RASSEGNA STAMPA DEL 9 MAGGIO 2020

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PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Sabato 9 Maggio 2020

3 VE

ICONTAGI L’indignazione di Crisanti «Troppi assembramenti» Il virologo accompagna la presidente del Senato in visita all’ospedale. Casellati: «Il 20 febbraio sarà la Giornata dei camici bianchi»

medico ospedaliero che ora lavora in Regione — precisa il presidente — e quel famoso 21 febbraio dei primi due infetti a Vo’ Euganeo, io ho deciso di fare tamponi a tutti i residenti, io, contra legem. E sono stato criticato. Il professor Andrea Crisanti (ormai l’idolo dei tamponi nel mondo, ndr) mi ha chiamato il 3 marzo per poter avviare un nuovo campionamento e adesso che nessuno più ci critica, il merito è di tutti. Invece no, è mio». Tolto il sassolone, lancia una pietra contro la resistenza del governo a concedere l’autonomia alle Regioni, almeno in tema di riaperture (il Veneto preme per l’11 maggio, il governo media sul 18). «Non c’è programmazione — attacca Zaia — siamo in una paurosa incertezza. Ci vuole il coraggio di dire che l’autonomia è l’unico modo di gestire questa fase dell’emergenza, deleghiamo le Regioni e finiamola di considerare l’autonomia sempre un problema». Forte proprio dell’autonomia, l’Alto Adige ha riaperto tutto ieri. «Non è una fuga in avanti ma una scelta in linea con il processo autonomista — nota il presidente. — Potrebbe essere il cavallo di Troia, l’artifizio per aprire un varco. Con gli altri governatori concordiamo nel dire che il primo giugno è una data troppo distante, non possiamo più aspettare. Chiedo un decreto del governo che dica: lasciamo alle Regioni la facoltà di aprire sulla base di un piano da sottoporre alla nostra attenzione. Lasciamo l’ultima parola giuridica a Roma. Se pensa di fare un provvedimento valido per tutti, prima o dopo ognuno andrà per conto proprio». Intanto Arno Kompatscher, presidente di Bolzano, avverte: «La legge provinciale rimarrà in vigore anche se dovesse essere impugnata davanti alla Corte Costituzionale». Massimo Fugatti, governatore del Trentino, annuncia di aprire i negozi l’11 e il resto il 18 maggio e lavora ad un accordo con il Veneto per consentire ai rispettivi abitanti di visitare i congiunti nei Comuni di confine. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il contagio

Dall’11 aprile la curva del contagio è finalmente in picchiata. Ieri 11mila tamponi effettuati (totale di 420.949 dal 21 febbraio) hanno scovato 73 positivi, saliti così a 18.649 nel Veneto, mentre su 11mila ricoverati solo 488 sono pazienti Covid, cioè meno del 4,5%. Di questi, 446 sono in Malattie infettive e 42 in Terapia intensiva. Si contano poi 1641 decessi, 22 in più rispetto a giovedì, e 11.029 guariti. «L’indice del contagio si sta attestando sullo 0,4% — spiega l’assessore alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin — significa che 100 positivi ne contagiano 40. Fra 8-9 giorni il nostro modello matematico prevede che non ci saranno più nuovi positivi al Covid-19. A fine giugno quella casella dovrebbe scendere a zero, ma c’è un margine di incertezza

VENEZIA

Crisanti A queste persone dico che abbiamo lavorato giorno e notte per arrivare a questo punto, è un delitto sprecare il lavoro fatto

Casellati Sono orgogliosa di come ha risposto Padova sia dal punto di vista dell’organizzazione che dal punto di vista della ricerca

All’inizio del lockdown è rimasta a Roma per presidiare il Senato, e ieri ha voluto ringraziare i medici che in questi mesi hanno continuato a presidiare l’ospedale della sua città: nel giorno del rientro a Padova, Elisabetta Casellati ha fatto tappa nel luogo-simbolo della lotta al coronavirus in Veneto. Il presidente del Senato ha portato il suo saluto prima davanti all’ingresso del policlinico e poi nel chiostro dell’ospedale civile, circondata dalle autorità e dai camici bianchi. Accanto a lei c’era anche Andrea Crisanti, il virologo che ha convinto il governatore Luca Zaia a spingere su tamponi a tappeto e sorveglianza attiva, mettendo a punto quel «modello Veneto» che ha fatto scuola in Italia e non solo. Il problema ora è convivere col virus: «Padova è un esempio di virtù civili, però purtroppo in altre città abbiamo visto le immagini di gente affollata senza mascherine» osserva Crisanti. «Io voglio dire a queste persone che noi abbiamo lavorato giorno e notte per arrivare a questo punto, e che è veramente un delitto sprecare il lavoro fatto. Sono indignato, non preoccupato: non si può buttare tutto così, anche perché poi è difficile convincere queste persone a rifare lo stesso lavoro sulla base di un comportamento negligente». Per quanto riguarda la ripartenza di negozi, bar e ristoranti, Crisanti respinge l’ipotesi della data unica in tutta Italia: «L’apertura dev’essere fatta sulla base del rischio, e una riapertura indifferenziata significa che non è stato calcolato il rischio. La PA D O VA

La cerimonia La presidente del Senato Elisabetta Casellati, ieri in visita all’ospedale di Padova. al suo fianco il virologo Andrea Crisanti

scienza si basa su misure, e se non ci sono misure sono contrario». Il caso di Matteo Tagliariol, l’atleta trevigiano che lo scorso ottobre tornò dai Giochi militari di Wuhan con un’influenza sospetta, ha fatto pensare che il virus circolasse in Veneto già in autunno: «Dall’inizio di novembre fino a gennaio non abbiamo trovato alcun caso - assicura Crisanti -. Noi siamo il centro di riferimento regionale dell’influenza, quindi abbiamo collezionato e archiviato tutti i campioni dei tamponi che ci sono giunti da ottobre a febbraio-marzo e li abbiamo ritestati retrospettivamente, per vedere se c’era qualcuno che ci era sfuggito. Quest’analisi finora non ha dato nessun risultato positivo». Pensando al futuro, invece,

Casellati ha annunciato che il 20 febbraio diventerà la Giornata dei camici bianchi. La ricorrenza cadrà nella data in cui l’ospedale di Codogno denunciò il primo caso italiano di coronavirus, quello che colpì il «paziente 1» Mattia Maestri. E il riconoscimento, oltre che simbolico, sarà anche sostanziale: «Il Senato spiega Casellati - ha dato un segnale molto importante perché, su mia iniziativa, tutti i gruppi parlamentari hanno sottoscritto un disegno di legge per l’istituzione della Gior-

Il caso Tagliariol Finora nessuna conferma che il virus circolasse in Veneto già lo scorso anno

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Una piattaforma controlla i positivi «Tra 8 giorni non ne avremo più» legato ai nostri comportamenti». «La situazione si sta spegnendo, cominciano a diminuire anche i decessi — conferma il governatore Luca Zaia —. Il 75% delle case di riposo sono Covid-free. Però è fondamentale che non si abbassi la guardia». Ora che si passa alla fase 2, le Regioni dovranno continuare a monitorare l’andamento dei positivi e i loro contatti. A tal fine da due mesi è stata creata in Azienda Zero una piattaforma informatica nella quale tutti gli operatori di sanità pubblica (medici di Pronto Soccorso e di famiglia, specialisti, Dipartimenti di Prevenzione, laboratori di Microbiologia) devono inserire i casi confermati man mano che li trovano. Così la Regione tiene sotto controllo la situazione in tempo reale,

monitora i focolai e il loro andamento, vede subito se una determinata situazione (per esempio una riapertura) ne crea altri, e decide di conseguenza. Si tratta di una banca dati creata da Arsenàl che potrà incrociarsi con la app nazionale alla quale, su base volontaria, i positivi si iscriveranno. Servirà a tracciare i contatti dei contagiati negli ultimi 15 giorni. Novità anche sul fronte della sperimentazione della terapia con il plasma dei guariti usata per trattare i nuovi malati: l’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato uno studio multicentrico all’ospedale di Padova, dove la Regione sta attivando una banca del sangue. «Le Usl invieranno una lettera a tutti i pazienti guariti dal coronavirus per chiedere loro di donare il sangue — di-

La mappa del virus

Tra parentesi i dati registrati giovedì 7 maggio

5.979

11.029

Attualmente positivi

Guariti

18.649

(6.378)

(18.576)

Positivi al Covid-19

Verona

4.922 463 Venezia

2.578 246

3.802 251 Belluno

1.145 94

Decessi extra ospedalieri

Totale vittime

Ricoverati deceduti

Casi confermati per provincia Padova

391

1.250 (1.239)

Ricoverati

I FOCOLAI

(10.579)

1.641 (1.619)

42 (86) in Terapia intensiva 446 (852)

nata dei camici bianchi, un atto davvero importante. È tempo che anche per i medici e tutto il personale ci sia un fine mese con più soldi in tasca, è una cosa che mi preme molto». Parole sottoscritte anche da Antonio De Poli, senatore dell’Udc, secondo cui i medici «meritano un Premio Nobel per la pace per il coraggio, la dedizione e lo straordinario senso civico dimostrati». Rivolgendosi ai medici, Casellati ha ricordato che «il vostro lavoro è venuto in evidenza in questi giorni perché abbiamo avuto questa terribile pandemia, ma noi sappiamo che lo stesso impegno voi lo prestate tutti i giorni, senza orari e senza sosta. Per qualche verso, nella mia lunga esperienza politica, di sanità mi sono interessata, e so che non è semplice riattivare un’organizzazione a fronte di un’emergenza. Voi lo avete fatto con grande competenza, fino a definire quello che oggi studiano come modello Padova, e avete messo in campo una ricerca che mi auguro possa portare a trovare una terapia e un vaccino per il mondo». Tornando col pensiero ai mesi del lockdown, infine, la presidente del Senato si è detta orgogliosa di come ha risposto Padova «sia dal punto di vista dell’organizzazione che dal punto di vista della ricerca. Questo è il modo per riaprire tutte le attività, perché c’è un’emergenza sanitaria ma c’è anche un’emergenza economica e dobbiamo rispondere da subito a tutti i cittadini mettendo soldi in tasca agli italiani». Alessandro Macciò

Vo’ (PD)

88 3 Rovigo

430 31

Fonte: Regione Veneto Dati del 08-05 ore 19.00

Vicenza

2.752 264 Fuori regione

294 23

Totale deceduti Treviso

2.605 276 Assegnazioni in corso

33 0 L’Ego - Hub

ce Zaia —. Sarà analizzata la qualità della risposta anticorpale, perché sotto una certa soglia il plasma non serve. Abbiamo già emoteche piene, però vogliamo accumulare sacche per essere pronti per le cure. Quello di Padova è uno dei tre laboratori nazionali abilitati a lavorare il sangue: i medici operano col virus vivo e processano 10 sacche al giorno — aggiunge il presidente —. Aumenteremo i turni a tre al giorno, non vogliamo trovarci a settembre senza la materia prima». Sul fronte sociale, l’assessore Manuela Lanzarin annuncia: «Il piano di apertura di Nido e asili, Grest, centri estivi e parchi giochi per l’accudimento dei bambini tra zero e 6 anni è passato in Conferenza Stato-Regioni e siamo fiduciosi nell’appoggio del governo, che intende finanziare l’operazione con 150 milioni e concedere ai genitori di investirvi il bonus baby-sitter». M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

SABATO 9 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: la fase 2 per la sanità bellunese

Case di riposo, a Mel si va verso il Covid free Partite ieri le sanificazioni e non appena saranno resi noti gli esiti dei tamponi, la struttura non avrà più persone positive BORGO VALBELLUNA

Sarà un decreto della Regione Veneto a dare il via libera all’inserimento di nuovi ospiti all’interno delle case di riposo, ma ad oggi è tutto sospeso. Nel frattempo a Borgo Valbelluna sta pensando alla fase 2 che consiste nel sanificare le strutture per anziani e anche nel realizzare una nuova area da aggiungere a quella più recente già realizzata a Trichiana. E mentre si attende un via libera dalla Regione, l’indicazione che arriva da Palazzo Balbi, è quello di tenere la massima precauzione, di prestare molta attenzione alla riapertura, mentre il contatto con i parenti si può fare solo laddove le strutture lo permettono. Ad esempio a Lentiai sono stati fatti incontrare gli ospiti con i familiari: i primi sono usciti su una terrazza sopraelevata e sotto i parenti li hanno potuti vedere, così come era stato fatto a Trichiana la settimana scorsa. Per quanto riguarda invece l’accesso dei familiari in caso di fine vita dei loro cari, l’autorizzazione ad entrare viene data in concerto con i medici dell’Usl. A LENTIAI

A Lentiai l’unico ospite positivo al Covid si sta negativizzando mentre nessun operatore è stato infettato. Si prevede quindi una operazione di sanificazione con una ditta specializzata così da rendere Covid free la struttura. A MEL

Per quanto riguarda Mel entro maggio, se tutto andrà come deve, si potrà parlare di rsa Covid free. Qui si è scelto di avviare una sanificazione profonda con ditte specializzate che puliranno non solo le aree interne della struttura per anziani, ma anche quelle esterne. Non sarà utilizzato l’ozono che è utile per la sanificazione dell’aria, mentre serviranno strumenti e prodotti diversi per impedire che restino tracce di coronavirus an-

che sulle superfici quali letti, armadi e sugli indumenti degli ospiti. Oggi (ieri per chi legge, ndr) è iniziata questa procedura in metà struttura a Mel dove ci sono gli ospiti guariti. Nei prossimi giorni l’Usl dovrebbe tornare per rifare i tamponi e se tutto andrà come deve, entro una decina di giorni anche Mel potrà dirsi Covid free. Attualmente a Mel su 21

