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23-MAG-2020 Estratto da pag. 10
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 10
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 31
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 31
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 2
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 15
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 36
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 9
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23-MAG-2020 Estratto da pag. 9
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Sabato 23 Maggio 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
LO SCONTRO «Zonerosse» ilpremierConte: «Aiutianche aiComuniveneti»
❞
La Lega Siamo soddisfatti, il Veneto merita rispetto Ora vigileremo affinché Conte mantenga la parola
❞
Il Pd La scelta iniziale del governo era comprensibile, le immagini dei morti di Bergamo le abbiamo viste tutti
Dopo le proteste dei sindaci e del presidente della Regione Luca Zaia (ma critiche si erano levate da tutta Italia) il governo ingrana la marcia indietro, annunciando la riscrittura del decreto relativo agli aiuti ai Comuni delle «zone rosse». Al fondo, che a questo punto dovrà essere implementato rispetto ai 200 milioni inizialmente previsti, potranno quindi accedere anche i municipi delle provincie di Venezia, Padova e Treviso, con gran soddisfazione della Lega, che rivendica il merito del risultato, ed un certo disorientamento del Pd, che nel pomeriggio era intervenuto per difendere la ragionevolezza della scelta dell’esecutivo di concentrarsi prioritariamente sulle provincie di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza. È stato lo stesso premier Giuseppe Conte ad assicurare che nelle prossime ore sarà presentato il fatidico emendamento, per una questione di «equità». E lo conferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: «L’intervento del presidente Conte ha fugato ogni possibile dubbio, a dimostrazione che il governo e il parlamento ci sono, che c’è la massima attenzione per tutti i territori e che c’è da parte di tutti la volontà di risolvere i problemi. Meglio se attraverso il dialogo e la collaborazione». Il Veneto, in realtà, si stava preparando alla guerra, tanto che la Regione aveva già messo tutte le carte nelle mani del professore del Bo Mario Bertolissi e ieri mattina Zaia avvisava tutti: «Mi pare che il go-
VENEZIA
verno non abbia molte scelte davanti a sé: o modifica il decreto oppure se lo fa stracciare dal tribunale a cui noi ricorreremo di sicuro». Veniva infatti considerato quanto meno «irrituale» il comunicato «errata corrige» che aveva inserito il nuovo testo del decreto in Gazzetta, dopo la bollinatura di rito, facendo sparire le tre zone rosse di Padova, Treviso e Venezia istituite l’8 marzo in coda a quelle della Lombardia e dell’Emilia Romagna. «Il decreto dice che per accedere agli aiuti un Co-
Insieme Il premier Giuseppe Conte con il governatore Luca Zaia ai tempi del governo gialloverde
Regionali e amministrative, ipotesi 20 settembre Zaia: «Democrazia sospesa, l’ho detto a Mattarella» Variati renderà noto il parere del Comitato scientifico
mune deve essere stato “zona rossa” almeno per 30 giorni; le nostre zone rosse sono state revocate il 13 aprile» ha spiegato Zaia, che ora, davanti all’annuncio del premier, commenta cauto: «Conte mantenga la parola, aspetto di vedere la legge». Soddisfatti i leghisti Salvini e Fontana («Ora vigileremo affinché il governo mantenga subito fede agli impegni presi. Il Veneto pretende rispetto») mentre il centrosinistra appare confuso. Nel pomeriggio il «Veneto che vogliamo»,
Nel testo anche altre attività
Annunciata oggi l’attesa firma dell’ordinanza per i bambini
Dovrebbe essere firmata oggi, stando a quanto annunciato dallo stesso governatore Luca Zaia ieri, l’ordinanza omnibus relativa a tutte le attività che ancora non sono state riaperte nella «Fase 2» (con eccezione di cinema, teatri e degli altri luoghi che per loro natura generano assembramenti e sono dunque rinviati a giugno). Nel corso della Conferenza delle Regioni convocata ieri per tentare, come già era accaduto con il primo provvedimento sulle riaperture, di trovare una condivisione da parte di tutte le Regioni, i presidenti avrebbero concordato nel dare l’atteso via libera ai servizi ricreativi per bambini e ragazzi da 0 a 17 anni (dunque centri estivi, Grest, fattori didattiche, campi scuola, cooperative di educatori) secondo le modalità già anticipate nei giorni scorsi sia per quanto attiene il rapporto educatori-bambini, sia per quanto riguarda le procedure da adottare
VENEZIA
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la rete civica che sostiene la candidatura di Arturo Lorenzoni, si diceva al fianco dei sottosegretari veneti impegnati nella correzione del decreto, sottolineando «l’ironia della sorte, per cui chi oggi urla contro l’esclusione dallo stanziamento delle province del Veneto “zona rossa” due mesi fa chiedeva che le stesse province non venissero dichiarate “zona rossa”»; nelle stesse ore, però, il gruppo regionale del Pd - che pure sostiene Lorenzoni - diramava una nota in cui invitava Zaia a
per la sanificazione dei locali. L’ordinanza di oggi dovrebbe andare a regolamentare anche le riaperture di parchi divertimento, parchi pubblici, luna park, sagre, manifestazioni, attività collaterali al turismo, centri sociali, culturali e di lingua ma i dettagli (comprese le date) si conosceranno solo questa mattina, nella consueta conferenza stampa di Zaia. Sempre ieri si è tenuta anche una riunione dedicata alla fascia 0-3 anni tra il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, il ministro della Famiglia Elena Bonetti, la sottosegretaria Sandra Zampa, il presidente della Società Italiana di Pediatria, Alberto Villani, i rappresentanti di Anci, Upi e Regioni con l’obiettivo di sottoporre linee guida specifiche al Comitato tecnico scientifico. Le decisioni sulle aperture dei confini tra Regioni, attese in vista delle vacanze, verranno invece prese sulla base dei dati epidemiologici di fine mese, che daranno un primo report sulla fase che si è aperta dal 18 maggio. Per il Veneto resta solo la possibilità di incontrare congiunti in Emilia Romagna, Trentino e Friuli Venezia Giulia, sulla base di accordi specifici tra le Regioni già firmati dai rispettivi presidenti. Infine, il trasporto pubblico locale. Ieri l’assessore regionale Elisa De Berti ha ribadito la crisi attraversata dal settore (rosso di 150 milioni stimato tra ferro, gomma e acqua) ed ha insistito sull’importanza di trovare soluzioni in vista della ripresa delle scuole a settembre. «Convocherò un tavolo tecnico con Anci, Upi e rappresentanti del settore, un primo passo utile sarebbe l’armonizzazione dei calendari delle scuole per quanto riguarda i ponti e i sabati». (ma.bo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
«non fare confusione», sostenendo che sia «innegabile che realtà come Bergamo abbiano subito danni in misura maggiore, con oltre tremila vittime: le immagini con le lunghe colonne di bare le abbiamo viste tutti». C’è da ritenere, comunque, che pure i dem siano contenti ora dell’inclusione dei Comuni veneti tra i destinatari degli aiuti. Per un fronte che si chiude ce n’è però un altro che resta apertissimo ed è quello delle elezioni. La maggioranza, col sottosegretario all’Interno Achille Variati, ha presentato giovedì in commissione Affari costituzionali alla Camera un emendamento al decreto Elezioni che fissa la finestra per celebrare le Regionali e le Comunali tra il 6 settembre e l’11 ottobre. L’ipotesi iniziale era l’election day il 13 settembre, ma ora si parla più insistentemente del 20 settembre con il secondo turno delle Comunali il 4 ottobre. Martedì prossimo la Commissione voterà gli emendamenti, tra cui quello della Lega per il voto a luglio, e Zaia non molla la presa: «Ne ho parlato a più riprese anche con il Presidente Mattarella. Ci troviamo di fronte ad una sospensione della democrazia e se le date saranno confermate, saremo costretti a fare la campagna elettorale e la raccolta delle firme per le liste a Ferragosto». Il governatore aveva chiesto di poter leggere il parere del Comitato tecnico scientifico che impedirebbe il voto in estate, Variati si è impegnato a presentarlo martedì, alla ripresa dei lavori. Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 23 Maggio 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
L’EPIDEMIA Altricontagi,altolàdellascienza «Pericolosodirechesiamoazero» Palù «La variabile dei contatti aumentati impatta sulla diffusione del virus». Zaia punge Crisati. Russo: «Immagino Crisanti abbia parlato in buona fede»
VENEZIA La doccia fredda arriva di primo mattino: più 21 nuovi casi di contagio da Covid-19 (a sera si salirà a 25). Con buona pace di quel Veneto «Covid free» nato e morto in 24 ore dopo il primo giorno a contagi zero festeggiato con entusiasmo dal dottor Andrea Crisanti che rilevava il raggiungimento dell’obiettivo «in netto anticipo rispetto alle previsioni». Già ieri mattina il presidente della Regione, Luca Zaia, intervenendo a Radio24 ribadiva la cautela: «Zero contagi? Una rondine non fa primavera». Certo, ammetteva il governatore «il nostro trend è incoraggiante, dal 10 di aprile con curve in calo. Ma dobbiamo attendere ancora un po’ per dire che siamo indenni dal virus». Il numero che Zaia enfatizza è quello che meglio spiega il trend discendente «siamo sotto il 2 per mille rispetto al numero dei tamponi ma parlare di contagio zero è ancora difficile». Il governatore ha poi passato la palla alla «Signora della sanità veneta», Francesca Russo, a capo del Dipartimento di prevenzione regionale. Profilo competente e quasi schivo nelle cui mani c’è, di fatto, il «modello veneto» contro il Covid-19. «Occorre prestare molta attenzione al messaggio alla popolazione - commenta la dottoressa Russo -. Dire che il Veneto è a contagio zero rischia di essere pericoloso, non ha senso commentare il dato giornaliero bensì il trend sulle due settimane composto da diversi indicatori di risultato». C’è il numero di casi negli ultimi 14 giorni, l’Rt (indice di potenzialità di contagio nel tempo nrd)che deve stare sotto l’1 e in Veneto è dello 0,41 e poi, ancora, il trend settimanale dei contagi, il numero degli operatori del contact tracing e, naturalmente, i ricoveri. «Io credo che quella di Crisanti sia stata una valutazione in buona fede» ha concluso Russo che ha spiegato d’aver inviato una lettera alle aziende sanitarie «per dare un’ulteriore stretta». La stretta ulteriore si articolerà in più tamponi anche agli asintomatici e in un allungamento dei tempi di quarantena da 14 a 21 giorni. «Più i dati migliorano, più stringiamo il cerchio, oggi rileviamo solo piccoli focolai in famiglia e in casa di riposo». In più, dalla professoressa Russo, giunge la conferma che i test diagnostici come i tamponi «rientrano appieno nei Lea e quindi sono finanziati dal sistema sanitario». Il mondo scientifico, poi, si schiera nettamente dal lato della prudenza. Giuseppe Lippi, ordinario di Biochimica clinica a Verona e impegnato con il collega Mario Plebani sui test sierologici sbotta: «Non mi sentirei proprio di dire che è finito tutto. Parlare di contagio zero oggi con oltre 3.000 casi ancora positivi mi sembra un’informazione estrema-
Lavori segreti fino alla relazione finale
Via libera alla commissione d’inchiesta sulla gestione del virus nelle case di riposo
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Giuseppe Lippi Il Veneto sarà «Covid free» quando avremo in mano cinque milioni di tamponi, tanti quanti i veneti, tutti negativi
VENEZIA La commissione Affari istituzionali ha dato ieri il via libera all’unanimità alla proposta di istituire una Commissione speciale d’inchiesta sulla gestione delle RSA e delle case di riposo per anziani in relazione alla pandemia da SarsCov-2. La Commissione lavorerà per due mesi, rinnovabili, e sarà composta da undici consiglieri, cinque di minoranza, che esprimerà il presidente, e sei di maggioranza. I lavori non saranno pubblici e gli stessi commissari saranno tenuti a rispettare il principio di riservatezza sull’attività istruttoria svolta, sulle
(3.247)
Attualmente positivi
I FOCOLAI
Casi confermati per provincia
5.063 Verona
496 (510) Ricoverati
Deceduti in strutture di ricovero
308
1.862 (1.853) Totale vittime
14.247
2.832 Vicenza
(13.938) Guariti
1.348 (1.341) Ricoverati deceduti
2.654
Belluno
1.153
Treviso
311 271
278
3.839 88 3
L’Ego - Hub
39 (40)
2.954
Positivi al Covid-19
539
Tra parentesi i dati registrati giovedì 21 maggio in Terapia intensiva
(19.038)
Antonella Viola Zero contagi «identificati» non esclude che gli asintomatici siano in circolazione, tenere la guardia alta per non sprecare il lavoro fatto fin qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La mappa del virus 19.063
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dichiarazioni assunte e la documentazione acquisita. Una volta terminati i lavori, la Commissione presenterà una relazione finale sulle indagini svolte. L’attenzione si concentrerà sulle attività svolte dal 31 gennaio dagli attori coinvolti nella prevenzione e nella limitazione del contagio da coronavirus nelle RSA e nelle case di riposo, indagando in particolare le misure adottate per la tutela degli ospiti e degli operatori. Saranno ascoltati assessori, direttori delle strutture, sindacati. (ma.bo.)
