RASSEGNA STAMPA DEL 2 AGOSTO 2020

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Domenica 2 Agosto 2020 Corriere del Veneto

VE

Il virus La difficile ripartenza

LA SCIENZA

Dopo il via libera dell’Aifa allo studio sull’uomo del farmaco anti-Covid, il Crc di Verona è pronto a partire

Testsulvaccino,primivolontari «ChiamateilCentroRicerche» ❞

Nocini/1 In questa fase verranno reclutati dei volontari senza patologie pregresse, ma ci saranno altre fasi che includeranno volontari con storie cliniche diverse

Nocini/2 Per noi l’ennesima sfida resa possibile grazie alla sinergia tra azienda universitaria ospedaliera integrata di Verona, Regione Veneto e ateneo

Un Centro Ricerche Cliniche incastonato all’ottavo piano di Borgo Roma. Arroccato, quasi nascosto al flusso giornaliero di pazienti che entrano ed escono dal policlinico Gian Battista Rossi. Lo conoscono soprattutto gli «addetti ai lavori», quel centro nato nel 2005, gestito dall’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e dall’Università e diretto da Stefano Milleri. Ma è in quel Centro, ignoto ai più, che in un futuro quanto mai prossimo si potrebbe registrare la svolta più importante nella lotta al Coronavirus. Quella di un vaccino - di una preparazione costituita da agenti patogeni opportunamente trattati - al Covid, somministrata con lo scopo di fornire un’immunità. È lì, in quelle stanze in vetta al policlinico, che verrà testato anche sull’uomo il GRAd-Cov2, dopo il via libera dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco e il sostegno del Ministero della Ricerca e del Cnr. Un antidoto, prodotto da un’azienda di biotecnologie, la ReiThera basato su un vettore adenovirale ( vale a dire virus a Dna capaci di produrre infezioni delle prime vie respiratorie), stesso tipo di vaccino a cui si sta lavorando anche a Mosca e che ha diVERONA

IlrettoreNocini: «Grandesoddisfazione» Sperimentazione alviaentrofineagosto mostrato di essere sufficientemente sicuro e in grado di alzare l’immunità nella sperimentazione fatta sugli animali. Novanta i volontari, divisi in due «coorti sequenziali », uno tra i 18 e i 55 anni e uno tra i 65 e gli 85 anni. A loro volta saranno divisi in tre «bracci di trattamento». Sei gruppi, quindi, ai quali verranno inoculate tre dosi crescenti di vaccino. E se domani i dettagli dello studio condiviso tra Università Verona e Istituto Na-

zionale di Malattie Infettive Spallanzani di Roma, verranno illustrati dal presidente della Regione Luca Zaia e dal rettore dell’ateneo scaligero Pier Francesco Nocini, la ricerca è già iniziata. Sono infatti già stati individuati i volontari che parteciperanno allo studio. Quelli che rientrano nella «Fase 1». Persone che non hanno particolari patologie e sulle quali con ogni probabilità la sperimentazione inizierà già a fine agosto. «Ma ci saranno

Il rettore

● Pier Francesco Nocini, rettore dell’Università di Verona. Il Centro Ricerche Cliniche del policinico di Borgo Roma si è aggiudicato la sperimentazio ne per il vaccino contro il Covid

altre Fasi che includeranno volontari con storie cliniche diverse. Chiunque voglia partecipare alla ricerca può farlo, basta che contatti il Centro», dice il rettore Nocini. Quel Centro dove opererà un’equipe «multidisciplinare», come avviene in ogni studio del genere: immunologi, virologi, infettivologi, medici d’urgenza, del lavoro, di laboratorio, oncologi. «Una ricerca resa possibile grazie alla sinergia tra azienda ospedaliera universitaria integrata, Regione Veneto, senza le quali non avremo portato a casa un risultato del genere, e Università. Nello studio sarà coinvolta comunque tutta la Scuola di Medicina di Verona, Per noi è un impegno notevole, ma anche una grandissima gratificazione», commenta il rettore. Tutte le fasi dopo la somministrazione saranno se-

guite in «loco», dal Centro Ricerche Cliniche. Si muove a raggiera su tutti gli ambiti di uno studio clinico, il Centro. E lo farà anche per quello sul vaccino anti Covid. Dal «supporto a un progetto di sviluppo», con la «strategia complessiva dello sviluppo clinico», la gestione del progetto, la gestione del rischio, ma anche il «disegno dello studio clinico» con la «definizione delle dosi da investigare, selezione dei parametri di sicurezza, metodo statistico e il «supporto nelle attività precliniche», dalla selezione e qualificazione dei fornitori di servizi, arrivando al monitoraggio degli studi. Un «percorso» quasi blindato che garantisce i risultati della ricerca. Non è ancora dato sapere quando si potranno valutare i primi risultati della sperimentazione che si muoverà sull’asse Roma-Verona e che rappresenta la speranza italiana di arrivare ad un preparato affidabile. «L’ennesima sfida che ci prepariamo ad affrontare», è la chiusa di Nocini. Quelle di cui è intrisa la Scuola di Medicina di Verona. Ma l’ultima forse anche per la corsa contro il tempo che richiede - sarà la più difficile. Angiola Petronio © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le reazioni di Gloria Bertasi

«Qualsiasi strada va perseguita», sostiene il virologo Andrea Crisanti. E la collega Antonella Viola (Città della Speranza): «Più vie si esplorano meglio è». Mentre Roberto Rigoli, direttore del dipartimento di Microbiologia di Treviso, si mette a disposizione: «Possiamo dare un apporto diagnostico», dice. Da settimane la comunità scientifica è divisa sul Covid19, sulla sua carica virale, sui metodi da usare per contenerlo, persino sui test da mettere in campo, ma sul vaccino – e sulla sua urgente necessità – si ricompatta: tutti concordano che, sì, magari l’Italia arriva dopo gli altri Paesi nella sperimentazione ma, per fortuna, i suoi saperi oggi sono in campo: «Vanno tentate varie strade, anche perché in questo momento non si conoscono le ricadute dei lavori in corso altrove», sottolinea Viola. Che poi la fase 1 italiana parta da Verona, al Centro Ricerche Cliniche con sede a policlinico universitario scaligero Gian Battista Rossi, dove sarà inocuVENEZIA

Al lavoro È lotta contro il tempo per trovare un vaccino efficace contro il coronavirus (foto archivio)

Ok dagli scienziati veneti: «Ogni strada va battuta, pronti a dare una mano»

lato il vaccino GRAd-COV2 dell’azienda romana ReiThera su 70 volontari (il via libera di Aifa prevede in tutto 90 candidati tra lo Spallanzani e Verona) rappresenta un motivo di orgoglio. «In questo momento serve grande collaborazione tra tutti gli attori – aggiunge Rigoli – Abbiamo l’obbligo di provare ogni via per fermare il virus». Qualcuno – è il caso del viro-

logo Giorgio Palù, ex presidente della Società italiana ed europea di virologia – fa notare che «arriviamo in ritardo» e che il vaccino che sarà testato tra Veneto e Lazio «è dello stesso tipo di quello di Oxford, lo sperimentiamo solo per esserci». La sua è la voce più prudente, agli altri piacere vedere il bicchiere mezzo pieno: «È vero che esistono sperimentazioni alla fase 3 – precisa Viola

– e fasi 1 molto avanzate ma è altrettanto vero che ci sono mille incognite da risolvere e che più si testa meglio è». Nel mondo, sono allo studio sull’uomo 25 vaccini, di cui 5 alla fase 3, quella cioè che precede la messa in commercio. Tra questi, il farmaco di Moderna e Istituto per le malattie infettive dello statunitense Anthony Fauci (30mila i volontari), della Cina («Lo stanno già usando sui soldati», dice Viola) e quello di Oxford, di cui il nostro governo ha opzionato alcune dosi. E quest’ultimo è dello stesso tipo – GRAd-COV2 – di quello per cui a breve partirà la fase 1 a Verona. «Quella che verrà fatta qui è una prova di principio, ossia se su un gruppo ristretto di persone il vaccino funziona – spiega Crisanti – Io sono d’ac-

cordo con le sperimentazioni, vanno fatte». L’esperto ragguaglia, poi, su come funzionano le prove: «Si parte da un numero limitato di persone, se il farmaco passa il primissimo vaglio, si allarga il campione a 20mila, poi a 40mila soggetti – dice – e si procede così fino alla fase 3». I costi sono elevati: sui 7 milioni di euro per la fase 1 allargata, 70/80 milioni per la 3. Ma a fronte di una pandemia, la ricerca non bada – giustamente – a spese. «Adesso che sta emergendo che l’immunità di chi è stato positivo dopo qualche mese scema, diventa ancora più importante studiare più soluzioni – continua Viola – il vaccino di Fauci sui macachi pare fermare l’infezione, quello di Oxford no e non si sa quanto durino le immunità: insomma, più si studia, più dati abbiamo in mano». «La medicina sta trovando soluzioni al Covid in tempi da record – dice Rigoli – se si considera che è comparso sette mesi fa». Di solito, per un vaccino (e per le cure alle nuove patologie) ci vogliono quattro o cinque anni: «Tutto va esplorato – conclude – ora stiamo sequenziando il virus proveniente dall’Est e dalla caserma Serena: potremo contribuire con il monitoraggio delle sue mutazioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

DOMENICA 2 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Verso le elezioni regionali il programma della lista civica

«Bloccare l’esodo dei giovani Sanità, ridurre le liste d’attesa» Il “Veneto che vogliamo” in campo con i leader dell’ambientalismo e la Ostanel Miazzi: «Altro che robot a Schiavonia, inaccettabili 7 mesi di ritardo per una visita»

PADOVA

Fermare la fuga dei giovani laureati che lasciano il Veneto per cercare lavoro all’estero, a Milano e anche a Bologna. Lombardia ed Emilia Romagna risultano più attrattive rispetto al Nordest in termini di opportunità di carriera. E poi investire più risorse nella sanità di base per eliminare le vergognose lista d’attese infinite. L’anima ecologista della sinistra scende in campo con il “Veneto che vogliamo”, la lista del candidato presidente Arturo Lorenzoni che guida il centrosinistra. A Padova è stato presentato il programma, 40 pagine sintesi di 25 assemblee e 7 gruppi tematici e 1000 ore di elaborazione. Lorenzoni non c’era ma ha diffuso un video in cui invita la squadra a 50 giorni di lavoro intenso: è consape-

I candidati della lista “Il Veneto che vogliamo” presentano il loro programma per le elezioni

vole di andare incontro alla sconfitta con la corazzata Zaia, ma lo dice con il sorriso e spera nelle sorprese positive. Il “Libretto Verde Laguna” è stato firmato dai candidati e

ora è pronto a viaggiare nei paesi per raccogliere le proposte dei cittadini nelle ultime 4 pagine lasciate in bianco, come ricorda Aldo d’Achille, sindaco di San Bellino, nel Rodigi-

BIANCHI

no, dove Amazon sta collocando il suo quartier generale. «Prima di decidere bisogna ascoltare la gente e partire delle esigenze reali» spiega il sindaco civico.

«È un’occasione storica per avviare una politica legata non sull’appartenenza ai partiti ma sulla condivisione di contenuti e obiettivi che stanno a cuore ai cittadini: la protezione dell’ambiente, la difesa della sanità pubblica, lo stimolo all’investimento sul territorio per la creazione di valore per tutti» afferma Elena Ostanel, coordinatrice del Movimento. In prima fila tra i candidati Marco Carrai, ex assessore nella giunta Zanonato, ed esponenti di lunghe battaglie come Massimo Follesa, architetto e insegnante, che guida il comitato contro la Pedemontana Veneta a Trissino. E poi Francesco Miazzi, insegnante e ambientalista di Monselice, che va all’attacco di Zaia. «Il governatore all’ospedale di Schiavonia ha inaugurato un robot già in uso da tempo. Avrebbe fatto meglio a capire i disagi reali vissuti dai 180.000 utenti della Bassa padovana. Legga il racconto di un paziente che è riuscito a farsi visitare dopo 7 mesi: tutto nasce il 5 dicembre 2019 e con il primo rinvio si va al 15 di gennaio. Il 5 febbraio, dopo il lungo silenzio, il caso viene segnalato all’ufficio relazioni con il pubblico e il 20 febbraio arriva la fatidica telefonata che fissa l’intervento ad aprile. Poi è arrivato il Covid 19. Reparti bloccati fino a giugno: questa è la verità, altro che robot». —

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Rubinato lancia la sfida alla Lega «Noi siamo i veri autonomisti»

FABIO BORDIGNON

IL COMMENTO

M5S, mosaico in frantumi attaccato con la colla del potere os Ravensburger. «Il M5s è un puzzle», ha dichiarato Paola Taverna al Fatto. «Ogni pezzo va con gli altri – secondo la vicepresidente del Senato – altrimenti non si compone il quadro». Sul tavolo 5s, tuttavia, oggi si vedono solo tante tessere sparse, alla disperata ricerca di un incastro. Del tutto assente l’immagine da ri-costruire. In un puzzle, scriveva Georges Perec, «l’elemento non preesiste all’insieme. È

S

PADOVA

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La lista autonomista è pronta e non sarà legata al centrosinistra di Lorenzoni. Simonetta Rubinato, ex deputata Pd, ha presentato il suo movimento e stampato il simbolo del partito: fondo blu, leone di san Marco giallo, “Rubinato per le autonomie” il nome scelto. Lei punta a candidarsi alla poltrona di governatore e siamo già a 7. Zaia per la Lega e il centrodestra, Lorenzoni per il Pd e il centrosinistra, Cappelletti per il M5S, Sbrollini per Italia Viva e Psi, Guadagnini per i venetisti, Benvegnù per Rc. La Rubinato attende la sentenza del Tar il 12 agosto sul ricorso che chiede il dimezzamento delle firme per presentare la lista. Diversamente è probabile che finisca per apparentarsi. Con chi? Mistero.

Simonetta Rubinato

«Internet gratis 3 mesi ai cittadini Svolta green»

15 anni precedenti con Galan di FI. Poi si è insediato il governo Conte II con l’ingresso del PD ma nessun passo avanti è stato fatto». «Per evitare che il referendum resti solo un bel ricordo dobbiamo scendere in campo a sostegno della candidatura a presidente di Simonetta Rubinato», spiega il vicepresidente del Comitato Gianangelo Bellati. La presidenza è stata invece affidata a Viviane Moro. —

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il comitato e la lista a presidente

hanno chiesto a maggioranza assoluta, attraverso il referendum dell’ottobre 2017, l’Autonomia differenziata e ridurre il gap con Friuli, Trento e Bolzano. Il Comitato ha deciso di promuovere una lista autonoma perché tutti i partiti nazionali hanno ignorato fino ad oggi la volontà popolare referendaria. A Roma si sono succeduti il governo Conte I, sostenuto dal M5S e dalla Lega che governa incontrastata il Veneto da 10 anni, senza considerare i

Aldo d’Achille

Tre mesi di internet gratis a 1080 abitanti, vale a dire 400 famiglie con altrettanti contratti da siglare. Solo così matura la svolta digitale. La proposta è del sindaco di San Bellino, Aldo d’Achille, insegnante di religione, che ha vinto il braccio di ferro con Open Fiber che ha finalmente installato l’ultimo metro di fibra per avviare il cablaggio del paese. Il progetto risale ai tempi di Renzi. Dopo un lungo black out è stato concluso il collegamento con la cabina ottica. «A San Bellino si è insediata Amazon e la fibra ottica è la condizione fondamentale per programmare il futuro anche per le piccole aziende del Polesine», spiega d’Achille. «Open ha utilizzato per la posa della fibra i cavidotti della rete elettrica pubblica, le strade non sono state distrutte. Ora si tratta di collegare le abitazioni con i pozzetti, Tiscali si è fatta avanti e i costi sono molto bassi, 26 euro. Sarà il mercato a decidere, ma noi abbiamo deciso di sostenere la scelta regalando 3 mesi di internet gratis a chi si connette. L’altra realtà è il parco fotovoltaico, 120 ettari di pannelli che possono essere smontati quando si vuole. Produciamo energia pulita per 33 mila famiglie». —

TREVISO

«Il Comitato Con Simonetta Rubinato ha l’obiettivo di avviare un nuovo progetto politico dalle forti radici popolari, autonomiste e federaliste. Le prossime elezioni regionali sono la prima occasione. Il Comitato è composto da rappresentanti di tutte le province del Veneto, con storie personali, professionalità, esperienze civiche o politiche diverse. Stiamo lavorando per presentare una lista in ogni provincia per dare rappresentanza ai cittadini che

il personaggio

l’insieme a determinare gli elementi». C’era voluto il genio di Beppe Grillo e la fantasia di Gianroberto Casaleggio per ideare la cornice, la struttura che potesse contenere volti e storie di mondi lontani fra loro. Più che un puzzle, un mosaico: frammenti di colore diverso; materiale grezzo, proprio per questo di valore, ma scelto, da subito, in quanto deperibile e rimpiazzabile. Per un quadro in continua evoluzione e adattamento.

È quasi irriconoscibile l’immagine del Movimento: a sette anni dall’ingresso nelle istituzioni; due dalla conquista del palazzo più ambito. È diventato sempre più angusto, nel frattempo, il perimetro della cornice pentastellata. Pesa la riduzione dei consensi. Pesa il (probabile) taglio dei seggi parlamentari. Pesa – come un macigno – il limite dei due mandati, che manda in frantumi quel poco di unità ancora esistente. C’è, naturalmente, una colla

molto forte, a tenere insieme alcuni frammenti, sparsi, del vecchio mosaico. È la colla del potere, delle cariche da distribuire – cui poi rimanere aggrappati fino all’ultimo. Sono anzitutto i posti governativi, che continuano a fornire le maggiori garanzie di tenuta della legislatura. I posti nei gruppi parlamentari, oppure nelle commissioni, che in settimana hanno generato l’ennesimo scontro tra fazioni: schegge incollate a tanti, troppi supporti. Nessu-

no di questi sembra oggi in grado di suggerire – non dico dettare – una linea: la nuova stella del premier Conte, con la sua matrice istituzionale ed europeista; l’ex-leader (mai rassegnato) Di Maio; il proprietario del server, Casaleggio, ormai oggetto di aperta contestazione. C’è poi la pietra preziosa di Di Battista, usuratasi nel tentativo di preservare se stessa. Persino l’artista dell’opera prima, Beppe Grillo, si esprime in modo intermittente e oracolare. Di-

mentico qualcuno? Ah, sì: il capo politico, Vito Crimi. Nel frattempo, molte tessere sono già state scartate. Altre si sono staccate da sole. Altre ancora sanno di essere prossime alla rottamazione: progettano nuove cornici o cercano posto in quelle esistenti (spesso disponibili ad ospitarle). Che si tratti di un puzzle o di un mosaico – al di là del numero delle tessere e dello spazio sul quale collocarle – a mancare, in questa fase, è però il “disegno” da andare a comporre: il progetto, la sua forma, qualcuno in grado di immaginarlo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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CRONACA VERONA

Domenica 2 Agosto 2020 Corriere di Verona

Fiera,slittal’aumentodicapitale Danese:«Sifaràentrol’anno»

Traffico Martedì i controlli

Scaduti i termini. In settimana si riunirà il consiglio di amministrazione VERONA La Fiera di Verona vol-

ta pagina. Si chiude un capitolo, forse tra i più difficili dei suoi 122 anni di storia, ma già pensa a come (e quando) aprire il prossimo. Come previsto, alla mezzanotte di venerdì scorso è stato confermato che l’aumento di capitale sociale, per 30 milioni di euro, non aveva visto l’adesione da parte dei soci. Troppe le incognite causate dal Coronavirus, che aveva causato il rinvio al 2021 di tutte le maggiori rassegne, a partire dal Vinitaly. Una mazzata che aveva inciso sulla stessa valutazione del valore della SpA presieduta da Maurizio Danese: prima del Covid, quando l’aumento di capitale era stato progettato, quella valutazione si aggirava attorno ai 116 milioni di euro, mentre dopo la pandemia era sceso a poco più della metà. Ovvio che i soci abbiano fatto un semplice ragionamento: una cosa era investire capitali importanti nel dicembre scorso, altra cosa sarebbe stato farlo adesso.Alla scadenza di venerdì scorso, quindi, solo due soci, la Banca Veronese Cooperativa di Concamarise e Intesa Sanpaolo, hanno aderito alla sottoscrizione per le loro quote azionarie (passate rispettivamente dallo 0,705 allo 0,883 per cento e dall’1,081 all’1,354 per cento) comunicando peraltro di non voler esercitare alcuna prelazione sul restante.Capitolo chiuso, quindi, per il momento. Ma sin da dopodomani se ne potrebbe aprire un altro, all’insegna del post-Covid. Il presidente Maurizio Da-

Il progetto

A che punto è il progetto per il nuovo stadio di Verona? Martedì scorso, dopo la lunga pausa dovuta al Coronavirus, c’era stata una videoconferenza (intercontinentale tra il sindaco Federico Sboarina e tutti i proponenti del Nuova Arena Stadium, dall’imprenditore messicano Cesar Octavio Esparza ai suoi plenipotenziari veronesi (guidati dall’avvocato Antonella Benedetti) e ai dirigenti dello studio di progettazione Popolous e della società Legend, assieme (dettaglio di non secondaria importanza) al presidente del Credito Sportivo Andrea Abodi. Il sindaco aveva confermato che «il progetto sta andando avanti, perché le grandi opere a Verona non si devono fermare, soprattutto adesso che l’economia deve ripartire». Ma sul versante politico opposto c’è chi continua ad essere a dir poco scettico. Il leader di Sinistra in Comune, Michele Bertucco, affiancato dall’urbanista Giuseppe Campagnari, riparte inVERONA

nese spiega infatti che «la volontà espressa dai soci, con voto unanime nell’assemblea dell’11 febbraio scorso, di deliberare l’aumento di capitale, finalizzato alla completa realizzazione del piano industriale 2019-2022, non viene meno per effetto dell’emergenza Covid 19. Il consiglio di amministrazione – sottolinea Danese - si riunirà la prossima settimana per registrare formalmente l’esito di questa prima scadenza e per individuare le modalità tecniche

migliori al fine di favorire la piena adesione alla capitalizzazione della Società entro il 2020». Va anche sottolineato come uno dei due soci che hanno sottoscritto l’aumento sia quella Intesa San Paolo che proprio nei giorni scorsi aveva concesso a VeronaFiere un finanziamento di 10 milioni di euro, mentre un altro colosso della finanza (che in queste settimane sta assumendo ruoli sempre più rilevanti in molti settori dell’eco-

Incognite VeronaFiere sta affrontando uno dei capitoli più difficili della sua storia

nomia nazionale) è pronto ad una ulteriore iniezione d’ossigeno. Il presidente Danese annuncia infatti che «la governance ha garantito la stabilità finanziaria di VeronaFiere, tramite il ricorso a finanziamenti con primari istituti di credito e, ultimo in ordine di tempo, con la Cassa depositi e prestiti per ulteriori dieci milioni di euro». Dopo la mezzanotte di venerdì scorso, la compagine societaria di VeronaFiere SpA è così composta: Comune di Verona (39,483%), Fondazione Cariverona (24,078%), Camera di Commercio di Verona (12,985%), Cattolica Assicurazioni (7,075%), Banco BPM Spa (7,009%), Agenzia Veneta per l’Innovazione nel Settore Primario (5,379%), Provincia di Verona (1,401%), Intesa Sanpaolo Spa (1,354%), Banca Veronese Cooperativa di Concamarise (0,883%), Immobiliare Magazzini Srl (0,188%) e Regione Veneto (0,161%). Ricordiamo che l’aumento di capitale servirà a finanziare il grande Piano industriale di crescita della Fiera, con investimenti previsti per quasi 110 milioni.Il nuovo capitolo della storia di VeronaFiere, adesso, dovrà inoltre prendere in considerazione anche il tema delle future alleanze strategiche, con ipotesi d’intese con il polo fieristico Bologna-Rimini, oppure con quello di Milano, oppure ancora, come ventilato dal Comune di Verona, con interlocutori d’oltre confine: da Monaco a Berlino ai mercati orientali. Lillo Aldegheri

Le quote ● La compagine societaria di VeronaFiere SpA è così composta: Comune (39,483%), Fondazione Cariverona (24,078%), Camera di Commercio di Verona (12,985%), Cattolica Assicurazioni (7,075%), Banco BPM Spa (7,009%), Agenzia Veneta per l’Innovazione (5,379%), Provincia(1,40 1%), Intesa Sanpaolo Spa (1,354%), Banca Veronese cooperativa di Concamarise (0,883%), Immobiliare Magazzini Srl (0,188%) e Regione (0,161%).

