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14 Primo Piano
L'ARENA
Giovedì 9 Aprile 2020
Veronaeilcoronavirus
Protagonistiin ogni fase delle situazionipiùdifficili
Lariconoscenza dell’ongamericana Samaritan’sPurse
La Ong americana Samaritan Purse,giuntaper allestireunospedale a Cremona, era stata accolta a Villafranca dal Terzo Stormo che ha offertopureattrezzatureedespe-
rienza per installare l’ospedale. L’Ong ha impiegato 36 ore per terminare:«Unrecordgraziea voi»ha dettoieri,quandoètornataaVillafrancaper ringraziare ilTerzo.
IN TRINCEA. A Pratica di Mare col nucleo anticontaminazione, a Cremona per l’ospedale mobile
«Abituati alle emergenze inscenaridiguerra Ma stavolta è per l’Italia» IlTerzoStormodasubito inprima lineaconlogisticaed esperienza «Impressionano la dimensione geografica e l’impegno corale di tutti» Maria Vittoria Adami
Sono stati tra i primi a partire, a gennaio, per Pratica di Mare (Roma) - unica porta d’ingresso in Italia in caso di emergenza - e ad accogliere lì i connazionali rimpatriati da Wuhan quando ancora la pandemia era di là da venire e si guardava alla Cina con apprensione. Poi li abbiamo visti in notturna, sulle piste dell’aeroporto villafranchese, all’arrivo del velivolo della Samaritan’s Purse, Ong evangelica partita dagli Stati Uniti con un ospedale da campo da montare a Cremona. E ancora, in azione al fianco della Ong e della Protezione civile per allestire, nella cittadina lombarda, in neppure 36 ore, la struttura campale con 68 posti letto, di cui 8 di terapia intensiva. E poi a Cervia, per decontaminare le barelle per il trasporto in biocontenimento di «persone covid», e così a Pisa. Di nuovo a Pratica per il giovane goriziano giunto con un altro convoglio da Wuhan. Insomma, nel
cuore dell’emergenza in tutta Italia, forse per la prima volta da quando il gruppo è stato destinato a unico nucleo dell’aeronautica militare per la logistica di proiezione, gli uomini del Terzo Stormo di Villafranca hanno operato per la loro gente in modo così massivo. CENTRO NEVRALGICO La base
di Caluri, è diventata il punto di riferimento per il Nord Italia. Vi arrivano aiuti dall’estero, apparati medicali e materiali per la Protezione civile, che il Terzo - non senza il grande supporto dell’Agenzia doganale di Verona - accoglie e invia nelle regioni settentrionali. È un’esperienza inedita anche per lo Stormo, pur ormai esperto nell’intervento duale, ovvero a supporto delle operazioni militari (monta un aeroporto e un campo di volo in zone di guerra in poche ore), e delle popolazioni civili in caso di calamità naturali. A SERVIZIO «Siamo prepara-
ti, ma questa è di certo un’e-
sperienza inedita perché il Paese intero affronta un’emergenza su scala nazionale. In passato siamo intervenuti per il terremoto a L’Aquila o per la neve in Centro Italia, ma sempre in aree circoscritte», racconta il colonnello Francesco De Simone, comandante del Terzo Stormo. «Ora impressionano la dimensione geografica e lo sforzo corale tra le diverse forze della Difesa». E c’è un duplice coinvolgimento: «È un’esperienza straordinaria dal punto di vista professionale, perché rispondiamo al Paese che ha bisogno di riprendersi. Ma forte dal punto di vista personale per la sofferenza delle persone e perché viviamo qui». Stanchi? «No, siamo molto presi e non possiamo abbassare la guardia. La situazione cambia da un momento all’altro. Riceviamo l’avviso dell’arrivo di aiuti con poco preavviso. Villafranca copre tutto il Nord perché da qui è più agevole far muovere gli assetti in arrivo. Siamo strutturati per portare altrove ciò che serve». E ora
Ilcampo allestito aPraticadi Maredal TerzoStormo agennaio per accoglierei rimpatriatidaWuhan
questa capacità è declinata all’ennesima potenza: «Abbiamo gli assetti e sappiamo come usarli con una risposta veloce, questo è il salto di qualità che ha fatto sì che la Samaritan’s operasse in sole 36 ore a Cremona ricoverando subito una persona in terapia intensiva. L’ospedale è stato allestito in un parcheggio, dove abbiamo fornito mezzi per portare l’acqua, quadri elettrici, strumenti e personale». VELOCI Tra i militari là c’era il
primo maresciallo Matteo Monaco, 50 anni, due figli e da 30 anni in aeronautica. «Solo il giorno prima ci hanno avvisati dell’arrivo dell’ aereo americano. Era stato chiesto il nostro supporto, ma non sapevamo di che tipo. Siamo partiti con squadre e attrezzature, ma soprattutto con l’esperienza», spiega. «Gli assetti da montare erano simili ai nostri. Ci abbiamo messo anima e corpo». In una Cremona messa in ginocchio dal coronavirus e in piena emergenza sanitaria. «Abbiamo spesso aiutato la popo-
Ilcomandante DeSimone
Iltenente colonnello Pallante
Ilprimo maresciallo Monaco
lazione, ma ora lo facciamo per la nostra Patria».
massimo per il Paese». Pallante era a Pratica a gennaio per allestire il campo per il triage per gli italiani rimpatriati e le strutture di decontaminazione e disinfezione di persone e velivoli, operazione nel quale è specializzato il nucleo Cbrn, di contenimento batteriologico radiologico e nucleare, del Terzo Stormo, l’unico dell’aeronautica militare: «Siamo partiti quando ancora non si sapeva nulla di questa epidemia allestendo
un’area con 120 posti letto. Per la prima volta abbiamo integrato logistica e Cbrn: ci siamo sempre addestrati, ma qui sul campo abbiamo anche migliorato alcune pratiche. Era a rischio la vita umana, devi essere sicuro che la tuta scelta sia giusta, sia messa correttamente, con i calzari adeguati. Un conto è l’addestramento, un conto la realtà di tutti i giorni contro questo nemico invisibile. Ci siamo sentiti partecipi e utili». •
ILPERICOLO Paura? «No, solo
preoccupazione per la famiglia e per mia suocera in pensiero per me. Da quando è esplosa l’emergenza non ci siamo mai fermati e non ci pensiamo». Gli fa eco il collega, il tenente colonnello Luca Pallante, 54 anni, un figlio, in aeronautica dal 1985: «Paura no, siamo addestrati. La situazione ci porta a dare il
L’ODISSEA. Dalprimo appello del sindacoall’impegnobipartisan deiparlamentari Rotta eComencinie dellaFarnesina
Ladiplomaziahafattocentro Sonoacasai5alpinistiveronesi SpedizioneinAfghanistanpoisettimanediattesa.Ilsindaco:«Testimonidisolidarietà» Paolo Mozzo
Cinque biglietti. Un volo su Monaco, il rientro a Verona con un autobus, dopo un mese di attesa, tra Chorog e Dushambe, in Tagikistan. Odissea finita: sono a casa i cinque alpinisti della sezione Cai veronese «Cesare Battisti», rimasti bloccati dall’emergenza planetaria per il Covid-19 al rientro da una spedizione solidale sulle montagne del Wakhan Corridor, in Afghanistan. La svolta è arrivata solo nelle ultime 48 ore, figlia di una tessitura diplomatica costante quanto delicata. Giuliana Steccanella, Annapaola Perazzolo, Fabio Bullio, Giorgio Bonafini e Andrea Micheli hanno riabbracciato, e per davvero, i familiari ieri sera. Per oltre quattro settimane, due delle quali trascorse in quarantena in due stanze d’ospedale in territorio tagiko fino al tampone
che li avrebbe «liberati», le speranze di un ritorno imminente erano andate alternandosi, costantemente, con le delusioni. Voli prenotati e poi cancellati, frontiere chiuse un giorno dopo l’altro senza vie d’uscita. Al primo appello del sindaco, Federico Sboarina («I nostri rappresentanti in parlamento facciano il massimo per riportarli a casa»), hanno risposto con un impegno «bipartisan» i parlamentari veronesi Alessia Rotta, del Pd e Vito Comencini, della Lega. Sfumata nelle settimane scorse, completato l’isolamento sanitario, ogni possibilità di rientro in Italia l’azione politica si era concentrata sulla Farnesina e sulle rappresentanze diplomatiche. In particolare, nelle ultime fasi di trattativa, su quella tedesca che, in Tagikistan, rappresenta un riferimento anche per altre nazioni europee. «Grazie a questi contatti e all’intervento della vice mini-
