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PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Domenica 24 Maggio 2020
contagi in una regione che era stata dichiarata zona rossa non sia una notizia da commentare? Quella era una milestone, una pietra miliare. Io ho fatto un commento equilibrato, che però è stato manipolato. Non capisco le ragioni delle polemiche e non capisco perché vengono dati meriti a persone che non ne hanno, forse sono manovre di palazzo che vanno oltre la mia comprensione». A cosa si riferisce? C’entra qualcosa la conferenza stampa di giovedì scorso, con cui il governatore Zaia ha messo in risalto il ruolo di Francesca Russo? «Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi, deve spiegare perché l’8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi agli asintomatici che tornavano dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata. Vogliamo prendere in giro tutti? Io non ho interessi politici, se volete credere alle favole siete liberi di farlo. Fino a ieri pensavo che collaborassimo e che i meriti venissero riconosciuti, io posso dimostrare tutto e loro no. Non si capisce bene perché la dottoressa Russo emerge così, dopo due mesi in cui erano state dette cose molto diverse. In ogni caso lei non scriverà nessun report scientifico perché non ha nessun dato in mano». La tensione che si è venuta a creare in questi ultimi giorni con i colleghi e con la Regione rischia di compromettere lo spirito di collaborazione che abbiamo visto nei mesi dell’emergenza? «Io continuo a lavorare e aspetto i fatti, che mi daranno ragione. Ora tutti vogliono la paternità di micro e macro successi per ragioni politiche, così possono riscrivere la storia. Purtroppo quello che affermano non corrisponde al vero, sono solo umane meschinerie su cui ho intenzione di passare sopra. Se non avessimo usato i reagenti dell’Imperial College (l’Università di Londra da cui proviene Crisanti, ndr), ci avremmo messo un mese e mezzo a sviluppare i tamponi, con tutta la burocrazia che ci hanno messo. Ora vogliono cambiare la narrativa. Viste da uno che è stato in Inghilterra, queste cose mi fanno tenerezza». Alessandro Macciò
LA REGIONE
❞
Francesca Russo Mai ricevuta la richiesta di fare tamponi ai cinesi al rientro dal loro Paese
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presidente dell’Istituto superiore di Sanità: «La curva epidemica è stabile e in calo. Cresce la quota di pazienti asintomatici perché le Regioni stanno sempre più incrementando il contact tracing (il monitoraggio dei positivi e dei loro contatti, ndr). I dati mostrano come il lockdown abbia funzionato, anche nelle zone dove si è registrata una più alta circolazione del virus. Non possiamo allentare le misure sul distanziamento sociale e l’igiene delle mani — aggiunge il presidente dell’Iss — ma potremo avere più libertà. L’obiettivo è di evitare la ripartenza di curve epidemiche e relativo nuovo aumento di contagi nelle regioni». M.N.M.
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poni. Non li ha inventati nessuno di noi, storicamente servono a intercettare le infezioni, non sono certo nati con il coronavirus. Non vedo il motivo di sollevare polemiche inutili». Sorpresa Francesca Russo: «Questo attacco mi coglie impreparata, non lo trovo corretto, ognuno ha il suo ruolo a seconda della propria formazione. Io ho la direzione della Prevenzione, nel tempo abbiamo affrontato la pandemia influenzale del 2009, Ebola, West Nile, i Pfas e ora il Covid-19. La sanità pubblica ha il compito di pensare a chi fa cosa e a come lo fa: l’attività di pianificazione deve mettere insieme i compiti che ciascuno svolge». E poi ricostruisce la corrispondenza con Crisanti degli ultimi mesi. Il 30 gennaio lei gli scrive: «Si chiede di ricevere le indicazioni sulle modalità di raccolta e invio dei campioni biologici dei casi sospetti e di trasmetterne i referti». «Crisanti ha risposto con nota e allegati da distribuire ai servizi di Igiene e Sanità pubblica e noi l’abbiamo fatto — precisa Russo — e abbiamo costruito le procedure operative». Venendo al casus belli del «no» ai tamponi sui cinesi al rientro dal loro Paese che il microbiologo denuncia, la dirigente regionale precisa: «Non ho mai ricevuto una sua richiesta scritta in tal senso, ho appreso la notizia l’11 febbraio dal Corriere del Veneto e quello stesso giorno ho predisposto una lettera per sapere dal professore se ci fossero indicazioni nazionali o internazionali che autorizzassero l’operazione o se fosse interessato a presentare un progetto di ricerca. Perché altrimenti bisognava giu-
L’andamento dell’infezione Regioni/PA Abruzzo Basilicata Calabria Campania EmiliaRomagna FriuliVeneziaGiulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Prov.AutonomadiBolzano Prov.AutonomadiTrento Puglia Sardegna Sicilia Toscana Umbria Valled’Aosta Veneto
Fonte: Istituto superiore di Sanità
Incidenzasettimanale(100.000ab.) Rankingnazionale 5,72 1,07 0,26 1,91 9,35 2,14 2,42 15,03 23,75 5,64 12,11 16,69 2,82 24,95 1,24 0,73 0,8 3,89 0,45 9,55 3,85
Q3-intermedio/alta Q1-bassa Q1-bassa Q2-intermedio/bassa Q3-intermedio/alta Q2-intermedio/bassa Q2-intermedio/bassa Q4-Alta Q4-Alta Q3-intermedio/alta Q4-Alta Q4-Alta Q2-intermedio/bassa Q4-Alta Q1-Bassa Q1-Bassa Q1-Bassa Q3-intermedio/alta Q1-Bassa Q3-intermedio/alta Q2-intermedio/bassa
StimadiRt 0,86 (CI: 0,56-1,25) 0,63 (CI: 0,31-1) 0,17 (CI: 0,03-0,45) 0,45 (CI: 0,23-0,74) 0,49 (CI: 0,4-0,57) 0,63 (CI: 0,41-0,9) 0,71 (CI: 0,53-0,93) 0,52 (CI: 0,38-0,66) 0,51 (CI: 0,47-0,55) 0,48 (CI: 0,3-0,72) 0,51 (CI: 0,18-0,92) 0,39 (CI: 0,33-0,44) 0,45 (CI: 0,2-0,76) 0,77 (CI: 0,49-1,09) 0,56 (CI: 0,39-0,75) 0,27 (CI: 0,06-0,61) 0,69 (CI: 0,37-1,08) 0,59 (CI: 0,47-0,73) 0,53 (CI: 0,12-0,93) 1,06 (CI: 0,43-1,76) 0,56 (CI: 0,4-0,73)
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Il governatore fa da «paciere», mentre la dirigente commenta: «Non mi aspettavo un simile attacco, non lo trovo corretto»
«Polemiche inutili, la dottoressa Russo deve coordinare la sanità pubblica» VENEZIA Non è la prima volta che il professor Andrea Crisanti, a capo del laboratorio di Microbiologia di Padova, se la prende con la Regione. All’inizio della brutta storia del coronavirus aveva accusato il direttore generale della Sanità, Domenico Mantoan, di avergli impedito di eseguire i tamponi sugli asintomatici, trascinando la polemica alla ribalta nazionale per oltre un mese, nonostante le note scritte con cui ministero della Salute e Oms confermassero la linea adottata in un primo momento di riservare lo screening a pazienti con sintomi evidenti. Poi, il 21 aprile, la tregua, con l’avvio di uno studio dell’Università di Padova a Vo’ Euganeo, primo focolaio, condotto dallo stesso Crisanti e finanziato dalla Regione con 150mila euro. Pace durata più o meno fino al 9 maggio quando, alla dichiarazione del governatore Luca Zaia in merito a un’ipotesi di minor virulenza del Covid-19, dai microfoni di «Petrolio» (Rai 1), Crisanti ha risposto: «Cosa vuol dire che perde forza? Non ha senso affermarlo, non c’è alcuna prova. E poi il virus non si misura in forza». Fino all’attacco di ieri contro Azienda Zero, il cervello della sanità veneta, e Francesca Russo, direttore del Dipartimento regionale di Prevenzione. «Crisanti è una colonna portante del sistema, ha il grande merito di aver ottimizzato il lavoro che gli compete, cioè l’analisi del virus — puntualizza Zaia —. Nessuno discute il suo valore scientifico, ma la dottoressa Russo ha per legge l’obbligo di redigere il piano di sanità pubblica, che prevede anche i tam-
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Luca Zaia Sono due fuoriclasse ma hanno ruoli diversi A Crisanti compete l’analisi del virus
Trendsettimanale deicasidiCovid-19
In via di definizione
stificare la scelta di distogliere risorse rispetto alle disposizioni ministeriali». Crisanti, con una lettera datata 12 febbraio, ringrazia Mantoan di avergli dato la possibilità di chiarire dichiarazioni a suo dire travisate, assicura la propria adesione alle direttive ministeriali e aggiunge che «sarebbe opportuno effettuare il tampone anche su persone provenienti da aree endemiche ed esposte a persone infette». «Non c’è nessuna interferenza tra le competenze mie, di Crisanti o degli altri colleghi — aggiunge Russo —. Non sono in competizione con nessuno, faccio il mio lavoro e a breve metteremo on line le nuove linee guida in via di definizione. Abbiamo sempre reso disponibile e trasparente il lavoro della Prevenzione, è il mio modo di operare e su questo non transigo. Io dico la verità, non m’invento nulla. E non c’è alcun contrasto». Nemmeno sui reagenti («non compete a me l’acquisto»), anche se per chiarire l’uso di quelli forniti dall’Imperial College di Londra, Zaia ha chiesto lumi a Luciano Flor, dg dell’Azienda ospedaliera di Padova. Quanto ai tamponi di massa a Vo’, sono stati decisi il 21 febbraio, dopo i primi due contagi e la morte di Adriano Trevisan all’ospedale di Schiavonia. Il 3 marzo l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha ricevuto Russo, Crisanti e il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina di Padova, per discutere il progetto del nuovo campionamento poi finanziato dalla Regione. «Spesso si confonde lo studio scientifico condotto dall’Ateneo di Padova a Vo’ a fine quarantena con il piano di sanità pubblica del Veneto — avverte il governatore —. Sono due operazioni diverse. Crisanti mi ha chiamato e mi ha detto: lei ha fatto una bella scelta, il Comune padovano è l’unica realtà al mondo ad aver sottoposto a tampone tutti i cittadini all’inizio della quarantena, io ne approfitterei per realizzare una pubblicazione scientifica rifacendo lo screening al termine della zona rossa. Ma non c’entra nulla con il piano del Veneto». «E nemmeno con i cinesi», chiude Francesca Russo. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Valutazionerelativaall’aumento edattuale impattodiCovid-19suiserviziassistenziali Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 (in via di definizione) Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa - livello 2 Bassa/Moderata - livello 2/3 (in osservazione) Bassa - livello 2 L’Ego - Hub
di Roberta Polese
Arslan, la pulizia dei libri inutili e l’atteso ritorno al tour dei bar «Secondo me un po’ si esagera, si figuri che ero dalla parrucchiera l’altro giorno e non mi hanno nemmeno potuto dare il caffè come facevano sempre, le ragazze erano molto dispiaciute ma dicono che rischiano delle sanzioni, non si possono sfogliare nemmeno più quelle riviste che leggevo solo lì, un vero peccato, tutto questo ci toglie il nostro bisogno di leggerezza». La scrittrice padovana, armena d’origine, Antonia Arslan, è reduce da un periodo terribile: poco prima del lockdown ha perso il marito, ed è rimasta sola nella pandemia. «Sa che ho fatto? Ho messo ordine in casa, ho buttato via libri, e mi sono sentita meglio». Professoressa non vorrà dirci che proprio lei butta i libri? «I libri Antonia non vanno Arslan venerati, ce ne sono di stupidi, di inutili e brutti, che occupano solo spazio, liberarmene mi ha fatto bene, consiglio a tutti di togliere di mezzo i libri superflui, è terapeutico». Deve essere stata dura per lei rimanere chiusa in casa da sola... «Mi sono dovuta immergere nella solitudine più totale ma credo mi abbia fatto bene perché mi sono dovuta abituare per forza a stare da sola, non sono uscita neanche per la spesa perchè non sopportavo l’idea di mettermi mascherine e guanti per andare al supermercato». Cosa le mancava della sua quotidianità? «Mi mancava viaggiare, in questo periodo dovevo essere negli Stati Uniti a promuovere la traduzione inglese de “Il libro di Mush”, gli americani sono geniali con i titoli, loro lo hanno chiamato “The Silent Angel”, avevo già i biglietti in mano e invece tutto annullato, pazienza, c’è di peggio nella vita». Oltre ad andare dalla parrucchiera che ha fatto? «Non vedevo l’ora di riprendere il mio “tour” dei cappuccini, in centro a Padova, il via dal bar sotto © RIPRODUZIONE RISERVATA casa».
