RASSEGNA STAMPA DEL 26 LUGLIO 2020

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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Domenica 26 Luglio 2020 Corriere del Veneto

PD

Rovigo

NUMERI UTILI

Municipio Questura Prefettura

rovigo@corriereveneto.it

04252061 0425202518 0425428511

VigiliUrbani Carabinieri Polstrada Servizioveterinario

0425204611 042529381 0425426611 3495836327

CroceRossa Capitaneriadiporto Acquedotto Ulss18

Avvocati, assessori, new entry Regionali, tra rumors e certezze ecco chi è pronto a candidarsi

Allo scoperto Patrizia Bertelle (Veneto Ecologia Solidarietà) si candida

Amministrative

Villadose, unico Comune al voto si va al duello Pozzato- Barison ROVIGO Presentata Lucia Pozzato, candidata a sindaco di Villadose per il centrosinistra, nell’unico Comune che a settembre andrà alle urne in Polesine per le elezioni amministrative. Pozzato ha ufficializzato la propria candidatura per l’area di centrosinistra, venerdì, nella sede municipale. Ad introdurla Mirella Zambello, assessore comunale dei Servizi sociali a Rovigo e Barbara Businaro del «Comitato terre nostre». A sostenerla in questa campagna elettorale per le amministrative, Articolo 1, il Pd e Rifondazione Comunista. «Mi candido perché mi sono resa contoha detto Pozzato- che è

necessario un cambiamento che coinvolga tutte le forze che credono in una società giusta, aperta, equa e solidale, dove ogni cittadino possa vivere in un ambiente sano e sicuro, per sé e per i propri figli». Guardando ai candidati della parte opposta, per raccogliere l’eredità lasciata da Gino Alessio, sindaco per dieci anni, il centrodestra pare sia pronto a puntare tutto su Pierpaolo Barison, con alle spalle importanti esperienze amministrative e già componente della maggioranza che sostiene Alessio. Niente corsa, pare, per gli assessori uscenti, Ilaria Paparella e Vittorio Novo. (a.a.- na.cel.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

042523034

di Luigi Migliorini

Questione seggi residui: sarà il vero rompicapo di queste elezioni

Vernelli Le priorità: servono maggiori controlli ambientali, rilancio del turismo legato al Parco del Delta del Po. Poi più fondi per l’agricoltura bio

I

vari schieramenti politici stanno predisponendo le liste per le prossime elezioni regionali e l’assegnazione dei seggi avverrà sulla base dell’art.22 della Legge Regionale 16/01/2012 n.5 , che costituisce un vero e proprio rompicapo, soprattutto per quanto attiene all’assegnazione dei seggi residui e che, con ogni probabilità, anche in questa tornata elettorale, come nella precedente, riguarderà – tra l’altro – i due seggi di pertinenza della provincia di Rovigo. A riprova di ciò basti dire che l’Ufficio Centrale Elettorale Regionale ha attribuito i seggi residui con verbale 15/06/2015 e successivamente ha provveduto, in via di autotutela all’annullamento del verbale ed a redigerne uno nuovo in data 19/06/2015. La Giunta Regionale è andata di diverso avviso, così come alcuni candidati che risultavano eletti sulla base del primo verbale. Sono sorte vertenze portate davanti al Tar che ha respinto tutti i ricorsi. Nella sentenza n.188/2016 vi è un inciso per comprendere come sia avvenuta l’assegnazione di uno dei seggi al Pd (l’altro per un percorso ancora più tortuoso è toccato al M5S): «La distribuzione dei seggi residui viene effettuata facendo riferimento alle liste provinciali e non alle coalizioni». La conseguenza è rilevante se si considerano i risultati delle regionali del 2015. Le liste che appartenevano alla coalizione Zaia in provincia di Rovigo avevano voti: Lega Nord 17.506; lista Zaia 13.762; Forza Italia 8.116; Indipendenza Noi Veneto 2.753; Fratelli d’Italia AN 2.173; quelle della coalizione Moretti: Pd 22.307; Moretti presidente 3.434; Veneto Civico 2.100; Verdi Europei Sel 898; Progetto Veneto 405. Pertanto la coalizione di centro-destra ha avuto complessivamente molti più voti di quella di centro-sinistra, ma dovendo far riferimento alle liste e non alle coalizioni il seggio è stato assegnato al Pd, la cui lista provinciale aveva avuto più voti. Se 4.802 voti anziché alla lista Zaia fossero andati direttamente alla Lega Nord essa avrebbe avuto 22.308 voti (17.506+4.802) e quindi un voto in più del Partito Democratico, a cui avrebbe «strappato il seggio». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Rugby

Colpaccio rossoblù: arriva Paolo Steolo E aspettando il campionato, si prepara la sfida all’«European Series Sevens» Nuovo giocatore rossoblù per la stagione sportiva 2020-2021. L’annuncio arriva dalla Femi-Cz Rugby Rovigo Delta che ha ingaggiato la seconda linea, Paolo Steolo. «Sono entusiasta di aver avuto l’opportunità di far parte di una squadra del calibro di Rovigo, una delle migliori in zona - commenta il giovane rossoblù - ho grande stima del coach e dello staff, non vedo l’ora di mettermi in gioco e di poter imparare dai grandi giocatori che fanno parte della squadra». Nato a San Donà, Paolo compie 20 anni il prossimo 21 agosto. Steolo è cresciuto sin da piccolo nel Rugby San Donà, passando successivamente per l’Accademia Ivan France-

Per quanto riguarda il M5S, i polesani che sosterranno il candidato presidente Enrico Cappelletti sono ufficiali e sono due: Federico Rizzi ed Elena Suman. Nell’area che appoggia il candidato presidente Arturo Lorenzoni, il Pd ha già deciso. Oltre al consigliere regionale uscente Graziano Azzalin e all’ex deputato Diego Crivellari corrono Lorenzo Murciano di Fiesso Umbertiano, l’assessore a Porto Viro Marialaura Tessarin e l’imprenditrice adriese Gessica Ferrari. Manca il quinto nome alla civica di Lorenzoni «Il Veneto che vogliamo», dove i nomi certi sono il sindaco di San Bellino Aldo D’Achille, il consigliere adriese di maggioranza Enrico Bonato, la rodigina Sara Quaglia e la lendinarese Erica Muraro. Ieri poi s’è presentata la compagine polesana della lista «Veneto Ecologia Solidarietà» con candidato presidente la consigliere uscente Patrizia Bartelle. A sostenerla Enrico Naccari di Adria e Viola Chiereghin di Rovigo. Le priorità le spiega Ivaldo Vernelli, uno dei portavoce: «Maggiori controlli sull’ambiente, il rilancio del turismo basato sul Parco del Delta del Po, più fondi per l’agricoltura bio. Lorenzoni e la sua compagine sono troppo moderati su temi come Olimpiadi, autonomia veneta, Tav, Pedemontana». I polesani a sostegno del candidato presidente di Rifondazione Comunista Paolo Benvegnù saranno sicuramente Diego Foresti, Adriano Romanelli, Maria Teresa Bovolenta, Valentina Tienghi ed Anna Pamela Margaret Caveduri. Antonio Andreotti Natascia Celeghin

FARMACIE TreMori

I segreti di Pulcinella

In pista per la presidenza l’ecologista Bertelle. Big uscienti per Pd e Lega

ROVIGO A parte poche eccezioni, è ancora tutta aperta la partita dei candidati polesani che si contenderanno i due posti di consiglieri disponibili per la provincia di Rovigo alle Regionali del 20 e 21 settembre. L’unico dato certo è che per accedere alla ripartizione dei seggi una coalizione dovrà superare lo sbarramento del 5 per cento dei voti, e come liste singole quello del 3 per cento. I giochi delle liste – nelle quali dovranno esserci obbligatoriamente almeno due donne e almeno due uomini - sono ancora aperti nel centrodestra che appoggia Luca Zaia. Per la Lega, i rumors danno in pista l’assessore uscente al Territorio Cristiano Corazzari, il segretario della sezione di Rovigo Riccardo Ruggero, il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli, il presidente di As2 Paolo Frigato il rosolinese Pako Massaro, consigliere di Sistemi territoriali, ed il sindaco di Salara Lucia Ghiotti. Per la lista Zaia girano i nomi dei sindaci di Lusia Luca Prando e di Lendinara Luigi Viaro, dell’ex candidato sindaco rodigino Monica Gambardella, dell’ex presidente della Provincia Marco Trombini e del dirigente Usl 5 Edgardo Contato. Per FdI si parla dell’assessore portovirese Valeria Mantovan, dell’adriese Daniele Ceccarello, del badiese Ivo Baccaglini, dell’avvocato adriese Giorgia Furlanetto e del legale rodigino Elena Gagliardo. In casa Forza Italia i rumors parlano dell’ex vicesindaco rodigino Andrea Bimbatti, del presidente della Provincia Ivan Dall’Ara, del sindaco di Trecenta Antonio Laruccia, di Layla Marangoni di Taglio di Po e dell’ex sindaco di Fiesso Luigia Modonesi.

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ROVIGO

Giocatore Il Rovigo Rugby ha un nuovo big: si tratta di Paolo Steolo, in arrivo dal San Donà

scato. Nell’ultima stagione sportiva è rientrato a far parte della rosa del Rugby San Donà, con la quale ha esordito nel campionato «Top 12». Il giovane neo acquisto rossoblù vanta anche diverse

presenze con la Nazionale Under 18. E mentre la rosa dei giocatori guidati dall’head coach Umberto Casellato si rinforza, e si attende l’ufficializzazione della data di ripresa del campionato di

«Top 12 2020-2021» (tre sono i mesi di inizio ipotizzati dall a Fe d e r a z i o n e I t a l i a n a Rugby a settembre, a novembre, a gennaio 2021), non mancano i riconoscimenti al rugby della città in mischia per l’anno che verrà. Come novità, di prestigio, per il «Rovigo Sevens», che dal 2021 entrerà a fare parte dell’«European Series Sevens Rugby», affiancandosi perciò ad alcune delle più importanti tappe continentali del rugby a sette. L’annuncio è arrivato direttamente dagli organizzatori e la tappa a Rovigo è prevista il 5 e 6 giugno 2021, quinta di 10 tappe del tour. Le iscrizioni per le squadre apriranno all’inizio di settembre, ma in modo che tutti possano iniziare a prepararsi nel migliore dei modi per questa stagione che si promette essere grande, è già consultabile il calendario di questo storico concorso, che segna una svolta importante nella pratica del Rugby a 7 in Europa. Na.Cel. © RIPRODUZIONE RISERVATA

IN BREVE

Parco Cibotto, inizia il corso di parkour

Famiglie e attività agevolazioni Tari anche ad Adria

ROVIGO Al via le iscrizioni al

ADRIA La maggioranza guidata

corso di Parkour anche a Rovigo, grazie alla sinergia tra Comitato Uisp e l’Amministrazione Comunale di Rovigo. Un’attività, il parkour, che, come i giochi di strada, si pratica negli spazi urbani, all’aperto. Si fa movimento, si superano gli ostacoli e i limiti con se stessi. Il Comune ha patrocinato l’iniziativa rivolta ai giovani dai 13 ai 17 anni. Il corso inizierà a breve e terminerà il 27 agosto. A Rovigo, il parkour si terrà al Parco Cibotto. L’istruttore, Daniele Poletto, pratica il parkour da tempo e seguirà attentamente i ragazzi affiancato da una aiutante. Saranno rispettate le norme anticovid 19. Per info, Daniele 3481188227

dal sindaco Omar Barbierato ha deciso di destinare 124.521, euro per le agevolazioni Tari, di cui 20mila euro a favore dei nuclei familiari ed il resto per le utenze non domestiche. Una volta passata la proposta in consiglio comunale, ci sarà tempo fino al 30 ottobre per presentare le richieste per l’anno di imposta 2019. I 104.521 euro destinati alle utenze non domestiche, spiega il vicesindaco Wilma Moda, «saranno per quelle attività ricettive rimaste chiuse durante l’emergenza e che non hanno usufruito della raccolta rifiuti. La riduzione della bolletta di dicembre sarà commisurata ai giorni di effettiva chiusura, volontaria o imposta».


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Domenica 26 Luglio 2020 Corriere del Veneto

VE

Il virus La recrudescenza

L’EPIDEMIA

E in Madagascar il Covid ha ucciso don Luigi Piotto, missionario di Romano d’Ezzelino. Messa in ricordo

In 14 giorni focolai triplicati Palù: «Il virus si moltiplica» ❞

Giorgio Palù Dal 22 giugno al 20 luglio siamo passati da 29 nuovi casi a 525. Il virus continua a circolare e se un mese fa aveva teneva un andamento lineare, adesso si moltiplica in modo rapido. Grazie anche alla movida

Gianni Rezza Persistono diversi focolai di ampiezza variabile, molti causati da persone che provengono da Paesi ad alta incidenza. Bisogna essere prudenti e sottoporsi a quarantena se si arriva da Stati a rischio

VENEZIA Sono triplicati, negli ultimi 15 giorni, i focolai di coronavirus Covid-19 nel Veneto, passando da 20 a 60, 22 dei quali sorti nell’ultima settimana. Lo segnala l’Istituto superiore di Sanità, che a proposito della nostra regione scrive: «Casi complessivamente in forte aumento, in entrambi i flussi (autoctono ed esterno, ndr): sono 251 i nuovi contagi, di cui 21 importati. L’Rt è maggiore di 1 (ciò significa che il virus circola ancora, ndr), arrivando a punte di 1,47 (media 1,18). Sono segnalati 60 focolai attivi, segnale in aumento, di cui 22 nuovi nella settimana di monitoraggio in corso. Non sono segnalati casi non associati a catene di contagio note. Non si rileva sovraccarico dei servizi assistenziali ospedalieri». L’incidenza a 14 giorni è di 6,77 contagi per 100mila abitanti, a 7 giorni scende a 5,12 per 100mila, quindi la classificazione di rischio per l’aumento di trasmissione e impatto del Covid-19 sui servizi assistenziali passa da «bassa» a «moderata». «E’ una situazione che conosciamo bene — conferma Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all’Università di Padova e consulente della Regione — basti pensare che dal 22 giugno al 20 luglio siamo passati da 29 nuovi casi a 525. Ciò significa che il virus continua a circolare e quando si creano grossi focolai, come

Dossier dell’Iss: «Ora sono 60. Casi in forte aumento, 251 solo nell’ultima settimana» quelli di Jesolo o Rosolina mare, si diffonde molto rapidamente. Il mese scorso aveva un andamento lineare, adesso si sta moltiplicando rapidamente». Il lato positivo è che caldo, raggi ultravioletti, umidità e tendenza delle persone a stare all’aperto, se non altro lo costringono a una corsa a ostacoli. «Per di più l’età media dei pazienti si è abbassata dai 60 ai 40 anni, quindi gli attuali positivi al tampone sono quasi tutti asintomatici in isolamento domiciliare — aggiunge Palù —. Almeno dal punto di vista clinico in que-

sta fase il Covid-19 non è impegnativo, i ricoveri sono molto pochi (113) e in Terapia intensiva restano sette degenti, uno solo ancora positivo. Insomma, non dobbiamo drammatizzare gli ultimi dati e nemmeno sottovalutarli: se il virus circola ancora è per il mancato controllo alle frontiere ma anche per la movida serale, l’affollamento di spiagge e locali». Il pensiero va all’autunno: se continua a moltiplicarsi, il Covid-19 rischia di ripresentarsi a settembre in forma peggiore. «Il freddo, il minor

Chi era

● Don Luigi Piotto, il missionario 65enne morto di coronavirus giovedì ad Antananarivo, capitale del Madagascar, dove si era trasferito nel 1992, era di Romano d’Ezzelino. Aiutava poveri e studenti

numero di ore di sole e la necessità della gente di stare al coperto lo favoriranno — avverte Palù —. Il mio consiglio è di continuare a usare la mascherina, a osservare la distanza sociale, a igienizzarsi le mani e a evitare assembramenti». Se il mese scorso emergeva un positivo ogni 17mila tamponi, ora si conta un contagio ogni 4mila. Numeri sempre piccoli, ma in peggioramento. E allora ammonisce il professor Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Prevenzione al ministero della Salute: «Persistono diversi focolai di ampiezza variabile, molti dei quali causati da persone che provengono da Paesi ad alta incidenza. Il che rende la situazione in alcune regioni peggiore rispetto a quella di altre. È necessario mantenere comportamenti prudenti e sottoporsi a quarantena nel caso in cui si provenga da Stati ad alta incidenza». Ieri il Veneto ha registrato altri 20 casi (totale di 19.791) e

poi continuano ad aumentare le persone in isolamento domiciliare: sono 2764 (33 con sintomi), cioè 201 in più rispetto alle 24 ore precedenti. La maggioranza di sintomatici, 10, li conta il cluster di Padova, su un totale di 460 soggetti in quarantena. Poi ci sono gli 8 di Vicenza (su 572) e i 6 di Treviso (su 475). Verona resta in testa per numero di persone in isolamento: 604, di cui tre sintomatiche. E a proposito di casi «esteri», giovedì è morto ad Antananarivo, capitale del Madagascar, Luigi Piotto, il missionario originario di Romano d’Ezzelino che si era trasferito lì nel 1992. Il religioso aveva trascorso 28 anni ad Antsofinondry (a nord della capitale) come parroco, direttore e incaricato della scuola professionale, dedicandosi ai poveri e ai ragazzi a cui dare un’istruzione. Don Luigi, 65 anni, faceva parte della Piccola Opera della Divina Provvidenza, congregazione fondata da don Orione, e negli ultimi giorni aveva accusato problemi respiratori. Era stato ricoverato in una struttura sanitaria del posto, ma il quadro clinico si è aggravato rapidamente e il missionario si è spento in ospedale. Sarà ricordato con una messa a Romano d’Ezzelino. Michela Nicolussi Moro (Ha collaborato Benedetta Centin) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il faccia a faccia di Gian Maria Collicelli «Il virus non sparisce per decisione politica, bisogna tenere ancora alta la guardia se vogliamo evitare di dover chiudere tutto di nuovo». È una sintesi efficace quella pronunciata ieri dal direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e docente universitario Massimo Galli. Ed è una sintesi che trova d’accordo il professor Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia di Padova e componente del Comitato tecnico scientifico regionale per l’emergenza Covid-19. I due si sono confrontati ieri ad Asiago in occasione del convegno «Il coronavirus va o resta», organizzato dal Comune. Un dibattito pubblico, in piazza, che in realtà poteva pure essere un monologo, vista l’assonanza delle posizioni espresse dai due scienziati. Ad esempio sulla potenza del virus, che entrambi definiscono «immutata»: «Bisogna guardare il contesto mondiale — ha spiegato Crisanti — il nuovo coronavirus colpisce ASIAGO

Il dibattito Da sinistra Massimo Galli, la conduttrice Ilaria Dalle Palle e Andrea Crisanti al convegno di Asiago

Galli e Crisanti d’accordo «Il Covid non sparisce per decisione politica»

ancora molto. Se in Italia la carica virale è leggermente diminuita è perché stiamo proteggendo la popolazione anziana, usiamo le mascherine e rispettiamo il distanziamento sociale, quindi trasmettiamo meno il virus». «Quel che conta è l’ospite — ha sottolineato Galli —. Se vogliamo convivere con questa brutta bestia ed evitare di dover chiudere ancora tutto

dobbiamo stare attenti ai nostri comportamenti, l’allerta non è finita». Lo sarà, forse, quando arriverà un vaccino anti-Covid, ma l’attesa secondo i due scienziati dovrà scontare tempi lunghi: «La formulazione del vaccino è ancora in fase iniziale — ha rivelato Crisanti — ci auguriamo tutti che arrivi il prima possibile, ma sussistono tempi incomprimibili per il suo sviluppo.

L’iter normale prevede dai tre ai sei anni per la commercializzazione di un vaccino ed eventuali scorciatoie rischiano di produrre un farmaco o inefficace o pericoloso. E se non vogliamo dare ancora fiato agli anti-vaccinisti occorre fare le cose per bene». Nel frattempo, dunque, l’attenzione sarà rivolta alle misure di protezione attuali («La mascherina io la consiglio — ha ammonito Crisanti — anche all’aperto, almeno se non si è abbastanza distanti dagli altri, perché è utile e proteggere e proteggersi») e alla situazione che si dovrà affrontare nei mesi autunnali. A partire dalla riapertura delle scuole, per cui i due scienziati hanno proposto un’unica ricetta: «I ragazzini a scuola non riesci a distanziarli nean-

che con i nuovi banchi — ha puntualizzato Galli — e credo si debba pensare fin da subito a una migliore sorveglianza epidemiologica sulla situazione nelle scuole, al fine di identificare precocemente eventuali focolai». Ha aggiunto il professore dell’Università di Padova: «A mio avviso i bambini vanno vaccinati contro l’influenza per evitare il caos dei primi sintomi febbrili, va misurata la temperatura a scuola e non a casa, e bisognerebbe fare in modo che i presidi abbiano una visione della distribuzione geografica relativa alla provenienza dei loro alunni. Perché se arrivano da una zona in cui c’è un focolaio, gli allievi devono rimanere a casa, anche se stanno bene». Infine sul caso nato attorno alla permanenza di Crisanti nel Comitato tecnico scientifico della Regione, messa in discussione dopo alcune frasi critiche nei confronti delle scelte del governatore Luca Zaia, il professore precisa: «Ho ipotizzato di andarmene più per orgoglio che per altro. Poi ho pensato che forse valeva ancora la pena servire la comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere del Veneto Domenica 26 Luglio 2020

VE

Economia

Bloccati i braccianti romeni «Covid, è Sos vendemmia»

La quarantena preoccupa i produttori. Coldiretti: «Fateci prendere italiani» VENEZIA Un esercito di braccianti in arrivo dall’estero, Romania in primo luogo: circa 14 mila persone. Il cui compito, ogni stagione, è semplice ma fondamentale: vendemmiare. E consentire alle cantine venete di produrre i loro vini più iconici e pregiati, dal Prosecco al Raboso, dal Valpolicella all’Amarone. Esercito che quest’anno, però, è chiamato ad affrontare avversari potenzialmente dirompenti, ossia la pandemia da coronavirus (la Romania, ieri, ha vissuto il suo giorno più nero con 1.284 nuovi contagi) e le restrizioni del ministero della Salute - a cominciare dalla quarantena obbligatoria - imposte agli arrivi da Romania e Bulgaria. Restrizioni che allarmano produttori e categorie, una delle quali, la Coldiretti, non esita a parlare di «Sos vendemmia». Specie nel Trevigiano e nel Veronese, dove si contano circa 4 mila operatori stranieri. Sono braccianti che per Coldiretti garantiscono «professionalità ed esperienza alle imprese agricole». «Molti di questi lavoratori si trovano già in Italia, anche se permane la preoccupazione che il vincolo della quarantena limiti gli arrivi per la raccolta di uve come Pinot Grigio e Chardonnay, che inizia ad agosto. Percorso che prosegue a settembre con Glera (Prosecco) Merlot, Cabernet e gli autoctoni come la Garganega (Soave), i grappoli dei grandi rossi della Valpolicella (Corvina, Rondinella e Molinara) fino ad ottobre inoltrato (Raboso del Piave e veronese) o addirittura novembre». I provvedimenti firmati del ministro Roberto Speranza, dunque, potrebbero sferrare un duro colpo al passaggiochiave della produzione. Motivo per il quale Coldiretti chiede di agevolare urgentemente l’arruolamento di personale italiano semplificando i cosiddetti «voucher agricoli». «Sarebbe importante una radicale semplificazione del voucher, per ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati

In anticipo Quest’anno la vendemmia dovrebbe avvenire prima del consueto

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Le migliaia di persone arruolate dall’estero in Veneto

lo svolgimento dei lavori nelle campagne». I timori di Coldiretti sono condivisi dalle cantine del Veneto, specie da chi - volente o nolente - deve necessariamente affidarsi alle «braccia» anziché alle macchine per vendemmiare. «La maggior

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I milioni di fatturato della Cantina di Soave, la più grande d’Italia

parte dei nostri 2.400 soci puntualizza Wolfgang Raifer, direttore generale della Cantina di Soave, nel Veronese, la più grande in Italia con oltre 6.400 ettari, 36 milioni di bottiglie e un fatturato di 136 milioni di euro - si avvale di personale romeno. Garantire la quarantena significherebbe chiamare in anticipo squadre composte da 15-20 persone, e retribuirle per i 14 giorni di stop forzato». Concorda Stefano Zanette, a capo del Consorzio Prosecco Doc, nel Trevigiano. «Il problema riguarda soprattutto le colline, in pianura la meccanizzazione è molto diffusa. La mancanza di questa risorse può creare problemi». Specie in un anno, questo, nel quale si annuncia una vendemmia anticipata. «Grazie al clima più mite - afferma Zanette - i vigneti sono in ottima forma ed hanno subito meno attacchi dai parassiti. Vendemmieremo meno, ma l’uva sarà di qualità superiore». Una combinazione perfetta, insomma. Non fosse per il Covid. Stefano Bensa © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il distributore misura la febbre: «Migliora la sicurezza in azienda» Ildispositivo,lanciatodaTrivending,potràautorizzarel’ingresso PADOVA Entrare in azienda, porsi di fronte al distributore automatico (del tutto simile a quello per cibi e bevande) ed attendere il responso della macchina. La quale, dotata di termoscanner, misurerà la temperatura autorizzando (o meno) il dipendente a prendere servizio dopo aver ritirato le dotazioni di sicurezza. Il nuovo dispositivo sviluppato da Trivending, gruppo con sedi - fra l’altro - nel Padovano e nel Trevigiano, si candida a «venire incontro alle nuove esigenze delle imprese». E funziona così: «Il sistema integrato - spiega l’azien-

Come per gli snack La nuova macchina

da, 22 milioni di fatturato - si installa in prossimità dell’ingresso e si attiva grazie al riconoscimento del tesserino aziendale o del badge. Il ter-

moscanner rileva la temperatura del dipendente, accertandone l’idoneità». Sarebbero centinaia, secondo Trivending, le domande giunte in poche settimane, mentre crescerebbe l’interesse per installare distributori di mascherine, guanti e gel in stazioni e supermercati. Anche per rilanciare il settore del «vending», piegato dalla chiusura di scuole ed enti. «Ma malgrado questo i canoni della pubblica amministrazione non sono stati sospesi. Un’iniquità tutta italiana». S. Ben. © RIPRODUZIONE RISERVATA

