le migrazioni

L

Infine le residenze socio assistenziali, che tanta attenzione ricevono in questo periodo: «Le impegnative di residenzialità, finanziate dal fondo per la non autosufficienza, sono carenti», illustra Bonvento, «e coprono solo il 70% dell’effettivo fabbisogno della popolazione anziana. La riforma delle Ipab non è più procrastinabile e bisogna adeguare le impegnative alla domanda. Al momento molti sono costretti a pagare in toto la quota sanitaria oppure a restare a casa, a carico dei familiari». In effetti, a fronte di quasi 200mila veneti non autosufficienti, sono solo 33mila i posti letto nelle Rsa. «Lo studio conferma un concreto arretramento del nostro sistema sociosanitario», commenta Paolo Righetti, segretario della Cgil Veneto. «Serve ripensarlo e avviare un piano straordinario di assunzioni, in funzione della domanda sul territorio». —

IN BREVE

L’ANALISI

a vicenda della ex caserma Serena di Treviso, con 133 ospiti positivi al Covid-19, ha riportato sotto i riflettori il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo. In Italia oggi sono 83 mila, metà rispetto a fine luglio del 2018 (dati Ministero degli Interni). Gran parte di loro sono in accoglienza da anni, in attesa che sia definita la loro condizione giuridica. Anche in Veneto i numeri si sono drasticamente ridotti: erano 11 mila due anni fa, 7 mila nel lu-

grammato: 54% per gli OdC (495 posti letto su 887), 55% per le URT (148 su 230), 90% per gli hospice (220 su 245). «Sono strutture utili soprattutto per la riabilitazione dei pazienti post-acuti», spiega Bonvento, «ma c’è una grande disparità nel servizio a seconda dei territori, alcune zone non hanno nemmeno un posto letto». Come le Ulss 2 Marca Trevigiana e 4 Veneto Orientale, a quota zero posti in ospedale di comunità. LE RSA

CROMASIA

LO STUDIO

13

glio 2019, 5 mila oggi. In una regione di cinque milione di abitanti, la gestione di 5 mila persone dovrebbe essere quasi banale. Il problema è che – con i decreti Salvini – la quota messa a disposizione dallo Stato per ogni richiedente asilo è stata drasticamente ridotta, con il risultato di rivitalizzare l’accoglienza nei grandi centri (che possono godere di economie di scala), portando alla chiusura di molte esperienze di accoglienza diffusa. Nello stesso tempo, nulla è

stato fatto né per accelerare le procedure di espulsione di chi non ha diritto della protezione internazionale, né per accelerare l’iter giuridico per la concessione della protezione stessa. Si è poi notevolmente modificata la popolazione che arriva in Italia via mare. Secondo i dati del Viminale, nel 2017 fra le prime dieci nazionalità otto erano dell’Africa Sub-Sahariana, con la Nigeria in testa. Oggi – invece – solo tre fra le prime dieci provenienze sono dell’Africa Nera: da tre anni a

questa parte, la prima nazionalità è quella tunisina, e nei primi sette mesi del 2020 metà degli sbarchi sono stati di tunisini, bengalesi e pakistani. La maggior parte di loro non chiede asilo politico, ma preferisce entrare nel vasto mondo dell’irregolarità. Ecco perché, a differenza di quanto accadeva negli anni passati, oggi molte fra le persone appena sbarcate cercano di far perdere subito le loro tracce. Questo “mix” fra mutazione dei flussi immigratori e mancate politi-

che di gestione del complesso tema migratorio, in epoca di Covid-19, ha portato a due risultati potenzialmente negativi per la salute pubblica. Il primo è la concentrazione di molti richiedenti asilo in luoghi simili alla ex caserma Serena, ideali per la moltiplicazione esponenziale dei contagi. Il secondo è la circolazione nel territorio di centinaia di migliaia di stranieri irregolari, ovviamente refrattari a qualsiasi controllo sanitario. Le migrazioni vanno gestire con reali-

smo, polso fermo e umanità, senza mettere la polvere sotto il tappeto. Iniziamo dal chiudere i grandi centri, accelerando le procedure di definizione delle pratiche e rivitalizzando l’accoglienza diffusa. Riduciamo anche il serbatoio dell’irregolarità, riprendendo i rimpatri verso i paesi con cui già esiste un accordo (come la Tunisia e la Nigeria), stringendo nuovi patti di rimpatrio, facilitando l’emersione di chi è impossibile rimpatriare. Infine, riattiviamo i flussi di ingressi regolari, modificando le leggi anacronistiche che ora (non) li governano. Insomma, iniziamo a fare serie politiche migratorie. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