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Domenica 24 Maggio 2020
IL TURISMO quelle su cui stanno lavorando i ministeri della Salute e della Famiglia insieme al Comitato tecnico scientifico nazionale. «I bambini dovranno essere considerati e trattati come un vero e proprio nucleo epidemiologico - ha spiegato Francesca Russo, direttore del Dipartimento di prevenzione - e dunque verranno creati piccoli gruppi che svolgeranno sempre attività separate, così da facilitare l’isolamento nel caso in cui si verifichino dei contagi. Abbiamo deciso di rendere obbligatoria, mentre per tutte le altre attività è facoltativa, la misurazione della temperatura per piccoli, educatori e genitori. L’igiene e la disinfezione viene descritta in maniera precisa dalla linee guida. Sono previste le mascherine per i bambini da 6 anni in su, spazi separati per fornitori estranei al contesto, i genitori non devono assembrarsi fuori dalle strutture. È meglio che il bim-
Le linee guida Per la fascia 0-3 anni saranno nazionali, per quella da 4 a 17 anni invece regionali bo venga accompagnato sempre dallo stesso genitore, ed evitare accompagnatori da 60 anni in su. Sembrano misure molto restrittive - ha concluso Russo - ma questo è il contesto in questo momento. Se gli scenari saranno migliori, saremo più rilassati». Per mamme, papà e nonni c’è poi un’ulteriore buona notizia: già domani, infatti, riapriranno le aree gioco nei parchi, unica valvola di sfogo per molti bambini soprattutto in città. «I Comuni avranno però la facoltà di far slittare la riapertura di qualche giorno nel caso in cui si rendessero necessarie operazioni di sfalcio,
titi dallo Stato fino all80% potranno arrivare al 100% con l’aiuto dei Confidi e la spalmatura del rientro (si arriva fino a 800 mila euro) sale da 6 a un limite massimo di 30 anni. Il tutto con il via libera dell’Europa. «Aggiungo che si è disposta la sospensione - spiega Baretta - fino ad ottobre dei canoni di tutti gli immobili dello Stato, penso alle botteghe dei centri storici a quelle di Piazza San Marco a Venezia. Novità anche per alberghi e terme su cui non ci sarà nessuna imposta sostitutiva sui beni rivalutati. Autocertificazione, infine, per la richiesta di un prestito sui fronti dell’antimafia e della solvibilità». Passa anche lo «scudo» in caso di contagio di un dipendente: «i datori di lavoro che rispettano le regole stabilite dai protocolli Covid conclude Baretta - non hanno responsabilità in caso di contagio dei dipendenti». Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, fa un appello alla collaborazione con la Regione per evitare altre polemiche (l’ultima quella sui 200 milioni alle «province rosse») «e ricordo che nel decreto da 55 miliardi al Veneto andranno quasi 5 miliardi di
manutenzione, sanificazione» ha precisato Zaia. Via libera anche per le aree gioco inserite nei centri commerciali. L’ordinanza firmata ieri, comunque, non attiene solo ai più piccoli. Sempre da domani potranno infatti riaprire anche parchi tematici, acquatici e di divertimento (si legga Gardaland, Acqualandia, Caneva World e simili), parchi zoologici (come quello di Bussolengo), i noleggi di auto, bici e moto. «La ratio è evidente - ha spiegato Zaia - parliamo di attività collaterali al turismo, che vogliamo far ripartire in grande stile con l’arrivo di giugno. In questo modo diamo il tempo agli operatori del settore di farsi trovare preparati». Sempre da domani potranno ricominciare a lavorare informatori medici e del farmaco, guide turistiche e professioni della montagna (queste ultime su linee guida nazionali). Riaprono centri sociali, sedi culturali, circoli, sedi associative, club, università della terza età. Riparte la formazione professionale per laboratori, esami e tutoraggio. Nell’ordinanza ci sono pure alcune precisazioni, richieste a gran voce in questi giorni dalle associazioni di categoria: tra le più importanti, l’eliminazione dell’obbligo di utilizzare i guanti (introvabili) per visionare i vestiti nei negozi di abbigliamento. Il governatore ha quindi annunciato un’ultima ordinanza, probabilmente l’ultima visto che la «Fase 2» è pressoché completata, nel corso della prossima settimana, con l’ultima tranche di riaperture «da fissare indicativamente per la metà di giugno», dati epidemiologici permettendo. Parliamo di cinema, teatri, luoghi per concerti, centri termali e centri benessere, discoteche, sagre e fiere. «E con quello dovremmo chiudere tutta la partita». © RIPRODUZIONE RISERVATA
risorse con, in più 100 ulteriori milioni per la sanità». A tener banco, inevitabilmente, anche il tema elettorale. «Il governo segue i consigli del Comitato tecnico scientifico - spiega Variati - cioè di completare le operazioni elettorali, ballottaggi inclusi entro s e t te m b r e p e r a g g i r a r e un’eventuale nuova ondata di contagi. Si pensa a un election day il 13 e 14 settembre, data che potrebbe slittare in avanti di una settimana visto che potrebbero andare al ballottaggio al massimo 100 comuni. Ciò detto, luglio ormai è un’opzione impraticabile visti i tempi di conversione parlamentare del decreto (si vota alla Camera mercoledì ma poi il Dl passa in Senato ndr)». Il problema potrebbero essere le liste da presentare 30 giorni prima, il 14 agosto, ma Variati spiega che il governo potrebbe decretarne l’anticipo per evitare Ferragosto. Il governatore Luca Zaia, però, non molla: «La Corea è andata a votare ad aprile, la Francia voterà a giugno, siamo gli unici che dicono che non si può andare a votare. Ma non la diamo ancora per persa». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Finora perso un miliardo La Regione: via l’obbligo della mascherina in hotel
Dal mare alla montagna i villeggianti non ci sono «Sarà l’estate peggiore»
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Milioni, gli arrivi di turisti nella nostra regione lo scorso anno
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Per cento, il calo di presenze turistiche nel emse di marzo
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Milioni di euro, la perdita per i mancati incassi derivati dai soli turisti stranieri in Veneto
VENEZIA Chi ricorda gli anni orribili del turismo? «Furono due», spiega Marco Michielli, presidente regionale di Confturismo e di Federalberghi. «Luglio 1989: l’acqua del mare si riempì di mucillagine terrorizzando i villeggianti. Poi ci fu il 2002, la prima stagione estiva dopo gli attentati dell’11 Settembre, quando nessuno si fidava a salire su un aereo e le presenze di stranieri precipitarono». Sono passati quasi vent’anni. «Arriveremo a rimpiangere gli arrivi turistici di allora. Questa sarà l’estate peggiore di sempre», dice Michielli. E pensare che il 2020 era partito alla grande. Dopo le cifre record dello scorso anno (oltre 20 milioni di turisti in ingresso), gennaio aveva registrato un incremento dell’8% del numero di presenze nella nostra regione. Ma già a febbraio l’allarme Covid 19 aveva portato a una contrazione degli arrivi di circa il 7,6%. Con il lockdown, com’è ovvio, la situazione è precipitata. «Gli alberghi e i campeggi evidenziano forti cali, pari a circa il 90% degli arrivi e delle presenze a marzo, e prossimi al -100% ad aprile», si legge nell’ultimo bollettino elaborato dall’Ufficio statistica della Regione. Nel settore, il primo quadrimestre dell’anno in genere pesa per circa il 20% sul fronte delle entrate economiche. E questo significa che finora il Veneto ha perso 780 milioni di euro di introiti derivati dai visitatori stranieri. «Se si aggiungono le spese dei turisti italiani - azzardano i tecnici regionali - si arriva a oltre un miliardo di euro». E non è finita. Perché è pur vero che ieri hanno aperto i primi stabilimenti balneari (quattro al Lido di Venezia, oltre alla spiaggia libera a ridosso dell’ex Ospedale al Mare) e altri riprenderanno l’attività la prossima settimana, a cominciare da Bibione che sabato inaugura «la più grande spiaggia d’Italia» che, per scongiurare rischi di contagio, arriverà a garantire ai villeggianti fino a
La più grande d’Italia Bibione sabato inaugurerà la maxi-spiaggia, per garantire le distanze di sicurezza
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Michielli Arriveremo a rimpiangere gli arrivi del 1989, quando il mare si riempì di alghe, e del post-11 Settembre
● L’editoriale Il virus di coppia SEGUE DALLA PRIMA
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a seconda considerazione è che le medie, come spesso succede, nascondono la realtà. Per esempio quella di uomini e donne: perché per i primi la morte per omicidio cala davvero, ma per le seconde invece aumenta: le donne assassinate, che erano l’11 per cento del totale nel 1990, oggi sfiorano il 40 per cento. Sono due numeri che parlano da soli. Sono uccise da amori malati: per il 55 per cento dai partner o ex tali, per il 25 per
64 metri di spazio sulla sabbia per singolo ombrellone e due sedie a sdraio. Ma le strutture ricettive sono alle prese con un blocco pressoché totale delle prenotazioni. «La gente è confusa, anche perché non è chiaro quali saranno le regole sulla libertà di spostamento da una regione all’altra e da un Paese all’altro», dice Elisabetta Dotto, titolare dell’Hotel Ambra a Cortina e dell’Excess Venice a Venezia. «Le prenotazioni ormai guardano al 2021, perfino al 2024. Ma quest’anno è ancora tutto fermo, in attesa che il governo riesca ad avviare dei dialoghi proficui con gli altri Paesi, come ha saputo fare, ad esempio, la Grecia». L’incognita riguarda soprattutto (ma non solo) la risposta dei turisti austriaci e tedeschi, che rappresentano una notevole fetta delle presenze in Veneto. Le prossime settimane saranno decisive, ma secondo il presidente di Confturismo per riaprire le strutture occorre prima sciogliere una serie di incognite. «I tecnici hanno fissato alcune regole assurde e inique - assicura Michielli - a cominciare dall’obbligo, per il gestore, di garantire la distanza di sicurezza tra i clienti.
cento da parenti: come avvertiva Freud, «l’odio è l’ombra di ogni amore». Secondo l’Eures, il principale movente dei femminicidi familiari risulta quello della gelosia e del possesso: li definiamo delitti passionali, ma la passione – evidentemente – c’entra assai poco. La terza considerazione è che le medie nascondono anche le specificità locali. In buona sintesi: mentre gli uomini assassinati si hanno perlopiù nelle regioni meridionali e insulari, per le donne uccise la geografia criminale dell’Italia si rovescia quasi perfettamente:
Metterò dei cartelli, farò moral suasion, ma non possono pretendere che mi infili tra due turisti olandesi per costringerli ad allontanarsi. Gli albergatori non sono carabinieri. La responsabilità di mantenere comportamenti corretti deve ricadere sull’individuo, non su chi lo ospita». Confturismo, che in Veneto rappresenta 15 mila imprese, ha presentato alla Regione una lista di suggerimenti per agevolare la gestione e la permanenza degli ospiti in alberghi, campeggi e appartamenti. «Alcune di queste richieste verranno accolte - anticipa l’assessore regionale al Turismo, Federico Caner - e nei prossimi giorni, ad esempio, decadrà l’obbligo della mascherina all’interno delle strutture ricettive: si dovrà indossarla solo quando ci si avvicinerà a meno di un metro da un’altra persona». Caner si sforza di essere positivo: «La situazione è complessa ma non drammatica. Pare che l’Austria garantirà un corridoio ai tedeschi diretti in Italia. Insomma, ci sono i primi segnali del fatto che qualcosa, nel settore turistico, si sta finalmente sbloccando». Andrea Priante © RIPRODUZIONE RISERVATA
Bolzano (Bolzano!) ha il maggior tasso di femminicidi, il Friuli è al quinto posto e Veneto ed Emilia si posizionano in una poco onorevole metà classifica delle venti regioni italiane. Per di più tutte le quattro aree citate sono peggiorate rispetto al triennio precedente (si salva insomma, nel nordest, solo Trento). Se questi sono i numeri – a cui si potrebbero aggiungere quelli dei maltrattamenti, dello stalking, delle violenze sessuali, delle minacce – allora c’è molto da pensare. E moltissimo da cambiare. Vittorio Filippi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 24 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: la lite
La resa dei conti tra Zaia e Crisanti Ultimo duello sui tamponi di massa Il professore attacca lo staff regionale e il governatore replica: «Merito mio lo screening sui tremila abitanti di Vo’ Euganeo» da un “misunderstanding” della statistica, ma ieri mattina il professor Crisanti ha dato fuoco alle polveri con alcune sue dichiarazioni riportate dall’Ansa. Cos’ha detto? Tre cose. Che il suo commento sugli “Zero contagi” è stato strumentalizzato: «Il dato non è stabile e non capisco le polemiche”. Poi è passato all’attacco diretto: «Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi deve spiegare perché l'8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi a chi tornava dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata». Terzo rilievo: «Se non avessimo usato i reagenti dell’Imperial College, ci avremmo messo un mese e mezzo a sviluppare i tampo-
Albino Salmaso / PADOVA
Stupore, sorpresa e rabbia: sul “contagio zero” e la fine della pandemia in Veneto è scontro aperto tra il professor Crisanti e la squadra del presidente Zaia. Il direttore della Microbiologia dell’università di Padova bolla come una “baggianata” il piano tamponi del Veneto e rivendica con orgoglio di aver utilizzato i suoi reagenti messi a disposizione dell’Imperial College di Londra per avviare il motore della colossale macchina dei tamponi che ora è ingolfata. Insomma, è tutto merito suo. BOTTA E RISPOSTA
