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11-APR-2020 Estratto da pag. 25 3043
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PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 11 Aprile 2020
LE PROTEZIONI
a R.
Lazio
Italia
6%
0,03%
0,12%
0%
0,00%
0,00%
2%
0,04%
0,12%
6%
0,13%
0,38%
81%
0,34%
0,84%
6%
0,99%
2,33%
4%
3,93%
8,45%
3%
12,37%
22,71%
6%
17,20%
30,64%
71%
13,58%
26,84%
6%
0,18%
0,57%
6%
5,35%
11,93%
77)
Tra parentesi i dati registrati mercoledì 9 aprile
ensiva
824 (784)
2.043
732 (704)
Guariti
(1.805)
Totale vittime
.528)
Ricoverati deceduti
ati
Belluno
650 32
1.948 Treviso
236 1.795
8
Fuori regione
Venezia
1 92
79 Assegnazioni in corso
Decessi extra ospedalieri L’Ego - Hub
trebbero scontare una notevole sottostima, sia dei casi totali che dei casi tra i sanitari». E a proposito di tamponi effettuati, spiega il report: «Il maggior numero emerge in Lombardia e Veneto. L’incidenza dei tamponi in Veneto (ormai a quota 180.700, ndr) rispetto alla popolazione residente è quasi il doppio di quella riscontrata in Lombardia (sono 186.325). Si evidenzia una correlazione forte tra il numero di tamponi
effettuati e il numero di casi registrati». Salta all’occhio anche la gestione delle Terapie intensive: l’Emilia Romagna ha predisposto 513 nuovi letti (+ 114%), il Veneto 331 (+67%), la Lombardia 360 (+40%) in attesa di quelli della Fiera e il Lazio 150 (+ 27%). Ma il vero indicatore da considerare è il tasso di saturazione di questo reparto chiave nell’emergenza coronavirus: la Lombardia ha raggiunto un indice di occupazione del 102,86%, contro il 36% del Veneto e il 38,5% dell’Emilia. In più, scrive sempre la Cattolica, il modello veneto ha già raggiunto con i tamponi il 3,13% della popolazione contro l’1,25% di media nazionale, ha aumentato del 50% i letti di Terapia intensiva e ha cercato attivamente i positivi anche tra gli asintomatici. Mentre Lombardia ed Emilia, chiude il dossier, hanno effettuato i tamponi prevalentemente ai pazienti sintomatici e in contesto ospedaliero. «Il tampone ad oggi è l’unica metodologia che permette di certificare la diagnosi — conferma il governatore Luca Zaia —. Ora l’obiettivo, con la nuova attrezzatura comprata per l’ospedale di Padova e in grado di processare 9600 campioni al giorno, è di arrivare a 20mila tamponi quotidiani con tutte le Microbiologie della Regione. E vista la scarsità sul mercato, ci facciamo in casa i reagenti». Un altro studio di Ca’ Foscari e dell’Ateneo di Padova insieme ad altre Università italiane dimostra invece che le restrizioni alla mobilità avrebbero evitato alla nazione almeno 200mila ricoveri solo a marzo, riducendo la capacità di contagio del Covid-19 del 45%. Un risultato coronato dalle donazioni, che nella nostra regione hanno raggiunto un valore di 44 milioni, compresi i 300 euro inviati alla Regione da Alessandra, una bimba veneziana di 10 anni. La Melegatti ha regalato invece 190 colombe e un altro privato un uovo di cioccolata da 10 chili. «Lo metto all’asta per raccogliere fondi a favore di una comunità che ha bisogno di cibo — annuncia Zaia — telefonate alla mia segreteria, allo 0412792863. Base d’asta 100 euro». Michela Nicolussi Moro
Mascherine,centoimprese situffanonelnuovomercato «Pronteinpochesettimane» Dughiero (Bo): «Al Veneto ne servono cinquanta milioni al mese» La vicenda ● Sono cento le imprese venete che si sono appoggiate a Confindustria Veneto e all’Università di Padova per trasformare la propria produzione, passando alla realizzazione di dispositivi di protezione individuale come mascherine e camici,. ● Protagonisti della riconversione anche alcuni brand famosi, come Calzedonia e Pal Zileri, che realizzano mascherine. ● Ma ci sono anche diverse distillerie come la storica Grappe Nardini - che hanno cominciato a produrre disinfettanti e igienizzanti
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VENEZIA Gli imprenditori veneti hanno fretta di ripartire. Ma per farlo, oltre al via libera del governo, serve la garanzia della sicurezza per i lavoratori. Tradotto: si devono rifornire operai e impiegati di dispositivi di protezione individuale. «A pieno regime nelle aziende della nostra regione saranno attivi circa due milioni di lavoratori, che utilizzeranno almeno una mascherina al giorno. Possiamo ipotizzare, quindi, che gli imprenditori del Veneto avranno necessità di acquistare almeno 45 milioni di mascherine chirurgiche al mese». A fare i conti è Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico e ai rapporti con le imprese dell’Università di Padova. A lui si è affidata Confindustria perché le competenze tecnologiche dell’Ateneo siano messe al servizio di quelle aziende che hanno deciso di convertire il proprio business mettendosi a produrre dispositivi sanitari destinati a cittadini e (soprattutto) ai lavoratori. «Il fabbisogno è enorme spiega il professore - ma sono già cento le imprese venete che stiamo accompagnando in questa svolta. Alcune di esse, conclusi i test e ottenute tutte le autorizzazioni, saranno in grado di produrre fino a 250mila pezzi al giorno. Nel giro di poche settimane non solo ci saranno protezioni sufficienti a garantire tutti i lavoratori, ma il Veneto potrebbe perfino arrivare a essere autonomo e a non avere quindi neppure la necessità di importarne dall’estero». Di storie di riconversione ce ne sono tante. Alcuni dispositivi Made in Veneto sono già entrati nelle nostre case, co-
me i milioni di «schermi filtranti» distribuiti dalla protezione civile e realizzati da Grafica Veneta, che ha sede a Trebaseleghe. E se ancora adesso si può incontrare qualche difficoltà a reperire delle protezioni in farmacia, tra non molto ci sarà l'imbarazzo della scelta. Il Centro Moda Polesano, ad esempio, ha sospeso la realizzazione di abiti da sfilata per cucire camici ospedalieri. Diverse distillerie, a cominciare da Grappa Nardini, ora utilizzano i macchinari per fare igienizzanti e disinfettanti. A Maserada di Piave, la storica Tessitura Monti ha già ottenuto le certificazioni: a pieno regime sarà in grado di lavorare trentamila metri di tessuto immettendo sul mercato un milione di mascherine al mese. Anche alcuni brand famosi hanno convertito le linee produttive, come la vicentina Pal Zileri che ha già presentato prototipi di mascherine in
«Griffate» Alcune dipendenti della Pal Zileri, storico marchio di abbigliamento vicentino, impegnate nella realizzazione di mascherine in cotone: sono lavabili e riutilizzabili fino a dieci volte
Scuola, dalla crisi una svolta formativa
I
l luogo interno del controllo è nel linguaggio degli psicologi l’attitudine di un individuo a considerarsi responsabile di quello che gli accade senza attribuirlo a soggetti ed eventi esterni. La Rete non è solo piena di fake news e altra robaccia, ma anche di materiali didattici eccellenti e facilmente accessibili. Provate a fare una ricerca su YouTube digitando una qualsiasi disciplina (per esempio «Algebra») e troverete una quantità di opzioni tra cui scegliere. Si va dal semplice streaming di una lezione tradizionale a complessi video supportati da animazioni e grafiche molto efficaci dal punto di vista pedagogico. Le
VE
La ripartenza passa dagli approvvigionamenti corsa contro il tempo (e la burocrazia) per portare a termine il processo di riconversione
● L’editoriale
SEGUE DALLA PRIMA
5
migliori sono in inglese e offrono l’opportunità di un apprendimento linguistico oltre che disciplinare. I siti di molti musei, della Rai e di altre catene televisive sono ricchissimi di materiali che possono essere usati in vari percorsi formativi. I docenti di ogni ordine e grado che si sono trovati nella situazione di dover allestire lezioni a distanza non sempre disponendo di adeguate esperienze e strumentazioni di teledidattica, hanno potuto (o potrebbero) sfruttare queste fonti per costruire percorsi pedagogici di grande efficacia. Disponendo di materiali già predisposti per la parte più istituzionale e standardizzata del corso, il docente può concentrarsi sulla parte più innovativa e sulla gestione degli aspetti motivazionali e
metodologici dell’apprendimento. Ne potrebbe scaturire un’attivazione duratura negli allievi del controllo interno, della capacità e del piacere di dominare un argomento e di costruire un proprio vantaggio competitivo da giocare sul mercato del lavoro o sugli accessi universitari. La dinamica della conoscenza rende rapidamente obsoleti i saperi che devono essere continuamente aggiornati e rinnovati. Apprendere ad apprendere è il migliore e più duraturo risultato di un percorso formativo istituzionale. E il controllo interno è il migliore strumento di verifica dell’apprendimento per fini motivazionali, mentre il controllo esterno lo è per fini certificatori. Attenzione, senza il controllo sociale e
gerarchico della didattica tradizionale ci sono due patologie in agguato. La prima, definibile con un’immagine alimentare, «bulimia», porta a divorare tutto senza un disegno compiuto e senza una vera capacità di metabolizzare. Qualcuno ricorderà l’autodidatta della «Nausea» di JeanPaul Sartre che apprendeva seguendo l’ordine alfabetico degli autori per arrivare alla lettera Z e chiedersi «E adesso?» La seconda è l’«anoressia» e cioè l’assenza di qualsiasi appetito conoscitivo. Per evitare entrambe è indispensabile il ruolo di guida, ancorché a distanza, degli insegnanti nel costruire il significato del percorso di apprendimento. Giovanni Costa
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cotone lavabili e riutilizzabili fino a dieci volte. Una spinta che può nascondere anche delle fregature. «Il rischio è che sugli scaffali troveremo anche prodotti scadenti, che non filtrano un bel niente», spiega Roberto Lovato. È un manager della Punto Piuma Srl di Reschigliano di Campodarsego, azienda che fa capo all’imprenditore Claudio Fiorotto e che fino a poche settimane fa era specializzata nella realizzazione di cuscini e coperte in piuma d’oca. Poi il cambio di rotta, grazie all’aiuto di Assindustria Treviso: ora produce otto differenti tipi di mascherine d’alta qualità e, se necessario, potrebbe sfornare un milione e mezzo di pezzi al mese. La società è subissata di prenotazioni. «È stato molto complicato - racconta Lovato - trovare i laboratori in grado di effettuare alcuni dei test previsti dal ministero per la linea di dispositivi super-filtranti che sarà destinata ai medici. È stato necessario interpellare centri di analisi in Turchia e in Belgio, poi per fortuna abbiamo trovato delle strutture italiane e contiamo di avere presto il via libera dell’Istituto superiore di sanità». Il prodotto più economico della Punto Piuma viene venduto a due euro. «Dalla Cina arrivano mascherine a 45 centesimi - conclude il manager - ma è evidente che qualità e costi di produzione italiani sono nettamente superiori». La sfida è importante per una regione che ha fretta di rimettersi in moto. E il lockdown da Coronavirus terminerà solo per quelle imprese che avranno (anche) fatto scorta di protezioni. Il governatore Luca Zaia sta puntando i piedi affinché venga abrogata l’ordinanza in base alla quale qualsiasi container carico di dispositivi può essere sequestrato alla Dogana, in modo da dirottarlo in favore del sistema sanitario. Il resto dovranno farlo gli imprenditori. «Siamo disposti a tutto per salvaguardare lavoro e salute» assicura il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi. «C’è da acquistare mascherine e termo-scanner? Monitorare i sintomi, prevedere barriere e vie d’accesso diversificate? Dobbiamo sanificare i locali, fare tamponi ogni settimana? Siamo pronti. Anzi, lo eravamo già nelle scorse settimane. Il governo ci dica cosa vuole, perché qui bisogna ripartire altrimenti tutti i miliardi del mondo per cassa integrazione e liquidità non serviranno a niente: se le aziende perdono i mercati esteri è finita». Andrea Priante © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere di Verona Sabato 11 Aprile 2020
LE IMPRESE prese di lavorare e, l’idea di Roma, è di coinvolgere i territori per stabilire quali attività rimettere in marcia sulla base delle peculiarità locali: «Le proposte dovranno essere oggetto di accordi, è tempo di condivisione, non di polemiche», precisa Variati. A breve, nel decreto che sarà approvato dopo Pasqua - sempre per le attività produttive - arriverà la buona notizia della sospensione dei pagamenti dell’Iva fino a maggio compreso. «Stiamo attivandoci per velocizzare l’accesso ai prestiti agevolati fino al 31 dicembre spiega Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia non serve affrettarsi: non ci sarà alcun click day». Per facilitare il credito, il governo sta pensando di riaprire gli istituti bancari, ora al lavoro in smart working. Nella Fase 2, nulla sarà come prima dell’emergenza. «Scordiamoci di rimetterci a lavorare se poi i mezzi che gli addetti usano per recarsi in azienda sono affollati, va ripensata la mobilità collettiva, i bus (e a Venezia i vaporetti, ndr) dovranno garantire sicurezza, altrimenti vanifichiamo gli sforzi fatti», dice Variati che si sofferma anche su un altro tema, il rilancio del «made in Italy»: «Servirà una forte campagna reputazionale contro chi per settimane scorrettamente lo ha denigrato». Gloria Bertasi © RIPRODUZIONE RISERVATA
in paesi e città di strade, piazze, uffici, parchi e spazi pubblici. I fondi non saranno erogati a cascata ma in rapporto alla diffusione del contagio. Un esempio, in Veneto Padova e Verona sono le due province con più persone colpite da Covid-19 e quindi riceveranno più soldi (due terzi del riparto sarà su questa base, un terzo sul numero di residenti). L’ammontare, invece, del fondo che dovrebbe ripianare i conti pubblici per le mancate entrate di queste settimane di lockdown non è ancora stabilito, ma daranno liquidità a coprire lo stop a multe, Tari, Co-
Baretta «Sarà destinato a chi non ha introiti e accesso ad ammortizzatori» sap, rette di asili e materne, buoni mensa e imposta di soggiorno. «Metterà in sicurezza i bilanci contro il rischio di squilibrio», continua Baretta. Ultimo capitolo, tutto veneto: il turismo. La nostra è (era) la regione d’Italia con il numero maggiore di arrivi e presenze, soprattutto dall’estero, e ora la crisi sarà pungente. «Immaginiamo un piano veneto di sostengo e rilancio del turismo coinvolgendo Regione e filiera - conclude Baretta perchè non possiamo dire “arrivederci alla Pasqua 2021”, sarà un’estate strana, di lavoro, senza stranieri, ma l’ipotesi è spingere su “italiani in Italia”: pensiamo solo alle nostre spiagge, devono sapere se e quando aprire». G. B. © RIPRODUZIONE RISERVAT
