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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 3
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 10
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3043
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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24-GIU-2020 Estratto da pag. 8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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24-GIU-2020 Estratto da pag. 8
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 23
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 9
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28-GIU-2020 Estratto da pag. 19
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REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Domenica 28 Giugno 2020
9 VE
La politica
Il M5s lancia l’assalto a Zaia «L’onestà in Regione»
Cappelletti presenta la sua candidatura: «Esibiamo tutti la fedina penale» VENEZIA «L’onestà deve essere un valore in Regione: tutti i candidati dovrebbero esibire la fedina penale». Si presenta così Enrico Cappelletti, alfiere del Movimento Cinque Stelle alle elezioni del prossimo 20 e 21 settembre contro il presidente uscente Luca Zaia. La cornice è quella dell’Hotel Ambasciatori di Mestre, uno dei templi della Prima Repubblica, moquette a terra e sedie in velluto, e anche il lessico in sala, sebbene non ci riporti agli anni Ottanta, suona comunque un po’ retrò, per ciò che nel frattempo è diventato il Movimento, forza di governo con la Lega prima e il Pd ora: onestà, appunto, come nelle piazze del 2014, ma anche No Pedemontana, No Pfas, No project financing, No derivati. Il Mose? «Fosse stato per noi sarebbe stato un no - dice Cappelletti ma a questo punto sarebbe irresponsabile fermarlo, quindi si facciano almeno le opere di compensazione ambientale». E il ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, seduto accanto a lui conferma: «Il 10 luglio, alla prova generale, io ci sarò. Il passato ha portato con sé corruzione, soldi sperperati ma noi vogliamo che le opere funzionino, è il nostro compito». Ecco, l’impressione che se ne ricava, da questa presentazione, è quella di un ritorno alle origini per i Cinque Stelle del Veneto, che anche per questo hanno pervicacemente insistito nel non allearsi col Pd, ma temperato da un pragmatismo derivato dall’esperienza. Anche il no alla Pedemontana, per 5 anni cavallo di battaglia dell’opposizione a Zaia, ora suona temperato: «Io non ho
Dopo l’ok di Zaia di Renato Piva
In campo Enrico Cappelletti, ex senatore, padovano, 52 anni, sposato, ha due figli di 4 e 6 anni. Fa il consulente
mai detto che non serve - precisa Cappelletti - ma non andava fatta in questo modo, con un project che farà buttare ai veneti 14 miliardi, quando l’opera ne costa 2,5». Va rinegoziato, come vanno rinegoziati i project della sanità, a cominciare dall’ospedale all’Angelo di Mestre, e i derivati stipulati dalla Regione. «I soldi risparmiati andranno reinvestiti nella Smfr, la metropolitana di superficie, un progetto utile che si è completamente arenato». La narrazione di Cappelletti
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- e non potrebbe essere altrimenti, sennò che si candida a fare? - è all’opposto dello storytelling di Zaia, quello del Veneto «eccellenza», in cui tutto funziona alla grande. «Se diventerò presidente, la prima cosa che farò sarà non ripetere gli errori del passato, commessi da chi ci governa da vent’anni, sempre gli stessi». Della Pedemontana si è già detto, come del Mose, «marchio d’infamia per il Veneto». Poi ci sono Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza, «che hanno mandato sul lastrico 200
mila famiglie e mentre noi depositavamo in procura esposti sulla mala gestio i vertici della Regione andavano alle assemblee dei soci a dire che Bankitalia non doveva fare i controlli». I Pfas, «un inquinamento grande come il lago di Garda» e anche qui il candidato M5s rivendica gli esposti e denuncia l’inerzia di Palazzo Balbi: «Non solo non ha fatto chiudere la fabbrica ma ha perfino autorizzato la produzione di una nuova molecola, il GenX,mentre minacciava di querelare noi per procurato al-
Tutti i project, dalla Pedemontana alla sanità, vanno rinegoziati: i soldi li usiamo per la metro di superficie Salvini il vero nemico dell’autonomia
larme». E ancora il consumo del suolo («Tappeti rossi ad Amazon, ma usi uno degli 11 mila capannoni vuoti sparsi sul territorio»), l’inquinamento dell’aria («Fa tre volte i morti per covid e la Regione autorizza il nuovo inceneritore di Fusina»), i posti letto tagliati in sanità (anche se qui Cappelletti riconosce che non è tutta colpa di Zaia, c’entrano pure le sforbiciate imposte da Roma) o lo sbilanciamento a favore dei privati («Ogni veneto spende all’anno 790 euro per farsi curare da loro»). Anche sull’economia Cappelletti piccona l’immagine cara alla Lega della «locomotiva», mentre accanto a lui l’ex candidato presidente del 2015, Jacopo Berti, non ricandidato perché preso dalla sua start-up, annuisce convinto: «Ormai siamo stabilmente dietro l’Emilia Romagna, sia per Pil che per reddito pro-capite». Curiosamente, fino alla domanda di una giornalista l’autonomia non viene mai citata, manco una volta: «Siamo sempre stati favorevoli - risponde Cappelletti - e se non si farà in questa legislatura sarà un fallimento per tutti. Non accetto che la Lega dica che è per colpa del Movimento se non si è realizzata: nei dieci anni che hanno governato con Forza Italia è stata colpa di Berlusconi? Perché votarono contro la riforma del Titolo V del 2001 che ora permette al Veneto di trattare con Roma? Perché Salvini non parla di autonomia al Sud, invece di proporre il Ponte sullo Stretto di Messina?». D’Incà gli dà forza: «Appena finita l’emergenza covid la trattativa riparte e si chiude». In ogni caso, nessun imbarazzo a candidarsi, in solitaria, contro il campione di quella Lega che è stata compagna di viaggio al governo: «Gli incoerenti sono loro,che si erano presentati col centrodestra e poi hanno fatto il governo con noi. Noi avevamo sempre detto d’essere disponibili ad allearci con chi avesse rispettato il nostro programma». Poi è arrivato il Papeete e si sa com’è finita. Marco Bonet
Passioneeafa,ilcalcettoriparte «Quellidellunedìseragiàcisono, maifatturatisarannolametà» nere lontani i rischi». Il campo è prenotato ed è tornato il sorriso anche alla chat di whatsapp, che, per mesi, aveva raccolto frustrazione e un cattivo pensiero del gruppo di «nonno» Tessarin: «C’era paura di non tornare più a giocare». Tutto, invece, si avvia a tornare come «ogni maledetto lunedì»: «Giochiamo 52 lunedì l’anno, che non siano di Natale, Pasqua o Ferragosto... Sono il trait-d’union di una trentina di ragazzi; varie età, venti, trenta, io di più però il fiato regge... Giochiamo a calcio nel campo di calcetto». Giocheranno, questi fedelissimi del futsal, su uno dei campi de padovano Vertigo. «Uno coperto, tre scoperti, più due da beach volley», elenca Mattia Arisi, titolare del centro sportivo. Domani si riparte, ma le prenotazioni come vanno? «Sedici ore prenotate per tutta
Quando calcia lei Atlete in campo al Festival di «Ragazze nel pallone»
Il centrosinistra: «Impossibile raccogliere in tempo le firme» VENEZIA «Se serve, li aiutiamo noi» aveva sorriso il governatore Luca Zaia qualche settimana fa, mettendo i militanti della Lega a disposizione. Pd, +Europa, Europa Verde e Volt ci trovano però poco da ridere e ieri hanno espresso in una nota congiunta tutta la loro preoccupazione e contrarietà «verso i modi e i tempi con cui si svolgeranno le elezioni in Veneto». Il motivo? «La necessità della raccolta delle firme durante il mese di agosto e la dilagante predominanza mediatica del presidente della Regione, in campagna elettorale giornaliera dalla postazione emergenza Covid19 di Marghera», che a detta dei vertici dei quattro partiti, «ci pongono di fronte a una deriva che minaccia lo Stato di diritto e le basilari regole democratiche per l’espressione del voto». Va detto che il problema era già stato posto da Rifondazione, con riferimento al voto a luglio chiesto a gran voce proprio da Zaia. Ora le urne sono slittate a settembre e il parlamento, proprio perché conscio delle difficoltà, ha ridotto a un terzo il numero di firme necessario per presentare le liste. Ma non basta: «Nel Veneto di tratta sempre di oltre 5 mila firme da raccogliere in un momento di emergenza sanitaria con restrizioni gravose». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Prime prenotazioni dopo lo stop: «Ma d’estate si gioca meno»
VENEZIA «Cos’è il calcetto? È la vita...». Gianluca Tessarin esagera un po’ e, sicuro, ne è consapevole. La chiacchierata a tema con questo impiegato tecnico di 55 anni, carriera nel pallone undici contro undici fino alla prima categoria, serve però a capire cosa rappresenti per molti, moltissimi, questo calcio a cinque che, con l’ultima ordinanza firmata Luca Zaia, torna praticabile, pur «con juicio». Febbre sotto i 37.5? Va bene. Zero sintomi da virus nelle ultime 72 ore? Benissimo. Registro dei presenti da conservare per due settimane se qualcosa andasse storto e doccia finale un po’ meno comoda che pria? «Lunedì (domani, ndr) siamo in campo», e tanto basta a Gianluca e ai «suoi». Paure, timori? «No, paura no. Alla fine, bisogna giocare. Serve attenzione, lo sappiamo, e faremo quel che occorre per te-
Agosto e il covid
la prossima settimana...». Tante o poche? «Sedici ore su 120 disponibili. Siamo sul 40% rispetto a luglio dell’anno scorso ma deve tener conto che parliamo di un mese, come pure agosto, che per noi pesa poco...». Il blocco delle attività ha tolto a queste strutture i mesi vitali per il fatturato: «Da marzo a giugno si gioca allo scoperto e i costi di gestione sono molto inferiori. Nei mesi invernali, tra copertura, riscaldamento e condizionamento le spese salgono di più del 30%». Senza il quadrimestre d’oro, come ne esce il fatturato? «Ridotto di oltre la metà e ora, paradosso, ripartiamo ma in un mese per noi non buono». Il calcio a cinque di luglio, nell’afa del Veneto, è roba da super aficionados. Lo sa anche il propietario del trevigiano Centro Calcetto, cinque campi non lontani dalla Ghirada, la
città dello sport dei Benetton: «Se il lockdown fosse capitato da giugno a settembre, la perdita del fatturato sarebbe stata intorno al 20%». Invece è andata come sopra e si può solo stringere i denti e tirar dritto: «Riapriamo lunedì. Prenotati? Sì, il 50% rispetto ai valori medi del mese». Tradotto in campi venduti? «Dieci prenotazioni. Adesso si gioca solo di sera...». Il calcetto dell’era digitale ha anche un’app, che permette di prenotare e pure di inserirsi in partite già «formate». Compagni e avversari si scoprono direttamente al campetto in cui vi porta Fubles. La rete di impianti e appassionati del Booking di settore è, ovviamente, vasta. Ieri, nel raggio di 50 chilometri da casa di chi scrive, si poteva inserirsi in cinque match, spendendo 5 euro. Domani, per 6 euro, due posti liberi. L’ultima prenotazione possibile, qui, è per l’11 agosto. Un po’ prima, il 19 luglio, le «lei» che amano calcio e calcetto possono iscriversi al torneo di calciotennis organizzato dalle Ragazze nel pallone. «Da undici anni - dice Elisabetta Torresin, presidente dell’Asd omonima - organizziamo a Padova il festival di sport femminile più grande d’Italia. Sarebbe stato il dodicesimo, ma non si poteva...». Sotto coi piccoli eventi, allora, purché la palla rotoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Verso le elezioni regionali
Autonomia e Mose, il M5s dà il via libera Il candidato presidente Cappelletti lancia la sfida: «La Lega ha chiuso gli occhi sui disastri Pfas e banche popolari»
Albino Salmaso / MESTRE
Da movimento di protesta a partito di governo. I grillini lanciano Enrico Cappelletti alla guida della Regione nella sfida del 20 settembre e mettono fine a tute le ambiguità su due temi centrali: autonomia e Mose. Se il Veneto non ha ancora ottenuto il federalismo differenziato a tre anni dal referendum, la colpa non è dei ministri 5 stelle del Conte 1 che hanno fatto saltare l’accordo, ma di Matteo Salvini. A dirlo senza giri di parole è l’ex senatore Cappelletti, che prenderà il posto di Jacopo Berti alla guida del M5s a palazzo Ferro Fini. Ieri c’era tutta la squadra: Erika Baldin, Manuel Brusco e i parlamentari. «La riforma del titolo V è del 2001 e la Lega di Bossi ha persino votato contro l’articolo 116 che prevede l’autonomia differenziata, poi ha governato per dieci anni con Berlusconi e Zaia è stato ministro dell’Agricoltura dal 2008-10 e non hanno fatto un solo passo avanti. Piano con le critiche. Noi siamo in parla-
mento dal 2013. Il governo Conte1 ha avviato una riforma che ora è nelle mani del ministro Boccia, ma Zaia se la deve prendere con Salvini se è rimasto con un pugno di mosche in mano», ha detto Cappelletti. Il tema è stato poi ripreso dal ministro Federico D’Incà: «Basta con le polemiche e la smania di protagonismo, la legge quadro sull’autonomia differenziata è ferma sul tavolo del ministro Boccia da gen-
«La legge quadro del ministro Boccia pronta a entrare in consiglio dei ministri» Da sinistra Mennella, Baldin, Brusco, Cappelletti, Vanin, Endrizzi, Berti e Manes del M5s veneto
naio e non l’ha portata a Palazzo Chigi solo perché è scoppiata la pandemia Covid. Noi siamo pronti, la maggioranza è salda anche al Senato e la legislatura si concluderà nel 2023. Le contraddizioni sono tutte interne al centrodestra» dice il ministro. In sala, i consiglieri regionali e parlamentari
grillini sottolineano che dopo l’autoribaltone del Papeete a Rimini, Salvini è in caduta libera di consensi e a Palazzo Chigi il premier Conte non ha più nemici. L’altra svolta del M5s riguarda il Mose che va completato e fatto funzionare. Sia chiaro, non cambia il giudizio politi-
co-giudiziario: Cappelletti ha ribadito che si tratta del più “grande scandalo italiano, che ha coinvolto un ex assessore e l’ex presidente della Regione Galan”. Fatta questa premessa, bisogna salvare Venezia dalle alluvioni: «Ho partecipato alle prove delle paratoie di Chioggia e il 10 luglio sarò al
Il ministro D’Incà: «Zaia? Deve moderare il protagonismo, linee guida uniformi nel Paese Bisogna evitare la confusione tra i cittadini. I tamponi hanno indicato la strada corretta»
euro in due tranche e il ministro Boccia ha saputo tessere ottimi rapporti di collaborazione con le Regioni. Io credo che certo protagonismo esagerato per dimostrare di essere sempre i primi della classe non sia un buon servizio ai cittadini, che vogliono invece essere rassicurati sul piano sanitario». L’ultima ordinanza di Zaia che consente a treni e bus di viaggiare con il 100% dei posti disponibili la lascia tranquillo? Solo Veneto ed Emilia Romagna hanno modificato le linee guida nazionali
aziende? «La Cig in Veneto è stata pagata al 97 per cento, il governo ha tagliato l’Irap per 4 miliardi e sta funzionando molto bene il meccanismo dei finanziamenti alle aziende. Sono già arrivati 300 mila assegni da 600 euro per il mese di marzo e altri 300 mila per aprile alle partite Iva. Chi ha avuto un danno superiore al 30 per cento riceverà mille euro sempre dall’Inps. Poi c’è il bonus vacanze fino a 500 euro per le famiglie per far ripartire il turismo in montagna e al mare. L’ultimo intervento riguarda la scuola: per farla ripartire il 14 settembre abbiamo stanziato un miliardo. L’election day il 20 settembre consentirà un risparmio di 300 milioni». Ministro, il Senato ha abolito il taglio dei vitalizi deciso dal presidente della Camera Fico con l’autodichia e adottato anche dalla Casellati. Come pensate di ripristinare la delibera che riduce gli importi agli ex parlamentari? «La decisione della commissio-
«Senza il lockdown deciso dal governo sarebbe stata una tragedia immane»
«L’election day consentirà un risparmio di 300 milioni».
«Scaricate l’app Immuni Un grazie infinito a Crisanti» L’INTERVISTA
vete scaricato l’app Immuni? «Fatelo, quelle delle regioni non servono a nulla. Io ce l’ho. E anche in famiglia l’ho scaricata per i miei parenti. È giusto proteggerli. Immuni ci dà informazioni su chi ha contratto la malattia: non siamo ancora fuori dall’emergenza». Sarà perché a Roma dorme in un convento e le suore ogni mattina gli preparano una fetta di torta per rendergli più dolce la giornata, ma il ministro Federico D’Incà non polemizza mai con gli avversari. Ha la virtù evangelica della pazienza e nemmeno Zaia con il suo protagonismo gli rovina il buon umore. Ministro, il Veneto anticipa sempre di un giorno o di poche ore il governo con le linee guida. Zaia ha diffuso la sensazione di avere la bacchetta magica anche se spende i soldi che arrivano da Roma. Lei che dice? «Il Veneto ha grandi meriti nella gestione dell’emergenza Covid, ma senza il lockdown deciso dal governo sarebbe stata una tragedia immane. Sul piano economico abbiamo messo a disposizione 80 miliardi di
A
test generale del Mose a Venezia. È chiaro che va completato, assolutamente. Siamo al 95% dell’opera: se avessimo potuto scegliere noi, avremmo adottato un sistema idraulico più efficiente e meno costoso», sul modello Olanda, ma ormai bisogna fare in fretta, ha detto Cappelletti. Il 10 lu-
Il ministro Federico D’Incà e a sinistra Enrico Cappelletti
che impongono i posti a scacchiera. «Il mio consiglio a Zaia è di approfondire il dialogo nella conferenza Stato–Regioni per evitare ordinanze difformi che creano disagio e confusione per il cittadino. Non faccio polemiche, ma ci vogliono regole condivise e omogenee in tutto il Paese». Quali provvedimenti avete adottato per contenere i nuo-
vi focolai di Covid? «Non basta una “app” regionale, io consiglio a tutti di scaricare Immuni. Poi ci vogliono i tamponi e le ordinanze tempestive per circoscrivere il contagio. E se serve manderemo l’esercito come a Mondragone». Insomma, i tamponi del professor Crisanti sono fondamentali, ne ha preso atto anche il ministro Speranza con il suo Iss?