Durissima la replica che arriva da Venezia: lo screening sui tremila abitanti di Vo’ l’ha deciso Zaia. Da solo contro tutti. Il 21 febbraio 2020. Dopo la morte di Adriano Trevisan . Il professor Crisanti è arrivato il 3 marzo e ha ottenuto il via libera al secondo screening sulla popolazione di Vo’ per avviare un progetto scientifico di altissimo valore con la mappatura della sequenza genetica del Covid 19: screening da 150 mila euro finanziato dalla giunta regionale. Un patto sottoscritto davanti alle telecamere qualche giorno dopo, con strette di mano e firme di protocolli tra Regione e Università di Padova, l’avvio di una collaborazione che ha fatto del Veneto il modello perfetto del contrasto al Covid, con il record mondiale di tamponi: ieri erano 571.475. Il 16 per cento della popolazione veneta. Fino a quando durerà? E perché il ministro della Sanità non ha arruolato Crisanti nel suo staff a Roma? FUOCO ALLE POLVERI
La polemica non è finita. Perché il dialogo tra la scienza e politica non è mai stato sem-
Russo: «Ferita dalle affermazioni perché ho sempre lavorato in autonomia» ni, con tutta la burocrazia che ci hanno messo. Ora vogliono cambiare la narrativa. Viste da uno che è stato in Inghilterra, queste cose mi fanno tenerezza», ha concluso Crisanti. ZAIA SMORZA LA POLEMICA
Luca Zaia e Andrea Crisanti presentano il loro progetto di collaborazione: l’idillio è già finito
plice: l’ha capito Roberto Speranza che si è visto stravolgere le linee guida elaborate dai suoi superconsulenti dall’offensiva dei governatori delle regioni. I 4 metri di distanza ai ristoranti sono stati ridotti a un metro in tutt’Italia per
non soffocare la ripresa. In Veneto la lite è scoppiata sull’R Zero che diventa R con T e sulla macchina dei tamponi andata in tilt: lo “zero contagi” di giovedì 21 maggio è stato salutato come un risultato storico dal professor Cri-
santi e dal rettore dell’università di Padova Rizzuto. Peccato che la lotta alla pandemia sia ancora lunga, come ha ricordato Francesca Russo, la manager che guida la macchina della prevenzione del Veneto. Un botta e risposta nato
Un attacco così diretto Luca Zaia non l’aveva certamente messo nel conto, ma il governatore smorza la polemica con toni ecumenici e assegna alla sua quadra l’Oscar dell’efficienza: «Crisanti è una colonna portante della sanità veneta e ha il grande merito di aver ottimizzato il lavoro che gli compete, cioè l’analisi del virus. Ma dico che la dottoressa Russo ha per legge l’obbligo e il dovere di redigere i piani di sanità pubblica. Qualsiasi sanitario può esprimere le due considerazioni. Sarà il mio ruolo mettere a posto i
Sì all’intervento dello Stato purché produca investimenti
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LA RICOSTRUZIONE CRONOLOGICA
Com’è nata allora la collaborazione con il docente rientrato da Oxford? Prima dell’8 febbraio «non c’è nessuna lettera di Crisanti per la «profilassi ai cinesi, ma solo alcune sue affermazioni al “Corriere del Veneto”. L’11 febbraio la Regione scrive al direttore della Microbiologia spiegando le linee guida del ministero della Sanità, con l’obbligo di giustificare la copertura dei costi dei tamponi». Il dialogo si ferma con la risposta di Crisanti che viene messa agli atti. Sembra finita lì. Invece il coronavirus il 21 febbraio colpisce a Vo’ e a Codogno in provincia di Lodi e scatta il panico. A Padova, Luca Zaia convoca il suo “gabinetto di guerra” e impone al dg Mantoan e alla Russo di avviare lo screening di massa sui 3.200 abitanti di Vo’. E nelle stesse ore trasforma l’ospedale di Schiavonia nel primo Covid center d’Italia, con le tende riscaldate della Protezione civile per garantire l’acceso separato ai contagiati. L’incontro con Crisanti è del 3 marzo: con il via libera ai tamponi bis di Vo’ c’è l’assegno di ricerca di 150 mila euro. Un amore perfetto, durato lo spazio del lockdown. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIANCARLO CORÒ
IL COMMENTO
econdo il Fondo monetario internazionale l’ammontare degli stimoli fiscali per fronteggiare l’emergenza Covid19 ha raggiunto a livello globale l’astronomica cifra di 9mila miliardi di dollari. Difficile ritrovare nella storia recente un tale volume di spesa pubblica messa in campo congiuntamente dagli Stati nel mondo. Del resto, anche la crisi economica causata dall’epidemia ha pochi precedenti storici. Bisognerebbe risalire alla reces-
cocci di un’ulteriore polemica, che non serve a nessuno». Eppure la ferita brucia. A smontare le accuse con una dettagliata ricostruzione cronologica ci pensa Francesca Russo, che parla di attacco gratuito: «Non sono in competizione con nessuno, le affermazioni del professor Crisanti mi feriscono perché ho svolto come sempre il mio lavoro in assoluta autonomia. Anche sui Pfas della Miteni di Trissino ho scritto le linee guida che sono state consegnate alla Procura di Vicenza».
sione del 1929, le cui conseguenze politiche e sociali furono devastanti, fino a portare alla seconda guerra mondiale. Un monito, dunque, da tenere ben presente. Giusto allora che oggi i governi, dopo essere intervenuti per tutelare la salute dei cittadini, impieghino tutti gli strumenti disponibili per limitare l’impatto economico della pandemia. Per riattivare il flusso circolare fra domanda e offerta interrotto dal lockdown i governi possono agire su quattro ca-
nali di trasmissione. Il primo e più immediato è ridurre il prelievo fiscale attraverso la sospensione di alcune imposte. Il secondo è aumentare i trasferimenti diretti alle famiglie e alle attività produttive. Il terzo è garantire il credito alle imprese, immettendo la liquidità venuta a mancare a causa della contrazione delle vendite. Il quarto e più importante nel medio periodo è aumentare la domanda pubblica di beni e servizi per compensare la riduzione di quella privata e raffor-
zare, grazie agli investimenti, la crescita potenziale. Per intervenire su questi quattro fronti servono enormi quantità di risorse, che fatalmente aumenteranno l’indebitamento. Il rischio di scaricare l’aumento di debito sulle future generazioni è questa volta relativo, in quanto i costi del mancato intervento sarebbero maggiori. Ci sono tuttavia altri pericoli di un intervento così massiccio dello Stato. Il primo riguarda l’efficienza nell’uso delle risorse: finché l’Italia
manterrà pessimi indici di qualità amministrativa (ultimi in Europa assieme a Grecia), le maggiori risorse pubbliche rischiano di alimentare coalizioni distributive, clientelismi e corruzione, lasciando poco spazio ai progetti innovativi che creano sviluppo. Il secondo pericolo è l’assistenzialismo, basato su una cultura, ahinoi piuttosto diffusa in Italia, secondo la quale il benessere economico dipende più da sussidi pubblici che dalla capacità di creare valore aggiunto e
buona occupazione. Il terzo è il centralismo, che distorce la lettura dei problemi reali vissuti nei territori e limita l’assunzione di responsabilità nell’uso delle risorse. C’è poi l’insidioso pericolo di un ritorno al nazionalismo economico nel momento in cui dovremmo aprirci all’Europa e al mondo per sostenere la ripresa. In conclusione, per impiegare produttivamente le risorse a debito serve un patto per vincolare gli investimenti all’aumento dei beni pubblici per lo sviluppo delle comunità – sanità, scuola, ricerca, ambiente, digitale – e per ridurre al contempo i nostri storici vizi. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 24 Maggio 2020 www.gazzettino.it
SCHIAVONIA L’ospedale in prima linea nella lotta contro il coronavirus. «Una battaglia che stiamo portando avanti grazie al lavoro di tutti», spiega il dg Domenico Scibetta
I protagonisti
«Così combattiamo la nostra “guerra”» Domenico Scibetta, direttore generale dell’Ulss 6 `«Il tempismo è stato fondamentale, chiudere racconta questi tre mesi di battaglia contro il virus Schiavonia e fare i tamponi a Vo’ mosse vincenti» `
Segue dalla prima pagina
E poi riprende ancora, come se l’adrenalina di questi tre mesi non volesse più saperne di scendere: «Meno di due ore dopo il governatore Zaia era già nella sede di via Scrovegni a presiedere l’Unità di crisi regionale riunita al completo e ad assumere le prime decisioni di una strategia che le evidenze dimostrano essere stata vincente: la chiusura dell’ospedale di Schiavonia e l’esecuzione dei tamponi a tutti gli abitanti di Vò. Da quel pomeriggio, una dose di “sana paura” mi ha accompagnato, ma sarebbe irresponsabile non averne perchè la paura, quella governata, ti costringe a concentrarti sull’obiettivo e a non sottovalutare il nemico. Adesso posso dire che, contro questo nemico maledetto che rimpicciolisce le sicurezze del nostro mondo, comprimendolo in un cerchio da un metro di raggio, abbiamo vinto la prima e più importante battaglia, ma la guerra non è ancora finita». Direttore, quale è stato il momento più difficile? «Non è facile approntare una “sanità da guerra”. Sono stati molti i momenti difficili, ma tutti superati grazie ad un fortissimo gioco di squadra che parte dalla regìa del presidente Zaia per arrivare a tutte le diramazioni territoriali. Gioco di squadra e senso di appartenenza dove nessuno si è risparmiato o tirato indietro. Noi 7.895, tanti sono i nostri dipendenti, dotati delle migliori intenzioni in termini di competenza, impegno, disponibilità, contro uno, ma assassino».
È stata la sfida più dura della sua vita professionale? «Da medico per anni ho lavorato in quella frontiera della sanità che è il Pronto soccorso, ho visto nascere e morire, tentare il tutto per tutto e doversi rassegnare di fronte all’evidenza. Ma una cosa del genere, così subdola e bastarda, non l’avevo mai dovuta affrontare. Sono esperienze che ti segnano profondamente ed essere medico ti fa meglio valutare la situazione dal punto di vista del “prendersi cura”». Ma è stato un vantaggio oppure no avere una Ulss unica, gestendo sotto unica regia sia gli ospedali, a partire da Schavonia, che la sanità sul territorio? «È stato un indiscutibile punto di forza, risultato di una visione lungimirante ed esito di un percorso molto intelligente, razionale, particolarmente saggio iniziato dieci anni fa e basato su un modello sociosanitario che ha visto il rafforzamento della sanità territoriale e la riqualificazione della rete ospedaliera. È stata la medicina territoriale a fare da “diga” agli ospedali che nel frattempo si organizzavano rapidamente triplicando i posti letto in rianimazione ed organizzando percorsi di cura dei pazienti Covid positivi per livelli di intensità crescenti: dall’isolamento domiciliare degli asintomatici o con pochi sintomi, al potenziamento dei reparti di malattie infettive e delle Unità di terapia sub-intensiva. Noi ci siamo occupati di mezzo migliaio di pazienti Covid nei nostri ospedali e di quattro-
mila persone in isolamento domiciliare, intercettate per tempo, prima che il virus facesse danni, e questo dato la dice lunga. In tale contesto, una unica Ulss provinciale ha permesso di ragionare su area vasta, avere uno sguardo d’insieme: quando abbiamo dovuto concentrare le forze sul Covid Hospital di Schiavonia, convogliando personale da altri ospedali, tutti hanno risposto “presente”. Conoscevano la squadra, erano già parte della “famiglia”».
«IL 21 FEBBRAIO LA NOTIZIA DEL PRIMO CONTAGIATO MI ARRIVÒ MENTRE ERO IN UFFICIO ALLE TRE DEL POMERIGGIO: RIMASI A LUNGO IN SILENZIO»
Ma perchè in alcune case di riposo, come Merlara, Monselice, Galzignano e Bovolenta, abbiamo avuto numerose vittime e in altre no? «Le residenze per la terza età sono strutture complesse, basta un nonnulla a incunearsi tra le pieghe dell’organizzazione, ed è il patatrac. Il potere moltiplicatore del virus poi fa il resto. Solo alcune delle nostre 37 case di riposo con più di 5.000 ospiti hanno vissuto il dramma di un contagio diffuso a gran parte degli ospiti e ciò che ha fatto la differenza è riconducibile ad aspetti strutturali e alla componente gestionale». Quando l’ospedale di Schiavonia tornerà a pieno regime? E cosa pensa della polemica dei sindaci della Bassa? «Nella strategia regionale per far fronte alla epidemia, l’individuazione di Ospedali-Covid è stata una decisione vincente. A Schiavonia poter disporre di grandi spazi, modernissimi, con tecnologie avanzatissime - ricordo che la Regione ha investito qui ulteriori 3 milioni di euro in attrezzature proprio
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per fronteggiare il Covid – ha consentito di attuare il modello del confinamento dei pazienti all’interno di una struttura organizzata per livelli crescenti di complessità di risposte terapeutiche. Pur comprendendo le preoccupazioni dei sindaci, devo sottolineare che in questi casi debbano prevalere le esigenze di sanità pubblica e della organizzazione di una sanità “da guerra”, per così dire. Come in Pronto soccorso è deontologicamente corretto dare la precedenza ai codici rossi, quelli in pericolo di vita, così per il Covid abbiamo dovuto creare una “autostrada” riservata. L’attività ordinaria a Schiavonia è già, in buona parte, ripresa pur rimanendo un Covid Hospital. L’impianto cioè rimarrà prontissimo per rispondere ad eventuali emergenze future». Come vede l’estate in generale e nello specifico alla luce del piano ferie in epoca covid? «Sa, c’è una storiella che dice: “la pecora passa tutta la vita a temere il lupo, poi finisce mangiata dal pastore”. Noi siamo ormai nella condizione di doverci difendere più da certi comportamenti scellerati che la fanno da padrone, annullando il distanziamento sociale e azzerano le protezioni, che dal virus vero e proprio: i contagiati nei nostri ospedali sono progressivamente in diminuzione, ora la palla è passata in mano alle azioni individuali che, in questi mesi estivi, avranno un “peso” collettivo. Il piano ferie non ci spaventa perchè i nostri operatori sanitari hanno dato prova, nella tempesta, di grande professionalità. Succederà anche in tempo di apparente quiete». Due ricordi particolari, il più bello e il più brutto dell’emergenza? «Il più brutto: sapere che, nelle fasi di più forti restrizioni, negli ospedali e nelle case di riposo si moriva senza la vicinanza dei propri familiari. Il più bello: il primo bambino nato a Schiavonia dopo la riapertura del punto nascita».