Spetterà alla Regione dare il via libera alla fase 2 per le rsa, per ora l’invito è ad essere cauti ospiti positivi, solo 5 sono rimasti tali, ma attendono il tampone. Gli altri sono guariti. A TRICHIANA

Per quanto riguarda Trichiana, la situazione pare stazionaria e si sta riprogrammando il rientro di quegli ospiti che sono stati spostati negli ospedali di comunità durante l’emergenza. Qui metà struttura è già stata sanificata, mentre ieri sono stati accolti un ospite che era positivo e uno “sano” che erano stati spostati nelle strutture a bassa intensità di cura. Gli ospiti ora sono collocati tutti in un’ala della struttura, e non appena guariranno saranno portati nell’altra area che è già stata sanificata, così pian piano si tornerà alla normalità. In questo modo si libererà l’attuale edificio che poi dovrà essere sanificato per tornare alla attività normale. Il 12 maggio saranno eseguiti altri tamponi e quindi allora si saprà ancora meglio quanti saranno i positivi. Chi rientra dagli ospedali di comunità dovrà essere sottoposto a due tamponi se erano positivi, a uno solo se erano negativi. Comunque quando rientreranno dovranno essere messi in quarantena per 14 giorni. — PDA

il futuro

Una nuova e moderna ala per la struttura di Trichiana BORGO VALBELLUNA

L’amministrazione comunale di Borgo Valbelluna studia la fattibilità per realizzare una nuova ala per la casa di riposo di Trichiana. A dirlo è il sindaco Stefano Cesa che annuncia che si stanno anche cercando le risorse per finanziare quest’opera. Opera peraltro necessaria per evitare problemi nel futuro. Infatti, come aveva spiegato Maria Chiara Santin che dirige l’Asca di Agordo qualche giorno fa, anche per il sindaco Cesa uno dei problemi delle strutture per anziani è la loro inadeguatezza a livel-

feltrino

Rsa, a Feltre e Cesiomaggiore nessun anziano è contagiato FELTRE

A oggi, nelle case di riposo di Feltre e Cesiomaggiore, non è documentato alcun caso di malattia o complicanza da Covid, né fra gli ospiti né fra gli operatori. La conferma viene dal consiglio di amministrazione dell’azienda servizi alla persona, presieduto da Angelo Dalla Costa. Con lunedì, si spiega dal Cda, sono stati completati

tutti i tamponi per la copertura del 100% di chi è ospite e chi gravita a vario titolo sulla struttura, e giovedì sera sono tornati 75 esiti del personale della casa di riposo di Feltre. E sono tutti negativi. Nel corso dell’epidemia, alcuni anziani sono stati portati a visita geriatrica in ospedale, quando ancora non c’era notizia di contagio. Ma appena saputo, tutti gli ospiti che avevano avuto contatti con

l’esterno, sono stati isolati in sicurezza. Nelle due strutture, quella di Feltre e quella di Cesiomaggiore, non si sono documentati casi di ospiti sintomatici, si precisa ulteriormente dal Consiglio. «Al momento rimaniamo in attesa di tutti i tamponi», continua il Cda. «Qualora dovessero emergere casi di positività, al momento attuale possiamo dire che sono asintomatici, senza febbre e senza tosse.

lo architettonico ad assicurare un’assistenza sanitaria adeguata. «L’ideale sarebbe avere dei corridoi con delle stanze da entrambi i lati stile ospedale, visto che ormai le rsa sono sempre più strutture sanitarie», dice il primo cittadino che aggiunge: «A Mel ad esempio la struttura è simile a quella dell’ospedale e quindi va bene, mentre a Lentiai c’è stato un intervento di rinnovamento degli ambienti. A Trichiana abbiamo la classica villa veneta, ma a gennaio 2019 è partito l’iter per la richiesta dello studio di fattibilità per costruire una nuova struttura

Avere anziani senza una linea di febbre per i più svariati motivi e per periodi così prolungati, è un’eccezione». Una condizione da mantenere in essere. Questo è il motivo per cui il cda non ha alcuna fretta di riaprire le porte alle visite esterne. Pur riconoscendo il sentimento di nostalgia dei parenti nei confronti dei congiunti ospiti, le strutture restano blindate. «Non possiamo invalidare tutti gli sforzi che i nostri straordinari operatori hanno fatto per azzerare l’errore umano, attenendosi con dedizione alle prescrizioni fatte di tanti tasselli, da corsie e percorsi per distinguere le parti sporche e le parti pulite all’utilizzo per l’igienizzazione di stanze dedicate esclusi-

in mezzo al verde in aderenza all’ala nuova. Si sta lavorando al piano e qualche tempo fa è stato avviato l’iter per la ricerca di finanziamenti». Il sindaco, inoltre, annuncia che unitamente al premio produttività di competenza 2019 per il personale delle case di riposo, erogato con il prossimo cedolino di maggio 2020, sarà erogato un premio straordinario di presenza in queste settimane di emergenza Covid. Intanto nei giorni scorsi il comitato dei familiari degli ospiti di Trichiana ha incontrato la direzione della casa di

vamente ai sospetti, e altro ancora», continua il Cda. «All’esame sierologico si erano evidenziate delle false positività, poi contraddette dal test attendibile del tampone. In questi casi, che si contano sulle dita di una mano, si è provveduto subito all’isolamento. Fino a questo mo-

Il cda dei due centri di servizio soddisfatto «Questa situazione va preservata» mento, l’azienda ha saputo proteggere i suoi ospiti grazie anche all’autoresponsabilizzazione degli operatori sanitari, tutti da elogiare. Ma di

riposo. «La direzione ci ha spiegato la situazione della rsa, con 53 positivi su 60 ospiti e 32 operatori contagiati», precisa Maurizio Perenzin del comitato il quale aggiunge che la direzione ha spiegato di aver agito secondo i protocolli e che «c’è stato un problema nel reperire il materiale di protezione. Si è parlato del futuro, ma non si è capito cosa sarebbe stato utile fare per evitare questo focolaio. E questo ci ha rammaricato perché a nostro parere forse qualcosa in più si doveva fare. Siamo fiduciosi sulle indagini da parte degli enti preposti che accerteranno eventuali responsabilità». Il comitato evidenzia che questa situazione «ha provato fisicamente tutti gli ospiti anche quelli negativi. La direzione chiederà all’Usl di essere preparati per un ritorno dell’epidemia. Noi familiari chiediamo di essere più informati e coinvolti». —

fronte alle istanze di parenti e famigliari, noi facciamo capire che il focus resta sugli anziani ospiti, a condizioni mutate. Il che significa che il livello di attenzione su di loro si è amplificato da parte del personale di assistenza. E a garanzia che non ci siano interferenze dall’esterno, a rischio e pericolo dei più deboli, le famiglie al momento non sono ammesse». Tutti i tamponi nelle due strutture di Feltre e Cesiomaggiore sono eseguiti da personale dell’Azienda feltrina servizi alla persona, opportunamente addestrati. Anche questo tiene a sottolineare il Cda, a conferma di efficacia ed efficienza dell’azienda. — LAURA MILANO


PRIMO PIANO

SABATO 9 MAGGIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: i partiti

Elezioni, fuoco amico contro Zaia Salvini ai parlamentari: «Ottobre» L’assemblea della Lega: nessuno degli eletti in Veneto ha difeso l’opzione estiva del governatore

peete, allorché decretò la fine del governo gialloverde rianimando d’incanto un centrosinistra in coma profondo. Né a rasserenarlo sono valse le assicurazioni del potenziale rivale («Non ho ambizioni romane, ho lasciato un ministero per tornare qui e ci resterò»), sempre più corteggiato da media e opinion makers. LE DUE ANIME DEL PARTITO

Filippo Tosatto / VENEZIA

Cala il sipario sull’ipotesi di elezioni regionali a luglio e Luca Zaia, acceso fautore dell’opzione estiva, reagisce con sdegno: «Sarebbe una sospensione della democrazia, un pessimo segnale dell’Italia al mondo, tra due mesi ogni attività sarà riaperta, si potrà andare al mare ma non esercitare un diritto costituzionale. Chi evoca fantomatici pericoli mira soltanto a prorogare poltrone e stipendi, mi auguro che il presidente Mattarella prenda a cuore la vicenda. Rinviare le elezioni all’autunno è un gesto irresponsabile, i virologi hanno già ventilato una seconda ondata di contagio, evidentemente il vero obiettivo è impedire ai cittadini di scegliere chi li amministrerà». «LA DEMCORAZIA È SOSPESA»

La sfuriata del governatore, nella realtà, ha più destinata-

ri. Il primo, esplicito, è il Governo che ha scelto di ignorare l’appello congiunto di cinque delle sei regioni attese alle urne – Liguria, Veneto, a Marche, Campania, Puglia, si è sfilata invece la Toscana – dopo averne a più riprese ventilato l’accoglimento. Gli altri, sottinteso ma più inattesi e insidioso, sono Matteo Salvini e i parlamentari leghisti nostrani. Mercoledì, il segretario della Lega ha riunito in assemblea deputati e senatori comunicando loro, en passant, che la data elettorale indicata dal partito è quella di ottobre. Ebbene, dei 32 eletti in Veneto, nessuno ha battuto ciglio né, tantomeno, si è premurato di difendere le ragioni del governatore di Palazzo Balbi. Un fuoco amico in piena regola. LE GRANDI MANOVRE LUMBARD

La circostanza va ben oltre un dissidio sul calendario. Ai vertici del Carroccio è palpabile

Altri tempi: Matteo Salvini accoglie sul palco Luca Zaia, ora il segretario “soffre” l’ascesa del governatore

ormai l’insofferenza verso l’ascesa di popolarità di Zaia: evidenziata da un sondaggio di Repubblica che gli assegna la piazza d’onore del gradi-

mento nazionale (a precederlo è soltanto il premier Conte) e ribadita dal Financial Times, lesto a definirlo l’astro nascente della politica italia-

na. Abbastanza per allarmare il Capitano, in crisi di consensi e incapace a tutt’oggi di ritrovare lo smalto vincente evaporato tra i fumi del Pa-

Più ancora, colpisce la frattura tra il gruppone cooptato in Parlamento – figlio legittimo delle liste compilate da Gianantonio Da Re e Massimo Bitonci – e il circuito di amministratori regionali e sindaci schierati al fianco del governatore. Quest’ultimo, domata l’emergenza epidemica, dovrà fronteggiare l’offensiva (mai dichiarata e perciò più temibile) degli eterni fratelli maggiori lumbard spalleggiati dai salviniani locali. Ritardato, e forse lievemente intaccato, lo scontato successo elettorale del governatore, ora proveranno a isolarlo nelle sezioni per sgambettarlo infine nella corsa alla Regione piazzando candidati allineati a Via Bellerio in grado di condizionarne l’operato. Forse ci riusciranno, forse no. Certo dovranno sfidare l’opinione pubblica e rivelare – nella congiura – doti superiori a quella manifestate nella costruzione del consenso. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


XIV

Padova

«SONO STATI PERSI DUE ANNI PERCHÈ L’ATTUALE MAGGIORANZA VOLEVA COSTRUIRE DUE TORRI SUL VECCHIO POLO SANITARIO» Sabato 9 Maggio 2020 www.gazzettino.it

padova@gazzettino.it

«Nuovo ospedale? Il progetto è nostro» I consiglieri dell’opposizione guidati dall’ex sindaco leghista vanno all’attacco della giunta targata Giordani `

Bitonci: «È un’opera nata con la mia amministrazione, negli atti non c’è alcun cenno del lavoro che abbiamo fatto» `

Tecnologia, Assintel contro il Comune

L’INTERVENTO PADOVA Il nuovo ospedale ha

creato malumori nell’opposizione, orgogliosa di avere dato vita al polo sanitario del futuro, ma come ha dichiarato ieri l’ex sindaco Massimo Bitonci per nulla tenuta in considerazione dalla giunta Giordani.

LA DENUNCIA «No al revisionismo storico sulla vicenda dell’ospedale a Padova est per il quale, lunedì prossimo, si voterà in Consiglio Comunale l’approvazione dell’accordo di programma che vedrà il nostro voto favorevole in quanto è un’opera nata con la mia amministrazione - ha esordito Bitonci - Non ci piace la cancellazione di tutto quello che noi abbiamo fatto, negli atti non esiste nessun cenno del lavoro fatto che, tra l’altro ha fermato un project financing per realizzare un’opera su suolo pubblico in denaro pubblico, e nemmeno che il sindaco tenti di fare suo un progetto che, con il vicesindaco Lorenzoni, ha avversato fin dall’inizio». Una dichiarazione sottoscritta dai consiglieri Vanda Pellizzari, Davide Meneghini e Ubaldo Lonardi - Lista Bitonci, Roberto Moneta - F.I. Vera Sodero - Lega ed Eleonora Mosco “Cambiamo”. «Non si tratta di una rivalsa personale, noi siamo felici per i padovani ma ricordiamo che sono stati persi due anni perché l’attuale maggioranza si era battuta per il nuovo su vecchio proponendo due enormi silos sull’attuale sito - ha continuato Bitonci - ora invece si va a siglare un accordo fotocopia del nostro, al quale manca però la parte complementare che comprendeva, tra l’altro, il Parco delle Mura. Ora Padova avrà un polo di eccellenza a livello europeo anche se nell’attuale maggioranza c’è chi ancora è contrario a Padova Est»

GLI ALTRI «Siamo felici che si voti, anche se con molto ritardo, e que-

LA DENUNCIA PADOVA Dalla carta al digitale.