● L’intervento Il Recovery Fund occasione per rilanciare il nostro Veneto di Andrea Martella (*)

L’

intesa raggiunta sul Recovery Fund ha sancito, dopo oltre un decennio, un nuovo modello d’Europa. Ne sono usciti sconfitti egoismi e rendite di posizione e l’Italia è stata protagonista di questo successo, con una battaglia «corpo a corpo» contro pregiudizi e luoghi comuni. Ora l’Europa potrà finalmente dotarsi di un orizzonte di intervento più ampio rispetto alla rigida politica monetaria del passato. Questo piano straordinario di sostegno, che solo per l’Italia vale 209 miliardi, coinvolgerà capitoli strategici come la digitalizzazione, la coesione e la resilienza, la green economy, la pubblica amministrazione, la formazione. Non vi è alcun dubbio che saremo osservati e giudicati per le proposte che sapremo mettere in campo. È una sfida che investe tutti i livelli decisionali, tutti i corpi intermedi, tutti i territori. In questo senso diventa doveroso progettare il futuro del nostro Nord Est. Qui si sono concentrate negli anni crescita ed occupazione, export e servizi. La forte potenzialità competitiva dei nostri territori può fare, attraverso questi nuovi strumenti europei, il salto di qualità che fino ad oggi non si è realizzato in modo compiuto. Il Veneto in particolare è una delle regioni più propulsive d’Europa in termini di Pil, di vivacità del tessuto imprenditoriale, di mobilità e attrattività. Le conseguenze del Covid ci obbligano a trovare nuovi percorsi di rilancio della economia, anche territoriale, a ripensare i modelli di sviluppo, penso ad esempio al turismo di Venezia, ad accompagnare e sostenere processi di riconversione e innovazione. Ecco perché è importante aprire un confronto di idee, anche in Veneto e per il Veneto,

rispetto a questa grande opportunità che viene dall’Europa. Ci sono competenze, know-how ed esperienze, emerse anche in questa fase di emergenza, che possono contribuire alla definizione del programma di rilancio. Rafforzare il nostro sistema manifatturiero, accrescerne la competitività, investire nelle nuove tecnologie tutelando l’ambiente e ponendo fine al consumo del suolo, migliorare il sistema logistico interregionale e le reti immateriali, formare le persone, sostenerle nel caso in cui abbiano perso il lavoro senza cadere nella trappola dell’assistenzialismo, sburocratizzare proprio come già avviato dal dl «semplificazioni», sono tutti obiettivi che dobbiamo porci nella declinazione operativa di queste risorse. Su questo, saranno fondamentali anche alcuni degli strumenti già introdotti dal Governo, come la Zls, su cui il territorio è chiamato adesso ad accelerare. Il Next Generation EU, fondato sul principio della sussidiarietà, è anche un’occasione anche in Veneto per riflettere in profondità sul valore dell’autonomia, non solo in termini rivendicativi. Non abbiamo molto tempo davanti e per settembre dobbiamo farci trovare pronti, come Paese e come Veneto. Il risultato ottenuto in Europa è davvero molto importante: ora è compito di tutti lavorare per usare il tempo di questa anomala estate per centrare questo obiettivo. Abbiamo l’opportunità di cambiare, finalmente, quel fastidioso paradigma che per anni ha echeggiato: «ce lo chiede l’Europa». Adesso tutto questo «ce lo chiede l’Italia». (*) Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 26 Luglio 2020 Corriere di Verona

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Primo piano La ripartenza

LA PRIMA

Standing ovation dei duemila sulle gradinate per tutto il personale sanitario. Sboarina: ripartenza, direzione nuova

Un’Arena mai vista accende l’orgoglio «Grazie a chi ha combattuto per noi»

VERONA Diversa da sempre, emozionante come forse mai. L’Arena di Verona ha riacceso ieri sera il suo cuore, con una serata di grande musica ma anche di sentimenti forti. Una «prima» mai vista in passato, conquistata faticosamente tra mille problemi, ideata nei giorni più bui del Coronavirus e dedicata agli «eroi» di quelle settimane pesanti: medici, infermieri, personale sanitario. Alle 21.16 risuona il tradizionale primo gong, seguito dalle note dell’Inno di Mameli. Sul podio, simbolicamente, un bambino, la vita futura che vince e riparte. Katia Ricciarelli, madrina della serata, prende la parola per ringraziare «i medici che hanno anteposto la nostra salute alla loro stessa vita». Parte un applauso che sembra non finire mai. La gente è in piedi, molti occhi luccicano, l’emozione è reale, quasi palpabile. Retorica, anche: ma gli antichi gradoni paiono palpitare. Poco prima, quei gradoni erano tornati ad accogliere i primi spettatori, come da più d’un secolo, ogni estate, ma in maniera diversa, non solo nella disposizione dei posti. Al centro di quella che era sempre stata la platea, spiccava il nuovo, grande palcoscenico centrale, color del fuoco. Rigorose le misure di sicurezza: controlli con mascherine in plexigas, misura delle temperature, distanze mantenute tra un posto e l’altro, con solo una metà dell’anfiteatro riempita da poco meno di duemila persone. Ma è un inizio, che aveva rischiato di non esserci. Ospite d’onore, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, giacca fuxia e completo nero, accolta all’ingresso del’arcovolo dalla Sovrintendente Cecilia Gasdia, dal sindaco Federico Sboarina, dal Prefetto Donato Cafagna, dal presidente della Provincia, Manuel Scalzotto e dall’assessore regionale Cristiano Corazzari, in rappresentanza del Governatore Luca Zaia. La seconda carica dello Stato, prima di raggiungere il «palco reale», chiede di far visita ai quattro direttori d’orchestra che saliranno sul podio durante il concerto (in una delle prossime serate veronesi, la bacchetta passerà a suo figlio, il Maestro Alvise Casellati). Cecilia Gasdia, arrivata in Arena in largo anticipo, confessa l’emozione provata nell’assistere all’ingresso dei primi spettatori, dopo tante settimane di tensioni, una lunga, snervante altalena tra speranze e timori. «Questa è una serata – dice la Sovrin-

I volti della serata

tendente – che vuole restituire una parte di quel sollievo che medici, infermieri ed operatori sanitari hanno saputo dare a tutti gli italiani ed anche agli artisti, alcuni dei quali, come sapete, sono stati colpiti personalmente dal virus». Quanto allo spettacolo che sta per iniziare, Gasdia si limita ad un semplice ma si-

gnificativo: «Non era scontato riuscirci, in aprile era solo un grande sogno, ma adesso è realtà: mi sarebbe piaciuto – conclude – portare in Arena, stasera, tutti i nostri lavoratori, perché è grazie a loro che il sogno s’è avverato: non è stato possibile, per i problemi sanitari e di spazi che tutti conosciamo, ma a loro va il più grande dei ‘grazie!’».

Il sindaco Federico Sboarina parte da un sonoro «Finalmente!» Guarda e riguarda il grande palcoscenico rosso, al centro della platea, e va con la mente va all’indietro:: «In marzo e aprile, - ricorda a se stesso e ai cronisti - quando mi affacciavo dalla finestra del mio ufficio, guardavo l’Arena ma guardavo anche una città vuota, silenziosa,

ferma. Stasera – prosegue vedo quel palco con gli orchestrali, vedo le gradinate finalmente con gli spettatori…Forse – conclude Sboarina – questa benedetta ripartenza, che è stata inevitabilmente lenta, prende proprio da stasera una direzione nuova». Il pubblico è attento alle regole, ma la voglia di «normalità» risalta in

Il sindaco Sboarina con la moglie

Sovrintendente Cecilia Gasdia

Senato La presidente Casellati

Dall’alto Il colpo d’occhio di luci, il palco al centro con i coristi in cerchio: un’Arena così non si era mai vista

Il programma del festival Camera di Commercio Giuseppe Riello

Cattolica Il presidente Bedoni e signora

Viticoltore Andrea Sartori

Dal Requiem di Mozart a Opera in Love Altre dieci serate di grandi emozioni VERONA (m.p.) Dopo la Prima di ieri altri dieci concerti contribuiranno a rendere unico il Festival d’Estate 2020, che ha già svelato di essere straordinario sia nella forma che nei contenuti. Venerdì prossimo verrà eseguito per la prima volta nella storia areniana il Requiem di Mozart diretto da Marco Armiliato, come omaggio alle vittime della pandemia e alle loro famiglie, mentre il giorno dopo, sabato 1 agosto, si terrà il gala Le Stelle dell’Opera che vedrà la coppia formata da Anna Netrebko e Yusif Eyvazov dipingere quadri di Donizetti, Leoncavallo, Cilea e Giordano insieme a Daniela Barcellona e Ambrogio Maestri. Il 7 e l’8 agosto saranno dedicati rispettivamente a Wagner e a Verdi, mentre il 13 si alzeranno al cielo le note de Le quattro stagioni per una

serata completamente veneta, a partire dal compositore Antonio Vivaldi fino al violinista (già acclamato ieri sera) Giovanni Andrea Zanon. Sul podio il direttore padovano Alvise Casellati. Altri gala monografici si terranno il 14 agosto, con un tributo a Rossini, e il 22 agosto a Puccini. Del compositore lucchese, il giorno prima (21 agosto) verrà proposto anche Gianni Schicchi in forma semiscenica, opera mai rappresentata in Arena, con Leo Nucci nel ruolo principale. Seguiranno due appuntamenti con Placido Domingo: il 28 agosto con arie baritonali dirette da Jordi Bernàcer, e il 29 a come direttore d’orchestra per Opera in love, spettacolo dedicato ai duetti d’opera con Sonya Yoncheva e Vittorio © RIPRODUZIONE RISERVATA Grigolo.

Anna Netrebko e Yusif Eyvazov


PRIMO PIANO

Corriere di Verona Domenica 26 Luglio 2020

PIÙ ATTESA alcuni smoking, nei papillon, nei lamè di alcune signore, guarniti da mascherine spesso fantasiose ed eleganti. Manca un po’ il rito dell’ingresso dei Vip («ti ricordi le sciarpe di seta di Valentina Cortese, il periodo degli sceicchi arabi, le corse verso i microfoni delle TV dei politici?» sussurrano i vecchi habituès), ma non mancano volti noti, come quello di Federica Pellegrini. Sparsi tra le gradinate, poi, molti protagonisti della vita politica e di quella economica, non solo locale. Ci sono i sindaci di Imperia, Vicenza, Rovigo ed Arezzo, in rappresentanza di quelli (invitati da Palazzo Barbieri) di tutti i capoluoghi d’Italia. C’è il presidente di Unicredit Cesare Bisoni, assieme a Luisella Altare, responsabile per il

3 VR

Quattrodirettorid’orchestrasialternano,dopol’innodiMameli siparteconilprologodi«Pagliacci».EnonmancailVa’Pensiero

Nordest. C’è il presidente della società autostradale A4 Holding, Gonzalo Rodriguez con l’ambasciatore spagnolo in Italia. C’è il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni. Ci sono anche il presidente e il direttore di VeronaFiere, Maurizio Danese e Giovanni Mantovani, assieme al presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello, e c’è un amico storico dell’Arena di Verona, il patron di Calzedonia, Sandro Veronesi. A nome di tutti, il presidente di Confcommercio e dell’aeroporto Catullo, Paolo Arena, sottolinea che, accanto ai tanti valori artistici, culturali e di solidarietà della serata, c’è la grande voglia di ripartire di un’intera comunità: «La cosa importante è fa tornare la fiducia, la voglia di quardare avanti, perché senza fiducia non si va da nessuna parte». Poi il silenzio. Il gong. Il cuore batte forte. Bentornata, Arena. Lillo Aldegheri

Lucas, sei anni, sul podio simbolo del futuro Gran finale con ’O Sole mio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Calzedonia Il patron Sandro Veronesi

Soccorritori Delegazione di alcuni volontari

Campionessa Federica Pellegrini col tecnico Matteo Giunta

VERONA È un bambino di sei anni a far risuonare la prima nota del Festival d’estate 2020, ieri in Arena, correndo verso il podio con la stessa foga con cui ogni bambino della sua età si appresta a vivere la vita. Punta in aria la bacchetta e l’immensa macchina areniana si muove, coi suoi 90 professori d’orchestra e altrettanti maestri del coro. L’Inno di Mameli saluta un’Arena essenziale ma tutt’altro che spoglia, con il palcoscenico rosso al centro, simbolo del «Cuore italiano della Musica» che ha dato il titolo alla serata, e impreziosita da un tricolore di luci sull’ala. Si è tanto parlato di questo nuovo assetto dell’Arena senza il consueto palcoscenico a semicerchio e senza platea, ma solo dal suo interno si riesce a coglierne la maestosità, mentre si è seduti sulla pietra nuda, contribuendo a dentellare le gradinate di spettatori (per la distanza di sicurezza, com’è ovvio). «Questo era il “Canto degli Italiani” diretto dal piccolo Lucas, gli occhi del nostro futuro», è l’ingresso di Katia

Ricciarelli a riportarci coi piedi per terra. «E questa è la serata di noi italiani, che vede uniti in un unico abbraccio due mondi apparentemente lontani, la musica e il comparto sanitario, entrambi ispirati da una vocazione verso gli altri – continua la soprano rodigina -, persone che si prendono cura di chi hanno di fronte, dando sollievo al corpo o all’anima». Da perfetta madrina dell’evento ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile questo festival, ma l’ultimo e più importante ringraziamento va infine «a medici infermieri e operatori sanitari – ha concluso Katia Ricciarelli - grazie per quanto avete compiuto e state compiendo. Siete il nostro orgoglio». A tutti loro è dedicato il fastoso concerto scandito dalle voci di 20 grandi artisti, baluardi di quattro generazioni di scuola belcantista, per la prima volta tutti insieme, diretti da quattro direttori d’orchestra in staffetta in un excursus antologico da Verdi a Puccini, da Rossini a Mozart. Il ba-

La dedica Katia Ricciarelli, madrina della serata, ringrazia medici infermieri e tutti gli operatori sanitari per l’impegno durante la pandemia

20

cantanti

che si sono esibiti ieri sera in Arena. Quattro i direttori, novanta i musicisti dell’orchestra e altrettanti coristi

La manifestazione

I lavoratori dello spettacolo in piazza «Settore fragile, occorre più sostegno» VERONA (l.a.) Fari puntati sull’Arena di Verona, e non solo per la prima della stagione di ieri sera. In mattinata, infatti, un folto gruppo di lavoratori del mondo dello spettacolo ha presidiato per qualche ora l’area tra l’anfiteatro e Palazzo Barbieri per tornare a chiedere una maggiore attenzione per i problemi del settore. I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil di tutto il Veneto hanno spiegato come siano «centinaia di migliaia i lavoratori e le lavoratrici della cultura in condizione di grave disagio. In Italia, hanno aggiunto - sono almeno un milione e mezzo le persone che lavorano nel settore con forme contrattuali assai diversificate, in cui proliferano contratti atipici, partite Iva, free lance, prestatori d’opera occasionali o a giornata, ragion per cui almeno 250 mila di

queste persone sono letteralmente invisibili». La pandemia ha aggravato la situazione «rivelando la fragilità delle basi su cui si appoggia l’intero settore, mentre decine di migliaia di lavoratori si sono trovati letteralmente senza reddito». I leader dei tre sindacati hanno giudicato «positivamente il contributo di mille euro per tutti i lavoratori e le lavoratrici del Veneto iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo, integrativo delle indennità erogate dall’Inps nei mesi di marzo, aprile e maggio, ma – hanno subito aggiunto - si tratta di una copertura ancora parziale, non in grado di coprire la pesante riduzione di reddito dovuta alle chiusure dell’attività nel periodo della pandemia e alle persistenti © RIPRODUZIONE RISERVATA difficoltà di ripresa».

Mobilitazione regionale I lavoratori dello spettacolo in Bra

ritono Roberto Frontali è il primo a esibirsi, davanti al maestro Andrea Battistoni, col prologo di «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo. Lo stesso titolo che avrebbe dovuto inaugurare la 98esima stagione con la regia di Gabriele Muccino, se non fosse stata rimandata al 2021 per l’emergenza sanitaria. Dopo Fabio Armiliato, Sonia Ganassi e Michele Pertusi è stata la volta di Alessandro Corbelli, interprete di «Udite o rustici» tratto dall’«Elisir d’amore» di Gaetano Donizetti. Si tratta di una delle pagine più esilaranti del compositore di Bergamo, una delle città più colpite in questi mesi, che ha l’autorevolezza di ricordarci quanto sia fondamentale ricominciare a ridere, mentre le mascherine, tolte solo una volta seduti al proprio posto, richiamano tutto il resto, insieme all’assenza di scenografia, della platea e dei costumi. Eppure non si è sentito la mancanza di nulla ieri, tanto è stata incalzante e piena di contenuti la serata. L’intermezzo è affidato al violinista trevigiano Giovanni Andrea Zanon che con l’ultimo «Capriccio» di Paganini anticipa una nuova Arena, pronta ad affrontare tra qualche settimana l’arrivo della musica cameristica barocca. Col secondo podio di Francesco Ivan Ciampa canta Annalisa Stroppa, la prima artista italiana a essere salita su un palco dopo il lockdown (il 22 maggio in Germania), seguita da Simone Piazzolla, Maria José Siri, Barbara Frittoli e Fabio Sartori. Il programma va avanti senza soste di fronte al direttore d’orchestra Marco Armiliato con Riccardo Zanellato, Saimir Pirgu, Eleonora Buratto e Francesco Meli e al direttore Riccardo Frizza con Donata D’Annunzio Lombardi, Carlo Lepore, Annamaria Chiuri, Alex Esposito, Daniela Barcellona e Leo Nucci. A superare il senso di patriottismo provato con «Va’ Pensiero» dal Nabucco di Verdi, intonato nel corso della serata dal coro areniano, riesce solo l’altrettanto ottocentesco «’O Sole mio», un capolavoro della canzone popolare come gran finale nel tempio della lirica. A dimostrazione che tutto è possibile. Marianna Peluso © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Domenica 26 Luglio 2020

5 VE

● La parola 5G

5G è l’acronomio che sta per 5th Generation (quinta generazione). Viene usato per indicare l’insieme di tecnologie per la rete mobile in grado di garantire velocità molto superiore a quelle della tecnologia precedente (la «4G/IMT-Advanced»). Non solo: il 5G consente anche un maggior numero di dispositivi connessi simultaneamente. Ma in molti temono che sia dannosa per la salute umana

di Gloria Bertasi VENEZIA I sindaci si sentono scavalcati, gli industriali festeggiano e i comitati preparano le barricate. Nodo del contendere: la tecnologia G5. Contestata dai cittadini per la paura delle emissioni elettromagnetiche considerate eccessive tra antenne, celle della telefonia mobile e wi-fi diffuso, senza bisogno di questa nuova tecnologia. Tacciata, addirittura, da alcuni di favorire la trasmissione del Covid19 (una delle tante fake news del momento). E, di contro, osannata tra chi ne sbandiera i benefici per lo sviluppo informatico di un Paese, come il nostro, che paga il prezzo dei ritardi nell’innovazione tecnologica e dove il digital divide – lo si è toccato con mano durante il lockdown - rappresenta ancora un serio problema (in Veneto, una delle regioni più connesse d’Italia, si stima che 1 famiglia su 4 non abbia alcun collegamento web, con una percentuale che oscilla dal 17 al 25% a seconda dell’area in cui si vive). In questo triangolo delle Bermuda - non nuovo, in realtà, in Italia e in Veneto: a ogni innovazione tecnologica si registrano proteste – si inserisce la scelta del governo che nel decreto Semplificazioni ha messo fine alla disputa «5G sì, 5G no» (ma anche al più generico «antenne sì, antenne no»): «I Comuni possono adottare un regolamento

Le antenne In tutto il Veneto sorgono comitati contro l’innalzamento di antenne con tecnologia G5 che alcuni ritengono dannosa per la salute

GOVERNO-SINDACI L’inchiesta NUOVA GUERRA SULLE ANTENNE 5G

per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tecnologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti continginbili e urgenti». Poche righe che spazzano via anni di proteste dei comitati, ricorsi al Tar dei gestori della Rete (puntualmente vinti) contro i provvedimenti delle amministrazioni atti a bloccare quello che fino a qualche anno fa veniva chiamato «fenomeno dell’antenna selvaggia» e che, ora, danno via libera al 5G. Tecnologia oggetto di studi da parte di ingegneri, di sperimentazioni nei Paesi cosiddetti del Terzo mondo per ridurre il divario digitale e dalle applicazioni infinite nella domotica e nell’industria. La decisione, è evidente, vuole – e lo fa – mettere la parola fine all’uso improprio delle ordinanze «contingibili e urgenti», nate per aiutare i sindaci nell’intervenire in situazioni a rischio (aree di spaccio o di prostituzione, bar fracassoni, ad esempio) dove servivano poteri straordinari per un limitato periodo di tempo e negli anni diventate, nonostante più volte i giudici abbiano sentenziato che non si potesse, uno strumento di gestione ordinario della cosa pubblica. Ed è quanto stava accadendo con il 5G: a fronte delle paure e delle proteste dei residenti timorosi che le antenne possano provocare tumori o

altre malattia (Anci ha dovuto inserire nella sua informativa su questa tecnologia che non c’è correlazione tra 5G e Covid) molti primi cittadini ne hanno bloccato l’installazione «fino a che non sarà chiaro che non ci sono rischi per la popolazione». Sono circa 500 i Comuni italiani no-5G di cui una sessantina in Veneto tra cui Vicenza, Chioggia nel Veneziano, Montegrotto Terme nel Padovano, Montebelluna nel Trevigiano ma anche il be-

25 Per cento

Le famiglie senza alcuna connessione internet

500 Città

I Comuni italiani che hanno detto no al G5. Circa 60 sono in Veneto

rico Lonigo, Pedavena e La Valle Agordina nel Bellunese. Un elenco già lungo che pareva destinato ad allungarsi inesorabilmente. Ora i sindaci, a fronte delle scelte romane, protestano, non tanto – si badi bene – per le antenne in sé ma perché si sentono defraudati del loro potere. «Bisognerà attenersi alle direttive statali in tema di antenne 5G: una limitazione all’autonomia dei sindaci su un tema delicato che tocca da

Il parere dell’esperto

«Sembra il dibattito sul microonde La tecnologia non provoca danni» VENEZIA «Sul 5G mi pare di assistere al

Finotto Tutti abbiamo 2 o 3 cellulari e poi ci preoccupiamo delle antenne 5G

dibattito che negli anni Settanta ci fu sul microonde che oggi tutti usiamo». Professore di Strategy, innovation and technology al dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari (Venezia), Vladi Finotto apprezza che «ci sia una cittadinanza critica che chiede sovrappiù di informazioni» ma « guai a dare la sponda al complottismo». «Moltissimi colleghi hanno pubblicato ricerche con studi approfonditi in cui si dicono ragionevolmente sicuri che il 5G non provoca danni - sottolinea -. Il nodo è che non avere voce in capitolo sulla posa delle antenne aumenta la paura: si vuole la tecnologia, ma non dietro casa». È la sindrome «Nimby» (non dietro casa mia) che oggi cozza

contro i bisogni emersi con la pandemia. «Le innovazioni ci aiutano a vivere meglio e sostengono l’economia - dice - ci servono, ce lo ha mostrato il lockdown che ha dato per forza di cose un’accelerazione alle infrastrutture carenti: ci sono stati alunni che non hanno potuto seguire mai le lezioni perché privi di connessione». Certo, per il docente, la tecnologia non è una panacea a tutti i mali, «non ha potere salvifico ma è uno strumento di inclusione sociale, non è solo legato a questioni economiche. Io sono un’ottimista, ripeto: va bene che i cittadini facciano da “cani da guardia” contro abusi ed eccessi. Ma non si ecceda, tutti abbiamo 2 o 3 cellulari e poi si temono le antenne del 5G?». (g. b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

vicino comunità e paesaggio – tuona Mario Conte, presidente di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) Veneto e sindaco di Treviso –. Il decreto annulla le ordinanze dei Comuni che si erano opposti alla rete di nuova generazione, sconfessandone l’operato». Per Conte, «veniamo trattati come semplici esecutori di ordini che arrivano dall’alto e questo intacca la nostra dignità e il nostro ruolo. Come Anci non ne facciamo una questione ideologica, ma il G5 è un tema su cui è necessario fare approfondimenti tecnici e scientifici: non si scherza con la salute dei cittadini». Stesso sentiment per il sindaco di Chioggia, il pentastellato Alessandro Ferro, che il 14 aprile aveva firmato un’ordinanza anti-5G e che oggi si trova in contrasto con il proprio governo. «Da giorni sto verificando con uffici e colleghi ma i margini di manovra sembrano limitati per non esporre i Comuni ai ricorsi delle ditte di telecomunicazioni e a pesanti risarcimenti: anche l’avvocatura dello Stato ci suggerisce di annullare in autotutela l’ordinanza». I ricorsi, a onor del vero, contro i divieti dei sindaci alle antenne 5G sono partiti ben prima del decreto Semplificazioni (a Lonigo Wind lo ha presentato a inizio giugno, a Vicenza ha ventilato l’ipotesi, mentre a Messina Vodafone ha già vinto al Tar) e sono un

leit motiv da anni nel braccio di ferro contro i ripetitori del mobile. Quasi sempre, anche alla presenza di un Piano comunale antenne, i gestori la spuntano (a Mestre, al parco Albanese, c’è una torre di antenne che il Comune anni fa provò, invano, a fermare). «Avevamo scritto ai Comuni sconsigliando di fare ordinanze di pancia, ma di avviare un’istruttoria prima di agire sul 5G – dice Laura Masiero, presidente di Apple, associazione padovana che da anni dà battaglia all’elettrosmog – stiamo studiando il decreto con gli avvocati, c’è da dire che non cambia molto la situazione e già era possibile individuare siti sensibili con appositi regolamenti per mitigare l’impatto delle emissioni. Poi, il decreto non è retroattivo: le ordinanze sono ancora attive». Prova ne è che l’avvocatura di Stato consiglia di annullarle in autotutela. Ed è quello che pensa di fare Francesco Rucco, sindaco di Vicenza: «Cercheremo di capire come comportarci – dice – vedrò se è il caso di fermare la mia ordinanza». «Non tutto è perduto – continua Masiero – il tema è l’eccesso di elettro-

Il presidente di Anci Il decreto impone una forte limitazione all’autonomia dei sindaci su un tema delicato che tocca comunità e paesaggio L’attivista Non tutto è perduto, il tema è l’eccesso di elettrosmog presente, cui si sommerà il 5G, nella nostra società già iperconnessa smog già presente in una società iperconnessa, cui si sommerà il 5G». Tra tante voci contrarie, spicca il plauso verso Roma di Confindustria Veneto. «Sul digitale c’è da investire moltissimo, a partire dalla fibra – dice Gianni Potti, advisor per il Digital innovation hub – tutti vorremmo connetterci ovunque ma non veniamo a patti con lo sviluppo: avere il 5G cambierà le nostre vite, basti pensare alle sue applicazioni nella telemedicina, nelle fabbriche e nella domotica. Il 5G è come le autostrade una volta: essenziale per tornare ad essere competitivi». Il Covid-19 ha interrotto le sperimentazioni: in Veneto erano state decise per il centro storico di Verona e Marostica. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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DOMENICA 26 LUGLIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Carte alla mano

Tutti alle Cinque Torri

Planimetrie e rilievi: il ministro Spadafora in sala consiliare ha esaminato la documentazione tecnica delle infrastrutture previste per i Mondiali di sci.