ULSS Il direttore generale Scibetta
«IL COVID-HOSPITAL ERA NECESSARIO, DOVEVAMO CREARE UNA “AUTOSTRADA” PER I PAZIENTI COLPITI DAL CORONAVIRUS»
E lei, personalmente, come ha vissuto questa emergenza? «Desiderare durante il lockdown di stare a casa, con la tua famiglia, ti fa soffrire ma senti che la tua professione ed il senso del dovere ti chiamano altrove, proteggendo anche loro, il cui sguardo non nascondeva timori e apprensione. Attraversare la città di giorno o a tarda ora senza alcun movimento di vita, in un clima lunare da day-after, mi ha provocato una angoscia indelebile nella mia memoria, facendomi sentire ancor più il peso della responsabilità». Egle Luca Cocco
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Primo Piano
Domenica 24 Maggio 2020 www.gazzettino.it
La Fase 2 a Nordest L’ORDINANZA VENEZIA Tolte le discoteche, da domani in Veneto può riaprire (quasi) tutto, dalle giostrine per i bambini nei giardini pubblici ai grandi parchi tematici come Gardaland, fino alla formazione professionale. E tutto il resto, a partire dagli asili nidi ai centri estivi per i ragazzi, riprenderà una settimana dopo, da lunedì 1° giugnO, anche se i sindacati sono a dir poco scettici. Lo prevede l’ordinanza numero 50 firmata ieri pomeriggio dal presidente della Regione Luca Zaia e pubblicata su Bur. Palazzo Balbi ha reso noto anche le linee guida, essenziali per capire come e cosa fare per aprire queste nuove attività. «Sono indicazioni facilmente osservabili», ha detto Zaia, mentre dagli enti locali già arrivavano, ad esempio, mugugni sulla necessità di sanificare le giostrine per i bimbi nei giardinetti. Della serie: chi paga? Da domani, recita l’ordinanza, è ammesso lo svolgimento delle seguenti attività: noleggio pubblico e privato di auto e altre attrezzature di trasporto (biciclette, moto, monopattini, elettrici o meno); informatori scientifici del farmaco; aree giochi per bambini in spazi pubblici e aperti al pubblico compresi gli esercizi commerciali e strut-
Parchi giochi, domani si riapre Asili, rinvio di una settimana La ripartenza in Veneto: dalle giostrine a Gardaland, `Dal 1. giugno riprendono i servizi per l’infanzia dalla formazione professionale alle attività di noleggio Niente da fare per centri termali, discoteche e fiere `
ture ricettive; circoli culturali e ricreativi; formazione professionale; parchi tematici e di divertimento ossia giostre, spettacoli viaggianti. Sempre da domani, ma in base alle linee guida nazionali, è ammesso lo svolgimento di altre due attività: guide turistiche e professioni della montagna.
nitori, accompagnatori. Ma non potranno essere i nonni ad accompagnare i bimbi in asilo o ai centri estivi: oltre i 60 anni c’è il divieto. La Cgil, con Daniele Giordano, si dice preoccupata: «Ci pare una scelta più improntata alla campagna elettorale in arrivo che alla salute dei bambini». Quanto ai centri estivi, per la Cisl è necessario «garantire TRA UNA SETTIMANA tutte le misure di sicurezza e Tempo una settimana e an- prevenzione al contagio in acche i bambini (e le famiglie) po- cordo con i rappresentanti dei tranno gioire. Da lunedì 1° giu- lavoratori». gno 2020 potranno infatti riprendere i servizi per l’infanzia IL RINVIO e adolescenza 0-17 anni. Da teQuando apriranno discotenere presente che sarà misura- che, cinema, teatri, sagre, fiere, ta la febbre a tutti: bambini, ge- centri termali? Dal 15 giugno,
come è stato previsto a livello nazionale o prima? La volontà della Regione Veneto è di anticipare le aperture, ma bisognerà vedere come andrà la situazione epidemiologica. Perché è chiaro che se i contagi dovessero aumentare, sarà difficile giustificare e consentire una riapertura di attività dove il distanziamento sociale è praticamente impossibile. “Io ballo da sola” è il titolo di un film, non quello che succede in discoteca. Ergo, tutto questo settore è stato rinviato. «Appena avremo le linee guida - ha detto il governatore Zaia - ci sarà una successiva ordinanza che spero di fare in settimana».
La nuova ordinanza sarà valida fino alla mezzanotte del 14 giugno, cioè fino al termine della validità dell’ultimo Dpcm del premier Giuseppe Conte. «Io ha detto Zaia - ho l’impressione che dal 15 giugno decadrà tutto e tutte le attività saranno libere. Il 15 giugno dovrebbe essere la data ultima della fine del lockdown».
ELEZIONI Continua a tenere banco il tema delle elezioni: a luglio o al massimo il 2 agosto come chiedono Zaia e gli altri governatori o in settembre come è orientato il governo? «Mi ricordo che la data certa per le elezioni sem-
brava il 25 ottobre, e oplà, è arrivata la data del 6 settembre, ma la partita è ancora aperta - ha detto Zaia - Il decreto verrà chiuso solo dopo il vaglio del Parlamento. Mi risulta che ci siano gruppi parlamentari che chiedono le elezioni subito. Mi risulta che la Corea sia andata a votare ad aprile, che la Francia vada a votare a giugno, noi siamo gli unici che dicono che non si può andare a votare, quando i sei presidenti in scadenza chiedono di andare a votare. Interessante. Il mondo è aperto e in Italia non accadono due cose: la scuola aperta e le urne aperte». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
25 maggio
1. giugno
Aree giochi, dai 6 anni obbligo di mascherine Sanificazione giornaliera
Turni per gli asili e limiti per gli accompagnatori: no a chi ha più di 60 anni alle strutture per l’infanzia dovrà 1 L’accesso 6 prevedere un’organizzazione anche su turni che
nei rifugi alpini va mantenuta la distanza 1 Anche 6 sociale di almeno 1 metro (norma che comunque
eviti assembramenti di genitori e accompagnatori all’esterno della struttura stessa. È l’unico caso in cui è obbligatoria la rilevazione quotidiana della temperatura corporea per tutti gli operatori, bambini, genitori/accompagnatori. Gli accompagnatori non dovranno essere persone con più di 60 anni. Le strutture dovranno prevedere un rapporto tra personale e minori di 1:5 per bambini da 0 a 5 anni, di 1:7 per bambini da 6 a 11 anni e di 1:10 per ragazzi da 12 a 17 anni. La mascherina va utilizzata da tutto il personale e dai bambini i sopra i 6 anni di età. L’indicazione è di privilegiare mascherine colorate e/o con stampe.
non viene applicata per i nuclei familiari) e sono obbligatorie le mascherine. Nella zona notte dei rifugi sono banditi gli scarponi: gli ospiti dovranno indossare ciabatte proprie. Il pernottamento ed erogazione pasti possono essere forniti solo su prenotazione obbligatoria.
bici e monopattini: tutte le attrezzature 2 Noleggio 6 devono essere pulite e disinfettate dopo ogni
restituzione da parte del noleggiatore. Se lo strumento noleggiato non può essere pulito e disinfettato senza danneggiarlo, l’utente dovrà essere informato che l’utilizzo è possibile solo indossando guanti e mascherina. La misurazione della temperatura non è obbligatoria, ma raccomandata.
giochi dovranno essere ad utilizzo esclusivo di 2 Iun 6 singolo gruppo, salvo disinfezione prima dello
aree giochi per i bambini le mascherine 3 Nelle 6 sono obbligatorie dai 6 anni in su. I gestori
devono garantire una approfondita pulizia giornaliera degli ambienti con detergente neutro. Le superfici toccate più frequentemente andranno inoltre disinfettate regolarmente almeno una volta al giorno.
I PROVVEDIMENTI VENEZIA Il filo conduttore sono i soldi. Quelli che arriveranno in Veneto: 5 miliardi di euro per famiglie e imprese, senza contare gli aggiuntivi 100 milioni per la sanità. E quelli che i veneti dovranno pagare se non rispetteranno le regole sul distanziamento sociale e sull’uso delle mascherine. Il che vale soprattutto per i giovani che la sera riempiono le piazze per il rito dello spritz: «Sulla movida non si fanno più sconti a nessuno», ha ammonito Achille Variati, sottosegretario all’Interno. Variati e i colleghi sottosegretari Pier Paolo Baretta e Andrea Martella, tutti e tre del Pd, hanno fatto ieri, in una videoconferenza, il punto sui provvedimenti governativi e sulle manovre per
Terme e discoteche no La data non c’è ancora. Servirà un’altra ordinanza per disciplinare la ripresa delle attività di cinema e spettacoli con pubblico dal vivo, discoteche, centri termali e centri benessere, sagre e fiere.
scambio. Va garantita una approfondita pulizia giornaliera degli ambienti con detergente neutro e disinfezione con particolare attenzione ai servizi igienici e le superfici toccate più frequentemente. Per tutti gli spazi al chiuso, favorire il ricambio d’aria negli ambienti interni. Per gli impianti di condizionamento, è obbligatorio, se tecnicamente possibile, escludere totalmente la funzione di ricircolo dell’aria.
«Dal governo 5 miliardi al Veneto» In arrivo multe al popolo dello spritz superare la doppia crisi da Covid-19: quella sanitaria e quella, non meno drammatica, economica. Ma è stata anche l’occasione per assestare qualche colpo al governatore leghista Luca Zaia che continua a chiedere di votare a luglio: «Con tutti i problemi
che stiamo cercando di affrontare per famiglie, imprese, turismo - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria - è normale per Zaia occuparsi solo della data delle elezioni? Basta conflitti istituzionali, lavoriamo per far ripartire il Veneto in sicurezza».
basta conflitti, stiamo lavorando perché ci siano contributi a tutte le zone rosse». E se Baretta ha rassicurato i datori di lavoro sulla responsabilità civile e penale in caso di contagi («Abbiamo risolto il problema dicendo che i datori di lavoro che rispettano i
I CONTROLLI
MARTELLA: «CON TUTTI I PROBLEMI CHE HANNO FAMIGLIE E IMPRESE ZAIA SI OCCUPA SOLO DELLA DATA DELLE ELEZIONI»
A proposito di fondi, anche il Pd è favorevole a una estensione degli aiuti a tutte le “zone rosse”, quindi anche Venezia, Padova e Treviso. «Ma - ha detto Martella va fatta una distinzione rispetto alle province, come quelle lombarde, dove c’è stata una ecatombe. Evitiamo contrapposizioni, SOTTOSEGRETARIO Andrea Martella
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BARETTA: RISOLTO IL PROBLEMA PER I DATORI DI LAVORO PER I CONTAGI DA CORONAVIRUS
protocolli Covid non hanno responsabilità nei casi di contagio»), Variati ha ammonito il “popolo dello spritz”: «Attenti alla cosiddetta “movida”, se si ricade nel contagio si chiude e ci sarà chi non aprirà più: i controlli sulla socialità saranno stretti e non si faranno più sconti a nessuno». Nella videoconferenza è stato osservato che «sul fronte economico le aperture sono state tante e le imprese con l’export stanno andando bene, importante sono la liquidità e gli stanziamenti a fondo perduto che devono arrivare al più presto». «Le criticità ha aggiunto Variati - ci sono per i ristoranti più piccoli, per le piscine, le palestre e per il settore del turismo quindi agenzie di viaggio ed ora la balneazione». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 24 MAGGIO 2020 IL MATTINO
Coronavirus: l’impatto sull’economia
Carraro: «Mai più lockdown? Un sollievo» Il presidente di Confindustria Veneto sui piani di Zaia annunciati al nostro giornale: «È quello che abbiamo sempre chiesto» Laura Berlinghieri / VENEZIA
«Mai più un lockdown nel Veneto? È quello che abbiamo sempre chiesto». Così Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, dopo l’intervista al governatore Zaia realizzata dal direttore del nostro giornale Paolo Possamai. Carraro a partire dallo scenario disegnato da Zaia traccia il possibile futuro dell’economia regionale. Mai più un lockdown in Veneto, dice il governatore veneto. Tirate un sospiro di sollievo? «Senz’altro. È quello che avevamo sempre chiesto. Misure diverse possono essere prese per diverse regioni, province e attività. Abbiamo accumulato esperienza anche in termini di protocolli di sicurezza, infatti non c’è stata diffusione del virus nelle aziende. Un nuovo lockdown non è ipotizzabile. Certo vorrei capire che fine ha fatto l'app Immuni». Zaia immagina un modello di ripartenza dinamico, con andamento a “V” e non a “U”. È d’accordo? «Non lo so, ma certo non ab-
biamo ancora raggiunto il vertice della "V" e le nostre analisi sono molto pessimistiche. Quasi tutte le attività hanno riaperto e si stanno confrontando con un mercato completamente diverso da quello lasciato a marzo. Soprattutto per l'export, le cui dinamiche sono state stravolte, essendoci Paesi ancora "chiusi"». È il momento per parlare di “reshoring”?
