RASSEGNA STAMPA DEL 6 GIUGNO 2020

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REGIONE

SABATO 6 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: il fronte sanitario

Colpito l’intero Veneto con “picchi” nella Marca Trevigiana nel Veneziano e nel Padovano. Decessi saliti a quota 1948 Filippo Tosatto / VENEZIA

Il virus batte in ritirata ma alle sue spalle la scia di vite spezzate è drammatica: dieci i decessi registrati (nove negli ospedali e uno fuori dagli ospedali), circostanza che fa lievitare a 1948 il bilancio della mortalità in Veneto. Una coda avvelenata che investe, per quanto riguarda i soli ospedali, la quasi totalità della regione: la Marca (1 vittima a Treviso, 1 a Oderzo); Mestre e Dolo nel Veneziano (con numeri analoghi); Camposampiero nell’Alta Padovana (+2) dove però i casi validati ieri risalirebbero a mesi fa; il Veronese con Villafranca e Negrar (+2); fino a Vicenza dove si è spento l’ultimo paziente. Una doccia gelida a dispetto dell’andamento rassicurante del report mattutino che confermava la flessione di contagi e ricoveri.

Il professore Paolo Navalesi

Ma Navalesi, direttore delle terapie intensive non cambia valutazione «Il Covid sta sparendo»

«Nell’emergenza la Regione ci ha aiutati il ministero della Salute ci ha offerto frattaglie»

«ANDATA D’AUTUNNO? SONO OTTIMISTA»

Eppure, la valutazione degli esperti non cambia. «Il Covid 19 non c’è sostanzialmente più, concordo con l’amico Alberto Zangrillo. Oggi in rianimazione ho più pazienti affetti da infezioni batteriche che da coronovirus, la pandemia è ormai alle nostre spalle». Al briefing del governatore, Paolo Navalesi, docente universitario e direttore di Anestesiologia e terapia intensiva all’Azienda

ospedaliera di Padova, sposa così la diagnosi del primario del San Raffaele («Il virus è clinicamente morto») liquidata viceversa come «una follia» dal virologo Andrea Crisanti.

co dei pazienti critici», il prologo di Luca Zaia, che cede la parola all’ospite, lesto a ricapitolare la strategia di cura rivelatasi vincente e capace di ridurre la mortalità ad un quarto di quella lombarda. «Non mi aspettavo nulla di ciò che è successo», esordisce «e spero non rivederlo mai più. Abbiamo fatto tesoro degli scambi quotidiani con i medici di Wuhan e all’inizio di marzo, quando i ricoveri si moltiplicavano e Milano si avviava alla saturazione dei posti letto, la scelta condivisa con Andrea Vianello (il primario di fisiopatologia respiratoria ndr) è stata quella di modificare il protocollo creando un’intercapedine, un passaggio intermedio tra malattie infettive e rianimazioni che evitasse di esaurire la disponibilità di queste ultime, privilegiando invece il più possibile le cure subintensive, rafforzate grazie all’aiuto della Regione che, pur nella difficoltà del momento, è riuscita a fornirci tutti i materiali e la tecnologia richiesti. Dal ministero della salute, invece, è arrivata soltanto l’offerta di frattaglie. Rifiutate». IL RICORSO ALLE CURE SUBINTENSIVE

GLI SCAMBI QUOTIDIANI CON WUHAN

Ma l’incessante battibecco tra scienziati non ruba la scena al tema del giorno: «Nell’emergenza, il professore è stato il nostro faro nella presa in cari-

A riguardo, il clinico è l’inventore di un casco di ventilazione che gli vale le royalties del brevetto... «Da mesi, a scanso di conflitti d’interesse, evito di ordinarne anche un solo esem-

REPORT DEL 05.06 ORE 17

Casi attualmente positivi

Deceduti in ospedale + extraospedale

Negativizzati virologici

3.844

0

58

291

3.495

88

0

1

3

84

Treviso

2.661

0

260

316

2.085

Venezia

2.666

0

113

290

2.263

162

Verona

5.103

+1

346

563

4.194

332

Vicenza

2.851

+3

179

326

2.346

115

Belluno

1.175

0

87

110

978

139

Rovigo

442

0

10

34

398

72

Domicilio fuori Veneto

316

0

116

15

185

Assegnazione in corso

28

0

27

0

1

19.174

+4

1.197

1.948

16.029

CASI SARS-CoV-2 POSITIVI Raggruppamenti sulla base del domicilio del soggetto positivo SARS-CoV-2

Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò

TOTALE REGIONE VENETO

CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI TOTALE RICOVERATI POSITIVI

Si articolerà in tre mosse la fase finale delle ripartenze messe a punto da Luca Zaia: «Entro il 15 giugno arriverà l’ordinanza che consentirà la riapertura di cinema, teatri e spettacoli musicali, le disposizioni sono già pronte; a seguire, le fiere, le sagre e i congressi; entro il mese, infine, sarà la volta di sale da gioco e scommesse, Bingo e casinò. Tutto ciò a condizione che la discesa accelerata del virus mantenga i ritmi attuali, ad oggi siamo fiduciosi perché

Pazienti positivi in AREA NON CRITICA

Pazienti positivi in TERAPIA INTENSIVA

95 (-1)

2 (0)

TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI

229

(=)

15 (=)

TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI)

324

(=)

17 (=)

plare», tiene a precisare, a dispetto dei natali genovesi. La terapia intensiva, se ha salvato molte vite, rappresenta però un’esperienza drammatica: «Si entra in un luogo dove giorno e notte scompaiono e i casi di delirium aggressivo non sono rari. Ricordo il mio primo paziente Covid deceduto, aveva 86 anni e tre patologie associate, abbiamo preferito la ventilazione non invasiva all’intubazione, una scelta che oggi rifarei senza esitare. Aumentare del 40% la dotazione di Ti? Anche no. Se la prognosi è infausta, il malato deve spegnersi in serenità, a casa o accanto ai familiari, non certo da solo in un luogo di sofferenza e stress». LE COMPLICANZE DEI PAZIENTI DIMESSI

Tuttavia, nella fase più acuta dell’epidemia, a far discutere è

Spettacoli, fiere, poi sale da gioco Le tre mosse di Zaia entro giugno gli indicatori più rilevanti, dai malati in isolamento volontario a quelli positivi al tampone in terapia intensiva, tendono all’azzeramento». Tuttora indefinito invece il destino di discoteche e locali da ballo: «Le prime a chiudere, le ultime a riaprire, a questi lavoratori e imprenditori il Governo deve dare una risposta in termini autorizzativi o di sostegno economico», il commento dell’assessore allo sviluppo Roberto Marcato, che ha incontrato i (demoralizzati) rappresentanti di categoria.

Soggetti in Isolamento Domiciliare (Dato del 01.06 Ore 20.00)

∆ Totale casi positivi

in arrivo nuove ordinanze di riaperTura

VENEZIA

dati cumulativi

TOTALE CASI con tampone positivo dato cumulativo

--3.437 (+24)

177

1.145 decessi dal ---21.2

--1.396 (+9)

stata una lettera, sottoscritta anche da Navalesi, che in previsione di un’esplosione di ricoveri segnalava l’opportunità di selezionare i pazienti secondo le «maggiori speranze di vita», età in primis: «Mia madre è laureata in matematica, è una persone discretamente informata, eppure mi chiamò dicendo “Mi lasciate morire! ”. Nella realtà di trattava di un documento del comitato tecnico-scientifico del Veneto che recepiva in via teorica le raccomandazioni della Società italiana di anestesia, analgesia e, rianimazione in presenza di “condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili. Chi fa il medico ha il dovere di contemplare ogni possibilità, anche la più estrema e dolorosa. Negli ospedali lombardi questo dilemma è di-

ventato realtà, noi l’abbiamo scongiuratoo anche se un giorno, a Padova, ci sono mancati tre letti...» . A riguardo, en passant, il direttore della sanità, Domenico Mantoan, ha rivelato al nostro giornale che l’ondata virale ha sfiorato l’esaurimento delle 826 degenze disponibili («Questione di due, tre giorni») prima di imboccare la discesa. Che altro? I segni del virus sui dimessi: «Il 30% denuncia complicanze neurologiche, al cuore, ai polmoni, al fegato, a volte temporanee, a volte no. Ora con i fondi regionali abbiamo costituito un database di 650 casi completi». E la seconda ondata d’autunno? «Chi si azzarda in previsioni è un demente, tanto varrebbe lanciare una moneta. Io però sono ottimista». —

Sul versante del turismo, ad inquietare il governatore è il perdurante blocco delle frontiere decretato da Vienna: «Non c’è chiarezza, è inammissibile, incomprensibile che i fratelli austriaci abbiano dei governanti che remano contro. Non siamo gli untori d’Europa, abbiamo avuto la sfortuna, ma anche il grande merito, di aver affrontato per primi il Covid 19 in nome e per conto del resto del mondo occidentale. Da parte nostra presenteremo

re bambole». A distanza la replica del ministro per i rapporti con il Parlamento: «Forse è un po’ distratto e non gli è giunta notizia che il Governo sta svolgendo un’azione diplomatica importante per fare sì che i turisti stranieri ritornino a trascorrere le vacanze nel nostro Paese», afferma Federico D’Incà «abbiamo già ottenuto rassicurazioni da Francia, Germania e Svizzera: riapriranno i confini con l’Italia il 15 giugno». È tutto? Non proprio. Perché in tv Pierluigi Bersani h affermato che «se a governare ci fosse stato il centrodestra, i cimiteri non sarebbero bastati»... «Spero che sia stata solo un'uscita infelice, davanti a tutti questi morti io avrei evitato. Ci vuole rispetto per chi ha perso la vita e per quanti hanno sofferto. In Veneto c’è un detto: “prima de parlar, tasi”». —

Turismo: preoccupa il blocco dell’Austria «Atti inammissabili il Governo si muova»

Visite alla Fenice con le mascherine: presto i teatri veneti riapriranno

Dimessi dal--21.2

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CROMASIA

Coda avvelenata dell’epidemia: altri dieci morti in ventiquattr’ore

un piano di promozione delle spiagge dell’Alto Adriatico ma si muova anche Roma, non esiste che stia lì a pettina-

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FILIPPO TOSATTO



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Primo Piano

Sabato 6 Giugno 2020 www.gazzettino.it

La festa dei Carabinieri

POSTI DI BLOCCO Fin dall’inizio dell’emergenza i carabinieri si sono i mobilitati in tutto il padovano non solo per presidiare Vo’ ma anche per svolgere tanti servizi a favore della cittadinanza

Militari “anti Covid” da Vo’ a Schiavonia `Nel lockdown meno reati contro il patrimonio L’impegno dell’Arma nei mesi dell’emergenza: presidi e consegna di pensioni e spesa a domicilio ma più truffe online, costante lotta allo spaccio `

IL BILANCIO PADOVA Calano i reati nel padovano in tempo di Coronavirus: si dimezzano quelli contro il patrimonio e aumentano le truffe on-line. É il bilancio dell’attività portata avanti dai carabinieri durante i primi cinque mesi dell’anno, i dati sono stati presentati ieri in occasione della Festa dell’Arma.

I NUMERI Da gennaio a maggio sono stati commessi 9.295 reati sul territorio, a fronte dei 12.978 dello scorso anno. Sono state arrestate 154 persone e altre 1.520 denunciate in stato di libertà. Nonostante l’emergenza sanitaria in corso, dall’inizio dell’anno so-

no stati svolti 7.500 servizi esterni con l’impiego di 14.500 militari. A questi si vanno ad aggiungere tutti i servizi per il mantenimento dell’ordine pubblico, per un totale di 3.313, con impiego di 6.800 militari. Il report evidenzia un deciso decremento dei reati contro il patrimonio: 3.475 da gennaio a maggio di quest’anno contro 6.014 nello stesso periodo nel 2019. In calo anche le rapine, commesse prevalentemente per strada, che da 79 sono diventate 61. Si nota, invece, un leggero incremento (da 1.263 a 1.296) delle truffe commesse via web, da mettere in stretta correlazione con la permanenza forzata in casa delle persone che ha comportato un maggiore ricorso al commercio on line per l’acquisto di merce, con relativo aumen-

to dell’esposizione ai raggiri da parte di malintenzionati che vendono sul web generi di qualsiasi natura, promettendone l’invio dopo il pagamento, senza mantenere fede all’impegno. Il forte contrasto alla diffusione degli stupefacenti, da subito affrontato con la pianificazione di servizi dedicati nelle aree cittadine più sensibili, ha dato i suoi frutti. Il numero di reati sco-

EFFETTUATI 7.500 SERVIZI ESTERNI CON L’IMPIEGO DI 14.500 MILITARI NUMEROSI GLI UOMINI CONTAGIATI DAL VIRUS

perti passa da 207 dello scorso anno, a 268. In questo particolare settore sono state denunciate in stato di libertà 228 persone, mentre ne sono state arrestate 40. Sono stati sequestrati complessivamente 400 grammi di cocaina, 350 grammi di eroina, 300 grammi di hashish e 1.600 piante di marijuana.

I COMPITI Durante l’emergenza sanitaria i carabinieri sono stati impegnati su vari fronti con l’obiettivo di contenere la diffusione del Coronavirus. Sin da subito i militari hanno presidiato l’ospedale di Schiavonia e il comune di Vo’: oltre a svolgere i servizi di vigilanza ai punti di accesso delle due località, numerosi sono stati gli interventi a favore della popo-

lazione. Tra le attività a sostegno delle fasce più deboli, si ricorda il ritiro e la consegna della pensione per conto degli anziani impossibilitati a muoversi di casa e la distribuzione di generi alimentari e beni di prima necessità alle famiglie in difficoltà. Le celebrazioni per il 206esimo anniversario dell’Arma a Padova, come nel resto d’Italia, si sono svolte in un clima di sobrietà. Durante l’evento sono stati ricordati tutti coloro che hanno perso la vita a causa dell’epidemia, tra cui anche numerosi carabinieri che hanno contratto il virus durante lo svolgimento del servizio a favore delle comunità. Il comando provinciale carabinieri di Padova ha alle dipendenze cinque Compagnie e cinquanta stazioni nei vari comuni del territorio. Tra le operazioni portate a termine negli ultimi mesi si ricorda quella dei carabinieri della compagnia di Este che, insieme ai militari della stazione di Santa Margherita d’Adige, hanno sequestrato beni mobili, immobili e rapporti bancari nei confronti di sei persone (cinque residenti a Borgo Veneto e una a Este, di cui tre in carcere e una agli arresti domiciliari) per un valore complessivo di 300 mila euro. Il clan di origine croata e sinti è stato accusato di almeno diciotto furti in appartamento commessi in Veneto e Toscana fra l’aprile 2018 e il febbraio successivo. Tutto era partito dagli accertamenti patrimoniali nei confronti delle persone facenti parte del sodalizio criminale. Elisa Fais

Oltre 200 anni dedicati ai cittadini, il ricordo dei caduti per servizio RICORRENZA PADOVA Doppia ricorrenza per la Festa dei carabinieri. Sia per il 206. anno dalla fondazione dell’Arma, il 13 luglio 1814, sia per il centenario della prima medaglia d’oro al valore militare alla bandiera di guerra il 5 giugno 1920 per l’attività dei reparti carabinieri nella Prima guerra mondiale. Ieri mattina nella sede del comando interregionale “Vittorio Veneto”, il generale di Corpo d’Armata Enzo Bernardini, alla presenza del prefetto Renato Franceschelli, ha deposto una corona in memoria ai caduti, ricordando il sacrificio di tutti i militari che hanno perso la vita dal giorno in cui l’Arma dei Carabinieri è stata costituita. Le misure di contenimento della pandemia non hanno consenti-

to di prevedere la tradizionale cerimonia militare, ma come ha ricordato ieri a Roma il comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri nel messaggio rivolto a tutti i carabinieri «la solennità ideale della ricorrenza è interamente riposta nella confermata adesione di tutti ai valori fondanti dell’Istituzione. Tali principi sono emblematicamente sottesi nella concessione, esattamente cento anni fa da oggi, della prima medaglia d’oro al valor militare alla

nostra gloriosa bandiera e hanno ricevuto rinnovata attestazione nelle attività condotte durante l’emergenza sanitaria. Sin dal suo insorgere l’Arma tutta, dai minori livelli ordinativi in su e ovunque sul territorio nazionale, ha rappresentato la più immediata espressione della prossimità dello Stato ai cittadini, dimostrandosi ancora una volta concreta interprete di quel ruolo di rassicurazione, solidarietà e protezione che è patrimonio unanimemente riconosciuto della sua storia».

IERI LA CERIMONIA: DEPOSTA UNA CORONA ALLA MEMORIA IN PRESENZA DEL PREFETTO

STAZIONI Fin dalla sua nascita l’Arma dei Carabinieri è al fianco degli italiani per garantire loro sicurezza e prossimità attraverso la capillare diffusione sul territorio delle oltre 4500 stazioni e tenenze territoriali, alle quali si aggiungono le circa mille stazioni fore-

stali, e contribuisce alla tutela di interessi collettivi attraverso l’impegno dei reparti specializzati. Per far ciò, ha spesso adeguato la propria struttura organizzativa, mantenendosi saldamente ancorata ai propri valori. «La professionalità degli uomini e delle donne dell’Arma presenti in numerose aree del mondo, inquadrati in contingenti multinazionali e interforze a fianco dei colleghi di Esercito, Marina e Aeronautica – ha sottolineato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli – e lo straordinario impegno per favorire la pacifica convivenza tra i popoli e dare sostegno e migliori prospettive di vita in luoghi e terre remote». Il Ministro della Difesa ha invece posto l’attenzione sull’innata capacità dei carabinieri di essere, con garbo e discrezione, sempre vicini ai cittadini, che sanno di po-

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LA CORONA Ieri la cerimonia il ricordo dei caduti dell’Arma

IL GENERALE NISTRI: «SOLIDARIETÁ E PROTEZIONE DELLA COMUNITÁ I VALORI RICONOSCIUTI DELLA NOSTRA STORIA»

ter trovare in ciascun di loro un riferimento sicuro e una mano tesa nelle difficoltà. Guerini ha pertanto invitato le donne e gli uomini dell’Arma ad essere «fieri ed orgogliosi di questo rapporto privilegiato con gli italiani costruito in più di due secoli di vita, alimentato quotidianamente per garantire sicurezza, legalità e ordine». E.Fa.