mente inappropriata all’indomani delle riaperture e degli assembramenti. Dichiareremo il Veneto Covid free solo con 5 milioni di tamponi negativi. Sì, il trend è molto positivo e fa la differenza che stiamo svuotando gli ospedali. Questo ci deve guidare: svuotare gli ospedali. Ci auguriamo che nel corso dell’estate l’infezione perda virulenza e diventi una bruttissima influenza ma ora starei molto cauto. Per arrivare a zero contagi potrebbe volerci ancora un mese». Nessun dubbio che il dato giornaliero e addirittura i numeri assoluti non vadano presi in considerazione per il virologo Giorgio Palù: «Dobbiamo sempre guardare al trend. L’indice riproduttivo del virus è abbastanza stabile sullo 0,4 da una settimana? Bene ma
Padova
Comune di V0’ (PD)
105
Fuori regione
2.649
514
Venezia
Rovigo
441 34
311 13 33
Decessi extra Assegnazioni in corso ospedalieri Fonte: Regione Veneto. Dati del 22/5 ore 17
Le tensioni sul ruolo (e le parole) del virologo diventato una star
Dai tamponi al Covid free Crisanti, 10 ingombrante per la «squadra veneta» Zaia: «È Russo il mio insostituibile braccio destro» VENEZIA «Certo che per essere schivo e riservato, ne fa di interviste Crisanti... sta sempre sui giornali e in tivù!». È solo una battuta, per carità, detta senza alcun intento malevolo e però nei corridoi di Palazzo Balbi di ironie dette così, «solo per sdrammatizzare eh!», nei
confronti del professore arrivato dall’Imperial College di Londra se ne sentono parecchie, ultimamente. Il governatore Luca Zaia si è spesso dilettato in questi giorni con una citazione di Sallustio: «Il sentimento che viene dopo la gloria è l’invidia», sempre riferita a se
stesso e ai sondaggi che lo danno lanciato verso Palazzo Chigi. Ora, magari quella nei confronti di Crisanti non è esattamente invidia, però è un fatto che il suo ruolo nella gestione dell’emergenza, fin qui enfatizzato a tal punto che per larga parte dell’opinione pubblica
italiana è solo grazie al virologo romano che l’epidemia non è dilagata in Veneto come in Lombardia, sia oggetto di un progressivo ridimensionamento e che le sue parole, attentamente ascoltate, siano se necessario prontamente puntualizzate. A chi conosce i meccanismi del Palazzo già non era sfuggita la dettagliata ricostruzione fatta da Zaia un paio di settimane fa, quando ricordò che fu lui, e nessun altro, a decidere contro legge di fare i tamponi a tappeto dopo che il 21 febbraio si scoprirono i primi contagiati di Vo’ (Crisanti è per tutti «l’uomo dei tamponi in Veneto» e di più, colui che avrebbe convinto un recalcitrante Zaia a farli) e che fu solo il 3 marzo, e cioè dodici giorni dopo, che il
professore lo chiamò, offrendo la sua collaborazione. In quello sfogo Zaia sottolineò invece l’importante ruolo avuto dalla dottoressa Francesca Russo, capo del Dipartimento di prevenzione della Regione, ancora oggi sconosciuta al grande pubblico lontano dal Veneto: «È lei la madre del piano che prevede i tamponi, l’isolamento fiduciario e insomma tutto ciò che oggi viene citato come il modello veneto» disse Zaia, ricordando che il piano risale addirittura al 31 gennaio. Non solo. Qualche giorno dopo c’è stato un altro episodio curioso, derubricato dai più come «semplice coincidenza», quando il governatore azzardò: «Se perde forza, probabilmente il virus è artificiale. Sarà la
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 23 Maggio 2020
abbiamo ancora fermi 15 mila tamponi. Le variabili sono molte fra cui, ora, anche l’aumento dei contatti, uno dei fattori impattanti sul numero di riproduzione virale, l’Rt. Il virus ancora circola e ora ha più possibilità di diffondersi ma in Italia meno dell’1% dei tamponi sono positivi e le curve scendono». Predica prudenza anche l’immunologa Antonella Viola: «È ovvio che stiamo andando molto bene ma un giorno senza nuovi casi “identificati” non significa che non ce ne siano di asintomatici. È importante mantenere la guardia alta, non sprechiamo il lavoro fatto». Anche Ilaria Capua non ha dubbi sul mantenere le antenne alzate: «Bisogna far capire alle persone che non sono le regole che li proteggeranno dal virus ma il loro comportamento. Se le persone capiscono di essere protagoniste della battaglia e sono consapevoli di essere a rischio non riprendono la vita di prima». Crisanti, da parte sua, rivendica la gioia per la fila di zeri di mercoledì ma sottolinea come il rischio sia dietro l’angolo: «Se i più giovani sottovalutano l’importanza della mascherina è perché è mancata coerenza nel messaggio. Prima servono, poi no, prima serve il marchio CE e poi no, fino ad arrivare al “mettete quello che volete”. Il messaggio è stato incoerente e i giovani ne fanno le spese. Invece la mascherina è fondamentale». Quanto a una nuova ondata di contagi Crisanti è prudente: «Chi fa previsioni quasi sempre sbaglia e si rischia anche di mandare un messaggio non corretto. A differenza di alcuni miei colleghi parlo poco e solo su fatti documentati, proprio perché la minima stupidaggine può innescare un effetto a catena». Ma è comunque ottimista, perché «rispetto a trent’anni fa abbiamo tecnologie di gran lunga superiori» e allora, unendo ottimismo e prudenza, è bene sperimentare la ritrovata socialità dei bambini «come abbiamo visto a Vo’i bambini da 1 a 10 anni sono molto resistenti al virus. Per questo può essere giustificata una sperimentazione sui centri estivi, con tutte le cautele del caso». M.Za. Si.Mo. (ha collaborato Pierfrancesco Carcassi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
temperatura, sarà che si è spompato, magari il virus se ne andrà definitivamente e non avremo la recidiva autunnale. È la mia personale opinione: se va via tanto velocemente, qualcosa di artificiale c’è di mezzo». Crisanti, che in più occasioni ha detto di considerare un’assurdità l’ipotesi che il virus possa auto-estinguersi ed ha sempre negato che questo sia stato geneticamente modificato, abbozzò su Rai Tre: «Ma cosa vuol dire che “perde forza”? Non c’è alcuna prova, non ha senso affermarlo». Concetto ribadito giusto ieri sempre su Rai Tre: «Ai virologi che parlano di virus meno aggressivo posso solo dire di riprendere in mano i testi di medicina». Terzo indizio, che per Agatha Christie fa una
IL TURISMO
Rischio spiagge libere, Caner: «i sindaci hanno poteri emergenziali». L’esperto: «Anche in vacanza serve senso civico»
Algoritmo dei viaggi il no delle categorie «Liberi spostamenti fra tutte le regioni»
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Caner Non abbiamo ancora gettato la spugna sui turisti stranieri, tampone in patria
Immaginare il «turismo distanziato» dal Covid-19 è un esercizio di fantasia che oscilla facilmente dal pragmatismo virante al nero («sarà tanto se avremo veneti sulla spiagge venete») a chi spera ancora di attrarre i fedeli austro-tedeschi sul litorale veneto. Nella fattispecie, le categorie del turismo professano uno stoico realismo. Poi c’è la Regione che dal governatore Luca Zaia («serve uno Schengen sanitario europeo per l’apertura delle frontiere») al suo assessore Federico Caner («sugli stranieri non abbiamo ancora mollato»)non si sottraggono alla sfida e premono sull’acceleratore. Timori e speranze che si agitano, però, all’interno di una griglia luciferina fatta di 21 indicatori tessuti dal ministero della Salute nell’«algoritmo» che regola aperture e chiusure delle attività sui territori. Turismo incluso. Fra quei 21 indicatori che spaziano dal numero dei tamponi alla percentuale di occupazione delle terapie intensive, c’è Rt. Si tratta dell’evoluzione di quel R0 che indicava la capacità di contagio di un singolo ma a «popolazione vergine», cioè in lockdown, mentre Rt misura la potenziale trasmissibilità del virus nel tempo. L’ipotesi al vaglio del governo è che dal 3 giugno ci si possa spostare fra regioni con un indice Rt simile. Pierluigi Viale è primario di Malattie infettive al Sant’Orsola di Bologna e membro attivo della cabina del presidente emiliano Stefano Bonaccini. «Dobbiamo aprire progressivamente - spiega Viale - fino a VENEZIA
prova: sempre più spesso, nelle sue conferenze stampa quotidiane, Zaia rivendica l’importanza della «squadra veneta» nella sfida contro il Covid, elencando uno ad uno tutti i nomi dei protagonisti, con Crisanti fra i tanti. Mercoledì, ad esempio, ha voluto accanto a sé il direttore della Microbiologia di Treviso, Roberto Rigoli. Martedì aveva magnificato la componente femminile del team, raccontando di aver voluto mettere a punto uno spot «proprio per spiegare ai veneti quanto importanti siano le donne nella battaglia contro il coronavirus, in prima linea ci sono loro». E quindi si arriva a ieri, quando il governatore ha chiamato in conferenza stampa proprio Russo per smentire, di fatto, quanto detto il giorno prima
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Zaia Se perde forza il virus secondo me è artificiale, magari se ne va definitivamente per l’autunno
capire il punto di rottura, qual è il livello di apertura su cui si innesta una ripresa del virus. L’unico criterio sensato, e vale anche per gli spostamenti turistici, è un monitoraggio quasi in tempo reale di Rt. Dovessi decidere io, non farei tanti calcoli, se sei in una zona verde e vai in una zona verde ma passi in una zona rossa il principio ipotizzato degli spostamenti fra regioni omogenee cade. Ogni regione metta in atto le misure di sorveglianza e contenimento in grado di produrre un Rt affidabile,un parametro in tempo reale con una deriva di 5 giorni.In questo momento le regioni italiane stanno andando tutte allo stesso modo». Si è parlato di quarantena per andare in vacanza (ipotesi della Sardegna poi tramontata). «Dubito che avremmo tutti tre settimane di ferie di cui due da dedicare alla quarantena da fare dove poi? In barca? In un campo profughi? Così come il passaporto biologico non la si può fare. - conclude Viale - Bisogna essere ragionevoli. Bisogna mantenere livelli accettabili di Rt. Per combattere il Covid serve una battaglia di educazione civica: indossare mascherina e guanti per proteggere gli altri oltre che sé stessi. Lo stesso spirito di un vaccino». Albergatori e stake holder del turismo veneto sono disincantati. Consapevoli che il vagheggiato «certificato di immunità» non esiste. «Io considero persa la stagione fino a metà luglio. Per salvare il salvabile serve la libertà di movimento in Italia senza vincoli dal 3 giugno e la riapertura delle frontiere internazio-
da Crisanti sul traguardo dei «contagi zero» in Veneto. «Sicuramente il professore ha agito in buona fede, si riferiva al report giornaliero ha detto Russo - ma dobbiamo fare attenzione ai messaggi che mandiamo all’opinione pubblica. Il pericolo non è passato e per ogni valutazione dobbiamo riferirci al trend, non al dato istantaneo del singolo giorno». E Zaia ha precisato: «Con Crisanti il rapporto è ottimo, lui è nella squadra ma nella squadra ognuno ha il suo ruolo, le sue competenze e le sue responsabilità: c’è l’attaccante, il difensore, il portiere». E, par di capire, un solo capitano. Che a scanso di equivoci ha rimarcato una volta di più chi considera il vero regista in mezzo al
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Cos’è l’Rt
● Dopo R0 che misurava la potenzialità di contagio di un positivo durante il lockdown, ora sarà Rt l’indice di potenzialità di contagio nel tempo a definire le possibili aperture fra regioni . L’infettivologo Pierluigi Viale (in foto) spiega perché Rt deve restare basso
nali ma su questo fronte se fosse il 15 o fine giugno sarebbe già tanto» dice Marco Michielli di Federalberghi. Un punto su cui concorda anche Francesco Mattiazzo di Assoturismo-Confesercenti: «I dati ci dicono che possiamo accogliere turisti da fuori regione nella massima sicurezza». Michielli addirittura prevede che «sul mare veneto ci saranno soprattutto veneti». «Di turismo straniero ne vedremo gran poco. Non voglio giocare a fare il virologo ma è una questione di buon senso e di livelli di rischio. - continua Michielli - Ci sono ambienti più pericolosi, come un locale in cui passano mille persone in una sera e altri, come un albergo, in cui ci sono 110 ospiti in stanze che sanificheremo due volte al giorno fino a ottobre come minimo. A preoccuparci davvero sono le spiagge libere che coesistono con quelle attrezzate. Se i giovinotti che abbiamo visto in piazza per l’aperitivo, ammassati l’uno sull’altro, saranno gli stessi che andranno nelle spiagge libere e facile prevedere che una foto di assembramenti finita sul tavolo del prefetto porterebbe alla chiusura tout court di tutta la spiaggia, inclusa quella attrezzata. Perché non creare varchi d’accesso, solo per quest’anno, con un pagamento simbolico di 2-3 euro con cui finanziare la vigilanza?». Caner spiega che lo stato emergenziale in vigore fino al 31 luglio dà poteri speciali ai sindaci anche in questo senso. «Le linee guida per le spiagge libere sono le stesse degli stabilimenti - spiega l’assessore regionale al Turismo - 12 mq intorno all’ombrellone e comunque 1,5 mq da telo a telo. Quanto agli spostamenti, abbiamo spinto col governo sui corridoi europei e si va verso altri accordi bilaterali più ampi con le regioni confinanti. Ma sul turismo straniero non ce la siamo messi via. Stiamo lavorando anche col ministero per capire se il turista può fare il tampone nel proprio paese ed esibirlo quando arriva qui. Servono ancora 15 giorni per definire tutto ma già a giugno partirà una forte campagna social di promozione». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA
campo, il suo Pirlo mundial: «Il ruolo strategico qui ce l’ha la dottoressa Russo. Lei ha preparato il nostro piano di prevenzione, lei partecipa con me ogni giorno agli incontri con i direttori generali delle Usl. Lei, per noi, è insostituibile». E Crisanti? «Dirige il laboratorio dell’Azienda ospedaliera di Padova, importantissimo, un punto di riferimento per tutti - ha concesso Zaia - ma abbiamo in rete 14 laboratori diversi e a coordinarli tutti è Russo». Al prof romano nei corridoi del Palazzo affibbiano, sornioni, la maglia di Totti: «È un numero dieci. Di sicuro ha fatto la giocata ma con lui soltanto non vinci mica la Champions League». Mar co Bonet
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Crisanti Ma che vuol dire «perde forza»? Il virus non si autoestinguerà e non è stato modificato dall’uomo
di Renato Piva
Mesirca, chitarra e Rinascimento per dimenticare l’arroganza Alberto Mesirca, 36 anni, trevigiano di Castelfranco, è un virtuoso della chitarra classica apprezzato in tutto il mondo. Insegnante al conservatorio di Bari, è anche responsabile dell’archivio musicale della biblioteca nazionale di Istanbul. Mesirca, da cultore di musica nuova e antica, c’è un brano, un autore, un filone compositivo che le pare legato al sentimento della quarantena? «La chitarra è uno strumento introspettivo. Il sentimento del momento, penso, si può avvicinare alla poetica dell’inglese John Dowland. Compositore di liuto rinascimentale, la sua è un’estetica legata alla tristezza, rappresenta ta dal liutista che pizzica le corde da solo. Di quel modo fece uno Musicista stile di Alberto Mesirca vita». Lei è sempre pacato: c’è qualcosa che l’ha fatta arrabbiare in questi mesi? «In generale l’arroganza, che poi in realtà è generata da frustrazione. In un periodo in cui la condizione di ciascuno di noi è dipesa dal gesto di ogni altro, dal rispetto delle regole, ho trovato deprecabile chi ha fatto per sé». A proposito di arroganza, le è piaciuta la «nostra» politica? «Penso che sia molto difficile dettare delle regole nazionali e che sia facile criticare. Credo sia stato necessario assumere una scelta di rigore in tutte le regioni, anche se in alcune la riapertura delle attività forse era più “facile” o possibile. Certo è che, per chi vive solo di concerti, questa situazione è stata veramente dura. Per gli artisti non è stata presa una linea di aiuto, come in Germania, ad esempio». Da uomo di musica, cosa si aspetta domani? «Credo che la chiusura abbia portato a vedere alcuni valori prima scontati. Il concerto, il fatto di dialogare dal vivo, penso sarà valorizzato nella nuova normalità». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 23 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: le istituzioni