IL PLASTICO Il sindaco Sergio Giordani attorno al tavolo del modellino del nuovo sopedale che dovrà sorgere a Padova Est

sto risultato ci gratifica perché l’opera è stata ideata dall’allora nostra amministrazione» ha aggounto Pellizzari. A ringraziare per «Il contributo apportato dalla Regione ed in particolare dal presidente della Commissione Sanità Fabrizio Boron» il consigliere Meneghini. «La questione ospedale è lo specchio del fallimento dell’amministrazione Giordani che per anni ha raccontato menzogne - ha sottolineato Mosco - è un’amministrazione che si regge su opere avviate dal centrodestra. Credo non sarà facile il prossimo consiglio, soprattutto per Lorenzoni candidato a presidente della Regione, con il sindaco Giordani che plaude al governatore Zaia accettare Padova Est. Mi chiedo come voteranno - ha affermato Mosco ricordo che l’attuale portavoce del sindaco, Bettin, in veste di

Festa della mamma

Ira dona un fiore alle sue pazienti L’ Ira, le istituzioni riunite di assistenza, per domani festa della mamma donerà un fiore a tutte le sue pazienti. «Mai come quest’anno - ha dichiarato il presidente Fabio Incastrini - la festa della mamma acquista un significato del tutto particolare, perchè le madri ci insegnano con il loro esempio a credere nella vita. Un fiore vuole essere - ha proseguito - il segno della vita che torna a sbocciare e al tempo stesso un segnale che la forzata distanza è stata ed è solo fisica, perchè con il pensiero e il reciproco

affetto ci sentiamo sempre vicini». E ancora: «Ognuno di noi deve sapere coltivare la voglia della ripartenza , in altre parole generare futuro. Il nostro pensiero a tutte le madri che si interrogano su quale futuro attende i loro figli. Ciascuno - ha concluso Incastrini - ha un grazie speciale da dire ed è alla persona da cui ha ricevuto la vita: con il dovere, ma soprattutto la gioia, di ricambiare il dono con il cuore e con una piccola grande parola che sorge spontanea: grazie mamma».

consigliere aveva più volte affermato l’ospedale a Est mai, come era un secco no quello di Giordani. Siamo davvero curiosi a questo punto di vedere come voterà Lorenzoni». «Ciò che spiace in questa vicenda è che la scelta coraggiosa per Padova Est è tutta dell’ex sindaco Bitonci che così ha posto fine ad un dibattito ultraventennale - ha dichiarato Lonardi - chi lo ha mandato a casa aveva proposto una soluzione indecente ed inaccettabile, le due torri piazzate sul vecchio ospedale, scelta subito abbandonata una volta vinte le elezioni. Una vera presa per i fondelli dell’intera città». Sulle 2 torri proposte dall’attuale vicesindaco Lorenzoni interviene anche Sodero dicendosi «Amareggiata dal colpo di spugna sulla reale paternità del progetto». Luisa Morbiato

Un processo iniziato nell’ultimo decennio e accelerato, per forza di cose, negli ultimi due mesi. Con l’introduzione dello smartworking, anche i Comuni hanno dovuto puntare sempre più sulla conservazione digitale dei documenti. Tra tanti elogi, però, spuntano anche le critiche. A sollevarle è Assintel, Associazione nazionale delle imprese Ict legata a Confcommercio, che punta il dito contro una scelta appena fatta dal Comune di Padova. «La delibera del 31 marzo – si legge in una nota diffusa ieri – ha autorizzato un accordo triennale per la conservazione digitale dei propri documenti con “Icban”, l’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali dell’Emilia Romagna. Ma questo ente tutto dovrebbe fare fuorché occuparsi di un servizio che invece svolgono aziende specializzate che hanno investito da anni denaro e risorse per accreditarsi all’Agenzia per l’Italia Digitale. Questa situazione è lesiva della libera concorrenza e rischia di mettere in discussione il lavoro di 4 aziende padovane e 1000 lavoratori”. A protestare è Giovanni Maria Martingano, referente di AssoConservatori: “Perché l’Amministrazione Comunale ha deciso di rivolgersi ad un ente fuori regione, togliendo così lavoro alle proprie aziende del territorio?». Due lettere sono state inviate al sindaco Giordani e all’assessore regionale Marcato. G.Pip.

Due spacciatori in manette, feriti due agenti locali LOTTA ALLA DROGA PADOVA Due spacciatori sono

stati arrestati tra mercoledì e giovedì nel centro città, permettendo il sequestro di un etto di marijuana e più di 1.300 euro. In un caso è avvenuta anche una violenta colluttazione che ha portato al ferimento di due agenti della polizia municipale. I vigili urbani mercoledì erano impegnati un controllo nella zona della Specola quando, alle 15.30, l’unità cinofila con il cane Lucky li ha portati al ponte Sant’Agostino, che congiunge riviera Paleocapa e via San Tommaso. Sotto all’arcata, sul terrapieno che costeggia il Piovego, vi era un giaciglio di fortuna dove bivaccava

un uomo tunisino. Alla vista delle divise il nordafricano si è agitato e ha tentato di sottrarsi all’identificazione. Non avendo via di fuga si è scagliato contro gli agenti della squadra di sicurezza urbana che per contenerne la furia hanno dovuto chiedere l’arrivo dei rinforzi. Lo straniero è poi stato ammanettato e identificato nel 40enne Najib Hamidi, arcinoto spacciatore con alle spalle una lunga sequenza di arresti e denunce per reati connessi alla droga. E di droga ne aveva con sé un’ingente quantità: 85 grammi di marijuana, in parte già confezionata in dosi e in parte conservata in un sacchetto. Addosso aveva anche due dosi di cocaina ma a peggiorare la sua situazione sono stati il

IN STAZIONE Controlli delle pattuglie della polizia municipale

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bilancino e gli 870 euro in contanti ritenuti il provento delle cessioni già effettuate. Tutto il materiale è stato sequestrato e il tunisino è finito in arresto. In seguito alla colluttazione due agenti sono stati feriti in modo lieve e hanno fatto ricorso alle cure del pronto soccorso. Giovedì Najib Hamidi, su disposizione del pubblico ministero Sergio Dini, ha affrontato in via telematica il processo per direttissima. In sede di udienza il fermo è stato convalidato e il nordafricano è stato colpito dal divieto di dimora in Veneto prima di essere rimesso in libertà. Giovedì sera una scena simile si è verificata nel quartiere Palestro, nella zona ovest del capoluogo. Alle 18.20 una pattuglia della Squadra volan-

te ha eseguito una ricognizione nella zona dove pochi giorni prima erano stati arrestati due spacciatori. Tornati in via Monte Cengio per una verifica, gli agenti hanno notato in strada un uomo africano intendo ad armeggiare lungo il marciapiede. Volto noto alle forze dell’ordine, lo straniero è stato fermato per essere identificato. Si è così avuta la conferma che si trattava di Christopher Okoeguale, 22enne nigeriano e pusher di lunga data. Nonostante fosse in strada e alla luce del sole, il giovane stava confezionando alcune dosi di marijuana. Ne aveva quattordici, per un totale di 16 grammi, oltre a 465 euro che gli sono valsi l’ennesimo arresto. Serena De Salvador


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Primo Piano

Sabato 9 Maggio 2020 www.gazzettino.it

Lo scontro sulla Fase 2

PERPLESSO Il governatore Luca Zaia

E Zaia preme: «Si decida serve programmazione» Il governatore Veneto: «Noi siamo per aprire, ma `«C’è troppa incertezza su quello che potrà accadere: nella legalità. Il governo deleghi a noi alcune scelte» spero che non venga tutto annunciato la sera prima» `

L’ATTACCO VENEZIA Al posto di Arno Kompatscher, Luca Zaia avrebbe fatto lo stesso: «Se avessi avuto l’autonomia, avrei aperto anch’io subito». Siccome però il Veneto è una Regione a statuto ordinario e l’impugnazione di un provvedimento simile sarebbe scontata, il governatore fa asse con i pur “speciali” (ma sempre leghisti) Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia e Maurizio Fugatti in Trentino, accusando Palazzo Chigi di mancata programmazione: «Al momento è del tutto assente. Il caso Bolzano può rappresentare il cavallo di Troia per il Governo: siccome tornare indietro è impossibile, il presidente del Consiglio ha l’occasione per emanare un decreto che delega le Regioni a decidere, ciascuna in base al proprio territorio».

LA LEGALITÀ Di strappi alla regola, Zaia non vuole sentir parlare: «Noi siamo

per aprire e perché questo processo possa avvenire nella legalità. Non vado a vendere aperture con ordinanze prive di fondamento giuridico: i cittadini verrebbero multati e giustamente se la prenderebbero con me. C’è poco da fare i fenomeni...». Il governatore chiede però a Palazzo Chigi di seguire il modello applicato con la Cei: «Prendo atto che con la Chiesa è stato trovato un accordo e ben venga che dal 18 maggio possano essere riprese le celebrazioni nei luoghi di culto. Ma se su quelle il comitato scientifico ha dato il via libera, allora vuol dire che si può affrontare la norma in maniera un po’ più estensiva, per

esempio anche sui teatri. Invece vedo che non c’è programmazione. Se oggi il Governo dicesse che i barbieri e i ristoranti riapriranno a loro volta il 18 maggio, almeno potrebbero cominciare a mettere in moto la macchina. Ma qui siamo in un’area di incertezza paurosa, mi aspetto che Giuseppe Conte annunci il decreto la sera prima, com’è già successo...». E se fosse che a Roma non si fidano di qualche territorio, poco ligio nella gestione sanitaria? Zaia sbotta: «Nessuno venga a dirmi che il Veneto non ha fatto quello che doveva. L’unica ordinanza Regione-Governo è stata firmata il 23 febbraio, dopodiché lo Stato ha avocato tutto a sé».

«AVESSI AVUTO L’AUTONOMIA AVREI FATTO ANCHE IO COME BOLZANO, MA NON È IL CASO DI FARE I FENOMENI»

LE SPIEGAZIONI

PADOVA «Padova è un esempio di virtù civili, però purtroppo in televisione hanno fatto vedere altre città dove si vede gente affollata senza mascherine. Io voglio dire a queste persone che noi abbiamo lavorato giorno e notte per arrivare a questo punto, e che è veramente un delitto sprecare il lavoro fatto». È duro Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova. La critica dello scienziato si riferisce alle immagini dei navigli milanesi diventate virali nelle scorse ore, che mostrano capannelli e mascherine abbassate all’ora dell’aperitivo. «Sono indignato, non preoccupato - ha aggiunto -. Queste persone non pos-

sono sprecare tutto lo sforzo che è stato fatto, perché poi è difficile convincere queste persone a rifare lo stesso lavoro sulla base di un comportamento negligente». Crisanti si è espresso anche sulle recenti dichiarazioni di Matteo Tagliariol, uno dei campioni della scherma azzurra, su cui si è accesa la polemica. Tagliariol ha attribuito ai mondiali militari di Wuhan, svolti dal 18 al 27 ottobre

IL VIROLOGO: «SONO INDIGNATO, VEDERE GENTE SENZA MASCHERINE VUOL DIRE SPRECARE IL LAVORO FATTO»

scorso, un possibile inizio di diffusione del virus nel mondo. «Ci siamo ammalati tutti – ha detto l’atleta - 6 su 6 nell’appartamento e moltissimi anche di altre delegazioni. Tanto che al presidio medico avevano quasi finito le scorte di medicine». Pronta la risposta del medico. «A Padova e in Veneto dall’inizio di novembre fino a gennaio non abbiamo trovato nessun caso di Coronavirus – ha spiegato Crisanti -. Noi siamo il centro di riferimento regionale dell’influenza, quindi abbiamo collezionato e archiviato tutti i campioni dei tamponi che ci sono giunti da ottobre a febbraio-marzo e li abbiamo ri-testati tutti retrospettivamente, per vedere se c’era qualcuno che ci era sfuggito. Quest’analisi finora non ha dato nessun risultato positivo». L’attenzione ora è tutta sulla fa-

miei cittadini. E ribadisco, non sono un irresponsabile: ricordo che ho firmato un’ordinanza molto dolorosa a suo tempo, come quella che ha fermato il Carnevale di Venezia, la domenica per il martedì grasso. Ma adesso siamo in una situazione radicalmente diversa, in cui le curve dell’epidemia sono crollate e con il virus bisogna imparare a convivere».