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Sabato 6 Giugno 2020 www.gazzettino.it

L’economia dopo Covid 19 LO STUDIO VENEZIA Primi segnali di ripresa per il lavoro, in maggio più assunzioni in Veneto dopo la tempesta Covid-19 ma si teme un nuovo crollo in autunno. Nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020, tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati, la chiusura delle attività a causa del contagio ha determinato in Veneto una perdita di circa 61mila posti di lavoro dipendente rispetto allo stesso periodo del 2019, il 3% dell’occupazione dipendente complessiva. Ma, secondo l’analisi dell’Osservatorio di Veneto Lavoro, nel mese di maggio c’è stata una ripresa. Con il progressivo allentamento delle misure di lockdown il saldo tra assunti e cessati è tornato positivo: + 1437 persone (l’anno scorso però erano oltre 3500). Due settori non risentono addirittura della crisi da virus: agricoltura e servizi informatici. Un dato che certamente non riempie il vuoto lasciato dallo stop dei tre mesi precedenti e alla crisi da coronavirus che secondo alcune proiezioni potrebbe portare a fine anno a una perdita di 200mila posti in regione. Il calo occupazionale registrato da febbraio ad aprile, complici le misure adottate dal Governo, prime fra tutte il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione a buona parte dei lavoratori dipendenti (che ha interessato il 49% degli addetti del manifatturiero veneto), è imputabile quasi interamente al crollo delle assunzioni: - 55% rispetto al 2019. Falcidiati tutti i tipi di contratti: - 4.700 per il tempo indeterminato, - 5.600 per l’apprendistato, - 50.800 per i contratti a termine (assunzioni stagionali - 60%). A maggio si registra un recupero importante per l’indeterminato (+ 4.100 sul 2019). Bilancio negativo anche per il lavoro intermittente (9.300) anche se con la riapertura di bar e ristoranti recuperate 250 posizioni in due settimane. A livello provinciale, tagli

VENEZIA LA PROVINCIA DOVE IL CALO É STATO PIÚ CONSISTENTE: 26000 POSIZIONI PERSE RISPETTO ALL’ANNO SCORSO

Più occupati a maggio È finita la quarantena Dopo il crollo dei posti di lavoro nel lockdown `Agricoltura e informatica sempre positivi (-61mila) il mese scorso è tornato in attivo: +1437 A picco i contratti a termine e quelli stagionali `

maggiori dove il lavoro stagionale è più presente: Venezia 26.000 posti di lavoro, Verona oltre 17.000. Calo più contenuto a Padova (- 5.600), Treviso (4900), - 4.200 a Vicenza, - 1.200 a Rovigo e - 800 a Belluno. In maggio qualche segnale positivo anche per il turismo, che rimane tuttavia il settore più colpito dagli effetti della pandemia e da solo registra una riduzione di circa 30mila posti di lavoro, soprattut-

to stagionali. Il venir meno dei vincoli alla mobilità tra regioni e tra i Paesi europei potrebbe favorire la ripresa di quest’occupazione. Situazioni critiche nell’editoria e nell’istruzione privata, dove ancora non si assiste a un’inversione di tendenza. Nell’ultimo mese costruzioni e agricoltura hanno invece fatto registrare un significativo aumento delle assunzioni (rispettivamente + 19%

VENEZIA Scuole professionali riaperte in Veneto per oltre seimila studenti, l’assessore regionale Elena Donazzan: «Rientro possibile e doveroso». Le classi terze e quarte delle scuole professionali del Veneto ripartono con le lezioni per un’intera settimana per preparare al meglio gli esami di qualifica e quello per il diploma di questo percorso professionale cruciale per le imprese della regione. «L’amore per i nostri ragazzi ha impegnato le scuole della formazione professionale, con i loro direttori e i docenti, a pensare ad una settimana di lavoro in presenza per dare un segno di impegno agli studenti - afferma l’assessore regionale alla Formazione, Elena Donazzan -. Trovo sia la cosa più giusta, una scelta non solo possibile, ma pure dovero-

sa. Ho più volte denunciato la mancanza di idee da parte del Ministro e l’opportunità di un rientro a scuola che io avrei voluto per tutte le ultime classi di ogni ordine e grado: sarebbe stato un gesto reale di serietà e avrebbe dato la misura dell’attenzione che poniamo all’istruzione dei nostri giovani».

PASSAGGIO FONDAMENTALE Un ritorno sui banchi rivolto ad una platea potenziale di 6.217 studenti: 5.544 allievi del terzo anno ordinario, 508 allievi del terzo anno duale e 1.615 allievi del quarto anno duale. Studenti che potranno beneficiare, prima del 30 giugno, termine dell’attività formativa, di una settimana di ripasso e approfondimento in vista dell’esame. «Le scuole della formazione professionale del Veneto sono la dimostrazione concreta che un rientro in classe è possibile, che gli studenti sono

Imprese: recupero difficile, ora il primo problema è il credito UNIONCAMERE VENEZIA (m.cr.) l fatturato perso nel lockdown difficilmente sarà recuperato nel corso dell’anno: lo prevede l’80% delle imprese venete del manifatturiero. È uno dei dati emersi da un’indagine attraverso questionari a 2mila imprenditori condotta da Unioncamere Veneto e presentata ieri in un webinar. Il 73% delle aziende ha sospeso la sua attività a causa dell’epidemia, un 10% per scelta. «Le ferite inferte dal Covid-19 alla nostra economia sono profonde avverte il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza -. Questa ferita oggi è ancora più profonda e lo sarà ancor di più nei prossimi mesi quando gli effetti dell’emergenza economica si dipaneranno in tutta la loro forza sull’occupazione, sulle imprese, sui consumi e sulle famiglie. Il rischio è quello di una bomba sociale se i rimedi per rimarginare la ferita non arrivano e sono inefficaci. In questo contesto le Camere di Commercio stanno metten-

SITUAZIONE CRITICA

Le scuole professionali riaprono per 7 giorni per preparare gli esami LA SVOLTA

do in campo azioni e misure mirate per contrastare una situazione che diventerà drammatica». Nel periodo di stop da coronavirus secondo il sondaggio è finito in cassa integrazione circa il 49% dei dipendenti delle imprese venete: il 73% l’ha utilizzato. Lo smart working è stata la scelta compiuta dal 41,3% delle aziende per l’11,5% degli addetti totali. La crisi da Covid si è tradotta, nel 63,1% delle imprese, in un ritardo nei pagamenti, per il 54,6% nella difficoltà a sostenere spese correnti e per il 30,4% nella difficoltà a rimborsare le rate. Il 27% degli intervistati ha lamentato restrizioni nell’accesso al credito, ed è su questo canale che per la mag-

POZZA: «LO STOP HA LASCIATO FERITE PROFONDE, RISCHIO BOMBA SOCIALE» CORÓ: RISORSE INGENTI DA INVESTIRE BENE

gior parte degli interpellati sarebbe necessario attivare sostegni. Uno studio dell’università di Venezia Ca’ Foscari ha ricordato come siano le imprese a maggiore intensità tecnologica e con risorse umane più formate a mostrare più flessibilità e alcuni primi segnali di recupero, anche se ancora deboli. Il professor di Ca’ Foscari Giancarlo Corò avverte: «Fatta salva l’esigenza di continuare a finanziare le politiche di sostegno al reddito e le garanzie al credito per le imprese, la sfida è come e dove investire le risorse messe a disposizione dall’Europa - il 10% del nostro Pil - per realizzare importanti avanzamenti sui nostri punti di debolezza, limitando le azioni dirigistiche e centralistiche, e promuovendo invece il coinvolgimento responsabile dei territori». Deciso il presidente dei commercialisti di Treviso David Moro: «Il rischio è che la nuova emergenza si chiami burocrazia, dall’inizio dell’emergenza ad oggi sono stati emanati 173 atti per un totale di 2000 pagine». © RIPRODUZIONE RISERVATA

e + 7%) e segnali di recupero si osservano anche nel tessile-abbigliamento, in gran parte del manifatturiero, nei servizi di pulizia, nelle attività professionali e nel commercio. L’agricoltura (+ 1161 posizioni) e i servizi informatici sono gli unici settori con un saldo occupazionale positivo dall’inizio della crisi. La lieve ripresa di maggio, con un saldo occupazionale tornato positivo (+ 1.437 posizioni), secondo l’Osservatorio potrebbe smentire i timori per nuovi cali dell’occupazione sugli stessi ritmi osservati nelle prime fasi dell’emergenza Covid. In agosto però scadrà la moratoria del governo sui licenziamenti e si concluderà in molti settori la copertura della cassa integrazione. Proprio Veneto Lavoro pone la possibilità che si arrivi a perdere 200.000 posti in Veneto entro fine anno.

SCUOLE PROFESSIONALI In Veneto si riapre per una settimana

al centro del processo educativo scolastico e che l’esame, per noi, è una cosa importante - conclude Donazzan -. Tutti gli studenti ricorderanno questo periodo del Covid-19 come un anno scolastico anomalo: ma almeno gli allievi della formazione professionale sapranno che questo momento dell’esame, passaggio fondamentale della vita, è stato ritenuto importante a tal punto da prevedere un rientro a scuola, anche se per una sola settimana». Si spera che in settembre tutte le

lezioni possano riprendere regolarmente anche se i segnali sono negativi. L’incontro di ieri tra sindacati e ministra dell’istruzione Lucia Azzolina per le organizzazioni è stato inconcludente. «Salvo che per un salutare richiamo alla realtà rivolto in modo pressante da Regioni, Province e Comuni, non sono emerse idee risolutive ai problemi prodotti», affermano Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, che ribadiscono lo sciopero dell’8 giugno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Maggio dà un segno più. Ma dobbiamo guardare con estrema preoccupazione a cosa accadrà quando cesserà il divieto al licenziamento, perché molte imprese del turismo e della cultura, i settori in maggior sofferenza, registreranno purtroppo pesanti perdite di posti stabili - il commento dell’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan -. Il dato più preoccupante è il calo di commesse e di quote di mercato per moltissime imprese, in quanto il mondo è fermo e l’economia veneta, fortemente vocata all’export, ne risulta particolarmente penalizzata. Dovremo immaginare un autunno più difficile, con più disoccupati e meno sostegni al reddito. I più penalizzati saranno i giovani». «A giugno scadranno 120.000 contratti a termine e dietro l’angolo c’è il rischio concreto che questi non vengano rinnovati. È indispensabile che il divieto dei licenziamenti venga prorogato. Al governo chiediamo anche subito di rifinanziare la cassa integrazione in deroga almeno per tutto il 2020», afferma il senatore Udc Antonio De Poli: Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ASSESSORE DONAZZAN: «AUTUNNO SARÁ DIFFICILE, GIOVANI PIÚ PENALIZZATI» DE POLI (UDC): «GOVERNO RINNOVI BLOCCO LICENZIAMENTI E CIG»

ETRA S.p.A. Largo Parolini 82/b, 36061 Bassano del Grappa (VI) ESTRATTO BANDO DI GARA È indetta procedura aperta, ai sensi del D. Lgs 50/2016, da svolgere con modalità telematica, per l’afidamento del servizio di prelievo, trasporto e smaltimento/recupero dei fanghi CER 19.08.14 (stato isico: solido non polverulento) prodotti dall’impianto di depurazione di Carmignano di Brenta (PD), dall’impianto di trattamento sabbie di Limena (PD) e dall’impianto di pretrattamento del percolato di Campodarsego (PD) – 3 lotti, CIG Lotto 1 n.8308548EB2; CIG Lotto 2 n.8308549F85; CIG Lotto 3 n.830856089B. Valore complessivo presunto dell’appalto: € 1.834.450,32.-, IVA esclusa. Criterio aggiudicazione: minor prezzo. Termine presentazione offerte all’indirizzo: https://etraspa.bravosolution.com ore 12.00 del 29/06/2020. Bando di gara integrale, nonché tutti documenti di gara reperibili all’indirizzo web suddetto. Informazioni: Servizio Approvvigionamenti (appalti@etraspa.it). Data di spedizione del bando alla GUUE: 25/05/2020. IL PROCURATORE SPECIALE: (f.to) dott. Paolo Zancanaro.

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L’emergenza a Nordest

Quella settimana di “vantaggio” che ha salvato il Veneto Navalesi e la rete delle Terapie Intensive: `L’idea di una “intercapedine” a ridosso «Milano era avanti, così abbiamo studiato» del picco. Zaia: «Grazie ai nostri acquisti» `

IL MODELLO VENEZIA Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, 650 contagiati in Veneto sono finiti in Terapia Intensiva. «Un posto in cui si va per vivere, non per morire», rimarca il professor Paolo Navalesi, che di quell’unità operativa è il direttore all’Azienda Ospedaliera di Padova, oltre che il coordinatore della rete che comprende anche i nosocomi di Mestre e Treviso. A lui il presidente Luca Zaia cede la scena della quotidiana diretta televisiva e social, affinché racconti questi cento e passa giorni in primissima linea, a combattere su un fronte che ha contato finora 1.398 caduti (più altri 550 sul territorio): una tragedia immane, ma che sarebbe stata ancora più devastante, se non fosse stato per «una settimana e un’intercapedine».

FORTUNA E ABILITÀ Nelle ultime ore i nuovi casi sono stati 4 su 13.099 tamponi effettuati («meno dello 0,3 per mille», osserva Zaia) e i ricoverati in Terapia Intensiva sono scesi a 17 («di cui solo 2 positivi»). «Ha ragione il mio amico Alberto Zangrillo: clinicamente il Covid-19 non esiste più», rileva Navalesi. Ma c’è stato un tempo in cui non era così. «Il 27 marzo è stato il compleanno peggiore della mia vita, con il modello matematico che pronosticava 600 pazienti da intubare», ricorda il governatore. «Con onestà – confida il primario – devo dire che non mi aspettavo nulla di quello che è successo. Così noi intensivisti abbiamo cercato di guardare con occhi di bambino a qualcosa che non avevamo mai visto prima e che personalmente spero di non vedere più: pazienti che entravano sulle loro gambe e la notte dopo erano moribondi, un 30% di estubati che tornava a respirare ma con problemi neurologici seri... Per questo, dopo essermi confrontato fin da subito con un amico di Wuhan, mi sentivo tutti i giorni con i colleghi di Milano, che stavano una settimana avanti a noi e peggio di noi. Ecco, abbiamo avuto la fortuna di quel vantaggio, ma anche l’abilità di sfruttarlo: abbiamo fatto tesoro dell’esperienza della Lombardia, che poi a nostra volta abbiamo condiviso con il resto del mondo, da Lisbona, ad Amsterdam, a Boston». Ma a ridosso del picco dei ricoveri in Rianimazione, «quando per la prima volta a Padova eravamo sotto di due o tre letti», in sede di Comitato tecnico-scientifico è stata escogitata una seconda ar-

«NON SIAMO MAI ARRIVATI AL PUNTO DI DOVER DIRE: TU SÌ, TU NO. MA SPERO DI NON RIVEDERE PIÙ QUELLO CHE È STATO»

ma. «Ci siamo accorti – spiega Navalesi – che alcuni malati potevano essere gestiti in una fase intermedia. In due giorni il collega Andrea Vianello (direttore di Fisiopatologia Respiratoria, ndr.) ha messo in piedi un “cinema” che non vi dico, creando una sorta di intercapedine fra le Malattie Infettive e la Terapia Intensiva: la sub-intensiva, in cui abbiamo garantito la respirazione assistita, meno invasiva del tubo». «Questa scelta – interviene Zaia – ha trovato i magazzini pieni di attrezzature, a cominciare dai caschi Cpap, comprate a camionate». Conferma il primario: «Mi era stata data una lista del materiale messo a disposizione dal ministero, ma erano frattaglie e ho scartato quasi tutto. Nelle ri-

chieste di acquisto mi sono tenuto larghissimo, pensando allo scenario peggiore. Così non siamo mai arrivati al punto di dover decidere chi ricoverare e chi no. Alla fine il rapporto del 20% fra i ricoverati in Terapia Intensiva e il totale dei degenti è risultato uno dei migliori, se non il migliore, in Italia».

IL CONFRONTO Inevitabile il confronto fra il Veneto e la Lombardia: qui il tasso di letalità, calcolato sul totale dei malati, è del 10%, lì del 18%. E in rapporto alla popolazione, la mortalità lombarda da Covid-19 è risultata quattro volte superiore a quella veneta. «Ma questi sono dati grezzi che non significano nulla – precisa il professor Navalesi – in

quanto bisogna considerare se in Terapia Intensiva finiscono anche persone poco gravi perché c’è posto, o solo pazienti in condizioni estreme. Per fortuna, grazie alla settimana di vantaggio e all’intercapedine delle sub-intensive, non ci siamo trovati a dover fare la scelta: tu sì, tu no». Una drammatica valutazione che però era stata contemplata nel discusso documento della Società italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti), di cui lo stesso Navalesi ha scritto la versione veneta insieme a Davide

PROFESSORE Paolo Navalesi lavora all’Azienda Ospedaliera di Padova

Mazzon e Camillo Barbisan: «Quel testo non diceva nulla di sbagliato, ma a mio giudizio non era stato presentato bene. Perfino mia mamma, dopo aver letto il giornale, mi aveva chiesto: ma allora ci lascerete morire? Così l’abbiamo contestualizzato meglio». Ora restano i ricordi, «come quell’infermiere che si era conta-

giato ed è tornato a ringraziarci perché è guarito», ma anche un database che sfocerà in una pubblicazione scientifica, «che metteremo a disposizione del mondo». Rimanepoi un’ultima lezione: «Non possiamo più lavorare come isole, la rete che opera insieme produce qualità clinica ed evidenza scientifica. Se in autunno ci sarà davvero una nuova ondata, saremo in grado di rispondere nel giro di qualche ora». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il bollettino

A Nordest 11 vittime, ma preoccupa la Lombardia VENEZIA Altri 9 morti rilevati in Veneto nelle ultime 24 ore. L’aggiornamento dei decessi offusca l’ultimo bollettino sul Coronavirus: la conta delle vittime in ospedale sale a 1.398, il totale con il territorio a 1.948. Per il resto, invece, le curve continuano a mostrare un andamento confortante. I soli 4 nuovi positivi portano i casi totali a 19.174, di cui 1.197 ancora contagiati (-101), tanto che pure i soggetti in isolamento domiciliare calano a 1.145 (-80). I ricoverati in area

non critica diminuiscono a 324 (-29), di cui solo 95 positivi; quelli in Terapia Intensiva restano 17 (-), fra cui 15 che si sono già negativizzati; i degenti nelle strutture intermedie scendono a 43 (-2), per oltre tre quarti non più infetti. Inoltre i guariti salgono a 16.029 (+95). Incoraggianti sono anche i segnali che arrivano dal Friuli Venezia Giulia. Malgrado altre 2 vittime (338 in tutto), con 1 solo nuovo positivo il totale dei casi da inizio

PRELIEVI Aumentano gli esami, ma calano i positivi

emergenza è di 3.280. Le persone tuttora malate calano a 254 (-29) e quelle totalmente guarite salgono a 2.688 (+28). Quanto al resto d’Italia, permane il problema Lombardia, che ieri ha catalizzato 402 dei 518 nuovi contagiati rilevati a livello

nazionale: un dato quadruplo rispetto al giorno prima, ma correlato al fatto che sono stati effettuati 20.000 tamponi. I decessi sono stati 21 per un totale di 16.222 morti. I ricoverati in terapia intensiva sono 120 (-5), negli altri reparti 2.960 (+6). A questo punto il

Scontro sui posti letto del nuovo piano Il Pd: «Troppi tagli». La Regione: «Falso» LE MOZIONI VENEZIA La delibera del 5 maggio che ha definito il piano del Veneto per un’eventuale nuova epidemia, ridistribuendo i posti letto in modo da renderne rapidamente disponibili 2.588 per l’emergenza, prevede anche di anticipare dal 31 dicembre al 30 giugno l’attuazione delle schede ospedaliere approvate l’anno scorso. «Ma quelle previsioni irragionevolmente tagliano 660 unità nel pubblico e ne aggiungono 270 nel privato», denuncia Margherita Miotto, a nome del gruppo strategico sulla sanità del Partito Democratico, che con due mozioni coordinate ne chiede il ritiro. Ribatte però l’assessore Manuela Lanzarin: «Il provvedimento non solo non taglia niente, ma addirittura aumenta i posti letto di Terapia Intensiva e Sub-intensiva».