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elezioni 20 settembre
Raccolta firme il centrosinistra lancia l’allarme
ne del Senato è sbagliata e incomprensibile, i vitalizi sono stati trasformati in assegni di pensione grazie alle battaglie del M5s. Ci aspettiamo che Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia facciano un passo avanti e firmino la proposta di legge che il governo presenterà per porre rimedio a una profonda ingiustizia. Il M5s non darà tregua ai privilegi della casta». —
Il centrosinistra va all’attacco per i tempi molto stretti della campagna elettorale delle regionali. Alessandro Bisato, segretario regionale Pd; Corrado Cortese e Annalisa Nalin di + Europa Veneto; Luana Zanella di Europa verde e Davide Zurlo, coordinatore Volt dicono che sarà molto difficile raccogliere 5 mila firme entro agosto necessarie alla presentazione delle liste elettorali per il voto del 20 settembre.«Nel Veneto di tratterebbe sempre di oltre cinquemila firme da raccogliere in un momento che è ancora di emergenza sanitaria con restrizioni dovute alla necessità di mantenere basso il rischio di contagio, con l’obbligo di distanziamento e di sanificazione continua. Tali situazioni rendono sostanzialmente inattuabile la raccolta delle firme, se non al costo di esporre attivisti e cittadini e autenticatori ad un grave rischio evitabile» si legge nella nota del centrosinistra. Si tratta di un evidente vulnus, lo era prima del Covid, tanto più lo è adesso, all’accesso democratico alle elezioni e all’espressione del voto sia per i cittadini veneti che per le liste che se pur minoritarie sono presenti in questa regione». —
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PORCILE
«Non l’ho ancora conosciuto ma lo ringrazio a nome del governo. Il professor Crisanti ha indicato la strada vincente per tracciare e contenere la diffusione del Covid19. Un grazie di cuore a lui, a tutti i medici e al personale sanitario del Veneto da 4 mesi impegnato con grande professionalità a curare migliaia di malati». Avete velocizzato le procedure per la Cig e i fondi alle
glio in laguna ci sarà anche il ministro D’Incà che lancia però un segnale chiaro: «Bisogna completare il Mose e anche le opere complementari, ma non possiamo utilizzare l’ Arsenale di Venezia per la manutenzione delle paratoie: è un monumento suggestivo e ci sono altri spazi disponibili». Se questi sono i buoni propositi di governo, l’analisi degli ultimi vent’anni di governo della Lega e di Zaia è impietosa. Con orgoglio, Cappelletti rivendica al M5s di aver presentato per primo l’esposto in Procura a Vicenza contro la gestione di Bpvi e poi di Veneto Banca, mentre la Lega partecipava alle assemblee di bilancio e rassicurava i soci. Discorso analogo per i Pfas: l’inquinamento grande come il lago di Garda è stato segnalato con grave ritardo e hanno persino autorizzato la produzione di Genx, altra sostanza pericolosa. Resta la Pedemontana, un salasso da 13 miliardi a causa del project financing che va rinegoziato. —
REGIONE
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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Verso le elezioni regionali
Autonomia e Mose, il M5s dà il via libera Il candidato presidente Cappelletti lancia la sfida: «La Lega ha chiuso gli occhi sui disastri Pfas e banche popolari»
Albino Salmaso / MESTRE
Da movimento di protesta a partito di governo. I grillini lanciano Enrico Cappelletti alla guida della Regione nella sfida del 20 settembre e mettono fine a tute le ambiguità su due temi centrali: autonomia e Mose. Se il Veneto non ha ancora ottenuto il federalismo differenziato a tre anni dal referendum, la colpa non è dei ministri 5 stelle del Conte 1 che hanno fatto saltare l’accordo, ma di Matteo Salvini. A dirlo senza giri di parole è l’ex senatore Cappelletti, che prenderà il posto di Jacopo Berti alla guida del M5s a palazzo Ferro Fini. Ieri c’era tutta la squadra: Erika Baldin, Manuel Brusco e i parlamentari. «La riforma del titolo V è del 2001 e la Lega di Bossi ha persino votato contro l’articolo 116 che prevede l’autonomia differenziata, poi ha governato per dieci anni con Berlusconi e Zaia è stato ministro dell’Agricoltura dal 2008-10 e non hanno fatto un solo passo avanti. Piano con le critiche. Noi siamo in parla-
mento dal 2013. Il governo Conte1 ha avviato una riforma che ora è nelle mani del ministro Boccia, ma Zaia se la deve prendere con Salvini se è rimasto con un pugno di mosche in mano», ha detto Cappelletti. Il tema è stato poi ripreso dal ministro Federico D’Incà: «Basta con le polemiche e la smania di protagonismo, la legge quadro sull’autonomia differenziata è ferma sul tavolo del ministro Boccia da gen-
«La legge quadro del ministro Boccia pronta a entrare in consiglio dei ministri» Da sinistra Mennella, Baldin, Brusco, Cappelletti, Vanin, Endrizzi, Berti e Manes del M5s veneto
naio e non l’ha portata a Palazzo Chigi solo perché è scoppiata la pandemia Covid. Noi siamo pronti, la maggioranza è salda anche al Senato e la legislatura si concluderà nel 2023. Le contraddizioni sono tutte interne al centrodestra» dice il ministro. In sala, i consiglieri regionali e parlamentari
grillini sottolineano che dopo l’autoribaltone del Papeete a Rimini, Salvini è in caduta libera di consensi e a Palazzo Chigi il premier Conte non ha più nemici. L’altra svolta del M5s riguarda il Mose che va completato e fatto funzionare. Sia chiaro, non cambia il giudizio politi-
co-giudiziario: Cappelletti ha ribadito che si tratta del più “grande scandalo italiano, che ha coinvolto un ex assessore e l’ex presidente della Regione Galan”. Fatta questa premessa, bisogna salvare Venezia dalle alluvioni: «Ho partecipato alle prove delle paratoie di Chioggia e il 10 luglio sarò al
Il ministro D’Incà: «Zaia? Deve moderare il protagonismo, linee guida uniformi nel Paese Bisogna evitare la confusione tra i cittadini. I tamponi hanno indicato la strada corretta»
euro in due tranche e il ministro Boccia ha saputo tessere ottimi rapporti di collaborazione con le Regioni. Io credo che certo protagonismo esagerato per dimostrare di essere sempre i primi della classe non sia un buon servizio ai cittadini, che vogliono invece essere rassicurati sul piano sanitario». L’ultima ordinanza di Zaia che consente a treni e bus di viaggiare con il 100% dei posti disponibili la lascia tranquillo? Solo Veneto ed Emilia Romagna hanno modificato le linee guida nazionali
aziende? «La Cig in Veneto è stata pagata al 97 per cento, il governo ha tagliato l’Irap per 4 miliardi e sta funzionando molto bene il meccanismo dei finanziamenti alle aziende. Sono già arrivati 300 mila assegni da 600 euro per il mese di marzo e altri 300 mila per aprile alle partite Iva. Chi ha avuto un danno superiore al 30 per cento riceverà mille euro sempre dall’Inps. Poi c’è il bonus vacanze fino a 500 euro per le famiglie per far ripartire il turismo in montagna e al mare. L’ultimo intervento riguarda la scuola: per farla ripartire il 14 settembre abbiamo stanziato un miliardo. L’election day il 20 settembre consentirà un risparmio di 300 milioni». Ministro, il Senato ha abolito il taglio dei vitalizi deciso dal presidente della Camera Fico con l’autodichia e adottato anche dalla Casellati. Come pensate di ripristinare la delibera che riduce gli importi agli ex parlamentari? «La decisione della commissio-
«Senza il lockdown deciso dal governo sarebbe stata una tragedia immane»
«L’election day consentirà un risparmio di 300 milioni».
«Scaricate l’app Immuni Un grazie infinito a Crisanti» L’INTERVISTA
vete scaricato l’app Immuni? «Fatelo, quelle delle regioni non servono a nulla. Io ce l’ho. E anche in famiglia l’ho scaricata per i miei parenti. È giusto proteggerli. Immuni ci dà informazioni su chi ha contratto la malattia: non siamo ancora fuori dall’emergenza». Sarà perché a Roma dorme in un convento e le suore ogni mattina gli preparano una fetta di torta per rendergli più dolce la giornata, ma il ministro Federico D’Incà non polemizza mai con gli avversari. Ha la virtù evangelica della pazienza e nemmeno Zaia con il suo protagonismo gli rovina il buon umore. Ministro, il Veneto anticipa sempre di un giorno o di poche ore il governo con le linee guida. Zaia ha diffuso la sensazione di avere la bacchetta magica anche se spende i soldi che arrivano da Roma. Lei che dice? «Il Veneto ha grandi meriti nella gestione dell’emergenza Covid, ma senza il lockdown deciso dal governo sarebbe stata una tragedia immane. Sul piano economico abbiamo messo a disposizione 80 miliardi di
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test generale del Mose a Venezia. È chiaro che va completato, assolutamente. Siamo al 95% dell’opera: se avessimo potuto scegliere noi, avremmo adottato un sistema idraulico più efficiente e meno costoso», sul modello Olanda, ma ormai bisogna fare in fretta, ha detto Cappelletti. Il 10 lu-
Il ministro Federico D’Incà e a sinistra Enrico Cappelletti
che impongono i posti a scacchiera. «Il mio consiglio a Zaia è di approfondire il dialogo nella conferenza Stato–Regioni per evitare ordinanze difformi che creano disagio e confusione per il cittadino. Non faccio polemiche, ma ci vogliono regole condivise e omogenee in tutto il Paese». Quali provvedimenti avete adottato per contenere i nuo-
vi focolai di Covid? «Non basta una “app” regionale, io consiglio a tutti di scaricare Immuni. Poi ci vogliono i tamponi e le ordinanze tempestive per circoscrivere il contagio. E se serve manderemo l’esercito come a Mondragone». Insomma, i tamponi del professor Crisanti sono fondamentali, ne ha preso atto anche il ministro Speranza con il suo Iss?
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elezioni 20 settembre
Raccolta firme il centrosinistra lancia l’allarme
ne del Senato è sbagliata e incomprensibile, i vitalizi sono stati trasformati in assegni di pensione grazie alle battaglie del M5s. Ci aspettiamo che Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia facciano un passo avanti e firmino la proposta di legge che il governo presenterà per porre rimedio a una profonda ingiustizia. Il M5s non darà tregua ai privilegi della casta». —
Il centrosinistra va all’attacco per i tempi molto stretti della campagna elettorale delle regionali. Alessandro Bisato, segretario regionale Pd; Corrado Cortese e Annalisa Nalin di + Europa Veneto; Luana Zanella di Europa verde e Davide Zurlo, coordinatore Volt dicono che sarà molto difficile raccogliere 5 mila firme entro agosto necessarie alla presentazione delle liste elettorali per il voto del 20 settembre.«Nel Veneto di tratterebbe sempre di oltre cinquemila firme da raccogliere in un momento che è ancora di emergenza sanitaria con restrizioni dovute alla necessità di mantenere basso il rischio di contagio, con l’obbligo di distanziamento e di sanificazione continua. Tali situazioni rendono sostanzialmente inattuabile la raccolta delle firme, se non al costo di esporre attivisti e cittadini e autenticatori ad un grave rischio evitabile» si legge nella nota del centrosinistra. Si tratta di un evidente vulnus, lo era prima del Covid, tanto più lo è adesso, all’accesso democratico alle elezioni e all’espressione del voto sia per i cittadini veneti che per le liste che se pur minoritarie sono presenti in questa regione». —
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PORCILE
«Non l’ho ancora conosciuto ma lo ringrazio a nome del governo. Il professor Crisanti ha indicato la strada vincente per tracciare e contenere la diffusione del Covid19. Un grazie di cuore a lui, a tutti i medici e al personale sanitario del Veneto da 4 mesi impegnato con grande professionalità a curare migliaia di malati». Avete velocizzato le procedure per la Cig e i fondi alle
glio in laguna ci sarà anche il ministro D’Incà che lancia però un segnale chiaro: «Bisogna completare il Mose e anche le opere complementari, ma non possiamo utilizzare l’ Arsenale di Venezia per la manutenzione delle paratoie: è un monumento suggestivo e ci sono altri spazi disponibili». Se questi sono i buoni propositi di governo, l’analisi degli ultimi vent’anni di governo della Lega e di Zaia è impietosa. Con orgoglio, Cappelletti rivendica al M5s di aver presentato per primo l’esposto in Procura a Vicenza contro la gestione di Bpvi e poi di Veneto Banca, mentre la Lega partecipava alle assemblee di bilancio e rassicurava i soci. Discorso analogo per i Pfas: l’inquinamento grande come il lago di Garda è stato segnalato con grave ritardo e hanno persino autorizzato la produzione di Genx, altra sostanza pericolosa. Resta la Pedemontana, un salasso da 13 miliardi a causa del project financing che va rinegoziato. —
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Sport
VIVAIO La società rodigina da sempre pone grande attenzione ai giovani e dalle sue squadre emergono talenti nel panorama nazionale
Domenica 28 Giugno 2020 www.gazzettino.it
sport@gazzettino.it
BSC ROVIGO LANCIA LA STAGIONE Presentate le formazioni seniores di baseball e softball `Allo stadio in Tassina presenti anche tutte le giovanili che affronteranno rispettivamente le serie B e A2 e i bambini della scuola dell’infanzia per l’animazione `
BASEBALL-SOFTBALL All’orizzonte ci sono i campionati di A2 di softball e B di baseball, in partenza il 12 luglio a Massa per le ragazze allenate da Leonardo Mena, a Rovigo per la maschile seniores che ospiterà il Ravenna. Il Bsc Rovigo, però, guarda già oltre, puntando a completare lo stadio comunale in Tassina con un impianto di illuminazione per le gare in notturna e con una tensostruttura che diventi un punto di riferimento per il quartiere.
SGUARDO ALLA CITTÀ L’apertura dello stadio alla città si sta già realizzando con l’animazione estiva, che coinvolge circa 200 persone, e anche con uno dei venerdì della rassegna di cinema all’aperto “CineSet”. Così, la società rossoblù «fa rivivere l’attività sportiva e dà senso di comunità dopo lo stop per il coronavirus» ha detto l’assessore comunale Erika Alberghini, ieri alla cerimonia che ha presentato allo stadio le attività 2020 del Bsc Rovigo, che continua a tracciare il proprio percorso sportivo e sociale anche con il progetto “Clutch Bxc”, che con il gruppo di persone guidato da Daniele Marzana sta formando a Rovigo la prima squadra veneta di baseball per ciechi. La cerimonia in Tassina ha avuto il clima di apertura e uscita dal lockdown anche con gli allievi della vicina scuola dell’in-
NEI PROGETTI FUTURI CI SONO L’ILLUMINAZIONE PER LE GARE NOTTURNE E UNA TENSOSTRUTTURA ANCHE A SERVIZIO DELL’INTERA CITTÀ
fanzia, protagonisti iniziali e premiati con la consegna degli attestati di promozione, con tanto di “tocco di laurea” (per i più grandi) lanciato in aria come nel finale di ogni cerimonia in piena regola.
Motori Mancin riprende il volante in mano Michele Mancin torna in gara oggi a Magione. La ripartenza post Covid 19 vedrà il pilota di Rivà di Ariano tornare alla guida della Ferrari 458 Evo, per i colori di Gaetani Racing, all’Individual Races attack. Il tracciato umbro ospiterà un evento che si avvicina molto al mondo della velocità in salita e seppure non si corra immersi nel verde della montagna, il desiderio di tornare al volante ha spinto il pilota polesano a sceglierlo per riprendere. Facendo proprio il regolamento delle cronoscalate, la sfida sarà contro il cronometro, in singolo, su più manche, sul percorso ricavato all’interno del circuito. «Sono soddisfatto di poter essere presente a questo evento - racconta Mancin - i nostri partner si sono dimostrati entusiasti per questa ripartenza. L’Individual Races attack si correrà in circuito, ma è l’unico evento, a oggi, che riprende il format delle gare di velocità in salita. Era un’occasione troppo ghiotta». Il due volte tricolore in carica nel trofeo italiano Velocità Montagna, tornerà per l’occasione alla guida della Ferrari, iscritta e messa a disposizione da Gaetani Racing. «Sarà bello tornare a guidare la rossa di Maranello, è una vettura che regala emozioni indescrivibili alla guida. Correre in circuito permetterà di sfogare tutta la sua potenza. Lo scorso anno, assieme, abbiamo vinto il Tivm». G.Fra.
IN CAMPO Lo stop per la pandemia e le sue norme, il Bsc Rovigo ha fatto diventare un’occasione per migliorarsi e prepararsi alla ripartenza, avvenuta il 19 maggio con la ripresa degli allenamenti collettivi, tra le prime società in Italia. Quest’anno, insieme alle due squadre seniores citate, schiera la formazione di C, l’Elite amatoriale e le giovanili Under 12, 14, 15 e 18 di baseball, e poi il minibaseball e nel softball anche due giovanili e una squadra Under 18: insieme rappresentano un felice quadro dei ragazzi che «diventeranno uomini e donne di un’Italia che vogliamo ricca di cultura sportiva», ha detto Gianfranco Bardelle, presidente del Coni Veneto: un territorio che ha bisogno di non disperdere i volontari che tanto continuano a fare per l’attività delle piccole associazioni sportive. Per questo il Coni ha disposto uno stanziamento di 200mila euro, ai quali si sommeranno risorse dalla Regione, ieri rappresentata dall’assessore Cristiano Corazzari. Sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione italiana baseball per ciechi Alberto Mazzanti, Lorenzo Rossi e Giovanni Schiavon di Itas Mutua, Giorgia Fonsatti di Adriatic Lng, la presidente di Asm Set Manuela Nissotti, David Gazzieri di Associati Ricerca clinica e Paolo Avezzù per il Panathlon Club Rovigo. Confermato per l’11 settembre il tradizionale appuntamento in centro cità con la Baseball night. Nicola Astolfi © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA MATTINATA Alcuni momenti della manifestazione di presentazione delle attività sportive
Gaibledon, via con un torneo di sindaci TENNIS «Mentre Wimbledon ha deciso di chiudere i cancelli, a Gaibledon si è deciso di partire con la stagione». Accade oggi e lo annuncia il sindaco di Gaiba, Nicola Zanca, che nel 2012 ha avuto l’idea di trasformare un campo di calcio in quattro campi in erba naturale (uno dei pochissimi circoli italiani a fare tale scelta), per poi gettare le basi per un open femminile che dal prossimo anno verrà sostituito dal torneo internazionale maschile Itf da 25mila dollari. «Per riuscire a portare in porto questo importante evento, Gaiba da sola non può farcela - prosegue Zanca per questo motivo si giocheranno tornei di singolo e doppio con diversi sindaci polesani e non solo. L’intento è quello di creare una sinergia per fare in modo che il torneo di Gaibledon possa essere riconosciuto non solo dalla nostra piccola realtà,
ma dal resto del territorio. Una quindicina di amministratori hanno dato conferma, da Melara ad Adria. Hanno assicurato la presenza l’assessore regionale allo Sport Cristiano Corazzari, quello comunale allo Sport di Rovigo Erika Alberghini, il sindaco di Barbona Francesco Peotta, il sindaco di San Bellino
CIRCOLO I vertici di Gaiba
Aldo D’Achille e tanti altri. Il torneo esibizione inizierà alle 16».
IL FUTURO Sono in progetto tante iniziative per rendere più conosciuto Gaibledon, per esempio i segnali stradali con la scritta “Gaiba paese del tennis su erba”, ma anche tante novità legate al circolo, come la creazione di una tensostruttura che possa garantire il tennis, almeno quello su terra e cemento, anche d’inverno. «Abbiamo ospitato un torneo “privato” con una sessantina di tennisti da Rovigo e Padova racconta il presidente del Ct Gaiba, Elia Arbustini - senza assembramenti e con le disposizioni di sicurezza richieste dalla Fit. Abbiamo dovuto rinunciare a un torneo, che avrebbe dovuto svolgersi a fine mese, ma ne faremo due a luglio. È nostra intenzione restare aperti almeno fino a metà agosto, ma se i campi dovessero reggere bene, si po-
trebbe proseguire oltre. Abbiamo ricevuto la visita di Fabio Morra, direttore tecnico del nostro torneo internazionale. La data ufficiale verrà resa nota a settembre (indicativamente potrebbe essere dal 7 al 13 giugno 2021, ndr). Sarà il primo torneo internazionale d’Italia su erba. Sono stati attivati dei corsi estivi su terra rossa, con il maestro federale Antonello Ambrogio. Cinque ore martedì e sei ore giovedì. Entro prossimo anno tutto deve essere perfetto: dalla recinzione alla numerazione dei campi, alle aree verdi di svago, con le reti dei campi già rinnovata e installate su paletti in legno”. Molto soddisfatto il delegato provinciale della Fit, Massimo Borgato: «Abbiamo tutti scommesso molto su questo circolo, non è da tutti avere dei campi in erba naturale. Mi fa piacere avere visto le migliorie apportate al club rispetto allo scorso anno». Marco Scarazzatti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Un’asta per Christian Talpo Loreo, panchina per Tiozzo CALCIOMERCATO Continua l’asta per bomber Christian Talpo. Sono risalite le quotazioni del Cavarzere che sembra aver sorpassato il Loreo, e proverà a inserirsi il Mesola. I loredani si consolano con l’attaccante Mattia Veronesi, 1996 ex Mesola e Spal. Sempre il Loreo ufficializza in Prima categoria l’arrivo in panchina di Matteo Tiozzo, ex Porto Viro e Polesine Camerini. A Frassinelle, in Seconda, la dirigenza ha convinto a rimanere il portiere Mirko Sgardiolo, che a 42 anni sembrava intenzionato a smettere. Rimane quasi tutto il gruppo agli ordini di mister Milan, non si muove il fantasista Matteo Tidon, nonostante le sirene del Crespino. Tra i pochi partenti c’è Umberto Tridello: il difensore vuole riprovare l’avventura in Prima ed è conteso tra Fiessese e Crespino. Movimenti per il Bor-
goforte: due anni fa aveva vinto il girone Rovigo Terza categoria e dopo aver traslocato nel girone L di Seconda, vorrebbe ritornare nella Seconda polesana. La formazione è composta da molti giocatori appunto polesani. Il direttore sportivo Filippo Capuzzo accoglie Elio Lazzarin, attaccante dal Beverare. Al gruppo si aggregherà il difensore centrale Luca Prandin, reduce da da due anni di stop. L’attaccante Mattia Cavazzana (ex Duomo e Turchese) passa allo Junior Anguillara, il centrocampista Matteo Paolo si accasa agli Amatori Agna, il giovane portiere Alberto Borella sta valutando altre offerte, mentre per fine prestito Nicola Capuzzo e Amine Eddouiou tornano al Granzette e all’Anguillara. In Terza categoria l’Atletico Bellombra conferma in panchina Pasquale Di Girolamo, lascia il ds Mauro Giraldo. Alessandro Garbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Da domani si torna alla normalità sui bus: serve solo la maschera Stop alle restrizioni sui mezzi: così spariranno bollini dei divieti e la capienza verrà aumentata anche sul tram `
LE NOVITÀ
A SETTEMBRE Entro settembre le scuole dovranno adeguarsi alle nuove normative anticontagio emanate dal ministero e dal governo per scongiurare che il virus torni in autunno come temono virologi e aziende sanitarie. Le igienizzazioni, però, sono molto costose
quartiere. Ovvero le sedi di piazza Capitaniato (Centro), via Curzola (Arcella ), via Boccaccio (quartiere 3 est), via Guasti (quartiere 4), piazza Napoli (Quartiere 5) e via Dal Piaz (quartiere 6). All’elenco si potrebbero aggiungere, poi, le 25 palestre gestite direttamente dal Comune e le 10 sale civiche presenti sul territorio. Insomma, il Comune potrebbe contare complessivamente su oltre 200 strutture che potrebbero, in qualche modo, dare una risposta alla richiesta di nuovi spazi che arriveranno un po’ da tutti gli istituti scolastici presenti a Padova. Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
NON MANCANO DUBBI ANCHE SULLA CAPIENZA DELLE AULE. SI PENSA DI USARE PURE LE PALESTRE
Solidarietà
Cortal dona cibo per i cani “poveri” (M.C.) Momenti non semplici per molte realtà a cominciare dai nuclei familiari a causa del Coronavirus. C’è chi pensa anche agli amici a 4 zampe e quindi alle spese che si devono affrontare per il loro mantenimento. Un supporto arriva dall’azienda cittadellese Cortal Extrasoy. Nei giorni scorsi l’imprenditore Giampietro Didonè ha donato al Comune di Cittadella, una importante quantità di alimenti per cani che verranno distribuiti alle famiglie in difficoltà. La consegna è gestita dalla Protezione civile di Cittadella, presieduta da Luigino Antoniacomi e coordinata da Federico Bernardi. Alla consegna del cibo erano presenti con Didonè, il sindaco della città murata Luca Pierobon, l’assessore alla
PADOVA Le restrizioni a bordo dei mezzi pubblici sono terminate. Per i viaggiatori, quindi, c’è il ritorno alla normalità, o quasi. Perché comunque permane l’obbligo di indossare la mascherina anti contagio per tutti coloro che salgono a bordo. Per quanto riguarda il trasporto pubblico padovano, infatti, le nuove disposizioni contenute nell’ordinanza firmata l’altro ieri dal governatore Luca Zaia entreranno in vigore a partire da domani mattina, quando da tutti mezzi in partenza dai vari capolinea, cioè autobus, corriere e tram, verranno staccati i “bolloni” adesivi che indicavano le limitazioni a cui i passeggeri dovevano sottostare, le distanze da rispettare e tutta una serie di altre prescrizioni finalizzate a evitare i contatti tra persone, in maniera da scongiurare il pericolo del contagio. Essendo state cancellate le restrizioni, gli utenti torneranno a spostarsi esattamente come prima della quarantena, a parte appunto l’utilizzo della mascherina. E a bordo dei mezzi la capienza che era stata ridotta al 60% per consentire il rispetto della distanza di sicurezza, ora sarà nuovamente al cento per cento. Per l’azienda resterà l’obbligo di sanificare i veicoli e di far trovare su tutti i mezzi i distributori di gel per disinfettare le mani.