stra Marina Sereni e dello stesso titolare del dicastero degli Esteri, Luigi Di Maio, la pressione non è stata mai allentata, fino al risultato finale e nonostante la complessità della vicenda. E adesso siamo qui a condividere la gioia e la soddisfazione di vedere finalmente a casa i nostri cinque concittadini-alpinisti», commenta con sollievo Alessia Rotta. «Questo è il nostro ruolo sempre, oggi in particolare vista la situazione complessa, che coinvolge ancora diversi italiani nel mondo». Lunghezza d’onda uguale per Vito Comencini, componente la commissione Esteri della Camera: «Ottimo lavoro di squadra, a tutti i livelli», commenta in una nota congiunta con l’europarlamentare Paolo Borchia. «Altri veronesi sono già rientrati ma questo è stato il caso più spinoso, ed è importante essere giunti al lieto fine. Teniamo comunque alta la guardia: ci sono altri cittadini che atten-
Alcuniistruttori con gli allievidurantela spedizione Whakan 2020
Ilgruppo delCai «CesareBattisti» conla sospiratacarta d’imbarco
dono di tornare a riabbracciare le proprie famiglie a Verona e in provincia». «Stento a riadattarmi alla realtà, sembra incredibile. Tutto si è svolto rapidamente. Un paio d’ore di sonno, il volo e l’atterraggio in un aeroporto quasi “fantasma“ in Europa», racconta Giuliana
Steccanella dal pullman in procinto di varcare la frontiera del Brennero. «Per fortuna non è un sogno ma il nostro viaggio verso casa». «Felici, finalmente. È stata un’avventura lunga, difficile, con settimane d’ansia», dicono Maurizio Menozzi e Cristiano Tedeschi, presiedente
del Cai «Cesare Battisti» e direttore della scuola di scialpinismo «Renzo Giuliani». «Sono tanti i grazie da pronunciare in questo momento, dalla Farnesina all’impegno dei nostri parlamentari, dal sindaco ai vertici nazionali del nostro sodalizio, Vincenzo Torti ed Erminio Quartiani. Tutti hanno fatto il possibile e di più...». Missione compiuta dunque, pur con un’avventura imprevista. La seconda spedizione del Wakhan Project, che sta formando giovani guide locali in una regione remota dell’Afghanistan, si chiude «con risultati positivi e incoraggianti», spiegano i protagonisti. Soddisfazione anche da parte del sindaco, Federico Sboarina. «Sono nostri cittadini e testimoni, con il loro proget-
to solidale, della generosità dei veronesi. Ci auguravamo tutti che potessero passare la Pasqua nelle loro case anche se, in questa Verona cambiata, come tutti noi non potranno fare visite...». Il ringraziamento del sindaco si estende anche ai parlamentari Comencini e Rotta per il «ruolo fondamentale nel mantenere alta l’attenzione sul caso». Il quintetto scende dal pullman. Sono frastornati, stanchi e felici, dopo un mese di incertezze. «Ostaggi» involontari del Covid-19 che, dal 21 febbraio quando avevano lasciato Verona, ha paralizzato il mondo. Partiti per solidarietà, la solidarietà li ha riportati a casa. Lieto fine con «lo zaino a casa», come vuole il gergo alpinistico. Su altre «odissee» resta ancora da scrivere il capitolo finale. •
PRIMO PIANO
Corriere di Verona Giovedì 9 Aprile 2020
PREVENZIONE
9 VR
Un ultraleggero della Protezione civile da oggi sorvolerà tutta la zona del lago. Pattugliamenti dal cielo anche per la città. Posti di blocco sulle strade
Pasqua, controlli con elicottero e aereo per evitare assembramenti
VERONA L’aereo è un ultraleggero della Protezione civile, due posti compreso il pilota, velocità tra 70 e 90 km orari. «È quello con cui si fanno ricognizioni, ricerche di dispersi, indagini sui danni da alluvione», spiega Davide Burei, presidente regionale del Reparto volo emergenze e di Prociv Italia. Decollerà quattro volte al giorno, fra oggi e martedì, dalla sede operativa di Valeggio sul Mincio. E controllerà la sponda veronese del lago, fino a Malcesine, acque e zone interne comprese. Sorveglianza pure dall’alto, di fatto è così che sarà vissuto il weekend pasquale ai tempi delle restrizioni per il Covid 19. Perché da quell’ultraleggero partiranno le segnalazioni di eventuali assembramenti di persone: a raccoglierle, la polizia locale di Garda, in linea diretta con le forze dell’ordine degli altri Comuni lacustri. E qualcosa di simile, nel fine-settimana, avverrà anche in città, con quell’elicottero dei carabinieri ch’è parte dei controlli «senza precedenti» annunciati ieri dal sindaco, Federico Sboarina,
In prima linea
Corre il 25 giugno del 1859, seconda guerra d’indipendenza italiana; a Solferino si affrontano tre eserciti, francesi, sabaudi, e austriaci. Sarà una delle battaglie più cruente che la storia ricordi, il bollettino è di circa centomila fra morti, feriti e dispersi. A Castiglione delle Stiviere è stato montato un ospedale da campo; lì si trova un giovane svizzero, Jean Henry Dunant; è arrivato per incontrare Napoleone III. Redige un diario e l’orrore è tale che pensa di creare una squadra di infermieri volontari preparati di sostegno alla sanità militare. Il 22 agosto del 1864 nasce la Croce Rossa: «Quella che stiamo affrontando è la nostra Solferino – afferma Alessandro Ortombina, infermiere di Pronto Soccorso, volontario da 25 anni e presidente del Comitato di Verona dal 2012 – l’affrontiamo con l’umanità, il primo dei sette principi fondanti della Croce Rossa (gli altri sono imparzialità, neutralità, indipendenza, volontarietà, unità, e universalità, ndr)». Alessandro ha vissuto emergenze come la guerra nei Balcani e il terremoto a L’Aquila eppure «questa è tutta un’altra cosa – spiega -, è un male che ancora non conosciamo, un fantasma che è venuto a prendersi le nostre vite e i nostri affetti. È stato preso sottogamba, il lockdown andava fatto prima. Ma ciò che mi preoccupa di più è il dopo, l’emergenza sociale. La gente non sa cosa VERONA
sione e dalla bella giornata, ma la preoccupazione esiste e ci stiamo preparando». È stato proprio Bendinelli, facendosi portavoce dei sindaci gardesani, a spedire una lettera a prefetto e questore per chiedere l’aiuto dell’ultraleggero della Protezione Civile. Quanto costerà quell’aiuto? Risponde Burei che «un’ora di volo costa sui 150 euro, i soldi li mette la Protezione Civile, i piloti sono nostri volontari, la
Sorvolo Un ultraleggero della Protezione civile da oggi fino a martedì controllerà la zona del lago
dopo la riunione del comitato provinciale per la sicurezza di due giorni fa: «Sarà utilizzato anche il numero massimo possibile di agenti delle forze dell’ordine, polizia, guardia di finanza, carabinieri, le polizie locali dei nostri comuni, oltre che le pattuglie dell’esercito», il tutto «sul Garda come in Lessinia, sulle Torricelle co-
me lungo le strade più frequentate, anche quelle intercomunali, perché nessuno può pensare di andare a pranzo a casa dei famigliari». Il «la» per quei controlli? Nell’ottica di Sboarina, è «quello sciagurato fine settimana che esattamente un mese fa, nonostante l’emergenza, vide migliaia di vero-
nesi affollarsi sul lago o in Lessinia o sulle colline: le conseguenze le abbiamo viste con l’aumento esponenziale dei contagi». Prevenzione, dunque, sottoforma di ulteriore stretta. Specie sul lago. Perché, dice Davide Bendinelli, sindaco di Garda, «non ci sono avvisaglie che la gente possa uscire, spinta dall’occa-
Il piano Sboarina: «Sarà utilizzato il numero massimo possibile di forze dell’ordine» Regione rimborserà il carburante». Nella vita prima del coronavirus, i paesi del lago più frequentati sono sempre stati Bardolino, Lazise, Malcesine, Garda. E proprio a Bardolino il sindaco Lauro Sabaini prevede posti di blocco all’inizio del paese: «Pattuglieremo tutti gli ingressi per bloccare chi
«Noi, volontari della Croce Rossa combattiamo il virus con l’umanità»
Ortombina:«Preoccupal’emergenzasociale».Dalsoccorsoallechiamateperlaspesa L’iniziativa di Confcommercio
Pane, vestiti, ricambi, bigiotteria: il sito web per i negozi di vicinato
Impegno prezioso Due volontari della Croce Rossa
il futuro possa riservare. La nostra vera battaglia da combattere con l’arma dell’umanità è quella». Sul campo la Croce Rossa è attiva con ambulanze specializzate per il trasporto di persone sospette o contagiate da Covid-19 (oltre ai quotidiani servizi di emergenza-urgenza), e i controlli effettuati da 120 volontari ai voli in entrata all’aeroporto Catullo. Poi ci sono le attività sociali, di cui parla Silvia Bolzoni, delegata ad hoc:
«I nostri volontari e dipendenti sono impegnati sette giorni su sette nel servizio di distribuzione spesa e medicinali a persone immunodepresse, anziane o impossibilitate a muoversi in sicurezza. Due fattori emergono da questa storia, la solitudine di tante persone, e la generosità dei volontari». Tanti gli spaccati di vita sospesa: «C’è il caso di una mamma positiva e la figlia negativa. Sono sole in casa e vivono separate, ciascuna