SABATO 1 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA

5

Coronavirus: l’allarme nella Marca Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Venetocentro e vice presidente nazionale di Confindustria

la politica

«L’immigrazione ci ha fatti crescere No allo stigma sociale sui migranti»

Zaia: chiudere la struttura E Lorenzoni va all’attacco TREVISO

L’INTERVISTA

spite della Rotas di Treviso per l’inaugurazione degli uffici all’aperto, il numero uno degli industriali di Treviso e Padova Maria Cristina Piovesana dal palco ha citato la storia di Daniel e Pasqual, due richiedenti asilo della caserma Serena assunti da Rotas e successivamente trasferiti negli appartamenti che Unindustria, una decina di anni fa, aveva fatto costruire e poi messo a disposizione dei lavoratori stranieri. Una storia modello di due richiedenti asilo in grado di uscire dal grande hub trevigiano e camminare sulle proprie gambe: «L’azienda ha dato un futuro a chi lo cercava, mettendo a disposizione degli appartamenti a queste persone che la collettività non avrebbe saputo gestire». Daniel e Pasqual lavorano ancora in Rotas, assunti a tempo indeterminato. Focolaio alla Serena: che idea si è fatta della situazione, posto che molti degli ospiti sono impiegati nelle imprese trevigiane? «Le imprese hanno sempre collaborato con le istituzioni per cercare di risolvere eventuali problemi, compresi quelli collegati all’immigrazione, e per far sì che le persone non rimangano sulla strada ma, al contrario, possano avere delle opportunità. Adesso c’è questo focolaio e come tutti desta preoccupazione e dispiacere, penso che sia corretto che venga gestito secondo i metodi che abbiamo imparato a conoscere». Quanto sono importanti gli immigrati per l’economia ella Marca? «In generale, sappiamo che sia per l’agricoltura che per alcuni settori in particolare abbiamo una buona immi-

O

Maria Cristina Piovesana, presidente degli industriali di Treviso e Padova, ieri a Treviso è intervenuta sul caso esploso alla caserma Serena

«L’Italia e il Veneto sono sempre stati esempi eccellenti di integrazione» grazione, che ha contribuito a far crescere il nostro territorio. Il tema adesso è gestire chi arriva, avendo da subito una mappatura di cosa queste persone possono venire a fare. L’Italia è sempre stata accogliente. Io mi ricordo quando ci furono i primi arrivi dall’Albania, o dalla Romania: il Veneto è sempre stato un esempio eccellente di integrazione. È chiaro che ades-

so ci troviamo di fronte a una difficoltà ulteriore legata alla comparsa del Covid. Da una parte c’è un rischio sanitario, dall’altra una grande preoccupazione per la tenuta dell’occupazione. Mantenere equilibrio e gestire il tutto non sarà sicuramente facile». Immagino che non ritenga la chiusura delle frontiere la soluzione migliore. «Quello che è sempre stato chiesto (dal mondo industriale) è gestire la situazione. Non “preoccuparsi”, ma “occuparsi” di un problema. Non si possono chiudere le frontiere così come non si possono aprire senza equili-

il bollettino

L’epidemia corre: 13 nuovi casi Malattie infettive, tutti negativi Cresce il cluster di Maser generato da due badanti I ricoveri aumentano a Vittorio e restano stabili al Ca’ Foncello In cinque giorni 171 nuovi casi TREVISO

L’epidemia nella marca continua a galoppare anche al di fuori della caserma Serena. Ieri l’Usl 2 ha riscontrato altri 13 casi di coronavirus, sette

dei quali collegati al cluster di Maser generato da due badanti risultate positive. Il focolaio si è allargato ad altri familiari e altri contatti positivi delle due donne. I rientri dai Paesi stranieri, inoltre, continuano ad accendere nuove spie di allarme. Cinque, ieri, i contagi d’importazione per la provincia di Treviso, sempre da viaggiatori provenienti dai Balcani: ora bisognerà ricostruire la rete di contatti

per arginare sul nascere il rischio di nuovi focolai.