Il governatore Zaia nella quotidiana conferenza stampa trasmessa anche su Facebook A destra l’immagine simbolo dell’emergenza di questi mesi: il blocco con l’esercito dell’abitato di Vo’. Sotto il reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Schiavonia
Zaia: «Mai più un lockdown nel Veneto in autunno isoleremo i singoli contagiati» Il governatore fa il bilancio sulla gestione dell’emergenza Covid-19 e traccia la strategia per l’eventuale seconda ondata «Abbiamo sperimentato una sanità in tempi di guerra, in futuro avremo un atteggiamento molto più performante» L’INTERVISTA PAOLO POSSAMAI
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gnobile speculazione». All’indomani della battaglia in Parlamento sulla sanità lombarda alle prese con il Covid, dove i grillini hanno pestato con il maglio sulla Lega, Luca Zaia, 52 anni e da dieci presidente del Veneto, si schiera accanto ai suoi e parla di «orrendo sciacallaggio». Presidente, ma dal suo punto di vista la gestione dell’epidemia in Lombardia e al Nord va esentata da critiche? «Ma qui non è in questione il diritto di critica. Ci mancherebbe! Io aderisco al richiamo alla necessità di leale collaborazione istituzionale pronunciato dal presidente Mattarella. Ma non posso accettare un modo vergognoso di fare polemica sui morti». Come definirebbe i suoi rapporti con il governo? «Improntati alla massima collaborazione, ma nei terri-
tori e in Parlamento e pure dentro al governo per voci minori, vedo in circolazione tanti apprendisti stregoni con cappello a cinque stelle. Senza il minimo pudore». Ma la concentrazione delle morti nelle residenze per anziani cosa ci viene a dire? «Facciamo memoria insieme. Il panico aveva preso il mondo. Siamo entrati in una stanza buia e abbiamo faticato a trovare l’interruttore. Sulle Rsa abbiamo seguito le linee guida del governo. Il 75% delle 300 case di riposo venete non ha avuto nemmeno un ospite positivo, una ventina sono state una sorta di lazzaretto. Ci sta una componente gestionale e strutturale». Sta dicendo che decreti e linee guida del governo erano insufficienti? «Umanamente posso capire chi sta al governo: in una sorta di autotutela ha delegato tutto agli scienziati, con un effetto paralisi evidente. Basti pensare alle linee guida fantascientifiche create dall’Inail. Il punto è
«Il governo ha delegato tutto agli scienziati con effetto paralisi evidente» «Mio merito non aver smantellato i presidi territoriali e la terapia intensiva pubblica»
che lo scienziato tende al rischio zero, è un purista. Tocca alla politica fare sintesi e scegliere, tanto più che per un lungo tempo la scienza ci ha detto che, per esempio, le mascherine servivano solo per i pazienti sintomatici». Come si spiega il diverso andamento del virus in Lombardia e in Veneto? «Non porto legna al fuoco della polemica grillina. Ogni modello sanitario ha storia a sé, io ho il merito di non aver smantellato stori-
ci presìdi territoriali e di tenere la soglia del 5% delle terapie intensive in gestione privata, raddoppiando invece i posti letto in terapia intensiva degli ospedali pubblici». Ma un altro presidente alla testa del Veneto avrebbe avuto gli stessi esiti, in ragione della squadra e del modello esistenti? «Ognuno porta con sé il suo valore aggiunto, io con il mio background scientifico arrivavo in una squadra molto forte. Posso dire che
«Ospedale di Padova strategico come il ponte Morandi» «Noi possiamo consegnare i lavori entro il 2020 e concluderli in 4 anni» «Dovremo approfittare del virus come di un big bang e l’economia ripartirà»
tante decisioni fondamentali sono mie: i tremila tamponi a Vo’, la chiusura dell’ospedale di Schiavonia infettato, la creazione della banca del plasma iperimmune sono mie idee. Il ruolo dell’università di Padova in primis, con i professori Cattelan, Vianello, Novalesi, Crisanti, Tacconelli, Lippi, Plebani e la regia della dottoressa Russo, hanno fatto la differenza. Se il virus tornerà in autunno saremo preparati». Dobbiamo prepararci a un nuovo lockdown generalizzato? «No. Il lockdown sarà circoscritto ai soli contagiati, perché saremo in grado di intercettarli e circoscriverli per tempo. Non bloccheremo più il mondo». Cosa abbiamo imparato in vista della probabile convivenza con il virus? «Abbiamo sperimentato una sanità in tempi di guerra, avremo un atteggiamento molto più performante e efficace. Abbiamo rafforzato la diagnostica dei tamponi, in grado di gestire fino a 40-50 mila al giorno. Avre-
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SABATO 23 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Coronavirus: le istituzioni i 200 milioni del decreto
l’assessore elisa de berti
Sì di Conte e D’Incà Bus, treni, vaporetti sulle zone rosse buco da 150 milioni «Soldi ai veneti» Il piano di rilancio
Il ministro D’Incà durante una visita a Chioggia
Albino Salmaso / VENEZIA
mo a disposizione cocktail di farmaci che si sono dimostrati importanti per salvare vite. Le multinazionali stanno lavorando a farmaci nuovi e vaccino, ma mi aspetto anche che avremo a breve un kit rapido molto più tempestivo e di vasto utilizzo dei tamponi. E poi credo moltissimo che la via maestra sia il plasma iperimmune. Se il virus tornerà, sapremo gestire l’emergenza». Del resto, potremmo permetterci economicamente un altro stop generale? «Non accadrà un altro stop. Ma vorrei dire che vedo, quanto meno in Veneto, gran fervore e voglia di ricominciare. Credo che l’economia ripartirà di slancio, con un andamento a rimbalzo o a “V” e non a “U” come dicono i pessimisti. Risaliremo la china. La cornice dell’Unione europea, e lo dico da europeista convinto, ci consente un debito sostenibile, risorse che dobbiamo riversare sull’economia in primis. Ce la faremo. Tanto più se sapremo approfittare del virus come di un big bang, capace di abbattere la burocrazia inutile prima di tutto e di valorizzare le autonomie bloccando il centralismo che impazza. Con spirito di leale collaborazione». Sta in quello spirito l’annunciato ricorso contro il decreto governativo che assegna 200 milioni solo a cinque province lombarde? «Sulle “zone rosse” chiedo a Conte di mantenere la parola, altrimenti andremo in
tribunale. Non cerchiamo risse e però chiediamo di rispettare anche le nostre comunità martoriate». Che altro chiedete al governo? «Che appronti un vero piano Marshall per la sanità nazionale. In questo contesto, il nuovo ospedale di Padova è autentica punta di diamante per l’Italia intera. Ha un valore simbolico come il ponte Morandi di Genova. E le stesse procedure andrebbero adottate qui, con poteri straordinari e massima velocità, uniti a ovvie garanzie di legalità. Noi possiamo consegnare i lavori entro il 2020 e concluderli in quattro anni, anziché i dieci stimati fin qua. Ma anche il Morandi avrebbe richiesto 15 anni in tempi normali e ne è stato sufficiente uno e mezzo». Presidente, sta studiando da premier? «Non ci penso proprio. Per me i sondaggi sull’onda del coronavirus non valgono nulla. Non ho ambizioni di governo e nemmeno sul partito. Ho presente una massima di Sallustio. Dice: dopo la gloria, viene sempre l’invidia. E così la mia ambizione è di comperare un altro cavallo: sto elaborando il lutto di Royal-Cal, aveva 32 anni quando a novembre mi ha lasciato». Alle elezioni però tutti i sondaggi dicono che per lei sarà una cavalcata. «Intanto trovo scandaloso sospendere la democrazia e le elezioni. Se arriverà di nuovo il virus in autunno, salteranno di un anno».— © RIPRODUZIONE RISERVATA
C’è da fidarsi del governo che ammette l’errore sulle 5 province dichiarate “zone rosse” da Covid 19, con sommo oltraggio al Veneto? Luca Zaia non ci crede. Non fa come Muzio Scevola: lui non mette la mano nel fuoco nemmeno per Salvini, Bossi o Berlusconi, figuriamoci se rischia di scottarsi per Giuseppe Conte. Eppure il premier ieri ha ammesso l’errore e ha annunciato che il suo decreto da 55 miliardi per il rilancio del Paese verrà riscritto all’articolo 112, che fissa i rimborsi per i comuni dichiarati zona rossa. Oltre alle province di Bergamo, Brescia, Lodi, Piacenza e Cremona entreranno quindi anche Padova, Treviso, Venezia con Vo’ Euganeo in testa. E poi tutte le altre: Medicina a Bologna, Ariano Irpino. E giù con Rimini, Pesaro e la Sicilia. La strada scelta è quella di un emendamento al decreto Rilancio per garantire fondi «a tutti» i Comuni nelle zone rosse colpiti dall'emergenza Coronavirus per una questione di «equità». Lo assicura il premier Giuseppe Conte e lo ribadisce Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento, con un post su Facebook. «Come ho anticipato questa mattina in due interviste a Radio Anch’io prima e ad Antennatre poi, in fase di conversione del Decreto Rilancio, in Parlamento, si farà il punto sulle Zone Rosse rimaste escluse dai finanziamenti. L’intervento del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel pomeriggio, ha fugato ogni possibile dubbio, confermando che verrà presentato un emendamento per comprendere tutte le altre zone rosse d’Italia ora escluse dal decreto. Questo a dimostrazione che il Governo e il Parlamento ci sono, che c’è la massima attenzione per tutti i territori e che c’è da parte di tutti la volontà di risolvere i problemi. Meglio se attraverso il dialogo e la collaborazione», conclude D’Incà.
Resta un problema: quel fondo per 5 cinque province verrà incrementato? Pare di sì. «Bisogna consentire anche a Pesaro, Parma e altre città di beneficiare di 200 milioni» dice il sindaco dem Matteo Ricci. «sono molto fiducioso per la mia città: Pesaro è stata gravemente colpita dal Covid 19». Rincara la dose Marco Marin, deputato di Forza Italia: «Sembra che Conte abbia detto che arriveranno fondi per tutti i Comuni delle zone rosse colpiti da Sars-Cov-2. Mi sembra il minimo. Noi appena saputo della profonda ingiustizia che il governo Conte stava perpetrando avevamo subito reagito presentando un’interrogazione al Presidente del consiglio. Per essere chiari: non bastano i 200 milioni che erano destinati ai comuni lombardi, servono più soldi per poter essere d’aiuto a tutti i comuni. Il governo ha commesso un errore grave ed ora la toppa non può essere peggio del buco», conclude Marin. Richiesta analoga arriva dal senatore Antonio De Poli (Udc): «In Parlamento ci impegneremo per porre rimedio al pasticcio del Governo. Le province di Padova, Venezia e Treviso vanno assolutamente risarcite come quelle della Lombardia e dell’Emilia. Bastava correggere la legge nella Gazzetta ufficiale e la questione sarebbe già risolta». Dalle zone rosse alle elezioni, con la data del 13 e 14 settembre. Zaia continua a chiedere il voto a giugno o a luglio per il Veneto e ieri la Lega ha presentato un emendamento al decreto che rinvia le urne. La Commissione Affari costituzionali della Camera ha accolto la proposta del deputato padovano Alberto Stefani sottoscritto dal capogruppo in commissione Igor Iezzi e dagli altri membri della Lega della commissione. Martedì si passa al voto, poi la parola finale spetta al Parlamento. E il 13-14 settembre? FI è contraria, FdI anche e il Pd possibilista. Tutto è ancora in bilico. —© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’assessore ai Trasporti Elisa De Berti VENEZIA
Il trasporto pubblico del Veneto è in ginocchio, con un buco nei bilanci che sfiora i 150 milioni di euro per le aziende che fanno viaggiare i pendolari sui bus, i treni e anche sui vaporetti. A patto che il governo onori gli impegni e paghi la cassa integrazione a tutto il personale: si tratta di 290 milioni di euro a carico dell’Inps, altrimenti il buco si allarga sine die, con i libri contabili che finiscono in tribunale. L’assessore Elisa De Berti ha spiegato la strategia con cui la Regione pensa di affrontare la riapertura delle scuole a settembre. Il traffico dei passeggeri è sceso del 90 per cento nei tre mesi di lockdown e ora verranno rimborsati anche gli abbonamenti sottoscritti ma c’è un dato oggettivo da cui partire. Le linee guida imposte dal governo impongono il dimezzamento dei passeggeri e quindi la Regione dovrebbe quantomeno raddoppiare i treni per i pendolari sulla tratta Verona-Venezia. Sfida impossibile. E così pure per i vaporetti a Venezia: non ci stanno sul Canal Grande e anche i bus non possono parcheggiare a piazzale Roma. Come se ne esce? Elisa De Berti ha fatto professione di buona volontà, da due mesi sta incontrando i manager di Trenitalia e della galassia di aziende di trasporto, mentre Actv fa corsa a sé, con un buco che supera i 100 milioni di euro perché il 90% dei ricavi arriva dai biglietti dei turisti. Venezia è deserta dal Carnevale e forse si rianimerà questa estate. Allargando l’orizzonte al Veneto, si parla di un giro d’affari pari a 850 milioni di euro, coperto dai fondi stanziati dal governo, con i biglietti che coprono 400 milioni come ricavi. La parte del leone la fa l’Actv che ne assorbe 114: 17 arrivano dagli abbonamenti gli altri 96 dai turisti. Le foto scattate dagli utenti lasciano aperto l’incubo contagio. «Il vero problema è legato all’uscita dai pontili, con i
passeggeri che si accalcano senza rispettare le procedure del droplet imposte per legge. Sui treni non si verifica un fenomeno analogo e il mio appello va a tutti i veneziani, perché si mettano in fila all’uscita dal vaporetto», ha detto l’assessore. L’altro appello riguarda il mondo della scuola che ha orari assai differenziati, su 5 o 6 giorni alla settimana, con i ponti e le vacanze decise dal calendario regionale. La De Berti invoca omogeneità per ridurre i disagi e organizzare un servizio omogeneo a settembre. Ce la farà? La volontà c’è tutta, ma il pallino ce l’ha in mano Trenitalia perché i bus e i vaporetti sono governati dai manager e dai Cda delle holding locali, con i sindaci che dettano le linee guida. Non sarà facile uscire dal labirinto, ma la De Berti ci prova, con tenacia. «Abbiamo creato un coordinamento regionale che riguarda i tre settori del Tpl: acqua, ferro e gomma, ma il mio appello va al Provveditorato agli studi perché non appesantisca la gestione dei flussi. A Verona il sindaco sta già trovando accordi con il rettore dell’università per concordare gli orari flessibili», ha concluso Elisa De Berti. Che lo scenario sia complesso lo conferma anche Erika Baldin, consigliera regionale del M5S:«Abbiamo seguito con molta attenzione la conferenza stampa dell'assessore De Berti, sperando fornisse cifre esaustive e indicazioni chiare su uno dei problemi più pressanti della fase 2 in Veneto, il trasporto pubblico locale. Siamo rimasti con troppe incertezze. Abbiamo la sensazione che la Regione non abbia il pieno controllo di questa partita e fatichi a coordinare, come la situazione emergenziale richiederebbe, la ventina di aziende del Tpl veneto. Una per tutte, Venezia e i suoi vaporetti». Ma qui le competenze sono del sindaco. — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 23 Maggio 2020 www.gazzettino.it
La ripartenza a Nordest LA SITUAZIONE VENEZIA L’illusione “zero contagi”, celebrata giovedì sera dal professor Andrea Crisanti, è durata lo spazio di una notte. Ieri mattina il bollettino del Veneto ha segnato 21 nuovi casi, a cui ne sono seguiti altri 4 nel pomeriggio, dunque in tutto 25. Sempre pochi, considerando che sono stati effettuati 12.025 tamponi, ma comunque sufficienti per far dichiarare al governatore Luca Zaia: «Attenzione, non bisogna abbassare la guardia, non possiamo tirare su le tende e andare a casa, non è finita qua».