«Finora i "decreti liquidità" serviranno appena a salvare il salvabile: sopravvivenza e cassa integrazione. La previsione degli investimenti in Veneto nel 2020 è del -13%, a partire da un dato già basso nel 2019. Per tornare a essere competitive, le fabbriche devono poter investire, quindi serve iniezione di liquidità. La regione finora si è spesa so-
«C’è eccitazione per la riapertura ma ci aspetta un autunno molto duro»
«Non so come sarà la ripartenza ma il punto più basso della crisi non è stato raggiunto» «Sì, ma solo per le attività ad alto valore aggiunto. E poi servono un nuovo clima fiscale e un tessuto economico fertile». Come vede l’economia veneta? «Ci sono settori, come la moda, che hanno perso fatturati enormi e faticano a ripartire. Simile è il discorso della meccanica, che lavora moltissimo con l'estero. E poi il turismo, che in Veneto significava 19 miliardi di euro
Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto
all’anno, di cui nel 2020 raccoglieremo briciole. Già nel 2019 la situazione era difficile, con il Pil veneto allo 0.4%; i dati previsionali per
quest’anno parlano di -6.3%». Questa è la fase in cui “salvare il salvabile” o parlare di rilancio?
I sottosegretari Pd Variati, Martella e Baretta intervengono sulle priorità della lotta al contagio Fondi alle zone rosse: «Arriveranno anche al Veneto, non è il momento delle polemiche»
Ordine a tutte le forze di polizia «Stangare la movida selvaggia» IL PUNTO
ttenti alla movida, se si ricade nel contagio si chiude e ci sarà chi non aprirà più: i controlli sulla socialità saranno stretti e non si faranno più sconti a nessuno». Lo ha detto Achille Variati, sottosegretario al ministero dell'Interno in videoconferenza con i colleghi sottosegretari del Pd Pier Paolo Baretta (Economia) e Andrea Martella (Presidenza del consiglio). Parole che confermano che dopo una ripresa in Veneto con sanzioni al minimo, dopo il via libera alle uscite, ora le forze dell’ordine hanno il mandato di intervenire nei locali che non applicano le regole anti-contagio. Nel giorno in cui il paese ricorda la strage di Capaci e l’uccisione di Giovanni Falcone, della moglie, e della scorta, l’incontro si è aperto con un altro doveroso monito al Veneto che cerca di risollevarsi dalla crisi sanitaria. «Occorre vigilare per impedire alle mafie di
«A
alimentarsi facendo leva sulla crisi sanitaria», ribadisce il sottosegretario Martella. «Stiamo ripartendo con responsabilità. I dati sulla epidemia sembrano incoraggianti, ora bisogna dire stop alle polemiche». Il riferimento è ai rapporti con il Veneto di Zaia e alla protesta dei Comuni inseriti in zona rossa ma non beneficiati dai fondi governativi. Martella ribadisce le parole di Conte che assicura l’arrivo di finanziamenti anche a zone rosse finora escluse come Venezia. «I provvedimenti ci sono, andranno cor-
Variati: «Buona idea servire consumazioni solo a chi è seduto ai tavoli del locale»
prattutto nell’agevolare il microcredito per le piccole imprese, ma ora bisogna pensare a interventi massicci. Una strada, indicata anche da Zaia, è un piano regionale di importanti investimenti infrastrutturali, necessari per la ripartenza nei prossimi anni». Parla di anni: quanti? «Non lo so. Ora c’è eccitazione per la riapertura, ma ci attende un autunno molto duro. Speriamo che la conta dei "morti" sia clemente,
Data delle elezioni a metà settembre «Election day per Regioni e Comuni» «Sulla data delle elezioni seguiamo le indicazioni del comitato scientifico. Luglio è difficile e ci orientiamo verso settembre. Perché ottobre, con le temperature più basse, potrebbe portare a una ripresa del Covid-19». Il timore della ripresa del virus spinge a rivedere le date per Regionali e amministrative. «Il 13, 14 settembre», spiega Variati, «sarebbe una data indicata, anche per contenere nello stesso me-
se gli eventuali ballottaggi ed è per lo stesso motivo per il quale si intende andare a un election day per Regioni e Comuni». Ma possibile è anche un primo turno il 20, 21 settembre con ballottaggio ai primi di ottobre. Un voto ad agosto, come vorrebbe Zaia è mal visto. Martella ricorda che «ogni polemica è sterile, prima di tutto viene la situazione sanitaria e far ripartire il Paese». —
laborazione contro la ripresa del contagio». E quando si fa notare che i plateatici, aumentati, non sono per tutti i bar e ristoranti, Variati precisa: «Secondo me questa è l’occasione anche per ripensare agli spazi urbani, portando tavolini e sedie an-
to dei prestiti bancari portati fino a 30 mila euro con rientro in dieci anni. Norma che vale anche per chi un prestito lo ha già ottenuto con pratiche snellite da autocertificazioni. E sul tema “caldo” dei trasporti a Venezia, il candidato sindaco ribadisce che è indubbio «il disservizio a fronte dei fondi garantiti dallo Stato per salvare i bilanci di aziende come Actv». I tre sottosegretari del Pd hanno fatto poi il punto sulle riaperture; bene imprese manifatturiere ed export. Le zone critiche sono i piccoli ristoranti; le piscine e i centri sportivi; gli alberghi e le terme, le agenzie di viaggi; il settore della balneazione; i fotografi; il volontariato e le cooperative sociali per i servizi alle persone. Settori che ora meritano aiuti. —
Baretta: «Lo Stato ha pagato i trasporti I disservizi dell’Actv non sono accettabili» schio di multe fino a tremila euro se il rito dello spritz non rispetta distanziamenti e obbligo di mascherine. Una soluzione che il sottosegretario vicentino apprezza è l’ordinanza del sindaco di Vicenza, che impone di essere seduti ai tavoli
per consumare l’aperitivo. «Secondo me è una ordinanza che gli altri sindaci farebbero bene a seguire», spiega. E ricorda agli esercenti che sono chiamati a collaborare per far rispettare dagli avventori le regole con una azione «proattiva e di col-
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il toto voto
Piazze affollate di giovani, molti inosservanti le norme anti-contagio
retti ma è il momento della solidarietà non delle polemiche. «Stiamo lavorando perché aiuti arrivino a tutti, al di là del primo provvedimento». Tornando ai controlli anti-assembramenti nel weekend, Variati ribadisce il ri-
ma ricordo che Hertz, prima azienda di car renting statunitense, ha dichiarato bancarotta. È una crisi di dimensioni gigantesche». È concreto il rischio di infiltrazioni mafiose? «Molto. Per ora non ci sono evidenze, ma rimaniamo vigili. Ci sono settori, come il turismo, in cui le mafie si insinuano nei momenti di fragilità, come questo». Quindi, cosa serve per una ripartenza? «Bisogna snellire la burocrazia. Ma, prima di tutto, tornare a investire. Si è tanto parlato di “Piano 4.0” per l'industria, è arrivato il momento di ricominciare con gli investimenti ad alto valore aggiunto. Ci attendiamo interventi del governo sul piano fiscale». Governo che intanto destina 200 milioni a cinque province lombarde. Vi sentite tagliati fuori? «Decisamente. E Zaia ha fatto bene a essere così duro. Il Veneto è la regione che, dal punto di vista economico, ha subìto l’impatto maggiore per il lockdown. Spero sia stata una svista».—
che sulle strade facendone zone pedonali». Baretta aggiunge: in aiuto arriva anche lo stop alla Tosap deciso dal governo e con i bilanci dei Comuni che verranno riequilibrati dallo Stato. Baretta ricorda anche la novità del prolungamen-
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PRIMO PIANO
DOMENICA 24 MAGGIO 2020 LA NUOVA
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Coronavirus: la cultura la ripartenza dell’arte a venezia
Una delle sale delle Gallerie dell’Accademia che riapriranno al pubblico da martedì. in alto a destra, uno degli ambienti del Museo ebraico che sarà visitabile già da oggi. In basso a destra, i mosaici della Basilica di San Marco, che ha già riaperto ma solo per il culto. In basso, la Pala di Sant’Anna di Jacopo Bassano che verrà esposta da martedì dopo il rientro dal Museo di Bassano
Le Gallerie dell’Accademia apripista dei musei riaperti «Da martedì la pinacoteca visitabile», spiega il direttore Giulio Manieri Elia «Entro il mese visite al Campanile di San Marco», annuncia Tesserin Enrico Tantucci/VENEZIA
Si riapre. Se la Basilica di San Marco ha già riaperto al pubblico da qualche giorno ma solo per il culto, il primo museo veneziano a accogliere visitatori sarà oggi il Museo Ebraico del Ghetto, dalle 10 alle 17.30 quando si potranno visitare in tutta sicurezza le sinagoghe e le sale espositive del museo. La replica domenica prossima, in attesa - da giugno di aumentare i giorni apertura. Ma il primo grande museo veneziano a riaprire a tempo pieno sarà invece, da martedì, le Gallerie dell’Accademia, come spiega il suo direttore Giulio Manieri Elia. «Riapriremo, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, dal martedì alla domenica dalle 8,15 alle 19,15», spiega, «con chiusura settimanale il lunedì. Non ci sarà prenotazione, ma un limite di 130 persone in contemporanea all’interno del museo che verificheremo sia rispettato con un conta persone. Ma ci saranno limiti di presenza anche all’interno di ogni sala, in base alle dimensioni. I visitatori martedì troveranno anche la novità dell’esposizione della Pala di Sant’Anna di Jacopo da Bassano che era in deposito al museo bassanese e che è rientrata dopo oltre cin-
quant’anni anche in vista di una sala del museo che vogliamo dedicare interamente a Bassano nel quadro del riallestimento di tutta la sezione della pittura veneta». Ha riaperto, come detto, la Basilica di San Marco, ma la parte museale dovrà aspettare ancora qualche giorno, come spiega il primo procuratore marciano Carlo Alberto Tesserin. «Non ci sono stati ancora forniti criteri preci-
si sul numero delle presenze e sulle norme di sicurezza», spiega, «e siamo noi ad esserci autoimposti un limite di 300 persone in contemporanea in Basilica per il culto. Speriamo entro la fine del mese di poter riaprire - con limitazioni - almeno le visite al campanile di San Marco, in attesa di poterlo fare anche per la Loggia, la Pala d’Oro e il museo del tesoro della Basilica».
Il segretario organizzativo della Fondazione Musei Civici, Mattia Agnetti, invece ha già chiarito che la riapertura di Palazzo Ducale bisognerà aspettare almeno fino alla metà di giugno, e il museo Correr con il circuito marciano. Poi, nei mesi successivi dovrebbe toccare al museo del Vetro di Murano, a Ca’ Rezzonico e in autunno anche a Ca’ Pesaro, dove però non sono appunto anco-
ra terminati i lavori di ripristino, dopo i gravi danni provocati dalla grande acqua alta di novembre. Ma per tutti i musei saranno aperture flessibili, con orari che terranno conto anche delle presenze effettive dei visitatori con una maggiore concentrazione dei fine settimana. Per altri musei come Palazzo Mocenigo, Museo di storia Naturale, Casa Goldoni, la Fondazione Musei Civici pensa di solo su prenotazione per piccoli gruppi. Ci si attediamo una reale ripresa dei flussi turistici non prima della primavera del 2021 e anche la mostra su Carpaccio prevista a Palazzo Ducale slitterà all’autunno del prossimo anno. Entro un mese dovrebbero riaprire anche gli altri musei statale veneziani, a cominciare dalla Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro e Palazzo Grimani, come ha anticipato il direttore del Polo Museale del Veneto, Daniele Ferrara. Il primo sarà però l’Archeologico all’interno del circuito museale marciano, mentre per il Museo d’Arte Orientale bisognerò aspettare almeno fino a settembre, visto che sono ancora in corsi i lavori di ristrutturazione della sede di Ca’ Pesaro dopo i gravi danni provocati dall’acqua alta eccezionale del novembre scorso. È ormai vicina, infine anche la riapertura della Collezione Guggenheim, che sarà nuovamente visitabile da martedì 2 giugno nella sede di Ca’ Venier dei Leoni. L’ingresso sarà consentito su prenotazione, effettuabile a partire dal 22 maggio e fino all’1 giugno alle 14. Per informazioni consultare il sito guggenheim-venice.it. Nel corso del mese di giugno, il museo riaprirà nuovamente i battenti nei fine settimana, il sabato e la domenica, dalle 10 alle 18. Al mo-
mento della riapertura, sarà visitabile la collezione permanente, ma non la mostra temporanea Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall'Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim, che rimane comunque allestita in attesa di verificarne una possibile data di apertura. Inoltre, a causa del lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19, il museo ha dovuto annullare la mostra estiva dedicata all'artista brasiliana Lygia Clark, Lygia Clark. Pittura come sperimentazione, 1948-1958. attualmente aperta al Guggenheim di Bilbao. Ma si aspetta la risposta del pubblico. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
da fine agosto
Palazzo Grassi e Punta Dogana guardano a luglio Palazzo Grassi e Punta della Dogana dovevano riaprire al pubblico con le nuove mostre a fine agosto, in occasione dell’inaugurazione della Mostra Internazionale di Architettura. Ma visto che la manifestazione della Biennale è ormai saltata, anticiperanno la riapertura probabilmente nel mese di luglio. Una decisione definitiva da parte della Fondazione Pinault sarà presa e annunciata nei prossimi giorni, perché devono ancora essere completati gli allestimenti delle esposizioni, che avrebbero dovuto aprire a marzo e che l’emergenza coronavirus ha invece fermato. Si tratta delle mostre fotografiche su Henri Cartier Bresson e Youssef Nabil a Palazzo Grassi e dell’esposizione collettiva “Untitled,” a Punta della Dogana.