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Nuovo stadio, botta e risposta Bertucco: opera campata in aria Sboarina: le garanzie ci sono 2,7

milioni di euro, a tanto ammonta l’aumento di capitale promesso dalla società Nuova Arena di Verona

fatti all’attacco sostenendo che «ad oggi il nuovo stadio resta un’opera completamente campata in aria». Ma proprio sulla base di quegli atti, è comunque possibile ricostruire una sorta di botta-e-risposta tra le due tesi in campo.Bertucco ribadisce infatti che «non solo l’aumento di capitale che i proponenti si erano impegnati a fare entro il 31 gennaio scorso non è stato effettuato, ma la società di

Arena Stadium Il progetto del nuovo stadio che dovrebbe sostituire il i glorioso Bentegodi

Esparza e di Berthold promotrice del progetto, non ha ancora presentato il Piano economico finanziario, il progetto definitivo, la bozza di Convenzione, né le necessarie varianti urbanistiche». La risposta «tecnica« di Palazzo Barbieri avviene attraverso una comunicazione del dirigente comunale, l’ingegner Franco Volterra, il quale spiega che «per il potenziale aumento di capitale sociale da

10 mila euro a 2,7 milioni di euro promesso all’inizio dell’anno da Nuova Arena di Verona sono già stati presi contatti con l’avvocato Antonella Benedetti, rilevando che il rallentamento dell’operazione finanziaria è stato dovuto allo stop delle attività derivante dell’emergenza Covid19, considerando in particolare che il blocco dei voli aerei a causa del Coronavirus ha di fatto impedito di riunire tutti insieme gli investitori davanti ad un notaio». Palazzo Barbieri, inoltre, sottolinea che i proponenti (ossia la società guidata da Esparza e dall’ex giocatore gialloblù, Thomas Berthold, assieme all’impresa di costruzioni edili Divincenzo Dino SpA) hanno «dimostrato il possesso dei requisiti richiesti dalla Direzione gare ed appalti in merito all’avvalimento tecnico e finanziario» offerto da Foinbra Sapi, una società immobiliare messicana. Gli investitori hanno comunque assicurato che «gli impegni assunti saranno onorati nelle prossime settimane». Bertucco ribatte af-

Ponte Nuovo, altre indagini geotecniche e senso unico VERONA (l.a.) Continuano le indagini sullo stato di Salute del Ponte Nuovo, che collega via Nizza con Veronetta ed è da tempo sotto osservazione.Proprio per consentire indagini geotecniche integrative su una delle spalle del ponte, dopodomani, martedì, dalle 7.30 alle 18.30, sarà in vigore il senso unico di marcia. Il transito sarà consentito solo sulla careggiata che va da lungadige Rubele-via Nizza verso piazza San Tomaso. I veicoli provenienti da lungadige Sanmicheli dovranno invece proseguire diritto o svoltare a sinistra verso via Carducci. Ponte Nuovo era stato chiuso ai mezzi pesanti nell’ottobre 2010 per problemi infrastrutturali. Il progetto di restauro (per un costo di 3,3 milioni) è in attesa della gara d’appalto per poi avviare i lavori tra la fine dell’anno e i primi mesi del 2021.I problemi sono soprattutto legati allo sgretolamento del calcestruzzo copriferro. Il vicesindaco Luca Zanotto ha spiegato che si dovrà «rinforzare la struttura con una nuova armatura, per poi aumentarne la capacità portante». © RIPRODUZIONE RISERVATA

fermando che queste «sono sempre e soltanto parole». Palazzo Barbieri fa però presente che «la documentazione richiesta (Progetto definitivo, Piano economico finanziario, Bozza di convenzione e ogni elaborato utile per la Variante urbanistica e per il bando di gara per affidamento della concessione in Project Financing) è formata da una serie di «documenti complessi, di rilevante mole informatica, nonché cartacea, che per un’opera del valore stimato di 121.557.480 euro necessitano di diversi mesi, od anche un anno, prima di essere redatti e consegnati». Ma, a questo punto, Bertucco taglia corto, e lancia una sorta di ultimatum: «Se a settembre non sarà arrivato il promesso aumento di capitale, - promette - chiederemo di portare in consiglio comunale la mozione per la revoca della pubblica utilità del nuovo stadio, votata nel dicembre 2019». Lapidaria la replica del sindaco: «Non c’è nessun motivo di allarme, i termini non sono scaduti, i rallentamenti sono dovuti al blocco che ha paralizzato il mondo ed è normale che investitori d’oltreoceano non siano riusciti ad andare da un notaio, ma sia io che il presidente del Credito sportivo, Abodi, abbiamo avuto tutte le rassicurazioni necessarie». L. A. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il virus all’ex Serena I CONTROLLI TREVISO Da lunedì toccherà al supermercato più frequentato dai richiedenti asilo ospiti dell’ex caserma Serena risultati positivi al tampone per il Covid. Gli specialisti dell’Usl 2 continuano la caccia ai contatti dei 136 “positivi” quindi persone che gli sono state vicine negli ultimi giorni - un lavoro meticoloso e dai tempi strettissimi per individuare le tracce del contagio e isolarle il prima possibile. Dopo aver scandagliato i posti di lavoro di chi ha un’occupazione, una quarantina di migranti di cui 15 regolarmente assunti in aziende mentre il resto si dedica a lavoretti sporadici, l’obiettivo adesso si sposta ai luoghi del tempo libero. I ragazzi ospitati nell’ex caserma vanno più meno sempre negli stessi posti per fare un po’ di spesa o per piccoli acquisti. L’Usl ha individuato un’attività commerciale, un supermercato a poca distanza dalla caserma, da controllare. Domani medici e infermieri andranno a chiedere a titolari e dipendenti di sottoporsi al tampone per fugare ogni timore. Non verranno invece fatti test sui residenti attorno all’azienda.

I NUMERI Intanto la ricerca dei contatti si è concentrata in quattro aziende: il centro commerciale Vega, un deposito Benetton di Castrette e due aziende agricole. Sono 15 gli ospiti dell’ex caserma risultati positivi a lavorare come dipendenti. L’Usl ha fatto il tampone ai colleghi che hanno avuto contatti con loro: 53 persone, tutte risultate negative. Al deposito Benetton 13 persone sono invece state messe precauzionalmente in quarantena: sono i colleghi dei tre i richiedenti asilo delle Serena assunti con contratto interinale e portati dall’Agenzia Umana e di cui uno solo è risultato positivo. Appena la notizia della sua positività è stata accertata, in azienda sono subito scattati i protocolli previsti: «Alle 17 di giovedì- spiegano dall’azienda Umana ci ha informati che uno degli addetti in questione sarebbe risultato positivo al Covid19, pur essendo asintomatico. Venuti a conoscenza del fatto, a scopo precauzionale, i dipendenti della Benlog presenti sono stati prontamente congedati e immediatamente dopo sono iniziate le operazione di sanificazione dell’area interessata. L’Usl ci ha informati che abbiamo proceduto correttamente ed è stata richiesta la lista delle persone, trattasi esclusivamente di personale

Caccia ai contagiati i negozi nel mirino L’Usl ha fatto i tamponi ai colleghi dei 15 migranti con un posto di lavoro risultati positivi, controlli anche in un supermercato vicino all’ex caserma `

in somministrazione, che potenzialmente possono aver avuto contatti “stretti”, attendiamo ulteriori istruzioni da parte dell’ente preposto. Avendo fornito l’elenco richiesto dall’Usl, sarà l’ente stessa a predisporre le misure relative come previsto dai protocolli. È evidente che queste persone non sono in servizio e le agenzie interinali sono già state avvisate».

Intanto martedì è prevista una seconda tornata di tamponi per tutti i residenti nell’ex caserma. A oggi nessuno può entrare o uscire, la “Serena” è di fatto una zona rossa e controllata a vista da una discreto schieramento di forze dell’ordine. Martedì sarà poi un giorno importante: scade la settimana dai primi segnali della diffusione del Covid tra i richiedenti asilo e l’Usl provvederà a rifare il tampone a tutti per capire se il contagio si è arrestato oppure no. Il direttore generale Francesco Benazzi assicura che questi controlli così ravvicinati diventeranno prassi anche per il futuro. Intanto ieri sono arrivati i test degli ultimi migranti controllati, una decina: in cinque sono risultati positivi, portando così il totale appunto a 136.

SICUREZZA

ALLA BENETTON DI CASTRETTE 13 DIPENDENTI IN QUARANTENA, IN 53 SONO RISULTATI NEGATIVI

I DUBBI

Non è ancora chiaro come il virus sia entrato nel centro d’accoglienza. Dopo il primo allarme di un mese fa, quando a risultare positivo fu un operatore appena rientrato dall’estero, notizia che scatenò una mezza sommossa poi neutralizzata dalla forze dell’ordine, il Covid si è ripresentato in tre ospiti che poi, presumibilmente, hanno contagiato il resto. Ma anche su questo il condizionale è d’obbligo. Il centro di microbiologia del Ca’ Foncello sta ultimando l’esame del virus, unico modo per capire il suo sviluppo e avere la conferma che sia stato portato dentro l’ex caserma. Intanto la quarantena forzata per tutti - positivi e non positivi, ospiti e operatori - continua. E martedì ci saranno nuovi sviluppi. Paolo Calia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Operatrice trevigiana col Covid in casa di riposo: 22 infettati IL CASO TREVISO C’è un’operatrice sociosanitaria residente a Treviso alla base del focolaio esploso nel centro per anziani dell’Antica scuola dei Battuti di Mestre, dove sono emersi 22 contagi: 16 ospiti e 6 operatori. L’indagine epidemiologica condotta dall’Usl Serenissima ha evidenziato che la donna, originaria del Bangladesh, assunta di recente dalla struttura veneziana, è stata l’inconsapevole vettore che ha portato il coronavirus all’interno della casa di riposo. Il cosiddetto paziente “zero”.

INCONSAPEVOLE Non aveva sintomi e non sapeva di essere positiva. Adesso si trova in isolamento a casa. L’Usl della Marca avvierà un’indagine

epidemiologica parallela sui suoi contatti più stretti per scongiurare il rischio che possa aver contagiato anche altre persone. Assieme a lei, anche un’altra operatrice avrebbe involontariamente contribuito a diffondere il Covid-19 all’interno dei padiglioni del centro servizi per anziani. Questa ultima, di origine ucraina, è residente a Mestre. Il coronavirus è entrato nella casa di riposo attraverso le due operatrici, entrambe asintomatiche, che nelle scorse settimane avevano lavorato nel reparto poi colpito dalla diffusione del nemico invisibile. E’ possibile, quindi, che il contagio delle due donne sia avvenuto durante la vita di tutti i giorni. La direzione della struttura e l’Usl Serenissima adesso sono impegnate su due fronti. Bisogna capire come e quando le due operatrici siano state contagiate dal Co-

vid-19. E poi va chiarito come lo stesso virus sia passato al primo anziano trovato positivo in seguito al tampone analizzato mercoledì pomeriggio, prima delle dimissioni. E’ proprio da quest’ultimo che è poi partita l’indagine su tutti gli anziani e sul personale, che alla fine ha portato all’individuazione di 22 positivi in totale, tutti in un unico padiglione.

LE CONTROMISURE «In stretta collaborazione con

LA DONNA ORIGINARIA DEL BANGLADESH ERA DA POCO ASSUNTA NELL’ANTICA SCUOLA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI A MESTRE

SOTTO CONTROLLO L’ingresso della casa di riposo Antica Scuole dei Battuti a Mestre, dove ci sono stati 22 contagiati

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l’azienda sanitaria - spiega Luigi Polesel, presidente dell’Ipav - siamo riusciti a individuare subito il diffondersi del contagio e adesso possiamo dire che siamo stati in grado di contenere l’estensione in un solo padiglione della struttura. Continueremo a monitorare la situazione per evitare che ci siano altri piccoli focolai». Immediato il giro di vite: sono stati sospesi i nuovi accoglimenti, le visite dei parenti (finora in modalità protetta) e sono stati informati i familiari degli ospiti positivi. Da un punto di vista di gestione dei pazienti Covid, è stato individuato il personale dedicato agli ospiti in isolamento, sono state date disposizioni per la consumazione dei pasti in camera ed è stata disposta un’indagine sui contatti stretti. M. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA


IV

Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Padova verso le elezioni LO SCENARIO PADOVA C’è chi organizza l’aperitivo al parco e chi resta fedele ai tradizionali banchetti in piazza. Chi cerca di farsi conoscere usando i cari vecchi volantini (distribuiti pure in spiaggia) e chi invece punta forte sulla propria pagina Facebook pagando anche una profumata sponsorizzazione. I metodi classici si mescolano con le nuove esigenze del web e con i vincoli imposti dal Covid, ma l’obiettivo comune è sempre lo stesso: conquistare uno scranno a Palazzo Ferro Fini o, magari, un ufficio a Palazzo Balbi. Padova è tornata a parlare di politica come non accadeva da tre anni. Prima il rimpasto di giunta, poi l’avvio della campagna per le Regionali del 20 settembre. Se gli ultimi due mesi sono serviti a scaldare i motori e definire la composizione delle liste, ora la grande macchina elettorale è davvero partita. Le elezioni erano in programma a maggio ma l’emergenza ha stravolto tutto e dovremo dunque abituarci ad un agosto decisamente insolito: i politici più che al mare in mezzo ai bagnanti sono in strada in mezzo agli elettori. Spritz e prosecchi non mancano, ciò che manca sono i comizi di un tempo: le norme anti-contagio non lo permettono.

LA SFIDA A ZAIA Quella regionale è una campagna che poggia solide basi proprio a Padova, ben più che nelle elezioni passate. Da Palazzo Moroni esce infatti Arturo Lorenzoni, il grande sfidante di Luca Zaia. A Padova il professore ha presentato ufficialmente la sua corsa elettorale e sempre qui, nella vicina Noventa, è sindaco il segretario regionale del Pd Alessandro Bisato. Quest’ultimo si è candidato e sarà sostenuto principalmente dall’area moderata e cattolica mentre un’altra importante fetta del partito - con in testa molti militanti di nuova generazione - si è schierata al fianco del giovane Pietro Bean. È lui che nei giorni scorsi ha deciso di volantinare pure in spiaggia a Sottomarina, assieme ad altri ragazzi Dem, pur di farsi conoscere “alla vecchia maniera”. Ampio sostegno anche a Vanessa Camani. Oltre che dai democratici, Lorenzoni è appoggiato dalla civica “Il Veneto che vogliamo” (in prima linea ci sono Marco Carrai ed Elena Ostanel) e da una lunga schiera di movimenti di centrosinistra. Non sarà sostenuto però dalla sinistra estrema di Rifondazione che appoggia un altro candidato presidente padovano (Paolo Benvegnù, il marito di Daniela Ruffini) e nemmeno da Italia Viva, con i renziani che puntano su quella Daniela Sbrollini passata

CAMPAGNA ELETTORALE Gli ultimi due mesi sono serviti a definire i componenti delle liste e scaldare i motori, ora la campagna è entrata nel vivo anche a Padova

Campagna d’agosto tra spritz e volantini Dalle sponsorizzazioni pagate su Facebook al passaparola in spiaggia, la grande macchina è partita. In campo volti noti e giovani al debutto, ma niente comizi `

nei giorni scorsi in città per un saluto al sindaco Giordani.

ufficializzato la sua scontata ricandidatura. Ma nella Lega la situazione è comunque calda. Ad agitare le acque è l’arrivo dell’ex vicesindaco di Forza Italia Eleonora Mosco (che non sarà però candidata alle prossime elezioni). La fedelissima di Bitonci ha appena ricevuto anche la “benedizione” del senatore Andrea Ostellari: «La Lega cresce, io sono contento». L’ex vicesindaco, essendo vicina all’ala salviniana, andrà a sostenere la candidatura di Paola Ghidoni che potrà contare anche sull’appoggio dell’ex assessore Vera Sodero. L’arrivo della Mosco non ha entusiasmato Vanda Pellizzari della lista Bitonci che da tempo si sta spendendo per la ricandidatura di Fabrizio Boron (vicinissimo a Zaia). Un’incognita, invece, riguarda il consigliere leghista Alain Luciani che potrebbe essere candidato per un posto in con-

IL CENTRODESTRA Se il centrosinistra ha già cominciato la campagna elettorale (i primi piani di Lorenzoni capeggiano sui cartelloni installati in diversi punti della città), sull’altra sponda c’è più pazienza per due motivi. Perché c’è un largo vantaggio da gestire anziché un profondo gap da recuperare e perché il grande leader, ovvero il governatore Zaia, non ha ancora

IL CENTROSINISTRA SCENDE IN CAMPO CON EVENTI E CARTELLONI, PIÙ PRUDENTE IL CENTRODESTRA

Italia Viva: «Anticipare la sessione di laurea in Medicina» L’APPELLO PADOVA Un appello al Rettore Rosario Rizzuto affinché anticipi la sessione di Laurea in Medicina e Chirurgia prevista il 22 settembre. Arriva dagli esponenti renziani di Italia Viva ed è, di fatto, una delle prime mosse padovane dall’avvio della campagna elettorale. Anticipare a prima del 16 settembre permetterebbe alla cinquantina di neolaureati di accedere alla Scuola di Specializzazione in Medicina, le cui iscrizioni scadono proprio il 16 settembre. «Abbiamo inviato una richiesta al Rettore perché anticipi la sessione di Laurea fissata dal 22 settembre al 9 ottobre, una data che impedirà agli stu-

denti in medicina della nostra università di potersi iscrivere alla Scuola di Specializzazione - ha spiegato Antonino Pipitone, esponente di Italia Viva - Il Decreto Ministeriale dice infatti che possano accedervi solo coloro che hanno conseguito la laurea magistrale entro il 16 settembre. Restando fissata la data delle sessioni di laurea prevista dall’Ateneo, i giovani neocolleghi, una cinquantina, per pochi giorni dovranno aspettare un anno per iscriversi». Pipitone ha sottolineato come altre università abbiano previsto sessioni di laurea in medicina e chirurgia prima del 16 settembre. Ad esempio Firenze ha deciso per il 7 settembre, Udine per il 10 e Perugia per il 14. «In questo modo molte università danno ai loro stu-

denti la possibilità di partecipare al concorso per iscriversi alla Scuola di Specializzazione ha chiuso Pipitone - per questo ci siamo rivolti al Rettore affinché valuti se esistono le condizioni per anticipare l’appello di Laurea prima del termine indicato dal Miur». Italia Viva con il sostegno del Psi candida alla guida della Regione la senatrice vicentina Daniela Sbrollini. «Proprio in un

I CANDIDATI RENZIANI SI RIVOLGONO A RIZZUTO: «CAMBIARE DATE PER FAVORIRE 50 NEOLAUREATI»

CANDIDATO Antonino Pipitone con i renziani di Italia Viva

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momento di grande difficoltà economica e sociale, della crisi Covid noi possiamo essere l’unica risposta alternativa ad una Lega che governa da 25 anni e un’opposizione che è la solita da 25 anni - sono le parole della Brollini - Vogliamo essere quel progetto politico, quel laboratorio nazionale che possa aggregare chi in questi anni non si è riconosciuto in questi due schieramenti. Il presidente di questa regione, che non cito mai per nome, sta facendo una partita tutta sua all’interno di una lotta intestina tra le due leghe per una leadership nazionale nel 2023 quando in caso di vittoria del presidente, lascerà il Veneto perché ho capito che non è più interessato a questa regione». Affermazioni che avevano

fatto scattare la reazione del Pd che aveva considerato le parole di Sbrollini più un attacco al resto del centrosinistra più che una sfida al governatore uscente. Il programma di Italia Viva sarà incentrato «sulla famiglia e i valori che il Veneto da sempre rappresenta». Il Veneto infatti, per la candidata presidente, «è una regione che sta bene soprattutto grazie ai veneti stessi, agli imprenditori, ai cittadini allo spirito identitario che esprime e alla sua stessa forza. Il Veneto è una regione che funziona ma lo scopo è quello di migliorare la situazione con le ricette giuste ma è anche un laboratorio con un modello da esportare a livello nazionale». L.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


V

Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

“Il Veneto che vogliamo” lancia la sfida da Padova: «È un’occasione storica» La lista che appoggia Lorenzoni presenta programmi e candidati. In prima linea c’è la coordinatrice Ostanel `

LA CIVICA PADOVA Il “Veneto che vogliamo” presenta il programma e schiera i suoi candidati padovani per la corsa a palazzo Ferro–Fini. Sanità (solo ed esclusivamente pubblica), ambiente, lavoro e inclusione sociale. Sono questi i “pilastri” della base programmatica con cui il “Veneto che vogliamo” (di fatto la variante regionale di Coalizione civica) si presenta agli elettori veneti. Programma che, ieri mattina, è stato presentato nella sede elettorale del candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni in via Maroncelli.