IL MESSAGGIO Perché a dirlo non fosse solo un politico, Zaia ha voluto che lo affermasse anche una tecnica qual è Francesca Russo, numero uno del dipartimento di Prevenzione della Regione, «la madre del piano di sanità pubblica», scritto ancora il 31 gennaio. «Se diciamo che non c’è più contagio – ha rimarcato il medico – mandiamo un messaggio che non è corretto. Il professor Crisanti avrà voluto dire che siamo in discesa e ha parlato assolutamente in buona fede, ma il concetto “contagio zero” vale per l’oggi, mentre poi bisogna vedere il trend». E la tendenza, valutata IN DIRETTA Il governatore Luca Zaia affiancato dalla dirigente Francesca Russo e dall’assessore Gianpaolo Bottacin, presenti Manuela Lanzarin ed Elisa De Berti nel tempo, continua a mostrare una curva in calo, il che però non significa un azzeramento. «Il monitoraggio regionale e nazionale – ha evidenziato la dottoressa Russo – è molto specifico sull’andamento dell’epidemia ed è legato ad alcuni indicatori di risultato che vengono valutati non da giorno a giorno, ma nell’arco di due settimane. Questo ci permette di capire se la situazione è stabile, in aumento o in decremento».
I PARAMETRI Quali sono questi parametri? «Innanzi tutto – ha spiegato la responsabile – il numero di casi riportati negli ultimi 14 giorni, che comunichiamo settimanalmente al ministero della Salute. Poi l’Rt (l’indice di trasmissione del virus dopo l’implementazione delle politiche sanitarie, ndr.), che deve mantenersi sotto quota 1 e attualmente è a 0,41 in Veneto, la migliore regione d’Italia considerata l’incidenza dell’epidemia su questo territorio. Quindi la quantità di focolai, che sono considerati tali quando ci sono almeno due casi positivi correlati fra loro
«NON HA SENSO FARE TAMPONI INDISCRIMINATAMENTE, MA MIRATI NELLE CATEGORIE A RISCHIO E NELLE RSA»
Micro-focolai nelle famiglie «Adesso è l’ora di stringere» `La numero uno del Dipartimento di prevenzione, Zaia: «Un giorno senza contagi non basta a farci abbassare la guardia in Veneto, contano i parametri» Russo: «Piccoli casi di contagio, isolati per 21 giorni» `
e continuano ad esserlo anche nel caso in cui uno dei due guarisca: ecco, ne abbiamo ancora di piccoli, nelle case di riposo e nelle famiglie, per cui dobbiamo tenerli sotto controllo fino al loro completo spegnimento».
LA SORVEGLIANZA Pochi casi, bassa contagiosità, micro-focolai. Ma ancora non basta. «Questo non è il momento di allentare la corda – osserva Russo – ma casomai di stringerla, perché non vogliamo tornare alla “fase 1”, ai morti, alla sofferenza. Per questo tre giorni fa ho mandato una lettera alle Ulss affinché rafforzino la sorveglianza, estendendo da 14 a 21 giorni il periodo di isolamento dei sintomatici e
intensificando l’attenzione sugli asintomatici». Questo però non implicherà un’estensione indiscriminata dei tamponi: «Non è un programma che ognuno può pensare di approntare in maniera differenziata, ma qualcosa che deve essere ragionato per rispondere all’obiettivo di identificare le categorie a rischio, come ha fatto la Regione mirando ai sanitari, ai farmacisti, al personale e agli ospiti delle Rsa, ai pazienti che accedono al Pronto Soccorso o che vengono ricoverati». Una puntualizzazione leggibile come un avvertimento rispetto alle code viste all’Azienda Ospedaliera di Padova, fuori dal laboratorio guidato proprio da Crisanti, noto sostenitore della necessità di dia-
gnosi a tappeto.
L’ORDINANZA Su questo sfondo oggi Zaia potrebbe firmare la nuova ordinanza che autorizzerà i centri estivi da lunedì 25 maggio. Le linee-guida per questi servizi, ma anche per i parchi divertimenti e per le attività produttive, sono state al centro ieri pomeriggio di un nuovo confronto nazionale fra i governatori. «Noi ce le abbiamo già, ma se si riesce a chiudere anche con tutte le Regioni, è finita lì», ha chiosato il leghista. Non è invece terminata l’attesa per le scuole, e per le connesse mense, i cui lavoratori hanno manifestato fuori dalla sede regionale della Protezione Ci-
Zaia e Crisanti, si placano gli entusiasmi La squadra conta più del solista “in fuga” spia di allarme nei rapporti fra il governatore e lo scienziato: tutto molto bene, purché ognuno VENEZIA Prima il riepilogo dei fat- stia al suo posto. ti (e dei meriti) dal 21 febbraio ai giorni nostri; poi l’intervista a L’APPREZZAMENTO Repubblica in cui Luca Zaia reIn questi tre mesi Zaia e Criputa le idee di Andrea Crisanti santi si sono reciprocamente, e utili al Governo «come professo- ripetutamente, e pubblicamenre sì, meno come politico»; infine la decisione di spegnerne l’entusiasmo per lo “zero contagi” offrendo la ribalta a Francesca Russo. Come diceva Agatha Christie, «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Quindi eccoli, uno-duetre nel giro di un paio di settimane, i segnali che accendono una
IL RETROSCENA
IL PRESIDENTE OFFRE LA RIBALTA A FRANCESCA RUSSO: «PUNTO DI RIFERIMENTO FONDAMENTALE, LA STRATEGIA È SUA»
te, manifestati apprezzamento e riconoscenza. Questione di stima, ma anche di utilità, visto che il presidente della Regione e il direttore di Microbiologia sono accomunati dalla pericolosa abitudine di veleggiare contro corrente, fosse anche l’Organizzazione mondiale della sanità, davanti a cui si sono vicendevolmente sostenuti quando si è trattato di sfatare certi tabù sui tamponi. Per questo l’8 maggio aveva fatto notizia lo sfogo del leghista, nel rivendicare le scelte di inizio emergenza: «Se qualcuno si permette di affermare che a Vo’ non ha deciso il sottoscritto, dice bugie». Nondimeno il 15 maggio erano spiccate le pun-
tualizzazioni di Zaia nell’attribuire il merito del “modello Veneto”: «È della mia squadra. Crisanti è arrivato dopo». Così inevitabilmente ieri ha colpito la mossa con cui il governatore ha lasciato alla dottoressa Russo il pallino della consueta diretta social e televisiva, affinché ridimensionasse l’euforia espressa la sera prima da Crisanti per il raggiungimento di quota “zero contagi”, rivelatasi in realtà solo una tappa e non il traguardo.
RAPPORTO OTTIMO A domanda, Zaia ha risposto: «Il rapporto con il professor Crisanti è ottimo, lui fa parte integrante di quella che è la squadra
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vile a Marghera, incassando la solidarietà di Zaia.
IL DECRETO Il presidente della Regione ha
Elezioni continua lo scontro sulla data ALLE URNE VENEZIA Continua lo scontro sulla data delle elezioni. Il leghista Luca Zaia confida ancora in luglio, «o anche nel 2 agosto», anziché nell’election day del 6 settembre, ora ipotizzato dal Governo: «Vorrebbe dire presentare le liste a Ferragosto, sarebbe una sospensione della democrazia». Intanto il suo vice Gianluca Forcolin ha presentato in commissione, e fatto approvare a maggioranza, un progetto di legge che riduce da 60 a 50 giorni il periodo che intercorre fra la pubblicazione del decreto di indizione e la celebrazione della consultazione. Insorge il dem Stefano Fracasso: «Non è una formalità, ma il tentativo di forzare la mano al Parlamento». © RIPRODUZIONE RISERVATA
del Veneto. Ovviamente però ognuno ha il suo ruolo: c’è chi gioca da centravanti, chi in difesa, chi in porta». E via con una raffica di altri giocatori, «Rober-
infine rilanciato la battaglia contro il decreto Rilancio che ha escluso le zone rosse del Veneto dal ristoro dei 200 milioni: «Ora il Governo è in un imbuto: o modifica il il testo, o il Tribunale lo sistema per le feste». Sul caso il deputato azzurro Marco Marin ha presentato un’interrogazione per sapere quali iniziative l’esecutivo «intenda intraprendere per garantire ai Comuni veneti un sostegno concreto di carattere economico e sociale a seguito dei gravi danni registrati negli ultimi mesi». Il ministro pentastellato Federico D’Incà ha assicurato che «verrà presentato un emendamento» correttivo. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
to Rigoli, Domenico Mantoan, Annamaria Cattelan...», fino appunto alla dirigente regionale Russo: «È un punto di riferimento insostituibile. La strategia ce l’ha in testa lei. Quello di Crisanti è il nostro laboratorio di riferimento, convenzionato con la Regione, ma poi c’è la dottoressa Russo che coordina gli altri 14 laboratori veneti». Quella rete delle Microbiologie di cui la stessa numero uno del dipartimento di Prevenzione ha elencato, le une dopo gli altri, sedi e responsabili, puntualizzando che tutti «hanno fatto i salti mortali». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 23 MAGGIO 2020 IL MATTINO
Coronavirus: il fronte sanitario
Contagio zero la meta si allontana «L’epidemia Covid non è ancora finita» Russo: altre due settimane per valutare i nuovi focolai Il Veneto ha l’indice di trasmissione 0,4: il più basso d’Italia Albino Salmaso / VENEZIA
L’emergenza Covid non è finita. Il “contagio zero” in Veneto è durato 24 ore perché ci sono 21 nuovi casi di infezione che poi scendono a 4 nella tabella ufficiale della Protezione civile. Luca Zaia alle 12,32 diffonde i dati: 560.868 tamponi, 19.059 positivi, 21 in più rispetto a ieri. Fine delle illusioni. Ci vuole grande cautela, la pandemia non è ancora sconfitta e bisogna assolutamente indossare la mascherina anche di sera con la movida, mentre si sorseggia il Prosecco e si mangia il gelato nelle piazze. Nelle stesse ore il professor Sandro Crisanti, ad Agorà e a Radio3, spiega che il Veneto ha tagliato il traguardo del “contagio zero” con largo anticipo rispetto alla simulazione statistica. Orgoglio da scienziato condiviso dal professor Rizzuto, rettore dell’ateneo di Padova. La medicina è nata al Bo: nel teatro anatomico, primo esempio al mondo di struttura creata per insegnare l’anatomia con la dissezione di cadaveri, grazie al genio di Andrea Vesalio, con la Sacra Romana Chiesa che vietata le autopsie autorizzate invece dai Dogi della Serenissima di Venezia. Zaia dribbla la polemica con stile: «Il rapporto con il professor Crisanti è ottimo, lui dirige uno dei 14 laboratori del Veneto che effettuano le analisi dei tamponi». Poi cede il posto a Francesca Russo,
Francesca Russo
la vera stratega dei test epidemiologici avviati a Vo’ Euganeo il 21 febbraio, poche ore dopo la morte di Adriano Trevisan, prima vittima da Covid 19 in Italia. E’ lei che guida la squadra che ha fatto del Veneto la regione leader in Italia per efficienza, al punto che Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Campania hanno deciso di adottare le linee guida del Veneto per la riapertura delle scuole materne e dei centri estivi. Sul dossier c’è la firma di Francesca Russo, capo del Servizio di Prevenzione del Veneto. I dubbi si dissolvono in un baleno: «Aver registrato zero contagi in un giorno non vuol dire affatto che l’epidemia da Covid 19 sia finita. Il professor Andrea ha analizzato i dati di giovedì 21 maggio. Ha visto che dalla mattina al pomeriggio non avevamo più alcun tampone positivo e quindi ha detto che c’erano zero
contagi. Ciò significa che siamo in discesa, un dato oggettivo». Ma la battaglia contro il Covid 19 non è affatto finita. Anzi c’è il rischio che passi un messaggio sbagliato, che i ragazzi non indossino più la mascherina, che nel week end ci sia la corsa al mare con gli assembramenti sotto i primi ombrelloni. Insomma, bisogna evitare di tornare alla fase 1, all’incubo lockdown. Francesca Russo entra nel dettaglio dei 23 parametri imposti dal ministro Speranza e spiega che il monitoraggio regionale e nazionale sull’andamento dell’epidemia va valutato sul trend di due settimane. Certo, l’ottimismo è fondato perché in Veneto l’R con T (indice dei contagi) è a 0,41, il dato migliore in Italia, di gran lunga più rassicurante rispetto a quello della Lombardia e dell’Emilia. E sarà questo indicatore a stabilire i trasferimenti tra le regioni dal 3 giugno: a Milano sarà assai difficile mettere piede, mentre per l’Umbria e il Molise c’è già il via libera. L’altro fattore da controllare riguarda i focolai, che scatta quando i contagi riguardano due sole persone. Ce ne sono ancora di attivi nelle case di riposo e in alcune famiglie. Se dovessero scoppiare a macchia d’olio si torna al lockdown: tutti chiusi in casa con il silicone. Prudenza e mascherina salvavita: tra due settimane l’incubo sarà finito. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 22/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 21/05
Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
TOTALE CASI
VARIAZIONE NUMERO CASI
3839 88 2654 2649 5063 2832 1153 441 311 33 19063
4 0 4 5 10 1 0 1 1 -1 +25
CASI NEGATIVIZZATI ATTUALMENTE POSITIVI DECEDUTI VIROLOGICI 224 1 539 230 962 543 229 61 132 33 2954
271 3 308 278 539 311 105 34 13 0 1862
SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE
3344 84 1807 2141 3562 1978 819 346 166 0 14247
218 540 449 882 403 482 158 3132