co all’abbigliamento, disponibili a rilevare la temperatura ai dipendenti tre volte al giorno, a dotarli di mascherine e guanti, a far rispettare la distanza di sicurezza e l’igiene delle mani. Propongo a Palazzo Chigi di concedere alle Regioni l’opportunità di sperimentare una modalità sicura di riapertura». Dei dettagli, come il numero di imprese da coinvolgere, di quali settori e con quanti lavoratori si discuterà. Per ora l’idea di base è di permettere a questo pool di «riaprire i portoni» dal 14 aprile. A una condizione, però, che Zaia scandisce ancora una volta: «Se vogliamo davvero avviare la fase due, il governo deve togliere l’ordinanza sulla requisizione delle mascherine. Se non le liberalizzano, è inutile riaprire le aziende, perché se
VR
La Regione ha un piano per riaccendere i motori delle aziende «sicure» Confindustria approva: «Siamo pronti»
Ora Zaia chiede aperture anticipate e sperimentali «Il governo ci lasci fare»
VENEZIA E’ stato chiaro il premier Giuseppe Conte: «Non possiamo rischiare di ripartire da capo». E così resta tutto chiuso fino al 4 maggio, con qualche eccezione per cartolerie e librerie. Ma dal Veneto arriva una proposta al governo per anticipare almeno in parte la ripartenza. «Prima di tutto mi auguro che si riapra dando precedenza alle prime attività costrette a interrompere la produzione o la vendita, altrimenti quelle di Vo’ Euganeo faranno quattro volte la quarantena — dice il governatore Luca Zaia —. Dopodiché, visto che le curve del contagio sono ancora buone, chiedo al governo la possibilità di partire prima del 3 maggio con un pacchetto di aziende virtuose, pronte a sperimentare una ripresa seria. Ci sono molte imprese di tutti i settori, dal metallurgi-
3
Governatore Luca Zaia
non le troveranno sul mercato, non potranno mettere in sicurezza i dipendenti. Spero che l’esecutivo Conte ritiri l’ordinanza, dando così il via libera alle importazioni e alla facoltà per tutti di trovare i dispositivi di protezione individuale anche al supermercato. Oggi abbiamo un mezzo lockdown — insiste il presidente del Veneto — perché i prefetti hanno dato a molti la possibilità di ripartire, attraverso il silenzio-assenso. Le istituzioni hanno l’obbligo etico di collaborare». Ma per ripartire, secondo Zaia, ci vogliono pure 400500 miliardi e una burocrazia immediata e snella che consenta alle imprese di accedere agilmente ai contributi. Da concedere solo alle realtà serie, che pagano i fornitori. «Non dev’essere un assalto alla diligenza — avverte il governatore — va predisposto un controllo alle fabbriche di carta, che la producono solo per prendere i fondi. Molte imprese sono in difficoltà, a partire da quelle dell’abbigliamento, che rischiano di perdere la collezione invernale a bene-
❞
Luca Zaia Mi auguro che possono riaprire prima le attività che sono state costrette a chiudere per prime le loro produzioni
❞
Enrico Carraro Bene la proposta Per noi di Confindustria vale il principio che solo le imprese sicure possano lavorare
ficio dei cinesi. La vera partita è quella economica». Immediata la reazione di Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto: «Accogliamo positivamente la proposta, per noi vale il principio che solo le imprese sicure possano lavorare. Siamo disponibili da subito a sederci attorno ad un tavolo per rendere operativa l’iniziativa, certi di portare contributi utili al confronto, che avranno come imprescindibile base di partenza la tutela della salute di dipendenti e famiglie. E forti anche — aggiunge Carraro — di un contributo scientifico che l’Università di Padova sta elaborando per rispondere alle necessità di rendere i nostri luoghi di lavoro sicuri per tutti. Sono molte le imprese già attrezzate per applicare le misure definite nel Protocollo condiviso del 14 marzo e concretizzare nei modi e nei tempi più corretti la fase 2 della ripartenza». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SABATO 11 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
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il fondo dei comuni di confine
Subito metà delle somme da liquidare via la burocrazia per aiutare le imprese Il presidente del Comitato paritetico, De Menech, ha firmato la determina che sblocca sei milioni di euro nel Bellunese Irene Aliprandi / BELLUNO
Metà della somma subito, senza nemmeno controllare le carte. Abbattere la burocrazia si può e negli ultimi tempi si sono già visti esempi di rilievo. Basta volerlo e stavolta l’atto di fiducia, oltre che di responsabilità, arriva dal Fondo dei Comuni di confine, che ha deciso di rivedere le proprie procedure per l’erogazione delle somme destinate ai Comuni per le opere realizzate. Un passaggio che va a diretto beneficio delle imprese, che non dovranno attendere due mesi e più per essere liquidate. Ad annunciarlo, ieri, durante una conferenza stampa virtuale, è stato il presidente del Fondo, il deputato del Partito Democratico Roger De Menech. «Abbiamo fatto un’azione di sburocratizzazione», semplifica De Menech. «In pratica funzionerà così: i Comuni che ci manderanno una richiesta di liquidazione, o che ce l’hanno mandata negli ultimi mesi prima del lockdown, non dovranno aspettare i 60 o più giorni che sono necessari di solito. Con questo provvedimento metà della somma richiesta verrà assegnata subito, senza neanche guardare le carte». Carte, cioè fatture e documentazione relativa, che ovviamente verranno analizzate al dettaglio dai tecnici del Fondo prima di erogare la seconda metà della cifra. «Per dare un’idea della portata del provvedimento», aggiunge De Menech, «il Fondo ha 28 milioni di euro di richieste di liquidazioni giacenti, quindi ne erogheremo subi-
Una delle passate riunioni del Fondo dei Comuni di confine
to 14 milioni dei quali 6 andranno ai Comuni di confine della provincia di Belluno. È stato necessario tenere il 50% per una fase successiva di pagamenti, proprio per garantire tutti i controlli e le verifiche tecniche del caso. Erogati subito, significa che la mia determina è stata pubblicata giovedì e martedì inizieranno ad arrivare i soldi nelle casse comunali», chiarisce De Menech. Per sburocratizzare i pagamenti è servita più di una settimana di lavoro con i tecnici della Provincia autonoma di Trento che sono in appoggio al Fondo e un confronto con il ministro Boccia, e le Regioni e le Province autonome
Sono stati sospesi fino al 23 aprile i termini per chiudere progetti e rendiconti sato le loro quote. L’operazione che abbiamo deciso di fare è un po’ un esperimento, ma largamente condiviso e con tutte le garanzie pubbliche necessarie». Anticipare e semplificare i
pagamenti aiuterà i Comuni, ma soprattutto darà ossigeno alle ditte che hanno eseguito i lavori e che, normalmente dovrebbero aspettare parecchio prima di essere liquidate: «In un momento così difficile per l’economia, con tante aziende bloccate e in serie difficoltà, è necessario innescare un processo di responsabilità pubblica. La burocrazia è una palla al piede enorme di questo Paese, a iniziano a vedersi delle novità». L’altro esempio citato da De Menech è quello dello stanziamento di 400 milioni di euro che il governo ha assegnato ai Comuni per l’acquisto di buoni spesa a favore delle persone in difficoltà.
FARMACIE
università di bologna
Victoria, una cibianese dottoressa con 110 e lode BELLUNO
Il 18 marzo all’Università di Bologna, Lettere e Beni Culturali, Victoria Zandanel, di Cibiana, ha conseguito la laurea in “Letteratura e filologia moderna e contemporanea”, con 110 e lode, discutendo la tesi: il “Conciso pensare e sentire” di Tacito nelle prose di Alfieri: dai trattati politici alla vita. Congratulazioni dagli zii Liana, Massimo, Claudia, da nonna Olga e dalle cugine. —
che fanno parte dell’ente. «Era giusto farlo perché il Fondo i soldi li ha, non abbiamo problemi di cassa, visto che le Province autonome di Trento e Bolzano hanno ver-
Victoria Zandanel
ORARIO FERIALE Mattino 8.45-12.30, pomeriggio 16-19 (Cortina 9 - 12.45 e 16 - 19.30)
TURNO 24 ORE SU 24 BELLUNO Boco, via Rialto 10, tel. 0437 25211, cel 335 284145; ALPAGO, viale Europa, Farra tel. 0437 4276; LONGARONE, via Roma, Castellavazzo tel. 0437 770585, cel. 351 5424117 LIMANA, San Valentino via La Cal, tel. 0437 967318; SAN VITO DI CADORE, Corso Italia 88, tel. 0436 9194; SAN PIETRO, piazza Garibaldi, Mare, tel. 0435 460247; DOMEGGE, Piazza La Piazza, tel. 0435 72179; AGORDO, Favretti piazza Libertà , tel. 0437 62008; LIVINALLONGO, via Pieve 78, tel. 0436 7177;
«Dall’annuncio del premier Conte a quando i soldi (sottoforma di buoni) sono arrivati nelle tasche dei cittadini è passata una settimana. Non era mai successo. Viceversa capitano ancora cose come l’intasamento della piattaforma dell’Inps... Ognuno di noi deve imparare a fare un pezzetto di strada per portare davvero nel futuro il Paese». Inoltre, con una precedente determinazione, il presidente del Comitato nei giorni scorsi ha sospeso fino al 23 aprile 2020 sia il termine di completamento e conclusione dei progetti, sia il termine di presentazione delle rendicontazioni degli interventi finanziati. —
i numeri
Ci sono 14 milioni a disposizione immediata Il provvedimento mette a disposizione immediata dei territori circa 14 milioni di euro così suddivisi: ai Comuni della Provincia di Sondrio 2 milioni di euro, ai Comuni della Provincia di Brescia 2 milioni, ai Comuni della Provincia di Verona 2 milioni, ai Comuni della Provincia di Vicenza 2 milioni e ai Comuni della Provincia di Belluno 6 milioni.
università di udine FELTRE, Minciotti, via XXXI Ottobre, tel. 0439 840695; SOSPIROLO, via Capoluogo 134, tel. 0437 89319.
GUARDIE MEDICHE Cortina Codivilla (Valle del Boite, Centro Cadore); Val di Zoldo - Centro Servizi (Longaronese, Zoldo); Belluno, Ospedale (Ponte, Belluno, Limana e Alpago); Santo Stefano Via Dante (Comelico e Cadore). Canale d’Agordo via Roma (basso Agordino, valle del Biois); Caprile Via Dogliani (alto Agordino): 118 Per Mel, Lentiai Sedico, Trichiana, 0439 883783-883784; Alano, Cesio, Feltre, Seren, Pedavena, Sospirolo, Quero Vas, San Gregorio, S. Giustina, 0439 883287-883785; Lamon, Fonzaso, Arsiè, Sovramonte 0439 883781-883782 Guardia veterinaria Usl 2 notturni e fine settimana 0439 883063.
Laurea multimediale per Camilla Manzoni BELLUNO
Dottoressa on line. Camilla Manzoni ha conseguito la lurea all’Università degli studi di Udine, corso di laurea in “Scienze e tecnologie multimediali”, discutendo la tesi dal titolo “Esperienze di teatro virtuale”. La tesi è stata discussa sulla piattaforma Microsoft team. A Camilla le felicitazioni di papà Giuseppe e di tutti i familiari. — Camilla Manzoni
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PRIMO PIANO
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L’allarme globale: la situazione economica del Bellunese decine di aziende coinvolte
Via libera ai lavori di taglio boschivo e manutenzione Pronti molti cantieri La comunicazione del premier Conte accolta con sollievo da molte imprese del territorio e anche dai sindaci Francesco Dal Mas / BELLUNO
Il Governo ha tolto il sigillo a tutte le attività selvicolturali compreso lo svolgimento di tagli boschivi per autoconsumo, che erano state vietate con le prime misure contro il coronavirus. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, venendo incontro ad una pressante attesa anche del Bellunese e del Veneto. Attesa che era stata rilanciata nella mattinata di ieri dai presidenti delle Regioni, Luca Zaia in testa. C’è il problema – come ha convenuto Conte – di far legna per uso domestico, ma anche di provvedere alla manutenzione dei boschi. «È un lavoro all’aria aperta, da parte di operatori che solitamente sono distanziati l’uno dall’altro, per cui non c’è nessunissimo problema di sicurezza» garantisce l’assessore alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin. Il via libera rimette in moto non solo le imprese selvicolturali che provvedono al taglio dei boschi, ma anche quelle della filiera del legno, a partire dalle
falegnamerie. «Per la provincia di Belluno – precisa Bottacin – si tratta di decine di aziende e di qualche centinaio di addetti ai lavori». «È una autentica boccata d’ossigeno» commenta da Auronzo, Tatiana Pais Becher, il sindaco, nel cui territorio le falegnamerie in queste settimane sono rimaste immobili. Scatta, contemporaneamente, l’opportunità della manutenzione del territorio, a partire dalle tante piste che le varie fasi del maltempo hanno compromesso. Soddisfatto Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa, che nei giorni scorsi aveva rilanciato le attese delle imprese forestali. Il provvedimento annunciato ieri sera si accompagna alla decisione della Regione Veneto di attivare quanto prima 17 nuovi cantieri forestali. «Sono quelli della tempesta Vaia, hanno il carattere dell’emergenza, sono gestiti dal Commissario, quindi si possono realizzare anche in deroga alle disposizioni coronavirus. Tanto meglio adesso – ammette Bottacin -, dopo il
via libera di Conte». Ogni cantiere viene comunicato alla Prefettura, dopo di che si avvia, ovviamente nel rispetto oltre che delle normative di settore anche di tutte le prescrizioni inerenti il coronavirus. In tal senso si è espressa l’ordinanza di Zaia del 5 aprile. Dove si lavorerà fin dai prossimi giorni, è presto detto. In Agordino è previsto il maggior numero, essendo ben nove. Si tratta della realizzazione di difese spondali lungo il torrente Liera in località Gares-Palafachina a Canale; del consolidamento dell’alveo del torrente Campregana, in località Val di Frela e il ripristino della funzionalità idraulica dei collettori di Brugnach, Bisoliga, Campregana e Rova ad Agordo; di opere di sostegno ai versanti in frana a Rivamonte Agordino, Cencenighe, La Valle e Gosaldo. Inoltre tre interventi a Rocca Pietore, dove lavoriamo per l’apertura di un nuovo alveo e il rifacimento degli attraversamenti stradali a Ru Miniere, per un’opera selettiva a monte della canalizzazione del Rio dei Molin e
Possono ripartire i cantieri di Vaia e il taglio degli alberi per la legna da ardere
il ripristino della funzionalità idraulica del Pettorina. A seguire la regimazione sul rio Val Scura in località Cordelle e il ripristino delle arginature sul rio Talinera a Fusine in Val di Zoldo; l’aumento della resilienza sugli attraversamenti stradale e ferroviario del torrente Desedan a Longarone; la realizzazione di opere per la regola-
zione del trasporto solido sul torrente Giralba e sul rio Muri ad Auronzo di Cadore; il rifacimento delle arginature esistenti lungo il torrente Rudan a Vodo di Cadore; il ripristino delle opere di regimazione in località Tamber a Santo Stefano di Cadore. Infine l’intervento più grosso, del valore di 1, 4 milioni di euro, a Cortina per l’adegua-