brio e senza una corretta gestione degli arrivi. C’è una giusta via di mezzo da seguire». C’è il rischio che il contagio alla Serena generi un forte stigma sociale nei confronti dei richiedenti asilo, nonché collaboratori di molte nostre aziende? «La vicenda della caserma Serena non dev’essere strumentalizzata. Sono convinta che le persone di buon senso lo capiscano, d’altronde tanti italiani si sono ammalati e non sono stati stigmatizzati. Questo, purtroppo, è un momento complicato». — ANDREA DE POLO © RIPRODUZIONE RISERVATA

re di 171 casi. La Marca è una delle province venete in cui il Covid “resiste” maggiormente, con 261 attualmente positivi (solo Padova ne ha di più, 263). Ricoveri stabili: 9 al Ca’ Foncello di Treviso (su 28 posti disponibili in area non critica), 5 nell’ospedale di comunità di Vittorio Veneto. Fortunatamente non si registrano decessi: la Marca rimane ferma a quota 330.

I NUMERI AGGIORNATI

Buone notizie invece dalle Malattie infettive del Ca’ Foncello: tutti negativi i 45 tamponi sul personale dopo i casi registrati qualche giorno fa. Complessivamente salgono a quota 2.920 i contagi in provincia di Treviso, a chiusura di una settimana complicata che ha visto il numero cresce-

LA QUARANTENA ALLA SERENA

Nel frattempo è stato applicato il piano per la quarantena e l’isolamento dei 133 positivi della Serena. E anche su questo fronte i dubbi non mancano. L’ex caserma è composta di quattro edifici separati, una palazzina sarà dedicata ai positivi, le altre tre

il sindaco

Conte furioso «C’è chi non si fida a venire in città» «Ho già avuto segnalazioni di persone che dovevano venire a Treviso e ora non si fidano più», ha raccontato ieri il sindaco Mario Conte, «questa vicenda sta procurando un danno alla città, ne chiederemo conto al ministero. Possibile che bar, ristoranti e locali debbano rispettare norme severe, e all’interno della caserma succeda tutto questo?».

ai negativi. «Tutti i positivi hanno una bassa carica virale, pertanto non è necessario che dormano in camere singole» precisa Benazzi, «positivi e negativi, durante il periodo di quarantena, non devono frequentarsi. E se si incontrano, usino le mascherine. Poi tra 14 giorni i negativi,

Benazzi: «Alcuni sono poco collaborativi ed è difficile ricostruire la rete di contatti» probabilmente, si potranno muovere». Benazzi è deluso dalla mancata collaborazione registrata in questi giorni: «Non è facile ricostruire la re-

«La comunità deve avere la tranquillità che dal centro migranti di Casier «non si può uscire e non si può entrare per andarsi a prendere il virus». Lo ha ribadito ieri Luca Zaia, presidente del Veneto, in relazione ai 133 casi di coronavirus della Serena e, in particolare, alle proteste di giovedì notte: «I veneti hanno trascorso mesi chiusi in casa, non capisco perché questi signori stiano già alzando la voce perché vogliono uscire. Qui si vede se esiste lo Stato oppure no». Per Zaia «resta sottinteso che strutture come l’ex caserma Serena e altre che ha il Veneto devono essere dismesse. È ormai certificato che questo sistema di ospitalità è fallimentare, lo è socialmente, culturalmente, sanitariamente, economicamente, in tutti i sensi». Anche lo sfidante di Zaia per le regionali, il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni, ieri è intervenuto sul focolaio trevigiano: «Si doveva aspettare così tanto ad effettuare i tamponi? Non era opportuno monitorare prima e tenere la situazione sotto controllo dividendo le persone in piccoli gruppi, riducendo fortemente la possibilità di contagio? Come sorprendersi delle tensioni affiorate oggi, quando le condizioni in cui sono ospitate le persone sono così palesemente contrarie ai protocolli di sicurezza? L’abolizione del sistema Sprar, per cui vanno ringraziati Salvini e la Lega, ha creato i presupposti per questi mega centri di assembramento e le condizioni per potenziali situazioni di conflitto. Io credo sia urgente lo svuotamento in sicurezza della caserma Serena». —

te di contatti di queste persone. Il primo positivo non ci ha voluto dire che contatti ha avuto nei giorni precedenti. Il suo contagio non è collegato ai primi casi che avevamo avuto a giugno, l’infezione è avvenuto certamente all’esterno della Serena, ma non riusciamo a ricostruire con esattezza dove. E anche tra gli altri c’è più di qualcuno che ha poca voglia di collaborare, anche in merito a misure di sicurezza e mascherine. Non vorremo trovarci tra sette giorni con altri positivi. Terremo sotto vigilanza la caserma per assicurarci che vengano rispettate le norme, nessuno entra e nessuno esce dalla struttura». — A.D.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Sabato 1 ....Agosto 2020