DEM Il capogruppo Stefano Fracasso e la consigliera regionale Anna Maria Bigon

LE LUNGODEGENZE Claudio Beltramello, coordinatore del gruppo di lavoro, esemplifica così le riduzioni: «A Noale due settimane fa, in piena epidemia, la Regione ha chiuso il repar-

to di Lungodegenza, giustificando la cosa con l’apertura dell’Ospedale di comunità, che però ha finalità completamente differenti». «Lì oltretutto dopo 30 giorni bisogna pagare un contri-

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numero totale di tamponi realizzati supera gli 800mila (800.276) mentre il numero di contagiati è di 89.928. I decessi nel Paese sono stati 85. Si riducono in Italia i decessi per Covid-19, trascinando la riduzione delle morti per tutte le cause, comprese quelle indirette di chi nei mesi scorsi non ha potuto avere le cure necessarie per la crisi causata dalla pandemia; si riduce anche quell’eccesso di mortalità da tempo osservato dagli esperti di statistica e le cui cause sono state molto difficili da attribuire. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

buto giornaliero, come se ci si trovasse in casa di riposo o in albergo», rincara la consigliera regionale Anna Maria Bigon.

pensarci e, già che c’è, di dire con chiarezza se intende o meno promuovere la richiesta dei fondi del Meccanismo europeo di stabilità, che in Veneto varrebbero 3 miliardi e potrebbero servire sia per il nuovo ospedale di Padova che per l’ammodernamento di tante case di riposo».

IL PARAMETRO

LA REPLICA

Il piano della Regione però si basa sul fatto che occorre ricavare 840 posti in Terapia Intensiva, 663 in Pneumologia e 1.085 in Malattie Infettive, per essere pronti a un’altra ondata di contagi. «Ma rispetto a fine febbraio – obietta il segretario veneto Alessandro Bisato – oggi abbiamo diversi miliardi in più sulla sanità, un incremento di personale significativo, il raddoppio delle borse di studio per gli specializzandi e le indicazioni del ministero di aumentare il numero di posti letto». Aggiunge il capogruppo Stefano Fracasso: «Ora il parametro è del 3 per mille, ma il Governo intende superarlo. Per questo chiediamo al presidente Luca Zaia di ri-

Sul punto Zaia è categorico: «Intanto il Mes è competenza del Governo, non della Regione. In ogni caso non voglio sentir dire che tagliamo i posti letto: ci siamo solo adeguati al parametro ministeriale». Rilancia il consigliere regionale Graziano Azzalin: «Non è precluso alla Regione prospettarne di nuovi». Concorda il collega Bruno Pigozzo, primo firmatario delle mozioni: «Zaia scenda dalla retorica mediatica ed entri nella quotidianità ospedaliera: i direttori generali non possono attuare in un mese quello che avrebbero dovuto fare in sei». Se ne riparlerà in aula. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


II

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Fase 2, l’economia

«Rilancio con i negozi sotto casa» `Il direttore Maurizio Francescon: «Cali fino all’80%per cento, Le iniziative di Confesercenti per ripartire: c’è anche una vetrina virtuale per le attività che offrono consegne a domicilio ma molti clienti hanno riscoperto gli acquisti nel quartiere» `

LE PROPOSTE PADOVA Un milione e seicentomi-

la euro per rilanciare i negozi attraverso progetti di sostegno targati Confesercenti e Cescot Veneto. Le prime due iniziative, che coinvolgono già 5mila imprese, sono state presentate ieri nella sede di via Savelli. Sono state create due piattaforme on-line “Qui6alsicuro” e “Veneto, noi ci siamo”: la prima è dedicata alla ripartenza degli esercizi commerciali e turistici nel rispetto delle disposizioni in vigore per garantire la sicurezza, la seconda invece dà visibilità a negozi e attività che offrono consegne a domicilio e puntano sul welfare aziendale. «Se da un lato l’aspetto sanitario migliora - afferma Maurizio Francescon, direttore Confesercenti Veneto Centrale – dall’altro quello economico peggiora. I segnali sono preoccupanti soprattutto per il mondo delle piccole imprese che lavorano molto nel mercato interno. Gli effetti negativi sono attesi da agosto in poi. Le misure di sostegno offerte dal governo si dimostrano insufficienti, sia punto di vista burocratico che di accesso al credito. Sotto i 25 mila euro, solo tre richieste di indennizzo su dieci vanno a buon fine in provincia di Padova. Dal 18 maggio hanno riaperto tutte le attività di commercio al dettaglio e i pubblici esercizi ma si segnalano perdite dal 30 all’80%. Negli ultimi mesi abbiamo visto una riconquista del settore alimentare soprattutto con i negozi di vicinato. I commercianti che hanno saputo attrezzarsi con acquisti su appuntamento e vendita a domicilio, mettendo in campo la loro professionalità e fiducia, sono riusciti a raddoppiare il loro volume d’affari». Secondo i dati Confesercenti, un po’ per scelta e un po’ per ne-

cessità, sette consumatori su 10 a Padova hanno scelto i negozi di vicinato durante il periodo di emergenza Coronavirus.

LE RISORSE «Utilizzeremo le risorse della Regione Veneto destinate ai distretti del commercio per muoverci su due filoni – aggiunge Francescon –. Con la piattaforma “Qui6alsicuro” garantiremo gratuitamente a tutti gli esercizi una certificazione di sicurezza. Perché se è vero che è diminuita la paura del contagio, è altrettanto vero che il pericolo continua ad esserci. Con la piattaforma “Veneto, noi ci siamo” l’obiettivo è lavorare sull’economia di prossimità e welfare ter-

ritoriale attraverso il digitale e la rete. Stiamo coinvolgendo un buon numero di commercianti e i manager dei distretti stanno promuovendo l’iniziativa». “Veneto, Noi ci siamo!” è sviluppato da Innova Srl in collaborazione con Ente Bilaterale Veneto e del Fvg creato per supportare le imprese commerciali, i servizi e la

«ABBIAMO VISSUTO UNA SITUAZIONE MOLTO DIFFICILE MA C’È STATO ANCHE CHI È RIUSCITO A RADDOPPIARE IL VOLUME DI AFFARI»

ristorazione in questo periodo delicato. Collegandosi al sito si possono visualizzare sulla mappa tutte aziende che garantiscono servizi innovativi come l’acquisto online di prossimità, il welfare aziendale, buoni smart e voucher sociali. «E’ una vetrina che mira ad aggregare una serie di informazioni - spiega Marco Palazzo, direttore Ente Bilaterale Veneto -. Abbiamo iniziato la mappatura, cliccando sulla singola attività è possibile vedere 4 pulsanti a seconda

delle modalità attraverso il quale il commerciante riceve ordini. Altre notizie utili riguardano i buoni di welfare aziendale, il desiderio è che vengano spesi nei negozi di vicinato. Lo stesso vale per i voucher. L’obiettivo dare maggiore visibilità ad esercizi del territorio e dare un servizio al cittadino». “Qui6alsicuro” è stato elaborato da Medi K con il supporto tecnico di Kne, azienda di servizi informatici con competenze specifiche rivolte al mondo della formazione.

COME FUNZIONA

articoli, aiutata da un investimento pubblicitario, fa la differenza tra l’apparire e il non apparire. L’ampiezza dei locali e la disponibilità dei parcheggi è un equivalente dell’investimento che farò sull’infrastruttura di Information Technology, che permetterà di servire contemporaneamente la mia clientela, fa-

cendola attraversare i corridoi dei miei scaffali espositori con il maggior agio e velocità possibile. In ambito virtuale, la velocità della rete è indispensabile per supportare il traffico e le componenti software di base da approntare». Come nel mondo reale, anche nel virtuale la presentazione

«Garantisce un approccio sistematico in sei mosse per affrontare a 360 gradi la ripartenza degli esercizi commerciali e turistici nel rispetto della massima sicurezza - spiega Francesco Dotta, di Knowledge Networks Engineering -. E’ rivolto a negozi e commercio al dettaglio, ambulanti e mercati, pubblici esercizi e ristorazione, uffici e servizi alla persona, strutture ricettive. Si va dalla registrazione gratuita alla risposta personalizza-

COMMERCIO Mentre aumentano le vendite on-line, Confesercenti punta a valorizzare sempre più i negozi di quartiere

Vendite on-line in era Covid: «A Padova cresciute del 30%, ora non si torna più indietro» I DATI PADOVA L’incremento delle vendite on-line nel periodo dell’emergenza arriva al +30% in provincia di Padova. La ricetta per uscire dalla crisi, secondo Oplon Networks, azienda padovana del mondo digitale, è potenziare al massimo le infrastrutture legate all’e-commerce: velocità di navigazione, efficienza delle transazioni, cura del cliente sono elementi ancor più fondamentali in un contesto on line. «Il boom delle piattaforme e-commerce e il successo della vendita online riscontrabile in questi tempi di emergenza Covid non è altro che un’accele-

razione di processi che erano già in corso – spiega Valerio Mezzalira, amministratore delegato di TcoGroup Srl, realtà dell’informatica padovana con sede in via Savonarola e titolare del marchio Oplon -. La forzata permanenza a casa di miliardi di persone ha determinato un aumento del 30% delle vendite

L’ESPERTO DI OPLON: «ADESSO FACEBOOK E GLI ALTRI SOCIAL SONO COME LA VECCHIA INSEGNA SULLA STRADA»

online, con una crescita straordinaria di tutto il comparto, logistica compresa. Per affrontare questa nuova realtà è indispensabile rivedere i propri modelli di business, e adeguare gli investimenti agli scenari attuali. Se il mondo degli e-commerce e la vendita online saranno la strada da intraprendere, quali sono le scelte per strutturarsi su questo fronte? La locazione dell’attività è fondamentale, in quanto legata alla visibilità dell’azienda e dei suoi prodotti. In un contesto virtuale, essa è definita come posizionamento nei motori di ricerca e, esattamente come una locazione fisica, esso ha un costo. Una buona progettazione del sito e dell’esposizione degli

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Primo Piano

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«Bonus ristrutturazioni, occasione per far riavviare il settore edile» Confartigianato: «La misura delle detrazioni `Cento nostre imprese ci hanno già manifestato al 110%per cento è importante, ora va prorogata» interesse, ma bisogna guardare anche al 2022» `

LO SCENARIO

I NUMERI Confesercenti calcola che nel Padovano sette persone su dieci durante l’emergenza Covid si siano rivolte ai negozi sotto casa, che spesso hanno aumentato i propri affari

ta. Dal supporto nell’attuazione di tutti gli aspetti del protocollo normativo, alla formazione mirata per i titolari e i collaboratori. Fondamentale è l’elaborazione di tutti i materiali informativi e di promozione necessari per consentire all’impresa di guadagnare visibilità e riconoscibilità del brand. Ultimo passo è una checklist che darà modo di ricevere un’attestazione di conformità». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA

PADOVA «Il superbonus del 110% rappresenta una straordinaria opportunità per riqualificare il patrimonio edilizio e puntare al rilancio di un comparto strategico come quello edile, ma per garantire la reale efficacia della misura, bisogna prorogarla fino al 2022». L’appello arriva da Giovanni Varotto, coordinatore del Sistema Casa di Confartigianato Imprese Padova, che ad un mese dall’inizio della Fase 2 tira un primo bilancio. Un bilancio in chiaroscuro. L’obiettivo dell’Ecobonus, misura inserita nell’ultimo decreto Rilancio firmato a Palazzo Chigi per rispondere all’emergenza Covid, è consentire a tutti di ristrutturare casa a costo zero. Una detrazione del 110% - valida per le spese dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 - da recuperare in cinque anni o da trasformare in sconto in fattura. «L’interesse della categoria per questo provvedimento è evidente – spiega l’esperto – abbiamo proposto un seminario virtuale di approfondimento per i nostri associati che operano nel comparto e in un’ora avevamo già qualcosa come cento iscritti. Adesso è importante formare gli addetti ai lavori su tutti i risvolti della misura. Per questo abbiamo fatto intervenire fiscalisti e progettisti. Serve chiarezza». Il rilancio del sistema edilizio dunque passa da qui, ma l’associazione di categoria non ha dubbi: l’orizzonte deve essere più ad ampio respiro.

I NUMERI Sono oltre 11.800 le imprese che operano nel comparto casa, in provincia di Padova, e occupano complessivamente 24.300 addetti. Un campo importantissimo. «Se si pensa che la metà del-

RISTRUTTURAZIONI La misura prevista dall’ultimo decreto Rilancio piace a Confartigianato che chiede però una proroga al 2022

IL COORDINATORE GIOVANNI VAROTTO: «IL NOSTRO SISTEMA TIENE IN PIEDI L’ECONOMIA PADOVANA E VA SOSTENUTO» IN TUTTA LA PROVINCIA OPERANO 11.800 REALTÁ CHE DANNO LAVORO AD OLTRE 24 MILA ADDETTI: «DOBBIAMO RIALZARCI»

L’INVENZIONE

delle merci e quindi l’allestimento del negozio, diventa importante. «Gli strumenti per creare il nostro negozio, che nel mondo tradizionale sono gli espositori, prendono il nome di Content Management System – aggiunge Mezzalira -, e sono le fondamenta su cui costruire. Pubblicizzare la propria attività

è un altro tema importante. Il mondo virtuale ha i suoi canali: Facebook, Linkedin, Instagram sono l’equivalente delle insegne luminose. Il lavoro dei social è catalogare gruppi di persone in base alle loro preferenze, propensioni, hobby per poi essere l’obiettivo di campagne marketing e di informazione. Il tema sempre più discusso della “Machine Learning” non è altro che la capacità delle piattaforme pubblicitarie di raccogliere dati e predire i comportamenti futuri degli utenti, fornendo loro un prodotto o servizio proprio nel momento in cui lo stanno cercando. Un punto fondamentale nella vendita on line - conclude è la vicinanza al cliente. Se nel mondo reale la possibilità di interagire direttamente con una persona ci conforta, nel mondo virtuale questo conforto non può mancare. E’ necessario descrivere bene nel proprio sito i riferimenti, telefonici, indirizzi fisici o fiscali, indirizzi email a cui porre domande, Web Form di richiesta di supporto semplici e rintracciabili». Elisa Fais

LOREGGIA Tra le varie attività, quelle del settore della ristorazione stanno avendo a che fare con non pochi cambiamenti per rispettare le nuove disposizioni di sicurezza. Prima regola: il distanziamento. Andrea Faliva, appassionato del mondo dell’alimentare e professionista nell’ambito digitale, ha ideato a supporto degli operatori, la piattaforma “Famenù”. Un sistema semplice che permette di gestire le ordinazioni garantendo le distanze tra clienti e personale. «Occupandomi di food da tempo, mi tengo aggiornato. Ho trovato il manifesto nazionale dell’ospitalità a cui hanno partecipato Fipe, Associazione Italiana cuochi e università San Raffaele di Roma. Si focalizza sul tema del menù-listino delle attività, oltre al cambiamento generale dei modelli di ristorazione dovuti al Covid 19. Sono partito da questa esigenza e, con il gruppo di Palazzina Creativa di Loreggia, abbiamo realizzato l’applicazione che tiene conto delle difficili condizioni eco-

le imprese artigiane della nostra provincia ruota attorno all’edilizia, si può comprendere l’importanza che questo settore riveste nel rilancio dell’economia del nostro territorio – continua Varotto -. Con grande difficoltà siamo tornati ad alzare la testa dopo la complessa crisi congiunturale iniziata con il 2008 ed oggi ci troviamo però di fronte ad un’altra sfida. Per questo riponiamo grande fiducia nel superbonus, che ben si sposa con una politica consolidata della nostra associazione: puntare sulla riqualificazione degli edifici esistenti, nel totale rispetto dell’ambiente».

IL NODO Non tutto, però, è rose e fiori

nel provvedimento governativo introdotto da poche settimane. «I piccoli artigiani fanno fatica a far fronte allo sconto in fattura – precisa Varotto -. Cedere il credito d’imposta alle banche rappresenta certamente un superamento di questa criticità, a patto però che le banche rispondano positivamente. Sarà necessario infatti capire a quali condizioni gli istituti di credito siano disponibili ad acquistare il credito d’imposta. Serve quindi fissare in maniera chiara le regole di ingaggio perché l’intera operazione si riveli realmente competitiva. La nostra associazione - continua - sta già studiando degli appositi pacchetti da proporre alle banche, così da permettere alle nostre imprese

La nuova “app”: si ordina dal tavolo con il cellulare

APPLICAZIONE Dall’Alta Padovana una nuova idea per la sicurezza

L’IDEA DI ANDREA FALIVA REALIZZATA ASSIEME A “PALAZZINA CREATIVA” PER DOTARE I BAR E I RISTORANTI DI UN NUOVO STRUMENTO

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nomiche in cui verseranno molte attività - spiega Faliva E’ concepita per diventare una vera e propria piattaforma di servizi, la maggior parte gratuiti, altri integrabili con canoni irrisori, a supporto pratico, intuitivo e veloce degli imprenditori della ristorazione».

di offrire al cliente un’opportunità di fatto irrinunciabile per chi ha i requisiti».