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS -CoV-2 casi al 22/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 21/05 PAZIENTI PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE VARIAZIONE IN AREA TERAPIA DIMESSI DECESSI NUMERO CASI NUMERO CASI NUMERO NON CRITICA INTENSIVA DAL 21.2 DAL 21.2 AREA N.CRITICA T.INTENSIVA DECESSI Azienda Ospedale Università Padova 8 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 5 Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 2 Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 8 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 4 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 0 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 0 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 8 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 0 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 0 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 0 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 0 Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier -TV 0 ULSS 3 - Ospedale Mestre 1 ULSS 3 - Ospedale Venezia 0 ULSS 3 - Ospedale Mirano 0 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 21 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 ULSS 3 - Ospedale di Noale 0 Ospedale Villa Salus (VE)° 22 Casa di cura San Marco - Mestre (VE) 0 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 5 ULSS 4 - Ospedale Portogruaro 0 Casa di Cura Rizzola 0 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 1 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 6 ULSS 5 - Ospedale Adria 0 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 16 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 2 ULSS 6 - Ospedale Conselve 0 Casa di cura Villa Maria (PD) 0 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 16 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 0 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 20 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 0 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 0 ULSS 9 - Ospedale Legnago 0 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 2 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 26 ULSS 9 - Ospedale Marzana 5 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 18 ULSS 9 - Ospedale San Biagio di Bovolone 0 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 5 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 6 Istituto Oncologico Veneto 0 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 207 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI 289 TOTALE RICOVERATI 496 (POSITIVI + NEGATIVIZZATI)
1 0 0
311 0 213
65 1 113
0 0 0
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1
82
34
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89 12 218 20 18 202 40 52 52 2 1 75 28 7 133 2 0 108 0 100 0 15 27 39 5 270 2 2 3 0 1 249 20 8 139 58 0 23 69 30 185 50 57 0 139 99 2 3257
52 6 109 21 21 35 8 12 4 0 0 41 15 10 108 3 4 14 0 29 1 1 5 26 0 104 0 7 7 0 0 87 13 11 101 2 1 5 49 26 111 8 3 0 36 38 1 1.348
+1 0 0 0 0 -4 0 0 0 0 0 +1 0 0 -4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 -8 0 0 -1 0 0 0 0 -2 -4 -4 0 0 -2 0 0 - 27
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** deceduto assegnato ad altro ospedale
CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti VARIAZIONE NUMERO CASI casi al 22/05 ore 17, variazioni DIMESSI ATTUALMENTE PAZIENTI DECESSI rispetto alle 17 del 21/05 DAL 21.2 POSITIVI POSITIVI DAL 21.2 Ospedale di Comunità Belluno (BL) 8 Ospedale di Comunità Agordo (BL) 8 0 Ospedale di Comunità- Auronzo (BL) 0 Ospedale di Comunità Alano di Piave (BL) 0 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 1 Struttura COVID - Vedelago (TV) 0 Struttura COVID - Ormelle (TV) 14 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 0 Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) 0 Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 1 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 1 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 0 Ospedale di Comunità Conselve (PD) 3 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 0 Ospedale di Comunità Montagnana (PD) 6 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 0 Ospedale di Comunità Valeggio sul Mincio 42 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 42 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI) 84
28 28 0 0 5 47 24 39 0 11 0 38 0 21 0 17 0 258
17 1 0 0 0 4 4 2 0 1 0 1 0 1 0 6 0 37
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VAR. NUMERO DECESSI 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
PRIMO PIANO
SABATO 23 MAGGIO 2020 IL MATTINO
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Coronavirus: la sanità nel Padovano
Quattro contagi, ma il totale cala di 33 Nessun deceduto e sempre meno persone in isolamento domiciliare. Solo due persone sono in terapia intensiva Carlo Bellotto / PADOVA
Dopo un giorno a zero salgono a quattro i nuovi contagi in provincia. Un dato che comunque viene ritenuto fisiologico. Nessuna persona deceduta mentre le persone attualmente positive proseguono la lenta discesa, ieri sera erano 224. Il tutto a fronte di quasi 4.000 tamponi eseguiti dal 21 febbraio scorso, 3.927 per l’esattezza. Va sottolineato che nonostante i 4 nuovi contagiati il numero totale diminuisce di 33: il che significa che ci sono ben poche persone in-
fette in circolazione, considerati che un buon numero vive in una Casa di riposo. Molte guariscono e continuano a farlo dopo d decine di giorni nei quali rimangono infetti. Il virus viene debellato anche in 6-7 settimane. In isolamento domiciliare solo 218 persone, solo la provincia di Rovigo ne ha meno in Veneto. Migliorano costantemente anche i dati ospedalieri con 8 pazienti ricoverati a malattie infettive in azienda ospedaliera e uno in terapia intensiva. Al Covid hospital di Schiavo-
nia i degenti ricoverati non gravi sono 16, una persona anche qui è in terapia intensiva. Per concludere il bilancio ospedaliero vanno ricordati i due pazienti non gravi degenti a Camposampiero. Per quanto riguarda le cosiddette strutture territoriali, troviamo ancora tre pazienti all’ospedale di comunità di Camposampiero dove i dimessi sono saliti a 21. Numeri che ormai non preoccupano più anche se la guardia non va abbassata. Come ha ripetuto il governatore del Veneto Luca Zaia serve attenzione e buon senso da
parte di tutti e l’uso sempre della mascherina almeno fino a fine mese per vedere «Se ci troviamo di fronte ad un virus spompato o ancora ad una brutta bestia». Ancora grave la situazione all’ospedale vicentino di Santorso dove ieri hanno perso la vita sei persone. Un bilancio tragico che la provincia di Padova non vede da parecchi giorni. E a meno di una recrudescenza dei contagi, non rivedrà più. Con la speranza che arrivi presto un vaccino che porti ai risultati sperati. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
abano terme
L’ospedale di Schiavonia nei giorni tragici della pandemia
protesta a vigonza
Morta di Covid a 105 anni «La verità su mia madre» VIGONZA
Il triage davanti alla Casa di Cura di Abano Terme, un modello standard verrà adottato per le strutture alberghiere
Un modello di triage per gli alberghi a garanzia della salute dei turisti Federico Franchin / ABANO
Modelli standard di triage per i medici termalisti. Sono una delle tante novità dettate dai protocolli anti Covid-19, che gli albergatori dovranno rispettare nella fase di ripartenza. «In questi mesi», spiega il presidente del Consorzio Terme Colli Marketing Umberto Carraro, «abbiamo fortemente voluto collaborare con il Centro studi termali Pietro d’Abano, Gestione unica del Bioce e con il virologo consulente della Regione Veneto Giorgio Palù, nella redazione di un protocollo di misure, ad uso delle strutture termali, in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiolo-
gica da Covid-19, perché crediamo nel valore comunicativo e di marketing che la sicurezza avrà nella scelta delle future mete per il relax dei nostri ospiti». Fabrizio Caldara, direttore del Centro studi termali Pietro d’Abano: «Il protocollo e il relativo vademecum, oltre alle principali indicazioni per la gestione di un caso Covid-19 o supposto tale, raccolgono una serie di misure individuate per affrontare il rischio contagio a carico degli ospiti e del personale delle strutture termali. Siamo stati precursori nello sviluppare una guida che senza la pretesa di entrare in ogni dettaglio operativo, potesse indirizzare azioni concrete e cor-
rette modalità di comportamento da parte di aziende, personale e ospiti. Desideriamo promuovere una specifica sensibilità verso i rischi sanitari da arginare nel corso di questa epidemia, ma che allo stesso tempo diventi patrimonio della destinazione. Sulla base del protocollo e del vademecum, abbiamo inoltre elaborato moduli standard di triage destinati ai medici termalisti e delle informative sintetiche sulle procedure di prevenzione che le strutture potranno anticipare agli ospiti a prenotazione effettuata o esporre negli ambienti di accoglienza». «I nostri documenti», aggiunge Caldara, «si inseriscono in un contesto in evoluzio-
ne sia sotto il profilo epidemiologico che normativo, il quale ci impone di recepire prontamente tutte le nuove indicazioni provenienti dalla Regione Veneto, dal governo, dall’Istituto superiore di sanità e dall’Oms. Il vantaggio di aver agito con sufficiente anticipo ci ha consentito di intraprendere subito un percorso di sensibilizzazione e formazione dedicato alle strutture termali, titolari in primis, al quale Palù ha dato un autorevole avvio. Guardando ai prossimi step, auspichiamo che il protocollo venga utilizzato per recepire nei documenti aziendali tutte quelle misure di sicurezza e anche di buon senso necessarie a mitigare il rischio contagio e la responsabilità dell’imprenditore». Sottolinea, in conclusione, il presidente della Gestione unica Aldo Buja: «Abbiamo pensato e poi sviluppato uno strumento che renda facile e sicura la declinazione del nostro territorio come meta affidabile per la terapia termale, la vacanza e la salute preventiva». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Uno striscione sul cancello di casa, protesta così l’imprenditore Sandro Vettor. «C’è stata poca chiarezza nell’informarmi sulle condizioni di mia madre e mi è stato reso impossibile verificare la sua situazione sanitaria e clinica» spiega Vettor, figlio della ultracentenaria Elena Lazzarini, «mia madre è stata dimessa dall’ospedale di Camposampiero il 17 marzo dopo un primo ricovero in assenza di contagio ed è stata nuovamente ricoverata il 20, morendo il 28 marzo contagiata dal coronavirus. Alle 12. 20 del 27 marzo l’ospedale di Camposampiero mi ha informato che si era aggravata ma alle mie insistenze per poterla vedere mi è stato risposto che non era possibile. Dopo un sollecito telefonico, alle 13.48 mi è stato comunicato che era positiva al Covid 19 e il giorno dopo è spirata». A fronte di questa sequenza Vettor ha chiesto la cartella clinica per verificare cos’è
Elena Lazzarini col figlio Sandro
accaduto e decidere eventuali azioni. La morte della centenaria ha suscitato stupore poiché aveva superato un intervento di rilevante entità sia per l’età che per la tecnica eseguita. «Ho provato sconforto per come mia madre si sarà sentita abbandonata» continua Vettor «Ma quest’aspetto delicato non viene considerato in questa strage senza colpevoli». — GIUSY ANDREOLI
trebaseleghe
Nessun ospite positivo all’istituto per anziani TREBASELEGHE
«Siamo tutti negativi, ma restiamo persone sempre positive». La battuta a Trebaseleghe è di don Bruno Libralesso, direttore dell’istituto per anziani “don Orione”, che ha affrontato con determinazione questi mesi ad altissima tensione. «A oggi non registriamo persone positive al Covid-19 né tra il nostro personale, che in questi mesi è stato encomiabile, né tra i
145 ospiti. Manteniamo tuttavia la massima cautela e, come prescritto, non apriamo alle visite nemmeno a distanza in giardino, almeno fino a giugno». Resta la possibilità delle visite alle vetrate del piano terra, dove i parenti si avvicinano e salutano gli anziani. «Le vetrate sono ampie e aprendole leggermente, si possono sentire le voci, con soddisfazione di tutti, pur senza contatti». — FRANCESCO ZUANON
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Primo Piano
Sabato 23 Maggio 2020 www.gazzettino.it
Le misure
In hotel con mascherina su treni e bus in fila indiana Zone rosse, c’è l’ok ai fondi La conferenza delle Regioni dà il via libera `Boccia: discutere del sistema sanitario alle nuove linee guida in vista delle vacanze lombardo non è lesa maestà, aiuti pronti `
IL CASO ROMA Mascherina obbligatoria praticamente ovunque, quest’estate: dagli hotel (almeno nelle parti comuni) ai parchi gioco tematici alle sagre di paese. Misurazione della temperatura agli ingressi. Distanziamenti di sicurezza per garantire dai rischi di contagio senza per questo rinunciare alle attività tipiche delle vacanze degli italiani. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato, con il supporto degli uffici di prevenzione dei Dipartimenti di Sanità pubblica e all’unanimità, l’aggiornamento e l’integrazione alle “Linee guida per la riapertura delle attività economiche e produttive”. In particolare nella riunione di ieri sono state aggiunte le schede relative a numerosi settori tra cui campeggi, rifugi alpini, autonoleggi. Ma anche informatori scientifici del farmaco, aree giochi per bambini, circoli culturali e ricreativi, formazione professionale, cinema e spettacoli, parchi tematici e di divertimento, sagre e fiere, servizi per l’infanzia e l’adolescenza. Sui mezzi di trasporto pubblici fermo restando l’obbligo di
mascherine, ci si dovrà sedere in fila indiana Questa modalità consentirà, escludendo un posizionamento faccia a faccia, di ridurre la distanza interpersonale di un metro riempendo di più i mezzi, valutando anche, dopo adeguata sperimentazione, la possibilità di installare separazioni removibili tipo plexiglass tra i sedili. Sui treni vanno eliminati i meccanismi di chiusura a tempo delle porte esterne alle fermate, al fine di facilitare il ricambio dell’aria. Sui taxi, massimo due passeggeri seduti sui sedili posteriori, con mascherine. «Questo testo - ha spiegato Giovanni Toti - offre un quadro di certezze a molti settori che erano in attesa, consente un’applicazione omogenea delle disposizioni su tutto il territorio
nazionale, anche nelle specifiche declinazioni regionali e si inquadra in un’ottica di collaborazione istituzionale e di sussidiarietà». I governatori hanno sottolineato l’opportunità che, in merito alle schede relative a «cinema e spettacolo dal vivo» e «servizi per l’infanzia e l’adolescenza», si possa attivare un confronto immediato visto che il governo sta già lavorando su queste tematiche.