La Voce

DELTA

Ariano, Corbola, Loreo, Papozze, Porto Tolle, Rosolina, Taglio di Po

www.lavocedirovigo.it, e-mail: provincia.ro@lavoce-nuova.it, Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584

TAGLIO DI PO L’assessore Cristiano Corazzari in visita ai simpatizzanti della Lega

“Ora diamo fiducia alle imprese” “Senza economia non ci sono servizi che funzionano. Il Covid non si frena per i flussi migratori” Barbara Braghin

TAGLIO DI PO – La sezione della Lega di Taglio di Po ha organizzato un incontro conviviale al bar Maui insieme all’assessore regionale Cristiano Corazzari. Tra i militanti e simpatizzanti presenti anche il referente di Taglio di Po, Matteo Sacchetto; il referente del Delta del Po, Pako Massaro; il referente di Rosolina, Marco Tiozzo; e il sindaco di Porto Tolle, Roberto Pizzoli. L’assessore ha innanzitutto ringraziato tutti i presenti. “E’ un piccolo incontro perché non è possibile fare distanziamento – ha detto - Però è utile incontrarci per discutere delle tematiche che riguardano il territorio. E’ per noi un modo di avere uno sguardo di fiducia verso il futuro. Abbiamo passato dei mesi chiusi in casa in cui il mondo sembrava cambiare completamente e oggi ricominciamo a riprendere l’attività politica. E’ importante per portare le istanze del territorio. tra voi ci sono imprenditori e voglio sottolineare che la Lega è vicina al mondo del lavoro e al territorio. Su-

Il gruppo dei simpatizzanti della Lega a Taglio di Po. A destra l’assessore al Territorio Cristiano Corazzari perata la sfida sanitaria la sfida vera da affrontare nei prossimi mesi è di far ripartire il sistema economico nel nostro territorio. Dobbiamo ricordarci che, per fare ripartire i servizi, compresa la sanità, è importante che ci sia un’economia che funziona”. Ha spiegato che Taglio di Po, così come il Delta si sono distinti per essere del territorio

molto dinamici dal punto di vista imprenditoriale ma che, oggi, hanno bisogno di un sostegno forte. Ha sottolineato che le aziende che sono in difficoltà, che hanno dovuto chiudere e mettere in cassa integrazione degli operai e dei lavoratori, devono essere messe in condizioni di ripartire. Ha dedicato un pensiero a chi lavora nel mondo

della pesca e dell’agricoltura che ha attraversato dei momenti difficili e rappresentano una delle eccellenze del territorio. “Il Veneto è stato un esempio positivo per la gestione dell’emergenza sanitaria del Covid – ha evidenziato Corazzari -. Questo perché l’amministrazione è stata buona che ha fatto delle scelte giuste e anche perché ci so-

no stati dei cittadini che si sono dimostrati delle persone serie e che sapevano che dalle loro scelte dipendeva anche la salute degli altri. E questi sono i veneti, e in modo particolare dico che questi sono i polesani. Non a caso la Provincia di Rovigo è stata la meno colpita dall’emergenza sanitaria. Oggi vediamo che l’emergenza non è termina-

ta, perché noi abbiamo sempre rispettato le regole e quindi siamo riusciti a contenere il virus. Purtroppo sta entrando da flussi migratori incontrollati e che rischiano di vanificare il lavoro fatto da tutta la gente. E’ vergognoso che non ci sia un controllo efficace e che persone che non hanno un minimo di attenzione per la salute propria e alla salute degli altri e che possano girare in modo indisturbato”. Ha detto che dietro l’immigrazione c’è la sinistra che lucra. Ha anche parlato dell’autonomia del Veneto e che la proposta è stata fatta nei palazzi romani dove è sempre stata rifiutata. “E’ scandaloso perché il popolo deve essere sempre ascoltato e una classe politica non può girare le spalle da un’altra parte – ha continuato -. Il presidente Luca Zaia ha presentato un progetto nei limiti della Costituzione. Non c’è alcun motivo per cui non può essere dato autonomia del Veneto”. Ha ricordato che si voterà per le elezioni regionali il 20 e il 21 settembre e ha invitato tutti ad andare a votare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