Foto di gruppo alle Cinque Torri per il sindaco Ghedina con il ministro Spadafora e i commissari uscente ed entrante al termine della mattinata di lavoro.

Luigi Valerio Sant’Andrea va ad occuparsi di infrastrutture nazionali lasciando al suo successore il 90 per cento delle opere già realizzate

«Piscina e cabinovia stanno procedendo Accelerati i lavori per l’accesso alle piste» IL PERSONAGGIO

ra il luglio 2017 quando l’allora ministro allo Sport Luca Lotti presentò il commissario Luigi Valerio Sant’Andrea con il compito di occuparsi del Piano delle infrastrutture per i Mondiali, un pacchetto da circa 100 milioni di euro: 40 milioni finanziati dal Governo, 5,5 dal Comune di Cortina, 28,7 dai Fondi per i Comuni di confine, 1,5 dalla Fondazione Cortina 2021 e 24 milioni di euro dai privati che interverranno in finanza di progetto. La maggior parte delle opere è stata realizzata. Si tratta di una ventina di nuove infrastrutture che rappresentano l’eredità che i Mondiali lasceranno al territorio. Mancano gli interventi sulla piscina comunale di Guargné e sulla ciclabile, sono in corsi i lavori sulla viabilità di accesso alle Tofane e si lavora per la cabinovia da Pocol alle Cinque Torri. Sant’Andrea sino ad oggi ha rispettato il crono programma e si è fatto ben volere da tutti. Ora lascia il suo incarico per un avanzamento di carriera: dal primo agosto diventa direttore degli impianti sportivi di Sport e Salute, società legata al ministero, e si dovrà occupa-

E

re di tutte le infrastrutture sportive d’Italia. Le dimissioni sono state per molti un fulmine a ciel sereno. «Si è presentata l’opportunità di operare su tutto il territorio nazionale», commenta Sant’Andrea, «e abbiamo deciso che fosse necessario coglierla». Il Piano Cortina 2021 è terminato per il 90%. Manca la piscina comunale che residenti e turisti attendono da anni. «Lunedì (domani, ndr) andrà in gara il progetto esecutivo della piscina, dopo anni di iter tecnico complesso e delicato. Lascio l’incarico mettendo Toniolo nelle condizioni di continuare ad operare nei termini. Come abbiamo sempre detto la piscina verrà riqualificata in due stralci funzionali di progetto. Per circa 12 milioni di euro si prevede la riqualificazione completa della struttura esistente che manterrà anche la sua veste architettonica. Nel primo si lavorerà per l’area dedicata al nuoto con la creazione di una vasca olimpica, vasche per bambini e zone a idro massaggio. Nel secondo stralcio sarà invece creata l’area dedicata al wellness ed al fitness e la zona bar ristoro. I due stralci saranno divisi per consentire di aprire prima la parte natatoria. L’obiettivo è aprire le va-

la telefonata

Zaia rimarca il tema del rispetto ambientale «Noi andiamo avanti» CORTINA

Il presidente della Regione, Luca Zaia, si è sentito con il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, già nella giornata di venerdì. Lo ha confermato a margine di una cerimonia inaugurale, ieri mattina a Bibano. Che cosa si sono detti, il governatore non lo ha riferito. Probabilmente il rappresentante del Governo gli avrà comunica-

to anticipatamente il nome del successore del commissario Sant’Andrea. Ma di certo Zaia gli avrà raccomandato il tema dell’ambiente, perché il commissariato ne tenga conto, in quanto Cortina ed il Veneto non possono essere reclamizzati come gli abusatori degli straordinari contesti naturali e paesaggistici di cui dispongono. «Ho parlato con il ministro

il progetto

Stazione di Mestre la riqualificazione guarda ai Giochi Confartigianato Belluno guarda in prospettiva olimpica e plaude al progetto di riqualificazione della stazione di Mestre che prevede un boulevard coperto a collegare lo scalo ferroviario a Marghera. Il piano da 50 milioni di euro sarà funzionale anche al Bellunese, in vista di un potenziamento dei collegamenti via treno per le Olimpiadi 2026. «Si tratta di un esempio concreto di superamento dei confini geografici territoriali per arrivare al raggiungimento di obiettivi comuni», commenta la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella. Per Confartigianato «l’investimento sulla stazione di Mestre diventa oggi motivo di soddisfazione per tutti perché il lavoro sinergico che le Olimpiadi ci impongono può essere un esercizio da applicare a 360 gradi, non solo per il grande evento, ma sempre».

Spadafora. Noi stiamo andando avanti con i Mondiali e le Olimpiadi, nel rispetto dell’ambiente», ha tenuto a rimarcare ieri Zaia, «e con una progettualità che è nota a tutti. Questo ci serve anche per riscattare le Dolomiti e riportarle in un palcoscenico internazionale». È evidente come il presidente sia preoccupato. L’irruzione sui sociali non solo in Italia e nel mondo delle immagini girate sui cantieri di Cortina, ancorché non completati, ha suscitato perplessità, punti interrogativi, disagio rispetto alle garanzie della sostenibilità di questi eventi. Dopo la manifestazione ambientalista di domenica, di cui da più parti è stata criticata la blindatura definita “antidemocratica”, lo stesso

Luigi Valerio Sant’Andrea, commissario uscente, e a destra il suo successore Valerio Toniolo

sche per il nuoto e gli spogliatoi per febbraio 2021». Un’altra opera molto complessa che ha portato avanti, che era ferma da anni, è il collegamento funiviario tra Pocol e Cinque Torri. Come procede? «I lavori inizieranno ad agosto. L’apparato autorizzativo e tecnico non presenta alcun problema. Leitner, che esegue l’opera, ha portato avanti ulteriori

approfondimenti e da agosto verrà aperto il cantiere. La cabinovia, un’opera da quasi 15 milioni di euro, sarà pronta per i Mondiali del 2021, avrà una lunghezza di quattro chilometri e mezzo e si articolerà in due tronchi con una stazione intermedia all’altezza della località Cianzopè; ben 54 le cabine da 10 posti che si muoveranno tra la stazione sciistica di Pocol e quella delle Cinque Torri».

Sono poi in corso i lavori a Gilardon e Lungoboite. «Siamo riusciti ad accelerare la parte inerente la viabilità di accesso alle piste. A Crignes hanno iniziato a lavorare e verrà rifatto il ponte entro dicembre. A Gilardon si lavora per togliere le strozzature della strada e renderla più sicura e prosegue l’iter per la ciclabile». — ALESSANDRA SEGAFREDDO

presidente del Coni, Giovanni Malagò, è intervenuto per rassicurare sul rispetto dell’ambiente. Ma il presidente Zaia ieri ha detto anche dell’altro. Ha specificato che «non si può sbagliare» nemmeno per quanto riguarda le infrastrutture. Mercoledì arriverà in provincia il commissario per l’Alemagna, il presidente dell’Anas Gemme. I cantieri in corso non sono perfettamente in sintonia con il cronoprogramma. «Questi sono cantieri nazionali, statali», ha specificato Zaia, «e penso che sia fondamentale che vengano sbloccati del tutto visto e considerato che i Mondiali sono un palcoscenico importante nel 2021 e le Olimpiadi nel 2026». — FRANCESCO DAL MAS

Il sindaco Ghedina con il ministro Spadafora in centro

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VI

Primo Piano

Domenica 26 Luglio 2020 www.gazzettino.it

Coronavirus, i nuovi casi LA SITUAZIONE PADOVA «È come se stessimo camminando su un delicato sentiero in mezzo al bosco. Ci sembra solido, ma non sappiamo se il terreno potrà franarci sotto i piedi da un momento all’altro». Dopo l’ennesima mattinata passata al telefono con i colleghi, il dottor Domenico Crisarà sceglie la metafora montana per fotografare una situazione che rischia di diventare nuovamente drammatica. Nelle ultime settimane la curva dei contagi ha ripreso a salire e nessuno può prevedere se nei prossimi mesi le Terapie intensive torneranno a riempirsi come in primavera. Intanto gli ambulatori dei medici di famiglia (650 camici bianchi in prima linea in tutta la provincia di Padova) sono tornati ad aprire le porte, seppur in un contesto molto diverso. «I pazienti con una possibile sintomatologia da Covid continuano ad essere curati a casa, a distanza. Per gli altri sono tornate le visite in ambulatorio, ma sempre su prenotazione» spiega Crisarà, segretario regionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) con un ambulatorio all’Arcella.

LA RICHIESTA Non basta, però, evitare contatti diretti in ambulatorio con chi ha sintomi febbrili o influenzali. Il rischio è di imbattersi in pazienti positivi asintomatici in grado di diffondere facilmente il virus senza rendersene conto. «Nella nostra medicina di gruppo l’ultima settimana abbiamo avuto due casi di pazienti positivi senza sintomi. A me è capitato di visitare una donna che aveva dolore al seno. È andata al pronto soccorso, ha fatto il classico tampone ed è risultata positiva al Covid. Io e i colleghi ci siamo subito fatti i test e per fortuna siamo risultati negativi. Ma questo esempio è la dimostrazione che tutti noi potremmo essere infettati da un paziente. E, a nostra volta, potremo infettare altri pazienti». La soluzione però c’è, secondo Crisarà: si chiama “tampone rapido”. «A fine maggio il governatore Zaia e il dottor Roberto Rigoli hanno illustrato pubblicamente la sperimentazione dei cosiddetti “tamponi rapidi”, che consentono di ottenere un esito in sette minuti. Sappiamo che sono già utilizzati in ospedale ma sarebbero molto importanti anche per noi medici di medicina generale. Ci consentirebbero di effettuare i tamponi a tutti i pazienti che arrivano nei nostri ambulatori scoprendo subito eventuali positività al virus».

TAMPONI Nelle ultime settimane il virus ha fatto registrare una nuova impennata di contagi in provincia, anche se per fortuna non ci sono altri pazienti in Rianimazione

«Tamponi rapidi per i medici di base» In provincia operano 650 dottori di famiglia. Crisarà: «Ambulatori riaperti, ma i test veloci con esito in 7 minuti aiuterebbero a scoprire gli asintomatici» `

Oggi l’obbligo di prenotare una visita vige per evitare assembramenti nelle sale d’attesa, mentre l’utilizzo della mascherina resta il vero caposaldo per l’attività ambulatoriale. Anche il dottor Crisarà, però, ha notato nelle ultime settimane un preoccupante allentamento di attenzione. «La situazione è evidente. Gli anziani sono più guardinghi mentre i ragazzi stanno sottovalutando molto di più un problema che invece esiste eccome. Utilizzare i dispositivi di prote-

zione è un segno d’attenzione non solo per se stessi ma anche per gli altri. La mascherina va portata».

IL FUTURO Nessun medico di famiglia si avventura con le previsioni sui prossimi mesi, ma c’è la consapevolezza che l’autunno potrebbe essere molto peggio rispetto all’estate. «Abbiamo la prova che il virus continua a circolare e a preoccuparci è soprattutto la diffusione da parte dei portatori sani in situazioni normali come quelle della cerimonia funebre della comunità camerunense in un parco di Padova - prosegue Crisarà -. Siamo favoriti da un’estate non troppo calda che ha evitato un forsennato uso dei condizionatori, mentre proprio l’eccessivo utilizzo dei condizionatori gli anni passati aveva provocato un picco di polmoniti.

IL SEGRETARIO FIMMG: «STIAMO CAMMINANDO SU UN SENTIERO SENZA SAPERE ANCORA SE IL TERRENO FRANERÁ SOTTO I PIEDI»

Cinque nuovi contagi, un altro positivo alla Sda di Limena IL BILANCIO PADOVA Frena la diffusione del contagio nel padovano: ieri sono stati registrati solo cinque nuovi casi di coronavirus. Il dato è riportato nell’ultimo bollettino emesso dalla Regione Veneto. I positivi sono 266, uno in meno rispetto all’altro ieri, mentre i guariti sono 3.637, sei in più. Si è “negativizzato” anche l’imprenditore agricolo 58enne di Borgo Veneto, che resta però ricoverato in terapia intensiva in Azienda ospedaliera. Nel reparto di Malattie infettive sono degenti altri quindici pazienti positivi. Scende il numero di padovani in isolamento domiciliare, in questo momento 460 persone sono in quarantena (29 in meno rispet-

to il report precedente). Le ultime indagini epidemiologiche condotte dal dipartimento di prevenzione dell’Ulss 6 Euganea hanno collegato il focolaio al Maap con quello della commemorazione funebre. Lo scorso 4 luglio al parco Fenice la comunità camerunense si è riunita per dare l’ultimo saluto ad un connazionale morto in Africa a febbraio. All’evento c’erano 200 persone, finora so-

IERI LA DIFFUSIONE DEL VIRUS HA REGISTRATO COMUNQUE UNA FRENATA E SI È “NEGATIVIZZATO” L’AGRICOLTORE ANCORA IN TERAPIA INTENSIVA

SDA Focolaio con 32 casi a Limena, immediato intervento dell’Ulss

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no stati individuati 32 casi positivi. Alcuni partecipanti hanno portato il Covid all’interno dell’Rsa di Camposampiero, dove lavoravano come operatori e altri lo hanno diffuso al mercato ortofrutticolo di corso Stati Uniti. I primi casi sono emersi tra venerdì 17 e sabato 18, dopo il titolare del bar anche altri quattro familiari conviventi. Con l’attivazione di un punto tamponi permanente al Maap, l’Ulss 6 in questi giorni ha eseguito 600 test a facchini, dipendenti e collaboratori. «Oltre ai cinque positivi del bar è stato rilevato un ulteriore caso in un acquirente esterno e sei casi dovuti al personale camerunense di una cooperativa – fa sapere la direzione -. Questi ultimi si riallacciano al focolaio di diversi positivi appurato do-

po una commemorazione funebre dalla comunità camerunense di Padova. E’ da sottolineare, perciò, il numero di casi estremamente circoscritto a fronte di una platea di operatori che sfiora le 900 unità». Nonostante l’emergenza, il Maap ha continuato ad essere operativo. «Questa massiccia e tempestiva opera di verifica e monitoraggio – aggiunge la direzione ne fa attualmente il mercato all’ingrosso più sicuro d’Italia». Un altro importante focolaio è nato al centro logistico Sda di Limena. Ieri è stato individuato un nuovo caso positivo, il numero dei contagi sale così a 32. Stabile a 18 numero di positivi alla Clesp, l’azienda padovana che distribuisce libri. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 26 Luglio 2020 www.gazzettino.it

Musica e giochi di luci per il Ferragosto senza fuori d’artificio L’assessore Bressa: «Ci sarà comunque la Notte magica, shopping e tanti punti di divertimento in totale sicurezza» `

L’EVENTO

MEDICI Qui sopra Roberto Rigoli, coordinatore delle Microbiologie del Veneto, che ha sperimentato l’utilizzo dei tamponi “rapidi” con esiti in sette minuti. Nella pagina accanto Domenico Crisarà, medico padovano di medicina generale e segretario regionale della Fimmg

Ma a settembre ci troveremo davanti un’intera stagione fredda, una situazione ben diversa rispetto a quella capitata a marzo. Teniamo alta la guardia già da adesso». Massima allerta negli ambulatori, certo, ma anche nelle case di riposo: «Introdurre il virus in una struttura di anziani è come mettere la nitroglicerina vicino ad una bomba - sospira Crisarà -, porta ad un’esplosione con effetti devastanti». Le armi di difesa, però, ci sono: «Mascherine, distanziamento e tamponi rapidi». Accompagnate, naturalmente, da un’altissima professionalità. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

«GLI ANZIANI SONO I PIÙ GUARDINGHI, È EVIDENTE INVECE UN FORTE CALO DI ATTENZIONE TRA I RAGAZZI»

Il 15 agosto “ anti-Covid”

Postazione mobile in piazza Garibaldi Il palinsesto per la due giorni ferragostana, alternativa al tradizionale appuntamento con i fuochi in Prato annullato per l’emergenza Covid, è pronto. Venerdì 14, quindi, inizia il tour itinerante radiofonico #Noicisiamo del gruppo Sphera Holding, con appunto Radio Company, Radio Padova e Radio Wow che saranno in diretta da Piazza Garibaldi con lo studio mobile. In aggiunta, ci saranno poi gli altri sei punti dj in altrettanti luoghi simbolo del centro che sono stati individuati per l’iniziativa itinerante: la musica risuonerà dalle 21 attraverso le postazioni dei dj, dove verranno collocate due pedane, quattro americane, oltre agli impianti audio e delle luci. Nella giornata iniziale

protagonista sarà Radio Wow, nata a settembre dell’anno scorso e che vanta già un buon seguito. Il giorno dopo Radio Padova inizierà la mattina, dalle 10 alle 12, mentre la notte sarà compito di Radio Company effettuare la diretta dalla postazione fissa di Piazza Garibaldi, che comincerà alle 22 e terminerà all’una, con “Il Nottificio”, in cui protagonisti saranno anche gli spettatori che potranno intervenire con telefonate e messaggi. Lo studio mobile sarà aperto anche ad altri ospiti, tra cui amministratori e autorità locali, ai quali spetterà il compito di illustrare le iniziative in corso per promuovere il territorio e per far ripartire l’economia dopo il periodo del lockdown. Ni.Co.

PADOVA Per la prima volta non ci sarà l’appuntamento in Prato con la suggestione dei fuochi che a mezzanotte illuminano a giorno statue e cupole. L’emergenza-Covid, che impone il divieto di assembramenti, ha obbligato il Comune a cancellare la manifestazione che lo scorso anno aveva richiamato 60 mila spettatori. Ma non ci sarà un vuoto, anzi: quella di Ferragosto si annuncia comunque una notte piena di magia, e stavolta spalmata in più siti, visto che il divertimento verrà proposto in sette zone del centro. Antonio Bressa, assessore al Commercio, per dare un’alternativa a decine di migliaia di persone che ogni 15 agosto affollano gli spazi attorno all’isola Memmia ha organizzato una sorta di “intrattenimento da passeggio”, che prevede degli eventi con musica e dj in alcuni luoghi simbolo e cioè le piazze Garibaldi, dei Signori, Duomo, della Frutta, Cavour e delle Erbe, oltre a via Roma, dove verranno proposti divertimenti e giochi di luci proiettati da alcune postazioni, che creeranno un’atmosfera unica. In aggiunta, i passanti avranno la possibilità di dedicarsi allo shopping durante il periodo dei saldi perchè i negozi di tutte le tipologie potranno rimanere aperti fino a tarda notte. L’iniziativa verrà suddivisa in due date in quanto si comincerà già dal 14 nell’ambito del progetto #Noicisiamo.

ma sicuramente non stanziale, che durerà fino all’una di notte in modo da non disturbare il riposo dei residenti»

L’ORGANIZZAZIONE «Nuovi luoghi - ha aggiunto l’assessore - faranno da cornice al palinsesto del Ferragosto 2020. Non potranno esserci i fuochi, ma comunque sarà una grande festa in sicurezza. L’emergenza Covid ha dettato nuove linee guida per gli eventi e noi le rispetteremo per tutelare la salute dei padovani e delle tante persone che anche quest’anno raggiungeranno la nostra città per vivere emozioni sotto le stelle. La festa, quindi, assumerà un assetto diverso rispetto al tradizionale raduno in Prato, ma non si poteva fare diversamente per tutelare la salute dei cittadini. Come sempre avremo come partner Radio Company che ci affiancherà con una modalità completamente inedita, ma che garantirà lo stesso risultato delle edizioni passate. Quando ho capito che non avremmo potuto fare come in passato non mi sono perso d’animo, ma ho pensato a come garantire lo svago, con la giusta attenzione, però, al pericolo dei contagi».

IL FUTURO L’esponente della giunta Giordani ha poi aggiunto che si tratterà di una sperimentazione per valutare se questo modo di strutturare gli eventi risulta gradito al pubblico, perché, in caso affermativo, potrà essere proposto ancora pure per altre manifestazioni, dato il perdurare dell’emergenza Covid e quindi del divieto di creare assembramenti. «Svago e sicurezza dovranno andare d’accordo - ha concluso Bressa -. Abbiamo valutato tutte le ipotesi e alla fine questa risulta la migliore. Non potevamo proporre lo spettacolo pirotecnico da altri luoghi, perché già nelle ultime edizioni era stato contenuto all’interno del bacino acustico del Prato, e quindi visibile solo da lì, per evitare di spaventare gli animali domestici. Alla fine quest’anno avremo lo stesso un’atmosfera speciale, in un clima vacanziero, altrettanto accattivante. E i negozianti che lo vorranno potranno tenere le serrande alzate: tenuto conto che saremo nel periodo dei saldi, sarà una buona occasione per tutti i commercianti, e quindi non solo per i pubblici esercizi, di incrementare gli incassi». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA MOTIVAZIONE A dare l’ispirazione per questa nuova modalità di trascorrere il dopocena ferragostano è stata un’altra recente iniziativa del Comune, distribuita nell’arco di una decina di giorni, cioè “Padova Abano Color Week”, che ha visto numerosi edifici storici illuminati con effetti speciali e coreografici che hanno creato uno scenario suggestivo nel capoluogo e nel centro termale. «La Notte Magica del 15 agosto - spiega lo stesso Bressa - sarà organizzata nel rispetto delle misure legate all’emergenza sanitaria, in linea con la normativa anti contagio. Staremo un po’ più lontani, quindi, ma comunque uniti nel salutare la sera di mezza estate con una festa lunga due giorni e articolata nel cuore della città,

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ASSESSORE Antonio Bressa sul palco di Ferragosto l’anno scorso


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Le Regionali

Veneto, ressa di candidati per la sfida “impossibile”: dietro a Zaia sono già in 7 Mai così tanti aspiranti governatori, benché `In corsa con una sua lista anche Rubinato i sondaggi diano il leghista (che glissa) al 70% Per entrare serve almeno il 5% dei consensi `

VERSO IL VOTO VENEZIA Si è appena conclusa la legislatura dei record, ma anche la nuova campagna elettorale si annuncia già da primato. Sono infatti ormai 8 in Veneto i candidati alla carica di governatore e non è escluso che se ne aggiungano degli altri, dal momento che mancano ancora tre settimane buone al deposito delle liste. Mai così tanti, e soprattutto coraggiosi, dato il carattere della competizione: impossibile per chiunque non sia Luca Zaia, a giudicare dai sondaggi che lo danno al 70%.

L’USCENTE Il primo a non crederci troppo, per la verità, sembra essere proprio il leghista, che del resto predica da sempre prudenza sulle rilevazioni demoscopiche. Del resto Zaia non ha ancora ufficializzato la sua ricandidatura alla guida del centrodestra unito: tutti la danno per scontata, ma lui continua a glissare, adducendo motivi di scaramanzia. La massima concessione al tema è stata la sua partecipazione di venerdì alla seduta del direttorio della Liga Veneta, dov’è stato deciso che le sezioni dovranno raccogliere le candidature degli aspiranti consiglieri e portarle alla segreteria nathional per la scrematura entro la prossima settimana.

L’AFFOLLAMENTO Già in palla sono invece gli altri partecipanti alla partita, con-

CENTROSINISTRA DIVISO FRA LORENZONI E SBROLLINI, FRONTE AMBIENTALISTA CON BARTELLE E BENVEGNÙ, M5S CON CAPPELLETTI

LA PRESENTAZIONE MESTRE (VENEZIA) La formula è stata mutuata dall’esperienza politica della Svp in Alto Adige. Quella di un partito territoriale che si presenta solo in Veneto con candidati che, se eletti, intendono rappresentarne gli interessi istituendo l’autogoverno della Regione, ottenuto attraverso l’autonomia finanziaria, ovvero raccogliendo e trattenendo l’intera imposizione fiscale, salvo una quota da destinare a Roma a titolo di fondo di solidarietà. Ruota soprattutto intorno al tema dell’autonomia fiscale il “Piano di rinascita veneta” presentato a Mestre dal candidato presidente del Partito dei Veneti, e consigliere regionale uscente, Antonio Guadagnini.

trassegnata da un affollamento senza precedenti: nel 2015 i candidati governatori erano stati sei, nel 2010 sette, nel 2005 quattro, nel 2000 cinque... Per questo 2020 siamo almeno a otto. Ultima in ordine di tempo, formalmente ufficiosa ma pressoché certa, è la sfida lanciata da Simonetta Rubinato, che dopo aver visto naufragare una trattativa con la coalizione del suo ex Partito Democratico, ha deciso di andare da sola con un simbolo contenente il proprio cognome, il Veneto e un leone. «Vuol essere una lista a debita distanza – dicono i suoi – da questa destra e da questa sinistra. Non vogliamo andare a compromessi con il centrosinistra sull’unico punto che ci sta a cuo-

re: l’autonomia del Veneto». Un’altra spina nel fianco per Arturo Lorenzoni, che un sondaggio commissionato dalla sua area posizionerebbe addirittura al 12%, ma che è sostenuto da una compagine decisa a crescere di molto in previsione del 20 e 21 settembre: Pd, Il Veneto che Vogliamo, Verdi Europa, Più Europa, Centro democratico, Rete civica veneta, Sanca veneta e Volt. Non a caso campeggiano già manifesti stradali e inserzioni pubblicitarie: oltre a quelli del candidato presidente (“Veneto, più di una Regione”), è particolarmente vistosa in questi giorni la propaganda del vicentino Giacomo Possamai. Si era invece già consumata la frattura con Italia Viva, che in-

sieme a Psi e Civica per il Veneto punta sulla senatrice Daniela Sbrollini, che ha iniziato da Belluno il suo giro nelle province, per parlare di Mondiali di sci e Olimpiadi Milano-Cortina. Altra spaccatura, con raddoppio dei candidati, è poi quella ambientalista: Patrizia Bartelle conferma la sua galoppata in sella a Veneto Ecologia Solidarietà, mentre Paolo Benvegnù si è staccato con l’ala di Solidarietà Ambiente Lavoro. Gara in solitaria per il Movimento 5 Stelle: nessuna alleanza giallorossa in stile governati-

TREVIGIANO L’uscente Luca Zaia ieri a Col San Martino (foto FACEBOOK)

vo per l’alfiere Enrico Cappelletti e la sua squadra. Ha infine scelto di presentarsi da solo anche il Partito dei Veneti, che supporta Antonio Guadagnini.