mento delle opere di sistemazione idraulico forestale lungo Bigontina. La provincia di Belluno diventerà, quindi, tutta un cantiere. Da subito, perché l’ingresso nei boschi non è più impedito dalla neve. Tra i cantieri privati e quelli pubblici, saranno coinvolti almeno 800 lavoratori, un migliaio con quelli dell’indotto. —
solidarietà digitale
“BringTheFood”, l’app che sfama chi ha bisogno Il cesiolino Michele Bof ha adattato l’applicazione alle esigenze del Comune di Fidenza per la consegna dei pasti CESIOMAGGIORE
C’è un giovane bellunese protagonista nella solidarietà ai tempi del Coronavirus. Si chiama Michele Bof, abita nella frazione di Pez di Cesiomaggiore e ha conseguito un anno fa la laurea in informatica a Trento. Proprio in queste complicate settimane è salito agli onori della cronaca grazie a BringTheFood. Si tratta di un’applicazione, lanciata nel 2011 dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, la quale permette a gestori di ristoranti, servizi di catering, mense e supermercati di segnalare
Michele Bof di Pez di Cesiomaggiore
le eccedenze di cibo alle organizzazioni umanitarie che, a loro volta, possono richiederle in tempo reale. Un vero e proprio strumento con il quale contrastare lo spreco alimentare, dando anche alcuni benefici economici ai donatori di cibo in eccesso. Chi ha derrate in più nel proprio magazzino, e giustamente non vuole gettarlo nell’immondizia, può metterlo a disposizione tramite l’app di un ente caritatevole che assiste le persone indigenti del proprio territorio. A supervisionare le operazioni c’è una rete di raccolta, tra le quali è compreso il Banco Alimentare. Di recente il comune di Fidenza, territorio emiliano di circa 27 mila abitanti in provincia di Parma, ha scelto di appoggiarsi proprio a BringTheFood per organizzare la
consegna dei pasti durante l’emergenza Coronavirus. Ed è qui che Bof entra in gioco. Contattato dall’assessore comunale fidentino Franco Amigoni, il ricercatore Adolfo Villafiorita ha coinvolto il tecnologo cesiolino nello studio delle necessarie modifiche. Sono intervenuti sui codici dell’app, in modo da personalizzarla e adattarla ad ogni esigenza del progetto. Così è stato possibile collegare tra loro una decina di ristoranti del territorio e il Comune, oltre ad altri partner come i fornitori delle vaschette in pet monoporzione con le quali consegnare il cibo. E ora BringTheFood permette la distribuzione dei pasti al personale dell’ospedale di Vaio, alla Pubblica Assistenza, alla Croce Rossa, alla Guardia di Finanza, ai Cara-
binieri e ai Vigili del Fuoco. Ma i beneficiari potranno aumentare nei prossimi giorni, così come le realtà coinvolte nell’intero percorso. «Solo nel 2019 l’app ha permesso di portare sulle tavole di chi ha bisogno circa 300 tonnellate di eccedenze», sottolinea Bof. «Nell’ultimo anno ho collaborato allo sviluppo dell’applicazione, sino al contatto risalente ad alcune settimane fa tra il comune di Fidenza e la Fondazione. Gli è stata messa a disposizione gratuitamente l’app, in modo da supportarli nella loro necessità di relazionare i vari soggetti e così da coordinare le donazioni direttamente da smartphone o computer. Ora risulta ben chiaro quante porzioni prepara quel determinato ristorante in pochi e semplici passaggi». — GIANLUCA DA POIAN
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
Zaia: il Veneto può ripartire per primo Medici e infermieri, i positivi sono l’1,4% Appello del governatore a Conte: un gruppo di aziende virtuose può sperimentare la fase 2. Confindustria è d’accordo Albino Salmaso / VENEZIA
Gli ospedali del Veneto non sono dei lazzaretti come a Bergamo e mai lo diventeranno. E se la “quarantena” è stata a macchia di leopardo con Vo’ e Lodi a sperimentare primi in Europa il lockdown, anche la ripartenza deve seguire la stessa filosofia. Insomma, il Veneto ha le carte in regola per riaccendere il motore al 100% prima del 4 maggio. L’analisi parte dai tamponi sui dipendenti degli ospedali: su 64.813 in servizio, i positivi al Codiv 19 sono 905, quasi l’1,5%. Lo screening del professor Andrea Crisanti per il momento riguarda 37.641 tra medici, infermieri e Oss, pari al 65% dei dipendenti delle 9 Usl, Iov e Aziende universitarie di Padova e Verona. La macchina sanitaria guidata da Francesca Russo e Domenico Mantoan, chiamato dal ministro Speranza a guidare Agenas, ha retto l’onda della pandemia con rara efficienza e ottimi risultati. Le vittime da Covid19 sono 824 su 13.421 contagiati mentre la Lombardia ha superato quota 10 mila, una vera ecatombe su 45 mila malati, 15.700 dei quali guariti e dimessi. LO SCREENING NELLE CORSIE
Medici e infermieri sono gli “angeli” delle corsie che rischiano la vita quando non hanno le mascherine e le denunce dell’Anaao hanno convinto il presidente Zaia a diffondere i risultati dei test sul personale: su 9.787 medici ce ne sono 127 di positivi cui se ne aggiungono altri 50 di famiglia su 3.564 in servizio. Leggermente più alte le cifre degli infermieri positivi al Covid (413) e degli operatori socio sanitari (183). Basta per essere ottimisti e passare alla “Fase2”? Se a Roma il premier Conte vuole prolungare il lockdown fino al 3
CROMASIA
I TAMPONI AL PERSONALE SANITARIO AZIENDA AOPD AOUIVR IOV ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
AZIENDA ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
AZIENDA AOPD AOUIVR IOV ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
AZIENDA AOPD AOUIVR IOV ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
PROFILO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO TOTALE
TOTALE DIPENDENTI 982 854 173 457 1.461 1.258 368 461 1.046 577 893 1.257 9.787
TOTALE TAMPONATI 914 705 138 268 838 646 257 226 913 401 618 479 6.403
POSITIVI 3 16 2 9 23 4 6 1 9 10 13 31 127
% TAMPONATI 93,08% 82,55% 79,77% 58,64% 57,36% 51,35% 69,84% 49,02% 87,28% 69,50% 69,20% 38,11% 65,42%
% POSITIVI 0,31% 1,87% 1,16% 1,97% 1,57% 0,32% 1,63% 0,22% 0,86% 1,73% 1,46% 2,47% 1,30%
PROFILO MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS TOTALE
TOTALE DIPENDENTI 156 623 453 160 183 688 272 364 665 3.564
TOTALE TAMPONATI 83 605 402 143 56 608 84 158 160 2.299
POSITIVI 3 13 4 2 0 10 5 0 13 50
% TAMPONATI 53,21% 97,11% 88,74% 89,38% 30,60% 88,37% 30,88% 43,41% 24,06% 64,51%
% POSITIVI 1,92% 2,09% 0,88% 1,25% 0,00% 1,45% 1,84% 0,00% 1,95% 1,40%
TOTALE PROFILO DIPENDENTI INFERMIERE 2.796 INFERMIERE 2.094 INFERMIERE 325 INFERMIERE 1.361 INFERMIERE 3.608 INFERMIERE 3.197 INFERMIERE 997 INFERMIERE 1.232 INFERMIERE 2.719 INFERMIERE 1.561 INFERMIERE 2.479 INFERMIERE 2.051 TOTALE 24.420
TOTALE TAMPONATI 2.580 1.608 278 830 1.967 1.433 787 600 2.378 1.176 1.494 1.048 16.179
POSITIVI 22 55 9 22 75 17 14 8 47 59 25 60 413
% TAMPONATI 92,27% 76,79% 85,54% 60,98% 54,52% 44,82% 78,94% 48,70% 87,46% 75,34% 60,27% 51,10% 66,25%
% POSITIVI 0,79% 2,63% 2,77% 1,62% 2,08% 0,53% 1,40% 0,65% 1,73% 3,78% 1,01% 2,93% 1,69%
TOTALE DIPENDENTI 957 632 115 461 1.567 1.166 343 416 1.071 616 1.113 780 9.237
TOTALE TAMPONATI 898 483 95 269 832 506 254 228 903 367 615 346 5.796
POSITIVI 19 23 9 7 35 10 7 4 19 17 13 20 183
% TAMPONATI 93,83% 76,42% 82,61% 58,35% 53,10% 43,40% 74,05% 54,81% 84,31% 59,58% 55,26% 44,36% 62,75%
% POSITIVI 1,99% 3,64% 7,83% 1,52% 2,23% 0,86% 2,04% 0,96% 1,77% 2,76% 1,17% 2,56% 1,98%
PROFILO OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS TOTALE
L’ex parlamentare chiede una campagna per la ripartenza delle aziende «Esami al prezzo di 45 euro da fare rientrare nei costi per la sicurezza»
Rubinato: test sierologici volontari in laboratori privati accreditati LA PROPOSTA
est sierologici su base volontaria per i lavoratori autonomi e i dipendenti delle aziende, attraverso l’accreditamento di strutture e laboratori privati, secondo i protocolli stabiliti da Regione di concerto con
T
l’Unità operativa complessa di Microbiologia dell’Università di Padova. È la proposta avanzata al governatore Zaia dall’ex parlamentare dem trevigiana Simonetta Rubinato, per consentire una ripartenza dell’economia veneta. «Non penso a una riapertura delle singole aziende subordinata all’adesione a un eventuale
programma di test a tappeto su tutti i dipendenti, perché sono sicura che sarebbero gli stessi dirigenti a decidere autonomamente di provvedere al controllo di tutti i dipendenti» specifica Rubinato. Il costo sarebbe di circa 45 euro per ogni test. «Una spesa relativamente di poco conto se paragonata alla perdita per il perdurare
dell’epidemia. E comunque rientrerebbe tra i costi per la sicurezza» annota l’ex parlamentare. «Il Veneto sta rispondendo bene alla crisi sanitaria, anche grazie all’elevato numero di tamponi effettuato, superiore alle cifre di qualsiasi altra regione italiana. Bisogna continuare su questa strada, mappando il maggior numero possibile di soggetti, ma pensando anche alla nostra economia, perché la paura di perdere il lavoro sta persino superando la paura del contagio». Quindi riaperture delle aziende. «Se ci affidiamo al solo isolamento sociale per contenere il contagio, temo che gli effetti per il nostro tessuto produttivo saranno devastanti. Senza contare che il crollo della nostra economia avrebbe delle ri-
maggio, in Veneto gli imprenditori premono per ripartire dopo Pasqua o attorno al 20 aprile. Il 60% delle aziende ha riacceso il motore e si sta già guardando alla stagione turistica del litorale veneziano, perché l’estate è scoppiata con il sole che regala abbronzatura sulla terrazza a 25 gradi. IL VERTICE CON CONTE
Luca Zaia ogni mattina si consulta con il premier Conte, i ministri Speranza e Boccia per coordinare la cabina di regia e un’idea precisa ce l’ha. Senza polemiche, lui è convinto che «sia giusto ripartire con gradualità, a macchia di leopardo. Ci vuole lo stesso progetto adottato per la chiusura anche nella “fase 2”. Non possia-
Non cambia idea sul voto delle regionali «Fine giugno resta il periodo migliore» mo accettare che l’ultimo dei contagiati esca dall’isolamento, altrimenti Vo’ ne fa tre di quarantene: abbiamo necessità di partire per primi. Non critico la data del 3 maggio scelta dal governo, ma se non liberalizza la vendita delle mascherine è inutile dire alle aziende di riaprire quando non possono mettere in sicurezza i lavoratori», spiega il governatore. « Il premier deve quindi ritirare l’ordinanza di sequestro delle mascherine per consentire di importarle dall’estero e di metterle poi in vendita nei supermercati. L’Electrolux attende di riempire il suo magazzino. Bisogna prendere atto che in Veneto il lockdown non c’è più e la scelta delle deroghe affidate ai prefetti con il silenzio-assenso ha fatto riaprire il 60 per cento delle aziende. Questa è la realtà. Le curve
EX PARLAMENTARE SIMONETTA RUBINATO, TREVIGIANA, GIÀ SINDACO DEL COMUNE DI RONCADE
«Se ci affidiamo al solo isolamento sociale, gli effetti per il nostro tessuto produttivo saranno devastanti»
della pandemia sono buone e allora chiedo che il Veneto possa partire prima del 3 maggio per sperimentare la “fase 2” con il massimo di rigore. Ho un sacco di aziende virtuose disponibili che si candidano a misurare la temperatura 3 volte al giorno, a introdurre le mascherine e i test sierologici come proposto dalla dottoressa Russo e dal professor Crisanti. Le Regioni chiedono di individuare un pacchetto di imprese per sperimentare questa possibilità», spiega Zaia. CARRARO SOSTIENE LA PROPOSTA
Una tesi subito condivisa da Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto: «Per noi vale il principio che solo le aziende sicure possono poter lavorare. Siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo per rendere operativa quest’iniziativa, certi di portare proposte utili al confronto, che avranno come imprescindibile base di partenza la tutela della salute di dipendenti e famiglie. La nostra idea è avvalorata dal contributo scientifico del l’Università di Padova e sono molte le imprese che già applicano le rigorose misure del Protocollo del 14 marzo firmato con i sindacati e le categorie economiche». Ultima questione affrontata: le elezioni. Se il ministro Federico D’Incà lascia intendere che la finestra elettorale delle amministrative verrà anticipata da fine giugno a fine ottobre, il governatore non cambia idea: «I presidenti delle regioni dicono che prima si va a votare meglio è. Punto. Spero che il Capo dello Stato e il governo valutino l’opportunità di una sessione estiva a fine giugno», afferma Zaia. La palla torna a Conte: tra Mes e patrimoniale, avrà tempo per decidere quando si vota senza l’incubo pandemia? — © RIPRODUZIONE RISERVATA
cadute anche sulla tenuta del nostro sistema sanitario» prosegue Rubinato. «Per questo propongo test sierologici a tappeto, in alternativa ai tamponi anche per una questione di celerità degli esiti. Attraverso l’analisi del sangue è possibile stabilire se una persona ha contratto il virus: se è positiva o se ha sviluppato gli anticorpi». Per questo, però, è necessario l’intervento della Regione, «per un rapido accreditamento dei laboratori e delle strutture private in grado di procedere con questo tipo di test. È necessario muoverci subito se non vogliamo vedere la nostra economia collassare, con la perdita di centinaia di posti di lavoro destinati a morire definitivamente». — LAURA BERLINGHIERI
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Primo Piano
Sabato 11 Aprile 2020 www.gazzettino.it
Coronavirus, la provincia LA POLEMICA MONSELICE Da Palazzo Tortorini è partito ieri mattina alla volta della Prefettura il plico preparato dalla Polizia locale con tutta la documentazione relativa al “blitz” di giovedì scorso al presidio dei sindaci. All’interno del faldone non solo le autocertificazioni dei primi cittadini che hanno preso parte alla conferenza stampa davanti all’ospedale Madre Teresa, in difesa della sanità della Bassa padovana, ma pure la loro dichiarazione e la relazione redatta dal comandante Albino Corradin. Toccherà ora al Prefetto stabilire se davvero i sindaci di Arquà Petrarca, Baone, Borgo Veneto, Battaglia Terme, Due Carrare, Conselve, Montagnana, Granze, Castelbaldo, Sant’Urbano, Merlara, Pernumia, Ospedaletto Euganeo, Casale di Scodosia, Bagnoli, San Pietro Viminario, Sant’ Elena, Barbona e Villa Estense fossero riuniti in un assembramento non giustificato, contrario alle normative sancite dal decreto governativo, e se dovranno essere dunque sanzionati. O se invece, in qualità di pubblici ufficiali e responsabili della salute dei loro cittadini, la loro presenza fosse giustificata “da comprovati motivi lavorativi”, come hanno scritto nelle autocertificazioni.