la portata ridotta dei mezzi. «Con l’introduzione delle ultime modifiche all’orario - ha spiegato -, che rimarrà in vigore fino all’inizio del nuovo anno scolastico se non arriveranno indicazioni diverse, non abbiamo più avuto nelle nostre linee situazioni di sofferenza, se non qualche problemino sulle corriere dirette a Sottomarina, che vengono prese d’assalto durante tutta la settimana, soprattutto dai giovani che vanno in spiaggia. Ora, però, che il numero dei posti sui mezzi torna totale, anche questo problema si risolverà».
GLI AUTISTI La nuova normativa introdotta a livello regionale, però, preoccupa i dipendenti di BusItalia. «Per noi togliere le limitazioni
IL PRESIDENTE RAGONA: «CI ADEGUIAMO ALLA NUOVA ORDINANZA DEL GOVERNATORE»
anti contagio è un’assurdità spiega Stefano Pieretti, sindacalista di Dal Cobas- perché non si tiene conto di cosa sta succedendo in altre zone. Per esempio, alla ditta di trasporti “Bartolini” di Bologna ci sono 64 dipendenti contagiati. A nostro avviso, quindi, nei prossimi giorni corriamo il rischio di trovarci anche a Padova in una situazione del genere. Certo, la gente non si ammasserà a bordo degli autobus perchè siamo in estate, le scuole sono chiuse, così come tante attività, e quindi il numero dei passeggeri è ridotto, ma comunque negli orari di punta ci saranno parecchi viaggiatori e di conseguenza il rischio di ammalarsi c’è». «Tra l’altro - ha aggiunto l’esponente dei sindacati di base - se c’è qualcuno che sale sui mezzi pubblici senza mascherina, l’autista non ha il potere di obbligarlo a indossarla. E non essendoci più la distanza di sicurezza da rispettare, è evidente che per i conducenti, che rimangono al volante per sei ore, si viene a creare una situazione in cui il rischio di essere contagiati risulta elevato». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’AZIENDA
Protezione civile Diego Galli e l’ingegnere Claudio Zanetti, coordinatore del Distretto della Protezione civile Alta Padovana. “Ringraziamo la Cortal Extrasoy per la sensibilità dimostrata - ha detto Pierobon - Un ulteriore aiuto che si vuole mettere a disposizione delle famiglie più in difficoltà”. Le richieste del cibo per cani vanno indirizzate a: avpccittadella@gmail.com o 339.6446965.
A spiegare esattamente che cosa succederà sulle linee di BusItalia è il presidente Andrea Ragona. «Abbiamo recepito le nuove disposizioni - ha osservato - e quindi ora abbiamo bisogno solo del tempo materiale che serve per rimuovere la segnaletica che era stata utilizzata per spiegare alla gente quali erano le regole in vigore. Da domani, quindi, tutti i nostri mezzi torneranno alla capienza normale, e non più dimezzata, che significa 100 passeggeri a bordo degli autobus, 150 sugli autosnodati e 180 sul tram». Il numero uno dell’azienda, comunque, ha anche aggiunto che nelle ultime settimane non si sono manifestate criticità per
NORMALITÀ Non si viaggerà più distanziati su tram e bus
Smantellate le tende della protezione civile a Schiavonia `Servivano durante
l’emergenza per separare i pazienti SANITÀ MONSELICE Erano state montate in fretta, quando non c’era un solo minuto da perdere perché all’ospedale di Schiavonia era entrato il coronavirus. Ieri, a più di quattro mesi di distanza da quel fatidico 21 febbraio in cui tutto è iniziato, le dodici tende della protezione civile posizionate all’esterno sono state smontate. Per rimuovere l’accampamento blu che contava 96 posti letto, la protezione civile dell’intera provincia ha lavorato tutta la giorna-
ta. Erano circa un centinaio i volontari del gruppo provinciale di Padova insieme ai colleghi dei distretti del Camposampierese, Medio Brenta, Conselvano, Padova Sud, Padova Nord Este, Piovese, Bassa Padovana e Montagnanese che alle 6 di ieri mattina erano già operativi per dare ancora una volta il proprio prezioso contributo. Quelle tende, simbolo dell’emergenza a cui l’ospedale ha dovuto fra fronte, le hanno pulite e piegate una a una prima di caricarle sui furgoni, dirette al magazzino provinciale, dove resteranno a disposizione nel caso dovessero rendersi necessarie per una seconda ondata di contagi. Ma la speranza di tutti è che rimangano piegate a lungo. Lo spazio riservato all’accampamento è tornato a essere un viale e un
giardino per chi frequenta o lavora all’ospedale “Madre Teresa di Calcutta”. L’accampamento era stato allestito la notte tra il 21 e il 22 febbraio, quando la struttura sanitaria era stata blindata perché poche ore prima i tamponi di due anziani di Vo’, Adriano Trevisan, 77 anni e il suo amico Renato Turetta, 67, erano risultati positivi. Trevisan non ce l’ha fatta: era morto la sera stessa, verso le 23. Turetta invece era stato trasferito all’ospedale di Padova, dove sarebbe morto dopo qualche settimana. Intanto il Madre Teresa di Calcutta affrontava la propria epopea: il lockdown della struttura, i tamponi, l’evacuazione, la sanificazione, il riallestimento a Covid hospital per l’intera provincia con tanto di proteste da parte degli amministratori della Bassa privata di un punto di
SICUREZZA Le tende della protezione civile allestite durante l’emergenza Covid all’ospedale di Schiavonia
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riferimento per la sanità ordinaria. E ancora: la progressiva riapertura dei reparti fino al ripristino delle precedenti funzioni. Ieri un ulteriore segnale di ritorno alla normalità è arrivato proprio dallo smantellamento delle tende che in questi quattro mesi hanno ospitato centinaia di persone. «Un grazie grande a tutti i volontari per la loro grande disponibilità e professionalità» ha commentato l’assessore regionale alla protezione civile Giampaolo Bottacin dalla sua pagina Facebook pubblicando le foto delle squadre impegnate a smontare le tende. Immagini che racchiudono in sé la fatica di questi mesi ma anche il sollievo nell’essersi lasciati ormai alle spalle una fase così critica. Maria Elena Pattaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Emergenza Covid
Focolaio in Veneto chiuso per due giorni l’Eurobrico di Feltre `L’Ulss: «Nessuno presenta sintomi Due dipendenti hanno contagiato altre tre persone. Oggi nuovi tamponi gravi, ora sono tutti in isolamento» `
IL BOLLETTINO VENEZIA E pensare che i dati erano buoni: nessun morto nelle ultime ventiquattr’ore (con il totale sempre fermo a 2.007 decessi), perfino una diminuzione dei casi attualmente positivi (da 481 a 417), i ricoverati in rianimazione stabili (11 e solo uno Covid). Ed ecco invece che nel Bellunese scoppia il mini focolaio: in uno stesso negozio di Feltre risultano due dipendenti positivi al coronavirus, così scattano i controlli. Si fanno complessivamente 25 tamponi e cosa risulta? Che i due “untori” hanno davvero contagiato: uno ne ha infettato un altro, il secondo ne ha fatti ammalare due. Totale: cinque persone col Covid-19. Per ora. Perché adesso bisognerà tracciare i contatti dei tre nuovi positivi. E il mini focolaio potrebbe ingrandirsi.
APPENA 8 MORTI IN ITALIA: MAI COSÌ POCHI DA INIZIO MARZO APPELLO DEL MINISTRO LAMORGESE AI GIOVANI: «STATE ATTENTI»
L’allarme è scoppiato ieri, alle 19, quando l’Ulss 1 Dolomiti ha ufficializzato il focolaio scoppiato all’Eurobrico di Feltre, chiuso ieri e oggi «per sanificazione». Oggi l’Ulss provvederà a eseguire nuovi tamponi, dopodiché deciderà il da farsi. «Si tratta di un piccolo focolaio epidemico atteso in questa fase che, seppur impegnativo, rientra nella dinamica della coda pandemica registrata nel nostro territorio - ha detto Sandro Cinquetti, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Ulss Dolomiti - Nessuno dei casi indicati presenta sintomatologia grave, per tutti è stato disposto rigoroso isolamento domici-
liare. Per la totalità degli altri contatti è stata attivata la quarantena».
NORDEST Nonostante il mini focolaio di Feltre, le persone attualmente positive al Covid in Veneto sono meno di quelle di venerdì (-10), segno che ci sono state delle negativizzazioni. Il totale dei casi positivi dall’inizio dell’emergenza è però salito a 19.270 (+6), mentre i soggetti in isolamento domiciliare sono 741 (venerdì erano 738). Dati confortanti in Friuli Venezia Giulia dove le persone attualmente positive sono scese in un giorno a 106 (-6). Nessun pazien-
Come funziona l’app “Immuni”
1 L’app Immuni
3 Quando
4 Chi ha sintomi
i telefonini di due persone si trovano vicini, grazie al Bluetooth il contatto viene registrato attraverso dei codici casuali
è partita il 3 giugno. Sperimentata per una settimana in quattro Regioni, poi avviata su tutto il territorio
da Covid-19 (come febbre, problemi respiratori) viene sottoposto a tampone
FELTRE L’Eurobrico, il negozio al centro del contagio
te in cura in terapia intensiva, nessun decesso.
ITALIA Appena 8 i morti nelle ultime 24 ore: per trovare un numero più basso (5) bisogna risalire all’1 marzo, dieci giorni dopo il “caso zero” di Codogno. Se negli Stati Uniti c’è il record di nuovi casi
LA STORIA
2 Gli utenti scaricano l’app sul loro telefonino, autorizzando il tracciamento dei contatti ma senza geolocalizzazione
5 Quando una persona è positiva al virus, viene contattato dall’Asl ed è chiamato a fornire il codice di 16 cifre associato alla app
IL CASO ROMA «Immuni è stata scaricata 4 milioni di volte». A sostenerlo ieri, nel corso di un’intervista, è stata la ministra dell’Innovazione Paola Pisano che ha anche sottolineato come l’app «tecnologicamente e tecnicamente sta funzionando». A non funzionare infatti, sembra essere tutto il resto. Ad oggi, vale a dire a due settimane dall’inizio dell’attività ufficiale in tutta la Penisola del sistema di tracciamento dei contatti, mancano ancora una campagna di comunicazione incisiva, una strategia sanitaria efficace ed un’unità di intenti a livello regionale. Non c’è quindi da stupirsi se la fiducia dei cittadini italiani, mai stati davvero ben disposti nei confronti di Immuni nonostante l’app sia sicura in termini di privacy, stia via via scemando. Così stando ai sondaggi di Emg Acqua condotti per conto di Public Affairs Advisors, solo il 39% del campione intervistato si dichiara disponibile a scaricare e utilizzare l’app. Eppure alla fine di maggio, poco prima dell’avvio della sperimentazione in Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia, i favorevoli all’utilizzo di Immuni erano il 44%. Intenzioni degli italiani a parte, a parlare sono i numeri. I 4 milioni di download annunciati dalla ministra infatti, escludendo la popolazione tra i 0 e i 14 anni perché non autorizzati
6 ll codice viene inserito nel server che, automaticamente, lo invia a tutti gli utenti di Immuni. Il tracciamento avviene tramite smartphone
7 Tutte le persone che hanno ricevuto la notifica possono essere poste in isolamento e sottoposte al test
8 L’utente che riceverà la notifica saprà del possibile contagio, ma non saprà con chi o dove è avvenuto L’Ego-Hub
La app “Immuni” scaricata solo da otto italiani su cento all’uso dell’app, rappresentano circa l’8 per cento degli abitanti del Paese. Una cifra molto distante dall’ormai nota soglia del 60 per cento ritenuta dai ricercatori dell’Università di Oxford quella spartiacque per determinare il
A DUE SETTIMANE DALL’AVVIO, IL MINISTRO TIRA LE SOMME: TECNICAMENTE FUNZIONA MA PER BENDING SPOONS SONO TROPPO POCHI
successo o l’insuccesso di questo tipo di applicazioni. Allo stesso modo Immuni è ben lontana anche da quel 20 per cento che è stata indicata come seconda soglia minima dagli stessi studiosi dell’ateneo inglese non appena si sono resi conto dell’impossibilità di raggiungere certe cifre. In pratica, al momento, se non si trova un modo per convincere gli utenti italiani ad installare Immuni sul proprio smartphone gli sforzi fatti per svilupparla rischiano di essere del tutto inutili.
IL SOFTWARE A sostenerlo è anche Luca Ferra-
ri, amministratore delegato di Bending Spoons, la società scelta dal ministero dell’Innovazione per lo sviluppo del software. «È cruciale che il maggior numero di persone la scarichi» ha detto ieri a SkyTg24, subito dopo l’intervento della ministra Pisano, sottolineando come «4 milioni di download sono pochi rispetto a quello che potrebbero servire». Determinante sarà quindi la campagna di comunicazione che, come dichiarato dalla stessa Pisano pochi giorni fa, «deve ancora entrare nel vivo». Alcuni brevi spot televisivi hanno iniziato ad affacciarsi nelle case degli italiani ma senza
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Padova, “positivo” scappa dall’ospedale PADOVA Si è calato da una finestra da una finestra dell’ospedale e il giorno dopo è ricomparso alla stazione ferroviaria per tentare di salire su un treno. La fuga però è stata stoppata dalle forze dell’ordine. La bravata di un ventottenne pakistano positivo al coronavirus ha creato lo scompiglio a Padova. Per 15 ore a piede libero. A lui una denuncia, alle autorità sanitarie il compito di ricostruire tutti i suoi spostamenti per risalire alla possibile catena di infezione. Il ventottenne pakistano abita in provincia, a Codevigo. È in possesso di un regolare permesso di soggiorno ed è incensurato. Qualche giorno fa si è presentato all’ospedale di Piove di Sacco lamentando strani sintomi. Sosteneva di avere la tosse e difficoltà di respirazione. I sanitari l’hanno immediatamente sottoposto al tampone ed è risultato positivo. Da qui il trasferimento a Padova con il ricovero nel reparto di malattie infettive. Venerdì pomeriggio lo straniero ha cominciato a lamentarsi, chiedendo di tornare a casa. Alla fine ha eluso la sorveglianza di medici ed infermieri e si è allontanato dall’ospedale calandosi da una finestra. Erano all’incirca le 19. Subito è partito l’allarme alle forze dell’ordine: sono stati i militari dell’esercito, che presidiano la stazione, ad individuarlo la mattina dopo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PISANO RILANCIA LE RESPONSABILITÀ ALLA SANITÀ: «NOI ABBIAMO COSTRUITO LA MACCHINA, STA A LORO PILOTARLA»
(45mila in un giorno) ed in altre parti del mondo (dal Brasile all’India) il Covid non allenta la presa, l’Italia oggi “respira”, dunque: i nuovi contagiati sono stati 175, in calo rispetto ai 259 di venerdì. Complessivamente i morti sono saliti a 34.716. Ben 15 le regioni senza decessi. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha un invito per i giovani: «Siamo in una fase delicata, dobbiamo stare ancora più attenti». E preoccupano i focolai sparsi per l’Italia. In quello alla Bartolini di Bologna sono stati registrati 107 casi di positività su 328 tamponi sottoposti: 79 sono dipendenti, 28 familiari o conoscenti. L’allarme è scattato anche a Fiumicino (Roma) dove ieri è stato chiuso un altro locale a causa della positività dei titolari. Già eseguiti 800 tamponi. Situazione calma, infine, a Mondragone (Caserta), sede di un altro focolaio. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
riuscire a far capire la reale utilità dell’app che anzi è finita di nuovo al centro delle polemiche. Sotto accusa questa volta c’è il limbo della quarantena volontaria a cui si espone chi riceve una notifica da Immuni. Non c’è infatti una strategia che permette l’immediato intervento del Sistema Sanitario per verificare lo stato di salute dell’utente. Il risultato è che il buon cittadino che ha scaricato Immuni rischia di restare bloccato senza motivo. Sembra quindi evidente manchi qualcosa e, in questo caso, la responsabilità sembrerebbe essere del ministero della Salute: «Noi abbiamo costruito la macchina e la macchina funziona bene - ha spiegato ieri Pisano - Ora tocca al pilota» che, nel caso di Immuni, è proprio il dicastero guidato da Roberto Speranza. Non solo. A rendere ancora più tortuoso il percorso già difficile dell’applicazione sono le fughe in avanti di alcuni territori. Diverse regioni hanno infatti sviluppato dei propri software che rischiano di confondere e sviare i cittadini anche se solo nel caso della Sardegna l’app ha anche una funzione di tracciamento. Negli altri casi serve per analisi statistiche ed epidemiologiche (Lombardia), per assistenza medica (Lazio e Veneto) e per i turisti in vacanza (Sicilia). In pratica ora in Italia c’è una app per tutto, eccetto una che funzioni davvero in ottica anti-contagio. Francesco Malfetano © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
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M5s: «Ecco tutti gli errori di Zaia» Il candidato presidente pentastellato Enrico Cappelletti `Il ministro Federico D’Incà: «L’autonomia? Senza il Covid apre la sfida elettorale: «Rinegoziare i project financing» avremmo già votato la legge, concluderemo il percorso» `
LA PRESENTAZIONE MESTRE Quante ne ha viste e sentite, la saletta al primo piano dell’hotel Ambasciatori a Mestre, con la sua moquette azzurrina e le poltroncine di ottone dal velluto rosso. Era la sala delle conferenze dei partiti della Prima Repubblica e adesso, su quella stessa moquette un po’ più sbiadita, il Movimento 5 Stelle con il candidato presidente Enrico Cappelletti lancia la sfida (impossibile?) al governatore leghista del Veneto Luca Zaia: «Noi sogniamo un Veneto migliore». L’imperativo: rinegoziare tutti i contratti di project financing, a partire dalla Superstrada Pedemontana «che costa 2,258 miliardi e non si capisce perché i veneti ne debbano pagare 13». Idem per i contratti derivati. E con i soldi risparmiati rimettere in piedi l’Sfmr, la metropolitana di superficie, «un progetto di 30 anni fa, ma che era straordinario perché consentiva di spostarsi in tutta la regione interscambiando ferro e gomma. Valeva 6 miliardi, nel 2018 Zaia l’ha messo da parte, per noi va ripreso».