IL TAGLIO Intanto sembra risolversi la bufera scatenata dal taglio dei fondi ad alcune ex zone rosse. Tutti i comuni zona rossa per l’emergenza avranno infatti accesso ai fondi del decreto Rilancio. Dopo le proteste dei sindaci e dei governatori dei territori esclusi con una revisione in corsa delle
L’indiscreto
Il Cts: i ballottaggi entro settembre «La scelta più plausibile è effettuare le consultazioni elettorali all’inizio del mese di settembre», in modo da «evitare picchi di affluenza». È quanto si legge nel parere dato dal Comitato tecnico scientifico al governo in vista della decisione sulla data delle elezioni. Gli scienziati consigliano di convocare anche i ballottaggi «comunque entro il mese di settembre».
A Napoli medici e infermieri tra le statuine del presepe
norme (con tanto di ricorso minacciato da Luca Zaia alla Consulta), è il premier Giuseppe Conte ad assicurare che per una questione di «equità» tutti i Comuni più colpiti avranno risorse fresche per le misure anti-Covid. La correzione arriverà in Parlamento, dove si inizierà l’esame dalla prossima settimana. M5S da un lato e Pd, Iv e Leu
CONTE PROMETTE: EMENDAMENTO AL DECRETO RILANCIO PER SOSTENERE TUTTI I COMUNI COLPITI
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Sette mq a testa per nuotare Sdraio a distanza
a piscina al centro di tutto: divieto assoluto di accesso del pubblico alle tribune e di manifestazioni, eventi e feste. Consigliato l’ingresso con prenotazione: i nomi vanno conservati per 14 giorni. Tutti gli indumenti e gli oggetti necessari vanno trasportati nel borsone e chiusi nell’armadietto personale. In acqua ci sono 7 mq per persona. Sdraio e lettini a 1,5 metri uno dagli altri, eccezion fatta per nuclei famigliari e conviventi. Sì a spogliatoi e docce mantenendo 1 m di distanza.
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Sì al pranzo al sacco ma con accesso limitato
PISCINE
LOMBARDIA SOTTO ACCUSA Infine la questione dello scontro sulla sanità lombarda. «A regime la sanità pubblica deve garantire un livello di intervento immediato che nel momento in cui è scoppiato il Covid non riusciva a garantire», ha detto il ministro Francesco Boccia sulla Nove parlando della sanità lombarda dopo la bagarre di giovedì alla Camera. «La colpa non è di un singolo ma di un sistema. Mettere in discussione le caratteristiche di quel sistema non è lesa maestà, ma è semplicemente una valutazione che secondo me lo stesso Fontana vorrà fare, e se vorrà l’aiuto dello Stato ci sarà». Simone Canettieri Rosario Dimito © RIPRODUZIONE RISERVATA
RIFUGI ALPINI
ernottamento e pasti possono essere forniti solo su prenotazione obbligatoria. Le entrate sono contingentate (e solo con guanti e mascherina) in base al numero di persone previsto. Niente servizio al banco, ma solo al tavolo, e percorsi - dove possibile - che consentano di evitare gli incroci tra persone. Nelle aree esterne deve essere prevista una zona dedicata al pranzo al sacco ad accesso limitato. E’ opportuno provvedere alla copertura esterna con gazebi, tende, pensiline, limitando così l’eccessiva pressione all’entrata.
dall’altro, hanno a loro volta presentato emendamenti in questa stessa direzione, dunque il via libera appare scontato.
Un murale sui muri dello Spallanzani che riprende Qualcuno voò sul nido del cuculo
Campeggi, 3 metri tra le tende E guanti per il car-sharing
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PALESTRE Attrezzi sanificati dopo ogni utilizzo Occhio alle scarpe
ccessi regolamentati per evitare affollamenti: l’elenco delle presenze va tenuto 14 giorni. Distanza di 1 metro tra le persone, di 2 metri durante l’attività fisica. I dispenser con le soluzioni idroalcoliche devono essere quasi ovunque e comunque attrezzi e macchine vanno disinfettati dopo ogni utilizzo. Vietato condividere borracce, bicchieri, bottiglie e smartphone. Il cambio sempre nel borsone chiuso nell’armadietto. Le scarpe non devono essere quelle usate per strada.
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NOLEGGI Al volante la mascherina è obbligatoria
a gestione del servizio comincia con la prenotazione, con un collegamento a distanza o con app dedicate e in ogni caso è consigliato il pagamento elettronico. Chi noleggia auto o biciclette deve disinfettare le mani prima dell’utilizzo o in alternativa usare i guanti. I gestori dal canto loro si impegnano a igienizzare i mezzi dopo ogni utilizzo. Per altre attrezzature che non possono essere sanificate, il gestore segnalerà l’obbligo di usare i guanti. Mascherina obbligatoria per i mezzi con abitacolo.
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ALBERGHI Info multilingue in attesa dei turisti stranieri
ngresso e uscita vanno separati e segnalati con adesivi, nastri o altro. Accesso vietato se la temperatura corporea è superiore ai 37.5°. Barriere fisiche per reception e cassa. Mascherina sempre su per il personale in presenza di clienti, mentre questi ultimi devono indossarla solo negli spazi comuni. Informazioni di sicurezza tradotte anche nelle altre lingue. Chi preferisce dormire in campeggio dovrà mantenere una distanza di 1,5 metri tra le tende e comunque di 3 metri tra i lati aperti, gli ingressi della tenda stessa.
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PARCHI A TEMA Capienza ridotta per facilitare il distanziamento
archi avventura, acquatici e zoologici ma anche giostre e luna park dovranno prediligere prenotazioni e pagamento tickets. Potranno essere valutate l’apertura anticipata della biglietteria e la diminuzione della capienza massima. La distanza da tenere al di fuori del proprio nucleo famigliare è di 1 metro (anche nei posti a sedere), che diventano 2 se il parco prevede attività fisica. Mascherine per tutti, esclusi i piccolissimi. Se ci sono attrezzature da indossare andranno igienizzate dopo ogni uso.
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6 • 22 maggio 2020
I DATI DELL’ULTIMO MONITORAGGIO DELL’OSSERVATORIO REGIONALE
Covid, persi 60 mila posti di lavoro Il settore più colpito rimane quello del turismo. Saldo positivo per l’agricoltura Sono oltre 60 mila i posti di lavoro persi in Veneto dall’inizio dell’emergenza Covid-19. Secondo i dati dell’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio di Veneto Lavoro diffuso oggi, a partire dal 23 febbraio scorso, giorno di avvio delle restrizioni imposte dal Governo per contenere la diffusione del virus, e fino al 17 maggio sono andate perse in media 5 mila posizioni di lavoro dipendente alla settimana, tra mancate assunzioni e posti di lavoro effettivamente persi, per una contrazione complessiva pari al 3% dell’occupazione dipendente. Rispetto ai monitoraggi precedenti la riduzione settimanale media si è ridotta in funzione della minore entità delle perdite registrate nelle ultime due-tre settimane
Elena Donazzan
osservate. A partire dal 4 maggio, infatti, in concomitanza con il progressivo allentamento delle misure di lockdown, si registrano segnali di ripresa, o quantomeno di rallentamento della caduta occupazionale. Ma l’impatto dell’emergenza
nel trimestre considerato febbraio-maggio, tra contratti cessati e mancate assunzioni, segna una perdita congiunturale netta di posizioni di lavoro dipendente attorno 62.700 unità. Il settore più colpito rimane quello turismo: rispetto al 2019 l’Osservatorio di Veneto Lavoro quantifica 30 mila posti di lavoro in meno. Sul comparto grava inoltre l’incertezza riguardo ai numerosi contratti a termine in scadenza entro il mese di giugno e per i quali il rinnovo rimane in dubbio. I servizi turistici, in primis ristorazione e ricettività, continuano a scontare un vero e proprio “blocco” della domanda (meno’85% rispetto ai volumi dello scorso anno). Ma anche l’istruzione privata (-88% nelle ultime due settimane), l’edito-
ria e la cultura scontano pesantemente gli effetti della mancata ripartenza. Il settore agricolo è l’unico, insieme ai servizi informatici, a registrare un saldo occupazionale positivo dall’inizio della crisi, con una crescita di 4.500 posti di lavoro. Il riavvio della produzione determina il recupero delle assunzioni anche nelle attività di noleggio e riparazione, nei servizi di pulizia e nelle attività professionali. “La crisi economica legata al Covid ha colpito maggiormente i giovani sotto i 30 anni e le donne, soprattutto in termini di assunzioni, ovvero le categorie maggiormente coinvolte dai lavori stagionali e dai relativi contratti temporanei - spiega Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro del Veneto.
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PRIMO PIANO
SABATO 23 MAGGIO 2020 LA NUOVA
Coronavirus: la scuola la curiosità
Giannastica a distanza con i video auto prodotti MESTRE
VERA MANTENGOLI
Lezioni di fitness personalizzate, a seconda dello sport praticato, a partire da una solida base fornita dall’insegnante e in collaborazione con il proprio, rispettivo trainer. E poi allenamenti video registrati e inviati alla prof, per la valutazione. È la didattica a distanza del Liceo Stefanini secondo la professoressa di Educazione fisica, Francesca Fasano, tra le ideatrici dell’indirizzo sportivo della scuola. «Fin da prima della pandemia, avevamo già in mente un progetto digitale, pensato soprattutto per gli studenti sportivi. Per questo siamo riusciti a partire immediatamente con la didattica a distanza» spiega l’insegnante. «Il mio obiettivo, fin da febbraio, è sempre stato duplice: da una parte, il mantenimento del benessere psicofisico degli studenti; dall’altro, il rispetto del programma». L’insegnante ha quindi chiesto ai suoi ragazzi di scegliere una determinata disciplina sportiva, con allenamenti mirati, pensati dal lei in collaborazione con lo specifico allenatore dello studente. Allenamenti mattutini, pomeridiani – consigliata la fascia dalle 18 alle 20 –, filmati da genitori e fratelli, quindi inviati alla stessa insegnante. «C’è chi ha scelto il calcio, chi la yoga, il basket, il fitness, la danza. Un ragazzo mi ha mandato un report veramente bello, dicendo di aver abbinato agli allenamenti una dieta che gli ha consentito di perdere diversi chili in due mesi e mezzo. Mi ha scritto di aver capito che la costanza e la dedizione ripagano e non solo in questo ambito. Per me è la soddisfazione più grande». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L.B.
