02-GIU-2020 Estratto da pag. 16
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 29
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 4
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 3
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 2
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 2
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 6
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 4
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 4
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 3
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02-GIU-2020 Estratto da pag. 3
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Martedì 2 Giugno 2020 Corriere del Veneto
VE
Primo piano L’emergenza sanitaria
IL TURISMO Sarà un’estate vintage, un ritorno alle vacanze «casalinghe» sul litorale dietro casa: Jesolo, Bibione, Caorle, Rosolina. Le spiagge venete, insomma. Quelle snobbate, nelle ultime decadi in favore del mare del Sud, della Grecia, del Nord Africa. Chi è del ramo lo vaticina da settimane. Ora gli indizi si moltiplicano e cominciano a costituire una prova. Secondo Airbnb, che pure ha uno zoccolo duro di stranieri alla ricerca di sistemazione in Italia, i veneti nel mese di maggio sul portale Airbnb hanno cercato soprattutto il litorale veneto. Le spiagge di quando si era bambini sono la destinazione più ricercata, seguita dal Trentino-Alto Adige e dall’Umbria. Per fare un raffronto: lo scorso anno nello stesso periodo, il litorale veneto e la laguna erano terzi dietro a Sardegna e Sicilia. Una conferma,insomma, che più che «restare in Italia»(anche se da domani si aprono i confini regionali), la tendenza è di «restare in Veneto». Vince la prudenza che ben si comprende a fronte dell’emergenza sanitaria e di una non celata fiducia nel sistema sanitario regionale a fronte degli altri. Secondo l’analisi Airbnb, otto veneti su dieci cercano espressamente mete nella regione. Lo scorso anno erano solo uno su due. Infine una curiosità: nel mondo alla rovescia del post Covid, tornano altri desideri d’antan: fra le ricerche delle case, i filtri «con piscina» e «per animali» superano «con Wi-fi», storicamente il più popolare. Come a dire che la vacanza, oltre che vicino a casa dovrà essere anche di stacco dal flusso ininterrotto di notizie degli ultimi mesi. L’assaggio d’estate casalinga c’è stato durante il concitato ponte del due giugno. Città d’arte, Venezia in primis, e spiagge prese d’assalto dal turismo domestico. E non pesano le code sull’arenile per ottenere gli agognati dodici metri quadrati d’ombrellone e due lettini d’ordinanza. Per altro, due, non più di due e rigorosamente igienizzati. La coda di nordica memoria è VENEZIA
Prima giornata di code al mare e 8 su 10 pensano a vacanze venete
ormai entrata prepotentemente nel quotidiano dei veneti che l’accettano di buon grado per iniziare a occuparsi di tintarella anziché di virus. Forse un po’ più inaspettata quella di auto lunga 45 km fra Sottomarina e Padova. A Sottomarina e Isola Verde, dal 5 giugno, si prenota la sdraio sul portale «Beepass». Su quello di Bibione arrivano 200 prenotazioni al giorno. Sorridono anche Jesolo, Eraclea e Chioggia. «Abbiamo fatto il pienone. - spiega Alessandro Berton della società JesolMare - E chi, come noi, ha scelto di aumentare ulteriormente le distanza è stato premiato». «Abbiamo visto molta di più di quella che ci saremmo aspettati - spiega il presidente Ascot di Chioggia
● L’intervento La scelta di Atene è figlia della fragilità del sistema sanitario di Macri Puricelli
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Le ricerche dei veneti su Airbnb a maggio dicono che la propria regione è la prima meta desiderata Michielli: «Aperti solo 40 alberghi su 750, prudenza»
a decisione della Grecia di porre dei vincoli all’Italia nella parziale riapertura al turismo internazionale il prossimo 15 giugno, ha sollevato una quantità di polemiche che francamente stupiscono. Il timore di essere considerati «untori» ha offuscato la mente di governanti e cittadini e fatto dimenticare di considerare la situazione (anche) secondo il punto di vista di Atene. Hanno pesato la frustrazione di non poter andare in vacanza in Egeo almeno fino al 1 luglio, se non con pesanti restrizioni
Assaggio di stagione Il lungo ponte del 2 giugno ha segnato l’avvio ufficiale della stagione lungo le spiagge del litorale veneto. Jesolo, Caorle, Bibione, Sottomarina prese d’assalto
(per chi proviene da Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono previsti dai 7 ai 14 giorni di quarantena), e soprattutto l’onta di essere considerati potenziali portatori di malattia. La Grecia per prima avrebbe voluto riaprire le porte anche agli italiani. Perché siamo due popoli fortemente legati, perché sa che noi non riusciamo a fare a meno di quel mare e di quei profumi, perché «la Grecia siamo tutti noi». E perché ha bisogno di tutto il maggior turismo possibile per evitare il baratro di una nuova crisi economica. Decidendo di accogliere i turisti italiani, senza vincoli solo in un secondo momento, Atene ha scelto di restare fedele alla linea di rigore, attenzione e pazienza che tiene dallo scorso marzo. Con 175 decessi, 2.917 casi confermati e 1.374 guariti, su una popolazione di 11 milioni di abitanti,
Giorgio Bellemo. Aiuta molto anche dal punto di vista psicologico». A Caorle, il Consorzio arenili ha organizzato una task force per la sanificazione. E a Jesolo registravano il tutto esaurito negli alberghi e un 50% d’occupazione sulla spiaggia. «E spero bene che gli alberghi registrino un sold out - commenta amaro Marco Michielli di Federalberghi considerato che hanno aperto i battenti 40 strutture sulle 750 della costa veneta. Comprendo gli appelli all’ottimismo ma c’è da avere molta prudenza prima di esultare. Non è il caso di montarci la testa. Non sono pessimista ma sono realista. Ci mancheranno comunque gli stranieri e il resto dei turisti italiani». Stranieri che mancheranno anche
ad agenzie immobiliari e affittuari di case vacanza. «I colleghi del litorale - spiega Mauro Torresan,presidente di Fiaip Veneto - mi segnalano un 3040% di clientela rispetto agli altri anni. Mancherà il 60% costituito da turisti che stranieri che hanno disdetto in massa. Le agenzie registrano prenotazioni dal Nordest, punto. Ci si sarebbe potuti aspettare un exploit della casa vacanza rispetto all’albergo ma così non è. Oltre alla domanda, scende anche l’offerta. C’è chi pensa che i costi in più legati all’igienizzazione - ma c’è anche chi pretende la sanificazione non rendano conveniente affittare». Per igienizzare un appartamento servono 30 euro e meno di due ore, per sanificarlo, un giorno intero e circa 100 euro che pesano, poi, sui costi d’affitto. «Diciamo che appartamenti affittati a 650 euro a settimana possono arrivare a 800 - spiega Torresan per non parlare di altri problemi e costi che lievitano. Solo a Jesolo si prevedono 50 mila addetti in meno, tutti senza cassa integrazione. E per stagionali si intendono anche quelli che andavano a rinforzare le agenzie immobiliari. Il bonus vacanze, poi, si può usare sulla carta ma nessuno ha intenzione di accollarsi il costo da usare poi come credito fiscale». Nel frattempo, l’assessore regionale al Turismo, Federico Caner, annuncia che la campagna di rilancio del turismo veneto è ultimata e sarà presentata a giorni, unica indiscrezione: sarà molto social. «I dati di questo lungo ponte sono incoraggianti. - commenta Caner - Per ora parliamo di prenotazioni solo nel week end e mancano ancora i turisti stranieri ma i segnali sono buoni. Mi dicono di prenotazioni per luglio e agosto. Così anche chi non era certo di riaprire ora ci sta pensando». Martina Zambon Andrea Rossi Tonon
il paese è riuscito ad arginare la pandemia fin dai primi giorni. Il primo caso di Covid-19 in Grecia è stato registrato il 26 febbraio. Lo stesso giorno sono stati cancellati gli eventi programmati per il carnevale e vietati i viaggi d’istruzione all’estero. E il 10 marzo, quando il numero di casi è salito a 89, e non c’era ancora nessun morto, Atene ha cominciato a chiudere: scuole, bar, chiese, ristoranti, hotel, attività. Non ha attraversato alcuna fase di «negazione» della pandemia imparando in fretta la lezione dell’Italia. E oggi l’indice di contagio del Paese, il RO, è 0,27, inferiore alla media europea che arriva a 0,45. La Grecia ha agito con umiltà, sebbene abbia un disperato bisogno di lavorare e produrre dopo un decennio di crisi non immaginabile che ha forgiato la resilienza dei suoi abitanti.
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Torresan (Fiaip) Per le case vacanza sarà una stagione magra: gli stranieri hanno disdetto in massa, resta solo il 40% di prenotazioni nordestine. Aumentano anche i costi e c’è chi chiede la sanificazione
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L’umiltà ha salvato la Grecia perché l’ha resa consapevole dell’estrema fragilità del suo sistema sanitario, fiaccato e decimato dalla crisi, con poco meno di 600 posti di terapia intensiva negli ospedali, e nelle isole – dove si concentrano i turisti - solo piccoli ambulatori che non sarebbero in grado di arginare il virus. Non si poteva rischiare. Bisognava chiudere. E riaprire con molta prudenza. Declinando scelte e priorità: prima le scuole, poi negozi, bar e ristoranti e ancora dopo le strutture ricettive. Infine il turismo. Con la speranza di portare avanti la stagione fino a tutto ottobre. La pandemia oggi rischia di vanificare gli sforzi e i sacrifici compiuti da questa meravigliosa terra per ricominciare e guardare al futuro con più speranza. Come dice Luca Zaia (e Crozza), «ragionateci sopra». macri.puricelli@gmail.com
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La polemica
Vaporidis contro Zaia: «In Grecia non ci andasse»
VENEZIA E sì che Nicolas Vaporidis un po’ di Veneto l’ha respirato girando «Iago» fra Venezia e Padova ma l’attore di origini greche ha mal digerito le lunghe filippiche del governatore Luca Zaia contro la Grecia rea d’aver rifiutato prima l’Italia tout court e poi, ripiegando, solo i turisti del Nord, veneti inclusi. Sono circa 200 mila i veneti che tornano ogni estate negli ex domini della Serenissima (dato sottolineato da Zaia a più riprese) ma quel «non ci vedono più» scandito minacciosamente dal nuovo doge non è piaciuto all’attore. «Che non ci andasse! Bisogna fare attenzione alle parole, sono come proiettili. Vorrei stemperare questi toni» è sbottato Vaporidis secondo cui «se la Grecia ha preso questa decisione non è certo per una forma di razzismo nei confronti degli italiani né per una forma di esclusione ma semplicemente per precauzione. È una decisione che serve a tutelare sia loro che noi. I Greci non sono dei pazzi, credo che ci siano delle esigenze importanti a tutela della salute dei cittadini». Il no ai turisti del Nord Italia, insomma, sarebbe una questione di reciproca tutela. «Le isole sono incontaminate, è normale che vengano tutelate - dice l’attore Pensare che sia una forma di razzismo è una follia. La Grecia è il paese più illuminato del mondo non è mai stato razzista né mai lo sarà». Zaia, però, tira dritto ribadendo, anche ieri, «la Grecia tolga questa idiozia delle limitazioni. La Grecia è in area Schengen ed è incomprensibile questo atteggiamento. Siamo in Europa, fermo restando la decisione dei singoli Stati, l’Ue dovrebbe gestire anche questa partita». M.Za.
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MARTEDÌ 2 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario
L’immunologa: la violenza del Covid supera di otto volte quella influenzale De Silvestro dirige la banca del plasma: «Seconda ondata d’autunno? Qualcosa arriverà, ma in forma meno aggressiva» ne”: non più del 33% dei donatori dispone di un siero utile allo scopo, capace cioè di inibire l’ingresso del virus nella cellula.
Filippo Tosatto / VENEZIA
La signora del plasma. Giustina De Silvestro, l’immunologa a capo del centro trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera di Padova, è il pioniere della cura sierologica dei malati di Covid e la sua metodologia, inaugurata nell’emergenza, si vale della componente liquida del sangue (acqua, proteine, sali minerali) prelevata ai guariti e contenente i preziosi anticorpi sviluppati dall’organismo nel contrasto alla malattia. Una procedura dagli esiti incoraggianti, culminata nella costituzione di una “banca veneta del plasma”, destinata a rifornire il circuito terapeutico.
FIOCCANO LE OFFERTE DI DONAZIONE
Giustina De Silvestro, capo del Centro trasfusionale di Padova, interviene al briefing del governatore Zaia
«Fortunatamente, l’offerta dei guariti è generosa, nel Veneto oltre 200 hanno già donato e oggi, soltanto a Padova, ne abbiamo 300 in lista d’attesa. Il requisito è quello delle volontarietà e richiede il compimento dei diciott’anni; vista la fase straordinaria, abbiamo invece elevato il limite d’età da 60 a 65 anni. Da ciascuno, in media, ricaviamo tre unità terapeutiche di sangue: in freezer abbiamo raggiunto quota 481 e per curare i 13 contagiati ne abbiamo già tra-
I PROGRESSI CON LA CURA ANTICORPALE
L’ANDAMENTO DELLA MALATTIA REPORT DEL 01.06 ORE 17.00
CASI SARS-CoV-2 POSITIVI Raggruppamenti sulla base del domicilio del soggetto positivo SARS-CoV-2
Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò
dati cumulativi
TOTALE CASI con tampone positivo dato cumulativo
∆ Totale casi positivi
Casi attualmente positivi
3.845
0
72
L’
3.489
0
1
3
84
0
274
313
2.071
Venezia
2.661
0
150
286
2.225
224
Verona
5.099
0
464
556
4.079
432
Vicenza
2.847
+1
238
321
2.288
184
Belluno
1171
+1
96
110
965
190
Rovigo
442
0
15
34
393
113
Domicilio fuori Veneto
316
0
120
14
182
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Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
28
0
27
0
1
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+2
1.457
1.921
15.777
1.594
Pazienti positivi in AREA NON CRITICA
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI
268
19.155
Pazienti positivi in TERAPIA INTENSIVA
Dimessi dal 21.2
decessi dal 21.2
5 (-1)
3.387
1.379 (+2)
TOTALE RICOVERATI POSITIVI
109 (-2)
TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI
267 (-5)
22 (-1)
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TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI)
376 (-7)
27 (-2)
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so prospetta l’apertura a fine luglio, chissà che un passetto alla volta non torni sui propri passi. Ricordiamoci che Atene è in area Schengen, il suo atteggiamento è incomprensibile e, ferma restando la decisione dei singoli Stati, dovrebbe essere l’Unione europea a gestire questa partita». Drastica in proposito la sua speaker di fi-
ducia in consiglio regionale, Silvia Rizzotto – «Chi non ci vuole non ci merita, facciamo tutti le vacanze in Veneto, il luogo più bello del mondo» – ma il governatore se la prende anche con quanti, dalla Campania alla Sardegna, storcono il naso alla fine delle barriere extraregionali: «Sono stato sempre contrario ai vincoli ne-
Le trasfusioni di siero dai guariti ai malati stanno producendo risultati incoraggianti sfuse un centinaio». Che succede al plasma “povero” di anticorpi? «È adibito ad altre patologie, ha una vita funzionale di due anni, le opportunità non mancano. Oltre ad utilizzarlo nelle plasmaferesi in ospedale, ne consegniamo una quantità in surplus all’industria, materia prima che ci viene restituita in forma di farmaci a basso costo. Sul mercato libero questi composti medicinali richiederebbero una spesa doppia».