circoscrizione, nel 2019 a Roma nello staff del viceministro Vito Crimi). La strategia comunicativa? Addossare a chi ha governato negli ultimi vent’anni - Lega, Forza Italia, tutto il centrodestra non solo le scelte amministrative, quanto le mancate decisioni. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico: «Non si può dire che sia colpa di Zaia se viviamo nel catino padano, ma allora non può autorizzare l’inceneritore a Fusina». E via di seguito: non aver mosso un dito contro i project financing, non aver denunciato alla Procura come invece ha fatto il M5s la «malagestio» della Banca Popolare di Vicenza («Noi presentavamo gli esposti e loro difendevano il management dicendo che Bankitalia non doveva fare i controlli»), non aver chiuso la Miteni per l’inquinamento da Pfas («L’attuale processo nasce dai nostri esposti e la Regione cosa faceva? Ci minacciava»). Proposte? Riconvertire gli 11mila capannoni
vuoti, riprendere l’Sfmr. Con quali risorse? Con la rinegoziazione dei project financing. Altri temi, il Mose per la salvaguardia di Venezia: «L’ipotesi che la manutenzione si faccia all’Arsenale non sta né in cielo né in terra», dice Cappelletti, ma, parola di ministro, «i soldi per finire il Mose ci sono». E l’autonomia? «Chiedete a Salvini perché non parla di autonomia quando va al Sud e qui da noi non parla del Ponte sullo Stretto di Messina. Io sono favorevole all’autonomia, ho ancora lo “stampino” del referendum e la speranza che venga realizzata in questa legislatura», dice Cappelletti. Il ministro D’Incà puntualizza: «Senza il coronavirus saremmo alla prima lettura della legge quadro alla Camera. Ma il percorso verrà ripreso nei prossimi mesi. E concluso». Se così fosse, qualcuno nel centrodestra potrebbe ringraziare. Alda Vanzan LA SFIDA Da sinistra: Manuel Brusco, Jacopo Berti, Enrico Cappelletti, Federico D’Incà, Erika Baldin
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L’appello: «Meno firme da raccogliere per le liste»
GLI SCENARI In un caldo sabato di inizio estate, peraltro il primo senza la conferenza stampa quotidiana di Zaia dalla Protezione civile di Marghera («Dopo 126 giorni di conferenze stampa io vi inviterei allo sciopero», sorride ai giornalisti il ministro pentastellato Federico D’Incà, salvo subito precisare: «Era una battuta»), l’ex senatore Enrico Cappelletti scelto come candidato presidente della Regione dal popolo grillino, dice come cercherà di fronteggiare il più amato dei governatori d’Italia. Gli scenari non sono dei migliori: il M5s che nel 2015 con il padovano Jacopo Berti arrivò terzo (11,8%) dopo la dem Alessandra Moretti (22,7%), adesso è accreditato sul 7% (e c’è chi metterebbe la firma per non scendere sotto). Sul palco ci sono il ministro D’Incà e tre dei quattro consiglieri uscenti: il veronese Manuel Brusco, la veneziana di Chioggia Erika Baldin (che era in lizza per Palazzo Balbi e non ce l’ha fatta per pochi voti), Berti che è l’unico a non ricandidarsi («Credo nei valori del M5s, la rotazione, il fatto che non debbano esserci professionisti della politica»), assente giustificato il trevigiano Simone Scarabel. In sala i parlamentari Orietta Vanin, Giovanni Endrizzi, Barbara Guidolin. Le liste provinciali sono pronte (Cappelletti correrà anche a Treviso), di sicuro non ci saranno alleanze con delle civiche («Il nostro regolamento lo consente, ma lo abbiamo escluso»).
LA RICHIESTA VENEZIA Diminuire le firme per poter presentare le liste alle prossime elezioni regionali del Veneto. A chiederlo, in una nota congiunta, sono Alessandro Bisato, segretario regionale Pd, Annalisa Nalin e Corrado Cortese di +Europa Veneto, Luana Zanella di Europa verde e Davide Zurlo di Volt: «La necessità della raccolta delle firme - anche se “alleggerita” - durante il mese di agosto e la dilagante predominanza mediatica del presidente della Regione (in campagna elettorale giornaliera dalla postazione emergenza Covid-19 di Marghera) e della Lega, ci pongono di fronte a una deriva che minaccia lo stato di diritto e le basilari regole democratiche per l’espressione del voto». In Veneto la legge regionale elettorale dice che per presentare una lista bisogna presentare delle firme. Quante? Nei collegi provinciali di Venezia, Padova, Treviso, Vicenza e Verona da 1750 a 2250; a Belluno e Rovigo almeno 1.000. Il Decreto Elezioni che ha fissato la finestra elettorale dal 15 settembre al 15 dicembre ha ridotto a un terzo il numero delle firme da presentare. Ad esempio: a Belluno ne basteranno 334. Ma in Veneto non tutti devono presentare le firme. Ogni capogruppo in consiglio regionale deve comunicare se, oltre alla propria lista, intende “gemmarne” un’altra. Ad esempio: Stefano Fracasso, capogruppo del Pd, potrebbe autorizzare la lista del Pd e magari quella di +Europa (o della civica europeista in fase di formazione). A sua volta Piero Ruzzante, che nel Gruppo Misto rappresenta la componente politica Veneto 2020, potrebbe dare il via libera alla lista Veneto che Vogliamo di Arturo Lorenzoni e magari anche ai Verdi di Luana Zanella. A questo punto l’unica lista nel centrosinistra che dovrebbe andare a caccia di sottoscrizioni sarebbe quella autonomista di Simonetta Rubinato. A meno che qualcuno da destra la aiuti. È già successo: 2015, l’ex scudocrociato Stefano Valdegamberi “gemma” la lista L’Altro Veneto di Laura Di Lucia Coletti. E dentro c’era Rifondazione. (Al.Va.)
LA STRATEGIA La linea di attacco del M5s, partito di governo a Roma prima con la Lega e ora con il Pd, ma di opposizione in Veneto, l’ha delineata Cappelletti. Che prima si è presentato: 52 anni (stessa età di Zaia), padovano, sposato, due figli, laureato, master a Oxford, imprenditore della certificazione green, già senatore per il M5s dal 2013 al 2018, nessun cenno al passato (due candidature per la Lega nel Padovano alle Politiche ‘96 e ‘98, un mandato in consiglio di
«LA MANUTENZIONE DEL MOSE ALL’ARSENALE? NON STA NÉ IN CIELO NÉ IN TERRA MA LO FINIREMO»
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XVIII
Castelfranco
LE PAROLE DEL DG «C’era bisogno di medici che andassero di casa in casa o nelle rsu a fare tamponi, a livello di direttori apicali eravamo a posto»
Domenica 28 Giugno 2020 www.gazzettino.it
treviso@gazzettino.it
Parrucchiere in prima linea per gli operatori anti Covid `Oggi l’esordio del
progetto che durerà tutto il mese di luglio FONTE
PANDEMIA Nel periodo più critico della lotta al virus il dottor Beltramello aveva offerto le sue competenze all’Usl
«Io escluso dal team Covid» L’Usl: «Era già al completo» Protesta dell’epidemiologo Beltramello `Benazzi: «Avevamo alcuni dei migliori «Ignorato per la mia appartenenza al Pd» specialisti in Italia, la politica non c’entra» `
CASTELFRANCO Il dottor Claudio Beltramello si è sentito escluso dal team che ha lottato contro il virus durante la pandemia Covid 19: «Volevo solo mettere in campo le mie competenze, ma sono stato censurato a causa del mio impegno politico nel Pd e questo è gravissimo, in un momento di crisi l’impegno dovrebbe essere solo quello di salvare più vite possibili». Il rammarico nelle parole del medico castellano specialista in igiene e consulente di epidemiologia, organizzazione e qualità dei servizi sanitari emerge in una lettera aperta che il medico ha inviato anche a Zaia e all’Usl sottolinenando che nè l’azienda sanitaria della Marca nè quella di Bassano del Grappa, nonostante le sue ri-
chieste, hanno mai considerato di fargli prestare servizio in uno degli ospedali del Veneto. «Ma non è una questione di colore politico, in un territorio ce ne sono tanti, noi abbiamo ricercato semplicemente la professionalità e, in quel momento, non era quella del dottor Beltramello -spiega il direttore generale dell’Usl 2, Francesco Benazzi- Il suo profilo è organizzativo gestionale e di alto livello. Noi non ne avevamo bisogno perché nel nostro team avevamo già molte persone considerate tra le migliori in Italia per l’epidemiologia come Cinquetti, Moretto, Puppo e De Rui. Avevamo bisogno di altri tipi di professionalità, di medici che andassero a domicilio, di persone che andassero a fare i tamponi nelle abitazioni e nelle case di riposo dove abbiamo inviato due
task force. Ma a livello di direttori apicali e capi eravamo già a posto, avevamo anche un contatto diretto con la dottoressa Russo e il Comitato scientifico della Regione».
IL CURRICULUM Beltramello nel suo curriculum professionale vanta collaborazioni con l’Oms a Ginevra e in Africa con il Cuamm. «Francamente ne capivo più della media delle persone che non avevano mai gestito un’epidemia tanto che quando ho dato la disponibilità per altre regioni, dopo tre giorni mi hanno chiamato -afferma Beltramello- Avevo partecipato al bando dell’azienda zero che richiedeva anche la mia specialità in igiene e medicina preventiva. Dall’ufficio personale di Treviso mi hanno contattato
chiedendomi di tenermi libero e mi hanno fatto parlare con il dirigente dell’igiene pubblica ma poi il contratto al momento della firma del direttore generale è svanito nel nulla». L’Usl sostiene però che il profilo di Beltramello fosse un plus che in quel momento non era necessario. «Nel caso ci fosse stato bisogno di professionisti noi avremmo potuto pescare dal bando dell’azienda zero ma non ci servivano -conclude Benazzi- Beltramello ha parlato con Cinquetti ma noi non avevamo ancora affidato la task force al dottor Moretti all’epoca. Abbiamo orientato la scelta puntando su un dirigente interno ma la politica non c’entra nella decisione presa, ho avuto solo la fortuna di avere dei professionisti già in casa». Lucia Russo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fumo dai portelloni: la corriera prende fuoco ` Il mezzo viaggiava
vuoto, l’intervento dei pompieri limita i danni CROCETTA DEL MONTELLO L’assenza di passeggeri a bordo ha fatto sì che l’incendio divampato nel vano motore di un autobus di linea si risolvesse con danni notevoli ma senza alcun ferito a bilancio. Un rogo riconducibile a un guasto elettromeccanico ha costretto ieri pomeriggio i pompieri a intervenire d’urgenza e la società Mom a inviare un pullman sostitutivo sulla tratta che congiunge pieve di Soligo a Montebelluna.
L’INCIDENTE Ad andare parzialmente a fuoco è stata una corriera in servizio ieri pomeriggio sulla
VIA ERIZZO A bordo della corriera ieri si è sviluppato un incendio
linea extraurbana numero 131. Il veicolo era partito da Pieve di Soligo e alle 17.15, superato il centro di Crocetta, stava percorrendo via Erizzo. All’altezza del civico 125, in prossimità dell’abitato di Nogarè, il con-
ducente si è reso conto di qualcosa di anormale. L’autobus è andato in panne e il guidatore ha avuto la prontezza di accostare giusto in tempo per rendersi conto che dal vano motore stava uscendo del fumo
acre. A bordo non era presente alcun passeggero e l’uomo ha perciò estratto l’estintore in dotazione sul mezzo e tentato invano di estinguere da solo il principio d’incendio. Nel frattempo ha allertato i vigili del fuoco arrivati sul posto da Montebelluna. Dal veicolo si è sprigionata una grande quantità di fumo che fuoriusciva anche dai portelloni inferiori ma fortunatamente le fiamme sono state arginate prima che potessero distruggere l’intera corriera. In poco più di un’ora i vigili del fuoco sono riusciti a mettere in sicurezza l’intera area e l’autobus, procedendo poi alla rimozione. La società Mom ha fatto entrare in servizio un mezzo sostitutivo e alcuni ritardi moderati si sono registrati sulla linea e sulla coincidenza a Montebelluna. Illeso il conducente del veicolo. S.d.s. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Un ringraziamento che non fa una piega. Si potrebbe riassumere così il bel progetto di solidarietà elaborato da parte del negozio di parrucchiere di Fonte “Il bello delle donne” che fa parte della catena “Compagnia della Bellezza” nei confronti di medici, infermieri e operatori sanitari della zona in prima linea contro il Covid-19 e già clienti del centro. Oggi Enza e Angela che gestiscono l’attività, quale anteprima del progetto, hanno ideato un evento nel loro salone in via Gaidola (ex Niagara). Dalle 9.30 regaleranno come ringraziamento personale una piega o un taglio a tutti i loro clienti che operano nel settore sanitario e che a vario titolo sono state impegnate a fondo dall’emergenza coronavirus. «È una nostra iniziativa che facciamo con tutto il cuore -spiegano Enza e Angela- e anticipa in qualche modo il lancio del progetto “In mani sicure” che durerà tutto il mese di luglio e che viene gestiti direttamente a livello nazionale da Compagnia della Bellezza». Così se oggi i medici clienti potranno usufruire di una piega gratuita, per tutto il mese di luglio invece il servizio gratis può essere usufruito da tutti gli altri operatori sanitari del comprensirio previa iscrizione sul sito: www.compagniadellabellezza.com.
APPUNTAMENTI IN AGENDA «In questo caso -continuano le due parrucchiere- abbiamo previsto degli appositi appuntamenti in agenda durante il periodo di luglio, riservati proprio a questi clienti speciali che arriveranno un po’ dappertutto. Inoltre ogni cliente sarà omaggiato con una borsetta contenente dei nostri prodotti per i capelli. Il progetto vuole ringraziare queste persone che sono state in prima linea in questo difficilissimo periodo rischiando anche la loro stessa salute. Inoltre vogliamo anche sottolineare che abbiamo riaperto i nostri negozi in estrema sicurezza: siamo sicuri come gli ospedali, con tutte le precauzioni del caso adottate in maniera rigida». Gabriele Zanchin © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’OMAGGIO Solidarietà per gli operatori sanitari
La fontana di Borgo Padova rimessa a nuovo dai residenti CASTELFRANCO La fontana di Borgo Padova torna al suo antico splendore. Ed è l’unica di tutta Castelfranco. A riportarla alle sue origini è stata l’associazione La Fontana che ha utilizzato i fondi destinati al Grest gratuito organizzato per i bimbi del quartiere per finanziare i lavori senza chiedere aiuto a Comune e Aeep, proprietari della zona. «Volevamo che fosse un intervento nostro, finanziato con i nostri sacrifici -afferma la presidente dell’associazione Antonella Maramarco- Non abbiamo chiesto aiuto a nessuno e l’abbiamo finanziata con 800 euro che sarebbero stati destinati al materiale per il Grest che offriamo ogni anno a una trentina di bambini ma che quest’anno è saltato».
farsi carico della spesa e di riportare la fontana ai fasti di un tempo. I lavori hanno riguardato l’intera area con la manutenzione anche del marciapiede che gira attorno alla fontana, delle fioriere, della vasca e dell’interno con la pittura ad acqua. «Per noi che abitiamo qui è una soddisfazione avere una fontana e vedere che anche chi non abita qui attorno viene a vederla -continua la Maramarco- Ogni pomeriggio ci sono i nonni che portano i bimbi a vedere i pesciolini rossi». Per festeggiare la rinnovata fontana, l’associazione, insieme a una settantina di associati, ha organizzato per oggi alle 18 un brindisi con prodotti offerti da esercenti locali e dolci multietnici fatti in casa. (lr) © RIPRODUZIONE RISERVATA
STORIA E RECUPERO Costruita nel 1924, la fontana, diventata simbolo dell’intero quartiere popolare di Borgo Padova, aveva bisogno di manutenzione a causa degli agenti atmosferici che l’avevano rovinata. Così, appena è stato possibile, racimolando i soldi delle vendite dei lavoretti fatti a mano durante i mercatini di Natale e della tombola annuale, l’associazione ha deciso di
RIMESSA A NUOVO La piccola fontana di Borgo Padova
Regione 13
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 28 Giugno 2020
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ICONSIGLIERI ELETTI INPROVINCIADIVICENZA
Sui51consiglierielettialConsiglioregionale il31maggio2015,compresiicandidati presidenti,nellaprovinciadiVicenza risultaronoelettinovecandidatiaunpostoa PalazzoFerro-Fini.
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LEMIGLIAIADI VOTANTI INPROVINCIADIPROVINCIA
Semprealleelezioniregionalidel31maggio 2015,inprovinciadiVicenzavotarono 410.744persone,parial58,2percentodegli aventidiritto.Leschedenullefuronopocopiù didiecimila,quattro4milaquellebianche.
4
IMILIONI DIELETTORI INTUTTO IL VENETO
Il31maggio2015risultavanoinVeneto pocopiùdi4milionidielettori.Ivotanti furonoil57,2percento.Ivotinonvalidi furonocomplessivamente84.688,dicui 63milaschedenullee21.600bianche.
LACANDIDATURA. Giacomo Possamai,giàcapogruppodel Partito democraticoinconsiglio comunale aVicenza,hadecisodi correre perun postoaPalazzoFerro-Fini
«Il Veneto deve essere terra di opportunità» Harinunciatoaproporsiperlapresidenza regionale «Megliounpassoallavolta.Vogliocoinvolgerechi vienelasciatoaimargini,lapoliticanon l’hafatto» Roberta Labruna
Quando hanno intuito che Giacomo Possamai, dopo aver rinunciato a candidarsi per il consiglio comunale di Vicenza, stava pensando di tornare a battagliare in prima linea, i maggiorenti del Pd hanno calato l’asso, proponendogli la candidatura alla presidenza del Veneto. Troppa grazia, ha declinato l’interessato, meglio un passo alla volta. Se battaglia elettorale deve essere, che battaglia sia, voto su voto. E così, piuttosto che contare sulla garanzia del seggio incorporato alla corsa alla presidenza, meglio rimboccarsi le maniche e andare a raccogliere il consenso nella terra di Zaia. Dopo due anni, in cui l’ex capogruppo del Partito democratico ha scelto di non fare politica, adesso torna in campo. Perché ha deciso di candidarsi perilconsiglioregionale?
Perché spero, nel mio piccolo, di riuscire a gettare la basi affinché il Veneto diventi una terra di opportunità. Vede, io appartengo ad una generazione che sta scappando verso l’estero o verso altre regioni. Non possiamo rassegnarci al declino. Questa terra ha delle potenzialità enormi, ma se mantiene ancora un peso specifico è grazie ai suoi abitanti, grazie allo spirito dei veneti, non grazie al ruolo della politica. La verità è che Zaia ha lasciato fare, non ha interferito, ma re-
sponsabilità di chi governa è fornire un indirizzo e aiutare tutte le componenti della società a progredire, non è lasciare al singolo tutti gli oneri. Il centrosinistra però non si è maimostrato competitivo,o no?
Il centrosinistra negli ultimi dieci anni non è mai arrivato pronto alla sfida elettorale, non ha mai preparato un progetto per tempo. Anche stavolta siamo arrivati tardi, ma è troppo facile mettersi a disposizione solo quando si vince. È una sfida durissima ma è l’occasione per costruire una prospettiva, insieme. Lanciare una sfida alla Lega in Venetonon èuna passeggiata.
Il Veneto non è salviniano e quindi non è leghista. Zaia ha una forza e un consenso
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Negliultimi diecianni ilcentrosinistra nonèmaiarrivato prontoallasfida elettorale
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L’autonomia? Responsabilità chemiconvince sevienetradotta incentralismo deiterritori
personale che non è sovrapponibile al voto alla Lega. Guardiamo alla provincia di Vicenza: i sindaci leghisti sono meno di un terzo. IlcandidatocontrocuiviscontereteperòèproprioZaia.Pensate realmentedi poterlobattere?
Zaia è all’ultimo giro e probabilmente non finirà il mandato, per cui se non vinceremo questa volta, non possiamo farci trovare impreparati ancora una volta. Serve iniziare a costruire da subito e vorrei provare a farlo già con questa candidatura, coinvolgendo il territorio, gli amministratori, che troppo spesso non sono coinvolti dalla Regione, le associazioni, il mondo del sociale, sindacati, mondo dell’impresa e università. Nell’emergenza Covid come se l’ècavata ilVeneto?