SAN DONÀ - JESOLO - PORTOGRUARO
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l’iniziativa
Lettera agli austriaci: «Jesolo vi sta aspettando» I presidenti di Aja e JesoloVenice hanno scritto al presidente della Repubblica e invitato le delegazioni dei vari Lander Giovanni Cagnassi / JESOLO
Una lettera degli albergatori jesolani al presidente della Repubblica Austriaca Van der Bellen per rassicurare i turisti oltre confine sulle vacanze in Italia e a Jesolo. Invitati anche giornalisti e politici austriaci negli alberghi del lido per scoprire di persona che la vacanza a Jesolo è sicura e rilassante come sempre. La missiva è a firma di Alberto Maschio e Luigi Pasqualinotto, rispettivamente presidente dell’Associazione Jesolana Albergatori e del Consorzio Imprese Turistiche JesoloVenice a testimonianza del saldo legame turistico tra i due Paesi. «In attesa che si risolva la vicenda dei corridoi commerciali, noi ovviamente sosteniamo che ci devono essere regole europee uguali per tutti», spiegano, «abbiamo deciso di intervenire in prima persona per aprire il corridoio delle informazioni». Lo stesso presidente Van der Bellen ha invocato un aiuto “per i vicini del Sud” ricordando che l’Italia non è da qualche parte sulla luna. Il presidente federale ave-
Jesolo sta allestendo la spiaggia per ospitare i turisti
sere pronti alla stagione estiva». E hanno realizzato anche “press kit” e un “policy kit” che conterrà interviste, immagini, video, fote che saranno inviati a tutti i media austriaci e in anteprima al Presidente austriaco e al suo staff. Obiettivo, allontanare ipotesi di gabbie in plexiglass sulle spiagge e altre restrizioni inaccettabili. E i giornalisti austriaci verranno ospitati gratuitamente nelle strutture di Jesolo. Saranno dunque invitate le delegazioni dei vari Lander, gli stati federali. Jesolo ha una lunga storia di rapporti consolidati con l’Austria. L’ex compianto governatore della Carinzia Joerg Haider aveva stretto un legame saldo con l’allora sindaco, Renato Martin, proseguito anche con Francesco Calzavara. Il progetto di macroregione aveva trovato terreno fertie a Jesolo allo scopo di unire sempre di più Veneto e Friuli, con Austria e poi anche la Slovenia. Da allora i turisti austriaci sono sempre cresciuti nel numero di presenze, secondi solo ai tedeschi. —
va chiesto di non dare la priorità alla libertà di viaggio solo per quei paesi da cui l’Austria spera di attrarre turisti, come dire che chi aiuta l’Italia aiuta anche l’Austria. «Le sue parole ci ricordano che fratellanza e solidarietà tra popoli sono alla base della civiltà europea e ci confermano, ancora una volta, che il legame tra Austria ed Italia va ben al di là della vicinanza geografica», hanno scritto
nella lettera inviata da Jesolo, «finalmente il nostro Governo ci ha fornito tempi e modalità per la ripartenza delle nostre attività alberghiere e i preparativi per accogliere al meglio e nella massima sicurezza i nostri ospiti sono già iniziati. Oggi è fondamentale per noi parlarvi in maniera diretta e autentica, facendovi vedere ciò che stiamo facendo e come ci stiamo organizzando per es-
meolo
san donà
Cavallino
Treviso Mare Il Pd chiede lo stop del progetto
Ampliamento zone pedonali Maggioranza d’accordo
Ciclabile sulla laguna Domani su via Pordelio iniziano le trivellazioni
MEOLO
SAN DONÀ
CAVALLINO
Stop al project financing dell’Autostrada del Mare, che da dieci anni blocca lo sviluppo dell’area industriale di Meolo a ridosso del casello. Sì alla messa in sicurezza dell’attuale Treviso Mare e a una progettazione definitiva delle problematiche della mobilità di Jesolo e Cavallino, anche tramite grandi parcheggi scambiatori sul litorale. Il Pd di Meolo ha elaborato una serie di proposte per affrontare il rilancio economico del territorio post emergenza. «Tutto tace», dice Franco Piovesan, segretario locale del Pd, «l’attuale standby del project financing blocca la programmazione territoriale dell’area industriale di Meolo, in quanto la Regione non decide come risolvere il contenzioso creato con l’avvio dell’iter dell’Autostrada del Mare. Il sindaco dovrebbe insistere sulla risoluzione di questo problema, affinché la Regione rinunci al progetto di finanza che non risolve il problema delle code nella stagione turistica in prossimità di Jesolo». Per il Pd meolese il problema code va risolto con un parcheggio scambiatore. —
Via libera alla pedonalizzazione in nuove aree del centro, il circolo del Pd sandonatese lancia “l’outlet urbanistico”. Il partito in maggioranza ha accolto le proposte di pedonalizzazione e propone anche una carta dei servizi che metta al centro non solo la sopravvivenza, ma il rilancio delle realtà produttive. «È positivo che la visione dell’amministrazione sia in sintonia con quella delle associazioni dei commercianti», spiegano, «già nei bandi del distretto del commercio erano state inserite azioni per lo sviluppo di piattaforme volte a promuovere la conoscenza delle nostre realtà produttive e il commercio online di attività locali. Oggi emerge la necessità di ampliare i plateatici del mondo commerciale e di chiudere il centro dalle 18 per potenziare socialità e possibilità di acquisto da parte dei nostri cittadini. Crediamo che questi aspetti rappresentino delle sfide da cogliere subito. È chiaro che le aree pedonali anche temporanee dovranno essere funzionali a momenti di socializzazione e sviluppo commerciale: un outlet naturale e urbanistico». —
Domani iniziano le trivellazioni lungo l’argine di via Pordelio, partendo dall’incrocio con via della Marinona fino alla svolta in via della Fonte. Serviranno ad assicurare le palizzate di sostegno della passerella ciclopedonale a sbalzo sull’acqua che si prolungherà per 5 dei 7 chilometri complessivi della mastodontica pista ciclabile fronte laguna più lunga d’Europa. Mancano 1.432 giorni come
G. MO.
G.CA.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il progetto della ciclabile
bibione
La stanza dell’hotel si sposta in spiaggia Il via sabato prossimo BIBIONE
Si riparte il 30 maggio. Bibione Spiaggia, società a partecipazione pubblica che gestisce la quasi totalità della spiaggia di Bibione, garantisce “la spiaggia più grande d’Italia”, con postazioni fino a 64 mq. L’albergo calato sull’arenile. Dalla metà della prossima settimana sarà possibile prenotare su bibionespiaggiaonline. com. Il presidente Gianfranco Prataviera si prepara a salutare i primi ospiti: «Troveranno una spiaggia eccezionalmente bella, sicura e funzionale, immersa nei colori della natura. Ringrazio tutti i collaboratori per l’impegno di questi mesi». Sabato 30 prossimo Bibione aprirà
da cronoprogramma alla consegna dell’opera da 12 milioni di euro finanziati con i fondi della Legge Speciale e finora i lavori preparatori hanno rialzato di circa 20 centimetri il muro arginale, posizionando due rallentatori di velocità a 30 km/h nel primo tratto, uno adiacente piazza S. M. Elisabetta ed uno a via della Marinona. Da domani si procederà a step. Il primo stralcio di lavori sarà pianificato per cantieri consecutivi di 100 metri con l’inserimento delle palifitte all’interno della corsia stradale vicino al muro ad una profondità di 10 metri rafforzata e richiusa poi con gettata di calcestruzzo che servirà da base d’appoggio della pista a sbalzo. «Dai primi di giugno il tratto da piazza S. M. Elisabetta a via della Marinona sarà aperto e percorribile da tutti e
ufficialmente la sua nuova spiaggia per l’estate 2020. Confermate le tariffe: una giornata nel mese di giugno avrà un costo che va da 17.50 ai 20.50 euro. Nulla di invariato sul fronte prezzi nemmeno per chi soggiorna nella località, perché l’ombrellone è da sempre compreso nella tariffa delle strutture ricettive convenzionate. I turisti avranno a disposizione tre tipologie di “posto al sole”: fronte mare, con uno spazio vitale di 16 metri quadrati, che va ben oltre i dieci mq. previsti dalle nuove normative. A mano a mano che si arretra ci sarà quello intermedio di 32 e quindi la versione maxi con 64 metri di superficie. — G.CA.
collegherà i percorsi già esistenti del territorio», afferma l’assessore alla viabilità Nicolò D’Este, «sarà la pista ciclopedonale sul waterfront che metterà non solo in sicurezza la seconda direttrice di Cavallino-Treporti, ma darà anche un valore aggiunto al territorio valorizzando il panorama con la passeggiata sospesa sulla laguna di Venezia». «Come già comunicato durante l’estate i lavori su via Pordelio saranno sospesi al fine di non intralciare la viabilità», aggiunge la sindaco Roberta Nesto, «auspico che questa nuova pista ciclopedonale collegata con gli esistenti 40 chilometri ciclabili, diventi una nuova opportunità per il litorale, ma soprattutto per i residenti, con la prospettiva che da essa scaturiscano nuovi sbocchi per il turismo». — FRANCESCO MACALUSO
san donà
portogruaro
Abusivi con la mascherina Lega a FdI: «Adesso basta»
Domani arrivano le chiavi per 14 appartamenti Ater
SAN DONÀ
Lega e Fratelli d’Italia contro parcheggiatori abusivi e questuanti ai supermarket. Il segretario della Lega, Alberto Schibuola, lo ha subito evidenziato: «La ripartenza c’è stata anche per loro e infatti si sono visti subito gli extracomunitari con mascherina a chiedere il soldi fuori dei supermercati e poi i parcheggiatori abusivi. Invochiamo i controlli, unitamente a quelli per assembra-
menti e mancato uso di mascherine nei locali». Il consigliere comunale di FdI Massimiliano Rizzello è preoccupato: «Neppure le restrizioni per l’emergenza sanitaria hanno fermato i questuanti all’uscita dei supermercati. Si sono messi anche loro la mascherina e hanno iniziato tutto da capo. Noi riteniamo che questo sia invece il momento di fermarli e allontanarli una volta per tutte». — G.CA.
PORTOGRUARO
Domani la sindaca Maria Teresa Senatore, accompagnata dal presidente dell’Ater di Venezia Raffaele Speranzon, e dai colleghi della sua giunta, consegneranno le chiavi degli alloggi in concessione al Comune, attraverso una convenzione con Ater, alle famiglie individuate tramite il bando emesso dal Comune nel 2019, e che ha assegnato in
totale 18 abitazioni. Le famiglie assegnatarie dei 9 appartamenti rimasti riceveranno le chiavi a partire dalle 15.15 in via Croce Rossa, nel rione della Beata Maria Vergine. A seguire, verso le 16 circa, la sindaca e il presidente Speranzon si sposteranno in via Walter Tobagi, nella frazione di Giussago, per consegnare le chiavi di altri 5 alloggi ad altrettante famiglie. — R.P.
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DOMENICA 24 MAGGIO 2020 LA TRIBUNA
TREVISO
Treviso Corso del Popolo, 42 Centralino0422/417.611 Fax 0422/579.212 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 0422/575611
Comuni trevigiani virtuosi ma beffati Nemmeno un euro dal fondo solidarietà Sentenza choc del Tar del Lazio che dà ragione al governo La Marca esclusa dai rimborsi sulle tasse pagate nel 2019 Diego Bortolotto
I Comuni trevigiani avanzano – così almeno loro sostengono – 24 milioni di euro dallo Stato per mancati indennizzi dal Fondo di solidarietà comunale, che è foraggiato dalle tasse locali. Ma il Tar del Lazio ha dato ragione ai ministeri dell’Interno e dell’Economia che, quei milioni, alla Marca non li vogliono dare perché i suddetti Comuni – dicono i ministeri – avrebbero già ricevuto il giusto. Eppure i sindaci trevigiani si sentono “derubati”, per tasse pagate dai cittadini, in particolare l’Imu, che finiscono a Roma per prendere altre destinazioni. LA DOCCIA FREDDA
La novità di oggi, in questa lunga battaglia, è che in merito agli importi del fondo 2019 il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dei Comuni trevigiani. Per il 2019 la partita è quindi chiusa, ma rimane aperta per gli anni precedenti. Per il fondo 2015 i sindaci avevano vinto la battaglia, anche se nella Marca non è ancora arrivato un euro. In ballo ci sono ancora 24 milioni di euro, eppure i giudici del tribunale amministrativo del Lazio mercoledì hanno scritto, in negativo, un nuovo capitolo: «Il procedimento è stato regolarmente istruito ed è stato concluso con
un accordo i cui esiti sono stati comunicati ai Comuni interessati dal ministero dell’Interno – scrive il Tar del Lazio nella sentenza – Il contenuto concordato è stato successivamente portato a compimento mediante il materiale trasferimento delle risorse assegnate. Ne discende che, nel caso di specie, non è configurabile un diniego, neanche tacito, di procedere alla determinazione dei criteri per la ripartizione del fondo e alla quantificazione delle risorse assegnate a ciascun Comune». Insomma: i Comuni trevigiani avrebbe ottenuto quel che a loro spettava. LA STORIA
Una mazzata, per una quarantina di Comuni, tra i quali Treviso, Conegliano, Vittorio Veneto, Oderzo, Castelfranco e Montebelluna, che avevano evidenziato l’illegittimità del silenzio-inadempimento, poiché non era stato emanato il Dpcm sul Fondo di solidarietà relativo al 2019. Ma la presidenza del consiglio dei Ministri, il ministero dell’Interno e il ministero dell’Economia e delle Finanze hanno ribattuto: «Non c’è stata lesione dell’autonomia finanziaria dei Comuni per tardiva emanazione del Dpcm e non sarebbe stato leso, nel caso di specie, l’interesse dei Comuni a poter orientare le proprie scelte di spesa».