VERONA (m.s.) All’idea di un centro commerciale virtuale fatto dal basso, per i negozi di vicinato, cioè quelle realtà spesso stritolate da grandi strutture o colossi dell’e-commerce, Confcommercio ci lavorava da un anno e mezzo. Il coronavirus, quel progetto l’ha quasi accelerato. E adesso sulla piattaforma online «Zona Commerce», contenitore che ai piccoli esercenti vuole soprattutto spiegare come operare sul web, si contano 78 attività commerciali, tredici in città e il resto in provincia. Quella piattaforma, con relativa app per smartphone, Confcommercio ha deciso di farla sperimentare gratis per tutta la durata dell’emergenza sanitaria (www.zonacommerce.com) . Per ora, ci si trova un po’ di tutto: panifici, marchi di ricambi auto, bigiotteria, abbigliamento, cartolerie, pizzerie, bar, mercerie, artigiani dell’arredamento
ed erboristerie. E l’iniziativa, in sé, racconta bene la situazione di quelle piccole realtà non abituate all’e-commerce che dovranno trovare una propria dimensione anche online. «Vogliamo dare alle attività di vicinato, che sembrano vivere una riscoperta, una prima risposta di aiuto — dice il presidente provinciale di Confcommercio, Paolo Arena — ma la piattaforma vuole anche essere, per il prosieguo, uno strumento per il rilancio delle attività di territorio». Il software per l’app è sviluppato dalla ditta Tuo Planet di Legnago e da Confcommercio spiegano che «la piattaforma puntiamo a mantenerla anche dopo l’emergenza: accompagniamo chi si iscrive nel suo percorso cercando di dargli assistenza e formazione nell’uso dell’online». © RIPRODUZIONE RISERVATA
volesse raggiungere la seconda casa. Verifiche anche nelle campagne, nei boschi e zone interne. Dopo un mese in casa, la voglia di aria aperta va fermata per le esigenze di contenimento del virus». Faranno tutti così, cioè posti di blocco? No. Il primo cittadino di Lazise, Luca Sebastiano, risponde che «a Lazise non c’è nessuno che gira, non prevedo problemi, ma siamo pronti comunque perché il rischio non va sottovalutato». Gli orari in cui l’ultraleggero si alzerà sul lago, quattro volte al giorno, saranno stabiliti seguendo i consigli della prefettura, fanno sapere i sindaci del lago. E Bendinelli aggiunge: «L’aereo sorvolerà le acque, spiagge, campagne, zona del Baldo, zone interne fino a Costermano e Caprino». E sull’alternativa dell’uso dei droni, Burei risponde che «quelli servono per attività “chirurgiche” in zone limitate e impervie. Qui invece abbiamo spazi grandi per l’osservazione. E la soluzione dell’ultraleggero è quella che costa meno». Matteo Sorio © RIPRODUZIONE RISERVATA
nella sua camera. Il distacco dal contatto affettivo è un dramma di questi giorni. Una signora ci ha chiesto aiuto: “Non ho mai disturbato nessuno nella mia vita, ma sono sola. Ho solo due angeli, i due figli che ho perso anni fa”. Non potrò mai dimenticare il saluto di un marito alla moglie; entrava in terapia intensiva; la certezza di entrare ma non di tornare a casa. È terribile». All’epoca dei social, è emerso dal sottobosco un mondo di solitudine. Il virus non ha fatto altro che metterlo a nudo: «Un signore anziano ci chiama tutti i giorni. Non ha bisogno della spesa, ma solo di ascolto - racconta Silvia -. Al telefono ci narra pezzi della sua vita». C’è anche chi al posto della lista della spesa ha presentato un foglio a quadretti con la mappa dettagliata del supermercato e la collocazione dei prodotti sugli scaffali, una caccia al tesoro. Alla Croce Rossa tengono un diario, redatto da ciascuno dei volontari: «Alla sera lo rileggo – confessa Silvia -. Mi fa sentire orgogliosa di quanto i nostri volontari stanno facendo». «Le risorse cominciano a scarseggiare, riceviamo donazioni, ma siamo in difficoltà» avverte Alessandro. Alle sue spalle campeggia un cartello: «aiuta l’Italia che aiuta» sta scritto. Il virus è contagioso, ma lo è anche la solidarietà. Lorenzo Fabiano © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere di Verona Giovedì 9 Aprile 2020
VR
Verona L’emergenza sanitaria
IL BILANCIO
Test, si inizia con sessanta persone al giorno Intanto le vittime in provincia salgono a 219 Dall’inizio dell’emergenza 2.951 casi, 171 i guariti
Sabato partono i tamponi drive-in Stabili i contagi, ma altri otto morti
I primi ad avere l’idea sono stati i coreani: test stile drive-in, la macchina che si ferma sotto il tendone, l’operatore che allunga lo stick con il tampone attraverso il finestrino. Rischio contagio: minimo. La Regione Veneto aveva pensato di imitarla con gli i test «randomizzati», per capire quanto fosse diffuso il contagio da Covid 19. Ora questa formula arriva anche a Verona (e, a breve, a San Bonifacio), anche se lo scopo sarà diverso. Si testeranno, infatti, quanti hanno sicuramente contratto il virus (o, quanto meno, sono stati ufficialmente in isolamento per essere venuti a contatto con persone infette) per consentire di rientrare loro a lavorare. Ci sarà una lista di priorità: tra i primi della lista, gli operatori sanitari delle strutture territoriali dell’Usl e quanti lavorano nelle case di riposo. Molti di loro sono in attesa del doppio tampone positivo (come riporta la storia in questa pagina), per rientrare al lavoro. Verrà poi testato il personale dei servizi pubblici essenziali e quanti, benché non ufficialmente positivi, hanno concluso l’isolamento domiciliare, calcolando 14 giorni dalla scomparsa dei sintomi. A Verona, il test «drive-in» si svolgerà a partire da sabato in piazzale Olimpia, all’interno dell’area del Palazzetto dello Sport. Lo hanno annunciato ieri il sindaco Federico Sboarina e il direttore generale dell’Usl Scaligera, Pietro Girardi: «Questa soluzione – hanno spiegato – permette di svolgere i test velocemente e in piena sicurezza. Tutti gli VERONA
La storia di Davide Orsato
«Fatemi tornare a lavorare». L’appello non arriva da un lavoratore autonomo, o da quella folta schiera di persone che, in questa lunga quarantena, sta facendo i conti per capire quanto potrà «andare avanti»senza il guadagno della propria attività. A dirlo è una di quelle persone ritenute essenziali. Anzi, una professionista di quel settore che più di tutti è cruciale: la sanità. Anna (nome di fantasia, i dipendenti delle strutture ospedalieri sono obbligate alla riservatezza), infermiera di 29 anni, ha contratto il virus Sars-Cov2 a inizio marzo. Una sorte toccata a molti colleghi. Fortunatamente, l’infezione è passata con pochi sintomi. Ma non ancora ufficialmente: serve, VERONA
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le persone che nella prima fase effettueranno i tamponi «drive-in», a regime si passerà a cento
appuntamenti saranno presi dall’Azienda sanitaria, si inizierà con sessanta persone al giorno, per arrivare, una volta regime, a cento. È importante che si sappia che, se si vedrà un certo via vai in zona nei prossimi giorni, sarà tutto regolare». Le operazioni verranno svolte con l’ausilio della Protezione Civile e dei volontari della Croce Verde. La giornata di ieri ha visto ieri otto decessi per Covid 19 negli ospedali veronesi, un dato che porta le vittime in provincia a quota 219. I casi dall’inizio dell’emergenza sono 2.951, di cui 2.561 attivi e
171 guariti. Quelli rilevati ieri dai tamponi sono stati 85: pesa ancora molto i risultati che arrivano dalle case di riposo. Molte, in particolare, le positività accertate alla Campostrini di Sommacampagna, dove hanno contratto il virus due terzi dei 34 ospiti presenti. Allo stato attuale, non risulta nessun caso grave. Nelle scorse settimane, sempre alla Campostrini, c’erano stati dei decessi legati al corona virus, da qui la nuova campagna di tamponi.E sono stati impegnati sul fronte delle case di riposo anche i
Vigili del Fuoco. Ieri mattina, alle 9,30, l’intervento a Casa Serena, importante struttura per anziani di San Michele Extra. Al lavoro, il personale del nucleo «Nbcr», quello specializzato in emergenze chimiche e biologiche. Anche in questo caso, come avvenuto in altre strutture della provincia, i vigili del fuoco hanno proceduto alla sanificazione degli ambienti, con speciali prodotti disinfettanti, proprio per scongiurare la diffusione del virus sulle superfici. D. O. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sopralluogo Il sindaco Sboarina durante la sua visita negli spazi allestiti nei pressi del Palazzetto dello Sport, dove verranno effettuati test «drive-in», (Foto Sartori) come nell’immagine a sinistra