PAPOZZE Una targa per i polesani che hanno lasciato il paese

Panarella ricorda i migranti

Benito Cassetta con la moglie Cecilia Binello

PAPOZZE - Per iniziativa dell’amministrazione comunale di Papozze e della Biblioteca Mario Bonamico, Oggi alle 18,30 al Circolo Noi si terrà la cerimonia in ricordo di tutti gli emigrati panarlanti (di Panarella) e polesani defunti. E’ una scadenza che a Panarella intendono mantenere e di cui rivendicano una sorta di paternità perché nel piccolo paese rivierasco ormai dagli anni ’80 del secolo scorso in prossimità con la locale sagra di San Luigi protettore della parrocchia (che per decreto vescovile era stata spostata alla seconda domenica di agosto per consentire la conclusione dei lavori di trebbiatura) si era soliti

ricordare gli emigranti con un apposito appuntamento, mantenendo così una sorta di legame con coloro che avevano lasciato Panarella ed il Polesine. Quest’anno oltre a don Valentino Tonin, il fondatore dell’Associazione Polesani nel Mondo, scomparso il 14 agosto del 2014, saranno ricordati due migranti recentemente scomparsi, di cui è giusto fare memoria perché si sono molto impegnati con varie iniziative per mantenere i rapporti tra chi è rimasto e chi ha dovuto lasciare il Polesine e nel proporre e difendere la cultura e la storia polesana nelle realtà lombarda e piemontese. Si tratta di Gilberto Pavanello, di Pana-

rella, spentosi a Senago nel novembre del 2019, e di Benito Cassetta, di Fasana, spentosi a Venaria Reale nel dicembre del 2019. Presenti i familiari che converranno appositamente a Panarella, il sindaco Pierluigi Mosca e il presidente della biblioteca Paolo Rigoni consegneranno una pergamena ricordo a chi ha tenuto alto il Polesine seppure in condizioni difficili, distinguendosi per attaccamento al lavoro ed onestà, mantenendo intatto il legame con il proprio paese, la sua storia, la cultura e la tradizione. Domani, alle 9.30, in chiesa s. messa di suffragio celebrata da don Massimo Barison. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LOREO Martedì dalle 8 alle 13 in via I Maggio e in via Europa

ROSOLINA

Stop all’acqua per lavori

Alberi regalati ai cittadini la campagna regionale

Erogazione dell’acqua a intermittenza martedì

LOREO - Per consentire un intervento acquevenete di inserimento di nuova condotta idrica, l'erogazione di acqua potrà essere sospesa nel Comune di Loreo in via 25 aprile, via I maggio e via Europa, martedì 04/08/2020 dalle 8 alle 13 circa. In caso di maltempo, l’intervento potrà essere rinviato alla prima giornata utile successiva. Alla ripresa dell’erogazione, si consiglia di lasciar scorrere l’ac-

qua per qualche minuto prima di utilizzarla. Le informazioni sui lavori in corso da parte di acquevenete e le eventuali sospensioni dell’erogazione sono sempre segnalate su www.acquevenete.it Inoltre, gli utenti che hanno scaricato l’App acquevenete sul proprio smartphone riceveranno una notifica in tempo reale per le sospensioni dell’erogazione nel loro Comune.

ROSOLINA - Iniziativa “Ridiamo il sorriso alla Pianura Padana”, assegnazione gratuita di piante ai Comuni. Il Comune di Rosolina, ma anche tutti gli altri comuni del Polesine informano dell’importante iniziativa finanziata dalla Regione Veneto e messa in atto da Veneto Agricoltura, con la quale verranno messi a disposizione dei Comuni di pianura migliaia di alberelli ed arbusti autoctoni, destinati ad essere distribuiti gratuitamente da ciascun comune ai propri cittadini. I cittadini interessati potranno farne richiesta mediante il portale https://www.ridiamoilsorrisoallapianurapadana.eu/, nel quale troveranno tutte le informazioni per la richiesta e la registrazione. B.B.