È uscito meglio di altre regioni dall’emergenza e non ho problemi ad ammetterlo, sono felice che su questo Zaia e i virologi di cui si è circondato abbiano evitato il disastro. Ma non può essere un alibi per tutto quello che non si è fatto nei dieci anni precedenti. A partire dalla sanità. Come è possibile cantare primati quando ci vogliono mesi e mesi per poter fare un esame? Perché le cose funzionino, per me il punto imprescindibile è uno: la politica non può e non deve entrare nella sanità. E se arriveranno i soldi del Mes occorre avere le idee chiare su come investirli: gli ospedali e i presidi del territorio vanno difesi e
Ilpercorso
Unacarriera molto precoce GiacomoPossamai,vicentino, ha30anni. Laureato in giurisprudenza,segue le relazioniesternein un’azienda dellaprovinciaberica.Il suo percorsopoliticocomincia moltopresto:a 17 annidiventa segretarioprovinciale dei giovanidemocratici. Poia Roma, davicesegretario nazionaledei giovanidem, collaboranellostaff chelavora allacomunicazione diEnrico Letta,allora presidentedel consiglioesuo maestro politico. Nel2013entra con 964 voti inconsigliocomunale a Vicenza,diventa delegato alle politichegiovanili delsindaco AchilleVariati ecapogruppo deminSala Bernarda. Nel2018, a 27anni, si candida alleprimarie per il sindacodi Vicenza:le 2.700 preferenze raccoltegli fanno sfiorarela vittoria,cheva aOtelloDalla Rosaperpochi voti. Daallora Possamai hafatto unpasso dilato, male recenti vicendetravagliatediPalazzo Trissinononlo lasciano indifferente:«Unodeipilastri percostruire unprogetto politicovero peril Veneto è lavoraresullaclasse dirigente e sullasquadra. Lovediamo anchea Vicenza,dove la squadrachehavinto, annunciandodi volercambiare ilmondo, orafatica aportare avantil’ordinaria amministrazioneea reggeregli attacchitra alleati». RO.LA. © RIPRODUZIONERISERVATA
GiacomoPossamai, 30anni, annuncia lapropria candidaturaa consigliereregionale conilPd
rafforzati, ci sono troppe realtà a rischio. E va preso in mano con urgenza il tema della medicina del territorio, su cui negli ultimi anni sono stati fatti pesantissimi passi indietro. Come su quasi tutto, in verità. IlVenetohapersoterrenosecondolei?
Sì. Io da cittadino mi sono posto questa domanda: il Veneto sta meglio o sta peggio di dieci anni fa? Come mai le performance economiche dell’Emilia Romagna sono migliori di quelle del Veneto? Perché siamo diventati terra di conquista delle multiutility e delle fiere emiliane e lombarde? Perché siamo un territorio da cui i giovani
scappano e non arrivano? Perché quattro veneti su 10 vanno ad iscriversi ad università fuori dal Veneto? Lasuarisposta?
Perché non c’è stata la politica. Faccio un altro esempio: la mobilità ferroviaria, la cancellazione metropolitana di superficie. E Zaia ne è il responsabile, visto negli ultimi anni ha avuto una forza e un potere assoluto. L’autonomia sarà un tema della campagna elettorale. Qual è la suaposizione?
L’autonomia, che non deve tradursi in un centralismo regionale ma in centralismo dei territori, è una forma di responsabilità che mi convin-
ce appieno. Peccato che fino ad ora sia stata solo uno slogan. In Veneto diciamo “fatti e non ciàcole” e invece da due anni siamo fermi alla chiacchiere, basta vedere la restituzione ad Anas delle strade venete. Sulla tessera della Lega ex Nord del 2020 c’è una scritta: “Orgoglio Italiano”. Ecco, diciamo che hanno cambiato linea. Intantovoialleelezionivipresentatedivisi da Renzie dai 5 stelle, concuisietealgoverno.Èunmale?
Noi veneti vogliamo un progetto fatto su misura per noi, non ci accontentiamo della copia delle alleanze nazionali. • © RIPRODUZIONERISERVATA
12 Regione
IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 28 Giugno 2020
Versoleelezioniregionali Lasfidaalgovernatore più popolaredelmomento
1,8
MILIONIDIVOTI ALLELISTE NELLEELEZIONI2015
Alleelezioniregionalidel31 maggio2015,lelisteraccolsero intotaleunmilionee848mila voti.NellaprovinciadiVicenza furonointutto335.046.
2,2
IMILIONI DIVOTI AICANDIDATI PRESIDENTINEL 2015
Ivoticomplessiviaiseicandidati allapresidenzadellaRegione,il 31maggio2015,furonodue milionie206mila.Diquesti, 395.066inprovinciadiVicenza.
LACORSA. L’exsenatore padovanoufficializza ladiscesa incampo
Cappelletti(M5s) «Micandido agovernatore» «Pfas,stopallechiacchiere perfermareil disastro Rinegoziareivecchiproject financingper investire nelnuovosistema metropolitano disuperficie» Cristina Giacomuzzo INVIATA A VENEZIA
«Prima di tutto ci metto il cuore. E sogno di poter cambiare il Paese e il Veneto». Li ha ribaditi più volte questi concetti Enrico Cappelletti, candidato presidente per il Movimento 5 stelle alle regionali. Sfiderà il governatore uscente, il leghista Luca Zaia, alle elezioni che si terranno il 20 e 21 settembre. Ieri la presentazione ufficiale con il ministro per i rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D’Incà, arrivato da Roma per la benedizione formale: «È lui l’uomo giusto che ci vuole in Veneto». SFIDEEPRINCIPI. E Cappellet-
ti parte dal principio. «Sette anni fa ci presentavamo per la prima volta a Padova per le politiche - ricorda -. Allora avevamo deciso di iniziare
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Ospedali veneti?Sono unaeccellenza Mabastapuntare sulprivato,serve ilpubblico»
perché non avevamo trovato risposte in chi ci amministrava. Siamo nati per questo. E adesso, qui, la stessa emozione». Accanto a lui ieri c’era anche Jacopo Berti che 5 anni fa aveva corso come candidato alla presidenza contro Zaia (non si ripresenterà per la corsa a palazzo Ferro Fini). Nel 2015 il M5s al suo debutto in Veneto si piazzò bene, terzo partito in Veneto dietro a Lista Zaia e Lega (23 e 17,8%) e Pd (16,6%) e finì per superare anche la lista di Flavio Tosi (5,7%), da poco epurato dalla Lega, realizzando il 10,3% ed eleggendo 5 consiglieri. I NUMERI. Adesso si ripresen-
tano sventolando le bandiere di sempre: «In una Regione che noi sogniamo, il valore dell’onestà è prioritario - ha dichiarato Cappelletti -. Chi si presenta con noi deve esibire una fedina penale pulita. Questo non ci mette in salvo da future violazioni, ma almeno non ci mettiamo nelle mani di persone dedite a violazioni di qualche tipo». Altro tema tipico dei pentastellati è il taglio ai vitalizi. Peccato che proprio due giorni fa, a Roma, le cose non siano andate nella direzione da loro
sperata. «Credo che quello che è accaduto - dice - non sia una sconfitta del M5s, ma dei 59 milioni di cittadini che ritenevano che con l’abolizione dei vitalizi fosse stato chiuso definitivamente un capitolo di privilegi anacronistici, medievali». Poi se la prende con la Lega: «C’è stata una loro non opposizione. Avrebbero potuto far mancare il numero legale». E veniamo alla Lega con la quale il M5s a livello nazionale ha governato, ma di cui alla fine «ci fidavamo fino ad un certo punto», ricorda Cappelletti. Quella Lega con la quale in Veneto non si è mai riusciti a legare (sono sempre stati all’opposizione) e contro la quale ora lanciano il guanto di sfida. MOSE, PEDEMONTANA E BANCHE. «Il mio impegno è quel-
lo di non fare gli errori fatti da chi ha governato il Veneto negli ultimi 20 anni - dichiara -. E ne sono stati fatti tanti. A partire dal marchio di infamia che è il Mose. Per non parlare della Pedemontana. Sia chiaro, non sono mai stato contro quella infrastruttura. Ma perché spendere 11 miliardi per una strada che ne costerebbe 2? Questo errore non si deve ripetere perché si
Listeenomi
Noalleanze Consiglieri? «Giàscelti»
DasinistraManuel Brusco, Jacopo Berti,Enrico Cappelletti, Federico D’Incàed ErikaBaldindelM5s
sono tolti soldi e servizi ai veneti in quel modo». Immancabile il passaggio sulle banche.
Chiè
PFAS. Sul caso Pfas, poi, Cap-
Ilcandidato governatore ENRICOCAPPELLETTI Ha52anni. Ènato a Padovada papàvicentino emamma padovana.È sposatoe hadue figli di4 e 6 anni.Laureato, vantauna specializzazione conseguitaa Oxford. Halavorato alungo all’esterocome responsabiledella distribuzionee venditadi un’aziendaitaliana.Nel 2008ha apertolapartita Ivae ha fondato una societàspecializzata nell’assistenzatecnica alle impresesullaconformità deiprodotti e deiprocessi. Conil M5sè stato eletto senatorenel2013.
SALUTE. Salemi, consiglieraregionale,ex Pd, criticasugli esitidel bandodi assunzionemedici
pelletti è un fiume in piena: «La Regione ci ha minacciato di querela perché avevamo sollevato un allarme rispetto ad un inquinamento storico senza precedenti. I Medici per l’ambiente stimano 1.300 morti per malattie correlate da Pfas. Eppure non è stato fatto nulla. È finito il tempo delle chiacchiere. Ci deve essere una messa in sicurezza di tutta l’area. Si stanno facendo carotaggi per capire come intervenire nella bonifica: ma quanti ne sono stati fatti? E quanto tempo ci si mette? In periodo Covid-19, poi, i lavori sono stati interrotti senza motivo. Sappiamo che la Regione può intervenire se la proprietà è ferma: ma non sta facendo nulla. I limiti nazionali non ci sono? Certo, sono importanti. Ma c’è un principio che vale sempre: non immettere sostanze tossiche. E vale per tutti i Pfas, vecchi e nuovi». SISTEMA METROPOLITANO, PROJECT E SANITÀ. Poi Cap-
pelletti annuncia l’intenzio-
ne di rinegoziare tutti i project financing che sono stati avviati in Veneto (per realizzare ospedali e strade) e annullarli o, quantomeno, ridurne i costi. «I risparmi andranno investiti sul Sistema metropolitano di superficie, il Smfr, pensato vent’anni fa e messo definitivamente nel cassetto nel 2018 da Zaia». E ancora. «Durante il periodo Covid il Veneto ha dimostrato di poter contare su un’eccellente sistema sanitario, nonostante i tentativi ripetuti per smantellarlo pezzo dopo pezzo. Noi vogliamo migliorare ancora puntando su una sanità eccellente, ma pubblica. Basta sottrarre risorse per investire nel privato». LAVOROECONSUMODELSUOLO. E continua: «Cosa è cam-
biato negli ultimi 20 anni? Il Veneto non è più locomotiva d’Italia. Ora il Pil è al di sotto di quello dell’Emilia. Cosa si deve fare? Sfruttare quegli 11 mila capannoni vuoti spalancando le porte ai nuovi imprenditori. Va incentivata la rigenerazione del suolo. Il Veneto è in cima alla classifica italiana per cementificazione. Ora è tempo di rimediare». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Ilcandidato governatore peril M5s,EnricoCappelletti,non ha dubbi:«Alleanze inVeneto? Nessuna».Scartata datempo inVenetol’ipotesi direplicare ciòchestaavvenendo a livello nazionale,cioè il contrattocon ilPd, i pentastellatiinvista delleelezionihannoiniziato da tempoadincontrare altre realtà,soprattuttociviche, associazionieanche comitati coni qualiavevanocollaborato inquestiannicon l’idea,magari, dicreareliste adhoc.«Ma alla finenon abbiamo trovatoun accordosuun programma». Perquantoriguarda, invece,i candidaticonsiglieri, i giochi sonofatti dafebbraio,quando sisono chiusele votazioni sulla piattaformaRousseau. Intanto siconfermanotuttigli uscenti, tranneJacopo Berticheha sceltodirimanereoperativo, madietrole quinte.Quindi ManuelBrusco (cheèstato anchepresidentedella commissioned’inchiesta sui Pfasinconsiglioregionale), ErikaBaldin eSimone Scarabel. Sonostati sceltii nomi anche perle varie provinceche nelle prossimesettimaneverranno ufficializzatiinogniprovincia. Peril Vicentinoi piùvotati sono stati:SoniaPerenzoni, Igor FerrazzieCaterina IvanaDe Muri,GiacomoBortolan, AlessiaGamba, RaffaeleDi Guida,Francesca Ferraro, MarcoDiGioia eMaria SalandraViale. Eper la provinciadi Veronasono: GloriaTestoni, Stefano Pedrollo,KatiaBannò, Fabio Donatelli,ViktoriaVlasovskaia, AndreaPompele,Cinzia Cristante,AntonioGall. © RIPRODUZIONERISERVATA
LA DENUNCIA. Pd, +Europa, EuropaVerde e Volt controla legge veneta
ItaliaVivaall’attacco diZaia: Firmeper inuovi partiti «Pianosanità:èpropaganda» «Sibloccala democrazia» «Servono5mila sigle daraccoglierein agosto eintempo dicoronavirus ti 2 medici per azienda. In- verno e da Roma: lo faccia an- Cosìèimpossibile»
«Undisastro:su128posti alpronto soccorso solo14gli assegnati» «Se il buongiorno si vede dal mattino, per il maxi piano della sanità annunciato dal governatore Zaia nei giorni scorsi la strada si prospetta tutta in salita». Così la consigliera regionale Orietta Salemi. La veronese ha da poco ufficializzato l’adesione a Italia Viva dopo aver lasciato il Pd (era stata candidata sindaco nella città scaligera contro l’attuale primo cittadino, Federico Sboarina). Così il commento dopo aver visto l’esito del concorso pubblico promosso dall’Azienda Zero per medici di pronto soccorso. «Su 128 posti a tempo indeterminato a disposizione spiega - i candidati ammessi sono stati 65 e solo 14 sono stati assegnati in tutta la regione. In particolare, nell’Ulss 9 Scaligera è stato coperto solo un posto su 20.
OriettaSalemi, ItaliaViva
Nel Vicentino non è andata meglio: nell’Ulss Pedemontana erano previsti 14 posti e in quella Berica 9. Alla fine non è andata meglio visto che, rispettivamente, sono stati da-
somma, un vero e proprio disastro». Continua Salemi: «Questi numeri dimostrano che qualcosa non sta funzionando. Il presidente Zaia, in uno dei suoi messaggi quotidiani urbi et orbi da oltre 120 giorni, ha annunciato in pompa magna un grande piano di potenziamento della sanità: 230 milioni di euro, di cui 130 per le nuove assunzioni. Un piano che prevede un potenziamento di mille tra medici, infermieri e oss, ha dichiarato. Invito però il governatore ad andare al vedo. L’esito di questo concorso dimostra che non c’è il personale, che manca il capitale umano per fare una programmazione come quella indicata dal presidente. Spesso e volentieri, la Regione vuole smarcarsi dal Go-
che su questo, assumendosi con coraggio la responsabilità di mettere in campo strumenti innovativi per attirare e incentivare i medici e rendere appetibili i posti a concorso». Salemi conclude: «Senza il personale i progetti rimangono sulla carta. Da tempo denunciamo le gravi carenze di personale che segnano la nostra sanità, negli ospedali e nei servizi territoriali. Potenziare il sistema significa certo indire i concorsi per i medici, ma anche fare i conti con quello che si ha a disposizione: se si progetta una casa avveniristica, ma manca la materia prima, si deve avere anche il coraggio di attivarsi per procurarsela: diversamente si fa pura propaganda». • © RIPRODUZIONERISERVATA
«Oltre 5 mila firme da raccogliere tra la fine di luglio e agosto. Con le città vuote e in tempo di Covid-9. Qui c’è a rischio l’accesso democratico alle elezioni e all’espressione del voto sia per i cittadini veneti che per le liste che se pur minoritarie sono presenti in questa regione». La denuncia arriva dal segretario del Pd Veneto, Alessandro Bisato, insieme ai portavoce Corrado Cortese e Annalisa Nalin di +Europa e a Davide Zurlo, coordinatore regionale Volt. Sì, perché funziona così. Una lista per partecipare alle elezioni regionali ha due strade. Una. La lista è già presente in consiglio e accede direttamente. Due. Si raccolgono le firme per presentare un nuovo gruppo. Ovvia-
Elezioni,saranno asettembre
mente, il problema non si pone per il Pd sia perché è già presente al Ferro Fini sia perché si tratta di un partito radicato. Ma per i nuovi gruppi? O per le liste piccole democraticamente tutelate? Si legge nella nota dei rappresentanti del centro sinistra: «Pd, +Europa Veneto, Europa Verde e Volt esprimono la loro preoccupazione e contrarietà verso i modi e i tempi con cui si
svolgeranno le elezioni. La necessità della raccolta delle firme durante il mese di agosto e la dilagante predominanza mediatica del presidente della Regione (in campagna elettorale giornaliera dalla postazione emergenza di Marghera) e delle Lega, ci pongono di fronte a una deriva che minaccia lo stato di diritto e le basilari regole democratiche per l’espressione del voto». Inoltre, i firmatari sottolineano come «la raccolta delle firme necessarie per accedere alle elezioni da parte delle liste che non possono usufruire delle esenzioni previste dall’attuale assetto normativo, si dovrebbe svolgere nel mese di luglio e in parte ad agosto, con le città vuote e nella assoluta impossibilità di reperire autenticatori disponibili. Questo anche nonostante le nuove procedure che abbassano ad un terzo la soglia per le firme». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Provincia 29
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 28 Giugno 2020
DUEVILLE
Divietoditransito indue strade
DUEVILLE
Da domani fino a venerdì 10 luglio verrà istituito un divieto di transitonellecarreggiatediviadeiBersaglierieviaParini.Lamodificatemporaneaallaviabilità,attivadalle7.30alle18.30esclusisabatoefestivi,consentiràl'esecuzionedelleoperedisistemazionedell'impianto fognario. MA.BI.
Viaggioin Cinae MongoliaalBgm
BREGANZE. Nel pianoelaboratoper farfronte all’emergenza Covid
SANDRIGO. Promosso dal comitato Longasole
Imprese e famiglie AiutidalComune per200milaeuro
Lostriscione lungo 40metridavanti alcantiere. MA.BI.
In 80al presidio perchiederelostop dellalottizzazione
Lasommaarrivadaifondipubbliciperlamaggior parte e dai soldi raccolti attraverso donazioni private C’èanche unsupportopercommercioeservizi Silvia Dal Maso
Un piano di sostegno per l'emergenza Covid-19 pari a 172 mila euro che saranno destinati a famiglie e imprese. È quanto l'amministrazione comunale guidata dal neosindaco Manuel Xausa, ha approvato con la variazione di bilancio del 1° giugno. «A questi 172 mila euro vanno aggiunti anche 26 mila euro per esigenze alimentari, soldi che sono comprensivi della somma di oltre 13 mila euro donati dai generosi cittadini breganzesi per l'emergenza – spiegano soddisfatti del lavoro portato a termine il primo cittadino Xausa, il vicesindaco Maria Teresa Faresin e l'assessore al bilancio Silvia Covolo -. Abbiamo pensato che
in un momento storico particolare come questo, famiglie e imprese abbiano bisogno di soldi liquidi e contributi, e non di detrazioni o crediti di imposta, misure contenute in larga parte nella normativa statale. Per questo, abbiamo deciso di devolvere alle famiglie di Breganze la somma di 50 mila euro, sotto forma di contributi a fondo perduto per far fronte a spese di affitto, mutui, utenze e spese in-
Stanziati contributi pubblicianche perabbattere lerette deicentriestivi
differibili, anche di natura informatica. Tali importi, che vanno da un minimo di 300 euro per famiglie costituite da un unico componente a mille euro per famiglie con 4 o più componenti, sono destinati a lavoratori, autonomi e con partita Iva, che hanno visto interrompere il rapporto di lavoro dal 23 febbraio scorso». Inoltre, la maggioranza ha voluto destinare 60 mila euro alle famiglie residenti in paese che intendano iscrivere i propri figli ai centri estivi e ricreativi organizzati non solo nel territorio comunale, ma anche nelle altre realtà. «Il contributo – continua il sindaco - si traduce nell’abbattimento delle rette di frequenza, notevolmente incrementate rispetto alle tariffe dello scorso anno, visto l’au-
Alle 21.30 di martedì 30 giugno il Busnelli Giardino Magico di via Rossi ospiterà la serata dal titolo “Mongolia e Cina in treno, con pillolediVietnameThailandia”,unraccontodiviaggioconfotografie, video e musiche a cura di Silvano Carletto. L'appuntamento saràad accesso gratuito. MA.BI.