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«La Grecia cancelli quell’idiozia» Stop ai veneti, governatore furioso altolà ai turisti veneti in terra ellenica fa imbizzarrire Luca Zaia: «La Grecia revochi questa idiozia delle limitazioni, prima aveva chiuso all’Italia, poi ha ristretto l’ingresso a quattro regioni, ades-
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Negativizzati virologici
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Treviso
I limiti alle frontiere fanno discutere, da oggi via libera alla circolazione tra regioni ma i presidenti di Campania e Sardegna storcono il naso
LA POLEMICA
Deceduti in ospedale + extraospedale
Soggetti in Isolamento Domiciliare (Dato del 30.05 Ore 20.00)
L’EFFETTO DEL LOCKDOWN SUI DECESSI
CROMASIA
«Abbiamo avviato il progetto all’inizio di marzo, poco dopo l’esplosione dei contagi, ispirandoci alle sperimentazioni dei medici cinesi, per l’approvazione del protocollo e l’arruolamento dei primi pazienti c’è voluto un mese», esordisce al briefing di Marghera «da allora, abbiamo curato 23 soggetti, in larga parte ricoverati in terapia intensiva e sottoposti a ventilazione assistita. Una persona, affetta da gravi patologie pregresse, è deceduta; quattro rappresentano casi compassionevoli (affetti cioè da patologie diverse dal coronavirus e prive al momento di valida terapia OES), in tutte le altre situazioni i risultati conseguiti sono stati positivi e si è registrato un progresso generale». Il Policlinico di Pavia, che attua una sperimentazione analoga, annuncia miglioramenti nel giro di 24-48 ore... «Loro hanno trattato pazienti precoci, a noi non è mai capitato», fa sapere. Certo, gli ostacoli non mancano, a cominciare dal dosaggio anticorpale necessario a mettere a punto il plasma “iper immu-
gli spostamenti da una parte all’altra del Paese, ritengo fondamentale la libera circolazione, per quanto ci riguarda abbiamo un indice di nuovi contagi inferiore all’uno per mille, con monitoraggio costante ». Ieri, però, è decaduto l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto... «Non è un “liberi tutti”, l’uso della protezione resta basilare nei luoghi chiusi, negli assembramenti e in caso di mancata distanza di sicurezza. Ci siamo semplicemente allineai al decreto del Consiglio dei ministri in materia». A proposito di governo: «È scandaloso che a dieci giorni di distanza dalla presentazione delle linee guida, non ci sia ancora una decisione sulla riapertura dei centri estivi per i bimbi da 0 a 3 anni. Un provvedimento
Da cadorina tenace, Giustina De Silvestro non si sottrae alle domande dei cronisti: «L’app Immuni? Io la scaricherei subito. Il vaccino ormai superfluo? Macché, sarebbe una benedizione. La seconda ondata? In autunno-inverno qualcosa mi aspetto, ma sarà me-
atteso da tante famiglie ma bloccato dai contrasti tra i ministri. Inaccettabile». Parole forti che, c’è da giurarci, riecheggeranno stamani nel flash mob di protesta promosso dalla Lega nei capoluoghi in coincidenza con la manifestazione nazionale del centrodestra a Roma: «Se ci sarò? Sostengo l’iniziativa», fa sapere «l’orario previsto collide con il punto stampa ma troverò il sistema di risolvere il pro-
Stamani la Lega torna in piazza contro il Governo «Condivido la protesta, farò sentire la mia voce»
no aggressiva e ci troverà pronti». Eppure, sui social, e anche nella vita reale, è intenso il tam tam complottista di chi grida all’inganno: la pandemia, affermano, è poco più di un’influenza e a bocce ferme il bilancio delle vittime risulterà in linea con l’andamento degli anni precedenti... «È come negare la Shoah, è un reato, io sono per la libertà di pensiero ma c’è un limite a tutto, almeno il rispetto verso i morti», il break di Luca Zaia. «Ciò che posso affermare in base all’esperienza clinica», replica l’immunologa «è che il Covid, nel giro di un mese, ha sprigionato la forza di contagio che l’influenza tradizionale “spalma” in otto mesi. I decessi? Senza il lockdown, misura inedita nella storia recente, il tributo di vite umane sarebbe stato sensibilmente superiore». INDAGINE SUGLI ASINTOMATICI NEL VENETO
Finale in tema. In settimana, nel Veneto prenderà avvio l’indagine di siero-prevalenza della popolazione, promossa dal ministero della Salute e dall’Istat che l’intento di censire quanti, anche in assenza di sintomi, abbiano sviluppato gli anticorpi. Il campione nazionale prevede l’osservazione di 150 mila persone. Sul territoria veneto ne saranno coinvolte circa 10.500, distribuite per provincia, sesso, attività e sei classi di età. Le persone estratte dall’Istat saranno contattate dalla Croce Rossa, a chi accetterà di partecipare verrà somministrato un questionario con l’invito a presentarsi al centro prelievo più vicino; qualora ciò fosse impossibile per ragioni si salute, sarà il personale medico a recarsi a domicilio per effettuare il test. Gli esiti della ricerca, diffusi in forma anonima e aggregata, favoriranno l’analisi comparata con altri Paesi europei. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
blema e avrete la mia foto con le bandiere», ribatte sarcastico a quanti leggono nella sua collaborazione istituzionale una presa di distanza dalla linea di Matteo Salvini. Di certo ci sarà Roberto Ciambetti, il presidente dell’assemblea regionale, lesto a segnalare che la Festa della Repubblica concide «con un’involuzione democratica, in cui forze reazionarie delegittimano la rappresentanza elettiva fino ad impedire il voto popolare procrastinandolo, come nel caso del voto regionale» mentre «il Csm è afflitto da «degenerazione del sistema correntizio e inammissibile commistione fra politici e magistrati, per dirla con le parole del presidente Mattarella». — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 2 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
Coronavirus: i disagi nei trasporti
Zaia: in treno con la mascherina per garantire il 100% di capienza Dopo la ressa il governatore intende proporre nuove regole alla Conferenza fra lo Stato e le Regioni Filippo Tosatto / VENEZIA
Assalto ai treni diretti a Venezia, con assembramenti nelle stazioni, forze dell’ordine costrette a sgombrare le carrozze dai viaggiatori in esubero, proteste degli utenti rimasti appiedati. Un prologo dell’immediato futuro, quando la stagione e la riapertura delle scuole sanciranno in via definitiva l’impossibilità del trasporto pubblico locale di coniugare il rispetto delle distanze (il metro richiesto riduce del 50% i posti disponibili) e l’offerta adeguata ai flussi su rotaia. Né il problema è limitato ai convogli: per autobus, pullman e vaporetti – a loro volta “falcidiati” del 30% nella capienza – si prospetta un destino analogo, con ricadute devastanti sulla tenuta dei conti aziendali. ABOLIRE LE DISTANZE DI SICUREZZA
«Dopo la quarantena, c’è una comprensibile voglia di muo-
versi e Trenitalia, priva com’è di mezzi ulteriori, si trova in grandissima difficoltà», il commento di Luca Zaia «è evidente che con queste regole i treni non bastano per tutti e quando arriverà l’ondata degli studenti ci sarà il collasso totale. Allora è ragionevole rivedere le condizioni del trasporto, la proposta che il Veneto avanzerà alla Conferenza delle Regioni è sospendere la distanza e prevedere l’ingresso a bordo con mascherina fino al 100% della capienza omologata. Non intravedo altre soluzioni immediatamente praticabili. Il rinforzo del parco ferroviario? Da qui al 2023 attendiamo 78 nuovi treni ma in questa situazione è come svuotare il mare con un cucchiaio».
VORAGINE NEI BILANCI AZIENDALI
LA PROPOSTA IN CONFERENZA REGIONI
Prevedibili le obiezioni sul versante della sicurezza a fronte di un virus imbrigliato ma non svanito... «La protezione
Presi d’assalto i treni domenicali diretti a Venezia: nella foto Mattiuzzo la ressa alla stazione di Treviso
le iniziative di trenitalia
De Berti batte i pugni e ottiene 29 corse in più per Venezia L’assessore: «È giusto che le famiglie escano di casa per la gita in laguna» Il prefetto Zappalorto raccoglie la protesta dei pendolari rimasti sui binari Albino Salmaso / VENEZIA
Basteranno 29 treni e una decina di bus in più per reggere l’assalto dei turisti a Venezia? Le corse previste in tabellone sono 151 e saliranno a 180: con il sole e l’estate la passeggiata in laguna riconcilia con i piaceri della vita dopo il lockdown. Ma prima di salire in carrozza, conviene comprare i biglietti on line sul portale di Trenitalia, così si evita di scendere. I posti ridotti al 50% sono a scacchiera: in piedi non si può stare, si entra da una porta e si scende dalla parte opposta su un percorso obbligato. Sedili sbarrati da una croce, vietato infrangere le regole.
29. Sia chiaro, lo facciamo volentieri come servizio per i nostri cittadini ma sono operazioni in perdita perché i treni viaggiano con il 50% dei passeggeri. E il buco nei bilanci si allarga. La Regione si sta facendo carico di un’emergenza nazionale e da Roma arriveranno solo 50 milioni, il 10 per cento di quel fondo da 500 milioni stanziato nel Decreto Rilancio. Non bastano. So che la ministra De Micheli ne aveva chiesti 800 al Mef ma per evitare il fallimento delle aziende del Tpl, da Trenitalia all’Actv di Venezia, il governo deve garantire 1 miliardo e mezzo ai trasporti. Che è poco in rapporto alla manovra da 80 miliardi. Da due mesi le regioni hanno chiesto un incontro alla De Micheli, che invece dialoga solo con le associazioni di categoria e i sindacati. Io non amo le polemiche e invito tutti a collaborare. E rivolgo un appello alla pazienza e comprensione: se non c’è posto sul treno, si cambia binario e 10 minuti dopo ne arriva un altro. Oppure si sale sul bus. È giusto che le famiglie escano di casa e si godano un giorno di vacanza. Noi saremo al loro fianco, per ridurre i disagi». L’INTERVENTO DEL PREFETTO
I VINCOLI DEL DROPLET
È il droplet da Covid che ha messo in ginocchio le aziende di trasporto. A marzo 5 viaggiatori sul pendolino Venezia-Roma e 10 sulle “frecce” per Milano. Clientela business a casa, con lo smart working. Da mercoledì finalmente cadono le barriere e si potrà tornare con gli interregionali e le “frecce” a Milano, Bologna, Trieste e Bolzano. Meglio con la mascherina sul volto, i guan-
La stazione di Venezia con i binari dei treni locali, a destra un bus affollato di pendolari con la mascherina
ti e anche il gel: sarà vero che il virus è sparito, ma quando si attraversano le province di Bergamo e Brescia difficile cancellare le immagini dei camion militari carichi di bare. Si torna a vivere: l’assalto del primo week end di giugno ha rianimato le calli della spettrale deserta Serenissima ma se il Ponte della Libertà viene
individuale e le elementari cautele mi sembrano sufficienti, non dimentichiamo che, in pieno lockdown, il decreto del Governo consentiva di lavorare in fabbrica senza mascherina purché la distanza fosse, anche di un millimetro, superiore al metro. Qui si tratta di invertire i fattori evitando l’aerosol tra persone vicine. Niente strappi ma in tempi brevi occorrono linee guida valide per l’intero territorio nazionale».
sbarrato alle 10 del mattino, allora non resta che salire sul treno o il bus. Per uscire dal caos, il presidente Zaia ha proposto di viaggiare con le norme pre-Covid ma con l’obbligo della mascherina per i passeggeri: la Francia, patria del TGV, dal 14 giugno adotterà questo sistema che pure l’Italia potrebbe intro-
durre nel trasporto persone. TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO
Presa tra l’incudine e il martello, l’assessore Elisa De Berti non sa che santo invocare: «Domenica mi hanno telefonato e ho attivato 5 treni straordinari e 10 pullman da Verona a Venezia e da Castelfranco in laguna. Domani ce ne saranno altri
Ieri si è mosso anche il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto: con le sue telefonate a Trenitalia sono arrivati 6 treni in più e 5 autobus sulla Verona-Venezia e Castelfranco-Venezia. La svolta però matura solo se la proposta di Zaia verrà accolta dal governo Conte. L’INTERROGAZIONE DI MARIN
Intanto il caso approda in Parlamento. A scendere in campo a sostegno del governatore Zaia che ha scritto al premier Con-
C’è poi la voragine nei bilanci delle aziende. A riguardo Zaia ha scritto al premier Giuseppe Conte, al ministro Paola De Michieli e ai parlamentari venetii, ricapitolando le cifre del tpl nostrano: «Ferro, gomma e acqua richiedono risorse annue pari a circa 850 milioni dei quali quasi il 50% derivano da biglietti e abbonamenti. Ma l’improvvisa e drastica riduzione delle entrate da titoli di viaggio, con un calo che ha toccato punte del 95%, genera uno squilibrio economico impossibile da colmare con fondi aziendali, ovvero degli enti locali, o da parte della Regione». A riguardo, il Governo ha destinato una cinquantina di milioni al Veneto «ma il fabbisogno stimato nel 2020», conclude Zaia «risulterà, nel migliore dei casi, non inferiore a 120 milioni». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
te è il deputato di Forza Italia Marco Marin, che ha presentato un’interrogazione al ministro De Micheli. E stessa procedura l’ha adottata il senatore Antonio De Poli. «In Veneto va risolta l’emergenza trasporti, i pendolari hanno ripreso a viaggiare per raggiungere il proprio posto di lavoro. A Treviso le forze dell’ordine sono state costrette ad intervenire per far scendere i passeggeri da convogli diretti a Venezia troppo pieni, che non rispettavano le misure di sicurezza volte a favorire il distanziamento per
Interrogazioni di Marin e De Poli al ministro dei Trasporti De Micheli evitare i contagi», ricorda Marin. Che poi sottolinea il pericolo che Trenitalia cancelli il contratto che prevede «entro il 2023 di rinnovare l’intero parco mezzi, per un valore di un miliardo di euro con 78 nuovi treni». De Poli ricorda di aver già proposto al ministro De Micheli di garantire al Veneto almeno 120 milioni per coprire i deficit delle aziende, mentre la grillina Erika Baldin propone una terapia d’urto: «Ci vuole lo stesso impegno messo in campo nella battaglia delle terapie intensive. Allora non ci siamo rassegnati al fatto che non c’erano ventilatori, adesso non bisogna limitarsi a dire che non ci sono treni e aspettare che Roma salvi capra e cavoli», conclude la consigliera regionale M5S. Ma i treni, anche se ci fossero, non possono viaggiare: i vecchi binari sono intasati. Ci vuole l’alta velocità. — © RIPRODUZIONE RISERVATA Copia di promopress
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Primo Piano
Martedì 2 Giugno 2020 www.gazzettino.it
La Fase 2 a Nordest IL CASO VENEZIA C’è un sistema molto semplice per risolvere il duplice problema - logistico ed economico dei trasporti: togliere il limite del contigentamento. E cioè far correre treni, autobus, vaporetti alla normale capienza. Cento posti? Cento passeggeri e non 50 come avviene adesso. Senza più code a terra, senza più proteste. E il coronavirus? E il rischio di contagio? Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, fa un paragone: se nei luoghi di lavoro, già da metà aprile, le parti sociali hanno concordato che la mascherina è obbligatoria solo se non si rispetta il distanziamento del metro, allora anche nei mezzi di trasporto pubblico dovrebbe valere lo stesso principio. Tutti attaccati? Anche sì, ma con la mascherina. Del resto - dice Zaia - anche in auto funziona così: «L’altra sera eravamo in un’auto tra non conviventi, e quindi in spazi stretti, ma con la mascherina. Perché in treno no?».
LA RICHIESTA La richiesta del governatore del Veneto è di tornare alla situazione pre Covid. Perché ormai è chiaro - e lo si è visto domenica con le immagini rimbalzate dalla stazione ferroviaria di Venezia -
Caos trasporti, utenti a terra Zaia: «Treni e bus, via i limiti» La proposta per superare la crisi logistica e di costi: `«Con l’apertura delle scuole il sistema imploderà» togliere il contingentamento, a bordo con mascherine Buchi nei bilanci delle aziende: «Servono 120 milioni» `
che la gente si muove e che i mezzi di trasporto non possono viaggiare a capacità ridotta. Tanto più che anche le aziende di trasporto hanno bisogno dei passeggeri per far quadrare i bilanci: i tre mesi di lockdown hanno causato infatti cali di passeggeri anche del 95% e ovviamente gli abbonati vogliono e devono essere rimborsati. Solo di rimborsi, tra voucher e proroghe dei titoli di viaggio, si parla di 20 milioni di euro. «Stiamo chiedendo a Trenitalia - ha detto il presidente del Veneto - di ripristinare la capacità originaria dei treni, ma mi pare di capire che Trenitalia sia in grossissima difficoltà, bisogna torna-
re alle capacità di prima, con la messa in sicurezza dei passeggeri con la mascherina. Penso si debbano rivedere le regole del trasporto pubblico locale che altrimenti quando riapriranno le scuole il caos sarà enorme, ed il sistema imploderà».
SILENZIO Quanto alla lettera inviata da Zaia al premier Conte, e per conoscenza ai parlamentari veneti, in merito alla necessità di sostenere il trasporto pubblico, al momento non sono arrivate risposte: «Nulla», ha detto il governatore. Sul punto è intervenuto il senatore Antonio De Poli (Udc) che ha
chiesto al ministro Paola De Micheli di prevedere un aumento significativo del Fondo per il trasporto pubblico, con l’obiettivo di «soddisfare i fabbisogni delle Regioni che, nel caso del Veneto, è pari ad almeno 120 milioni nel 2020». Al ministro De Micheli si era rivolta lo scorso novembre anche l’assessore regionale Elisa De Berti, chiedendo - e presentando pure i progetti visto che Rfi non lo aveva fatto - il raddoppio della Maerne-Castelfranco e della Castelfranco-Bassano, ossia due binari per l’alta velocità e due binari per le linee regionali. Risposte? Nessuna. E poi c’è la questione dei 78 nuovi convogli ferroviari che Trenitalia doveva consegna-
re al Veneto da qui al 2023 e che rischiano di saltare: al riguardo il deputato Marco Marin (FI) ha presentato un’interrogazione. Intanto Zaia ha annunciato di aver chiuso tutte le linee guida anche su teatri, discoteche, cinema, casinò e sale giochi: «Attendiamo la convocazione del Governo».
BAMBINI
VENEZIA La chiamano la Signora del Sangue. Ed è anche grazie a lei se il Veneto risulta tra i centri capifila nella lotta al coronavirus. Perché è a Padova, assieme a Pavia e a Pisa, che si sta sperimentando una “vecchia” terapia: trattare i malati con il plasma immune dei pazienti guariti. “Vecchia” perché il procedimento di plasmaferesi non è una novità, è stato utilizzato anche in Cina e già nel 2014 per trattare i pazienti affetti da virus Ebola. Ma qui, in Italia, è ancora a livello di sperimentazione. Epperò sta funzionando. Per capire a che punto è la sperimentazione, il governatore del Veneto Luca Zaia ha invitato Giustina De Silvestro, direttore del Servizio trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Pado-
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I DATI Sono 23 - ha detto la dottoressa De Silvestro - i pazienti “arruolati”, per la maggior parte ricoverati in terapia intensiva, quindi molto più gravi di quelli in cura a Pavia. I donatori sono 199, ma va detto che tanti si sono offerti e sono tuttora in lista d’attesa. Non tutte le persone che sono state contagiate - oltre 19mila - possono però diventare donatori: c’è il doppio limite dell’età, perché bisogna avere più di 18 anni e meno di 65 (anche se a livello nazionale sarebbe 60), oltre al fatto di non soffrire di particolari patolo-
gie. Tra l’altro c’è anche il problema degli anticorpi perché non tutti li sviluppano in quantità notevole: bisognerebbe avere un titolo anticorpale superiore a 160 e invece circa il 50% è a quota 80 e solo il 33% a quota 160. «Non tutti i donatori hanno qualità di anticorpi efficaci, ma li raccogliamo comunque per poterli poi concentrare». E come sta andando la terapia? C’è stato un decesso - ha chiarito De Silvestro - e ci sono altri quattro casi particolarmente delicati («compassionevoli», li ha definiti), ma per tutti gli altri l’utilizzo del plasma dei guariti ha prodotto risultati positivi. Le tappe di questa sperimentazio-
ne? «A inizio marzo abbiamo proposto il progetto e abbiamo avuto il via libera. L’allestimento di un protocollo sperimentale richiede tempo e la disposizione di laboratori in grado di eseguire i test. Siamo partiti da uno stadio zero. A inizio aprile abbiamo iniziato a raccogliere il plasma, man mano che i pazienti sono guariti. E abbiamo iniziato ad arruolare i pazienti». Secondo lei tornerà davvero il virus il prossimo autunno? «La mia opinione personale è che qualche caso ci sarà, con quale intensità non lo so, dipende molto dai comportamenti dei cittadini. Mi aspetto che tutti noi impareremo a tenerci la mascherina
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Il presidente del Veneto, Luca Zaia, a ieri non aveva ancora sciolto la riserva se presenziare oppure no, in una delle piazze della regione una è in programma alle 11.30 a Mestre in piazza Ferretto - alla manifestazione a livello nazionale dal centrodestra per il 2 giugno. «Sostengo la manifestazione» ha detto Zaia, nel consueto punto stampa sull’emergenza Covid, spiegando poi che l’orario fissato per la manifestazione «è proibitivo», perché concomitante appunto con la conferenza stampa quotidiana nella sede della Protezione civile. «Troverò il sistema di risolvere il problema - ha aggiunto rivolto ai giornalisti Cercherò di fare combaciare le due cose. Avrete la mia foto con le bandiere». Di contro il consigliere regionale Graziano Azzalin (Pd) ha sottolineato che «il 2 Giugno è la festa di tutti gli italiani, come il 25 Aprile, è il simbolo dell’unità del Paese. E invece per qualcuno sarà una giornata di parte, con manifestazioni contro il Governo. Per ripartire c’è bisogno di uno sforzo collettivo nella stessa direzione, mettendo al primo posto gli interessi della comunità e non il tornaconto elettorale. La presenza del Capo dello Stato a Codogno è un messaggio forte e chiaro». «Non c’è molto da festeggiare in questo 2 giugno - la replica a distanza del presidente leghista del consiglio regionale, Roberto Ciambetti tra la crisi della Giustizia e la slealtà dello stato nei rapporti istituzionali. La Repubblica è da rifondare». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA SIGNORA DEL SANGUE Giustina De Silvestro
La cura del plasma funziona «Un decesso su 23 pazienti» va, all’unità di crisi della Protezione civile a Marghera.