FOTO INTERPRESS
politiche per migliorare la scuola pubblica. Sta riaprendo tutto, tutti si preoccupano di altri settori, in particolare di come rilanciare i poli industrializzati e i consumi, ma nessuno ci ha convocati». Gli studenti un’idea ce l’hanno, ma per adesso non trovano nessun interlocutore che voglia parlargli. «Ci sono tanti spazi vuoti tra Venezia e Mestre, per esempio il teatro al Parco della Bissuola, chiuso da tanto tempo, ma chiediamo che venga costituito un welfare studentesco per discutere dei problemi della scuola» prosegue Stefano Bergamaschi «Se si iniziasse ora a ragionare si potrebbero trovare delle soluzioni per rispettare la misura di sicurezza e permettere agli studenti di tornare a scuola». —
Un’insegnante impegnata in una lezione online con la sua classe: sullo schermo del computer, alcuni suoi studenti. La nuova forma didattica non piace a molte famiglie
Bocciate le lezioni on line Venezia, mamme in rivolta I genitori hanno scritto a Provveditorato e al ministro perché a settembre i figli tornino tra i banchi: «La scuola è anche emozione che si vive assieme in classe» VENEZIA
Tutto riapre, ma la scuola è sempre più chiusa. In questi giorni i genitori di diversi plessi scolastici stanno sollevando una questione che, se non viene affrontata alla svelta, rischia di diventare un incubo per intere famiglie. Il problema è quello della ventilata ipotesi che le lezioni a settembre siano ancora online. Un’ipotesi che per tantissime famiglie non dovrebbe neppure essere contemplata: «Un conto è l’emergenza, ma abbiamo più di tre mesi di tempo per organizzare il rientro a scuola» spiega Alessandra Carbonich, rappresentante dei genitori dell’Istituto Comprensivo Ugo Foscolo di Murano. «Le lezioni online non possono diventare la prassi perché tolgono agli studenti di ogni età
la possibilità di avere un contatto umano e reale con i compagni e le maestre, in più per molte famiglie rischiano di diventare un vero problema». Proprio ieri Carbonich, in veste di mamma, ha invia-
«Ok nell’emergenza ma ora ci sono tre mesi per poter riorganizzare tutto» to una lettera firmata anche dai genitori Alessia Panciera, Martina Cerantola, Chiara Moretti e Francesca Teodorini a Regione e Comune, dimostrando come nelle scuole dell’infanzia Letizia, nella primaria Cerutti e nella secondaria Vivarini di Murano, ci siano degli ampi spazi. Già durante il lockdown
era difficile per molti genitori che lavoravano da casa seguire anche i figli, ma ora che in pratica tutte le attività hanno riaperto, come si può immaginare di lasciare i figli in casa da soli a organizzarsi la giornata? Da quanto emerso in questi mesi le lezioni online, in particolare per elementari e medie, non sono facilmente accessibili a tutti (bisogna avere computer e connessione), richiedono di rimanere ore davanti a un monitor (a seconda dei docenti) e, in molti casi, che i genitori s’improvvisino maestri. In più, secondo le mamme che hanno inviato il documento, le lezioni online non valutano l’aspetto psicologico del bambino: «Abbiamo avuto degli insegnanti meravigliosi, ma niente può essere paragonato alla presenza, agli sguar-
di, alle emozioni che si provano dal vivo» conclude Carbonich. «I nostri figli stanno perdendo concentrazione e interesse». Questo spaccato mostra uno scenario di grande angoscia delle famiglie e di si-
«Abbiamo chiesto di fare la festa di fine anno, solo il Comune ci ha risposto» lenzio da parte del ministero. Per esempio, oltre una settimana fa, i genitori dell’Istituto Morosini, Dante Alighieri, San Giuliano, Franca Ongaro, Foscarini e delle scuole di Sant’Erasmo e di Murano, hanno inviato una lettera alla ministra Lucia Azzolina, all’Ufficio scolastico regionale, all’assessora all’Istruzio-
ne Elena Donazzan, al presidente Luca Zaia e al sindaco Luigi Brugnaro, chiedendo il permesso di celebrare, rispettando le misure di sicurezza, l’ultimo giorno di scuola per chi fa la quinta elementare e la terza media. Soltanto l’assessore Paolo Romor ha apprezzato l’iniziativa e, proprio ieri, ha comunicato ai genitori che il Comune può concedere gli spazi pubblici per farlo, ma che la decisione è di competenza statale. Purtroppo però l’Ufficio scolastico non ha mai risposto e nemmeno la Regione: «Abbiamo chiesto che ci sia un momento per questo rito di passaggio da una scuola all’altra perché riteniamo che sia importante», spiega Francesca Trinca, tra le mamme che hanno proposto l’iniziativa e lei stessa contraria alle lezioni online a settembre. La richiesta di ampi spazi potrebbe salvare anche quest’anno la scuola primaria Gozzi di Castello che si ritrova 11 nuovi iscritti e la paura che si voglia chiudere il plesso «Proprio per l’emergenza in corso è urgente far ritornare Venezia una città vera e non solo per turisti, a partire dalle apparenti piccole azioni, come l’avvio di una classe prima anche se con pochi bambini». —
flash mob in campo san geremia
«Pronti alla mobilitazione per un vero diritto allo studio» VENEZIA
Si sentono messi da parte, dimenticati, inascoltati da tutti. Vogliono tornare nelle loro aule, confrontarsi con i loro compagni, discutere con i professori, imparare dai libri stampati e non dallo schermo di un computer. Chiedono alla ministra Lucia Azzolina se pensa davvero che ricominciare la scuola con le lezioni online sia la risposta per un vero diritto allo
studio, perché questo è quello che reclamano: studio per tutti nelle scuole pubbliche. Lo stesso muro è stato trovato dal sindacato Cgil che, oltre alla ministra Azzolina, ha provato a chiedere chiarimenti all’Ufficio scolastico regionale, senza trovare risposta. La Cgil ha annunciato che, se la ministra non cambia rotta, si prepara a una mobilitazione. Ieri il Coordinamento studenti medi è sceso in Cam-
po San Geremia con i Cobas Scuola per un flash mob contro le lezioni online. «Vogliamo rientrare a settembre con le opportune misure di sicurezza» spiega una delle portavoce, Amneh Ghazal, tenendo alto lo striscione con scritto “La didattica online non è diritto allo studio”. «La ministra ha detto che sono stati stanziati 400 milioni di euro per l’innovazione digitale, ma neanche questa volta vengono attuate
Il flash mob in campo San Geremia
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SABATO 23 MAGGIO 2020 LA NUOVA
MESTRE
E mail cronaca.mestre@nuovavenezia.it MestreVia Poerio, 34 Centralino041/50.74.611 Fax 041/95.88.56 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 041/396.981
il sottosegretario al ministero del lavoro risponde in aula all’interrogazione di pellicani
«Indagini incrociate sulla 3V Sigma dopo l’incendio» Un incidente così grave come quello accaduto venerdì 15 maggio alla 3V Sigma non si vedeva dal 2002 al Petrolchimico di Porto Marghera, dal giorno in cui prese fuoco ed esplose un serbatoio dell’impianto del Tdi di Dow Chemical, poco distante dal serbatoio bunkerizzato del micidiale fosgene, che poi decise di chiudere l’intero stabilimento. Una settimana dopo l’incendio di gran parte dello stabilimento la 3V Sigma della famiglia bergamasca Seccomandi è sotto indagine non solo della Procura della Repubblica ma anche degli ispettori dello Spisal e pure dell’Inail che sta accertando la “genuinità” dei lavori dati in appalto a ditte esterne. Anche i carabinieri, già dal marzo scorso, hanno aperto una loro indagine sulla scorta delle segnalazioni sul mancato rispetto delle norme di sicu-
rezza in impianti a rischio di incidente rilevante, ricevute dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Il fascicolo d’indagine aperto dalla Procura di Venezia – affidato al pm Federica Baccaglini – per ora ipotizza solo il reato di incendio doloso sulla base del rapporto dei vigili del fuoco, ma non appena avviveranno le conclusioni degli accertamenti fatti dagli uomini del servizio prevenzione dell’Usl 3 (Spisal), intervenuto in seguito al ferimento di due operai, si aggiungeranno probabilmente altre ipotesi di reato. Il quadro delle indagini aperte è stato tracciato ieri alla Camera dei deputati dal sottosegretario al Lavoro, Stanislao Di Piazza, che ha risposto in aula all’interrogazione urgente presentata dal deputato veneziano del Pd, Nicola Pellicani. «Com’è potuto accadere?» ave-
va chiesto Pellicani «Di chi sono le responsabilità? Quali sostanze sono state sprigionate nell’aria, nei terreni e nell’acqua?». Il sottosegretario Stanislao Di Piazza ha risposto dicendo che è in attesa della conclusione degli «accertamenti sulla dinamica dell'incidente e sul rispetto delle norme di sicurezza sono tuttora in corso ad opera del Comando dei vigili del fuoco, del Nucleo Carabinieri dell'Ispettorato del Lavoro e del Servizio prevenzione igiene e sicurezza in ambienti di lavoro, che hanno informato l'autorità giudiziaria». Dal canto suo il prefetto Vittorio Zappalorto ha informato i sindacati di aver di convocato di nuovo l’azienda che per il momento, si è presentata solo all’incontro dell’Unità di crisi della Regione. Intanto cresce la preoccupazione dei lavoratori, ora in cassa integrazione.
Temono che anche la 3VSigma decida, come ha fatto 18 anni fa la multinazionale Dow Chemical, di abbandonare Porto Marghera. Un’ipotesi rigettata dai sindacati, a cominciare da Femca-Cisl, l’unica ad avere iscritti tra i dipendenti di quest’azienda. Solidarietà ai lavoratori, in particolare ai due feriti, è stata espressa dal comitato iscritti alla Filctem-Cgil che in un comunicato sottolinea: «Se 3V Sigma avesse aderito al Sistema di gestione emergenze di sito, non solo i tempi di interventi di soccorso sarebbero stati più brevi, ma avrebbe anche mantenuto il collegamento diretto delle vasche di contenimento con gli impianti di Sifagest, diminuendo così lo sversamento di sostanze nocive nel canale». — GIANNI FAVARATO
Quello che resta della 3V Sigma
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Fusina, l’impianto contestato
Inceneritore a Fusina, Sì con prescrizioni Riesplode la polemica sul voto della “Via” Bettin: «Scelta inaccettabile che contrasteremo». Comitati e M5S meditano un ricorso al Tar contro il progetto
L’impianto di Fusina di Ecoprogetto ha superato con voto positivo unanime l’esame della commissione Via regionale. Varie le prescrizioni. Ma sull’inceneritore della società del gruppo Veritas, che andrà a sostituire l’attività di combustione dei rifiuti bruciati nella centrale a carbone “Palladio” di Marghera, che da quest’anno comincerà a ridurre progressivamente la combustione di CSS, la polemica non si smorza affatto. «Decisione inaccettabile»,
Baldin, consigliera regionale M5s che contesta che una approvazione in tempi di pandemia «non è una bella pagina di trasparenza» e si dice pronta a sostenere «a fianco dei comitati, un’eventuale ricorso al Tar». In Parlamento Europeo attende di essere discussa una petizione contro il progetto. Il presidente del comitato Via, in una nota, precisa di aver aperto la discussione ai Consigli di bacino per i rifiuti, alla Città metropolitana, al Comune di Venezia con osservazioni e richieste valutate.
Razzini (Veritas) «Opera moderna che mette a riparo il territorio da rischi»
Le firme di 24 medici e pediatri della città a sostegno della sospensione dell’iter
tuona il presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin. «Infischiandosene delle richieste di cittadini, comitati, associazioni e della Municipalità di Marghera - Malcontenta, la Regione Veneto ha dunque deciso di procedere con l’approvazione del nuovo inceneritore di Fusina, impedendo il confronto da più parti invocato, confronto appena avviato lo scorso inverno ma subito sospeso per la pandemia», denuncia. «Una decisione che contrasteremo con
«Posto ai voti il parere esposto, alla luce delle osservazioni raccolte, è stato approvato all’unanimità». Ma con prescrizioni. Riguardano la «potenzialità massima non superabile, la necessità di aggiornare fin da subito i monitoraggi ambientali, dell’obbligo di adottare prima dei termini normativi trattamenti più avanzati di processo sulle emissioni su tutte le sezioni dell’impianto, comprese quelle attualmente in esercizio». —
Mitia Chiarin
Un’immagine dell’impianto dell’Ecoprogetto
ogni forza e fino in fondo». Di tutt’altro tenore il commento del direttore generale di Veritas, Andrea Razzini: «Siamo soddisfatti per la decisione del Comitato Via che a voti unanimi ha riconosciuto la correttezza del nostro operato e la rilevanza pubblica e ambientale del progetto. Si tratta di un’opera moderna, progettata con l’unico scopo di mette-
re il nostro territorio al riparo da emergenze e rischi legati allo smaltimento dei rifiuti». Si susseguono gli appelli a fermare il progetto: ben 24 medici e pediatri veneziani chiedono di sospendere l’iter di approvazione per consentire una rigorosa valutazione dei possibili rischi ambientali e per la salute dei bambini della città. Delusione nelle parole di Erika
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l’iter prosegue
Autorizzazione integrata ambientale trenta giorni per ottenere il via libera Conclusa la discussione sulla compatibilità ambientale, «il progetto dovrà essere successivamente sottoposto a percorso di Autorizzazione integrata ambientale che, secondo le indicazioni di tutti gli enti che hanno partecipato alla discussione di ieri, dovrà
adottare tecnologie di abbattimento emissioni e valori limite in linea con le migliori tecnologie disponibili a livello europeo». Lo rende noto la presidenza della commissione Via della Regione. Trenta i giorni di tempo previsti per ottenere l’autorizzazione.
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... Sabato 23 Maggio 2020
La Voce
ECONOMIA/1 La ricetta per il rilancio post Covid secondo l’eurodeputato Toni Da Re
“Creare lavoro con le nostre filiere” “Rafforzare i settori in cui l’Italia è forte, togliere l’Imu, rimpatrio di aziende strategiche” La ricetta per il rilancio dell’economia e l’uscita dalla crisi secondo l’eurodeputato Da Re. “Nei prossimi mesi e anni non ci potrà essere un’uscita positiva da questa crisi senza creare nuovi posti di lavoro e per farlo servirà senza dubbio il supporto del governo centrale, declinato poi nelle singole realtà locali (Regioni, Province, Comuni) e questo per il semplice motivo che alle Regioni da sole manca uno strumento cardine che si utilizza per gestire l’uscita da crisi di queste dimensioni: la leva fiscale”. Fiscalità Sul tema della fiscalità interviene Toni Da Re, europarlamentare della Lega, che spiega. “Le Regioni, in particolare quelle del Nord Italia, possono definire temi, dettare indirizzi, fare pressioni, mobilitare forze al fine di garantire fondi e risorse (anche umane) adeguati a obiettivi globali che potranno poi essere declinate nelle singole realtà territoriali. Le Regioni hanno poi la possibilità di muoversi in autonomia utilizzando Fondi europei in aree ben definite come quella del Green Deal e della Digital Transformation. Il principio base è sempre e comunque uscire dall’assistenzialismo e garantire le migliori condizioni per aumentare le opportunità di nuovi posti di lavoro senza perdere quelli esistenti. Il tutto focalizzan-
n “Dobbiamo favorire aggregazioni societarie per essere competitivi” A sinistra personale al lavoro A lato l’euro deputato del Veneto Toni Da Re
dosi sulle filiere ritenute fondamentali per lo sviluppo del Paese (moda, costruzioni, turismo, meccanica, agricoltura, vino)”. Le filiere E continua: “A livello centrale dovrebbero essere garantite norme, più ancora che risorse, per favorire le aggregazioni societarie in particolare nelle filiere votate all’export e ai servizi essenziali attraverso strumenti fiscali, finanziari, societari adeguati: ottimi interlocutori su questo tema sono le associazioni degli industriali che sentono l’importanza della dimensione
per poter competere su mercati sempre più sofisticati che richiedono grandi investimenti”. “Questi strumenti secondo Da Re - dovranno essere semplici e garantire dei benefici a chi si aggrega (oltre ai benefici fiscali già esistenti si potrebbero aggiungere esenzioni fiscali per 5 anni ad esempio sugli extra utili originati dalla società o ammortamenti accelerati sugli investimenti post fusione per i primi 3 anni). Rientro di aziende Inoltre favorire il rimpatrio delle aziende e delle produzioni,
oggi in regime off-shore (dalla Cina, alla Romania, alla Serbia): servono rilevanti agevolazioni che garantiscano, ad esempio, esenzioni fiscali di 5-10 anni sugli utili e finanziamenti agevolati agli investimenti; chi ne usufruisce dovrà ovviamente dimostrare di creare e garantire nel tempo nuovi posti di lavoro (esattamente quello che chiedono gli altri Paesi)”. Sui nuovi posti di lavoro creati possono essere concessi “anche degli sgravi sul costo del lavoro come alternativa a quelli sugli investi-
menti”. Imu L’eurodeputato punta lo sguardo anche sull’Imu: “sia tolta subito, lo Stato incassi i fondi europei in compensazione della stessa, questo rappresenterebbe un’agevolazione certa. Il governo emani un decreto che preceda che i proprietari degli immobili siano collaborativi con le attività produttive commerciali artigiani e sospendano qualche mese di affitto a sostegno delle stesse. È sicuramente meglio perdere qualche mese di affitto piuttosto che l’immobile sia sfitto, naturalmente
lo Stato non deve applicare le tasse e i relativi balzelli: gli italiani aiutano gli italiani, solo così, assieme, si può affrontare una crisi che a settembre sarà ancora più”. In questa lunga e dettagliata analisi Da Re non ha fatto però cenno ad un tema tanto caro al suo partito, quello dell’autonomia regionale. Forse perché lo considera la base implicita di ogni suo ragionamento. Talmente ovvio da non essere nominato? Oppure è sceso di qualche scalino nella scala delle priorità? © RIPRODUZIONE RISERVATA
ECONOMIA 2 Il 69% delle aziende polesane non recupererà entro il 2020
Imprese: “Un bollettino di guerra” Economia veneta e nazionale in ginocchio con il 69% delle imprese polesane che ritiene di non riuscire a recuperare le perdite dei mesi del lockdown entro la fine del 2020. La Camera di commercio di Verona, col presidente Giuseppe Riello, che definisce la situazione senza mezzi termini: “E’ un bollettino di guerra. Una tempesta senza precedenti, la prima crisi realmente globale, e che si abbatte in modo indiscriminato su paesi ricchi e poveri. E la congiuntura tra la crisi sanitaria ed economica rende meno probabile una rapida ripresa: la domanda è crollata, ci sono grandi ‘buchi’ nelle catene di approvvigionamento globale e la crisi finanziaria coinvolge mercati e materie prime. Materie prime da cui l’Italia, come Verona dipende in modo cruciale”. E ancora: “Il 66,4% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver sospeso la propria attività per il lock down. Quasi il 60% ha modificato geografia rifornimenti. Il 18% ha modificato/convertito la produzione. Siamo di fronte ad una rivoluzione Copernicana che non si può gestire per decreti con interventi a pioggia, occorre una pianificazione degli interventi a sostegno dell’economia, di concerto con tutte le istituzioni, Camere di Commercio incluse, e le numerose “parteci-
Le imprese venete, italiane e polesane sono state messe in ginocchio dall’emergenza sanitaria
Giuseppe Riello pate” della galassia statale: dalla Sace all’Agenzia delle entrate. Gli imprenditori intervistati, con almeno 10 dipendenti, non micro imprese quindi chiedono in maggioranza una maggior garanzia sui finanziamenti e solo in seconda battuta una proroga delle scadenze fiscali. Questo la dice lunga sulla rassegnazione della classe imprenditoriale che, come sempre accaduto, si fa carico della soluzione di tutti i problemi, anche quelli che non le spetterebbe risolvere”. L’analisi congiunturale relativa
ai mesi di lockdown in Veneto è impietosa. Nel trimestre gennaio marzo 2020, a seguito de ll ’emergenza Covid 19 “Il 72,6% delle imprese manifatturiere del Veneto con oltre 10 addetti ha dichiarato di aver sospeso la propria attività. Un 63% in base alle disposizioni governative, un 9% per scelta”. Solo il 27,4% invece ha dichiarato di non essere stato interessato dalla sospensione delle attività: oltre 1 su 3 di queste imprese ha potuto tenere aperto grazie al meccanismo della deroga agli obblighi di sospensione.