DUECENTO PAGINE

IL PASSAGGIO L’ex vicesindaco della giunta Bitonci, Eleonora Mosco, sancisce il suo passaggio in Lega. Ad accoglierla c’è soprattutto il senatore Andrea Ostellari, con lei nella foto. Nella pagina accanto Pietro Bean (Pd) con il sindaco Sergio Giordani

siglio regionale. Se la candidatura dovesse sfumare, Luciani sarebbe pronto a sostenere la corsa dell’assessore regionale Roberto Marcato. Passando a Fratelli d’Italia, in corsa ci saranno Matteo Cavatton, Elisabetta Gardini ed Enoch Soranzo. Il capogruppo di Forza Italia Roberto Moneta sosterrà il consigliere forzista uscente Maurizio Conte, mentre la stessa Forza Italia mette in campo a Padova anche un noto volto televisivo come quello della conduttrice Katia Noventa. Tra i 5 Stelle, infine, il nome forte è quello di Simone Borile. La corsa è iniziata. Gabriele Pipia Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PASSAGGIO IN LEGA DI ELEONORA MOSCO SANCITO DA UNA FOTO CON LA TESSERA, IL SENATORE OSTELLARI: «IL PARTITO CRESCE»

I centristi

Lista Giordani, appoggio al professore Chi sosterrà la lista Giordani alle prossime elezioni regionali? L’interrogativo è lecito e la risposta non è affatto scontata. All’interno della civica espressione del sindaco, infatti, le sensibilità sono piuttosto diverse. Il capogruppo Carlo Pasqualetto, per esempio, ha un’estrazione di centrodestra. Luigi Tarzia, invece, non ha mai nascosto una certa idiosincrasia nei confronti di tutta l’area che fa riferimento ad Arturo Lorenzoni. Proprio per questo, per trovare una linea comune, la settimana scorsa si sono trovati attorno ad un tavolo l’assessore allo Sport Diego Bonavina, lo stesso Pasqualetto, Simone Pillitteri ed Enrico Fiorentin. Alla fine si è trovata una linea comune: si sostiene tutti Lorenzoni.

Una linea che, però, al suo interno, contiene molti distinguo. Pasqualetto, per esempio, ha spiegato che personalmente s’ impegnerà a sostenere l’ex vicesindaco ma che, molto difficilmente, riuscirà a convincere il suo elettorato a mettere una croce sopra il nome del leader arancione. Elettorato che, di fatto, è tutto schierato con Zaia. Tarzia, invece, ha detto che, alla fine, voterà per il centrosinistra, ma non ha nascosto tutte le sue riserve rispetto alla scelta di candidare Lorenzoni come governatore. Pilliteri, Fiorentin e Bonavina, infine, si sono impegnati a sostenere senza troppi distinguono la corsa dell’ex vicesindaco alla poltrona più alta di palazzo Balbi. Al.Rod.

Nello specifico è stato presentato il “Libretto Verde Laguna”, ovvero il riassunto delle oltre 200 pagine di programma che il movimento mette a disposizione della coalizione di centrosinistra e di tutta la regione. «Dopo 25 assemblee fisiche, 8 in via telematica, 7 gruppi tematici e oltre 1.000 ore di elaborazione programmatica, il “Libretto Verde Laguna” è pronto a viaggiare per ogni città del Veneto per presentare proposte, ma anche per continuare ad ascoltare le esigenze dei veneti e delle venete. Le ultime 4 pagine sono infatti bianche – ha spiegato Aldo d’Achille, sindaco di San Bellino in provincia di Rovigo per permettere ai candidati di appuntarsi tutte le necessità dei veneti. È questa la politica che serve, ascolto e poi proposta».

I CAPISALDI «Si tratta di un’occasione storica per portare una politica centrata non sull’appartenenza ai gruppi politici, ma sulla condivisione di contenuti e di obiettivi che stanno a cuore ai cittadini del Veneto: la protezione dell’ambiente, la difesa della sanità pubblica, lo stimolo all’investimento sul territorio per la creazione di valore per tutti – ha detto, invece la coordinatrice regionale del Movimento Elena Ostanel - Un turismo lento, vicino alle persone, capace di interpretare i nuovi vincoli imposti dalla situazione sanitaria, un trasporto pubblico finalmente protagonista. Una nuova visione è quanto mai necessaria se davvero vogliamo dare un futuro di speranza alle cittadine e ai cittadini veneti, e Arturo Lorenzoni è il presidente ideale per riportare le comunità venete al centro del progetto per una Regione finalmente attenta e sostenibile. Il Veneto merita un governo all’altezza della sua storia e dei suoi abitanti». Al termine della presentazione, i candidati delle 7 province ve-

È PRONTO “LIBRETTO VERDE LAGUNA”, UNA DETTAGLIATA PUBBLICAZIONE CON TUTTE LE IDEE PER LA REGIONE

nete presenti hanno firmato simbolicamente la copertina del programma, impegnandosi a portare con sé il libretto ovunque.

IL SOSTEGNO L’incontro ieri è stata anche una delle prime uscite pubbliche dei candidati padovani del “popolo arancione”. In primis di Ostanel che, in città, può contare sull’appoggio di buona parte dell’universo che ruota attorno a Coalizione civica e non solo. Con lei sono schierati, tra gli altri, le 3 assessore del Comune di Padova, Marta Nalin, Chiara Gallani e Francesca Benciolini e i consiglieri arancioni Nicola Rampazzo e Stefano Ferro. Hanno firmato in favore della sua candidatura anche figure della scena culturale e dell’ambientalismo, come Sergio Lironi, Andrea Pennacchi e Adone Brandalise. In corsa per un posto in consiglio regionale c’è anche l’ex assessore Marco Carrai. Possono, invece, contare sul sostegno di due “grandi elettori” come Zanonato e il consigliere regionale uscente Piero Ruzzante la “tuta blu” Alessandro Tognon e l’operaia della Safilo di origine congolese Odette Mbuyi. Tra i candidati figura, infine, Francesco Miazzi, storico esponente dell’ambientalismo della Bassa padovana che, attorno alla sua candidatura, ha già raccolto la bellezza di 500 adesioni. Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

I PROTAGONISTI I candidati padovani riuniti ieri mattina nella sede elettorale di via Maroncelli

«Solidarietà, ambiente, lavoro: le nostre tre priorità» `“Sal” in appoggio

a Paolo Benvegnù con Ruffini capolista LA PRESENTAZIONE PADOVA “Solidarietà Ambiente Lavoro”, la lista promossa d Rifonda Comunista e Pci che candida a presidente della Regione Paolo Benvegnù, ha presentato ieri mattina i 9 candidati padovani ed ha avviato la raccolta di firme per la presentazione delle liste. Prima in lista il consigliere comunale Daniela Ruffini seguita da Ismail Ait Yahya, Giorgia D’Andrea, Roberto Magnarello, Liliana Frascati, Giuseppe Palomba, Sara Maria Saez, Gialuca Visen-

tin e Sara Vittadello. «Ci sono 20 giorni per raccogliere 600 firme per Padova che in realtà si riducono a 15 perché servono 5 giorni per le autenticazioni - osserva Palomba, segretario provinciale di Rifondazione Ci chiediamo se questa è democrazia. La lista non è composta solo da appartenenti ai partiti ma sono rappresentanti delle tante realtà sociali. Zaia non ha indetto i comizi elettorali ma nessuno dell’opposizione lo ha rilevato incalza Ruffini - Il tempo è ridotto e non tutti hanno un consigliere regionale che cambia gruppo all’ultimo minuto per spianare la strada ad un candidato». Palese riferimento al consigliere Piero Ruzzante (Leu) che, da poco, ha partecipato alla costituzione del “Veneto che vogliamo” a sostegno di Arturo Lorenzoni.

CANDIDATI Da sx Liliana Frascati, Daniela Ruffini e Giuseppe Palomba

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«Avrei evitato questa avventura ma voglio dare una mano, la nostra campagna non prevede cartelloni giganti come per gli altri. A parte la mancanza di fondi, pensiamo che sono stati persi 100 mila posti di lavoro: sarebbe un affronto alle tante persone in difficoltà. Saremo presenti ai mercati, davanti alle fabbriche, nelle piazze, ovunque ci siano persone alle quali illustrare il nostro programma teso a rovesciare le politiche di Lega e centrodestra che governano da 25 anni. Per questo la nostra lista si chiama “Solidarietà Ambiente Lavoro”». «In primis servono investimenti per le famiglie perché se le famiglie possono spendere l’economia gira garantendo un reddito che permetta una vita dignitosa - afferma Ruffini - Servono interventi efficaci sull’ambiente e

sulla salute. La nostra città è l’emblema dello scempio del territorio, siamo la città più cementificata d’Italia e tra le più inquinate d’Europa - dice Ruffini -, altro cardine la salute dove abbiamo visto l’opera di Zaia e non solo. Abbiamo moltissime eccellenze ma mancano la sanità di base, i consultori, i servizi sul territorio. Costruiranno un altro ospedale per le eccellenze, il Sant’Antonio verrà smantellato e il Giustinianeo, l’ospedale della città, sarà di serie b». La lista propone tra l’altro il recupero del patrimonio pubblico con finalità sociali. «I soldi ci sono e vanno recuperati con la giusta tassazione progressiva dei redditi, con la lotta feroce all’evasione e con la tassa sulle grandi ricchezze». Luisa Morbiato © RIPRODUZIONE RISERVATA


XIII

Cortina Cadore

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

In mostra a Costalta i volti degli anziani `La storia del paese

nelle fotografie di Pietro Lucchetta SAN PIETRO

CASA DI RIPOSO La struttura di Cortina all’interno della quale trovo spazio anche il centro diurno per anziani

Dopo 5 mesi il centro diurno ormai vicino alla riapertura Dall’inizio di marzo l’utilissimo servizio `L’assessore Giulia Girardi: «Non è facile aveva dovuto fermarsi per la pandemia ma la prossima settimana decideremo» `

CORTINA D’AMPEZZO L’amministrazione comunale di Cortina sta lavorando per riattivare il centro diurno per anziani, un servizio fermo ormai da 5 mesi, dal divampare della pandemia Covid-19, all’inizio di marzo. «Stiamo valutando le ipotesi avanzate negli ultimi 2 mesi, ma non è per nulla facile. La decisione potrebbe essere presa la prossima settimana, anche dopo esserci confrontati con la Ulss Dolomiti», spiega Giulia Girardi, assessore comunale ai servizi sociali che ieri ha avuto un incontro con il sindaco Gianpietro Ghedina, il vicesindaco Luigi Alverà, Paolo Stocco amministratore unico della azienda speciale Cortina per i servizi alla persona, il direttore Claudio Talamini e la dirigente

comunale Alessandra Cappellaro. «Il diurno è un bel servizio – dice l’assessore Girardi – perché allevia molte famiglie, per diverse ore al giorno, per mezza giornata oppure intera. Svolge attività di gruppo, fisioterapia, altri servizi. È stato chiuso a marzo per evitare il contatto fra i degenti della casa di risposo dottor Angelo Majoni e gli esterni, che non potevano entrare».

struttura: non è facile pensare di spostarlo altrove, in un’altra sede. Intanto l’emergenza sanitaria ha imposto altre precauzioni, come la disponibilità di stanze in isolamento, per un paio di settimane, in cui alloggiare i nuovi ospiti delle case di riposo, prima di metterli a contatto con i degenti. Per le visite dei parenti si usano gli spazi ampi, prima utilizzati per il diurno».

COSA DISPONE LA REGIONE

ULTIMI ASPETTI DA CHIARIRE

«La Regione Veneto stabilisce ora che si possono riaprire prosegue Girardi -, ma è più facile dove il centro diurno ha una sua struttura separata; da noi è annesso alla casa di riposo, anche se ha un accesso. Stiamo studiando come fare per riproporlo, ma anche il diurno ha le sue norme sull’accesso, la disponibilità di servizi igienici e altri servizi, tutti presenti in quella

La decisione sarà dunque pre-

INTANTO L’ASSOCIAZIONE MAESTRI SCI DEL VENETO HA DONATO ALLA STRUTTURA UN’APPARECCHIATURA PER LA SANIFICAZIONE

sa la prossima settimana, chiariti gli ultimi aspetti tecnici, sanitari e burocratici. Intanto venerdì è stata consegnata, presso la casa, una nuova apparecchiatura per la sanificazione degli ambienti, donata dalla Associazione maestri di sci del Veneto: il presidente Walter Girardi è stato accolto dall’assessore Girardi, dall’amministratore unico Stocco e dal direttore Talamini. «È stato un gesto di grande sensibilità per la cura dei nostri anziani e la prevenzione e la promozione della loro salute». Nel recente consiglio comunale è stato approvato all’unanimità, con il plauso del gruppo di opposizione, il consuntivo 2019 della azienda speciale Cortina, chiuso con un avanzo di 135 mila euro, in un bilancio di poco più di due milioni. Marco Dibona

Scoprire la storia di un paese nei volti degli anziani. Pietro Lucchetta, fotografo di Fossalta di Piave, appassionato di paesaggi e storie di montagna, ha raccolto in una ventina di immagini le emozioni di incontri nella case di persone anziane del paese di Costalta, cogliendo in uno scatto i ricordi di vite e vicende che hanno formato una comunità. Gli incontri nelle case degli anziani sono avvenuti in diversi mesi dello scorso anno, con centinaia di scatti e ore di racconti e la sintesi è una mostra fotografica visibile negli spazi della saletta ristorante del panificio del paese. «Sui volti dei vecchi il vento degli anni ha tracciato solchi di fatiche, amarezze, dolori - è scritto nel foglio di presentazione - ma anche carezze di luce nei tempi di serenità, di emozioni, di felicità». Per Lucchetta questi volti sono un piccolo racconto di una lunga storia di persone, famiglie, comunità. Nei ritratti di coppie longeve la forza di resistere alle difficoltà della vita, la capacità di condividere momenti sereni e tristi sostenendosi a vicenda, gioendo delle soddisfazioni e consolandosi dei fallimenti; la volontà di conformare i caratteri diversi in una intesa sempre più profonda; il compiacimento della crescita di figli e nipoti nei quali riconoscere tratti fisionomici e espres-

sioni di carattere. Nelle immagini degli uomini sguardi che parlano del lungo cammino della vita, molti nel paese dove hanno vissuto, tanti negli anni dell’emigrazione. Negli sguardi delle donne emerge come esse siano state la forza decisiva per sostenere la vita famigliare e sociale: facendo il doppio lavoro in campagna e in casa; prendendosi sulle spalle l’intera famiglia quando i mariti emigravano o dovevano subire la violenza del potere militare andando a fare la guerra; allevando figli e assistendo anziani.

DISTANZIATI All’inaugurazione della mostra ha partecipato un numero discreto di persone, rispettando la normativa sul distanziamento. Nell’esporre il lavoro svolto in più mesi visitando molti anziani di Costalta, Pietro Lucchetta ha sottolineato come le immagfini esposte siano solo esemplificative di vicende di una intera comunità. “Ringrazio Costalta - ha concluso- per avermi dato l’occasione di conoscerla meglio attraverso alcune persone che ne hanno fatto la storia. La mostra fotografica è visitabile negli orari di apertura del negozio e del ristorantino attiguo. Lucio Eicher Clere © riproduzione riservata

L’AUTORE, ORIGINARIO DI FOSSALTA, È APPASSIONATO DI PAESAGGI E VICENDE DI MONTAGNA

Quando la cultura rivive tra fienili e laboratori

© riproduzione riservata

Casa da demolire, trovata l’alternativa `Soluzione garantita

alla famiglia che vive sulla Alemagna VALLE DI CADORE Aveva assicurato, «farò di tutto per garantire le migliori condizioni ai signori che abitano in quella casa, sono certa che il risultato ci sarà e sarà il migliore, diversamente farò io i picchetti davanti alla loro casa». I picchetti non sono serviti ma ha messo in campo tutta la diplomazia necessaria il sindaco di Valle Marianna Hofer (nella foto), capace di seguire con scrupolo la “pratica” della demolizione della casa sulla statale di Alemagna. È quella la seconda curva “difficile” dell’abitato di Valle, curva che andrà così allargata e migliorata. L’operazione è andata a buon fine, le persone che in quella casa vivevano dal 1981 hanno avuto una giusta e decorosa sistemazione in una nuova casa, lontana dalla statale, e ora si attende la demolizione che consenta di allagare la car-

reggiata adeguandola alle esigenze del traffico moderno, pur in montagna. Marianna Hofer ha seguito passo passo l’iter garantendo la vicinanza necessaria alla coppia di anziani coniugi che hanno trascorso nel peggiore dei modi gli ultimi anni, dal 2018, da quando hanno saputo che la loro casa, acquistata con sacrificio, era destinata a essere demolita per migliorare la viabilità verso Cortina. E non è il solo caso. Quando è stato presentato il progetto di miglioramento della viabilità nell’attraversamento di Valle che prevede la variante con galleria, sono stati inseriti altri lavori e fra questi anche la rettifica di quella curva, vera e propria strozzatura che da sempre rallenta il traffico e causa incidenti e danneggiamenti. L’amministrazione comunale con il sindaco si è su-

bito attivata per aiutare i cittadini coinvolti, l’azione profusa è stata sempre in un’unica direzione: trovare il miglior accordo che risarcisca il danno subito. E così è stato.