LE SOGLIE Ma al di là di quanto affermano i sondaggisti, tutti questi pretendenti quante possibilità hanno di farcela? In questi giorni di-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

COORDINATORE REGIONALE Michele Zuin mostra il nuovo simbolo di Forza Italia

Fi inserisce l’autonomia nel suo simbolo: «Così non ci sono più dubbi» GLI AZZURRI PADOVA «Forza Italia è sempre stata per l’autonomia, perché non ci siano dubbi, lo abbiamo ribadito anche nel simbolo con cui ci presentiamo alle regionali». In Veneto il partito di Silvio Berlusconi non vuole dare adito a nessun equivoco. Per questo ha deciso di mettere al lavoro i suoi grafici. Nella scheda elettorale che i veneti riceveranno ai seggi il 20 e 21 settembre, infatti, in corrispondenza del simbolo di Fi, sotto la tradizionale bandiera tricolore con scritto Forza Italia e l’immancabile richiamo a Berlusconi, in bianco su campo azzurro si potrà leggere: “Autonomia per il Veneto”.

LA RISPOSTA Un simbolo che vuole essere la risposta all’ultimatum del governatore Luca Zaia («Non esiste che al mio fianco ci siano persone che non credono nell’autonomia o che abbiano anche solo il minimo dubbio»). A presentarlo ieri il coordinatore veneto Michele Zuin. Assieme a lui i parlamentari Marco Marin, Lorena Milanato, Roberto Caon, Roberta Toffanin e Pergiorgio Cortellazzo e il consigliere regionale Maurizio Conte. «Una cosa deve essere chiara – ha esordito Zuin – noi l’autonomia non la scopriamo solo ora che arrivano le elezioni. La prima proposta di legge per l’autonomia del Veneto è stata presentata nel 2014 dal nostro partito e questo ci rende piuttosto orgogliosi. Di conseguenza,

per noi è del tutto naturale portare avanti questa battaglia». «Ci rendiamo perfettamente conto che in Italia, su questo tema, ci sono diverse sensibilità – ha detto ancora il coordinatore regionale – secondo noi in alcune regioni va applicata la piena autonomia, mentre il altre ci potrebbe essere un’applicazione parziale. Naturalmente il Veneto ha tutte le carte in regola per ambire ad un’autonomia completa». In seno al centrodestra, però, Fratelli d’Italia non ha mai nascosto le sue perplessità. «Chiaramente

io non posso parlare a nome del partito della Meloni – ha concluso Zuin – so che a loro sta a cuore soprattutto il presidenzialismo. A livello regionale, però, non mi risulta che siano contro l’autonomia».

LE LISTE Anche se i forzisti non hanno ancora chiuso le liste, di sicuro a ricandidarsi sarà Conte. Guarda caso, un ex leghista che alle ultime Regionali è stato eletto con i tosiani. Di fatto, un autonomista a 24 carati. Ha deciso invece di

Guadagnini prende a modello la Svp «Ai veneti serve un partito territoriale» L’ATTACCO Durante la presentazione dei candidati, Guadagnini ha attaccato duramente il governatore Luca Zaia, imputandogli di avere deluso le aspettative degli autonomisti veneti e di aver sperperato il denaro pubblico con la gestione in project financing della superstrada Pedemontana veneta. «Sono passati mille giorni dal referendum sull’autonomia del Veneto e siamo ancora al punto zero - ha detto il vicentino - e questo dimostra che il metodo Zaia per richiedere l’autonomia si è rivelato completamente sbagliato. Non è questo il modo per dare autonomia ai veneti, è autonomo solo chi con-

IN LIZZA Antonio Guadagnini

trolla le proprie risorse e pensiamo che il partito territoriale sia l’unica soluzione possibile, come dimostrano l’esempio del

verse forze stanno tempestando di domande l’ufficio elettorale di Palazzo Ferro Fini. Al riguardo, la legge è chiara: la lista singola deve ottenere almeno il 5% dei consensi; in caso di coalizione, se viene superata quella soglia, lo sbarramento singolo è del 3%. Quanto ai candidati governatori, passano i primi due. Ecco perché ai portacolori delle forze più piccole conviene candidarsi anche come consiglieri e poi giocarsi le preferenze. Angela Pederiva

Trentino Alto Adige e l’esperienza dei partiti territoriali europei, gli unici in grado rappresentare gli interessi del loro territorio, interessi che in Veneto non sono stati difesi nemmeno con la Pedemontana veneta, che da un punto di vista finanziario è stata un fallimento totale e sarà un bagno di sangue. Il pagamento dei pedaggi salatissimi al concessionario costringerà la Regione ad aumentare le tasse per coprire le perdite, ed ogni metro di quella superstrada che non userà nessuno, costerà ai veneti come un appartamento».

IL PROGRAMMA Fra i punti del programma, il

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Partito dei Veneti ritiene possibile azzerare gradualmente il bollo auto ed estendere la gratuità dei testi scolastici fino ai 16 anni. Guadagnini è riuscito nell’impresa di aggregare gran parte del mondo autonomista ed indipendentista veneto, ottenendo l’appoggio di una componente civica rappresentata dai sindaci Nicola Fragomeni (Santa Maria di Sala) e Riccardo Szumski (Santa Lucia di Piave).

I NOMI Le liste dovranno essere completate entro il 20 agosto, ma tra i candidati già in corsa per un seggio in Consiglio regionale ci sono l’imprenditrice trevigiana

fare un passo indietro l’altro consigliere uscente, Marino Zorzato. «Abbiamo voluto cambiare il nostro simbolo – ha detto poi Marin – perché Forza Italia è da sempre per l’autonomia e non ha bisogno di patenti di autonomismo da parte di nessuno. Siamo impegnati in questa battaglia perché si tratta di un processo che farà il bene di tutta l’Italia, non solo della nostra regione. Autonomia significa efficienza e responsabilità, l’esatto contrario dello statalismo e dell’assistenzialismo portati avanti da questo governo. Un governo che spende 10 miliardi di euro per il Reddito di cittadinanza. Il dem Andrea Orlando propone di ristatalizzare la sanità. Una sanità che nel Veneto, con l’emergenza Covid 19, è stata un esempio a livello internazionale. Proprio per evitare prospettive di questo tipo, dobbiamo premere sull’acceleratore dell’autonomia». Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sonia Simioni, il commerciante padovano Antonio Zanchin, l’ex deputato leghista Corrado Callegari, l’imprenditore vicentino Bobo Sartore, il manager sportivo (ed ex capitano del Petrarca Padova) Giorgio Menapace, il fondatore veronese del movimento dei “Forconi” Lucio Chiavegato, il filosofo (e candidato sindaco di Venezia) Stefano Zecchi e l’avvocato Alessio Morosin, capolista a Venezia. «Zaia ha già vinto – commenta lo storico esponente indipendentista – ma il Veneto sta morendo giorno dopo giorno. E quella metà dei veneti che non ha votato Zaia nel 2015, ma che ha votato “sì” al referendum per l’autonomia del 2017, ha potuto constatare il fallimento del progetto autonomista del governatore». Paolo Guidone © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Le Regionali

Veneto, ressa di candidati per la sfida “impossibile”: dietro a Zaia sono già in 7 Mai così tanti aspiranti governatori, benché `In corsa con una sua lista anche Rubinato i sondaggi diano il leghista (che glissa) al 70% Per entrare serve almeno il 5% dei consensi `

VERSO IL VOTO VENEZIA Si è appena conclusa la legislatura dei record, ma anche la nuova campagna elettorale si annuncia già da primato. Sono infatti ormai 8 in Veneto i candidati alla carica di governatore e non è escluso che se ne aggiungano degli altri, dal momento che mancano ancora tre settimane buone al deposito delle liste. Mai così tanti, e soprattutto coraggiosi, dato il carattere della competizione: impossibile per chiunque non sia Luca Zaia, a giudicare dai sondaggi che lo danno al 70%.

L’USCENTE Il primo a non crederci troppo, per la verità, sembra essere proprio il leghista, che del resto predica da sempre prudenza sulle rilevazioni demoscopiche. Del resto Zaia non ha ancora ufficializzato la sua ricandidatura alla guida del centrodestra unito: tutti la danno per scontata, ma lui continua a glissare, adducendo motivi di scaramanzia. La massima concessione al tema è stata la sua partecipazione di venerdì alla seduta del direttorio della Liga Veneta, dov’è stato deciso che le sezioni dovranno raccogliere le candidature degli aspiranti consiglieri e portarle alla segreteria nathional per la scrematura entro la prossima settimana.

L’AFFOLLAMENTO Già in palla sono invece gli altri partecipanti alla partita, con-

CENTROSINISTRA DIVISO FRA LORENZONI E SBROLLINI, FRONTE AMBIENTALISTA CON BARTELLE E BENVEGNÙ, M5S CON CAPPELLETTI

LA PRESENTAZIONE MESTRE (VENEZIA) La formula è stata mutuata dall’esperienza politica della Svp in Alto Adige. Quella di un partito territoriale che si presenta solo in Veneto con candidati che, se eletti, intendono rappresentarne gli interessi istituendo l’autogoverno della Regione, ottenuto attraverso l’autonomia finanziaria, ovvero raccogliendo e trattenendo l’intera imposizione fiscale, salvo una quota da destinare a Roma a titolo di fondo di solidarietà. Ruota soprattutto intorno al tema dell’autonomia fiscale il “Piano di rinascita veneta” presentato a Mestre dal candidato presidente del Partito dei Veneti, e consigliere regionale uscente, Antonio Guadagnini.

trassegnata da un affollamento senza precedenti: nel 2015 i candidati governatori erano stati sei, nel 2010 sette, nel 2005 quattro, nel 2000 cinque... Per questo 2020 siamo almeno a otto. Ultima in ordine di tempo, formalmente ufficiosa ma pressoché certa, è la sfida lanciata da Simonetta Rubinato, che dopo aver visto naufragare una trattativa con la coalizione del suo ex Partito Democratico, ha deciso di andare da sola con un simbolo contenente il proprio cognome, il Veneto e un leone. «Vuol essere una lista a debita distanza – dicono i suoi – da questa destra e da questa sinistra. Non vogliamo andare a compromessi con il centrosinistra sull’unico punto che ci sta a cuo-

re: l’autonomia del Veneto». Un’altra spina nel fianco per Arturo Lorenzoni, che un sondaggio commissionato dalla sua area posizionerebbe addirittura al 12%, ma che è sostenuto da una compagine decisa a crescere di molto in previsione del 20 e 21 settembre: Pd, Il Veneto che Vogliamo, Verdi Europa, Più Europa, Centro democratico, Rete civica veneta, Sanca veneta e Volt. Non a caso campeggiano già manifesti stradali e inserzioni pubblicitarie: oltre a quelli del candidato presidente (“Veneto, più di una Regione”), è particolarmente vistosa in questi giorni la propaganda del vicentino Giacomo Possamai. Si era invece già consumata la frattura con Italia Viva, che in-

sieme a Psi e Civica per il Veneto punta sulla senatrice Daniela Sbrollini, che ha iniziato da Belluno il suo giro nelle province, per parlare di Mondiali di sci e Olimpiadi Milano-Cortina. Altra spaccatura, con raddoppio dei candidati, è poi quella ambientalista: Patrizia Bartelle conferma la sua galoppata in sella a Veneto Ecologia Solidarietà, mentre Paolo Benvegnù si è staccato con l’ala di Solidarietà Ambiente Lavoro. Gara in solitaria per il Movimento 5 Stelle: nessuna alleanza giallorossa in stile governati-

TREVIGIANO L’uscente Luca Zaia ieri a Col San Martino (foto FACEBOOK)

vo per l’alfiere Enrico Cappelletti e la sua squadra. Ha infine scelto di presentarsi da solo anche il Partito dei Veneti, che supporta Antonio Guadagnini.

LE SOGLIE Ma al di là di quanto affermano i sondaggisti, tutti questi pretendenti quante possibilità hanno di farcela? In questi giorni di-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

COORDINATORE REGIONALE Michele Zuin mostra il nuovo simbolo di Forza Italia

Fi inserisce l’autonomia nel suo simbolo: «Così non ci sono più dubbi» GLI AZZURRI PADOVA «Forza Italia è sempre stata per l’autonomia, perché non ci siano dubbi, lo abbiamo ribadito anche nel simbolo con cui ci presentiamo alle regionali». In Veneto il partito di Silvio Berlusconi non vuole dare adito a nessun equivoco. Per questo ha deciso di mettere al lavoro i suoi grafici. Nella scheda elettorale che i veneti riceveranno ai seggi il 20 e 21 settembre, infatti, in corrispondenza del simbolo di Fi, sotto la tradizionale bandiera tricolore con scritto Forza Italia e l’immancabile richiamo a Berlusconi, in bianco su campo azzurro si potrà leggere: “Autonomia per il Veneto”.

LA RISPOSTA Un simbolo che vuole essere la risposta all’ultimatum del governatore Luca Zaia («Non esiste che al mio fianco ci siano persone che non credono nell’autonomia o che abbiano anche solo il minimo dubbio»). A presentarlo ieri il coordinatore veneto Michele Zuin. Assieme a lui i parlamentari Marco Marin, Lorena Milanato, Roberto Caon, Roberta Toffanin e Pergiorgio Cortellazzo e il consigliere regionale Maurizio Conte. «Una cosa deve essere chiara – ha esordito Zuin – noi l’autonomia non la scopriamo solo ora che arrivano le elezioni. La prima proposta di legge per l’autonomia del Veneto è stata presentata nel 2014 dal nostro partito e questo ci rende piuttosto orgogliosi. Di conseguenza,

per noi è del tutto naturale portare avanti questa battaglia». «Ci rendiamo perfettamente conto che in Italia, su questo tema, ci sono diverse sensibilità – ha detto ancora il coordinatore regionale – secondo noi in alcune regioni va applicata la piena autonomia, mentre il altre ci potrebbe essere un’applicazione parziale. Naturalmente il Veneto ha tutte le carte in regola per ambire ad un’autonomia completa». In seno al centrodestra, però, Fratelli d’Italia non ha mai nascosto le sue perplessità. «Chiaramente

io non posso parlare a nome del partito della Meloni – ha concluso Zuin – so che a loro sta a cuore soprattutto il presidenzialismo. A livello regionale, però, non mi risulta che siano contro l’autonomia».

LE LISTE Anche se i forzisti non hanno ancora chiuso le liste, di sicuro a ricandidarsi sarà Conte. Guarda caso, un ex leghista che alle ultime Regionali è stato eletto con i tosiani. Di fatto, un autonomista a 24 carati. Ha deciso invece di

Guadagnini prende a modello la Svp «Ai veneti serve un partito territoriale» L’ATTACCO Durante la presentazione dei candidati, Guadagnini ha attaccato duramente il governatore Luca Zaia, imputandogli di avere deluso le aspettative degli autonomisti veneti e di aver sperperato il denaro pubblico con la gestione in project financing della superstrada Pedemontana veneta. «Sono passati mille giorni dal referendum sull’autonomia del Veneto e siamo ancora al punto zero - ha detto il vicentino - e questo dimostra che il metodo Zaia per richiedere l’autonomia si è rivelato completamente sbagliato. Non è questo il modo per dare autonomia ai veneti, è autonomo solo chi con-

IN LIZZA Antonio Guadagnini

trolla le proprie risorse e pensiamo che il partito territoriale sia l’unica soluzione possibile, come dimostrano l’esempio del

verse forze stanno tempestando di domande l’ufficio elettorale di Palazzo Ferro Fini. Al riguardo, la legge è chiara: la lista singola deve ottenere almeno il 5% dei consensi; in caso di coalizione, se viene superata quella soglia, lo sbarramento singolo è del 3%. Quanto ai candidati governatori, passano i primi due. Ecco perché ai portacolori delle forze più piccole conviene candidarsi anche come consiglieri e poi giocarsi le preferenze. Angela Pederiva

Trentino Alto Adige e l’esperienza dei partiti territoriali europei, gli unici in grado rappresentare gli interessi del loro territorio, interessi che in Veneto non sono stati difesi nemmeno con la Pedemontana veneta, che da un punto di vista finanziario è stata un fallimento totale e sarà un bagno di sangue. Il pagamento dei pedaggi salatissimi al concessionario costringerà la Regione ad aumentare le tasse per coprire le perdite, ed ogni metro di quella superstrada che non userà nessuno, costerà ai veneti come un appartamento».

IL PROGRAMMA Fra i punti del programma, il

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Partito dei Veneti ritiene possibile azzerare gradualmente il bollo auto ed estendere la gratuità dei testi scolastici fino ai 16 anni. Guadagnini è riuscito nell’impresa di aggregare gran parte del mondo autonomista ed indipendentista veneto, ottenendo l’appoggio di una componente civica rappresentata dai sindaci Nicola Fragomeni (Santa Maria di Sala) e Riccardo Szumski (Santa Lucia di Piave).

I NOMI Le liste dovranno essere completate entro il 20 agosto, ma tra i candidati già in corsa per un seggio in Consiglio regionale ci sono l’imprenditrice trevigiana

fare un passo indietro l’altro consigliere uscente, Marino Zorzato. «Abbiamo voluto cambiare il nostro simbolo – ha detto poi Marin – perché Forza Italia è da sempre per l’autonomia e non ha bisogno di patenti di autonomismo da parte di nessuno. Siamo impegnati in questa battaglia perché si tratta di un processo che farà il bene di tutta l’Italia, non solo della nostra regione. Autonomia significa efficienza e responsabilità, l’esatto contrario dello statalismo e dell’assistenzialismo portati avanti da questo governo. Un governo che spende 10 miliardi di euro per il Reddito di cittadinanza. Il dem Andrea Orlando propone di ristatalizzare la sanità. Una sanità che nel Veneto, con l’emergenza Covid 19, è stata un esempio a livello internazionale. Proprio per evitare prospettive di questo tipo, dobbiamo premere sull’acceleratore dell’autonomia». Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sonia Simioni, il commerciante padovano Antonio Zanchin, l’ex deputato leghista Corrado Callegari, l’imprenditore vicentino Bobo Sartore, il manager sportivo (ed ex capitano del Petrarca Padova) Giorgio Menapace, il fondatore veronese del movimento dei “Forconi” Lucio Chiavegato, il filosofo (e candidato sindaco di Venezia) Stefano Zecchi e l’avvocato Alessio Morosin, capolista a Venezia. «Zaia ha già vinto – commenta lo storico esponente indipendentista – ma il Veneto sta morendo giorno dopo giorno. E quella metà dei veneti che non ha votato Zaia nel 2015, ma che ha votato “sì” al referendum per l’autonomia del 2017, ha potuto constatare il fallimento del progetto autonomista del governatore». Paolo Guidone © RIPRODUZIONE RISERVATA


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La gestione degli aiuti Ue

Conte respinge gli assalti: «Il piano spetta al governo» C’è l’asse con il Quirinale Per il capo dello Stato il premier è nel giusto: `Al Colle sottolineano anche «l’estrema al Parlamento il compito di valutare i progetti urgenza» di definire la proposta italiana `

IL RETROSCENA ROMA AlQuirinale nelle ultimeore non si è alzato neppure un sopracciglio. La linea di Giuseppe Conte, quel «decide il governo, non il Parlamento, su come impiegare i 209 miliardi del Recovery Fund», è condivisa da Sergio Mattarella. A giudizio del capo dello Stato, che nell’ultimo anno è stato guida e angelo custode del presidente del Consiglio, Conte si muove nel giusto. Da guardiano del rispetto della Costituzione e degli equilibri istituzionali, Mattarella ha a cuore che governo e Parlamento rispettino ciascuno il proprio ambito di competenze. Ebbene, predisporre e definire le scelte economiche checostituiranno il RecoveryPlan con cui ottenere i prestiti e i sussidi a fondo perduto, secondo il capo dello Stato è compito del governo.NondelParlamento. Ciò non vuol dire che le Camere non debbano avere un ruolo nel varo del piano che «rilancerà l’Italia e cambierà volto al Paese», per usare le parole di Conte. Anzi. Per Mattarella, il Parlamento deve essere coinvolto e deve essere ascoltato dal governo. E ha tutto il diritto di dare indicazioni e di valutare lescelte dell’esecutivo. Questo significa che la road map per il varo del Recovery plan,

che Conte intende presentare alla Commissioneeuropea entro metà ottobre,è giàtracciata. IlComitato interministeriale per gli affari europei (Caie), che ha sede a palazzo Chigi ed è guidato dal premier, entro settembre definirà il piano, con scelte, priorità e cronoprogrammi di attuazione. Probabilmente anche recependo alcune indicazioni che arriveranno dal Parlamento. Poi, prima di inviarlo a Bruxelles a inizio ottobre, Conte illustrerà il Recovery plan al Parlamento. Che dovrà votarlo, dicendo di sì o di no. Senza possibilità di modificarlo, come accade invece per la manovra economica e per i decreti e le altre leggi di iniziativa governativa. Se infatti alle Camere fosse concesso il potere emendativo, si rischierebbe di innescare l’assalto alla diligenza temuto da Conte (e da Mattarella), così come succede perleleggi dibilancioe di spesa. Non solo, al Quirinale si sottolinea «l’estrema urgenza» di defini-

re il Recovery plan. E le Bicamerali, come insegna la storia repubblicana, non hanno mai brillato in rapidità e capacità decisionale. Il più delle volte hanno fallito. Ragione in più, al di là della divisione dei poteri stabilita dalla Costituzione, per lasciare nelle mani dell’esecutivo il compito di definire il piano nazionale.

«OKAY BICAMERALE» Ciò detto, il premier (anche su consiglio di Mattarella) si dice favorevole all’istituzione di una commissione bicamerale sul Recovery plan: «Potrebbe offrire una più agevole ed efficace modalità di confronto tra governo e Parlamento», dicono a palazzo Chigi. Ma non nella formula prospettata da Forza Italia, che proprio ieri ha depositato una proposta di legge per la Bicamerale, indicando tra i compiti del nuovo organismo «la definizione del piano». «Questo compito», si osserva alla presidenza del Consiglio, «spetta invece al governo che ha la responsabilità

di elaborare i progetti» con cui incassare, dal 2021 al 2023, i 209 miliardi del Recovery fund. E soltanto dopo, appunto, «si confronterà con il Parlamento». Insomma, resta valido il «decido io» scandito da Conte martedì scorso, appena chiusalalunga trattativa europea. Il problema però è che già montano gli appetiti dei partiti di maggioranza. E la determinazione a stabilire quali interventi finanziare con il Recovery fund. La prova arriva da una lettera di Nicola Zingaretti al “Corriere”, dove il segretario del Pd chiede ai 5Stelle di abbandonare «l’ideologismo» e ai Conte di «fare presto». E dove fa un lungo elenco dei progetti graditi ai dem: «Piattaforme digitali, logistica ed energetica, inclusione sociale con formazione, cultura e sanità», etc. E più o meno fa Vito Crimi, il capo politico del Movimento 5Stelle, che si dice anche «basito dall’insistenza del Pd» a utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità, Mes: «Non capisco», si scalda il grillino, «abbiamo la Bce

LA ROAD MAP: UNA VOLTA CHE IL COMITATO INTERMINISTERIALE CIAE AVRÀ TERMINATO IL LAVORO, VOTO DELLE CAMERE IL CASO ROMA Il compagno del portavoce della presidenza del Consiglio, Rocco Casalino, il trentenne cubano José Carlos Alvarez Aguila, è stato segnalato all’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia dall’istituto presso cui ha aperto il conto corrente, dopo aver effettuato una serie di pagamenti sospetti verso alcuni siti di trading online. L’allerta è scattata perché le transazioni sarebbero «rilevanti» rispetto al bilancio economico del cliente.