Ammontanoaquasi 200mila euro gliaiuti a famigliee imprese
«Ilpianoèvecchio maloscenario ècambiato:il sindacoci ascolti»
mento dei costi prospettato dagli organizzatori per le linee guida Covid. Tali aiuti economici vanno a coprire il periodo compreso tra il 22 giugno e il 28 agosto, e riguardano tutti i ragazzi con fascia di età compresa tra i 3 e i 14 anni, con un beneficio che va dai 20 ai 45 auro a bambino per settimana». Infine, l'Amministrazione ha deciso di destinare la somma di 60 mila euro alle attività economiche dell’artigianato, commercio, servizi, turismo e ai liberi professionisti costretti alla chiusura durante il lockdown e che abbiano subito un calo di
Un’ottantina di persone ieri pomeriggio si sono riunite in via Longasole a Sandrigo, in occasione del presidio allestito dall’omonimo comitato sorto per contestare la realizzazione di nuovi lotti residenziali lungo la strada a sud del centro. «Non condividiamo la posizione del Comune: sappiamo che questo progetto è in programma dagli anni '90, ma la situazione ora è cambiata sia dal punto di vista demografico, sia per quanto riguarda la necessità di creare una nuova viabilità verso l’ex ospedale e soprattutto perché all’epoca la campagna di
fatturato di oltre il 50 per cento rispetto ai mesi di marzo, aprile e maggio dell'anno scorso. «I contributi a fondo perduto sono pari a mille euro per coloro che devono pagare un canone di locazione e di 500 euro per i proprietari dei locali. Infine – conclude il primo cittadino - non sono invece stati differiti i termini per il versamento dell’Imu, ma chi, per motivi legati all'emergenza, non ha potuto pagare la rata comunale che scadeva il 16 giugno, non incorrerà nel pagamento di sanzioni fino al 31 luglio». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Sandrigo non era cementificata come oggi», ha dichiarato Nicola Pozzato, del comitato Longasole. «Più di un mese fa abbiamo inviato una lettera al sindaco, senza ricevere risposte. Ora proporremo una sottoscrizione per presentarla nuovamente, con più forza. E a breve faremo un’assemblea pubblica». Al presidio hanno preso parte anche Fridays for Future di Bassano del Grappa e il Coordinamento Tutela del Territorio di Breganze, estendendo gli interventi sulla tutela del territorio ad altre situazioni vicentine. • MA.BI.
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PADOVA
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 IL MATTINO
Il dossier dell’assessore Colasio: verso il ritorno alla normalità. La mostra di Belzoni prorogata fino al 26 luglio
Tornano i turisti, presenze decuplicate «Agli Scrovegni luglio è già tutto esaurito» CROMASIA
IL DOSSIER
VISITATORI DEI MONUMENTI A PADOVA POST-COVID Claudio Malfitano
V
SETTIMANA
isitatori decuplicati in sei settimane. Un segnale positivo, anche se dai livelli pre-Covid sembra passata un’era geologica. I turisti però sono tornati a Padova. Pochissimi quelli internazionali, fortunatamente molti gli italiani. Una progressione evidenziata dal dossier diffuso ieri da Palazzo Moroni sugli ingressi in Cappella degli Scrovegni e Palazzo della Ragione. Con lo scalino del 3 giugno, data in cui è stata consentita la mobilità tra regioni e, di fatto, è ripreso il turismo. «Non ci sono ancora le folle di turisti di un tempo, ma possiamo dire che la Cappella di Giotto è ormai full nei fine settimana. E a luglio si fa fatica a trovare posto», chiarisce l’assessore alla cultura Andrea Colasio.
18-24 maggio 25-31 maggio 1-7 giugno 8-14 giugno 15-21 giugno 22-28 giugno*
Le visite “contingentate” ieri alla Cappella degli Scrovegni (BIANCHI)
il dibattito sui servizi
«Acegas non deve perdere il legame con il territorio» Il vicesindaco Lorenzoni contrario alla proposta di Hera per la multiutility del Veneto «Affronto inaccettabile e Zaia non dice nulla»
«Portare il controllo industriale di gran parte delle imprese di servizi locali del Veneto a Bologna può sembrare un’operazione brillante sul piano societario, ma sul piano del legame tra le imprese e il territorio un affronto inaccettabile. E in tutto questo la politica regionale dov’è? Assente. Silente. Supina ad accettare le scelte industriali di territori meglio organizzati sul piano della difesa del proprio sistema produttivo e dei servizi». Sull’offerta presentata da Hera, che avrebbe voluto cancellare Padova dai propri piani nella partita delle multiutility venete, irrompe anche il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, oggi soprattutto sfidante di Luca Zaia per la poltrona da presidente regionale. «Tutte le partite sono lecite e in un certo senso anche desiderabili, nella misura in cui i processi di aggregazione vadano nella direzione di ridurre i costi dei servizi» evidenzia il candidato del centrosinistra a Palazzo Balbi, «ma decisamente sgradevoli quando ci si rende conto che le istanze del territo-
263 577 1.151 1.483 1.493 2.600
PALAZZO SCROVEGNI DELLA RAGIONE INCASSO VISITATORI
€ 2.480 € 5.371 € 11.308 € 13.931 € 14.088 € 23.000
58 106 1.466 2.446 2.450 3.000
*Valore stimato per i giorni 27-28 giugno
VISITE DISTANZIATE
I numeri sono condizionati ovviamente dalle norme anti-Covid che impongono il distanziamento sociale. Agli Scrovegni,
SCROVEGNI VISITATORI
Arturo Lorenzoni, vicesindaco e candidato alla Regione Veneto
rio vengono ignorate bellamente». Lorenzoni difende le amministrazioni locali: «Si prospetta la nascita del maggior polo di servizi su scala nazionale, sotto il controllo industriale di A2A o di Hera, con testa a Milano o Bologna, slegato completamente dalle amministrazioni locali, che da azioniste si ritroverebbero clienti di un’impresa senza legami con il territorio. O meglio, con legami con altri territori, che magari hanno obiettivi politici in contrasto con quelli veneti. La cosa sorprendente è
che la proposta inviata dal gruppo Hera sembra prevedere l’acquisizione della partecipazione parziale e di minoranza nella nuova utility dell’ovest veneto (Muven, ndr) con ampia maggioranza in mano a Verona e Vicenza proprio con il conferimento di beni di altre utility venete del gruppo controllato AcegasApsAmga» chiude Lorenzoni, «come dire: portare il controllo industriale di gran parte delle imprese di servizi locali del Veneto a Bologna facendo pagare il conto ai veneti». — LUCA PREZIUSI
infatti, non possono entrare più di 11 persone alla volta, con gruppi ogni quarto d’ora. Prima della pandemia però i gruppi erano di 25. «Il primo giorno di riapertura, il 18 maggio, non venne nessuno. Il secondo due signori di Rovigo a cui ho fatto personalmente da guida nel capolavoro di Giotto – racconta Colasio – Le prime due settimane sono state effettivamente dure e con un po’ di diffidenza.
Ma era necessario dare un segnale chiaro di ripartenza: Padova è stata tra le primissime città in Italia a riaprire i suoi monumenti». Una tendenza simile è stata registrata anche a Palazzo della Ragione, dove il distanziamento è meno “pressante” vista l’ampiezza. «Abbiamo aperto le logge gratuitamente a padovani e turisti, grazie all’accordo con Fulvia Furlanis e il plateatico del suo “Pastasuta”,
25
ora si può salire anche da quella che una volta era la porta dei ferri – spiega ancora Colasio – Ora siamo a circa 3 mila visitatori a settimana». ULTIMO MESE PER BELZONI
Ai turisti Padova può offrire nelle prossime settimane anche la mostra dedicata a Belzoni, l’«Indiana Jones» padovano con i suoi viaggi e le sue scoperte in Egitto. Un’esposizione aperta lo scorso autunno ma che poi è rimasta bloccata da marzo a maggio per il lockdown. «Oggi viaggiamo tra i 700 e gli 800 visitatori al giorno – racconta Colasio – Siamo riusciti a prorogarla per dare a tutti l’ultima occasione di visitarla». Avrebbe dovuto chiudere oggi, ma rimarrà aperta fino al 26 luglio. Ultima data possibile perché poi dovrà essere smontata e inizieranno i lavori per la mostra autunnale di Van Gogh, organizzata da Marco Goldin con apertura il 10 ottobre. Per di più la mostra di Belzoni è anche scontata: il biglietto intero sarà a 12 euro invece che 16; i ridotti (quindi i ragazzi dai 6-17 anni, gli studenti universitari, gli over 65, persone disabili e convenzionati) saranno a 10 euro invece che 14. La mostra è aperta giovedì e venerdì dalle 10 alle 18, sabato e domenica dalla 10 alle 20. «Non era scontato che i prestigiosi musei prestatori concedessero le loro opere ancora per un mese – conclude l’assessore – Il mio invito, per chi non l’avesse ancora fatto, è di provare l’esperienza della straordinaria vicenda umana e storica di Belzoni». —
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REGIONE
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 IL MATTINO
Coronavirus: la ripartenza
Lavoro agile per oltre 61mila padovani ma i bar perdono 3 milioni a settimana Nonostante la fine del lockdown resiste il boom dello smart working (+500%) che però impatta sulle attività economiche Riccardo Sandre / PADOVA
Sono oltre 61 mila i lavoratori padovani coinvolti dallo smart working in questi ultimi mesi, una crescita esponenziale da prima dell’emergenza Covid-19 (circa il 500% su base nazionale) che modifica di fatto il modo di intendere il lavoro così come gli spazi urbani, i trasporti ed i consumi. Secondo uno studio di Confesercenti del Veneto Centrale solo a Padova città l’ingresso in smart working di decine di migliaia di lavoratori, l’assenza degli studenti e degli insegnanti nelle scuole come pure lo svuotamento di molti uffici, è costato e continua a costare al sistema dei pubblici esercizi 300 mila euro al giorno, 400 mila in tutta la provincia. Un vuoto economico, fatto di tazzine di caffé mai bevute, brioche e tramezzini mai addentati, tavolini dei ristoranti deserti e buoni pasto fermi nelle casse dei datori di lavoro, che in una settimana vale in provincia oltre 2,8 milioni di euro a settima-
Marturano (Cgil): «Opportunità che va gestita per non acuire le disuguaglianze» na, quasi 12 milioni al mese. Anche le grandi organizzazioni sindacali padovane, i cui funzionari non sono passati per gli uffici delle sedi centrali durante il lockdown, ora si guardano intorno e vedono i bar e ristoranti dei dintorni falcidiati dalla desertificazione sanitaria dei mesi scorsi. «Lo smart working è uno strumento che offre interessanti opportunità ai lavoratori, non solo in epoca di Covid-19» spiega Aldo Marturano, segretario della Cgil di Padova «ma come tutti prodotti della tecnologia e del digitale, se non governato, rischia di incrementare le disuguaglianze permettendo ad alcuni di accumulare ricchezze e lasciando altri nella precarietà e nel bisogno. È un fenomeno che si vede a occhio nudo nell’organizzazione del lavoro ma pure guardando i bar, i ristoranti e l’occupazione in questo settore. Stesso discorso vale per le aziende di trasporto. Tutti pezzi importanti della nostra economia che non possono essere abbandonati a se stessi di fronte a cambiamenti di questa portata. Cambiamenti che vanno governati nelle aziende e sui territori ma che devono prevedere anche una visione di sviluppo più generale e condivisa». Lo smart working offre ai
lavoratori vantaggi indiscutibili, tra riduzione dei costi e dei tempi di trasporto, maggiore flessibilità nell’orario e sviluppo di una logica organizzativa che guarda più agli obiettivi che alle imposizioni gerarchiche, fino a una più agile conciliazione delle esigenze familiari con quelle lavorative, tanto più in una situazione di emergenza come
Scavazzin (Cisl): «Tema che va inserito nella contrattazione collettiva» quella che abbiamo vissuto in cui le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse, lasciando i bambini a casa. Elementi che comportano conseguenze significative sia in termini economici sia organizzativi, con alcune aziende, soprattutto del sistema manifatturiero classico, che stanno pensando di modificare la propria struttura gerarchica, avvantaggiando alcune figure e sacrificandone altre. E tuttavia non sono poche le criticità di una modalità di lavoro che rischia di eliminare le distinzioni tra tempo libero e di lavoro, per il quale il diritto alla disconnessione è ancora troppo spesso solo un elemento di dibattito, in cui possono annidarsi modalità di sfruttamento e addirittura illeciti veri e propri ai danni delle casse degli enti di previdenza attraverso la formula, già denunciata dai sindacati, della cassa integrazione agganciata allo smart working. «Crediamo fermamente nell’esigenza di superare i soli limiti di legge per introdurre nella contrattazione collettiva, nazionale di categoria, territoriale e aziendale il tema dello smart working» dice Samuel Scavazzin, segretario della Cisl di Padova e Rovigo. «Il diritto alla disconnessione, il tema dell’uso dei mezzi propri come connessione, elettricità, pc e dispositivi e postazioni di lavoro, la questione dei buoni pasto, il tema dell’orario di lavoro, della flessibilità e della produttività sono elementi che vanno affrontati a tutti i livelli. In primo luogo perché la legge non può normare una serie di fenomeni che invece sono tipici del mondo del lavoro ma che si differenziano di molto da settore a settore, in secondo luogo perché la contrattazione collettiva si rinnova ogni tre anni permettendo così una maggiore aderenza alla realtà quotidiana delle regole definite insieme da dipendenti e datori di lavoro». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
CROMASIA
LA MAPPA DEL TELELAVORO IN PROVINCIA BANCHE 5.000 addetti totali
METALMECCANICA 70.000 addetti totali
CHIMICA TESSILE 30.000 addetti totali
addetti in smartworking 2.500
addetti in smartworking 28.000
addetti in smartworking 13.000
50%
40%
45%
TELECOMUNICAZIONI 2.000 addetti totali
PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI 20.000 addetti totali
TOTALE
141.000 addetti totali
SCUOLA 14.000 addetti totali
addetti in smartworking 1.800
addetti in smartworking 5.000
addetti in smartworking 11.000
90%
25%
78%
addetti in smartworking 61.300
43% Fonte: Cgil Padova e Cisl Padova Rovigo
Virginia Petrachi lavora nell’assistenza clienti Chiara Pantano impiegata nel settore pubblico
«Basta con traffico e panini «Donne piombate nel ruolo e finalmente ho tempo di mamma, casalinga per seguire le mie passioni» lavoratrice e maestra» CONTRARIA
A FAVORE
opo avere provato lo smart working non si può più farne a meno. Ora ho una mia postazione completa a casa e sono felice di poter lavorare avendo finalmente il tempo di coltivare anche le mie passioni». A dirlo è Virginia Angela Petrachi, addetta all’assistenza clienti di una grande società attiva anche nel Padovano. «Dopo aver abitato a Padova per anni mi sono trasferita a Stra assieme al mio compagno» spiega. «Per andare al lavoro perdevo ogni giorno almeno un’ora nel traffico, più un’altra per truccarmi, prepararmi e così via. Più di 2 ore al giorno aggiuntive alle 8 che già faccio quotidianamente sono davvero tante. Abbastanza per non avere più tempo per le mie due passioni: il disegno e le tecnologie. Ora mi sveglio con più calma, faccio le mie ore proprio come in ufficio, ma senza dover infilarmi in un bar per mangiare un panino, o fare la fila al microonde armata di tupperware. Ho il tempo di cucina-
«D
er una mamma con due figli lo smart working ha dei vantaggi indiscutibili ma a me manca l’ufficio, il contatto con gli amici e i colleghi e quello spazio personale che il lavoro mi garantiva». Vive a Padova ma lavora a Venezia Chiara Pantano, da 15 anni nel settore pubblico. «Per la verità è già dal 2013 che faccio anche un po’ di telelavoro» spiega «lo avevo richiesto perché entrambe le mie figlie erano sotto i 7 anni e l’avevo ottenuto per 2 giorni alla settimana. Un buon compromesso tra le esigenze familiari e quelle professionali. A novembre però ero tornata in ufficio 3 giorni su 5 ed ero anche felice: l’abbonamento ai mezzi pubblici è uguale che lo si usi 3 o 5 giorni alla settimana e, pure con tutte le difficoltà organizzative del caso, io e mio marito avevamo trovato un sistema ottimo per gestire le nostre vite professionali, le esigenze delle nostre figlie e quelle individuali. Poi è arrivato il Covid, le scuole sono state chiuse e io, come
«P Virginia Angela Petrachi
re qualcosa di buono, anche a pranzo, e di godermi quei piccoli momenti di pausa che in un ufficio sono minuti vuoti e snervanti». Anche prima di ricevere tutta la dotazione tecnologica da parte dell’azienda, Angela era già pronta con una postazione perfettamente attrezzata in un angolo della casa. «Sia io che il mio compagno siamo appassionati di tecnologia» spiega «avevamo strumenti digitali in abbondanza e quello che ci mancava lo abbiamo comprato per nostro piacere. Poi sono arrivate anche le dotazioni dell’ufficio. Usiamo anche quelle per migliorare l’efficienza del lavoro. L’unico neo è la connessione». — R.S.
Chiara Pantano
molte altre mamme, siamo state le prime a tornare a lavorare da casa: un vantaggio indiscutibile e una risposta a un’esigenza vera e propria ma pure un ritorno al ruolo di mamma-casalinga-lavoratrice e pure maestra da emergenza Covid che alle volte è stato un po’ pesante. Abbiamo anche dovuto comprare un tablet in più perché le piccole dovevano fare lezione online. Sebbene non fossimo senza dispositivi tecnologici, un conto è usarli nel tempo libero, tutta un’altra cosa è doverli avere per lavoro o per fare lezione. Ad ogni modo anche la nostra connessione si intasa facilmente e lavorare diventa più difficile». — R.S.
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REGIONE
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 IL MATTINO
Coronavirus: i nuovi contagi
Focolaio Covid-19 all’Eurobrico di Feltre Due dipendenti positivi al test: ricostruiti i contatti e scoperti altri tre contagiati. Negozio chiuso e tutti i malati in quarantena Laura Milano / FELTRE
È l’assessore regionale Manuela Lanzarin ad ufficializzare la notizia che a Feltre circolava fin dal primo mattino di ieri: ci sono dei positivi al Covid 19 tra i dipendenti dell’Eurobrico. Nel parlare dei focolai che si sono attivati di recente in Veneto, l’assessore cita la caserma Serena, la badante di Padova e poi spiega il caso di Feltre: «Giusto oggi si è aggiunto un caso a Feltre, con due persone positive nel negozio della catena Eurobrico che è stato chiuso per una indagine sierologica. Questo è il sistema con cui lavoriamo, quello di isolare i focolai, di fare le indagini sierologiche su tutti i contatti». Passano pochi minuti e finalmente arriva la comunicazione ufficiale della Usl che durante il giorno, nonostante i solleciti, non aveva dato alcuna informazione. Sono cinque dunque i casi di contagio da Covid 19 documentati dal dipartimento di Prevenzione dell’Usl bellunese, dopo il riscontro di positività a due dipendenti di Eurobri-
L’ingresso all’Eurobrico di Feltre. Il negozio è stato chiuso in fretta e furia venerdì sera
co in località Zuecca. L’esito positivo dei primi due casi è stato comunicato ai responsabili del magazzino alle 18 di venerdì sera, quando le persone presenti nel negozio sono state tutte invitate a uscire per “problemi informatici”. Ieri mattina poi è comparso un cartello di chiusura del negozio. Ma fino al tardo pomeriggio di ieri, non c’erano gli esiti del tamponamento a tutte le per-
sone che avevano avuto contatti stretti con i positivi accertati, fra ambito intrafamiliare e lavorativo. «A seguito di due positività Covid 19 riscontrate venerdì pomeriggio», spiega il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl Dolomiti, Sandro Cinquetti, «in due colleghi di lavoro di un negozio di Feltre è stato attivato, come da linee guida regionali un accura-
to contact tracing che ha portato all’esecuzione del tampone a 25 contatti dei due casi indicati. Poco fa (ieri alle 19 circa, OES), il laboratorio ha reso noti i risultati di queste indagini attestando tre nuove positività: una correlata al caso 1 e due al caso 2. Da ciò deriverà l’esecuzione di nuovi accertamenti, con le decisioni conseguenti. Si tratta di un piccolo focolaio epidemico atteso in
questa fase che, seppur impegnativo, rientra nella dinamica della coda pandemica. Nessuno dei casi indicati presenta sintomatologia grave. Per essi è stato disposto l’isolamento domiciliare con sorveglianza attiva. Per tutti gli altri contatti è stata attivata la quarantena». Il comunicato dell’Usl Dolomiti è dunque stato redatto nel tardo pomeriggio di ieri, quando sono arrivati gli esiti dal laboratorio analisi. Ma sui social per tutta la giornata si è animato un dibattito sulle motivazioni della chiusura, fra dubbi, sentito dire e preoccupazione della gente. Motivazioni che non sarebbero state rese note nemmeno dalla proprietà. Che, contattata nel corso della giornata, ha parlato di “problemi informatici” e di sanificazione programmata, oltre che dell’opportunità di concedere “due giorni di ferie ai dipendenti”. Che siano due giorni o più di chiusura non è dato sapere. E non lo sa nemmeno il sindaco Paolo Perenzin, informato l’altra sera dall’Usl.— © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Situazione in italia
Casi in diminuzione ma aumenteranno a causa delle ferie Alla Protezione Civile la percentuale sotto costante verifica è principalmente quella degli isolamenti domiciliari, stabile da giorni al 90% dei positivi. A fronte di 1.400 pazienti ospedalizzati per il Covid, sono un centinaio quelli ricoverati in terapia intensiva, rispetto ai 6mila posti disponibili e saturati nella fase più acuta della pandemia. Secondo l’Iss «in questo momento il servizio sanitario non mostra criticità». A breve, però, peseranno i flussi turistici, soprattutto dalla Lombardia. Dice il professor Walter Ricciardi: «Siamo sicuri che la circolazione del virus aumenterà con gli spostamenti per le ferie, ma siamo diventati più bravi a intercettarlo subito. Possiamo limitarne l’impatto, ma il Covid c’è».