TENSIONE ALTA Quel che è assolutamente certo, invece, è che l’episodio ha incrinato non poco i rapporti tra i sindaci del territorio. Quelli segnalati dalla Polizia Locale sospettano che dietro all’intervento degli agenti ci fosse una decisione del sindaco Giorgia Bedin. E ritengono che, se così non fosse, il primo cittadino di Monselice avrebbe dovuto esprimere la propria solidarietà nei confronti dei colleghi. «Si è consumata una profonda frattura con chi dovrebbe rappresentarci come presidente del Distretto 5 – assicura il sindaco di Baone Francesco Corso – se chi ci rappresenta non batte i pugni sul tavolo, questo territorio, che conta ben 44 Comuni, resta in balia di un’assenza pesante per i nostri ammalati. Ricordo che siamo senza ospedale da 41 giorni e continuiamo a non avere risposte, nonostante due lettere del Distretto e un’altra firmata da 37 sindaci inviate alla Regione e ai vertici dell’Ulss 6. Noi non molliamo e continuiamo questa battaglia trasversale che non ha colore politico». Gli fa eco Michele Sigolotto, sindaco di Borgo Veneto. «Lasciamo pure passare in tranquillità questi giorni di Pasqua, ma dopo si profilerà un problema di rappresentanza. Dopo quanto accaduto non tutti ci sentiremo rappresentati dal presidente del Distretto Giorgia
IL PICCHETTO Venti sindaci della Bassa multati con l’accusa di assembramento non autorizzato
«Frattura con Bedin, non ci rappresenta» I venti sindaci sanzionati davanti all’ospedale di Schiavonia vanno all’attacco: «È presidente del Distretto, ma non sta portando avanti le nostre istanze» `
Bedin. Ci dovrà necessariamente essere un momento di confronto». Della stessa opinione è Loredana Borghesan, sindaco di Montagnana. «Ringraziamo chi ha espresso solidarietà ai sindaci rispetto a quanto avvenuto, ma dispiace constatare che qualcuno non l’ha fatto. Noi eravamo lì per portare avanti la difesa del nostro ospedale e del nostro territorio. Non possiamo permetterci di perdere alcun reparto, professionalità sanitarie. Di fronte a questa emergenza, che non passerà
completamente se non nell’arco di almeno un anno, il territorio ha sì bisogno di una forza tecnica, ma anche di una forza politica che ne sappia portare avanti le istanze. Vedremo dunque all’inizio della prossima settimana che tipo di indirizzo possa uscirne». Intanto ieri mattina l’episodio è rimbalzato anche nella conferenza stampa del Presidente della Regione Luca Zaia. «Ho letto le agenzie, ma non mi sono informato a fondo – ha commentato Zaia – c’è il dubbio che Schiavonia resti chiuso? No, l’ho sempre detto. Come ho sempre dette che sarà questione di qualche mese. Abbiamo fatto una scelta di campo e siamo riusciti a venirne fuori in modo positivo rispetto ai trend. Se poi qualcuno protesta perché vuole di più di quello che aveva prima, è un altro discorso. Ma se protesta perché non si fida di quello che stiamo facendo…». Il Presidente ha aggiunto ancora:
IL RAPPORTO DEI VIGILI É STATO INVIATO IERI MATTINA ALLA PREFETTURA DI PADOVA
Multata al market vicino a casa: era fuori dai confini LE RESTRIZIONI GALLIERA “Dura lex sed lex” è l’antico detto romano che può essere applicato a quanto avvenuto ad una signora residente in paese. “La legge è dura, ma è legge”: giovedì la donna ha fatto la spesa nel grande supermercato IperLando di Cittadella, proprio al confine con Galliera Veneta. La pattuglia della Polizia locale in servizio lungo la centrale via Roma non ha voluto sentire ragioni sul fatto che quello spazio di vendita permette di trovare un’ampia gamma di prodotti, anche a prezzi vantaggiosi, con articoli non disponibili nei negozi di paese. La signora avrebbe potuto e dovuto servirsi nel supermercato e negli altri esercizi di
Galliera. Il verbale è stato staccato, la sanzione è di 374 euro. Somma consistente, ancor più in tempi di finanze alquanto incerte a causa dell’ampio blocco delle attività economiche per l’emergenza Coronavirus. C’è sempre la possibilità di presentare ricorso, con tutto quello che comporta. Sta di fatto che quanto avvenuto, non è la prima volta, mette in evidenza un problema sollevato da vari cittadini di Galliera, ma è una situazione comune a tante altre persone di diverse municipalità. Si chiedono infatti se non sia più sicuro servirsi in un supermercato che ha tanti prodotti, che permette quindi di fare la spesa con più rapidità e con meno rischi, e che anche se è in un altro comune, è geograficamente più vicino di altri
negozi della propria municipalità. Tutto questo evitando passaggi multipli. Per Galliera questo riguarda chi abita nell’area a nord-ovest vicina al supermercato cittadellese e nella frazione a nord del capoluogo, Mottinello, confinante con la municipalità di Rossano Veneto. C’è poi da considerare l’aspetto della gamma dei prodotti disponibili. Sta di fatto che la normativa non vie-
LA POLIZIA LOCALE HA APPLICATO IN TERMINI RIGOROSI LA DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
MULTATA La donna era uscita dai confini comunali per la spesa
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ta in modo categorico questo modo di agire. «Rimangono consentiti - si legge in una circolare del gabinetto del ministero dell’Interno - ai sensi del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri 8 marzo 2020, gli spostamenti per l’approvvigionamento di generi alimentari nel caso in cui il punto vendita più vicino e-o più accessibile alla propria abitazione, sia ubicato nel territorio di un altro comune». Le perplessità di tanti cittadini sono state raccolte dall’ex sindaco e attuale consigliere comunale d’opposizione Stefano Bonaldo che è intervenuto sulla vicenda nei social avviando un ampio dibattito. «Richiamo prima di tutto il rispetto delle regole per salvaguardare la propria e l’altrui salute - sot-
tolinea Bonaldo che nulla ha verso gli operatori di polizia e tanto meno i commercianti locali - critico la chiarezza della normativa. In un Comune piccolo come il mio di nove chilometri quadrati, gli spostamenti anche di poche centinaia di metri influenzano molto la vita. Tante persone sono di fatto più vicine ai supermercati al di là del confine. Non sono più sicuri nel fare la spesa li? Ci sono poi vari prodotti non disponibili. Ad esempio quelli senza glutine, altri specifici per l’igiene. Non tutti hanno le possibilità di acquisti online le cui consegne sono ora molto dilatate. Sono giorni particolari, cerchiamo di capire esigenze e necessità. Le sanzioni sono pesanti». Michelangelo Cecchetto
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Via libera dal Senato: «Risorse immediate alle aziende termali» Approvato un ordine del giorno proposto da Antonio De Poli: il governo dovrà decidere in tempi brevissimi `
IL PROVVEDIMENTO
LA FRATTURA I venti sindaci che hanno manifestato in difesa dell’ospedale di Schiavonia se la prendono con Giorgia Bedin: il primo cittadino di Monselice non ha espresso alcuna solidarietà ai colleghi dopo il blitz e le sanzioni comminate dalla Polizia locale
«Gli ospedali torneranno più belli di prima. Se qualcuno vuole comunque protestare, siamo in un paese democratico: può farlo, rispettando le leggi. Non entro nel merito della polemica, non ho tempo da perdere». Incalzato sulle distanze che i cittadini della Bassa devono percorrere per raggiungere gli ospedali, anche 60-70 chilometri, Zaia ha però protestato. «Non è vero che sono 60-70 chilometri. Rovigo è a 23 chilometri, Padova a 27. Capisco i disagi, ma sono passati 50 giorni, non mesi. E nel frattempo ci sono stati 800 morti e 3.400 persone sono state ricoverate in ospedale». Camilla Bovo
IL PRESIDENTE LUCA ZAIA: «CAPISCO I DISAGI MA SIAMO IN EMERGENZA DA 50 GIORNI»
Cimiteri chiusi ad Albignasego
Giacinti si scusa e porta corone di fiori (F.Cav.) A causa dell’emergenza sanitaria in atto i cimiteri della cittadina sono chiusi, come previsto da un’apposita ordinanza comunale. A nome di tutti i parenti dei defunti il sindaco Filippo Giacinti ha deposto dei fiori all’ingresso dei camposanti quale segno di vicinanza dell’intera comunità. «Molti cittadini mi hanno manifestato il loro dispiacere per il particolare divieto imposto dalla nostra amministrazione al fine di contenere il Coronavirus – commenta lo stesso Giacinti – in tanti sono soliti recarsi in cimitero per un saluto, una preghiera o per portare un fiore ai loro cari, soprattutto in questo periodo pasquale». Da qui la decisione del sindaco di onorare, pure con qualche istante di silenzio, i
ABANO Se son rose fioriranno. È stato approvato in commissione Bilancio del Senato, durante l’esame del decreto “Cura Italia” un ordine del giorno che impegna il governo a varare immediate misure di sostegno alle imprese del settore termale. Prevede l’erogazione, da parte delle aziende sanitarie locali, del 50% del fatturato registrato l’anno scorso per le cure termali in regime di accreditamento, e la restituzione, in forma di credito d’imposta, dell’Iva sugli acquisti da parte degli stabilimenti termali. Infine impegna l’esecutivo a far sì che le Regioni riservino apposite risorse in bilancio per gli accordi tra strutture sanitarie pubbliche e aziende termali. Ad aver presentato l’ordine del giorno è stato il senatore Antonio De Poli che così commenta: «Si tratta di misure positive e importanti che vanno nella direzione di sostenere il comparto termale. A livello nazionale parliamo di un settore che conta 378 stabilimenti (distribuiti tra 20 regioni e 170 comuni) e occupa oltre 60.000 mila addetti. Solo in Veneto, il bacino termale euganeo conta 107 alberghi, 4700 addetti e quasi 3 milioni di presenze l’anno. È fondamentale sostenere questo comparto che, a causa dell’emergenza Coronavirus, rischia di subire danni pesantissimi e necessita di interventi urgenti per favorire la ripresa».
acceso su questo settore e al governo, in diverse occasioni, è stata chiesta attenzione verso una filiera che, essendo trasversale e fortemente legata ai territori, traina una bella fetta di economia italiana. Abbiamo avuto una piccola ma incoraggiante risposta».
LE PROPOSTE La Regione Veneto avrebbe la possibilità di garantire al settore termale una nuova gamba per correre verso la ripresa e lo sviluppo. Dovrebbe approvare e finanziare la proposta di legge che consentirebbe agli hotel euganei di effettuare, in convenzione, trattamenti di riabilitazione nei diversi ambiti. Ma l’iter della legge, iniziato più due anni fa, langue in Consiglio regionale.
SARÁ EROGATO IL 50% DEL FATTURATO 2019 PER LE CURE FISIOTERAPICHE IN REGIME DI ACCREDITAMENTO
«Prosegue l’impegno di Confindustria e Federterme ai tavoli di lavoro nazionali dedicati alla gestione della crisi del settore termale gravemente colpito dall’emergenza Covid afferma Marco Maggia, vice presidente Federterme e titolare dell’hotel Hermitage Bel Air - con l’approvazione, in commissione Bilancio del Senato, del documento a firma del senatore De Poli, si compie un primo piccolo ma importante passo nella giusta direzione. Alcune delle proposte di Federterme, quali l’anticipo alle aziende del 50% del budget di accreditamento termale, dimostrano come sia possibile trovare soluzioni costruttive e concrete per dare sollievo immediato alla liquidità del comparto, senza compromettere le risorse del bilancio pubblico. Sono misure positive che indicano che le nostre richieste sono adeguate. Il settore deve essere sostenuto e necessita di interventi specifici perché quando finirà questa emergenza dobbiamo essere in grado di poter rilanciare i territori e tornare velocemente in pista». Alessandro Mantovani
DANNI INCALCOLABILI
defunti. «Abbiamo impiegato questi giorni di chiusura per un’approfondita pulizia degli spazi cimiteriali – aggiunge in modo da garantire il massimo decoro al momento della riapertura». Il gesto, nella sua semplicità, è stato particolarmente apprezzato dai residenti, che hanno lasciato decine di messaggi di ringraziamento sulla pagina Facebook del primo cittadino.
Il sistema termale, con il lockdown di tutti gli hotel che ha azzerato l’inizio della stagione turistica 2020 e lo stesso farà con lo strategico periodo pasquale e dei ponti primaverili, sta infatti vivendo la più grande crisi della sua storia. Si calcola che le perdite del comparto siano già oltre i 50 milioni di euro. «Abbiamo bisogno di tutelare le nostre imprese che rischiano di sprofondare in una grande crisi a causa dell’epidemia - ha commentato Massimo Caputi, presidente Federterme - vogliamo tenere il faro
DESERTA Abano si presenta così ormai da un mese
Video sulle mura per ringraziare medici e infermieri `Due
minuti e mezzo dedicati ai camici bianchi dell’ospedale L’INIZIATIVA CITTADELLA Ricorrono quest’anno gli 800 anni di fondazione della città. Le sue mura sono state realizzate nel 1220. Avamposto militare, ora sono splendido esempio di complesso fortificato tra i pochi al mondo conservati pressoché interamente. Oggi a difendere i cittadellesi e molte altre persone non sono però la cortina merlata e gli armigeri, ma un altro edificio in cui tante persone da quasi due mesi combattono una guerra contro un nemico
sconosciuto, subdolo ed invisibile. É l’ospedale cittadino con tutto il suo personale: qualsiasi sia la mansione, ogni professionalità è essenziale in queste settimane in cui i rischi sono aumentati in modo esponenziale. Il caso vuole che l’ospedale sorga proprio di fronte alle mura, nel quadrante sud-est. A dividerli ci sono una strada, il fossato e gli spalti. Frecce, lance, spade, scudi, le armi di otto secoli fa. Quelle di oggi sono formazione, competenza ed attrezzature. La battaglia è quella per assicurare la vita e la salvezza a tutti. Nessuna armatura in metallo, ma protezioni più leggere ma ancor più essenziali. L’arma segreta è l’abnegazione dei dipendenti. A tutti loro l’amministrazione comunale, a nome di tutti i cittadini e di tutte le altre municipalità dell’area, ha
RINGRAZIAMENTO Video del Comune dedicato al personale sanitario
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dedicato un video di poco meno di due minuti e mezzo, per ringraziarli di quanto stanno continuando a fare. Le immagini, con splendide riprese anche dall’alto di giorno e di notte, evidenziano proprio il parallelismo tra la cittadina medievale e l’ospedale. La parte più importante sono le tante immagini di chi sta operando. Del volto sono visibili solo gli occhi, ma ben trasmettono sentimenti e sensazioni. Il video da ieri sera e per le prossime due sere, verrà proiettato sul quadrante esterno delle mura, in Riva dell’ospedale. Per non creare assembramenti è stato diffuso ed è visibile nella pagina Facebook del Comune, accompagnato dagli auguri pasquali. É stato realizzato gratuitamente dalle aziende Sandrone, F-Productions.it e Airone Service. Al-
tre imprese, in collaborazione con i Comuni e con privati cittadini, fin da subito hanno sostenuto la struttura ospedaliera donando risorse nel conto corrente specifico: si sono già acquistate attrezzature e dispositivi di protezione secondo le necessità degli operatori. Un canale diretto che dà massima garanzia e trasparenza. Accanto agli euro, tante altre donazioni dirette di beni: da pizze a dolci, dalle mascherine ai prodotti per la pulizia. «Non potendo essere vicini fisicamente agli operatori, il video è il modo per ringraziarli - dice il sindaco Luca Pierobon - con la certezza che ne usciremo più forti ed uniti di prima». Donazioni Iban IT28 D 03069 62522 100000046003, causale “respiratore per l’ospedale di Cittadella”. M.C.