I MOVIMENTI Come anticipato dal quotidiano La Verità, i sospetti che hanno portato alla segnalazione a Bankitalia sono scaturiti dal fatto che il conto intestato ad Alvarez Aguila ha registrato movimenti per circa 150mila euro, nonostante fosse foraggiato solo dal sussidio di disoccupazione, da «modesti bonifici senza causale provenienti dal compagno» e «da un bonifico proveniente da un conto tedesco della Plus500, società finanziaria internaziona-

Giuseppe Conte con Roberto Gualtieri (foto BLOWUP)

Zaia: «Le regioni dovrebbero partecipare alla gestione» «La partecipazione delle Regioni dovrebbe essere prevista anche quando si parla di accesso ai fondi europei e loro utilizzo». Lo ha detto Luca Zaia, Governatore del Veneto, intervenendo a Ponza d’autore intervistato sulla sua posizione anche sul Mes. «L’Italia è un paese centralista purtroppo ed c’è stata una gestione fallimentare - ha aggiunto - e quindi bisogna pensare all’autonomia, non per togliere potere ma per far assumere responsabilità». Quanto alla data delle elezioni regionali, Zaia ha ribadito che «è stato un grave errore non votare ora e il voto sarebbe stato in questo fine settimana; andremo a votare in un periodo, con i ballottaggi a fine ottobre, che potrebbe essere a rischio Covid. In questo momento la sitiuazione sul fronte dell’epidemia non è grave, abbiamo solo 113 ricoverati in ospedale e non sono gravi e 7 in terapia intensiva: è chiaro che la situazione sta modificandosi per l’arrivo di persone malate straniere e bisogna stare attenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il leader del Pd Nicola Zingaretti con il ministro della Cultura Dario Franceschini (foto MISTRULLI)

Il compagno segnalato all’antiriciclaggio Casalino lo difende: vittima di trading online le che fornisce servizi di trading online», si legge nella segnalazione. Sono sembrati strani anche gli investimenti con l’azienda greca Fortissio.com, specializzata in trading protetto. Se venissero rilevati gli estremi per ipotizzare operazioni illecite, l’incartamento verrebbe inviato alla Fi-

MOVIMENTI SUL CONTO PER 150.000 EURO IL PORTAVOCE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: IO NON C’ENTRO

Rocco Casalino, portavoce del premier, con il compagno José Carlos Alvarez Aguila in una foto pubblicata qualche tempo fa dal settimanale “Chi”

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nanza. La replica-spiegazione di Casalino non è tardata: «Durante il periodo del lockdown, Alvarez è stato attirato da un sito di trading online - si legge in una nota del portavoce della presidenza del Consiglio - La situazione è degenerata fino a sconfinare in un meccanismo simile a quello del gioco d’azzardo e della ludopatia», tanto che «è arrivato a perdere in solo 2 mesi 18mila euro dei suoi risparmi». Precisa poi che né lui, né il governo hanno alcuna connessione con i movimenti finanziari di Alvarez. Il cubano, racconta Casalino, «nei giorni del lockdown è stato più volte chiamato da un call center

che compra il nostro debito e soprattutto dobbiamo decidere come spendere i 209 miliardi del Recovery fund. Concentriamoci su questo, e non su uno strumento definito rischioso anche da molti economisti». Peccato che voglia ricorre al Mes e ai suoi 36 miliardi anche il ministro della Salute e leader di Leu, Roberto Speranza: «Il virus nonè sconfitto,dobbiamo avere le risorse da investire nel sistema sanitario ed è meglio il Mes perché i soldi arrivano subito, mentre con il Recovery, se va bene, li vediamo nel 2021». E Matteo Renzi che questa volta manda avanti Maria Elena Boschi: «Rinunciare al Mes per scelta ideologica è assurdo. I soldi servono agli italiani: non rinviamo ancora». Ma Conte, che vuole evitare di lacerare la maggioranza, rimanda ogni decisione. Almenoperora. Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA

CONTINUA L’ASSEDIO DI PD, IV E LEU A M5S: PRENDIAMO IL MES E ZINGARETTI DETTA LE PRIORITÀ A PALAZZO CHIGI di una società collegata ad un sito di tranding online. Gli suggerivano come e dove investire, prospettandogli guadagni facili». Il tutto, inoltre, sarebbe avvenuto all’oscuro dello stesso Casalino: «L’unica informazione che avevo era che stesse seguendo un corso di trading online, che era diventata una sua passione, non che stesse consumando i suoi risparmi». La vicenda ha avuto già le conseguenze, facendo naufragare il progetto dell’apertura di un sushi bar.

L’INTERROGAZIONE Intanto la Lega ha già preparato un’interrogazione parlamentare in cui si ipotizza, di fatto, che Alvarez abbia sfruttato, nei suoi investimenti, la circostanza che il suo compagno conoscesse in anteprima le decisioni del governo. «Chiediamo che si faccia subito chiarezza poiché, se la notizia fosse confermata, ci troveremmo di fronte a un’ipotesi di reato davvero grave rientrante nel novero degli abusi di mercato», sottolineano i leghisti Giulio Centemero e Enrico Montani. Mic. All. © RIPRODUZIONE RISERVATA


XVIII

Conegliano Farra

Domenica 26 Luglio 2020 www.gazzettino.it

«La 64. mostra del Prosecco c’è: è un bel segnale» ` Stival: «Dimostriamo

che si può ripartire». Zaia: «Teniamo alta la guardia» FARRA DI SOLIGO

IL VETERANO Enzo Perin, 72 anni, è nella politica coneglianesa da 35 anni: è stato consigliere e assessore, e candidato sindaco nel 2007

Giunta, il ritorno di Perin Rimpasto a fine estate, l’ex assessore ` Damian: «La decisione definitiva con entrerà per Conegliano in movimento la chiusura delle liste per le regionali» `

CONEGLIANO Una importante novità nella politica locale. Alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno, Enzo Perin, 72 anni compiuti lo scorso gennaio, di Conegliano in Movimento, entrerà - salvo sorprese dell’ultimo minuto a fare parte della giunta comunale, nella quale ci dovrebbe essere anche una redistribuzione delle deleghe.

LA SITUAZIONE

La giunta in carica è monca dal novembre dello scorso anno, anche se ha ancora i numeri per governare, dopo l’estromissione dalla maggioranza dei Popolari per Conegliano, in seguito all’uscita dall’aula dei giovani consiglieri del gruppo Francesco Polo e Stefano Dugone, e il ritiro delle deleghe del suo assessore (e in precedenza sindaco per tre mandati e per uno presidente del consiglio) Floriano Zambon. «La questione non è all’ordine del giorno, perché ci sarà un consiglio comunale di routine il 30 luglio e quello di agosto è il mese delle ferie», si è limitato a dire il sindaco Fabio Chies, che si è trattenuto per il momento le deleghe assegnate a Zambon. Ma si profila in città la formazione di un gruppo consiliare unico costituito da Forza Italia e Conegliano in Movimento, in seguito agli accordi in via

di definizione tra Forza Italia e alcune civiche locali di ispirazione centrista e popolare, che dovrebbero presentarsi con dei loro candidati alle prossime elezioni regionali nella lista sotto il simbolo di Forza Italia.

LE TRATTATIVE

Lo conferma Pierluigi Damian, referente politico di Conegliano in Movimento, gruppo che era stato determinante nel 2017 per la vittoria al primo turno della coalizione a sostegno di Fabio Chies sindaco, formata da Forza Italia, Lega Nord, Forza Conegliano, Popolari e appunto Conegliano in Movimento, a cui però non era stato assegnato nessun posto in giunta. «La decisione definitiva sarà presa dopo la chiusura delle liste per le regionali alla fine di agosto - sottolinea Damian - e al momento sono in atto una discussione e un confronto per completare questo processo, portando a dei risultati in cui crediamo per fare valere i principi del popolarismo, che sono alla base della no-

NELLA FONDAZIONE PER L’INSEGNAMENTO ENOLOGICO E AGRARIO NON SARÀ CONFERMATO ZAMBON: AL SUO POSTO MARIO LUCA (FI)

stra cultura politica». Da parte sua Enzo Perin, che è un veterano della politica coneglianese ed è in municipio da 35 anni sia come consigliere di maggioranza (ma anche di opposizione dal 2007 al 2012 quando si era presentato come candidato sindaco con una propria lista che da sola aveva ottenuto più del 10 per cento dei voti), oltre che assessore, afferma: «So che sono in corso delle trattative tra i referenti politici della maggioranza, ma non conosco né i tempi né i modi e, se mi chiamano, mi metterò come sempre a disposizione, se ce ne saranno i presupposti e me ne spiegheranno le mo-

tivazioni».

L’ALTRO FRONTE

Nel frattempo ci sono delle novità anche per la carica di presidente della gloriosa Fondazione per l’Insegnamento Enologico e Agrario, di cui sono soci il Comune, la Provincia e il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno. Al posto di Floriano Zambon, che durante la sua gestione ne ha valorizzato i beni e non sarà riconfermato, dovrebbe essere nominato Mario Luca, consigliere comunale e referente politico di Forza Italia. Giampiero Maset © RIPRODUZIONE RISERVATA

Conegliano

È stata inaugurata ieri, a Col San Martino alla presenza del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, la 64. mostra del Valdobbiadene Docg, che quest’anno assume una valenza diversa. L’arrivo del Covid aveva messo in seria discussione la fattibilità della più antica delle mostre del vino. «Fino a poco tempo fa non ci aspettavamo di poterla organizzare - ha dichiarato il presidente Luciano Stival, che ha voluto vicino a lui lo storico presidente, oggi novantenne Walter Balliana Quando è arrivato il via libera ci siamo rimboccati le maniche ed eccoci qua a proporre una mostra in toni ridotti ma che, visti i tempi, è già un traguardo e un segnale che si può ripartire anche iniziando da queste manifestazioni». Anche il sindaco Mattia Perencin ha voluto sottolineare l’importanza dell’edizione di quest’anno: «Doveva essere la più grande delle feste, visto che quest’anno sarebbe stata la prima dopo l’investitura del territorio come patrimonio dell’Unesco. Chi avrebbe immaginato che l’avremo inaugurata tutti con le mascherine e in tono ridotto? L’importante è comunque averla organizzata ed eccoci qui, a ringraziare il governatore Zaia della sua presenza e per tutto quello che è ha fatto per noi in questi mesi difficili. Non c’è stata una volta che non abbia risposto al telefono quando ce n’è stato il bisogno». Il sindaco ha voluto regalare a Zaia una gigantografia della foto

fatta a Collagù che lui stesso aveva scelto come più rappresentativa del territorio. Nella foto c’è il famigerato pino che svetta tra i vigneti e che tutti si chiedevano cosa ci facesse in quel contesto. «Non si può più toccare- ha scherzato il governatore - Anche lui fa parte ormai del Patrimonio Unesco». Zaia ha ringraziato tutti coloro che si sono spesi per la realizzazione della mostra che si protrarrà fino al 9 agosto con varie manifestazioni e degustazioni. Il programma completo sul sito di Eventi Venetando. «Come tutti i Coronavirus anche questo passerà - Ha concluso - Oggi possiamo ritrovarci in manifestazioni come questa ma dobbiamo continuare a mantenere alta la guardia. Ci sono ceppi nuovi che arrivano dall’estero ma siamo pronti a schierare l’artiglieria pesante. Tuteliamoci con i mezzi che ormai tutti conosciamo: mascherine dentro e fuori in caso di assembramenti o manifestazioni». Dopo il taglio del nastro è stato consegnato il premio Enrico Giotto all’azienda agricola Canal Gilberto e Vigilio, secondo premio all’azienda Merotto fu Luigi, terzo premio alla società Riva Granda. In mattinata Luca Zaia ha inaugurato nel suo paese natale, a Bibano di Godega, la sede rinnovata del punto Crai “Bibamico” nato nel 1946. Pio Dal Cin © RIPRODUZIONE RISERVATA

PERENCIN: «DOVEVA ESSERE LA PRIMA FESTA DELL’ERA UNESCO, INVECE LA DOBBIAMO FARE IN TONO RIDOTTO»

La biblioteca ai lettori: «Che libri volete?»

(cda) La Biblioteca di Conegliano ha attivato un sondaggio online, attraverso

un form di Google, per dare il proprio contributo nella scelta dei nuovi libri da acquistare. Tra le domande a cui rispondere: da quanto tempo si frequenta la biblioteca, quale settore letterario è di maggiore interesse, quali sono gli ambiti preferiti della saggistica e infine la domanda specifica “Hai dei titoli da suggerirci?”, dove ognuno potrà indicare dei testi mancanti nella biblioteca che potranno essere acquisiti e messi a disposizione della comunità.

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TAGLIO DEL NASTRO Zaia inaugura la mostra del Valdobbiadene Docg


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IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 26 Luglio 2020

VENETO

VERONA.Inpiazzailavoratoridellospettacolo

Rivederel'interosistemadegliammortizzatorisocialiefaretuttoilpossibileperché ilsettorespettacoloripartaperiprecari,ridottiasopravvivere.L’hannochiestoieri Cgil,CisleUilinpiazzaBraperfesteggiaresìlaprimainArenachesièsvoltaierisera.

Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

IL RECOVERY FUND E LA RICADUTA IN REGIONE. D’Incà: «Obiettivi: green economy e tecnologia»

«Saròin“cabinadiregia” periprogettidelVeneto pagaticoifondidell’Ue» «Manonbastaunministro:ipianivannofattiinfrettaedenti,imprese eterzo settoredevono fareteam per ridisegnare il futurodi quest’area» Piero Erle

«Abbiamo costruito finalmente un embrione di debito pubblico europeo. È più dello stesso piano Marshall: serve lo stesso scatto in avanti che fecero i nostri padri negli anni ’50-60». L’Italia ha portato a casa il sì a fondi europei straordinari, e Federico D’Incà (M5s), unico ministro veneto, sa che l’occasione è storica non va persa. Esisteunacifraindicativaacuiil Veneto può aspirare nell’ambito dei 209 miliardi che l’Italia ha strappatoperilRecovery Fund?

In questo momento è difficile stabilire quali risorse ci saranno per i singoli territori. Dico però che sicuramente il Veneto sarà molto fortunato: ha una capacità imprenditoriale tale per cui, oltre alla quota parte che sarà destinata a questo territorio, ha imprese che lavoreranno anche per aiutare altri territori in cui saranno fatti investimenti copiosi. E parliamo di direzioni precise: green economy, digitale, innovazione tecnologica, formazione continua del capitale umano che è la maxi-risorsa del Paese.

che e infrastrutture in tempi record, e riconvertire produzioni a tecnologie green e innovative, o riportare a casa lavorazioni dall’estero con interventi di reshoring a cui lavora il ministro Patuanelli. Il Governo pare puntare al comitato Ciae come “cabina di regia” per i progetti da presentare per il finanziamento: non si rischia checosìilVenetononabbiaalcuna rappresentanza? Lei pensa di potergiocare un ruolo?

Io intendo essere in questa “cabina di regia”, lo devo alla nostra comunità. Voglio avere un ruolo di aiuto per il nostro Veneto ed essere un punto di riferimento per il Recovery plan, con altri ministri. A me poi tocca anche un ruolo di collegamento col Parlamento, maggioranza e opposizione, per tutti i provvedimenti che serviranno per trasformare i piani in opere. DicealVeneto: «Io ci sono»?

Certo, ma non basta un ministro per avere una regione che sviluppi la sua presenza

in un piano così: serve tutta la parte produttiva e sociale del Veneto, categorie economiche e università-terzo settore, per uscire da una forma di “regione che fa da sola” e fare invece squadra con il governo tramite il suo ministro. È il momento di un salto di qualità enorme, e anche di ripensare il Veneto stesso, rimodellandolo rispetto a passaggi disordinati del passato, penso ad esempio alla perdita delle banche venete, perché in futuro tutti guardino con riconoscenza a chi ha costruito questa nuova fase. Vuolerichiamareattornoasèun team con Regione, imprese, universitàperfissarei progetti?

Soprattutto io dico: usciamo dai nostri confini in cui a volte ci siamo chiusi. Noi siamo sempre stati una piattaforma marittima, con la Serenissima: è il momento di tornare ad essere capaci di guardare più in là, solcare il mare tempestoso cogliendo tutti insieme grandi occasioni come questi 209 miliardi di euro,

C’èchiobiettacheperòisoldiarriverannochissà quando.

Abbiamo risorse che derivano da un anticipo del 10% del Recovery Fund e che possono riguardare spese fatte dall’Italia da febbraio, quindi con effetto retroattivo. Ma attenzione: noi dobbiamo progettare entro il 2023 e finire le opere entro il 2026. Quindi non è un problema di “quando”: i soldi arriveranno presto, ma conta l’impegno che avranno il Veneto e il Paese nel realizzare opere pubbli-

Opere? Priorità alla banda largapertuttigli edifici.Smart working ed export passanodilì

Aggiungiamo 25miliardidifondi perdaresicurezza alleaziendesucassa integrazioneestop licenziamenti

con la fortuna di avere un premier come Giuseppe Conte che ha una competenza, resistenza e capacità di mediatore che mai avevamo visto. Lastampa dipingeil M5s come il paladino della spesa “assistenzialista”, quella dei contributi, e il Pd come il paladino di “investimentiegrandi opere”: è così?

È una lettura sbagliata. Abbiamo già messo a disposizione del nostro paese 80 miliardi, adesso con un nuovo scostamento ne mettiamo a disposizione altri 25: siamo a 105 miliardi. Come 5Stelle abbiamo aiutato col Reddito di cittadinanza 2,4 milioni di persone che non ce la facevano, abbiamo stabilizzato socialmente il nostro Paese. E abbiamo puntato a stabilizzare anche il lavoro e le imprese: non ci sono stati fallimenti a raffica come altrove. E abbiamo dato in Veneto 335 mila bonus da 600 euro in marzo-aprile, e 430 milioni di euro in contributi a fondo perduto attraverso l’Agenzia delle entrate: soldi ridati, e non si era mai visto, per sostenere le imprese. Sempre in Veneto, anche 6 miliardi in prestiti garantiti dallo Stato per 70 mila imprese. È linfa per l’economia: oggi su export e altro ci sono dati già di recupero, molto più di altri Paesi. Ci sono timori però sull’impatto che avrà l’autunno sull’economia:come cercate diattutirlo?

Primo, ci appelliamo a tutti per l’uso di mascherine e protezioni perché vogliamo la sicurezza sanitaria e non vogliamo decidere altri lockdown: l’abbiamo imposto, ed è stato difficilissimo, e però abbiamo riaperto tutto in maggio, compresi poi i confini per il turismo. In Europa ab-

IDATI ALLABARRIERA DIMESTRE. Cav:«Il caloriguardapiùi rientri»

Iltrafficoversoil mare risale «Siamoquasi ailivelli 2019» MESTRE

Torna quasi a livelli tradizionali il traffico del primo vero sabato di esodo estivo da bollino rosso sulle tratte di Cav, Concessioni autostradali venete, che gestisce Passante e Padova-Venezia. Nessuna criticità ieri mattina ma «per la prima volta in questa stagione, in direzione del litorale (Venezia e Trieste), il traffico sfiora i volumi delle giornate omologhe del 2019. Favorito anche dal bel tempo - se-

gnala una nota - qualche rallentamento per traffico intenso si è verificato nella prima parte della giornata sul tratto tra Padova Est e il Bivio A4/A57-Arino in direzione Trieste: traffico che si è mantenuto sostenuto per gran parte della mattinata, con un picco massimo di 4.035 veicoli l’ora raggiunto tra le ore 9 e le 10». Dalle 6 alle 12 sono stati 20.646 i veicoli transitati in direzione Trieste. «Complessivamente si tratta di un calo quasi trascurabile rispetto

Lasala operativadella Cav

all’ultimo sabato di luglio dello scorso anno: -8,99%. È invece sensibile la differenza in direzione Milano (-21,45% rispetto al 27 luglio 2019), a riprova che all’appello manca-

Ilministro veneto FedericoD’Incàdavanti apalazzoChigi

biamo cercato solidarietà e siamo rimasti là finché Conte non ha portato a casa 209 miliardi, 82 a fondo perduto e 127 di prestito a tasso agevolato che è quasi azzerato: per un paese indebitato come il nostro è importantissimo. Visti i risultati, chiedo che ci sia fiducia e che ci sia l’impegno di tutti in questa sfida. Restail blocco licenziamenti?

Con i 25 miliardi in più diamo altre 18 settimane di cassa integrazione per tutti, dando sicurezza alle aziende: abbiamo bloccato i licenziamenti e li bloccheremo ancora dopo agosto. Abbiamo poi bloccato le imposte per tre mesi e valuteremo come diminuire l’impatto anche a settembre per chi è più in difficoltà. E agli Stati generali che abbiamo convocato, tutti ci hanno chiesto di semplificare il Paese: in due settimane abbiamo varato il decreto Semplificazioni, con 130 opere tra cui in Veneto quelle per Cortina, puntando sul digitale e l’interoperabilità. Questo è un governo che decide e fa. Ed entro metà ottobre dobbiamo presentare il Recovery plan. Ilsuopartitoperòhavotatocontro il fondo Mes: in una divisione politicatra“europeisti”e“sovranisti”,dovevi collocate?

Noi siamo italiani ed europeisti. Il Mes era semplicemente un prestito con condizioni, e

in Europa solo Cipro lo ha chiesto. Il Recovery Fund invece è un’inizio di debito europeo, che è tutta un’altra storia, un cambiamento epocale. Ci si concentri su questo. Al di là del Mes, secondo lei di che investimenti ha bisogno la sanitàpost-Coviddel Veneto?

Ringrazio tutti gli operatori sanitari che hanno operato in modo eccezionale per l’emergenza: il Veneto ha risposto meglio di altre regioni. Ora va rafforzata la sanità territoriale. Abbiamo già dato 6 miliardi in più per la sanità nel “Cura Italia” e assunto migliaia di operatori. Certo, vanno aumentate la qualità e la tecnologia nella sanità anche per attuare il cosiddetto “golden hour”: in qualsiasi angolo della montagna veneta si trovi una persona, in un’ora deve poter arrivare a essere stabilizzato e ricoverato in una struttura adeguata. VistalavicendaAtlantia,èpossibile che per le concessioni autostradali Stato e Regione uniscanoA27,Autovie, Passante?

Non ci sono ragionamenti al riguardo. Sulle concessioni autostradali però come governo abbiamo saputo dimostrare che chi sbaglia e non rispetta gli impegni, paga. Lo Stato si riprende la concessione e può pensare a modelli, come lo è Terna per le linee elettriche.

Siete favorevoli a Cortina 2011 e2026,macontrolaPedemontana:lasuperstradanonèperòfunzionaleallostessoaccessoalCadore visto che permette a gran parte del Veneto di "saltare" il nodoPadova-Mestre-Treviso?

Costa 13 miliardi in 39 anni, è un’opera troppo onerosa e si ripercuoterà sulle tasche dei veneti a lungo. Non siamo contrari a un’infrastruttura “pedemontana”, ma questa soluzione così costosa è un grave errore: la Regione non ci ha mai risposto. Quali sono le opere di rilievo su cuiil Venetodevepuntare?

Prima di tutto la banda larga in ogni edificio: è importantissimo avere 30 o 100 mega, e il sogno è portare un gigawatt per accelerare l’infrastruttura economica del nostro Veneto. Serve per lo smart working, le call conference e per gestire i commerci in tutto il mondo. Poi gli acquedotti: serve un controllo delle opere che possa sanare situazioni come quella dei Pfas. E poi la qualità dell’aria, con investimenti per le imprese anche attraverso l’ecobonus al 100% che permetterà soprattutto una riqualificazione energetica e sismica che è necessaria. Ci sono tanti capannoni in disuso da rigenerare o da abbattere per ridare bellezza al Veneto. Questa è grande innovazione. • © RIPRODUZIONERISERVATA

VISITA A CORTINA. II neo-commissario è Toniolo no ancora i rientri dalle (poche) ferie delle scorse settimane». Alla barriera di Venezia-Mestre in A57, «dove comunque i tempi di attesa sono rimasti tutto sommato brevi, si è registrato rispetto allo scorso anno un aumento di passaggi: +3,57%». Sempre tra le 6 e le 12, in uscita (verso Mestre) «sono transitati infatti 12.528 veicoli, con un picco orario di 2.429 veicoli, sempre nell’ora dalle 9 alle 10. Un anno fa erano stati 12.096 in tutto, con picchi di 12.419 mezzi. Anche in questo caso fa da contraltare un marcato calo di transiti in entrata (direzione Milano): -19,37% rispetto al 2019». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Spadafora:«Mondialisci Le opere sono sostenibili» CORTINA (BL)

È Valerio Toniolo il nuovo commissario per le opere dei Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021. Lo ha annunciato il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, al termine di una riunione con il sindaco ampezzano Gianpietro Ghedina e la Fondazione Cortina 2021. Toniolo sostituisce Luigivalerio Sant’Andrea che, dal 1° agosto, diventa direttore della società Sport e Salute del Comitato olimpico naziona-

Ilministro in Comunea Cortina

le. La visita di una giornata a Cortina d'Ampezzo del ministro Spadafora ha previsto anche la visita ai cantieri per l’allestimento di piste e impianti, alle pendici della Tofana e

delle Cinque Torri. Come noto una settimana fa contro quei lavori hanno protestato esponenti del Cai, di Italia Nostra e di comitati locali. Ma il ministro Spadafora, dopo l’incontro, è tranquillo: «Sono opere sostenibili che resteranno e saranno funzionali all’intera area anche dopo lo svolgimento della competizione. Verifico che tutto è pronto per il grande evento sia per l’organizzazione sportiva, da parte della Fondazione sia per le opere seguite dal commissario Sant’Andrea. L’evento avrà una ricaduta enorme su tutto il territorio, e così le Olimpiadi 2026, per valorizzare l’area: arriveranno gli effetti di quanto s’è fatto negli anni». • © RIPRODUZIONERISERVATA


Cronaca 15

IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 26 Luglio 2020

LACANDIDATURA. L’assessorealle attività produttivecorrerà come civiconella listadi Fratellid’Italia dopo una lunga militanza eil primo impegnoamministrativo

Giovine: «Portoil modello Vicenza a Venezia» Garantireaiutialle famigliee allegiovani coppie eabbassare lapressionefiscale frale suepriorità Epoiunbiglietto unicoper imuseidituttoil Veneto Roberta Labruna

Ha sempre ammesso di non essere un “civico” in senso stretto, visto che annovera tra le esperienze più belle della sua vita quella della militanza giovanile, ovviamente a destra. Difficile quindi stupirsi oggi che Silvio Giovine, uno degli assessori più produttivi della giunta Rucco, ideatore del ViOff, il fuorisalone che da due anni accompagna la fiera dell’oro, e di una sfilza di regolamenti, quello sul centro storico è in dirittura d’arrivo, rompe gli indugi, confermando i rumors: «Sì, mi candido alle elezioni regionali». Nella lista di Fratelli d’Italia. Perchéha decisodi candidarsi?

Faccio politica da quando avevo 15 anni. Per me la politica è l’impegno civile più nobile. La Regione è un ente strategico, è un riferimento per tutte le amministrazioni comunali, che garantisce sostegno per valorizzare il nostro territorio. E questo è quello che io vorrei riuscire a fare, valorizzare tutto il territorio.

mi ha fatto crescere tanto e ringrazierò per sempre il sindaco per avermi dato questo onore e questa responsabilità attraverso le deleghe importanti che sono stato chiamato a gestire. Una spinta importante a candidarmi è stato l’entusiasmo che mi è arrivato da tante parti quando sono uscite le prime indiscrezioni giornalistiche e quando, in realtà, alla candidatura non stavo ancora pensando seriamente. Per questo, quando i vertici nazionali del partito me lo hanno chiesto, ho dato la disponibilità. Lei, seppur da indipendente, si candida con Fratelli d’Italia. Si senteancoracivico?