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ATTUALITÀ
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 LA NUOVA
Lo scontro politico Parla la presidente del Senato: «Spero che Merkel immagini un’Europa solidale nella sua guida nel semestre tedesco»
direttiva di conte
Casellati: «Basta teatrino delle parole L’Ue liberi subito le risorse o sarà crisi»
Mattarella «Su Ustica gli alleati collaborino»
L’INTERVISTA Paolo Festuccia / ROMA
are di più e meglio, mettendo soldi nelle tasche degli italiani». Maria Elisabetta Alberti Casellati lo ripete da settimane. Non solo perché l’emergenza sanitaria è ancora asfissiante, ma anche perché le difficoltà del post pandemia si scaricano tutte nell’emiciclo che lei presiede. Dal taglio dei vitalizi alla giustizia, Palazzo Madama con una maggioranza che si assottiglia sempre di più è ormai il nocciolo delle tensioni politiche. Presidente, tutti gli indicatori economici fotografano un Paese in grave difficoltà nonostante gli interventi finanziari messi in campo. Come è stata affrontata l’emergenza? «Fare di più e meglio non è una possibilità, ma una scelta obbligata. Ho visto una risposta straordinaria degli italiani che si sono subito rimboccati le maniche per ripartire. Tante famiglie non hanno un reddito fisso. Ma per scongiurare il rischio di un crollo del Pil così drammatico è necessario eliminare i ritardi della burocrazia, le troppe carte amministrative e dare prospettiva e futuro mettendo soldi subito nelle tasche degli italiani». Ma al di là delle parole come? Visto che molte attività non ripartiranno... «L’ho già detto e lo ripeto con forza, lavoro, lavoro e lavoro. Senza lavoro non c’è ripresa e i consumi restano al palo. Per la rinascita occorre guardare oltre la politica dell’emergenza ed indicare con chiarezza tempi e priorità per gli interventi fiscali, finanziari e di sviluppo a sostegno di economia, famiglie e imprese». Questo fa pensare che si poteva fare di più e meglio: co-
«F
MARIA ELISABETTA CASELLATI PRESIDENTE DEL SENATO ESPONENTE DI FORZA ITALIA
Uno dei palazzi della Commissione europea a Bruxelles
sa la preoccupa? «Mi preoccupa l’incertezza che porta a non-decisioni e quindi ad una mancata assunzione di responsabilità. Emblematica è la situazione della scuola tra chiusure prima, riaperture poi. Tra riaperture totali, parziali, alternate, a gruppi, a turni, per poi finire per scaricare tutto sulle spalle delle regioni o dei presidi. La stessa incertezza che coinvolge il mondo delle attività produttive che finisce per fare viaggiare l’economia alla velocità di un inutile monopattino». Le tensioni sulla scuola, la condizione del lavoro femminile, le fasce sociali più deboli: quali sono le tre condizioni irrinunciabili per il rilancio? «Un Paese che non si occupa dei giovani non ha futuro. Per loro, che sono stati gli invisibili dell’emergenza, per le famiglie e per le donne, la scuola è una priorità assoluta. A settembre, tutti in classe in sicurezza, perché la scuola non è solo di-
dattica davanti al computer, ma è socialità, è dialogo, il luogo di confronto e di crescita. E poi le donne con l’incertezza e la confusione sulla riapertura delle scuole non possono essere ricacciate in casa tra figli, anziani, lavori domestici e professione. Così si torna indietro di cinquant’anni rispetto al percorso di emancipazione femminile. È un allarme che ho lanciato da tempo e che purtroppo gli studi confermano. Ripartiamo invece dalle donne per la rinascita economica e sociale del Paese perché hanno idealità e concretezza, creatività, visione sul futuro e coraggio». In questa emergenza l’Europa è ancora divisa. L’Italia è accusata di chiedere sempre senza concedere nulla sulle riforme. Come giudica le risposte dell’Ue alla crisi? «Non ci sono, malgrado gli annunci, scelte chiare e operative subito. È finito il momento del teatrino delle parole. Per essere credibili in Europa occorre prima fare e poi chiedere
«La sopravvivenza del sistema Bruxelles dipende dalla tenuta del tessuto sociale ed economico di tutte le sue nazioni» con forza e determinazione. Mentre si discute, ogni giorno decine di aziende chiudono e centinaia di persone perdono il lavoro. Le risorse vanno liberate ora. Servono investimenti e liquidità. Diversamente la crisi italiana sarà irreversibile. La sopravvivenza del sistema Europa dipende dalla tenuta del tessuto sociale ed economico di tutte le sue nazioni». Lei ha espresso giudizi severi sulla Germania e sul suo atteggiamento rigido rispetto al piano degli aiuti. Alla luce delle ultime intese pensa che le critiche abbiano sortito effetti positivi? «Guardi, come tutti gli italiani, ho gioito per Italia-Germania 4 a 3, ma è un tempo lontano. Oggi le dichiarazioni di Merkel evidenziano che non c’è un cambio di paradigma della Germania per un’Europa protagonista vicina alle persone e capace di andare oltre gli egoismi nazionali e ogni tentazione sovranista. Io però continuo a sperare che Merkel, con
la sensibilità di una donna, immagini un’Europa solidale e inclusiva durante la sua guida nel semestre tedesco di presidenza dell’Ue». Altro tema è la giustizia. Dopo la bufera sul Csm tutti concordano, almeno a parole, sulla necessità di una riforma. Da dove partire? «Per prima ho detto che non c’è un caso Palamara. C’è il caso della giustizia italiana grave e da risolvere in fretta, perché i cittadini hanno bisogno della certezza del diritto. Quello che è successo al Csm dimostra che è urgente intervenire sulle riforme, sulla separazione delle carriere, sulla non obbligatorietà dell’azione penale, sulla durata dei processi. Sta qui la vera patologia. Se non affrontiamo questi problemi rischiamo di penalizzare i tanti magistrati che pensano solo a fare bene il proprio lavoro. Non vorrei però che tutto questo parlare di cambiamento fosse un modo gattopardesco per far sì che tutto cambi per non cambiare niente». Sono maturi i tempi per una donna Presidente della Repubblica? «Questa è una domanda che vale solo in Italia, perché le donne nel mondo vanno bene ovunque. Basti vedere l’Europa ove le donne sono al comando in ogni posto di vertice». Come mai il dietrofront sul blocco al taglio dei vitalizi? «La presidenza del Senato non c’entra nulla con la decisione della Commissione Contenziosa che è un vero Tribunale. Non sarebbe corretto dal punto di vista etico e giuridico un mio intervento. A febbraio 2020 avevo già suggerito una riflessione per il cambiamento di alcuni componenti, cosa che poi è puntualmente accaduta. Mi dispiace molto che questa decisione sia intervenuta in un momento così difficile per gli italiani, ma ribadisco, la sentenza è appellabile». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Governatori senza partito aspettando la tornata elettorale
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CAR. BER. © RIPRODUZIONE RISERVATA
FABIO BORDIGNON
L’OPINIONE
on potrà mai esistere un #PartitoDeiGovernatori. La suggestione deriva dall’ascesa dei Presidenti di regione. Dall’approssimarsi di una caldissima tornata elettorale. Dai conflitti apertisi con il governo centrale. Proprio l’epidemia ha gettato nuova luce (e tante ombre) sul tema dei rapporti centro-periferia. Spingendo alcuni leader locali in vetta alle graduatorie nazionali. E altri in direzione opposta. Effetto-Covid? I trend demo-
Il presidente della Repubblica chiede una mano ai Paesi alleati per far luce sulla strage del Dc9 Itavia precipitato nei cieli italiani. E il premier Giuseppe Conte annuncia che sta lavorando «a una nuova direttiva che consenta di allargare il perimetro delle ricerche sulla strage di Ustica». A quarant’anni da questo tragico evento, le istituzioni fanno sentire la propria voce. E fa discutere l’ipotesi di una pista palestinese svelata da La Stampa ieri con documenti inediti. «La strage avvenuta nel cielo di Ustica la sera del 27 giugno 1980 è impressa nella memoria della Repubblica con caratteri che non si potranno cancellare», dice Sergio Mattarella nel suo messaggio alla commemorazione di Bologna, omaggiando la memoria delle 81 persone scomparse in quel disastro aereo che ancora oggi è rimasto senza colpevoli. «Il quadro delle responsabilità e le circostanze che provocarono l’immane tragedia – ricorda il Presidente – tuttora non risulta ancora ricomposto in modo pieno e unitario». Tanto da richiedere un appello: «Trovare risposte risolutive, giungere a una loro ricostruzione piena e univoca richiede l’impegno delle istituzioni e l’aperta collaborazione di Paesi alleati con i quali condividiamo comuni valori». Chi ha accesso al Colle è convinto che il riferimento sia una frase che va letta in maniera amichevole. In sostanza Mattarella si rivolge a Francia, Nato e agli Usa, convinto che la nostra magistratura da sola, pur avendo fatto un grande lavoro, più di tanto non possa ottenere se i nostri alleati non aprono i loro archivi. —
scopici appaiono coerenti con i voti sulla gestione dell’emergenza sanitaria assegnati dall’Osservatorio della Cattolica per La Stampa: 4 alla Lombardia, il cui Presidente precipita nei sondaggi; 7,5 alla Campania e 9 al Veneto, i cui governatori brillano per popolarità. Vincenzo De Luca è terzo nella classifica rilevata da Demos per Repubblica – almeno, lo era prima di Mondragone. Addirittura secondo, e in continua ascesa, Luca Zaia. Può esistere un partito che
“contenga” Zaia e De Luca? Gad Lerner ha già individuato i punti di contatto. Crozza l’aveva preceduto: potremmo scambiare lanciafiamme e topi vivi (dentro involtini primavera) senza togliere credibilità alle rispettive imitazioni. A mettere in secondo piano l’opposto retaggio politico c’è poi quel «…però è un bravo amministratore» pronunciato a mezza voce da tanti avversari. Molto più ingombrante, rispetto a qualsiasi prospettiva di collaborazione, lo sco-
glio delle autonomie. Qui proprio non ci siamo: De Luca e Zaia difficilmente potranno stare dalla stessa parte. Nonostante gli sforzi del ministro Boccia, vicino a un altro istrionico viceré sudista: Michele Emiliano, noto (e inviso) per il sincretismo demogrillino. È stato proprio il governatore campano, in settimana, a rompere l’unità (sul nodo della scuola) nella Conferenza Stato-Regioni: organo che, durante la crisi, ha peraltro mostrato di poter funzionare co-
me autentica istituzione federale. L’ideale partito regionalista, piuttosto, consegna la stessa tessera a Zaia e Stefano Bonaccini. Quest’ultimo, tuttavia, fermando il Capitano nella Waterloo emiliano-romagnola, ha proiettato l’omologo veneto verso il vertice del suo partito. E se stesso verso il Nazareno, in rotta di collisione con il segretario (e governatore) Zingaretti. Resta il paragone storico. Con la stagione in cui il Presi-
dente del consiglio divenne premier. I Presidenti di Regione americaneggianti governatori. E i sindaci (direttamente eletti) diedero vita a centocittà. Quel movimento, però, era perfettamente dentro il suo tempo: poggiava sulle “idee del ‘94”, che incrociavano federalismo e maggioritario. Oggi, il residuo presidenzialismo regionale è solo un’eco del passato, in dissonanza con lo spartito nazionale. Ennesimo sintomo della schizofrenia italiana, fatta di governanti senza governo e leader senza partito: supereroi senza superpoteri. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
JESOLO - LITORALE
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Il turismo sulla costa
Spiagge, giugno si chiude con meno 80% Alberghi: prenotazioni ancora ferme. Maschio (Aja): «Speriamo in luglio e agosto, al momento si lavora solo nel weekend» Giovanni Cagnassi / JESOLO
Un fine settimana da festeggiare sulle spiagge, almeno fino a domattina quando si tornerà alla normalità e quindi ad alberghi e stabilimenti ancora lontani dai numeri della scorsa estate. Sulla costa veneziana sono arrivate circa 500 mila persone da Bibione fino a Sottomarina in questo week-end. Lunghe code in auto per raggiungere le maggiori località turistiche del litorale che hanno fatto il pieno almeno per un paio di giorni. Ma il mese di giugno sta per chiudere con un forte calo, attestato tra il 70 e l'80 per cento, forse anche di più se consideriamo che la scorsa estate a giugno cadevano le festività “tedesche” di Ascensione, Pentecoste e Corpus Domini da tutto esaurito. Inutile nascondere che le pesanti conseguenze dell'emergenza sanitaria si stanno facendo sentire in tutto il comparto turistico. «Il calo di giugno è evidente» dice il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli «Le strutture ricettive che hanno aperto sono in aumento, ma in molte località superano ancora di poco la metà. Diciamo che in questo mese abbiamo iniziato a lavorare, ma la vera stagione estiva partirà da luglio». Tedeschi e austriaci hanno varcato le frontiere e sono arrivati per brevi vacanze di 4 o 5 giorni, ma i numeri sono ancora molto bassi e le prenotazioni sono per il momento ancora ferme in attesa del mese di luglio quando soprattutto all'ultimo minuto dovrebbero comunque arrivare. Bibione, Caorle e soprattutto Jesolo stanno comunque aumentando il ritmo di lavoro anche se per la maggior parte i turisti stanziali arrivano dal bacino regionale, al massimo triveneto. L'Aja, associazione jesolana albergatori, con il presidente Alberto Maschio, ha previsto nella migliore delle ipotesi un calo a fine stagione del 30 per cento delle presenze. Più verosimilmente sul litorale veneziano si parla di un meno 50
per cento a fine stagione. Gli alberghi sono all'80 per cento dell'occupazione nel fine settimana e poi crollano vertiginosamente al 20 per cento e anche meno nei primi giorni della settimana. UnionMare Veneto, sindacato dei balneari, ha calcolato nei fine settimana un calo di presenze globali sulla costa del 30 per cento. E durante la settimana anche di oltre il 70
Al via la campagna di comunicazione “I mari della tranquillità” che unisce tutti i sindaci per cento. «Tra venerdì e domenica» dice il presidente di UnionMare Alessandro Berton «abbiamo un notevole afflusso, soprattutto di pendolari, ma non solo, poi durante la settimana il calo è molto forte». Intanto, la conferenza dei sindaci del litorale ha ideato una campagna di comunicazione reputazionale dal titolo “I mari della tranquillità. Le spiagge del divertimento”. «Grazie al grande lavoro di squadra che ha coinvolto tutti i colleghi sindaci del Litorale Veneto, i relativi consorzi di promozione turistica, la Regione con il vicepresidente Gianluca Forcolin e l’assessore al Turismo Federico Caner, siamo riusciti a elaborare in pochi giorni un piano di uscite straordinario» commenta soddisfatto il presidente della conferenza dei sindaci Pasqualino Codognotto (San Michele) «Abbiamo anche rotto quel paradigma che vuole un’amministrazione pubblica lenta ad operare su progetti del genere. Siamo soddisfatti di quando abbiamo prodotto e confidiamo che raggiunga lo scopo prefissato». La campagna si svilupperà nel mese di luglio coinvolgendo i principali media nazionali, suddivisi tra testate cartacee, periodici, televisioni e media digitali. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
jesolo e bibione
Le app per bloccare il posto il maxi ingorgo della vigilia Cattai (Federconsorzi) «Arrivano quasi 10 mila richieste per 1400 postazioni» Il sindaco Codognotto: in 600 collegati poco dopo mezzanotte JESOLO
Spiagge prenotate tra Jesolo e Bibione. Imperversano le app per guadagnarsi il sospirato posto al sole. E nel fine settimana è davvero un caos tra prenotazioni e voucher da esibire negli stabilimenti. A Jesolo, lunghe code prima di entrare in spiaggia e più di qualche contestazione al si-
stema "JBeach" che ormai è entrato a pieno regime. Dal 13 giugno, oltre 6 mila posti sono stati assegnati al lido di Jesolo con la prenotazione. Ieri mattina eravamo già al 95 per cento di occupazione dei 1400 posti a disposizione. «Il problema» spiega Chiristian Rampazzo della Hotel Market 2.0 Lab che con la Coco Srl di Bari ha elaborato la App per il Comune e Federconsorzi, «è che molti pensano di poter prenotare anche diversi giorni prima, mentre è possibile la sera prima o il giorno stesso. Abbiamo anche una mail per l'assistenza
(assistenza@jbeach.app) proprio per aiutare i turisti». Nel fine settimana arrivano anche quasi 10 mila richieste complessive, come ha spiegato il presidente di Federconsorzi Jesolo, Renato Cattai. E i posti nelle zone libere tra le concessioni sono poco più di 1400. Restano poi le spiagge libere alle foci del Piave e del Sile, dove non serve la prenotazione e si deve sempre mantenere il distanziamento. I bagnanti possono sostare con l'asciugamano gratuitamente, senza prenotazione, anche davanti alle concessioni e prima della batti-
sottomarina e isola verde
Pendolari in coda sulla Romea residenti di Valli “prigionieri” I residenti della frazione bloccati in casa per colpa di chi cerca facili scorciatoie «Pronti a bloccare la rotonda se non ci sono più controlki» SOTTOMARINA
Tutti al mare, con tanti pro e qualche contro. Il litorale di Sottomarina e Isola Verde ieri è stato preso d’assalto con lunghissime code già dal pri-
mo mattino. Il boom di pendolari ha avuto un effetto domino su tutta la città andando a riempire lidi, ma anche parcheggi, chioschi riva mare, gelaterie, bar e in serata anche ristoranti e pizzerie con chi, cercando di evitare la coda di rientro, ha deciso di trattenersi fino a tardi. Soddisfatti gli operatori turistici che attendevano lo stabilizzarsi del tempo per far decollare una stagione inizia-
ta con mille problemi (limitazioni Covid, servizio salvataggio sbloccato all’ultimo, ripascimento di Isola Verde interrotto). C’è però anche qualche nota negativa. Anche ieri, come già nei due weekend precedenti, le code in ingresso hanno bloccato la circolazione interna di Valli. Moltissimi pendolari, alla ricerca di scorciatoie per evitare gli incolonnamenti chilometrici sulla Romea, sono en-
La lunga colonna di auto che ieri ha bloccato Valli di Chioggia
gia purchè non abbiano lettini o ombrelloni. Nei prossimi giorni saranno integrati una decina di steward, mentre proseguono i controlli della polizia locale sulla spiaggia e anche sui pontili i cui ingressi sono chiusi da quest'anno per evitare l'eccessivo assembramento che sarebbe stato impossibile da controllare. La prenotazione della spiaggia va molto bene anche a Bibione con numeri in crescita. È possibile prenotare il posto in spiaggia in modo totalmente gratuito collegandosi al sito www.bibi1app.it. «Il sistema sta funzionando molto bene» spiega il sindaco di Bibione, Pasqualino Codognotto «Ci sono picchi di prenotazione alla mezzanotte e 10 minuti di 600 persone tutte collegate». Nessuna prenotazione obbligatoria sul litorale di Caorle. — G.CA.