MASSIMA DETERMINAZIONE Che la Hofer sia determina-

ta, e sempre a fianco dei cittadini, lo dimostra anche lo stop che ha posto all’impresa che si occuperà dei lavori di “allargamento della sede previa demolizione parziale e ricostruzione di fabbricato e realizzazione di passerella pedonale”. La scorsa settimana hanno chiesto di poter occupare l’area di sosta a ridosso della statale, fra la banca e la macelleria proprio nei pressi della curva, dove posizionare le attrezzature del cantiere. La risposta è stata negativa e non poteva essere diversamente visto il periodo e il fatto che quella è l’unica piazzetta, con alcuni posti auto, della zona. «Se autorizzo l’occupazione di quello spazio la gelateria non lavorerà più, il mercato sarà sospeso, le persone che devono recarsi in banca non avranno parcheggio. Avevamo detto da settembre e che settembre sia» sbotta il sindaco di Valle. I lavori prevedono il taglio di una fetta di edificio, così si allarga e ammorbidisce la traiettoria rendendo più dolce la curva. Giuditta Bolzonello © riproduzione riservata

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SANTO STEFANO Nel suggestivo angolo di via Medola, grazie alla vivace cartolibreria Carducci, tutto è pronto per la nuova stagione culturale non solo del paese, ma dell’intero comprensorio. Da ieri, nella saletta delle esposizioni del fienile, è aperta ufficialmente, fino al 29 agosto, la mostra con le opere di quattro ceramisti del Comelico: Franco Baldissarutti, Magda Buzzo Saler, Paola Cesco Frare e Olga Riva Piller, che presentano alcune delle loro creazioni, significativamente scelte all’interno della propria copiosa produzione, spesso già presenti in qualificate mostre nazionali e internazionali. A pochi metri di distanza, nell’ex laboratorio della

QUATTRO CERAMISTI DEL COMELICO ESPONGONO LE LORO CREAZIONI GIÀ PRESENTATE ANCHE ALL’ESTERO

cartolibreria, già da ora si possono ammirare decine di opere di Floriana Pace, nella personale intitolata “Resilienze”, la cui vernice si terrà sabato prossimo, 8 agosto, con l’introduzione affidata a Mattia De Luca e intervallata dalla musica di Leandro Da Vià. Oltre a questi due spazi espositivi, la titolare della Carducci, Francesca Buzzo Saler, ha ideato un terzo, all’aperto, nell’ampio e centrale giardino, location ideale per un incontro d’arte o la presentazione di libri. Qui venerdì 7 agosto, alle 17.30, debutterà “Un aperitivo in poesia”. Sull’originale palcoscenico, ricavato dall’antico settore primario, i poeti Sara Casal e Manuele Carbogno, gli attori Giorgia Sonego e Alessandro Zandonella Maiucco, il sommelier Sergio De Candido e il musico Ermes Viel offriranno un singolare momento di condivisione tra degustazione di vini, sapori di versi e profumi musicali. Per partecipare all’invitante evento, promosso assieme al ristorante La Ziria e al gruppo teatrale de I Comelianti, è necessaria la prenotazione (telefono 347-1451453). Yvonne Toscani © riproduzione riservata


II

Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il virus, i fronti aperti

Due operatrici veicolo del Covid nella casa di riposo Una ucraina e la collega bengalese hanno Una di Mestre, l’altra di Treviso: importante inconsapevolmente diffuso il contagio capire con chi possono essere venute a contatto IL CASO VENEZIA Seicentoottanta tamponi, tra ospiti e dipendenti, e ventidue casi di positività al coronavirus. È il rapporto finale siglato dall’Ulss 3 dopo il primo giro di screening sui 321 anziani e 359 operatori dell’Antica scuola dei Battuti, la casa di riposo di Mestre che per tutto il periodo buio dei primi mesi della pandemia era rimasta vergine al contagio e che di colpo, a inizio settimana, si è trovata catapultata nell’incubo. Dei 22 contagiati dal coronavirus, 16 sono anziani residenti nella struttura - 3 di loro sono ora ricoverati nell’ospedale Covdi di Dolo - mentre 6 sono operatori sanitari, tutti in isolamento nelle proprie abitazioni e tutti asintomatici. Questo mentre la direzione dell’Ipav e l’Ulss 3 sono riusciti a risalire al paziente “zero”, cioè chi ha portato inconsapevolmente il coronavirus tra i tre padiglioni della struttura gestita da una Fondazione storica che poggia le proprie radici nel 1.300. A fare da veicolo per il nemico invisibile sono state due operatrici dipendenti della struttura: una di origine ucraina residente a Mestre e una bengalese residente a Treviso e assunta di recente dall’Antica scuola.

LE PAZIENTI ZERO L’indagine su come si avvenuto il contagio - che il report

IL BILANCIO VENEZIA Numeri, solo numeri. Freddi e a confronto tra loro per cercare di capire cosa sia, nel Veneziano, quest’estate 2020, quinto mese pieno dell’era coronavirus. Ecco allora che da quando l’emergenza sanitaria è tornata a occupare i discorsi quotidiani, cioè dal 15 luglio, ci sono stati 138 nuovi casi registrati fino all’altro ieri, 31 luglio, uno dopo l’altro dal bollettino delle 17 di Azienda Zero. Tradotto: 138 nuovi contagiati in quindici giorni. Per trovare un delta simile - cioè altri 138 nuovi contagi totali - bisogna prendere in considerazione il periodo tra il 6 maggio e il 15 luglio: quasi due mesi e mezzo. Innegabile, quindi, che la diffusione del virus che spaventa il mondo abbia subito un’accelerata improvvisa nelle ultime due settimane, quando si è registrato lo stesso numero di casi che si è avuto in settanta giorni.

IL CONFRONTO A fornire il supporto su cui mettere uno di fronte all’altro i dati - e paragonarli - è sempre il

dell’Ulss 3 e della direzione della residenza per anziani circoscrivono a uno solo dei tre padiglioni - ha quindi trovato il primo bandolo della matassa. Il coronavirus è entrato ai Battuti attraverso due operatrici, entrambe asintomatiche, che nelle scorse settimane avevano lavorato nel reparto colpito dalla diffusione del nemico invisibile. Le due donne non venivano da ferie nei loro paesi, possibile, quindi, che il contagio sia avvenuto nella vita di tutti i giorni, dal momento che una delle due, la dipendente mestrina, utilizzava il tram per arrivare a lavoro. Ciò su cui le indagini della direzione e dell’azienda sanitaria si stanno concentrando è di duplice valenza. Prima, capire come e quando le due operatrici siano state contagiate, mentre il secondo corno della ricostruzione è capire come e quando loro abbiano contagiato l’anziano trovato positivo per primo, mercoledì pomeriggio dopo che era stato sottoposto ad un tampone prima di venire dimesso. Da lì era partita poi l’indagine su tutti i residenti e gli ospiti, che ha

ALL’ANTICA SCUOLA DEI BATTUTI EFFETTUATI 680 TAMPONI: HANNO PERMESSO DI ACCERTARE LA POSITIVITA’ DI 16 ANZIANI E 6 ADDETTI

Conferenza episcopale triveneta

Spazi parrocchiali a disposizione per favorire la riapertura delle scuole VENEZIA I vescovi sono pronti a mettere a disposizione delle scuole spazi parrocchiali o diocesani per favorire lo svolgimento delle attività degli istituti statali e paritari che riapriranno il 14 settembre prossimo, ma che ancora non hanno soluzioni tali da garantire il distanziamento in aula degli alunni. È quanto emerso dalla riunione di ieri, in videoconferenza, della Conferenza episcopale triveneta, presieduta dal patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. Potrebbe accadere, alcune parrocchie ci stanno già ragionando, che quegli stessi patronati che negli anni Settanta erano diventati succursali delle scuole per poter accogliere tutti i bambini e i ragazzi figli del “boom demografico” e che non ci stavano nelle sedi principali, tornino a trasformarsi, almeno part time, in luoghi di lezioni, interrogazioni e compiti in classe. L’incontro via web tra i vescovi ha messo all’ordine del giorno anche la ripartenza

delle attività pastorali alla fine delle vacanze estive, dopo la sospensione totale determinata dal lockdown, comprese le celebrazioni dei sacramenti, comunioni e cresime in particolare. Su questo punto, nei giorni scorsi, la Cei ha dato il via libera per l’autunno, ovviamente nella speranza che non ci siano recrudescenze della pandemia e fermo restando il rispetto di tutte le regole e i protocolli di sicurezza. Quelle finora considerate più a rischio sono le cresime, perché l’unzione della fronte con l’olio da parte del celebrante potrebbe essere un pericoloso veicolo di contagio. Le diocesi stanno rimodulando i calendari degli appuntamenti annullati in primavera che, senza novità normative, dovrebbero comunque svolgersi con numeri contenuti per la stessa limitazione della capienza delle chiese, a seconda delle dimensioni, con cui già ora vengono celebrate le messe, funerali compresi. Alvise Sperandio

portato all’individuazione di ventidue positivi in totale, tutti ospiti o operatori di un unico padiglione.

I CONTATTI Isolati i pazienti e ricoverati nel reparto di Malattie infettive di Dolo i tre casi più gravi, è iniziata adesso la ricerca dei contatti dei sei operatori positivi, partendo proprio dalle due dipendenti. Lunedì verranno consegnate all’Ulss 3 le liste delle persone che hanno avuto a che fare con i sei operatori nelle scorse settimane e nei prossimi giorni, annuncia un comunicato dell’Ipav, «si conferma, in condivisione con l’Azienda Ulss

L’ANTICA SCUOLA L’ingresso dell’Antica scuola dei Battuti di Mestre, dove sono stati trovati 22 casi di coronavirus tra operatori e anziani ospitati nella struttura, che prima d’ora non aveva avuto contagi.

LA DONNA ORIGINARIA DELL’UCRAINA VIAGGIA ABITUALMENTE IN TRAM: PUO’ AVER CONTRATTO IL VIRUS NEL PERCORSO DI TUTTI I GIORNI

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138 casi in quindici giorni Gli stessi registrati in quasi due mesi e mezzo bollettino delle 17 di Azienda zero. Il report del 31 luglio si è chiuso con un “+8” rispetto alle ventiquattr’ore precedenti, portando il monte dei casi totali a 2.840, con 154 persone attualmente malate Covid-19. Solo quindici giorni prima, cioè mercoledì 15 luglio, il bollettino regionale era l’ennesimo di una lunga serie che stava raccontando la (supposta) coda della pandemia anche nel Veneziano. Quel giorno di metà luglio, a quasi cinque mesi esatti dallo sbarco del virus nell’area metro-

IL DELTA DI INFETTATI È IDENTICO A QUELLO TRA IL 6 MAGGIO E IL 15 LUGLIO VARIAZIONE INSENSIBILE NEL NUMERO DI RICOVERI

IL FRONTE L’Angelo di Mestre e la Rianimazione di Dolo (sopra)

politana di Venezia, il 22 febbraio, non si registravano nuovi casi rispetto al giorno precedente e la somma totale dei contagiati era ferma a 2.702 casi, di cui solo 33 gli attualmente positivi al virus in quel momento. Trend molto simile ai giorni prima, quando i delta dei nuovi contagi erano stati pressoché insensibili: “+ 5” la punta massima di nuovi positivi, registrata alle 17 del 6 luglio, ma comunque dopo oltre un mese in cui era stato maggiore il numero di giorni a zero contagi che quelli con nuovi malati Covid-19. Nelle ore successive, però, il diluvio con l’esplodere del focolaio nel centro migranti di Jesolo gestito dalla Croce rossa e i tanti casi di stranieri di rientro dopo il lockdown. Il bollettino delle 17 del 16 luglio portava con sé 30 nuovi casi, numero superato giovedì scorso quando complice l’esplosione del focola-

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ACCELERATA DI CONTAGI NELLA SECONDA META’ DEL MESE: IL 15 LUGLIO IL BOLLETTINO REGISTRAVA 2.702 CASI POSITIVI TOTALI DIVENTATI 2.840 IL 31 LUGLIO

io all’Antica scuola dei Battuti si erano registrati altri 32 nuovi positivi. Insomma, 138 nuovi casi in due settimane, con gli attualmente positivi schizzati dai 33 del 15 luglio ai 154 del 31 luglio: +121. In aumento, negli ultimi quindici giorni, anche le persone in isolamento fiduciario,


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Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Si allenta la tensione alla Cri Primi 20 tamponi negativi A Jesolo comincia ad arrivare il risultato del quarto giro di tamponi; solo se saranno ok per tutti gli 85 migranti ospitati nel centro finirà la quarantena `

L’EMERGENZA

3 Serenissima, la prossima campagna di screening su tutta la popolazione aziendale per le giornate di mercoledì 5 agosto, giovedì 6 agosto e venerdì 7 agosto 2020». Controlli a tappeto, quindi, in attesa del secondo ciclo di tamponi che verrà effettuato tra quattordici giorni. «In stretta collaborazione con l’azienda sanitaria - spiega Luigi Polesel, presidente dell’Ipav - siamo riusciti a individuare subito il diffondersi del contagio e adesso, a tamponi effettuati, possiamo dire che siamo stati in grado di contenere l’estensione del contagio in un solo padiglione della struttura. Continueremo a monitorare la

situazione per evitare che ci siano altri piccoli focolai».

LA SCOPERTA Il primo positivo all’interno dei Battuti è stato un anziano, entrato nella residenza a settembre 2019 e, sottolineano dalla direzione, «come tutti gli altri ospiti dal marzo ad oggi sottoposto a sette campagne di screening, che hanno dato tutte esito negativo». L’ultima nemmeno un mese fa, giovedì 9 luglio. Immediato il giro di vite: sono stati sospesi i nuovi accoglimenti, le visite dei parenti e sono stati informati i familiari degli ospiti positivi. Da un punto di vista di gestione dei pazienti Covid, è stato individuato il personale dedicato agli ospiti in isolamento, sono state date disposizioni per la consumazione dei pasti in camera ed è stata disposta un’indagine dei contatti stretti. Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

grado di affrontare subito il problema.

I MESI SCORSI Se 138 casi ci sono stati nelle ultime due settimane, altrettanti ce n’erano stati tra il 6 maggio e il 15 luglio. A lockdown appena finito (il 4 maggio l’avvio della Fase 2 e la possibilità di uscire di casa) si era registrato il caso numero 2.564, inserito nel report del 6 maggio. In quei giorni il contagio era rallentato, complice anche l’isolamento e la ghiacciaia a cui era stato costretto il paese. Per arrivare a vedere 138 nuovi casi totali si dovrà aspettare, appunto, il 15 luglio, due mesi e 9 giorni dopo. Vero, anche, che le Terapie intensive ospitavano pazienti per svuotarsi il 30 maggio.

LA GIORNATA DI IERI salite a 329 da quota 244. Stabile il numero dei ricoveri, 5 (erano 4 a metà luglio) e dei decessi: nell’arco di tempo fotografato, ce ne sono stati cinque, per un totale di 307 croci. Segno di un contagio che da un lato è sì ripreso, ma con una carica virale più contenuta e una sanità in

Agosto si è aperto ieri con nuovi 16 contagi che portano i casi totali a 2.856. Gli attualmente positivi sono scesi a 145, non ci sono stati nuovi ricoveri e nessun decesso ha colpito il Veneziano: 390 le persone in isolamento. N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA

JESOLO Per sapere se potranno varcare il cancello di via Levantina dovranno aspettare ancora qualche ora. Al massimo fino a domani mattina. Rimangono ancora in quarantena gli 85 migranti ospitati alla Croce rossa di Jesolo. Si tratta dei richiedenti asilo risultati negativi ai tamponi di controllo e quindi messi in isolamento fiduciario per essere venuti a contatto con dei malati Covid, già trasferiti a Cavarzere un paio di settimane fa. Nei giorni scorsi a prolungare la permanenza forzata al centro è stata la scoperta di altri 4 migranti positivi, circostanza che ha azzerato per tutti la quarantena. Per questo venerdì scorso i migranti sono stati sottoposti a un nuovo giro di tamponi: se tutti risulteranno negativi, allora potranno uscire nuovamente dal centro. In caso contrario la quarantena dovrà continuare ancora. Ed è per questo che nelle giornate di giovedì e venerdì un gruppo di profughi, una ventina di nigeriani, ha dato vita a delle proteste esponendo degli striscioni e chiedendo di uscire.

GIORNATA TRANQUILLA A tenere controllata la situazione sono state le forze dell’ordine presenti in massa, che da giorni stanno presidiando giorno e notte l’intera area impedendo ai profughi di uscire. Più tranquilla la situazione ieri: i migranti si sono limitati a passeggiare nel parco che circonda la struttura della Croce rossa, ma in questo caso senza urlare e richiamare l’attenzione verso l’esterno. Con molta probabilità a sciogliere la tensione è stato l’arrivo dei risultati dei primi venti tamponi effettuati venerdì pomeriggio, risultati tutti negativi. Aspetto che fa ben sperare ma che obbliga a tenere alto il livello di attenzione fino a quando non saranno resi noti gli esiti di tutti i test. Un’attività considerevole visto che si tratta

SOTTO OSSERVAZIONE I controlli degli agenti di polizia all’esterno del campo della Croce rossa di Jesolo

di oltre 100 tamponi effettuati tra i migranti e il personale della Cri, tra l’alto con diverse difficoltà visto l’iniziale rifiuto dei migranti di sottoporsi all’esame, tanto da costringere le forze dell’ordine e i responsabili dell’Ulss4, compreso il direttore generale Carlo Bramezza, a un’estenuante trattativa per convincerli a compiere l’esame. A seguire l’evoluzione della vicenda è il sindaco Valerio Zog-

DOPO LE PROTESTE E LE INTEMPERANZE DEI GIORNI PRECEDENTI IL SABATO E’ FILATO VIA SENZA PROBLEMI PARTICOLARI

gia, ieri rimasti in contatto con Luigi Nicolardi, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria del Veneto Orientale: «Mi è stato comunicato – dice il sindaco – l’esito negativo dei primi venti tamponi, sicuramente è una buona notizia ma si tratta di un numero troppo basso per permettere ancora la libera uscita a queste persone. È necessario che tutti i tamponi siano negativi, se anche uno solo sarà negativo la quarantena dovrà proseguire ancora, è una procedura che vale per tutti. Nel caso specifico stiamo parlando di persone che vivono a stretto contatto. È normale attendere l’esito di tutti i tamponi, ci vuole ancora un po’ di pazienza, l’Ulss sta svolgendo un lavoro considerevole: solo nel caso della Croce rossa devono essere analizzati un centinaio di tamponi». Nelle prossi-

me ore la situazione sarà più chiara, tenendo comunque conto che una volta resi noti i risultati dovrà essere coordinato tra la Croce rossa e la Prefettura il via libera ai migranti che chiedono di uscire e che una volta all’esterno dovranno rispettare le norme del distanziamento sociale e l’uso delle mascherine, compreso ovviamente chi ritornerà nei propri posti di lavoro. Più facile la gestione della comunità bengalese: dopo i 15 casi riscontrati nei giorni scorsi, i cittadini del Bangladesh hanno deciso di sottoporsi volontariamente al tampone, presentandosi giovedì pomeriggio all’ospedale di Jesolo. Anche in questo i risultati saranno noti domani mentre nei prossimi giorni altri bengalesi effettueranno il test. Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scuole, servono aule più capienti, il Polo museale offre i suoi spazi ISTRUZIONE VENEZIA Anche se manca poco più di un mese all’apertura delle scuole, l’organizzazione del rientro è tutt’altro che conclusa. Uno dei nodi principali restano gli spazi, soprattutto per quanto riguarda gli istituti superiori del centro storico, spesso ospitati in antichi palazzi veneziani, con aule anguste e ai limiti di capienza perfino per le norme di epoca pre-covid. «Per quanto riguarda l’Istituto Algarotti-Sarpi siamo a un circa 25% di studenti in eccesso rispetto agli spazi necessari per rispettare i parametri di distanziamento - spiega la dirigente Concetta Franco - È una condizione molto comune alle scuole del centro storico, che soffre di una carenza di aule da almeno dieci anni». Secondo la ministra all’Istruzione, Lucia Azzolina, le possibili soluzioni sono due: utilizzare spazi alternativi per le lezioni

POLO MUSEALE Il direttore Daniele Ferrara

ALL’ISTITUTO ALGAROTTI-SARPI UN QUARTO DI STUDENTI IN PIÙ, RESTA L’IPOTESI LEZIONI DA REMOTO

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o scorporare le classi. Ma in molti temono che si opti per la didattica a distanza a rotazione. Sulla prima ipotesi sono recentemente entrati in gioco i musei: il Ministero dei Beni culturali ha infatti emanato una circolare chiedendo ai vari enti una ricognizione sugli spazi. «Abbiamo fatto un censimento sugli spazi che potrebbero essere utilizzati per la didattica - spiega Daniele Ferrara, direttore del Polo Museale del Veneto - per quanto riguarda il centro storico di Venezia in tutti i nostri musei, da Ca’ d’oro a Palazzo Grimani fino al Museo Archeologico, ci sono molti locali ampi e disponibili. Il Ministero dei Beni culturali riferirà il censimento al Miur che in seguito darà la disponibilità agli enti competenti». Sulla seconda ipotesi, lo scorporo delle classi, dirigenti, docenti e genitori, sono abbastanza dubbiosi, soprattutto per il fatto che l’Ufficio scolastico regionale sta procedendo in sen-

so opposto accorpando le classi per ridurre l’organico e aumentare gli studenti. È successo al Liceo Marco Polo, e al Liceo Tommaseo. «I genitori del Tommaseo hanno consegnato una lettera in cui chiedevano, anche in vista della situazione di emergenza sanitaria, una deroga all’Ufficio scolastico, ma i dirigenti hanno risposto che non è possibile». E mentre la Città metropolitana continua a ricevere segnalazioni sulla carenza degli spazi, alcuni istituti si sono già attrezzati con videocamere in ogni classe per una eventuale rotazione tra studenti che frequentano in presenza e studenti che frequentano a distanza. «Nel caso si dovesse procedere con la didattica online e per evitare di trovarci impreparati - dice Concetta Franco - nei prossimi giorni avvieremo un monitoraggio sulla situazione delle famiglie, tra disponibilità di dispositivi digitali e altro». Alice Carlon © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

L’inchiesta in Lombardia

«Il nostro feudo può franare» Il piano della Lega in allarme: via Salvini premier dal simbolo `La strategia dei big per ripartire: Matteo Dopo l’affaire Fontana, i sondaggi in calo proprio nella Regione-simbolo troppo divisivo, un errore esporlo troppo `

LO SCENARIO ROMA «Il feudo della Lombardia può crollare». E’ scattato da giorni l’allarme nella Lega sulla tenuta di Fontana. I sondaggi che vanno giù, il ‘rumore’ dei nemici, le trappole disseminate dagli avversari, la stanchezza del governatore, gli affondi giudiziari: «E’ la tempesta perfetta, ma per noi la Regione è troppo importante, non possiamo cedere di un millimetro», dicono dalla Lega. Si preparano le contromosse. Oltre all’ipotesi del rimpasto c’è un piano per puntellare sin da subito la giunta traballante, affiancando agli assessori dei professionisti del mondo del lavoro, tecnici in grado di rilanciarla. «E’ chiaro che c’è l’obiettivo di affossarla», il refrain. A settembre ci sarà dunque un ‘piano Marshall’, interventi che verranno bissati a fine anno da un’altra tranche di lavori per 4 miliardi. Ma è inutile girarci attorno, i big del partito di via Bellerio sono preoccupati per come andrà a finire il ‘caso camici’ e per come sarà accolta la storia del conto milionario in Svizzera del governatore. Salvini di-

fende il suo uomo, nei giorni scorsi ha chiesto un quadro preciso dell’inchiesta ma non ha mai pensato di mollarlo, neanche per un secondo. Solo che il leader è a sua volta nel mirino della magistratura. Ed ecco che il timore dei lumbard è doppio: nessuno - neanche Giorgetti che non è andato a Milano Marittima all’appuntamento tradizionale con il Capitano per rifugiarsi un paio di giorni dalle parti di Genova e partecipare domani all’inaugurazione del ponte di Morandi – pensa di distaccarsi da Matteo. Il capo è lui e non si discute. Più che altro si dibatte dietro le quinte sul suo ruolo.