Guardi, io sono sempre la stessa persona, quando si amministra una città non c’è destra o sinistra, ci sono dei valori che vengono tradotti nell’azione amministrativa. Io sono civico se per civico intendiamo che non ho una tessera di partito, visto che il

LaRegione èunente strategico,un riferimentoper tuttiicomuni

Si è stancato di fare l’assessore aVicenza?

No, questa è la mia prima esperienza amministrativa,

BRACCIODESTRO SilvioGiovine ha 36anni, unalaurea inlegge edè attualmenteil braccio destrodell’assessore regionaleElenaDonazzan aVenezia. Ilsuoimpegno perilComune di Vicenzaè quellodi assessoreal commercioe alle attività produttivedella giunta Rucco. Giovineiniziaa fare politicanel2000 nel movimentogiovaniledi Alleanzanazionale, dicui sette annidopo diventa presidenteprovinciale.Più avantidiventail presidenteregionaledei giovanidel Popolodelle Libertà.Sicandidaalle elezionicomunalidi due annifa nellalistacivicadel sindacoFrancesco Ruccoe risultail candidatoconil maggiornumerodi preferenzedel centrodestra.Qualche tempofaè finitoalcentro dellapolemicaper aver toltodal regolamento sull’occupazionedelsuolo pubblicolaclausola antifascista. Haduepassioni,il tennis ela Juvee infattiè presidentedelloJuve club diVicenza. Legatissimo politicamentea Donazzan, correràintandem conlei alle prossimeelezioni regionali. RO.LA.

mio ultimo incarico risale a parecchi anni fa quando sono stato presidente regionale dei giovani del Pdl. Se per civismo intendiamo il distacco o la critica a prescindere verso i partiti, allora non lo sono mai stato. Nella nostra civica ci sono diverse sensibilità, quello che ci unisce è l’amore e il progetto di buon governo verso la città. Escludedi prendere latesseradi Fratellid’Italia?

No, non lo escludo. Ma in questo momento è stata presa una decisione diversa, in sintonia con il sindaco e con i vertici del partito. E mi ha fatto piacere che il partito nazionale, che mi ha chiesto di candidarmi, mi abbia permesso di farlo da indipendente. È la dimostrazione di quanto il partito nazionale abbia rispetto della lista civica, della maggioranza tutta e di quanto tenga al bene della giunta Rucco. Il partito locale però non è semprestatocosì benevolo.

Io non ho mai avuto dubbi che i consiglieri di Fratelli d’Italia alla fine avrebbero votato un assestamento di bilancio fondamentale per le imprese e le famiglie della nostra città, che dopo l’emergenza coronavirus si trovano in grande difficoltà. Questo è il

SILVIOGIOVINE CANDIDATOPER FDI

semplificazioni per i plateatici, degli sconti sull’Imu per chi riduce gli affitti e abbiamo posticipato a dicembre i pagamenti delle imposte locali.

Ilprofilo

© RIPRODUZIONERISERVATA

Elaterzadirettrice?

Vorrei mettere al centro dell’azione politica le varie identità della nostra provincia, valorizzandole e collegandole tra loro. Penso ad esempio a Bassano del Grappa, all’altopiano di Asiago, al Basso Vicentino. Il turismo è un volano economico fondamentale, ma Vicenza è stata sempre schiacciata da Venezia e Verona. La sfida è capitalizzare l’attrazione turistica di Venezia spalmandola su tutti i territori. Inche modoconcretamente?

Ad esempio, perché non prevedere un biglietto unico in Veneto che permetta di andare a visitare i monumenti principali di tutte le realtà? Questo potrebbe essere un buon incentivo.

SilvioGiovine,36 anni, èassessore nella giunta Rucco. RO.LA.

grossa tema che abbiamo davanti. Dopo la gestione del presidente Zaia, che è diventata un esempio in tutta Europa, rendendo palese la differenza tra un Conte che andava in tv a fare annunci e uno Zaia che si presentava in conferenza stampa con i dispositivi di legge pronti, la sfida dei prossimi mesi è quella del rilancio.

Elei cheidee ha per vincere questasfida?

Per me è fondamentale seguire tre direttrici. Una è quella degli aiuti alle famiglie e alla giovani coppie, l’altra è quella di abbassare la pressione fiscale sulle attività. Ecco, a me piacerebbe in questo senso portare il “modello” Vicenza in Regione: qui, prima di tutti, abbiamo previsto delle

Capitoloautonomia:aFratellid’Italiavienerimproveratodi essereun po’freddina.

L’autonomia nasce per volontà del Pdl, che all’epoca sulla proposta di referendum sull’indipendenza propose un emendamento sull’autonomia. Per questo dico che questo non è un tema. Nel senso che siamo tutti concordi nel considerarlo un atto di responsabilità delle Regioni, che non può che migliorare il sistema Italia. © RIPRODUZIONERISERVATA

GIOVEDÌ 30 LUGLIO

LE STORIE, I RACCONTI, I TEMI, LE ESPERIENZE, I CONSIGLI PER CHI VIVE LA TERZA ETÀ DA PROTAGONISTA: TUTTO QUESTO È UNDER 100, IL MENSILE DEI SUPERADULTI

Inserto a cura della redazione

PROTAGONISTI

Protezionecivile ancora in campo ivolontari senior

EUGENIABARBIERATO

Generazioni unitedalsogno diriunirsi

L’ESAMEDISTATO

«Quantelotte conle persone condisabilità»

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IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 28 Maggio 2020

ICONSIGLI DELL’ESPERTO

Inserto a cura della redazione

Maturità,suona lacampanella peripensionati

EZIOCOTROZZI

Unasfida tragenerazioni suisocial

«Bisognasempre tenereallenata lanostramente»

di GIULIA ARMENI

Leaccortezze per non rovinarsi lavilleggiatura

Inserto a cura della redazione

MARIOBARATTO

«Divennicuoco conl’esperienza alleOlimpiadi»

Levacanze Promessa dilibertà

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IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 30 Aprile 2020

di MATTEO CAROLLO

nfermiera specializzata tra le prime al San Bortolo, tessitrice della trama sociale e del volontariato vicentino, volontaria di ferro ma anche consigliere comunale e assessore. Eugenia Barbierato non si ferma nemmeno a 85 anni: anche se sta per lasciare la guida del “suo” gruppo Unitalsi Asiago e Altopiano (lei è asiaghese doc) dopo 25 anni, ha imparato a usare Whatsapp. «Prima potevamo informare solo attraverso le lettere o le telefonate, mentre ora con whatsapp informiamo un gruppo ampio e omogeneo», spiega. Volontariato, lavoro e politica, le passioni di una vita.

Nonsi ricandida allaguidadelgruppo Unitalsi?

FISCO&PREVIDENZA

Tutteledomande pernonscordare dateedocumenti

> PAG32

L’ATTIVITÀFISICA

Passilunghiocorti madacompiere aritmodimusica

> PAG32

INFORMAINCASA

Ilmuroelasedia permigliorare iltonomuscolare

> PAG33

No, ci sarà senz’altro un ricambio. Sono stata responsabile per quasi 26 anni, ma con un direttivo di sei persone che hanno sempre deciso con me. Lascio il gruppo in buone mani e resto socia. Abbiamo lavorato molto bene. Tre anni fa abbiamo festeggiato il 50esimo anniversario del gruppo. Ero stata socia fondatrice ma poi avevo seguito la mia strada. Unastrada iniziatanell’artigianato.

Fino a 33 anni sono stata magliaia, ma ho voluto seguire la mia vocazione e così sono andata al policlinico Gemelli di Roma per diventare infermiera. A Vicenza con il professor La Greca abbiamo dato vita al primo reparto per l’emodialisi. • L’intervista completa a pag. 31

P

Il testo completo a pag. II

Ildottor Ezio Cotrozzi, giàpresidente dell’Ordine

di KARL ZILLIKEN

B

isogna sempre tenere allenata la mente. Nel mio caso, ci pensa il volontariato». Il dottor Ezio Cotrozzi, 80 anni, si gode la pensione raggiunta poco meno di 10 anni fa ma non nasconde che qualche paziente lo riceve ancora. E se il primo amore, quello per la medicina, non si scorda e quello per la famiglia è più solido che mai, una nuova passione lo ha catturato: aiutare i più deboli grazie a “Salute solidale”, associazione di cui è tesoriere e volontario. Da aprile, Cotrozzi è parte della rete che ha permesso al Comune di Vicenza di monitorare lo stato di salute delle fasce deboli.

Cosaavete fatto?

ILTEMA

Isuper-adulti davantiallesfide dell’eradigitale

> PAGIV

FISCO&PREVIDENZA

Bonusverde Qualiinterventi perusufruirne

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L’ATTIVITÀ

Ilgolfnonsiferma Gliestimatori sonoincrescita

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Ero di turno anche l’altro giorno, pronto a rispondere con il telefono in tasca. Siamo sei professionisti pronti a intervenire dalle 8 di mattina alle 8 di sera tutta la settimana. Il nostro compito è di gestire telefonicamente una diagnosi di eventuale Covid. Abbiamo messo a punto un protocollo con domande e risposte, supportato dallo studio della pressione e dell’ossigenazione del sangue, tramite la dotazione di saturimetri che abbiamo dato in dotazione ai centri di accoglienza. Salutesolidale nonè solo questo,però.

Stiamo lavorando su due progetti in particolare perché i poveri possano avere una bocca sana e un cuore controllato. •

M

are, montagna, lago. Mete consolidate, per le vacanze, ognuna apprezzata per le proprie caratteristiche. Il sole del mare, l’aria pura della montagna, la pace del lago sono indubbiamente fattori che continuano ad attirare i turisti. Le diverse location nascondono però anche alcuni svantaggi, soprattutto per gli over 75, per i quali si consigliano alcune accortezze e indicazioni per evitare di rovinarsi la vacanza o di andare incontro a problemi. Ne abbiamo parlato con il dottor Pietro Fanton, specialista in medicina interna e dello sport, per 17 anni medico sociale del Vicenza Calcio. Fanton ha lavorato per 35 anni all’ospedale San Bortolo di Vicenza e poi, come primario di medicina, in quello di Noventa. Quale migliore vacanza ci può essere, per un amante del sole e della spiaggia, di un soggiorno in una ridente località balneare? I soggiorni al mare rappresentano ormai un caposaldo del relax e possono portare importanti benefici proprio per le caratteristiche dei luoghi in cui si trascorre la vacanza. «Al mare, il sole è importante per la vitamina D, per il rafforzamento delle ossa e per evitare fratture o problemi come l’osteoporosi - spiega Fanton -. Anche camminare sul bagnasciuga o nell’acqua bassa è molto salutare: spesso gli anziani soffrono di vene varicose e queste attività sono ottime per questo tipo di disturbo. Anche camminare sulla sabbia può portare benefici, sono movimenti che di solito non facciamo». •

Lochef Mario Barattoè ancheautore di unlibro

di KARL ZILLIKEN

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ici “Da Remo” ma pensi a “Da Mario”. Specialmente se la passione è quella per la cucina di qualità. Mario Baratto, 76 anni, lo ammette candidamente: «Per me non è cambiato niente rispetto al passato, sono sereno e tranquillo e vedo i miei figli che fanno bene». Per oltre 40 anni, Baratto è stato una colonna della ristorazione vicentina dalla cucina del ristorante “Da Remo” in contra’ Caimpenta. Oggi Gianluca e Alver hanno raccolto il testimone della tradizione a Villa Cariolato, anche se Mario, membro della Venerabile confraternita del Bacalà alla vicentina, continua a dare i suoi consigli. Forse aiuta un po’ meno della moglie Nazzarena, sposata più di cinquant’anni fa che, dopo una vita trascorsa al fianco del marito tra cucina e sala, non smette di dare una mano. Perla cucinaci vuolepassione: comeè nata?

LASTORIA

Grazieaivicentini tornal’acquapulita perl’ospedale

Il testo completo a pag. II

FISCO&PREVIDENZA

Èl’oradell’Imu Leesenzioni eleagevolazioni

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L’ATTIVITÀ

Bocciofileferme «Laripartenza ècomplicata»

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È arrivata dalla nonna Augusta, che ci raccontava i suoi aneddoti su quando faceva la cuoca dai marchesi di Costabissara. A un certo punto mi sono detto “voglio fare il cuoco” e per prendere quella strada bisognava fare le scuole alberghiere a Como o a Sabaudia. Nel frattempo, però, c’erano le Olimpiadi di Roma nel 1960 e servivano cuochi: organizzavano un corso di due mesi e così sono entrato in cucina. È stata un’esperienza unica al mondo, che non potrò mai dimenticare. • L’intervista completa a pag. III

L’intervista completa a pag. III

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Questo numero di Under 100 esce in formato ridotto per l’emergenza Covid-19

di LORENZO PAROLIN

rossimi a terminare la carriera ma ancora sulla breccia, perché il Covid-19 ha obbligato agli straordinari (e al richiamo dei neopensionati), e dopo la maturità bisognerà continuare tenendo d’occhio l’applicazione delle linee guida per la scuola. Sono Patrizia Ferrazzi, coordinatrice dei dirigenti scolastici bassanesi, e Gianni Zen, preside del liceo Brocchi di Bassano, il più popoloso del Veneto. Per loro l’ultima campanella suonerà l’1 settembre ma da “quasi pensionati” non possono gustarsi la fase conclusiva del loro lavoro. Sono, infatti, impegnati come presidenti di commissione al Farina di Vicenza e al Trissino di Valdagno, per questi strani esami di Stato in tempi di Covid. «Esami che però ci hanno regalato alcune sorprese – parla Patrizia Ferrazzi - tra tutte, la maturità dei ragazzi, chiamati a confrontarsi nei mesi appena passati con qualcosa di assolutamente inatteso». E, poi, complice un’epidemia che ha portato all’attenzione tutte le fragilità della terza e quarta età «il rapporto molto stretto dei nipoti con i nonni». Insomma, va bene essere millennials, nativi digitali e abituati a comunicare col cellulare, ma non c’è macchina che possa sostituire le attenzioni della nonna, e quando il più anziano in famiglia è anche il più esposto al virus, si capiscono di colpo molte cose. «A differenza degli anni scorsi, nei quali la ripartizione su diverse prove aveva reso l’esame più formale – ancora Ferrazzi - questa volta il colloquio protratto per un’ora ha offerto ai maturandi anche l’occasione di raccontarsi». •

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Il servizio completo a pag. 30

EugeniaBarbierato, infermierae volontaria

di KARL ZILLIKEN

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l fronte o nelle retrovie, ma sempre pronti a combattere. Una battaglia pacifica per il bene comune, in cui le armi più efficaci sono parola ed esperienza. Quella che, lasciati alle spalle decenni di lavoro, dopo aver costruito una famiglia, una carriera, una vita, i volontari “senior” della protezione civile del Vicentino portano in dote all’intera organizzazione. Sono loro, i “nonni” con le casacche gialle, il valore aggiunto di una realtà che, in tutta la provincia, conta 3.500 donne e uomini impegnati per la sicurezza e la salvaguardia del territorio e della popolazione. «I pensionati, dai 65 anni in su, costituiscono almeno il 30% delle nostre squadre, nei 10 distretti e negli 80 gruppi e associazioni tra capoluogo e hinterland», conferma Cristiano Todeschini, presidente della protezione civile provinciale. E mai come in questa emergenza globale per il coronavirus il ruolo dei superadulti (la definizione è del sociologo Francesco Morace) si è rivelato e si sta rivelando fondamentale: pur temporaneamente retrocessi dalla prima linea, proprio a causa dell’età, «una decisione presa in modo uniforme in tutto il Veneto, per evitare rischi», precisa Todeschini, gli over 65 sono attualmente la forza, morale e psicologica, che muove la grande macchina della protezione civile. •

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www.dataclinica.it - info@dataclinica.it Direttore Sanitario Data Clinica s.r.l. dott. Amelia Bedogni

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MONSELICE - CONSELVE - ESTE - MONTAGNANA

DOMENICA 26 LUGLIO 2020 IL MATTINO

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La condanna del venetista Flavio Contin: «Pena lieve a Schettino, a me 4 anni e mezzo, l’Italia va a rotoli. Non andrò in galera, ma se anche fosse non mi fa paura»

«Lo Stato ci dipinge come violenti, falso Il Tanko era innocuo Difendiamo la storia» Flavio Contin (con la giacca chiara) assieme ai venetisti in una delle udienze del processo a Rovigo

L’INTERVISTA

«L

o stesso Stato che condanna con pochi anni uno Schettino arriva a condannare noi con una pena sproporzionata: è un’Italia che va sempre più a rotoli. Non so davvero dove finiremo». Flavio Contin è appena stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a 20 mila euro di multa. Ex artigiano di 76 anni di Casale di Scodosia, Contin è uno dei venetisti che ha ideato e realizzato il cosiddetto Tanko 2.0, la ruspa blindata scovata nel 2014 in un capannone di Casale. Doveva essere il mezzo con cui l’Alleanza, un gruppo di indipendentisti veneti, avrebbe raggiunto Venezia per un “Serenissimi bis”. Proprio come nel 1997, quando il primo Tanko raggiunse piazza San Marco in un blitz clamoroso: nel gruppo dei Serenissimi, guarda caso, c’era lo stesso Contin. Contin, scusi la banalità ma la domanda è d’obbligo: come giudica questa nuova condanna? «Era una sentenza già scritta, non serve che stiamo qui a ragionarci su. Il giudice sapeva già che doveva condannarci, e questo indipendentemente dal lavoro fatto dai nostri avvocati, a partire dal mio legale Alessio Morosin (ex Lega, padre di Indipendenza Veneta e leader del Partito dei Veneti, ndr) che ha smontato ogni accusa».

E perché la sentenza era scontata? «Perché lo Stato vuole soffocare ogni manovra di autonomia e federalismo. Vogliono toglierci dignità, vogliono farci sentire piccoli, vogliono sminuirci: quando un uomo viene messo in queste condizioni, si spegne. Ed è quello che fanno da sempre con noi. Eppure non capiscono che così affossano una nazione: la Germania non è grande perché i tedeschi sono meglio degli italiani, ma perché dopo la guerra si è votata al federalismo». L’iter giudiziario scattato nel 2014 ha prima confermato che l’Alleanza non era un gruppo terroristico, e poi che il Tanko 2.0 non era un’arma da guerra. Però lei, insieme ad altri sei, è stato condannato perché la ruspa montava due cannoncini considerati pericolosi, atti ad offendere. Non concorda? «Ma va. Erano così inoffensivi che i periti dello Stato hanno dovuto inventarsi un meccanismo per farli sparare. Cioè, lo hanno realizzati loro appositamente per renderli offensivi. Ci rendiamo conto della farsa?». La perizia che lei contesta ha comunque confermato che quei cannoncini erano capaci di infrangere un vetro blindato. Per quale motivo li avete realizzati? «Faceva parte di una liturgia. La liturgia della guerra, diciamo. Dovevamo essere credibili e dovevamo dimostrarci agguerriti. Ma sia chiaro:

non volevamo far male a nessuno. Non siamo mica come i russi che piazzano bombe nei posti affollati». Ma se non vi avessero scoperto, sareste davvero arrivati a Venezia con il secondo Tanko? «E chi lo sa? Immagino di sì, comunque. Ma non volevamo arrivare nuovamente sotto il campanile di San Marco. Puntavamo a Riva degli Schiavoni: dovevamo abbattere il monumento a Vittorio Emanuele II». A proposito di Tanko, dove si trova ora? E il Marcantonio Bragadin, quello con cui avete assaltato Venezia nel 1997? «Sono entrambi custoditi in un deposito a Peschiera, sotto sequestro. Il primo Tanko lo avevamo comprato legittimamente in un’asta organizzata dal Tribunale di Venezia. Lo tenevo io a casa, a Casale di Scodosia. Me lo hanno portato via in occasione dell’arresto del 2014, in maniera illegittima. Ma ce li riprenderemo, finito tutto li riporteremo a casa». Contin, non c’è due senza tre? «Ma no, figuriamoci. Ogni stagione ha modi e confini diversi di azione e iniziative come quella del 1997 e del 2014 non sono più praticabili. Anche se un risultato, comunque, lo abbiamo portato a casa, e cioè far vedere che noi veneti possiamo far valere le nostre idee in modo eclatante, ma senza usare la violenza. Lo Stato avrebbe preferito che ci fos-

Il Tanko (ruspa blindata) scoperto in un capannone e che doveva servire per un’azione dimostrativa

simo macchiati di atti violenti, che avessimo agito a mo’ di brigatisti: ma noi non percorriamo questa strada. E allo Stato dà molto fastidio, davvero molto fastidio. Per questo si inventano un processo per dipingerci violenti e condannarci agli occhi dell’opinione pubblica. Ma i veneti però sono altro: non combattono per una ideologia, ma per la loro storia». Adesso confida nel ricorso in Appello? «Non andrò in galera per l’età, o almeno credo e spero, ma se anche fosse non avrei paura. Ci sono già stato, 23 anni fa, e in ben tre carceri. E fu davvero un paradosso: lottavamo per la libertà, e ci ripagarono togliendocela. Non lo faranno di nuovo». — NICOLA CESARO © RIPRODUZIONE RISERVATA

chi è

Ex artigiano di Casale di Scodosia prese parte all’assalto di San Marco Flavio Contin è uno dei 7 indipendentisti condannati nei giorni scorsi dal Tribunale di Rovigo. Un altro padovano è Luigi Massimo Faccia, 65 anni di Agna. L’ex artigiano di 76 anni, residente a Casale di Scodosia, è stato ritenuto responsabile sia della fabbricazione che della detenzione dell’allestimento artigianale (due cannoncini) di cui era dotato il Tanko 2. 0, la ruspa blindata sequestrata in un capannone di Casale di Scodosia nel 2014. Flavio Contin è noto per essere sta-

to membro dei cosiddetti Serenissimi, il gruppo indipendentista che l’8 maggio 1997 prese d’assalto piazza San Marco con il Marcantonio Bragadin, padre del Tanko scovato sei anni fa. Pur condannato a scontare un anno di carcere per l’assalto al campanile di San Marco, Contin nel 2016 è stato assolto dalla Cassazione dalle accuse più gravi di costituzione di banda armata e di associazione sovversiva per finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.

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REGIONE

DOMENICA 26 LUGLIO 2020 IL MATTINO

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Il futuro della regione

«L’Europa non finanzierà mai dei progetti che riportino il turismo di massa a Venezia» L’economista Giavazzi delinea il nuovo ordine dopo la pandemia: «Chi pensa che tutto tornerà come prima si illude» Il Veneto ha già consolidato il primato di consumo del suolo mentre l’agricoltura è divenuta monocultura del prosecco L’INTERVISTA PAOLO POSSAMAI

enso che nulla tornerà esattamente uguale a prima, chi ci spera, si illude». È lapidario il vaticinio di Francesco Giavazzi, tra i migliori economisti italiani, docente alla Bocconi e al Mit di Boston. Milanese, ma da cinquant’anni anche cittadino di Venezia (a Cannaregio) e spesso ospite di Cortina. Ha iniziato la sua carriera insegnando nelle università di Padova e Venezia e il suo pronostico lo dedica in primis a Venezia, invitando a riflettere su “come” investire la pioggia di miliardi che arriverà dai fondi europei. Perché pensa che la vita nelle nostre città e l’organizzazione dell’economia non torneranno come le conoscevamo prima del Covid? «A Wall Street il prezzo di molte aziende rivela che esiste una correlazione stretta tra la loro capacità di adeguarsi al distanziamento sociale reso necessario dal Covid e i loro valori in borsa. Le navi da crociera ad esempio non possono strutturalmente garantire il distanziamento. E infatti le azioni di Carnival e Royal Caribbean, due grandi operatori di crociere, hanno perso circa l’80 per cento del proprio valore dall’inizio del Covid. Anche il valore delle azioni di Boeing si è dimezzato perché si pensa che si volerà di meno. Invece, Zoom Video Communications da gennaio ad oggi ha guadagnato il 250 per cento. Conclusione: non credo ci saranno quattro o sei navi da crociera in porto alla Marittima, o almeno, il mercato non ci crede più». Ma lei sta sostenendo che il turismo nel suo insieme subirà un ridimensionamento? «Molti pensano, incluso il sindaco di Venezia, che bisogna ripristinare quanto prima il modello di turismo ante-Covid: non credo che questo accadrà, né ritengo sia auspicabile. Per preservare la città, per rispetto dei suoi cittadini e anche di chi la visita. Pierpaolo Baretta, rivale del sindaco Brugnaro alle elezioni di settembre, mi pare lo abbia capito: “Dopo il Covid”, ha scritto in un tweet, “dobbiamo assumere la sostenibilità come fulcro del modello di crescita”. D’altronde la crisi delle crociere è ben chiara anche a Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri. Poiché si costruiranno meno navi, Fincantieri ha davanti a sé anni molto difficili, e giustamente Bono ha cercato di diversificare, ad esempio parte-

«P

Inutile sventrare calli per far passare la fibra ottica ci sono i ponti radio Usiamo i fondi Ue per ripristinare il Trenino delle Dolomiti come quelli svizzeri Il progetto a Cortina per la stazione è un centro commerciale Imparino da Dobbiaco Se Padova costruirà un nuovo ospedale perché fare Pediatria in quello vecchio? cipando alla costruzione del nuovo ponte di Genova. E forse potrebbe concorrere alla gara per la manutenzione del Mose». Ma con un turismo ridotto, che futuro può avere Venezia? «Nel documento che presenterà a settembre alla Commissione UE, per ottenere i 209 miliardi del Recovery Fund, è probabile che il governo inserisca un progetto per Venezia. Ma questo progetto dovrà tener conto dei criteri vincolanti stabiliti da Bruxelles: i fondi devono “aiutare a rendere l’economia più sostenibile e aiutare la transizione verde”. Chi fa un piano per Venezia e pensa di riempirla di nuovo con navi da crociera e turismo di massa, non avrà accesso ai fondi comunitari». Con i denari dell’UE a suo avviso Venezia e il Veneto quali progetti strategici dovrebbero perseguire? «Il Veneto non ha prodotto buoni risultati in tema di consumo del territorio. Nel 2019 (dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) il Nord-Est ha consumato 2,27 metri quadrati ogni ettaro di territorio, contro una media nazionale di 1,72. Tra le regioni, la densità del consumo di suolo è stata la più alta in Veneto: 4,28 mq, contro 3,23 in Puglia, 2,69 in Lombardia. E poi è forse venuto il momento di riflettere sulla sostenibilità di un’agricoltura sempre più mono-cultura, cioè vigneti di prosecco, a scapito della varietà che caratterizzava le terre venete. Venendo a Venezia, un primo capitolo deve riguardare il risanamento ambientale di Marghera e della città d’ac-

Francesco Giavazzi, docente alla Bocconi e al Mit di Boston. Veneziano d’adozione

qua. A Venezia il completamento della rete fognaria è indispensabile e urgente. Ma non c’è sempre bisogno di opere invasive. Ad esempio, ora che sono stati installati alcuni chilometri di fibra ottica, utilizzando ponti radio come quelli usati, ad esempio, dalla tecnologia di Eolo, si possono raggiungere velocità oltre 70-80 megabit senza riempire le calli di buchi. I trasporti dovranno essere eco-compatibili. E andranno ridotti i taxi per contenere il moto ondoso». E per contrastare il problema dei problemi di Venezia, ossia lo spopolamento? «Il punto di partenza è proprio che i cittadini tornino a abitarci. Senza abitanti Venezia diventerà Disneyland, magari ben tenuta, ma comunque un parco divertimenti. Devono tornare i cittadini e le persone che vi lavorano vanno aiutate affinché possano abitarvi. È indispensabile un piano di residenza pubblica. Alcuni stati negli USA lo hanno fatto, e anche in Europa. È un progetto che, se ben costruito, potrebbe essere finanziato dai fondi del Recovery Fund».