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L’emergenza a Nordest I CONTAGI VENEZIA Il giorno dopo l’esposto del sindacato Anaao-Assomed ai carabinieri del Nas in cui si sostiene che in Veneto i medici sono stati contagiati dal coronavirus «per carenze e violazioni», ecco che la Regione Veneto fornisce i numeri sui contagi tra i camici bianchi. «Che non si pensi che sia un lebbrosario», ha detto in conferenza stampa il governatore Luca Zaia spiegando che tra i 9.797 medici ospedalieri solo l’1,3% ha contratto il virus.
Esami sul 65% dei medici Positivi 177 camici bianchi Veneto, è infetto l’1,3 per cento dei dottori `Il dato più alto all’istituto Iov di Padova Infermieri più esposti, il record nell’Ulss 7 con 9 operatori malati su 95 “tamponati” `
I NUMERI I dati forniti dalla Regione dicono che su 64.813 dipendenti della sanità veneta sono stati eseguiti 37.641 tamponi, pari al 58,07%, con 905 casi positivi. Sul totale dei dipendenti, il dato rappresenta l’1,39%. Sui 9.787 medici, sono stati eseguiti 6.403 tamponi (65,42%) con 127 positivi (1,30% sul totale); sui 3.564 medici di medicina generale i tamponi sono stati 2.299 (64,51%) con 50 positivi (1,40% sul totale); su 24.420 infermieri i tamponi sono stati 16.179 (66,25%) con 413 positivi (1,69% sul totale); su 9.237 operatori sociosanitari i tamponi sono 5.796 (62,75%) con 183 positivi (1,98% sul totale); per gli altri 17.805 dipendenti i
I DATI RESI NOTI DA PALAZZO BALBI DOPO L’ESPOSTO DELL’ANAAO AI CARABINIERI DEL NAS
PROTEZIONI Un reparto Covid
tamponi eseguiti sono 6.964 (39,11%) con 132 positivi (0,74% sul totale). Qualcuno potrebbe obiettare: la percentuale dei positivi si calcola su chi ha avuto il tampone e non su tutti i medici compresi quelli che l’esame non l’hanno ancora fatto. Prendiamo i medici ospedalieri: su 9.787 camici bianchi hanno fatto il tampone 6.403 e positivi sono risultati 127, quindi, a rigor di logica, la percentuale di positivi sui “tamponati” sarebbe quasi il 2% e non l’1,3%
Intere famiglie contagiate e finite in rianimazione IL CASO PADOVA Nello stesso reparto senza potersi vedere. Anzi, peggio: nella stessa situazione senza poterlo sapere. Tra le tante drammatiche storie legate all’emergenza sanitaria degli ultimi cinquanta giorni, c’è anche quella di intere famiglie ricoverate a pochi metri di distanza spesso senza rendersene conto. Succede in tutto il Veneto, ma un caso emblematico è capitato all’Azienda ospedaliera di Padova. Un uomo quarantenne ricoverato in terapia semi-intensiva, il padre e la madre intubati in rianimazione, il nonno morto per colpa dello stesso maledetto virus. E, come se non bastasse, anche due zii contagiati. È una famiglia di un comune alle porte di Padova ed è una delle tante che stanno mettendo in seria difficoltà psicologica medici e infermieri. Perché oltre alla domanda «Quando guarirò?» il personale sanitario deve rispondere ad un altro terribile e delicato interrogativo: «Dove sono i miei familiari?». È capitato anche che venissero ricoverate contemporaneamente madre e figlia oppure che una donna di quasi settant’anni morisse mentre il marito era intubato in Rianimazione. «Quello degli interi nuclei familiari contagiati è effettivamente un tema molto seri» riflette il professor Andrea Vianello, che guidando la terapia sub-intensiva del policlinico padovano cura i pa-
zienti che si trovano alla penultima spiaggia. «Le stanze sono tutte singole oppure ospitano al massimo due persone tenute ad ampia distanza – spiega - quindi non c’è alcuna possibilità di contatto e di vicinanza tra parenti. Qui da noi i pazienti sono trattati con ventilatori, caschi e altri apparecchi respiratori, mentre in Rianimazione sono addirittura intubati. Non c’è modo per avere contatti con i familiari. Questa rappresenta senza dubbio un’ulteriore difficoltà psicologica, perché spesso dobbiamo far fronte alle richieste dei pazienti quando tornano lucidi: «Come sta mio marito?». Situazioni come queste non capitano certamente a caso. «È l’evoluzione naturale dell’epidemia – analizza il professor Vianello -. Molti familiari si sono contagiati in casa durante il periodo di incubazione, che dura circa due settimane, quando ancora non avevano sintomi e non sapevano di essere positivi. E così, una volta che il virus si è manifestato, all’improvviso si sono trovati entrambi in ospedale in condizioni gravissime». Uno scenario che conosce be-
MARIKA, DA SOLA IN ISOLAMENTO: IL CARRO FUNEBRE CON SUO PADRE HA SOSTATO DAVANTI A CASA PER L’ULTIMO SALUTO
totale dipendenti
totale tamponati
medico medico medico medico medico medico medico medico medico medico medico medico
982 854 173 457 1461 1258 368 461 1046 577 893 1257 9787
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positivi
% % tamponati positivi
914 705 138 268 838 646 257 226 913 401 618 479 6403
3 16 2 9 23 4 6 1 9 10 13 31 127
93,08% 82,55% 79,77% 58,64% 57,36% 51,35% 69,84% 49,02% 87,28% 69,50% 69,20% 38,11% 65,42%
0,31% 1,87% 1,16% 1,97% 1,57% 0,32% 1,63% 0,22% 0,86% 1,73% 1,46% 2,47% 1,30%
156 623 453 160 183 688 272 364 665 3564
83 605 402 143 56 608 84 158 160 2299
3 13 4 2 0 10 5 0 13 50
53,21% 97,11% 88,74% 89,38% 30,60% 88,37% 30,88% 43,41% 24,06% 64,51%
1,92% 2,09% 0,88% 1,25% 0,00% 1,45% 1,84% 0,00% 1,95% 1,40%
2796 2094 325 1361 3608 3197 997 1232 2719 1561 2479 2051 24420
2580 1608 278 830 1967 1433 787 600 2378 1176 1494 1048 16179
22 55 9 22 75 17 14 8 47 59 25 60 413
92,27% 76,79% 85,54% 60,98% 54,52% 44,82% 78,94% 48,70% 87,46% 75,34% 60,27% 51,10% 66,25%
0,79% 2,63% 2,77% 1,62% 2,08% 0,53% 1,40% 0,65% 1,73% 3,78% 1,01% 2,93% 1,69%
Oss Oss Oss Oss Oss Oss Oss Oss Oss Oss Oss Oss
957 632 115 461 1567 1166 343 416 1071 616 1113 780 9237
898 483 95 269 832 506 254 228 903 367 615 346 5796
19 23 9 7 35 10 7 4 19 17 13 20 183
93,83% 76,42% 82,61% 58,35% 53,10% 43,40% 74,05% 54,81% 84,31% 59,58% 55,26% 44,36% 62,75%
1,99% 3,64% 7,83% 1,52% 2,23% 0,86% 2,04% 0,96% 1,77% 2,76% 1,17% 2,56% 1,98%
Altro Altro Altro Altro Altro Altro Altro Altro Altro Altro Altro Altro
1528 1452 295 1151 2728 1977 806 854 2108 1267 1739 1900 17805
1180 908 110 339 536 392 311 158 1509 453 636 432 6964
8 21 3 6 16 7 4 0 18 8 15 26 132
77,23% 62,53% 37,29% 29,45% 19,65% 19,83% 38,59% 18,50% 71,58% 35,75% 36,57% 22,74% 39,11%
0,52% 1,45% 1,02% 0,52% 0,59% 0,35% 0,50% 0,00% 0,85% 0,63% 0,86% 1,37% 0,74%
azienda
profilo
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ne anche Daniele Donato, direttore sanitario della stessa Azienda ospedaliera: «I casi di interi nuclei familiari positivi ci sono, certo. Nei reparti di degenza ordinaria i familiari possono essere messi in stanza assieme e avere un rapporto, così come nel reparto di Malattie infettive dove due contagiati non sono più pericolosi a vicenda tra loro. Nelle rianimazioni ovviamente tutto ciò è ben più complesso e di fatto un rapporto non può esserci, ma a volte assistiamo comunque a delle scene emozionanti: quando un paziente esce dall’intubazione gli diamo un tablet per salutare in videochiamata i parenti in grado di parlare con lui. Vediamo lacrime, sorrisi e commozione vera». Una storia che ha commosso un intero paese, il piccolo Arre nella Bassa Padovana, è quello della ventiseienne Marika Turato che si è trovata all’improvviso
da sola in quarantena a fare i conti con una situazione terribile: lei contagiata senza sintomi, il padre morto a 68 anni e la madre ricoverata in gravi condizioni alla Rianimazione di Schiavonia senza ancora sapere di aver perso il compagno di una vita. I compaesani aiutano la ragazza facendole arrivare a casa brioche, libri, biscotti, frutta e uova di Pasqua. Ma anche lettere e biglietti colmi di parole d’affetto. Tutto quello che può servire ad alleviare dolore e solitudine. Lei tiene un diario quotidiano su Facebook e intanto, non potendo uscire di casa, ha dato l’ultimo salute al padre nel modo più struggente e impensabile: toccando il carro funebre da dietro un cancello, «grazie alla gentilezza di chi ha voluto far passare il corteo verso il cimitero proprio davanti a casa nostra». Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
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come riporta la tabella della Regione. La spiegazione di Palazzo Balbi è che la percentuale dei positivi viene calcolata, e comunicata al ministero della Sanità, facendo riferimento al totale dei dipendenti del settore sanitario regionale. Non a caso Zaia ha detto che si tratta di una «fotografia dell’esistente» suscettibile di cambiamenti quando lo screening sarà del 100%. Nel confronto tra tutte le Ulss, come si può vedere nella tabella, la percentuale più alta di medici ospedalieri contagiati è a Verona (2,47%), quella dei medici di base Treviso (2,09%), tra gli infermieri l’area più colpita è la Pedemontana (3,78%), mentre tra gli Oss, gli operatori socio-assistenziali il dato più alto registrato è all’Istituto oncologico Iov di Padova(7,83%), seguito dall’Azienda ospedaliera di Verona (3,64%).
CHIARIMENTI «Le preoccupazioni dei medici sono le nostre: continuiamo a chiedere che venga fatta chiarezza sulla reale copertu-
ra dei dispositivi di protezione individuale nelle strutture sanitarie, tutti devono lavorare senza rischi», ha detto il capogruppo del Pd in Regione, Stefano Fracasso. La consigliera regionale del M5s, Erika Baldin, ha presentato una interrogazione: «Dobbiamo sapere se n questa guerra contro il coronavirus abbiamo mandato i nostri operatori sanitari in trincea con le armi adeguate oppure se, come e quando, le abbiano ritrovate spuntate».
DONAZIONI In tutto sono state 30.528 le persone che hanno fatto una donazione alla Regione Veneto per un totale di 32 milioni di euro. Anche ieri Zaia ha letto la letterina di una bambina di Chioggia, Alessandra, 10 anni, che con i fratelli Mariagrazia e Francesco ha rinunciato all’uovo di Pasqua devolvendo 300 euro. E a proposito di uova di cioccolato, Zaia ne ha ricevuto uno in dono da 10 chili, alto un metro e ottanta: «Volevo darlo a una comunità di disabili, ho deciso di metterlo all’asta, la base è 100 euro, offerte al telefono della mia segreteria 0412792863, così con il ricavato faremo felici gli ospiti di tante comunità, non di una sola. Anche se poi mi arriverà la Finanza...». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
MA FRACASSO (PD) E BALDIN (M5S) INSISTONO: «LA GIUNTA DEVE FARE CHIAREZZA»
ASSICURATRICE VAL PIAVE S.p.A. Direzione e coordinamento ITAS Mutua Gruppi assicurativi n. 010 – Imprese assicurazione n. 1.00030 Sede in Belluno, Via Ippolito Cafi, n. 83 Capitale Sociale €. 7.000.000 i.v. P.Iva Gruppo 02525520223 Registro Imprese Belluno e c.f.: 00075940254
AVVISO DI CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA Gli azionisti sono convocati in assemblea ordinaria il giorno 28 aprile 2020 alle ore 11:00 in prima convocazione ed il giorno 29 maggio 2020 alla stessa ora per la seconda convocazione in Trento Piazza donne Lavoratrici, 2 c/o Itas Mutua per deliberare sul seguente
ordine del giorno: 1. deliberazioni sul bilancio 2019 ai sensi dell’art. 2364 codice civile; 2. politiche di remunerazione; 3. copertura assicurativa a favore di Amministratori, Sindaci e Dirigenti; 4. conferimento dell’incarico di revisione legale dei conti per gli esercizi 2021 – 2029. Capitale sociale e diritto di voto: il capitale sociale sottoscritto e versato è rappresentato da n. 28.000 azioni ordinarie. Ogni azione attribuisce diritto ad un voto. La Società non ha in portafoglio azioni proprie. Intervento in assemblea: ai sensi dell’art. 8 dello Statuto il diritto di intervento è regolato dalle norme di legge. In particolare possono intervenire in assemblea i titolari del diritto di voto per i quali sia pervenuta alla Società la comunicazione rilasciata dall’intermediario abilitato prima dell’inizio dell’assemblea. A tal ine il Socio dovrà richiedere, almeno due giorni lavorativi antecedenti la data dell’ Assemblea, all’intermediario presso il quale sono depositate le azioni, il rilascio della certiicazione. Voto per delega: i titolari del diritto di voto possono farsi rappresentare mediante delega scritta con l’osservanza delle disposizioni di legge; fac simile della delega può essere richiesto presso la sede sociale ed è disponibile nel sito www.valpiave.it. Aspetti organizzativi: la Società pubblicherà nei prossimi giorni, sul sito internet della stessa, indicazioni in merito alla modalità di intervento e partecipazione all’Assemblea avendo riguardo anche alle urgenti disposizioni relative alle misure di contenimento del COVID-19. Sulla base di quanto previsto dall’art. 106 del DL 18/2020, verrà approntato un sistema di collegamento audio da remoto che consenta l’identiicazione dei partecipanti, la loro partecipazione e l’esercizio diretto di voto. Per ricevere i riferimenti per il collegamento in audio alle riunioni deve essere inviata richiesta scritta, a mezzo posta elettronica all’indirizzo amministrazione-val-piave@gruppoitas.it allegando copia del documento d’identità del richiedente e copia della certiicazione attestante il diritto d’intervento all’assemblea e all’esercizio del diritto di voto. Documentazione: la documentazione relativa agli argomenti posti all’ordine del giorno è depositata presso la sede sociale nei termini di legge con facoltà di ottenerne copia e sul sito internet www.valpiave.it. Belluno, 10 aprile 2020
Il Presidente Luciano Rova
Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze
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Primo Piano
Sabato 11 Aprile 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest
Zaia: «Sperimentiamo le riaperture in Veneto» Il “sì” di Confindustria Il governatore a Conte: «Molte imprese `«Ma va tolta la confisca di mascherine» già in deroga, pronti prima del 3 maggio» Ipotesi voto a giugno, Pd e Verdi contrari `
LA RICHIESTA VENEZIA La proposta del Veneto è di sperimentare la riapertura con un gruppo di aziende disposte a misurare la temperatura ai propri dipendenti, dotandoli ovviamente di tutti i dispositivi di sicurezza, a partire dalle mascherine. Confindustria ha detto subito sì. Solo che l’ultima parola spetta al Governo. «Scuole e aziende sono di competenza del livello centrale, noi possiamo solo approvare un nostro piano e presentarlo come contributo, ma se dipendesse da noi faremmo così», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Che ha auspicato anche una riapertura graduale: «Se il principio è aspettare che l’ultimo dei contagiati passi la quarantena, quelli di Vo’ si fanno tre quarante-
ne. Io spero che si riapra gradualmente partendo dai primi».