IL RUOLO SOTTO ESAME «Il problema è che Matteo è troppo divisivo, chiaramente è avvertito da tutti come l’anti-sistema. Va bene come capo politico ma dovrebbe dire che non è lui il candidato premier. E anche aver

fondato il marchio ‘Lega per Salvini premier’ è stato un errore», dice chiaro e tondo un big del partito di via Bellerio. Molti di quelli che ragionano non d’istinto nel Carroccio la pensano allo stesso modo: ad ognuno la propria veste, la ‘salvinizzazione’ del partito rischia di essere alla lunga un autogol. Ma il segretario nell’occhio del ciclone, al di là del nervosismo crescente di questi giorni, ci è sempre finito. In realtà anche nella maggioranza ipotizzano che Salvini indossando i panni del martire possa crescere nei consensi. «Le elezioni del 20 e 21 settembre – è il giudizio unanime nel Carroccio – saranno il vero banco di prova. Vedremo se l’effetto isolamento ci premierà». «Non ci penso a mollare, gli italiani faranno giustizia con il voto», dice l’ex ministro dell’Interno tra un bagno e un selfie dalla riviera romagnola. Insomma il ‘brand’

non si tocca. Salvini si butterà sulla campagna elettorale. Oggi nei gazebo allestiti per il tesseramento i militanti in molte piazze organizzeranno dei flash mob per fare da scudo a lui e a Fontana. «E’ chiaro che stanno tentando in tutti i modi di dividerci», il ragionamento del segretario. «Attilio è una persona onesta. Qualcuno lo ha fregato, servendosi del cognato», rilancia un altro dirigente del partito. «Ha commesso degli errori, è stato fatto un pasticcio ma non c’è dolo», il parere generale di deputati e senatori. «Nel periodo nero dell’emergenza trovare i camici era un miracolo. Adesso è facile criticarlo», azzarda un altro parlamentare.

CACCIA APERTA E il governatore? Lo descrivono amareggiato, si è fatto avanti ai tempi della candidatura per «spirito di sacrificio»: «Avessi

MILANO Attilio Fontana, presidente della Lombardia (foto ANSA)

continuato a fare l’avvocato non avrei subito questi attacchi», lo sfogo con chi lo chiama. Intanto nella Lega è partita la caccia ai ‘colpevoli’. C’è chi punta il dito contro gli ex formigoniani, chi su Maroni che – questa la tesi – «furbescamente» starebbe brigando per tornare in sella, chi contesta gli alleati Berlusconi e

PER TENTARE DI STOPPARE LA CRISI AL PIRELLONE L’IDEA DI AFFIANCARE ALLA GIUNTA UN COMITATO DI TECNICI

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Caso Fontana, bloccate le consegne dei camici prima della donazione L’INCHIESTA ROMA Il 16 maggio la Dama spa consegna per l’ultima volta i camici che, da contratto, deve recapitare tutti i giorni alla Regione Lombardia. È un sabato. Il lunedì nessun corriere dell’azienda si presenterà ai magazzini del Pirellone nell’hinterland di Milano. E neppure il martedì successivo, il 19 maggio. Il contratto, stipulato tra l’amministrazione e l’azienda del cognato (e per il 10 per cento della moglie) del governatore Attilio Fontana, prevede che tutti i giorni Dama consegni 2.500 camici. Invece i capi non arrivano più e nessuno, nonostante nell’accordo fosse evidenziata come indispensabile la puntualità, obietta. Ne mancano già 5mila, quando mercoledì 20 maggio Dini comunica prima via email a Filippo Bongiovanni, indagato e oramai ex dg di Aria, centrale di acquisti della pubblica amministrazio-

Meloni che =mano». E chi dalla vicenda ne ritaglia un quadro complessivo: contro c’è l’Europa, ci sono i giudici ma anche le manovre di palazzo «con Iv che prima promette e poi si sfila» e con «FI che fa gli accordi sotto banco con Renzi». «Si è superato il livello di guardia», taglia corto un salviniano. Ma il pericolo crollo lombardo è ben visibile a tutti. «Il fatto è che – sospira un altro leghista Fontana e l’amministrazione lombarda non erano preparati a quello che è successo e non sono avvezzi a rispondere alle toghe». L’argine è Salvini, se regge il suo ‘brand’ la Lega potrà evitare il sorpasso di FdI o di trovarsi in casa un problema Zaia che la sua lista rischia di oscurare quella del Carroccio. Finora la gestione della Lombardia – prima con Maroni e poi con Fontana – era uno dei fiori all’occhiello. Ma se cade il feudo è un’altra storia. Emilio Pucci

ne lombarda, e poi, via pec, che la fornitura deve considerarsi interrotta e che i capi finora consegnati rappresentano una donazione. Rapporto finito. L’offerta negoziata viene interrotta unilateralmente, all’amministrazione verranno a mancare 25.647 capi, ordinati con procedura d’urgenza, motivata dall’emergenza. Ma l’unico problema, come emerge dalle email acquisite agli atti dell’inchiesta, per i funzionari di Aria, è sistemare l’aspetto burocratico e liberare la ditta dall’impegno con la Regione.

LA FORNITURA SOSPESA IL 16 MAGGIO LA COMUNICAZIONE 4 GIORNI DOPO L’IPOTESI DI UN’INTESA CON IL GOVERNATORE

to che Aria manda a Dini prevede la consegna, a partire dallo stesso 16 aprile, di 2500 camici al giorno fino a raggiungere 18mila unità e 7mila set. Poi la seconda tranche dovrà essere recapitata nei magazzini di Rho a partire dal 4 maggio: 2.500 camici al giorno fino a un totale di 57mila camici. «Si precisa si legge nel documento - che i tempi di consegna sono per Aria essenziali». Eppure quando Dama interrompe, unilateralmente, le consegne l’amministrazione non muove alcuna contestazione e non procede. Una circostanza già all’esame degli inquirenti.

MILANO MARITTIMA Matteo Salvini in spiaggia con i bambini al Papeete

I TEMPI I passaggi temporali non sono un dettaglio e sulle date si concentra il lavoro del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che lunedì scorso si è presentata a Rho, nel magazzino unico del Pirellone, per acquisire le bolle di accompagnamento e tutti i documenti che riguardano il rapporto con l’azienda di Dini. La decisione di interrompere la fornitura, secondo la procura, è maturata dopo un accordo tra Dini e lo stesso Fontana, indagati in concorso per frode aggravata in pubbliche forniture. Il presidente della Regione preoccupato dal clamore mediatico, suscitato dall’incarico assegnato

all’azienda del cognato, vuole interromperlo. Nel telefono dell’imprenditore, sequestrato quattro giorni fa, la Finanza cerca anche le tracce di quella exit strategy malriuscita, ma ideata alcuni giorni prima. Dini come primo atto interrompe le forniture. Tutto il resto il tentativo di vendere i capi a terzi, la mossa del governatore che prova a risarcire il cognato con un bonifico dalla Svizzera di 250mila euro, la trasformazione dell’ordine in donazione - arriva dopo. Ma la scansione dei tempi è centrale e prima di formalizzare la donazione con l’interruzione unilaterale di un contratto di pubblica fornitura, Dini propone la vendita dei

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capi rimasti.

L’ORDINE L’incarico formale è immediato. I camici devono arrivare subito. Il 16 aprile la lettera con la quale Aria accoglie l’offerta di Dama e ordina 75mila camici, a sei euro ciascuno, e 7000 set, a 9 euro, viene mandata anche all’email di Paul&Shark (marchio controllato dalla società) oltre che a Dama. Sembra così poco credibile che Bongiovanni, come ha sostenuto, si sia accorto solo successivamente, per il simbolo dello squalo sulla carta intestata, che l’azienda scelta dall’amministrazione fosse la stessa dei parenti del governatore. Il prospet-

IL REGALO Il beau geste, che ha portato a trasformare il contratto in donazione, per i pm, è stato solo un «espediente per ridurre l’originario quantitativo oggetto di negoziazione, con l’intento di superare le criticità del conflitto di interesse e consentire a Dama di interrompere la fornitura originariamente contrattualizzata». Obiettivo: «Destinare al mercato la parte di camici non ancora consegnato». A monte ci sarebbe proprio l’accordo per evitare che il governatore si trovi in imbarazzo per quella commessa da mezzo milione di euro. Valentina Errante © RIPRODUZIONERISERVATA


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Provincia

«SGONFIATA LA CAVALCATA, MA IL COVID 19 CON I SUOI FOCOLAI CI SARÀ ANCORA PER MOLTO TEMPO» Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

rovigo@gazzettino.it

«Virus sgonfiato, ma presente» Le parole del virologo Pregliasco al confronto `Prestigiosi riconoscimenti alla varie categorie sulla pandemia nella serata per il volontariato In prina linea l’Ulss Polesana e la Croce Verde `

ADRIA Parterre grandi firme e grandi numeri per “Adria premia gli operatori della lotta al Covid”. La manifestazione, presentata da Paolo De Grandis, promossa da Anpas e Croce Verde, di scena in piazza Garibaldi, ha rappresentato l’evento clou del quinto appuntamento di Adria d’estate. Grande protagonista della serata il virologo Fabrizio Pregliasco, presidente nazionale Anpas. «In questa pandemia - ha precisato Pregliasco - è stato fondamentale l’aiuto dei volontari. Oggi siamo riusciti a sgonfiare la cavalcata del virus ma “lui” esiste ancora. I focolai ci saranno ancora per molto tempo. Dobbiamo essere ottimisti sul futuro ma prudenti». In piaaza il direttore generale dell’Ulss 5 Polesana Antonio Compostella con tutto il suo staff, l’assessore regionale Cristiano Corazzari, il presidente della Conferenza dei sindaci Franco Vitale ed Emanuela Beltrame per la Provincia. Palazzo Tassoni era infine rappresentato dal sindaco Omar Barbierato e dal consigliere Enrico Bonato. A fare gli onori di casa il presidente di Croce Verde Antonio Sturaro ed il suo vice Lamberto Cavallari.

PANDEMIA E SORPRESA «La preoccupazione in questi mesi c’è stata - ha detto Compostella durante una tavola rotonda con Corazzari e Pregliasco dal momento che la pandemia ci ha colto di sorpresa. Abbiamo dovuto riorganizzare l’azienda ma la risposta è stata eccellente ed eccezionale». «Il sistema veneto è un modello positivo - ha evidenziato Corazzari - ed abbiamo saputo fornire una risposta importante. Rovigo sul fronte Covid è stata la migliore di tutto il Nord Italia. Noi abbiamo chiuso le nostre aziende, rispettato le regole. Ora è compito dello Stato farle rispettare a tutti». «La serata - ha spiegato Sturaro - è la serata del grazie agli operatori della lotta al Covid19, un atto dovu-

RICONOSCIMENTI Sul palco per le premiazioni alcuni esponenti per categorie a cominciare da Compostella accompagnato dal direttore sanitario Edgardo Contato che hanno ritirato il riconoscimento per tutto il personale dell’azienda sanitaria. «Abbiamo deciso di iniziare da questo riconoscimento perché spesso ci si ricorda dei medici, degli infermieri ma moltissime altri sono gli operatori impegnati: radiologi, addetti alle sani-

«Continua l’ammodernamento della linea ferroviaria Adria-Mestre. Infrastrutture Venete, società che gestisce la rete ferroviaria per conto della Regione, ha programmato cantieri di manutenzione e di riqualificazione per oltre un milione. Da domani al 10 agosto, sarà interessata la tratta Mestre-Piove di Sacco ed il tratto elettrificato Mestre-Mira Buse. Successivamente,

ficazioni, amministrativi e tanti altri» ha proseguito Sturaro. È stata poi la volta di un rappresentante dei medici, del personale infermieristico e degli operatori socio-sanitari che hanno ritirato il riconoscimento per le relative categorie. Non poteva poi mancare il riconoscimento agli operatori di Croce Verde. A ritirare il premio per le rispettive categorie un rappresentate degli autisti, uno degli infermieri e due del corpo dei volontari. Al termine delle premiazioni lo spettacolo del Cuore. Una quarantina di persone ha preso parte alla pedalata organizzata da Mtb Tuttinbici. Buoni i riscontri ai giardini Zen per Anita Gallimberti e le sue Parole d’amore. A leggere le poesie anche Corazzari e l’assessore Sandra Moda. Guido Fraccon

dal 17 agosto al 5 settembre, i cantieri interesseranno la tratta Piove di Sacco-Adria. L’intervento più consistente, pari a 550 mila euro, riguarderà la revisione della curva 18, alle porte della stazione di Adria con la sostituzione del binario. «Il programma di interventi che prende avvio ad agosto - sottolinea l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti Elisa De Berticonferma l’attenzione di riqualificare, velocizzare e mettere in sicurezza la linea ferroviaria in vista dell’elettrificazione dell’intera infrastruttura. L’elettrificazione della Mestre-Adria è la prossima sfida per la Regione che ha già pianificato un investimento complessivo di 22 milioni di euro nei prossimi anni. Infrastrutture Venete ha già perfezionato l’affidamento della progettazione definitiva dell’intervento, con l’obiettivo di arrivare a dare avvio alla gara per la realizzazione della nuova linea elettrica, a partire dal 2021». Sistemi Territoriali garantirà i collegamenti tramite autobus sostitutivi.

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ADRIA Successo in piazza Garibaldi per la serata dei dedicata ai volontari e al personale ospedaliero nella lotta al Coronavirus

to. Si pensa spesso a medici ed infermieri, ma molte sono le persone che hanno dovuto lavorare per far sì che il sistema funzionasse. Per questo abbiamo pensato ad un premio che in qualche modo rappresentasse tutte queste persone. Un pensiero non potrà che andare anche alle vittime».

Ferrovia: sostituzione del binario nella curva

Baricetta incassa il sostegno regionale «Rifiuti raccolti per lo smaltimento» ADRIA Il comitato La Matita di Teresa bussa alle porte della Regione. Una delegazione del sodalizio di Baricetta, il gruppo si prefigge la salvaguardia della locale scuola primaria a rischio chiusura, è stato ricevuto dall’assessore regionale alla pubblica istruzione Elena Donazzan che ha ascoltato i problemi esprimendo al comitato il proprio sostegno. «Ha inoltre sottolineato - spiega la presidente del comitato Eva Sprocatti - le competenze del Comune e della dirigenza scolastica in merito al mantenimento o meno della promessa fatta di tenere la scuola aperta, soprattutto in un periodo in cui la sicurezza dei bambini deve essere priori-

taria. Ha inoltre espresso la sua perplessità sulla mancata sinergia tra la figura del sindaco e la dirigenza scolastica nella gestione della situazione. L’assessore ha infine augurato una risoluzione soddisfacente della vicenda per tutte le parti, ritenendo essenziale che si prenda-

no posizioni nette e precise».

COLLABORAZIONE A chiudere un ringraziamento a coloro che hanno reso possibile l’incontro « ai consiglieri di minoranza Giorgia Furlanetto, Emanuela Beltrame e Paolo Baruffaldi - dice la presidente per il loro sostegno e la loro presenza pur consapevoli che il comitato non appartiene e non sostiene nessuna fazione politica. Hanno voluto evidenziare la situazione della scuola che potrebbe veder spegnere le proprie luci. Speriamo che tali disponibilità, che ci giungono da molte parti, servano a non far calare un doloroso silenzio su una realtà efficiente ma scomoda». G.Fra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SAN MARTINO DI VENEZZE La vice sindaco Ilenia Francescon vuole dare la propria versione sulla questione dei rifiuti abbandonati, presso il capannone comunale di Via Dante Alighieri. «Non risulta aderente alla realtà ciò che lasciano intendere il consigliere di minoranza Graziano Barbierato e il Responsabile del circolo di Fratelli d’Italia Pier Luigi Ferro. Se c’è una particolarità che contraddistingue la maggioranza è proprio l’efficienza da sempre dimostrata in materia ambientale. Le foto inviate alla stampa sono state scattate nell’area retrostante il magazzino comunale, luogo il cui accesso è vietato al pubblico. Si tratta di rifiuti abbandonati da perso-

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ne non identificate all’interno del territorio del paese, raccolti dagli operatori e lì collocati in attesa del recupero da parte di Ecoambiente. Nessuna segnalazione è mai giunta in proposito all’Ufficio Tecnico o al competente assessore, i quali avrebbero avuto modo di spiegare che

già con nota in data 24 giugno, era stato chiesto di provvedere al recupero, ma purtroppo, l’attuale situazione emergenziale ha contribuito al ritardo nell’adempimento richiesto».

NESSUN PERICOLO La replica dell’amministratore continua: «Non c’è alcun pericolo di inquinamento ambientale. Non solo, il materiale è stato appositamente riposto in area di proprietà comunale, nel retro del magazzino, in cui l’accesso non è consentito al pubblico. Quindi, non si capisce come “i cittadini” abbiano potuto non solo entrate, ma anche scattare delle foto, se non in palese violazione dei divieti». Gianmaria Visentin © RIPRODUZIONE RISERVATA


III

Primo Piano

Domenica 2 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Gaffeo: «Subito test multipli su chi non presenta sintomi» Il sindaco invita la Regione a organizzare una campagna di controlli estesa per avere una mappa dettagliata della diffusione del contagio nel Veneto `

SCREENING

SCREENING PER CATEGORIE Sottoposti a tamponi ripetuti alcuni lavoratori

ROVIGO Il sindaco Gaffeo non nasconde la preoccupazione per l’esplosione di nuovi casi di positività e per il possibile ritorno del lockdown. Uno scenario che definisce letale per l’economia, non solo di Rovigo, ma dell’intero Paese. Il docente universitario di Economia ha sempre rimarcato l’importanza di rispettare le regole di prevenzione, ma adesso punta il dito contro la Regione e la gestione di questa nuova fase dell’emergenza: «Il rigurgito di contagi da Covid-19 degli ultimi giorni, seppur contenuti e riferiti a focolai delimitati geograficamente, rappresenta da un lato un richiamo alla dura realtà che il virus è presente e circola, e dall’altro un monito a prepararsi per tempo a quanto gli esperti da tempo segnalano, vale a dire che l’arrivo della stagione autunnale comporterà una potenziale ripresa su larga scala dell’epidemia -sottolinea il sindaco - All’inizio di maggio il presidente Luca Zaia ha annunciato il progetto di rendere il sistema sanitario regionale in grado di somministrare a regime 50mila tamponi al giorno: non è dato sapere quale sia lo stato dell’arte di tale progetto, ma occorre registrare che nel corso degli ultimi due mesi la media di controlli effettuati in Veneto

si è attestata in realtà attorno ai 10mila tamponi. E la scelta dei soggetti da sottoporre a test periodici si è orientata su categorie professionali specifiche, come medici e operatori socio-sanitari, volontari della protezione civile, pazienti degli ospedali e delle case di riposo, secondo un modello che punta a tenere “puliti” i luoghi che per loro natura potrebbero trasformarsi in pericolosi focolai».

PINCARA Ottomila euro per famiglie e aziende, oltre quaranta domande sono state accolte. A Pincara la pandemia sanitaria ha lasciato il segno. Un’azione concreta a sostegno delle famiglie e delle imprese in difficoltà, che hanno sofferto durante l’emergenza Coronavirus: il Comune di Pincara sta distribuendo altri duemila euro di buoni spesa. Una somma sostanziosa, che va ad aggiungersi ai precedenti seimila euro, stanziati lo scorso mese dalla Giunta Magon.

AIUTI ALLE AZIENDE Il piccolo comune di Pincara, quindi, si è dimostrato tra i più attivi per tendere la mano alla comunità e complessivamente sono stati stanziati ottomila euro a favore di famiglie e aziende che ancora faticano ad arrivare alla fine del mese. Il sindaco Stefano Magon spiega: «L’Amministrazione comunale sta facendo degli sforzi molto importanti, abbiamo gestito le risorse a disposizione in modo mirato ed efficace, per aiutare i nostri concittadini. Abbiamo analizzato le richieste di aiuto che sono pervenute grazie alla proficua collaborazione avviata con i volontari della Protezione civile - afferma - L’associazione, infatti, ha fatto da tramite tra le famiglie e il Comune».

plessiva di seimila euro, con una media di 140 euro e 23 centesimi erogati in buoni spesa a nucleo familiare. L’Amministrazione è consapevole che quanto erogato è un piccolo aiuto di fronte alle grandi necessità del momento, ma confida di poter proseguire in questa direzione in base alle risorse di cui si potrà disporre. Degli ottomila euro complessivi, la maggior parte arriva dai Fondo di solidarietà alimentare erogato dallo Stato, poi il Comune ha scelto di aggiungere un ulteriore contributo».