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14 Cronaca

L'ARENA

Sabato 1 Agosto 2020

LA NOMINA. La deputata del Pd al vertice dell’equipe parlamentare che si occupa anche di infrastrutture e lavori pubblici

AlessiaRottaguiderà la Commissione Ambiente «Lepriorità? Curarele feritedelterritorio e tornareallalentezza Ilturismocerca oggiluoghi preservati. Ce lohainsegnato ilCovid» Maria Vittoria Adami

Curare le ferite del territorio e tornare alla lentezza di un modello economico e ambientale che sarà - come ci ha suggerito la pandemia - una leva di appoggio per la ripresa. Passando per il turismo. Lavorerà su un fronte aperto a 360 gradi, dalla caccia all’orso alla Tav, la deputata del Pd Alessia Rotta, appena nominata presidente della Commissione parlamentare Ambiente territorio e lavori pubblici. La commissione si occupa di ambiente, parchi e paesaggio, ma anche di interventi infrastrutturali e del loro impatto. Per Rotta è un po’ un ritorno alle origini, legata, in gioventù a queste tematiche portate avanti quando di sostenibilità, riciclo e biologico ancora non si parlava. Erano gli anni di «Cibo per la mente», rassegna organizzata dall’associazione giovanile culturale Lucignolo, che aveva contribuito a fondare a Sommacampagna, Comune a quel tempo pioniere sperimentatore di una delle prime raccolte dei rifiuti porta a por-

ta in Italia. Nel frattempo la carriera politica l’ha portata a occuparsi di trasporti, lavoro, politiche europee e finanze. Ora completa il cerchio con questo nuovo incarico alla Camera. Qualèla principalemissione?

Oggi ci si chiede di riparare i danni e di curare le ferite del territorio. Per questo è stato investito un quarto di miliardo di euro nel Veronese per tre grandi ferite: Pfas, discarica di Pescantina e collettore del Garda. E andando oltre, il Veneto è maglia nera per il consumo del suolo. Ma questi sono temi che vive tutta l’Italia di cui la commissione si occuperà. Dall’altra parte c’è la necessità dirilanciarelo sviluppo...

Sì e si deve mettere in campo l’idea che l’ambientalismo non è “antisviluppismo”. La Tav, ad esempio, con tutte le mitigazioni ambientali, deve proseguire. Lavorare per la cura e la preservazione non significa che non ci possa essere sviluppo, che sarà anch’esso sostenibile. Qui dovremo concentrare le risorse economiche europee.

AlessiaRotta, deputatadelPd presidente dellaCommissioneVIII Achepuntosonoquestifondi?

L’Europa ha deciso per macroaree, ora sta ai Paesi dire cosa e come fare. Noi stiamo mettendo in ordine le priorità, mappando l’Italia, in base all’urgenza, ma anche alla resa delle azioni condotte. La stagione che abbiamo davanti è di grande responsabilità.

FrancescaMartini passa a Fratelli d’Italia Maschio: «Non chiede poltrone, vuole solo lavorare»

FrancescaMartini,ora nella squadraveronese diFratelli d’Italia

liare», spiega l’ex sottosegretario alla Sanità. Pronta a «chiedere, con pieno spirito propositivo, gli atti delle riunioni della Conferenza dei sindaci» e a puntare il dito «sui soli due incontri dei primi cittadini del Distretto 1, quello veronese: il 21 gennaio e il 28 febbraio. Possibile che da allora, nelle settimane più gravi della pandemia, non vi fosse più nulla dire?». Carica lancia in resta, Martini. E ancora sulla sanità: «Coinvolgeremo medici, università e associazioni per capire come correggere il tiro nell’eventualità, da scongiurare, di ritorni del contagio.

Il Covid ci ha detto molte cose. Guardando alle città d’arte come Verona o Firenze, ci ha detto che ora le persone cercano ambienti preservati. Rimettere al centro l’ambiente, quindi, è prioritario. Da qui la necessità di un’operazione di riparazione e di rilancio che passa per i parchi, ma anche per il recupero delle linee ferroviarie minori, oggi devastate e cruccio dei pendolari, come la Verona Rovigo. Sarebbe una chiave per visitare il Delta del Po, oasi di richiamo per il turismo. Occorreranno infrastrutture adeguate che non devastino l’ambiente e si dovrà spingere le persone verso una mobilità sostenibile. Sarà un recupero della lentezza. Sulleinfrastrutture, il filobus?

ILCAMBIODICASACCA. L’exsottosegretarioentra nel partito

I sondaggi segnalano una crescita costante. «Siamo a pochi decimali da Pd e 5 Stelle, un divario che speriamo colmare presto», ammette il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio comunale, Ciro Maschio. È una premessa ma anche il benvenuto, a Francesca Martini, ex sottosegretario alla Sanità e consigliere regionale della Lega, da qualche ora ufficialmente nelle fila del partito guidato da Giorgia Meloni, a poche settimane dall’appuntamento con le elezioni regionali di settembre. «Non ha chiesto poltrone: coordinerà il nostro tavolo di lavoro per il settore sanitario». In perfetta continuità con la sua storia politico-amministrativa. «Veniamo da una situazione difficile, che speriamo non si ripresenti ma che richiede, già oggi una capacità progettuale che finora, al di là delle ordinanze legate all’ordine pubblico non ho visto nell’amministrazione di Verona», mette in chiaro Francesca Martini. Ed alza subito il tiro: «I cittadini hanno diritto a una strategia, certamente economica ma anche nei settori della scuola, delle residenze per anziani e i servizi di assistenza domici-

Equestaè un’ereditàdel Covid...

Dati che potranno, di fatto, essere utili per questa amministrazione». Scontato ma sincero il benvenuto nella squadra da parte del capogruppo a Palazzo Barbieri Leonardo Ferrari e del consigliere regionale Stefano Casali. Entrambi rendono omaggio, con toni equivalenti, «a una donna che ha mostrato valore sul campo con le proprie competenze specifiche». Particolare non secondario: «È stata l’ultima veronese ad avere fatto parte di un Governo nel ruolo di sottosegretario». E sembra quasi una dichiarazione di intenti al futuro. • P.M.

Saràessenziale recuperare leretiferroviarie minorieareecome ilDeltadelPo oilparcodelBaldo

Candidati Lorenzoni nelVeronese Bigonintour Tour nel veronese oggi, del candidato alla presidenza della Regione Veneto, Arturo Lorenzoni (centrosinistra). Alle 9.45 sarà a San Bonifacio, al Caffè Centrale di piazza della Costituzione, con i candidati al consiglio regionale Giandomenico Allegri (Pd) e Laura Cristani e alle 11.15 sarà al teatro sociale di Villa Bartolomea, con Allegri e con un’altra candidata della compagine che lo supporta, Alessia Rossignoli. Alle 13.15 Lorenzoni e Allegri saranno in visita alla Fondazione «Madonna di Lourdes» di Cerea, realta di volontariato che si dedica alle fasce sociali deboli, e alle 16 seguirà la visita al Centro del Riuso di Sommacampagna, dove Allegri è vicesindaco. La candidata veronese del Pd al consiglio regionale Veneto, Anna Maria Bigon, consigliera uscente, invece, incontrerà i cittadini ai mercati settimanali: a Sant’Ambrogio di Valpolicella, domenica; a Negrar lunedì e a Borgo Venezia Martedì. Con la deputata Alessia Rotta venerdì parlerà nella sede del Pd, di infrastrutture e cementificazione. • M.V.A.

Il Governo è a disposizione per la revisione di un progetto che dura da troppo tempo, perché si arrivi a un’opera meno impattante. La mobilità sostenibile è un punto nero da risolvere a Verona. Qualialtrepriorità vedrebbeper Verona?

Le opere già in cammino come la lotta ai Pfas e al consumo del suolo (Verona non è esente) e il collettore. E poi i parchi: bene quello del Baldo e la tutela della Val Borago. •

LAPOSTA DELLAOLGA

(la posta della olga)

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SuimontidelTrentino asalutarel'orsoevaso Silvino Gonzato

Mi telefona la Lavinia - scrive la Olga - che è al mare col marito, el Gaspare Noselìna. «Vegnì zó 'na setimana, ti e el to Gino - mi dice - che par via del virus 'st'ano se sta larghi». Le rispondo che con questo caldo preferisco la montagna anche se l'Armida che si trova sopra Boscocesanóva mi informa che si suda anche lassù e che per trovare un po' di refrigerio lei si sdraia sotto una vacca con cui ha confidenza. Ho letto che l'orso M 49, nuovamente evaso dal 41 bis, si troverebbe sul Monte Marzola, tra Trento e la Valsugana, ed è proprio là che vorrei andare, sperando di incontrarlo per esprimergli solidarietà e simpatia. «Ma sito fora de sarvèl? - si stupisce il mio Gino - Vuto fàrte sbranàr?». Gli rispondo che si tratta di un orso un po' discolo, come dovrebbero essere per natura tutti gli orsi, un orso da galline, da puinàr, da baite in cui ruba la ricotta di cui è goloso, niente più. L'è vera, el g'à dato anca un spintón a un pastór mandandolo a gambe all'aria ma per questo non merita il 41 bis, un regime carcerario cui vengono condannati i peggiori criminali. «E cosa ghe diréssito a 'sto orso - mi fa il mio Gino sempre che te riussìssi a parlàrghe prima che el te magna i galóni?». Prima di tutto gli direi «Qua la sata, che fémo

amicìssia», poi mi complimenterei per sue legittime e oneste evasioni, visto che gli altri ottanta e più orsi che popolano i boschi del Trentino sono in libertà pur avendo sicuramente commesso le sue stesse marachelle ma avendo avuto l'accortezza di non farsi scoprire. Gli direi inoltre che è ingiusto che lo si chiami con un codice invece che con un nome da orso, non ritenendo io un nome da plantigrado quello di circostanza, Papillon, affibbiatogli dal ministro dell'Ambiente, Costa. «E che nome ghe daréssito a 'sto orso galantomo, ansi galantorso?» mi chiede il mio Gino co' 'na facia da sbèrle che no ve digo. «Yoghi o Baloo o Humphrey Bear, quel che ghe fa i schèrsi a Paperino» gli rispondo. Infine gli raccomanderei, visto che lo vogliono catturare a tutti i costi per, ben che vada, rimetterlo in gabbia, di stare attento alle trappole e ai dardi narcotici. «L'è méio che andémo in Lessinia a l'ombra de le vache» mi fa il mio Gino.

VERSOLE REGIONALI. NascelaLista SolidarietàAmbiente Lavoro

«Ètempodi cambiare dopo 25 anni dannosi» Rifondazionelancianove nomi, 4 sonodidonne Paolo Mozzo

Nove nomi. Quattro donne e cinque uomini. Rifondazione schiera candidate e candidati per le elezioni regionali di settembre, uniti in una lista che suona come un programma: «Solidarietà Ambiente Lavoro». «La nostra proposta è di alternativa ai blocchi di centrodestra e centrosinistra che, apparentemente contrapposti, in realtà convergono su questioni fondamentali». Il mirino è puntato sulle Olimpiadi invernali di Cortina ma anche sull’«autonomia differenziata, disegno di scasso delle basi della Costituzione, cavalli di battaglia di Luca Zaia, al pari dell’adesione all’ideologia liberista della centralità del mercato e dell’impresa». L’obiettivo di «SAL» è ambizioso: «Rovesciare le politiche degli ultimi 25 anni nel Veneto, il cui frutto sono i record nel consumo del suolo, l’inquinamento di acque e terre e un modello di bassi salari e sfruttamento intensivo del lavoro e dell’ambiente che, se prima del Covid-19 era insostenibile, oggi risulta del tutto improponibile». Andranno in campo contro le «corazzate» del centrode-

NensiNarkaj,la più giovanetrai nove candidati nellalista «SAL»

stra Renato Peretti, Angela «Catia» Manganotti, Pietro Agnelli, Elisabetta «Betty» Murari, Gaetano Cirone, Sergio «Flò» Floridia, Chiara Zonzini e Giacomo «Jack» Salbego. La più giovane della squadra è Nensi Narkaj, classe 1993, albanese per nascita, femminista e attivista per i diritti LGBTQI (acronimo per: lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender, queer, intersex, ndr): «Il nostro obiettivo», spiega, «è dare voce a tutte quelle soggettività che dovono quotidianamente combattere per l’affermazione dei propri diritti e che troppo spesso sono vittime di

una politica discriminatoria e rivolta a diffondere odio nei confronti del diverso». Il futuro dovrebbe ripartire da investimenti «in sanità, istruzione, cultura e sociale e dalla riduzione degli orari di lavoro a parità di salario». «I fondi ci sono ma», ribadisce la squadra di «Solidarietà Ambiente Lavoro», «vanno recuperati con la tassazione progressiva dei redditi, prevista nella Costituzione, una tassa sulle ricchezze come esiste in tutti i Paesi europei e la lotta feroce all’evasione fiscale, quella che la Lega e chi ha governato la Regione non hanno mai voluto». •


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