LA SPERIMENTAZIONE Posto che in Veneto il lockdown non c’è più - ha ribadito Zaia perché tante aziende hanno già riaperto i battenti dopo aver presentato domanda alla prefettura ottenendo in risposta nessuna risposta (ma vale il principio del silenzio-assenso), per tutta la giornata si è aspettato di sapere cosa avrebbe deciso il premier Giuseppe Conte e quali attività avrebbero potuto riaprire dopo Pasqua, senza aspettare il 3 maggio. La proposta avanzata da Zaia al premier è di fare una sperimentazione: «Oggi - ha detto il governatore - in Veneto abbiamo un mezzo “lockdown’, perché i prefetti hanno dato a molti la possibilità di ripartire. Prendiamo atto che le curve sono ancora buone, chiedo la
Coldiretti Dopo i salami i furti di asparagi VENEZIA Coldiretti segnala un’escalation di furti nelle campagne venete. Dopo trattori, mezzi agricoli, salami vanno letteralmente a ruba gli asparagi. Le prime denunce nel veneziano nell’azienda di un giovane produttore di Campagna Amica impegnato nelle consegne della spesa a domicilio. Coldiretti dice che non si tratta di semplici “ladri di polli”: «Spesso si assiste a veri e propri raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda».
possibilità di partire prima del 3 maggio con un pacchetto di azien- PORTO MARGHERA La Fincantieri riprenderà l’attività dopo Pasqua de virtuose. Ho un sacco di aziende disponibili. Come Regioni chie- avranno come imprescindibile no il prima possibile, non in audiamo di individuare un pacchet- base di partenza la tutela della sa- tunno come è stato ventilato. «La to di aziende per sperimentare lute di dipendenti e famiglie, e for- linea comune dei governatori è questa possibilità». Di quali setto- ti anche di un contributo scientifi- che prima si va a votare meglio è. ri? Di tutto un po’, ha risposto Za- co che l’Università di Padova sta Siamo convinti che si possa valuia: dalla moda al metallurgico. elaborando per rispondere alle tare, e spero che il Capo dello Stanecessità di rendere i nostri luo- to e il Governo valutino l’opportuLE REAZIONI ghi di lavoro sicuri per tutti». nità di una sessione estiva per fine Positiva la reazione degli induVa da sé che per lavorare in si- giugno». striali. «Accogliamo in modo posi- curezza, servono i Dpi, i dispositiContrario il Pd: «Zaia ascolti il tivo la proposta del presidente Lu- vi di protezione individuale e per professore Palù non solo quando ca Zaia sulla possibilità di effettua- questo Zaia è tornato a chiedere al parla di tamponi e test, andare alre una apertura sperimentale di Governo di togliere l’ordinanza le urne è un assembramento, per alcune aziende - ha detto il presi- sulla requisizione delle mascheri- dimensioni, non diverso da queldente di Confindustria veneto, En- ne: «Se non liberalizzano le ma- lo in una discoteca», hanno detto rico Carraro - Per noi vale il princi- scherine è inutile riaprire le azien- il capogruppo in Regione Stefano pio che solo le aziende sicure pos- de perché non possono mettere in Fracasso e il consigliere Graziano sono poter lavorare. Siamo dispo- sicurezzai lavoratori». Azzalin. Contrario anche il verde nibili da subito a sederci attorno a Gianfranco Bettin: «Votare a giuun tavolo per rendere operativa ALLE URNE gno sarebbe da irresponsabili». Per quanto riguarda le elezioni, questa iniziativa, certi di portare Alda Vanzan proposte utili al confronto, che Zaia ha insistito perché si faccia©RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
SABATO 11 APRILE 2020 IL MATTINO
il leone di trieste
Generali staccherà la cedola «Solidi nonostante il virus» Il cda mantiene il dividendo da 1,5 miliardi, sarà pagato ai soci in due tranche «Sono flussi importanti in questa contingenza soprattutto per i piccoli azionisti» le sociale, su un totale di 190mila azionisti, di cui il 25,42% piccoli azionisti e 38,17% investitori istituzionali (Asset Manager, Fondi Sovrani, Fondi Pensione, Casse di Previdenza, Assicurazioni Ramo Vita). La decisione è stata presa ieri in un cda convocato a ridosso dell’anomala pausa pa-
Roberta Paolini / PADOVA
Il Leone alla fine ha scelto il compromesso. Seguire le indicazioni orientate alla prudenza richiesta da Ivass e al contempo premiare i propri azionisti. Per cui la cedola ci sarà, ma in due tranche. Il dividendo di Generali previsto per quest’anno ammonta a 1,513 miliardi di euro, la prima tranche che andrà in pagamento ammonta ad un totale di circa 784 milioni di euro, ovvero una cedola di 0,5 euro per azione del Leone. Una decisione che non solo premia le tasche dei grandi azionisti: Mediobanca, Delfin-Del Vecchio, Caltagirone e i Benetton (in tutto sono il 27,02% del capitale), ma andrà a beneficio della fetta, più consistente, di azionisti retail e istituzionali che compongono la gran parte della compagine azionaria della compagnia triestina. Al 23 marzo 2020 questo “popolo” di azionisti è pari al 63,5% del capita-
L’amministratore delegato Donnet e il top management si tagliano i compensi del 20%
Marco Sesana, ad Generali Italia e Philippe Donnet, ceo di Generali
squale dell’epoca coronavirus. Il consiglio ha deciso di confermare la proposta del dividendo a 0,96 euro per azione che andrà pagato così: una prima parte a maggio (i 50 cent di cui si diceva in pagamento il 20 maggio) e una parte, pari a 0,46 euro, entro fine anno. Questo secondo
pezzo, recita la nota diffusa ieri, sarà «soggetta a verifica consiliare sulla sussistenza di requisiti patrimoniali e regolamentari». Anche se gli esatti effetti della crisi legata alla diffusione del Covid-19 «restano incerti - spiega la nota non ci sono ragioni per avere dubbi sulla stabilità del gruppo, il cui coefficiente di solidità patrimoniale rimane solido e ampiamente all’interno dell’intervallo desiderato». Va sottolineato che Generali è probabilmente la compagnia più solida d’Europa. Bank Of America in un report, diffuso a inizio aprile, ha sottolineato, sorprendendosi positivamente, il livello di Solvency del Leone (cioè il requisito patrimoniale chiesto agli assicuratori): pari quasi al 200%. Vale a dire lo stesso livello dell'aquila di Monaco, il Gruppo Allianz. Inoltre va ricordato che Generali ha una cassa poderosa, circa 3 miliardi di euro, munizioni che stanno lì per operazioni straordinarie. In sintesi ha la capacità per poter remunerare gli azionisti e preservare la sua solidità anche in questo momento così complicato. Il board nella nota ha voluto marcare: «L’importanza del flusso cedolare per molti azionisti istituzionali e retail particolarmente nell’attuale contingenza». Sempre ieri il top management a partire dal group ceo Philippe Donnet ha comunicato anche la decisione di un taglio volontario dell’emolumento pari al 20%. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Elezioni regionali soltanto in condizioni di normalità
H
IN BREVE Occhialeria Luxottica rinnova con Versace Luxottica Group e Versace hanno rinnovato anticipatamente l’accordo di licenza in esclusiva per la progettazione, la produzione e la distribuzione di occhiali da vista e da sole. Il rinnovo decennale è effettivo dal 1° aprile 2020 e avrà decorrenza fino al 31 dicembre 2029. «Una collaborazione di lunga data tra le nostre due società iniziata nel 2003 - ha precisato l’ad Francesco Milleri. Insieme continueremo a creare collezioni uniche».
Soccorso Alpino In calo gli interventi di salvataggio Sono stati 908 gli interventi effettuati nel 2019 dal Soccorso alpino e speleologico Veneto in stretta sinergia con le Centrali Operative del Suem 118 della Regione del Veneto di Pieve di Cadore, Padova, Treviso, Verona e Vicenza. Un dato in leggera diminuzione rispetto al 2018, pari a -4,32%. «Il lieve calo degli interventi, rapportati ai dati relativi al 2018 - ha detto Rodolfo Selenati, presidente del Soccorso alpino Veneto.
ANTONIO GUADAGNINI*
L’INTERVENTO
o letto che Zaia vorrebbe far svolgere le elezioni regionali in giugno e che egli ritiene una «follia» l’idea di votare in autunno. Vorrei invitarlo a riflettere, in quanto, credo sia vero l’esatto opposto. E mi spiego. Egli sostiene che in autunno ci sia il rischio che il virus «riparta». Palù ha scritto che in autunno il virus sarà sicuramente meno forte di oggi e che più passa il tempo, più il virus si indebolirà; e poi, la maggioranza degli esperti è d’accordo nel ritenere che il caldo non fermerà il coronavirus; lo dimostra il fatto che es-
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so si sta diffondendo anche in zone del pianeta più temperate. Quindi il nemico principale del virus non è la temperatura, ma il tempo. La sua pericolosità dipende dalla sua capacità di propagarsi, la quale si riduce anche mano a mano che aumentano gli immunizzati; più si anticipano le occasioni di contagio più probabile sarà infettarsi. E allora, è necessario correre il rischio di veder aumentare i contagi per aprire attività economiche che altrimenti rischierebbero il fallimento e la conseguente perdita di posti di lavoro, ma non è necessario corre-
re il rischio di diffondere il virus per voler svolgere le elezioni regionali in giugno. Tra l’altro, le attività produttive possono svolgersi garantendo standard di sicurezza molto maggiori di quelli di una elezione con relativa campagna elettorale. È “folle” rischiare contagi e quindi potenziali decessi per voler anticipare le elezioni. Non dimentichiamo che votano anche gli anziani, i quali sono particolarmente esposti agli effetti del virus. Sappiamo, ad esempio, qual è oggi la situazione in molte case di riposo. Pensiamo che fra un mese o poco più ci siano le condi-
zioni per farli girare liberamente? Farli votare significa consentire loro di uscire di casa, di partecipare ad eventuali incontri pubblici - tutti quelli che ognuno di loro deciderà di frequentare per decidere poi sul da farsi in modo consapevole significa, ancora, consentire loro di recarsi ai seggi per votare. Tutte occasioni di potenziali assembramenti. Vale la pena di esporli ad un rischio del genere? Inoltre, per essere regolari le elezioni, devono prevedere: - raccolta firme per chiunque volesse presentarsi: raccogliere firme significa fare gaze-
bo ai mercati, significa fare incontri pubblici, significa andare in comune a firmare moduli. Tutte queste attività comportano rischi di contagio - campagne elettorali che si svolgono sempre con gazebo in piazza, incontri pubblici, aperitivi e cene in bar e ristoranti: non sarebbero occasioni di contagio queste? E Zaia è disposto ad accettare rischi di aumento dei contagi - e quindi maggiori rischi di decessi - per votare a giugno? A meno che Zaia non ritenga che si possa votare senza una regolare campagna elettorale, e allora egli farebbe veni-
re il sospetto di voler lucrare sulla sua attuale abbondantissima (più di quella già abbondante che ha da sempre) presenza mediatica. L’idea di votare a giugno credo denunci anche uno scarso rispetto per gli avversari, ai quali si dovrebbe consentire di avere, per un certo periodo di tempo, spazi di comunicazione decenti, anche se non minimamente paragonabili ai suoi. Cosa che ad oggi, e per le prossime settimane, sarà impossibile, dato che nei media (e anche nella nostre teste di cittadini) ci sarà spazio solo per questa emergenza. Bisogna, quindi ripristinare condizioni di normalità per poter svolgere una campagna elettorale regolare prima di votare. *Partito dei Veneti
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SABATO 11 APRILE 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il fronte sanitario
Zaia: il Veneto può ripartire per primo Medici e infermieri, i positivi sono l’1,4% Appello del governatore a Conte: un gruppo di aziende virtuose può sperimentare la fase 2. Confindustria è d’accordo Albino Salmaso / VENEZIA
Gli ospedali del Veneto non sono dei lazzaretti come a Bergamo e mai lo diventeranno. E se la “quarantena” è stata a macchia di leopardo con Vo’ e Lodi a sperimentare primi in Europa il lockdown, anche la ripartenza deve seguire la stessa filosofia. Insomma, il Veneto ha le carte in regola per riaccendere il motore al 100% prima del 4 maggio. L’analisi parte dai tamponi sui dipendenti degli ospedali: su 64.813 in servizio, i positivi al Codiv 19 sono 905, quasi l’1,5%. Lo screening del professor Andrea Crisanti per il momento riguarda 37.641 tra medici, infermieri e Oss, pari al 65% dei dipendenti delle 9 Usl, Iov e Aziende universitarie di Padova e Verona. La macchina sanitaria guidata da Francesca Russo e Domenico Mantoan, chiamato dal ministro Speranza a guidare Agenas, ha retto l’onda della pandemia con rara efficienza e ottimi risultati. Le vittime da Covid19 sono 824 su 13.421 contagiati mentre la Lombardia ha superato quota 10 mila, una vera ecatombe su 45 mila malati, 15.700 dei quali guariti e dimessi. LO SCREENING NELLE CORSIE
Medici e infermieri sono gli “angeli” delle corsie che rischiano la vita quando non hanno le mascherine e le denunce dell’Anaao hanno convinto il presidente Zaia a diffondere i risultati dei test sul personale: su 9.787 medici ce ne sono 127 di positivi cui se ne aggiungono altri 50 di famiglia su 3.564 in servizio. Leggermente più alte le cifre degli infermieri positivi al Covid (413) e degli operatori socio sanitari (183). Basta per essere ottimisti e passare alla “Fase2”? Se a Roma il premier Conte vuole prolungare il lockdown fino al 3