Ma quale progetto può salvare Venezia oggi? Finora di progetti ce ne sono stati molti, tutti naufragati, spesso perché ogni progetto intelligente elimina posizioni di rendita e queste si attivano per bloccarlo. L’ex-sindaco Paolo Costa proponeva di costruire in mezzo all’Adriatico, di fronte a Venezia, un terminal per le merci che arrivano in Europa dall’Oriente, con un retroterra di servizi che si sarebbe esteso a buona parte del Veneto orientale. Un progetto che solleva punti critici in una laguna fragile. Con Paolo Costa spesso non sono d’accordo, ma rimane uno dei pochi veneziani che ha chiaro che questa parte di Veneto senza un progetto non ha futuro. L’ex rettore di Ca’ Foscari, Carlo Carraro, voleva trasformare la città, o almeno alcuni suoi sestieri, in un campus universitario, popolato di studenti e ricercatori, un unicum al mondo. In fondo anche il MoSE avrebbe potuto essere un progetto forte: in un mondo in cui la difesa delle città dall’innalzamento dei mari è diventata una priorità comune a tanti Paesi, il MoSE avrebbe potuto essere il proto-

tipo. Il solo che sia riuscito a portare a compimento con successo il suo progetto è Paolo Baratta: la sua Biennale è l’unica realizzazione “veneziana” moderna di cui essere orgogliosi in tutto il mondo. Il capitolo della formazione può rientrare nei piani finanziabili dall’Unione europea? «Il substrato culturale dell’imprenditoria del Nordest è spesso debole. Il valore di una persona è il suo capitale umano, la sua istruzione. Se hai avuto una formazione scarsa, uno zio, o chi per esso, può aiutarti a trovare il primo lavoro, ma non il secondo. La formazione, dalla scuola all’università, va ripensata e i fondi europei servono anche a questo. Ma un progetto che volesse finanziare scuola e università mantenendo le regole attuali difficilmente passerebbe il vaglio dell’UE. Venezia e Cortina: i due fari del turismo veneto. Di Venezia abbiamo detto, quali opportunità può implicare il piano Ue per le Dolomiti? Occorre cambio di mentalità. Non serve andare in Svizzera per vedere come il rispetto dell’ambiente montano sia un

valore anche economico: basta fare una puntata in val Badia o in Pusteria. A Cortina vedo un rendering della stazione che la trasforma nell’ennesimo anonimo, insulso centro commerciale: a Dobbiaco hanno recuperato la stazione di Francesco Giuseppe. Che fare allora? Per esempio usare i fondi europei per ripristinare il “trenino delle Dolomiti” sul modello dei treni svizzeri di montagna. Il sindaco sta sventrando metà della rete stradale, con traffico annesso, per installare la fibra ottica: forse non sa che se un po’ di fibra già esiste, è sufficiente qualche antenna, come si potrebbe fare a Venezia. Un altro capitolo di investimento può consistere nella sanità. È d’accordo con il nuovo ospedale di Padova? «So che se ne parla da almeno dieci anni. Il sistema ospedaliero padovano va razionalizzato, e il nuovo ospedale, ora che finalmente il luogo è stato scelto, è l’occasione per farlo. Ma bisogna procedere in modo coerente. Aver deciso di partire costruendo una nuova pediatria all’interno di un ospedale vecchio non mi pare una scelta coerente. Ma non dimentichiamo che nella lotta al Covid a fare la differenza tra Lombardia e Veneto è stato il presidio della rete sanitaria sul territorio. Negli ultimi trent’anni Milano e la Lombardia hanno puntato tutto su cinque o sei poli di eccellenza trascurando il territorio e la medicina di base. Il Covid ha dimostrato che quel modello ha dei forti limiti». Data la complessità della pianificazione e tenuto conto dell’insieme dei vincoli comunitari, sapremo cogliere l’opportunità dei fondi Ue? «Ne abbiamo senza dubbio le capacità e le competenze, basti pensare a come un gruppo di genovesi ha saputo portare a termine la ricostruzione del ponte Morandi. Purtroppo abbiamo un governo guidato da persone che hanno come unico obiettivo la loro sopravvivenza. Da qui al 20 settembre dobbiamo presentare un piano. In Germania stanno lavorando da mesi al loro “progetto paese”, partendo dalla trasformazione della loro industria manifatturiera in funzione della produzione di auto elettriche. La cancelliera Merkel ha posto questa precisa condizione per finanziare le case automobilistiche. Il presidente Macron ha incaricato una commissione formata da premi Nobel e che include, per i problemi ambientali, anche una bravissima ricercatrice italiana. Noi invece abbiamo un premier che pensa di fare da solo, poco concentrato sul progetto e molto attento al marketing». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


QUARTIER DEL PIAVE - CONEGLIANO

DOMENICA 26 LUGLIO 2020 LA TRIBUNA

IERI L’INAUGURAZIONE DELLA RASSEGNA

Col S.Martino, mostra del Docg «Segnale di speranza per tutti»

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FOLLINA

Appiccano le fiamme al capitello di S.Antonio La rabbia del sindaco

Stival (Pro loco): «Ci siamo impegnati tantissimo per esserci anche quest’anno» Per i visitatori previsti ingresso su prenotazione e controllo della temperatura ta d’ingresso. Qui, all’ombra dal sole cocente, Luca Zaia ha rivolto ai presenti un messaggio di ottimismo: «Un plauso a Luciano Stival e ai volontari per il lavoro svolto, motivo per cui oggi sono qui. Quest’anno i turisti sono mancati per gli ovvi motivi che noi tutti conosciamo. Dobbiamo comunque investire e lavorare per gli anni venturi. Il risultato ottenuto lo scorso anno in Azerbaijan, porterà su questi territori un flusso di turisti importante per cui dovremo farci trovare pronti» ha concluso Zaia. LA MOSTRA

LE IMMAGINI

Zaia ai volontari «I turisti arriveranno» Autorità, volontari e tanto pubblico ieri mattina al taglio del nastro della rassegna. Per il presidente della Regione Luca Zaia l’intera area delle Colline Unesco deve tenersi pronta al ritorno dei turisti, che sarà anche più massiccio che in passato. Le chiusure a tappeto del lockdown sono solo un ricordo. COL SAN MARTINO

È stata un’inaugurazione in grande stile quella per la 64esima edizione della Mostra del Valdobbiadene Docg di Col San Martino. C’erano il presidente del Veneto Luca Zaia, gli assessori regionali Giuseppe Pan (agricoltura) e Federico Caner (turismo), il sindaco di Farra di Soligo Mattia Perencin, Giovanni Follador (Unpli Veneto), il presidente della Pro Loco di Col San Martino Luciano Stival e i rappresentanti dell’Arma e

delle amministrazioni locali. L’inno di Mameli, suonato dalla banda di Moriago della Battaglia, ha risuonato mentre in cielo la pattuglia acrobatica dei Blue Voltige colorava il cielo soprastante di tricolore. «UN SEGNALE DI SPERANZA»

Cerimonia, tenutasi inizialmente nel parcheggio esterno in Piazza Rovere, aperta da un emozionato Luciano Stival, presidente della Pro Loco organizzatrice. «L’importante per noi era esserci, per portare un segnale con-

creto di speranza e rilancio a tutti i nostri volontari e agricoltori. Ci abbiamo sperato fino all’ultimo - aggiunge Stival - quando abbiamo visto che l’emergenza Covid stava migliorando, ci siamo attivati con la Regione per vedere se ci sarebbero state le possibilità per mettere in piedi questa edizione che rispetterà tutte le disposizioni in materia di prevenzione». Da Piazza Rovere poi l’inaugurazione si è spostata all’interno degli spazi espositivi, per il rituale taglio del nastro alla por-

Il sindaco Mattia Perencin, ha omaggiato il governatore con una fotografia stampata su tela delle colline farresi e della nuova e aggiornata carta Tabacco con i sentieri e le vie ciclabili del territorio. La mattinata è poi proseguita con la consegna del 5° Premio Enrico Giotto - in memoria dell’agricoltore scomparso nel 2012 a seguito di un incidente sul trattore nella collina di San Vigilio a Col San Martino - per il miglior vino d’annata, conquistato dall’azienda agricola Canal Gilberto e Vigilio. Anche questa rassegna deve fare i conti con le norme di prevenzione contro i rischi legati al coronavirus e su questo aspetto i volontari sono impegnati al massimo. Gli accessi alla mostra, nel rispetto delle prescrizioni anti-Covid19, saranno contingentati e sarà possibile frequentarla solamente previa prenotazione telefonica chiamando al numero 3515835591. A ogni visitatore, inoltre, verrà rilevata la temperatura corporea all'ingresso con il termoscanner, per garantire massima sicurezza. — RICCARDO MAZZERO

Il capitello dato alle fiamme a Valmareno FOLLINA

Nella notte tra venerdì e sabato è andato a fuoco il capitello intitolato a Sant'Antonio da Padova di via Peroz, all'incrocio tra le vie Salton e Boschilunghi, nella frazione di Valmareno. Le fiamme, oltre ad annerire le mura interne del punto di preghiera, hanno bruciato parte dell'altare in legno e danneggiato il lampadario. Difficile poter affermare con certezza le cause del rogo, anche se l'ipotesi più plausibile secondo il sinda-

Un carrello in dono all’Avab Ieri mattina si è svolta l'inaugurazione del carrello attrezzato per le emergenze che è stato donato dalla Cantina Produttori all' Avab Valdobbiadene. La cerimonia si é svolta alla presenza dei volontari, forze dell' ordine, autorità. Don Francesco ha benedetto il carrello.

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Il BibAmiCo ora è più grande Una festa per i seicento soci

C’

è una bicicletta sul palco dell’inaugurazione, con la cesta del pane attaccata al manubrio. È l’icona di “BibAmiCo”, la cooperativa di consumo fondata ancora nel 1946, quando si deci-

se, in paese, di organizzarsi per portare un po’ di pane e di altri alimenti alle famiglie impoverite dalla guerra. Pagine di storia pionieristica evocate dal presidente Vincenzo Bernardi davanti alle autorità radunate con i soci della coop per l’inaugurazione del sospirato ampliamento. C’erano il governatore Luca Za-

ia, il sindaco Paola Guzzo con i colleghi dei Comuni vicini, consiglieri regionali, rappresentanti delle Forze dell’ordine, don Celestino Matiuz, il parroco che ha benedetto i presenti e i rinnovati ambienti della distribuzione. «All’epoca la cooperativa nacque per dare alle famiglie la possibilità di approvvigionarsi di

R.M.

VALDOBBIADENE

A Bibano il taglio del nastro per l’ampliamento del supermercato La cooperativa di consumo era stata fondata nel lontano 1946

L’INAUGURAZIONE

co di Follina Mario Collet, è che si tratti dello stupido gesto messo in atto da qualche baby gang. «Per fortuna le fiamme hanno risparmiato il quadro raffigurante Sant'Antonio - dice Collet - ma sono veramente disgustato e preoccupato da questi gruppi di giovani che oltre a sporcare parchi, giardini e ad imbrattare edifici ora si cimentano anche in azioni che nulla hanno a che fare con il buon senso, l'educazione e il rispetto delle nostre credenze». —

La cerimonia di inaugurazione dell’ampliamento

generi alimentari introvabili o disponibili a prezzi non accessibili» ha detto Bernardi. «Sono cambiati i tempi, i biso-

gni quotidiani, le richieste dei consumatori e le modalità di acquisto, ma – ha riconosciuto Zaia - non è cambiata

la filosofia e le motivazioni che hanno spronato i presidenti, i consiglieri, i soci ed il personale a dare il proprio contributo per far sì che la realtà cooperativa rimanesse attiva ». Il direttore generale di Ama Crai Est Gianfranco Scola, l’organizzazione cooperativistica con sede a Montebelluna, alla quale fa riferimento BibAmiCo ha riconosciuto la dinamicità del gruppo bibanese, che ha ormai 600 soci ha un proprio consiglio di amministrazione, con i dirigenti che hanno rinunciato a qualsiasi prebenda. La progettazione dell’intervento inaugurato è partita nel 2014 con l’acquisizione di un immobile adiacente all’attività commerciale. —

F.D.M.


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TREVISO

DOMENICA 26 LUGLIO 2020 LA TRIBUNA

L’ordinanza per chi torna dalla Romania aziende trevigiane in apprensione

Quarantena obbligatoria coro di no dalle imprese Perplesso Moretti Polegato (Geox). Zaia: «Capisco la decisione del governo» Pozza: «Tamponi a chi entra dall’estero, l’isolamento costa troppo alle società» Gli industriali trevigiani, mister Geox Mario Moretti Polegato per primo, sono preoccupati per la quarantena imposta ai lavoratori al rientro dalla Romania, dalla Bulgaria, da altri Paesi dell’area balcanica. Zone notoriamente legate a Treviso per i continui scambi di natura economica e commerciale. «Li capisco» afferma il presidente della Regione, Luca Zaia, «ora, secondo me, bisogna intervenire sulla modalità dei provvedimenti governativi (che non sono, appunto, della Regione), magari garantendo dei test rapidi, quelli che ti danno il risultato in 6 o 7 minuti. Noi siamo pronti a partire, se ci danno l’autorizzazione». Scettici gli imprenditori: secondo Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, «la quarantena obbligatoria è un costo insostenibile per le imprese, bisognava trovare soluzioni diverse, per esempio il tampone immediato per chi rientra da quei Paesi. Ma non possiamo lasciare le aziende due settimane senza i loro dipendenti, e per la nostra provincia gli scambi sono continui». L’obbligo della quarantena è stato deciso dal ministro della sanità Roberto Speranza. Riguarda tremila aziende in Veneto, per buona parte trevigiane. «Ribadisco, è una decisione che non ho preso io, ma agli amici im-

Avviso d’asta

ri, ha ricordato Zaia, sollecitando al governo nuove misure. «Non è un problema di razza, di colore della pelle o di credo religioso» ha sottolineato il presidente. «Clinicamente abbiamo questo nuovo effetto e quindi ben vengano le regimentazioni che ha fatto il governo. È ovvio che quella sulla Romania è una misura pesante però è pur vero che noi abbiamo un virus che circola anche da questi spostamenti. Speriamo che il tutto si risolva velocemente da un punto di vista epidemiologico». Davanti ai soci della cooperativa, Zaia ha assicurato che la prossima settimana in

Il governatore ricorda che il 55% dei contagi arriva da altri Stati soprattutto dai Balcani

Obbligo di quarantena per chi torna da Romania e Bulgaria

prenditori ripeto che il tema della sicurezza è fondamentale. È un obiettivo, la sicurezza, che va perseguito senza se e senza ma». Zaia ne ha parlato anche all’inaugurazione dell’ampliamento della cooperativa di consumo Bibamico di Bibano, l’unica a rimanere

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24 Settembre 2020 - Ore 10:30

aperta sul territorio durante il lockdown, dimostrando quanto pesanti sono stati quei mesi. Il 55% dei nuovi contagi da Coronavirus in Veneto sono di persone provenienti da Paesi extraeuropei, soprattutto dell’area balcanica, ma anche africana e di altri territo-

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regione sarà illustrato il Piano regionale della sanità pubblica in previsione del ritorno autunnale della pandemia. Fatto grave, oggi l’età media dei contagiati continua ad abbassarsi, a differenza della primavera scorsa. «Schiereremo l’artiglieria pesante - ha specificato al riguardo -, speriamo di non dover usare i cannoni». — FRANCESCO DAL MAS ANDREA DE POLO © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un cantiere edile

la storia

Impresario trevigiano bloccato oltre confine con dieci dipendenti «E adesso come faccio a riportare a casa gli operai?» si chiede un imprenditore trevigiano, titolare di un’azienda di impiantistica, che in questi giorni sta ultimando un cantiere in Romania e la prossima settimana ne dovrebbe iniziare un altro in Italia. Con gli stessi uomini. Peccato che le regole, nel frattempo, siano cambiate: i suoi dovranno restare in quarantena due settimane una volta rimesso piede sul suolo nazionale. «Devo rientrare per forza, e in Italia ho lavori già confermati da tempo» continua l’imprenditore della Marca, «non posso permettermi di tenere fermi dieci operai per quindici giorni. È un costo insostenibile per l’azienda, e non riuscirei a garantire il completamento dei lavori». La situazione è stata denunciata al presidente della Camera di Commercio Treviso-Belluno, Mario Pozza, che venerdì sera si è attivato per cercare un canale istituzionale in modo da risolvere il rebus. Non ci sono molti margini però: la quarantena per chi torna da Ro-

mania e Bulgaria è obbligatoria. «Come sembrano lontani i tempi in cui si parlava di “Trevisoara”, per sottolineare gli scambi continui con Timisoara» ricorda Pozza, «capisco le esigenze sanitarie, ma anziché bloccare tutti sarebbe meglio sottoporre gli operai a tampone e fermare solo i positivi». L’INTERSCAMBIO

Treviso-Timisoara è una rotta assai frequentata fin dagli anni Novanta (nel 1998la nascita di Fundatia Unindustria Treviso Romania presieduta da Luca Serena, nel 2001 la celebre assemblea di Unindustria Treviso organizzata in Romania). Oggi dati al 31 dicembre 2019 l’interscambio tra la Marca e la Romania vale 552 milioni di export e 707 di import. Da Treviso finiscono in Romania soprattutto calzature (75 milioni di euro), filati e tessuti (70 milioni), mentre la Marca importa da Budapest in particolare calzature (257 milioni) ed elettrodomestici (179 milioni). — A.D.P.

controllo sul terraglio

Sigarette e alcol di contrabbando Stangato dalla polizia locale Trasportava sigarette e superalcolici di contrabbando per evitare i controlli alla frontiera. Un 34enne ucraino è stato fermato sul Terraglio dalla Polizia locale durante un controllo sul trasporto delle merci. Il conducente del mezzo, che era diretto verso il paese d’origine, è risultato però smanioso di ripartire insospettendo gli agenti che hanno così approfondito le ricerche all’interno dei veicolo, trovando un migliaio di pacchetti di sigarette e 15 bottiglie di superalcolici. «Il conducente non ha saputo giustificare l’occultamento e non ha fornito i documenti di trasporto necessari per i quantitativi di sigarette e bottiglie che erano stati nascosti», spiega il comandante della Polizia locale Andrea Gallo. «Per

questo motivo sono scattate le sanzioni previste dalla normativa sul trasporto internazionale, vale a dire una sanzione di 2 mila euro comminata per trasporto di merce di contrabbando». Per evitare il fermo dei veicolo, il trasportatore non ha potuto che saldare immediatamente il verbale. «I controlli sul trasporto delle merci sono quotidiani e approfonditi», conferma il comandante Gallo. «Ciò permette anche di verificare i tempi di guida dei conducenti. In alcuni casi si registrano, in particolare per i camion che vengono dall’estero, una assenza dei tempi di riposo e questo comporta seri rischi in quanto chi si mette alla guida per molte ore, senza osservare le pause di riposo». —

vigili

Stoppato l’arrivo delle pistole taser Pronti gli etilometri La polizia locale stava aspettando di dotarsi dei Taser, le pistole elettriche che l’amministrazione sperava diventassero presto dotazione del corpo, ma il ministero dell’Interno con una circolare ha ordinato l’immediato ritiro delle armi che dopo le prove balistiche si sono dimostrate non sicure. Nulla da fare. Intanto stanno per arrivate gli etilometri fast-test, rapidissimi e precisi. —


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.ROVIGO

... Domenica 26 Luglio 2020

La Voce

INTERVISTA Corazzari: “Possiamo diventare un modello per ambiente, servizi e qualità della vita”

“Polesine, un grande laboratorio” L’assessore regionale traccia il bilancio di cinque anni: “Chiuso tutte le partite importanti” Sono passati cinque anni da quando, al termine del comizio di Matteo Salvini in piazza Matteotti, annunciò la propria candidatura nella lista Zaia. Lui, all’epoca commissario della Lega per il Polesine, si trovò catapultato nella tenzone elettorale all’ultimo secondo per sostituire un altro candidato. E quella sera, in un certo senso, ha cambiato la sua parabola politica. Cinque anni da assessore regionale al fianco di Luca Zaia, non un governatore qualsiasi. E adesso, per Cristiano Corazzari, la nuova corsa. Con ogni probabilità di nuovo sotto le insegne della lista Zaia, quella degli uomini del presidente. Una bella responsabilità. Scusi assessore, ma una domanda su tutte si impone, se non altro per andare incontro alla curiosità dei lettori. Ma com’è lavorare nella squadra di Zaia? Vista da fuori deve essere semplicissimo visto il ritmo che il presidente impone in primo luogo a se stesso... “Lavorare con Zaia... Lavorare con Zaia è impegnativo perché pretende sempre, e giustamente, il massimo. Le prime cose che ti dice, quando entri in giunta, sono pochi concetti, ma chiari. Lui chiede a tutti puntualità assoluta; onestà con tutti; trasparenza assoluta, che significa fare sempre e tutto alla luce del sole; serietà sul lavoro; impegno assoluto, ma questo è quasi scontato; e di mantenere un forte legame con il territorio. Come dice lui, se la signora Maria si presta con un problema che si può risolvere, quel problema deve diventare un impegno. Indipendentemente da chi è che si fa avanti. Sì, questi cinque anni sono stati una grande palestra, e una splendida occasione per fare un bel lavoro di squadra. E di questo non posso che ringraziare il presidente e tutta la squadra dei miei colleghi assessori con i quali abbiamo sempre lavorato bene insieme”. Visto che siamo entrati subito in argomento, come sono stato questo cinque anni da assessore regionale? “E’ stata un’esperienza molto impegnativa in un momento, tra l’altro, non certamente semplice. Ed è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto dal punto di vista personale oltre che politico, perché ho avuto la possibilità di lavorare in una grande squadra con una grande guida come Luca Zaia. Sono stati cinque anni che mi hanno dato la possibilità di conoscere e affrontare meglio i temi. E non solo quelli legati alle mie competenze, ma all’intero territorio”. Partiamo proprio da qui. Con le sue deleghe ha avuto occasione di continui contatti con tutto il Veneto. E non solo. C’è qualcosa che l’ha colpita in maniera particolare? “Beh... rimanendo nella metafora calcistica ho avuto l’occasione di confrontarmi con realtà all’avanguardia non solo a livello nazionale, ma internazionale, giocando in una squadra a fianco di campioni. Io personalmente penso di essere riuscito ad approcciarmi al compito con grande umiltà. E la lezione è stata la scoperta di come il Polesine abbia grandissime potenzialità delle quali deve essere consapevole. In particolar modo penso, negli ultimi tempi,

L’assessore regionale Cristiano Corazzari con il presidente del Veneto Luca Zaia a quelle caratteristiche rendono unica la nostra provincia e che oggi rappresentano un valore positivo assoluto. Prendiamo, ad esempio, il rapporto positivo del territorio con l’ambiente, la qualità della vita ma anche quella rete sociale che sviluppa all’interno della nostra comunità. Sono tutti valori sui quali puntare per i progetti di crescita...”. Le elezioni regionali arriveranno con parecchi mesi di ritardo a causa della pandemia da coronavirus, un momento ben difficile da affrontare... “Già. Riparto però da quei valori di cui parlavo pochi istanti fa e che sono una caratteristica peculiare del Polesine e della sua gente. Non è stato un caso se il Polesine è uscito meglio da questa grande crisi. Ne è uscito bene grazie alla grande p r o fe s s i o n al i t à di tutto il personale sanitario; grazie all’impegno e al rispetto delle regole da parte di tutti i cittadini; ma anche per alcune caratteristiche della nostra provincia. Caratteristiche fisiche, territoriale, di sviluppo... In questi cinque anni ho avuto occasione di conoscere realtà molto sviluppate e chi si confrontano con i territorio top d’Europa e del mondo. Ecco, io credo che il Polesine potrebbe diventare un laboratorio per la salvaguardia ambientale ma anche per il livello dei servizi e la qualità della vita: caratteristiche che diventano strategiche in termini di competitività a livello nazionale e non solo”. Sono passati cinque anni. E in questi cinque anni ha avuto in mano deleghe importanti: cultura, sport, parchi, sicurezza, ma soprattutto pianificazione territoriale... E’ il momento giusto per

n “Abbiamo una squadra di campioni Zaia vuole impegno”

fare un riassunto in pillole, un Bignami per i lettori della Voce? Partiamo dai parchi, argomento che tra l’altro ci stocca tutti da vicino... “Faccio una premessa: in questi cinque anni ho chiuso tutte le partite importanti che mi sono trovato di fronte e che mi erano state assegnate come compito per la legislatura. Ok, partiamo dai parchi. Dopo tanti anni è stata approvata la nuova legge sui Parchi, con l’ingresso nella governance non solo dei sindaci, ma anche dei portatori di interesse, di chi su quel territorio vive e lavora. Si tratta di una governance che costituisce un primo baluardo per il controllo del territorio grazie alla vicinanza diretta con i cittadini. La nuova legge impone poi una visione dinamica del Parco, che non deve più essere inteso come un portatore di vincoli ma come un reale volano di sviluppo e valorizzazione del territorio e della sua comunità. E per il futuro sono convinto che questa logica e questo ragionamento debbano portare ad una sempre maggiore integrazione del territorio del Delta con il resto della provincia”. Con cosa andiamo avanti? “Dopo trent’anni abbiamo adottato una legge quadro sulla Cultura, che garantisce riconoscimento e agibilità al settore. E abbiamo adottato, sempre in una dei settori di mia competenza, la Legge quadro sulla sicurezza, a cui tenevo in maniera particolare. Al suo interno è prevista anche la riorganizzazione delle polizie locali, che sono il primo, reale baluardo per un il controllo del territorio e dunque della sicurezza dei cittadini. Sempre in tema di sicurezza, inoltre, vorrei ricordare l’avvio del progetto ‘Polesine sicuro’. Parliamo di un investimento consistente, nell’ordine di 1,2 milioni di euro che grazie ad un sistema di telecamere informatizzato, in collaborazione con le forze di polizia, che ringrazio, ci consentirà di controllare in ma-

niera centralizzata tutti gli accessi al territorio. Una volta realizzato sarà davvero un unicum a livello nazionale”. L’approccio con l’edilizia deve invece essere stato un po’ più duro... “Ma anche in questo settore abbiamo raggiunto un risultato importante. La nuova legge prevede infatti un contenimento significativo del consumo del suolo entro il 2050. Del resto è un’esigenza inderogabile, in particolar modo in un territorio come quello del Veneto dove oggi bisogna andare con decisione verso il recupero dell’esistente con una contestuale ‘pulizia’ del territorio da eventuali elementi di degrado. La strada è quella della rigenerazione urbana e della riqualificazione edilizia, come dicono gli architetti. Ma rende bene l’idea: l’urbanistica è la frontiera del futuro. L’edilizia è essenziale per fare ripartire l’economia, ma deve essere vocata in primo luogo al recupero del patrimonio esistente”. A proposito, come la mettiamo con i pannelli solari che sono al centro di tanti dibattiti? “Il paesaggio rurale è un valore prezioso, per il Polesine in particolare. Io non sono contrario agli impianti fotovoltaici ma devono essere integrati nel paesaggio. Sono invece contrario a mega impianti su terreno agricolo che finirebbero con il modificare il nostra paesaggio rurale che invece è davvero un valore aggiunto anche per lo sviluppo turistico. Il terreno non va sottratto alla nostra agricoltura senza portare un valore aggiunto al territorio. Da qui la scelta di pianificare in futuro delle aree dove realizzare il fotovoltaico senza generare danni di sorta”.

Gli ultimi mesi hanno segnato per il Polesine un vero e proprio exploit, con l’istituzione della Zes (o Zls che dir si voglia) ma anche con l’apertura di Amazon ed una nuova spinta all’arrivo dei magazzini di Ikea. Che ruolo può avere la logistica nello sviluppo del territorio? “La Zes è e dovrà essere sempre di più una grande opportunità per tutta la nostra provincia, non solo per i comuni coinvolti, in quanto darà la possibilità di attrarre investimenti e di creare moltissime opportunità di lavoro. Questo riconoscimento è il frutto di un lungo lavoro che ha visto la Regione, i sindaci e Confindustria mettere in campo una preziosa sinergia. Adesso deve essere elaborato il Piano strategico della Zes, all’interno del quale andrà trovata la vocazione del nostro territorio. Un Piano che dovrà indicare quale strada vogliamo intraprendere. A mio parere, ad esempio, sarà fondamentale inserire anche una valorizzazione del primario, vale a dire dell’agricoltura”. Poi ci sono Amazon e Ikea... “La logistica, lo ripeto, è strategica per il Polesine. Siamo l’unico territorio in cui c’è una reale intermodalità dei trasporti. Certo che serviranno anche le infrastrutture viarie. Se ne devo indicare una, penso che la più importante sia il completamento della Transpolesana fino alla Romea. Sarà strategico. Così come, rimanendo in tema sarà importante il completamento della Valdastico fino a raggiungere l’ospedale di Trecenta”. Però non è tutto oro quello che luccica, vero? “Prendiamo Amazon e Ikea. Questi grandi insediamenti devono crescere rimanendo legati alla nostra comunità. Devono portare occupazione e sviluppo prima di tutto a livello locale. Per questo è importante rapportarsi con queste grandi realtà ottenendo garanzie in termini di investimenti sul territorio ma anche di garanzie sull’occupazione. Prima i lavoratori polesani e un’economia positiva per il territorio: questa deve essere la mission del pubblico. Sono processi davvero importanti, ma che vanno governati”. Siamo in dirittura d’arrivo: lei in questi anni si è speso molto per il mondo della pesca, che non ha vissuto momenti proprio sereni.... I pescatori possono guardare con un po’ di ottimismo in più al futuro? “Pesca e agricoltura sono settori sui quali in futuro dovremo lavorare ancora con maggiore energia. La messa a sistema delle nostre lagune e i lavori di vivificazione, oltre alla demanializzazione, potranno rappresentare una grande occasione di lavoro per i giovani e per la valorizzazione delle nostre eccellenze. Un discorso analogo vale per l’agricoltura, dove ci sono giovani imprenditori che stanno crescendo con idee chiare e innovativa. Loro sono una garanzia per il futuro. E non dimentichiamo il commercio al quale abbiamo destinato ultimamente anche ulteriori risorse perché va assolutamente rivitalizzato. Perché è bene non dimenticarlo mai, e lo dice uno che è cresciuto in un piccolo paese di provincia: dove c’è una bottega c’è vita”

n “Pesca e agricoltura sono il nostro futuro”

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Domenica 26 ....Luglio 2020

La Voce

ROVIGO

Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.it

ECONOMIA De’ Stefani, ceo di Sit, con sedi a Rovigo e nel mondo: “Le merci devono viaggiare”

“Lontani non funzionerà per molto” L’ultima ordinanza del ministro Speranza mette in difficoltà le aziende che lavorano con l’estero Ketty Areddia

ROVIGO - Stabilimento a Rovigo, a Padova, ma anche in Olanda, in Romania, in America, in Asia e ultimamente anche in Tunisia, la Sit, gruppo che realizza componenti tecnologiche per caldaie e contatori a gas, ha navigato spingendo i motori al massimo nella tempesta del Covid, “ma non può durare a lungo”. Lo dice il Ceo Federico de’ Stefani, che guida 2.100 dipendenti in tutto il mondo e si confronta anche con l’ultima ordinanza del ministero della Salute che impone la quarantena anche a chi soggiorna in Romania e in Bulgaria. “Devo dire che noi abbiamo una politica per cui quando ci insediamo in un paese, selezioniamo personale locale che risiede in loco, quindi con il blocco non abbiamo avuto difficoltà insormontabili. I nostri espatriati in Romania erano già preparati, non faranno ferie quest’estate, difficilmente le faranno. Però se abbiamo dipendenti esperti da trasferire in loco per

n “Fiere bloccate un anno ma così non potrà durare a lungo” La produzione di Sit a Rovigo, e a destra il Ceo della multinazionale Federico de’ Stefani

supportare qualche linea con le competenze che abbiamo in Italia dobbiamo seguire tutte le procedure. Fortunatamente avevamo già previsto questo tipo di situazioni e le avevamo portate a termine precedentemente”. Ma è una situazione che

nemmeno una multinazionale da oltre 350 milioni di fatturato, quotata nel mercato Mta della Borsa, può sostenere a lungo. “N el lungo periodo sarà tutto più complicato - spiega ancora de’ Stefani - in una multinazionale le persone viaggiano. Ci sono le fiere di set-

tore e sono state tutte bloccate. Se per un anno non si tengono, ok, ma il secondo il terzo diventa un problema. Anche in forma digitale le fiere vanno fatte”. Per un direttore d’orchestra come lui, viaggiare è pane quotidiano. “In questo periodo ho visitato più gli sta-

I GOVERNATORI Zaia e Fedriga (Friuli): “Schenghen sanitario”

“Schierare l’esercito ai confini” ROVIGO - “Serve uno Schengen sanitario, con libero transito delle merci ma controlli rigorosi sulle persone”. Lo chiede il governatore Luca Zaia. E il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimiiliano Fedriga aggiunge: “Bisogna schierare l’esercito lungo i nostri confini”. La preoccupazione dei due governatori parte dai numeri: all’inizio dell’estate, sul totale dei nuovi casi di contagio rilevati, la quota importata è pari al 55% in Veneto e all’80% in Friuli Venezia Giulia. “E’ inaccettabile che un territorio che ha lavorato bene si debba portare in casa di nuovo il virus per l’incuria di Paesi che non hanno adottato un piano di sanità pubblica”, attacca Zaia. E aggiunge: “E’ necessaria una maggiore severità, non possiamo essere noi a pagare le conseguenze dei mancati controlli”. In Veneto 31 casi positivi per un totale 19.790 contagi dall'inizio dell'epidemia, secondo quanto è riportato dal bollettino regionale.

Luca Zaia, governatore del Veneto e a destra Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia

Secondo Fedriga, i militari dovrebbero essere disposti lungo 200 chilometri della demarcazione ad Est, attraversata negli ultimi dieci giorni da un intenso traffico di migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh e Sri-Lanka. L'esercito al confine orientale potrebbe così rafforzare l’iniziativa

annunciata dal Governo a Fedriga: “Ne ho parlato con il ministero dell’Interno, ora parte un nuovo progetto per favorire le riammissioni in Slovenia. Ma al tempo stesso si deve essere severi con chi rientra e non rispetta la quarantena”. Zaia concorda: “Vedo una certa insofferenza nel rispetto delle regole, a cominciare

dall’isolamento fiduciario. Anche se la situazione è sotto controllo, dal punto di vista della gestione ospedaliera, non possiamo permetterci di ridare spazio al virus: chi arriva deve essere sottoposto subito alla misurazione della temperatura, al test rapido e, in caso di positività, alla quarantena”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

bilimenti in Europa, ma certamente dovrò tornare negli stabilimenti sparsi per il mondo”. Quello che non si può fermare è la logistica: “Le merci devono poter viaggiare i poli logistici non si possono fermare”. I 2100 dipendenti hanno la-

vorato anche in smartworking, colloquiando anche tramite i social come una squadra vera. Ma come ogni direttore d’orchestra avrà notato nelle esibizioni “online” a cui siamo stati abituati in questo periodo, qualcosa stona sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cronaca 23

L'ARENA

Domenica 26 Luglio 2020

VERONARACCONTA ¬ Marco Manica

«I disoccupati sono la mia famiglia» «Assistosoprattuttoquellifrai40ei60anni,insegnocomemigliorareilcurriculumequalifrasiusareinuncolloquio»,spiegal’esperto informazioneaziendale.«Perchilavoravaneicantieriobitumavastrade,smistarepacchidaAmazonoZalandoèungiocodaragazzi» di STEFANO LORENZETTO

(segue dalla prima pagina) (...) In ordine strettamente alfabetico, Adecco, Adhr group, Atena, Cises, Confindustria, Cooperativa Cercate, Dalla stessa parte, Enac Lab, Fondazione Rui, Frs consulting, Gi group, Humangest, In job, Lavoro & società, Manpower, Orienta, Promimpresa, Randstad, Rebis, R&S formazione, Risorse, Talentform. Manica è nato a Roma. Giunse a Verona nel 1957 con i genitori. Il padre Bruno, morto nel 2013 alla veneranda età di 102 anni, in città creò la Chimicalba, prodotti alimentari disidratati, in società con la famiglia Albarelli, proprietaria degli omonimi magazzini frigoriferi di via San Giacomo, oggi scomparsi. Bruno Manica, originario di Trento, era approdato a Roma per lavoro. Sotto i portici della stazione Termini, guardò oltre le vetrine di una scuola guida e venne folgorato dalla visione di una bellissima ragazza. Entrò e si presentò. Si trattava di Margherita Strano, figlia di Giuseppe, uno dei fondatori dell’Automobile club d’Italia, grande amico del poeta Trilussa. Giuseppe Strano negli anni Venti aveva aperto le prime scuole per conseguire la patente. Correva sui bolidi con Tazio Nuvolari.

Igenitori sisostituiscono aifigli,litengono alriparo.Unposto lotroviselavori 12orealgiorno «Mio nonno mise al mondo otto figli, sei maschi e due femmine. Era di origini calabresi, molto autoritario», ricorda Manica. «Tanto per rendere l’idea, in sala da pranzo teneva una lavagna, sulla quale, dopo aver pranzato e cenato, segnava con il gesso i piatti che voleva trovare in tavola l’indomani. L’idea che sua figlia sposasse un tizio sceso da Trento, e per giunta di 11 anni più vecchio, non gli piaceva affatto. Ma il destino gli apparecchiò un bello scherzetto. L’altra figlia, Maria, durante la Seconda guerra mondiale scriveva a uno sconosciuto soldato per tenerlo su di morale al fronte. Terminato il conflitto, il reduce si presentò a Roma e la sposò. Era anche lui di Trento». Leicomeesordìnelmondodellavoro?

Mentre ancora studiavo, mi feci le ossa con mio padre in Chimicalba. Frequentavo l’università quando Gino Nenz, capo dellaredazione veronese di Avvenire, mi commissionò il primo articolo di cronaca bianca. Scrissi anche per L’Arena e Il Gazzettino. Ma prima c’erastato un esordio da editore. Inche senso?

Mentre frequentavo il liceo scientifico Messedaglia, avevo fondato Contrappunto, un mensile che veniva venduto in tutte le scuole superiori di Ve-

rona. Ci collaborava anche Luca Formenton, il nipote di Arnoldo Mondadori, la cui famiglia a quel tempo risiedeva in Valdonega.

Inche modol’ha capito?

Ero molto appassionato di fotografia e tiravo di scherma. Nella palestra della Fondazione Bentegodi, che allora aveva sede nell’attuale Conservatorio Dall’Abaco, incontrai un liceale che mi fece conoscere la Residenza Ponte Navi dell’Opus Dei in via Leoncino. Lì veniva a tenere i corsi un certo Capponi, titolare di un negozio di fotografia di via XX Settembre. Aveva installato una camera oscura e un proiettore. L’ambiente mi piacque e continuai a frequentarlo. Un giorno nella residenza incrociai don Ferdinando Rancan, mio insegnante di religione al liceo. A momenti sveniva.

Eraun ciclostilato?

No, si stampava prima in una vecchia tipografia del rione Filippini e poi alla Stei, in via Interrato dell’Acqua Morta, dove lavorava Gianni Bussinelli. La carta ce la regalava la Mondadori. Mi ricordo che avevamo un linotipista fenomenale, tale Conca, un po’ scorbutico macapace di comporre migliaia di righe senza neppure un refuso. Quando ero in ritardo, cioè sempre, chiedevo a Bussinelli: ma Conca ce la farà? E lui: «Basta farghe urgénsa». Se invece ero molto in ritardo, Bussinelli concludeva: «Basta farghe la màssima urgénsa».

Perché?

Gli facevo il verso in aula durante le lezioni.

GuadagnavaconContrappunto?

Costava 50 lire a copia. Per risparmiare, in tipografia piegavamo le copie a mano. Con la pubblicità cominciarono ad arrivare i primi soldi. Offrii inserzioni persino a un’impresa di pompe funebri, che ovviamente rifiutò. Alla fine ero arrivato a mettere insieme una redazione di 30 persone. Siccome una pizzeria non saldava le fatture, una sera vi andammo a cenare tutti insieme e al momento di pagare il conto mostrammo al titolare il contratto pubblicitario che non aveva onorato. Scoppiò a ridere e ci regalò la pizza. Va da sé che ognuno dei commensali versò alle casse del giornale il corrispettivo del pasto. Il passivo fu ripianato. Quando ha cominciato a seguire i disoccupati?

Dal 1992 al 2005 sono stato docente nei corsi di formazione della Confindustria veronese rivolti a laureati, diplomati, apprendisti e tutor aziendali nell’ambito del Fondo sociale europeo. E lì ho capito che a molti candidati per trovare lavoro mancano il metodo, le competenze trasversali, le capacità nel gestire i conflitti e i rapporti con i colleghi. Arrivano a 20 anni senza sapere come si scrive una lettera o si risponde al telefono e in che modo ci si deve proporre all’interlocutore. La scuola e l’università non lo insegnano. Chiusa la mia esperienza ventennale in New foods, dove mi occupavo di selezione e formazione del personale, ho deciso di mettermi al servizio di coloro che perdono l’impiego. Inche modolo ha fatto?

Nell’ambito di vari progetti. Uno è Assegno per il lavoro, promosso dalla Regione Veneto. I disoccupati dai 30 anni in su vanno nei centri per l’impiego e possono scegliere fra una sessantina di enti accreditati, che li affidano a un tutor. Hanno a disposizione 1.770 euro da spendere in vari corsi in un arco di tempo da 3 a 6 mesi. Io opero con Manpower e Lavoro & società. Divento il loro consulente individuale. Cerchiamoinsieme unposto.Insegno loro come migliorare il curriculum e quali frasi usare in un colloquio. Spesso li affianco quando telefonano al potenziale datore di lavoro, al

Complimenti.

MarcoManica, 69 anni, espertodi risorse umane. È stato giornalista, editore e consulente di varie aziende

quale presento il candidato. Ingenere costuiche età ha?

Dai 30 ai 60 anni. Per il 70 per cento si tratta d’italiani, il resto immigrati. Da ottobre ho già preso in carico un’ottantina di disoccupati. Ma con il coronavirus mi aspetto un’ondata di licenziamenti.

Daragazzo eroundiscolaccio Feciridere anchesanEscrivá deBalaguer conun’imitazione

La ricerca di un nuovo impiego hasempre successo?

Nel 45 per cento dei casi, mediamente. Si sale al 70 per cento per le figure più professionalizzate. Nel frattempo si arrangiano con lavori saltuari. Ho avuto il caso di un fornaio che dopo una vita passata in panificio è diventato allergico alle farine. Che altro poteva fare se non industriarsi come autista o come portiere di notte in un albergo? Perché un’impresa dovrebbe assumere un sessantenne quando all’uscioha lafila dei trentenni?

Ho ricollocato alcuni over 50 nel centro logistico che Amazon ha aperto a Verona. Provenivano dai cantieri edili oppure da imprese di bitumatura dellestrade. Per gente così, abituata a stare tutto il giorno sottoil sole contemperature infernali, smistare pacchi di notte è un gioco da ragazzi. Un trentenne a quei ritmi non regge. Madi Amazoncen’è unasola.

Non è vero. La tedesca Fiege sta reclutando 1.000 persone per il nuovo centro logistico che Zalando, la società di abbigliamento online, ha aperto a Nogarole Rocca. Non guarda all’età, ma alla disponibilità per un lavoro ripetitivo. Ci sono operatori sanitari che dopo aver passato 30 anni a sollevare malati hanno la schiena a pezzi. Per loro spedire un pac-

municare in famiglia, con 46.000 iscritti. Molti disoccupati oltre che utenti diventano amici. Mi raccontano i loro problemi, quelli lavorativi su tutti, ma anche le difficoltà nell’educare i figli. C’incontriamo talvolta in pizzeria. I musulmani mi fanno gli auguri a Natale e a Pasqua. Non è strano che un celibe dia buoniconsigli apadri emadri?

Gli altri sono la mia famiglia. Ho sposato il mondo. Fra queste persone incontro molta solitudine. Vivono una povertà dignitosa, una sofferenza nascosta. Magari non trovano lavoro, ma sono contenti quando si sentono trattati da amici. PapaWojtylacondonAngelicchio

co con dentro un paio di pantaloni diventa un sollievo. Chigarantisce che il neoassunto saràall’altezza delcompito?

C’è un periodo di prova. Raramente ho ricevuto lamentele.

Checosacercaildatoredilavoro inuncandidato?

Prima di tutto la competenza, anche se si tratta di un operaio. Poi senso di responsabilità, adattabilità per turni e orari, capacità di mantenere buone relazioni con i colleghi.

Da bambino che cosa sognava di faredagrande?

Il cuoco.

Èuna buonaforchetta?

Normale. Peso 71 chili. Checosal’haspinta,dapensionato,a cercarsi questarogna?

Sono da sempre in contatto con moltissime persone. Ho una pagina su Facebook, Co-

Qual è l’errore più frequente che i genitori commettono nell’educareifigli?

Si sostituiscono a loro, non lasciano l’autonomia graduale perché maturino, li tengono al riparo da qualsiasi conflitto e insuccesso. Molti ragazzi arrivano a 25 anni senza sapere che cosa significhi vivere. Non si rendono conto che se un normale orario di lavoro è di 8 ore al giorno, per trovare un posto ne servono almeno 12. Nonlemanca un figlio?

Ne ho moltissimi. Che cosa fa un papà con il figlio? Lo porta in alto, lo spinge oltre. Così cerco di fare io con coloro che incontro. Perciò mi sento padre di una prole numerosa. Interfacciarmi ogni giorno con persone deluse, arrabbiate, depresse, rancorose, afflitte dallo stato di necessità è un impegno emotivo enorme, come mettere al mondo un figlio. Perchénon s’è sposato?

A 16 anni ho capito che la mia strada era un’altra.

A scuola sono sempre stato un discolaccio incorreggibile. Alle medie avevo 7 in condotta. I miei mi rinchiusero in collegio a Paderno del Grappa, agli Istituti Filippin. Al Messedaglia la mia principale attività era il commercio. Vendevo succhi di frutta e gomme da masticare ai compagni di classe e con il ricavato compravo gli ingredienti per produrre la polvere da sparo, che con altri scapestrati andavo a far scoppiare sul greto dell’Adige, oltre il ponte Catena. In prima liceo fui bocciato e quell’umiliazione m’indusse a cambiare vita. Alla maturità uscii con i complimenti della commissione per la prova scritta d’italiano. Èunnumerario dell’OpusDei?

No, da 53 anni sono un aggregato. Con i numerari ho in comune il celibato, ma vivo a casamia,mentre loropossono essere mandati nei centri dell’Opera di altre città. Esistono anche i soprannumerari, che sono sposati e hanno famiglia. Ha mai incontrato il fondatore dell’Opus Dei, don Josemaría Escrivá de Balaguer, proclamato santodaGiovanni Paolo II?

Sì, alcune volte. Nel Castello di Urio, sul lago di Como, e nella curia prelatizia dell’Opera a Roma, in viale Bruno Buozzi, dove oggi è sepolto. In un’occasione lo feci ridere di gusto imitando una scimmia. Cheimpressione ne ricavò?

Quella di una persona molto umana, affettuosa. Ti faceva percepire la presenza di Dio in modo semplice e immediato. Ha conosciuto anche Francesco Angelicchio, l’ex avvocato che EscrivádeBalaguerfecediventareilsuo primopreteinItalia?

Era molto amico di mia madre, essendo romano come lei. Frequentava Giulio Andreotti e la gente del cinema: Federico Fellini, Roberto Rossellini, Pier Paolo Pasolini, Alberto Sordi, Ermanno Olmi. Lo conobbi a Verona negli anni Settanta e lo frequentai sino alla fine quando vi ritornò. Perché l’Opus Dei viene accusata di essere una sorta di massoneriacattolica?

Lo chieda a chi la denigra.

Verona è stata definita «la Pam-

plonad’Italia»,perilpesochel’Operaeserciterebbe incittà.

Mai sentito dire. A Pamplona ci sono l’Università di Navarra, fondata da san Escrivá de Balaguer, e una casa editrice che pubblica una Bibbia commentata. Sarebbero colpe? Èverocheinumeraridevonoversareiguadagniall’OpusDei?

Certo. Lo faccio anch’io, che sono aggregato. Lei non porta a casa il suo stipendio? Se poi devo pagare le spese condominiali o cambiare l’auto, chiedo all’Opera. Non vedo che cosa ci sia di strano. Negli Atti degli apostoli si legge che la prima comunità cristiana metteva tutto in comune. Altrimenti come faremmo ad aiutare l’Opus Dei in India o in Venezuela, dove i nostri fratelli non hanno neppure il necessario per comprarsi la schiuma da barba o un paio di mutande? Ed è vero che indossate il cilicio dueoreal giorno?

(Ride). La penitenza corporale è una pratica sempre esistita nella Chiesa. Indossavano il cilicio anche san Tommaso Moro e san Paolo VI. Io non lo adopero. Ma com’è fatto un cilicio? Dove siacquista?

(Consulta il Web). Ecco qua: suore carmelitane, salita Monte Carmelo 11, Verona. Lo fanno loro, e lo usano. È una fa-

Lapandemia insegnacheDio mantieneciòche hapromesso:fa vincerel’eroismo elasolidarietà scia di fili metallici intrecciati, con piccole punte sporgenti. Ma capisco che per l’odierna società secolarizzata è come parlare dei marziani. Secondo lei, la Chiesa è lacerata inquestomomento?

Sì, certo. Dalla superbia. Pullula di diagnosti che criticano il Papa, il Vaticano, i preti, la gestione delle finanze. Ognuno si ritiene infallibile. Temeunoscisma?

No. Dio conosce il futuro, al contrario del demonio. Le redini della storia sono saldamente nelle mani di Gesù. Il Padreterno ha organizzato il suo piano di salvezza fin dall’eternità. Anche in questo tempo di pandemia e di lutti mantiene ciò che ha promesso: fa vincere l’eroismo, la solidarietà, la pazienza, servendosi anche dei non credenti. Perché larga parte del mondo ha rimosso Dio dal proprio orizzonte?

Perché è libero. L’unica prerogativa che Dio non possiede è la libertà umana, inclusa quella dell’individuo che mette da parte ilsuo Creatore. Come disse Henri-Marie de Lubac, possiamo costruire una società che funziona senza Dio, ma sarà sicuramente contro l’uomo. Per questo oggidì le persone valgono meno delle cose.

www.stefanolorenzetto.it


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