I TEMPI Il ragionamento di Zaia si pog-

IMPRESE E STAGISTI Nel frattempo sulla ripresa il consigliere regionale Massimo Giorgetti (Fdi) ha presentato una mozione a sostegno delle imprese: «È immorale chiedere alle aziende, già in ginocchio a causa dell’epidemia e delle chiusure indiscriminate attuate dal Governo, di accollarsi anche la responsabilità civile e penale, nonché risarcitoria in caso di rivalsa dell’Inail, di eventuali contagi, impossibili da ricondurre con certezza all’ambito lavorativo». Anna Maria Bigon (Pd) chiede infine con un’interrogazione che «la Regione garantisca un sostegno alle migliaia di stagisti rimasti senza reddito». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso tamponi

Lo sfogo di Luca: «Vo’? Ho deciso io»

Diverse categorie sono rimaste nel limbo. Zaia insiste: «È difficile giustificare che la grande azienda apre, ma il piccolo negozio no: perché? Anche dal punto di vista epidemiologico, vorrei delle spiegazioni. A meno che non si pensi che certe attività sono più strate-

Folla in strada, la rabbia di Crisanti: «È un delitto» L’ESPERTO

giche di altre. Per me invece tutti hanno la stessa dignità, chi ha mille dipendete e chi lavora con le sue mani. Non trovo giusto vedere bistrattati artigiani e commercianti». Il leghista ha anche un altro cattivo pensiero: «Forse non si vuole portare avanti le aperture per non andare a votare? Ma allora è una sospensione della democrazia e faccio appello al capo dello Stato. Ho sempre evitato ogni forma di polemica, ma sono chiamato a difendere i

gia sul fatto che il provvedimento dell’Alto Adige «è stato emanato invocando l’autonomia, un artifizio che permette di aprire un varco». Obietta il capogruppo regionale dem Stefano Fracasso: «Dichiarazioni fuori strada. Per tutte le Regioni vale la Costituzione, che all’articolo 117 stabilisce la competenza esclusiva dello Stato in materia di profilassi internazionale. Il presidente della Provincia di Bolzano ha voluto strafare». Comunque sia, quella sudtirolese non è un’ordinanza impugnata al Tar, dove i termini per una sospensiva possono essere anche molto brevi, bensì una legge per cui Palazzo Chigi solleverà questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta, il che solo per arrivare all’udienza richiederà dei mesi. E per quel giorno l’emergenza potrebbe (auspicabilmente) essere ormai un ricordo. Perciò il presidente del Veneto chiede all’esecutivo un atto di pragmatismo: «Autorizzi le Regioni ad aprire dal 18 maggio, o anche prima, sulla base di piani da far validare al comitato scientifico. Siamo disposti a lasciare l’ultima parola al livello nazionale, l’importante è fare in fretta. Sento costantemente tutti i colleghi, da Attilio Fontana a Giovanni Toti a Stefano Bonaccini, e tutti condividiamo l’opinione che il 1° giugno sia una data troppo in là. Siamo stati sempre per la leale collaborazione, ma i tempi si stanno dilatando troppo, non possiamo più attendere».

PROFESSORE Andrea Crisanti se 2, quella della graduale riapertura delle attività. I casi sono in continua diminuzione, ma c’è il rischio che si presenti una recrudescenza dell’epidemia. «L’apertura dev’essere fatta sulla base del rischio – sottolinea Crisanti una riapertura indifferenziata significa che non è stato calcolato il rischio. La scienza si basa su misure, e se non ci sono misure sono contrario». La ricetta è racchiusa nell’indagine condotta a Vo’, il piccolo comune sui Colli Euganei dove viveva la prima persona morta ufficialmente di Covid-19 sul territorio nazionale. «Fare tamponi non come diagnosi - insiste Crisanti ma come strumento di sorveglianza integrato in tutte le attività epidemiologiche territoriali». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA

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VENEZIA La storia di Vo’ ha fatto il giro del mondo, in ormai 80 giorni di emergenza. A raccontarla dall’inizio è stato ieri Luca Zaia, nella consueta diretta all’ora di pranzo: formalmente si è trattato del la risposta alla richiesta dell’Ansa di riepilogare i fatti, ma nei fatti di un lungo sfogo del governatore contro i troppi vincitori saliti sul carro del “modello Veneto”. «Il 21 febbraio si sono scoperti i primi due contagiati – ha ricordato – e alle 18 eravamo già riuniti con la task-force a Padova. Del resto lo prevedeva il piano stilato ancora il 31 gennaio, dalla dottoressa Francesca Russo che ne è la madre, insieme a tamponi, isolamento fiduciario, tracciatura dei contatti. A quel “tavolo di guerra” io, e nessun altro, ho deciso contro la legge di far fare i tamponi a tutta Vo’. Nessun piano, né regionale né nazionale, prevedeva i tamponi a tappeto, ma solo sui soggetti sintomatici ed eventualmente quelli in isolamento. Qualcuno durante la riunione disse: non abbiamo mai fatto tamponi a tremila persone...». Ma le macchine c’erano già e i reagenti c’erano ancora. Ha ripreso

Zaia: « Ho detto: è una stanza buia, accendiamo la luce. Nei giorni successivi sono stato attaccato da chi evocava sprechi e danni erariali. Ma quella sera sempre io ho deciso di mettere le tende riscaldate fuori dagli ospedali e di svuotare l’ospedale di Schiavonia. Sono stato criticato, me ne assumo la responsabilità. Al quarto avevamo già fatto seimila tamponi, scoprendo i focolai di Venezia, Limena, Dolo. Il 3 marzo mi ha chiamato il professor Andrea Crisanti, che non conoscevo: “Presidente, ho letto la sua esperienza di Vo’. Siccome non c’è una comunità al mondo che sia stata testata così, le suggerirei di finanziare altri tremila tamponi, per vedere cosa cambia nel tempo”. Così siamo passati dai 66 positivi del primo giorno ai 6 dell’ultimo. Ma se qualcuno si permette di affermare che a Vo’ non ha deciso il sottoscritto, dice bugie». Fine dello sfogo e spazio per una battuta, dedicata al gruppo Facebook “Le tose de Zaia”, ormai 86.500: «Ho tentato di iscrivermi, ma mi hanno buttato fuori ...». Ovvio: è un uomo... (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Sabato 9 Maggio 2020 www.gazzettino.it

La ripartenza LA VISITA PADOVA «Il vostro lavoro è venuto in evidenza durante questa terribile pandemia, ma noi sappiamo che lo stesso coraggio, lo stesso impegno, la stessa professionalità e lo stesso sacrificio li prestate tutti i giorni da sempre. Senza orari, senza sosta, giorno e notte, e per questo vi siamo riconoscenti». Con queste parole il presidente del Senato Elisabetta Casellati annuncia la sottoscrizione di un disegno di legge per l’istituzione della giornata dei camici bianchi. La data scelta è il 20 febbraio, a cominciare dal 2021. Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia, dopo due mesi di lockdown a Roma, il presidente del Senato ha scelto di tornare nell’ospedale della sua città, luogo simbolo di uno dei territori più colpiti dall’emergenza Coronavirus. «Sono qui per dire il grazie mio e degli italiani a tutti i medici e a tutto il personale sanitario per il grande coraggio e il grande sacrificio – ha detto -. Il Senato ha dato un segnale molto importante perché, su mia iniziativa, tutti i gruppi parlamentari, quindi tutti i partiti politici, hanno sottoscritto un disegno di legge per l’istituzione della giornata dei camici bianchi, un atto davvero importante. E’ tempo che anche per i medici e tutto il personale ci sia un fine mese con più soldi in tasca, è una cosa che a me preme molto». Casellati è giunta in Azienda ospedaliera ieri mattina, ad accoglierla davanti all’ingresso del Pronto Soccorso c’erano il sindaco Sergio Giordani, il pre-

Il Senato omaggia i medici «20 febbraio dedicato a voi» `Tutti i partiti hanno votato la proposta La presidente del Senato, Casellati a Padova: «Avete fatto nascere un modello» di istituire la “Giornata dei camici bianchi» `

DONNE IN PRIMA LINEA La presidente del Senato Casellati con alcune sanitarie dell’ospedale di Padova

fetto Renato Franceschelli, il questore Isabella Fusiello, il rettore Rosario Rizzuto e il direttore generale Luciano Flor. Il presidente ha poi raggiunto il Giustinianeo, l’area più anti-

ca dell’ospedale inaugurata nel 1978, dove ha sede anche il laboratorio di Microbiologia e virologia. Ha parlato al microfono dal chiostro, rivolgendosi ad una

delegazione di medici e a decine di altri sanitari affacciati alle finestre per ascoltare le sue parole. «Durante il lockdown a Roma vedevo la mia Padova con orgoglio – ha sottolineato

Casellati -, perché Padova è un modello per il Veneto, l’Italia e il mondo, sia dal punto di vista dell’organizzazione che dal punto di vista della ricerca. Mi auguro che qui si scopra la te-

Mascherine, nuovi prezzi e via libera a quelle fai da te IL CASO ROMA Addio alle mascherine a 50 centesimi. Semmai qualcuno sia riuscito, effettivamente, a comperarle a quelle condizioni. Il prezzo calmierato per le chirurgiche promesso dal commissario straordinario Domenico Arcuri, il cui solo annuncio aveva provocato un’improvvisa carenza del prezioso prodotto, dato il rifiuto dei commercianti di venderle in perdita, sparisce con il “Dl Rilancio”. Nell’ultima bozza del provvedimento, infatti, il prezzo massimo per le mascherine triplica,

arrivando a quota 1,50 euro. Inoltre c’è il disco verde dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alle mascherine “fai da te” che potranno essere utilizzate dai cittadini e fatte in casa. Insomma in una giornata tutte le certezze acquisite sui dispositivi, la loro capacità filtrante, la scarsa protezione di quelle artigianali e il prezzo al bancone cambiano nuovamente. La bozza del “Dl Rilancio” fissa un prezzo massimo consigliato per mascherine e disinfettanti che - scrivono nel documento di lavoro - non può comunque superare alla vendita 1,50 euro per le chirurgiche fino a 9,50 euro per

Cassa integrazione in ritardo Donazzan: «Il ministro mente» LA POLEMICA VENEZIA «Tutte le Regioni, di ogni colore politico, hanno chiesto al ministro Catalfo di dire la verità sulla cassa integrazione in deroga». Lo rivela l’assessore regionale al lavoro del Veneto, Elena Donazzan. «La verità è che gli italiani non stanno percependo il dovuto, perché il governo ha scelto uno strumento sbagliato e una procedura eccessivamente burocratizzata - sostiene Donazzan -. Tutte le Regioni, o quasi tutte, hanno processato tutte le domande pervenute: per il Veneto si tratta di 34.888 pratiche, l’Inps ha fatto tutto il lavoro che c’era da svolgere, ma i soldi continuano a non arrivare. La cosa più fa-

cile per il governo, tranne che per il ministro del Lavoro che conosce la vicenda, è speculare su questa vicenda, scaricando la responsabilità sui ritardi sulle Regioni. Invece, chi conosce bene il sistema degli ammortizzatori sociali per averli gestiti negli anni, e in particolare nella grande crisi del 2009-2010, sa che lo strumento della cassa integrazione in deroga non è adeguato per gestire con rapidità e in modo massivo una così grande mole di richieste in emergenza», sottolinea. Giovedì i presidenti delle Regioni e delle Province autonome hanno affidato al presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, un ordine del giorno molto netto - ricorda Donazzan - che afferma che i «rallentamenti non

Di sicuro c’è che, con la fase 2, l’uso di questi presidi è divenuto obbligatorio quando si viaggia sui mezzi pubblici o si è comunque in luoghi chiusi. Intanto, però, si potranno utilizzare anche

sono certamente imputabili alle Regioni, che stanno lavorando a pieno organico per autorizzare le domande e trasmetterle all’INPS, bensì ad un meccanismo che si fonda su regole previste per situazioni ordinarie e non certo per situazioni straordinarie e di emergenza come quella che stiano vivendo». «Sarebbe stato sufficiente prosegue Donazzan - individuare una causale unica “Covid 19”, assegnare le risorse direttamente alle aziende, che avrebbero erogato gli importi ai propri lavoratori, alla pari di uno stipendio (di importo ridotto). Invece a Roma si sono incartati con gli ammortizzatori ordinari scaricandone la gestione su Inps, le cui Direzioni regionali stanno lavorando giorno e notte, sabato e domenica, per istruire e autorizzare le pratiche». © RIPRODUZIONE RISERVATA

I DATI A più di due mesi dall’inizio dell’emergenza, i dati dimostrano che in Veneto il Coronavirus ha fatto molti meno danni che altrove, nonostante Vo’ sia stato uno dei primi focolai italiani dell’epidemia. A guidare la campagna di tamponi e di contenimento del rischio è stato il direttore dell’unità di Microbiologia e virologia di Padova, Andrea Crisanti. Altra eccellenza padovana è la cura sperimentale con il plasma dei pazienti immunizzati. I primi risultati sono incoraggianti e ora l’ospedale civile si prepara a diventare banca del sangue di malati guariti. «Per qualche verso, nella mia lunga esperienza politica, di sanità mi sono interessata, e so che non è semplice riattivare un’organizzazione a fronte di un’emergenza – fa presente Casellati -. Voi lo avete fatto con grande competenza, fino a definire quello che oggi studiano come modello Padova. I medici padovani hanno messo in campo una ricerca che mi auguro possa portare a trovare una terapia e un vaccino per il mondo». Ha preso parte alla visita del presidente del Senato anche il senatore Udc Antonio De Poli. «Medici, infermieri e tutto il personale sanitario sono i nostri eroi – ha aggiunto De Poli -. Meritano un Premio Nobel per pace per il coraggio, la dedizione e lo straordinario senso civico dimostrati in questa emergenza». Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA

AUTORIZZATE Due esempi di mascherine “fai fa te”

le Ffp3 con valvola. Poi la precisazione del Ministero dello Sviluppo economico. «Non c’è nessuna intenzione di tornare indietro sul prezzo delle mascherine. La parte di testo relativa al tetto per i dispositivi di protezione personale dal Covid - sottolineano - risale a prima dell’ordinanza del commissario Arcuri».