CROMASIA
I TAMPONI AL PERSONALE SANITARIO AZIENDA AOPD AOUIVR IOV ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
AZIENDA ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
AZIENDA AOPD AOUIVR IOV ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
AZIENDA AOPD AOUIVR IOV ULSS1 ULSS2 ULSS3 ULSS4 ULSS5 ULSS6 ULSS7 ULSS8 ULSS9
PROFILO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO MEDICO TOTALE
TOTALE DIPENDENTI 982 854 173 457 1.461 1.258 368 461 1.046 577 893 1.257 9.787
TOTALE TAMPONATI 914 705 138 268 838 646 257 226 913 401 618 479 6.403
POSITIVI 3 16 2 9 23 4 6 1 9 10 13 31 127
% TAMPONATI 93,08% 82,55% 79,77% 58,64% 57,36% 51,35% 69,84% 49,02% 87,28% 69,50% 69,20% 38,11% 65,42%
% POSITIVI 0,31% 1,87% 1,16% 1,97% 1,57% 0,32% 1,63% 0,22% 0,86% 1,73% 1,46% 2,47% 1,30%
PROFILO MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS MMG/PLS TOTALE
TOTALE DIPENDENTI 156 623 453 160 183 688 272 364 665 3.564
TOTALE TAMPONATI 83 605 402 143 56 608 84 158 160 2.299
POSITIVI 3 13 4 2 0 10 5 0 13 50
% TAMPONATI 53,21% 97,11% 88,74% 89,38% 30,60% 88,37% 30,88% 43,41% 24,06% 64,51%
% POSITIVI 1,92% 2,09% 0,88% 1,25% 0,00% 1,45% 1,84% 0,00% 1,95% 1,40%
TOTALE PROFILO DIPENDENTI INFERMIERE 2.796 INFERMIERE 2.094 INFERMIERE 325 INFERMIERE 1.361 INFERMIERE 3.608 INFERMIERE 3.197 INFERMIERE 997 INFERMIERE 1.232 INFERMIERE 2.719 INFERMIERE 1.561 INFERMIERE 2.479 INFERMIERE 2.051 TOTALE 24.420
TOTALE TAMPONATI 2.580 1.608 278 830 1.967 1.433 787 600 2.378 1.176 1.494 1.048 16.179
POSITIVI 22 55 9 22 75 17 14 8 47 59 25 60 413
% TAMPONATI 92,27% 76,79% 85,54% 60,98% 54,52% 44,82% 78,94% 48,70% 87,46% 75,34% 60,27% 51,10% 66,25%
% POSITIVI 0,79% 2,63% 2,77% 1,62% 2,08% 0,53% 1,40% 0,65% 1,73% 3,78% 1,01% 2,93% 1,69%
TOTALE DIPENDENTI 957 632 115 461 1.567 1.166 343 416 1.071 616 1.113 780 9.237
TOTALE TAMPONATI 898 483 95 269 832 506 254 228 903 367 615 346 5.796
POSITIVI 19 23 9 7 35 10 7 4 19 17 13 20 183
% TAMPONATI 93,83% 76,42% 82,61% 58,35% 53,10% 43,40% 74,05% 54,81% 84,31% 59,58% 55,26% 44,36% 62,75%
% POSITIVI 1,99% 3,64% 7,83% 1,52% 2,23% 0,86% 2,04% 0,96% 1,77% 2,76% 1,17% 2,56% 1,98%
PROFILO OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS OSS TOTALE
L’ex parlamentare chiede una campagna per la ripartenza delle aziende «Esami al prezzo di 45 euro da fare rientrare nei costi per la sicurezza»
Rubinato: test sierologici volontari in laboratori privati accreditati LA PROPOSTA
est sierologici su base volontaria per i lavoratori autonomi e i dipendenti delle aziende, attraverso l’accreditamento di strutture e laboratori privati, secondo i protocolli stabiliti da Regione di concerto con
T
l’Unità operativa complessa di Microbiologia dell’Università di Padova. È la proposta avanzata al governatore Zaia dall’ex parlamentare dem trevigiana Simonetta Rubinato, per consentire una ripartenza dell’economia veneta. «Non penso a una riapertura delle singole aziende subordinata all’adesione a un eventuale
programma di test a tappeto su tutti i dipendenti, perché sono sicura che sarebbero gli stessi dirigenti a decidere autonomamente di provvedere al controllo di tutti i dipendenti» specifica Rubinato. Il costo sarebbe di circa 45 euro per ogni test. «Una spesa relativamente di poco conto se paragonata alla perdita per il perdurare
dell’epidemia. E comunque rientrerebbe tra i costi per la sicurezza» annota l’ex parlamentare. «Il Veneto sta rispondendo bene alla crisi sanitaria, anche grazie all’elevato numero di tamponi effettuato, superiore alle cifre di qualsiasi altra regione italiana. Bisogna continuare su questa strada, mappando il maggior numero possibile di soggetti, ma pensando anche alla nostra economia, perché la paura di perdere il lavoro sta persino superando la paura del contagio». Quindi riaperture delle aziende. «Se ci affidiamo al solo isolamento sociale per contenere il contagio, temo che gli effetti per il nostro tessuto produttivo saranno devastanti. Senza contare che il crollo della nostra economia avrebbe delle ri-
maggio, in Veneto gli imprenditori premono per ripartire dopo Pasqua o attorno al 20 aprile. Il 60% delle aziende ha riacceso il motore e si sta già guardando alla stagione turistica del litorale veneziano, perché l’estate è scoppiata con il sole che regala abbronzatura sulla terrazza a 25 gradi. IL VERTICE CON CONTE
Luca Zaia ogni mattina si consulta con il premier Conte, i ministri Speranza e Boccia per coordinare la cabina di regia e un’idea precisa ce l’ha. Senza polemiche, lui è convinto che «sia giusto ripartire con gradualità, a macchia di leopardo. Ci vuole lo stesso progetto adottato per la chiusura anche nella “fase 2”. Non possia-
Non cambia idea sul voto delle regionali «Fine giugno resta il periodo migliore» mo accettare che l’ultimo dei contagiati esca dall’isolamento, altrimenti Vo’ ne fa tre di quarantene: abbiamo necessità di partire per primi. Non critico la data del 3 maggio scelta dal governo, ma se non liberalizza la vendita delle mascherine è inutile dire alle aziende di riaprire quando non possono mettere in sicurezza i lavoratori», spiega il governatore. « Il premier deve quindi ritirare l’ordinanza di sequestro delle mascherine per consentire di importarle dall’estero e di metterle poi in vendita nei supermercati. L’Electrolux attende di riempire il suo magazzino. Bisogna prendere atto che in Veneto il lockdown non c’è più e la scelta delle deroghe affidate ai prefetti con il silenzio-assenso ha fatto riaprire il 60 per cento delle aziende. Questa è la realtà. Le curve
EX PARLAMENTARE SIMONETTA RUBINATO, TREVIGIANA, GIÀ SINDACO DEL COMUNE DI RONCADE
«Se ci affidiamo al solo isolamento sociale, gli effetti per il nostro tessuto produttivo saranno devastanti»
della pandemia sono buone e allora chiedo che il Veneto possa partire prima del 3 maggio per sperimentare la “fase 2” con il massimo di rigore. Ho un sacco di aziende virtuose disponibili che si candidano a misurare la temperatura 3 volte al giorno, a introdurre le mascherine e i test sierologici come proposto dalla dottoressa Russo e dal professor Crisanti. Le Regioni chiedono di individuare un pacchetto di imprese per sperimentare questa possibilità», spiega Zaia. CARRARO SOSTIENE LA PROPOSTA
Una tesi subito condivisa da Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto: «Per noi vale il principio che solo le aziende sicure possono poter lavorare. Siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo per rendere operativa quest’iniziativa, certi di portare proposte utili al confronto, che avranno come imprescindibile base di partenza la tutela della salute di dipendenti e famiglie. La nostra idea è avvalorata dal contributo scientifico del l’Università di Padova e sono molte le imprese che già applicano le rigorose misure del Protocollo del 14 marzo firmato con i sindacati e le categorie economiche». Ultima questione affrontata: le elezioni. Se il ministro Federico D’Incà lascia intendere che la finestra elettorale delle amministrative verrà anticipata da fine giugno a fine ottobre, il governatore non cambia idea: «I presidenti delle regioni dicono che prima si va a votare meglio è. Punto. Spero che il Capo dello Stato e il governo valutino l’opportunità di una sessione estiva a fine giugno», afferma Zaia. La palla torna a Conte: tra Mes e patrimoniale, avrà tempo per decidere quando si vota senza l’incubo pandemia? — © RIPRODUZIONE RISERVATA
cadute anche sulla tenuta del nostro sistema sanitario» prosegue Rubinato. «Per questo propongo test sierologici a tappeto, in alternativa ai tamponi anche per una questione di celerità degli esiti. Attraverso l’analisi del sangue è possibile stabilire se una persona ha contratto il virus: se è positiva o se ha sviluppato gli anticorpi». Per questo, però, è necessario l’intervento della Regione, «per un rapido accreditamento dei laboratori e delle strutture private in grado di procedere con questo tipo di test. È necessario muoverci subito se non vogliamo vedere la nostra economia collassare, con la perdita di centinaia di posti di lavoro destinati a morire definitivamente». — LAURA BERLINGHIERI
PRIMO PIANO
SABATO 11 APRILE 2020 LA TRIBUNA
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L’allarme globale: all’Istituto oncologico veneto
Iov, 23 contagi a Padova, 8 a Castelfranco «Ma la chemio non si può sospendere» Il direttore sanitario respinge le proteste dei dipendenti: «Chi può negare le terapia a chi sta lottando contro il cancro?» viene rilevata la prima positività nel personale dello Istituto oncologico veneto di via Gattamelata. Dopo il primo caso vengono inviati ai test anche altri operatori e, una a una, emergono le positività. La direzione medica cerca di correre di ripari chiudendo alcuni spazi al secondo piano, cioè nel reparto di Oncologia medica dove viene localizzato il focolaio. Gestire l’emergenza non è semplice.
Enrico Ferro / PADOVA
Il coronavirus entra allo Iov a Padova e a Castelfranco e con la sua forza dirompente minaccia l’attività in quella che è la cristalleria della sanità veneta. A Padova ventitré operatori contagiati tra medici, infermieri, Oss e psicologi, alcuni ricoverati agli Infettivi, altri a casa in quarantena con i familiari che a loro volta temono il contagio. Otto i contagiati nella sede staccata di Castelfranco, due medici e sei infermieri, anch’essi tutti rigorosamente in quarantena, come riferiamo nell’articolo a fondo pagina. Un reparto, quello di Oncologia medica, chiuso a staffetta per consentire la sanificazione delle stanze nella sede del Busonera di Padova (non è noto come si è proceduto a Catelfranco) e ovviamente un sacco di polemiche e malumori tra chi pensa che si sarebbe dovuto e potuto fare di più per evitarlo.
I CONTAGI
Bisogna contenere la diffusione del virus ma, allo stesso tempo, assicurare i cicli di chemioterapia a chi è in cura. «Sembra che tutto sia partito proprio da un paziente», racconta al mattino di Pado-
Allarme scattato il ventidue marzo Il contagio partito da un paziente
PROTESTE
va una persona che lavora all’interno dello Iov. «Gli operatori si sono dovuti arrangiare e andare a fare i tamponi agli Infettivi. Nessun aiuto dall’azienda». Tra i dipendenti c’è malumore per una presunta mala gestione dell’emergenza. «Troppi ricoveri a pandemia in corso, tenda aperta troppo tardi e chiusa il sabato e la domenica», continua la fonte interna all’istituto.
La critica principale che gira tra gli operatori riguarda presunti ritardi nella decisione di dimezzare i ricoveri in reparto, misura necessaria per sfoltire l’assembramento. Ma su questo Giusi Bonavina, direttore sanitario dello Iov, ha le idee chiare: «Se sospendiamo l’attività la gente deve decidere se morire di tumore o di coronavirus». Dopo il focolaio di Geriatria a Treviso, dopo il flagello delle case di riposo in tutto il Veneto, un’altra eccellenza del sistema sanitario rischia di andare in crisi anche e, soprattutto, per la fragilità dei pazienti.
LA REPLICA
L’ALLARME
Dopo un mese di tamponi e precauzioni l’allarme scatta il 22 marzo scorso, quando
L’ospedale San Giacmo di Castelfranco che ospita la sede staccata dell’Istituto oncologico veneto di Padova
la situazione al san giacomo
Due medici e sei infermieri infettati e messi in quarantena CASTELFRANCO
Tamponi a tappeto anche all'Istituto Oncologico Veneto di Castelfranco. Gli esiti sono arrivati: su 290 dipendenti della struttura, 8 sanitari sono risultati positivi al Covid-19. «Si tratta di due medici oncologi e di sei infermieri che per fortuna stanno tutti bene e sono stati immediatamente collocati in isolamento domiciliare» fa sapere il direttore generale del-
tampone successivamente è diventato positivo, questa è esattamente l’insidia propria del virus». Lo Iov rispedisce al mittente l’accusa che riguarda i tamponi fatti in autonomia dai dipendenti. Ai primi di marzo, quando si è deciso di fare verifiche a tappeto, l’istituto non era ancora autonomo. Solo due settimane fa è arrivato uno stock di tamponi da praticare ai dipendenti direttamente in sede.
lo Iov, Giorgio Roberti. Ma la sorveglianza allo Iov al San Giacomo è sempre attiva e la guardia resta alta. «A ora non abbiamo riscontrato positività tra i pazienti. Alcuni sono stati sottoposti a tampone per sintomatologia sospetta, ma sono risultati negativi al test. Febbre e tosse sono manifestazioni simili al Covid ma frequenti anche negli utenti neoplastici, immunodepressi a seguito delle terapie. Per que-
sto va prestata la massima attenzione» prosegue il numero uno dello Iov. Le precauzioni da prendere per proteggere quanti stanno lottando contro il tumore sono molteplici. «I dispositivi di protezione individuale forniti dall'Azienda Zero sono adeguati, e sufficienti, mascherine e camici monouso per il personale, e mascherine chirurgiche per tutti coloro che accedono per chemioterapia e visite» ricorda il dg.