E il Tar ha dato ragione allo Stato. La scontro però è tutt’altro che terminato. Infatti sono aperti vari altri contenziosi su tema e da anni, con i Comuni della Marca che richiedono decine di milioni di euro. La battaglia era stata avviata da Conegliano con l’amministrazione del sindaco Zambon, per il fondo relativo al 2015. In primo e secondo grado i trevigiani avevano vinto il ricorso, ma le somme non sono ancora ritornate. La sola Conegliano avanza 3,8 milioni. Da quel ricorso “madre” si sono innestati altri similari. Poche settimane fa, lo stesso Tar del Lazio aveva emesso un’ordinanza sul fondo 2018. I giudici ponevano dodici quesiti alla Ragioneria dello Stato e ai dicasteri dell’Economia e Interno per valutare i criteri di funzionamento e ripartizione del Fondo. Ma quell’udienza è stata rinviata al 2021. Campa cavallo. COME FUNZIONA
È dal 2015 che il gettito Imu viene ridistribuito sui territori con criteri di “perequazione”. Ma i sindaci trevigiani da allora hanno iniziato lo scontro con lo Stato, perché ritengono inique le condizioni di ripartizione del fondo: di fatto, troppi soldi andrebbero a Comuni, perlopiù del sud, che sono tutto fuorché virtuosi. — DIEGO BORTOLOTTO
le reazioni
Una battaglia partita nel 2015 «Stato inadempiente con noi» «C’era una sentenza esecutiva che lo Stato deve onorare, eravamo stati derubati». A parlare è l’ex sindaco di Conegliano Floriano Zambon, che aveva avviato il contenzioso, vincendo al Tar e al Consiglio di Stato, sul Fondo di Solidarietà del 2015. «Conegliano deve portare a casa 3,8 milioni di euro», dice Zambon, «Lo Stato era stato dichiarato inadempiente dalla magistratura, per aver sottratto in-
debitamente i soldi al Comune». La sentenza di secondo grado era arrivata nel 2018, ancora però non è arrivato un centesimo nella Marca. «Era stato un brutto esempio fornito dallo Stato», aggiunge l’ex primo cittadino di Conegliano, «perché, se c’è una condanna a favore dello Stato va subito pagato, a maggior ragione lo Stato avrebbe già dovuto risarcire». Si è invece innestato un ginepraio di con-
tenziosi nei tribunali amministrativi, di cui il del Tar del Lazio ha scritto in questi giorni un ulteriore capitolo. Le battaglie legali sono destinate a proseguire ancora per anni. L’unione dei Comuni è trasversale e vede coinvolte amministrazioni di diversi colori e idee politiche. Questi gli enti che hanno presentato ricorso e attendono i risarcimenti: Altivole, Asolo, Breda di Piave, Caerano di San Marco,
Carbonera, Casier, Castelfranco Veneto,Castello di Godego, Codogne’, Colle Umberto, Conegliano, Fonte, Gaiarine, Giavera del Montello,Godega di Sant’Urbano, Istrana, Loria, Mareno di Piave, Maserada, Mogliano Veneto, Monastier, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Oderzo, Pederobba, Pieve di Soligo, Ponte di Piave, Ponzano Veneto, Povegliano, Quinto, Refrontolo, Comune di Resana, Riese Pio X, San Biagio di Callalta, San Fior, San Pietro di Feletto, San Polo di Piave, San Vendemiano, San Zenone, Santa Lucia di Piave, Sernaglia, Silea, Spresiano, Susegana, Trevignano, Valdobbiadene, Vazzola, Vedelago, Villorba, Vittorio Veneto. — D.B.
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PRIMO PIANO
DOMENICA 24 MAGGIO 2020 LA TRIBUNA
Coronavirus: la lite
Lo scienziato contro la politica «Storia riscritta per propaganda» Raffica di accuse: «Il piano regionale? È una baggianata C’è una ricostruzione alternativa degli interventi anti Covid» PADOVA
A parlare sono capaci tutti, poi però le pezze giustificative di quanto sostenuto per alcuni ci sono, per altri forse no. Allora quando il professor Andrea Crisanti dice che la Regione Veneto non solo non aveva un piano tamponi, ma gli aveva pure intimato di non effettuare i test per rilevare la positività al Covid 19 sugli asintomatici di ritorno dalla Cina, può serenamente provare la sua posizione mostrando la lettera a firma del dirigente della Sanità veneta Domenico Mantoan datata 11 febbraio. «Si chiede di conoscere sulla base di quali indicazioni ministeriali o internazionali si sia ipotizzata tale scelta di sanità pubblica» scriveva Mantoan in riferimento al piano tamponi di cui Crisanti aveva parlato in una intervista, «o se il suddetto percorso rientri in un progetto di ricerca approvato dal Comitato Etico per la Sperimentazione Clinica di riferimento». Mantoan nella stessa missiva fa quindi richiamo al coordinamento centrale, «elemento imprescindibile per la corretta risposta all’emergenza». «Eventuali proposte in ambito assistenziale, discostanti da quanto ad oggi definito devono essere condivise con la Direzione Prevenzione. Ogni spesa su soggetti asintomatici non rientra tra le prestazioni co-
Lettera di Mantoan datata 11 febbraio chiedeva a Crisanti di non effettuare test sugli asintomatici di ritorno dalla Cina «Se non avessimo usato i reagenti dell’Imperial College di Londra, avremmo ritardato un mese e mezzo» perte dal fondo del Ssn». Si sarebbe trattato, quindi, di prestazioni fuori budget, che qualcuno avrebbe poi dovuto pagare. E oggi Crisanti - sentito da alcune agenzie - non le manda a dire: «Mi sembra che si stia reinventando la storia per fini propagandistici. Da parte mia in questa squallida polemica non voglio entrarci, io faccio il ricercatore» commenta amareggiato, «i tentativi di appropriarsi di qualcosa di non tuo sono meschini, ma evidentemente c’è un dividendo politico da incassare. Ho letto che la dottoressa Russo aveva un piano tamponi il 31 gennaio, è una baggianata. Lei questo piano non ce l’aveva, non c’era proprio l’o-
il testimone
Martini, sindaco di Vo’ «Il virologo arrivò dopo» PADOVA
«Zaia ha avuto l'intuizione di fare i primi tamponi quando ancora non conosceva il professor Crisanti. La dottoressa Russo, come tecnico, gli aveva consigliato di applicare le indicazioni Oms che dicevano di non fare i tamponi, ma Zaia si è preso la responsabilità di farli e ha avuto ragione». Lo dice Giuliano Martini, sindaco di Vo’ Euganeo, il Comune padovano che a fine febbraio venne
Giuliano Martini
biettivo di cercare i pazienti asintomatici, tant’è che a febbraio il suo Ufficio mi ha impedito di fare i tamponi alle persone che tornavano dalla Cina perché non era previsto dalle linee guida del Governo. Mi hanno anche minacciato di danno erariale». Lo scenario sembrerebbe chiaro. Il virologo sostiene che il piano regionale del 31 gennaio rispecchiava quello del ministero della Salute, che prevedeva i tamponi solo su chi accusava i sintomi del Covid 19: «A quella data Russo non aveva nulla che prevedesse l’infezione degli asintomatici come vettore della trasmissione. È una cosa che abbiamo scoperto noi» rivendica il virologo, «solo in seguito, presi dal panico, hanno fatto la scelta giusta, ma non è stata una scelta sistematica, bensì una cosa occasionale di cui non hanno compreso il significato scientifico ed epidemiologico. Il vero piano tamponi del Veneto è partito dopo che a fine febbraio io ho telefonato a Zaia. La realtà è questa». Ma c’è di più a rinforzare la tesi del professore: «Se non avessimo usato i reagenti dell’Imperial College di Londra (l’università da cui proviene Crisanti, OES), ci avremmo messo un mese e mezzo a sviluppare i tamponi, con tutta la burocrazia che ci hanno messo qui». ELENA LIVIERI
dichiarato zona rossa e poi partecipò al test di massa sul coronavirus curato da Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia di Padova, che ieri ha polemizzato con Francesca Russo, direttrice del dipartimento di prevenzione della Regione Veneto. «Crisanti è arrivato in un secondo momento - aggiunge - e ha preso la palla al balzo per trasformare il tutto in un progetto di ricerca internazionale». I risultati del Veneto «hanno dato fastidio», aggiunge Martini, «la Regione ha fatto un grande lavoro di squadra e ognuno ha svolto il suo compito nel migliore dei modi. Crisanti forse è un po’ troppo sotto pressione, ma del resto non è un politico e ha bisogno di rifiatare un po’ come tutti». —
I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 23/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 22/05
Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
TOTALE CASI
VARIAZIONE NUMERO CASI
3839 88 2655 2649 5070 2834 1153 441 311 34 19074
0 0 +1 0 +7 +2 0 0 0 +1 +11
CASI ATTUALMENTE NEGATIVIZZATI POSITIVI DECEDUTI VIROLOGICI 202 1 475 226 865 518 203 53 129 33 2705
273 3 308 278 542 311 105 34 13 0 1867
SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE
3364 84 1872 2145 3663 2005 845 354 169 1 14502
216 490 425 742 339 478 162 2852
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS -CoV-2 casi al 23/05 ore 17, variazioni rispetto alle 17 del 22/05 PAZIENTI PAZIENTI IN VARIAZIONE VARIAZIONE VARIAZIONE IN AREA TERAPIA DIMESSI DECESSI NUMERO CASI NUMERO CASI NUMERO DECESSI NON CRITICA INTENSIVA DAL 21.2 DAL 21.2 AREA N.CRITICA T.INTENSIVA Azienda Ospedale Università Padova 8 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 5 Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di 2 Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 8 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 4 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 0 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 0 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 7 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 0 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 0 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 0 Ospedale Riabilitativo Motta di Livenza - Treviso 0 Casa di Cura Giovanni XXIII Monastier -TV 0 ULSS 3 - Ospedale Mestre 0 ULSS 3 - Ospedale Venezia 0 ULSS 3 - Ospedale Mirano 0 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 18 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 0 ULSS 3 - Ospedale di Noale 0 Ospedale Villa Salus (VE)° 23 Casa di cura San Marco - Mestre (VE) 0 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 5 ULSS 4 - Ospedale Portogruaro 0 Casa di Cura Rizzola 0 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 0 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 5 ULSS 5 - Ospedale Adria 0 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 14 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 1 ULSS 6 - Ospedale Conselve 0 Casa di cura Villa Maria (PD) 0 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 14 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 0 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 21 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 0 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 0 ULSS 9 - Ospedale Legnago 0 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 2 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 24 ULSS 9 - Ospedale Marzana 3 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 16 ULSS 9 - Ospedale San Biagio di Bovolone 0 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 5 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 6 Istituto Oncologico Veneto 0 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 191 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI 292 TOTALE RICOVERATI 483 (POSITIVI + NEGATIVIZZATI)
1 0 0
312 0 214
66 1 113
0 0 0
0 0 0
+1 0 0
2
82
34
0
+1
0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 11 29 40
89 12 218 20 18 202 40 52 52 2 1 75 28 7 136 2 0 108 0 100 0 15 27 39 5 272 2 2 3 0 1 249 20 8 140 58 0 23 69 30 189 50 57 0 139 99 2 3269
52 6 109 21 21 35 8 12 4 0 0 41 15 10 108 3 4 14 0 29 1 1 5 26 0 104 0 7 7 0 0 88 13 11 101 2 1 5 49 26 111 8 3 0 36 38 1 1.350
0 0 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 -1 0 0 -3 0 0 +1 0 0 0 0 -1 -1 0 -2 0 0 -1 0 0 -2 0 0 +1 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 0 0 0 0 -16
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -1 -1 0 -1
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +2
** deceduto assegnato ad altro ospedale
CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti VARIAZIONE NUMERO CASI casi al 23/05 ore 17, variazioni DIMESSI ATTUALMENTE PAZIENTI DECESSI rispetto alle 17 del 22/05 DAL 21.2 POSITIVI POSITIVI DAL 21.2 Ospedale di Comunità Belluno (BL) 8 Ospedale di Comunità Agordo (BL) 7 Ospedale di Comunità- Auronzo (BL) 0 Ospedale di Comunità Alano di Piave (BL) 0 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 0 Struttura COVID - Vedelago (TV) 1 0 Struttura COVID - Ormelle (TV) 14 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 0 Ospedale di Comunità SS. Giovanni e Paolo (VE) 0 Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 1 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 1 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 0 Ospedale di Comunità Conselve (PD) 3 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 0 Ospedale di Comunità Montagnana (PD) 7 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 0 Ospedale di Comunità Valeggio sul Mincio 42 TOTALE RICOVERATI POSITIVI 42 TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI) 84
28 28 0 0 5 47 24 39 0 11 0 38 0 22 0 17 0 259
17 1 0 0 0 4 4 2 0 1 0 1 0 1 0 6 0 37