OBBLIGATORIE

rapia e anche il vaccino. Questo è il modo per riaprire tutte le attività, perché c’è un’emergenza sanitaria ma c’è anche un’emergenza economica».

quelle confezionate artigianalmente a partire da magliette o sciarpe, come indicato anche dal Centro per il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta: l’importante è che siano multifiltro e multistrato. Le più sofisticate mascherine

Ffp2 e Ffp3, o anche quelle chirurgiche, sono invece destinate ad usi diversi e devono essere impiegate principalmente dal personale sanitario. I dispositivi con livelli filtranti più complessi, ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusa-

ferro «sono qualificati come dispositivi di protezione individuale e sono costruiti in modo tale, con o senza valvola, per essere in grado di prevenire anche la trasmissione del virus per via aerea». Non sono raccomandate per i comuni cittadini o le normali attività. La popolazione, chiarisce Brusaferro, «può invece usare le cosiddette mascherine di comunità, che non sono quelle chirurgiche, che non hanno degli standard specifici e servono fondamentalmente a ridurre l’emissione di droplets, ovvero delle goccioline attraverso starnuti o tosse. Mettendole proteggiamo gli altri». Giuseppe Scarpa © RIPRODUZIONE RISERVATA

Carraro (Confindustria): avvio responsabile della produzione LE IMPRESE VENEZIA «Da un primo monitoraggio tra le imprese associate, l’avvio della fase 2 in Veneto è stato ordinato e gestito con grande responsabilità sia dagli imprenditori che da tutti i lavoratori». Lo dice Enrico Carraro, Presidente di Confindustria Veneto, commenta così la prima settimana di avvio della ripartenza. «I Protocolli di sicurezza - condizione necessaria e indispensabile per la ripartenza produttiva - vengono applicati scrupolosamente - afferma - e il banco di prova dei controlli Spisal, ampiamente superato già nelle scorse settimane, ci dimostra che

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quanto messo in campo, se applicato correttamente, funziona». Comunque, continua Carraro, «il recupero non sarà così veloce come lo sono state le perdite. La produzione industriale italiana tra marzo e aprile, per le misure adottate per il contenimento del virus, ha subìto un calo di oltre il 50% (solo nel mese di marzo il calo in Veneto è stato del 30%)». «Per questi motivi - dichiara il presidente degli industriali veneti - il secondo trimestre, sarà forse ancora più duro, del primo. Serve quindi accelerare la Fase 3, attivando misure che liberino risorse immediate per nuovi investimenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

ETRA S.p.A.

Largo Parolini 82/b, 36061 Bassano del Grappa (VI) ESTRATTO BANDO DI GARA È indetta procedura aperta, ai sensi del D. Lgs 50/2016, da svolgere con modalità telematica, per l’afidamento del servizio di manutenzione ordinaria programmata e di manutenzione correttiva straordinaria, con fornitura di componenti e ricambi, delle apparecchiature e degli impianti del reparto di compostaggio del centro di biotrattamenti di Vigonza, CIG n. 82788757C5. Valore complessivo presunto dell’appalto: € 246.822,96.-, IVA esclusa. Criterio aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del minor prezzo. Termine presentazione offerte all’indirizzo: https://etraspa.bravosolution.com ore 12.00 del 29/05/2020. Bando di gara integrale, nonché tutti documenti di gara reperibili all’indirizzo web suddetto. Informazioni: Servizio Approvvigionamenti (appalti@etraspa.it). Data di spedizione del bando alla GUUE: 24/04/2020. IL RESPONSABILE SERVIZI DI APPROVVIGIONAMENTO: (f.to) dott. Paolo Zancanaro.


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L’emergenza a Nordest IL CASO VENEZIA Tredici passeggeri più dei 100-105 consentiti, a bordo di un battello che in condizioni normali ne porta 400. Tanto è bastato per convincere il comandante a non staccare dall’imbarcadero del Lido per riportare verso Cavallino-Treporti e Jesolo i pendolari al rientro da Venezia. Risultato: caos, insulti e minacce, con l’arrivo dei carabinieri a cercare di riportare la calma. È successo ieri pomeriggio, la corsa era quella che doveva partire alle 17.26 dal Lido appunto, direzione Punta Sabbioni. Il battello è rimasto fermo 40 minuti prima che la situazione tornasse alla normalità, con alcuni passeggeri che sono scesi di loro spontanea volontà riportando la capienza a quanto consentito dalle nuove disposizioni di distanziamento sociale.

PIENO Sopra l’intervento dei carabinieri sul vaporetto affollato

TENSIONE

Regole “saltate” e tensione a Venezia `Inflessibili il capitano e i viaggiatori, I pendolari si sono rifiutati di scendere sono dovuti intervenire i carabinieri `

perché al terminal sono perfino intervenuti i carabinieri, chiamati per placare gli animi e convincere a scendere i viaggiatori in eccesso. Il tutto tra lo sgomento collettivo.

IL NUMERO Da definire il numero delle persone a bordo, che secondo i pendolari sarebbero state 113. Una cifra che se venisse confer-

SARS-CoV-2 in Veneto Dati aggiornati al 08/05/2020 ore 17:00

18.649 (+73 rispetto a ieri) casi di infezione da Sars-CoV-2 5.979

(-399) attualmente positivi

in strutture intermedie

1.641

(+22)

2752

decessi

3.163

(+109) dimessi a domicilio

11.029

2605 2578

4922

(+450)

guariti (negativizzati al test)

Numero di casi positivi per SARS-CoV-2 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000

Deceduti totali

Ricoverati in TI

Guariti

Non ricoverati in ospedale per acuti

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Ricoverati non in TI

8/

5

0

27 /4

Intanto in Veneto i 73 nuovi positivi portano a 18.649 il numero dei casi totali registrati dall’inizio dell’emergenza, mentre altri 22 morti aggiornano a 1.641 la tragica conta complessiva, che consta anche delle 1.250 vittime (+11) che hanno perso la vita in ospedale. Ma per il resto le indicazioni sono incoraggianti: le persone attualmente positive calano a 5.979 (-399) e quelle in isolamento domiciliare a 5.503 (-270). I degenti in area

non critica scendono a 748 (-104), di cui “solo” 446 ancora positivi; i pazienti in Terapia Intensiva diminuiscono a 80 (-6), di cui 38 si sono già negativizzati. Salgono a 119 (+2) i ricoverati nelle strutture intermedie, di cui 82 tuttora positivi, e crescono i dimessi dall’ospedale (2.953, +101) e dagli altri centri (210, +8), nonché i negativizzati (11.029, +450).

IN FRIULI VENEZIA GIULIA

3890 430

14 /4

PER LA PRIMA VOLTA DOPO UN MESE IERI IL FRIULI VENEZIA GIULIA NON HA REGISTRATO NESSUN DECESSO PER CORONAVIRUS

IN VENETO

1145

82 (-35)

1/4

A tutti i potenziali partecipanti alla campagna sarà inviata una lettera a casa. «Dev’essere poi fatta un’analisi della qualità della risposta anticorpale – sottolinea Zaia – perché sotto una certa soglia, il sangue non serve. Si chiede a tutti la disponibilità

748 80 (-6) in terapia intensiva

/3

LA LETTERA

Numero di casi diagnosticati (-104) in area non critica per Provincia di residenza

in ospedale

ra utilizzati nel trattamento del tumore alla prostata: solo 4 dei 5.273 pazienti veneti con carcinoma prostatico trattati con quella terapia hanno contratto il virus e nessuno ha perso la vita. Dice il governatore: «L’intuizione del professor Francesco Pagano, che ha lavorato in team con un altro luminare come il professor Andrea Alimonti, sta facendo il giro del mondo. Mi auguro che presto possa essere rilasciata l’autorizzazione a partire con la sperimentazione».

A BORDO C’ERANO TREDICI PASSEGGERI IN PIÙ RISPETTO A QUELLI CONSENTITI DALLE NORME ANTI CORONAVIRUS

48% 52%

5.503

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VENEZIA Dopo un mese di decessi quotidiani, ieri per la prima volta in Friuli Venezia Giulia nessuno è morto di Covid-19. E in un solo giorno il Veneto ha registrato un saldo nella variazione ospedaliera dei ricoveri e delle vittime che sfiora il centinaio di unità: persone che sono sopravvissute al Coronavirus e sono state dimesse. Sono confortanti i dati che arrivano dai bollettini del Nordest, dove il governatore veneto Luca Zaia rinnova l’appello ai guariti: «Donate il sangue per la nostra grande banca del plasma che aiuterà altri malati a venirne fuori».

attualmente ricoverati

(-270) in isolamento domiciliare

24 /

A NORDEST

Fonte: AZIENDA ZERO REGIONE VENETO

Sono stati diagnosticati nel territorio della Regione Veneto

L’appello del Veneto ai guariti «Donate il sangue per le cure» per costituire questo magazzino. Abbiamo già delle emoteche piene di sangue raccolto, però vogliamo farlo a tappeto per essere pronti per le cure. Abbiamo uno dei tre laboratori nazionali abilitati: lavorano col virus vivo e riescono a processare dieci sacche al giorno, ma aumenteremo i turni, per arrivare a tre. Non vogliamo trovarci a settembre che la terapia funziona e manca la materia prima». Sempre in tema di cure, Zaia esprime «gratitudine e orgoglio» anche per il grande interesse internazionale suscitato dalla ricerca veneta sull’uso dei farmaci che inibiscono gli effetti degli ormoni sessuali maschili, fino-

mata, avrebbe superato la capienza prevista nei battelli foranei che per effetto delle misure di contenimento del Covid-19 possono far viaggiare tra le 100 e le 105 persone in base al modello del mezzo. In ogni caso il battello è ripartito dopo quaranta minuti di trattative, ma soprattutto dopo che tre persone sono scese volontariamente, decidendo di imbarcarsi nella corsa successiva e consentendo agli altri pendolari di riprendere la navigazione verso casa. Non senza ulteriori tensioni, tanto che una volta attraccato a Punta Sabbioni tra una parte di viaggiatori e il personale di bordo sono volate offese. Insomma, una scena poco edificante per tutti ma che rappresenta nel migliore dei modi le difficoltà di riorganizzare i trasporti pubblici nella laguna veneziana ai tempi del Covid-19. Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

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per decidere chi doveva scendere e riprendere la navigazione. O più semplicemente è stato da quell’istante che è scattato il caos. Anche perché in pochi secondi la tensione a bordo del mezzo è salita a livelli notevoli e l’inflessibilità del capitano si è scontrata con i viaggiatori, altrettanto decisi a non voler salire nella corsa successiva. Di fatto una scena surreale, anche

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QUARANTA MINUTI DI TRATTATIVE CON URLA E INSULTI PRIMA CHE IL MEZZO POTESSE LASCIARE IL LIDO DI VENEZIA

In troppi sulla motonave Il comandante non parte

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È l’apice di una tensione latente sui mezzi di navigazione della laguna di Venezia, costretti a ridurre la portata di un quarto, ma anche a diminuire le corse perché, con il calo dei turisti, uno dei sistemi di mobilità più complessi d’Italia, non poteva reggere i costi e i ritmi precedenti l’emergenza coronavirus. I fatti: imbarcadero di Santa Maria Elisabetta, il terminal del Lido. La corsa delle 17.26 era diretta al terminal di Punta Sabbioni, nel Comune di Cavallino-Treporti. A bordo i viaggiatori tutti dotati di mascherine e guanti. Registrato il sovraffollamento, con i passeggeri sopra la capienza di 100-105 consentita, il capitano ha insistito per rispettare le regole. In pratica si è rivolto ai viaggiatori in eccedenza, tutti lavoratori pendolari residenti tra Cavallino-Treporti e Jesolo chiedendo di scendere a terra. Ed è stato in quel momento che sono scattate le trattative

Era dall’8 marzo che in Friuli Venezia Giulia non veniva rilevato un decesso per Covid-19. Il primo in assoluto si era verificato il giorno prima, quando era spirata una donna di 87 anni, ospite di una casa di riposo a Trieste. Poi uno stillicidio quotidiano, fino a ieri appunto, quando il conto è rimasto fermo a 308. I casi accertati positivi dall’inizio salgono a 3.116 (+9). I guariti totalmente crescono a 1.784 (+31), mentre quelli che non si sono ancora negativizzati ma non hanno più sintomi sono 113. Restano 2 i pazienti che si trovano in Terapia Tntensiva, mentre i ricoverati in altri reparti scendono a 105 (-4) e le persone in isolamento domiciliare calano a 804 (-12). Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 9 Maggio 2020

IlVenetoelalottaalvirus L’epidemiarallenta ancora, tensionisucome agire

Leautoscuolevenetepossotornareasvolgereattivitàformativapratica. Lo precisa in una nota la Regione Veneto in base ad una richiesta dichiarimentosollecitatadallaConfarca(confederazionedellescuole guidaitaliane).Le guidepossonoriprendereinbaseallespecifiche del codicenumero 85.53 delleattivitàAteco, maisospeso dai decreti

REGIONE:SÌA CONFARCA

Autoscuole, possibile farepraticadiguida

DAVENEZIA SIPREMESULGOVERNO. Ilgovernatore:«Ci vuole il coraggiodi capireche l’autonomiaè l’unicaforma di gestionedi una fasedifficile: deleghinoleRegioni»

Bolzano“cavallodiTroia”:«Riapriresipuò» Zaia:«Hannoapprovatounalegge Ieri-110 quindil’impugnazionenonlaferma» IlVenetostudialastessamossa Cambiano masperainunosbloccodaRoma iconteggi Piero Erle