LAVORO DI SQUADRA La misura decisa dal Governo prevede un “salto di qualità energetica” di due classi per l’edificio sul quale si opera: «Questo significa che gli artigiani dovranno puntare sul lavoro di squadra, affidandosi ad un progettista di fiducia. E’ indispensabile quindi puntare su professionisti del settore capaci – osserva ancora Varotto – in grado di affiancare il cliente nelle giuste scelte da operare per arrivare a realizzare lavori di ristrutturazione a costo zero». Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nei locali con attiva “Famenù”, ogni tavolo avrà a disposizione un codice QR. Grazie ad una foto l’utente potrà iniziare a consultare il menu dell’attività direttamente dal proprio dispositivo senza l’obbligo di scaricare applicazioni e poi comporre il proprio ordine da consegnare al personale di sala. Il ristoratore invece potrà usufruire gratuitamente di un pacchetto con funzionalità di base, già sufficienti per una gestione agile e veloce, da aggiornare in tempo reale. Inoltre il professionista potrà creare la pagina del proprio ristorante con le informazioni e gli orari, accedere a più profili diversi se si gestiscono più locali, caricare 4 menu separati con nomi diversi arrivando fino a 75 piatti, inserire i loro nomi, la descrizione, informazioni sulla disponibilità in tempo reale e altre, applicare alcuni filtri per intolleranze ai latticini, o segnalare quali sono le opzioni per vegani, vegetariani e celiaci, e poi altre opzioni e personalizzazioni. Un’agile modalità che permette di tornare nei locali in sicurezza. Michelangelo Cecchetto


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Lo scontro politico LA POLEMICA VENEZIA Dopo tre mesi di tregua, si riaccende lo scontro costituzionale fra Regione e Governo. Ieri mattina il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge, entrata in vigore lo scorso 14 aprile, che aveva autorizzato l’Università di Padova ad attivare il corso di laurea in Medicina e Chirurgia nell’Ulss 2 Marca Trevigiana, in quanto «una norma in materia sanitaria vìola la competenza riservata al legislatore statale in materia di determinazione dei Livelli essenziali di assistenza, ponendosi in contrasto altresì con il principio di copertura finanziaria e con i princìpi fondamentali in materia di tutela della salute e in materia coordinamento della finanza pubblica». Dagli atti risulta che il ricorso alla Corte è stato deciso «su parere dei ministero della Salute e del ministero dell’Economia e delle Finanze», anche se formalmente è stato proposto da Francesco Boccia, titolare degli Affari Regionali, con il quale il presidente Luca Zaia ha già parlato, confidando in un confronto politico con l’esecutivo e tuttavia mantenendo un giudizio critico verso questo provvedimento: «Una cosa ridicola, imbarazzante, anti-storica. Se qualcuno pensa di danneggiare me con questi mosse, si sbaglia. Non fa un danno a Zaia, ma ai cittadini».

I DOCENTI L’ultima legge veneta impugnata, lo scorso 16 marzo, era stata quella che disciplinava l’esercizio associato di funzioni e servizi comunali. Ora invece tocca al testo che istituiva anche a Treviso, a partire dall’anno accademico 2020/2021, la laurea magistrale per i medici. In base alla convenzione, la Regione dovrebbe sostenere l’intero costo dei docenti di ruolo e a contratto, quantificato in 1.570.000 euro l’anno e contabilizzato nel Fondo sanitario regionale. Secondo i giuristi del Governo, questa mossa ha come conseguenza quella di «ridur-

DOPO 3 MESI DI TREGUA RIPARTE LA GUERRA COSTITUZIONALE: LA SPINTA DEI MINISTERI DELL’ECONOMIA E DELLA SALUTE

LA VICENDA VICENZA È fissata per lunedì 8 giugno, al Tribunale di Vicenza, la ripresa del processo per l’emergenza Pfas. Davanti al giudice per l’udienza preliminare Roberto Venditti dovrà essere verificata la regolare notifica delle citazioni a giudizio, arrivate fino in Giappone con il coinvolgimento del ministero nipponico, visto che le parti civili a cominciare dalla Regione chiedono che anche il colosso Mitsubishi sia chiamato a risarcire i danni che la Procura contesta all’azienda Miteni di Trissino. A reclamare i ristori sono anche Acque Veronesi, Acquevenete, Viacqua e Acque del Chiampo, le società idriche individuate (con Veneto Acque) come soggetti attuatori per gestire i cantieri che vagono 92

Treviso, la beffa del governo Stop alla facoltà di Medicina Palazzo Chigi impugna la legge veneta `La rabbia di Zaia: «Scelta anti-storica «Troppi dottori e violate le competenze» che non danneggia me ma i cittadini» `

re la disponibilità finanziaria del servizio regionale sanitario per i Lea», in quanto «distoglie dal proprio fine risorse di bilancio vincolate all’erogazione dell’assistenza sanitaria».

GLI SPECIALISTI Ma c’è anche seconda motivazione, di stretta attualità. L’inevitabile aumento delle immatricolazioni da parte del Bo «determina un aumento della capacità formativa dell’Ateneo che potrebbe non coordinarsi con le disposizioni statali riguardanti la definizione del fabbisogno di dirigenti medici». In pratica verrebbero sfornati troppi camici bianchi, accentuando così «un disallineamento tra il numero degli studenti ammessi a frequentare i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e quello dei medici ammessi alla formazione specialistica», problema notoriamente grave a causa dell’imbuto formativo dovuto all’insufficienza delle borse per le scuole di specializzazione.

DIECI GIORNI Più che alla giustizia, toccherebbe alla politica trovare una soluzione al problema della grave carenza di specialisti. Siccome il termine per il ricorso scade il 16 giugno, Zaia conta così di arrivare a un confronto in questi dieci giorni. «Mi auguro che ci sia la possibilità di sedersi a un tavolo – dice il governatore – per evitare il prosieguo dell’impugnativa. Se così non fosse, ricorreremo in tutte le sedi appropriate per difendere e affermare le nostre buone ragioni». Angela Pederiva

IL CONFRONTO POLITICO Al ministro Francesco Boccia (Affari Regionali), il governatore Luca Zaia ha chiesto una mediazione. A destra la sede dell’Università di Padova a Treviso

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Il rettore Rizzuto: «Stupiti e delusi» Ciambetti: «Illogico» LE REAZIONI VENEZIA Non è solo la Regione: è anche l’Università di Padova a indignarsi per l’impugnazione della legge deliberata ieri dal Consiglio dei ministri. «Siamo profondamente stupiti e delusi», dichiara il rettore Rosario Rizzuto. L’annuncio del ricorso alla Consulta ha infatti colto tutti di sorpresa, considerando il fatto che due mesi fa il testo era stato approvato all’unanimità dall’aula di Palazzo Ferro Fini.

IL BO Secondo il Bo, la decisione di

Palazzo Chigi evidenzia un’incongruenza. «L’attivazione del corso – afferma Rizzuto – risponde ad una precisa volontà del ministero dell’Università e della Ricerca, che ha chiesto in questi anni agli atenei di aumentare i numeri relativi alla formazione di nuovi medici. Oltretutto stiamo parlando di un progetto che ha già ottenuto l’accreditamento formale della sede proprio dallo stesso ministero». Il rettore entra anche nel vivo dei rilievi di incostituzionalità, escludendo illegittimità in tal senso: «L’efficace collaborazione fra Università e Regioni su questo obiettivo non appare certo violare le compe-

tenze statali, ma anzi sostiene un importante impegno a favore dei futuri medici e del sistema sanitario, un impegno la cui importanza è risultata evidente anche nella recente emergenza dovuta alla pandemia Covid-19». Il percorso della legge propo-

DUE MESI FA IL TESTO ERA STATO APPROVATO IN CONSIGLIO REGIONALE CON NUMERI VISTI RARAMENTE IN AULA: 50 SÌ SU 50 VOTANTI

sta dalla Giunta, di cui era stata relatrice la zaiana Sonia Brescacin, era stato caratterizzato da una notevole trasversalità. Il testo era stato licenziato dalla commissione Sanità il 19 marzo, con la sola astensione del dem Claudio Sinigaglia, che ne era così diventato il correlatore nella plenaria del Consiglio regionale il 7 aprile. In quell’occasione il progetto era stato quindi approvato con numeri visti raramente in questa legislatura: su 51 eletti, avevano votato in 50 e tutti i 50 avevano detto sì. Il presidente leghista Roberto Ciambetti è furioso: «Durante l’emergenza in Italia sono stati mandati in prima li-

nea medici neolaureati. Abbiamo bisogno di sboccare i corsi di specializzazione, mentre nell’intera sanità c’è un autentico bisogno di professionisti, ma Roma che fa? Impugna la legge del Veneto che apriva corsi di laurea in una regione dove le Università hanno raggiunto livelli di eccellenza. Queste prese di posizione confliggono con la logica». Il capogruppo leghista Nicola Finco fa notare un’altra anomalia: «Il fondo sanitario viene già legittimamente utilizzato per finanziare i contratti di formazione specialistica dei medici, finanziando così la formazione sul campo in sede ospedaliera, e quindi a maggior ragione appare legittimo utilizzare lo stesso fondo per assicurare il finanziamento dei percorsi nella fase immediatamente precedente quella della formazione specialistica». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Pfas, riprende il processo Nella rete idrica 92 milioni milioni di euro.

BATTAGLIA LEGALE In questi mesi di sospensione del procedimento per il problema Coronavirus, le aziende hanno continuato a lavorare sia sul fronte dei cantieri sia su quello della programmazione della strategia processuale da adottare nel prossimo futuro. Lo sottolineano gli avvocati Marco Tonellotto (Acque del Chiampo) e Vittore d’Acquarone (Acque Veronesi), sottosrcivendo le parole del professor Angelo Merlin (Acquevenete e Viacqua): «In questa vicenda il danno ambientale è di portata sistemica perché l’inquinamento ha generato ingenti

perdite non solo all’impresa citata come responsabile civile, ma, come effetto domino, sull’intera economia danneggiando le società idriche, la Regione, lo Stato e soprattutto i cittadini che pagano le conseguenze attraverso la fiscalità generale». L’inchiesta ha ricostruito i fatti fino al 2013.

LE QUATTRO SOCIETÀ CHE GESTISCONO LA RETE: «IL DANNO AMBIENTALE È STATO DI PORTATA SISTEMICA»

«Ma questa data – ha aggiunto Merlin – non è un muro invalicabile. Ci sono state delle condotte successive che fanno parte dell’inchiesta bis della procura di Vicenza. Attendiamo quindi che si arrivi al compimento della “fase 2” delle indagini che dovranno stabilire due punti: il primo è la verifica se le condotte di Miteni nel 2015 abbiano portato al reato di inquinamento per il mancato funzionamento della barriera, l’altro è l’accertamento del reato di omesso ripristino della situazione ambientale, in quanto non risulta che i due responsabili civili nel processo in corso abbiano mai fatto qualcosa in proposito».

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PROTESTE Una manifestazione di fronte all’azienda Miteni

LE OPERE Intanto i lavori sulle condotte, promossi dalle società idriche, proseguono «in piena sicurezza» sotto la supervisione del commissario straordinario all’emergenza Nicola Dell’Acqua, è stato precisato. L’importo complessi-

vo dei cantieri è di 92,94 milioni di euro, investiti per opere già realizzate a partire dal 2013 e in via di realizzazione da qui al 2023. L’intero investimento è sorretto dai contributi ministeriali, oltre ai quali interviene il Piano d’Ambito. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 6 Giugno 2020

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IlVenetoelalottaalvirus

ILNUMERO DI“NEGATIVIZZATI”HA SUPERATO IERI UN’ALTRA BARRIERA

Ancorauna valanga di 13 milatamponi: positivolo 0,03%

+10

HANNOSUPERATODELTUTTO ILVIRUS4194VERONESI, SEGUITIDA3579PADOVANI, 2346VICENTINIEPOI2263 VENEZIANIE2085TREVIGIANI

L’AUMENTODELLEVITTIME DACOVIDNELLA GIORNATADIIERI

ILCONTOTOTALEADESSOÈ SALITOA1948:ILUTTIHANNO COLPITOSOPRATTUTTO NELLAZONAOVESTCON563 VERONESIE326VICENTINI

LA REGIONE E IL TEAM CHE HA FERMATO IL COVID. Il clinico invitato da Zaia: «Decisiva è stata la creazione delle terapie semi-intensive: ha ridotto il flusso di malati gravi»

«Èvero,ilvirus oraè clinicamente morto» Navalesi,ilgurudellarianimazione:«Conduesoli malatipositiviinterapiaintensiva,èsottocontrollo Esetorneràinottobresapremoreagireinpocheore» mai visto prima e che spero di non rivedere più. E ricordo bene che dissi anche in tv che il Covid non è una polmonite, perché ci eravamo accorti che i pazienti erano in stato ipercoagulativo, compresi quelli non gravi ricoverati nei reparti medici, con tutti i rischi del caso». Navalesi, pacato, difende da responsabile scientifico anche il famoso documento Siaarti (società di rianimazione) sull’eventualità di dover decidere a chi dare priorità nelle cure intensive in caso di troppo afflusso di malati gravi. Ma il Veneto non ci è mai arrivato: «Non ho mai dovuto scegliere di non ricoverare un paziente perché non c’era un letto». Perché il gruppo di clinici veneti - con Navalesi il primario pneumologo Andrea Vianello e altri - sapeva che rischiava il “tutto esaurito”, e invece «ci siamo inventati una “intercapedine” tra malattie infettive e terapia intensiva, una zona di terapia semi-intensiva con con una marea di letti. E abbiamo cambiato subito le linee guida introducendo la “fase intermedia”». «E noi come amministrazione - aggiunge Zaia - ci siamo buttati a comprare caschi Cpap per la ventilazione non invasiva dei pazienti, e tutte le altre attrezzature».

Piero Erle

«Quando si arriva a ricoverare in terapia intensiva per certi versi è una sconfitta, perché vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Noi in Veneto per il coronavirus abbiamo avuto al massimo un rapporto tra ricoveri totali e ricoveri in terapia intensiva al 20%: è forse il migliore d’Italia. Adesso i pazienti infetti in terapia sono due, quindi oggi dico che clinicamente questa cosa è sotto controllo. Vi garantisco che ho più pazienti con infezioni batteriche multiresistenti a Padova che quelli Covid dell’intera regione. Ha ragione il mio amico prof. Alberto Zangrillo del San Raffaele: il virus è clinicamente morto, lo dicono i numeri dei ricoveri attuali. A Padova stiamo guardando avanti: trapianti e tutto il resto». Paolo Navalesi, responsabile di Anestesiologia e Terapia intensiva dell’Azienda ospedaliera di Padova, è un vero e proprio guru della terapia intensiva che è stato in contatto con un luminare cinese spedito dal governo di Pechino in prima linea a Wuhan, ogni giorno con quelli della Lombardia e poi con quelli di Boston: «È stato lui il primo - spiega il governatore Luca Zaia che l’ha invitato ieri di fronte ai giornalisti - a parlare a livello nazionale che il problema non era tanto la polmonite, ma le trombosi create dai coaguli nei pazienti. È stato il nostro faro nello stendere le linee guida, specie nella fase più difficile, per la presa in carico dei pazienti più problematici».

PREVISIONI IMPOSSIBILI. Tor-

nerà il virus in autunno? «Chiunque ritiene di poter fare previsioni, è matto», risponde Navalesi. Ma aggiunge: «Io sono ottimista, non credo tornerà. E se siamo riusciti a reagire nel giro di giorni, adesso posso dirvi che siamo pronti a reagire nel giro di ore. Grazie al fatto che lavoriamo assieme: la ricerca scientifica fatta in squadra, osservando le evidenze cliniche. Non si fa buona clinica senza ricerca. E noi siamo stati fortunati ad avere un “ritardo” di sette giorni rispetto alla Lombardia, e siamo stati bravi a saperlo sfruttare». •

LA SCELTA VINCENTE. «Nulla

di quello che è successo - spiega Navalesi - io me l’aspettavo: ho sbagliato tutte le previsioni. E se devo dare una visione, a un certo punto abbiamo iniziato a guardare questo Covid come i bambini: una novità tutta da apprendere. È qualcosa che non ho

© RIPRODUZIONERISERVATA

Ilprof. PaoloNavalesi

Inunagiornatasoltanto4 infetti inpiù ILREPORT QUOTIDIANO Soltantoquattro casi di nuoviinfettiin più:trenel Vicentinoe uno nel Veronese.Significa che ancorauna volta inuna valangadi tamponi (oltre 13mila inuna giornata) sonorisultatipositivi solo lo0,03%deitest. Per una giornataquindi nonhanno registratoalcunnuovocaso bencinqueprovincesu sette:Padova,Venezia, Treviso,Belluno eRovigo. È ildatochepiù colpisce dell’ultimoreport di AziendaZerodiffuso ieri seradalla Regione.Con un’altranota positivaanche nelnumero di“attualmente positivi”:sonoscesiadesso sottoquota1200, a 1197, trascinandosiinparallelo

Unrepartodi terapia intensiva

ancheil numerodi persone posteinisolamento che adessoè a quota1145. Iricoveri sonoancora incalo, nelleultime 24 oredi altre31 persone:adesso sonosotto quota100 gli“attualmente positivi”nelle corsie,mentre i dimessidai repartisono saliti a3437. Eierii“negativizzati”sono salitioltre quota16 mila, precisamentea 16.029. Lapaginapiù nera rimane sempre quelladelle vittime legateall’epidemiada Covid 19:ieri sonosaliti dialtre10 unità(dicui noveinospedale) raggiungendoquota1948. Hannopianto nuovilutti tutte leprovince,eccetto Bellunese eRodigino chesonoormaida tempofermea 110 e 34 vittime.