0 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0
VAR. NUMERO DECESSI 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Economia 11
L'ARENA
Domenica 24 Maggio 2020
DECRETOLIQUIDITÀ. I risultatidell’elaborazionedella Fabiin baseaidati del Fondo diGaranzia Microcreditocentrale
AGRICOLTURA. Progetti per 45 milioni di euro
Malaprovinciaè quartaperimporti.Richieste soprattuttoda microe piccole aziende
Pan:«Inunperiododi incertezza economica è un grande risultato»
Pmi,Veronaprimanel Veneto per domande di finanziamenti Le richieste al Fondo Pmi al 21 maggio TOTALI PROVINCIA BELLUNO
OPERAZIONI
IMPORTO RICHIESTO
FINO A 25.000 EURO IMPORTO MEDIO
OPERAZIONI
IMPORTO RICHIESTO
FINO A 800.000 EURO
IMPORTO MEDIO
OPERAZIONI
IMPORTO RICHIESTO
IMPORTO MEDIO
851
36.287.814
42.641
714
15.381.964
21.543
137
20.905.850
152.597
PADOVA
5.331
320.272.208
60.077
4.447
97.657.993
21.960
884
222.614.214
251.826
ROVIGO
1.227
60.282.243
49.130
1.067
22.191.692
20.798
160
38.090.551
238.066
TREVISO
4.843
331.612.203
68.472
3.867
83.595.729
21.618
976
248.016.474
254.115
VENEZIA
4.389
230.647.496
52.551
3.582
78.131.713
21.812
807
152.515.783
188.991
VERONA
6.111
313.638.502
51.324
5.295
114.166.172
21.561
816
199.472.330
244.451
VICENZA
6.059
433.200.651
71.497
4.654
101.075.247
21.718
1.405
332.125.405
236.388
28.811
1.725.941.117
59.906
23.626
512.200.509
21.680
5.185
1.213.740.608
234.087
TOTALE
Fonte: Elaborazione FABI su dati in euro Fondo garanzia / Microcredito centrale
Valeria Zanetti
Corsa ai finanziamenti garantiti dallo Stato, Verona è in testa in Veneto per domande, 6.111, ma quarta per importi che si fermano a 313,6 milioni di euro, dietro a Vicenza (433), Treviso (331) e Padova (320). A cercare di aggiudicarsi i prestiti agevolati previsti dal Decreto Liquidità, nel primo mese utile per la presentazione delle domande, nel Veronese, sono state soprattutto piccole e micro attività, che possono sperare di ottenere fino al 25% del fatturato certificato 2018. L’elaborazione è di Fabi, Federazione autono-
ma bancari italiani, su dati del Fondo di garanzia Microcredito centrale e fotografa la situazione delle richieste formulate da imprese e partite Iva alle banche fino al 21 maggio. Nel Veronese 5.292 pratiche hanno riguardato i finanziamenti fino a 25mila euro, per un valore di 114 milioni. Il territorio scaligero guida la classifica regionale per numero di istanze di questo importo e valore totale richiesto. Il peso medio dell’aiuto domandato si aggira intorno a 21.500 euro, in linea con il dato regionale a 21.680. La sorpresa riguarda invece i prestiti più impegnativi, su cui converge l’interesse delle azien-
de più strutturate, che nel Veronese non sembrano propense a scommettere troppo sulle potenzialità dello strumento messo in campo dal governo. A Verona le pratiche fino a 800mila euro sono state 816, per 199 milioni. A Vicenza 1.405 imprese hanno chiesto 332 milioni, a Treviso, 976 per 248; a Padova 884 aziende 222,6 milioni. I valori medi a istanza a Verona sono pari a 244,4mila euro, al terzo posto dietro a Treviso (254) e Padova (251). Il Veneto è la quarta regione per operazioni generate dal decreto, 28.811, e cioè l’8,7% del totale, dietro a Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Lombardia
(21,1%), Emilia-Romagna (10,2%), Veneto (8,7%) e Piemonte (7,6%) insieme hanno formulato il 47,6% delle richieste. L’importo totale domandato, di 1,725 miliardi, è però secondo solo alla Lombardia, che supera 3,3 miliardi. Ogni azienda in Veneto ha chiesto in media quasi 60mila euro, dietro al Trentino Alto Adige, dove si sfiorano gli 89mila e a fronte di una media nazionale di 45mila. Le operazioni fino a 25mila euro sono state 23.626 (8% del totale nazionale) per 512 milioni (8,3%). Quelle fino a 800mila, 5.185 (15,4%) per 1,0213 miliardi (13,9%), al secondo posto dietro alla Lombardia. Il valore medio
ARTIGIANATO. LaCgia haelaboratoi dati regionali facendouna previsione sull’annoin corso
Milleaziendeinmenoin3mesi «Nel 2020 si arriverà a 10mila» Nel Veronese il secondo peggior saldo tra aperture e cessazioni: -184 L’emergenza sanitaria ha già colpito duramente l’artigianato veneto. Il solo lockdown nel primo trimestre ha provocato la chiusura di oltre mille imprese, ma il peggio deve ancora arrivare. La stima è di Cgia di Mestre che mette in guardia: senza aiuti, entro fine anno si conteranno fino a 10mila attività in meno. La crisi del comparto viene da lontano. L’artigianato non si è mai ripreso dalla congiuntura negativa del 2008. Da allora al 2019, in regione sono andate perdute il 12,4% delle aziende, in particolare nei segmenti edile, di autotrasporto e meccanica. La situazione è peggiorata a causa della pandemia. Se, invece, si analizza la nati-mortalità riferita al primo trimestre del 2020, Lombardia (-1.814 imprese), Emilia Romagna (-1.215), Piemonte (-1.068) e Veneto (-1.002) sono i territori che in termini assoluti hanno registrato il saldo più negativo. Va detto che il calo da gennaio a fine marzo è sostanzialmente in linea con gli anni precedenti: nel 2017 i primi tre mesi avevano provocato la flessione di 788 unità; il 2018 di 1.123; il 2019 di 947. A livello provinciale le situazioni più pesanti di contrazione dello stock si sono verifica-
Imprese artigiane in Veneto nel primo trimestre PROVINCE (ranck per saldo)
Iscritte (a)
Cessate (b)
Saldo (a)-(b)
VICENZA VERONA TREVISO PADOVA VENEZIA ROVIGO BELLUNO VENETO ITALIA
443 509 482 562 430 120 87 2.633 24.843
717 693 648 694 552 200 131 3.635 35.745
-274 -184 -166 -132 -122 -80 -44 -1.002 -10.902
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati camerali
te a Vicenza (saldo pari a -274 aziende), Verona (-184) e Treviso (-166). Ma il peggio si manifesterà, secondo Cgia nei prossimi mesi, quando l’effetto economico negativo del Covid-19 si farà sentire con più intensità. «In questi due mesi e mezzo di lockdown, molti artigiani senza alcun sostegno al reddito si sono trovati in difficoltà e diversi hanno ipotizzato di chiudere definitivamente», spiega il coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione artigiani e piccole imprese, Paolo Zabeo. «Dopo una set-
timana dalla riapertura totale, invece, lo stato d’animo è cambiato. C’è voglia di resistere, ma non tutti ce la faranno», aggiunge. «Al comparto serve sostegno. È vero che con il decreto Rilancio sono state introdotte diverse misure tra cui l’azzeramento del saldo e dell’acconto Irap in scadenza a giugno, la riproposizione dei 600 euro per il mese di aprile e la detrazione del 60% degli affitti, ma tutto ciò è ancora insufficiente a colmare la caduta del fatturato registrata in questi ultimi mesi», prosegue il segretario del-
la Cgia, Renato Mason. La dimensione economica del ristoro risulta molto contenuta e pari, secondo le simulazioni dell’associazione, a circa un sesto delle perdite riferite ad aprile. Preoccupano anche le previsioni dei consumi delle famiglie venete per l’intero 2020, in calo del 5-6% per circa 7 miliardi. «Per questo non è da escludere che entro fine anno lo stock delle imprese artigiane regionali si riduca di quasi 10 mila unità, con 30mila posti di lavoro in meno», conclude Zabeo. • Va.Za.
di queste richieste in Veneto è 234mila euro, inferiore al nazionale, oltre i 260mila. Per la Fabi, «alcune banche, per convenienze, stanno penalizzando determinati territori e ne stanno favorendo altri: il risultato è che in specifiche aree, soprattutto del Sud, si allarga il rischio usura per le imprese, perché chi non ottiene finanziamenti in banca finisce molto probabilmente in mano alla criminalità organizzata. Sarebbe inoltre interessante conoscere i dati relativi ai tempi di erogazione dei singoli gruppi bancari», commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Brevi SCUOLE UPGRADE,LAMARATONA DELL’ECONOMIA QUEST’ANNOÈDIGITALE Per la prima volta dal 2016, l’appuntamento finale del progetto UpGrade, il percorso di educazione finanziaria e imprenditorialità promosso da Fondazione Cariverona e Pleiadi, non si svolgerà al Teatro Ristori ma online. Domani, dalle 10 alle 18.30, la pagina Facebook di Pleiadi si animerà con pillole video per alunni e insegnanti, podcast su Spotify e quiz per gli studenti che potranno vincere i premi in palio. Filo conduttore, i temi dell’economia, con uno sguardo al futuro per capire cosa accadrà d’ora in avanti. PROTESTANAZIONALE DIPENDENTIDI DHL INSCIOPERO ANCHEA VERONA Domani anche i corrieri veronesi Dhl Express scioperano 24 ore. «Chiediamo un trattamento equo e un riconoscimento economico», visti i rischi nel lockdown», afferma Raffaello Fasoli, Filt Cgil Verona. Ricorso eccessivo alla Cig e mancato riconoscimento di compensazioni sono tra i motivi della protesta indetta da Flt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti. A Verona Dhl ha 30 addetti diretti, una sessantina di autisti e una ventina di magazzinieri in appalto, dipendenti di Madilo srl. Va.Za.
Igiovani investono neicampi:successo delbandoregionale Successo inaspettato per il bando per l’insediamento di giovani agricoltori previsto dal Psr, Programma di sviluppo rurale, del Veneto. Prorogata di due mesi a causa del lockdown dovuto all’emergenza sanitaria, l’iniziativa, i cui termini sono scaduti lo scorso martedì, ha visto la partecipazione di 425 imprenditori agricoli under 40, che hanno presentato proposte di investimento per quasi 45 milioni di euro complessivi. Lo comunica la giunta regionale del Veneto in un comunicato. «Si tratta di un segnale di speranza che ci sorprende e ci rincuora», è stato il primo commento di Giuseppe Pan, l’assessore regionale all’Agricoltura. «Non solo il numero dei giovani agricoltori che si fanno imprenditori e vogliono investire in azienda è superiore ai 419 dello scorso anno, con progetti tutti immediatamente cantierabili, ma tutto questo sta avvenendo in una stagione di grande incertezza economica e nonostante le difficoltà operative degli ultimi mesi e le restrizioni determinate dall’emergenza sanitaria», ha sottolineato Pan. La misura del Psr veneto 2014-2020 per l’insediamen-
to dei giovani in agricoltura registra quest’anno 101 domande di agricoltori di montagna e 324 di agricoltori di pianura e collina, per un totale di 17 milioni di premi richiesti. Inoltre, ognuno di questi imprenditori ha presentato progetti di investimento per un totale di oltre 27 milioni di euro. I soldi a disposizione, però, non basteranno a dare risposta a tutti. «Le risorse complessive a disposizione di questo bando sfiorano i 35 milioni di euro complessivi tra premi e aiuti agli investimenti», ricorda Pan, «per cui, pur non essendo poche, sono insufficienti a dare risposta a tutte le richieste», ammette l’assessore, sottolineando però che «dal settore primario stanno provenendo segnali di vitalità e di sviluppo che vanno colti e valorizzati». Segnali che, secondo Pan, «confermano come non tanto le misure assistenziali, quanto il sostegno all’innovazione e agli investimenti siano misure strategiche per mantenere l’occupazione, la sostenibilità e la competitività del sistema produttivo veneto e per trasformare» rimarca l’assessore regionale, «la crisi in un’opportunità di crescita». • Lu.Fi.
ENERGIA. L’ideatore sichiama Andrea Farina
A26anni inventa unacaldaia murale alimentataapellet
«Èadatta acasecon spaziridotti etagliaicosti eleemissioni» Piccola e sostenibile. Si chiama Hevo ed è la caldaia innovativa creata da Andrea Farina, 26enne di San Bonifacio. Farina lavora nell’azienda di famiglia, la Magikal di Monteforte d’Alpone, specializzata in riscaldamento domestico. E sviluppando le competenze accumulate negli anni ha progettato questo prodotto innovativo, presentato al mercato a febbraio in occasione di Progetto Fuoco, la manifestazione dedicata a impianti e strumentazioni per la produzione di calore ed energia, che si è svolta a Veronafiere. Hevo è la prima caldaia murale alimentata a pellet, in grado di sostituire completamente quelle a gas garantendo un risparmio di costi di riscaldamento fino al 50%, un rendimento energetico del 93%, riducendo l’emissione di anidride carbonica fino a cinque volte rispetto a gas e gasolio. L’utilizzo del pellet elimina infatti l’impatto ambientale mentre l’autonomia dell’impianto arriva fino a cinque giorni grazie al serbatoio aggiuntivo. Inoltre non richiede manutenzione, è autopulente e certificata. «L’i-
AndreaFarina
dea di creare una nuova tipologia di caldaia a pellet», spiega Farina, «è nata dall'esigenza di coniugare il risparmio energetico di un prodotto a pellet e le dimensioni ridotte di una classica caldaia a gas. In questo modo è possibile offrire un prodotto innovativo, adatto a tutte le tipologie di abitazione, anche con limitate possibilità di spazio». Il giovane lavora nell’azienda fondata nel 2008 dal padre, Vittorio, orientata alla produzione e commercializzazione di sistemi a pellet innovativi. Il giro d’affari di Magikal nel 2019 è aumentato del 34% con una forte spinta garantita dai mercati esteri, che rappresentano il 40% del fatturato complessivo. • F.L.