Zaia: vado in piazza forse a Mestre Il Pd: state a casa `VENEZIA
Ed è ancora in piedi la questione dei centri estivi per i bimbi da 0 a 3 anni: «È scandaloso che a distanza di dieci giorni con le linee guida approvate all’unanimità da tutte le Regioni non ci venga data una risposta». Alda Vanzan
VENEZIA In coda alla stazione ferroviaria di Santa Lucia: con il ponte di fine maggio - inizio giugno i turisti sono tornati in laguna (FOTOATTUALITÀ)
LA SPERIMENTAZIONE
2 giugno
LA DOTTORESSA DE SILVESTRO A PADOVA GUIDA L’ESPERIMENTO: «ABBIAMO PIÙ DONATORI DEL NECESSARIO, MA NON TUTTI VANNO BENE»
in tasca, che con il raffreddore la indosseremo e così anche per le ondate influenzali tradizionali e questo, probabilmente, attenuerà la diffusione. Ma è un coronavirus, potrebbe andarsene come è venuto come è successo con la Sars, oppure ripresentarsi con infezioni periodiche». Cosa dice a chi sostiene che in fin dei conti i morti sono gli stessi delle influenze? «Dico che le due cose non sono paragonabili: il virus influenzale dura 8 mesi, mentre il Covid-19 ha avuto una invasività e trasmettibilità superiore, in un mese è esploso coprendo tutti i contagi che abbiamo in otto mesi con la normale influenza». Lei scaricherebbe la App Immuni? «Assolutamente sì». E quando sarà trovato un vaccino, si vaccinerà? «Assolutamente sì». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Belluno
Martedì 2 Giugno 2020 www.gazzettino.it
«Nevegal, basta veleni: pronti a sottoscrivere intesa di programma» Il sindaco: «Altrettanto potrebbe fare la Regione Veneto E chi dice che ora è tutto chiuso fa solo un cattivo servizio» `
COMUNE BELLUNO «Siamo ormai in campagna elettorale, tanto è vero che anche l’atteggiamento della Regione Veneto nei nostri confronti è cambiato in questi giorni. Detto questo, sul Nevegal stiamo andando avanti. Amministrare non è così semplice come criticare». Jacopo Massaro, sindaco di Belluno, dà la sua versione sulla dibattuta questione degli impianti del Nevegal, e più in generale sul potenziamento turistico del colle, argomento sul quale la minoranza consigliare, ma anche «tanti scienziati» foresti come li apostrofa Massaro, stanno giocando al ribasso, accusandolo di immobilismo se non addirittura di menefreghismo. Sotto tiro soprattutto gli impianti di risalita, con la seggiovia in testa, che l’attuale proprietaria privata, l’Alpe del Nevegàl, vuole dismettere, pronta a cederli anche gratuitamente al Comune.
C’è un clima di forte tensione attorno al tema. «Chiarito che nessuno ha perso tempo in questi mesi, come invece si è ripetutamente detto, in segno di piena disponibilità dico che siamo pronti a firmare un accordo di programma che preveda il nostro impegno, così come può fare anche la Regione, ad erogare le somme necessarie appena il Comune sarà diventato proprietario degli impianti. I nostri atti deliberativi sono già pronti». Vi accusano di aver perso mesi preziosi per la presa in carico degli impianti. «Con l’Alpe è ogni anno così, alla fine poi la quadra si è sempre trovata. Confidiamo possa essere così anche quest’anno, altrimenti andremo avanti lo stesso. Il Nevegal, a dispetto di tutto, è già pieno di gente. E chi dice che è tutto chiuso rende un cattivo servizio, perché il sistema Nevegal è aperto all’80% con le sue piste da mountain bike e suoi sentieri. A differenza di altre realtà abbiamo già portato via l’80% degli schianti di Vaia che
ci hanno fruttato 500mila euro di cui 380 già incassati e disponibili per il Nevegal». Sì, ma il tempo perso? «Un po’ di ritardo c’è stato, dovuto al fatto che l’Alpe doveva fornici i dati di bilancio per stilare la relazione di sostenibilità economica senza la quale il Comune, per legge, non può procedere. Da ottobre ci siamo scritti e riscritti, poi il 24 marzo scorso, tra l’altro in piena emergenza Covid, ci ha chiesto che la clausola di riservatezza sui dati che ci avrebbe fornito che però un ente pubblico non può garantire, perché esiste il diritto di accesso agli atti. Così si è concordato di passarli direttamente al professionista che stiamo individuando in questi giorni. Sono giunte sei domande che sono in valutazione. Stia procedendo speditamente. Poi passe-
SINDACO Jacopo Massaro
«STIAMO VALUTANDO LE SEI DOMANDE PER SCEGLIERE IL PROFESSIONISTA CHE REDIGERÀ LA VALUTAZIONE»
remo al bando per il quale metteremo fino a 500mila euro». Quindi avete scartato l’idea di creare una società mista pubblico-privata? «L’idea è stata scartata dopo il no della Regione all’ingresso in società che sarebbe stata a prevalente capitale privato. La Regione ha specificato di voler mettere soldi solo se gli impianti sono totalmente pubblici, cosa che non è conveniente per i cittadini di Belluno. Allora abbiamo pensato alla concessione. Ovviamente questo passaggio si baserà sulla relazione tecnico-economica che dovrà essere redatta dal professionista che andremo ad incaricare in questi giorni». L’Unifarco si è fatta avanti per acquisire gli impianti. «Un’eccellente notizia sapere che ci sia una cordata bellunese pronta ad intervenire, tra l’altro senza scopo di lucro. Poi bisognerà poi vedere chi vincerà la gara nel caso vi fossero altri partecipanti». Le stazioni sciistiche di bassa montagna sono quasi tutte in crisi. «Vero, alcune hanno anche chiuso. Difficile quindi una gestione totalmente privata. Noi, a differenza di altri Comuni, non possiamo nemmeno contare sui Fondi di confine. Non possiamo nemmeno aiutare il privato, come prevedono le norme, le stesse che dicono che il Comune non può fare l’imprenditore. Ricordiamo il fallimento della Nis, con un buco di 3,2 milioni. La sentenza del 2013 disse chiaramente che solo il privato può gestire queste strutture. E non possiamo nemmeno esporre la Sportivamente Belluno allo stesso destino. Siamo già nell’occhio della Corte di Conti». Dicono che le abbia ormai la testa alle elezioni regionali? «Gamba ha fatto tante previsioni anche in passato, ma non ne ha azzeccata una. Io sono qui, al lavoro. E trovo vergognoso che ci sia gente che nel gestire l’emergenza fa anche campagna elettorale». Lauredana Marsiglia
NEVEGAL Il Comune attraverso l’Unione montana ha sistemato le piste per la mountain bike
Sul Colle scontro Pd-Lega ma uniti nel fare «presto» IL DIBATTITO BELLUNO Il Pd continua a stuzzicare il consigliere regionale della Lega, Franco Gidoni (autore di una proposta di legge sul Nevegal), ma su una cosa Pd e Lega sono concordi: il Comune si deve darsi una mossa. Il nodo è sempre quello degli impianti di proprietà dell’Alpe del Nevegàl che sta aspettando da mesi di cederli al Comune che metterà poi a gara la gestione. C’è già una società, con capofila Unifarco, pronta a partecipare. Nei giorni scorsi l’assessore al turismo Yuki d’Emilia ha suggerito all’Alpe di affittarli alla società (Unifarco). Il consigliere regionale Franco Gidoni, interpellato sul punto, dice: «Se qualcuno se li deve affittare, che lo faccia il Comune con Sportivamente Belluno. Si parla poi di 380 mila euro da investire sul Nevegàl» in sentieri, percorsi, valorizzazione enogastronomica (stando alle intenzione della d’Emilia) «ma non si parlava di 500 mila euro da proventi della vendita di legname Vaia e altrettanti per gli
impianti? Come Regione - prosegue Gidoni - abbiamo spostato 14 milioni di euro sugli impianti di risalita (a livello regionale, ndr). Non possiamo tenerli fermi, c’è bisogno di un interlocutore, che sia la società o il comune». Giovedì riprende l’iter in commissione regionale della proposta di legge firmata da Gidoni: «Abbiamo già dovuto sistemare la parte economica. Siamo su un plafond di un milione. Perchè sul Nevegàl non sappiamo di cosa si parla. Se serviranno, poniamo caso, più milioni, si valuterà. Ma serve avere un interlocutore». Intanto, dal Pd Roberto De Moliner, segretario dell’Unione comunale ad intervenire sulla vicenda del Nevegàl. «Va fatta chiarezza da Regione e Comune - dice - l’impres-
ABBIAMO I FONDI FERMI SERVE SUBITO UN SOGGETTO GESTORE Franco Gidoni
sione è che nessuno dei due attori abbia un reale interessa di rilancio in tempi brevi». Le elezioni regionali scaldano i motori. «Giocano un ruolo importante – dice De Moliner -, come al solito, con promesse e assicurazioni che poi rimangono tali. Non vorremmo che la proposta di legge presentata dal consigliere leghista Gidoni, dove sono previste soluzioni e investimenti importati, faccia parte della lunga serie. Oggi è ferma in commissione e i tempi di approvazione e finanziamento si assottigliano inesorabilmente, non vorremmo che facesse la fine che sta facendo la Legge 25/14 sulla autonomia della Provincia di Belluno, approvata ma mai attuata». Il segretario Pd chiude: «Il Comune in questo momento riveste un ruolo centrale, per questo chiediamo in modo fermo, che vengano assunte e attuate azioni e scelte puntuali e immediate, e chiare, com’è la riapertura della seggiovia, per incidere e obbligare la Regione ad attuare quello che ha promesso». Federica Fant
Casa Prade accoglie sei senzatetto, ma la domanda sale POVERTÀ BELLUNO Sei senza tetto trovano ospitalità a Casa Prade, grazie alla collaborazione tra il comune, la Caritas. La Giunta comunale ha approvato la prosecuzione per altri tre anni della collaborazione con la Caritas diocesana per la gestione del servizio integrato di accoglienza sociale all’ex abitazione del custode del cimitero di Prade, di proprietà del Comune. È accaduto durante il picco dell’epidemia da Covid-19. Casa Prade era stata assegnata in comodato d’uso gratuito alla Caritas per l’accoglienza dei senza fissa dimora per permettere loro di far fronte alle esigenze legate all’emergenza Coronavirus.
TANTI BUONI SPESA «Un ulteriore importante tassello per il contrasto alla pover-
tà - commenta l’assessore alle politiche sociali, Lucia Pellegrini –. In questi due mesi, hanno ricevuto accoglienza quattro persone, ma i riscontri che abbiamo avuto sia dalle richieste per i buoni spesa che dalle attività del progetto Edu-Care ci mostrano come sia in crescita, e dopo la pandemia lo sarà ancora di più, il numero di persone in stato di emergenza abitativa e di povertà». Ulteriore dimostrazione di questo è la denuncia del Sicet Sindacato Inquilini Casa e Territorio di Belluno e Treviso, che ha
IL MUNICIPIO RINNOVA LA CONVENZIONE CON LA CARITAS «L’EMERGENZA HA FATTO SALIRE LE RICHIESTE DI AIUTO»
Il vandalismo
Al bar spariscono le piantine colorate «Neanche la quarantena è servita a togliere le cattive abitudini - si è sfogato con un post pubblico sul social network Facebook, Roberto Bianchini titolare del bar San Martino di Belluno - anche quest’anno io e Debora abbiamo cercato di portare un po’ di colore attorno ai tavolini esterni con dei fiori. Questa mattina (ieri per chi legge ndr), come tutti i lunedì, torno al bar e mi accorgo che due piantine (una bianca e una rossa) non ci sono più. Non è stato per niente piacevole. Nonostante tutti i controlli, che caratterizzano la quotidianità, i vandali si aggirano indisturbati».
Immediate le risposte degli utenti allo sfogo che, ovviamente, lascia intendere come ben più del valore delle piante a contare sia la mancanza di rispetto per le cose altrui. «Poche scuse sono dei ladri» ha tagliato corto qualcuno dei commentatori. Sottolineando come, davanti ad un gesto che può sembrare di poco conto, si nasconda in realtà qualcosa di ben più grave di una ragazzata. Si nasconda, la sfrontatezza di chi non teme di essere scoperto, e in questo caso, probabilmente, anche la volontà di danneggiare qualcosa.
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iniziato in questi giorni a raccogliere i primi segnali di sofferenza e attende presto un afflusso maggiore ai propri sportelli. Solo in un caso, un senza tetto ha rifiutato l’aiuto degli assistenti sociali e della Caritas.
PERCORSO DI RECUPERO Cosa prevede la convenzione? Un contributo economico per le spese di gestione della struttura, che per l’anno in corso è pari a 10.300 euro, a valere sulla “Quota Servizi povertà estrema e senza dimora” istituito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed erogata dalla Regione Veneto. Il progetto prevede una forte integrazione tra i Servizi sociali del comune e i volontari di Caritas affinché le persone accolte possano essere inserite in un percorso per recuperare la condizione di difficoltà. La comunità accoglie le persone senza dimora in un clima familiare
e di partecipazione di comunità; il progetto è rivolto ai 46 comuni dell’ex Ulss 1 comprendente le aree del Bellunese, Agordino e Cadore.
SUPPORTO EDUCATIVO «Tutto questo è possibile grazie al lavoro di rete e all’impegno messo in campo in questo momento di difficoltà - sottolinea ancora Pellegrini -. È particolarmente significativo poi come Casa Prade sia una “comunità residenziale”, ossia non solo un semplice posto dove passare la notte o ripararsi dal freddo e dalle intemperie, ma anche un luogo che garantisce attività e supporto sociale ed educativo. Per questo, diventa fondamentale sostenere una struttura che sia in grado di accompagnare e seguire l’individuo nel suo percorso verso il reinserimento nella società». Fe.Fa.
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Primo Piano
Martedì 2 Giugno 2020 www.gazzettino.it
La mobilità
Tregua sulle riaperture E il governo sblocca 12 miliardi per le Regioni Domani la riapertura dei confini interni `Il Viminale avverte: in caso di ordinanze Esecutivo ottimista: dati in miglioramento restrittive, controlli a carico degli enti locali `
IL FOCUS ROMA Ancora poche ore e l’Italia torna unita, anche se i dubbi non mancano e la paura terrà ancora molti a casa - o nelle propria regione - chissà per quanto tempo ancora. I “coraggiosi” dovranno attrezzarsi di pazienza e di una penna, visto che molti presidenti di regione stanno mettendo a punto questionari da compilare in stazione o in aeroporto.
LE ARMI Dopo giorni di polemiche anche i più agguerriti presidenti di regione si sono rassegnati alla riapertura dei confini. Nessuno ha emanato ordinanze restrittive, fissato quarantene o obblighi particolari, anche perché oltre alla possibile impugnativa da parte del governo, ogni presidente di regione ha dovuto fare i conti con i propri elettori, specie coloro che campando di turismo, che poco gradisce quarantene e chiusure. Si fa quindi affidamento al senso di responsabilità dei singoli. Anche perché sia l’app “immuni” che l’autocertificazione
RIUNIONE DEI GOVERNATORI CON GUALTIERI E CONTE RIPRENDE IN MANO I DOSSIER EUROPEI
LA TRATTATIVA ROMA Una telefonata che sembra preludere a un accordo. Quel no dalla Grecia agli arrivi italiani è come se fosse diventata una questione di principio, oltre che diplomatica. Ed è per questo che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha insistito con il suo omologo greco Nikos Dendias sulla necessità di rivedere quelle disposizioni che vietano gli accessi nel paese ellenico ai viaggiatori provenienti dall’Italia. Ieri pomeriggio si è svolta una lunga telefonata, in vista dell’incontro che avverrà ad Atene il 9 giugno, e dal quale il capo della Farnesina spera di ottenere una posizione ufficiale. Di Maio ha ribadito la necessità di evitare qualsiasi tipo di limitazione, e dall’altra parte le aperture sarebbero state nette: «Dal primo luglio apriremo a tutti coloro che vorranno venire in Grecia, compreso agli italiani».
L’INCONTRO Insomma, la questione dovrebbe essere vicina a una soluzio-
sono su base volontaria e non c’è nessuna norma che costringa a compilare il modulo o a scaricare sul proprio cellulare un meccanismo di tracciamento. E così anche nel tentativo di limitare il rischio di nuovi contagi, ogni regione farà un po’ a modo suo rischiando di creare nuovo caos e di raccogliere dati poco confrontabili con le altre regioni. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte considera ormai chiusa la questione del blocco. Si riapre dalla mezzanotte di oggi senza nessun nuovo dpcm, visto che i confini regionali erano stati chiusi sino al 2 giugno. Ovviamente a palazzo Chigi non si sottovalutano i rischi, ma la discesa del numero dei contagi anche nelle regioni più colpite come la Lombardia, e la situazione negli
ospedali tornata tranquilla, spingono all’ottimismo. Quindi rischi «ponderati», come li definisce il ministro della Salute Roberto Speranza, sostenuti anche dal dato di ieri: 178 contagiati, con sei regioni a zero e cinque con meno di dieci casi. Numeri mai così bassi dal 26 febbraio. Con un rapporto tra tamponi fatti, e positivi individuati, che per la prima volta è sotto l’1% (0,98%). Dopo settimane impegnate solo sul fronte virus, Conte ha ripreso ieri in mano alcuni dossier in parte trascurati come quello libico - lasciando ai ministri Boccia e Gualtieri il rapporto con le regioni. Al responsabile degli affari regionali è toccato compiere l’ennesimo giro ricognitivo delle richieste di sindaci e presidenti di regione. Il
ministro dell’Economia ha invece incontrato Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e della conferenza Stato-Regioni. Sul tavolo la questione delle mancate entrate, dovuta alla fase di emergenza per far fronte alla pandemia Covid-19. L’intesa raggiunta prevede lo sblocco di 12 miliardi di vecchi debiti della pubblica amministrazione e dal 15 giugno al 7 luglio gli enti locali potranno chiedere a Cassa Depositi e Prestiti anticipazioni fino a 8 miliardi per pagare le imprese, e altri 4 miliardi per saldare i debiti del servizio sanitario. Dopo i sindaci, ai quali il governo ha promesso tre miliardi con un nuovo scostamento di bilancio, è toccato quindi alle amministrazioni regionali spesso alle prese con costi crescenti del ser-
TERMOSCANNER Un controllo per misurare la temperatura
vizio sanitario che generano dei mostruosi buchi nel bilancio. Si sarebbero per la sanità i soldi del Mes, 37 miliardi, ma il tema continua a rimanere tabù nella speranza che arrivino i soldi dal recovery fund.
«Non posso certamente provare sentimenti negativi verso la Sardegna. Il mio “me ne ricorderò”, sbagliato nella forma, era rivolto alla politica sarda - dice oggi in un post - So di essere stato ruvido ammette - ma forse stavo anticipando un tema sentito dai cittadini». Sta di fatto che la bocciatura arrivata dal Governo sul passaporto ha obbligato Solinas ha ripensare al suo modello.
Poichè si riparte da domani senza autocertificazione, anche il ministero dell’Interno, e per esso le forze dell’ordine, viene sollevato dall’onere del controllo. «Nessuno potrà mettere in discussione la libertà di movimento per i cittadini», è la linea che viene indicata dal Viminale alle forze dell’ordine. Si ritornerà quindi ai controlli ordinari, niente posti di blocco sulle strade, ma normali pattugliamenti. E poichè polizia e carabinieri rispondono unicamente ai provvedimenti del governo, eventuali ordinanze di sindaci e presidenti di regione dovranno essere controllate dalla polizia locale. In ogni caso i governatori non possono decidere al posto dei prefetti ed eventuali disposizioni, e la stessa compilazione di autocertificazioni, possono essere proposte solo su base volontaria. Marco Conti Cristiana Mangani
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La polemica
Sardegna, sistema di controlli misti e Sala si scusa con Solinas CAGLIARI Dal muro contro muro a un negoziato a oltranza con un punto di caduta: niente passaporto sanitario ma un sistema misto di controlli che passa dalla registrazione degli arrivi alla compilazione di un questionario sino alla tracciabilità. La Sardegna è costretta ad arretrare sul modello pensato dal governatore Christian Solinas (nella foto) per dare garanzie ai turisti di una vacanza sicura nell’Isola, ma anche
tranquillità ai sardi di non importare da Regioni o Nazioni ancora sovraesposte sul fronte contagi, nuovi possibili focolai di Covid-19, in un territorio che può vantare da diversi giorni il doppio zero su casi positivi e decessi. Un tira e molla condito da molte polemiche, che via via però perdono di intensità. Il duro confronto a distanza tra Solinas e Giuseppe Sala registra oggi un mea culpa da parte del sindaco di Milano:
Grecia, porte aperte dal primo luglio L’Austria non cede: frontiere chiuse ne, ma la certezza si avrà solo nei prossimi giorni quando i due ministri terranno una conferenza stampa congiunta a conclusione dell’incontro. Fino a questo momento, infatti, le condizioni poste dalla Grecia sono state di riaprire i confini anche ai turisti del nostro Paese, ma imponendo la quarantena di almeno una settimana a tutti quelli che provengono dalle regioni considerate più a rischio dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Qualcosa che prescinde dalle decisioni dei vari Stati e che riguarda tutti i paesi. Il bollettino della Easa, infatti, viene aggiornato ogni settimana, di pari passo con l’evoluzione della pandemia. E la compilazione non è frutto di negoziazione tra i vari Stati, ma è autonoma. La partita frontiere, comunque, è ancora in piena trattativa. Resta il nodo dell’Austria, che tende a non aprire ai paesi vicini, probabilmente per assicurar-
L’attore di origine ellenica
Vaporidis: «Da Zaia parole come proiettili» Se la Grecia ha preso questa decisione «non è certo per una forma di razzismo nei confronti degli italiani né per una forma di esclusione ma semplicemente per precauzione. È una decisione che serve a tutelare sia loro che noi». È quanto sottolinea Nicolas Vaporidis, attore di origine greca, sulla scelta del paese ellenico di chiudere i confini ai turisti italiani salvo
si il turismo interno, visto che la crisi ha coinvolto anche Vienna. Ed è per questo che Di Maio, dopo aver incontrato domani a Roma, il ministro francese Le Drian, con il quale discuterà di frontiere ma anche di Libia, si recherà il 5 giugno in Germania
optare poi per la quarantena per chi arriva dal nord Italia. E sulle parole del governatore veneto Luca Zaia, che aveva definito la decisione della Grecia «allucinante» (aggiungendo che in Grecia «non ci vedono più») Vaporidis prosegue: «Che non ci andasse! Bisogna fare attenzione alle parole, sono come proiettili. Vorrei stemperare questi toni».
e il giorno successivo in Slovenia. L’Italia sta esercitando un forte pressing su Berlino, la cui posizione sarà determinante per far cambiare opinione ai paesi confinanti. Dal canto loro, i tedeschi riapriranno le frontiere dal 15 giu-
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DI MAIO CHIAMA IL MINISTRO DENDIAS: «RASSICURAZIONI PER TOGLIERE OGNI TIPO DI LIMITAZIONE» VERTICE IL 9 AD ATENE
gno. E altrettanto sarebbero orientati a fare gli altri paesi Schengen: niente più quarantena per chi proviene dal gruppo dei 26 europei. Resterà invece il blocco di altri 15 giorni, fino al primo di luglio, per i paesi extra Schengen e per la Gran Breta-
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Primo Piano LE MISURE
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Veneto: in auto la mascherina Nello spostamento in autoveicoli è obbligatorio l’uso della mascherina laddove non si assicuri il distanziamento di un metro tra non conviventi
2
Emilia: permesso bruciare stoppie
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Toscana: distanza portataa1,8metri
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Cessato il divieto di “abbruciamento” del materiale vegetale di risulta dei lavori forestali e agricoli disposto in precedenza
Si raccomanda di allungare il distanziamento di almeno un metro ad almeno 1,8 metri e la mascherina protettiva è obbligatoria nei luoghi chiusi.
Sicilia: ok disco ma non si balla La Sicilia ha dato il via libera alla riapertura delle discoteche ma c’è il divieto di ballare per evitare assembramenti violando le distanze minime
Martedì 2 Giugno 2020 www.gazzettino.it
Frenata sui test ai settentrionali «E tracciamenti solo volontari» Dal Lazio alla Campania, esami a chi viaggia `Il ministro Boccia: per i passeggeri dalla Lombardia soltanto se ha la febbre non ci sarà alcun obbligo di registrarsi `
IL FOCUS ROMA Controlli solo a chi ha la febbre, nessuno agli asintomatici. E i questionari per registrare i passeggeri che arrivano dalle zone più colpite dal Covid, Lombardia in testa, oltre ad essere a discrezione delle regioni, saranno solo «volontari», niente obblighi per chi è in viaggio. Questa la linea decisa dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, dopo un valzer di chiamate con i governatori, compreso quello della Lombardia, Attilio Fontana. «Sulle riaperture il clima è positivo», dicevano ieri sera al dicastero di Boccia al termine di una giornata che, di fatto, ha segnato una sostanziale frenata sul tracciamento di chi da domani potrà spostarsi liberamente in tutto il Paese, anche prendendo un aereo (o un treno) dalle regioni che continuano a registrare contagi a un ritmo molto superiore al resto dello Stivale.
I DUBBI
I GOVERNATORI Pronti via: da domani in tutta Italia, le Ferrovie riattiveranno 80 “frecce” e 48 intercity, più 4.653 corse regionali. Ma niente test in batteria all’arrivo in stazioni e aeroporti. Perfino il questionario da compilare e conservare in una banca dati regionale per due settimane sembra ormai un’idea tramontata, quasi ovunque. L’unica a rilanciarla, ieri, è stata la Sardegna, che dopo avere proposto il “passaporto sanitario” nei giorni scorsi, ha ipotizzato un «questionario» per i turisti, così ha
DALLA PUGLIA ALLA SICILIA I VISITATORI POTRANNO SEGNALARE LA PROPRIA PRESENZA MA SARÀ FACOLTATIVO MINISTRI Luigi Di Maio e il suo omologo greco Nikos Dendias durante un incontro a febbraio
gna.
LE PROTESTE L’Italia continua a non voler fare la parte dell’appestata su uno scenario internazionale dove i paesi a maggiore vocazione turistica cercano di riguadagnare
Venditore ambulante di mascherine alla stazione Termini di Roma (foto ANSA)
to degli arrivi dal Nord e i test rapidi ai passeggeri, alla fine restano i termoscanner già attivi da marzo (torneranno alla stazione Termini e rimarranno operativi a Fiumicino) per misurare la febbre ai viaggiatori. Chi supera i 37 gradi e mezzo, dopo un triage, sarà accompagnato ai drive-in sanitari per il tampone del Covid. Solo in caso di positività la Regione chiederà la lista dei compagni di viaggio del contagiato. Stessa filosofia della Campania: anche qui, niente questionari, nemmeno volontari, ma test sierologici solo a chi ha la febbre nei grandi scali di Napoli e Salerno. Roma «è la Capitale e va tutelata», ha rimarcato ieri il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti. «È il cuore dello Stato, ci sono i principali snodi ferroviari e aeroportuali del Paese. Compito delle istituzioni è difenderla». «Qualche quota di rischio va presa, altrimenti non apriremo mai», ha detto ieri il presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, mediatore in queste settimane tra le richieste dei governatori e l’esecutivo. Una trattativa che alla fine sembra concludersi, almeno per ora, senza strappi. Anzi, c’è perfino chi, come la governatrice calabrese, Jole Santelli ironizza su possibili bonus mangerecci: «La Calabria è aperta a tutti e a chi viene gli si offre una cena».
posizioni, in vista della ripartenza. «Ad Atene mostrerò, dati alla mano, la situazione reale in tutte le nostre regioni - ha sottolineato Di Maio - Crediamo nello spirito europeo, ma siamo pronti a chiudere le nostre frontiere a chi non ci rispetta». Anche dalle regioni il cui accesso è limitato dalla misura greca si sono continuate ad alzare le proteste. L’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, ha definito «incomprensibile» l’atteggiamento di Atene e il governatore veneto Luca Zaia ha chiesto di «togliere questa idiozia delle limitazioni». Misure, a onor del vero, che non sono mirate esclusivamente verso l’Italia ma riguardano anche zone della Francia, dell’Olanda, della Spagna e di quasi tutta la Gran Bretagna. Intanto in Grecia il settore turistico scalda i muscoli: dopo 10 settimane di chiusura per la pandemia da coronavirus hanno iniziato a riaprire gli hotel, anche se la stagione inizierà solo a metà mese con la ripresa dei collegamenti aerei regolari dall’estero. Cristiana Mangani © RIPRODUZIONE RISERVATA
La concorrenza
Croazia, spot turistici in mezza Europa La Croazia ha lanciato un’ampia campagna promozionale rivolta ai turisti di sette mercati europei. Lo riporta oggi l’agenzia di stampa croata Hina. La campagna “La vacanza che meriti è più vicina di quanto pensi”, organizzata dall’Ente nazionale croato per il turismo, sarà implementata a giugno e luglio e mira ad attirare turisti da Slovenia, Austria, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia attraverso canali
pubblicitari online e offline. I Paesi cioè del “corridoio turistico” che punta a fare concorrenza alle spiagge italiane. «Riteniamo che il fatturato del turismo nei mesi di giugno, luglio e agosto potrebbe essere migliore di quanto si pensava un mese fa», ha dichiarato Kristjan Stanicic, il direttore dell’Htz. Secondo Stanicic, la campagna sarà estesa a Italia, Paesi Bassi e Francia quando la situazione epidemiologica lo permetterà.
detto il governatore Solinas, proponendo anche un incentivo, una sorta di voucher, a chi sceglierà di sottoporsi al test prima d’imbarcarsi. I moduli in ogni caso saranno compilati «volontariamente e nel rispetto della privacy», questo è l’input arrivato dal ministro Boccia. Anche la Puglia chiede ai turisti di registrarsi, mentre in Sicilia da venerdì sarà attiva un’app parallela a Immuni, “Sicilia Sicura”, pure quella rigorosamente «facoltativa», che permetterà a chi sbarca sull’isola di poter ricevere l’assistenza dell’unità sanitaria per i turisti. Nel Lazio, dove fino all’altro ieri si ipotizzava il tracciamen-
Tra i virologi c’è molta più cautela. Ancora si aspettano i risultati delle riaperture del 18 maggio - dati attendibili si avranno intorno all’8 giugno - e il via libera agli spostamenti ovunque, senza controlli, rischia di avere un impatto ancora maggiore. «Dal punto di vista dei rischi epidemiologici, probabilmente in Lombardia si sarebbe dovuto aspettare di più - commenta Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di Malattie infettive - Anche lo slittamento di una settimana non sarebbe bastato per abbassare il numero dei contagi significativamente. E il fatto che una persona proveniente da quella zona abbia più possibilità di essere un soggetto portatore del Covid rispetto a chi arriva dal resto d’Italia è indiscutibile. Il rischio non è altissimo, ma c’è». Lorenzo De Cicco © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Bruno Bernardi na polemica speciosa, costruita sul nulla. Si sta cercando di far passare come atto discriminatorio della Grecia verso gli italiani e i veneti una decisione presa di comune accordo da tutti i paesi dell’Unione Europea». Bruno Bernardi, console della Grecia a Venezia, parla col tono compassato del prof universitario, ma col linguaggio chirurgico di quando spiegava economia aziendale nelle aule di Ca’ Foscari. «L’intemerata del presidente della Regione Zaia ci ha sorpreso. È stato equivocato un documento dell’Agenzia Europea per la sicurezza dei voli, una decisione presa di comune accordo dai 27 ministri del turismo dell’Unione sulle modalità della ripresa delle attività turistiche».
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I veneti, e il governatore Zaia, l’hanno presa male, come una sorta di messa al bando. Non è cosi? «Purtroppo è passato questo messaggio terribile e non veritiero per l’opinione pubblica. Ma in realtà la Grecia ha recepito un documento dell’agenzia Easa (European Union Aviation Safety Agency) che stabiliva delle re-
Il console di Atene «Nessuna misura contro gli italiani» gole condivise per una graduale riapertura dei flussi turistici. Vale per gli italiani delle quattro regioni del nord, per i belgi, per gli spagnoli provenienti dagli aeroporti di quattro regioni tra cui Catalogna e Madrid, per chi parte da Londra e via dicendo. Intenderla come una misura anti-italiani è una mistificazione». A dire la verità anche il nostro ministro degli Esteri Di Maio è andato su tutte le furie. Poi è arrivato il confronto. «Ho letto e visto, “non accettiamo di essere trattati come un lazzareto” ha detto. Veramente assurdo, trattandosi di un comportamento stabilito non verso gli italiani ma per tutti gli europei. Misure di buon senso prese nell’interesse generale, ripeto
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DOCENTE UNIVERSITARIO Bruno Bernardi
«LE STESSE REGOLE VALIDE PER BELGI SPAGNOLI E INGLESI UN EQUIVOCO LA POLEMICA SOLLEVATA DA ZAIA»
condivise anche dal ministro al turismo italiano. Per non parlare di certe dietrologie inaccettabili». A chi e cosa si riferisce? «A chi ha parlato di un’azione greca per portar via turisti all’Italia, ridicolo... Tra l’altro si tratta di modalità da applicare per un periodo molto ristretto: dal 1. al 15 giugno chiunque arrivi in Grecia da qualunque destinazione dovrà sottoporsi al test, e solo nel periodo dal 15 al 30 giugno questa misura riguarderà chi arriva dalle zone per le quali sarà necessaria ancora una certa attenzione, e come ho detto non si tratta solo delle quattro regioni del nord Italia ma di tantissime aree di mezza Europa». Che aria tira in Grecia dopo questo “incidente”? «Col Veneto ci sono rapporti di amicizia storici, una polemica così nessuno se l’aspettava. Tra l’altro ad Atene c’è grande stima verso il governatore Zaia, che è decisamente apprezzato. Speriamo tutti che facendo chiarezza si esca da questo equivoco». Tiziano Graziottin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Martedì 2 Giugno 2020 www.gazzettino.it
Aperti soltanto 40 alberghi su 160 «Per la ripresa servono tre anni» La categoria lamenta prenotazioni inesistenti ` Cher: «Il taglio di Irap e Imu a maggio non basta e spese troppo alte: «Il turismo è al collasso» azzerateli per tutto l’anno. Servono aiuti concreti» `
L’ALLARME TREVISO Tre anni per tornare a regime, prenotazioni inesistenti, dubbi, timori e il rischio che la riapertura sia peggiore della chiusura stessa. É la drammatica situazione che il settore alberghiero trevigiano si trova a vivere a fine lockdown. E la ripresa pare assai lontana, specie fino a quando la libera circolazione fra Stati non sarà ripristinata. Per le associazioni di categoria la speranza è vedere sul tavolo – dopo mesi di promesse – aiuti concreti, ossia liquidità immediata. L’abbuono di una parte delle tasse è considerato un primo segnale positivo, lungi però dall’essere sufficiente. A dimostrarlo è il fatto che la maggior parte degli alberghi sia ad oggi ancora chiusa.
INCERTEZZA E TIMORI
TUTTI PROTETTI La maggior parte dei trevigiani indossava ieri ancora la mascherina anche se si poteva tranquillamente circolare senza per strada (Foto NuoveTecniche/ DE SENA)
so di rispetto verso se stessi e soprattutto verso gli altri. E mi ha stupito vedere così tanti giovani. E’ un gesto di grande civiltà che riabilita chi è stato ingiustamente messo in croce per la movida, una dimostrazione che pochi stupidi che non sanno stare alle regole non possono infangare una intera generazione che si dimostra più responsabile di quanto immaginavamo». Denis Barea © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Purtroppo riaprire rischia di causare perdite e spese maggiori rispetto al tenere chiuso. Mettere in moto una struttura, specie se di grande capienza, ha costi enormi – spiega il presidente di Federalberghi, Giovanni Cher – a cui non si può far fronte con l’introito di tre o quattro camere su decine o centinaia. La settimana scorsa abbiamo censito 40 alberghi aperti su 160, ma con prenotazioni irrisorie. Ciò significa che riaprire non corrisponde a ripartire». Della stessa opinione è Gianni Garatti, presidente del Consorzio Marca Treviso: «L’intero settore turistico è in ginocchio. Le prenotazioni non esistono, fino a fine anno le strutture sono vuote e temo lo resteranno. Le uniche realtà che oggi possono riaprire sono quelle piccole e a conduzione familiare, con pochissimi dipendenti». Tanto per Federalberghi quanto per il Consorzio a pesare è la mancanza di regole chiare, ma anche di aiuti concreti a livello economico.
FRONTIERE ANCORA CHIUSE
INCERTI Gli albergatori preferiscono tenere chiuso: troppe spese e pochissime prenotazioni. Nella foto l’albergo Al Fogher alle Stiore
LA SPERANZA E’ RIPOSTA NELLA RIAPERTURA DELLE FRONTIERE TRA STATI: «NON CI SONO TURISTI MA GITE GIORNALIERE» GARATTI PRESIDENTE DI MARCA TREVISO: «ABBIAMO PERSO MANIFESTAZIONI SPORTIVE COME IL GIRO D’ITALIA»
L’INIZIATIVA lo sono direttamente i medici di famiglia. «La campagna contro l’influenza potrebbe essere molto più precisa partendo con le vaccinazioni già a settembre, per poi prevedere un richiamo a febbraio, dato che la copertura è limitata nel tempo» spiega Brunello Gorini, segretario della Fimmg di Treviso, la federazione dei medici di famiglia. Benazzi non chiude le porte. «Su questo ci atterremo alle indicazioni regionali – specifica – in caso di anticipo, comunque, il richiamo potrebbe essere necessario solo per le persone che si vaccinano per la prima volta contro l’influenza».
IL BOLLETTINO valutando la possibilità di anticipare i tempi. Solitamente la campagna vaccinale partiva nella prima metà di novembre. Quest’anno potrebbe essere diverso. L’ipotesi è di anticipare la prima chiamata a settembre, per poi fare un richiamo a febbraio. A quanto pare si seguirà proprio questa strada. I primi a chieder-
L’epidemia da Covid 19, ormai, si è del tutto fermata. Nessuno nuovo contagio, nessun decesso e nessun paziente in terapia intensiva, mentre i pazienti attualmente positivi scendono ancora: sono 274 le persone che stanno combattendo contro il virus, altri 2.071 sono invece completamente usciti dal tunnel. (m.fav) © RIPRODUZIONE RISERVATA
GODEGA La casa del gelato che la settimana scorsa aveva trasformato il governatore Luca Zaia in un “Cremino al gusto Zaia”, aggiungendo alla classica ricetta del Tiramisù il Prosecco, ha deciso di devolvere il ricavato della vendita alla Regione. In un post su Facebook sulla pagina ufficiale della gelateria i dati della raccolta. La vendita del “Gelato Cremino Luca Zaia” era iniziata lunedì 25 maggio e si è protratta per sei giorni fino a domenica 31 maggio. Al gelato è stato abbinato anche un pasticcino, con gli stessi ingredienti, che ha ottenuto grande successo. Il gelato è stato prodotto in una quantità di 5 kg al giorno, per 6 giorni per un totale di 35 kg. A Euro 14 al kg. fanno 490 Euro, ai quali sono stati aggiunti dieci euro per arrivare ai 500. A scanso di equivoci il titolare ha pubblicato anche la ricevuta del bonifico con la causale: ”Sostegno Coronavirus - importo donato dalla Casa del gelato - ricavato dalla vendita del gelato di Zaia”.
Il dito tuttavia è puntato in particolar modo sulla chiusura delle frontiere. «Abbiamo ottenuto il taglio dell’Irap e la sospensione della rata Imu di maggio – spiega Cher -. Sono segnali importanti, ma non sufficienti. Manca liquidità, per non parlare delle spese fisse per servizi non sfruttati come la tassa sui rifiuti. Per questo Federalberghi chiede la sospensione dell’Imu per l’intero anno, ma anche delle utenze e delle imposte di gestione. Serve maggiore sensibilità per aiutare un settore paralizzato. Domani dovrebbero riaprire le frontiere tra regioni, ma i turisti dall’estero sono spariti. Oggi nel Trevigiano non c’è turismo, ma soltanto le brevi gite fuori porta in giornata che non si possono paragonare al flusso economico prodotto dalle vacanze
sul nostro territorio». «Serve coerenza a livello europeo. Ben vengano le iniziative locali, ma il turismo è sprofondato nel dramma – chiosa Garatti -. Sarà l’ultimo settore a ripartire e abbiamo perso manifestazioni fondamentali in questa stagione specie nello sport. Basti pensare al posticipo del Giro d’Italia. Gli albergatori si trovano davanti non solo lo spettro del mancato guadagno, ma anche quello dei licenziamenti e dei dubbi circa le normative da seguire in tema di salute».
LE TEMPISTICHE Le tempistiche di ripresa sono tutt’altro che brevi e la speranza è che la Marca sia capace di tornare a esercitare la sua attrattiva. Federalberghi stima che una completa ripresa si potrà registra-
Il gelato di Zaia a ruba: i proventi nella lotta al Covid
IL DOLCE servito nella gelateria di Godega di Roberto Da Dalt
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re non prima del 2023. Una data a cui si arriverà solo attraversando la profonda incognita dell’inverno 2020/21. «Nessuno sa con certezza cosa aspettarsi – aggiunge Cher -. Qualcuno teme ondate di ritorno della pandemia, altri la ritengono debellata. Solo il tempo potrà darci una risposta e darci e una prospettiva più precisa. Il Trevigiano è la meta ideale per le vacanze in sicurezza post Covid grazie all’estrema varietà di attrazioni. Dai percorsi naturalistici agli itinerari ciclabili, dall’enogastronomia allo sport fino alle città d’arte è la terra per un turismo non di massa ma selezionato. Confidiamo che questi caratteri ci facciano apprezzare ancora una volta in tutto il mondo». Serena De Salvador © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Con mia moglie Judy volevamo fare qualcosa per sostenere il Veneto in questo momento - spiega il titolare, Roberto Da Dalt - e ci è venuta l’idea di modificare con l’aggiunta del Prosecco la ricetta del cremino al Tiramisù. Non immaginavo certo un successo del genere altrimenti ne avrei fatto 10 kg al giorno. E vista la grande domanda, non ci sarebbero stati problemi a venderlo tutto. Colgo l’occasione per lanciare una proposta ai colleghi gelatai artigianali. Se ci coordinassimo tutti con un tipo di gusto di gelato da vendere per il Veneto potremmo moltiplicare la cifra. In settimana vedrò se riuscirò ad organizzare qualcosa in questo senso». Il gelato prodotto da Roberto e Judy la settimana scorsa era andato subito a ruba. Vincente l’idea di stampare sopra il gelato stesso la fotografia del governatore. « I bambini ne andavano matticontinua Roberto- Chiedevano la parte di gelato con una parte del volto del presidente. E’ stata una cosa veramente molto apprezzata dai nostri clienti». Pio Dal Cin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il virus, i temi della fase 2
Pochi a viso scoperto A Venezia e Mestre prevale la prudenza Primo giorno senza l’obbligo di portare `Soprattutto in mattinata moltissimi la mascherina, ma le protezioni restano andavano ancora in giro “bardati” `
IL CASO MESTRE /VENEZIA Sarà paura, sarà che hanno capito male quel che ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia ma ieri mattina c’era più gente con le mascherine che nelle settimane dell’isolamento. Persino in automobile le portavano: già negli oltre due mesi e mezzo di lockdown uno si chiedeva perché ci fossero automobilisti che viaggiavano da soli con tanto di mascherina e guanti ma i casi non erano molti e magari era gente che, dovendo fare acquisti in due o tre posti, invece di toglierle e metterle in continuazione, le tenevano e buonanotte. Ieri però in macchina se ne vedevano molti di più. E i pedoni non erano da meno. L’ultima ordinanza del presidente del Veneto consente di uscire senza le mascherine a partire da ieri e fino al 15 giugno: in queste due settimane si devono ancora indossare solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico (bar, negozi, uffici...), e all’esterno solo nelle occasioni in cui non sia
ASSEMBRAMENTO DAVANTI ALLA LIBRERIA “ACQUA ALTA” INTERVIENE LA POLIZIA LOCALE
PREVENZIONE Nonostante non siano più obbligatorie, la maggior parte dei passanti a Venezia e Mestre preferisce portare le mascherine
Il bilancio
Sempre meno contagiati e zero decessi VENEZIA Restano pressoché uguali da sabato i numeri del contagio da coronavirus nel Veneziano, segno di una malattia che ora ha assestato la propria morsa e non sta facendo né nuove vittime né tantomeno nuovi contagi. La giornata riassunta dal bollettino di Azienda Zero delle 17, parla di nessun contagio nelle ventiquattro ore precedenti, di zero decessi e di nessun movimento negli ospedali dell’Ulss 3 e dell’Ulss
4. In sostanza i numeri sono questi: 2.261 casi totali di contagio dallo scoppio della pandemia, 36 pazienti ricoverati negli ospedali (tutti in Malattie infettive: l’ultimo paziente ha lasciato sabato la Rianimazione di Dolo) e i decessi sono 286. Continua a calare il monte degli attualmente positivi, arrivato a 150, e il numero delle persone in isolamento (224). Crescono i guariti: 2.225. (n.mun.)
possibile garantire continuamente la distanza di sicurezza tra i non conviventi. Ieri mattina, invece, in giro per le strade persone singole camminavano rigorosamente con la mascherina. Magari ne avevano acquistate uno stock e non le vogliono lasciare nel cassetto. O, più probabilmente, molti hanno pensato che l’ulteriore apertura di Zaia verso il ritorno alla normalità nasconda più rischi di quanti previsti, perché se tutti se le tolgono, vai a vedere poi se si ricordano di indossarle quando si avvicinano troppo o entrano nei negozi. E non è stato un fenomeno isolato perché in centro a Mestre, come nei quartieri, a Marghera, o a Favaro o, ancora, a Zelarino e a Chirignago, nonostante la giornata calda che rendeva più fastidioso del solito portarle, le mascherine erano il capo d’abbigliamento più in voga. Al mercato di Mestre i commercianti erano stupiti, idem nei negozi di alimentari o di altro genere che, nel corso delle ultime settimane, hanno un po’ alla volta riaperto. Nei giorni precedenti non era raro che dovessero richiamare i clienti all’uso della mascherina mentre ieri non c’era problema. Solo in quei supermercati dove
la gente arriva con l’automobile le guardie messe alle entrate dovevano ancora intervenire per evitare che i clienti uscissero dalla parte sbagliata o per ricordare di indossare la mascherina ma, anche lì, si trattava di casi isolati.
IN CENTRO STORICO Anche a Venezia, in centro storico, tantissima gente, ieri pomeriggio. Un via vai interminabile di persone tra Rialto, Strada Nova e Rio Terà San Leonardo verso la ferrovia. Plateatici dei bar allargati e pieni di persone sedute ai tavolini e code davanti alle gelaterie. Riaperti anche parecchi chioschi che vendono souvenir. A San Giovanni Grisostomo il chiosco davanti al Burger King si è specializzato in un gadget patriottico, per giorni rimasto appeso a tante finestre, simbolo veneziano dell’ormai trascorso lockdown, ovvero il gonfalone di San Marco con il Leone Alato, riprodotto anche su magliette. Poco più avanti in Rio Terà San Leonardo anche il negozio di biancheria per la casa Vianello esponeva in bella vista una serie di teli per la spiaggia con la bandiera della Serenissima. Un bel via vai di turisti anche ieri, dopo il weekend di fuoco,
molti con la macchina fotografica al collo e la mascherina sul volto anche se ora all’aperto non è più un obbligo indossarla. Nel primo giorno in cui uscire senza dispositivi di sicurezza non rappresenta una violazione alle regole, erano comunque tante le persone che continuavano ad avere la mascherina in bella vista, molti correttamente sul volto, ma tanti anche appesa ad un orecchio, poggiata sul mento o, addirittura, annodata al polso o infilata nel braccio a coprire il gomito. Pur non essendo più obbligatoria all’aperto la mascherina è comunque necessaria per entrare sui mezzi pubblici, nei negozi, al supermercato e quindi bisogna comunque averla con sé, a portata di mano. E una lunga fila di persone con e senza mascherina si è creata ieri verso le 17 all’ingresso della famosa libreria Acqua Alta, a Castello. A seguito di una segnalazione arrivata in centrale, è dovuta intervenire la polizia locale che ha fatto allontanare molte persone, allestendo poi in tutta fretta una sorta di cordone con lo scotch e le catenelle per sciogliere l’assembramento e tranquillizzare i residenti della zona. Elisio Trevisan Claudia Meschini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Niente visite alla “Don Moschetta” «Ancora rischi di potenziali contagi» CASA DI RIPOSO CAORLE – Troppo rischioso riaprire la casa di riposo alle visite dei familiari: la “Don Moschetta” preferisce proseguire con il divieto di accesso alla struttura per i parenti degli ospiti. “E’ una decisione sofferta, ma ponderata – spiega Giovanni Carrer, presidente dell’azienda speciale “Don Moschetta” che gestisce, per conto del Comune di Caorle, anche l’omonima Rsa – A Caorle presto avremo migliaia di turisti e molti familiari dei nostri ospiti svolgono attività che comportano il contatto quotidiano con diverse decine se non centinaia di persone. Ci sono ancora rischi di potenziali contagi e noi dobbiamo garantire per prima cosa l’incolumità degli ospiti”. Da quando lo scorso 8 marzo è stata imposta l’interdizione alle visite nelle rsa, la “Don Moschetta” ha rispettato rigorosa-
PER ORA SI PREFERISCE PROSEGUIRE CON IL DIVIETO DI ACCESSO PER I PARENTI DEGLI OSPITI
mente questo divieto, non consentendo alcuna deroga, pur previste dalla normativa per situazioni eccezionali. Inizialmente i contatti tra gli anziani ed i familiari avvenivano esclusivamente mediante videochiamate effettuate mediante tablet messi a disposizione degli ospiti. Dallo scorso 18 maggio, invece, i visitatori possono incontrare gli ospiti rimanendo nel giardino della casa di riposo: un ambulatorio che affaccia sul giardino della struttura di ricovero è stato, infatti, convertito in area per le visite. Il vecchio serramento dell’ambulatorio è stato sostituito con una barriera in plexiglass al fine di consentire al visitatore di vedere il familiare rimanendo però all’esterno dell’edificio. Questa politica di estremo rigore, insieme al rispetto di altri protocolli di sicurezza, ha contribuito al risultato di far rimanere fermo a zero il numero dei
CASA DI RIPOSO Sopra e a sinistra due immagini della “Don Moschetta” di Caorle. Per ora restano vietate le visite dei familiari
contagi nella casa di riposo di Caorle. “La Regione ed il Governatore Zaia hanno ben gestito l’emergenza coronavirus in Veneto – aggiunge Carrer – ma sul tema rsa serve molta più prudenza. Abbiamo compiuto grandi sforzi negli ultimi tre mesi per impedire i contagi e non possiamo ora rischiare di vanificare quanto abbiamo fatto consentendo già da ora le visite. La situazione di una località turistica come Caorle è diversa rispetto a quelle di altri Comuni dell’entroterra. E’ vero che alle singole direzioni delle rsa è stato attribuito il potere di decidere in autonomia se ripartire o no, ma il messaggio lanciato di una riapertura generalizzata delle case di riposo in Veneto ha
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CARRER: «LA REGIONE E IL GOVERNATORE ZAIA HANNO BEN GESTITO L’EMERGENZA MA SUL TEMA RSA SERVE PIÙ PRUDENZA»
suscitato speranze nei familiari degli ospiti che, purtroppo, dobbiamo ora deludere per tutelare la salute dei nostri anziani”. Per almeno un’altra ventina di giorni, dunque, la “Don Moschetta” rimarrà chiusa alle visite, in attesa che i dati sulla curva dei contagi diminuiscano ulteriormente. (r.cop.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cultura & Spettacoli
Martedì 2 Giugno 2020 www.gazzettino.it
Oggi Giovanni Carraro presenterà il suo nuovo libro sulle piattaforme di YouTube e Facebook Cinquantatrè racconti per altrettanti giorni di “clausura” durante l’emergenza coronavirus
Il progetto
Nasce l’etichetta musicale “Bootleg” IL VOLUME n filò lungo quanto la quarantena: 53 giorni di lockdown e 53 racconti. Usciti dalla fantasia e dalla brillante penna di Giovanni CarraUn omaggio ro, videomaker e saggiagli anziani e a sta, che presenta la tutti coloro che sua ultima fatica “La hanno resistito stecca Prealpina” (ed. in questi giorni De Bastiani) oggi alle difficili 19, in streaming nei suoi canali Facebook e Youtube. Un moderno Boccaccio che, come allora, si misura con una pandemia. Nel ‘400 era la peste, nel 2020 è il Coronavirus. Ma tante strade sono già state tracciate. E guardarsi indietro fornisce - secondo l’autore - la bussola per ripartire con slancio e con grinta. Lui, che ha battuto i sentieri montani della Marca e ne conosce ogni palmo tanto da averne scritto nei precedenti quattro libri, ha dipanato il filo dei ricordi e delle esperienze di tante scorribande tra le vette.
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GLI ANZIANI A cominciare dagli anziani. Quanti ne sono stati portati via dal Covid, senza consentire alle famiglie nemmeno l’ultimo saluto. E così Carraro ha scelto di dedicare la copertina a Fioravante Segat detto “Fiore Castel”, un vecchietto mancato lo scorso anno. «Non è morto di Covid ma per me rappresenta la memoria antica di tutti gli anziani che ci hanno lasciato in tempo di Coronavirus - scandisce Carraro - L’ho conosciuto per caso a Borgo Olivi quando tornavo dalla montagna in cerca di idee. Con lui parlavo di mucche, delle fatiche del contadino e di mille, infiniti, segreti
LA STECCA PREALPINA di Giovanni Carraro De Bastiani 12 euro
Un lungo itinerario nella Quarantena del vivere su questa terra. Era stato perfino attore in uno dei migliori film di Giuseppe Taffarel, la Montagna del Sole girato sul Visentin nel 1966. Per me rappresenta il simbolo di un patrimonio infinito, quello di tutti gli anziani portati via dal virus».
LA FEDE DI SANITÀ E poi c’è la “fede di sanità”, una specie di attestato di buona salute, che la Repubblica di Venezia chiedeva ai viandanti nei posti di blocco. A San Floriano, poco distante da Vittorio Veneto, sotto l’autostrada c’è una antichissima torre di vedetta e lì vicino c’è il lago del Restello. «I restelli di sanità erano stati pensati dalla Repubblica doi Venezia per controllo in caso di pestilenze. Chi aveva la fede di sanità, ovvero un attestato che
AUTORE Giovanni Carraro
certificava lo stato di salute, passava, gli altri no. E se forzavano il blocco, potevano essere uccisi» riassume Carraro. Una storia che si ripete, con la ri-
chiesta del “passaporto di sanità” da parte delle regioni del sud Italia e delle isole nei confronti dei turisti. Ma anche con la chiusura dei confini e l’impossibilità di attraversare gli Stati. Muri, blocchi, controlli. «C’era già tutto 400 anni fa» sottolinea lo scrittore. E avvisa che, 400 anni fa l’epidemia sparì ma si ripresentò 60 anni dopo. «Chissà quanto dovremo convivere con il virus anche noi. Io ho morso il freno chiuso in casa, non vedevo l’ora che il premier Conte ci liberasse dalla clausura forzata. Però, so che l’attenzione di tutti noi dovrà restare alta» mette le mani avanti Carraro.
I TANTI RACCONTI Nelle pagine della sua “Stecca Prealpina” Carraro ha inter-
calato racconti mistici, come il segreto che nascondono le colonne annodate delle abbazie di Follina e Vidor che si rifanno agli antichi templari, a racconti di eremiti, ma anche di torri e fortilizi insieme ad antiche leggende. «In questa terra sono passati romani, longobardi, franchi, in tempi più recenti gli austriaci - spiega - e ne restano i segni, così come restano i segni dei tanti pellegrini che hanno percorso la Marca in lungo e in largo portando nuove storie e nuove culture». Il libro, che si trova in libreria e anche online, su Amazon e altri siti di commercio elettronico, ha un finalità benefica: gli incassi saranno devoluti alla Regione per la lotta contro il Coronavirus. Valeria Lipparini
sto proposito ringrazia l’Hotel “Due Torri ”«storica struttura veronese che non ha cessato l’attività neppure durante la clausura forzata dovuta alle norme di emergenza dettate dalla pandemia e che mi ha ospitato durante il mio soggiorno». Alessandro Cammarano
genere o forma. Unico requisito: la qualità. «L’idea di “Bootleg” – commenta il creatore e direttore artistico Andrea Ponzoni – è nata dall’esigenza forte di trovare un ulteriore modo per sostenere gli artisti a partire dalla loro community. Abbiamo fatto un esperimento i primi di maggio con un brano inedito di Veronica Marchi, messo in vendita per sole ventiquattro ore. Ha funzionato. Così abbiamo deciso di farlo diventare un format a cadenza fissa». Si comincia con Davide Zilli, pianista e “cantau(n)tore”, e il suo ep “Tutti vivemmo a stento”, i cui brani, disponibili sulla piattaforma Bandcamp dal 5 al 9 giugno, sono stati registrati “nudi e crudi” con il cellulare. «Si tratta di cinque “instant songs” spiega Zilli - fatte in casa durante il lockdown: dentro ci sono l’amore, la scuola, il lavoro e la politica ai tempi del Covid, dal punto di vista di chi si è chiuso in casa e anche di chi ha dovuto continuare a lavorare più o meno per forza». I prossimi artisti in uscita per “Bootleg” saranno Andrea Tich con l’inedito “Riavremo le ali” (18 giugno) ed Ettore Giuradei con “Below sea level” (25 giugno). Elena Ferrarese
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Inno di Mameli oggi in Arena Vittorio Grigolo lo porta in Tv L’OMAGGIO ai teatri d’opera internazionali a Sanremo, da Verdi ai Queen Vittorio Grigolo – una delle più belle voci “all’italiana” attualmente in carriera e artista amante del “crossover”; il suo duetto con Brian May resterà negli annali areniani – porta il suo contributo alla ripresa, forse sarebbe più giusto dire rinascita, del nostro paese che dopo mesi di emergenza Covid-19 torna a vedere la luce. Questa sera alle 20.35 su RaiUno, subito dopo il TG1, il tenore aretino canterà l’Inno di Mameli – che il poeta patriota intitolò “Canto degli Italiani” e fu messo in musica da Michele Novaro – all’Arena di Verona. Quasi un’anteprima del Festival operistico 2020 previsto in formula “rivisitata”, l’Inno Nazionale sarà eseguito in una versione curata e diretta dal maestro Diego Basso, fondatore tra l’altro dell’Orchestra Ritmico Sin-
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fonica Italiana e conosciuto per le sue partecipazioni al Festival di Sanremo; l’ultima proprio con Grigolo nel corso di una delle serate dell’ultima edizione della kermesse canora dello scorso febbraio.
PROGETTO VERONESE Il progetto, tutto veronese, nasce da un’idea di Gianmauro Mazzi, amministratore delegato di Arena Extra, e del sindaco della città scaligera Federico Sboarina, con la supervisione di Tony Renis. «L’Arena, nuda, nella polvere, è colma di energia, metafora dell’Italia, – dice Grigolo con voce palpabilmente emozionata
APPUNTAMENTO QUESTA SERA DOPO IL TG1 ALLE 20.35 PER CELEBRARE LA REPUBBLICA
– l’Inno è un canto di speranza, è il momento di scollarsi la polvere e guardare al futuro». L’anfiteatro scaligero sarà rappresentato nella sua forma essenziale, spoglio della sontuosità di scene e costumi ma vestito della sua storia. «Sarà un evento magico e incredibile – prosegue il tenore – in un luogo suggestivo, che amo e che porto nel cuore». Il progetto lo ha visto immediatamente schierarsi a fianco degli organizzatori: «Gianmarco Mazzi e il sindaco hanno avuto un’idea meravigliosa: l’unione fa la forza». Non solo musica, ma un vero e proprio spettacolo quello che i telespettatori vedranno questa sera: «Ho eseguito l’Inno in una versione registrata dal maestro Diego Basso, orchestrata e diretta da lui – racconta Grigolo – il regista Morbioli ha dato un’immagine da film e la supervisione è stata del grande Tony Renis». Inoltre non sarà un “one-man-show”: «All’Arena non ero solo – prosegue – c’erano anche dei bambini
VERONA Il tenore Vittorio Grigolo e l’Inno di Mameli in tv
che sono il nostro futuro, sarà una sorpresa». Che Grigolo sia un generoso, erede di una tradizione che parte da Enrico Caruso e arriva a Luciano Pavarotti passando per Beniamino Gigli, non c’è dubbio alcuno; lo si percepisce nel suo canto e nel suo “darsi” in scena rendendo vivo ogni personaggio che interpreta. A que-
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“Bootleg” in inglese indica la gamba di uno stivale. Dall’usanza di nascondervi dentro piccoli oggetti preziosi, questa parola è stata associata all’azione del contrabbandare. Nella lingua italiana denota una registrazione originale audio o video effettuata abusivamente e messa in vendita, in genere, senza l’autorizzazione del titolare dei diritti. Si può partire da questa definizione per entrare nella logica del nuovo format musicale indipendente lanciato dal musicista, produttore, editore, discografico bresciano Andrea Ponzoni (nella foto), chiamato appunto “Bootleg”. L’innovativo progetto, che inaugurerà venerdì (5 giugno), mira al sostegno e al sostentamento diretto degli artisti e vuole trasmettere al pubblico il concetto di valorizzazione del prodotto artistico, della diffusione mirata e dell’importanza della fidelizzazione del rapporto con i propri fan. I contenuti non verranno diffusi sulle piattaforme streaming su larga scala, ma saranno disponibili solo in digital download a pagamento sul marketplace ufficiale (il Bandcamp di Freecom Music). Nessun limite di
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IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 2 Giugno 2020
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Ancoragiù iricoveri:solo sei gli infetti interapia intensiva
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È ILNUMEROCHE COMPARE SEMPRE PIÙNELLETABELLE DELLAREGIONE
LARICHIESTA DIZAIA. Il governatorepremerà sul governo: «Le linee guidaper la mobilitàpubblicavanno riviste ocrollatutto. Noiprontianche per iluoghi di spettacolo»
«Ridateatreni e busla capienzadi prima» «Nonèpossibileraddoppiare Casiincalo ivagoni:l’unicasoluzioneètornare allacapacitàditrasportoprevista, Solodue obbligandoperòallamascherina» contagiinpiù
LAPROPOSTA. «Il nostro inte-
resse - sottolinea Zaia - è che i veneti trovino un treno a loro disposizione. Ma sappiamo che questo non è possibile se si continua a mantenere la capienza dei convogli ridotta del 50 per cento. A questo punto è ragionevole, e io mi batterò per questo, che per le linee-guida nazionali sui treni si applichi la logica che si sta già seguendo in qualsiasi altra realtà, eccetto il trasporto pubblico locale: utilizzo della mascherina laddove non è possibile garantire un adeguato distanziamento tra persone. È così se vai al supermercato, al bar, quando sei in coda o quando entri in un luogo pubblico: bisogna rivedere in questo senso anche le regole del trasporto pubblico. Se no con questo sistema ci sarà il caos totale quando saranno aperte anche le scuole. Siamo comunque in attesa di risposte». In pratica, per Zaia «si
«Èassurdoche noncidiano ancorailvialibera pericentriestivi peribimbidazero atreanni»
Totale morti in Veneto da inizio epidemia
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inungiorno Etredecessi
Ressa a Mestre in stazione per un treno verso Bassano: un assembramentopericoloso
può pensare di avere un treno a cui viene riconosciuta la capacità di trasporto che gli è stata assegnata quando è stato omologato: numero di posti seduti e numero di posti in piedi. Solo che bisogna imporre a tutti i passeggeri di indossare la mascherina. Se no, se si applica il criterio di tagli che è stato imposto adesso, e ad esempio anche sugli aerei, è evidente che tutto il sistema dei trasporti implode. Ripeto: penso che si possa rispettare il numero di posti previsti dalla omologazione. Treni in più non ce ne sono». E per i conti di treni e bus come noto Zaia ha scritto una lettera-appello a governo e parlamentari veneti, finora senza risposta. LINEEGUIDA. La Regione, con-
ferma il presidente, sta lavorando a «tutte le linee guida per i vari settori che ancora non hanno potuto riaprire. Di fatto le abbiamo chiuse tutte: come sapete abbiamo lavorato sui teatri, i cinema, le discoteche e i locali di intrattenimento, e poi anche i casinò e le sale case da gioco. Stiamo attendendo una chiamata dal Governo per capire cosa si farà rispetto a queste linee guida. E ricordo che abbiamo ancora in piedi le linee per i centri estivi per i bimbi da zero a tre anni: è scandaloso che nonostante siano passati 10 giorni con le linee guida approvate dalle Regioni, a tutt’oggi per un dibattito tutto interno tra ministri si sia in queste condizioni». Zaia conferma anche il sì alla libera circolazione tra regioni e quanto alla Grecia ribadisce le critiche: «Prima volevano bloccare tutti i turisti italiani, poi solo di alcune regioni, poi hanno detto “a tempo”: spero che alla fine tolgano l’idiozia di questo blocco». E sulle manifestazioni di protesta organizzate per oggi dal centrodestra anche a Mestre, oltre che Roma e Milano, Zaia risponde ai giornalisti che sospettano una sua freddezza: «La manifestazione la sostengo, l’orario è infausto perché abbiamo le quotidiane videoconferenze ma stiamo cercando di organizzarci: vedrete che la mia foto con le bandiere l’avrete». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Un solo decesso sabato. Un altro domenica. Altri tre nella giornata di ieri, di cui due nell’ospedale padovano di Schiavonia e uno in una casa di riposo sempre padovana. Qualsiasi morte è una tragedia, e il Veneto le vive ogni giorno da quella prima vittima del 21 febbraio. Ma la buona notizia è che sta rallentando sempre più (vedi grafico) quel terribile bollettino di lutti diffuso ogni sera dalla Regione. Gli scienziati hanno avvisato già da tempo che il bollettino dei decessi sarebbe stato l’ultimo baluardo del virus a crollare di fronte alla reazione del sistema sanitario veneto: in molti casi si tratta di decessi di persone per le quali nei reparti di terapia intensiva si è vissuta una lunghissima battaglia, finita male dopo settimane di speranze. Ma adesso anche quel bollettino così nero sta fermandosi: sono tre giorni che in nessuna provincia veneta eccetto Padova - neppure nella tanto martoriata Verona - si registrano nuove perdite di vita umana. E in parallelo, per fortuna, i giorni di “riapertura” non segnano affatto un ritorno dei nuovi contagi: solo tre nuovi infetti in più nella giornata di domenica (due padovani e uno vicentino), soltanto due nuovi casi scoperti nella giornata di ieri, uno vicentino e uno bellunese. Anche su questo fronte, quindi, ci sono intere province che iniziano ad accumulare giorni a “zero casi”. Meno infezioni, meno lutti. In mezzo, questo ormai lo sappiamo, ci sta una serie di dati che sono sempre meno negativi da lungo tempo. Ieri il bollettino ha indicato un calo di nove ricoveri Covid negli ospedali: adesso ci sono “solo” 110 persone attualmente positive al virus nei reparti medici, e soltanto sei in terapia intensiva. I dimessi dai reparti sono saliti a 3387, dei quali 48 sono stati affidati a ospedali di comunità. Il numero totale degli “attuali positivi” in Veneto è ancora sceso a 1457, ed era più del doppio solo dieci giorni fa: il gruppo maggiore è nel Veronese (sono 464), mentre nel rodigino sono in tutto solo 15. I guariti “negativizzati” sono saliti a 15.777, con una massa di oltre 4 mila veronesi. Le persone ancora in isolamento sono 1594, con un picco di 432 scaligeri e poi 268 trevigiani. •
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17 L’EGO-HUB
Piero Erle
Così non va. Le cronache della domenica quasi estiva appena vissuta del Veneto, come peraltro era già stato segnalato nei giorni precedenti, pullulano di racconti di comitive all’assalto dei treni per visitare soprattutto Venezia (ancora priva della massa di turisti stranieri): convogli troppo pieni, persone costrette a scendere e banchine delle stazioni ancora di più pericolose per la massa di persone in attesa del servizio. Il governatore Luca Zaia la sua ricetta l’aveva già indicata da tempo, e adesso torna a ripeterla con forza: usare tutti i posti disponibili su vagoni, bus e corriere, ma con obbligo di mascherina e igienizzante per tutti. «Ne abbiamo parlato anche stamattina con l’assessore Elisa De Berti. Da un lato - ha detto rispondendo ai giornalisti ieri nel consueto incontro a Marghera - è l’effetto del taglio alla capacità dei treni, che come sapete sono stati ridotti del 50%. Lo dico sempre: se dimezzi la capacità di trasportare persone nei convogli vuol dire che devi anche di fatto raddoppiare i treni o il numero di vagoni che trainano. Dall’altro lato però è naturale che ci sia voglia di muoversi, ed è inevitabile che si crei una crescita di domanda: dobbiamo evitare sia i disservizi, sia gli assembramenti. Stiamo sollecitando Trenitalia, che però mi sembra di capire si stia trovando in grandissima difficoltà su questo fronte».
Il dramma dei lutti da Covid: l'andamento dei decessi in Veneto negli ultimi due mesi
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ILPROGETTO SPERIMENTALE. L’esperta DeSilvestrospiega perchéil Venetoèall’avanguardia
«Plasma,prepariamolacura per la seconda ondata di virus» «Finoraabbiamo curato23malati gravi:i risultatisono statibuoni» «Per la sperimentazione del plasma siamo uno dei tre centri autorizzati a livello nazionale assieme a Pavia e Pisa. E qui in Veneto poi abbiamo un’esperienza di plasmaferesi ultradecennale». Così il governatore Luca Zaia ieri introdotto il direttore del servizio di Immunoematologia e trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Padova, che ha seguito la sperimentazione della cura dei pazienti Covid con plasma iper-immune. Il plasma è la parte liquida del sangue, contiene acqua, proteine (compresi gli anticorpi) e altro. Il Veneto è stato pioniere nella lavorazione del plasma e produzione di farmaci plasmaderivati: la fanno le aziende private, però in base a gare che la Regione indice offrendo loro il plasma raccolto, quindi i farmaci tornano agli ospedali a prezzi “calmierati”. «L’idea del progetto - ha spiegato De Silvestro - è nata a Padova a inizio marzo, 8-10 giorni dopo l’esplosione del virus. Già seguivamo da tempo, peraltro, quello che facevano i colleghi cinesi: la cura con il plasma iperimmune non ce la siamo inventata adesso. Abbiamo proposto il progetto all’azienda e al Comitato tecnico-scientifico. Col loro sì è iniziata la preparazione del protocollo sperimentale, che però richiede tempo anche perché serve una particolare expertise nell’eseguire i test: da noi l’aveva solo il laboratorio di microbiologia di Padova, che era sovraccarico di tamponi». LA SPERIMENTAZIONE. «Tut-
to questo - spiega De Silvestro - ha portato all’approvazione del protocollo sperimentale a fine marzo, e alla
Ladott. Giustina DeSilvestro ascoltatadapresid. Zaiae assessori
raccolta del plasma da fine aprile: abbiamo dovuto aspettare via via i guariti “certificati”.E li abbiamo “arruolati” quando non avevamo più la massa critica di pazienti presenti in ospedale, ma restava la coda dell’epidemia e con pazienti particolarmente impegnativi». Sempre raccogliendo il consenso informato del paziente e delle famiglie, per le cure «ne abbiamo arruolati 23, di questi 4 sono “compassionevoli”: non sono stati valutati per criteri di efficacia, ma di fronte a un paziente che sta molto male e potrebbe beneficiarne non ti sottrai. Come ho detto, sono stati trattati 23 pazienti: per oltre la metà dei casi erano già in terapia intensiva Solo in minima parte erano pazienti di reparti medici ospedalieri, e per un terzo dei casi erano in terapia semi-intensiva. In media, insomma, sono malati molto gravi, ben più della coorte di pazienti che è stata trattata a Pavia: non sono paragonabili tra loro». LA “BANCA DEL PLASMA” E GLI ESITI. Da quando il presi-
dente Zaia ha lanciato l’appello alla raccolta di plasma dai guariti dal virus «abbiamo avuto una grande offerta di chi si è reso disponibile»: a
Testsierologici PARTEPURE INVENETO L’INDAGINESUGLI ANTICORPIDIFFUSI Iniziaquesta settimana ancheinVeneto l’indagine disiero-prevalenza della popolazionepromossada Ministerodella salute, Istate Crocerossasu indicazionedel Comitato tecnico-scientifico nazionale.L’obiettivo, segnalalaRegione,è «acquisirequante persone nelnostroPaese abbiano sviluppatoglianticorpi al nuovocoronavirus,anche inassenzadisintomi». Il campioneIstat èformato da150 mila italiani.In Venetoè previstoil coinvolgimentodi circa 10.500unità.Gli esiti dell’indagine,diffusiin formaanonima e aggregata,potranno essereutilizzatianche per altristudiscientifici.La partecipazionenon è obbligatoria.Lepersone estrattedall’Istat saranno contattate telefonicamenteda un numeroche iniziaper 065510.
ieri 350 in attesa di visita a Padova, altrettanti per gli altri dipartimenti. «Il punto critico però è il dosaggio degli anticorpi. Non tutti i donatori sviluppano gli anticorpi in quantità notevole, e noi per fare terapia efficace abbiamo bisogno che la quantità di anticorpi che siano in grado di inibire l’ingresso del virus nella cellula, cioè l’infezione. Abbiamo come misurazione un “titolo” superiore a quota 160: dai nostri test circa il 50 per cento dei guariti ha un titolo superiore a 80, e solo il 33% ha titolo superiore a 160. Ma attenzione: noi raccogliamo comunque il sangue dei guariti, perché la nostra intenzione è trovare la maniera di utilizzare questo plasma per concentrare questi anticorpi e renderli disponibili in una forma utilizzabile dal punto di vista terapeutico, eventualmente anche per produzione di plasma-derivati. Abbiamo già messo assieme 199 donatori, per lo più a Padova ma anche a Verona e Vicenza. Ad oggi nei freezer abbiamo 481 unità terapeutiche (ogni paziente ce ne dona tre) e ne abbiamo trasfuse già 101 unità. In media c’è bisogno di tre donatori per trattare due pazienti in terapia».E i risultati? «C’è stato un caso molto grave e il paziente è deceduto, ma tutti gli altri in linea di massima sono andati bene, molti di loro ormai dimessi o in riabilitazione. Noi - conclude - siamo partiti soprattutto per l’eventuale seconda ondata di virus in autunno: creiamo una scorta di plasma che sarà utilizzabile in una fase di malattia molto più precoce, in caso di un’eventuale recrudescenza». Sperando che non ci sia. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
MONSELICE - CONSELVE - ESTE - MONTAGNANA
MARTEDÌ 2 GIUGNO 2020 IL MATTINO
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monselice
monselice
masi
Flash mob musicale contro il regolamento di polizia urbana
La Regione mette all’asta l’ex sede del Sert
Anziani derubati e immobilizzati finisce in carcere
Domenica scatta la protesta sulle piazze virtuali dei social per contestare il divieto di poter suonare in casa il sabato pomeriggio e nei festivi MONSELICE
Un flash mob musicale è in programma la prossima domenica per protesta contro il nuovo regolamento di polizia urbana e convivenza civile in vigore a Monselice. Il regolamento, approvato con i soli voti della maggioranza durante il consiglio comunale del 26 maggio sta facendo discutere la cittadinanza per il divieto di suonare strumenti musicali nella propria abitazione il sabato pomeriggio e nei festivi. Al via quindi domenica una grande protesta sulle piazze virtuali dei social network, chi può, è invitato a registrare un video in cui suona uno strumento musicale nella propria abitazione per poi pubblicarlo in Facebook. Il nuovo regolamento porta la firma del comandante della polizia municipale Albi-
Giorgia Bedin e Albino Corradin
no Corradin, che non ha voluto prendere in considerazione gli emendamenti proposti dalla minoranza e dallo stesso primo cittadino Giorgia Bedin, sostenendo che il regolamento fosse già “completo ed esaustivo”. Secondo i consiglieri di minoranza invece, si tratta di «un regolamento liberticida, che limita fortemente le libertà personali». Ma non è stato solo questo punto del regolamento a far arrabbiare la minoranza ed i cittadini, anche altri punti ap-
MONSELICE
GIADA ZANDONÀ
La Regione mette all’asta l’ex sede del Sert di Monselice. La struttura sorge in un’area di 740 mq in via Rovigana, la perizia di stima redatta dall’agenzia delle entrate lo scorso anno, ha determinato in 227mila euro il valore di mercato dell’immobile, costituito da un edificio risalente presumibilmente agli anni ’50, articolato in più locali destinati a uffici e studio, il cui stato di manutenzione però risulta scadente. Il ricavo della futura alienazione verrà destinato al parziale reintegro del “fondo di rotazione autorizzato a titolo di anticipazione finanziaria” utilizzato per la costruzione del nuovo ospedale Madre Teresa di Calcutta a Schiavonia. Con riferimento ai piani straordinari delle cessioni dei beni immobili disponibili delle aziende e degli enti sanitari della Regione, si procederà all’alienazione con asta pubblica in quanto si tratta di un bene non utilizzato a fini istituzionali e rientrante nei Piani delle alienazioni. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
G. Z.
paiono fortemente restrittivi per il vivere quotidiano della cittadina murata. Quello che ha fatto più discutere è stato il divieto di sedersi nelle scalinate della piazza e della fontana Botta, usate abitualmente da mamme e bambini che mangiano il gelato nel periodo estivo e da gruppi di adolescenti. Inoltre, chi ha un cane, non potrà più portalo nei parchi in cui ci sono giostrine per bambini, quindi le famiglie con bambini piccoli e cane appresso dovranno fare una scelta: o il cane o il parco giochi. Nonostante poi la mancanza di rastrelliere per biciclette in tutto il centro, vige il divieto di attaccare con il lucchetto la bici ai pali della luce o di appoggiarla al muro. La raffica di divieti imposti nella cittadina sta scatenando un malcontento che si è esteso oltre i confini della bassa padovana, infatti molti insegnanti di conservatorio del panorama nazionale hanno dimostrato il loro malcontento per le scelte fatte. —
sant’urbano
Rifiuti in discarica: in arrivo da Venezia 25 mila tonnellate SANT’URBANO
Ancora rifiuti da fuori provincia: 25 mila tonnellate da Venezia. Ma il sindaco di Sant’Urbano, Dionisio Fiocco, vede una luce in fondo al tunnel: «Per la prima volta il “sì” al conferimento è strettamente collegato a una progettazione futura che non pesi solamente su Sant’Urbano». Con il decreto numero 28 di venerdì scorso, il direttore dell’Area tutela e sviluppo del territorio della Regione Veneto, Nicola Dell’Acqua, ha autorizzato il conferimento nella discarica di Sant’Urbano di 25 mila tonnellate di rifiuti urbani prodotti dal consiglio di bacino “Venezia Ambiente”. La quota di rifiuti sarà smaltita nell’impianto di Balduina entro il 31 dicembre prossimo. L’autorizzazione è arrivata in seguito alla riunione tecnica dello scorso 27 maggio, in cui è stata presa in esame la richiesta avanzata da “Venezia Ambiente”, in evidente difficoltà nella gestione dei rifiuti prodotti nel territorio lagunare. Da cosa nasce l’emergenza veneziana? Il Consiglio di bacino ha additato alla pandemia gran parte dei problemi: il MPDLEPXO ha bloccato, e poi rallentato, i lavori per la realizzazione della discarica di Jesolo,
La discarica di Sant’Urbano
che si sarebbe dovuta attivare entro il 2020 e che avrebbe dovuto risolvere gran parte dei problemi di questo territorio in fatto di autosufficienza nella gestione dei rifiuti. «A tale situazione si aggiungono le note difficoltà di collocazione del Css (il combustibile solido secondario derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani non pericolosi, OES) prodotto da Ecoprogetto Venezia srl sia all’estero, sia alla Centrale Palladio di Enel», si legge nel decreto regionale. Come è noto, l’impianto di Sant’Urbano – che è considerato tattico-regionale – non ha problemi ad accogliere questi quantitativi,
per quanto ingenti, motivo per cui è arrivato l’ok ai rifiuti veneziani. «Questo decreto può sembrare l’ennesimo, uguale in tutto per tutto agli altri che hanno aperto la nostra discarica alle emergenze regionali» spiega il sindaco Dionisio Fiocco «e invece alla base ha un confronto inedito, mai avuto fino ad ora. L’autorizzazione, infatti, è stata data in seguito a un formale impegno da parte del consiglio di bacino: quello di trovare l’autosufficienza prima possibile, per far sì che Sant’Urbano non sia sempre e solo l’unica soluzione per problematiche di questo genere». “Venezia Ambiente”, in particolare, si è giocato la carta del nuovo impianto-inceneritore di Fusina, il cui progetto è stato presentato da Ecoprogetto Venezia srl ed è attualmente in fase di approvazione. Dovrebbe essere pronto nel 2024. Chiude il sindaco Fiocco: «In comitato tecnico ho chiaramente spiegato (e nel provvedimento si legge questo passaggio) che è necessaria una programmazione dei conferimenti straordinari, anche quelli futuri, in modo tale da rispettare i contratti in essere per l’anno 2020 per quanto riguarda il nostro impianto». — NICOLA CESARO
MASI
È stato accompagnato in carcere Khalid Chahid, uno dei tre marocchini che, il 9 febbraio 2017, derubarono una coppia di anziani di Masi, immobilizzando i due residenti con del nastro da pacchi. Chahid, 32 anni di Noventa Vicentina, è stato arrestato domenica mattina dai carabinieri della stazione locale. I militari hanno notificato al marocchino un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rovigo. L’extracomunitario, che attualmente era agli arresti domiciliari, deve scontare la pena della reclusione di 1 anno, 5 mesi e 14 giorni di reclusione perché riconosciuto colpevole del reato di rapina aggravata commessa, nel febbraio del 2017, a Masi. Il 32enne e i due connazionali erano penetrati nell’abitazione di Bruno Pevarella e Velia Correzzola, 84 e 83 anni, in via Este a Masi. I due anziani, che a
quell’ora stavano terminando la cena, erano stati immobilizzati con del nastro da pacchi. Per oltre un’ora i tre malviventi, senza ritegno, avevano messo a soqquadro l’appartamento. Un mobile era stato fatto volare a terra e cassetti e mobilia erano stati passati al setaccio con foga. Alla fine i rapinatori erano riusciti a mettere le mani su 200 euro in contanti, un telefono cellulare, un cappotto in montone e alcuni gioielli, senza però trovare il varo obiettivo del raid, ossia i fucili di Pevarella. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, veniva accompagnato presso la casa circondariale Del Papa di Vicenza per l’espiazione della pena. Fatale ai tre malviventi era stata una segnalazione arrivata ai carabinieri di Castelbaldo: qualcuno aveva messo nelle mani dei militari la targa parziale di una Ford Mondeo, pizzicata a transitare lungo via Masi nei giorni antecedenti alla rapina. — N. C.
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MARTEDÌ 2 GIUGNO 2020 LA NUOVA
PRIMO PIANO
Coronavirus: il turismo balneare
Jesolo, ressa in spiaggia senza mascherine Lunghe code di pendolari anche ieri mattina, prenotazione per la tintarella obbligatoria solo dal prossimo fine settimana Sono solo 60 gli alberghi aperti su 360, ma altri se ne aggiungeranno da qui a metà giugno: 11, su 34, gli stabilimenti balneari aperti per il momento ancora a scopo elioterapico, quindi ufficialmente per prendere il sole e goderne dei benefici. Ma è stato assicurato comunque dalla Jesolo Turismo spa, società partecipata dal Comune, un asstente ai bagnanti per ogni torretta di salvataggio. E hanno aperto anche tutti e 50 i chioschi.
JESOLO
Code da Tessera, il lido di Jesolo fa il pieno nel fine settimana. Fino a domani gli alberghi aperti segnano per la maggior parte il tutto esaurito. Overbooking praticamente per quasi tutti gli hotel attivi, una sessantina, in attesa che altri decidano di aprire giorno per giorno e rischiare in questa estate ancora piena di incognite e protocolli. Ma intanto è bastato un po’ di sole perché dall’entroterra si spostassero migliaia di turisti e pendolari. Quasi tutti da Venezia, Mestre, Treviso, Padova, in attesa che aprano i confini tra le regioni e soprattutto le frontiere con Austria e Germania. La prenotazione in spiaggia non è ancora richiesta, ma a giorni sarà obbligatoria. CODE
Ieri mattina da Caposile, come anche sabato, le auto erano incolonnate verso il litorale. Al ristorante la Cacciatora, parcheggio pieno, così come alla Fossetta, termometri
PRENOTAZIONE
Una foto della spiaggia di Jesolo scattata ieri pomeriggio: il coronavirus sembra un lontano ricordo
inequivocabili per gli spostamenti dei pendolari dalla varie direzioni di Mestre e Treviso. Stessa situazione al rientro, pur con una certa fluidità, e traffico sempre intenso per tutta la giornata in en-
trambe le direzioni. ALBERGHI
Al lido hanno fatto il pieno alberghi come il Mondial, Villa Sorriso, Adlon, Croce di Malta e molti altri tra le strutture
storiche che hanno aperto i battenti e sono già a pieno ritmo. Alcuni albergatori hanno dovuto rifiutare le prenotazioni via telefono o in rete perché ormai erano già in overbooking da domenica.
l’inaugurazione
Una dimostrazione di sanificazione di un ombrellone a Caorle: la pulizia verrà fatta ogni giorno
Tantissima gente a Caorle: le prenotazioni per il ponte volano. Ieri è stata inaugurata simbolicamente la stagione, con l’apertura degli ombrelloni sulla spiaggia di Ponente e con un’importante annuncio da parte dell’amministrazione: la spiaggia libera resterà tale. A differenza di Bibione, in-
DISCOTECHE
Discoteche ancora chiuse a Jesolo, la capitale della movida attende le linee guida dalla Regione. E anche sul resto della costa veneta i locali notturni non danno cenni di vita. Le parole del presidente Zaia non hanno convinto i gestori dei maggiori locali notturni di Jesolo che sono ancora alla finestra. Il Vanilla Club di Luciano Pareschi ha confermato che non aprirà, come l'adiacente Caribe Bay . E anche dal Muretto non ha non sono giunti per il momento segnali di riaperture. — GIOVANNI CAGNASSI © RIPRODUZIONE RISERVATA
la novità
Caorle respira ottimismo «Partenza alla grande» La zona libera resterà tale
CAORLE
Jbeach, l’App telefonica concepita da Federconsorzi e Comune non è ancora pronta, ma lo sarà per il fine settimana prossimo quando tutta la spiaggia, tranne la Pineta, sarà attrezzata e dotata del servizio di salvataggio al completo. Sarà anche possibile prenotare direttamente in rete sul sito. Servirà la prenotazione anche sulla spiaggia libera. «Questo non significa che non si potrà entrare in spiaggia senza la prenotazione», precisa il sindaco di Jeso-
lo, Valerio Zoggia, «tutti potranno liberamente andare in spiaggia a passeggiare anche sulla battigia o a fare il bagno. La prenotazione serve solo per chi staziona a prendere il sole. Noi per il distanziamento abbiamo garantito 16 metri quadri, e non 12, a persona o nucleo e per garantire questo sarà pertanto necessaria la prenotazioni dei posti sulla spiaggia».
fatti, Caorle non adotterà la politica delle postazioni numerate. «Lasciamo che i turisti si disciplinino da soli» ha detto il sindaco Luciano Striuli, « così li responsabilizziamo. Sanno bene che tra loro devono mantenere le distanze». Al taglio del nastro c’erano anche il vicepresidente regionale Gianluca Forcolin, il presidente di Federalberghi
Caorle Loris Brugnerotto, il presidente del Consorzio Arenili Caorlespiaggia Francesco Perissinotto. Il significato simbolico del nastro che tagliamo è che Caorle è pronta e che il Comune ha lavorato in stretta sinergia con gli imprenditori. I segnali di oggi e del fine settimana sono un termometro che misura la voglia di normalità delle persone, agevo-
lata dal bel tempo» ha continuato il sindaco. «Godiamoci le vacanze; il servizio di balneazione è attivo come sempre. La tassa di soggiorno verrà investita in promozione come abbiamo fatto per pubblicizzare il nome di Caorle all’estero, anche in Russia. Il turista può fare una vacanza serena perché è assicurata. Con l’apertura dell’ombrellone vogliamo abbracciare i turisti, i lavoratori del turismo e gli imprenditori». Raggiante anche il presidente di Federalberghi, Loris Brugnerotto. «Sarà una bella stagione, ce l’abbiamo fatta» ha detto. Il vicepresidente Gianluca Forcolin fa il tifo per i turisti veneti. Perché saranno vacanze a chilometri zero. «Con orgoglio» ha evidenziato la seconda carica regionale, «stiamo riscoprendo le nostre bellezze. Vogliamo che questa stagione sia normale, e nel contempo ci impegniamo a scongiurare la disoccupazione». Infine, è stata fatta una dimostrazione pratica di come si sanificano gli ombrelloni, tra lo sguardo divertito dei presenti. «Garantiamo la sanificazione più volte al giorno» – ha detto il presidente del Consorzio Arenili Caorlespiaggia Francesco Perissinotto. «L’amministrazione ha gestito bene questa emergenza. Sono stati gestiti bene i momenti duri. Il consorzio e il Cda hanno lavorato ogni giorno. E oggi i risultati sono sotto i nostri occhi. Abbiamo aperto. La stagione è iniziata». Tre mesi fa tutto questo sembrava impossibile. — ROSARIO PADOVANO © RIPRODUZIONE RISERVATA
Prenotare l’ombrellone con lo smartphone A Sottomarina si può SOTTOMARINA
In spiaggia con un click. Dal 5 giugno i turisti potranno prenotare tutti i servizi delle spiagge di Sottomarina e Isola Verde comodamente da casa utilizzando la piattaforma BeePass, ideata da due programmatori chioggiotti, Carlo Nordio e Andrea Veronese, in collaborazione con la Sgiservizi di Padova, su iniziativa del consorzio di promozione turistica ConChioggiaSì. In epoca post Covid, il sistema telematico permetterà di arrivare in spiaggia e evitare assembramenti alla reception. La piattaforma sarà raggiungibile dai siti www.chioggiavenezia.com, www.visitchioggiasottomarina.it, ma anche dal sito della Regione. Basterà cliccare sul widget “BeePass” e in pochi passaggi si prenoteranno i servizi desiderati: decidere lo stabilimento balneare, scegliere la fila di ombrelloni e il numero di lettini. Il pagamento avverrà con carta di credito o paypal e, dopo aver indicato la propria mail, arriverà la ricevuta di pagamento con un codice QR da esibire all’ingresso dello struttura, dove ci saranno tornelli elettronici o un addetto munito di cellu-
lare. Il sistema consente di rispettare le prescrizioni del decreto governativo, ma anche di mantenere una banca dati con i nominativi da rintracciare in caso di contagi. «In un momento così difficile come questo», spiega la presidente del consorzio ConChioggiaSì, Silvia Vianello, «la promozione deve essere rafforzata e pensata con canali che agevolino la comunicazione e la fruizione dei servizi. Abbiamo pensato di fare un passo in avanti, di creare qualcosa di unico nel settore, di sfruttare questa occasione per rispettare sì le regole imposte dal Dpcm, ma anche per modernizzare l’accesso alle spiagge. L’intento è unire i nostri stabilimenti, tutte le strutture, valorizzando il nostro litorale e la nostra bellissima città». BeePass prevede anche un’implementazione del servizio nel giro di un paio di anni. «Sarà possibile creare percorsi turistici in città o nei dintorni», spiega l’ingegnere Nordio, «grazie ai quali il turista guardando lo smartphone potrà orientarsi e ricevere informazioni su ciò che sta vedendo». — ELISABETTA B. ANZOLETTI © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTEDÌ 2 GIUGNO 2020 LA NUOVA
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Coronavirus: il turismo
Hotel, il 20% non riapre Danni per un miliardo Scarpa (Ava): «Ma c’è un segnale positivo, è tornata la voglia di viaggiare» VENEZIA
La città ritorna alla normalità a blocchi. Riaperti quasi tutti i ristoranti, riaccesi i faretti nella maggior parte dei negozi, la città è ancora quasi ferma sul fronte alberghi: a oggi, infatti, ha riaperto solo il 15% delle strutture ricettive che diventerà il 70% ai primi di luglio e l’80% a settembre. Palazzo dopo palazzo, vetrina accanto a vetrina, insegna vicino a insegna, la ripresa dopo il lockdown presenta un conto salato. Da gennaio a oggi, un po’ per la lunga coda dell’acqua alta, un po’ in virtù del Carnevale modesto, moltissimo per il coronavirus, la filiera del turismo in laguna ha perso un miliardo di euro. A rimetterci tutte le categorie economiche, con la sola distinzione della durata. SCARPA SU 3 GIUGNO
Se bar, ristoranti, negozi provano a riprendersi grazie ai residenti (e ai turisti della regione) per gli alberghi la situazione è ancora critica. Oggi, vigilia della caduta delle barriere tra regioni e del ritorno dei voli al Marco Polo, ha riaperto solo una quarantina di strutture che ospitano lavoratori di passaggio a Venezia, operai specializzati, qualche veneto che magari decide di fermarsi una notte. VOGLIA DI VIAGGIARE
«È ritornata la voglia di viaggiare, e questo è un buon segnale», spiega il direttore dell’Ava, Claudio Scarpa, «la gente non ha paura, ha desiderio di muoversi, di ritornare a fare i turisti, magari con pochi soldi, ma questa voglia è visibile». Da mercoledì, con l’arrivo dei turisti italiani e stranieri, altri alberghi riapriranno, come ad
i dati di avm sul Fine settimana
Corse, ritardi e park esauriti oggi si replica con il pienone VENEZIA
Domenica piena, con disagi per i passeggeri dei vaporetti. E oggi probabilmente si replica: con il numero-chiuso anti-Covid che dimezza la portata, la folla di visitatori, molti veneziani sono rimasti a terra e hanno dovuto attendere più di una corsa. Con difficoltà soprattutto per il Giracittà 5.1/5.2 che ha corse ogni 30 minuti. E per chi era diretto al
Lido. I disagi iniziano a farsi sentire, con la ressa di questi giorni di festa. Secondo i dati di Avm la giornata di domenica ha visto un forte afflusso di auto fin dalle prime ore del mattino con i parcheggi di Piazzale Roma esauriti poco prima delle 12 ed il traffico deviato prima al Tronchetto e successivamente ai Petroli/San Giuliano. Sono stati registrati poco meno di 800 transiti in Autorimessa e il
park Petroli quasi esaurito con oltre 400 auto. Secondo Avm, la giornata si è svolta regolarmente con 3.500 corse effettuate tra navigazione e automobilistico, sulla cui rete si sono scontati i ritardi conseguenti al blocco temporaneo della viabilità sul Ponte della Libertà. Programmate, ma non effettuate perché non necessarie corse bis di ferry linea 17. Consistente il flusso da e per le isole, con rinforzi in linea 12.
La maggior parte degli alberghi di Venezia è pronta a riaccogliere i turisti
esempio l’hotel Metropole, mentre il Giorgione, a Cannaregio, ha ripreso l’attività tra l’eleganza dei suoi saloni già da qualche giorno. Il Belmondo Cipriani, dal canto suo, annuncia nel sito la ri-
Già attivo il 15% delle strutture, che diventerà il 70% entro luglio e l’80% per settembre presa delle prenotazioni dal 19 giugno. «Entro i primi di luglio avrà riaperto il 70% degli alberghi», spiega ancora Scarpa, «mentre un’altra pattuglia di hotel ritornerà sul mercato a settembre, in
L’azienda di trasporto riconosce la pazienza dimostrata della maggior parte dei passeggeri in attesa e il rispetto del distanziamento sociale. Stigmatizzati alcuni (rari) episodi di insofferenza, a Murano e a Chioggia. Critico invece sulla gestione dei trasporti il segretario comunale pd Giorgio Dodi: «Il sindaco Brugnaro invita ad usare i mezzi privati e intanto le corse del trasporto pubblico, già insufficienti durante la settimana, nei giorni festivi vengono ridotte. Il risultato? Piazzale Roma chiuso già sabato per eccesso di autovetture; domenica ponte della Libertà bloccato, con auto incolonnate già in via Righi, e caos sui bus e vaporetti Actv. È così che si pensa di fare ripartire la prima industria della città?» —
modo da raggiungere l’80% della capacità ricettiva». Sicuramente i grandi alberghi aspetteranno luglio, o addirittura l’inizio di settembre in coincidenza con l’inizio della Mostra del cinema, il Premio Campiello e gli eventi culturali di fine estate, quelli perlomeno che si possono immaginare oggi. CHI NON APRIRÀ
«Sarà una cosa graduale», continua il direttore dell’Associazione veneziana albergatori, «e poi, ai primi di luglio, ci volteremo a guardare indietro e ci renderemo conto di quanta strada abbiamo fatto». Non per tutti, però. Alcune aziende che hanno la proprietà dei muri
Coda in attesa del Giracittà
– un 20% circa – potrebbero saltare addirittura un anno e riaprire a marzo dell’anno prossimo. I PREZZI
I prezzi, al momento, sono ancora bassi: 70 euro per una doppia in un tre stelle, 100 euro per un quattro stelle. Per più di qualcuno significa incassi minimi, mentre ritorna l’allarme sui capitali dubbi che potrebbero arrivare in laguna per acquistare aziende in difficoltà tentando i proprietari con denaro in contante. Per tutelare i più deboli, l’Ava chiederà una modifica alla legge sui fallimenti. — MANUELA PIVATO © RIPRODUZIONE RISERVATA
FOTO EMILIO VIANELLO
28 Provincia
L'ARENA
Martedì 2 Giugno 2020
GARDA- BALDO STAGIONE TURISTICA. Convenzione tra Garda e Torri e l’associazione Reparto volo emergenze, cui aderirà forse anche Malcesine. Brenzone punta su steward e bagnini
GrandeFratello sui litorali dellago Lespiaggenonverranno sorvegliatesolo davigili urbani evolontari dellaProtezione civile maancheda aereiultraleggeri Emanuele Zanini
D'ora in poi sul Garda il monitoraggio delle spiagge potrà arrivare anche dall'alto. Almeno, per il momento, a Garda e Torri. I due Comuni gardesani, ognuno per il proprio territorio, hanno stipulato una convenzione con l'associazione Reparto volo emergenze con sede a Villafranca e base operativa a Valeggio, per attività di vigilanza del territorio. Nello specifico verranno effettuati, tra l'altro, ulteriori controlli sulle spiagge attraverso ultraleggeri, che potranno individuare e segnalare dal cielo eventuali assembramenti. I mezzi aerei, su indicazione dei Comuni, in determinate fasce orarie da stabilire di volta in volta, potranno sorvolare i litorali e comunicare possibili criticità alle forze dell'ordine locali. Attraverso la ricognizione aerea effettuata anche per mezzo di velivoli anfibi, in grado di ammarare in acqua, si potranno individuare così eventuali anomalie e concentrazioni di persone, sfruttando anche le telecamere a bordo degli aeromobili. Ma l'attività serve anche per avere un supporto in caso di emergenze, come incidenti in acqua o
a terra, o per interventi in caso di incendi e altro ancora. Il servizio prevede anche un supporto a terra, con operatori specializzati che affiancheranno il lavoro del personale dei corpi di polizia municipale e delle squadre della Protezione civile locali. «Si tratta di un’attività coordinata», spiega il sindaco di Torri Stefano Nicotra. «Ragioniamo sempre per garantire la massima sicurezza ai nostri cittadini e ai turisti, a maggior ragione oggi con l’avvicinarsi della stagione estiva. Le nostre spiagge dovranno pertanto essere vissute con la consapevolezza che il monitoraggio sarà continuo e quotidiano». Lo stesso vale per Garda, con il sindaco Davide Bendinelli che ha proposto l'idea della sinergia con l'associazione Reparto volo emergenze coordinata da Davide Burei. Gli agenti della polizia municipale di Torri, così come quelli di Garda, effettueranno controlli sul territorio, a partire dalle spiagge. Lungo i litorali la polizia municipale monitorerà i comportamenti delle persone, accertando che vengano rispettate le distanze corrette per evitare assembramenti. L'intenzione, fanno sapere dai paesi gardesani, non è di
L’iniziativa
ProgettodiGardagreen perriaprireinsicurezza
Controllidellapoliziamunicipalein spiaggiaaTorri FOTO PECORA
BagnantiaTorri:alcunihanno fattoilprimo bagno stagionale
effettuare azioni repressive ma di verificare che tutto fili liscio lungo le coste durante questa stagione estiva così particolare. Anche Malcesine con ogni probabilità aderirà a breve alla convenzione con l'associazione di Villafranca. Nel frattempo anche nel paese dell'alto Garda, fermo
restando che ci saranno controlli da parte dei vigili urbani in collaborazione con la Protezione civile, si stanno organizzando per comunicare ai turisti le norme da rispettare, a partire dal rispetto delle distanze interpersonali, installando dei cartelli informativi lungo le passeggiate e in altri punti nevralgici del terri-
torio. Entro la prossima settimana, fanno sapere dal municipio, la cartellonistica dovrebbe essere pronta. A Brenzone per il momento i monitoraggi lungo i litorali verranno effettuati in particolare dagli agenti della polizia locale. «Stiamo però valutando di utilizzare dei servizi esterni in appoggio per la piena stagione turistica», fa sapere il sindaco Davide Benedetti. A luglio e agosto, in particolare, i vigili potrebbero essere affiancati da steward e bagnini per verificare il rispetto delle norme di distanziamento tra la gente e nel contempo garantire un più alto livello di sicurezza. «Stiamo esaminando vari preventivi e stiamo valutando se ci sono le disponibilità economiche per poter attuare il servizio che sarebbe utile per dare una mano ai vigili nel controllo del territorio». •
Untagliodelnastro simbolico cheintenderiaprire idealmente lastagione turistica, fortementecondizionata dall'emergenzasanitaria.È quellocui hapartecipato il sindacodiTorri Stefano Nicotraall'hotelDel Porto comesegnaledi incoraggiamentoal settore turisticolocale.Unclimadi fiduciacontrassegnato anche dalprogetto dellarete d'impresaGardagreen(che contasuunaventina di struttureaderenti tra hotel, campeggieristoranti), che duranteil periodo di quarantenahalavoratonella stesura,nellasperimentazione eall’adozionediundisciplinare didetergenzaesanificazione chepermettessediriaprirele struttureinsicurezza. Gli alberghi,i ristoranti,i campeggi delgruppoGardaGreen - con il supportodeipartnerGarda VojagereMincio Inbikegrazieall’altolivellodi sanificazioneraggiuntoealla volontàdi dareun segnale positivoai mercati di prossimità,senza dimenticare quelliinternazionali, hanno programmatounaprogressiva riaperturadelleattivitàin tempibrevi, rappresentando di fattoun sostegnoalla destinazione«lago diGarda»,e strutturatoun’accattivante propostaturisticaper il 2020.
Tagliodelnastro aTorri GardaGreen hamessoa puntoil disciplinare«Safe&Green» – presentatoaTorri – partendo dallelineeguidadell'Omsper la gestionedell'epidemia da coronavirusnelsettore ricettivo.I requisitidisicurezzadelle attività aderentisaranno certificati con tantodilogo diqualitàdaGarda GreenClub, direttodaDavide Fumaneri.Entro il 13giugno, inoltre,la retesarà ingrado di garantirealmeno unastruttura apertaper ognipaesedellacosta veronesedellago,daPeschiera a Malcesine,Valeggio compreso. «Lasperanza èchearrivinole prenotazioniela stagionepossa partirecon il passogiusto», affermaNicotra,incalzatoda Fumaneri:«Sul lago diGardasi riparte,inpienasicurezza ein modosostenibile». EM.ZAN.
BASSOGARDA. Castelnuovo, Peschiera, Lazise e Bardolino: ogniComune hamesso in campo lesue misureanti contagio
Vigiliinbarca, inbiciclettaea piedi ildeterrente anti-assembramenti Cartellimultilingueeopuscoli perfarrispettarele nuoveregole Katia Ferraro
Timidi assaggi di normalità nell’attesa che i paesi gardesani tornino ad essere meta di vacanze. Anche ieri, complice la bella giornata, non è mancato chi si è concesso qualche ora di tintarella e il bagno nelle acque ancora fresche del lago. Guardando alle previsioni meteo il primo fine settimana dopo la riapertura dei confini regionali e frontalieri, che scatterà da domani, non dovrebbe essere baciato dal sole, ma in vista di maggior movimento i Comuni si stanno preparando a gestire i controlli anche sulle spiagge libere non in concessione, che sono quasi la totalità. Il Comune di Peschiera del Garda ha già provveduto a collocare dei cartelloni plastificati con i comportamenti da seguire, secondo le linee guida emanate dalla Regione Veneto: rispetto del distanziamento di un metro tra persone e attrezzature da spiag-
gia; previsione di un adeguato spazio sotto ogni ombrellone (nell’ultima ordinanza regionale si è passati a 12 metri quadrati di superficie minima); divieto di assembramenti e di attività ludico-sportive di gruppo; obbligo di indossare la mascherina. Misura, quest’ultima, in parte superata dalla più recente ordinanza regionale, che all’aperto stabilisce l’obbligo della mascherina solo se non si riesce a rispettare il distanziamento sociale tra i non conviventi. Sebbene alcune disposizioni siano state modificate, l’assessore al turismo arilicense Filippo Gavazzoni spiega che i cartelli non saranno sostituiti: la logica è mantenere alto il livello di attenzione, soprattutto quando dalla spiaggia ci si sposta per andare al bar o ai servizi pubblici. «Le stesse misure sono inoltre state stampate su centinaia di opuscoli che abbiamo distribuito alle attività che hanno concessioni sul lungolago e appena apriranno i campeg-
Primatintarellain spiaggiaal lidoCappuccini aPeschiera FOTO PECORA
gi», aggiunge l’assessore, «faremo altrettanto affinché vengano consegnati ai turisti che accedono alle spiagge attraverso le loro strutture». Oltre ai controlli della polizia locale, che può contare anche sul sistema di videosorveglianza pubblica, a Peschiera l’affluenza sarà monitorata dai titolari dei lidi in concessione che in accordo con il Comune sorveglieranno le zone vicine alle loro spiagge.
Situazione di preallerta a Castelnuovo del Garda, dove il sindaco Giovanni Dal Cero ha organizzato per questa settimana una riunione dedicata al tema. «Al momento non sono preoccupato per gli assembramenti, le nostre spiagge sono spaziose. Di certo», osserva il primo cittadino, «la situazione potrebbe cambiare tra un paio di settimane, quando apriranno i parchi diverti-
Modalitàdi accessoallespiagge: leregoledarispettare
mento e potrebbero iniziare ad arrivare turisti stranieri, ma per ora da questo punto di vista vedo la situazione piuttosto critica». A Lazise, tra i paesi con i litorali più estesi, i controlli sono gestiti dalla polizia locale «a piedi, in bici e in barca e soprattutto nei fine settimana», precisa il comandante Massimiliano Gianfriddo: «Adesso», prosegue, «è solamente richiesto un metro di
distanza tra non conviventi, quindi non c’è più bisogno delle misure che si pensava di mettere in atto qualche settimana fa e per cui avevamo predisposto della cartellonistica». Cartelli multilingue sono stati posizionati sulle spiagge di Bardolino, dove negli ultimi due fine settimana e fino a oggi il presidio è stato assicurato dai volontari dell’Associazione nazionale dei carabinieri in congedo:
«Non abbiamo visto grosse problematiche, è soprattutto un modo per fare prevenzione», dice il sindaco Lauro Sabaini. «Per le prossime settimane stiamo dialogando con il comitato locale della Croce rossa italiana, con cui da anni portiamo avanti il progetto «Spiagge sicure»: l’idea è quella di arricchirlo anche in considerazione del Covid, per cui verificheremo la loro disponibilità». •