TASSE RIDOTTE Non solo buoni spesa, c’è un’altra importante novità per le ditte che stanno affrontando un netto calo di fatturato. «Abbiamo deciso di applicare uno sgravio sulla Tari, la riduzione interesserà le aziende che sono

Il problema, secondo il primo cittadino, è che questi controlli ormai di routine per il personale impegnato in prima linea nella gestione dell’emergenza dovrebbero essere dati sostanzialmente per scontati, quando invece un controllo a campione della popolazione permetterebbe di avere un quadro più ampio della situazione epidemiologia. «Gli esperti ci dicono che in una fase di ripresa di quella curva, cosa che nessuno di noi si augura, chiaramente, ma che dobbiamo realistica-

«ZAIA HA ANNUNCIATO 50MILA TAMPONI AL GIORNO, MA AL MOMENTO CREDO SI SIA ARRIVATI A CIRCA 10MILA»

rimaste chiuse durante il lockdown e la Fase 1 della pandemia sanitaria - annuncia il sindaco questo ci sembra un nuovo segnale di vicinanza nei confronti di chi è stato costretto a interrompere la propria attività e vuole essere da stimolo per un ritorno alla normalità». Le devastanti conseguenze economiche causate dal Coronavirus dureranno mesi, quindi al vaglio del sindaco Stefano Magon ci sono nuove soluzioni per alleviare le difficoltà delle famiglie: «Sono allo studio dell’Amministrazione comunale ulteriori iniziative per ridurre il peso delle tasse locali: sarà nostro impegno valutare e intervenire su tutte le richieste di aiuto che giungeranno alla nostra attenzione». Alessandro Garbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

I CONTRIBUTI Il sindaco ricorda alcuni numeri: «In base alle risorse disponibili, sono state accolte finora 43 domande per una spesa com-

TEST MULTIPLI

CONTROLLI ESTESI

Pincara, nuovi aiuti in arrivo a famiglie e aziende in crisi SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE

religiosi e della cultura. L’alternativa è una nuova e ancor più devastante chiusura. Questa cosa va chiarita all’opinione pubblica, al di là di ogni proclama da campagna elettorale o convenienza politica».

GLI AIUTI Il Comune di Pincara ha stanziato oltre ottomila euro

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PROTETTO Il sindaco Gaffeo

mente mettere in conto con l’arrivo della brutta stagione, della concomitante presenza di patologie di natura influenzale e della frequentazione massiccia di luoghi chiusi, l’unico modo per evitare un lockdown e tenere sotto controllo il virus è ricorrere ad un piano massivo e periodico di test, rivolto non solo a chi ha sintomi o ai suoi contatti, ma soprattutto agli asintomatici. Solo in questo modo sarà possibile continuare a tenere aperti i luoghi di lavoro, le scuole, i trasporti pubblici e i luoghi

L’alternativa, secondo Gaffeo, è quella di testare contemporaneamente un intero gruppo di persone: «L’approccio, messo a punto già dagli anni ‘40 per altri tipi di epidemie, è già stato applicato con successo in alcuni Stati degli Usa e in Israele e consente un monitoraggio continuo della prevalenza del virus nella popolazione, indipendentemente dalla presenza di sintomi: è economicamente efficiente e consente di tenere sotto controllo un numero maggiore di persone con l’impiego di un numero inferiore di test giornalieri. In cifre, e lavorando con gruppi di 35 individui per volta, la capacità giornaliera di cui il Veneto vanta di potersi dotare consentirebbe di testare tutti i nostri corregionali ogni due settimane». Gaffeo conclude che in questo caso la politica «non può limitarsi ad annunci e slogan: il suo compito è di fornire risposte concrete a problemi pressanti. L’augurio è che questa semplice verità sia percepita da tutti quanto prima. I Veneti ne hanno tutto il diritto». A.Luc. © RIPRODUZIONE RISERVATA


10 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 2 Agosto 2020

IlVenetoelalottaalvirus

Unmigrantegambiano di26anni, ospitedell’excasermaSerenaa Casier (Tv), è stato arrestato ieri dopo aver aggredito un medico e un’infermiera, danneggiando un pc e alcune brandine. Negativo al virus, è entrato in una sala minacciando il personale, strattonando il medico e distruggendounpcinuso per gli screening agli ospitidelcentro.

ALL’EXCASERMA DI CASIER

Migrantenoninfetto aggrediscemedico

Ieriuna cifrarecord di 15.286tamponi:0,34% dipositivi

LADECISIONE DELMINISTERO. Okalla ditta ReiThera: sicerca ladosegiustadi anti-Covid19

Vaccino,ancheVerona nesperimenta untipo

L’istitutoSpallanzani eloscaligero Centroricerchecliniche alleati pertrovare90candidati: prima 45adulti,poise vabene 45anziani Piero Erle

Passa anche per il Veneto il cammino dell’Italia verso il vaccino per il coronavirus, anche se è evidente che almeno per questa via bisognerà di sicuro arrivare all’anno prossimo prima di poter tagliare il traguardo. L’Aifa-Agenzia italiana del farmaco ha infatti autorizzato la sperimentazione di “fase 1” sul vaccino anti-Covid-19 prodotto dall’azienda bio-tecnologica italiana ReiThera di Castel Romano (Roma). Lo studio, ha fatto sapere Aifa, ha già ottenuto una valutazione positiva dall’Iss, Istituto superiore di sanità, e ha ricevuto anche il parere favorevole del Comitato etico dell’Inimi Spallanzani (Istituto nazionale per le malattie infettive): proprio lo Spallanzani di Roma condurrà la sperimentazione, assieme però anche al Centro ricerche cliniche di Verona, fondato nel 2005 al policlinico scaligero Borgo Roma e gestito dall’Azienda ospedalie-

ra universitaria integrata e dall’Università per «collaborare con le industrie farmaceutiche ed assistere i centri di ricerca nelle fasi iniziali di sviluppo di nuovi farmaci». COME FUNZIONA. La “fase 1”,

spiega Aifa, vuole «valutare la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino Grad-Cov2, basato su un vettore adenovirale e rivolto contro il coronavirus 2 responsabile della sindrome respiratoria acuta grave (Sars-Cov-2): ha dimostrato di essere sufficientemente sicuro ed immunogenico nei modelli animali». Lo studio prevede quindi di arruolare 90 volontari sani in due coorti sequenziali a cui il vaccino verrà somministrato in tempi diversi: una coorte di adulti e una di anziani. La coorte degli adulti verrà divisa in tre gruppi di soggetti sani di età tra 18 e 55 anni. Stesso discorso per quella degli anziani, da 65 a 85 anni. L’obiettivo infatti è verificare l’effetto di vaccini con dosi diverse e crescenti (tra il primo e il terzo

gruppo la dose sarà in sostanza cinque volte inferiore). Si partirà quindi, probabilmente nella seconda metà di settembre, con la sommistrazione del vaccino a un primo sotto-gruppo di tre persone: se in 48 ore non ci saranno risposte negative, si passerà ad altre due persone: trascorsi senza problemi altri 7 giorni, saranno vaccinati tutti gli altri 10 componenti del gruppo. Per il gruppo degli anziani si inizierà la stessa procedura, ma soltanto dopo che saranno passate senza problemi 4 settimane dall’avvio di quella degli adulti. Il progetto prevede che la sperimentazione con gli anziani sarà avviata circa a metà novembre, per avere risultati in dicembe. Tutti i partecipanti alla sperimentazione saranno poi seguiti per 6 mesi (24 settimane) con ripetuti esami del sangue e visite mediche, così da verificare la sicurezza del vaccino, e poi con verifiche della risposta immunitaria del corpo in modo da valutare la “immunogenicità”.

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missione indipendente per la valutazione della sicurezza dei dati (quelli definitivi saranno disponibili nel giro di un anno) e per stabilire qual è la dose di vaccino più conveniente da usare. il progetto è finanziato da Ministero della ricerca (Cnr) e da Regione Lazio: il ministro Gaetano Manfredi sottolinea che «è un passo importante dal punto di vista scientifico che vede la ricerca italiana in prima linea»,. Il ministro della salute Roberto Speranza parla di «un’altra opzione sul campo che potrebbe farci uscire definitivamente dalla crisi». Il governatore veneto Luca Zaia ha detto al quotidiano “L’Arena” che si tratta di «un grande riconoscimento per la sanità del Veneto e per l’Università di Verona in particolare». E il rettore scaligero Pier Francesco Nocini aggiunge: «Il coinvolgimento del Centro ricerche cliniche è un ulteriore riconoscimento della qualità del nostro ateneo». •

Nientelutti

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Ricerchiamo un Panettiere con esperienza da inserire all’interno di una snella Realtà vicentina in fase di ampliamento. La risorsa, inizialmente affiancata dal Responsabile di Produzione, avrà il compito di supportarlo nelle attività operative legate alla produzione di lievitati ma anche di proporre e creare nuovi prodotti da lanciare sul mercato. È richiesta esperienza nel ruolo e autonomia operativa. L’attività si svolge 7 giorni su 7 con un giorno di riposo e la retribuzione sarà commisurata sulla base dell’esperienza maturata. La sede di lavoro è nelle vicinanze di Vicenza Est.

IL PLAUSO. Ci sarà una com-

Un altro record di tamponi fatti ieri per il Veneto: 15.286, ben di più di qualsiasi altra Regione. Il report della Regione indica che a fine giornata sono emersi 52 nuovi positivi (lo 0,34% dei tamponi), suddivisi soprattutto nelle province di Treviso (+17), Padova (+13) e Venezia (+12), con Verona a +5. Ancora una volta però, per fortuna, l’aumento di casi positivi non ha corrisposto a un aumento di ricoveri negli ospedali: a ieri sera i malati-Covid nei reparti medici sono 114, gli stessi del giorno prima ma con un calo a 29 (-1) di quelli attualmente infetti dal virus. Nelle terapie intensive invece da de giorni si è a 7 casi, di cui 4 ancora positivi (tre a Vicenza e uno a Padova). Il numero di persone attualmente positive in Veneto è salito ieri di una decina di unità a 1019 persone (di cui 987 sono seguite a casa, e di queste quelle che hanno sintomi sono una settantina). L’esercito dei negativizzati al virus è invece adesso a 17.096 (+42). Nota positiva: nessuna vittima da Covid ieri in tutto il Veneto. In una settimana la regione ha pianto 11 lutti.

Stannoavanzandoin piùparti delmondolesperimentazioni per unvaccinoanti-Covid19

«Cisono ritardi nellalororealizzazione»

LaRegioneampliaiposti negliospedalidicomunità Èdal 2019chela Regioneha sancitoquantipostiletto di “ospedaledicomunità”, diunità riabilitativeUrtedihospice-le cosiddette“strutture intermedie”dellasanitàsul territorio-vanno realizzati dallediverseUlss.Maora evidenziache «dalla ricognizionedeipianiattuativi aziendaliperl’attivazionedelle struttureintermedie èemerso che,per alcunestrutture già individuate,sia pubblicheche privateaccreditate, la previsionetemporaledi realizzazionesuperi ilbiennio di attuazioneprevisto dalla medesimadeliberazione (2019-20)».La causa?«Nei pianiattuativiaziendalisono previstiprogrammi diinvestimentoper la ristrutturazione degliedificiper la realizzazione

Unospedaledi comunità deiqualiil temporichiesto, siaper l’iterdiautorizzazionecheper la realizzazione,ragionevolmente risultaessere superioreal citato biennio».Èinsommala stessa Regionecheconferma quanto segnalatoanchedaistituto Ires e Cgil:nonsono stati realizzatimolti deipostiprevisti. Male Ulss hanno«segnalato lapresenza di strutturechepotrebbero rendere disponibiliintempi brevialcuni

modulidi postilettoper cure intermedie».Ela Regione sottolineal’importanza diqueste struttureadesso,inappoggio a ospedaliperacuti,pronto soccorsoemedici dibase: «Durantela gestione dell’emergenzaCovid-19gli ospedalidicomunitàhanno ricopertounruolo importante nellafasepiùcritica dell’epidemia dellascorsaprimaveraanche considerandoche alcunestrutture sonostatedestinate alle dimissioniprotette deipazienti giàaffetti daCovid-19una volta risoltal’acuzieenel pienorispetto dellemisuredicontenimento del rischioinfettivo,sospendendole usualiprocedure divalutazione dell’idoneitàall’accessoagli stessi».Perquestola giunta, con l’okdelConsiglio regionale, intendedare il vialiberaa 76 posti inpiùinospedalidicomunità veneti(di cui 15nell’Ulssdi Bassanoe7inquella diVicenza) portandocosìa 2.089 il numero complessivodei posti-ecioè 477 inpiùrispetto al minimorichiesto dalPiano socio-sanitario -che peròcome dettoper orasono in buonaparteancoradi carta.

IFARMACI EL’IMPIEGOANTI-CORONAVIRUS. Ilreport curato daAifa

Idrossiclorochina,boom di uso in Veneto: +3500% E l’azitromicina fa +270%. In crescita molti antivirali Durante i mesi della crisi acuta da Covid il Veneto ha visto un boom di uso di idrossiclorochina, assieme all’aumento anche di consumo anche di altri farmaci in chiave anti-virus. È uno dei dati del “Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia Covid-19” divulgato dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco che tra l’altro come noto vede come presidente il vicentino Domenico Mantoan (commissario Agenas e fino alle elezioni del 20-21 settembre direttore generale “Sanità” della Regione Veneto). Aifa segnala che nella battaglia contro il Covid nelle varie regioni si è assistito in generale a «un incremento importante dei consumi di idrossiclorochina e azitromicina, di alcuni antivirali e degli inibitori della interleuchina 6» (come il tocilizumab). La prima fase, soprattutto, vedeva tutti andare a caccia di una terapia che fosse efficace anti-Covid e c’è stato un «iniziale esteso utilizzo di medicinali fuori indicazione terapeutica che è stato poi convogliato in protocolli clinici con maggiori garanzie di rigore metodologico e prescrizione etica» proprio dalle direttive di Aifa. In generale poi, sottolinea Aifa, i dati dei consumi di farmaci indicano che non

Farmacivari

sono mancate le cure ai malati cronici e di tumore. Da marzo a maggio l’antimalarico idrossiclorochina ha segnato qualcosa come un +4.600% di utilizzo, ma Aifa ricorda che dal 26 maggio ha bocciato il suo impiego «al di fuori degli studi clinici», e che non ha mai autorizzato l’uso “off label” di azitromicina (che segna un +195%), riducendo anche la somministrazione incontrollata dell’antinfiammatorio tocilizumab (sulla cui reale efficacia anti-Covid si è riacceso il dibattito: segna +55% ). E il Veneto? Le tabelle Aifa indicano che ha segnato un +3.500% di uso di idrossiclo-

rochina (dovuto anche ad acquisti diretti di cittadini nelle farmacie) e un +270% di uso di azitromicina: sono dati in linea peraltro con il boom di pazienti da coronavirus che il Veneto si è trovato in ospedale. Non ha invece segnato un boom nelle corsie di utilizzo di ossigeno mentre c’è aumento di curari (+300%). Infine Aifa indica «un incremento significativo» di uso di medicinali antiretrovirali per Hiv (sempre come anti-Covid) e degli antivirali in generale. Con differenze nette però tra Regioni: il Veneto segna un +20% di ricorso a farmaci anti-Hiv e un +33% per gli antivirali, con crescita anche di antifungini (+15%) e calo di uso di farmaci per la sclerosi multipla, di immunosoppressori e di antiemetici (per vomito-nausea). Drastico calo anche di antivirali per l’epatite C. Da segnalare infine che Aifa ha registrato in Italia un aumento di acquisti in farmacia di vitamina C, sull’onda di voci sul web di una sua efficacia anti-Covid, e anche di ansiolitici e ipno-induttori, segni dell’impatto psicologico del lockdown sugli italiani. In Veneto e in tutte le altre regioni poi in febbraio-marzo c’è stato un picco di acquisti di paracetamolo. • P.E.


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PRIMO PIANO

DOMENICA 2 AGOSTO 2020 IL MATTINO

Coronavirus: ancora emergenza

Dietrofront sul distanziamento Sui treni ancora sedili alternati Ordinanza ripristina gli spazi tra i passeggeri dell’alta velocità. Lombardia e Liguria non cambiano Flavia Amabile / ROMA

Sono durati 24 ore i viaggi senza distanziamento sui treni italiani. Il ministro della Salute ha ripristinato nel primo pomeriggio di ieri l’obbligo di sedili alternati che era in vigore fino a giovedì, mettendo fine a polemiche e timori. Ma apre un nuovo fronte di scontro con regioni come Lombardia e Liguria, che si affrettano a confermare le proprie ordinanze regionali in cui è previsto un numero maggiore di passeggeri sui mezzi pubblici locali. La giornata di ieri ha portato 295 casi di positività al virus in più rispetto a venerdì. Il saldo del casi totali da inizio epidemia sale così a 247.832. Il 53% dei nuovi casi è stato rilevato in tre regioni: Emilia-Roma-

gna, Lombardia e Veneto. Nelle stazioni ieri è stata una giornata senza folla nonostante fosse il primo sabato di agosto. C’era soprattutto una gran confusione, perché non tutti sapevano della cancellazione dell’obbligo di distanziamento. «Quando ho acquistato il biglietto i posti erano alternati. Se avessi saputo di dover fare un viaggio di tante ore con qualcuno accanto, avrei scelto un mezzo diverso», spiega Leo che sta andando in Calabria. Fra i passeggeri prevale soprattutto la rassegnazione. «Se si deve viaggiare si viaggia, ma preferirei il distanziamento», sostiene Matteo Pascolari, che da Roma sta per salire su un treno per Terontola, provincia di Arezzo. In realtà, la gran parte dei treni riesce comunque a ga-

LA SITUAZIONE IN ITALIA 200.229

12

Guariti

Valle d’Aosta

801 Piemonte

99 Trento

Ricoverati con sintomi

144

Toscana

ATTUALMENTE POSITIVI 705

Sardegna

44 interapia intensiva

24 950 Lazio

397 Campania

97 Calabria

281 Sicilia

11.709

1.510 Marche

392 39

Veneto Emilia Romagna

213

Deceduti

129 Friuli Venezia Giulia

1.001 Lombardia 5.955

Liguria

35.146

107 Bolzano

NELLE ULTIME 24ORE

Umbria

115 Abruzzo

28 Molise

112 Puglia

50 Basilicata

in isolamento domiciliare Fonte: Protezione Civile, ore 17 del 1 agosto

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mancanza di comunicazione tra Mit e Salute. Nel frattempo i biglietti sono stati venduti e i vagoni sono troppo pieni Protestano Trenitalia e Italo: «Per gli aerei non c’è preoccupazione?». Diverse cancellazioni, partenze impossibili

Il cortocircuito notturno tra i ministri Speranza-De Micheli, alta tensione IL RETROSCENA Niccolò Carratelli /ROMA

iao Paola, mi spieghi perché non mi hai avvisato della fine del distanziamento sui treni?». Roberto Speranza è furioso quando, venerdì sera, telefona a Paola De Micheli. Lei è in Sicilia, ha appena finito di inaugurare un viadotto sull’autostrada Palermo-Catania, e non sa cosa rispondere. Non l’hanno informata delle polemiche scoppiate dopo la decisione di Italo e Trenitalia di ricominciare ad occupare tutti i posti a bordo dei treni ad alta velocità. «Roberto non ne so nulla», assicura, mentre legge sul telefonino le critiche degli esperti del Comitato tecnico-scientifico, contrari ad un “liberi tutti” sulla capienza dei convogli. Il tempo di tornare a Roma e al Mit provano a ricostruire l’accaduto. Poche ore prima, Trenitalia aveva mandato una comunicazione ai clienti, per informarli che sui treni a lunga percorrenza si poteva tornare a pieno regime. E che sarebbe stato necessario compilare una autodichiarazione, al momento dell’acquisto del biglietto, per dire di non essere entrati in contatto con perso-

«C

Passeggeri in transito alla stazione centrale di Milano

ne positive al Covid. È una delle condizioni per derogare al distanziamento interpersonale di un metro, come previsto dal Dpcm firmato il 14 luglio dal premier Conte, le cui linee guida non sono però ancora state validate dal Cts. Le altre condizioni: la possibilità di misurare la temperatura ai passeggeri prima di salire a bordo, un efficace ricircolo dell’aria e l’obbligo di mascherina. «Negli ultimi giorni

rantire il distanziamento perché le carrozze si sono riempite solo in parte. Qualche carrozza tutta piena arriva da Milano, da Fiumicino e da Battipaglia. «Eravamo tutti vicini e uno accanto a me si ostinava a non indossare la mascherina», spiega Francesco Monicaldi, appena sceso dal Frecciarossa da Milano. Intanto monta la polemica. Sui social in molti criticano la scelta di Fs e di Italo di viaggiare a piena capienza. Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità e membro del Consiglio tecnico scientifico, è preoccupato e chiede una riflessione. Il Ministero dei Trasporti prepara il cambiamento di rotta, precisando che i passeggeri non possono sedersi uno di fronte all’altro a meno di appartenere allo stesso nucleo familiare. Nel pomeriggio la marcia indietro. Un’ordinanza del ministro della Salute conferma l’obbligo di distanziamento sui treni ad alta velocità: «Non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione e cautela». Una decisione che accoglie le perplessità degli esperti ma trova un fronte di contrari a partire da Lombardia e Liguria che non ritirano le ordinanze che cancellavano il distanziamento. —

siamo riusciti a soddisfare tutti questi requisiti – spiegano da Ferrovie dello Stato – garantendo la presenza di termoscanner in tutte le stazioni servite dalle Frecce, anche le più piccole». Quindi rispettano il Dpcm e possono riempire i treni in deroga al distanziamento. Stessa operazione portata avanti da Italo, già qualche giorno prima, ma con la stessa data per la ripartenza, il 31 luglio. A quanto pare nessuno,

però, ha pensato di avvertire il Ministero, che si trova costretto a rincorrere. Mentre da giorni i clienti che comprano i biglietti possono scegliere tutti i posti nelle carrozze. A tarda sera una nota del Mit tenta di fare chiarezza, ma finisce per aumentare il nervosismo dalle parti del Ministero della Salute. Dallo staff di De Micheli spiegano che in effetti il Decreto del presidente del Consi-

glio dei ministri consente di «derogare al distanziamento di un metro, in presenza di certe condizioni, mentre resta esclusa la possibilità di usare sedili contrapposti, in caso non si possa garantire la distanza o non si tratti di conviventi». Non un riempimento totale dei vagoni, quindi, ma un aumento della capienza che molto si avvicina a quell’obiettivo. Di fatto un via libera alla mossa delle compagnie

ferroviarie. Speranza non la prende bene, ha il fiato sul collo del suo consigliere scientifico Walter Ricciardi e degli altri esperti del Comitato. Lui stesso, da mesi paladino della prudenza, non può consentire che i treni viaggino pieni, in concomitanza con le partenze di agosto. Sente di nuovo De Micheli e le anticipa lo stop, arrivato ieri pomeriggio con l’ordinanza che congela le deroghe previste dal Dpcm del 14 luglio e conferma i posti contingentati. Poco dopo la ministra dei Trasporti esce con una nota distensiva, per dire che «valutata la curva dei contagi, si è concordata una decisione prudente, per non correre inutili rischi». Peccato che nel frattempo si sia scatenato il caos e siano stati venduti biglietti per posti a sedere che ora, su quei treni, non esistono più. «Dopo l’ordinanza è stato subito impostato il blocco per vendere solo il 50% dei posti – spiegano da Trenitalia – poi ci sono volute alcune ore per riprogrammare i sistemi con il “criterio a scacchiera”». Ma qualche disguido per i clienti è inevitabile, confermano da Italo: «Siamo al lavoro per riorganizzare le carrozze e ridistribuire i passeggeri, ma già domenica saremo costretti a cancellare una decina di treni troppo pieni». Entrambe le compagnie vogliono evitare polemiche, ma non mancano di sottolineare come «la preoccupazione del governo e degli scienziati riguardi solo i treni e non gli aerei». Ed evidentemente nemmeno autobus, tram e metropolitane, visto che in alcune regioni, ultima ieri la Lombardia, è di nuovo consentita l’occupazione di tutti i posti a sedere sui mezzi pubblici, alla faccia del distanziamento e della curva dei contagi. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PADOVA

DOMENICA 2 AGOSTO 2020 IL MATTINO

il quartiere di via tommaseo

Fiera, asse con Verona in rampa di lancio Offerta per la creazione di un polo veneto Manifestazione di interesse degli scaligeri per la gestione delle esposizioni: attesa un’offerta vincolante entro il 31 agosto Claudio Malfitano

C’è Veronafiere dietro la manifestazione d’interesse per la gestione del quartiere fieristico di via Tommaseo ricevuta da PadovaHall, la società proprietaria dei padiglioni le cui quote sono al 49,2% ciascuno di Comune e Provincia. Nell’offerta non è prevista la gestione del nuovo centro congressi, che sarà pronto nel febbraio 2021, ma solo la parte espositiva. Logico dunque pensare alla creazione di un polo fieristico veneto, come più volte auspicato dal governatore Luca Zaia e dall’assessore alle attività economiche Roberto Marcato e del suo collega al turismo Federico Caner. I contatti sull’asse Verona-Padova dunque sono in corso: un’offerta di gestione vincolante dovrà concretizzarsi entro il 31 agosto. E potrebbe valere circa 4,7 milioni di euro all’anno. LA SPINTA DELLA POLITICA

Che ci sia l’interesse della politica a una relazione forte tra le fiere venete è chiaro. Soprattutto per il rischio che le strutture regionali possano essere “fagocitate” altrove. Come potrebbe accadere per Vicenza, inserita negli accordi che potrebbero portare alla fusione tra Rimini e Bologna Fiere. E proprio l’Emilia, attraverso il governatore Stefano Bonaccini, guida il rilancio del settore. Assieme a Zaia e Fontana, infatti, il presidente della conferenza delle regioni ha chiesto al governo l’inserimento nel decreto Rilancio di un fondo da 600 milioni di euro per un sistema gravemente colpito dagli effetti del Covid. Un fondo che potrebbe quindi portare a Padova circa 30 milioni di eu-

Il quartiere fieristico di via Tommaseo visto dall’alto. A destra in alto Luca Veronesi (direttore generale di Padova Hall) e sotto Maurizio Danese (presidente di Veronafiere)

ro ma ne consegnerebbe altri 150 a Verona. SERVONO 7 MILIONI DI EURO

Veronafiere ha tutti i requisiti previsti dal bando per la gestione pubblicato da PadovaHall alcuni mesi fa. Gli scaligeri, che hanno presentato una manifestazione d’interesse, possono assicurare sia il possesso di un fatturato di almeno 50 milioni di euro, sia gli ultimi due bilanci in utile e l’aver rea-

lizzato negli ultimi tre anni almeno 30 eventi internazionali. Il bando prevedeva un costo annuo complessivo a carico del futuro gestore di circa 7 milioni di euro: c’erano circa 4,7 milioni di affitto del quartiere, poco meno di 2 milioni di costo del personale e un milione scarso per la manutenzione ordinaria dei padiglioni. LE TRE POSSIBILITÀ

La cessione della gestione del

quartiere era solo una delle tre possibilità previste dal piano industriale presentato due settimane fa da Luca Veronesi, direttore generale di PadovaHall, realizzato con l’ausilio di Roland Berger, gruppo internazionale tedesco che si occupa proprio di consulenze strategiche nel settore espositivo. La prima opzione è quella di cercare una partnership strategica di medio periodo. E Veronafiere è un serio candidato.

La partnership prevederebbe la costituzione di una “newco” dove i due soci possano conferire gli strumenti necessari per guidare sia il quartiere di via Tommaseo che quello della città scaligera che si trova in viale del Lavoro e che già ospita eventi importanti come FieraCavalli e Vinitaly. La seconda opzione in campo parla di una gestione diretta del quartiere da parte di PadovaHall con l’obiettivo di cre-

la nuova struttura

Centro congressi, rush finale Apertura nel febbraio 2021 Fuori dall’eventuale accordo con Veronafiere ma pronto ad aprire i battenti a febbraio 2021, Covid permettendo. È il nuovo centro congressi in fase di ultimazione con una capienza complessiva che arrivano fino a 3.600 posti. Superato il blocco durante le fasi più difficili del lockdown, il cantiere è arrivato alla fase finale con la chiusura prevista entro l’anno e poi il tempo dell’omologazione. I primi congressi internazionali potrebbero essere ospitati già nella primavera del prossimo anno. Una struttura che promette di essere all’avanguardia, al quinto posto in Italia per capienza, subito dopo la “Nuvola” di Fuksas a Roma. L’edificio padovano firmato

Il cantiere del nuovo Centro congressi nel quartiere fieristico

dall’archistar giapponese Kengo Kuma, offre una estrema modularità degli spazi interni capaci di garantire una collocazione tra le più promettenti sul mercato. Ci sarà una sala centrale, la sala Giotto che può ospitare fino a 1.600 partecipanti

e poi la sala Mantegna che ne può accoglierne fino a mille. In mezzo una serie di diverse alternative che portano anche ad ospitare fino a 16 eventi contemporaneamente. Per quanto riguarda l’organizzazione di congressi la

scita dei marchi esistenti assieme all’acquisizione di nuove manifestazioni. Acquisizioni possibili solo con la vendita di parte del patrimonio immobiliare della società conferito dalla Camera di Commercio nell’ultimo aumento di capitale, grazie alla dismissione di Tecnoholding. Non resta che aspettare la fine del mese per chiudere il cerchio sul futuro di via Tommaseo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fiera di Padova ha già una lunga esperienza: nel 2019 il padiglione 11 ha ospitato 40 eventi, la metà dei quali oltre i 250 partecipanti. Il primo anno di attività del centro congressi prevede di ospitare 30 eventi di queste dimensioni per un totale di circa 10 mila congressisti. La progressione attesa (purtroppo sempre Covid permettendo) è quella di raggiungere nel 2024 circa 70 grandi eventi e dunque oltre 40 mila congressisti. Per realizzare il centro congressi Comune e Camera di commercio hanno investito circa 24 milioni di euro per un polo che ha l’ambizione di acquisire centralità in tutto il Nordest scommettendo sulla sinergia con l’ateneo e sulla nuova vocazione di un quartiere che ospiterà non solo padiglioni fieristici ma anche il Competence center del Nordest, il parco scientifico tecnologico Galileo Visionary Distrcit, e la scuola di Ingegneria del Bo nel Padiglione 2. — C.MAL.


MESTRE

DOMENICA 2 AGOSTO 2020 LA NUOVA

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Le elezioni amministrative di settembre la competiZione

l’appuntamento

I Cinquestelle puntano su Visman l’unica donna a sfidare Brugnaro

Seggi aperti il 20 e 21 settembre per 207 mila

Corsa a otto per Ca’ Farsetti. Tra movimenti civici, indipendentisti e rappresentanti delle partite Iva Vera Mantengoli

A meno di due mesi dalle elezioni comunali che saranno il 20 e 21 settembre, i candidati sindaco sono otto. Ieri è stata ufficializzata per i Cinque Stelle la candidatura di Sara Visman, unica donna che corre per «dare una svolta diversa rispetto allo stile padronale attuale». Per i grillini la scelta era tra Andrea Grigoletto, laureato in Legge ed esperto di federalismo demaniale, e Visman, titolare di un’impresa artigiana. Dopo mesi di attesa i vertici del movimento hanno indicato, su base curriculare, Visman, attuale capogruppo del movimento in consiglio comunale e attivista storica. «Quando mi è stato chiesto di candidarmi ho accettato», ha detto Grigoletto, «Ora sosterrò la sua candidatura convintamente». Domani il M5s presenterà il programma: «Sono contenta di candidarmi per cambiare», ha anticipato ieri Visman, classe 1966 è residente a Murano, «Io sono più propensa all’ascolto delle persone e a rendere il consiglio comunale più partecipe, senza svilirlo come è stato fatto in questi anni». Tra gli altri candidati i due big in campo sono l’attuale sindaco Luigi Brugnaro che si candida con la Lista Fucsia, sostenuta dall’altra civica Le Città e dai partiti Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia; e il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta del Partito Democratico, sostenuto da Verde e Progressista, Svolta in Comune, Venezia è Tua e Idea Comune, Azione Venezia. Lo scorso luglio, dopo aver chiesto senza risultati che il Pd facesse le primarie e in segui-

Sara Visman

Giovanni Andrea Martini

Marco Gasparinetti

Pier Paolo Baretta

Maurizio Callegari

Marco Sitran

Stefano Zecchi

Luigi Brugnaro

to nessuna lista. Martini è anche sostenuto dai movimenti No Grandi Navi e da molte realtà associative del territorio. Nata dopo anni di attivismo cittadino e dalla proposta del Gruppo 25Aprile del progetto di lavoro La Marangona, è scesa in campo lo scorso primo luglio Terra e Acqua 2020 con candidato sindaco il giurista Marco Gasparinetti, residente a Murano. La civica, dopo aver sondato il terreno con sondaggi sul territorio, punta a conquistare chi non è soddisfatto degli attuali candidati e agli indecisi, unendo più anime del Comune. Da mesi inve-

ce era già nota la lista del filosofo e docente Stefano Zecchi che ha accettato di candidarsi per il Partito dei Veneti, nato dall’unione dei movimenti indipendentisti per una Venezia autonoma, capitale europea e il Veneto come area metropolitana. Correrà per diventerà sindaco anche l’avvocato Marco Sitran, nome noto per essere stato tra i più battaglieri sostenitori del Referendum di separazione tra Venezia e Mestre. Con la sua Lista Sitran, l’avvocato si pone come obiettivo al primo posto quello dell’autonomia amministrativa. Maurizio Callegari, imprenditore di 51

Paolo Costa, sindaco di Venezia dal 2000 al 2005:«Allora bisognava coprire tutti i luoghi, i ceti, le categorie. Oggi manca il contatto umano»

co arriva soprattutto attraverso i social. Chiunque può raggiungere chiunque in quasi momento, in montagna o al mare. In questo senso il fatto che sia agosto non cambierà molto le cose». I vantaggi? «Con i social media un candidato è esposto all’immediata replica. Ha subito un feedback. Può capire per tempo qual è l’umore dell’elettorato». Svantaggi? «La mancanza, o quasi, di contatti umani. Io ho fatto tre campagne elettorali, una per Ca’ Farsetti e due per le Europee, e devo dire che ciò che mi arricchito di più è stato proprio il rapporto con la gente». Com’era vent’anni fa? «Cercavi di coprire tutti i luo-

Martini, uscito dal Pd, sarà sostenuto da due civiche e ha l’appoggio dei No Navi to a discussioni interne, è uscito dal partito Giovanni Andrea Martini, attuale presidente di Municipalità di Venezia, per fondare la lista “Tutta la città insieme” sostenuta da Civica del cuore, per Mestre e per Venezia - Ecologia e Solidarietà di Michele Boato e Maria Rosa Vittadini. Tra i consiglieri candidati due di Potere al Popolo che non ha presenta-

«Campagna elettorale anomala compensata dai social media» L’INTERVISTA

ai agone politico fu più caldo, appiccicoso, caduto nel mese della prova costume, della vacuità, sugli strascichi di un’epidemia globale. I candidati si palesano e, intorno a loro, c’è il vuoto.

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Niente assembramenti, perché non si può e perché in ogni caso ci andrebbero in cinque. Niente strette di mano, pacche sulle spalle, ma solo cinguettii e faccette virtuali. Il coronavirus ha stravolto una competizione a sua volta deformata dai social, con il risultato che, come spiega Paolo Costa, sindaco di Venezia dal 2000 al

2005, «il digitale compenserà parzialmente il fatto che la campagna elettorale sia d’estate, almeno dal punto di vista della raggiungibilità». Resta il fatto che una campagna ad agosto è piuttosto anomala. «È evidente che siamo in un periodo strano, ma è anche vero che oggi il messaggio politi-

Zecchi corre con il partito dei Veneti Sitran no molla sul progetto separatista anni di Favaro ed ex rugbista, si candida con Italia Giovane e Solidale, rappresentata a Venezia da Iginio Mascari, coordinatore regionale del partito che non è schierato né a destra, né a sinistra, ma ha come obiettivo quello di portare alla luce le realtà delle Partite Iva che in Italia sono sei milioni. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Costa

ghi, tutti i ceti, tutte le categorie. Dovevi essere ovunque, da Pellestrina a Tarù e guai se non ci andavi. Nel mese e mezzo di campagna elettorale ho girato dappertutto, dodici ore al giorno, con il supporto di quattro persone. Ma questo era niente in confronto alle Europee». Cioè? «Per le Europee dovevo coprire un territorio che andava

I seggi per le elezioni comunali saranno aperti domenica 20 (dalle ore 7 alle 23) e lunedì 21 settembre (dalle ore 7 alle 15) per votare 36 consiglieri e il sindaco. Negli stessi giorni si vota anche per il referendum nazionale sulla legge che riduce il numero dei parlamentari e per il rinnovo del consiglio regionale. L’eventuale ballottaggio tra i due candidati alle comunali con il maggior numero si terrà dopo due settimane, il 4 e 5 ottobre. Gli elettori residenti a Venezia chiamati a votare sono quasi 207 mila. Le regole di accesso ai seggi saranno quelle previste per accedere ai negozi con l’uso della mascherina, il rispetto della distanza sociale e il divieto di assembramenti e la disponibilità del gel igienizzante. Vista la contemporaneità con il referendum e le regionali, lo spoglio dei voti per il primo turno delle amministrative prenderà il via soltanto alle ore 15 di martedì 22 settembre, dando così la precedenza alle altre consultazioni. Se nessun candidato al primo turno dovesse ottenere la maggioranza assoluta superando la soglia del 50 % dei voti espressi, si procederà a un ballottaggio il 4 e 5 ottobre tra i due più votati. Nel caso si dovesse verificare una perfetta parità nel testa a testa, sarà eletto sindaco il candidato più anziano. Per garantire la formazione di una maggioranza solida e di conseguenza una sostanziale governabilità, alle liste collegate al candidato sindaco risultato vincitore verrà attribuito il 60% dei seggi. I restanti posti nel Consiglio verranno poi assegnati alle altre liste in maniera proporzionale . —

da Bolzano a Ravenna, da Piacenza a Trieste. Nei quaranta giorni di campagna elettorale dovevi fare almeno due visite per ogni provincia, con centinaia di chilometri tra l’una e l’altra. Poi magari ti mettevi insieme ai sindaci che si candidavano. Ricordo che quando Graziano Delrio si candidò a sindaco di Reggio Emilia il nostro primo evento insieme è stato in una balera». Settembre sarà diverso? «A settembre si cercherà di recuperare freneticamente il contatto di persona. Si farà politica anche tra una serata e l’altra della Mostra del cinema, ma il primo vero appuntamento politico sarà sulla Machina della Regata storica, se ci sarà». — MANUELA PIVATO


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.ADRIA

... Domenica 2 Agosto 2020

La Voce

Edgardo Contato, Omar Barbierato e Antonio Compostella

Mauro Fregnan a nome dei volontari sanitari

Corrado Mosca autista socorritore

VOLONTARIATO Straordinaria serata della Croce verde per dare un riconoscimento

Applausi agli eroi anti-Covid Premiate istituzioni sanitarie, Casa di riposo e terzo settore che “credono negli essere umani” Luigi Ingegneri

ADRIA – Inizio sulle note dell’Inno di Mameli con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Covid-19 e di quanti hanno duramente sofferto, conclusione con le toccanti parole “Credo negli essere umani” di Marco Mengoni: è stata la grande serata della solidarietà e del volontariato con quel “Adria ringrazia gli operatori della lotta al Covid-19” organizzata dalla Croce verde. Nell’impossibilità di dare un riconoscimento a ciascuno, allora è stato consegnato un premio ai rappresentati delle istituzioni e associazioni delle diverse strutture. L’evento è stato condotto da Paolo De Grandis e Lamberto Cavallari. Il primo riconoscimento è stato consegnato all’Ulss 5 Polesana comprendendo tutta la sua struttura logistico, organizzativa e sanitaria, così la targa è stata consegnata dal sindaco Omar Barbierato al direttore generale Antonio Fernando Compostella insieme al direttore sanitario Edgardo Contato. Un riconoscimento alla centrale operativa del 118: l’assessore regionale Cristiano Corazzari ha consegnato la targa al direttore Marco Sommacampagna. Il reparto messo a più dura

Dipendenti della Casa di riposo Ornella Boscolo, Stefania Pocai e Giorgia Fini

Emma Soardo e Alfredo Guerra la più giovane e il più anziano dei volontari

prova è stato quello di pneumologia con la realizzazione del centro Covid-19 nell’ospedale di Trecenta: il presidente della conferenza dei sindaci Ulss 5 Franco Vitale ha consegnato il riconoscimento al direttore Gianluca Casoni. E ancora. Super lavoro per il servizio igiene, così il consigliere comunale Enrico Bonato, delegato alla Protezione civile adriese, ha consegnato l’attestato ad Antonella Gennaro coordinatrice degli assistenti sanitari. Quindi il presidente nazionale Anpas Fabrizio Pregliasco ha consegnato il riconoscimento a Fran-

denti e operatrici socio sanitarie rappresentate da Ornella Boscolo, Giorgia Fini e Stefania Pocai. “La spina dorsale dell’emergenza ” come l’ha definita Pregliasco è rappresentata dal terzo settore che nella città etrusca vede la sua più alta espressione organizzativa, logistica e professionale nella Croce verde. Così è stato dato un riconoscimento alle diverse articolazioni dell’associazione di via Malfatti: Corrado Mosca per gli autisti soccorritori, Angelo Rossi per gli infermieri, Mauro Fregnan per i volontari professionali. Nel periodo

Gianluca Casoni con Franco Vitale

Angelo Rossi infermiere cesco Borella operatorio socio sanitario. Oltre alle strutture ospedaliere, il Coronavirus ha messo a dura prova le Case di riposo: il Csa di riviera

Sant’Andrea ha saputo far fronte all’emergenza con grande professionalità, efficienza e tatto umano, così è stato dato un riconoscimento alle dipen-

Marco Sommacampagna con Cristiano Corazzari

del lockdown oltre un centinaio di cittadini volontari, bloccati nella clausura domestica, si sono messi a disposizione della Croce verde per quelli che possono apparire servizi secondari, ma in quel periodo sono risultati particolarmente utili e preziosi per la cittadinanza: dal trasporto dei prelievi al laboratorio, alla consegna dei referti e/o della spesa alle famiglie e tanti altri servizi. Così a nome di tutti costoro sono stati chiamati sul palco la più giovane Emma Soardo e il più anziano Alfredo Guerra.

Antonella Gennaro con Enrico Bonato

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Domenica 2 Agosto 2020

La Voce

.ROVIGO

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CORONAVIRUS C’è un nuovo positivo: è un 35enne di Rovigo, in isolamento domiciliare

L’età del contagio si abbassa Sale ancora il numero di persone sottoposte a quarantena: sono 229 (50 più di ieri), 17 con sintomi ROVIGO - Un uomo di 35 anni, residente a Rovigo, è risultato positivo al coronavirus. E il segnale è chiaro: l’età media di chi contrae il Covid-19 si sta abbassando. Lo dicono i numeri, a livello regionale, e lo conferma l’ultimo bollettino dell’Ulss 5, diramato ieri mattina, come ogni giorno. Nel report dell’azienda sociosanitaria polesana, infatti, si legge di un nuovo caso di positività al virus registrato nel territorio della nostra provincia: si tratta di un uomo, nato nel 1985 e residente del capoluogo. L’uomo, 35 anni, ha presentato sintomatologia compatibile con l’infezione da coronavirus ed è stato

n In Veneto ieri accertate altre 52 infezioni In Veneto altri 52 contagi in un giorno: uno anche a Rovigo, dove un 35enne è risultato positivo sottoposto a tampone. E’ stato posto, inoltre, in isolamento domiciliare: non necessita di ricovero. E’ in corso fanno sapere dall’Ulss l’indagine epidemiologica per la ricostruzione dei contatti del 35enne, e del caso indice fonte del contagio. Salgono in questo modo a 15 le persone attualmente positive nel territorio della nostra provincia: tante quante in provincia di Belluno.

Dunque, non siamo più il territorio veneto con meno casi di positività attiva. In Polesine, da ll’inizio dell’ep idemia, sono stati eseguiti 61.287 tamponi, coinvolgendo nel complesso 25.773 persone. Schizza inoltre a 229 il numero di persone sottoposte ad isolamento domiciliare con sorveglianza attiva: erano 179 venerdì pomeriggio. Questo vuol dire che nelle ultime 24 ore sono sta-

te 50 le persone sottoposte a quarantena obbligatoria. Un aumento che si registra anche a livello veneto: sono ormai 3.911 le persone in isolamento domiciliare in tutta la nostra regione, circa 300 in più del giorno prima: più del doppio rispetto al 21 luglio scorso. Di questi 3.911, 65 manifestano i sintomi del coronavirus, ben 17 nella nostra provincia. Nel complesso, sono sta-

ti altri 52 i casi positivi al coronavirus rilevati nel territorio della Regione Veneto ieri. Ben 17 i casi in provincia di Treviso, e altri 16 a Venezia. Sono 12 invece le nuove positività riscontrate e 5 a Verona, mentre Vicenza e Rovigo fanno segnare un nuovo malato a testa; nessuno a Belluno. Sono 1.019 i veneti attualmente positivi al virus: ben 276 in provincia di Treviso e altri 268 in provincia di Padova, ov-

vero, complessivamente, più della metà dei casi della regione. Sono poi 145 i malati in provincia di Venezia, 75 a Verona, 71 a Vicenza mentre Rovigo e Belluno ne hanno 15 a testa. Dall’inizio dell’epidemia sono stati 20.190 i veneti che hanno contratto il virus, di cui 17.096 si sono negativizzati mentre 2.075 sono le vittime (588 soltanto in provincia di Verona, 365 a Vincenza, 330 a Trevi-

so, 322 a Padova, 307 a Venezia e 113 a Belluno: chiude Rovigo con 36 decessi). Attualmente negli ospedali del Veneto ci sono 121 persone ricoverate per aver contratto il Covid. Di questi, 88 si sono però già negativizzati mentre restano 33 i ricoverati positivi: 29 in area non critica, e quattro in terapia intensiva (tre a Vicenza e uno a Padova). © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cronaca 15

L'ARENA

Domenica 2 Agosto 2020

AZIENDE. L’adesionedei soci dovevaavvenireentro il31 luglio,ma l’emergenza sanitaria hacambiatolecarte in tavola LEDATE. Entroil20agostosipresentanoleliste

Fiera,il frenodelCovid sull’aumentodi capitale L’obiettivo era raggiungere i 30 milioni per la realizzazione del piano finanziario2019-2022,male sottoscrizionisonostate soltantodue Slitta l’aumento di capitale di Veronafiere Spa per 30 milioni di euro. Alla scadenza dei termini, fissata per venerdì 31 luglio, per l’aumento di capitale e per l’eventuale manifestazione di interesse per l’inoptato, soltanto la Banca Veronese Cooperativo di Concamarise e Intesa Sanpaolo hanno aderito alla sottoscrizione pro quota e al contempo hanno comunicato di non esercitare alcuna prelazione sul restante. Appuntamento, quindi, rinviato a fine anno. Tale scenario non ha però colto di sorpresa i vertici della società fieristica veronese, alla luce delle numerose criticità che l’emergenza sanitaria ed economica causata a più livelli dalla pandemia da Covid 19 e che, si legge in una nota, «ha determinato una differente valutazione dei parametri della società per azioni da parte degli altri soci di Veronafiere». «La volontà espressa dai soci, con voto unanime nell’assemblea dell’11 febbraio scorso, di deliberare l’aumento di capitale, finalizzato alla completa realizzazione del piano industriale 2019-2022, non viene meno per effetto dell’e-

Vedutadall’altodelquartiere fieristico diVerona

mergenza Covid 19», sottolinea Maurizio Danese, presidente di Veronafiere. «Il consiglio di amministrazione si riunirà la prossima settimana per registrare formalmente l’esito di questa prima scadenza e per individuare le modalità tecniche migliori al fine di favorire la piena adesione alla capitalizzazione della Società entro il 2020».

«Al contempo», conclude Danese, «la governance ha garantito la stabilità finanziaria dell’azienda, tramite il ricorso a finanziamenti con primari istituti di credito e, ultimo in ordine di tempo, con la Cassa depositi e prestiti per ulteriori dieci milioni di euro». La compagine societaria Veronafiere Spa resta quindi la

seguente: Comune di Verona (39,483 per cento), Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona (24,078), Camera di Commercio di Verona (12,985), Cattolica Assicurazioni (7,075), Banco Bpm Spa (7,009), Agenzia Veneta per l’Innovazione nel Settore Primario (5,379), Provincia di Verona (1,401), Intesa San-

paolo Spa (1,354), Banca Veronese Cooperativo di Concamarise (0,883), Immobiliare Magazzini Srl (0,188) e Regione Veneto (0,161). Alcuni giorni prima della scadenza del 31 luglio, Intesa San Paolo aveva sottoscritto un finanziamento di 10 milioni di euro, utile a permettere a Veronafiere Spa di far fronte all’emergenza Covid-19 che ha colpito tutto il sistema fieristico mondiale. «L’accordo con Intesa Sanpaolo, socio di Veronafiere Spa», aveva commentato il presidente Danese, «ha lo scopo di sostenere un’attività strategica per la ripartenza di imprese e territori». Nella riunione del 14 luglio, la Giunta di Palazzo Barbieri aveva deliberato di destinare due milioni di euro al finanziamento dell’aumento di capitale della Fiera. Nel caso ciò non avvenisse, era stato detto al termine della riunione, tale cifra resterà nella disponibilità del Comune. Il 26 giugno l’assemblea dei soci di Veronafiere aveva approvato il bilancio 2019 che registra 91,8 milioni di ricavi, con un incremento record in valore assoluto di 9,4 milioni (più 11,4 per cento). Cifre che lo stop alle attività imposto dalla pandemia, quest’anno saranno ben lungi dall’essere raggiunte. • E.S.

LaconfermadiZaia «Il20e21settembre le elezioni regionali» Sivoterà ancheinseicomuni dellaprovinciaveronese

IlGovernatore delVeneto Luca Zaia

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha indetto per il 20 e 21 settembre le elezioni del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale, con un decreto pubblicato sul Bollettino regionale. Era stato lo stesso Zaia ad annunciare di voler apporre la firma sul decreto che indice le elezioni «l’ultimo giorno possibile». Il decreto presidenziale ha la data del 30 luglio, avvio della macchina elettorale, con la presentazione delle liste entro il 20 agosto. Si voterà per eleggere il sindaco anche in sei comuni della provincia veronese: si tratta di Albaredo d'Adige, Bonavigo, Palù, Rivoli Veronese, Trevenzuolo e Vigasio. In attesa di capire che cosa succederà nel centrodestra veneto - qualcuno par-

la di Zaia pronto a correre solo insieme alla Lega presentando una propria lista - il Governatore ha «incassato» nei giorni scorsi l’appoggio di Fratelli d’Italia. «Non abbiamo un nostro candidato per il Veneto. Siamo saldamente nella coalizione di Luca Zaia, il presidente ha ottimamente lavorato», ha detto il segretario di Fdi, Giorgia Meloni per la quale «il centrodestra è compatto su tutto il territorio nazionale. Penso che non ci saranno problemi a far continuare questa opera a Zaia, al centro destra e a Fdi per i prossimi cinque anni. Noi ci siamo , con la nostra crescita , con la nostra attenzione ai bisogni dei veneti e degli italiani e - ha concluso - ovviamente con le nostre specificità». •

Oggi per noi è un giorno speciale che abbiamo il piacere di ricordare e condividere con Voi Oggi, infatti, ricorre l’anniversario del 40° anno di attività della Mantovani srl, azienda per la quale lavoriamo, e siamo felici di rivolgere un pensiero a coloro che hanno preso parte alla sua storia in particolare ai due soci fondatori Maurizio ed Enrico Mantovani. Sono stati 40 anni di obiettivi mirati, scelte, non sempre semplici, e cambiamenti talvolta audaci; 40 anni di impegno costante e tante soddisfazioni. Tuttavia, vogliamo considerare questo anniversario solo una tappa del percorso che hanno intrapreso, convinti che ve ne siano molte altre da raggiungere, con lo stesso entusiasmo e la stessa tenacia che li hanno motivati fin dagli inizi e che gli hanno permesso di arrivare fin qui. Un ringraziamento speciale va a Voi che in questi anni avete creduto in noi e che ci avete reso partecipi, con il ns. lavoro, al Vs. successo. Ma vogliamo altresì ringraziare i nostri partner, senza dimenticare Nadia che è stata una colonna portante e tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il raggiungimento di questo traguardo. Guardiamo con entusiasmo al futuro, certi che questa ricorrenza possa diventare un nuovo punto di partenza. Con affetto I VOSTRI DIPENDENTI


ATTUALITÀ

DOMENICA 2 AGOSTO 2020 MESSAGGERO VENETO

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Lo scontro politico

Pd, allarme rosso sulle elezioni regionali Toscana in bilico. Un sondaggio riservato fa tremare il candidato dem. E Renzi nella sua regione è dato solo al 4,5% Fabio Martini / ROMA

Per qualche settimana le gaffes di Eugenio Giani, candidato del Pd al governo della Toscana, sono state seguite dai suoi seguaci con un filo d’ansia, nella speranza che non compromettessero l’esito delle elezioni di settembre. E invece no. Il più recente sondaggio riservato, commissionato dal Pd, ha alzato il livello d’allarme: le intenzioni di voto per i partiti di centrodestra hanno raggiunto quota 43%, sorpassando quelle di centrosinistra (42,5%), mentre il candidato del Pd Giani e la sua sfidante, la leghista Susanna Ceccardi, sono sostanzialmente appaiati: il primo oscilla tra 40 e 44% e la seconda tra 38 e 42. Considerando il margine statistico di errore del 3%, un equilibrio quasi perfetto. Un sondaggio che segnala un’inversione di tendenza: un mese fa per Noto Sondaggi il vantaggio di Giani era di 6 punti, che nei giorni scorsi Emg Acqua aveva già ridotto a 2 punti. Ora siamo all’incollatura. Ma per la sinistra italiana la Toscana è roccaforte simbolica e, allo stesso tempo, concretissima: è la penultima regione da sempre “rossa” che sia ancora a guida progressista. E le conseguenze di un’eventuale vittoria leghista sono sintetizzate così da un vecchio saggio come Vannino Chiti, già presidente della Regione Toscana: «La sconfitta del centrosinistra avrebbe un peso enorme non solo per la Toscana ma per l’Italia». Detto ancora più chiaro: lo smottamento nella rossa Toscana potrebbe produrre lesioni anche a Roma. Ma, ovviamente, nulla è scontato. Anche perché l’eventuale sconfitta in Toscana da parte del Pd, per produrre effetti destabilizzanti, dovrebbe sommarsi con i risultati delle altre cinque regioni nelle quali si vota: Liguria, Veneto, Marche, Campania e Puglia. Da settimane nei palazzi della politica si rimpallano previsioni con misurazioni calcistiche

(3-3, 4-2 per il governo, 2-4) che consentono a ognuno interpretazioni soggettive. Sino ad oggi i sondaggi e il “naso” dei politici più consumati convergevano nell’assegnare con ragionevole certezza due regioni al centrodestra (Veneto e Marche), due al centrosinistra (Campania e Toscana), lasciando due come contendibili: Liguria e Puglia. Ora la Toscana rischia di sparigliare i conti. Certo, la Toscana del 2020 non è più la Toscana che ancora nel 2010 incoronò Enrico Rossi col 59,7%. Oggi solo 4 capoluoghi su 10 (Firenze, Lucca, Livorno, Prato) sono guidati da sindaci di centrosinistra. Ben 8 mesi fa i big del centrosinistra hanno trovato un compromesso sul nome di Eugenio Giani, notabile di lungo corso della politica toscana. Sessantuno anni, un passato da amico del socialista Lelio Lagorio, è entrato nel consiglio comunale di Firenze 30 anni fa. In campagna elettorale, a dispetto di un certo professionismo politico, è incorso in qualche infortunio verbale. Se dovessero perdurare ostilità per la realizzazione di termovalorizzatori a Livorno? «Io vo’ addosso con i carri armati!». Il video è stato subito rimosso ma oramai la frittata era fatta. E ancora: «Il mio avversario è Salvini che si porta dietro al guinzaglio una candidata». Nuovo scandalo e nuova correzione. La sua sfidante Susanna Ceccardi, sindaca di Cascina che Salvini chiama «la leonessa», è una donna USBODIBOU con un passato di battute un tempo “politicamente scorrette” per una regione come la Toscana e, invece, oggi gradite. A leggere il sondaggio più recente la Lega è attestata al 24,5%, più del doppio di Fratelli d’Italia (9,5%), mentre la sorpresa arriva dal centrosinistra: mentre il Pd si attesterebbe a un 29,5%, nella sua Toscana Renzi si fermerebbe al 4,5% con Italia Viva. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Susanna Ceccardi e Matteo Salvini

Eletta sindaca a 29 anni nel Pisano ora è europarlamentare «Altro che folklore, siamo bravi a fare e raccogliamo consensi»

Ceccardi, ecco il volto nuovo che adesso tenta il colpaccio IL COLLOQUIO Alberto Mattioli

E

così, dopo più di settant’anni di Pci e derivati, una stabilità politica degna della Corea del Nord, la Toscana è “contendibile”, come dicono i politologi. Due miseri punticini percentuali separano nei sondaggi il candidato del Pd, Eugenio Giani, da quella della Lega, Susanna Ceccardi. La quale, inutile dirlo, fa sapere che non solo ci crede, «ma ci credevo anche quando i punti erano sei. Sono stata sindaco, sono eurodeputata: se non avessi pensato che si poteva vincere, non mi sarei candidata». Ceccardi è un personaggio tipico delle nuove leve della Lega salviniana. Tren-

Crisi dopo il pasticcio del voto sulle presidenze di commissione L’ipotesi di una segreteria politica: un gruppo di 10-12 persone

La resa dei conti nei Cinquestelle “Processo” al reggente Crimi IL CASO Federico Capurso

L’

assemblea interna del Movimento 5 stelle di dopodomani non sarà il solito sfogatoio per le truppe parlamentari. Convocata

per discutere del caos scoppiato intorno al «rinnovo delle presidenze delle commissioni di Camera e Senato», come si legge nell’ordine del giorno, sarà in realtà l’occasione per muovere richieste forti nei confronti dei vertici: la decapitazione dei direttivi di Montecitorio e di palazzo Madama, con i capigruppo

Davide Crippa e Gianluca Perilli nel mirino, e un passo indietro del reggente, Vito Crimi. C’è chi, tra i big del partito, vede in questo l’occasione per rilanciare la nascita di una segreteria politica allargata entro metà agosto, forse con un “portavoce”, ma senza più un capo politico. Un’operazione utile a ricompatta-

tatré anni, è diventata famosa a 29, eletta sindaco («Per carità non dica sindaca, è una boldrinata») a Cascina, 45 mila abitanti in provincia di Pisa e fino ad allora, ovvio, sempre a sinistra. Poi lo è rimasta andando a ripetizione in tivù, facendosi fotografare con la pistola in mano al poligono per dire che la difesa è sempre legittima attaccando sull’immigrazione e così via. Tutto a favor di telecamere e di social. Salvini la ama ed è lui ad averla imposta, suscitando qualche malumore nel partito, per la missione forse non più impossibile di spostare a destra la Toscana. A parlarci, peraltro, lost in Maremma mentre cerca di raggiungere Grosseto con la connessione che va e viene, la signora sembra molto meno arrembante, più, diciamo

re il gruppo ed evitare scissioni in vista di settembre, quando tra Mes e Regionali ci sarà bisogno di tutta l’armonia possibile. E Crimi potrebbe dare il benestare, scavalcando così Davide Casaleggio e la necessità di un passaggio dal voto online. La segreteria sarebbe composta da 11 o 12 persone, ben più ampia del vecchio direttorio dei 5, nato nella scorsa legislatura. Oltre a deputati e senatori, al suo interno avrebbe una rappresentanza di un europarlamentare, un consigliere regionale e uno municipale, e ci sarebbe spiegano dal Movimento - anche una divisione in base all’area geografica di provenienza, per evitare squilibri territoriali in favore del Sud,

così, istituzionale: «La mia immagine è quella, certo. Sui giornali sono andati solo certi aspetti folcloristici della mia amministrazione. Invece a Cascina ho cercato di essere il sindaco anche di chi era sempre stato a sinistra. E ho cercato di fare delle politiche sociali per tutti». Va bene, ma c’è qualcosa che non rifarebbe? «Ho sbagliato a comunicare sulle unioni civili degli omosessuali. Sui media è passato solo che non le celebravo io. Ma in realtà nel mio Comune si sono sempre fatte: semplicemente da cattolica le delegavo a un funzionario». Oggi le celebrerebbe di persona? «No. Però chiarirei meglio la mia posizione». Resta da capire perché la Lega perda punti a livello nazionale ma possa giocarsela in Toscana. «Perché noi sia-

come già accaduto in occasione della nascita del team del Futuro. Ci sarà posto per Paola Taverna, Danilo Toninelli, Chiara Appendino, forse anche per Alessandro Di Battista, nonostante la sua voglia di prendere in mano le redini sia temuta da molti. Si sta ancora valutando, invece, l’opportunità di far sedere al tavolo i membri del governo. Non sarà un problema l’inserimento di sottosegretari e viceministri, come Stefano Buffagni e lo stesso Crimi, per il quale è stata prenotata una poltrona, ma per chi guida un ministero la questione si fa più difficile. Il filo dei ragionamenti scorre sempre intorno ai nomi del capo delegazione Alfonso Bonafede, di Stefano Patuanelli e di Luigi

mo bravi a fare, quindi guadagniamo consensi quando governiamo e ne perdiamo quando siamo all’opposizione. Esattamente il contrario del Pd, che non fa mai nulla». Sul suo mentore Salvini mandato a processo, l’analisi è spericolata ma giusta: «Dal punto di vista personale, mi dispiace perché è innocente. Da quello politico, gli hanno fatto un favore». Capitano a parte, nella Lega le piacciono Luca Zaia, la presidente dell’Umbria Donatella Tesei («Prima sindaco e poi governatore: come me, o almeno spero») e, a sorpresa, il “traditore” Flavio Tosi, l’ex sindaco di Verona che di solito i leghisti fanno fatica perfino a nominare: «Come amministratore era eccezionale, un modello. Poi, vabbé, mi ha deluso». Resta il più: vincere in Toscana. Lei fa notare che quando aveva 3 anni Giani era già consigliere comunale a Firenze, «e insomma è ora di cambiare, perché il Pd è bloccato, stanco. Le scelte del governatore Rossi sono sempre ideologiche, mai pragmatiche». La partita si giocherà soprattutto a Firenze. A proposito, come sindaco meglio Renzi o Nardella? «Forse Nardella. Ma su Renzi – aggiunge tornando per un attimo la Ceccardi prima maniera – forse sono prevenuta: dice sempre che mi querelerà e non lo fa mai». Tosta, la signora. Ha chiamato la figlia Kinzica, nientemeno, come la leggendaria eroina che difese Pisa dai saraceni nel Mille o giù di lì, un nome un programma. Ma il fatto che sia una mamma non sposata non quaglia molto con la difesa della famiglia tradizionale, eccetera. «Vero, ho un compagno, non un marito. Ma per sposarsi bisogna che te lo chiedano. Beh, io sono qui». E la proposta di matrimonio a mezzo stampa è un buon modo per chiudere il ritratto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di Maio, per poi annodarsi inestricabilmente intorno a questioni di tempo e di opportunità. La verità – come ammettono fonti di governo M5S – è che «nessuno vuole fare il leader mentre sta scoppiando una guerra per mettere alla porta Casaleggio… fatta eccezione per Dibba, che lo vuole salvare». Il figlio del fondatore, ereditiero di una fetta di potere nel Movimento, sa bene di essere il primo obiettivo della caccia che si è aperta all’interno del partito dopo il passo indietro di Di Maio. In questi giorni è di nuovo a Roma. Sempre più spesso scende nella Capitale, consapevole della necessità di preparare al meglio la battaglia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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