trati nella frazione dalla rotonda subito dopo Conche andando a intasare le vie interne in realtà senza alcun beneficio perché con la chiusura del ponte sulle Trezze (dal primo maggio 2019) non esiste più la possibilità di deviare sull’Arzerone. Il problema è che i pendolari vanno a incolonnarsi su vie riservate alla viabilità residenziale rendendo di fatto prigionieri gli abitanti della frazione che non possono uscire di casa. I residenti ieri, in preda alla rabbia, volevano bloccare la rotonda con le transenne e hanno segnalato nuovamente il problema all’amministrazione comunale chiedendo più controlli e un incontro urgente. — ELISABETTA B.ANZOLETTTI
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MESTRE
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“Bruti” ma belli Gli strani vincoli agli edifici della stazione Tutelati perché della corrente architettonica del Brutalismo ma se non saranno rimossi non si riqualificherà quell’area Mitia Chiarin
Alcuni vincoli nella bozza del Ptrc 2020 in discussione, tra le polemiche, in consiglio regionale hanno ragion d’essere. Come la tutela del sistema della Città giardino di Marghera, dichiarato sito di interesse nazionale dal Ministero dei Beni culturali. O le case dei ferrovieri, che si estendono in parallelo a via Piave. Altri lasciano interdetti. A sorpresa, perché tutti lo ritenevano cancellato dalla giunta regionale nel 2015, si ripropone il vincolo che impedirebbe l’abbattimento del palazzo Ex Poste di viale Stazione. Esempio di architettura brutalista. Filone architettonico nato nel 1954 in Regno Unito dal Béton Brut di Le Corbusier e che vede in Italia esempi noti come la Torre Velasca di Milano. A guardare il palazzo di Mestre la brutalità della materia non pare ammirevole: l’edificio perde pezzi, da tempo è transennato, e rischia, se non ci sarà l’abbattimento per la apposizione del vincolo, di azzoppare l’accordo di programma sulla stazione di Mestre fortemente voluto dal sindaco Brugnaro. Stessa cosa si può dire del fabbricato della stazione di Mestre, altro esempio di spazio pubblico non bello da vedere, e che dovrebbe ospitare una profonda riconversione con la stazione ponte verso
Marghera. I due edifici sono nell’elenco fatto uscire dal consiglio regionale dai consiglieri Pd Pigozzo e Zottis che chiedono di risolvere questi evidenti errori per la riconferma di vincoli che da cinque anni parevano cancellati. «La questione è vera e quegli errori vanno corretti. Il Ptrc ha avuto un percorso tanto lungo che non può non tenere conto dell’oggi, dei passi avanti fatti e di importanti accordi portati alla firma, come quello della stazione», evidenzia il delegato della Città metropolitana, Saverio Centenaro (Forza Italia) e consigliere di maggioranza a Venezia. In consiglio regionale il Pd Fracasso, correlatore della legge, ha denunciato «la mancanza di valenza paesaggistica del Piano nonostante 11 anni di gestazione». E ha rincarato la dose: «Il PTRC fotografa un Veneto di quindici anni fa, che non c’è più, ma è costato alla collettività quasi cinque milioni di euro». Un intoppo per l’asse politico Brugnaro-Zaia da risolvere in fretta, evidentemente. Dal Comune non esce alcun commento ma pare che a Ca’ Farsetti si siano mossi visto che gli architetti che seguono il progetto di trasformazione dell’ex Poste, che oggi è di proprietà di Michael Kluge e deve diventare una delle due torri albergo da cento metri a fian-
residenza puBBlica
Altri 250 mila euro per le manutenzioni della torre 27 alla Cita La giunta comunale ha approvato nuovi lavori di manutenzione straordinaria della residenza pubblica nella terraferma per 250mila euro. Su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto, il progetto definitivo riguarda interventi di manutenzione straordinaria della residenza pubblica in terraferma e spiega: «Operazione rivolta a rispondere tempesti-
La Torre 27 alla Cita
co della stazione, parlano di «un errore evidente. Nei prossimi giorni avremo un confronto con il Comune», dicono, rassicuranti. L’elenco della terraferma di edifici da vincolare nel Ptrc 2020 vede una lista lunga: ci sono l’attuale direzione del Vega (ex circolo ricreativo della Montecatini); la torre dell’acquedotto di Marghera; l’ex stazione di servizio del “Cubo”; le scuole Grimani e Visintini; la centrale elettrica Volpi dell’Enel; la chiesa di Sant’Antonio con il cinema Aurora; il quartiere della “Chiari e Forti” in via Fratelli Bandiera; chiese come San Pio X e Gesù Lavoratore. E ancora la sede dell’attuale ambulatorio Emergency a Marghera, 16 case di Mestre, costruite tra il 1926 e il 1928; altre dieci non datate e una palazzina di via Cappuccina realizzata nel 1950. Contro il tentativo di approvare il Ptrc prima della fine della legislatura tuonano anche Michele Boato (Ecoistituto) e Marco Zanetti (Venezia Cambia) che ricordano le oltre 2.400 osservazioni presentate da associazioni e comitati, tutte respinte, che miravano a bloccare grandi progetti come Veneto City e il Quadrante di Tessera. «Questo piano non va approvato: va ritirato e ridiscusso nella prossima legislatura», dicono. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
vamente al mantenimento degli standard abitativi, con l’esecuzione di interventi puntuali per guasto o manutenzioni non differibili all’interno di singoli alloggi o nelle parti comuni dei fabbricati residenziali». La Zaccariotto spiega che i lavori interessano in particolare il condominio Torre 27 della Cita per intervenire sulle autorimesse, sostituire alcuni impianti citofonici e mettere in ordine parti di recinzioni in via Case Nuove a Marghera. Ma nella torre comunale anche l’ex portineria viene trasformata in vero spazio comune per i residenti. «Il Comune di Venezia mette a disposizione dei cittadini circa 5.500 alloggi, dislocati in tutto il territorio comunale», aggiunge la vice-
sindaco con delega alla Casa Luciana Colle. «Dal 2015 ad oggi abbiamo già risistemato più di 650 appartamenti uniformemente suddivisi tra la terraferma e il centro storico con le Isole. Il tutto per un totale di quasi 15 milioni di euro, ai quali se ne aggiungono altri quasi 5 milioni già stanziati e che prenderanno avvio nelle prossime settimane. Con il finanziamento approvato dalla Giunta si darà invece seguito al progetto di manutenzione ordinaria di quegli alloggi che ne necessitano e che si aggiunge agli altri 900mila euro approvati nei mesi scorsi sempre per l’annualità 2020». Il progetto è stato curato anche stavolta dalla partecipata Insula. — M.CH.
la Sicurezza del
Vetro
www.sav2000.it
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Domenica 28 ....Giugno 2020
La Voce
ROVIGO
Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.it
IL BOLLETTINO Ancora contagi zero per il Polesine, conferma Covid free
Strutture residenziali, solo un positivo
Il direttore dell’Ulss 5 Antonio Compostella
ROVIGO - Un nuovo giorno a contagio zero per il Polesine che si conferma, ancora una volta, terra sicura dove il virus, lo dicono i numeri, c’è ma circola davvero pochissimo. Come sottolinea il direttore generale dell’Ulss 5 Polesana, Antonio Compostella, non significa certo che possiamo abbassare la guardia, anzi. Proprio ora che il contagio ci sembra così distante abbassare l’attenzione potrebbe essere fatale e favorire una seconda ondata. Il bollettino del contagio nel nostro territorio, emanato come ogni giorno
dall’inizio dell’emergenza dall’azienda sanitaria Ulss 5 Polesana, è ancora una volta confortante. Non si registrano, infatti, nuove positività nel nostro territorio. Ecco il bollettino. Positività. Non si registrano nuove positività di residenti in Polesine (sono in totale 451 i residenti in Polesine con positività al Covid-19 riscontrati da inizio epidemia). Strutture residenziali extraospedaliere. Non si segnalano nuove positività o nuove guarigioni.
Rimane 1 solo ospite della Struttura di Fratta Polesine ancora positivo; per tutte le altre Strutture non si segnalano positività né tra gli ospiti né tra gli operatori. Tamponi. I tamponi eseguiti da inizio epidemia, in Polesine, sono 44.392. Le persone sottoposte a tampone sono 21.385. Guarigioni. Rimane fermo a 408 il totale dei guariti in Polesine da inizio epidemia. Ad oggi sono 70 le persone poste in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA
RIPARTENZA E’ arrivato il via libera per gli sport di contatto per la gioia dei Bersaglieri
“Finalmente si ricomincia davvero” Coach Umberto Casellato: “In gruppi da otto non è rugby. Martedì tutti in campo, grazie a Zaia” Luca Crepaldi
ROVIGO - Il via libera agli sport di contatto sancito ieri mattina dal governatore del Veneto, Luca Zaia, è la meta più importante di questo sofferto 2020 per la Rugby Rovigo Delta. La soddisfazione per coach Umberto Casellato è palpabile, a due settimane dal ritorno in campo per gli allenamenti, ma distanziati. “I ragazzi erano divisi in gruppi di otto, distanziati e con tutte le norme da rispettare, ma finalmente dalla prossima settimana ci ritroveremo tutti insieme per un allenamento di più completo”le parole del coach rossoblù. “Ripartiremo con la riatletizzazione di tutti i giocatori, ricominceremo a mettere dentro la palla con consistenza e a fare quei giochetti necessari per riprendere confidenza nella squadra, cosa importante in questo sport” sottolinea Casellato. “Il rugby è uno sport dove la vicinanza, anche negli spogliatoi, è importante - commenta - in gruppi da otto non è rugby, non è niente se si pensa che di solito siamo una quarantina di persone che si allena insieme. E stato difficile abituarci, ma per for-
tuna è finita. Ringraziamo Zaia, credo che saremo i primi in Italia a riprendere a giocare”. Ma niente “libera tutti”, nel senso che Casellato sottolinea come ci saranno ancora più precauzioni da seguire. “I ragazzi dovranno stare attenti e noi soprattutto - aggiunge - è noto che la soglia di dolore per loro è molto alta, e in passato capitava si allenassero pure con la febbre. Oggi chi sta male deve chiamare il dottore, e lo hanno capito bene”. Un ritorno in campo che permetterà al tecnico dei Bersaglieri di preparare la stagione come si deve. “Penso fosse normale questo passo, visto l’andamento che si vede in tutti i luoghi pubblici - riflette - sembrava assurdo che in campo si dovesse stare a tre metri e al bar per un caffè a uno, vicini l’uno con l’altro. Mi pareva una decisione più burocratica che legata al virus”. Domani sono programmati i test fisici, martedì il primo allenamento ufficiale con 24 elementi della rosa. “Stiamo attendendo l’ufficialità anche per l’inizio del prossimo campionato, l’ipotesi più probabile è quella di due partite di Coppa Italia a inizio ottobre e il via del campionato a fine
Umberto Casellato Il coach della Rugby Rovigo Delta sorride sotto la mascherina mese - precisa Casellato - intanto noi abbiamo realizzato tre programmi di preparazione a seconda che sia effettivamente così o si sposti tutto di un mese, o addirittura a gennaio, cosa che ritengo improbabile”. Peraltro gli atleti della Rugby Rovigo
Delta, sono arrivati piuttosto in forma agli allenamenti. “Siamo contenti perché in queste due settimane i ragazzi che abbiamo testato pensavamo fossero messi molto peggio ammette Casellato - il nostro preparatore atletico è stato sorpreso positi-
vamente. Penso che avessero una gran voglia di correre dopo il lockdown, partiamo da una buona base”. Il coach rossoblù ritorna col pensiero al periodo in cui tutto era fermo. “Sono una persona molto metodica, come l’80% degli allenatori, e ho la mia giornata tipo - spiega - per questo è stata veramente dura nei mesi di fermo. Essere tornato anche solo al campo, con i gruppi che arrivavano scaglionati al pomeriggio, è stato bello e mi ha reimmerso nella mia quotidianità, che per un allenatore che lavora su numeri e tattiche, è irrinunciabile”. Il pensiero della Rugby Rovigo Delta è già alle prime partite amichevoli che si potranno organizzare. “Abbiamo tre date per eventuali amichevoli con le squadre più forti d’Italia, e visto che la situazione epidemiologica sta migliorando, la speranza è di poterle disputare davanti al nostro pubblico - conclude il coach - vogliamo riempire il Battaglini e che sia una festa. Se si possono fare le fiere, non vedo perché, con le dovute cautele, non si possano riaprire gli stadi, specie qui a Rovigo, che è stata fortunatamente colpita poco dal virus”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LINEE GUIDA Per le mascherine si deciderà, e anche per gli spazi
Scuola, è certa solo la data
Il ritorno in classe sarà il 14 settembre
ROVIGO - Sul tema riapertura delle scuole c’è una sola certezza: la data. Perché, di fatto, troppe sono ancora le varibili da valutare, chiarire e decidere prima dell’inizio dell’anno scolastico che partirà i 14 settembre ma non è ancora neppure chiaro che poi dovrà richiudere i battenti per permettere l’organizzazione dei seggi elettorali. E sulle regole, decise in conferenza StatoRegione perchè, come sottolineato dal Presidente Luca Zaia come dagli altri presidenti della conferenza delle Regioni, quelle “proposte dal Governo erano davvero irricevibili”. Ed ecco dunque che i ragazzini torneranno in classe alla distanza di un “solo” metro gli uni dagli altri invece che due. Una distanza che, comunque, per quanto dimezzata rispetto alla proposta del Go-
verno, resta comunque un grosso problema per l’istituzione scolastica. Una problema di spazio. Si calcola infatti che con le nuove norme rischiano di rimanere senza aula almeno un milione di studenti in tutta Italia. Ecco perché in queste settimane il Ministero ha messo a punto un software che consente di incrociare, scuola per scuola, il dato degli alunni con quello degli spazi e con il distanziamento indicato dal Comitato tecnico-scientifico. L’idea è quella di ripristinare i circa 3 mila edifici scolastici dismessi a causa del calo demografico e del dimensionamento delle scuole oltre a rivedere gli arredi delle aule e, eventualmente, trovare altri spazi al di fuori della rete scolastica. Il che potrebbe essere certo un’ottima idea, ma come la mettiamo con
i tempi. Ormani mancano due mesi e mezzo alla riapertura e ripristinare spazi inutilizzati da tempo un po’ in tutta Italia non è certo una operazione semplice e veloce. In ballo c’è la sicurezza degli studenti. Dunque tornando alle regole per la riapertura, nemmeno il fatto che gli studenti debbano o meno portare la mascherina è stato stabilitò. Si deciderà più avanti. E le elezioni? Si faranno ancora nelle scuole? Gli studenti torneranno in classe solo pochi giorni prima di ritornare a casa per permettere il voto? L’ipotesi di utilizzo di palestre e altre strutture al posto delle scuole per i seggi elettorali richiede a sua volta molto tempo per l’organizzazione. Tempo che sta svanendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 28 GIUGNO 2020 MESSAGGERO VENETO
TRASPORTO Treni, bus e corriere MATTIA PERTOLDI
a ieri i cittadini del Friuli Venezia Giulia, ma più in generale tutti coloro che utilizzano il sistema di trasporto pubblico locale e i mezzi privati destinati allo stesso scopo in regione, possono prendere treni e corriere senza tenere conto delle limitazioni all’occupazione valide fino a una manciata di giorni fa. Massimiliano Fedriga, infatti, ha firmato nella serata di ve-
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nerdì una nuova ordinanza – la diciannovesima dall’inizio della pandemia in Friuli Venezia Giulia – che, di fatto, autorizza la totale occupazione dei mezzi di trasporto limitati negli scorsi mesi dalla diffusione del coronavirus. Nella sua ordinanza Fedriga parte dalla considerazione di come «con riguardo al trasporto pubblico locale di linea, i dati forniti dalle aziende evidenziano un costante incremento della domanda di servizi, collegabile
al sempre più esteso svolgimento di attività economiche, e al conseguente movimento dei lavoratori pendolari, nonché alla ripresa dell’attività turistica» e dal fatto che lo stesso «soddisfa interessi collettivi di rilevanza primaria ed essenziale, muniti di copertura costituzionale, quali la tutela del lavoro, della salute e della circolazione personale, suscettibili di perseguimento contestualmente alle misure di tutela della salute, in particolare in relazione alla prevenzione del contagio da Co-
LA NUOVA ORDINANZA DI FEDRIGA
la prossima ordinanza
Regione al lavoro su calcetto e ritorno al gioco delle carte
È consentita l’occupazione del 100% dei posti a sedere e in piedi a bordo dei mezzi del trasporto pubblico locale automobilistico (urbano ed extraurbano), su treno e marittimo, compresi i servizi transfrontalieri, nonché a bordo dei mezzi utilizzati per servizi di trasporto non di linea compresi, quindi, Ncc, Taxi e quelli svolti attraverso gli autobus
A inizio settimana il nuovo provvedimento del governatore Si pensa anche al via libera ai quotidiani nei locali pubblici
UDINE
La nuova ordinanza regionale arriverà tra domani e dopodomani sia perché quella attualmente in vigore – a esclusione delle norme relative al trasporto pubblico locale che come riferiamo a parte è già stata rinnovata ed è valida fino a metà luglio – scadrà il 30 giugno, sia perché entro una manciata di giorni ci si attende anche il nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri con le ulteriori disposizioni statali, a partire dalla scelta dei Paesi extracomunitari i cui cittadini saranno autorizzati a venire in Italia. Massimiliano Fedriga, nel frattempo, assieme agli altri governatori, continua a parlare con palazzo Chigi. In questi giorni Roma ha discusso con le periferie soprattutto della riapertura delle scuole a settembre, ma in Friuli Venezia Giulia la partita, immediata, si gioca anche su altri temi per quanto ormai, dopo il sostanziale via libera a praticamente ogni attività possibile, i margini di manovra della Regione siano molto limitati. La vertenza principale, in ogni caso, è relativa agli sport di squadra e di “contatto” come il calcetto. In questo senso i problemi non sono legati soltanto alla differenza di visione tra il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – favorevole al ritorno al calcetto così come alle altre attività tipo le partite di pallacanestro – e il Comitato tecnico-scientifico che invece non ha alcuna intenzio-
vid-19». Detto questo, quindi, il governatore sottolinea come «lo stato dell’evoluzione del contagio da coronavirus quale risultante dai dati e dalle valutazioni generali presenta condizioni di compatibilità con un ampliamento del coefficiente di riempimento dei mezzi fino al 100%» per arrivare, come accennato, all’eliminazione di tutti i vincoli di presenze mantenuti fino a questo momento all’interno di confini del Friuli Venezia Giulia. Nel dettaglio, infatti, la nuova ordinanza –
Via libera all'utilizzo del 100% dei posti a sedere oppure in piedi su funivie, funicolari e seggiovie Nei bar potrebbe presto tornare il gioco delle carte
ne di autorizzare la ripartenza di questi settori. No, il discrimine, infatti, è anche legato alla differenza di comportamento tra diverse Regioni. In alcuni territori – leggasi la Puglia e da una manciata di giorni pure il Veneto – i governatori si sono presi la responsabilità di autorizzare in prima persona la ripresa degli sport di contatto, mentre in altre no. Fedriga è dello stesso avviso di Michele Emiliano e Luca Zaia, ma non vuole “strappare” con il Governo – anche perché a differenza dei due suoi colleghi non è in campagna elettorale – e quindi aspetterà fino all’ultimo prima di decidere. Lo stesso discorso, inoltre, vale per un’altra tematica particolarmente sentita alle nostre latitudini e cioè la possibilità di giocare a carte –
parliamo di briscola, tressette e scopa, certamente non di gioco d’azzardo – nelle osterie e nei bar del Friuli Venezia Giulia. Fedriga, anche per venire incontro alle richieste di diversi titolari e di esponenti di Confcommercio, ha chiesto al Governo di autorizzarne la ripresa, ma pare che dalle parti di palazzo Chigi, almeno al momento, non ne vogliano proprio sapere. Si tratta e si vedrà, dunque, esattamente come per il ritorno dei quotidiani negli esercizi pubblici – ma essenzialmente in bar e ristoranti –, attualmente vietato proprio per impedire, al pari delle carte, il contatto tra troppe persone diverse e, quindi, l’eventuale trasmissione del virus. — M.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la protesta
Appello dei bus turistici «Siamo vicini al collasso» UDINE
«Siamo vicini al collasso. Il nostro lavoro è stato forzatamente bloccato da quattro mesi, dai servizi di scuolabus, a quelli alla persona, al-
le gite scolastiche. Serve un aiuto concreto subito». È Renato Barburini, il rappresentante per il Friuli Venezia Giulia del “Comitato bus turistici italiani”, a descrivere quanto il settore sia stato
messo in ginocchio dall’emergenza Covid-19. Lo Stato non ha ancora previsto alcun sostegno. «Ci appelliamo al Governo – ha dichiarato Barburini – affinchè preveda liquidità imme-