In Polesine hanno dichiarato di aver sospeso l’attività il 64,8% delle imprese. Le imprese più penalizzate dal lockdown sono risultate essere quelle di piccole dimensioni, dove oltre il 74% ha chiuso, e quelle dei beni di investimento, dove il 73% è stato obbligato a interrompere l’attività. I settori più colpiti dalla chiusura sono stati quelli di legno e mobile, sistema moda, mezzi di trasporto, marmo, vetro, ceramica, carta e stampa. In Polesine il69% delle imprese ritiene di non riuscire a recupe-
rare le perdite subite entro la fine dell’anno. Nelle altre province del Veneto le percentuali della sfiducia sono maggiori. E ancora: la marcata revisione dello scenario macroeconomico in confronto a quello che si andava delineando porta la previsione del Pil per il 2020 ad una contrazione pari a 8%, con un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche al 10,4% del Pil. Per il 2021, il Def prevede un rimbalzo consistente dell’economia italiana con il Pil in crescita del +4,7%. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SABATO 23 MAGGIO 2020 MESSAGGERO VENETO
La ripartenza
Scontro sui precari della scuola Servono 32 mila assunzioni per le classi con 10 alunni. M5S vuole il concorso, gli alleati un iter rapido «in sicurezza» per i concorrenti, trasformando il concorso in una semplice selezione per titoli. Un tira e molla che lascia a mezz’aria anche il decreto scuola, che contiene le disposizioni sui concorsi e che deve essere approvato entro il 7 giugno, pena la sua decadenza. Altrimenti a rischio sarebbero anche esami di terza media e di maturità che proprio il provvedimento regola. «Se il problema è quello di velocizzare e garantire la sicurezza evitando la prova in presenza ai concorrenti –
ha detto prima alle Regioni poi a premier e capidelegazione Azzolina – allora facciamo così, aspettiamo che i primi di luglio il comitato scientifico ci dica se si può fare la prova in aula. Se così non fosse procediamo con la selezione per titoli e poi a fine del prossimo anno scolastico regolarizziamo tutti con una prova semplificata». Anche perché con la sola selezione per titoli ma senza esami non sarebbe possibile assumere i precari a tempo indeterminato, per cui il concorso vero e pro-
Il governatore leghista del Veneto difende il collega Fontana dagli attacchi dei grillini E critica il governo: «La politica ha bisogno di coraggio, non puoi affidarti solo agli scienziati»
io ho il merito di non aver smantellato storici presìdi territoriali e di tenere la soglia del 5% delle terapie intensive in gestione privata, raddoppiando invece i posti letto in terapia intensiva negli ospedali pubblici». Ma un altro presidente alla testa del Veneto avrebbe avuto gli stessi esiti, in ragione della squadra e del modello esistenti? «Ognuno porta con sé il suo valore aggiunto, io con il mio background scientifico arrivavo in una squadra molto forte. I tremila tamponi a Vo’, la chiusura dell’ospedale di Schiavonia infettato, la creazione della banca del plasma iperimmune sono mie idee. Il ruolo dell’Università di Padova, con i professori Cattelan, Vianello, Novalesi, Crisanti, Tacconelli, Lippi, Plebani e la regia della dottoressa Russo, hanno fatto la differenza. Se il virus tornerà in autunno saremo preparati». Dobbiamo prepararci a un nuovo lockdown generalizzato? «No. Il lockdown sarà circoscritto ai soli contagiati, perché saremo in grado di intercettarli e circoscriverli per tempo. Non bloccheremo più il mondo». Cosa abbiamo imparato in vista della probabile convivenza con il virus?
Paolo Russo / ROMA
Dopo la giustizia tocca alla scuola mettere in fibrillazione la maggioranza. Oggetto del contendere il concorso straordinario che quest’estate dovrebbe stabilizzare 32 mila precari, che i Cinque Stelle vogliono selezionare con una prova (seppure semplificata) mentre il resto della maggioranza (più la Lega) punta a velocizzare tutto con la selezione per titoli. Così in bilico resta la sorte di chi, relegato fino a d oggi al ruolo di supplente, è
ora chiamato a sedere stabilmente dietro una cattedra per coprire lo “spezzatino” di classi che nelle scuole di ogni ordine e grado servirà a far riprendere le lezioni in sicurezza. Perché gli scienziati del comitato tecnico-scientifico nelle linee guida che presenteranno la prossima settimana sono orientati a chiedere una distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo. Al ministero dell’Istruzione si sta già elaborando un piano per creare classi di soli dieci-dodici alunni, conquistando spazi con inter-
venti di edilizia leggera, tipo pareti mobili per creare mini aule nelle palestre piuttosto che nelle aule magne. Ma il braccio di ferro nella maggioranza lascia tutto in sospeso. Perché da un lato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, sostenuta in modo compatto dai suoi pentastellati, ne fa una questione di principio, sostenendo la necessità di svolgere il concorso almeno con un quiz a risposta chiusa. Dall’alto parte del Pd, Leu, Italia viva e Lega chiedono di fare presto e
Zaia: «Orrendo sciacallaggio contro la sanità lombarda» L’INTERVISTA Paolo Possamai
gnobile speculazione». All’indomani della battaglia in Parlamento sulla Sanità lombarda alle prese con il Covid, dove i grillini hanno pestato con il maglio sulla Lega, Luca Zaia, 52 anni, da dieci presidente del Veneto, si schiera accanto ai suoi e parla di «orrendo sciacallaggio». Presidente, ma dal suo punto di vista la gestione dell’epidemia in Lombardia e al Nord va esentata da critiche? «Ma qui non è in questione il diritto di critica. Ci mancherebbe! Io aderisco al richiamo alla necessità di leale collaborazione istituzionale pronun-
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ciato dal presidente Mattarella. Ma non posso accettare un modo vergognoso di fare polemica sui morti». Come definirebbe i suoi rapporti con il governo? «Improntati alla massima collaborazione, ma nei territori e in Parlamento e pure dentro al governo per voci minori, vedo in circolazione tanti apprendisti stregoni con cappello a cinque stelle. Senza il minimo pudore». Ma la concentrazione delle morti nelle residenze per anziani cosa ci viene a dire? «Facciamo memoria insieme. Il panico aveva preso il mondo. Siamo entrati in una stanza buia e abbiamo faticato a trovare l’interruttore. Sulle Rsa abbiamo seguito le linee guida del governo. Il 75% delle 300 case di riposo venete non ha avuto nemmeno un ospite positivo, una ventina
sono state una sorta di lazzaretto. Ci sta una componente gestionale e strutturale». Sta dicendo che decreti e linee guida del governo erano insufficienti? «Umanamente posso capire chi sta al governo: in una sorta di autotutela ha delegato tutto agli scienziati, con un effetto paralisi evidente. Basti pensare alle linee guida fantascientifiche create dall’Inail. Il punto è che lo scienziato tende al rischio zero, è un purista. Tocca alla politica fare sintesi e scegliere, tanto più che per un lungo tempo la scienza ci ha detto che, per esempio, le mascherine servivano solo per i pazienti sintomatici». Come si spiega il diverso andamento del virus in Lombardia e in Veneto? «Non porto legna al fuoco della polemica grillina. Ogni modello sanitario ha storia a sé,
Luca Zaia
Si fa presto a dire unità nazionale nella Babele italiana
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«Abbiamo sperimentato una sanità in tempi di guerra, avremo un atteggiamento molto più performante e efficace. Abbiamo rafforzato la diagnostica dei tamponi, in grado di gestire fino a 40-50 mila al giorno. Avremo a disposizione cocktail di farmaci che si sono dimostrati importanti per salvare vite. Le multinazionali stanno lavorando a farmaci nuovi e vaccino, ma mi aspetto anche che avremo a breve un kit rapido molto più tempestivo e di vasto utilizzo dei tamponi. E poi credo moltissimo che la via maestra sia il plasma iperimmune. Se il virus tornerà, sapremo gestire l’emergenza». Del resto, potremmo permetterci economicamente un altro stop generale? «Non accadrà un altro stop. Ma vorrei dire che vedo, quanto meno in Veneto, gran fervore e voglia di ricominciare. Credo che l’economia ripartirà di slancio, con un andamento a rimbalzo o a “V” e non a “U” come dicono i pessimisti. Risaliremo la china. La cornice dell’Ue, e lo dico da europeista convinto, ci consente un debito sostenibile, risorse che dobbiamo riversare sull’economia in primis. Ce la faremo. Tanto più se sapremo approfittare del virus come di un Big Bang». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
BRUNO MANFELLOTTO
LA SETTIMANA
hi sperava che lo tsunami Covid spingesse la politica sui sentieri impervi dell’unità nazionale, si è dovuto ricredere. Se giovedì mattina il premier lasciava intravedere la possibilità di un dialogo maggioranza-opposizione, poche ore dopo Riccardo Ricciardi, trafelato regista teatrale di Massa Carrara, pro tempore deputato M5S, si incaricava di sferrare un attacco scomposto alla sanità lombarda. Con il duplice effetto di bandire ogni
prio l’estate del prossimo anno diventerebbe indispensabile alla loro definitiva stabilizzazione. «Non solo valutazione di titoli, ma anche esami, sarà questa la prova meritocratica che ci consentirà già a settembre di stabilizzare tanti precari», ha detto tenendo il punto il capo politico del Movimento Cinque Stelle, Vito Crimi. «Merito non è un quiz a crocette», replica Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, mentre contro il concorso a quiz si schierano anche i sindacati con la motivazione della sicurezza e del rischio contagio. Dopo ore di vertice, a notte fonda nemmeno il premier Giuseppe Conte era riuscito a sciogliere la matassa, che mette a rischio anche i prossimi esami di media e maturità. —
colloquio, ma anche un esame serio delle molte cose che in Lombardia non hanno funzionato. Dopo di che, sotto la vetrata liberty del Beltrami che illumina dal soffitto l’aula di Montecitorio, l’opposizione ha scatenato una bagarre da stadio. Alla faccia del distanziamento sociale. Niente da fare. Nel codice genetico della politica all’italiana ci sono i Montecchi e i Capuleti, i guelfi e i ghibellini, ed è davvero impensabile che il leader dell’opposizione si rivol-
ga al capo del governo con le parole appena pronunciate nel parlamento portoghese: «La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità. In questo momento, il governo non è l’espressione di un partito avversario, ma la guida dell’intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare». Figuriamoci. Qui si procede per strappi, divisioni, spostamenti progressivi. Perdippiù senza costrutto né obiettivi se non quello del momentaneo posi-
zionamento sullo scacchiere. Ora, noi non siamo nella testa del Ricciardi e quindi non sappiamo se sia scivolato sulla buccia di banana dell’impeto e dell’inesperienza o se recitasse un copione teso a far capire a chi doveva capire che ogni dialogo è impossibile. In ogni caso, in assenza di un collante comune, ogni tentativo si infrange dinanzi alle divisioni in entrambi gli schieramenti. Nella maggioranza bastano, che so?, la pressione di Renzi sui temi sensibili dei migran-
ti irregolari o dei cantieri chiusi e la disponibilità del premier a parlarne, a far andare su tutte le furie i 5S. D’altra parte, basta che il governo entri nella babele della prescrizione, tema caro ai grillini, perché Italia Viva dissotterri l’ascia di guerra. E il gioco si consuma nella generale consapevolezza che la strada di una rottura non è percorribile. È una guerra di posizione che ogni volta Giuseppi è costretto a sedare. Le cose non vanno meglio dall’altra parte e l’annuncio di
un 2 giugno festeggiato insieme è pura operazione di facciata: insieme per dire cosa? Meloni, premiata dai sondaggi, scava sotto il monumento a Salvini; Berlusconi, pur ridimensionato, si batte per limare le unghie populiste degli alleati. E se Silvio sembra disposto, se necessario, a dare una mano a Conte, gli altri due non ne vogliono sapere; e se, ancora, Berlusconi sprona il Paese a prendere di corsa i 37 miliardi del Mes, per Meloni e Salvini l’Europa è ancora il discrimine che tutto separa. Quasi sperano che sia la crisi finanziaria post-Covid a lavorare contro Conte. A danno del Paese. — © RIPRODUZIONE RISERVATA