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Anna Non sono l’unica in queste condizioni, ho diverse colleghe che aspettano Abbiamo tutte voglia di tornare in ospedale
La Straverona rinviata in autunno VERONA (m.s.) Di solito fa 20mila iscritti di media. Anche se l’anno scorso, causa maltempo, il numero calò parecchio. In ogni caso la 38esima Straverona, originariamente programmata per il 17 maggio, è rinviata all’autunno. La prima ipotesi? Sarebbe settembre, ma bisognerà capire la decisione del Comune, anche in base all’emergenza sanitaria. L’ufficialità del rinvio dell’evento podistico è arrivata ieri, con gli organizzatori a specificare che le iscrizioni già fatte rimangono valide. «Nessuno può immaginare quando terminerà l’emergenza né i tempi di ritorno alla normalità», spiega Gianni Gobbi, presidente di Associazione Straverona, «tuttavia noi siamo fiduciosi che anche i grandi eventi sportivi possano ripartire tra fine estate e inizio autunno: ci auguriamo davvero di poter confermare la Straverona di quest’anno, che avrà una valenza sociale ancora maggiore come grande occasione di rilancio della città». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’infermiera guarita e gli esami a ostacoli «Fatemi lavorare» infatti, il doppio tampone negativo. Un’attesa che si sta protraendo nel tempo. «Da oltre due settimane – racconta – sto bene e non ho più sintomi. Vorrei rientrare nel mio ospedale, ma avere l’ok si sta rivelando un’odissea». È uno dei problemi che i «Covid positivi», i tanti che stanno guarendo proprio in questi giorni dopo il picco di contagi di marzo, stanno riscontrando. Se un mese fa, le segnalazioni arrivavano dalle molte persone a casa con sintomi, che tuttavia non riuscivano a ottenere il test (per una questione di priorità: venivano privilegiati medici e casi gravi presi in carico dal pronto soccorso) ora lo stesso problema si è spostato sul fronte del rientro. «A inizio marzo – racconta
L’evento podistico
Anna – sono venuta a contatto con un paziente positivo. L’11 del mese mi sono sottoposta a un tampone, e sono risultata positiva: mi sono accorta di essere malata poco dopo». Com’è stato? «Fortunatamente – risponde – il mio caso è stato quello di una paucisintomatica: ho avuto febbre lieve per qualche giorno, mai sopra i 37.5. Niente tosse, ma mi sono resa conto di quel sintomo che poi si è rivelato essere tipico della malattia: l’assenza di olfatto e di gusto, che è durata qualche giorno. Anche se, all’inizio, pensavo fosse un’allergia». Come Anna, finiscono in isolamento anche i due familiari che vivono con lei. Non possono uscire nemmeno per fare la spesa,
Test Analisi in un laboratorio
che viene recapitata a casa grazie alla disponibilità dei vicini. Poi i giorni passano, nessuno sta male. «Ho dovuto insistere per avere i test per il rientro: il primo tampone l’ho fatto il 26 marzo, ma ancora positivo: il virus era ancora presente nel mio corpo. Ho riprovato una settimana dopo, il due e il tre aprile. Mi sono dovuta recare, per i test, alle tende davanti all’ospedale Orlandi di Bussolengo, nonostante il mio ospedale abbia un laboratorio interno: questione di organizzazione, mi è stato detto. Finalmente, martedì 10, il risultato: tampone negativo». Tutto risolto allora? «Macché, non è stato specificato se era il primo o il secondo. Ho chiesto, ma non lo sapevano. Sto cercando di risolvere il problema». La speranza è che sia questione di pochi giorni. «Non sono l’unica persona in queste condizioni – conclude Anna – ho anche diverse colleghe che stanno aspettando. Abbiamo tutti voglia di rimetterci a lavorare: in molti stanno facendo sacrifici, con turni massacranti: vogliamo dare una mano». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 9 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario la regione sta completando tamponi e isolamento
rifondazione comunista
Case di riposo, primo bilancio choc 2500 i contagi tra ospiti e personale
«Imprenditori generosi? Hanno evaso 10 miliardi»
L’assessore Lanzarin: fotografia inquietante, squadre mediche e farmaci sperimentali nei 183 istituti Filippo Tosatto / VENEZIA
È angosciante il primo, provvisorio, bollettino dell’epidemia nelle case di riposo venete. Ad oggi, i tamponi eseguiti sugli ospiti (8.490 a fronte dei 23.301 accolti in 183 istituti pubblici e privati) hanno accertato 1.508 casi di infezione e 143 ricoveri, con un’incidenza patologica vicina al 20%. Sul versante del personale, che conta nel complesso 21.036 unità, tra i 9.490 operatori sottoposti finora al test, i positivi risultano 805, pari all’8,5%. Il campione, definito “rappresentativo”, induce gli esperti a cupe previsioni sul bilancio finale: in attesa delle cifre definitive, appare evidente che l’indisponibilità prolungata di dispositivi di protezione, abbinata alla fragilità degli anziani e al contatto ravvicinato con gli operatori, ha favorito in più occasioni l’esplosione dei focolai del Covid-19, tuttora in corso. Una criticità a macchia di leopardo: realtà investite con estrema violenza – Merlara e il Veneto Orientale, la Marca trevigiana e il Veronese - altre pressoché incolumi. Né manca il mistero, ancora insoluto, di una residenza diviso in due blocchi, l’uno infetto al 100%, l’altro del tutto immune. REPORT PARZIALE, PREVISIONI CUPE
Dopo settimane di allarmi (perlopiù inascoltati) e polemiche a distanza, a riassumere le cifre dell’emergenza è Manuela Lanzarin, l’assessore alla Salute, che stila un primo bilancio dell’attività svolta: «Entro lunedì le Ulss avranno completato il piano di sanità pubblica articolato in più fasi: tamponi di massa, kit a risposta rapida, isolamento dei positivi al test e trasferimento dei negativi qualora non sia possibile la loro permanenza in sicurezza». Ogni azienda sanitaria ha in carico più case di riposo e assicura il monitoraggio attraverso le Unità continuità assistenziale composte da medici reclutati d’urgenza (in 400 hanno risposto al bando, tra neolaureati, abilitati e specializzandi) che hanno il compito di monitorare anziani e dipendenti, prestando loro le cure extraospedaliere compresa la somministrazione dei farmaci, anche sperimentali. La procedura sarà estesa alle comunità per disabili e alle residenze sanitarie assistenziali mentre i centri diurni (chiusi al momento) richiedono soluzioni diverse e ancora in fase di definizione. «UNO STRESS TEST PER IL SISTEMA»
«È una fotografia allarmante, il sistema è messo a dura prova», sospira Lanzarin, che ricorda la catena di comando vigente nelle case di riposo: «So-
CROMASIA
LA SITUAZIONE NELLE CASE DI RIPOSO di cui
STRUTTURE USL COINVOLTE 1 Dolomiti 29 2 Marca Trevigiana 20 3 Serenissima 27 4 Veneto Orientale 12 5 Polesana 11 6 Euganea 25 7 Pedemontana 14 31 8 Berica 14 9 Scaligera 183 VENETO
NUMERO OSPITI TOTALI 2.402 2.274 3.535 1.284 2.612 3.895 2.158 3.913 1.228 23.301
no rette da consigli d’amministrazione nominati dai consigli comunali oppure dalla proprietà privata, ciascuna dispone di un medico responsabile, scelto dalla direzione e in genere proveniente dalla medicina di base». Responsabilità? In Lombardia, il governatore Fontana ha annunciato una commissione d’indagine amministrativa... «Non c’è regione immune da questa tragedia, noi lavoriamo, non ci dedichiamo alla caccia ai colpevoli né cerchiamo risse», ribatte Luca Zaia «personalmente evito di rispondere alle provocazioni, ma se qualcuno, tipo Variati, prova a speculare in malafede, allora divento cattivo»; l’allusione corre alla sortita del sottosegretario agli Interni del Pd, critico circa i presunti ritardi della Regione, ma include anche gli attacchi innescati dai social «dove l’ingiuria e le falsità restano impunite». ZAIA: LE USCITE? PRIORITÀ AI RAGAZZI
Che altro? «Tutti mi chiedono cosa accadrà dopo il 13, rispondo che dipenderà dalla scelte del Governo, tuttavia stiamo ultimando un piano per le imprese, che vogliamo assistere e accompagnare nella ripartenza. E la fine del coprifuoco domiciliare? «Penso sia prudenziale dare indicazioni diverse per fasce d’età», conclude il governatore «se dovessimo scegliere chi fare uscire per primi da casa, la precedenza spetterebbe ai ragazzi, un esempio per tutti nel rispetto delle regole. A loro, un grazie di cuore». Come si svolge la sua giornata e quale sarà il suo primo atto alla fine della quarantena?, chiede un reporter televisivo di Mosca: «Che curiosi ’sti russi.. Beh, mi sveglio alle 5, arrivo qui a Marghera alle 8 e ci resto fino a sera, a letto a mezzanotte, sperando di dormire. Cessato il coprifuoco, farò una corsa in campagna». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