Ogni giorno lo Iov garantisce 200 accessi per chemio, visite gastroenterologiche e chirurgia oncologica non rinviabile. Allo sforzo per evitare contaminazioni in corsia si aggiunge l'impegno per aumentare i posti letto intensivi passati dall'Usl 2 allo Iov con l'insediamento di quest'ultimo al San Giacomo. La logica è di preservare la Terapia Intensiva castellana dal rischio Covid destinandola esclusivamente ai pazienti con altre patologie che provengono anche da ospedali convertiti in Covid Hospital, vedi Montebelluna e Conegliano. Gli invii sono seguiti dal dottor Paolo Rosi, responsabile regionale per l'emergenza. «Continuiamo a garantire tutte le prestazioni urgenti- aggiunge il dg Roberti- e abbia-
«La nostra struttura è nota ed è ben diversa da un ospedale generalista» evidenzia in prima battuta la dottoressa Bonavina. «Gestiamo utenti molto fragili e per questo non ci possono essere dubbi sul rispetto delle procedure fin dall’inizio. Poi se un operatore risultato negativo al
mo aumentato i posti letto di Terapia Intensiva». Le postazioni in Rianimazione sono state portate da 6 a 10, e sono stati attivati altri 6 posti letto di Semi-intensiva. «Così riusciamo a rispondere alle richieste delle altre strutture trevigiane diventate Covid, con i nostri posti letto intensivi per i casi
Il reparto castellano garantisce ogni giorno duecento accessi per la chemioterapia no Covid. Al momento abbiamo un paziente post-chirurgico ricoverato e altri 7 pazienti dell'Usl 2 in Terapia Intensiva. Mentre nella Semi-intensiva i
I FLUSSI
Restano le perplessità per la gestione dei flussi. «Abbiamo 900 pazienti e sono tutte attività non procrastinabili, la chemioterapia è una cura salvavita. Le uniche che abbiamo potuto sospendere sono quelle non riconducibili all’oncologia», taglia corto il direttore sanitario. ESPOSTO
Anche lo Iov è stato inserito nell’esposto presentato da Anaao Assomed contro Azienda ospedaliera di Padova e Usl 6 Euganea. Nel dossier di 18 pagine presentato dall’associazione presieduta a livello regionale da Adriano Benazzato, si fa riferimento a una serie di carenze e disfunzioni in qualche modo imputabili ai dirigenti. O almeno questo si chiede di verificare all’autorità giudiziaria. IL FOCOLAIO
L’istituto oncologico veneto, dal canto suo, cerca di uscire dalla burrasca del coronavirus limitando i danni, cercando di garantire il servizio nonostante le defezioni, nella speranza che il focolaio non si allarghi ulteriormente. Tre le 23 persone contagiate, oltre a due medici, a nove infermieri e a nove Oss, c’è anche uno psicologo. —
posti occupati sono 3 su 6» aggiunge il dottor Roberti. I contagiati gravi da coronavirus vengono invece inviati nelle altre strutture della Marca munite di Rianimazione. Visto lo sforzo è stato incrementato anche l'organico con anestesisti e chirurghi provenienti da Padova. La collaborazione con l'azienda sanitaria trevigiana è molto stretta, conferma Roberti: «Condividiamo per esempio gli anestesisti ex Usl 2 che sono transitati con la cessione allo Iov, i quali operano anche al terzo piano del San Giacomo adibito a reparto Covid non critico. In caso di bisogno il nostro personale è a disposizione per visitare e intubare i malati, sperando che l'emergenza finisca presto». — VALENTINA CALZAVARA
L'ARENA
Sabato 11 Aprile 2020
IlVenetoeilcoronavirus
Calasempre di piùlapressione sugliospedaliregionali
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CALODI RICOVERATINON GRAVISSIMINEI REPARTIIN 24 ORE
ANCHESEINPARALLELO SONOCRESCIUTIA158I RICOVERIINOSPEDALIDI COMUNITÀ(+11)ÈEVIDENTE CHELASITUAZIONEMIGLIORA
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LEPERSONE IN TERAPIAINTENSIVA RISPETTOALPICCODEL29 MARZO
Primo Piano 9 LAMAGGIORANZAÈNEL VERONESECON75MALATI MENTREILPADOVANOÈA37 IMAGGIORICALIRECENTI SONOPERTREVISOEVENEZIA
INATTESADIMAGGIO. Ilgovernatoresvela lasua intenzioneeConfindustria Venetorispondesubito all’appello:«Mabisogna primaliberalizzare mascherinee guanti»
«Sperimentiamolariapertura di aziende» Zaia:«Studiarelostopdellockdown Contagi+2,8% Imprenditorivirtuosiprontia gestireinsicurezza».Carrarodice Altropicco sì.«Malaparolaspettaalgoverno» dimorti:+40 «Il Governo pensa di riaprire dal 3 maggio. Ma prima perché non si sperimenta un modello serio di interruzione del lockdown con un pacchetto di aziende virtuose che si sono rese disponibili?». È la proposta che il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha lanciato ieri in diretta dall’unità di crisi della Protezione civile regionale a Marghera. Immediata la risposta positiva di Confindustria Veneto, come conferma il presidente Enrico Carraro. Ma non c’è da fare castelli in aria. Zaia spiega: «A breve verrà emesso un nuovo Dpcm. Ma il Governo ci ha già detto che, con il comitato scientifico, redigerà il piano di buone pratiche per riaprire. Come Veneto possiamo solo adottare un modello e inviarlo come suggerimento. Ma il vero piano lo stilerà il Governo, non le Regioni». E, come noto, il compito è stato affidato all’ex numero uno di Vodafone, Vittorio Colao. Per il presidente del Veneto, come andrebbe fatto il ritorno alla normalità? PUNTOUNO.GRADUALITÀ. Za-
ia già nei giorni scorsi aveva dichiarato che era allo studio un piano per ritornare alla normalità ed evitare ricadute. Era stato lui, in questa ottica, su suggerimento degli virologi delle Università venete, a lanciare l’idea della “patente del guarito”. Ora va oltre. «Come la chiusura è stata fatta a macchia di leopardo, cioè prima con i dieci Comuni in Lombardia e Vo’ nel Padovano, poi hanno chiuso le Regioni e quindi il Dcpm dell’11 marzo - auspico che si riapra con lo stesso principio; cioè, partendo dai primi che hanno chiuso». DUE.CAMBIARE LALEGGEPER LE MASCHERINE. Zaia conti-
nua: «Il Governo vuole riaprire a maggio? Prima servono
mascherine e guanti che devono trovarsi nei supermercati per tutti. E gli imprenditori devono poterli importare. Mi auguro che cambino la legge nazionale che impone il sequestro di quei materiali per scopi sanitari». TRE.AZIENDEPRONTEASPERIMENTARE. Il governatore poi
è tornato a ribadire che «il lockdown in Veneto ormai è andato», colpa o merito delle deroghe delle aziende chieste alle prefetture e concesse per silenzio-assenso. «Prendiamo atto - dice - che le curve di contagi e malati sono ancora buone. Non so se ci sarà una recrudescenza. Ma, intanto, perché non dare alle Regione, al Veneto, la possibilità di sperimentare un modello? Mi hanno contattato tante aziende virtuose di vari settori che si sono candidate. Sono pronte, cioè, a tenere i registri di tutto: a misurare 3 volte, durante l’orario di servizio, la temperatura ai dipendenti, a creare le condizioni per cui si rispettino le distanze di sicurezza. E, ovviamente, a fornire mascherine e guanti. Insomma, potremmo fare un sacco di cose che potrebbero essere poi utili per tutti». CONFINDUSTRIA VENETO. Im-
mediata la riposta di Enrico Carraro, presidente Confindustria Veneto: «Accogliamo in modo positivo la proposta di Zaia - dichiara-. Per noi vale il principio che solo le aziende sicure possono poter lavorare. Siamo disponibili a sederci attorno ad un tavolo per rendere operativa questa iniziativa, certi di portare proposte utili al confronto - che avrà come base di partenza la tutela della salute di dipendenti e famiglie - e forti di un contributo scientifico che l’Università di Padova sta elaborando per rispondere alle necessità di rendere i luoghi di lavoro sicuri». •
PROFESSIONE Medici Infermieri
Negativizzati aquota2mila
Il conto dei tamponi sale: ieri il Veneto è giunto a 180.700, con un aumento di 9244 rispetto al giorno prima. E la buona notizia è che, nonostante ci si debba aspettare anche un aumento di contagi scoperti, la crescita ieri rispetto a giovedì è stata del 2,8%, fino a quota 13.459. La notizia evidente è che c’è stato il sorpasso del Veronese sul Padovano: la provincia scaligera adesso conta 3274 positivi, contro i 3218 del Padovano (compreso Vo’). Un altro aspetto sicuramente positivo è che il conto dei “negativizzati”, cioè di coloro che non hanno più il virus perché hanno superato l’esame di due tamponi negativi, ha superato quota 2 mila: ora sono 2043. E di sicuro la notizia più bella è che continua a calare la pressione sugli ospedali: i ricoveri in terapia intensiva ieri sera erano calati a 248, mentre la settimana era iniziata a quota 316. Le persone non gravissime ricoverate invece negli altri reparti sono scese di ben 43 unità a quota 1478. In sostanza, almeno in teoria si liberano interi reparti di malati di Covid19. Il punto più tragico però resta quello dei decessi: ieri il Veneto, contando anche quelli in case di riposo, ne ha contati ben 40 in più, salendo a quota 824. Verona ha contato altri otto lutti ed è salita a 235, Treviso con altri tre è a 152 e viene raggiunta da Padova che nell’ultimo giorno piange ben 10 decessi. Venezia è a 118 (+1) mentre Vicenza è salita a 111, cioè ben 13 vittime in più rispetto a giovedì sera. P.E.
© RIPRODUZIONERISERVATA
Operatori socio sanitari Altro ruolo Medici di medicina generale e pediatri
TOTALI
TAMPONATI
POSITIVI
9.787
6.403 (65,42%)
127 (1,30%)
24.420
16.179 (66,25%)
413 (1,69%)
9.237
5.796 (62,75%)
183 (1,98%)
17.805
6.964 (39,11%)
132 (0,74%)
3.564
2.299 (64,51%)
50 (1,40%)
L’EGO-HUB
Cristina Giacomuzzo
I numeri
PRIMI RISULTATI. Screening con numeri più alti nelle aziende di Verona
Tamponiai sanitari Positivitra l’1e il2% Il66% deidottori veneti ospedalieriha fattoil test: in413positivi. A Vicenza tuttisanii medici dibase «In Veneto sono stati eseguiti oltre 180mila tamponi». E, come hanno spiegato dalle pagine del nostro giornale il governatore del Veneto, Luca Zaia, e l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, i casi positivi stanno aumentando velocemente perché è aumentata solo in questi giorni la capacità di processarli. Dall’unità di crisi di Marghera ieri si è fatto il focus sull’esito dei tamponi sul personale sanitario. Sintetizza Zaia: «È giusto parlare con i numeri. E, anche se sono ancora parziali, l’andamento è chiaro: le percentuali di positivi si aggirano tra l’1 e il 2%. Quindi niente lebbrosari. E, sia chiaro, non dò questi dati per giustificare nulla. O per commentare nulla. Mi sono stati
Ilpresidente Luca Zaia
richiesti e li diffondo». In effetti, erano stati chiesti l’altro ieri a fronte dell’esposto dell’associazione di medici Anaao contro la Regione e lo stesso giorno della morte di un medico di base di Mira per coronavirus. Cosa emerge dai dati? A Verona le percentuali di sanitari positivi sono più alte rispetto alla me-
INFERMIERI. In Veneto gli in-
dia veneta e pure all’andamento di Padova, a conferma di come il “fronte caldo” dell’emergenza si sia spostato in area scaligera. Ma entriamo nei particolari.
fermieri dipendenti del sistema regionale sono 24.420. Sono stati sottoposti a esame in 16.179, cioè il 66%. Di questi l’1,69% ha contratto il virus. All’Ulss 7 la media sale a 3,78% (cioè 59 lavoratori) a fronte di una percentuale di testati maggiore. Segue l’Ulss di Verona, con 2,93%, e poi l’Azienda ospedaliera di Verona, con 2,63%, cioè, rispettivamente, 55 e 60 infermieri contagiati.
MEDICI OSPEDALIERI. Sono in
PERSONALEOSS. Su oltre 9mi-
tutto 9.787. Hanno eseguito il tampone fino ad ora in 6.403, vale a dire il 65,42%. Risultato? L’1,43% è stato contagiato, cioè 127 dottori. Il picco spetta a Verona con il 2,47% (31 medici) su una percentuale peraltro bassa di tamponi effettuati, solo il 38%. Nell’Ulss Berica sono 13 (cioè l’1,49%) su e nell’Ulss Pedemontana in 10 (1,73%). MEDICIDIBASE. A Vicenza sul
43% dei dottori di famiglia sottoposti a test, nessuno è risultato positivo. Come anche a Rovigo. In tutta la Regione sono 356, lo screening ha toccato il 64% e i positivi, di media, sono l’1,4%.
la dipendenti Oss è stato sottoposto al test il 62% e l’1,98% è positivo. Allo Iov di Padova la percentuale sfiora l’8%: su 115 dipendenti 9 hanno il Covid. TECNICI E ALTRI PROFILI. In
questa categoria rientrano, per esempio, i tecnici che effettuano i raggi ai polmoni, in prima linea nel diagnosticare i pazienti Covid. Sono quasi 18mila dipendenti. Lo screening è arrivato a coinvolgere il 39% e i positivi sono lo 0,74%. Nell’Ulss 9 e in Azienda ospedaliera di Verona si va bene oltre con, rispettivamente, l’1,37% e l’1,45%, cioè 15 e 21 sanitari con il virus. • © RIPRODUZIONERISERVATA
ILGOVERNATORENONCAMBIAIDEA. «Èuna posizione sucuisiamo d’accordotra Regioni. Inautunnoritornerà il virus»
«Elezioni,fatecivotare afinegiugno» MaZaiaviene contestatodal Pd «Cisarebbero assembramenti» Quando deve votare il Veneto per la nuova amministrazione della Regione? Ieri su “Il mattino di Padova” il ministro Federico D’Incà ha aperto a una diversa indicazione delle date rispetto a quella dell’autunno inoltrato - indicazione contro cui si è schierato il presidente veneto spiegando anche di aver assistito a un dialogo tra il governatore veneto Luca Zaia e il premier Giuseppe Conte. E il presidente veneto con-
ferma la sua richiesta: votare presto, in estate. «Io ribadisco la mia idea. Al momento la legge indica che la “finestra” per andare al voto è quella tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. Per me questo è rischiosissimo, perché i nostri modelli ci dicono che i autunno ci sarà un ritorno del coronavirus e quindi si rischia di non permettere nemmeno di far svolgere le elezioni». «Tra l’altro se si parla di dare lo sblocco al 3 maggio - os-
serva Zaia riferendosi alle nuove date indicate ieri sera dal governo Conte per la fine del blocco generale - diventa difficile arrivare a fine giugno e dire ai cittadini “non siamo riusciti a fare le elezioni anche se siete tutti in giro”. Capite che spiegare ai cittadini che ci sarà una proroga di sei mesi, anche se magari vado contro gli interessi personali di noi oggi in carica, non mi sembra sia affatto corretto. I cittadini hanno un unico elemento in mano loro: andare a votare per scegliersi chi li deve amministrare. E allora fateli andare a votare. E parlo di posizione “nostra”, cioè
quella condivisa tra i governatori: noi pensiamo che prima si va a votare meglio è. Siamo convinti che si possa valutare, e spero che il capo dello Stato e il governo possano valutare questa opportunità, che si possa fare una sessione “estiva” cioè a fine giugno». Ma il Pd non ci sta. «Elezioni a fine giugno? Zaia ascolti il professore Palù non solo quando parla di tamponi e test: andare alle urne è un assembramento, per dimensioni, non diverso da quello in una discoteca. Il voto è stato rinviato anche in Paesi dove ci sono meno contagiati che in Italia, insistere nel contra-
rio è da irresponsabili. A meno che Zaia e il commissario scientifico non ci assicurino che dal 3 maggio si potrà fare politica nelle piazze senza rischi». Lo dice il capogruppo del Pd Stefano Fracasso assieme al consigliere Graziano Azzalin. «C’è infatti chi deve raccogliere le firme per presentare le liste ed è loro diritto - spiegano i due esponenti dem - si tratta di una questione di democrazia non secondaria. Altrimenti ci spieghi di cosa sta parlando. E poi, vuole una campagna elettorale virtuale, on line? Oppure pensa a iniziative pubbliche in piazza mentre negozi, bar e
StefanoFracasso e Graziano Azzalinin un’immaginedi archivio
ristoranti sono chiusi? Zaia dovrebbe anzitutto mettersi d’accordo con se stesso: un giorno predica ai veneti di restare chiusi in casa per non rischiare un peggioramento del contagio e il giorno dopo vuole il ‘liberi tutti’ per la campagna elettorale, dicendosi si-
curo che in autunno il quadro peggiorerà nuovamente. Non è un comportamento serio quello di chi vuole andare al voto ad ogni costo in un periodo emergenziale per massimizzare il proprio consenso». • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA