01-MAG-2020 Estratto da pag. 18
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 18
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 45
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 27
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 48
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 11
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 11
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 11
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 1
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 12
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 3
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3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 1
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 1
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3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 14
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 6
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 6
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 10
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3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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3043
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 3
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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 4 Quotidiano nazionale
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01-MAG-2020
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
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87.983 63
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01-MAG-2020
da pag. 7 Quotidiano nazionale
Direttore: Virman Cusenza
Lettori Audipress 12/2019:
87.983 63
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01-MAG-2020
01-MAG-2020 Estratto da pag. 7
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3043
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da pag. 4 Quotidiano nazionale
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01-MAG-2020
01-MAG-2020 Estratto da pag. 12
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3043
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
01-MAG-2020 Estratto da pag. 3
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 9
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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01-MAG-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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22
VENERDÌ 1 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
La rappresentanza delle imprese viale dell’astronomia
Confindustria, il Veneto conta due vice nel “team” di Bonomi Piovesana e Beltrame entrano nella squadra del presidente designato Carraro: «Orgoglioso». Il padovano Finco: «Risultato che viene da lontano» Roberta Paolini / PADOVA
Il Veneto conterà. Nella squadra di Carlo Bonomi ci saranno due venete: Barbara Beltrame cui verrà data l’internazionalizzazione e Maria Cristina Piovesana con la delega ad ambiente e sostenibilità. Il dato, a bocce ferme e finora solo sulla carta, è che per una volta la regione ha saputo giocare bene le sue carte, mettendo a lavoro diplomazie, ma puntando evidentemente anche sul valore e le relazioni delle due imprendi-
trici. Ieri il Consiglio Generale di Confindustria, su proposta del presidente designato, ha approvato la squadra per il quadriennio 2020-2024, composta da dieci vicepresidenti elettivi a cui si aggiungono i tre vicepresidenti previsti, per statuto, di diritto, ovvero Giovani, Piccola Industria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali. Tra questi, se il 26 di giugno, dovesse essere letto alla guida nazionale dei giovani anche
Eugenio Calearo Ciman, il Veneto “rischia” di averne tre di vice. Intanto queste le deleghe assegnate da Bonomi: oltre a Piovesana e Beltrame, eletti Giovanni Brugnoli, al Capitale umano; Francesco De Santis, Ricerca e Sviluppo; il ceo di Tim Luigi Gubitosi, al Digitale; Alberto Marenghi, all'Organizzazione, allo Sviluppo e al Marketing Associativo; Marchesini, alle Filiere e alle Medie Imprese; Natale Mazzuca, all'Economia del Mare e al Mezzogiorno; Emanuele Orsi-
Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Veneto Centro «Siamo partiti da visioni diverse ma alla fine abbiamo fatti sintesi»
Bonomi, leader di Confindustria
ni, con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco; Maurizio Stirpe, al Lavoro e alle Relazioni Industriali. Enrico Carraro, leader regionale di Confindustria, si è detto orgoglioso «che il contributo del Veneto alla squadra stia proprio nel fattore femminile, espresso dalla forza, dalla professionalità e dalla determinazione delle nostre due imprenditrici. Sono infatti convinto che quello di cui abbiamo bisogno oggi per rinascere sia una grande energia alimentata dalla passione, dall'innovazione e da un impegno civile ancora maggiore verso la società e la sostenibilità». Un risultato «importante» che «viene da lontano» dice Massimo Finco, presidente Vicario di Assindustria Venetocentro, «da una visione condivisa delle sfide - aggiunge - che oggi devono affrontare le associazioni di Confindustria, stringendo alleanze tra territori». Un programma e una squadra che disegna un Aquilotto compatto «nel ruolo visibile e incisivo di rappresentanza dei valori ed esigenze delle imprese»:
condizione indispensabile, dice ancora Finco, per affrontare e superare «la sfida tremenda che abbiamo davanti, per difendere e rilanciare il futuro produttivo del Paese, il lavoro e la nostra economia e, insieme, per cambiare Confindustria e anche noi imprese, se vogliamo che cambi l'Italia». Felicità esprime anche Luciano Vescovi per il ruolo dato a Beltrame, sua vice in Confindustrtia Vicenza. Positivo il giudizio del leader degli imprenditori berici anche per la presenza «di imprenditrici venete, e questo credo sia un bel riconoscimento per quanto il territorio ha saputo esprimere in questi anni». Lorraine Berton di Confindustria Belluno Dolomiti, infine, congratulandosi con Piovesana e Beltrame, dice: «La doppia vicepresidenza veneta è una garanzia per le nostre imprese e per il nostro territorio». In questo momento drammatico «l’Italia ripartirà solo se il Nordest manifatturiero ritornerà a correre» conclude Berton. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Barbara Beltrame, esponente della dinastia dell’industria siderurgica «Non c’è rivalità con Maria Cristina, più forza alla presenza femminile»
La trevigiana: «Saremo La vicentina: «Attenzione impegnati a costruire il futuro per i mercati internazionali su ambiente e sostenibilità» cruciale per il Paese» L’INTERVISTA/1
aria Cristina Piovesana e Assindustria Veneto Centro sono stati dei supporter della prima ora di Carlo Bonomi. Un po’ questo ruolo ve lo aspettavate... «Questo è il riconoscimento al ruolo e alla nostra visione associativa ed è un grande risultato per tutta la comunità imprenditoriale che in tutti questi anni ha rappresentato la governance di Assindustria VenetoCentro. Quindi sì la mia persona, ma prima di tutto la visione e le buone idee, la capacità di aver creato qualcosa con questa territoriale che ha saputo conquistarsi la stima e la fiducia a livello nazionale». Ambiente e sostenibilità, una delega importante. «Sì e va nella direzione di costruire un futuro, sono temi centrali, sui quali si costruirà una buona parte dei nostri territori e della nostra Europa. Prima di Covid 19, tra le linee di sviluppo della nostra Europa, c’erano proprio l’ambiente e la sostenibilità, elementi strategici e complessi che hanno bisogno di orizzonti temporali lunghi e che per realizzarsi necessitano di passione e molta competenza». Due vicepresidenze, due donne, le uniche della squadra. «Sì è così, io e Barbara Beltra-
L’INTERVISTA/2
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ppena più che quarantenne, un cognome che abbraccia la storia industriale della siderurgia veneta e italiana, basso profilo come abito di ordinanza, ma una bella ambizione. Barbara Beltrame è felice, al telefono a poche ore dall’ufficializzazione che vice di Carlo Bonomi, con una delega all’internazionalizzazione, sarà proprio lei. Dottoressa Beltrame, lei ha studiato a Londra, ha iniziato a lavorare in azienda nel 2005 come comunicazione e marketing manager. Ha vissuto l’evoluzione del suo gruppo in anni complessi, come commenta oggi questa nomina all’interno di Confindustria? «Confindustria si è presentata al rinnovo della carica di vertice con due figure di rilievo e assoluto valore. Stimo entrambe i candidati. Con Carlo Bonomi ho un rapporto di fiducia e di condivisione di visioni e progettualità. Mi auguro di essere all'altezza della fiducia che mi ha dato volendomi nella sua squadra». Il suo nome circolava da tempo, ma spesso lo abbiamo associato quasi in competizione con quello di Piovesana. «Sono molto felice che il presidente abbia scelto me e Maria Cristina (Piovesana ndr), lo dico non solo per la nostra
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Maria Cristina Piovesana
me a cui ovviamente vanno i miei auguri». È stata anche una vittoria del territorio, non sembravate così uniti all’inizio... Poi vi siete compattati. «È abbastanza normale ci siano visioni diverse e questo è anche il valore dell’associazionismo, idee diverse che però poi trovano una sintesi nel presidente e nella squadra che il presidente costruisce. La squadra poi viene proposta al Consiglio Generale e og-
gi c’è stato quasi un voto unanime su questo punto. Se guardiamo a come è avvenuta la designazione di Bonomi a larghissima maggioranza, la stessa cosa è successa oggi con la squadra di presidenza, significa che noi abbiamo confermato una Confindustria unita. Dove centro e periferia devono riconoscersi, lavorare insieme in un rapporto stretto e coeso». — R.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Barbara Beltrame Giacomello
provenienza veneta, ma perché chiaramente la forza femminile, in un mondo come quello dell’industria, che salvo rare eccezioni è tipicamente maschile è sempre un bene. Inoltre è un bellissimo ruolo quello che mi è stato dato». Avrà una delega di rilievo, la stessa della candidata alla presidenza Licia Mattioli, anche se per il gruppo Beltrame i mercati esteri sono la normalità. «Sì è un ambito fondamenta-
le, in questo periodo non facile ancora di più soprattutto per l’Italia. Abbiamo visto tutti i dati di ieri sulla caduta del Pil. Io credo che in questo momento i corpi intermedi come Confindustria siano cruciali per il Paese». Ha già una visione futura del suo ruolo? «Sì, ma la dirò dopo il 20 maggio quando avrò preso pieno possesso della carica». — R.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: manodopera e imprese Angelo Macola (Assitai Veneto): allo studio protocollo con Usl e Regione per procedure digitali in grado di azzerare i contatti fra ospiti e operatori
«I campeggi pronti a riaprire a giugno il distanziamento all’aperto è facile» L’INTERVISTA Laura Berlinghieri
lla fine il “corridoio Covid free” tra Germania e Croazia non ci sarà. È il primo punto segnato dagli operatori turistici veneti, in un campionato che, pur non ancora iniziato, colloca la nostra regione in zona “play-out”. Non ci sta il settore del turismo all’aria aperta che, con Angelo Macola, presidente di Assitai Veneto, chiede risposte per un comparto che per natura si attiene alle regole di distanziamento predicate per i prossimi mesi. Quali cifre ruotano intorno al settore del turismo in Veneto? «Parto da un dato: Cavallino è la quinta meta turistica in Italia. Ogni anno in Veneto registriamo tra i 2,5 e i 3 milioni di turisti e 22 milioni di presenze, di cui un terzo nei campeggi. Per un totale di quasi 2 miliardi di euro. Ciascun turista trascorre in media 10 giorni nella nostra regione, spendendo 80 euro al giorno tra alloggio, ristorazione e divertimenti. Numeri a cui aggiungere i circa 40 mila addetti che, ogni estate, lavorano nel turismo open air. Considerando solo i lavoratori diretti, 10 mila sul litorale e 3.500 sul lago di Garda. Di questi, due terzi con contratto a tempo determinato e assunzioni bloccate». Lavoratori senza tutela? «Cassa integrazione in deroga per gli assunti, che però copre solo 9 settimane ed è anticipa-
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Angelo Macola
ta da noi aziende, senza sapere quando e come saremo rimborsate dallo Stato. Ma c’è una percentuale di assunti che continua a lavorare nella gestione del verde e nel mantenimento dei rapporti con i clienti». Qual è il rapporto tra disdette e conferme? «Oltre l’80% di chi ha prenotato spera di poter venire in vacanza; il rimanente 20% si divide tra indecisi e chi ha chiesto la restituzione della caparra, ma la percentuale sale parlando di alberghi». In quanto turismo all’aria aperta, vi sentite più sicuri? «Certo. Con i nostri spazi, il distanziamento tra le persone è garantito. Forniamo alloggi individuali distanziati e immersi nel verde, dotati di servizi igienici e cucine attrezzate. Ma stiamo anche definendo un protocollo sanitario sul quale ci siamo già confrontati con le Usl regionali. Il prossimo passo sarà un tavolo con gli assessorati alla sanità e al turismo. Inail definisce campeggi e villaggi turistici luoghi a basso
impatto rischio integrato e noi sappiamo di poter garantire massima sicurezza agli ospiti. Oltre a essere disponibili a dialogare con città metropolitana e Comuni per la gestione sanitaria certificata del turismo in arrivo, anche attraverso sistemi tecnologici». Cosa manca, dunque? «Manca la ripartenza. Continuiamo a insistere con Roma, perché sia sbloccato il nostro codice Ateco, per consentirci di ripartire. Esclusi i campeggi con attività di manutenzione ferme, gli altri potrebbero riaprire già a inizio giugno». Tornando alle misure di sicurezza, cos’altro avete previsto? «Corridoi di distanziamento all’arrivo, procedure digitali per azzerare i contatti tra ospiti e operatori nelle attività di prenotazione, reception, cassa e servizi commerciali interni. La misurazione della temperatura corporea dei clienti, da concordare con le Usl. Turismo all’aperto significa parchi acquatici, spiagge, aree sportive, aree bambini, negozi, ristoranti, servizi igienici. Servizi in aree dalle grandi dimensioni che possono essere rimodulati e organizzati per garantire il rispetto delle misure di distanziamento. Senza contare che le nostre spiagge e i nostri parchi acquatici sono molto sicuri, con regimi all’avanguardia in Europa. Infine stiamo pensando a un insieme di molteplici attività e servizi complementari offerti all'ospite, organizzati quasi totalmente all'aperto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
confronto sul nuovo modello veneto
Unioncamere e sindacati «Attenti ai rischi della Fase 2» VENEZIA
Dati e modalità della Fase 2 sono stati ieri al centro di un incontro in videoconferenza tra il presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, e le sigle sindacali rappresentante dai segreterai generali veneti Christian Ferrari, Cgil, Gianfranco Refosco, Cisl, e Gerardo Colamarco, Uil. Sono stato forniti alcuni dati in relazione al Dpcm 26 aprile 2020 delinean-
do le attività economiche che potranno riaprire lunedì. Secondo le stime del Centro Studi di Unioncamere, il 77% delle unità locali (cioè l’insieme delle sedi e delle filiali) sarà ammesso a svolgere la propria attività (pari a oltre 411 mila unità locali assentite dal decreto). Attorno a queste unità locali graviterà quasi l’84% degli occupati dipendenti totali: dunque su un totale di 1,5 milioni di occupati alle dipenden-
ze in Veneto, circa 1,2 milioni potranno in teoria presentarsi ai cancelli. Teoricamente quindi il nuovo piano potrebbe far salire in Veneto di altre 160 mila unità le attività ammesse a svolgere il proprio lavoro rispetto al Dpcm dello scorso 10 aprile, con quasi 415 mila addetti dipendenti in più al lavoro. Rimane quasi totalmente in “blocco” e fermo il settore alloggio e ristorazione: nel com-
La spiaggia di Cavallino, località ad altissima concentrazione di campeggi
confagricoltura veneto
È già stato perso un terzo delle vendite di vino VENEZIA
In presenza di adeguate condizioni di sicurezza occorre accelerare la ripresa dell’attività del canale Horeca. Confagricoltura Veneto scende in cambio a fianco di ristoranti, hotel e bar, che stanno subendo gravi perdite. Perdite che poi si riversano nel settore della viticoltura. «I dati della filiera vino segnalano una perdita del 30% delle vendite per le nostre aziende vitivinicole legata al canale Horeca» sottolinea
plesso solo l’8% delle unità locali nel territorio ha la possibilità di operare a pieno regime (e il 19,2% dei dipendenti del comparto). Sono ancora piuttosto penalizzati i servizi alle persone, che contano il 40,6% delle unità locali assentite dal Dpcm, cui fa riferimento il 68% degli addetti dipendenti. È stimabile che oltre due terzi delle unità locali del commercio e delle costruzioni rientrino fra le attività ammesse dal decreto: ciò permette al 79% dei dipendenti del commercio e al 70% dei dipendenti delle costruzioni di essere operativi. «C’è stato un confronto sulla stato di crisi e sulle misure da mettere in campo» spiega Pozza, che si è detto molto soddisfatto del confronto «I sindaca-
Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto «Il rinvio della ripresa delle attività sta avendo conseguenze gravissime anche per le migliaia di piccole e medie imprese del nostro comparto vitivinicolo nazionale, già alle prese con un export quasi bloccato». Giustiniani ricorda che il Veneto ha quasi 100 mila ettari a vigneto su 650 mila ettari nazionali e produce il 25% dei 46 milioni di ettolitri italiani. I quattro mesi di fatturato mancante, immaginando che l’at-
ti hanno sottolineato il ruolo terzo di Unioncamere che non subisce vincoli o veti di alcun tipo. Un clima di compattezza che ha riguardato anche la presa di coscienza del rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico locale. Vogliamo attivarci con la Regione per intervenire sul Protocollo della
Da lunedì potranno tornare in attività altre 160 mila imprese con 415 mila addetti Legalità. Abbiamo già deciso di far diventare questi incontri un tavolo periodico di confronto e per questo ci rivedremo a stretto giro per lavorare a pro-
tuale sofferenza si protrarrà almeno fino a giugno, produrranno sui bilanci delle aziende un danno enorme. «Le vendite nella grande distribuzione, che stanno andando bene, non bastano a ridurre il danno» sostiene Giustiniani «Il vino venduto è infatti di fascia bassa, sia perché non abbiamo l’abitudine in Italia di comperare per il consumo a casa vini di alta fascia, sia perché la crisi induce al risparmio». «È inaccettabile la riapertura delle attività ristorative al promo giugno» aggiunge Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Veneto «Siamo al fianco del mondo del commercio e della ristorazione nel chiedere che si metta fine a questo infinito lockdown». — NICOLA BRILLO © RIPRODUZIONE RISERVATA
getti e proposte concrete ». Il presidente di Unioncamere sottolinea un punto focale emerso durante la riunione: «La necessità di ripensare il modello Veneto. Serve un momento di confronto ampio con la costituzione di un osservatorio economico regionale che tenga al suo interno tutti i soggetti che operano all’interno del sistema economico. Si tratta di un’esperienza che abbiamo già sperimentato a Treviso con l’osservatorio economico nato 20 anni fa e che ha dato un contributo importante alla crescita e allo sviluppo del territorio. L’esempio di Treviso è esportabile e declinabile a livello regionale, considerando anche il patrimonio di dati del Centro Studio di Unioncamere». —
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: le attività all’aria aperta nel Bellunese pescatori
Ora le lenze tornano in acqua «Fortunati» BELLUNO
Passeggiate a cavallo in Valle di Zoldo con Rik Molin Fop che ha una azienda agricola con i cavalli
Ippoturismo in ginocchio «Fatturato ridotto a zero» Non si può andare in sella e gli animali non possono essere allenati «Alcuni allevatori ipotizzano di portare al macello alcuni capi se non li vendono» Alessia Forzin / BELLUNO
Vendite sospese, monte degli animali ridotte del 90%, azzerato il comparto del turismo. Gli allevatori di cavalli della provincia sono allo stremo. In questi anni hanno saputo ritagliarsi un segmento lavorativo importante, ma l’emergenza dovuta al coronavirus ha azzerato le loro attività e, conseguentemente, i fatturati. «La situazione è talmente grave che alcuni allevatori stanno ipotizzando addirittura l’abbattimento al macello di alcuni capi se non riuscissero a vendere nel breve periodo, per garantire il mantenimento dei soggetti principali dell’allevamento», fanno sapere cinque realtà bellunesi. «Altri potrebbero chiudere l’attività». La Fattoria Tita e Glo di Gloria Caffont (Borgo Valbellu-
na), e le aziende agricole Molin Fop Riccardo di Zoldo Alto, Laura De Zaiacomo di Rivamonte, Del Col Riccardo di Castion e Margherita Agostini di Sospirolo di rivolgono a Regione e Provincia per segnalare le gravi difficoltà che stanno vivendo. Queste aziende nel corso degli anni hanno avviato attività connesse a sostegno dell’allevamento, come l’ippoturismo con trekking a cavallo o attività di equitazione in campo, ma anche attività agrituristiche e campus estivi in azienda per bambini e ragazzi. Il lockdown le sta mettendo in grave crisi. «Rispetto agli allevamenti da carne o latte della zootecnia, che hanno ridotto le attività ma hanno comunque un reddito che garantisce la sopravvivenza, gli allevamenti di cavalli hanno un fatturato
zero», si legge nella lettera. «In questa stagione (marzo-giugno) fanno normalmente il 70% dei ricavi dell’anno». Non si incassa nulla ma i costi fissi di mantenimento dei cavalli restano elevatissimi. «In questa stagione normalmente si riescono a vendere diversi soggetti e, per i pochi che hanno stazione di riproduzione, si fanno il 99% delle monte della stagione. «Vista la situazione di incertezza, il 90% dei privati proprietari di fattrici ha scelto di non ingravidarle», si legge ancora. Crolleranno le nascite dei puledri. Il lockdown ha poi impedito di svolgere tutte le attività turistiche, come l’escursionismo a cavallo. «La primavera copre una fetta importantissima del fatturato annuo dell’intera azienda. Il periodo da marzo-aprile a fine giugno è la parte più attiva dell’intera stagio-
livinallongo
Allerta Arabba Fodom turismo «L’incertezza così ci uccide» LIVINALLONGO
«C’è scollamento tra politica nazionale e imprese turistico-ricettive che chiedono a gran voce di fare presto». Manuel Roncat, presidente di Arabba-Fodom Turismo, lancia il grido di allarme del settore turistico della zona, critica il governo e plaude a Zaia. «Devo amaramente constatare» dice «l’enorme divario e scollamento dalla realtà tra la
politica nazionale e le imprese turistico-ricettive e dei servizi. Imprese che non sono delocalizzabili e non sono riconvertibili nella maggior parte dei casi. Da un esecutivo che parla del turismo come comparto trainante del Pil nazionale, attendevamo regole chiare, certezza degli adempimenti, garanzia di salvaguardia dei posti di lavoro». «Le regole» continua Roncat «per l’ennesima volta non
sono arrivate, siamo stati ripagati con lo slogan “nessuno perderà il posto di lavoro” inventato da un dipendente pubblico, come una triste pubblicità che non incontra la risposta del mercato e non raccoglie l’attenzione delle masse e da un poco felice: “non arrabbiatevi”». Per gli operatori turistici fodomi «nulla è più distruttivo, frustrante e difficile dell’incertezza, mentre attorno a noi,
RICCARDO MOLIN FOP DI ZOLDO DOVE GESTISCE UN’AZIENDA CON LA FIGLIA
ne, grazie alle temperature miti rispetto al caldo estivo controindicato per i cavalli. Nel Bellunese il trekking a cavallo e l’ippoturismo è sostenuto principalmente dalle nostre aziende agricole che, anche se non sono ufficialmente raggruppate in rete d’impresa, la-
le imprese turistiche dei paesi europei riaprono». «Assistiamo con tristezza» dice Roncat «alle azioni di paesi europei e contermini volte a intercettare e veicolare a sé quote di mercato turistico che l’Italia sta perdendo, in un clima di totale pacatezza, che sembra cadere nella compiacenza, delle istituzioni italiane». Il presidente di Arabba-Fodom Turismo dice quindi la sua sulla necessità di apertura delle attività turistiche. «Se in un autobus da 40 mq possono trovare posto 15 persone» sostiene «in un bar di 40 mq devono poter entrare 15 persone, altrimenti pretendo che il trasporto pubblico venga fermato oppure dotato di un autobus ogni persona. Non è
vorano come tali. L’assenza totale di turismo e l’impossibilita di frequentare i nostri allevamenti e agriturismi anche da parte della popolazione locale sta mettendo a dura prova un sistema che già prima del Covid 19 risultava molto fragile e delicato, anche se turisticamente di forte attrattiva e riscontro grazie anche alla promozione da parte della Regione Veneto con progetti come “La via delle Prealpi” o la Claudia Augusta (che coinvolge ben tre dei nostri allevamenti)». Nemmeno riattivare queste attività è così semplice. C’è un’ordinanza che vieta di salire in sella, quindi i cavalli non possono essere tenuti allenati. Per tornare ad affrontare passeggiate, servirà un periodo di allenamento. «E se poi fosse confermato come da indiscrezioni Fise che le attività riprendano con la possibilità di avere in campo massimo due persone con accessi in allevamento limitati, risulterebbe addirittura antieconomico riavviare tale attività». Una situazione grave, e per questo le aziende agricole chiedono a Regione e Provincia di attivare un tavolo di confronto, «al fine di identificare quali possano essere le misure immediate, sia a livello agricolo che turistico, da adottare atte a preservare la sopravvivenza delle nostre aziende». —
possibile ospedalizzare con regolamentazioni improponibili una professione che nasce dal cuore; applicare regole ospedaliere a ristorazione e accoglienza significa togliere la marginalità di guadagno alle aziende e lasciare la certezza dei costi e delle tasse. Significa obbligare migliaia di
«Se in un pullman c’è spazio per 15 persone allora anche i bar possono riaprire» famiglie a lavorare per pagare le spese vive e in molti casi condannare aziende all’inesorabile chiusura. Le partite Iva turistiche, commerciali e dei
Boccata d’ossigeno per il mondo della pesca provinciale che può iniziare la graduale ripresa delle sue attività. La Regione ha risposto alle richieste del mondo ittico confermando che si può andare a pescare, seppur in forma individuale e con le misure di sicurezza sanitarie. «Era una precisazione che attendevamo da tempo» spiega Filippo Sitran, presidente della Federazione provinciale dei bacini di pesca «tutti i nostri sodalizi infatti premevano per tornare a fare l’attività. Dobbiamo ringraziare anche gli uffici provinciali che si sono subito attivati per avere chiarimenti». «Diciamo che il nostro mondo è più fortunato rispetto ad altre attività ricreative» continua Sitran «perché è facile rispettare tutte le indicazioni di sicurezza ed evitare assembramenti, tutte caratteristiche che sono già proprie della pesca sportiva. Ovviamente non si potranno fare le gare di pesca e, fino al prossimo 3 maggio, si potrà pescare solo nel territorio del proprio Comune, così come è probabile che maggio non si farà la fiera “Caccia, pesca e natura”. Intanto però è importante ripartire sia come valvola di sfogo in questo periodo difficile ma anche per i vari Bacini di pesca che possono tornare a fare i permessi e avere così nuove risorse economiche per le tante iniziative da mettere in atto. Ci sono anche tanti interventi ambientali che erano stati sospesi come la semina del pesce e il suo ripopolamento, la funzione di sorveglianza delle nostre acque che magari sono frequentate da pescatori “abusivi”, il recupero di alcuni alvei di fiumi e torrenti con opere di intervento e manutenzione». — E.D.C.
servizi, con tutta la filiera di fornitori e produttori sono famiglie in carne di cui fanno parte anche i nostri collaboratori per i quali pretendiamo certezze in quanto non hanno la forza, da soli, di far sentire la loro voce, se non a mezzo di sindacati che per troppi anni hanno visto gli imprenditori come aguzzini». Gli operatori fodomi chiedono sburocratizzazione e la «certezza che il rischio d’impresa non venga gravato anche del rischio Covid-19». Non si chiedono «tavoli istituzionali riservati a pochi», ma «liquidità vera non sotto forma di ulteriori debiti». Infine Roncat invita il governo a chiedere a Zaia la ricetta del “come si fa”. — G. SAN.
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: la situazione nel Bellunese
La giustizia riparte ma con regole rigide Il procuratore Paolo Luca spiega le nuove norme: «Servirebbe anche il termoscanner ma non abbiamo chi se ne occupa» Gigi Sosso / BELLUNO
La giustizia ripartirà presto. Ma per cominciare, con la ridotta e a porte chiuse o solo su appuntamento. Dopo che nei primi mesi dell’emergenza Coronavirus si sono trattati solo gli atti urgenti e le udienze di convalida degli arresti, in videoconferenza, dal 12 maggio ci sarà un primo ritorno ad una parvenza di normalità. Avanti piano, non si vedono altre scelte, nemmeno dall’osservatorio del procuratore della Repubblica, Paolo Luca, che è anche il responsabile della sicurezza. Dalla bussola della porta di via Segato in poi, sarà tutto regolamentato: «Il periodo di emergenza continuerà fino al 31 luglio e, fino ad allora, ci sarà una limitazione degli ingressi non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per avvocati e l’utenza», spiega Luca. «Rimane il principio della richiesta di un appuntamento, in base alle norme che sono attualmente in vigore. Magari in un secondo momento aumenteremo l’orario di apertura degli uffici, ma sempre secondo questo criterio fondamentale». Per garantire la salute, ci vorrebbe uno di quei termoscanner, che si sono visti in aeroporto. Chi ha la febbre, torna a casa, anzi non si capisce perché sia uscito: «Il ministero fa sapere che ci fornisce questo strumento, se la normativa regionale o locale prevede l’obbligo della misurazione della temperatura. Poi non pagherebbe il personale addetto. Non è semplice affidarlo alla vigilanza, perché non rientra nei compiti del contratto e, comunque, costituisce una potenziale fonte di pericolo. Se i vigilanti lo faranno, sarà per spirito di collaborazione, ma non mi sembra che il governatore Zaia dica qualcosa al riguardo». L’abbecedario del Coronavirus prevede l’uso di tutti i dispositivi di sicurezza, dalla mascherina al distanziamento. Su questi, non ci saranno deroghe: «Non c’è dubbio e poi dovremo predisporre i liquidi
igienizzanti per le mani. Stiamo cercando di far fronte all’emergenza, tutelando la salute di tutti: il principio passa per la presenza di poca gente». Un conto sono le cause civili e un altro il processo penale. Il primo lo si può fare anche per via telematica, senza tante difficoltà. Ma per il secondo ci vogliono imputato e testimoni e il linguaggio, anche quello del corpo, è fondamentale: «Il civi-
Il prossimo 12 maggio potrebbero ripartire le udienze penali: «Ma a porte chiuse» le è essenzialmente formate da carte, per il penale ci sono delle difficoltà. Il 12 maggio cesserà la sospensione dei termini processuali e si dovrebbe tornare ad avere rapporti più frequenti con gli avvocati, che verranno a chiedere atti o a patteggiare per i propri assistiti. Faccio notare che il personale è ridotto e in diversi sono in modalità smart working. Se dovessimo riprendere a pieno regime, con un terzo dei lavoratori, non ce la faremmo». La presidente del Tribunale, Antonella Coniglio sta facendo delle valutazioni, a cominciare dalla capienza delle aule, per poter riprendere le udienze: «Teoricamente si potrebbe decidere di ricominciare, ma con tutte le cautele. In videoconferenza o con processi in forma molto ridotta. La decisione va presa dai capi degli uffici. Fino al 30 giugno, i processi si possono rinviare e, se si celebrano, servono tutte le precauzioni previste». Una requisitoria del pm o un’arringa del difensore forse perderanno un po’ di efficacia con la mascherina, ma non c’è scelta: «Si è pensato a che a separatori in plexiglass, ma andrebbero comprati: Procura e Tribunale non hanno capacità di spesa. Vanno autorizzati e finanziati, non si sa in che tempi. Noi non abbiamo autonomia economica». —
la presidente del tribunale
Coniglio: «Plexiglass in aula e meno persone possibile» BELLUNO
Un palazzo di giustizia un po’ diverso. Non sono all’ordine del giorno interventi strutturali, per gestire l’emergenza sanitaria del Coronavirus, ma sarà necessaria tutta una serie di accorgimenti, per poter ripartire con il massimo della sicurezza. Si era cominciato con il rinvio delle udienze filtro e di smistamento, quelle in cui si aprono i dibattimenti, a seconda della gravità del reato contestato, perché sarebbero stati inevitabili gli assembramenti di avvocati. Poi è
l’ordine degli avvocati
Mazzucco: «Processi giusti con i dispositivi previsti» BELLUNO
Gli avvocati rivogliono i processi. Sopra la toga e il bavaglino, indosseranno la mascherina. Sarà difficile organizzare un’arringa efficace al 100 per cento, ma la presenza in aula, accanto all’imputato e al pubblico ministero distanziati e davanti al giudice è fondamentale. Per il resto, la linea è quella di Tribunale e Procura della Repubblica: «Sono tutti aspet-
ti che abbiamo concordato con la presidente Coniglio e il procuratore Luca», sottolinea il presidente dell’Ordine degli avvocati, Erminio Mazzucco, «la nostra posizione ufficiale è che i processi vengano celebrati, nelle modalità stabilite dal codice. Il punto è che siamo in uno stato di eccezione e, in una situazione come quella che stiamo vivendo, si agisce con le modalità più idonee, che mettano d’accordo l’esi-
genza della salute e l’affermazione dei diritti. Quello che ci interessa è il giusto equilibrio tra la stessa salute e il diritto a una giustizia giusta e non è un discorso facile da attuare». In queste settimane di lavoro zero o quasi e, soprattutto per i più giovani, di attesa del contributo statale di 600 euro, gli avvocati hanno fatto le loro proposte: «Le abbiamo presentate al Tribunale e, in parte, sono state anche recepite. Tra le
stato rinviato tutto, a parte gli atti urgenti e le udienze di convalida degli arresti, che peraltro si sono svolte da remoto, con il gip in tribunale, l’indagato in una saletta del carcere e il difensore a casa. Adesso la presidente e giudice Antonella Coniglio come immagina prima e concretizzerà poi la ripresa dell’attività? «In questo momento, stiamo appunto riflettendo su come ripartire. Sto esaminando la capienza delle aule, in relazione alle prescrizioni sanitarie, per evitare la propagazione del Coronavirus e sicuramente
iniziative, la più difficile da attuare è quella che riguarda il processo penale. Vedremo anche quali saranno i margini operativi, che verranno introdotti nel corso delle prossime settimane». La situazione più critica, su questo concordano tutti, è proprio il processo penale. Oltre a giudice, pubblico ministero, cancellieri, stenotipista, difensore ed eventuale e collega di parte civile, ci sono l’imputato e i testimoni, a meno che non si tratti di un rito alternativo. Può essere una folla, anche senza il pubblico: «Nel campo civile, è un po’ più semplice. È un processo cartolare, che si basa sull’abilità dell’avvocato nell’individuare le questioni, anche se non può prescindere dalla dialettica davanti al giu-
l’attività sarà molto limitata e con il minor concorso di persone possibile. Processi e quant’altro saranno a porte chiuse. Stiamo già provvedendo ai parafiato sui banconi delle parti e a opere che comunque è eccessivo definire strutturali». Si farà il massimo, con quello che si può per sintetizzare: «Bisogna naturalmente anche fare i conti con il limitatissimo budget. Ovviamente parlo per gli uffici alle mie dipendenze e gli spazi comuni del palazzo di giustizia, perché per i locali di uso esclusivo della Procura della
dice. Il penale è prevalentemente basato sull’oralità e non può essere sostituito dal remoto. Questo è il punto fondamentale. Noi saremmo per celebrare i processi, con le modalità necessarie: mascherine, distanziamenti, poche udienze al giorno e un numero limitato di testimoni. In questo momen-
Le toghe hanno fatto le loro proposte: «Sanità e diritti devono concordare» to, la giustizia è appesantita, ma non è che la via telematica sia infallibile, con tutte le cose che bisogna valutare. Non so quale sia la più veloce».
Repubblica provvede il procuratore Paolo Luca». Gli avvocati sembrano i più ansiosi di ricominciare a frequentare le aule, pur con toga, mascherina e guanti o gel igienizzante. Sono due mesi che non lavorano per niente o lavorano poco e non manca chi ha chiesto il contributo statale dei 600 euro: «La voglia di riprendere ci accomuna ad avvocati ed utenti sia per un crescente desiderio di normalità sia per non vedere vanificato il lavoro di giudici e personale che in anni di duro lavoro hanno portato Belluno nel 2019 al primo posto della classifica di vivibilità per l’indicatore giustizia». La bussola dev’essere una e condivisa: «La salute pubblica è bene primario e vanno contemperate le esigenze, privilegiando sempre la salute». — G.S.
Quanto ai ricevimenti su appuntamento, saranno l’asso da mettere sul tavolo. «Gli appuntamenti non sono un ostacolo, l’importante è che i canali comunichino al meglio. Saremo agevolati per le istanze e i patteggiamenti. Quello che devo ancora capire bene è l’attività molto più spicciola, come le copie degli atti, ad esempio: La soluzione per via telematica è la migliore, sia per la richiesta che per la ricezione dei documenti. Non dobbiamo creare assembramenti, anche a tutela degli operatori del tribunale. Se poi, entro il 31 luglio, cambiassero le condizioni, ci potrebbe essere un’attenuazione delle misure. Nel frattempo, abbiamo speso soldi nostri per i dispositivi». — G.S.
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VENERDÌ 1 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
Protesta dei commercianti a Mestre, una delle tantissime manifestazioni per chiedere la riapertura al più presto di tutte le attività chiuse a marzo per fermare l’epidemia di Covid-19
PORCILE
Zaia: pronti a riaprire tutto il 18 maggio ma prima chiederò l’avallo alla scienza Negoziato in corso con il Governo tra pressioni dell’economia e rischio di nuovi focolai: «Il lavoro è un diritto costituzionale» Filippo Tosatto / VENEZIA
Un disegno esplicito: «Il nostro sistema sanitario è in grado di affrontare tranquillamente l’apertura a 360 gradi a partire dal 18 maggio, ed è esattamente questa la proposta che il Veneto rivolge al Governo. A riguardo, finora, non abbiamo ricevuto alcuna risposta». Due requisiti di partenza: «È indispensabile la piena collaborazione dei cittadini: mascherine, guanti e distanze di sicurezza, lo ripeterò fino allo sfinimento, salvano la vita. Ciò detto, chiediamo l’avallo preliminare del Comitato tecnico scientifico nazionale, competente a determinare la dimensione del rischio epidemiologico». DECRETI DI ROMA, ORDINANZE DI VENEZIA
Luca Zaia apre così il briefing a Marghera e nel salone
LUGA ZAIA, GOVERNATORE DEL VENETO, SOLLECITA IL GOVERNO AD ACCELERARE LE RIAPERTURE
«I deputati leghisti occupano la Camera? Una protesta corretta Salvini favorevole a votare in ottobre? Non è fuoco amico»
dell’Unità di crisi è ancora viva l’eco del confronto con Francesco Boccia e Roberto Speranza, i ministri alle Autonomie e alla Salute. Una discussione intensa, a tratti accesa, con il governatore tenace nel difendere le sue ordinanze: «Abbiamo sempre rispettato i decreti nazionali, applicando semmai norme più restrittive, ogni allentamento concesso è coerente, vorrei discuterne in un tribunale per stabilire se abbiamo ragione o no...» , dove l’allusione corre alla minaccia di impugnativa ventilata da Roma. Il nodo, irrisolto, investe tempi e modalità di una ripresa invocata, in toni incalzanti, da categorie economiche e società civile allo stremo. LE CIFRE ALLARMANTI DEL PRIMO MAGGIO
«Il lavoro è un diritto costituzionale», afferma il governa-
trasporto pubblico
Vaporetti su prenotazione e presto anche i posti in bus Da lunedì la novità sperimentale introdotta su alcune corse dei battelli a Venezia Ma il sistema è allo studio di tutte le aziende di trasporto VENEZIA
L’inizio della “fase due” dell’emergenza sanitaria coincide con una rivoluzione in casa Actv. Per la prima volta, da lunedì oltre al biglietto servirà la
prenotazione per montare a bordo del battello. Il nuovo sistema sarà valido solo per alcune corse aggiuntive tra piazzale Roma e Rialto (corse di linea 2/ in partenza da piazzale Roma C alle 7.30, 7.50, 8.10 e 8.30), piazzale Roma – F.te Nove – Ospedale – Lido (corsa di linea 5.2 in partenza da piazzale Roma C alle 7.20), Lido – Ospedale – Ferrovia – P. le Roma (corse di linea 5.1 in partenza da Lido A alle 7.15 e
8.15) e Lido – San Zaccaria – Rialto – Ferrovia – P. le Roma (corsa di linea 1 in partenza da Lido E alle 7.40). Per montare a bordo di queste corse bis, bisognerà scaricare l’applicazione “ufirst” (disponibile da domani) e prenotarsi entro le 23.59 del giorno precedente. Potrà usarla solo chi parte dai capolinea (piazzale Roma e Lido) e le corse faranno solo fermate in discesa. Si potrà montare a bordo nelle fermate in-
tore, esprimendo, nel messaggio del Primo Maggio, un tributo a «medici, infermieri, farmacisti, operatori sanitari, autisti, volontari del soccorso, forze dell’ordine, sacerdoti, colpiti dalla pandemia nell’atto più nobile, quello di soccorrere e prestare aiuto ad altre persone». Una tragedia dalle conseguenze sociali devastanti: «La crisi, nella nostra regione, ha azzerato oltre 3600 imprese e mandato in cassa integrazione più di 30 mila occupati, cancellando 50 mila posti di lavoro». Lunedì, una serie di aziende riaprirà i battenti: «Un milione e 200 mila veneti tornerà a lavorare mentre un milione e mezzo resterà ancora a casa. Penso ad artigiani, bar, ristoranti, centri sportivi, partite Iva, negozi, spettacoli... Le proteste annunciate? Sono legittime,
dobbiamo offrire loro una prospettiva». Il “buco nero” del turismo in ginocchio, il trasporto locale che esige più corse ma rischia il collasso finanziario, la scuola chiusa con bimbi e ragazzini soli dopo il ritorno al lavoro dei genitori... «Noi stiamo lavorando ad un grande network estivo di accoglienza ma il Governo deve assicurare un sostegno economico alle famiglie».
termedie solo se il battello non sarà affollato (massimo di una cinquantina di persone) e se all’interno è garantito lo spazio necessario al distanziamento. Se il battello al capolinea non sarà riempito da prenotati, a bordo potrà montare anche chi non ha fissato il posto, fino alla massima capienza. Actv spera così di risolvere i problemi di affollamento (non senza casi di nervosismo) che nelle ultime settimane hanno riguardato le corse negli orari di punta, con diverse segnalazioni di lavoratori lasciati a terra per problemi di capienza. Da lunedì, poi, Actv potenzierà il trasporto sia per le linee di navigazione sia su gomma. Un servizio comunque di gran lunga ridotto rispetto al pre coronavirus con grossi di-
sagi soprattutto per chi vive nelle isole e che non dispongono di mezzi propri. La prenotazione dei posti appare del resto l’unico modo per conciliare distanziamento sociale e trasporto pubblico. È l’esito di una riunione plenaria delle aziende di trasporto regionale tenutasi il 25 aprile.
tenzione della politica sull’esigenza di evitare la deriva del Paese». Dal Viminale, il sottosegretario dem agli Interni, Achille Variati – in precedenza critico nei confronti della linea Zaia – ora afferma che il “modello vincente del Veneto” ha le credenziali in regola per ripartire... «Si metta d’accordo con se stesso», la replica stizzita. 57 MILIONI E TANTI DOLCI DALLA SICILIA
STOCCATA AL SOTTOSEGRETARIO VARIATI
Fioccano le domande. Zaia chiede il voto regionale a luglio, Matteo Salvini preferisce ottobre. Fuoco amico? «Ma no, ci sentiamo di continuo, ha già chiarito la sua posizione». I deputati leghisti occupano l’aula di Montecitorio contestando il premier Conte? «Credo sia corretto manifestare nel luogo della democrazia per sollevare l’at-
All’origine della scelta la necessità di garantire il distanziamento per evitare i contagi Per il servizio, fino a due mesi fa gestito in modo massivo e calibrato su un numero di passeggeri altissimo, è una rivoluzione copernicana e tutta in sali-
Epilogo lieto, anzi ghiotto. Le donazioni al conto solidale, alimentate da 36.723 versamenti, sono salite a 57 milioni. E dalla Sicilia, il maestro pasticciere Nicola Fiasconaro ha inviato dolci e prelibatezze dell’isola alla Protezione civile: «Un gesto di assoluta fratellanza che regalerà un sorriso alle famiglie bisognose, grazie di cuore». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ta. Ma a detta di molti l’unica via percorribile, oggi. Di fatto, quello a cui si sta pensando è chiedere ad ogni viaggiatore di fissare in anticipo il viaggio (o i viaggi nel caso di un pendolare o studente) assicurando così la copertura dei posti disponibili nelle corriere e nei bus che per l’emergenza coronavirus hanno dovuto tagliate i posti in piedi e limitare nettamente il numero delle sedute. Così facendo, si potrà assicurare che sui mezzi salga esclusivamente il numero di persone ammesso e non si creino assembramenti, valutando il potenziamento delle corse nelle fasce orarie, nei giorni e nelle tratte in cui la richiesta sia maggiore. Tutto su una unica piattaforma su base regionale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Copia di promopress
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Primo Piano
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Le pulizie prima della ripresa
P
rima della ripresa delle attività è necessario garantire una completa pulizia di ogni ambiente di lavoro. La pulizia può essere effettuata con ordinari detergenti e acqua oppure con le soluzioni idroalcoliche; la decontaminazione (se ci sono stati casi di Covid-19) prevede l’utilizzo di ipoclorito di sodio 0,1% o di etanolo al 70% dopo pulizia con un detergente neutro. Tutte le operazioni di pulizia devono essere condotte da personale provvisto di Dpi cioè dispositivi di protezione individuale (filtrante respiratorio FFP2 o FFP3, protezione facciale, guanti monouso, camice monouso impermeabile a maniche lunghe). Dopo l’uso, i DPI monouso vanno smaltiti come materiale potenzialmente infetto. Deve essere garantita una adeguata aerazione nel corso della giornata.
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Informazioni: febbre, igiene e distanze
I
l datore di lavoro informa tutti i lavoratori e chiunque entri in azienda circa le disposizioni delle autorità e le misure adottate dall’azienda, consegnando e/o affiggendo all’ingresso e nei luoghi maggiormente visibili dei locali aziendali, appositi materiali informativi. Le informazioni riguardano in particolare: l’obbligo di rimanere a casa in presenza di febbre superiore a 37.5 °C, tosse o difficoltà respiratoria e di contattare il proprio medico; l’obbligo di comunicare eventuali contatti con persone positive al virus avuti nei 14 giorni precedenti; mantenere la distanza di sicurezza, osservare le regole di igiene delle mani, tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene; informare tempestivamente il datore di lavoro in caso di insorgenza di sintomi successivamente all’ingresso in azienda.
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Limitare le occasioni di contatto
A
l fine di limitare i contatti tra le persone, le misure organizzative sono: favorire le modalità del lavoro a distanza (cosiddetto “lavoro agile” o “smart working”); favorire orari di ingresso/uscita scaglionati; ridurre al minimo necessario gli spostamenti all’interno dei siti produttivi; se possibile, gli autisti dei mezzi di trasporto devono rimanere a bordo dei proprio mezzi; privilegiare, nello svolgimento di incontri o riunioni, le modalità di collegamento da remoto, o in alternativa dare disposizioni di rispettare il “criterio di distanza droplet” (almeno 1 metro di separazione), garantendo comunque, in assenza di separazioni fisiche o con materiali, una superficie di 4 metri quadri/persona; individuare servizi igienici dedicati agli utenti esterni e vietare loro l’utilizzo di quelli del personale aziendale.
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Temperatura, misurazione facoltativa
a rilevazione della temperatura corporea costituisce una delle misure più efficaci per evitare l’accesso di soggetti sintomatici e prevenire possibili contatti a rischio. Pertanto, prima dell’accesso al luogo di lavoro, il personale (compresi i visitatori esterni) potrà - ma non è più un obbligo come inizialmente aveva previsto la Regione Veneto - essere sottoposto al controllo della temperatura corporea, ricorrendo prioritariamente a strumenti di misurazione a distanza. In caso di temperatura superiore a 37.5 °C non potrà essere consentito l’accesso ai luoghi di lavoro. Le persone in tali condizioni saranno momentaneamente isolate e fornite di mascherina, non dovranno recarsi al Pronto Soccorso né nelle infermerie di sede, e dovranno essere indirizzate al proprio medico.
Venerdì 1 Maggio 2020 www.gazzettino.it
Il piano per la Fase 2
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Come produrre L al tempo del virus Ecco il manuale Un Primo Maggio di silenzio, da lunedì il ritorno al lavoro Le norme di sicurezza in 10 punti. Un patto aziende-sindacati `
mentazione della nuova organizzazione del lavoro su otto aziende padovane (Acqua Vera VENEZIA Alla vigilia della Festa Gruppo San Pellegrino, Brembadei Lavoratori, la Regione Venena & Rolle, Isoclima, Luxardo, to ha definito, e inviato a tutte le Malvestio, Nuova Ompi, Parker, parti sociali, il “Manuale per la Sacchettificio nazionale G. Coriapertura delle attività produttirazza) per un totale di 1.274 dive”. Un manuale rivolto al miliopendenti coinvolti: solo lo 0,4% ne e 200mila veneti che lunedì di loro è risultato positivo. «Una torneranno al lavoro, ma non a ulteriore sperimentazione, per quelli che, loro malgrado, contila quale abbiamo già ricevuto nueranno a restare a casa. Quelnumerose dichiarazioni di dilo di quest’anno sarà un Primo sponibilità, riguarderà ora un Maggio singogruppo di lare: «Le piazaziende sparse I controlli nelle aziende ze saranno su tutto il terrivuote e prevartorio regionaSintesi controlli totali dall’inizio dell’attività (16.03.2020) rà il silenzio le», dice l’assesaziende numero ha scritto il gosore. Ente controllate* lavoratori** vernatore LuÈ poi proseUlss 1 - Dolomiti 239 21.295 ca Zaia - Silenguito il lavoro zio per chi ha di verifica da Ulss 2 - Marca Trevigiana 2.741 69.964 perduto la vita parte degli SpiUlss 3 - Serenissima 822 34.674 sul lavoro e sal: controllate Ulss 4 - Veneto Orientale 431 11.360 per il lavoro. 7.576 aziende Silenzio per per un totale di Ulss 5 - Polesana 649 16.796 chi il lavoro circa 291.000 Ulss 6 - Euganea 756 26.898 l’ha perso a lavoratori. Gli Ulss 7 - Pedemontana 449 21.895 causa di queesiti? «Più che sta crisi che soconfortanti». Ulss 8 - Berica 405 32.274 lo in Veneto Ulss 9 - Scaligera 1.084 55.844 L’INCONTRO ha azzerato olTotale generale 7.576 291.000 E proprio altre 3600 imla vigilia del 1. prese, manda* è indicato il numero di aziende effettivamente controllate (non sono conteggiate le aziende trovate chiuse/cessate) ** numero totale di lavoratori in organico, potenzialmente a rischio, non i lavoratori effettivamente presenti in servizio maggio sindato in cassa incati e Unioncategrazione olmere si sono tre 30 mila lavoratori e cancella- datata 17 aprile, confrontata meti 50 mila posti di lavoro. E silen- ticolosamente con le parti socia- incontrati via web per avviare zio per chi sta aspettando, con li, coordinata con il protocollo un confronto destinato, nelle inansia, di ritornare al lavoro». nazionale con le parti sociali del tenzioni, ad approdare a un «Ma c’è una voce - ha aggiunto 24 aprile, elaborata via via rece- «nuovo patto tra lavoratori imZaia - che, in questo Primo Mag- pendo le indicazioni del Dpcm prese e istituzioni per ripensare gio, dovrebbe levarsi forte e del 26 aprile e un’ultima circola- il modello veneto», come dice il chiara per questa ricorrenza: un re del ministero della Salute presidente dell’organizzazione grazie sentito e corale a tutti i la- emessa mercoledì. Abbiamo te- camerale, Mario Pozza. Da lunevoratori che in questi giorni così nuto conto di ogni passaggio na- dì, secondo le stime, 1,2 milioni difficili, con il loro operare, han- zionale, al punto, ad esempio, di dipendenti su 1,5 milioni torno reso possibile la vita di tutti che la misurazione della tempe- neranno appunto al lavoro, ma noi e delle nostre comunità». ratura, secondo il nostro testo con una forte lacuna: quasi l’ininiziale obbligatoria, è divenuta tero comparto alberghiero e riIL DOCUMENTO facoltativa come previsto dal storazione. Oltre i due terzi delle attività del commercio e delle Il manuale - ha spiegato l’as- protocollo nazionale». costruzioni invece può ripartire. sessore alla Sanità, Manuela Ma, chissà per quanto tempo, Lanzarin - è destinato priorita- LA SPERIMENTAZIONE riamente a tutti soggetti con ruoTra gli approfondimenti fatti nulla tornerà come prima. li e responsabilità in tema di tu- nel corso della redazione di queAlda Vanzan tela della salute nei luoghi di la- sto manuale c’è anche la speri© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL FOCUS
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voro. Fornisce indicazioni operative finalizzate a supportare tutte le attività produttive a garantire misure per la tutela della salute dei lavoratori: sia aziende che non hanno mai sospeso l’attività, sia aziende che si apprestano a ripartire, secondo le disposizioni dei provvedimenti governativi, per consentire loro una ripresa delle attività in sicurezza. «Abbiamo lavorato sodo – ha detto Lanzarin – partendo da una prima versione del testo
Almeno 4 mq per ciascun dipendente
a principale misura organizzativa per il contenimento del contagio dal virus Sars-CoV-2 è il mantenimento della distanza interpersonale di almeno 1 metro (criterio di distanza “droplet”) nelle postazioni di lavoro, garantendo comunque, in assenza di separazioni fisiche o con materiali, una superficie di 4 metri quadri per persona. Per dare attuazione a tale misura, il datore di lavoro riorganizza gli spazi di lavoro, compatibilmente con la natura dei processi produttivi e regolamenta l’accesso a spazi comuni, spogliatoi, servizi igienici, spazi destinati alla ristorazione (es. mense), allo svago o simili (es. sala caffè), limitando il numero di presenze contemporanee, il tempo di permanenza massima e dando in ogni caso disposizioni di rispettare il “criterio di distanza droplet”.
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Ogni postazione con detergente per mani
opportuno disporre misure rafforzative delle ordinarie norme di comportamento, sensibilizzando lavoratori, fornitori, visitatori e altri utenti (anche occasionali) al rigoroso rispetto delle corrette indicazioni per l’igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie. Il datore di lavoro dovrà mettere a disposizione idonei mezzi detergenti per le mani presso ogni postazione lavorativa, nonché strumenti per la raccolta differenziata del materiale da smaltire. Il manuale predisposto dalla Regione del Veneto per la riapertura delle aziende prevede che i detergenti per l’igiene delle mani debbano essere accessibili a tutti i lavoratori, anche grazie a specifici dispenser collocati in punti facilmente individuabili dai lavoratori e dagli altri utenti.
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Mascherine autorizzate no ai guanti
e mascherine sì (purché siano dispositivi medici), i guanti no. Quando? In tutte le condizioni nelle quali tali misure siano efficaci ad evitare il contagio: presenza di pubblico, impossibilità di distanziamento interpersonale superiore a 1 metro o di separazione fisica, condivisione di mezzi di trasporto. Due i tipi di mascherine: chirurgiche o con protezione FFP2/FFP3. Le mascherine chirurgiche devono essere dispositivi medici, oppure prodotte a seguito del rilascio dell’autorizzazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità ai sensi dell’art. 15 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18. Relativamente alla protezione delle mani, si ritiene più protettivo consentire di lavorare senza guanti monouso e disporre il lavaggio frequente delle mani con soluzioni idroalcoliche.
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Sì ai test ma non ai fini dell’idoneità
A
llo stato attuale non è richiesto, al medico competente, alcun controllo sanitario aggiuntivo dei lavoratori. È tuttavia in corso un progetto pilota sperimentale di livello regionale finalizzato ad acquisire informazioni sulla validità dei diversi test diagnostici disponibili. In tale ambito, l’effettuazione di test di screening su lavoratori asintomatici da parte, o sotto la supervisione, del medico competente (tampone, test sierologici, test sierologici rapidi) potrà avvenire nell’ambito della sorveglianza sanitaria, con oneri a carico del datore di lavoro. Attenzione: l’uso di test sierologici a fini diagnostici individuali, nonché, nei contesti occupazionali, per l’espressione del giudizio di idoneità alla mansione, “risulta improprio e prematuro”.
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Contagi, come gestire l’emergenza
E
ventuali casi di infezione da Sars-CoV-2 (tampone naso-faringeo positivo) andranno tempestivamente segnalati alle strutture competenti per la presa in carico da parte del Servizio sanitario regionale. Diversamente, casi di possibile/probabile infezione andranno gestiti dal medico competente e segnalati al Servizio sanitario regionale solo a seguito di eventuale positività al tampone naso-faringeo di conferma. In caso di riscontro di casi positivi tra lavoratori di aziende terze che operano nello stesso sito produttivo (es. manutentori, fornitori, addetti alle pulizie o ai servizi di vigilanza), appaltatore e committente dovranno collaborare con l’autorità sanitaria fornendo elementi utili all’individuazione di eventuali contatti stretti.
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Il ruolo del medico dell’azienda
a valutazione e la definizione dei singoli casi (sospetti, probabili o confermati), nonché l’individuazione e la sorveglianza dei contatti stretti spettano alle strutture del Servizio sanitario regionale, che oltre a gestire i casi con sintomi respiratori gravi (che vengono isolati e assistiti a livello ospedaliero), verifica il rispetto dell’isolamento domiciliare che è indicato per i contatti stretti e per i casi sintomatici non gravi. Tuttavia, in sinergia con i soggetti e le strutture del Sistema sanitario regionale, anche per il Medico competente è concretamente ipotizzabile una funzione nell’ambito della tutela della salute dei lavoratori delle aziende per le quali è incaricato, nonché per la collettività, anche in termini di collaborazione all’identificazione precoce dei contatti in ambito lavorativo.
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Primo Piano
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L’emergenza economica
La Croazia “scippa” i turisti al Nordest Dopo i tentativi di accordo per corridoi autostradali con Germania `Interrogazioni urgenti alla Ue delle eurodeputate Lizzi e Conte, e Austria, la “Bild” rivela il piano per un circuito turistico senza Italia da Veneto e Friuli gli assessori chiedono l’intervento del Governo `
LA SFIDA La Croazia ne approfitta del Coronavirus per “rubare” i turisti stranieri al Nordest
IL CASO VENEZIA Da questa parte della costa adriatica gli operatori turistici nordestini attendono ancora date certe di apertura, linee guida su come collocare capanne e ombrelloni sulle spiagge e rispondono al telefono degli hotel semichiusi per le ultime disdette. Dall’altra parte la Croazia tenta di stringere accordi con Austria, Germania, Slovenia, Ungheria e Repubblica Ceca per creare dei corridoi autostradali a prova di Covid-19 e portare i turisti mitteleuropei direttamente sulle coste frastagliate di Istria e Dalmazia; offre voli diretti con la Croatia Airlines da Zagabria a Dubrovnik e la faccia del ministro del turismo Gari Cappelli compare su numerosi giornali tedeschi e austriaci per invitare a vacanze sicure da Portorose a Korcula. Perché questo coronavirus rappresenta l’occasione ghiotta per scippare turisti all’Italia, al Nordest in particolare e alla Spagna, forte del fatto che dalla fine di febbraio a ieri soltanto 2.076 sono stati i croati contagiati (con quanti tamponi effettuati non è dato sapere) e appena 69 morti.
IL PROGETTO Ma il tabloid tedesco Bild rivela che il piano sarebbe ben più ampio: la creazione di un circuito chiuso tra Germania, Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria e Repubblica Ceca per un turismo mitteleuropeo ovviamente a prova di coronavirus che taglia fuori l’Italia. «La Croazia ha il mare, Slovenia e Austria la montagna, a Praga c’è la cultura... la Germania non può permettersi di essere in prima linea, ma vede di buon occhio questo progetto, intanto però per questa estate propende per il turismo locale»: l’eurodeputata veneta Rosanna Conte, cono-
IL MINISTRO DI ZAGABRIA INVITA NEI GIORNALI EUROPEI ALLE VACANZE NEL LORO LITORALE SICURO
sce bene la questione, tanto che proprio oggi depositerà a Bruxelles un’interrogazione urgente sull’argomento. «Mi ricorda la questione delle alghe di qualche anno fa - commenta - sembrava ci fossero solo in Alto Adriatico... l’Unione Europea deve coordinare la riapertura delle frontiere, non deve permettere che ognuno faccia per sè, nell’interrogazione chiedo se non si ravvisi una concorrenza sleale all’interno del mercato unico e un piano di sostegno al
ne Covid-19 è sotto controllo in Friuli Venezia Giulia. Il ministro del turismo croato ovviamente fa il suo mestiere, altra questione invece se noi non potessimo varcare le frontiere di Austria e Germania e viceversa perché qui ci sarebbero ostacoli alla libera concorrenza».
QUESTIONE DI PROMOZIONE Alla forte azioni di promozione della Croazia bisogna rispondere in maniera analoga per l’assessore al Turismo del Friuli Ve-
«SE IL CORRIDOIO ANDASSE IN PORTO SAREBBE DEVASTANTE»
Rosanna Conte eurodeputata
Elena Lizzi eurodeputata
«COME SERVIZI NON SONO CERTO A LIVELLO DEL VENETO»
«IL 56% DEI TURISTI IN FVG ARRIVA DA AUSTRIA E GERMANIA»
Federico Caner assessore Veneto
Sergio Bini assessore FVG
Il presidente di Confcommercio Veneto
«La Regione aiuti gli imprenditori con un bonus affitti» VENEZIA Il presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin, ha inviato una lettera al presidente della Regione, Luca Zaia, sollevando il problema di moltissimi imprenditori che si trovano nell’impossibilità o nella difficoltà di pagare gli affitti delle proprie attività commerciali chiuse da mesi. Bertin chiede a Zaia di
ECONOMIA E LAVORO
Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari legalmente@piemmeonline.it
turismo. Ma è il governo che alle riunioni dell’eurogruppo dovrebbe parlare di turismo e invece non lo fa». Interrogazione analoga da parte della collega friulana Elena Lizzi: «Le riaperture delle frontiere vanno armonizzate - spiega l’eurodeputata se questo corridoio andasse in porto sarebbe devastante per l’economia turistica della nostra zona. Il governatore, Massimiliano Fedriga, ha rilasciato interviste ai quotidiani tedeschi per rassicurare che la situazio-
«QUESTA VICENDA MI RICORDA LE ALGHE... C’ERANO SOLO DA NOI»
MESTRE I dipendenti potranno regalarsi le ferie per evitare il ricorso alla cassa integrazione. Si chiama “banca ore solidale” ed è il frutto di un accordo tra i vertici di San Marco Group, leader in Italia nei sistemi vernicianti per l’edilizia con sede a Marcon in provincia di Venezia, e i sindacati di Cgil, Cisl e Uil di categoria. È solo l’ultima di varie intese realizzate, nel corso di incontri settimanali, per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria ed economica. Un’azienda, insomma, per la quale, a differenza di altre, la forza lavoro è davvero una forza e non un peso da sopportare e, secondo imprenditori e rappresentanti dei lavoratori, saranno proprio queste realtà che usciranno prima e meglio dalla crisi. Anche la
valutare la concessione di un bonus per far fronte a un onere che diventa insostenibile a fronte di un reddito in questo periodo fortemente compromesso, se non azzerato, mentre si prospettano altre settimane di stop forzato da affrontare. «L’emergenza da Covid-19 scrive Bertin - sta purtroppo dispiegando tutti i suoi effetti
deleteri per le attività commerciali, moltissime delle quali si trovano letteralmente in ginocchio. Più giorni passano e più nostri associati temono concretamente di non poter più riaprire, perdendo il lavoro loro e dei loro eventuali dipendenti. Inutile ribadirti che ci troviamo in una situazione tragica». Bertin ricorda che già alcune Regioni, il Lazio in primis, stanno intervenendo su questo versante con
contributi specifici. «Tali contribuiti dovrebbero essere preferibilmente totali, se possibile, ma anche un supporto parziale sarebbe molto importante in questa situazione» e sarebbe utile preveder «un provvedimento regionale ad hoc che -conclude Bertin - possa permettere agli imprenditori di respirare, almeno fino a quando non potranno riaprire le loro attività».
Colorificio San Marco anti-Cig ferie in regalo tra i dipendenti San Benedetto di Scorzè, per fare un altro esempio, ha predisposto un fondo collettivo di ferie solidali che può essere utilizzato dai lavoratori che, secondo il protocollo anti-contagio, si trovano in condizioni di “particolare fragilità e con patologie attuali o pregresse”, i segnalati dal medico o
AI LAVORATORI RIMBORSO TOTALE DI BABY SITTER E COMPUTER PER CONSENTIRE LE LEZIONI AI FIGLI
che sono in quarantena perché a contatto con colleghi o familiari positivi al tampone Covid19.
I PROVVEDIMENTI Il Colorificio San Marco, prima della “banca ore solidale”, aveva già deciso di rimborsare le bollette ai dipendenti, consegnato mascherine, gel igienizzante e guanti ad ognuno di loro, e varato il rimborso totale, da aprile a giugno, dei costi per baby sitter e badanti a chi è a casa in smart working. A questi servizi si aggiunge lo Sportello benessere per l’assistenza psicologica, e per i figli dei dipendenti l’azienda (che ha anche donato 100 mila euro alla Fondazione Città della Speranza)
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A MARCON Il colorificio San Marco
nezia Giulia, Sergio Bini: «Abbiamo chiesto all’Enit - spiega un’azione di promozione internazionale molto forte per i prossimi 3 anni, poi declineremo a livello locale altre azioni di marketing. Trovo scandaloso che non ci siano ancora date certe e fondi per i nostri operatori turistici, una stagione non si prepara certo in 24 ore. Mi auguro non ci sia una competizione distorta con la Croazia, ma per quest’anno dovremo abituarci a un turismo italiano e considerando che per il Friuli Venezia Giulia il 56% arriva da Austria e Germania sarà un danno non da poco...». «La libertà di circolazione delle persone è sacra - gli fa eco l’assessore al Turismo del Veneto, Federico Caner - ne ho già parlato con il sottosegretario Lorenza Bonaccorsi e mi pare che la questione “corridoi” sia già stata stoppata sul nascere. Oggi (ieri ndr.) c’è stato un vertice delle Regioni con il ministro Dario Franceschini e abbiamo chiesto che ci sia una data certa sulla riapertura totale alla mobilità delle persone altrimenti non ci sarà turismo. Il ministro croato fa bene a promuovere il suo Stato all’estero, dovrebbe farlo anche Franceschini o perlomeno farsi sentire quando, ad esempio, negli Stati Uniti scrivono che le frontiere italiane saranno chiuse fino a dicembre! Per il resto la Croazia negli ultimi anni era in difficoltà e in termini di servizi non è certo all’altezza del Veneto, non dobbiamo temerli». Dobro jutro Italia. Gianluca Salvagno © RIPRODUZIONE RISERVATA
ALLE UE SI CHIEDE UN COORDINAMENTO UNITARIO NELLE RIAPERTURE DELLE FRONTIERE
mette a disposizione computer e tablet affinché tutti gli studenti possano seguire le lezioni da casa, senza che debbano indebitarsi per acquistarli o spostarsi in continuazione per scambiarseli tra familiari e amici. «Questi incontri hanno permesso di offrire il massimo sostegno possibile ai lavoratori, preservando al tempo stesso l’attività dell’azienda» commenta Giuseppe Callegaro della Femca-Cisl di Venezia, mentre Davide Camuccio di Filctem Cgil sottolinea che, «quando l’azienda è un interlocutore attento, nascono soluzioni concrete». Tra l’altro, ricorda Confindustria Venezia Rovigo, «San Marco Group si è attivato, prima di molti altri, per affrontare l’emergenza, e ha scelto da subito un approccio basato su condivisione e collaborazione». E.T.
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Primo Piano
Venerdì 1 Maggio 2020 www.gazzettino.it
Virus, il fronte della sanità
Nelle case di riposo crollano i contagi: spiragli di normalità Dal Ben, dg Ulss 3: «Nelle strutture siamo già scesi da 315 a 92 positivi» `
L’EMERGENZA VENEZIA In ogni guerra è il fronte, nel bene o nel male, a dare l’indicazione a chi sta tirando le fila e disegnando la strategia del campo, di come si stia mettendo la situazione. Se è il caso di continuare con la tattica adottata fino a questo momento o se cambiare, invertire la rotta, provare un altro versante. Se resistere o attaccare. Ma anche se all’orizzonte fa capolino un cielo sereno o cupo.
LE CASE DI RIPOSO Ed è osservando i movimenti della linea del fronte, che nel Veneziano passa adesso lungo i corridoi e i letti delle case di riposo, che il direttore generale dell’Ulss 3, Giuseppe Dal Ben, trae i presagi dei giorni a venire. Quelli in cui il cielo sembra farsi più benevolo, dopo oltre due mesi di tempesta e buriana. «Nelle case di riposo siamo arrivati a 92 ospiti positivi al Covid-19, cioè il 2,64% del totale. Il dato è aggiornato a oggi (ieri, ndr) e - spiega Dal Ben - scende molto da quando, il 14 aprile, avevamo 315 anziani contagiati da Covid-19 che rappresentavano il 9,05% del totale»: valori con i quali l’Ulss 3 si piazzava in testa alla classifica delle percentuali in tutto il Veneto. Da metà aprile le cose sono cambiate anche nei centri per anziani anche se non bisogna abbassare la guardia. «Il trend dei positivi va
CHIOGGIA Contagi fermi, guarigioni in aumento, ma anche i morti. Negli ultimi due giorni, mercoledì e giovedì, sono decedute tre persone di Chioggia a causa del Coronavirus. Della prima vittima, Valter Santinato, 61 anni di Valli, si era già saputo. Degli altri due, Iride Lanza, 85 anni e Danilo Perini, 83 anni, si è saputo ieri. E se il caso di Santinato rimanda al primo focolaio scoppiato in territorio clodiense, gli altri due portano al secondo focolaio cittadino, quello della casa di riposo. «I deceduti al Csa F.F. Casson sono, finora, 14» ha riferito, proprio ieri pomeriggio, il presidente dell’istituto Giovanni Andrea Zennaro durante la riunione della Commissione consiliare che, su richiesta della minoranza, era stata convocata per discutere la situazione della casa di riposo. Due in più, quindi, dell’ultima stima che era stata fatta il 21 aprile scorso. Il totale dei morti per epidemia in città è ora di 30 persone. Nel contempo è stabile, a quota 238, da alcuni giorni, la somma dei casi positivi nell’intero territorio comunale, cosa che sembra indicare una regres-
via-via calando - aggiunge il dg ma dovremo sempre aspettarci casi e decessi legati ai vecchi contagi. Il miglioramento dei numeri si vede ma non deve creare troppo ottimismo. Se c’è da fare un’analisi però, la situazione sta globalmente migliorando in queste strutture». E anche sui versanti che sanguinano di più, come la Residenza Venezia di Marghera, c’è stato un tamponamento dell’emorragia: «La nostra presenza è stata in alcuni casi asfissiante e a Marghera non vediamo nuovi casi ma l’evolversi di una situazione stabilizzata e legata alle singole persone e al loro caso clinico». Le case di riposo diventano così cartina di tornasole di tutta la battaglia al nemico invisibile sul territorio e negli ospedali, chiamati a tornare gradualmente alla normalità. A partire da lunedì quindi ci sarà spazio per interventi e visite che non siano solo d’urgenza, pur mantendendo un rigido protocollo per garantire il distanziamento sociale e la difesa da un virus «comunque sempre lì, pronto a colpire» precisa Dal Ben. Nono-
«IN DUE SETTIMANE LA SITUAZIONE E’ MIGLIORATA». NEL POST EMERGENZA LETTI COVID PRONTI IN OGNI NOSOCOMIO
Continua il divario tra la riduzione di nuovi casi e i decessi: ieri 2 morti a Dolo `
Sanità
Operazioni e visite specialistiche, negli ospedali riprende l’attività VENEZIA Anche quando l’emergenza sarà finita, in tutti gli ospedali veneziani resteranno pronti dei letti Covid. Questo mentre il centro nevralgico della lotta sarà Dolo, ospedale diventato presidio contro il nemico invisibile e nel futuro destinato ad ospitare un’area dedicata pronta ad accogliere i pazienti coronavirus. La disposizione la deciderà la Regione. «Ciò che è certo - ha spiegato il dg dell’Ulss 3, Giuseppe Dal Ben - è che quello non sarà l’unico compito dell’ospedale di Dolo che tornerà alla sua funzione normale. A breve dovrebbe ripartire il cantiere del Pronto soccorso come altri cantieri nei vari ospedali fino a questo momento impegnati nella lotta al virus». Ma che da lunedì, potenziando il Cup, torneranno a riaprire per gradi, come spiegato dal Governatore Luca Zaia e come ribadito ieri da Dal Ben. «Cominceremo a riaprire i centri prelievi, le visite ambulatoriali e specialistiche - ha detto - Insieme alle chirurgie e non solo per le emergenze. Vogliamo metterci nel più breve tempo possibile alla pari con le visite
e gli interventi rimasti indietro». In quasi due mesi di blocco l’Ulss 3 ha stoppato 52mila visite specialistiche e 4.800 interventi chirurgici «che riprenderanno e si affiancheranno a quelli già prenotati. Lo stesso vale per i prelievi: ne faremo 1.300 al giorno», ha assicurato il dg. Ciò che dal 4 maggio cambierà sarà l’accesso e l’uso dell’ospedale, spalmato anche nei giorni festivi, prefestivi e in turni serali: «È il luogo meno indicato da frequentare, si deve andare solo con la prenotazione da fare via cellulare o app e avere con sé mascherina, guanti o gel. Noi ha assicurato - rileveremo la temperatura e per andare in ospedale servirà avere una motivazione ben precisa che da presentare all’ingresso». Una volta dentro, il percorso si dividerà tra pazienti con sospetti di Covid e pazienti senza sintomi. Un tampone invece sarà inserito in maniera obbligatoria nel percorso che prevede il ricovero per le operazioni, che in caso di positività saranno rinviate. In ogni ospedale ci sarà un pre-triage. (n.mun.)
stante si sia «stabilizzato il numero dei ricoverati e in tutta l’Ulss 3 Serenissima siamo sempre sotto la disponibilità delle terapie intensive: al momento ci sono 41 letti liberi su 101».
LA GIORNATA DI IERI L’andamento descritto da chi guida il servizio sanitario in questa zona dell’area metropolitana, nella quale giovedì non si è registrato nessun nuovo contagio, è lo specchio di quanto accade a livello provinciale. La fotografia è scattata da Azienda Zero nel bollettino pubblicato ieri pomeriggio, che mette a fuoco 28 nuovi casi in ventiquattrore, tra le 17 di giovedì e di ieri, portando il totale a 2.459 dall’inizio della pandemia, il 22 febbraio per il Veneziano. Cala-
IL TAMPONE AL TALIERCIO Nella foto l’operazione che ieri ha visto medici dell’Ulss 3 fare il tampone a quasi 1.500 operatori nevralgici per la vita di Venezia. Sono stati analizzati agenti della polizia locale, volontari della protezione civile e operatori domiciliari.
NELL’AREA DELL’ULSS 3 SONO STATI EFFETTUATI FINORA 42.712 TAMPONI: 2.737 SONO RISULTATI COME POSITIVI
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Chioggia piange 30 deceduti ma il peggio sembra passato: casi azzerati e più guariti sione del virus, mentre stanno calando, nello specifico, le positività all’interno dell’istituto che rimane il luogo più a rischio. Sono, infatti, solo 7 gli operatori ancora positivi, rispetto ai 29 che erano stati evidenziati dal primo screening, mentre sono 11 gli anziani nella stessa condizione che si trovano ospitati alla Casson e altri due quelli ricoverati in ospedale. I morti di questi giorni, quindi, sarebbero l’esito dei contagi pregressi, e la situazione sarebbe, nonostante tutto, in via di miglioramento. «Si vede la luce in fondo al
TRE MORTI NEGLI ULTIMI DUE GIORNI. DUE SONO COLLEGATI AL SECONDO FOCOLAIO IN CITTÀ, QUELLO DELLA CASA DI RIPOSO F.F. CASSON
CHIOGGIA Il sindaco Alessandro Ferro
tunnel» dice il sindaco Alessandro Ferro che ringrazia i vertici della casa di riposo (oltre al presidente, il direttore Antonio Rizzato e il medico coordinatore Nicola Veronese) per il loro impegno nell’affrontare l’emergenza e per la disponibilità dimostrata nel dialogo con i consiglieri comunali. «Segnali positivi che però ci impongono di continuare a tenere alta l’attenzione» commenta il presidente Zennaro, osservando che la riduzione del numero dei positivi tra gli operatori permette di garantire la migliore cura degli ospiti senza far decadere gli standard assistenziali, come si era temuto potesse accadere, tanto che del rischio era stato informato anche il Prefetto. Importante, in questo periodo, è stata la collaborazione con l’Ulss 3, che ha fornito dispositivi di protezione, personale infermieristico e l’opera del dottor Andrea Tiozzo che ha eseguito costantemente le radiogra-
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«SI VEDE LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL» DICE IL SINDACO FERRO: «MA BISOGNA TENERE ANCORA ALTA L’ATTENZIONE»
fie agli ospiti che ne avevano bisogno per individuare più rapidamente i casi critici. «Le difficoltà – spiega Ferro – sono venute, all’inizio, dalla carenza di dpi (dispositivi di protezione), e dopo dalla lentezza nella gestione dei tamponi. Ma si tratta di difficoltà comuni a tutta Italia». Quanto alla mobilità
III
Primo Piano
Venerdì 1 Maggio 2020 www.gazzettino.it
Ficarolo, il sindaco tenta la fuga in avanti: «Lunedì riapro tutto» «Nessuna mossa avventata, ma devo rispondere ai miei cittadini, molti dei quali sono alla canna del gas» `
FUGA IN AVANTI FICAROLO «È una situazione difficile, ho espresso la mia opinione sul fatto che i vari decreti abbiano creato attività di serie A e di serie B e di essere pronto a firmare un’ordinanza per riaprire la chiesa, i bar e tutte le attività che riusciranno a garantire la sicurezza: sono convinto che sia una strada percorribile, anche se mi hanno già chiamato i carabinieri e la Prefettura. Ovviamente sto valutando la possibilità di farlo senza infrangere la legge, ma devo evitare che malumore e difficoltà possano portare a situazioni gravi».
SINDACI IN PRIMA LINEA
SETTORE IN CRISI Cinzia, del centro estetico rodigino “Solemania”di via Bedendo, ieri sera ha preso parte al flash-mob con cui i titolari di diverse attività rodigine hanno acceso contemporaneamente le luci dei negozi per invocare una rapida riapertura da parte del Governo
«Stiamo provando ad arrangiarci con le consegne a domicilio e l’asporto – raccontano i ristoratori –, ma i ricavi ottenuti, rispetto ai costi fissi, non ci permettono né di campare, né di garantire lo stipendio al personale in forza nelle nostre imprese». «Appena giriamo la chiave dei nostri locali – spiegano gli esercenti – abbiamo già il conto giornaliero da pagare e se prima incassavamo 500/1000 euro al giorno oggi incassiamo un decimo, ma con le stesse spese perché l’asporto non ci permette certo di coprire i costi di gestione, in quanto gli ordini si concentrano solo nel fine settimana». Roberta Merlin
PER CINQUE MINUTI ALCUNE ATTIVITÀ IERI HANNO TENUTO LE LUCI ACCESE PER RIBADIRE IL DISAGIO DOVUTO AL BLOCCO
Oggi alle 10 l’apertura del mese mariano
Il vescovo affida la diocesi a Maria Oggi, alle 10, il vescovo Pierantonio Pavanello celebrerà la messa al santuario diocesano dell’Addolorata, custodito dalle Serve di Maria riparatrici in via dei Cappuccini. La celebrazione, a porte chiuse, sarà trasmessa in diretta sulla pagina Youtube della diocesi di Adria-Rovigo. Al termine della celebrazione, il vescovo farà l’atto di affidamento della diocesi alla Madre del Signore, dopo quello del 6 marzo al Santuario del Pilastrello a Lendinara. Questa iniziativa evoca un segno della sua partecipazione misericordiosa alla vita della città: 125 anni fa, nell’immagine dell’Addolorata oggi venerata in santuario, si verificò il prodigio del movimento degli occhi, quando il 1, maggio 1895 l’immagine si trovava nella
chiesa di san Michele in corso del Popolo. Molti cittadini furono testimoni, tanto che monsignor Giacomo Sichirollo documentò il fatto con uno studio critico. Tra questi testimoni Maria Inglese, poi suor Maria Dolores, che nel 1899, in seguito all’evento, promosse l’0pera di riparazione mariana. Nel 1911, su suggerimento del vescovo di Adria, mons. Pio Tommaso Boggiani, l’opera venne accolta da madre Elisa Andreoli, fondatrice delle Serve di Maria di Adria, che qualche anno dopo assunsero il nome di Serve di Maria riparatrici. Per offrire una dimora alla venerata immagine, Madre Elisa fece costruire la chiesa di via dei Cappuccini, che fu consacrata il 22 settembre 1932 dal vescovo Anselmo Rizzi.
Il sindaco di Ficarolo Fabiano Pigaiani non si nasconde e ribadisce la propria posizione. I sindaci in questo momento di difficoltà epocali si trovano fra l’incudine della necessità di garantire la sicurezza dei cittadini e il martello di tutelare anche la loro “sopravvivenza economica”. Unico riferimento diretto delle “istituzioni”, in un momento in cui contrasti e conflittualità dialettica crescono giorno dopo giorno, insieme all’esasperazione di un numero sempre maggiore di persone. In questa sempre più netta divisione si sono inserite, con effetto deflagrante, le parole di Pigaiani, dettosi pronto a forzare la mano, «se entro il 4 maggio il presidente Conte o il governatore Zaia non rettificano le regole». Affermazioni duramente attaccate dall’opposizione. Manuela Nicoletti, Eveleen Bonfatti e Marco Martini in una lettera aperta al sindaco evidenziano il fatto che proprio Ficarolo sia teatro di uno dei più imponenti focolai di contagio polesani, con i 65 ospiti disabili degli Istituti Polesani ed i 18 operatori, ai quali ieri si è fra l’altro aggiunto anche un operatore della struttura per anziani La Residence. «Anche noi siamo ben consapevoli delle estreme difficoltà che i titolari di molte attività stanno in questo momento vivendo e dei rischi economici enormi che stanno correndo. Ogni giorno circa 200 persone entrano negli Istituti per il proprio lavoro. E di questo vanno caldamente ringraziate perché lo fanno sapendo di correre rischi, nonostante
tutte le precauzioni. E quelle persone escono e tornano alle proprie famiglie».
AZIENDA SANITARIA PRUDENTE Anche il direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella, a precisa domanda, non nasconde la propria posizione: «Credo che vada attentamente valutata un’ipotesi di riaperture anticipate. Comprendo benissimo che gli operatori dei vari settori sono in una situazione tragica e la pressione che hanno i sindaci, ma l’attenzione deve accompagnarci sempre perché corriamo il rischio di bruciare quello che abbiamo fin qui raccolto. Dal punto di vista sanitario non posso che ribadire che cautela e responsabilità sono il farmaco principale per combattere questo virus».
IL DIRETTORE DELL’AZIENDA SANITARIA RACCOMANDA: «L’UNICA MEDICINA ORA È LA PRUDENZA»
RIPARTENZA IN SICUREZZA Pigaiani non sembra voler arretrare: «Non sto parlando di azioni avventate, ma di far ripartire attività che possono farlo in sicurezza. Un bar, mantenendo le distanze e utilizzando tutte le precauzioni, facendo entrare un cliente alla volta, perché non può riaprire? Io non ho mai sospeso il mercato settimanale. Ora devo anche raccogliere la voce degli artigiani e degli imprenditori che sono alla canna del gas. In un giorno sono arrivato a ricevere 103 telefonate. Non posso concepire che non si possa valutare caso per caso la situazione di eventuale rischio. Mi si accusa di non conoscere i numeri, ma ovviamente li conosco. I residente degli Istituti, però, sono residenti particolari, che sono in uno stato di isolamento di massima sicurezza. E degli operatori positivi, solo tre sono residenti qui. A parte questi casi, sul nostro territorio abbiamo avuto solo tre positività legate a un ricovero in ospedale. E, se vogliamo, allora, siamo il comune con il più alto numero di tamponi eseguiti proprio perché abbiamo tre strutture residenziali». Francesco Campi
SOTTO PRESSIONE Il sindaco di Ficarolo Fabiano Pigaiani
Trasporti, i treni hanno perso il 90% dei passeggeri `Gambato (Sistemi
Territoriali): «Lunedì proviamo a ripartire» TRASPORTI ROVIGO «Bisogna avanzare passo per passo». Anche se si tratta di treni. Perché, secondo il direttore generale di Sistemi Territoriali, al momento è impossibile prevedere come cambierà il quadro. La rivoluzione delle abitudini imposte dall’epidemia, infatti, non ha risparmiato il campo della mobilità. In particolare, di quella “su ferro”, che ha inevitabilmente attraversato un crollo della domanda, legata all’obbligatoria riduzione degli spostamenti, alla
chiusura di scuole ed università, nonché al massiccio ricorso allo smart-working, ma legato anche alle difficoltà dei gestori nel riuscire a garantire la sicurezza facendo rispettare la regola del distanziamento sociale. Dal 25 marzo tutta l’offerta ferroviaria è stata ridotta a circa il 75%.
POCHI PENDOLARI Con gli inevitabili disagi per i pendolari che hanno continuato ad aver bisogno del treno per i propri spostamenti: «Dal 26 marzo – spiega Francesca Bellucco, una delle persone che si è trovata a fare i conti con le cancellazioni dei treni - non vi è nessun treno che colleghi direttamente Venezia-Bologna. In particolare la tratta Rovigo-Ferrara ne è totalmente priva in quanto tutti limitati solo a Rovigo. Da venerdì 17
aprile è stato attivato un treno che parte da Rovigo alle 20.09 e arriva a Ferrara circa 20 minuti dopo. Unico treno della giornata impraticabile per i lavoratori, peraltro aggiunto dalla Regione Emilia Romagna, altrimenti, essendo tale linea a carico della Regione Veneto, non ci sarebbe neppure quello». Dal 4 maggio l’offerta aumenterà. Ma aumenteranno anche le persone che, tornando al lavoro, vorranno usu-
FINO A LUNEDÌ È ATTIVO UN UNICO TRENO ALLE 20,09 CHE COLLEGA ROVIGO A FERRARA
fruire del servizio ferroviario.
LINEE LOCALI
SISTEMI TERRITORIALI Il direttore Gian Michele Gambato
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Tutto questo vale anche per le tratte Rovigo-Verona, Adria-Mestre e Rovigo-Chioggia, gestite da Sistemi Territoriali, che già dal 21 marzo hanno ridotto all’osso le corse. Come spiega Gambato, «il crollo della domanda è stato di oltre il 90% a livello nazionale e anche noi abbiamo avuto una riduzione di questo tipo, perfino superiore, anche perché sulle nostre tratte una fetta consistente di viaggiatori è rappresentata da studenti, impiegati e turisti. Da marzo abbiamo ridotto l’offerta di circa un terzo. Da lunedì torneremo ad aumentare le corse, soprattutto implementando il servizio nelle ore di punta. Non credo, però, che ci troveremo di fronte a situazioni complesse. Credo che
comunque il numero dei potenziali viaggiatori sarà ancora di gran lunga inferiore agli standard, dobbiamo però capire le necessità e modulare il servizio su quelle. Cosa accadrà in futuro? Come in tutti i settori, anche sul fronte del trasporto ferroviario, lo scenario va vissuto giorno per giorno e sulla base dell’osservazione va costruito il servizio. Ritengo che fino all’estate tutto possa essere gestito senza eccessive difficoltà: la grande incognita è quella legata alla riapertura delle scuole. Vedremo, siamo di fronte a cambiamenti di una portata tale che è impossibile avere risposte a tutte le domande. Credo che vada costruito un percorso da seguire rimanendo pronti alle correzioni che si rendessero necessarie». F.Cam.
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Primo Piano
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Coronavirus, l’economia LA PROTESTA ROVIGO Sono ormai chiusi da due mesi e vogliono alzare la serranda per lavorare i parrucchieri e gli estetisti polesani, tornati ieri nei propri negozi per partecipare al flash-mob organizzato da Cna Nordest a tutela di saloni di acconciatura, i centri di estetica e le attività di cura della persona, paralizzate dal lockdown fin dall’11 marzo e senza prospettiva, secondo il Governo, di riaprire a breve.
FLASH-MOB IN CENTRO I titolari e i collaboratori di molte attività del centro, in contemporanea con i colleghi delle altre province venete, oltre che del Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, alle 19 di ieri hanno infatti dato vita a un flash-mob andato in scena contemporaneamente in tutto il Nordest. Ciascun negozio ha infatti acceso le luci e le insegne della sua attività per cinque minuti, manifestando così contro la volontà del Governo, illustrata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il Dpcm del 26 aprile, di non riaprire i saloni di acconciatura e i centri di estetica prima dell’inizio di giugno. Un comparto, quello del benessere e dell’estetica, composto da oltre 19.200 aziende nel Triveneto (13.350 in Veneto, 2.400 in Trentino Alto Adige e 3.500 in Friuli Venezia Giulia) e ha oltre 31 mila addetti, di cui 21 mila solo in Veneto.
PRONTI AD AZIONI ECLATANTI Gli artigiani rodigini, pronti a incatenarsi davanti ai propri saloni pur di ottenere il via libera dal Governo alla riapertura, hanno spiegato di avere già investito, in questi giorni parecchie risorse per sanificare i locali e gli strumenti di lavoro, procurandosi prodotti e apparecchiature specifiche. Qualcuno ha anche ritinteggiato le pareti e distanziato poltrone e specchi. Vogliono ripartire subito e sperano in un passo avanti almeno della Regione in merito ad un via libera che consenta loro di partire dal 18 maggio. A condividere la medesima richiesta anche i baristi e i ristoratori. Martedì sera, ad accendere le luci delle attività, in segno di protesta erano stati infatti i locali pubblici del centro. Anche per loro, infatti, la riapertura è prevista a giugno, con un danno incalcolabile per il settore.
BARISTI ESASPERATI Anche infatti alcuni baristi della città starebbero pensando di non riaprire la propria at-
LE VOCI DELLA PROVINCIA Anche ad Adria commercianti e titolari di attività hanno dato vita alla protesta contro la mancata riapertura da parte del Governo
Vetrine accese contro lo spettro del fallimento Ieri sera flash-mob di saloni di parrucchiere e centri estetici, domenica l’annunciata protesta in piazza dei titolari di attività di ristorazione e baristi `
tività anche dopo la fine del lockdown anche per la mancanza di prospettiva che attualmente sembra esserci per questo tipo di attività legate al pubblico, dal momento che le misure anti-Covid continueranno ad essere piuttosto rigide.
ro attività. Alcuni locali hanno infatti tentato in questi giorni di ripartire attraverso il take-away, non sufficiente però per coprire le spese di affitti e utenze. Per molti infatti anche il contributo di 600 euro previsto dal Governo resta ancora un miraggio e non tutti sono disposti a indebitarsi con le banche per riuscire solo a rialzare la serranda.
TITOLARI IN PIAZZA Domenica, a mezzogiorno in punto, alcuni locali della città scenderanno in piazza Vittorio Emanuele II per un flash-mob che terminerà con la consegna al sindaco delle chiavi delle lo-
«ATTIVITÀ A RISCHIO» «Il monde della ristorazione è a rischio collasso – spiegano i fratelli Cristian e Stefano Bonvento, titolari dell’Osteria ai Bonfi di via Badaloni e della Boutique della pizza sul Corso Abbiamo scritto al governatore Zaia perché abbiamo bisogno di capire quali potranno essere le linee-guida per riaprire le nostre attività, nostra unica fonte di reddito e che ormai sono chiuse da due mesi».
LA RICHIESTA PROVENIENTE DAL MONDO DEL COMMERCIO È DI ACCELERARE I TEMPI DI RIAPERTURA
I commercianti adriesi danno le chiavi al Comune LA RABBIA DEL COMMERCIO ADRIA Massimo Barbujani, ex primo cittadino ed ex presidente di Adria Shopping, ha consegnato simbolicamente, a nome dei commercianti adriesi, le chiavi delle attività commerciali in Comune nelle mani dell’assessore al bilancio Wilma Moda. A corredo seguiranno le firme dei commercianti e artigiani che l’hanno incaricato di farsi portavoce delle loro istanze. «Come consigliere - spiega- in attesa del bilancio, ho presentato un’interrogazione per conoscere le misure adottate per la crisi economica straordinaria dei piccoli imprenditori dopo due mesi di chiusura forzata. Diversi Comuni stanno già stanziando risorse importanti per aiutare queste
realtà».
POSIZIONI CONTRO Il Covid 19 potrebbe rivelarsi una pietra tombale per parte del commercio locale. In attesa dell’evolversi della situazione, Adria Shopping e palazzo Tassoni sono oggi separati da una cortina di ferro. Il sindaco Omar Barbierato ha provato in tutti i modi a sconsigliare caldamente il sit-in dei commercianti davanti ai negozi, scambiandolo per flash mob, tanto che la manifestazione sembrava destinata a saltare. I commercianti non si sono arresi: sono scesi in strada in segno di protesta, rispettando il distanziamento sociale. «L’amministrazione - spiega un commerciante ci ha comunicato che erano costretti a chiamare i Carabinieri. Sono arrivati alle 21.20. Non ci so-
FONDI STANZIATI
no state multe o verbali». «Ho espresso solidarietà alle attività precisa Barbierato - e ho consigliato Adria Shopping di svolgere l’iniziativa senza rischi. Si parlava di flash mob, manifestazione non ammessa». «Il sindaco ci ha invitati a soprassedere - fa sapere Barbara Biasioli, vicepresidente Adria Shopping - perché non autorizzati. Ci ha lasciato intendere che si poteva incappare in conseguenze».
GLI ESERCENTI HANNO MANIFESTATO PER LA STRADA. IL SINDACO: «ABBIAMO STANZIATO DEGLI AIUTI»
MANIFESTAZIONE I commercianti davanti ai negozi chiusi
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I commercianti hanno chiesto un intervento concreto da parte del Comune, ovvero denaro per le attività. Se la sono presa anche con le banche. «Il Governo non ci ascolta - hanno detto - e anche l’amministrazione locale». «Con un bilancio in chiusura - replica Barbierato - c’erano 200mila euro da bilanciare tra entrate e uscite, nonostante le mancate risorse economiche extra di Stato e Regione, è riuscita a trovare 14mila euro per alleviare i commercianti sulla Cosap, 1 mila euro per i parcheggi gratuiti (in epoca di saldi invernali, ndr) e ha posticipato l’imposta sulla pubblicità e prima rata Tari». Con tutti i sindaci del Polesine, inoltre, Barbierato starebbe cercando risorse per non far pagare la Tari alle attività oggi chiuse. «Stiamo rifor-
nendo - puntualizza - le attività di mascherine. Abbiamo i 50mila euro dei Cantieri navali». Secondo il sindaco per rimpinguare le casse non basta la previsione dei 242mila euro del Distretto del commercio. «Serve convertire parte della somma del bando in spesa corrente. Attendiamo ancora risposte da Venezia», risposta che di fatto è arrivata il 21 aprile. Nel documento, come anticipato dal forzista Federico Simoni, si legge: «La riduzione delle tasse comunali a favore delle attività è già prevista tra gli interventi ammessi nell’ambito del bando in base all’articolo 8 punto 1. È possibile e auspicabile che il Comune preveda agevolazioni, anche se i minori introiti dovuti alla riduzione non possono essere coperti da risorse regionali». Guido Fraccon
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Ficarolo, il sindaco tenta la fuga in avanti: «Lunedì riapro tutto» «Nessuna mossa avventata, ma devo rispondere ai miei cittadini, molti dei quali sono alla canna del gas» `
FUGA IN AVANTI FICAROLO «È una situazione difficile, ho espresso la mia opinione sul fatto che i vari decreti abbiano creato attività di serie A e di serie B e di essere pronto a firmare un’ordinanza per riaprire la chiesa, i bar e tutte le attività che riusciranno a garantire la sicurezza: sono convinto che sia una strada percorribile, anche se mi hanno già chiamato i carabinieri e la Prefettura. Ovviamente sto valutando la possibilità di farlo senza infrangere la legge, ma devo evitare che malumore e difficoltà possano portare a situazioni gravi».
SINDACI IN PRIMA LINEA
SETTORE IN CRISI Cinzia, del centro estetico rodigino “Solemania”di via Bedendo, ieri sera ha preso parte al flash-mob con cui i titolari di diverse attività rodigine hanno acceso contemporaneamente le luci dei negozi per invocare una rapida riapertura da parte del Governo
«Stiamo provando ad arrangiarci con le consegne a domicilio e l’asporto – raccontano i ristoratori –, ma i ricavi ottenuti, rispetto ai costi fissi, non ci permettono né di campare, né di garantire lo stipendio al personale in forza nelle nostre imprese». «Appena giriamo la chiave dei nostri locali – spiegano gli esercenti – abbiamo già il conto giornaliero da pagare e se prima incassavamo 500/1000 euro al giorno oggi incassiamo un decimo, ma con le stesse spese perché l’asporto non ci permette certo di coprire i costi di gestione, in quanto gli ordini si concentrano solo nel fine settimana». Roberta Merlin
PER CINQUE MINUTI ALCUNE ATTIVITÀ IERI HANNO TENUTO LE LUCI ACCESE PER RIBADIRE IL DISAGIO DOVUTO AL BLOCCO
Oggi alle 10 l’apertura del mese mariano
Il vescovo affida la diocesi a Maria Oggi, alle 10, il vescovo Pierantonio Pavanello celebrerà la messa al santuario diocesano dell’Addolorata, custodito dalle Serve di Maria riparatrici in via dei Cappuccini. La celebrazione, a porte chiuse, sarà trasmessa in diretta sulla pagina Youtube della diocesi di Adria-Rovigo. Al termine della celebrazione, il vescovo farà l’atto di affidamento della diocesi alla Madre del Signore, dopo quello del 6 marzo al Santuario del Pilastrello a Lendinara. Questa iniziativa evoca un segno della sua partecipazione misericordiosa alla vita della città: 125 anni fa, nell’immagine dell’Addolorata oggi venerata in santuario, si verificò il prodigio del movimento degli occhi, quando il 1, maggio 1895 l’immagine si trovava nella
chiesa di san Michele in corso del Popolo. Molti cittadini furono testimoni, tanto che monsignor Giacomo Sichirollo documentò il fatto con uno studio critico. Tra questi testimoni Maria Inglese, poi suor Maria Dolores, che nel 1899, in seguito all’evento, promosse l’0pera di riparazione mariana. Nel 1911, su suggerimento del vescovo di Adria, mons. Pio Tommaso Boggiani, l’opera venne accolta da madre Elisa Andreoli, fondatrice delle Serve di Maria di Adria, che qualche anno dopo assunsero il nome di Serve di Maria riparatrici. Per offrire una dimora alla venerata immagine, Madre Elisa fece costruire la chiesa di via dei Cappuccini, che fu consacrata il 22 settembre 1932 dal vescovo Anselmo Rizzi.
Il sindaco di Ficarolo Fabiano Pigaiani non si nasconde e ribadisce la propria posizione. I sindaci in questo momento di difficoltà epocali si trovano fra l’incudine della necessità di garantire la sicurezza dei cittadini e il martello di tutelare anche la loro “sopravvivenza economica”. Unico riferimento diretto delle “istituzioni”, in un momento in cui contrasti e conflittualità dialettica crescono giorno dopo giorno, insieme all’esasperazione di un numero sempre maggiore di persone. In questa sempre più netta divisione si sono inserite, con effetto deflagrante, le parole di Pigaiani, dettosi pronto a forzare la mano, «se entro il 4 maggio il presidente Conte o il governatore Zaia non rettificano le regole». Affermazioni duramente attaccate dall’opposizione. Manuela Nicoletti, Eveleen Bonfatti e Marco Martini in una lettera aperta al sindaco evidenziano il fatto che proprio Ficarolo sia teatro di uno dei più imponenti focolai di contagio polesani, con i 65 ospiti disabili degli Istituti Polesani ed i 18 operatori, ai quali ieri si è fra l’altro aggiunto anche un operatore della struttura per anziani La Residence. «Anche noi siamo ben consapevoli delle estreme difficoltà che i titolari di molte attività stanno in questo momento vivendo e dei rischi economici enormi che stanno correndo. Ogni giorno circa 200 persone entrano negli Istituti per il proprio lavoro. E di questo vanno caldamente ringraziate perché lo fanno sapendo di correre rischi, nonostante
tutte le precauzioni. E quelle persone escono e tornano alle proprie famiglie».
AZIENDA SANITARIA PRUDENTE Anche il direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella, a precisa domanda, non nasconde la propria posizione: «Credo che vada attentamente valutata un’ipotesi di riaperture anticipate. Comprendo benissimo che gli operatori dei vari settori sono in una situazione tragica e la pressione che hanno i sindaci, ma l’attenzione deve accompagnarci sempre perché corriamo il rischio di bruciare quello che abbiamo fin qui raccolto. Dal punto di vista sanitario non posso che ribadire che cautela e responsabilità sono il farmaco principale per combattere questo virus».
IL DIRETTORE DELL’AZIENDA SANITARIA RACCOMANDA: «L’UNICA MEDICINA ORA È LA PRUDENZA»
RIPARTENZA IN SICUREZZA Pigaiani non sembra voler arretrare: «Non sto parlando di azioni avventate, ma di far ripartire attività che possono farlo in sicurezza. Un bar, mantenendo le distanze e utilizzando tutte le precauzioni, facendo entrare un cliente alla volta, perché non può riaprire? Io non ho mai sospeso il mercato settimanale. Ora devo anche raccogliere la voce degli artigiani e degli imprenditori che sono alla canna del gas. In un giorno sono arrivato a ricevere 103 telefonate. Non posso concepire che non si possa valutare caso per caso la situazione di eventuale rischio. Mi si accusa di non conoscere i numeri, ma ovviamente li conosco. I residente degli Istituti, però, sono residenti particolari, che sono in uno stato di isolamento di massima sicurezza. E degli operatori positivi, solo tre sono residenti qui. A parte questi casi, sul nostro territorio abbiamo avuto solo tre positività legate a un ricovero in ospedale. E, se vogliamo, allora, siamo il comune con il più alto numero di tamponi eseguiti proprio perché abbiamo tre strutture residenziali». Francesco Campi
SOTTO PRESSIONE Il sindaco di Ficarolo Fabiano Pigaiani
Trasporti, i treni hanno perso il 90% dei passeggeri `Gambato (Sistemi
Territoriali): «Lunedì proviamo a ripartire» TRASPORTI ROVIGO «Bisogna avanzare passo per passo». Anche se si tratta di treni. Perché, secondo il direttore generale di Sistemi Territoriali, al momento è impossibile prevedere come cambierà il quadro. La rivoluzione delle abitudini imposte dall’epidemia, infatti, non ha risparmiato il campo della mobilità. In particolare, di quella “su ferro”, che ha inevitabilmente attraversato un crollo della domanda, legata all’obbligatoria riduzione degli spostamenti, alla
chiusura di scuole ed università, nonché al massiccio ricorso allo smart-working, ma legato anche alle difficoltà dei gestori nel riuscire a garantire la sicurezza facendo rispettare la regola del distanziamento sociale. Dal 25 marzo tutta l’offerta ferroviaria è stata ridotta a circa il 75%.
POCHI PENDOLARI Con gli inevitabili disagi per i pendolari che hanno continuato ad aver bisogno del treno per i propri spostamenti: «Dal 26 marzo – spiega Francesca Bellucco, una delle persone che si è trovata a fare i conti con le cancellazioni dei treni - non vi è nessun treno che colleghi direttamente Venezia-Bologna. In particolare la tratta Rovigo-Ferrara ne è totalmente priva in quanto tutti limitati solo a Rovigo. Da venerdì 17
aprile è stato attivato un treno che parte da Rovigo alle 20.09 e arriva a Ferrara circa 20 minuti dopo. Unico treno della giornata impraticabile per i lavoratori, peraltro aggiunto dalla Regione Emilia Romagna, altrimenti, essendo tale linea a carico della Regione Veneto, non ci sarebbe neppure quello». Dal 4 maggio l’offerta aumenterà. Ma aumenteranno anche le persone che, tornando al lavoro, vorranno usu-
FINO A LUNEDÌ È ATTIVO UN UNICO TRENO ALLE 20,09 CHE COLLEGA ROVIGO A FERRARA
fruire del servizio ferroviario.
LINEE LOCALI
SISTEMI TERRITORIALI Il direttore Gian Michele Gambato
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Tutto questo vale anche per le tratte Rovigo-Verona, Adria-Mestre e Rovigo-Chioggia, gestite da Sistemi Territoriali, che già dal 21 marzo hanno ridotto all’osso le corse. Come spiega Gambato, «il crollo della domanda è stato di oltre il 90% a livello nazionale e anche noi abbiamo avuto una riduzione di questo tipo, perfino superiore, anche perché sulle nostre tratte una fetta consistente di viaggiatori è rappresentata da studenti, impiegati e turisti. Da marzo abbiamo ridotto l’offerta di circa un terzo. Da lunedì torneremo ad aumentare le corse, soprattutto implementando il servizio nelle ore di punta. Non credo, però, che ci troveremo di fronte a situazioni complesse. Credo che
comunque il numero dei potenziali viaggiatori sarà ancora di gran lunga inferiore agli standard, dobbiamo però capire le necessità e modulare il servizio su quelle. Cosa accadrà in futuro? Come in tutti i settori, anche sul fronte del trasporto ferroviario, lo scenario va vissuto giorno per giorno e sulla base dell’osservazione va costruito il servizio. Ritengo che fino all’estate tutto possa essere gestito senza eccessive difficoltà: la grande incognita è quella legata alla riapertura delle scuole. Vedremo, siamo di fronte a cambiamenti di una portata tale che è impossibile avere risposte a tutte le domande. Credo che vada costruito un percorso da seguire rimanendo pronti alle correzioni che si rendessero necessarie». F.Cam.
4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 1 Maggio 2020
L’emergenzanelVicentino Climatesonel giornodellaFesta deilavoratori
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LEMIGLIAIADI EURO DIFINANZIAMENTOMASSIMO
Tralemisureprevistedal governoc’è lapossibilitàdi ottenereprestitifinoa25mila euro,congaranziastatale,in proporzioneperòalfatturato
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L’ORARIODEL FLASHMOB PREVISTOA CAMPOMARZO
Ilprogrammaprevedealle11.45 lapartenzadeicommercianti chehannoaderitoall’iniziativa dairispettivilocali.Poiilritrovo aCampoMarzoamezzogiorno.
DECRETOELAVORO. I l programmaprevedeun ritrovoalle 12 mantenendo il distanziamento
Lamarciadeinegozianti «Noiandiamoavanti» Proteste ad alta tensione Flash mob a Campo Marzo confermato nonostante lo stop del prefetto Il portavoce degli organizzatori: «Ognuno comunque deciderà per se» Giulia Armeni
Avanti tutta. Nonostante “l’invito con cortesia” della prefettura a “non svolgere la manifestazione”, i commercianti vicentini non arretrano. Preparandosi, è questo il sentimento comune, a un primo maggio di mobilitazione. «Stiamo valutando cosa fare, siamo in contatto con il gruppo, ognuno comunque deciderà per sé» la linea prudenziale tenuta da Simone Dalla Rosa del bar “Alle Colonne”, portavoce del movimento berico, all’indomani dell’altolà imposto dal prefetto Pietro Signoriello al flash mob in programma oggi alle 12 a Campo Marzo e a tutte le altre manifestazioni organizzate in giro per la provincia. L’attenzione delle forze dell’ordine sarà alta. La questura ha disposto un corposo servizio d’ordine per evitare assembramenti. C’è inoltre il timore di possibili infiltrazioni di frange violente. Il flash mob “intercettato” dall’ufficio del governo attraverso i volantini diffusi dai promotori veneti, è stato bollato come “un’attività contra legem” come le altre possibili manifestazioni. Passibile, avvisa contra’ Gazzolle, di contravvenzioni amministrative per la violazione del divieto di assembramento e di manifestazione pubblica oltre che di sanzione penale, non essendo stata preventivamente comunicata alle autorità. I presupposti per un venerdì di passione, categorie economiche da un lato, forze dell’ordine dall’altro, ci sono tutti. Perché la “Festa del lavoro che non c’è”, titolo emblematico della contestazione pacifica di oggi, si celebre-
rà. In che modo e in quali dimensioni lo si scoprirà solo a mezzogiorno: quando, secondo la scaletta condivisa da negozianti e ristoratori del centro storico, i titolari usciranno in strada per chiedere, all’unisono, una sola cosa: “Lasciateci lavorare”. Anna Jannò, presidente delle Vetrine del centro storico”, si rimette, come i colleghi (Botteghe di piazza delle Erbe, Vivere corso Fogazzaro, I portici di corso Fogazzaro, Casa del Fogazzaro, Città del Palladio, Le botteghe storiche di Vicenza, Vicenza in Oro, Il Tritone, Pandora e Bar di Vicenza) a una decisione collegiale: «Di certo sarò nel mio negozio, con le luci accese, anzi, sono già qui ora a sistemare», fa sapere. Il primo step del raduno silenzioso, che segue il flash mob già messo in atto qualche sera fa dai ristoratori e la “protesta delle mutande” di un barista di corso Fogazzaro, prevede infatti l’accensione di illuminazione e insegne delle botteghe per dare un segnale di ripartenza ai cittadini. Alle 11.45 poi, sempre sulla base delle indicazioni pre-semaforo rosso della prefettura, i proprietari di boutique, profumerie, gioiellerie, ma anche hotel, saloni di parrucchiere, estetica, associazioni sportive e culturali, teatri e cinema, partiranno dai rispettivi locali e sedi per rag-
ElenaDonazzan haannunciato chesaràpresente perlanciare unmessaggio algovernoConte
giungere, alle 12, Campo Marzo. Un luogo scelto per le dimensioni, che consentono di mantenere il distanziamento sociale di legge, sebbene, il prefetto è stato chiaro, “si determinerebbe inevitabilmente assembramento”. E perciò verbali, cosa di cui, precisa sempre la prefettura, “si farebbe volentieri a meno”. I partecipanti, rigorosamente con mascherina e guanti, esibiranno un cartello con il nome dell’attività che rappresentano e, pur lontani almeno due metri l’uno dall’altro, si stringeranno in un minuto di silenzio per le vittime del Covid-19. Questo sulla carta e nelle intenzioni: cosa accadrà e come si regoleranno forze dell'ordine e prefettura, lo si capirà tra qualche ora. Con i commercianti ci sarà anche, come annunciato su Facebook, l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan, “Io ci sarò per lanciare un messaggio a chi ci governa, ascoltate gli imprenditori del Nordest”, le sue parole. La posizione di Fratelli d’Italia, del resto, è durissima nei confronti della prefettura berica: “Non si può imbavagliare chi sta morendo per decisione dello Stato”, attacca il deputato e coordinatore veneto di FdI Luca De Carlo, che si domanda perché, invece, “i rappresentanti dell'Anpi ricevono addirittura il via libera della presidenza del consiglio dei ministri?” Forme di dissenso alternative stanno comparendo, intanto, fuori dai saloni di bellezza di tutta la regione: anche nel Vicentino, da Rossano, a Schio, a Marostica, titolari con i polsi legati e un unico grido: “Fateci riaprire”. •
Laprotesta ILFLASH-MOB DIADL COBAS «Siamopreoccupati peri tempidi pagamento delle casseintegrazione da partedell’Inps.Cisono migliaiadilavorati chenon vedonouneuro da settimane».L’Adl Cobasè scesainstrada, nelvero sensodella parola,ieri pomeriggioquandoè statoorganizzato un flash-mob(poiinterrotto daicarabinieri con l’identificazionedi cinque rappresentanti)davanti allasededell’Istituto nazionalediprevidenza in corsoSan Felice.«Cisiamo riappropriatidel dirittodi manifestareconguantie rispettandoledistanze affermaTeo Molin Fop, sindacalista-pertuttii lavoratorichesi trovanoin unasituazione difficile perchénon sanno quando vedrannoi soldi della cassaintegrazione. L’Inps devedarerisposte». Non solo.«Rivendichiamoil redditodi quarantena e di assistenzapertutticoloro chesonorimastifuori dai bonuse dalla cassa integrazione.Servono risposte».La manifestazioneè statapoi interrottadai carabinieri. «Probabilmenteci arriverà unamulta -continua -il chesaràassurdo consideratoche sipuò stareinfilaal supermercato,dal macellaioo alle poste, mentreè vietato rimanere davantiall’Inps rispettandoledistanze».
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Leattivitàcommercialichiedono dipoter riaprireaiclienti nel rispettodelle norme disicurezza
SICUREZZA. Ilquestorehaorganizzato un corpososervizio d’ordine
«Applicheremolalegge e useremo il buonsenso» Messineo:«Il dispositivo èstatorinforzatoin città e nei comuni della provincia con poliziotti e carabinieri» Valentino Gonzato
Ai tempi del coronavirus è vietata qualsiasi manifestazione. Violare il coprifuoco e creare assembramenti, che possono mettere in pericolo la salute pubblica, comporta una multa e una denuncia. Il 1° maggio non farà eccezione. Il messaggio lanciato dal questore Antonino Messineo è chiaro: «Applicheremo il buonsenso e le leggi attualmente in vigore». Il capo della polizia di Stato di Vicenza ha predisposto per oggi un «dispositivo di ordine pubblico rinforzato». La Digos è infatti venuta a conoscenza di numerose iniziative di protesta organizzate
Ilquestore Antonino Messineoha allestito unserviziod’ordine
in occasione della Festa dei lavoratori sia nel capoluogo che in molti altri comuni della provincia. Non c’è dunque soltanto la mobilitazione annunciata dai commercianti a Campo Marzo, sulla quale si era già espresso nelle scorse ore il prefetto Pietro Signoriello intimando il proprio altolà a qualsiasi azione dimostrativa. Il dispositivo studia-
to dal questore Messineo, concordato con la prefettura e gli altri vertici delle forze dell’ordine, prevede l’impiego di poliziotti e carabinieri che saranno dislocati sull’intero territorio provinciale per far rispettare le normative anti coronavirus. Si prospetta una giornata intensa anche per gli investigatori della Digos, che da giorni
L’APPELLO. Il presidente di Confartigianato denuncia le differenze tra le misure prese in Italia e quelle nel resto d’Europa
«Non basta aprire, ora fateci lavorare» Bonomo:«Il dissensoinpiazza? Necondividole preoccupazioni» «Fino a qualche giorno fa parlavo del diritto di riaprire le nostre attività, ma ora il paradigma va rovesciato: abbiamo il dovere di riaprire per portare il nostro mattoncino alla costruzione della nostra nazione. Per altro aprire non basta, dobbiamo anche lavorare e per farlo servono certezze che al momento non abbiamo». Nel giorno della Festa dei lavoratori si respira un clima di tensione crescente che il presidente di Confar-
tigianato Veneto Agostino Bonomo aveva fatto notare da diversi giorni. «La situazione sta esplodendo, abbiamo ricevuto migliaia di telefonate dai nostri soci. Per questo già all’inizio della scorsa settimana avevo inviato una lettera al prefetto per denunciare la nostra insoddisfazione sulle misure prese dal governo. Non capiamo proprio dove sta andando a parare questo esecutivo. C’è una critica forte da parte di tutto il
mondo economico, soprattutto su misure troppo restrittive se confrontate a quelle del resto d’Europa». «C’è chi - spiega Bonomo si è trovato a dover fronteggiare un altro stop di un mese senza spiegazioni. Il famoso decreto aprile? Il mese è finito e nessuno ancora lo ha visto. Nei settori del benessere (acconciatori, estetisti), del turismo e della ristorazione c’è un malessere fortissimo. Temiamo tensioni e disagi per la sicurezza in una giornata simbolica come quella del 1° maggio nella quale si rinnova la contrapposizione tra governo ed economia a
causa dell’incapacità di chi deve prendere decisioni». Incapacità che, secondo Bonomo, deriva da una scarsa conoscenza delle modalità di funzionamento delle imprese. «Abbiamo assistito a decisioni inspiegabili. Finanziamenti fino a 25 mila euro solo per chi ha superato i 100 mila euro di fatturato. E gli altri? Oltretutto servono contributi a fondo perduto, non si capisce perché un’impresa si debba indebitare a causa delle decisioni di un governo. Non si può non tenere di come questo distanziamento sociale impatti sull’economia e sui consumi. Ci sono gelatai
rimasti aperti per vendere due chili di gelato: è più alto il costo che il ricavo. Molte attività sono formalmente aperte, ma il fatturato è irrisorio. Per questo siamo vicini, sui temi, a chi manifesta in difesa del lavoro. Condivido le loro preoccupazioni. Come associazioni di categoria il senso di responsabilità ci ha impedito di accendere micce, ma è lecito e doveroso in questo momento per gli imprenditori far sentire la propria voce in difesa del proprio territorio contro un governo che ha addirittura sospeso la Costituzione». • P.MUT. © RIPRODUZIONERISERVATA
Lasanificazione di unnegoziodi parrucchiera. ANSA/BRAMBATTI
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VENERDÌ 1 MAGGIO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
L’ALLARME GLOBALE: LE IDEE
LA VERITÀ DEGLI SPECIALISTI LA RESPONSABILITÀ DI TUTTI
SOSTENIBILITÀ E INCLUSIONE SOCIALE PER IL CAMBIAMENTO DEL LAVORO FUTURO
PIER ALDO ROVATTI VINCENZO MILANESI
S
e per un momento allarghiamo lo sguardo oltre le contingenze quotidiane della pandemia, possiamo accorgerci che si sta verificando un vero e proprio cambiamento di paradigma culturale. Il rapporto tra scienza e politica ci appare adesso molto diverso da quello che avevamo in mente; il sapere scientifico veniva considerato come neutrale mentre il sapere politico era il luogo privilegiato delle scelte responsabili rivolte ai cittadini. Ci fu un grande dibattito a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso (e che oggi ancora sopravvive): allora si parlava di energia nucleare e di bomba atomica, nell’ipotesi addirittura di un conflitto planetario, e si profilava il rischio di una scienza potentissima ma ingenua, impegnata solo ad arricchire se stessa di clamorosi successi, dunque eticamente povera, anzi disinteressata ai problemi della responsabilità pubblica. Nel frattempo la ricerca scientifica è diventata una formidabile organizzazione mondiale, attraversata da molti interessi ma sempre più consapevole del suo ruolo pubblico. Di converso, lo scenario politico è risultato sempre meno credibile, rivelandosi in molti casi anche impreparato e inadatto ad assumere decisioni per il bene della comunità. La politica – come tutti possiamo constatare – assume piuttosto un ruolo vicario rispetto alle “regole” economiche e finanziarie. Nella situazione attuale, dove tutto gira attorno al rischio cui è esposta la salute della collettività, il paradigma culturale si rovescia rispetto a quello tradizionale: gli esperti, gli specialisti, i ricercatori scientifici del settore epidemiologico sono di colpo saliti in cattedra e le loro opinioni, i loro consigli, le loro previsioni, hanno assunto un carattere di verità che travalica le verità che i politici sono in grado di esprimere e di affermare. Il caso italiano è del tutto esplicito in proposito. Il governo ascolta l’Istituto superiore della sanità, prende le decisioni in accordo con il Comitato tecnico-scientifico su cui si appoggia, si munisce di cosiddette task force. Sul piano dell’informazione, ai virologi viene dato grande credito e spazio mediatico. Li ascoltiamo quasi incantati, come se fossero l’emanazione della verità. Scopriamo così che l’Italia è straordinariamente prolifica di specialisti e ricercatori,
I
che sono anche riusciti ad avere posizioni di spicco negli Stati Uniti e altrove, nonostante la nostra ricerca scientifica sia sempre stata collocata in basso nella scala delle attività da finanziare e premiare da parte dei governi. Di cosa è fatta questa “verità”? E può assumere in sé anche la responsabilità che pertiene solitamente ai politici? Alla prima domanda rispondo che al di sotto della superficie veritativa (o che noi assumiamo come tale) il pregio effettivo di questo sapere è costituito proprio dal suo carattere non dogmatico, grazie forse all’imprendibilità di un virus che nessuno può affermare di conoscere davvero. Voglio dire che i virologi (e con loro gli altri specialisti) non si azzardano ad affermare “è così”, durerà un periodo preciso, non ci saranno onde di ritorno. Noi vorremmo previsioni nette, loro non nascondono esitazioni e dubbi. Significativamente, e paradossalmente, questa è la loro “verità”. Incerta nel suo fondo, tendenzialmente correggibile, una verità alquanto “debole” dovuta probabilmente al fatto che il virus che stanno studiando non si lascia bloccare in una categoria valida una volta per tutte. Anche la pluralità delle opinioni che essi esprimono potrebbe dunque essere vista come un elemento che non deprezza l’importanza di questo loro sapere. La domanda sulla responsabilità è ancora più inquietante. Non possiamo at-
tribuire agli specialisti il compito di una risposta, e loro sarebbero i primi a rifiutare una delega di carattere etico e pubblico. Ma neppure i governanti sembrano volersela assumere, basta osservare le difficoltà dei vari decreti che dovrebbero regolamentare il necessario allentarsi del distanziamento sociale in cui viviamo dall’inizio di marzo. Cercano di cavarsela, assai poco assistiti dal clima politico generale, porgono l’orecchio agli specialisti e – se potessero – rimanderebbero volentieri a loro la palla. Ci siamo, però, anche noi, soggetti singoli e semplici cittadini. Chi ha detto che tra scienza e responsabilità debba esserci una binarietà tanto stretta ed esclusiva? L’etica pubblica non è delegabile ai governanti; inoltre, l’essere “pubblica” dell’etica non è una proprietà che viene prima delle pratiche civili dei singoli soggetti e le subordina. Nei mesi del forzato isolamento tali pratiche sono apparse con chiarezza attraverso un senso di responsabilità che nessuno aveva previsto. Perché lasciarlo cadere nella frenesia del “liberi tutti”, anziché farne tesoro, valorizzarlo, metterlo alla prova prima che il ritorno di un consumismo “irresponsabile”, pompato da molti interessi di profitto, disinfetti ogni virtuosa prova di responsabilità? Su un muro vicino a casa mia qualcuno ha scritto: “Andrà tutto bene solo se andrà bene per tutti”. —
l tema della centralità del lavoro nella società, oltre che per ciascun essere umano che in essa vive, al tempo del coronavirus richiede di essere affrontato senza retorica e con uno sguardo di lungo periodo, considerando le conseguenze drammatiche della pandemia che si innestano sui due problemi altrettanto drammatici che l’umanità intera aveva davanti a sé prima che si aprisse questo nuovo fronte, destinato ad aggravarli entrambi. Il primo è quello del climate change e il secondo è quello della crescita delle disparità economiche e sociali a livello sia globale che all’interno dei singoli Paesi. L’enciclica papale più importante degli ultimi decenni, la Laudato si’ di papa Francesco, ha dimostrato ampiamente come “l’urlo della Terra sia anche l’urlo dei poveri”. Dobbiamo convincerci, e se ne devono convincere anche le élite dei Paesi più avanzati, a cominciare da quelle politiche, che solo un pensiero che potremmo chiamare “olistico” potrà salvare l’umanità. “Olistico” nel senso greco del termine, che allude al tutto considerato come un sistema, un insieme in cui non si possono separare le parti, in cui cioè affrontare i problemi parcellizzandoli. La parola-chiave per affrontare secondo un pensiero olistico è una sola, e non sembri un paradosso. È la parola “sostenibilità”. Dall’inizio dell’Età moderna, con la tecnoscienza che ha portato davvero a pensare il mondo come il regnum hominis, regno di un uomo che ne è signore assoluto, e con le successive Rivoluzioni industriali è sembrato sempre vincente un modello antropologico, cioè una concezione dell’uomo, che non si è mai posto la domanda sulla sostenibilità a livello naturale e sociale della sua azione. Cioè dell’azione di quell’homo oeconomicus nel cui orizzonte culturale quella domanda non poteva avere diritto di cittadinanza proprio per le basi concettuali sulle quali quel modello è venuto costruendosi. Dare tutte le colpe del disastro prossimo venturo alla cosiddetta globalizzazione è semplicistico ed inadeguato. Ciò che è accaduto a livello planetario a partire dalle successive azioni di dergulation avviate negli Anni Ottanta del Novecento da Ronald Regan e Margaret Thatcher è stato solo una amplificazione di problemi preesistenti. Bisogna rimettere al centro delle politiche globali e dei singoli Stati, o unioni di Stati come la Ue, il tema della sostenibilità non solo rispetto all’ambiente, ma anche rispetto alle conseguenze sulla società, e quindi anche il tema, strettamente connesso al primo, dell’inclusione sociale. Non c’è punto di partenza più adeguato ed efficace per dirigere le nostre società verso quell’obiettivo che riconoscere la centralità del lavoro, che, come diceva il vecchio Karl Marx, “non è una merce”, ma la capacità dell’uomo di “incorporare valore” dentro le cose che il lavoro crea o trasforma. E fare del lavoro, della formazione non solo dei giovani ma anche quella lifelonglearning, e dell’organizzazione in vista di un nuovo modo di produrre, gli strumenti di un necessario cambiamento di paradigma culturale prima e poi sociale. Le resistenze contro un cambiamento di modello di sviluppo così radicale saranno fortissime. Ci sono però segnali nuovi nella coscienza collettiva. Non lasciamoli cadere, e su questi puntiamo, nel giorno della Festa del Lavoro. —
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DOPO LA GUERRA AL VIRUS QUELLA ALLA BUROCRAZIA PAOLO GURISATTI
L’
arrivo della Fase 2 complica il quadro delle regole e dei limiti da rispettare. Nella Fase 1 è stato sufficiente introdurre semplici divieti (stare in casa, mascherina e distanziamento fisico nei supermercati) per distribuire indicazioni utili ai cittadini e ai pochi lavoratori attivi. Da lunedì invece cambia tutto e i provvedimenti anticipati dalla Regione Veneto illuminano la complessità del divenire. Facciamo due esempi. Il primo è tratto dalla vita quotidiana, il secondo dalla vita economico-produttiva. Se un appassionato della bicicletta da corsa
intende allenarsi, sia pure all’interno del proprio comune, incontra subito un paio di problemi di ordine pratico: guanti e mascherina. Questi Pdi, che sono in qualche modo accettabili, se usati in ambito urbano, ad esempio per andare al lavoro in bicicletta, diventano uno strumento di tortura, durante l’impegno sportivo. Dubbi e discussioni tra esperti tengono il campo. Logica vorrebbe che l’appassionato ciclista, se tiene le mani sul manubrio della propria bicicletta e mantiene il dovuto distanziamento, anche di 10 metri, da altre persone, corre un rischio piuttosto basso di diffondere o contrarre il virus oc-
casionalmente. Bene farà, in ogni caso a tenere guanti e mascherina a disposizione, nel caso in cui sia costretto a ridurre la distanza da qualcun altro. Il problema è che in Italia non siamo in guerra con il coronavirus, ma con la burocrazia. Vale a dire con l’interpretazione che il pubblico ufficiale addetto al traffico può dare delle normative vigenti e dei regolamenti comunali integrativi. Se un professionista con partita Iva, non aderente a un albo professionale riconosciuto, chiede il finanziamento previsto dallo Stato per le piccole imprese, incontra subito un paio di
problemi: modulo della domanda e documenti allegati. Questi adempimenti sono una grana facilmente affrontabile, in tempi normali, con l’aiuto di un commercialista o di un’associazione, ma diventano un impossibile strumento di discriminazione economica e professionale, nella fase dell’emergenza, poiché la gestione della procedura pubblica è affidata alla burocrazia bancaria. Dubbi e discussioni tra esperti tengono il campo. Ha ragione Unicredit, che assicura il prestito al professionista, oppure ha ragione Intesa San Paolo, che nega il prestito al medesimo, perché ritiene di dover assicurare solo gli iscritti a un albo professionale? Hanno ragione Conte e Gualtieri a dire che nessuno sarà lasciato solo oppure conta l’atto d’amore dei burocrati del sistema bancario? In Italia, non tutti sono in guerra con la crisi economica, molti sono in guerra con lo Stato, in via diretta o per procura. E davanti allo Stato, notoriamente, non tutti i cittadini e non tutte le imprese sono uguali. Comanda la burocrazia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 1 MAGGIO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: l’istruzione a Padova conservatorio
Il Pollini laurea tre dottori online PADOVA
Il cortile del Bo tornerà a essere abitato da lunedì: vietati gli assembramenti, obbligo di guanti e mascherine e attenzione alle distanze di sicurezza
«Si riparte con la ricerca pilastro dell’Università» Il rettore Rizzutto annuncia l’apertura da lunedì di laboratori e biblioteche Tornano docenti, ricercatori, collaboratori e personale tecnico e amministrativo Silvia Quaranta / PADOVA
Riaprire i laboratori, le biblioteche, i centri di ricerca: non solo perché lo consente il nuovo decreto, ma perché questo, accanto alla didattica, è l’altro «pilastro essenziale della vita della comunità accademica». A sottolinearlo è il rettore dell’università di Padova, Rosario Rizzuto, che ieri ha dato comunicazione ufficiale a tutto il numeroso popolo del Bo: da lunedì 4 maggio l’ateneo avvia la sua fase 2, che vedrà una riapertura parziale. Le attività didattiche continueranno in via telematica, ma tante altre riapriranno nelle varie sedi, che in questo momento sono quasi tutte chiuse. «Il 4 maggio», scrive il rettore nella comunicazione, «entrano in vigore le dispo-
sizioni previste dal recente decreto del presidente del consiglio dei ministri, che danno avvio alla cosiddetta fase 2. Per il nostro ateneo è il momento di riprendere il compito istituzionale della ricerca, finora limitato a poche attività indifferibili. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare, ripopolando i dipartimenti e i centri in condizioni di massima sicurezza per docenti, ricercatori, collaboratori e per tutto il personale tecnico e amministrativo coinvolto». Un impegno che l’università è pronta ad assumersi «non solo perché il decreto presidenziale lo consente, ma soprattutto», dice il rettore, «perché vogliamo recuperare, accanto alla didattica che rimarrà in modalità telematica, l’altro pilastro essenziale della vita
della comunità accademica». Con l’obiettivo di garantire la maggior sicurezza possibile, quindi, è stato istituito un gruppo di lavoro coordinato dal professor Riccardo Borsari, delegato del rettore per la sicurezza: a lui è stato affidato il compito di elaborare delle linee guida che garantiscano la riapertura delle attività di ricerca contenendo il più possibile il rischio di contagio. Il gruppo di lavoro, attraverso un’elaborazione attenta e un confronto costruttivo con tutte le parti (la consulta dei direttori di dipartimento, i dirigenti, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, le rappresentanze e le organizzazioni sindacali) ha prodotto un protocollo per contrastare la diffusione del virus, che mercoledì sera è stato dira-
il protocollo
Accessi solo su prenotazione Le riunioni si fanno da remoto PADOVA
Prudenza, attenzione e rigoroso rispetto delle regole: sono queste le parole d’ordine su cui poggia il nuovo protocollo approvato dal Bo per la riapertura da lunedì 4 maggio. Le lezioni, come già precedentemente annunciato dall’ateneo, continueranno per il momento in modalità telematica e così anche gli esami della prossi-
ma sessione e le lauree. Ma uffici, laboratori e biblioteche tornano a vivere: l’università non rinuncia alla ricerca, una delle sue missioni fondamentali, e con il benestare del Governo torna ad aprire le porte a professori, ricercatori, dottorandi e dipendenti tecnici ed amministrativi. Nel protocollo si richiede innanzitutto il rispetto delle norme igieniche e del distanziamento so-
ciale: è obbligatorio l’uso della mascherina e dei guanti dove necessario (quindi se si toccano superfici comuni), si consiglia inoltre di lavarsi frequentemente le mani o, se non fosse possibile, di utilizzare il gel igienizzante. L’ateneo dal canto suo si impegna a garantire la quotidiana pulizia e igiene degli ambienti di lavoro, ed anche a fornire ai dipendenti il prezioso gel per le mani, di-
ROSARIO RIZZUTTO È IL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA
Adottato un protocollo diramato mercoledì per garantire la massima sicurezza ventato merce preziosa in questi mesi di pandemia. Non ci sarà una vera e propria distribuzione, ma i lavoratori – così è scritto nel protocollo – possono andare a chiedere il disinfettante all’ufficio Gestione beni e servizi. In ogni caso, saranno posizionati anche alcuni dispenser nelle zone di passaggio. Nelle strutture più grandi, prima della riapertura, dovranno poi essere predisposti percorsi di entrata e di uscita, in modo da separare il flusso. L'accesso agli spazi comuni, ai punti di ristoro, ai distributori di bevande e alimenti e agli spogliatoi va ridotto al necessario e, comunque, adeguatamente contingentato. Il Bo si impegna a garantendo frequente
mato a tutti i dipendenti. «Si tratta di un documento», spiega Rizzuto, «che vincola noi tutti a comportamenti individuali responsabili e i direttori di struttura a farsi garanti, attraverso l’attuazione mirata delle indicazioni del protocollo, di una ripresa delle attività di ricerca ordinata e compatibile con le esigenze di sicurezza. Ciò significa che saranno i direttori di struttura, anche sulla base di ulteriori indicazioni dell’ateneo, a disciplinare le modalità di accesso del personale docente e ricercatore e a definire le esigenze di supporto tecnico e amministrativo in presenza per assicurare la ripresa delle attività nella misura necessaria». Da lunedì, quindi, gli accademici tornano ad abitare laboratori e biblioteche, pur con le dovute precauzioni. Nel protocollo si ricordano le disposizioni generali già adottate dalla Regione Veneto (guanti, mascherina e distanze di sicurezza) e si precisano poi le modalità di accesso: solo su prenotazione, solo a piccoli gruppi e riducendo al minimo gli spostamenti all’interno dell’ateneo, come anche le occasioni di ritrovo (ad esempio davanti alle macchinette). — © RIPRODUZIONE RISERVATA
aerazione dei locali, turnazione nella fruizione, tempi stretti di sosta all’interno degli spazi. Per quanto riguarda le biblioteche, la riapertura è finalizzata a consentire lo svolgimento delle attività di ricerca a docenti, ricercatori, borsisti, dottorandi, specializzandi, assegnisti,
La didattica e tutti gli esami continuano in modalità telematica contrattisti e laureandi. Saranno consentiti prestito e restituzione dei volumi, document delivery e prestito interbibliotecario, consulta-
Tempo di lauree per il Conservatorio Pollini. Nei giorni scorsi, ha conferito il titolo attraverso la modalità online a tre studenti del triennio accademico. Presentati e coordinati dal dipartimento di musica elettronica, i candidati hanno ottenuto valutazioni considerevoli. Sono Alfredo Carbonari (relatore professor Nicola Bernardini), con una tesi sullo studio del riverbero, l’effetto che altera la percezione del suono e aiuta a determinare le caratteristiche dell’ambiente circostante all’ascoltatore; Francesco Ganis (relatore professor Nicola Bernardini), con una tesi premiata con la lode, sul design dei suoni per veicoli a guida autonoma; Alvise Wiel (relatore ingegner Matteo Costa) con una tesi che ha raccolto l’esperienza della sezione dei video musicali della Npr (National Public Radio), organizzazione con sede a Washington che comprende oltre mille stazioni radio statunitensi. Notevole lo schieramento di mezzi e persone per la corretta riuscita della discussione. Da un lato, i membri della commissione: Nicola Bernardini, Matteo Costa, Alberto Novello, Luca Richelli e Andrea Ferrari (direttore di dipartimento); dall’altro Elisabetta Rizzato e Radames Forin, per ricevere in tempo reale i verbali e autenticarli. Sottolinea Andrea Ferrari: «In un momento particolare come quello che stiamo vivendo, laureare i nostri studenti confermando la stessa data concordata prima dell’emergenza Covid-19, rappresenta un segnale importante per il nostro conservatorio e per tutto il mondo musicale. Ringrazio Leopoldo Armellini, direttore del Pollini, i colleghi della commissione e la segreteria». —
zione rapida ed anche con permanenza. L’accesso, però, è stato attentamente regolamentato: si entra solo previa prenotazione online, con precisa specifica delle necessità e della qualifica dell’utente. L’ingresso degli utenti prenotati verrà ugualmente contingentato attraverso la prenotazione allo scopo di evitare assembramenti. Rimangono sospese, infine, le riunioni degli organi collegiali in presenza (ma continuano da remoto, per via telematica). Annullati, o comunque rinviati, anche tutti gli eventi interni e ogni attività di formazione in aula, anche obbligatoria, che non sia possibile eseguire in modo telematico. — S.Q.
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VENERDÌ 1 MAGGIO 2020 LA NUOVA
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il Primo maggio
Lavoro, in fumo già 10 mila posti di lavoro La fotografia dell’Agenzia regionale Veneto Lavoro su città e provincia. Appesi alla cassa integrazione altri 29 mila VENEZIA
Secondo i dati diffusi il 22 aprile scorso dall’agenzia della Regione “Veneto Lavoro”, tra i danni causati dalla pandemia non si sono solo morti e malati, ma anche i lavoratori che hanno già perso o rischiano di perdere nel prossimo futuro la loro occupazione. La perdita dei posti di lavoro dipendente in tutta la regio-
ne calcolata dal monitoraggio di Veneto Lavoro è arrivata a 50 mila unità, tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva delle posizioni lavorative, pari a circa il 3 per cento dell’occupazione dipendente complessiva. Una media di 6 mila posti di lavoro persi ogni settimana, per ora. Ma il conto è destinato a salire e di molto se le decine di migliaia di lavoratori ora in cas-
sa integrazione - e tra questi si sono anche i dipendenti di alberghi, ristoranti e strutture ricettive turistiche - non dovesse più rientrare al lavoro per cessata attività o ristrutturazione dell’azienda. In provincia di Venezia i posti già persi, secondo il monitoraggio di Veneto Lavoro, sono già 10 mila, ma ci sono altre 28.800 persone - secondo i dati resi noti da Confindu-
stria - che sono in cassa integrazione (ordinaria, straordinaria o in deroga) e di questi una buona parte potrebbe ritrovarsi senza più il suo posto di lavoro nell’azienda, che soccomberà dopo la lunga fermata di tutte le sue attività o, comunque, farà i conti con le condizioni dei mercati già in sofferenza. Del resto, il turismo, che tanto peso ha nell’economia di Venezia e del lito-
rale della provincia, nel monitoraggio di Veneto Lavoro è risultato da subito il settore più esposto agli effetti della pandemia e ha lasciato da solo sul terreno quasi 24 mila posti di lavoro a livello regionale, scontando dall’inizio del mese di aprile il mancato avvio delle abituali assunzioni per la stagione estiva alle porte. In difficoltà si sono anche il settore tessile-abbigliamen-
to, il legno-mobilio, le produzioni in metallo, le attività professionali e l’editoria. Agricoltura, industria alimentare, sanità, servizi sociali e industria farmaceutica si confermano, secondo Veneto Lavoro, i pochi comparti che riescono a contenere il calo delle assunzioni, con contratti di lavoro dipendente, attorno al 20 per cento. — G.FAV.
Ugo Agiollo, segretario generale della Cgil veneziana, è pessimista «Turismo, logistica, commercio ed edilizia i settori più colpiti»
«Un anno orribile Ne usciremo solo con investimenti a regia pubblica» L’INTERVISTA Gianni Favarato
S
arà un 1 maggio del tutto diverso quello di oggi. Ne parliamo con Ugo Agiollo, segretario generale della Cgil veneziana. Senza cortei e concerti di Cgil-Cisl-Uil che 1 maggio è? «Avremmo voluto anche quest’anno essere in piazza con i lavoratori e le lavoratrici per festeggiare il 1° Maggio. Non cambia però il valore di questa giornata, anzi la situazione di emergenza sanitaria, economica e sociale che sta vivendo il nostro Paese la rende ancora più attuale. Soltanto garantendo il lavoro e la sicurezza nel lavoro, ci potrà essere quella ripresa che tutti auspichiamo. Per questo e per rispetto verso tutti quelli che in queste lunghe settimane hanno combattuto in prima linea per ridurre gli effetti del Covid19 o con il loro lavoro ci hanno consentito di traghettare questa difficile situazione, abbiamo il dovere di mettere in atto tutte le disposizioni che garantiscano dentro e fuori i luoghi di lavoro la salute di tutti. L’emergenza non può essere un alibi per non garantire i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici e dei cittadini». La riapertura delle aziende come sta andando nel territorio veneziano? «Non tutte riaprono e alla fine del conto ci potrebbero essere ben di più dei 10 mila posti
di lavoro già persi nel veneziano. Ben vengano, quindi, le riaperture, ma nel nostro territorio abbiamo assistito anche a forzature e ad accelerazioni, al punto che la Prefettura ha dovuto sospendere la riapertura in ben 225 aziende. Noi contiamo ci siano le condizioni, a partire da lunedì 4 maggio, per una riapertura effettivamente legata a quanto previsto dal Protocollo firmato a li-
«La ripresa è giusta ma va garantita la sicurezza nei posti di lavoro e nei trasporti» vello nazionale dalle Parti Sociali. Naturalmente continuiamo a pensare che la sicurezza nei luoghi di lavoro, pur essendo una parte importante, non sia il tutto. E’ urgente rimettere mano a temi quali il trasporto pubblico, che è stato fortemente ridotto in queste settimane e che così com’è organizzato oggi non può reggere alla necessaria mobilità delle migliaia di lavoratori che nei prossimi giorni ricominceranno la loro attività produttiva, e crediamo che su questo Governo, Regione, Città metropolitana e Comune debbano fare il loro dovere». Quali settori economici preoccupano di più? «La situazione nel veneziano è drammatica in molti settori produttivi. Nel manifatturiero se non vi saranno ulteriori
interventi di sostegno in tempi rapidi, nei prossimi mesi la situazione potrebbe persino peggiorare, con la chiusura di tante aziende e con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Naturalmente per la vocazione e per lo sviluppo avvenuto in questi anni, i settori più in difficoltà sono il turismo, il commercio, la logistica legata a Porto e Aeroporto, l’edilizia e tutte le filiere che a questi settori sono collegati. E’ evidente che in questi settori non vi sarà ripresa, degna di questo nome, se non in tempi lunghi, almeno un anno. Quindi, è necessario mettere in atto tutti quegli strumenti che possano aiutare, con risorse adeguate, coloro che da questi luoghi di lavoro ricavavano il loro sostentamento. Non sto parlando solo dei datori di lavoro o dei lavoratori dipendenti, ma anche di tutti quei lavoratori con contratti di lavoro tipici o atipici che sono così diffusi in questo periodo, come stagionali, partite Iva, franchising, lavoratori intermittenti, non tutti hanno trovato risposta. Come Cgil siamo impegnati a far sì che davvero nessuno venga lasciato solo e indietro». Il confronto avviato con il prefetto di Venezia per un “Patto per la ripresa sicura” arriverà in tempo? «Per noi la priorità è il rispetto del Protocollo Sicurezza del 24 aprile nella riapertura dei luoghi di lavoro. Ciò deve valere anche in aziende che lavorano in appalto e in subappalto e non assicurano i livelli di prote-
Una manifestazione di lavoratori e, nel riquadro, Ugo Agiollo segretario generale della Cgil veneziana
il Caso
Festa dei lavoratori senza manifestazione Per la prima volta la festa dei lavoratori si terrà senza manifestazioni di piazza. Negli ultimi anni, anche se la partecipazione era andata scendendo, si tenevano solitamente un paio di appuntamenti, tra Mestre e Mira. A Forte Marghera invece si teneva una sorta di “concertone” locale. E altre iniziative sparse in tutta la provincia. tutte annullate a causa della pandemia.
zione dovuta. Abbiamo anche chiesto al prefetto e ai direttori delle Usl la convocazione dei tavoli di monitoraggio sui Centri di Servizio che sono uno dei punti di maggiore criticità. Molti anziani non autosufficienti e con plurimorbilità sono, come dimostrato da tutti i dati, le persone più deboli ed indifese, insieme a coloro che li curano e assistono». Che futuro vedete per economia e il lavoro? «Né facile né roseo, purtroppo. Le stime sulla caduta di tutti gli indicatori economici ci portano a pensare che questo probabilmente sarà un anno
horribilis. Però come è sempre stato dimostrato da una situazione si emergenza si può uscire in condizioni migliori se si saprà garantire la centralità dei servizi pubblici di qualità: la sanità sociale, l’istruzione e la qualità della vita. Sono pure indispensabili gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture, materiali e immateriali, e c’è bisogno di una politica industriale pubblica, oltre che privata e soprattutto se si attuerà una riconversione delle produzioni in termini ambientalmente compatibili e ad alta innovazione tecnologica». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 1 MAGGIO 2020 LA TRIBUNA
REGIONE
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il lutto
Giuseppe Perissinotto, già presidente di Genagricola
Addio a Perissinotto lanciò Genagricola come holding “verde”
Da sinistra Marco Sesana, amministratore deletato di Generali Italia, l’ad Philippe Donnet e il presidente Gabriele Galateri
Assemblea per la prima volta in streaming a causa dell’epidemia Galateri: buon inizio le misure Bce e le prove di convergenza nella Ue
«Generali solida e forte» Donnet conferma i piani nella tempesta Covid-19 LO SCENARIO Luigi dell’Olio
o scenario macro è ricco di incognite, ma Generali ha le spalle robuste per farvi fronte, complice il processo di trasformazione attuato negli ultimi anni. È il messaggio che i vertici del gruppo assicurativo triestino hanno voluto trasmettere nell’assemblea societaria, che ha approvato senza sorprese i conti dell’esercizio 2019, avallato la proposta del cda di scaglionare in due tranche il pagamento del dividendo e dato il via libera alla riforma della governance. Per la prima volta nella storia della compagnia l’assem-
L
blea si è svolta in streaming data l’emergenza sanitaria in corso. Per il medesimo motivo, l’assemblea si è tenuta a Torino, dove risiede il presidente Gabriele Galateri e non nella consueta cornice del lungomare di Trieste. Nessuna novità di rilievo è emersa dalla lettura del libro soci: il primo azionista resta Mediobanca (12,86%), davanti a Caltagirone (5,11%), alla Delfin di Leonardo Del Vecchio (4,84%), al gruppo Benetton (3,99%) e alla New B&D Holding (DeAgostini, con l’1,45%) e Fondazione Crt (1,3%). Un blocco di grandi soci italiani che pesa dunque per oltre il 29,5% del gruppo triestino. Gli azionisti hanno dato il via libera al bilancio 2019 – l’utile operativo è cresciuto del
6,9% a quota 5,2 miliardi, e l’indicatore di solidità patrimoniale Solvency II è arrivato a quota 224% - a larghissima maggioranza (il 98,96% del capitale presente). Via libera anche alla distribuzione del dividendo, suddiviso in due tranche distinte per ottemperare alle raccomandazioni dell’Eiopa (l’authority europea del settore): la prima da 0,50 euro pagabile a maggio (stacco della cedola il 18, in pagamento dal 20) e la seconda pari da 0,46 pagabile entro la fine dell’anno. Con una postilla: il via libera alla seconda parte, ha spiegato nei giorni scorsi il cda, è «soggetta a verifica consiliare». La distribuzione non appare comunque in forse, dato che dai vertici della compagnia sono arrivati mes-
Venezia
Spitz: «Mose pronto a fine 2021» Ancora ignoti i costi di gestione La commissaria in Consiglio regionale: «I dipendenti vanno riallocati, non tutti serviranno sono 220-280, per manovrare l’opera ne basteranno 70-80» VENEZIA
I soldi ci sono, e il Mose sarà concluso il 31 dicembre 2021. Dal 1° luglio sarà pronto a essere azionato per l’emergenza. Ma non si
sa ancora quanto costerà la manutenzione, chi deciderà sul suo funzionamento, quando e con che finanziamenti si faranno gli interventi di mitigazione in laguna. Audizione con molti buchi neri, quella di ieri mattina in Consiglio regionale del Veneto per la commissaria «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz, chiamata a rispondere su molti temi an-
cora in sospeso. «Questa non è una commissione di inchiesta», ha esordito dal canto suo il presidente Francesco Calzavara, «vogliamo capire quando il Mose sarà pronto, se funzionerà. Speriamo lei sia più fortunata dell’ex presidente Roberto Linetti. Che proprio qui aveva annunciato la conclusione dei lavori per il 30 settembre 2018». Date spostate più volte, se si pensa che
saggi rassicuranti. Galateri si è soffermato sul quadro generale, giudicando «un buon inizio» le misure messe in campo dalla Bce e i tentativi di convergenza tra i governi europei. «In ogni caso la nostra forza e solidità ci permettono di riconfermare la validità della nostra strategia», ha ricordato il group ceo Philippe Donnet. Il quale ha sottolineato la congruità delle azioni compiute in questi anni per irrobustire il gruppo assicurativo e generare efficienza. Quindi ha ricordato come il piano industriale già includa alcune tendenze che ora questa crisi sta accelerando, come ad esempio la trasformazione digitale. Infine, il chief financial officer Cristiano Borean ha assicurato che, «anche se al momento gli effetti della crisi legata alla diffusione della pandemia da Coronavirus rimangono incerti, non ci sono ragioni per avere dubbi sulla stabilità del gruppo». Infine l’assemblea ha approvato le modifiche statutarie relative alla governance della compagnia (entreranno in vigore nel 2022), che prevedono la facoltà per il cda uscente di presentare una propria lista per il rinnovo e la riduzione dell’intervallo tra il numero minimo e massimo dei consiglieri a 13-17 dall'attuale 10-21, dando al contempo più spazio alle liste di minoranza. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la prima deadline era stata fissata nel 1995, poi nel 2012. Invece sono arrivate le inchieste, le tangenti, gli errori tecnici. «Il 30 giugno», ha esordito Spitz, «saranno concluse le opere necessarie a movimentare le quattro barriere insieme». Ma non sarà pronta la control room, né il corridoio con gli impianti elettrici di emergenza. Il contratto a prezzo chiuso parla di 5.493 milioni. A questi vanno aggiunti quelli per gli altri interventi. «Al momento abbiamo tutte le risorse». Perché allora ci sono problemi di pagamenti alle imprese? «Perché quelle risorse sono state utilizzate anche per il funzionamento del Consorzio. Con
SAN DONÀ DI PIAVE
È stato presidente e ad di Genagricola, società che racchiude le aziende agricole del Gruppo Generali. Grazie al suo impulso, Genagricola è diventata la più grande azienda agricola italiana. È mancato Giuseppe Perissinotto, cavaliere del lavoro e figura di spicco del mondo economico legato al gruppo assicurativo triestino. Nato a San Donà di Piave nel 1925, Giuseppe Perissinotto si laurea con lode in Scienze agrarie all’Università di Bologna e nel 1948 inizia la sua attività nel settore agricolo delle Generali. Matura un’ampia esperienza lavorando in importanti tenute della Toscana, del Lazio e dell’Emilia Romagna, dove assume la direzione dell’azienda agricola delle Generali a Spazzate Todeschi, borgo immerso nelle campagne vicino Conselice, nel Ravennate. Nel 1964 viene nominato direttore responsabile dell’intero settore agricolo delle Generali. Ed è in questa veste che, nel 1974, su impulso dell’allora presidente delle Assicurazioni Generali, il senatore Cesare Merzagora, contribuisce alla creazione di Genagricola. Nel 1980 assunse l’incarico di direttore generale di Genagricola, per venire poi no-
destinazioni non appropriate». Come ad esempio il pagamento degli stipendi dei dipendenti. «Sono numeri importanti», continua la commissaria, «tra Consorzio, Comar e Thetis lavorano fra le 220 e le 280 persone. Si tratta di vedere se tutte bene impegnate o neces-
Dal 1° luglio il sistema di dighe mobili potrà essere azionato per le emergenze sarie. Servirà una diversa allocazione delle risorse umane. 70-80 persone serviranno per la movimentazione delle paratoie».
minato nel 1982 amministratore delegato della società e, infine, nel 1986, presidente. In Genagricola ha dato impulso a quella diversificazione di prodotti e a quel ciclo integrale di produzione che pone oggi la stessa società al primo posto in Italia. Nominato Cavaliere del lavoro nel 1984 dall’allora presidente Pertini, Giuseppe Perissinotto ha guidato anche la Sementi Dom Dotto Spa e l’Agricola San Giorgio, nonché le società rumene del gruppo Genagricola, favorendone l'ingresso in quel Paese. È stato socio dell’Accademia dei Georgofili, dell’Accademia nazionale di agricoltura e dell’Accademia della vite e del vino. Oltre a essere stato presidente di Fata Assicurazioni Danni e Fata Vita. Cordoglio per la scomparsa di Giuseppe Perissinotto è stato espresso dal cda e da tutto il vertice di Genagricola per la perdita di una figura che è stata, hanno sottolineato, «guida indimenticata dell’azienda diventata la più grande azienda agricola italiana». Nel 2012 l’Università di Trieste gli aveva voluto tributare la laurea magistrale ad honorem in Scienze Economiche. Ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria di Conselice. — GIOVANNI MONFORTE © RIPRODUZIONE RISERVATA
Evasiva la risposta sui costi di manutenzione del Mose. Previsti 20 milioni nel progetto originario, oggi saliti oltre i 100 milioni l’anno. «Non ho numeri attendibili. Il Piano di avviamento non è ancora approvato», afferma Elisabetta Spitz. La commissaria ribadisce che la sua nomina è finalizzata «unicamente a concludere il Mose ad avviarne la gestione, non ha nulla a che fare con la laguna». Ricorda che il progetto delle barriere in vetro davanti alla Basilica è stato ritenuto «non idoneo» e dunque ha deciso di affidarlo a uno studio di architettura di fama internazionale». — A.V. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì 1 Maggio 2020
La Voce
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SENATO Monito del leader di Italia viva: “Paternalismo populista”
Renzi lancia l’ultimatum al governo ROMA - Un ultimatum. Questa la parola che è balzata sui titoli dei giornali online dopo l’intervento di replica di Matteo Renzi a Giuseppe Conte, in Senato. Il premier aveva già difeso alla Camera il suo operato, quello del governo, dalla gradualità e la cautela scelta per la Fase 2, all’utilizzo dei Dpcm quale strumento normativo scelto per affrontare questa fase di emergenza. Ma il leader di Italia Viva ha tirato dritto rivolgendosi al capo del governo dal centro dell’emiciclo: “Gli italiani per l’emergenza sanitaria sono in uno stato che ricorda gli arresti domiciliari. Non ne usciamo con un paternalismo populista o una visione priva di politica - esordisce -. Nessuno le ha chiesto di riaprire tutto, abbiamo chiesto riaperture con gradualità e proporzionalità”. Renzi critica il poco coraggio dell’esecu-
tivo, attribuisce la diffusione del contagio più a “quello che non ha funzionato” nelle Rsa, nelle zone rosse, con il mancato arrivo di tamponi e mascherine più che “a un runner di troppo inseguito da un elicottero della guardia di finanza”. No agli uomini soli al comando, è il messaggio: “Non abbiamo negato pieni poteri a Salvini per darli a qualcun altro”. Poi affonda il colpo: “Glielo diciamo in faccia - attacca - siamo a un bivio. É stato bravo a rassicurare gli italiani. Il punto però è che nella fase 2 della politica non basta giocare su paura e preoccupazione. C’è una ricostruzione da fare che è devastante e richiederà visione e scelte coraggiose. Se sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia viva. La politica è altrove, se sceglierà la via della politica la aspetteremo là”, ha spiegato Renzi, citando un di-
scorso di Mino Martinazzoli del 28 aprile 1987. Il leader di Iv confida ai suoi di essere intervenuto per “dare una lezione costituzionale” al premier, volendo “rovesciare il tavolo: adesso sta a lui buttarci fuori o decidere di stare in squadra con noi”. Conte incassa, ma prova subito a sminare il terreno. “Quale ultimatum? Renzi ha chiesto di fare politica? É quello che stiamo facendo, quindi non c’è nessun ultimatum. La maggioranza c’è”. All’interno del governo, anche Pd e M5S hanno voluto minimizzare l’intervento dell’ex premier. E il leader dei 5 stelle Vito Crimi si schiera con Conte: “Approfittare dello stato di emergenza in cui versa il Paese per fini personali o di partito, di visibilità, con attacchi basati su motivazioni pretestuose, è totalmente irresponsabile e sconsiderato”.
Leader di Italia viva Matteo Renzi Taglia corto invece Nicola Zingaretti, segretario Pd: “Che ci sia un confronto è naturale, quello che non va bene sono le polemiche. Noi dobbiamo sconfiggere il virus, aiutare le imprese e sostenere il lavoro e lo deve fare il governo che la maggioranza ce l’ha”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
FASE 2 Conte contro le “azioni illegittime” delle Regioni. La Calabria a rischio diffida
Nidi e asili verso la riapertura Il premier in Senato: “Non possiamo permettere che gli sforzi risultino vani per imprudenze” ROMA - Quasi alla vigilia della fase 2, fissata per lunedì, le Regioni continuano a precedere in ordine sparso. Mercoledì sera la presidente della Calabria, Jole Santelli, aveva dato il via libera all’apertura, ieri, dei bar con tavoli all’aperto, ma i sindaci calabresi si sono ribellati con la conclusione che praticamente tutti i bar sono rimasti chiusi (minacciata anche la diffida del governo, come aveva promesso il ministro Boccia). Il Veneto procede con l’allentamento delle restrizioni (spostamenti per andare in seconde case e in darsena a controllare la propria barca), mentre la Lombardia è sul chi va là. “Noi non proporremo delle ordinanze che vadano ad allargare quanto previsto dal Dpcm, elimineremo tutte le restrizioni che avevamo posto” ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Ieri il premier Giuseppe Conte ha parlato sia alla Camera che al Senato, ed ha bacchettato i governatori. “Non possiamo permettere che gli sforzi compiuti risultino vani per imprudenze compiute in questa fase così delicata - ha detto -. Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del chiudiamo tutto al riapriamo tutto, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile questi sforzi”.
In parlamento Il premier Giuseppe Conte durante l’informativa alla Camera Il governo “non può assicurare in modo immediato il ritorno alla normalità. Ma se ci saranno meno contagi, ci saranno nuovi allentamenti a maggio”, ha aggiunto bollando come “illegittime” le iniziative “improvvide” di Regioni e Comuni. Il governo non ha mai “improvvisato” e ha sempre rispettato la Costituzione, assumendo misure “anche impopolari” senza cercare il consenso. Conte ha rivendicato infatti di
aver agito sempre nel rispetto della legalità, e ha aggiunto che le Camere hanno tutti gli strumenti per controllare l’operato del governo. “Ci sono stati momenti in cui le nostre vene tremavano, perché non pensavamo di riuscire a arrestare la curva del contagio” ha spiegato, emozionato, al Senato, annunciando poi “15 miliardi per le imprese nel prossimo decreto” e una valutazione sulla “possibile riapertura, in
modalità sperimentale, di nidi e scuole dell’infanzia, oltre ai centri estivi”. In più, secondo un documento del Viminale, da lunedì si potranno tenere funerali “con l’esclusiva partecipazione di congiunti”, nel numero massimo di 15, “pre feribilmente all’aperto” ma anche nel luogo di culto se questo non è possibile. Si chiede la partecipazione ai riti con “le vie respiratorie protette” e evitando “il contatto fisico”. Le celebrazioni dovranno svolgersi in un “tempo contenuto” ed “evitando cortei di accompagnamento del feretro”. Ma per il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, questo modo di procedere del governo e delle regioni non aiuta, tanto da giudicarlo “un caotico susseguirsi di misure incerte e contraddittorie”. Sul programma per la fase 2, Bonomi sollecita fra l’altro ad assicurare “la tenuta del trasporto punblico locale in vista delle necessità di chi dovrà tornare al lavoro”. Poi avanza una proposta: le scelte che attendono il Paese sono da togliere il respiro, bisogna mettersi al lavoro perché entro l’estate sia pronto un grande piano Italia 20302050: “Un grande libro bianco di medio periodo degli obiettivi dell’industria e della crescita”.
ISS Curva decrescente
Indice di contagiosità ancora sotto quota 1 ROMA - La curva dell’epidemia continua a decrescere sia come casi sia per numero di sintomatici. Questa la conferma del presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, secondo cui il tasso di contagiosità Rt è sotto 1 in tutte le regioni in più si è ridotto il numero delle “zone rosse”: sono 74 comuni in 7 regioni, ma resta la fase epidemica e l’immunità di gregge - almeno il 60% della popolazione colpita - è ancora molto lontana. I casi giornalieri che si registrano sono solo la punta dell’iceberg. “Ci sono 6.395 casi di individi di nazionalità straniera - ha spiegato Brusaferro - La loro curva è uguale a quella dei cittadini italiani. La letalità colpisce purtroppo sempre le età più elevate. Chi ha più tre patologie è una quota che cresce: chi decede è perché ha delle co-morbosità”. In più secondo l’Inail da lunedì torneranno al lavoro 4,5 milioni di persone, il pendolarismo può avere un forte impatto sulla curva epidemica considerando che il 15% dei lavoratori utilizza i mezzi pubblici. Per Brusaferro “il virus non è sconfitto”: “La scienza dà indicazioni ma è il Paese che decide quali sono le misure da adottare”. Se gli asintomatici sono probabilmente “tra il 4 e il 7%” degli italiani, la ripresa non potrà essere uno scriteriato liberi tutti: “Muoviamoci passo dopo passo non è solo uno slogan di buonsenso, significa rilassiamo le misure ma teniamo Rt sotto 1”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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BOLLETTINO Borrelli: “Fase nuova dell’emergenza”. Stop alle conferenze stampa
Ieri meno di 300 persone decedute
Dati confortanti Contagi in calo in Italia
ROMA - Meno morti, più guariti e nuovi casi in calo. “È una nuova fase, interrompiamo queste conferenze stampa anche se continueremo a comunicare quotidianamente i dati”, ha detto ieri il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli in riferimento all’appuntamento che ormai da tempo non era più quotidiano, ma una volta ogni due settimane. I numeri di ieri, ha spiegato, ci dicono che “ci avviamo verso nuova fase dell’evoluzione dell’emergenza”. Venendo ai dati del bollettino si
registra un calo delle persone ricoverate. In terapia intensiva si trovano ora 1.694 persone, 101 meno di mercoledì. Sono ancora ricoverate con sintomi 18.149 persone, 1.061 meno di due giorni fa. In isolamento domiciliare 81.708 persone (-1944 rispetto a mercoledì). Nelle ultime ventiquattr’ore sono morte 285 persone (due giorni fa le vittime erano state 323), arrivando a un totale di decessi 27.967. I guariti raggiungono quota 75.945, per un aumento in 24 ore
di 4.693 unità (mercoledì erano state dichiarate guarite 2.311 persone). Il calo dei malati (ovvero le persone attualmente positive) è stato pari a 3.106 unità (due giorni fa erano stati 548) mentre i nuovi contagi rilevati nelle ultime 24 ore sono stati 1.872 (mercoledì 2.086) Il numero totale di persone che hanno contratto il virus dall’inizio dell’epidemia è 205.463. Per quanto riguarda i medici e il personale infermieristico, l’Inail ha riferito di aver già ricevuto oltre 28.000 denunce di infortuni
per contagio da Covid 19 con 98 casi mortali. Il dato arriva dal primo Report dell’Istituto pubblicato alla vigilia della festa dei lavoratori che sottolinea come le denunce mortali da Covid siano il 40% degli incidenti mortali sul lavoro denunciati. Quasi la metà degli infortuni da contagio (45,7%) riguarda infermieri e altri tecnici della salute, seguiti da operatori socio-sanitari (18,9%), medici (14,2%) e operatori socioassistenziali (6,2%). © RIPRODUZIONE RISERVATA