di cui
OSPITI OSPITI OSPITI NUMERO OPERATORI OPERATORI CON SAGGIO CON SAGGIO RICOVERATI OPERATORI CON SAGGIO CON SAGGIO DIAGNOSTICO DIAGNOSTICO CON TOTALI DIAGNOSTICO DIAGNOSTICO (”TAMPONE") COVID-19 COVID-19 (DIPENDENTI ("TAMPONE") COVID-19 EFFETTUATO POSITIVO POSITIVO E NON DIPENDENTI) EFFETTUATO POSITIVO 296 74 13 1.483 541 61 819 293 19 2.250 1.459 179 1.697 174 19 3.644 1.276 78 818 37 0 1.194 789 24 0 735 36 2.313 674 20 45 2.141 423 3.200 2.108 150 16 462 87 2.073 1.004 125 6 294 104 3.672 432 41 25 1.228 279 1.207 1.207 126 143 8.490 1.508 21.036 9.490 805
covid-19 fa strage tra gli anziani
Vittime: l’età media è 82 anni ma nessuna fascia è immune VENEZIA
La strage della terza età. Se nessuna fascia è esente dall’aggressione virale, il bersaglio preferito del Covid-19 è rappresentato, senza ombra di dubbio, dagli anziani: 82 anni l’età media delle persone decedute in Veneto dall’inizio della pandemia. A documentarlo, è uno studio di Azienda Zero, la governance della sanità regionale, che ha elaborato i dati riguardanti i decessi provenienti dalle Ulss. Assenti bambini, adolescenti e ragazzi, nel segmento 45-54 anni troviamo otto vittime; il numero cresce a 33 nello step seguente, gli adulti tra i 55 e i 64 e schizza a 101 tra gli anziani che si collocano tra i 65 e i 74. Ma è il gradino successivo, quello dei cittadini di età superiore ai 75 anni, a registrare il picco della mortalità: ben 594 decessi, l’80% del totale. «Gli anziani, spiegano i geriatri, «rischiano gravi infezioni, non solo a causa dell’invecchiamento del sistema immunitario ma anche per la presenza di patologie croniche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete, scompenso cardiaco. In loro compare spesso anche un problema di malnutrizione che li rende più vulnerabili. —
I DECESSI COLLEGATI AL COVID-19 PER FASCE D'ETÀ 45-54 ANNI --1 Dolomiti 1 2 Marca Trevigiana
55-64 ANNI 1 6
65-74 ANNI 3 25
>=75 ANNI 26 111
4
4
15
61
----
3 2
5 3
18 6
2
4
12
115
--1
1 2
8 5
35 40
3 Serenissima 4 Veneto Orientale 5 Polesana 6 Euganea 7 Pedemontana 8 Berica 9 Scaligera VENETO
---
10
25
182
8
33
101
594
il conto corrente solidale
«Ho rotto il salvadanaio» bambina dona i risparmi La Lega offre un milione VENEZIA
Ha rotto il salvadanaio, e ha donato i 375 euro racimolati al fondo solidale della Regione. Giorgia Mastellotto, 8 anni, trevigiana di Spresiano, è stata operata di recente alle tonsille e ha voluto ringrazizare così «i medici che sono stati bravissimi, mi fanno fatto ridere e passare la paura». Spalleggiata dai fratellini Tommaso e
Giacomo, ha inviato la somma per posta a Luca Zaia, con una lettera-disegno esibita dal governatore alle telecamere. La bimba figura tra i 29.058 donatori che, ad oggi hanno aderito al conto corrente istituito per contribuire agli ingenti costi dell’emergenza virale. Si muovono anche i consiglieri di maggioranza al Ferro-Fini: «Restituiremo le risorse a disposizione dei nostri
VENEZIA
«In tutte le sue quotidiane conferenze stampa, Luca Zaia non perde occasione nel sottolineare la grande generosità degli imprenditori veneti nel donare fondi per la lotta alla pandemia. Non abbiamo alcun dubbio che i soldi in questo momento siano utili e ogni donazione vada accolta con favore. Tuttavia, Zaia non ha mai speso una parola di condanna sulla necessità di contrastare un’evasione fiscale che nel Veneto raggiunge i 10 miliardi di euro». A precisarlo, in una nota, è Rifondazione comunistae, che così prosegue: «Le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, le pensionate e i pensionati che pagano le tasse fino all’ultimo euro si chiedono quanti investimenti nella sanità, nel sociale, nella tutela dell'ambiente si potevano fare in questi anni anche solo recuperando la metà delle tasse evase ed eluse. È intollerabile che mentre si chiede a tutti di fare gravi sacrifici, mentre si allunga la lista dei decessi e si esaltano le virtù dei veneti, non si spenda una parola di condanna cntro chi sottrae risorse enormi alla comunità indebolendo il sistema del welfare». Conclusione dei comunisti: «Oggi non è ancora il momento di fare un bilancio, ma presto lo faremo. Perché al di là anche di alcune cose giuste fatte dalla giunta regionale, sopratutto nelle scelte dei collaboratori scientifici, restano i tagli a sanità pubblica, ospedali e terapie intensive, di cui la Lega nel Veneto è sicuramente responsabile, figlie non solo delle politiche di austerità, ma anche di una grave penuria di fondi dovuta all’imponente evasione-elusione fiscale sempre tollerata e spesso giustificata». —
gruppi per le attività istituzionali e sul territorio, ammontano nel totale a 972.546,55 euro, ad oggi mai spesi », fanno sapere gli speaker Nicola Finco (Lega) e Silvia Rizzotto (Zaia presidente) «fin dal primo giorno abbiamo deciso di non toccare questi fondi, pagando ogni spesa di tasca nostra e oggi questa bella somma èdisposizione del governatore». Un’iniziativa condivisa da Fratelli d’Italia che, per voce di Andrea Bassi, ha invitato tutti i gruppi a devolvere i risparmi. Tant’è. Se i versamenti hanno già raggiunto quota 30 milioni, non mancano i furbetti di turno: «Nessuno è autorizzato a chiedere offerte a nome della Regione, chi vuole aiutare ricorra al conto corrente», avverte Zaia. —
GIOVEDÌ 9 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PROVINCIA
borgo valbelluna
L’ex Acc è in stand by: pressing sul ministero La gestione del commissario Di Pasquale non convince E all’orizzonte incombe lo spettro del colosso Nidec
Francesco Dal Mas / BORGO VALBELLUNA
Si lavora, seppur a singhiozzo, in Wanbao. Ma non è per questo che in fabbrica c’è una forte tensione. Sta suscitando reazioni ogni giorno più negative l’approccio del commissario giudiziale Anna Di Pasquale: in tutte le riunioni tenute con la dirigenza dello stabilimento di Mel, l’avvocato friulano ha un ruolo assolutamente marginale. Chi parla e gestisce le riunioni è invece Pietro Del Fabbro, un commercialista molto noto a Trieste per essere stato il presidente della finanziaria regionale Friulia nell’era Serracchiani, nonché presidente di Autovie Venete e di una società del sistema portuale triestino. A Mel si percepisce una situazione opaca e persino anomala, e questo accresce il clima di incertezza e di confusione seguito alla mancata nomina a commissario di Maurizio
La protesta dei lavoratori della Wanbao Acc. A destra Patuanelli
Castro. C’è nervosismo anche fra i clienti: Electrolux, in particolare, teme che il risultato di una gestione del commissario Di Pasquale, ritenuta insufficiente sul versante industriale e non a suo agio nella relazione con il complesso mondo dell’elettrodomestico, possa portare, alla ripresa dell’attività produttiva, allo stop forzato della produzione dello stabilimento di Susegana (e forse del-
ospitale di cadore
Danni per 80 mila euro per il rogo di via Roma Le indagini sono chiuse Gigi Sosso / OSPITALE
Danni per 80 mila euro. È stata fatta una prima stima degli effetti dell’incendio della notte tra lunedì e martedì, a Ospitale. Il tetto di due caseggiati, all’inizio di via Roma, è andato completamente distrutto, mentre il terzo si è salvato, perché, costruito in cemento e non in legno, ha resistito all’assalto del fuoco. È confermato che non ci sono evacuati e nemmeno intossicati, al resto dovranno pen-
sare le assicurazioni: «Sono inagibili gli appartamenti di alcuni paesani, che sono nati qui, ma risiedono a Milano. Case vacanze, in altre parole», spiega il sindaco Roberto Santin, «non ci sono feriti e questo è l’aspetto più importante. Ho invitato i proprietari di queste abitazioni seriamente danneggiate a non muoversi dalla loro città, perché non è questo il momento migliore per mettersi in viaggio. Ci stiamo occupando noi delle pratiche necessarie ad
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lo stabilimento ungherese di Jaszbereny) per due giorni. Il tutto per la manzanza di compressori, che Mel in questi giorni non sta producendo. Sarebbe il peggior biglietto da visita per la fabbrica zumellese dopo il commissariamento. Sul fronte dei fornitori, c’è una domanda delicata che ruota attorno alla promessa fatta dai dirigenti Wanbao al ministro D’Incà e a Castro di fornire
avere un risarcimento dei danni, che oggettivamente sono molto pesanti: tra i 60 e gli 80 m ila euro, se bastano». I vigili del fuoco avrebbero chiuso le indagini e informato la Procura della Repubblica con la loro polizia giudiziaria. I carabinieri della stazione di Val di Zoldo avevano parlato del corto circuito in un deposito attrezzi di proprietà del vicino di casa Enzo Zanvettor e sembrava l’ipotesi più accreditata, in mancanza di canne fumarie: «Non sappiamo ancora con certezza cosa possa aver scatenato il fuoco. C’è effettivamente un cavo elettrico, ma non abbiamo alcuna certezza sul fatto che possa aver provocato un incendio di quelle dimensioni. I vigili non mi hanno ancora detto niente di preciso, ma immagino che la magistratura sia stata avvertita e possa
per un anno componenti essenziali (statori e rotori) la cui produzione era stata delocalizzata da Mel in Cina. Chi garantisce oggi che mantengano la promessa, visto che i loro interlocutori istituzionali sono fuori gioco e Mel per Wanbao è solo un concorrente? Si moltiplicano poi, persino in modo incontrollato, le voci secondo le quali il Friuli si aspetti dal colosso giapponese Nidec (il cui settore compressori é guidato da Valter Taranzano, con profondi legami con gli ambienti triestini frequentati anche dal ministro Patuanelli e dal duo Del Fabbro - Di Pasquale) investimenti nel suo territorio aggiuntivi alla fabbrica di motori per lavatrici che Nidec ha già a Comina (Pordenone): naturalmente, si sussurra, ciò accadrebbe nel caso che Mel fosse destinato alla dismissione, aprendo spazi per la crescita di Nidec, che sta esercitando un forcing sulla Commissione Europea per farsi autorizzare a rilevare lo stabilimento austriaco di Fürstenfeld, già di Acc. Un quadro “torbido”, come è stato definito dal dirigente di una multinazionale che sta seguendo le vicende di Mel. L’unico che può far chiarezza è il ministro Patuanelli, su cui convergono pressioni contrastanti: tutte le organizzazioni sindacali, la Regione Veneto, il sistema economico dell’elettrodomestico e il collega bellunese D’Incà gli chiedono con estrema insistenza di tornare sui suoi passi, nominando Castro ed evitando di essere accusato di un eventuale fallimento del salvataggio di Mel. —
la Fiom
«In caso di chiusura Patuanelli e D’Incà faranno i conti con noi» BORGO VALBELLUNA
Il sindacato sta perdendo la pazienza. «Ormai dallo scorso 25 marzo, giorno in cui vi è stata la nomina del commissario giudiziale di Acc Wanbao, attendiamo risposte alle nostre richieste di chiarimenti», protesta Stefano Bona, segretario della Fiom bellunese. «Le abbiamo inoltrate al ministro Patuanelli e riflettono il nostro stato d’animo di fronte a una nomina che ha completamente disatteso tutto il percorso faticosamente costruito tra le parti, ivi compreso lo stesso dicastero da lui diretto. Ad oggi non abbiamo neppure avuto la cortesia di sentire né il commissario, né il prefetto di Belluno, al quale ci siamo rivolti per interessarsi alla vicenda». Nessuna rassicurazione sul futuro industriale di Acc è giunta e tutti gli affidamenti garantiti al sistema dei clienti e dei fornitori rischiano di andare irrimediabilmente perduti con la tragica conseguenza della inevitabile chiusura dello stabilimento.
«Nella malaugurata ipotesi che questo avvenisse», anticipa l’esponente Fiom, «richiameremo alle singole responsabilità chi, a vario titolo, ne fosse stato responsabile, in primis il ministero dello sviluppo economico, ma anche il ministro D’Incà, che ha sempre condiviso un percorso diamettralmente opposto a quello intrapreso». Per ultimo, la Fiom rivendica «la possibilità di opporci a questo drammatico epilogo con ogni forma di mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici di Acc a difesa della dignità del loro lavoro e contro logiche che a questo si contrappongono». —
fare una ricostruzione il più possibile precisa di quello che è successo». I pompieri hanno lavorato dalle 3.38 di martedì mattina fino a mezzogiorno e mezzo con due turni: il primo ha pensato a circoscrivere e spegnere le fiamme; il secondo a smassare e bonificare l’area interessata. Una parte della copertura è in via Roma, transennata e perimetrata con la fettuccia biancorossa. «La cosa più importante è che nessuno si sia fatto male», conclude Santin, «tutto il resto è rimediabile. Non nascondo che l’altra notte ci siamo parecchio spaventati. Le fiamme erano molto alte e hanno illuminato il nostro paese. Meno male che l’intervento dei vigili del fuoco è stato il più possibile tempestivo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Gli effetti dell’incendio di Ospitale d Cadore
F.D.M.
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Primo Piano
Giovedì 9 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL RAPPORTO VENEZIA Se consideriamo la metà delle case di riposo esistenti in Veneto, si può dire che a un anziano su tre è stato fatto il tampone del coronavirus. E su questa platea di “tamponati”, il 18 per cento è risultato contagiato. È quanto risulta da una analisi fornita dall’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, dopo aver ricevuto le relazioni dei direttori generali delle Ulss. Il dato è parziale, perché di metà case di riposo non si hanno dati. I controlli - che dovrebbero completarsi per lunedì 13 aprile finora sono stati fatti in 183 strutture su un totale di 360, anche se hanno riguardato un numero rilevante di anziani, 23mila su 30mila. Alto anche il numero dei dipendenti controllati, oltre 21mila su un totale di 23.500. La “fotografia”, dunque, pur incompleta, è abbastanza attendibile. «Nei casi peggiori un terzo circa degli ospiti ad oggi è positivo, così come il 10-15% del personale», ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
Case di riposo, in Veneto positivo un ospite su tre I risultati dei tamponi effettuati in 183 strutture `Entro martedì ogni Ulss doveva presentare un piano dalla Regione. Infetto il 10 per cento del personale indicando anche l’eventuale necessità di trasferimenti `
Gli indici
Le differenze tra letalità e mortalità In medicina con il termine “letalità” ci si riferisce al numero di morti sul numero di malati di una certa malattia entro un tempo specificato. La “mortalità”, che spesso viene erroneamente confusa con la letalità, è concettualmente
GLI ESAMI Come indica la tabella, i tamponi sono stati eseguiti in 183 case di riposo e hanno riguardato 23.301 anziani. Il tampone è stato fatto a 8.490 nonni, pari al 36,4%. Di questi, 1.508 sono risultati positivi (17,7%) e tra questi 143 sono stati ricoverati (1,68%). La maggior parte dei tamponi è stata fatta nelle case di riposo dell’Ulss 6 Euganea (2.141 esami su un totale di 3.895 ospiti con 423 positivi e 45 ricoverati), dell’Ulss 3 Serenissima (1.697 esami su 3.535 ospiti con 174 positivi e 19 ricoveri) e dell’Ulss 9 Scaligera (1.228 esami, 279 positivi, 25 ricoveri). Ma a fare impressione è il dato trevigiano: 20 le case di riposo dell’Ulss 2 controllate con tamponi effettuati a 819 anziani: 293 sono risultati contagiati e 19 sono finiti in ospedale. Nella Marca gioiosa più di un nonno su tre si è ammalato di coronavirus. In tutto i dipendenti delle case
IMPRESSIONANTI I NUMERI NELL’ULSS DELLA MARCA: 293 INFETTI SU 819 CONTROLLATI
LO STUDIO VENEZIA Maschio e anziano. È il profilo del paziente affetto da coronavirus e poi deceduto secondo i dati forniti ieri dalla Regione Veneto. «I decessi conteggiati in Veneto tra i 45 e i 54 anni sono stati 8, quelli tra i 55 e i 64 anni 33, 101 quelli tra i 65 e i 74 anni e infine 594 quelli sopra i 75 anni. L’età media dei decessi è di 82 anni», ha detto il governatore Luca Zaia nel corso della quotidiana conferenza stampa. «Come si vede, in modalità diversa, ma tutte le fasce età sono colpite - ha spiegato - Ed è per questo che dobbiamo proteggere soprattutto questa fascia che è la più fragile, e che semmai ci fosse un’uscita per fasce di età, la prima dovrebbe essere quella dei giovani».
LA RIPARTIZIONE Ecco la ripartizione per Ulss. Ulss 1 Dolomiti: 1 decesso tra i 55 e 64 anni, 3 decessi 65-74 anni, 26 decessi sopra i 75; Ulss 2 Marca Trevigiana: 1 decesso tra i 45 e i 54 anni, 6 55-66 anni, 26 65-74 anni, 111 sopra i 75 anni; Ulss 3 Serenissima: 4 decessi tra i 45 e i 54 anni, 4 55-64, 15 65-74, 61 sopra i 75 anni; Ulss 4 Veneto orientale:
differente e porta a risultati molto diversi, in quanto mette a rapporto il numero di morti per una determinata malattia (o addirittura per tutte le cause) sul totale della popolazione media presente nello stesso periodo di osservazione.
I contagi nelle case di riposo ispezionate Ospiti Strutture controllati coinvolte su un totale su un totale di 30mila di 360 USL 1 Dolomiti
29
2.402
USL 2 Marca Trevigiana
20
2.274
USL 3 Serenissima
27
3.535
USL 4 Veneto orientale
12
1.284
USL 5 Polesana
11
2.612
USL 6 Euganea
25
3.895
USL 7 Pedemontana
14
2.158
USL 8 Berica
31
3.913
USL 9 Scaligera
14
1.228
Veneto
183
23.301
Ospiti con tampone effettuato
Ospiti con tampone COVID-19 positivo
296
74
Ospiti Operatori ricoverati (dipendenti e non) con COVID-19 su un totale positivo di 23.500
819
293 1.697
818 735
1.483
13
174
19
2.250
19
3.644
Operatori con tampone effettuato
Operatori con tampone COVID-19 positivo
541
61 1.459
179
1.276
78
37
0
1.194
789
24
36
0
2.313
674
20
2.141 462
423
45
87
294
16
104 1.228 8.490
1.508
2.073 3.672
6 279
3.200
143 143
1.207 21.036
2.108
150
1.004
125
432
41 1.207
126
9.490
805 L’Ego - Hub
FONTE: Regione Veneto
Dopo l’allarme della virologa Ilaria Capua
Una struttura divisa a metà, il sospetto del riciclo d’aria VENEZIA E se la causa dei contagi nelle case di riposo dipendesse dall’impianto di riciclo dell’aria? Ne ha parlato, come ipotesi che sarà oggetto di approfondimenti, il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, a proposito del singolare caso di una struttura per anziani divisa in due blocchi separati: da una parte tutti gli anziani sono risultati positivi, dall’altra tutti negativi. «Non c’è una regione che non abbia il
problema delle case di riposo ha detto Zaia - sono il terreno di coltura ideale per il virus. C’è il problema di capire come entra il virus, visto che abbiamo messo misure restrittive fin da metà febbraio. Abbiamo anche un caso di una struttura composta di due blocchi, in cui uno ha il 100% di positivi, l’altro nessuno. Stanno cercando di capire se il sistema di condizionamento abbia avuto un ruolo in questo, ma
ovviamente sono solo ipotesi senza certezze». Nei giorni scorsi era stata la virologa Ilaria Capua ad avanzare il sospetto: «Non possiamo escludere il propagarsi del coronavirus dai condizionatori». Intanto il deputato padovano Marco Marin (FI) punta l’indice contro il governo: «Il faro sulle case di riposo noi l’avevamo acceso ancora il 26 febbraio con un emendamento, ma il
governo ci chiese di fare diventare tutti i nostri emendamenti ordini del giorno, quindi meno vincolanti. Avevamo detto che bisognava intervenire, predisponendo misure di sorveglianza per individui fragili, anche residenti in Rsa, affetti da patologie croniche, al fine di tutelarne la salute ed il rischio di contrarre il virus». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
I dati sui deceduti: 82 anni l’età media Su 736 vittime 594 avevano oltre 75 anni 3 decessi nella fascia d’età 55-64 anni, 5 in quella 65-74, 18 sopra i 75 anni; Ulss 5 Polesana: 2 decessi nella fascia d’età 55-64 anni, 3 in quella 65-74, 6 sopra i 75 anni; Ulss 6 Euganea: 2 decessi nella fascia d’età 45-54 anni, 4 in quella 55-64, 12 in quella 65-74, 115 sopra i 75 anni; Ulss 7 Pedemon-
«MA CI SONO MORTI ANCHE TRA I GIOVANI» IN GRAN PARTE SI TRATTA DI UOMINI. LA RAGIONE? NON É PER ORA NOTA
A Vittorio Veneto
In cimitero l’area dei deceduti per Covid A Vittorio Veneto (Treviso), le salme delle persone decedute per il coronavirus, o che si sospetta sia morte per il virus, d’ora in avanti potranno essere sepolte soltanto in uno dei cimiteri comunali, quello di Sant’Andrea, dove il Comune ha individuato una zona apposita. Il sindaco Antonio Miatto adotta con un’ordinanza una recente disposizione impartita dal ministero della Salute. «La
norma – afferma il sindaco – vuole che all’interno dei cimiteri ci siano aree definite ed esclusivamente dedicate ad accogliere le salme delle persone morte per coronavirus». E nell’ordinanza firmata martedì introduce anche il “campo di sepoltura – inumazioni Covid-19”. Discorso diverso le cremazioni: le ceneri continueranno ad essere deposte in loculi o tombe.
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tana: 1 decesso nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 64 anni, 8 in quella 65-74 anni, 35 sopra i 75 anni; Ulss 8 Berica 1 decesso nella fascia d’età 45-54 anni, 2 in quella 55-64, 5 in quella 65-74, 40 sopra i 75 anni; Ulss 9 Scaligera: 10 morti tra i 55 e i 64 anni, 25 tra i 65 e i 74 anni, 182 sopra i 75 anni.
LE INCOGNITE Intanto è stato pubblicato il secondo rapporto del ministero della Salute sull’andamento della mortalità giornaliera nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19 nel periodo tra il 1° febbraio e il 28 marzo. Confrontando i dati per settimana, in
di riposo sono 23.500 di cui 21.036 lavorano nelle strutture che sono state controllate. A sottoporsi al tampone sono stati 9.490 dipendenti, pari al 45%. Di questi, l’8,48% - in termini assoluti 805 persone - è risultato positivo al Covid-19. Anche qui i casi di maggiore infezione nelle strutture trevigiane, con il record di 179 positivi su 1.459 “tamponati”.