Non c’è stata una volta, in due mesi e mezzo, che abbia davvero sfidato palesemente il Governo con una ordinanza “ribelle”, Luca Zaia. Sì, su qualche misura le linee sono state diverse ma sempre con l’avallo degli avvocati esperti nel decifrare gli scritti governativi. Niente scontri tra palazzi, e se c’è un problema nessuno lo sbatta in faccia all’altro ma si cerchi una soluzione. Anzi, Zaia ricorda sempre che quella domenica 23 febbraio dello scoppio del caso virus fu lui a siglare un atto storico mai più ripetuto: un’ordinanza Stato-Regione a due firme, con il ministro della salute Roberto Speranza. Poi il Governo avocò tutto a sè coi decreti Dpcm. Ma stavolta è diverso. LA MOSSA DI BOLZANO. «Dai

dati sull’epidemia - spiega Zaia - ne esce che siamo in una situazione assolutamente positiva. L’importante ovviamente è che non si cali la guardia». E l’Alto Adige ha fatto la mossa che spariglia il tavolo: ha aperto i negozi già da ieri pomeriggio. «È una legge approvata dal Consiglio provinciale di Bolzano spiega Zaia - che invoca l’autonomia e molti altri principi giuridici. Se volete, un artefizio che consente di aprire un varco. Perché è una legge che viene sì impugnata dal Governo, ma non più al Tar: si deve andare alla Corte costituzionale. Il che significa che il pronunciamento ci sarà tra mesi, quando la riapertura sarà ovunque». E il Veneto che fa? «Ci sentiamo ogni giorno con gli altri colleghi presidenti, da Toti a Bonaccini, Fedriga, Fontana e Fugatti, e siamo tutti d’accordo: la data del 1° giugno è troppo distante. È il Governo che decide, in caso di emergenza, tant’è vero che noi non possiamo fare ordinanze per le attività: non

avrebbero alcuna rilevanza giuridica e fioccherebbero le multe». Però Zaia aggiunge un “ma”: «I tempi si stanno troppo dilatando, non possiamo più attendere e io chiedo che il Governo vari un provvedimento, un Dpcm, in cui semplicemente si autorizzano le Regioni ad aprire sulla base di un piano che venga esaminato da Roma». STRATEGIA. «Come si fa ad

aprire una fabbrica con migliaia di persone, e non un negozio o un barbiere? Ho sempre evitato ogni forma di polemica ma vedere bistrattati gli artigiani e i commercianti non va: io difendo i miei cittadini». Lui, Zaia, chiuse in anticipo il Carnevale a Venezia, ed è pronto a rifarlo se l’epidemia riparte. «Ma oggi è diverso: il rischio ci sarà tutti i giorni. E invece non c’è programmazione, non sappiamo cosa dirà il Governo: almeno se assicurasse l’anticipo delle aperture al 18 maggio, tutti si preparerebbero. Invece non si sa nulla: potrebbero anche rinviare tutto ancora». Artigiani e negozianti sono al buio. E Zaia sbotta: «Il Governo deve avere il coraggio di riconoscere che l’autonomia è l’unica forma di gestione di questa fase post-emergenza acuta. Deleghino le Regioni». Ed ecco allora che si torna a Bolzano, che la sua legge l’ha fatta e oggi ha i negozi aperti. In attesa di giudizio. «Condivido l’iniziativa: non è una fuga in avanti. E penso possa rappresentare il “cavallo di Troia” per il Governo: tornare indietro è impossibile, forse vale la pena di dire che si delegano le Regioni perché presentino un piano. Se no finisce che qualcuno se ne va per conto suo. Stiamo studiando tanto: siamo per aprire, e perché avvenga nella legalità». Insomma, anche il Veneto potrebbe varare una sua legge in Consiglio: resterebbe in vigore quel tanto che basta. • © RIPRODUZIONERISERVATA

IlVeneto e l’indicatoreRt: ilcalo delnumero mediodi infezionigeneratedaun “positivo”

Spuntailcrollo deiricoveri Cambio nei conteggi dell’epidemia. L’Iss Istituto superiore di sanità, ha spiegato la Regione, da ieri chiede che siano conteggiati solo i ricoverati che risultano tuttora positivi al coronavirus, escludendo quelli che sono “negativizzati” ma che rimangono comunque in cura per altri problemi. Morale: da ieri sera risultano in terapia intensiva 42 persone con il virus e ricoverati negli altri reparti altri 446 malati infetti dal Covid-19. Anche però sommando coloro che fino a ieri erano conteggiati, e cioè malati che hanno avuto il virus ma poi lo hanno superato, si sale a 828 persone, delle quali 80 ricoverate in terapia intensiva. Significa che in ogni caso in 24 ore gli ospedali veneti hanno visto scendere di 110 persone (di cui -6 in terapia intensiva) i “ricoveri Covid”, visto che la sera prima erano in tutto 938. I dimessi in parallelo sono ormai quasi 3 mila. La giornata di ieri ha visto anche scoprire in tutto 73 nuove persone infette (+0,4%) su oltre 10 mila tamponi fatti. Il numero di “attualmente positivi” è sceso di quasi 400 unità a 5979, mentre è salito oltre quota 11 mila (con un +450 nell’ultimo giorno) il numero di coloro che risultano “negativizzati”al virus. Le persone in isolamento scendono di 270 unità a quota 5503. Il conto tragico delle vittime vede invece un +22 decessi registrato ieri: si è a quota 1641 lutti, dei quali 463 nel Veronese (+10) e 276 nel Trevigiano (+2) mentre il Padovano è fermo da tre giorni a 254. •

Nelgrafico diffuso ieridall’Istitutosuperioredi sanità,la stimadelcalo dell’indicedi trasmissionedell’infenzionein Veneto finoal5 maggio

L’IMMUNITÀDIGREGGEÈLONTANA. Nonostanteloscreeningsiaallargato

«Troviamoanticorpi solonel3% deitest» Eintantopartela lettera perchiedere a chi èguarito didonare il sangueper crearela “curadelplasma” «Considerate che il numero di positivi adesso ci arriva da una popolazione di test che va ben oltre gli 11 mila tamponi al giorno che facciamo noi. Tutte le aziende che fanno test rapido o sierologico e trovano una positività poi la segnalano qui. Quindi c’è una marea di screening sul territorio». Il Veneto, rivendica il presidente Zaia, continua ad allargare il suo metodo di “ricerca a tappeto dei positivi”. E anche di coloro che il virus l’hanno superato. Ma su questo, spiega il governatore, c’è poco da farsi illusioni: i test sierologici che si stanno moltiplicando dicono che di gli anticorpi compaiono nel solo 2-3 per cento dei casi. La cosiddetta “immunità di gregge”, insomma, e cioè la

Unodeikitper laricercadelCovid-19

possibilità che ormai molti veneti abbiano uno “scudo” che li protegge dal virus, è un miraggio. «Ripeto: gli anticorpi - conferma Zaia - si trovano nel 3 per cento dei casi sottoposti a test sierologici, a farla grande: sono quelle persone che poi vengono inviate a noi per verificare se quegli anticorpi sono presenti in un individuo “negativo”, che quindi ha superato il virus, o se invece si tratta di una persona che ha ancora il Co-

vid-19 in corpo». Quanto a chi chiede test perché si sente categoria a rischio adesso che c’è già la quasi riapertura totale, come ad esempio gli autisti dei bus, Zaia risponde che «i tamponi noi li facciamo, siamo a 421 mila ma secondo il piano di sanità pubblica è impossibile arrivare a farli a 5 milioni di veneti: le macchine le compriamo, ma c’è un limite di operatori e di struttura». Intanto sul fronte dei test

sierologici, annuncia il governatore rispondendo ai giornalisti, «è partito uno studio multi-centrico con l’Azienda universitaria di Padova, affidato alla dirigente Giustina De Silvestro della divisione di Trasfusione». È uno studio nazionale che dovrebbe coinvolgere anche altre strutture come lo Spallanzani di Roma, il San Matteo di Pavia e forse altri. E sul fronte dell’utilizzo del plasma di chi si è “negativizzato” il presidente conferma che la Regione sta inviando una lettera per chiedere un prelievo di sangue a tutti i guariti dal virus negli ospedali veneti «ma voglio essere chiaro: dovrà esse fatta un’analisi di qualità di risposta anticorpale, perché al di sotto di una certa soglia di anticorpi il sangue non serve. Abbiamo già emoteche piene di sacche raccolto, ma vogliamo farlo a tappeto per essere pronti per le cure. Ora abbiamo un unico turno, su tre laboratori nazionali abilitati per lavorare il sangue, con operatori super-scafandrati che riescono a processare dieci sacche di sangue al giorno. Cercheremo di arrivare a tre turni per far “magazzino”». • © RIPRODUZIONERISERVATA

LO SFOGO. Zaia: «Tutti i rinvii di aperture sono per evitare le elezioni? Intervenga Mattarella». E lavora a una app veneta

«Se non si vota è democrazia sospesa» Crisanti:«Daitamponi vecchi diottobrenonrisultailvirus» A mettere in guardia contro le riaperture indiscriminate, come gli impone il suo ruolo, è l’ormai celebre virologo padovano Andrea Crisanti: «L’apertura dev’essere fatta sulla base del rischio: una riapertura indifferenziata significa che non è stato calcolato il rischio. La scienza si basa su misure». Rispondendo a una domanda sulla possibile diffusione del coronavirus già nell’autunno 2019 ha aggiunto: «A Padova e in Vene-

to dall’inizio di novembre fino a gennaio non abbiamo trovato nessun caso di coronavirus. Noi siamo il centro di riferimento regionale dell’influenza, quindi abbiamo collezionato e archiviato tutti i campioni dei tamponi che ci sono giunti da ottobre a febbraio-marzo e li abbiamo ri-testati tutti retrospettivamente, per vedere se c’era qualcuno che ci era sfuggito. Quest’analisi finora non ha dato nessun risultato positi-

vo». Anche il governatore Luca Zaia ha ribadito ancora una volta ieri che le riaperture hanno bisogno dell’avallo delle autorità sanitarie. Ma anche che si è a una svolta perché lo sblocco c’è stato. Così ieri ha confermato che ci può andare ai canili a ritirare cani. E che il Veneto studia linee-guida per ristoranti, bar, negozi «ma a contare sono le linee-guida nazionali: siamo in attesa delle schede dell’Inail, ma io ho il terrore che si voglia complicare tutto: mettere bussolotti in plexiglas in spiaggia è una assurdità. E poi se aprono dal 18 i luoghi

di culto, e io sono d’accordo, perché non gli altri?». Per Zaia sarebbe sì anche alla riapertura degli agriturismi «anche inserendoli nella rete di accoglienza per bimbi da zero a 6 anni. Ma attenzione: se non c’è una certificazione di natura sanitaria e un avallo scientifico non si fa nulla: chi si prende la responsabilità di fare lavorare gli operatori dei grest e centri, sapendo che poi rischiano di essere chiamati in causa per qualche problema sanitario che è accaduto a un bimbo?». Il governo, fa sapere l’assessore Manuela Lanzarin, ha messo a disposizione

150 milioni per le famiglie e i centri estivi, e la Regione chiede che anche il bonus baby-sitter sia spendibile in questi centri estivi: il progetto del Veneto per aprire queste strutture c’è ed è stato ufficializzato, «ma serve il via libera del Comitato tecnico scientifico del Governo. Finora è circolata una bozza per parchi giochi, centri estivi e ci auguriamo anche per strutture per bimbi da zero a 6 anni. Attendiamo che sia ufficializzata». Zaia rivela che la Regione lavora anche al “contact tracing”, le famose app per tracciare i contatti di chi risulta

Ilpresidente Zaia tragli assessori Lanzarine Bottacin

positivo al virus: «Già operano le Usca e i medici, ma abbiamo un progetto di sofware che presenteremo a breve, anche perché non si capisce più nulla della app nazionale». E se infine «tutti i rinvii delle aperture fossero perché non vogliono andare a farci

votare - tuona Zaia - allora prendo atto che si vuole sospendere la democrazia. E faccio appello al Capo dello Stato perché guardi a questa partita delle elezioni. Sarebbe un bruttissimo segnale anche a livello internazionale». • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA


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PRIMO PIANO

SABATO 9 MAGGIO 2020 IL MATTINO

L’allarme globale: le istituzioni

Zaia: «Se potessi imiterei Bolzano Incertezza paurosa così non si riparte» La riapertura in Alto Adige riaccende le tensioni con Roma Il governatore: scelte confuse, manca la programmazione Filippo Tosatto / VENEZIA

Morde il freno Luca Zaia, stretto com’è tra l’incudine di un’economia stremata, che invoca ripartenza immediata e robusto sostegno pubblico, e il martello del Governo, tenace nel rifiuto di anticipare la fine del MPDLEPXO. Così, lo strappo consumato in Alto Adige – dove il presidente Arno Kompatscher ha riaperto ogni attività con una legge-lampo approvata dal consiglio provinciale – diventa ulteriore motivo di rimpianto: «È una decisione in linea con il processo federalista, se rientrasse nei miei poteri avrei agito nella stessa direzione ma il Veneto purtroppo non dispone di autonomia», sospira il governatore «a riguardo, chi suggerisce di forzare i decreti nazionali dimentica che in tal caso i miei atti sarebbero annullati all’istante e i destinatari, mi riferisco ad esempio ai negozianti e agli artigiani, si esporrebbero a sanzioni. Non intendo permetterlo». GOVERNO E TRATTATIVA NAUFRAGATA

Evidente la delusione per il mancato via libera alla ripresa differenziata su scala regio-

nale, ventilata più volte in fase di trattativa dal ministro Boccia ma bloccata infine dal comitato di esperti del dicastero della salute: «Spero che la mossa altoatesina diventi un cavallo di Troia e induca Roma a riconoscere che un modello rigido, uguale per tutti dalle Alpi alla Sicilia, è insostenibile: occorre riconoscere le diversità dei territori e consentire a chi amministra un’assunzione di responsabilità validata dalla scienza. Viceversa sarà inevitabile che qualcuno vada per conto suo. Leggo che la Puglia pensa di legiferare, idem le Marche. Il centralismo decisionale è comprensibile nella fase d’emergenza ma diventa un cappio soffocante quando c’è la necessità di liberare le energie produttive per riparare, in parte almeno, al danno enorme causato dall’epidemia». L’INSOFFERENZA DELLE IMPRESE

Una lettura non condivisa dal capogruppo del Pd – «Zaia confonde il virus con l’autonomia, Kompatscher ha agito furbescamente anche in assenza dei protocolli di Inail e Istituto superiore di sanità a tutela dei lavoratori coinvol-

ti. Ci fosse anche un solo caso di contagio, ne risponderà di persona», avverte Stefano Fracasso – le imprese tuttavia lamentano l’assenza di scelte tempestive e il presidente di Confindustria boccia sonoramente l’azione del Governo giallorosso: «Le risorse promesse non sono arrivate, l’effetto delle misure sull’economia è inesistente», le parole di Carlo Bonomi. «Come dargli torto? Manca una road

Fracasso (Pd): «Virus e autonomia non vanno confusi, Kompatscher risponderà dei contagi» map credibile», commenta il governatore leghista «se il premier assicurasse che si aprirà il 18 maggio, tutti accenderebbero i motori ma quel giorno Conte potrebbe presentare un decreto che proroga le chiusure di altre due settimane. Siamo in un’area d’incertezza paurosa, la garanzia di Stato sui prestiti è farraginosa è limitante, non funziona, servono finanziamenti veri e benefici fiscali al-

trimenti il contraccolpo si rivelerà devastante. Perché i requisiti di sicurezza concordati con la Chiesa, una soluzione che condivido appieno, non valgono per i negozi, i laboratori, i saloni dei parrucchieri o i centri estetici? »MARCATO E I SINDACI SUL COMMERCIO

La questione diventa di ora in ora più urticante. Così, l’assessore allo sviluppo economico riunisce sindaci dei capoluoghi e presidenti delle province, casacche politiche diverse, convergenza sugli obiettivi: «Tutti sollecitano tempi certi». afferma Roberto Marcato «non è possibile immaginare che commercianti, baristi, albergatori non abbiano una data. Devono prepararsi, sono macchine complesse, non utilitarie che si possono accendere e spegnere in un batter d’occhio, c’è bisogno di investimenti e programmazione». Gli amministratori, si apprende, condividono l’iniziativa dei distretti del commercio e sul versante degli esercizi all’aperto «chiedono al Governo di consentire l’aumento dei plateatici, viceversa, alla luce dei distanziamenti, molti rischiano di non rialzare più la saracinesca». L’OFFENSIVA DEL CENTRODESTRA

Un appello che diventa attacco negli interventi del centrodestra. «Sessanta giorni di blocco, zero decisioni, i cittadini chiedono lavoro non redditi di assistenza» scalpita Antonio De Poli (Udc); «Scaricare sulle imprese la responsabilità civile e penale di eventuali contagi è un atto di odio ideologico, la grande diffusione del virus nella popolazione rende impossibile individuare tempi e modalità dell’infezione con ragionevole certezza» (Renato Caon di Forza Italia); «Decreto liquidità non pervenuto, il tempo passa invano e le aziende si spengono», chiosa Stefano Casali di Fratelli d’Italia. La tregua politica sancita dal Covid è già scaduta. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

confindustria Veneto

Carraro: «Sblocco opere e taglio Irap Il governo dia subito un segnale» I timori: «Il secondo trimestre sarà probabilmente peggiore dell’ultimo. Il Veneto ha finora accusato una perdita del 30% della produzione industriale» PADOVA

La Fase 2 ormai è il passato. È ora di pensare alla Fase 3 con un diktat: più risorse verso le aziende. Enrico Carraro, Presidente di Confindustria Veneto, commenta così la prima settimana di riaperture, rilanciando quanto proposto dal presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi per dare un sostegno concreto all’economia reale. «Da un primo monitoraggio tra le

imprese associate, l’avvio in Veneto, è stato ordinato e gestito con grande responsabilità sia dagli imprenditori che da tutti i lavoratori». I Protocolli di sicurezza, sottolinea Carraro, «vengono applicati scrupolosamente e il banco di prova dei controlli Spisal, ampiamente superato già nelle scorse settimane, ci dimostra che quanto messo in campo, se applicato correttamente, funziona». Ma il recupero, ricorda il leader degli industriali veneti «non sarà così veloce come lo sono state le perdite». La produzione industriale italiana tra marzo e aprile, marca Carraro, a causa delle misure adottate per il con-

Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto

tenimento del virus, ha subito «un calo di oltre il 50% , solo nel mese di marzo il calo in Veneto è stato del 30%». Come ha stigmatizzato anche il Centro Studi di Confindustria, «si tratta di una caduta senza precedenti che vedrà una ripartenza incerta e prudente, cosa che vediamo già sia sul fronte dell’export che su quello, stagnante, della domanda interna». Le famiglie, riflette, sono molto attente e tendono a risparmiare, «le imprese devono smaltire le scorte che si sono accumulate negli ultimi mesi e la domanda estera risente della contrazione diffusa dell’attività in Europa: Finora, quanto promesso non ha avuto impatto sull’economia reale». Tutti questi elementi sommati insieme fanno presupporre che «il secondo trimestre, sarà forse ancora più duro, del primo». La Fase 3 va dunque accelerata senza indugi con misure «che liberino risorse immediate per nuovi investimenti». Va subito dato seguito alle richie-

ste del presidente designato Bonomi, dice Carraro: «Sono misure alla portata del nostro bilancio. Parlo del taglio dell'IRAP,per il Veneto si tratta di quasi 1,7 miliardi di euro che rimarrebbero sul territorio, in quanto è un’azione immediata e diretta preferibile ad interventi a pioggia che spesso si perdono tra le giungle burocratiche; il pagamento dei debiti alle imprese da parte della PA e lo sblocco delle infrastrutture già dotate di copertura finanziaria (come la terza corsia dell’A22 VR-MO ed il potenziamento della linea ferroviaria VE-TS). Sono cose fattibili, e sarebbero finalmente un segnale per le imprese che finora non hanno visto nulla». L’evoluzione della crisi sanitaria, le risposte a fronte di nuovi picchi e le urgenti manovre da attivare per aziende e famiglie «saranno discriminanti per far uscire l’economia dalla recessione». — ROBERTA PAOLINI © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L'ARENA

Sabato 9 Maggio 2020

VERONA

Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: cronaca@larena.it

ILCASO. Iprodottianticontagio, recantiuna frase diMussolini, riportano Veronaalcentro dellepolemiche dopo labandiera dellaRepubblica socialeissata allostadio

Bufera sulle mascherine con il Duce IlcasosollevatodalsenatorePd D’Arienzochesirivolge alprefetto Mail titolare delnegozio nega tutto LareplicadiBacciga:solofolklore Enrico Santi

Il 25 aprile qualcuno aveva avuto la pessima idea di innalzare, davanti al Bentegodi, una bandiera della Repubblica sociale. Adesso, per difendersi dal coronavirus, c’è chi propone addirittura mascherine con il faccione di Benito Mussolini e lo slogan «Camminare, costruire e, se necessario, combattere e vincere!». Messaggio che, evidentemente, è sembrato in tema con il momento. Il risultato è che Verona, ancora una volta, torna al centro dell’attenzione dei media nazionali per un’iniziativa che, a pensarci bene, stavolta assomiglia più ad un autogol che una rete messa a segno dagli irriducibili seguaci del Duce. «Quella mascherina», ironizza su Facebook Mao Valpiana del Movimento Nonviolento, «ha un significato preciso: il fascismo ti chiude la bocca! Lo fecero già da Matteotti in poi». A sollevare il caso è stato il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo che punta il dito su «un’azienda veronese che commercializza un prodotto che inneggia al fascismo e ne favorisce l’apologia». In poche ore la notizia delle fascio-mascherine ha fatto il giro del web ed è stata rilanciata dai siti dei principali quotidiani nazionali. E non mancano le prese di posizione di condanna, ma anche di chi reputa il fatto una innocua «scelta folkloristica». Il titolare dell’azienda di San Giorgio in Salici, nel Comune di Sona, indicata come la responsabile della commercializzazione del discutibile prodotto, tuttavia, nega qualsiasi coinvolgimento. «Non capisco come sia uscita questa voce, ma», giura il giovane imprenditore, «non c’entriamo niente, qui abbiamo solo normali mascheri-

ne... Da quando si è sparsa la notizia in diversi ci hanno telefonato per farcene richiesta, ma, ripeto, non ne sappiamo nulla». Nel pomeriggio di ieri il suo negozio è stato visitato anche dai carabinieri. Sugli scaffali, però, non c’erano - o non c’erano più - le mascherine incriminate. D’Arienzo, da parte sua, fa sapere di aver informato il prefetto dell’accaduto e pubblica sul proprio profilo Facebook le foto del “bavaglio“ mussoliniano made in Verona, auspicando che «si fermi immediatamente questo turpe mercato dell’odio» attraverso l’immagine di chi «ha iniettato nel Paese il virus della razza e dell’intolleranza verso gli altri». E conclude: «Spetterà alla magistratura individuare eventuali responsabilità. Rilevo solo», afferma il senatore Pd, «che c’è chi si approfitta di un’emergenza e della necessità di tutelare la vita umana, con la ricerca spasmodica del profitto e della propaganda politica... Verona poteva fare a meno di questa massiccia dose di ignoranza». Su Twitter interviene anche la deputata dem Alessia Rotta: «Verona non può continuare a essere disonorata dai fascisti. Qualcuno pensa di intervenire?». Di diverso avviso è Andrea Bacciga. Il consigliere comunale di Battiti, la lista del sindaco Sboarina, è finito sotto processo per un presunto saluto romano in Aula. A suo parere quella delle «mascherine con l’effigie di Mussolini» è una «scelta folkloristica, quanto i calendari e le T-shirt che poco hanno a che vedere con l’apologia del fascismo». Bacciga, poi, si scaglia contro il «politico di sinistra che come un avvoltoio si fionda sulla preda per lanciare l’Sos fascismo». E conclude: «Pensi piuttosto alle famiglie in difficoltà e alle persone rimaste senza lavoro». •

Lereazionipolitiche «Mancavanoproprio in questoperiododi emergenzasanitariapurele mascherinecon ilvolto del Duce:lemascherine sono dispositividi protezione individuale,ripetodi ’protezionèe francamente girareconquell’effigieè assolutamentedi pessimo gusto».Lo affermaNicola Fratoianniportavoce nazionalediSinistra Italiana.«Comunque chiunqueunisca quella storiaterribiledell’Italia ad un’operazionecommerciale diquesto genere -prosegue l’esponentediLeu- deve esserefermato».«Inqueste settimane sonostate sequestratemigliaiadi mascherineingiro per

Lebustetrasparenti con leimmagini delDuce sullemascherine

l’Italia,ebbeneleforze dell’ordinevadano anche nell’aziendaveronese chele stafabbricando- conclude-e operinoun sequestrodi questapaccottiglia miserabile».«Iniziativa inqualificabilecheva denunciata»,attaccala deputataSara Moretto, capogruppoItaliaViva in decimaCommissione alla Camera.«Laricercadi una visibilitàatutti icosti,perchè miauguroche sia soloquesto l’obiettivodell’azienda,ha superatoognilimite immaginabile-osserva -. Purtroppoognitempo, anche inunmomento di emergenza, dàspazioaicretini. Abusaredi questosimbolo perinneggiare alfascismo èda vigliacchi».

IPRECEDENTI. Lanotte del25 aprile un gruppodi ignotihaissato il vessillodi Salòsulpennone all’esternodellostadio

BandieredellaRsieberretticonHitler Torna il legame col regime nazifascista Un consigliere comunale è stato rinviato a giudizio per aver fatto il saluto romano in aula Dalla bandiera della Repubblica sociale di Salò al logo di Hitler sui berrettini dei tifosi, dal saluto romano del consigliere Andrea Bacciga alla grappa del Duce messa in vendita da alcuni commercianti sul Lago di Garda. La mascherina con l’immagine di Mussolini è solo la punta di un iceberg, l’ultimo episodio di una serie di manifestazioni che vogliono rievocare il regime nazifascista. Solo qualche giorno fa è stata issata una bandiera della Rsi sul pennone più alto all’esterno dello stadio Bentegodi. Era il 25 aprile, il giorno che ricorda la Liberazione dal nazifascismo in Italia. Il vessillo fascista è stato notato da residenti che hanno dato l’allarme. Sul posto sono arrivate alcune pattuglie della polizia e

la Digos, che ha aperto un fascicolo di indagini. Immediate sono state le reazioni di condanna. «È un triste episodio, una provocazione vigliacca», ha detto Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputata delle Cinque Stelle mentre Mao Valpiana del Movimento Non Violento ha annunciato un esposto in Procura. Il 19 gennaio scorso sono finiti ancora una volta gli ultras del Verona che si sono presentati a Bologna - per una trasferta della squadra gialloblù con un Hitler stilizzato cucito sul berretto. Erano ritratti solo i capelli con il celebre ciuffo passato tristemente alla storia con l’emblema degli Scaligeri al posto dei baffi ma il richiamo al gerarca nazista

era chiaro. Unna decina di sostenitori sono stati del Verona per violazione della cosiddetta Legge Mancino che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. Dallo stadio al consiglio comunale, il passo è breve. È finito nei guai anche il consigliere comunale di Battiti Andrea Bacciga. Il 26 luglio del 2018 alzò «due volte il braccio destro nel cosiddetto ”saluto romano” obbligatorio nell’era fascista all’indirizzo di quattro o cinque donne appartenenti al Movimento ”Non una di meno” presenti tra il pubblico in sala consiliare». Il procuratore Angela Barbaglio ha aperto un fascicolo d’indagine per violazione dell’articolo 5 della «legge Scelba» e il politico è stato rinviato a giudizio. •

Labandiera dellaRepubblicaSociale inmano ai poliziotti

ILBOLLETTINO. Quasi dimezzatoilnumero dei ricoverati:sono175tra cittàe provincia. Purtroppoierialtri10 morti

Boomdiguariti: 229 inun sologiorno Sonoi veronesiche sisono «negativizzati»al virus Drasticocalo anchedei positiviscesidi 217 unità Camilla Ferro

Altri dieci morti nel Veronese in 24 ore: 3 in ospedale (1 a Borgo Trento, 1 a Villafranca, 1 a Negrar) e 7 nelle case di riposo dove il Coronavirus, in pochi mesi, ha contagiato e ucciso centinaia di anziani. Il bollettino relativo all’andamento dell’epidemia nella nostra provincia, dal 21 feb-

braio a ieri sera, ha registrato in totale 463 vittime: è il dato drammaticamente più alto di tutto il Veneto. I veronesi stanno pagando il contributo più pesante in termini di contagi e di decessi rispetto al resto della Regione. Esaminando singolarmente le diverse voci che compongono il complicato quadro della diffusione del Covid-19 in città e nei Comuni scaligeri, quella di ieri è stata la giornata dei grandi numeri verso la «liberazione» dall’infezione: sono stati infatti ben 229 i «guariti definitivamente» cioè i «negativizzati virologi-

ci»: sono persone che dopo aver contratto il virus, l’hanno combattuto e superato con successo, sviluppando l’immunità allo stesso (testata da due tamponi negativi fati a distanza di 48 ore), tanto che con il loro sangue, attraverso la plasmaferesi, si è visto che molti dei pazienti ancora gravi, oggetto di studi clinici a Padova, a Mantova e a Pavia, sono decisamente migliorati. In questa condizione di totale guarigione confermata dalla presenza degli anticorpi nel sangue degli ex-contagiati, si trovano 2.317 veronesi.

Sono invece ancora tanti, pur calando da un giorno all’altro, gli «attuali positivi» scesi ieri a 2.142, ben 210 in meno di ieri: è la prima volta che in città viene registrato un calo così importante di cittadini infetti da un giorno all’altro. Ulteriormente alleggerito anche il peso sulle strutture ospedaliere: i ricoveri ieri, rispetto a giovedì, si sono praticamente dimezzati arrivando a 175 (155 in area non critica e 16 in rianimazione), esattamente 132 di meno del giorno prima. Scende sotto ai mille, per la prima volta, anche il numero dei ve-

ronesi in isolamento domiciliare: sono 966 (-50). Anche nel resto del Veneto la situazione è decisamente migliorata: è calato drasticamente il numero dei positivi arrivando a 5.979. Purtroppo non si arresta la triste conta dei decessi, portando a 1.641 il numero totale dal 21 febbraio. Sono 42 i pazienti gravi in terapia intensiva e 446 quelli nei reparti di malattie infettive e pneumologia. Il report di ieri della Protezione civile conferma che il trend e’ in discesa in tutta Italia. I contagi dall’inizio dell’emergenza sono 217.185. •

Ilreparto di terapia intensivadell’ospedalediBorgo Trento


Provincia 35

L'ARENA

Sabato 9 Maggio 2020

VILLAFRANCHESE TREVENZUOLO. Bergogliochiama alcellulareil parroco, costrettoda alcuni giorni alettoa causadiun tumore che lo stamettendo aduraprova.E luipiange digioia

Latelefonata del Papaa donAlberto «Unincontro fradue persone umili,tra due pastori, per usare le parole del Pontefice». Una sorpresa cheha toccato il cuore Francesca Lorandi

Lacrime di gioia, nonostante i giorni di dolore e tristezza. Il telefono che squilla, il suono di una voce famigliare e il cuore stanco che si riempie di felicità, inattesa, improvvisa. Da una parte don Alberto Antonioli, il parroco di Trevenzuolo, costretto da alcuni giorni a letto a causa di un tumore che lo sta mettendo a dura prova. Dall’altra papa Francesco che, da Roma, ha voluto chiamare il sacerdote veronese: per salutarlo, per pregare con lui, per regalargli quella gioia inaspettata. «È stato un incontro tra due persone umili, tra due pastori con l’odore delle pecore addosso, per usare le parole del Pontefice», racconta Stefano Benedetti, un parrocchiano che fa parte del Consiglio Pastorale e che ha stretto un forte legame di amicizia con don Alberto, che guida l’unità pastorale di Trevenzuolo, Roncolevà e Fagnana dal 2014, dopo essere stato per vent’anni parroco di Pastren-

Ilpreteeramolto amareggiato dopoladenuncia per aver celebrato messaintempo diquarantena

go. Una telefonata, quella di giovedì mattina, che ha illuminato la stanza sobria della canonica, dove il parroco è assistito dal nipote Paolo, infermiere, e dalla sorella Gina, suora. «Don Alberto si è portato all’orecchio il telefonino», racconta Benedetti, «ha sentito la voce di papa Francesco e ha iniziato a piangere di gioia: faceva fatica a parlare, per la malattia e per l’emozione. Ma le sue erano lacrime di felicità vera». Il Papa gli ha parlato, regalandogli pensieri che il sacerdote conserverà nel suo cuore, e insieme hanno anche pregato. Una sorpresa messa a punto in un giorno e mezzo, grazie ai tanti parrocchiani che vogliono bene a don Alberto e a un passaparola che da Trevenzuolo è arrivato fino al Vaticano. «Questo è un periodo complesso per il nostro parroco», spiega Benedetti, «oltre alla malattia, che nonostante le terapie è peggiorata nelle ultime settimane, è accaduto un episodio, all’inizio dell’emergenza Covid, che lo ha abbattuto parecchio». Il riferimento è alla denuncia ricevuta dai carabinieri per aver celebrato la Santa Messa l’8 marzo, quando un provvedimento del Governo lo vietava. Lui lo aveva fatto ingenuamente, senza avvisare i parrocchiani e senza suonare le campane, per evitare che arrivasse troppa gente, tenendo le porte aperte, atten-

DonAlbertoAntoniolicircondato dai suoiragazzi

PapaFrancesco ha chiamato ilparrocodi Trevenzuolo, provatodalla malattia

to che le persone nei banchi fossero ben distanziate le une dalle altre. «Pensavo di aver fatto tutto giusto e di aver rispettato le regole», aveva detto con gli occhi lucidi in quell’occasione. Tornò in canonica con una denuncia firmata dai carabinieri – che lo avevano atteso in fondo alla chiesa – e con la consapevo-

con i suoi fedeli». E allora, se i parrocchiani non potevano andare in chiesa, sarebbe andato il sacerdote a casa loro, virtualmente. «Gli abbiamo proposto di celebrare le Sante Messe e di trasmetterle poi in streaming, su Youtube». È nato così il portale www.tele.roncoleva.it, sul quale vengono trasmesse

lezza che la messa con i fedeli per un po’ non avrebbe più potuto celebrarla. «L’episodio lo aveva amareggiato molto», racconta Benedetti, «così gli altri parrocchiani ed io abbiamo iniziato a confrontarci per riuscire a supportarlo, per fare in modo che don Alberto potesse mantenere un legame stretto

BUTTAPIETRA. Incrementodiordinativida ogni parte delmondo: superlavoroperl’azienda

Regalano un’incubatrice a Zaia «Eoralavoglionoaveretutti» IltitolareBorotto: «Serveafare nascerei pulcinidelpresidente» Le sue incubatrici di uova domestiche sono diventate improvvisamente famose in Veneto nei giorni scorsi, dopo che ne ha parlato il presidente della Regione Luca Zaia nell'ambito di una vicenda che ha avuto come protagonista un bambino del Padovano, ma in giro per il mondo già da settimane sono diventate ricercatissime. Da quando il coronavirus ha iniziato ha diventare uno spettro, in Europa come in altri continenti, le richieste delle macchine che produce la Incubatrici Borotto di Buttapietra sono infatti esplose. Tanto che l'azienda, fondata nel 2008 in un garage da una ex-guardia giurata con la passione per l'agricoltura, presto diventata uno dei maggiori produttori al mondo, ora sta facendo fatica a star dietro alle ordinazioni. Le conseguenze delle restrizioni antiCovid-19 si manifestano anche in forme inaspettate. Se già in vari Paesi era-

no stati registrati accaparramenti di farina e lievito, dovuti al fatto che molte persone in quarantena hanno iniziato a farsi il pane in casa, ora si scopre che sono tanti anche coloro che hanno deciso di crescersi i polli da soli. Basta allevare poche galline per avere delle uova da mettere in incubatrice, ottenendo, nel giro di tre settimane, dei pulcini. Una volta cresciuti, diventano un pranzo a metro, più che a chilometro, zero. «Negli anni scorsi solitamente producevamo 5.000 incubatrici, da due mesi a questa parte abbiamo dovuto raddoppiare il lavoro e a questo punto credo che a fine anno arriveremo a quota 20.000», dice Andrea Borotto, il titolare dell'azienda. «Le richieste sono aumentate in maniera esponenziale, tanto che adesso stiamo lavorando 12 ore al giorno per dare loro risposta», aggiunge. Precisando che sono molti coloro che hanno iniziato ad ac-

Un’incubatricedell’azienda Borotto di Buttapietra

quistare le incubatrici nel Veronese come in tutto il Veneto e che nel contempo c'è stato un aumento fortissimo delle vendite «online», principalmente in Europa ma anche oltreoceano, in Africa e in Asia. L'azienda di Buttapietra è diventata famosa fra chi non si occupa normalmente della cova delle uova in seguito al

gesto di un ragazzino di 11 anni di Villa del Conte, Padova, il quale ha fatto arrivare a Zaia 25 uova con le istruzioni su come fecondarle e far nascere i pulcini, per la Protezione civile. Il governatore ha parlato in tono entusiastico di questo gesto davanti ai giornalisti, legandolo all'emergenza coronavirus, e Borotto ha deciso di fare dono di un'incuba-

trice, da usare per far schiudere quelle 25 uova. «È stato un gesto in qualche modo dovuto, visto che il bambino, Damiano, aveva consigliato a Zaia proprio le mie macchine, definendole come le migliori», dice l'imprenditore. Se le incubatrici prodotte a Buttapietra siano le migliori, lo sapranno coloro che le usano; quello che è certo è che esse sono molto conosciute. «Siamo leader a livello mondiale, abbiamo 6 brevetti depositati e adesso ci apprestiamo a mettere sul mercato un prodotto per allevamenti industriali per il quale abbiamo già avuto richieste di partnership da aziende americane», spiega Andrea Borotto. La ditta effettua solo l'assemblaggio delle macchine, occupando una decina di persone, ma fa lavorare altre 40 aziende, tutte venete, che realizzano i componenti. Aziende nelle quali lavorano circa 500 persone. Ma come spiega l'incremento di vendite attuale? «Dovendo stare in casa, molte persone hanno riscoperto quelli che sono i veri valori famigliari, fra i quali c'è anche l'allevarsi gli animali da destinare alla propria tavola», dice. «Con un paio di galline si possono avere le uova grazie alle quali, usando un'incubatrice che costa da 130 a 350 euro, ed è di dimensioni contenute, è possibile avere pulcini biologici». • LU.FI.

messe, momenti di preghiera, rosari. Don Alberto è riuscito a celebrare diverse funzioni religiose, anche il giorno di Pasqua, dove ha avuto modo di dare la benedizione ai parrocchiani, facendo loro anche gli auguri. La domenica successiva è stata la volta della Divina Misericordia, poi basta. Poi il sacerdote

non se l’è più sentita, affaticato dalla malattia e dalle terapie. Giorno dopo giorno la sua situazione è peggiorata e ora si trova nel letto della sua stanza, dal quale si alza a fatica. Ma il suo viso, sempre vispo, allegro, è tornato a sorridere grazie a quella telefonata arrivata da Roma. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Brevi SOMMACAMPAGNA ECOCENTRI APERTURAORDINARIA TUTTIGLI ORARI Ritorna l'apertura ordinaria degli ecocentri di via Gorgo, per Custoza, e in località Cesarina per il capoluogo e Caselle: ore 8-12, 16-19, domenica pomeriggio chiuso. Obbligatori mascherina e guanti. L.Q.

ERBÈ ILBILANCIO2019 NELCONSIGLIO COMUNALE INVIDEOCONFERENZA Lunedì alle 18.30 si terrà il consiglio comunale in videoconferenza. Fra i punti all’ordine del giorno: aliquote e detrazioni Imu 2020, rendiconto gestione esercizio finanziario 2019, variazioni di bilancio. L.M.

POVEGLIANO RIPARTEILMERCATO SETTIMANALE CONLIMITAZIONI A Povegliano riparte oggi il mercato. Dopo oltre due mesi di stop, oggi si potrà accedere in pochi per volta, ognuno con mascherine e guanti. Dovrà essere garantita la distanza di sicurezza e i volontari della Protezione civile misuraranno la temperatura a tutti. N.V.

POVEGLIANO ILCONTOIBAN DOVEDONARE AICITTADINI POVERI Un aiuto concreto ai cittadini di Povegliano. Con la causale «erogazione liberale covid-19» è possibile donare. Sulla pagina Fb e sul sito del Comune verrà reso noto come le cifre saranno utilizzate. L’Iban è IT64V010305967000001 0209335. N.V.

VIGASIO UNNUMERO VERDE PERLEEMERGENZE LEGATEALCORONAVIRUS Il Comune ha attivato un numero verde 800947022, a disposizione dei cittadini che vogliono ricevere informazioni sull'emergenza Covid: misure in atto e segnalare segnalazioni di persone bisognose d’aiuto. LU.FI.

VILLAFRANCA CONSEGNATI ALTRI36 COMPUTER AGLISTUDENTI Altri 36 pc, sono stati consegnati agli alunni dell’istituto Cavalchini-Moro per la didattica a distanza. A portarli, i volontari di Anioc e dal gruppo Dae, coordinati dall’assessore all’istruzione Anna Lisa Tiberio. N.V.


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