LAPOLEMICA. Iconsiglieridemdel Venetocontro ladeliberasulle nuove dotazionidei reparti

IlPd vaall’attacco della sanità «Tagliano660 posti letto» Lareplicadell’assessore Lanzarin: «Nienteriduzioni, aumentiamo» Laura Pilastro

Un taglio di posti letto che sa di «colpo di mano». È quanto denuncia compatto il Partito democratico del Veneto che prende di mira la delibera della giunta regionale 552 del 5 maggio. Il provvedimento vara un “Piano emergenziale ospedaliero di preparazione e risposta ad eventi epidemici”, con un potenziamento deciso della disponibilità di posti letto su cui potranno contare gli ospedali in caso di nuova emergenza. «Peccato però – hanno sottolineato ieri i consiglieri dem regionali in videoconferenza - che lo stesso documento preveda di anticipare al 30 giugno l’adeguamento della dotazione delle strutture ospedaliere, previsto originariamente entro la fine

dell’anno. Ciò comporta il completamento del taglio di circa 500 posti letto, parte dei quali riguardano le lungodegenze, negli ospedali del Veneto, così come previsto dalle schede ospedaliere emanate un anno fa». Su queste premesse si fondano le due mozioni, a prima firma del vicepresidente Bruno Pigozzo, per «coinvolgere il Consiglio regionale nelle decisioni da prendere». Quella della giunta è una decisione «affrettata», secondo il capogruppo del Pd a palazzo Ferro-Fini, Stefano Fracasso, che sottolinea «il paradosso: nella stessa delibera che prevede l’aumento di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva, come indicato dal ministero della Salute, la Lega ha inserito una riga che obbliga i direttori generali ad

accelerare le chiusure di tutto il resto». È l’ex parlamentare del Pd, Margherita Miotto, a scendere nei dettagli numerici: «È previsto un taglio di 660 posti nel pubblico - 500 più 160 attribuiti alla mobilità attiva extra regionale - con un aumento di 270 posti nel privato, un’emorragia non coerente col fabbisogno sanitario, anche alla luce del blocco delle attività ordinarie». A passare agli esempi, il coordinatore del gruppo sanità del partito, Claudio Beltramello, che cita «la chiusura di reparti generalisti dell’ospedale di Castelfranco per passarli all’Istituto oncologico veneto». Un attacco all’esecutivo veneto non solo sui contenuti, ma sulle modalità operative: «Non c’è stato alcun passaggio in commissione e in Consiglio», hanno fatto notare in

StefanoFracassocapogruppoPd

coro Pigozzo e i consiglieri Anna Maria Bigon, Francesca Zottis e Andrea Zanoni, che hanno parlato di «ulteriore passo nel processo di indebolimento della sanità pubblica». Le risorse non mancano, ha aggiunto il segretario regionale del Pd, Alessandro Bisato: «Rispetto a fine febbraio, oggi abbiamo diversi miliardi in più sulla sanità». E a

proposito di risorse, Fracasso ha invitato Zaia a «prendere posizione sul Mes sanitario». Una richiesta che, a stretto giro, è arrivata all’attenzione del governatore. «Sul Mes non decide la Regione, ma il governo, dicano loro se lo vogliono», ha precisato il presidente. In serata, infine, è arrivata anche la replica dell’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin sul tema posti letto: «La delibera che secondo il Pd completerebbe il taglio di 500 posti letto, in realtà non solo non taglia niente, ma addirittura aumenta i posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, in conseguenza dell’emergenza coronavirus». E prosegue: «Al punto 5, si scrive di anticipare al 30 giugno l’adeguamento delle dotazioni degli ospedali veneti per attivare prima, cioè per aumentare i posti letto di intensiva e sub intensiva». Quanto alla polemica sulle lungodegenze, «che comunque non subiranno nessun taglio, con la contestuale attivazione dei posti di ospedale di comunità, faccio presente al Pd - conclude Lanzarin - che le vite si salvano nelle terapie intensive e sub intensive». • © RIPRODUZIONERISERVATA

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IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 6 Giugno 2020

ItentacolidellaPiovra

«Il mio auspicio è che le persone coinvolte nell’indagine contro la ’ndrangheta che hanno ricoperto ruoli nella pubblica amministrazione possano dimostrare la loro estraneità ai fatti - ha detto il sindaco di Verona, Federico Sboarina -. Se non dovesse essere così io e tutte le personeperbene diVerona saremmo schifati»

ILSINDACODIVERONA

Sboarina: spero siano estraneialle colpe

Ilriciclaggio del denaronelleattivitàdelNord

ILFENOMENO. L’allarme suscitatodaidati del Comitatoad hocdella Commissioneantimafia

Gliinvestimentimafiosi “scelgono”ilVicentino 100immobilisequestrati

Gli immobili sequestrati alla malavita

IlpresidentePretto (Lega): «Ibeni colpitiin tuttoilVenetosono 260 segno che questa regione è appetibile per la criminalità organizzata» Se c’è una cosa che non manca alla criminalità organizzata è il denaro. La mafia e la ’ndrangheta sono, a loro modo, illecito ovviamente, dei gruppi imprenditoriali molto redditizi. Il problema si presenta quando i soldi guadagnati devono essere riciclati, ripuliti e rimessi in circolo senza destare sospetti. Quale modo migliore di investirli direttamente in qualche piccola o media industria veneta? Magari sfruttando qualche momento di difficoltà economica per presentarsi al cancello con una salvifica, si fa per dire, iniezione di capitale per tenerla in piedi e aggirare gli ostacoli frapposti dalle banche al momento della richiesta di prestiti. «È proprio così – commenta Erik Pretto, il deputato leghista di Marano che presiede, nell’ambito della Commissione antimafia della Camera, il Comitato per l’analisi delle procedure di gestione dei beni confiscati e sequestrati alle mafie – il Veneto, e la provincia di Vicenza in particolare, fanno gola a questi criminali. Ce ne siamo accorti analizzando i dati degli immobili posti sotto sequestro dall’autorità giudiziaria in relazioni a indagini sulle infiltrazioni mafiose. Dei 260 immobili tolti dalla disponibilità della criminalità organizzata in Veneto, circa cento sono nel Vicentino, la provincia più gettonata. Seguono Padova, Verona e Venezia con una cinquantina tra appartamenti, box auto, terreni agricoli e negozi. Chiudono Treviso, con una decina di immobili, e Rovigo con un edificio adibito a magazzino».

Le società coinvolte in questo bailamme di incroci di partecipazioni sono una ventina. Almeno quelle scoperte finora. Ma il sospetto, suffragato da altri diversi movimenti sospetti di denaro, è che il fenomeno sia molto più diffuso. «A favorire l’inserimento di esponenti della mafia e della ’ndrangheta nel tessuto economico del Veneto – osserva Pretto – sono proprio i momenti di difficoltà economica. I banditi approfittano dei problemi finanziari delle aziende e a volte finiscono col rilevarne il capitale a danno dell’imprenditore locale. In Commissione antimafia abbiamo visto casi del genere e, tra missioni in Italia e negli Usa, e audizioni abbiamo ottenuto un quadro poco rassicurante. La consapevolezza aiuta però a tenere alta la guardia e a combattere questa diabolica regia del riciclaggio del denaro sporco». Appoggiando la lente sulla provincia di Vicenza, Pretto ha iniziato un giro tra i Comu-

Imomentidicrisi dell’economia favoriscono l’infiltrazionedi CosaNostranelle attivitàberiche Lapreoccupazione èchequestimesi diCovidabbiano creatonuovi presuppostiper altreincursioni

ni coinvolti per cominciare a ragionare sull’impiego di questi immobili che, come recita l’articolo 48 comma 3 lettera del Codice antimafia, «sono trasferiti per finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali, in via prioritaria, al patrimonio indisponibile del comune ove l’immobile è sito». Nel Vicentino i Comuni interessati sono 15 e dovranno decidere cosa fare di 44 appartamenti, 36 box auto, 2 fabbricati industriali, 6 case, 3 laboratori, 5 negozi, 9 magazzini, un terreno agricolo, un terreno edificabile, un’area urbana, un edificio di origine agricola, un fabbricato in costruzione. Il sequestro è un’arma efficace in grado di colpire gli interessi economici della mafia. «È un fatto ormai assodato – concorda Pretto - che il mezzo più forte per contrastare la malavita organizzata sia la privazione dei beni acquisiti grazie ai proventi delle attività illecite». La paura è che in questi mesi di Covid, durante i quali le imprese sull’orlo del fallimento stanno aumentando a dismisura, la piovra danarosa di mafia e ’ndrangheta si infili nei gangli vitali dell’economia. A questo proposito vanno ricordate le proposte del giudice vicentino Giuseppe Limitone e dell’avvocato Fabio Sebastiano, tradotte anche in una mozione dall’on. Pierantonio Zanettin, di modificare le norme in materia per evitare una slavina di richieste. Resta il fatto che il Covid potrebbe trasformare in pandemia il morbo della criminalità nel tessuto sano dell’economia vicentina e veneta. • © RIPRODUZIONERISERVATA

VENEZIA

una cinquantina di immobili suddivisi tra appartamenti, case, box auto, terreni, fabbricati industriali e magazzini

una cinquantina di immobili tra appartamenti, box auto, terreni agricoli, negozi

nel Vicentino sono una quindicina i Comuni interessati dalla presenza di questi beni immobili

VERONA

TREVISO una decina di immobili tra appartamenti, terreni, case, box auto una cinquantina di immobili tra appartamenti, box auto, terreni agricoli, negozi

ROVIGO un immobile adibito a magazzino

Fonte: Comitato per l’analisi delle procedure di gestione dei beni confiscati e sequestrati alle mafie

Lecifre

260

IMMOBILISEQUESTRATI INVENETOPERMAFIA

IntuttoilVeneto sonostati sequestraticirca260 beni immobili,tra appartamenti, negozi,magazzinieterreni. Vicenzaè la primaprovincia concentoimmobili.

20

LESOCIETÀCOINVOLTE NEISEQUESTRI DIIMMOBILI

I260immobili postisotto sequestrodall’autorità giudiziaria fanno riferimento auna ventinadisocietà industrialioperativeintutto ilVeneto.

50

IMEMBRI DELLA COMMISSIONEANTIMAFIA

LaCommissione parlamentarediinchiesta bicameralesulfenomeno dellemafieè composta da25 deputatie da25 senatori.

13

IMEMBRI DELCOMITATO PERISEQUESTRI DEIBENI

IlComitatoper l’analisi delleproceduredigestione deibeni confiscatie sequestratialle mafiesi componedi13membri ed è presieduto da Erik Pretto.

L’EGO-HUB

Marino Smiderle

PADOVA

un centinaio di immobili appartamenti case box auto magazzini negozi terreni agricoli laboratori

VICENZA

L’EVENTO. Ildeputato vicentino spiegaleopportunitàperil territorio

«Unconvegnoin autunno perdecidere cosafarne» Gliedificiconfiscati possonoessereassegnati aiComuni che decidono qualesaràla destinazione Che fine fanno i beni, mobili e immobili, sequestrati alla criminalità organizzata? La legge in materia è piuttosto chiara e prevede che vadano assegnati al Comune interessato. «Gli enti territoriali, anche consorziandosi o attraverso associazioni - recita la norma - possono amministrare direttamente il bene o, sulla base di apposita convenzione, assegnarlo in concessione... ad enti, ad associazioni o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti, nonché al-

ErikPrettodurante lamissione negliStatiUniti perl’antimafia

le associazioni di protezione ambientale riconosciute, ad altre tipologie di cooperative purché a mutualità prevalente, fermo restando il requisi-

to della mancanza dello scopo di lucro, e agli operatori dell’agricoltura sociale». Il problema pratico è che, per vari motivi, non sempre i

hanno messo in difficoltà diverse aziende. Tante ditte sono in crisi, e la circostanza può fare gola alle cosche, che operano con modalità criminali sotterranee, ma che abbiamo imparato a conoscere». Non solo: anche le opere pubbliche, e i fondi che arrivano dal governo per le imprese che devono ripartire, possono indurre le organizzazioni strutturate del Sud Italia, ma con vivaci contatti in Veneto, a sfruttare l’occasione per arricchirsi. «Dobbiamo lavorare in modo attivo, mettendo insieme in particolare le grandi capacità investigative e informative soprattutto della guardia di finanza e dei carabinieri, che sono più capillari sul territorio. Le fiamme gialle, poi, sono in grado di cogliere quelle spie economiche che

possono far scoprire l’esistenza di qualche sodalizio criminale. Per questo, lavorare in sinergia è fondamentale; noi magistrati poi ci premuriamo di tenere un raccordo immediato coi colleghi dell’antimafia». Negli ultimi anni, sono stati diversi gli episodi che hanno preoccupato gli inquirenti e sui quali sono state avviate specifiche attività. Si va da alcune bancarotte all’utilizzo di capannoni per stipare rifiuti di oscura provenienza (quando è emersa, era campana), ad incendi dolosi, fino al sequestro di 7 quintali di cocaina in un container che doveva avere delle pelli. «È un fronte che ci tiene costantemente all’erta, non possiamo lasciare spazio alle mafie». •

L’INTERVENTO.IlprocuratoreOriettaCanova analizza lapresenza delle organizzazionicriminali nella provincia berica

«Itimori ci sono, attenzione altissima» «Con l’epidemia le aziende in crisi diventanoappetibili perlemafie» Diego Neri

«I cosiddetti reati spia, cioè i segnali della presenza della criminalità organizzata, ci sono anche nel Vicentino, da tempo. Per questo i timori che le cosche si possano infiltrare in maniera marcata nel nostro tessuto economico e sociale ce li abbiamo, eccome. Ma è anche per questo che l’attenzione da parte della procura, la nostra e soprattutto quella distrettuale

di Venezia, e delle forze dell’ordine, è molto elevata». Il procuratore Orietta Canova non si nasconde. L’indagine che ha portato l’altra mattina ad arrestare 23 persone ritenute vicine alla ’ndrangheta, due delle quali residenti nel Vicentino, non l’ha stupita. Anzi. «La procura distrettuale del Veneto ha avviato da tempo un efficace coordinamento con il territorio, coinvolgendo, oltre alle procure, an-

che le forze dell’ordine e le prefetture. L’argomento criminalità organizzata è al centro di diversi incontri, anche in seno al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto, sia per illustrare i risultati delle indagini, sia per analizzare i fatti di cronaca, sia per studiare delle strategie condivise». Il momento, sottolinea Canova, è particolare e mai come in questi mesi l’interesse investigativo deve essere puntuale. «Il Vicentino ha una realtà economica ricca, e già questo attira la criminalità organizzata. Adesso, poi, la pandemia e il lockdown

Ilprocuratore di VicenzaOrietta Canova

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PADOVA

SABATO 6 GIUGNO 2020 IL MATTINO

25

Museo della medicina in crisi

Musme, scatta l’operazione salvataggio Da Comune e Provincia 20mila euro ciascuno in più rispetto alla loro quota. La Regione dice sì, resta da definire l’importo Elena Livieri

meno 140 mila euro.

Lunga vita al Museo della Storia della Medicina di Padova: i soci della Fondazione Musme salveranno dalla crisi lo spazio espositivo che ha fatto dell’interattività il suo punto forte, capace di attrarre solo nel 2019 oltre 50 mila visitatori e 900 scolaresche, incuriositi dai segreti del corpo umano e dalle scoperte della medicina. Alla fine è stato un sospiro di sollievo quello che ieri ha potuto spegnere le prime cinque candeline del Musme. E anche se è ancora presto per essere certi che il pericolo sia scampato, ci sono certamente i presupposi perché l’aria di crisi venga spazzata via. Provincia e Comune di Padova hanno confermato che implementeranno la loro quota di partecipazione. La stessa Università di Padova ha confermato la sua volontà di sostenere il Museo con alcune iniziative capaci di drenare risorse, posizione replicata dalla Regione che si è data ancora una settimana per decidere in quale forma - e in quale misura - fare la sua parte. Il presidente Francesco Peghin, primo a lanciare il grido di allarme per le sorti del Musme, è uscito soddisfatto dall’incontro.

LA REGIONE

PIÙ SOLDI

Sia la Provincia che il Comune di Padova, dopo che il presidente Fabio Bui e lo stesso sindaco Sergio Giordani si erano esposti nei giorni scorsi dicendosi pronti a fare la loro parte, avrebbero messo sul piatto ventimila euro ciascuno da aggiungere alle quote che già versano annualmente per il Musme. Palazzo Santo Stefano arriverebbe così a 50 mila euro per quest’anno, mentre Palazzo Moroni a 40 mila. Una cifra che comunque non arriva a coprire nemmeno la metà di quanto la società Palazzo della Salute che gestisce il museo ha calcolato essere necessaria da qui fino a fine anno per garantire la sua sopravvivenza, ovvero al-

Anche la Regione nei giorni scorsi, direttamente con l’assessore alla Cultura e al Territorio Cristiano Corazzari, aveva assicurato il suo sostegno. «L’impegno della Regione ci è stato confermato nel corso della riunione» riporta il presidente Peghin, «tuttavia l’assessore si è riservato a

Il presidente Peghin «Ora Palazzo Balbi può fare la parte del leone per aiutarci» un secondo momento di definire le modalità con cui questo sostegno arriverà». La Regione Veneto ha messo solo il primo anno di vita del Musme un contributo di 50 mila euro, per poi ridurlo a soli 10 mila euro. «Credo che uno sforzo in più possa e debba essere fatto» suggerisce Peghin, «anzi credo che la Regione in questa partita possa fare la parte del leone. Lo stesso assessore Corazzari ha riconosciuto che il Musme è un’eccellenza non solo padovana ma di tutto il Veneto. Quindi un sostegno straordinario per superare questo momento così particolare sarebbe auspicabile». SPONSOR

Rilanciato anche l’appello per trovare sponsor privati: «Come Cda abbiamo condiviso l’opportunità di perseguire la ricerca di sponsor e mecenati privati» conferma Peghin, «ritenendo che non manchi la sensibilità nel nostro territorio. Personalmente sono ottimista e fiducioso che la situazione si risolverà. E ringrazio i soci per la disponibilità e l’attaccamento che hanno dimostrato al Musme: siamo tutti consapevoli del valore di un museo dedicato a uno dei tratti distintivi di questa città, che è la Medicina e la sua scuola». —

il PrroGetto

Tre volontarie europee salutano Esapolis Tre volontarie del Corpo europeo di solidarietà hanno concluso un anno di esperienza a Esapolis nell’ambito del progetto “Intercultural learning and mobility for young people”. Le ragazze, Anna Morozova, Ruth Coya e Hanna Michaelsen provenienti rispettivamente da Russia, Spagna e Germania, rientreranno a casa dopo questi mesi di emergenza e dopo l’attività formativa a Padova. L’esperienza e i risultati raggiunti sono stati illu-

strati, oltre che dalle protagoniste, dal vice presidente e consigliere delegato alle Politiche europee della Provincia di Padova Vincenzo Gottardo e da Enzo Moretto direttore di Esapolis. Erano presenti anche i rappresentanti dell’associazione Xena, ente capofila del progetto. «L’Europa è la nostra casa comune e in questi tempi di emergenza abbiamo tutti il dovere di fare la nostra parte per rinforzarne le fondamenta» ha spiegato Gottardo. —

Il Polo museale di via San Francesco è stato inaugurato nel 2015 Oltre 185 mila visitatori da tutta Italia e stranieri e 2741 scolaresche

Cinque anni in continua ascesa con la scienza a portata di click IL COMPLEANNO

I

eri il Musme ha compiuto i suoi primi cinque anni di vita, un periodo che ha permesso a questo polo museale dedicato alla Storia della Medicina e alla divulgazione medica e scientifica di imporsi fra le eccellenze del territorio, eguagliando e superando nelle classifiche dei siti più quotati realtà come il Santo e la Cappella degli Scrovegni. «Come Fondazione Mu-

sme» sottolinea il presidente Francesco Peghin, «desidero sottolineare l’importanza dei progetti di promozione della salute pubblica. Per questo abbiamo dato massima collaborazione a iniziative di valore sociale con la partecipazione a eventi di promozione di buone pratiche di salute e benessere, come il progetto per contrastare l’abitudine al fumo degli adolescenti, o le recenti esposizioni sull’alimentazione e i vaccini. Iniziative, rese possibili dalla collabora-

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per comunicare il concetto di sport come veicolo e medicina per il superamento di ogni barriera e per una visione inclusiva della società. Il Museo ha raggiunto finora 185 mila visitatori provenienti da tutta Italia e dall’estero e 2471 scolaresche. Numeri in costante ascesa, se non si fossero bloccati, come in tutte le altre realtà nazionali, a causa della pandemia. Ma anche a porte chiuse, il Musme ha continuato la sua attività di divulgazione organizzando “live tour” in diretta Instagram, visite guidate virtuali, laboratori didattici per famiglie e per bambini. Ora mette in cantiere i centri estivi e pensa già ad altre iniziative come spettacoli teatrali multimediali e la nuova nicchia dedicata al Fegato e all’eccellenza padovana nei trapianti e nella cura di questo organo. —


PADOVA

SABATO 6 GIUGNO 2020 IL MATTINO

23

I nodi della sanità

Ospedale, Giordani “blinda” Flor «Se va via lui si ferma il nuovo polo» Il sindaco si schiera con Zaia sulle procedure sprint modello Ponte Morandi: «Le chiederò al governo» Claudio Malfitano

«Non voglio neppure pensarci». L’eventualità che non sia più Luciano Flor il dg dell’Azienda ospedaliera è vista come una iattura dal sindaco Sergio Giordani. Soprattutto in chiave “nuovo ospedale”. Flor è l’uomo che negli ultimi 4 anni ha seguito, passo dopo passo, il complesso iter burocratico culminato nella firma dell’accordo di programma lo scorso 22 aprile. E che ora sta impostando il lavoro per il bando di progettazione e la futura assegnazione dei lavori. «Come per i sindaci, quando ne arriva uno nuovo va a finire che boccia tutto quanto è stato fatto dal predecessore. Mentre io sono per la continuità», dice il primo cittadino a microfoni spenti. BUON SENSO E SERENITÀ

L’eventualità di un addio di Flor sembra comunque scongiurata, dopo lo scontro con il

super manager della sanità regionale Domenico Mantoan a causa delle “pagelle” dei direttori generali che hanno visto l’Azienda ospedaliera padovana relegata in ultima posizione a causa di un sistema di valutazione basato su criteri molto criticati. A calmare le acque è intervenuto il governatore Luca Zaia che ha confermato la fiducia in Flor, soprattutto dopo la sollevazione della sanità padovana a difesa di un policlinico cittadino che ha dimostrato nei mesi scorsi la sua eccellenza nel combattere la pandemia da Covid-19. Il dg trentino però ha un contratto in scadenza il 31 dicembre prossimo. «Sono certo che il buon senso di Zaia unito alla responsabile azione di tutti abbia già riportato questo episodio sui binari di serenità che faranno vincere Padova», riflette il primo cittadino in una nota. Anche perché non servono le griglie di valutazione, parlano i

Infermiere davanti al polo di via Giustiniani e, a destra, Sergio Giordani (in alto) e Luciano Flor

fatti: «Padova è un modello in termini di cure, di tempestività nell’assistenza, nella capacità di aver evitato focolai all’interno della struttura sanitaria, nel garantire una mortalità contenuta». PROCEDURA PONTE MORANDI

«Con Flor ho un rapporto trasparente, di grande stima e di grande operatività. E gli riconosco la tenacia nel perseguire l’obiettivo del nuovo ospedale», prosegue Giordani. Che non arretra di un millimetro rispetto al progetto del doppio polo sanitario. Il primo interesse è che partano i lavori della nuova Pediatria, primo tassello di un puzzle che prevede l’intera riqualificazione dell’area del Giustinianeo, con la nascita del Parco delle Mura. E poi il polo dell’innovazione e della didattica a Padova Est, nell’area da 500 mila metri quadri di San Lazzaro, consegnata a titolo gratuito dal Comune alla Regione. Con il sogno del campus universitario e di un polo internazionale di ricerca biomedicale. Tutte cose che Flor conosce a menadito. «Il governatore Zaia ha chiesto procedure speciali, stile Ponte Morandi, per il nuovo ospedale di Padova? Sono d’accordo, credo che Flor sia in grado di realizzarlo in 4 anni – aggiunge Giordani – Nel mio piccolo cercherò di fare di tutto per ottenere questa possibilità dal governo». —

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2 • 5 giugno 2020

OPERAZIONE “ISOLA SCALIGERA” DELLA PROCURA DISTRETTUALE/2

“Verona non va associata alla mafia” Per il sindaco Sboarina vanno evitate uove infiltrazioni ma estirpate quelle vecchie SEGUE DALLA PRIMA “Miglioranzi? Per come lo conosciamo riesce difficile credere in un suo coinvolgimento con la criminalità organizzata. Gli auguro di poter dimostrare la sua estraneità ai fatti e ai reati contestati”. Taglia corto il deputato, e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia oltre che presidente del consiglio comunale di Verona, Ciro Maschio, all’indomani della clamorosa operazione denominata “Isola scaligera”, che ha portato in carcere una ventina di persone e spedito ai domiciliari l’ex presidente di Amia Andrea Miglioranzi. “Gli auguro - ha aggiunto Maschio - di poter dimostrare la sua estraneità ai fatti e ai reati contestati. In ogni caso ai sensi dello Statuto Miglioranzi è stato immediatamente sospeso dal Movimento”. Ma non si è fermato qui aggiungendo un dato politico. “Inoltre ricordo che le indagini - che nessuno poteva conoscere - si riferiscono a fatti 2018 mentre lui è entrato in Fdi nel 2019. Quindi Fratelli d’Italia non ha niente a che fare con tutto questo e nessuno si azzardi a provare a gettare fango sul nostro Movimento, che da sempre ha nel proprio Dna la legalità e la lotta senza tregua alla mafia, o ne risponderà in ogni sede. Come Deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia e come Presidente del Consiglio comunale di Verona esprimo ringraziamento alla Dda e alle Forze dell’Ordine per il lavoro svolto nell’operazione Isola Scaligera. Un risultato importante nella lotta alla criminalità organizzata. La pericolosità delle infiltrazioni mafiose nel territorio veneto è evidente e dobbiamo combatterla senza mai abbassare la guardia, nel territorio e nella pubblica ammi-

Il presidente del consiglio Ciro Maschio e il sindaco Federico Sboarina

nistrazione”. EVITARE INFILTRAZIONI Sui risvolti politici della clamorosa operazione è intervenuto anche il sindaco: "La giustiziaha detto Sboarina - deve fare il suo corso e accertare le responsabilità. La nostra città non può essere associata a attività illecite, tantomeno di stampo mafioso. Ho sempre detto, senza mezzi termini, che le mafie di qualsiasi tipo mi fanno orrore, a maggior ragione se hanno a che fare con amministratori pubblici. A Verona stia-

mo lavorando per erigere muri invalicabili alle infiltrazioni, proprio pochi giorni fa con il prefetto abbiamo lanciato l'allarme perché l'attuale crisi economica può essere terreno fertile. Dobbiamo fare di tutto per evitare nuove infiltrazioni, ma devono essere estirpate anche quelle vecchie". STAGIONE TORBIDA Il movimento civico traguardi resta garantista, ma dice che al di là delle singole persone c’è una cappa pesante che da anni schiaccia Verona. “Se gli appa-

rati dello Stato – in primis la Prefettura – sono sempre stati vigili, si legge in una nota, è la città nel suo complesso che deve aprire gli occhi, per liberarsi da una presenza che negli ultimi anni è penetrata con sempre maggiore violenza nel nostro tessuto economico, sociale e politico. Ammettere la presenza della criminalità organizzata a Verona non è un segno di debolezza, ma il primo passo per permettere alla città di reagire, doppiamente urgente in un momento come questo, con la crisi economica che rende la malavita ancora più forte, grazie alla grande disponibilità di denaro, e decisa a infiltrarsi nel nostro territorio. Non possiamo accettare nemmeno il sospetto di torbide vicinanze tra la ‘ndrangheta e parti della nostra pubblica amministrazione pubblica, Verona reagisca subito con una massiccia operazione di trasparenza per ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni, partendo proprio dalle aziende partecipate, dove spesso si annidano clientelismi e opacità di ogni genere. Traguardi lo ha ripetuto dal giorno del suo ingresso in Consiglio Comunale, ma da oggi lo farà con vigore ancora maggiore”. LEGAMI CON LA POLITICA “La maxi operazione anti Ndrangheta a Verona certifica, ancora una volta, la presenza ormai radicata della criminalità organizzata anche in Veneto. Purtroppo non ci sorprende visto che lo denunciamo da tempo, a differenza di chi si ostina a dire, con voce sempre più flebile, che al Nord la mafia non esiste. Come se avessimo degli anticorpi speciali”. Così Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico commenta l’indagine”.

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MESTRE

SABATO 6 GIUGNO 2020 LA NUOVA

tribUnale

Invalido dopo l’infortunio richiesta danni per 1,3 milioni L’incidente sul lavoro avvenne tra Campalto e Tessera e risale al dicembre del 2016 L’operaio ha riportato un’invalidità pari al 70%

L’incidente sul lavoro era stato drammatico. Un nonnulla dal diventare fatale. N.A., 49 anni, stata lavorando tra Campalto e Tessera, assistendo alla perforazione del manto stradale durante le opere per realizzazione della variante alla statale Triestina, quando all’improvviso un pezzo della trivella si era spezzato e l’aveva colpito in pieno petto: l’uomo era stato trasportato d’urgenza all’ospedale all’Angelo, con il torace e le braccia gravemente feriti. Ne erano seguiti interventi chirurgici e lunghe riabilitazioni. Era il 15 dicembre 2016 e da quell’incidente sono seguiti mesi di malattia e un’invalidità permanente del 70%: un trauma fisico e psicologico che - secondo il suo legale,

l’avvocato Giorgio Caldera e le risultanze della consulenza del medico legale di parte - permangono tutt’oggi, tra angoscia depressiva e deficit funzionale a livello del braccio destro e della schiena. Dei giorni scorsi, il ricorso al Tribunale civile di Padova, con una richiesta di risarcimento danni per 1,3 milioni di euro, nei confronti dell’allora datore di lavoro, l’Intercantieri Vittadello Spa di Limena (Padova), e della società Santacroce di Somma Vesuviana, che aveva sub-noleggiato il macchinario dalla Irritrivel Srl. Su quell’incidente è ancora aperta l’inchiesta penale, che per quanto riguarda la Vittadello e la ditta produttrice della trivella (la Solimec), si era conclusa con una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero (impugnata dal legale dell’operaio) e il deposito degli atti nei confronti dei vertici di Santacroce e Irritrivel. Vicenda penale tuttora aperta. Nel corso dell’inchiesta, il

la sentenza

Operaio morì d’amianto Risarcimento più alto La pensione di reversibilità non può essere “scontata” dai danni patrimoniali dovuti a una vedova - o un vedovo che ha visto il proprio congiunto morire a causa del loro lavoro. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Venezia, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Enrico Cornelio per conto di una signora e delle sue tre figlie, dopo la morte del marito e padre per mesotelioma pleurico: un altro lavoratore delle Ferrovie dello Stato morto per esposizione all’amianto. In primo grado, il Tribunale aveva sì riconosciuto un risarcimento di 170 mila euro a testa ai familiari (dopo aver liquidato all’uomo, prima della sua morte, 450 mila euro di danni), ma - spiega l’avvoca-

to Cornelio - «aveva negato alla vedova il danno da perdita economica dei benefici della convivenza, considerando che si avvantaggiava della pensione di reversibilità. Un punto cruciale sia per l’Inps sia per le rendite di reversibilità Inail. Ma le sezioni unite della Cassazione hanno stabilito che il danneggiante non può giovarsi del pagamento da parte dell’ente previdenziale per ridurre il proprio risarcimento, anche tenendo conto che la pensione di reversibilità deriva anche dai contributi pagati dal lavoratore». Ed è a questa sentenza che la Corte d’Appello di Venezia ha fatto riferimento, nel riconoscere alla famiglia - oltre al danno per la perdita del congiunto e anche per la depressione, certificata dal medico

il bilancio dell’attività dei carabinieri

Calano rapine e furti In un anno 35 episodi di violenza di genere Calano rapine, furti e reati legati alla droga. In crescita, seppur di poco, le truffe on-line. È il bilancio dell’ultimo anno di attività del Comando dei carabinieri, realizzato come di consueto per la cerimonia del 206esimo anniversario della fondazione dell’Arma festeggiato ieri mattina a Mestre dal Prefetto, dal comandante provinciale Mosè De Luchi, dal comandante

La cerimonia di ieri

consulente della Procura l’ingegner Mario Piacentini aveva individuato come causa del grave incidente il cedimento e rottura “per fatica meccanica” della piastra su cui era agganciato il capofune dell’organo principale delle perforatrice: un deterioramento che sarebbe stato evidente a occhi esperti. Ora la difesa del lavoratore si muove a livello civile, tornando a chiedere la responsabilità contrattuale del datore di lavoro e della società che ha noleggiato l’impianto. «Da un giorno all’altro», sostiene l’avvocato Caldera, «il Signor N.A. si è visto privato della sua attività lavorativa, del suo ruolo di capofamiglia, dovendo dipendere anche per i comuni atti della vita quotidiana dalla moglie e dai due figli, condizionando anche le vite di questi ultimi». Le parti citate si potranno costituiranno con i propri legali: la parola passa ai giudici civili. — R.D.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA

legale, che ha colpito la vedova - anche il risarcimento patrimoniale. Aumentato, quindi, il risarcimento finale, rispetto a quanto decretato dal giudice in primo grado: la Corte d’Appello ha condannato Rete Ferroviaria Italiana Spa a versare 250 mila euro alla moglie dell’uomo (più 4 mila euro di spese funerarie) e 200 mila euro a ognuna delle tre figlie. Un risarcimento complessivo, di oltre 1,3 milioni di euro, quindi. E il riconoscimento alla pensione di reversibilità. L’uomo aveva lavorato alle dipendenze delle Ferrovie dal 1966 al 1991, anni durante quali era stato esposto all’inalazione delle pericolosissime fibre di amianto, all’epoca utilizzate nella coibentazione dei vagoni. L’azienda si era difesa sostenendo che l’esposizione non potesse essere riconducibile alle Ferrovie, dal momento che l’uomo aveva lavorato precedentemente anche in cantieri navali. Di diverso avviso i giudici. — R.D.R.

del quarto battaglione Veneto Giovanni Occhioni. In segno di rispetto ai caduti dell’Arma, è stata deposta una coronadi fiori al monumento nel piazzale in viale Garibaldi. Oltre alla rassegna delle principali operazioni negli ultimi 12 mesi (tra le tante, l’indagine Tsunami di Chioggia che ha sgominato un enorme giro d’affari legato allo spaccio cittadino con ben 25 arresti), balza agli occhi il calo dei reati commessi nell’ultimo anno: rapine -10%, furti -15%. Durante i mesi di emergenza sanitaria, poi, le chiamate al 112 sono state ben 50.939. Durante le stesse settimane di lockdown, a diminuire sono state soprattutto le rapine (-64%), i furti (-72%) e il contrasto ai

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L’iniziativa degli agricoltori della Cia a favore della Caritas veneziana «Le richieste delle persone bisognose triplicate in questo periodo»

Mele, patate e radicchio Venti quintali di prodotti per aiutare 450 famiglie rese povere dal virus LA SOLIDARIETÀ

ele del Trentino, carote, radicchio e patate di Chioggia e del Padovano. Venti quintali di prodotti articoli sono stati donati ieri da Ases - Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, la ong della Cia - alla Caritas di Venezia che a sua volta li ha distribuiti a 450 famiglie bisognose. All'arrivo del carico erano presenti il direttore della Caritas veneziana, Stefano Enzo, il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini, quello di Cia Padova, Roberto Betto e quello di Cia Venezia, Paolo Quaggio. «Oggi il numero dei nuovi poveri è cresciuto», ha spiegato Mario Quaresimin, vicepresidente nazionale di Ases, «anche a causa dell’emergenza coronavirus. C’è uno spaventoso incremento di persone preoccupate perché non sanno a chi chiedere aiuto, non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi, per la prima volta, in difficoltà». Ecco perché ASeS-Cia ha organizzato questa campagna, che ha luogo nella prima settimana di giugno e culminerà il giorno 7 in occasione del World Food Safety. «La nostra intenzione è quella di coordinare la campagna in Italia con iniziative analoghe e contemporanee presso le sedi estere di ASeS in Paraguay, Senegal e Mozambico». Sono stati scelti prodotti orticoli con scadenza non ravvicinata (dal radicchio alla carote, dalle mele fino alle patate). I 20 quintali hanno consentito la realizzazione di 450 “buste della spesa” che la Caritas ha distribuito. «Questa iniziativa», ha specificato il direttore della Caritas sottolineando che le richieste delle persone bisognose a causa del Covid so-

M

reati legati agli stupefacenti (-22%). Allargando la lente d’ingrandimento, nell’ultimo anno le chiamate arrivate al 112 sono state ben 141 mila. Tra pattugliamenti e perlustrazioni, i servizi svolti sono stati circa 35 mila mentre le attività di contrasto alla criminalità (in collaborazione con l’autorità giudiziaria) hanno portato all’arresto di 582 persone. Trentacinque gli arresti per episodi di violenza di genere, con 274 denunce in stato di libertà e 42 allontanamenti dalla casa familiare. Un’attività, quest’ultima, che i carabinieri portano avanti in stretta collaborazione con i centri antiviolenza dei comuni dell’intera provincia. — E.P.

Le mele messe a disposizione dalla Cia

no triplicate, «ci ha fatto riscoprire i valori essenziali. Abbiamo imparato che siamo deboli ma che con l’aiuto che viene dalla terra, dal lavoro dell’uomo, possiamo avere fiducia nel futuro. Con questa donazione potremo aiutare 450 famiglie che si sono rivolte alle nostre strutture, le quali si aggiungono a quelle che avevamo già in carico». «Il virus», ha aggiunto Passarini, «non risparmia nessuno, non è un problema degli altri, è un problema nostro, di tutti. Era doveroso intervenire con un gesto di solidarietà nei confronti di chi sta peggio di noi perché nessuno può e deve sentirsi escluso in questo momento drammatico». «Agricoltura, solidarietà e

sviluppo», ha dichiarato Quaggio, «cioè le parole che formano il nome dell’associazione, riassumono il carattere di questa iniziativa e lo spirito degli agricoltori. Pochi giorni fa una nostra azienda è stata danneggiata da un incendio. Anche in quel caso si è messa in moto la macchina della solidarietà, con aiuti provenuti anche fuori dal mondo Cia: segnali incoraggianti». «Il mio auspicio», ha concluso Betto, «è che la politica si accorga del valore dell’agricoltura, che è stato essenziale durante il lock-down ma che continua ad esserlo quotidianamente. È un lavoro bellissimo ma che spesso è poco riconosciuto». — MARTA ARTICO


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REGIONE

SABATO 6 GIUGNO 2020 LA TRIBUNA

Coronavirus: il fronte sanitario

Colpito l’intero Veneto con “picchi” nella Marca Trevigiana nel Veneziano e nel Padovano. Decessi saliti a quota 1948 Filippo Tosatto / VENEZIA

Il virus batte in ritirata ma alle sue spalle la scia di vite spezzate è drammatica: dieci i decessi registrati (nove negli ospedali e uno fuori dagli ospedali), circostanza che fa lievitare a 1948 il bilancio della mortalità in Veneto. Una coda avvelenata che investe, per quanto riguarda i soli ospedali, la quasi totalità della regione: la Marca (1 vittima a Treviso, 1 a Oderzo); Mestre e Dolo nel Veneziano (con numeri analoghi); Camposampiero nell’Alta Padovana (+2) dove però i casi validati ieri risalirebbero a mesi fa; il Veronese con Villafranca e Negrar (+2); fino a Vicenza dove si è spento l’ultimo paziente. Una doccia gelida a dispetto dell’andamento rassicurante del report mattutino che confermava la flessione di contagi e ricoveri.

Il professore Paolo Navalesi

Ma Navalesi, direttore delle terapie intensive non cambia valutazione «Il Covid sta sparendo»

«Nell’emergenza la Regione ci ha aiutati il ministero della Salute ci ha offerto frattaglie»

«ANDATA D’AUTUNNO? SONO OTTIMISTA»

Eppure, la valutazione degli esperti non cambia. «Il Covid 19 non c’è sostanzialmente più, concordo con l’amico Alberto Zangrillo. Oggi in rianimazione ho più pazienti affetti da infezioni batteriche che da coronovirus, la pandemia è ormai alle nostre spalle». Al briefing del governatore, Paolo Navalesi, docente universitario e direttore di Anestesiologia e terapia intensiva all’Azienda

ospedaliera di Padova, sposa così la diagnosi del primario del San Raffaele («Il virus è clinicamente morto») liquidata viceversa come «una follia» dal virologo Andrea Crisanti.

co dei pazienti critici», il prologo di Luca Zaia, che cede la parola all’ospite, lesto a ricapitolare la strategia di cura rivelatasi vincente e capace di ridurre la mortalità ad un quarto di quella lombarda. «Non mi aspettavo nulla di ciò che è successo», esordisce «e spero non rivederlo mai più. Abbiamo fatto tesoro degli scambi quotidiani con i medici di Wuhan e all’inizio di marzo, quando i ricoveri si moltiplicavano e Milano si avviava alla saturazione dei posti letto, la scelta condivisa con Andrea Vianello (il primario di fisiopatologia respiratoria ndr) è stata quella di modificare il protocollo creando un’intercapedine, un passaggio intermedio tra malattie infettive e rianimazioni che evitasse di esaurire la disponibilità di queste ultime, privilegiando invece il più possibile le cure subintensive, rafforzate grazie all’aiuto della Regione che, pur nella difficoltà del momento, è riuscita a fornirci tutti i materiali e la tecnologia richiesti. Dal ministero della salute, invece, è arrivata soltanto l’offerta di frattaglie. Rifiutate». IL RICORSO ALLE CURE SUBINTENSIVE

GLI SCAMBI QUOTIDIANI CON WUHAN

Ma l’incessante battibecco tra scienziati non ruba la scena al tema del giorno: «Nell’emergenza, il professore è stato il nostro faro nella presa in cari-

A riguardo, il clinico è l’inventore di un casco di ventilazione che gli vale le royalties del brevetto... «Da mesi, a scanso di conflitti d’interesse, evito di ordinarne anche un solo esem-

REPORT DEL 05.06 ORE 17

Casi attualmente positivi

Deceduti in ospedale + extraospedale

Negativizzati virologici

3.844

0

58

291

3.495

88

0

1

3

84

Treviso

2.661

0

260

316

2.085

Venezia

2.666

0

113

290

2.263

162

Verona

5.103

+1

346

563

4.194

332

Vicenza

2.851

+3

179

326

2.346

115

Belluno

1.175

0

87

110

978

139

Rovigo

442

0

10

34

398

72

Domicilio fuori Veneto

316

0

116

15

185

Assegnazione in corso

28

0

27

0

1

19.174

+4

1.197

1.948

16.029

CASI SARS-CoV-2 POSITIVI Raggruppamenti sulla base del domicilio del soggetto positivo SARS-CoV-2

Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò

TOTALE REGIONE VENETO

CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI TOTALE RICOVERATI POSITIVI

Si articolerà in tre mosse la fase finale delle ripartenze messe a punto da Luca Zaia: «Entro il 15 giugno arriverà l’ordinanza che consentirà la riapertura di cinema, teatri e spettacoli musicali, le disposizioni sono già pronte; a seguire, le fiere, le sagre e i congressi; entro il mese, infine, sarà la volta di sale da gioco e scommesse, Bingo e casinò. Tutto ciò a condizione che la discesa accelerata del virus mantenga i ritmi attuali, ad oggi siamo fiduciosi perché

Pazienti positivi in AREA NON CRITICA

Pazienti positivi in TERAPIA INTENSIVA

95 (-1)

2 (0)

TOTALE RICOVERATI NEGATIVIZZATI

229

(=)

15 (=)

TOTALE RICOVERATI (POSITIVI + NEGATIVIZZATI)

324

(=)

17 (=)

plare», tiene a precisare, a dispetto dei natali genovesi. La terapia intensiva, se ha salvato molte vite, rappresenta però un’esperienza drammatica: «Si entra in un luogo dove giorno e notte scompaiono e i casi di delirium aggressivo non sono rari. Ricordo il mio primo paziente Covid deceduto, aveva 86 anni e tre patologie associate, abbiamo preferito la ventilazione non invasiva all’intubazione, una scelta che oggi rifarei senza esitare. Aumentare del 40% la dotazione di Ti? Anche no. Se la prognosi è infausta, il malato deve spegnersi in serenità, a casa o accanto ai familiari, non certo da solo in un luogo di sofferenza e stress». LE COMPLICANZE DEI PAZIENTI DIMESSI

Tuttavia, nella fase più acuta dell’epidemia, a far discutere è

Spettacoli, fiere, poi sale da gioco Le tre mosse di Zaia entro giugno gli indicatori più rilevanti, dai malati in isolamento volontario a quelli positivi al tampone in terapia intensiva, tendono all’azzeramento». Tuttora indefinito invece il destino di discoteche e locali da ballo: «Le prime a chiudere, le ultime a riaprire, a questi lavoratori e imprenditori il Governo deve dare una risposta in termini autorizzativi o di sostegno economico», il commento dell’assessore allo sviluppo Roberto Marcato, che ha incontrato i (demoralizzati) rappresentanti di categoria.

Soggetti in Isolamento Domiciliare (Dato del 01.06 Ore 20.00)

∆ Totale casi positivi

in arrivo nuove ordinanze di riapertura

VENEZIA

dati cumulativi

TOTALE CASI con tampone positivo dato cumulativo

--3.437 (+24)

177

1.145 decessi dal ---21.2

--1.396 (+9)

stata una lettera, sottoscritta anche da Navalesi, che in previsione di un’esplosione di ricoveri segnalava l’opportunità di selezionare i pazienti secondo le «maggiori speranze di vita», età in primis: «Mia madre è laureata in matematica, è una persone discretamente informata, eppure mi chiamò dicendo “Mi lasciate morire! ”. Nella realtà di trattava di un documento del comitato tecnico-scientifico del Veneto che recepiva in via teorica le raccomandazioni della Società italiana di anestesia, analgesia e, rianimazione in presenza di “condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili. Chi fa il medico ha il dovere di contemplare ogni possibilità, anche la più estrema e dolorosa. Negli ospedali lombardi questo dilemma è di-

ventato realtà, noi l’abbiamo scongiuratoo anche se un giorno, a Padova, ci sono mancati tre letti...» . A riguardo, en passant, il direttore della sanità, Domenico Mantoan, ha rivelato al nostro giornale che l’ondata virale ha sfiorato l’esaurimento delle 826 degenze disponibili («Questione di due, tre giorni») prima di imboccare la discesa. Che altro? I segni del virus sui dimessi: «Il 30% denuncia complicanze neurologiche, al cuore, ai polmoni, al fegato, a volte temporanee, a volte no. Ora con i fondi regionali abbiamo costituito un database di 650 casi completi». E la seconda ondata d’autunno? «Chi si azzarda in previsioni è un demente, tanto varrebbe lanciare una moneta. Io però sono ottimista». —

Sul versante del turismo, ad inquietare il governatore è il perdurante blocco delle frontiere decretato da Vienna: «Non c’è chiarezza, è inammissibile, incomprensibile che i fratelli austriaci abbiano dei governanti che remano contro. Non siamo gli untori d’Europa, abbiamo avuto la sfortuna, ma anche il grande merito, di aver affrontato per primi il Covid 19 in nome e per conto del resto del mondo occidentale. Da parte nostra presenteremo

re bambole». A distanza la replica del ministro per i rapporti con il Parlamento: «Forse è un po’ distratto e non gli è giunta notizia che il Governo sta svolgendo un’azione diplomatica importante per fare sì che i turisti stranieri ritornino a trascorrere le vacanze nel nostro Paese», afferma Federico D’Incà «abbiamo già ottenuto rassicurazioni da Francia, Germania e Svizzera: riapriranno i confini con l’Italia il 15 giugno». È tutto? Non proprio. Perché in tv Pierluigi Bersani h affermato che «se a governare ci fosse stato il centrodestra, i cimiteri non sarebbero bastati»... «Spero che sia stata solo un'uscita infelice, davanti a tutti questi morti io avrei evitato. Ci vuole rispetto per chi ha perso la vita e per quanti hanno sofferto. In Veneto c’è un detto: “prima de parlar, tasi”». —

Turismo: preoccupa il blocco dell’Austria «Atti inammissabili il Governo si muova»

Visite alla Fenice con le mascherine: presto i teatri veneti riapriranno

Dimessi dal--21.2

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CROMASIA

Coda avvelenata dell’epidemia: altri dieci morti in ventiquattr’ore

un piano di promozione delle spiagge dell’Alto Adriatico ma si muova anche Roma, non esiste che stia lì a pettina-

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FILIPPO TOSATTO


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.PRIMO PIANO

... Sabato 6 Giugno 2020

La Voce

ECONOMIA La senatrice Toffanin sulle misure per rilanciare il Paese: “No a provvedimenti tampone”

“Inseguire il virus non basta” “Occorre una strategia. Ci sono migliaia di imprese a rischio, per il turismo serve una cura choc” Alberto Garbellini

“Basta limitarsi ad inseguire il virus. I provvedimenti adottati fino ad ora dal governo servivano a rattoppare le situazioni di emergenza. Ora occorre pianificare il rilancio del paese, pensare in termini di strategia. Cose che fino ad ora il premier Conte non ha ancora dato l’idea di saper fare”. La senatrice di Forza Italia Roberta Toffanin mette in fila una serie di obiettivi e linee di interventi che l’Italia dovrebbe perseguire per uscire dall’emergenza e pensare al rilancio di imprese, economia, scuole, lavoro. Augurandosi che “il governo è la maggioranza la smettano di non considerare il contributo proposito dell’opposizione. Fino ad ora non siamo stati ascoltati, e questo nonostante come forza politica abbiamo dimostrato di essere responsabili e disponibili. Ora è tempo di pensare al rilancio del Paese, e non limitarsi a rincorrere l’emergenza, che va sempre fronteggiata, ma affiancando provvedimenti di prospettiva”. I provvedimenti La senatrice ricorda anche quanto indicato nel suo ultimo intervento in Parlamento: “Nel decreto Cura Italia sono stati stanziati 50 milioni, un contributo ridicolo,

n “E’ ora di fare la riforma fiscale tagliando l’Irap e poi edilizia scolastica e infrastrutture”

La senatrice Roberta Toffanin andato esaurito dopo solo un secondo dall’apertura del bando e lasciando fuori ben 190mila imprese. Nel decreto Rilancio poi è stata estesa la platea anche agli enti del terzo settore. Peccato però che non sia stata aggiunta nessuna risorsa a copertura. Insomma, troppe volte gli annunci si rivelano senza sostanza. Si è fatto ricorso a provvedimenti tampone invece di pensare a criteri per valutare il merito, a misure che considerino il bisogno

di tanti lavoratori e imprese, questo esecutivo ha trasformato il Paese in una sorta di sala giochi dove la fortuna e l’abilità digitale di alcuni prevaricano su tanti altri. Finiamola di utilizzare lo strumento del click day, le disuguaglianze digitali esistono ancora. Il governo smetta di prendere in giro gli italiani, creando false aspettative. Deve intervenire su più fronti con aiuti concreti e con criterio”. Per la Toffanin “occorre

dare un taglio a burocrazia e impedimenti che continuano a frenare qualunque provvedimento, possibile che per ogni decreto ci vogliano decine o centinaia di atti attuativi? E poi le riforme, quanto tempo dobbiamo aspettare per una vera riforma fiscale. Noi da tempo sosteniamo una flat tax, ma io partirei dall’abolizione dell’Irap”. Per il Veneto Poi le cose da fare “che sono tante, nel Paese e nel nostro Veneto. per utilizzare i fondi Ue,

che saranno tanti ma che non arriveranno subito. Occorre quindi pianificare e programmare. Restando in veneto c’è tutta la partita delle infrastrutture da portare avanti, dalla Valdastico Nord alla Pedemontana, all’alta velocità. E poi tanti interventi più localistici, ad esempio il nuovo collegamento tra il territorio padovano e quello veronese, la messa in sicurezza di ponti e raccordi stradali, il piano casa con risparmio energetico. E poi la fondamentale opera di manutenzione e ristrutturazione dell’edilizia scolastica. Possibile che ancora non si sappia come i nostri ragazzi torneranno in classe a settembre?” Altro settore da non scordare è il turismo “che per l’Italia vale molti punti di Pil e per il veneto è fondamentale. Servono interventi choc, investimenti ad ampio raggio. I fondi del Mes poi vanno usati per la sanità, a parti-

SANITA’ L’Ulss ha tirato le somme della gestione dell’emergenza

Il San Luca torna alla normalità Celeste Gonano

ROVIGO - Medici, infermieri e personale sanitario dell’ospedale San Luca di Trecenta hanno realizzato due video con tutti i momenti più difficili affrontati in corsia negli ultimi due mesi. I due video, realizzati dal personale dell’area intensiva e semintensiva, sono stati presentati ieri dal direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella e dal dottor Giuseppe Gagliardi, direttore del reparto di anestesia e rianimazione di Adria, Rovigo e Trecenta. “Il dottor Gagliardi ha gestito la rianimazione Covid di Trecenta avendo un ruolo fondamentale nella gestione delle degenze - ha detto Compostella - c’è stato un grande impegno da parte di tutta l’equipe: cito lui perché è il responsabile, ma alle sue spalle c’è tutto un team di specialisti che ha lavorato in maniera impeccabile dal punto di vista della qualità professionale e d e ll ’impegno profuso. Riguardare oggi alle giornate pesanti che abbiamo vissuto nei mesi scorsi le fa apparire distanti anni luce, ma non dobbiamo dimenticarle perché sono state un’occasione per una crescita professionale e umana”. Gagliardi ha aggiunto: “E’ ve-

Il dg Antonio Compostella con il dottor Giuseppe Gagliardi ro sono stati giorni intensi. Si è creato anche un bel gruppo, l’impressione era di entrare in un sottomarino, tutti bardati, riconoscibili solo per via del nome sulla tuta. Ha creato un nuovo modo di comunicare, attraverso gli occhi. Un’esperienza che ci ha insegnato molto. Per esempio a noi non sono mai mancati i dispositivi di protezione individuale, e abbiamo sempre lavorato in sicurezza, anche questo è stato molto importante”. Quindi, un commento sulle ottime notizie per quanto riguarda l’andamento del contagio (il Polesine ha raggiunto

quota 12 giorni senza nuove positività), e l’ospedale di Trecenta si prepara finalmente a tornare alla normalità. “Non abbiamo più alcun paziente Covid, un dato importante per tutto il Polesine. A tutti quelli che mi chiedono quando il San Luca potrà riprendere completamente ripeto che ho presentato una scaletta della ripresa delle attività del San Luca: specialistica, ambulatoriale e diagnostica. La prossima tappa è quella della ripresa dell’attività chirurgica, l’ultima sarà la ripresa del pronto soccorso”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

re dal nuovo ospedale di Padova. Imprese E ancora sui rischi per le imprese: “Faccio mio l’allarme della Cgia di Mestre sul rischio di chiusura per centomila aziende artigiane italiane nel 2020. Un dramma che sarà possibile evitare soltanto erogando a queste imprese sostanziosi contributi a fondo perduto, azzerando per l’anno in corso imposte erariali e sburocratizzando. Tutte misure che al momento non sono previste nel decreto Rilancio, che prevede anzi procedure sempre più complesse, solo briciole come contributi a fondo perduto e nessuna misura shock per scongiurare il paventato licenziamento di 300mila lavoratori del settore. L’unico modo per tutelare realmente queste persone è quello di sostenere concretamente le imprese che danno loro lavoro”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Provincia 27

L'ARENA

Sabato 6 Giugno 2020

LESSINIA. Laconsegna èstataannunciata aSoavenella sededel Gal,ma i 20miladispositivi sonobloccatiin dogana

Mascherineindonodalla Cina aipaesigemelli dei Cimbri Inarrivodalla comunità She, icuicomponenti sidefiniscono «Ospitidella montagna» Dopoil Covid,scambiculturali Ventimila mascherine spedite dalla Cina per la Lessinia stanno per essere sdoganate e consegnate ad associazioni, attività di tipo sociale, case di riposo dell’altopiano, dono della comunità She, un gruppo di minoranza etnica che occupa le montagne a sud della provincia dello Zhejiang. Una comunione di intenti e solidale che è nata dal momento che lo scorso autunno, per il gemellaggio tra Verona e Hanghzou, una delegazione cinese guidata da Zhang Libin, presidente emerito dell’università Zhejiang di Hanghzou, capitale della provincia, posta a sudovest di Shanghai, ha scoperto l’esistenza dei Cimbri e ha fatto immediatamente il collegamento con la comunità She, una delle 56 ufficialmente riconosciute dalla Repubblica popolare, circa 700mila persone che si definiscono Shanha, cioè «ospiti (Shan) della montagna (Ha)». Grazie all’interessamento di Roberto Bianconi, esperto di internazionalizzazione di imprese e conoscitore della Cina e del consigliere regiona-

le cimbro Stefano Valdegamberi, si era avviato subito un fitto programma di scambi purtroppo troncato dall’esplosione dell’epidemia di Covid-19. Ma i gemelli cinesi non si sono dimenticati dei loro omologhi cimbri e nel periodo più acuto del contagio, lo scorso marzo, avevano organizzato subito una prima donazione di mascherine medicali a tre veli di tipo 2 e chiesto di organizzare una mostra di artisti veronesi all’interno della loro grande festa annuale, che dura una decina di giorni, e che quest’anno celebrava con opere di artisti cinesi e veronesi la rinascita dopo la pandemia, coinvolgendo l’artista He Shuifa, originario del luogo, Roberto Bianconi e la collega cinese Mingwei Peng. A loro è toccato selezionare e invitare gli artisti veronesi che hanno partecipato con le proprie opere: Marco Bertin, Marco Malvezzi e Maurizio Marcato fotografi; Francesco Avesani, Elisa Pellizzari, Daniele Nalin e Massimo Soprano pittori, Guido Airoldi,

Lacerimoniadi ringraziamento allaCina per lemascherineconsegnate allaLessinia FOTO PECORA

pittore e scultore, professione esercitata anche da Giandomenico Sandri e Giuseppe Rivadossi; Maurizio Gioco pittore e maestro burattinaio; Anna Penazzo scenografa e costumista. Nella sede del Gal Baldo Lessinia a Palazzo del Capitano a Soave hanno voluto celebrare l’arrivo del dono e la prossima distribuzione a cura dell’associazione di volontariato Als soccorso onlus, il consigliere Valdegamberi, il sindaco Gaetano Tebaldi e il presidente del Gal Ermanno Anselmi, con una folta delegazione di Pistonieri dell’Abbazia in rappresentanza an-

che del Curatorium cimbricum Veronense. «Purtroppo le mascherine sono ferme in dogana da 15 giorni per problemi burocratici e lo Stato ci impone di pagare lo sdoganamento e l’Iva, ma contiamo di risolvere la questione in pochi giorni», assicura Valdegamberi, «per dare un segno tangibile che anche noi siamo grati e desideriamo quanto prima suggellare il patto di amicizia con la comunità She». Il sindaco Tebaldi ha ricordato i benefici di un analogo gemellaggio con le città murate cinesi e come anche Soave abbia da loro ricevuto ma-

Ungiugno diuscite eseminari stegno del Centro servizi volontariato (Csv) di Verona, un progetto speciale. Le iscrizioni sono aperte. Dice Delibori: «Vogliamo far conoscere e riscoprire ambienti naturali e monumenti culturali considerati minori, spesso sottovalutati solo perché poco curati e non custoditi. Carenze, a cui una maggiore presenza di volontari sopperirebbe». E, solo per fare degli esempi, cita le incisioni rupestri di Monte Bre, Monte Luppia e Crero nel Baldo Garda e quelle di Canale di Rivoli; la biodiversità balden-

se; l’alimurgia ossia l’alimentazione con piante officinali locali; gli ambienti naturali delle colline di Soave e Verona come il Parco delle Mura e il vajo Borago. E poi le Rocche di Garda e la Val dei Molini. E, in montagna, le riserve naturali del Baldo ossia Lastoni Selva Pezzi, Gardesana Orientale; la Riserva Val d’Adige con i suoi Siti di interesse comunitario (Sic); il Parco naturale regionale della Lessinia; le fortificazioni e trincee austriache e italiane della Grande Guerra; testimonianze della Guerra Fredda; evi-

denze religiose come certe chiesette minori, i capitelli, steli e pitture della Lessinia. «Il progetto intende contribuire a sviluppare un nuovo rapporto tra cittadinanza e salvaguardia ambientale, in una prospettiva in cui il cittadino, e puntiamo molto sui giovani, siaal centro delle relazioni sociali orientante a migliorare la qualità della vita promuovendo il territorio», spiega sempre Delibori. «Il progetto si articola in 4 conferenze on line, di venerdì dalle 20,30 alle 21,30, fino al 26 giugno, sulla piattafor-

scherine, guanti e liquido igienizzante: «Abbiamo percepito questa attenzione e ci sono tutte le premesse per una collaborazione duratura e importante». Il presidente Anselmi si è detto soddisfatto che il Gal «sia della partita perché la sua finalità è creare rapporti, portare sviluppo, costruire ponti tra popoli che sono lontani ma si sentono vicini». «Aspettiamo gli amici cinesi», ha concluso Lorenzo Maimeri dei Pistonieri dell’Abbazia, «e gli accoglieremo in festa con il boato dei nostri trombini». • V.Z. © RIPRODUZIONERISERVATA

La messa in sicurezza dell’edificio è stata conclusa e i tecnici dell’Ulss 9 Scaligera sono già al lavoro per progettare la rete degli impianti interni. Stando a quanto riferisce il sindaco di Montecchia Attilio Dal Cero, l’iter dei lavori di approntamento della nuova sede del distretto socio-sanitario, dopo un breve stop imposto dall’emergenza sanitaria, non ha avuto alcun ritardo. Pochi giorni dopo la conclusione dei lavori con i quali è stata rifatta la copertura dell’edificio che fino a dodici

anni fa accoglieva la scuola media, ed aver realizzato setti antismici nell’ala che ne costituì l’ampliamento più recente oltre che una nuova ridefinizione degli spazi interni, è stato effettuato un sopralluogo tecnico dal quale l’Ulss 9 ha dato sostanzialmente il via libera alla progettazione della rete degli impianti. È un passo avanti importante per la realizzazione del Distretto che, a questo punto, entra nella seconda fase della realizzazione. Sempre alla Scaligera toccherà poi allestire i cinque

DenuncialapresidenteMarconi «Schiacciatiecontenitorirubati»

nuovi ambulatori, oltre ai servizi, agli uffici dell’area amministrativa e ai ripostigli, che sostanzialmente raddoppiano la disponibilità di spazi attualmente in uso al piano terra del municipio. La partita più impegnativa sarà quella di carattere economico perché il Comune ha già chiarito più volte che il comodato d’uso gratuito, che ha regolato per decenni i rapporti con l’Ulss, è sostanzialmente da escludere relativamente alla nuova sede del distretto. Nell’agenda di Dal Cero, poi, resta sempre il progetto più ampio con cui ristrutturare tutta l’ala storica della scuola per ricavarne ulteriori spazi in cui poter attivare nuovi servizi alla persona • P.D.C.

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Vandali a Sant’Anna d’Alfaedo. La denuncia arriva da Marcella Marconi, presidente della Pro Loco che racconta come sono stati rovinati dei vasi con i fiori. «Anche quest’anno», spiega, «la Pro Loco, in collaborazione con il Comune, ha fornito i fiori per i pannelli di benvenuto posto all’ingresso delle sue nove frazioni. Per meglio valorizzarli, si è ritenuto opportuno comperare delle vaschette di plastica grandi in cui piantare i fiori per preservare al meglio il legno del supporto. A Cona ho piantato personalmente quattro gerani nella vaschetta e l’ho lasciata in consegna per la cura». Due giorni dopo il posizionamento della vaschetta mancava già una pianta. La signora che li cura ha comperato di tasca propria anche il sottovaso, perché le sembrava funzionale. «Ieri pomeriggio», prosegue la presidente, «ho acquistato piantine di fiori bianchi da aggiungere ai gerani. Stamattina, quando la signora è andata per piantarle, si è accorta che manca la vaschetta e anche il sottovaso. Il contenuto della vaschetta è stato

svuotato nel supporto di legno del pannello e i tre gerani restanti erano pigiati dentro in brutto modo». Amaramente, la presidente prosegue: «L’anno scorso avevo consegnato quattro gerani per il pannello di Cona, ma ne era sparito subito uno. Quest’anno tutta la faccenda dell’emergenza sanitaria ha reso la vita difficile anche al volontariato di promozione sociale e turistica come il nostro. Abbiamo comunque deciso di portare avanti delle iniziative per il territorio, ma quando vediamo che c’è gente che non apprezza o addirittura disfa di notte ciò che noi facciamo di giorno è davvero demoralizzante. Può sembrare una banalità, ma posso assicurare che in questo particolare frangente in cui si è dovuto perfino aspettare la fase 2 per poter piantare i fiori in queste vaschette, una banalità non è». «Visto che i pannelli sono stati comperati e posizionati anni fa dalla Pro Loco», conclude, «ci interrogheremo sul fatto se vale la pena lasciare il supporto per i fiori e continuare a piantarli, se è il caso di toglierlo per evitare di essere derubati o addirittura non continuare ad abbellire le nostre frazioni». •

CALDIERO. Favorisconoilrisparmio dienergia ma Zoom», informa, «e nelle relative 5 uscite nei fine settimana successivi». La lente è sempre puntata sull’educazione ambientale e storico-monumentale e sulla promozione di un volontariato concentrato su aspetti storico-paesaggistici di particolare valore antropico quindi pregni di Memoria. «Proietteremo video di realtà che vedremo nelle uscite che si faranno seguendo le norme anti-Covid. Gli animatori culturali cercheranno di trasmettere l’amore per la conoscenza sentita che li porta a impegnarsi in prima persona e verso questo amplissimo patrimonio». Info e adesioni a ctgvolontariato@libero.it o telefonare a 045.6260228. • B.B.

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LaProloco pianta ifiori nelle frazioni Vandalili rovinano Renzo Cappelletti

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Giugno, mese chiave per valorizzare con conferenze e visite guidate, i monumenti veronesi e i volontari che li curano. Intendendo per monumenti anche luoghi naturali di straordinaria bellezza o interesse scientifico. Quindi monumenti geologici, botanici, fluviali, paesaggistici. «E la nostra provincia ne è costellata», dice Maurizio Delibori, presidente del Ctg Monte Baldo, nonché segretario del Ctg Volontariato - presieduto da Gaetano Bonazzi - che per il periodo tra oggi e il 30 giugno ha elaborato, col so-

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Si è appena concluso l’intervento per installare la nuova illuminazione pubblica in piazza Giacomo Matteotti, dove si trova il monumento ai caduti del capoluogo. Sono stati tolti i vecchi punti luce obsoleti (alcuni erano rimasti senza lampade)e sono stati montati sette nuovi lampioni: sia i sostegni, sia le lampade a led a basso consumo, che i basamenti su cui poggiano. Due dei sette punti luce, hanno un doppio sbraccio, in corrispondenza del monumento ai caduti. I nuovi lampioni sono della marca Ewo,

ditta di alta gamma del settore dell’illuminazione. Il costo dei lampioni e della loro messa in opera ha raggiunto i 23 mila euro. «Si tratta di un intervento che avevamo programmato in inverno, prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria», riferisce il vicesindaco Francesco Fasoli, «e che abbiamo potuto mettere in atto appena concluso il lockdown, con la riapertura dei cantieri». I nuovi copri illuminanti favoriranno il risparmio energetico. • Z.M.

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FONDAZIONE ARENA DI VERONA PROCEDURA APERTA EX ART. 60 D.LGS. 50/2016 PER LA CONCLUSIONE DI UN ACCORDO QUADRO CON UN SINGOLO OPERATORE ECONOMICO A CUI AFFIDARE IL SERVIZIO DI “SOMMINISTRAZIONE DI LAVORO A TEMPO INDETERMINATO, MEDIANTE LO STRUMENTO DELLO STAFF LEASING, PER GLI ANNI 2020-2021-2022”

La Fondazione Arena di Verona ha indetto una procedura aperta per la conclusione di un Accordo Quadro con un singolo operatore economico a cui affidare il servizio di “Somministrazione di lavoro a tempo indeterminato, mediante lo strumento dello staff leasing, per gli anni 2020-2021-2022”; la gara verrà aggiudicata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’offerta dovrà pervenire (secondo le prescrizioni del disciplinare di gara, reperibile sul sito internet: www.arena.it.) entro le ore 12.00 del 08/07/2020, al protocollo della Fondazione Arena, via Roma 7/d, 37121 Verona. Responsabile del procedimento è la sig.ra Clara Bogoni (tel. 045 8051889 e-mail: clara.bogoni@arenadiverona.it). Il Sovrintendente Cecilia Gasdia


ATTUALITÀ

SABATO 6 GIUGNO 2020 MESSAGGERO VENETO

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L’emergenza coronavirus l’europa dei confini

Ancora un mese di stop per gli italiani Ministri al lavoro per la libera circolazione dal 1° luglio. A metà giugno il flusso con Francia e Germania Francesca Paci / ROMA

Metti un’estate on the road attraverso l’Europa. Fino a pochi giorni fa sembrava fantascienza, una specie di gioco dell’Oca in cui, a ogni frontiera, si saltava un giro lungo una quarantena o, nella peggiore delle ipotesi, si rinculava fino al punto di partenza. Adesso si può. Anzi, si potrà. Secondo i ministri degli esteri Ue, riuniti ieri in video-conferenza, a partire dal primo luglio dovremmo riprendere tutti (o quasi) a circolare liberamente nell’area Schengen. Non è domani ma almeno abbiamo un traguardo. In realtà, sottolineano i malevoli dediti piuttosto a enfatizzare le differenze politiche e epidemiologiche, più che di una risposta al solleci-

Luigi Di Maio e il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ieri a Berlino

to a far presto inviato per lettera dai governi di Roma e Madrid alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si tratta di un rinvio, perché, spiega la commissaria europea degli Affari interni Ylva Johansson, cede alla pressione di molti ministri dell’Interno prorogando di fatto la chiusura delle frontiere esterne fino a luglio. Per il momento, scavallato il prossimo fine settimana, gli italiani, che dal canto loro hanno già aperto le porte a tutti, saranno ammessi in Germania, dove ieri, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alla prima trasferta diplomatica dopo la chiusura, ha ottenuto dal suo omologo Heiko Maas la conferma della riapertura dei flussi turisti-

ci tedeschi verso l’Italia il 15 giugno. Lo stesso giorno cade anche il divieto di accesso in Svizzera e il Francia, ma se, on the road, si volesse percorrere la rotta orientale, resterebbe il problema austriaco, con Vienna che non ha ancora sciolto le riserve sul passaggio degli italiani, e quello sloveno. Di Maio arriverà oggi a Lubiana proprio per capire cosa ne è dell’ultimissimo muro d’Europa tra Gorizia e Nova Gorica, caduto nel 2004 per risorgere in queste ore nella recinzione voluta dall’esecutivo sloveno per arginare il coronavirus. Al di là dei Paesi confinanti, il gioco dell’Oca ricomincia con un lancio di dadi. Sebbene il premier Giuseppe Conte abbia firmato con il

Gran parte degli enti sta provvedendo in autonomia con proprie app In aprile l’Università Cattolica aveva calcolato che ne esistevano 90

Flavia Amabile / ROMA

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atta Immuni ora bisogna fare gli italiani direbbe Massimo D’Azeglio se fosse vivo e osservasse quello che sta accadendo sul tracciamento dei contagi in tutt’Italia. L’app Immuni è stata lanciata accompagnata da mille polemiche e altrettante prese di distanza. E, alla fine, la gran parte delle regioni sta provvedendo da sé lanciando le proprie app o, comunque, seguendo le proprie strategie. Già a fine aprile l’Alta scuola di economia e management dei servizi sanitari dell’Università Cattolica di Milano aveva calcolato che esistevano quasi 90 app in 17 regioni. Erano soprattutto strumenti di telemedicina per permettere ai medici di monitorare a distanza chi aveva contratto il virus o aveva altre patologie e aveva bisogno di controlli. Poi però le regioni hanno iniziato a concentrarsi su qualcosa di

più preciso, le app per tracciare i contagi. Il Veneto ha annunciato a fine aprile di avere allo studio un’app regionale di tracciamento. Luca Zaia insisteva per renderla obbligatoria poi ha cambiato idea: tre giorni fa ha detto che Immuni «non funziona» e che sul suo territorio stanno pensando invece alla biosorveglianza «che permette di sapere chi sono i positivi, dove sono e con informazioni precise». In Friuli Venezia Giulia il presidente Massimiliano Fedriga, a fine maggio, ha ritirato la disponibilità a partecipare alla sperimentazione di Immuni. Erano stati i primi a sviluppare un’app già ad aprile. Era pronta, avrebbe dovuto chiamarsi “Stop Coronavirus Fvg”, ma la Regione decise di non lanciarla all’ultimo, perché allora intorno all’app del governo sembrava che dovesse esserci l’unità del Paese. Un mese dopo di quest’unità resta poco. Il Friuli si è sganciato. Anche l’Emilia ha detto’no grazie’. La Liguria è fra le regioni che stanno partecipando alla sperimentazione, ma

dopo un chiaro rifiuto da parte dell’assessore alla Sanità. Anche il Lazio all’inizio era fra le regioni che avrebbero dovuto sperimentare Immuni poi, però, si è preferito un percorso diverso. Da marzo nella regione c’è Lazio Doctor per un’autodiagnosi e per essere contattati da un medico. Un mese dopo era stata annunciata anche un’app dell’Ordine dei Medici di Roma. Ora il presidente Zingaretti ha deciso di affidarsi a una forma diversa di contact tracing con un aumento dei controlli e un raddoppio del personale impegnato soprattutto nelle stazioni dell’Alta Velocità, negli aeroporti e nei porti. E l’assessore regionale Alessio D’Amato si è augurato che presto «il tracciamento diventi nazionale». Il Piemonte è arrivato più tardi di altre regioni a definire una strategia di tracciamento dei contagi. A maggio sono state create reti basate sul modello del medico sentinella in grado di identificare in modo rapido i casi sospetti. Due giorni fa la Regione ha bocciato Immuni

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nuove linee guida

Mascherine: per l’Oms non bastano a proteggere

La disobbedienza delle Regioni così i governatori boicottano Immuni IL CASO

collega spagnolo Sanchez la lettera alla Von der Leyen in cui, a nome dei due Paesi europei più colpiti dal coronavirus e più dipendenti dal turismo, si chiede l’apertura rapida e coordinata delle frontiere, la mappa è ancora frastagliata. Belgio, Cipro, Bulgaria e Olanda non dicono no, ma chiedono una quarantena di due settimane, vale a dire che, da quelle parti, una villeggiatura di 3 giorni, la media delle ambizioni vacanziere italiane 2020 sondate da Confturismo-Confcommercio, ne richiederebbe almeno venti. La Grecia, dove Di Maio sarà in missione domani, resta vaga. Repubblica ceca, Malta e Portogallo si allineano all’orizzonte del 15 giugno. Ungheria e Polonia restano scettiche, mentre i danesi puntano al giro di boa ad agosto. Resta la Spagna, accomunata all’Italia dalla minaccia di una stagione turistica grama al punto da spaventare quanto il virus, che condivide con noi speranze e fantasmi ma, con buona pace di firme a quattro mani, rinvia tutto al 22 giugno. —

ROMA

La app Immuni

sostenendo che si tratti di uno strumento inutile: potrebbe rendere più complicato l’attuale sistema di tracciamento che, invece, adesso funziona. Anche in Valle d’Aosta del tracciamento «continua a occuparsi il dipartimento di Igiene e Sanità pubblica e funziona sempre egregiamente», assicura Luca Montagnani coordinatore sanitario dell’Unità di crisi per l’emergenza coronavirus. La Regione Calabria ha lanciato a marzo RCovid 19 per stimare il livello di diffusione del contagio e creare un collegamento diretto tra cittadini e istituzioni. Anche la Sardegna ha la sua app e

non ha timore di definirla uno strumento di «contact tracing su base volontaria». Altre regioni preferiscono definire in modo diverso le loro decisioni. La Sicilia avrà la sua app dal primo luglio. Si chiamerà Sicilia SiCura e non vuole sovrapporsi a Immuni, ma permettere ai cittadini di essere immediatamente in contatto con il sistema sanitario regionale. Più o meno quello che ha fatto il governatore De Luca in Campania dove è operativa e-Covid. Ma quando i propri dati sono su un’app come si può non pensare a un tracciamento? — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Che sia per manifestazioni politiche o per proteste sindacali di lavoratori, tornano a riempirsi le piazze dopo la pandemia. E alla luce di quanto succede in altre parti del mondo, Stati Uniti in testa, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha deciso di dare nuove linee guida sull’uso delle mascherine. Che, dice l’Oms, sono importanti, soprattutto quando non è possibile rispettare le misure di distanziamento, ma da sole non bastano. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ribadito che «le mascherine da sole non vi proteggeranno contro il Covid-19» anche se «alla luce della situazione attuale, l’Oms raccomanda ai governi di incoraggiarne l’uso dove c’è un’ampia diffusione del virus e la distanza fisica è difficile da mantenere, come i trasporti pubblici, i negozi o in altri ambienti chiusi e affollati». Inoltre, tutti gli over 60 o coloro con problemi di salute «dovrebbero indossare mascherine mediche - è la raccomandazione dell’Oms quando si trovano all’esterno e non possono mantenere la distanza sociale». Tutti gli altri comunque «devono indossare mascherine di tessuto a tre strati». Infine il monito della portavoce dell’Oms Margaret Harris: «Non è finita. Non sarà finita fino a quando non ci sarà più il virus in nessuna parte del mondo».—


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