I PIANI Entro martedì 7 aprile ogni Ulss doveva presentare un piano per dire cosa era stato fatto nelle singole case di riposo, prevedendo anche eventuali trasferimenti degli anziani nel caso in cui una separazione netta tra positivi e negativi non fosse possibile. Non tutte le Ulss hanno risposto nei termini, gli ultimi piani sono arrivati ieri mattina e l’assessore Lanzarin si è riservata di vagliarli. È stato rinviato anche il dato sulla mortalità e sulla letalità degli anziani ospiti. Si può tuttavia affermare che, con circa 140 decessi registrati in Veneto e i casi di contagio resi noti ieri, il tasso di mortalità nelle case di riposo sia dello 0,6%, mentre il tasso di letalità (cioè la percentuale di decessi per Covid-19 sul totale di contagiati) sia di gran lunga superiore alla media regionale: 9% contro il 5,5-6%. Intanto sono state attivate 20 Usca (Unità semplici di continuità assistenziale, dovrebbe essercene una ogni 50mila abitanti) per dare supporto sia alle case di riposo che ai medici di base, grazie a un bando delle Ulss che ha visto 402 domande. Nel piano di controlli, ha specificato l’assessore Lanzarin, sono comprese anche le strutture per disabili. Non si sa, invece, quando potranno riaprire i centri diurni. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
quella tra il 21 e il 27 marzo è stato evidenziato nelle città del Nord un minor incremento dei decessi, 79 in meno, rispetto alla settimana precedente, (rispettivamente +216 decessi nell’ultima settimana +295 decessi nella settimana 14-20 marzo). Per quanto riguarda il genere e le classi di età i risultati mostrano una forte differenza dell’incremento di mortalità osservato per genere, pari a +63% negli uomini e +39% nelle donne nelle città del Nord. Il trend aumenta con l’età sia al Nord che al Centro-Sud. Al Nord, negli uomini l’eccesso osservato è +34% nella fascia di età 15-64 anni, +64% nella classi di età 75-84 e +72% nella classe +85 anni. Al Centro-Sud gli incrementi sono più contenuti. Nelle donne il trend di incremento per fasce di età mostra un incremento inferiore al 20% fino a 74 anni nelle donne del Nord ed un incremento circa del 40% nelle classi più anziane, sopra i 75 anni, mentre nelle donne del Sud l’eccesso di registra solo nella classe di età 85+. Il rapporto dice che i possibili meccanismi che determinano differenze di genere nella gravità della malattia e nella mortalità per Covid-19 non sono chiari. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
22
GIOVEDÌ 9 APRILE 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
L’allarme globale: gli effetti nel Padovano
«La nuova attenzione alla salute volano per rilanciare le terme» Abano, la ricetta del sindaco: «Campagne promozionali, detassazione e studi scientifici» ABANO TERME
Le terme come valore aggiunto dal punto di vista sanitario, sia in termini di cura che di prevenzione. È il messaggio che, secondo il sindaco Federico Barbierato, il territorio dovrà saper far passare per riportare, terminata l’emergenza coronavirus, turisti e clienti ad Abano e Montegrotto. COME RIPARTIRE
Il sindaco di Abano ha la sua ricetta per ripartire e per far tornare a riempirsi gli alberghi. «Dobbiamo fare emergere le caratteristiche di Abano, città della salute», spiega, «Dobbiamo puntare sul nostro know-how, che è dato dalle acque termali e dai fanghi. Usciremo da una crisi sanitaria e la gente ha capito come la salute sia al primo posto. Noi dovremo sottolineare come venire alle terme di Abano e Montegrotto sia un investimento sulla propria salute. Dovremo far
passare in modo netto il messaggio di località di cura e prevenzione». LA RICERCA
Un ruolo importante in questo processo avranno gli studi che il territorio termale dovrà portare avanti le università. «Cercheremo di sviluppare una serie di operazioni con l’Università di Padova che stimolino ricerche comprovanti i benefici sia curativi che preventivi, dei fanghi e delle acque termali». Barbierato fa riferimento agli studi già messi in piedi dal Centro Studi Termali, ma anche a quelli sulla flebologia. «Dobbiamo dimostrare attraverso l’indagine scientifica sempre di più come con i fanghi e le acque termali si possa guarire più velocemente e come si possano ridurre i fastidi di determinate patologie», aggiunge, «Ricordiamo che i nostri fanghi scientificamente contrastano le malattie respiratorie e in questo periodo di coronavirus
questo tipo di patologie sono terribilmente attuali». LA FISCALITÀ
Un aspetto non indifferente sul quale poggiare la ripartenza del turismo verso le terme è la proposta avviata dalla Regione e dall’assessore al Turismo Federico Caner di detrazione fiscale per quanti decideranno di passare le vacanze in Italia. «Credo sia una proposta importante», dice il sindaco, «può certamente consentire di rilanciare il turismo e il Paese Italia. In prima battuta sappiamo che dovremo puntare sulla clientela italiana per tornare a riempire le nostre strutture. Il mercato estero credo che nella prima fase sarà bloccato. Ecco allora che l’incentivo della detrazione fiscale può essere un grande volano». L’APPELLO
L’appello di Barbierato è rivolto al territorio intero, inteso sia come terme che colli. «Mai come in questo momento c’è la necessità di restare uniti e di avere una visione comune», sostiene, «I sistemi economico e sociale devono essere coesi. Solo con l’impegno di tutti potremo superare questa fase e ripartire. Attraverso massicce campagne promozionali del nostro territorio, avremo i primi significativi risultati già entro la fine del 2020». — FEDERICO FRANCHIN
Se oggi il centro di Abano è così, il sindaco si augura torni alla normalità entro il 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commissione bilancio del senato
massanzago
arsego
Albergatori in ginocchio sì all’anticipo dei contributi
Farina rincarata la protesta sui social
La vendita online salva la pasticceria di Lucca Cantarin
ABANO TERME
Una boccata d’ossigeno in arrivo per gli albergatori termali. È stato approvato in Commissione Bilancio al Senato, un ordine del giorno sottoscritto dal senatore padovano dell’Udc, Antonio De Poli, che impegna il Governo a prevedere immediate misure di sostegno alle imprese del settore termale, mediante l’erogazione, da parte delle aziende sanitarie locali, del 50% del fatturato registrato l’anno scorso per le cure termali in regime di accreditamento e, allo stesso tempo, attraverso la restituzione in forma di credito d’imposta dell’Iva assolta sugli acquisti da parte degli stabilimenti termali. Infine, il Governo viene impegnato a far sì che le Regioni riservino apposite risorse nei bilanci per gli accordi tra strutture sanitarie pubbliche e aziende termali. A renderlo noto è lo stesso senatore Udc Antonio De Poli. «Si tratta di misure positive e importanti che vanno nella direzione di sostenere il comparto termale a livello nazionale», dichiara, «Parliamo di un settore che, in Italia, conta 378 stabilimenti (distribuiti tra 20 regioni e 170 comuni) e occupa oltre 60 mila addetti complessivamente. Solo in Veneto, il Bacino Termale Euganeo conta 107 alberghi, 4.700 addetti e quasi 3 milioni di presenze l’anno. È fondamentale sostenere questo comparto
MASSANZAGO
me, «Con l’approvazione, in commissione bilancio del Senato, del documento a firma del senatore De Poli, si compie un primo piccolo ma importante passo nella giusta direzione. Alcune delle proposte di Federteme, quali l’anticipo alle aziende del 50% del budget di accreditamento termale 2020, dimostrano come sia possibile trovare soluzioni costruttive e concrete per dare sollievo immediato alla liquidità del comparto, senza compromettere le risorse del bilancio pubblico. Sono misure positive che indicano come le nostre richieste siano adeguate. Il settore deve essere sostenuto e necessita di interventi specifici perché quando finirà questa emergenza dobbiamo essere in grado di poter rilanciare i territori e tornare velocemente in pista». —
Un chilo di farina pagato 1,65 euro quando di solito costa 50 centesimi. La giustificazione del negoziante del paese? «La farina è introvabile». La denuncia arriva da un cittadino che ha aggiunto di «non credere alla spiegazione ricevuta» e ha lanciato il sasso nel mare dei social raccogliendo un centinaio di commenti. «La farina scarseggia, fidati di uno che lavora con i mulini. Ma farla pagare 3 volte tanto è un’esagerazione», è stata la risposta di un concittadino. Il problema della scarsità della farina che investe i negozi di paese tocca qualche supermercato. Ci sarebbe difficoltà nell’approvvigionamento del grano: di quello locale ce n’è poco e quello estero non arriva per le navi bloccate per la pandemia. Se la si paga di più all’ingrosso il prezzo aumenta. Gli unici ben forniti di farina sono i mega store, che la mantengono a 50 centesimi, ma qui si è assistito a scene di acquirenti che hanno riempito il carrello con decine di pacchi. Il sindaco Stefano Scattolin s’informerà: «Abbiamo cinque negozietti e tutti si sono dimostrati disponibili ai bisogni del paese». —
F. FR
G. A.
Marco Maggia è il vicepresidente di Federterme
che, a causa dell’emergenza coronavirus, rischia di subire danni pesantissimi e necessita di interventi urgenti per favorire la ripresa». Provvedimenti puntuali, secondo i vertici di Federterme, la federazione che fa capo a Confindustria. «Sono azioni puntuali, dimostrano la sensibilità verso un settore fortemente radicato nel Paese. Inoltre, il termalismo potrà essere anche un utilissimo supporto per la riabilitazione polmonare post coronavirus: su questo un team di scienziati sta già lavorando», commenta Massimo Caputi, presidente di Federterme. «Prosegue l’impegno di Confindustria e Federterme ai tavoli di lavoro nazionali dedicati alla gestione della crisi del settore termale gravemente colpito dall’emergenza Covid-19», aggiunge Marco Maggia, vicepresidente di Federter-
Lucca Cantarin, star della pasticceria, abita ad Arsego SAN GIORGIO DELLE PERTICHE
Ha dovuto sospendere il canale delle vendite online per i troppi ordini. Succede a Lucca Cantarin, maestro di pasticceria di Arsego che a Natale ha sfornato 12 mila panettoni. Si apprestava a fare il bis con le colombe pasquali quando a spiazzare la programmazione è arrivata la pandemia. E così si è ritrovato fra gli esercenti che hanno dovuto chiudere la propria attività ritenuta non indispensabile, in questo caso la Pasticceria Marisa. A salvarlo sono stati i social. Il sito che aveva avviato anni fa senza troppo successo si è rivelato di grande aiuto nel pubblicizzare l’offerta dei suoi prodotti tanto che ha assunto un grafico per curarlo. In tempi
di coronavirus è proprio il sito, a cui si sono aggiunti vari social, a tenere in vita la sua attività: le sue colombe, fra cui la specialissima con pesche e lavanda, vanno a ruba e non riuscendo a soddisfare tutti Lucca si è visto costretto a bloccare le richieste. «Non eravamo più in grado di stare dietro agli ordini, abbiamo fatto 500 spedizioni solo negli ultimi due giorni», ha raccontato Cantarin nella newsletter “Altre storie” del giornalista Mario Calabresi, già direttore di Stampa e Repubblica, «ho prodotto 1.500 colombe e non mi vergogno a dire che le vendite online mi hanno salvato. Non ci sono guadagni ma riesco a restare in piedi, a salvare i posti di lavoro e pagare i fornitori». — G.A.
09-APR-2020 Estratto da pag. 14 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
09-APR-2020 Estratto da pag. 14 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione