La Città
LA CITTÀ • Numero Settantotto • Giugno/Luglio 2015 • Registrazione presso il Tribunale di Pordenone, n. 493 del 22-11-2002 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCI PORDENONE • Copia in omaggio Direttore responsabile: Flavio Mariuzzo • Editore: Associazione La Voce • Sede: Pordenone, Viale Trieste, 15 • Telefono: 0434-240000 • e-mail: info@lacitta.pordenone.it • Sito web: www.lacitta.pordenone.it
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A margine della riuscitissima Festa sul Nonsel alcune considerazioni su fiume e dintorni
PORDENONE SCOPRE DI AVERE UN FIUME
credit Antonio Ros
Se
gli italiani, storicamente, hanno la memoria corta, bisogna dire che i pordenonesi non ricordano a cena cos’hanno mangiato a pranzo. Il grande dibattito sul fiume cittadino che tiene banco in questo inizio d’estate ne è l’ennesima riprova. Probabilmente non c’è stata una campagna elettorale degli ultimi trent’anni in cui il candidato sindaco non abbia inserito nel proprio programma il recupero e la valorizzazione del parco fluviale del Noncello, salvo poi relegarlo in fondo all’elenco delle priorità. In effetti, i problemi sono altri. In questo caso si tratta solo di una grande opportunità che la nostra comunità fin qui non ha saputo o voluto cogliere. Una città nata sul fiume dovrebbe sentire quantomeno un debito di riconoscenza verso un corso d’acqua che è stato per secoli la principale ragione della sua stessa esistenza. Del Noncello, invece, ci si ricorda solo in occasione della “montana”, fenomeno naturale peraltro oggi sotto controllo grazie alle opere idrauliche di contenimento delle alluvioni realizzate nel recente passato. Per il resto il fiume langue, isolato come un corpo estraneo e incomprensibilmente nascosto da una fitta vegetazione che ne impedisce perfino la vista. Il Lemene a Portogruaro, il Sile a Treviso, la stessa Livenza a Sacile dovrebbero insegnare come si fa la manutenzione di un corso d’acqua, che per essere riconosciuto e valorizzato dev’essere innanzitutto visibile e non infrattato tra le frasche, per lo meno nel tratto che attraversa il centro-città. Da tempo alcune associazioni locali, come i Gommonauti e la Portus Naonis, si battono per la navigazione fluviale, ma hanno sempre predicato nel deserto. La realtà è che da almeno un paio di generazioni i pordenonesi non sono più interessati al fiume. Se lo fossero stati davvero avrebbero spinto le amministrazioni, a tutti i livelli, a muoversi di conseguenza. In assenza di pressioni da parte dell’opinione pubblica le questioni languono e si dimenticano, salvo riemergere di tanto in tanto come i fagioli nella pentola. O in prossimità del voto, appunto. Questa volta pare che qualcosa stia cambiando e stia finalmente prendendo l’abbrivio giusto. Ancorché in presenza di una imbarazzante pochezza di idee e progetti per il futuro, la Festa sul Nonsel organizzata da Comune, Pro Pordenone e Pro loco in collaborazione con alcune associazioni cittadine sembra aver segnato un prima e un dopo. È come se, improvvisamente, grazie a una iniziativa che ha promosso una fruizione “lenta” del parco fluviale, si fosse scoperto un pezzo di città nel quale solitamente si sfreccia come i razzi ignorandone completamente la bellezza e la tranquillità. Quest’ultima, in particolare, la tranquillità, ha rappresentato forse l’aspetto più sorprendente. Nella miriade di proposte d’intrattenimento, alcune perfino aggressive, che caratterizzano ogni week end, tra negozi aperti, centri commerciali e le sempre immancabili attrazioni enogastronomiche, Pordenone ha scelto di offrire una passeggiata rilassante lungo il fiume. Una boccata di ossigeno per il corpo e per lo spirito, una riconciliazione con la vita e con l’ambiente naturale. La Festa sul Nonsel, a dispetto dell’immagine un po’ vintage e popolana legata
Le proposte del nostro giornale: Rivierasca chiusa ogni sabato pomeriggio d’estate dal giorno della Festa sul Nonsel fino a Pordenonelegge, che potrebbe allargare il programma di incontri con gli autori all’area lungo il fiume. E poi “ascensore” fluviale con la Fiera e battello per cenette a lume di candela trasportati dalla corrente SOTTO LA LENTE
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L'allevamento di polli da carne e di galline ovaiole in provincia di Pordenone
anche al nome dialettale, ha dimostrato di saper guardare avanti, oltre la crisi che fino ad oggi ha fornito un alibi di ferro al partito dell’immobilismo pordenonese. Le iniziative si possono realizzare anche con quattro soldi. Basta volerlo, crederci e rimboccarsi le maniche tutti insieme, come hanno fatto i volontari della trentina di associazioni che hanno partecipato e contribuito al successo della festa. Fare qualcosa di bello e utile per il posto in cui si vive: questo è lo spirito che ha animato gli organizzatori. Ed è proprio su questo, secondo noi, che bisogna “investire” per lo sviluppo futuro della manifestazione. Se aspettiamo, infatti, che siano sempre le istituzioni a muoversi e gli sponsor a finanziare non si va da nessuna parte. Sono finiti quei tempi. Le molte “incompiute” di Pordenone sono lì davanti ai nostri occhi a ricordarcelo ogni giorno. Impietosamente. Abbiamo la piazza più importante della città, piazza della Motta, ridotta a un anonimo parcheggio. Il castello medievale nel cuore del centro storico ridotto a carcere (e tutti se ne dimenticano). Due cotonifici che hanno fatto la storia dell’industria cotoniera italiana (quello di Torre e l’Amman) abbandonati e tristemente in rovina. Tutte situazioni che fanno provare una stretta al cuore a chi ama questa città.
SPECIALE
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TEATRO
La stagione estiva 2015 di Barcis, la perla della Valcellina. Tutti gli appuntamenti
Situazioni per le quali ci siamo rassegnati a un senso di impotenza, come tutti quei casi in cui il cancro della burocrazia statale uccide la vita sociale. La vita sul Noncello, invece, dipende da noi. Ricordiamocelo. PS: contributo di idee per il prossimo anno. 1. Istituzionalizzare la chiusura della Rivierasca ogni sabato pomeriggio dei mesi estivi dalla Festa sul Nonsel a Pordenonelegge (che potrebbe allargare a quest’area il programma di incontri con gli autori). 2. Sfoltire la vegetazione e ripulire gli argini per rendere più visibile il corso cittadino del fiume. 3. Rivitalizzare e connotare con un tema ad hoc il parco pubblico IV Novembre, oggi slegato dalla città: potrebbe diventare il parco degli artisti o un mercato permanente dei fiori. 4. Collegare l’area della Fiera con la città attraverso il fiume: si sono fatti molti esperimenti, ma nulla si è consolidato fino a oggi. Il trasporto su acqua dalla Fiera all’imbarcadero deve diventare come un ascensore. 5. Infine, se ne parla da sempre ma non si riesce a fare: un bel battello attrezzato per cenare scendendo lungo il fiume, magari con un po’ di musica di sottofondo.
Partita la campagna abbonamenti del Teatro Comunale. Concerto inaugurale il 31 agosto
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festa di poesia lunedì 6 luglio
lunedì 13 luglio
Andrea Breda Minello Roberto Ferrari Giovanni Fierro Andrea Longega Manuele Morassut Silvio Ornella Piero Simon Ostan Francesco Tomada
Alberto Cellotto Fabio Franzin Gianni Montieri Giulia Rusconi Christian Sinicco Francesco Targhetta Giovanni Turra Giacomo Vit
— ore 21.00
— ore 21.00
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Pordenone Chiostro della Biblioteca Civica
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IL PERSONAGGIO
Luglio 2015
La Città
Con la scomparsa di Demetrio Moras viene meno una delle colonne del volontariato pordenonese
“Saluda el papà e la mama!” Il ricordo intimo e commosso del patron della Pordenone Pedala da parte di uno dei tanti amici pordenonesi che hanno toccato con mano la sua generosità, la sua simpatia e il suo attaccamento ai valori autentici della vita
di GIUSEPPE COLLOVATI
Finalmente trovo un momento di calma per esprimermi su una notizia che avrei voluto non sentire mai: la scomparsa del carissimo Demetrio. Il mio primo ricordo, legato alla famiglia Moras è dei primi anni '70: la signora Paola, dopo che maestre, inservienti, mia nonna e mia mamma erano impazzite a cercarmi, mi trovò in fondo al refettorio dell'asilo Vittorio Emanuele, intento a mangiare i crostoli destinati al rinfresco per la festa di Carnevale: “Vardelo là ch'el xe!”. Già da allora, le visite al negozietto erano, se non quotidiane, almeno settimanali: la nonna ci comprava la cancelleria, la carta da regalo, e spesso ci scappava anche un giocattolino per me. Poi per tutte le feste comandate era d'obbligo passare per i rifornimenti del caso: dalla carta per il presepio, alle mascherine di carnevale, alle decorazioni coi pulcini per Pasqua e via discorrendo. Non era scontato che ai miei occhi di bambino, un adulto sembrasse “non pericoloso”: molti avevano modi bruschi
e mi mettevano in soggezione se non paura. Il signor Demetrio, invece, era sempre sorridente, gentile, simpatico, in qualunque stato d'animo si entrava in negozio, si usciva col sorriso. Da allora, mese dopo mese, stagione dopo stagione, anno dopo anno, la frequentazione della cartoleria del signor Demetrio è diventata per me una costante. In prima elementare, ricordo che vi comprai il sussidiario e il libro di lettura con le famose “cedole”, che non so se esistano più; qualcuno ricorderà i quaderni con Sandokan, o quelli con le copertine a disegni geometrici... Man mano che crescevo, visto che il negozietto era a pochi passi da casa della nonna, mi fu concesso di andarci da solo; ecco che Demetrio diventò anche mio fornitore ufficiale di fuochi artificiali per Capodanno, scherzi di Carnevale etc. Man mano che gli anni passavano, le esigenze cambiavano, e il signor Demetrio aveva sempre l'articolo giusto, che non tirava
FESTIVAL
PORDENONE Luglio
VIGONOVO Luglio
AZZANO DECIMO Luglio
BRUGNERA Luglio
SESTO AL REGHENA Luglio
PORDENONE Agosto
BRUGNERA Agosto
CORDENONS Settembre
fuori da un cappello magico, ma sapeva esattamente dov'era stipato all'interno della sua cartoleria. Ad un certo punto, visto che ero ormai grandicello, ha iniziato a darmi un po' di autonomia nelle ricerche: “El ga' da essere là par sora, varda ti, ciapa, rebalta...” ed ecco che puntualmente trovavo quello che cercavo e che mi serviva per scuola o per altro. Quante ore spese lì dentro per fotocopiare fanzine e volantini! A volte non mi serviva niente, ma passavo giusto per il piacere di vedere il signor Demetrio, magari compravo qualche matita, che serve sempre. Una volta, era l'estate dell'89, andai a comprare una gomma e fare due fotocopie, e il signor Demetrio se ne uscì con “'scolta, ti, te piaselo el futbol americano?”, “Mah – risposi – ho visto qualche partita su Canale 5, non è male.” Cosa sia successo negli istanti seguenti, rimane per me tuttora un mistero: fatto sta che quella sera stessa, mi ritrovai con un pallone da football sotto braccio, a correre al Don Bosco con uno che urlava, a me e agli altri ragazzi della squadra, insulti in vicentino. Mai fatto uno sport in vita mia, feci tutto il campionato under 20 di football americano, senza mai capire, nemmeno vagamente, le regole del gioco: non mi sentivo di abbandonare la squadra perché mi ero impegnato col signor Demetrio per finire il campionato. Mai preso così tante botte in vita mia, le partite erano un massacro: proprio alla prima del campionato Massimo, il figlio di Demetrio si fece molto male al ginocchio e lo portarono fuori in barella. Unico aspetto positivo di tutto ciò era che la sorella di Massimo, la leggendaria Nicoletta Moras, la ragazza più bella di Pordenone, era tra le cheerleader della squadra, con gonnellino e pon pon. La Nicoletta aveva legioni di ammiratori, e molti andavano a far spese da Demetrio per vederla, senza magari aver necessità di 5 matite HB, o 4 album da disegno F4... mi ricordo che qualche volta, era l'inizio degli anni '90, in piazza, al solo menzionare la Nicoletta si faceva un minuto di raccoglimento che finiva con un sospiro. Il tempo continuava a trascorrere, tutto il mondo cambiava: spuntavano palazzi, arrivavano i computer, aprivano negozi sempre più grandi, fino ai centri commerciali... ma la cartoleria restava sempre uguale e comunque ci si trovava
sempre quello che serviva; anche il signor Demetrio e la signora Paola mi sembravano non invecchiare mai, come se quel negozietto fosse una capsula temporale. Il piacere di entrare lì, credo molti siano d'accordo, era unico: non mi sembrava un rapporto negoziante/ cliente, ma qualcosa di diverso; il fatto che ci fosse sempre quel qualcosa in più: la battuta, il racconto, l'aneddoto, il mostrare qualche reperto, il “Come stanno la mamma e il papà? E' passata la nonna...” segno che c'era un legame che durava da generazioni. Pian piano il tempo ha iniziato a lasciare sul signor Demetrio i primi segni di una salute non più buona, ma lui – che qualche volta, fino a non moltissimi anni fa, trovavo intento a scrivere a macchina – aveva sempre lo stesso spirito. Ho avuto occasione di dire “quando entro in un centro commerciale mi si chiude la bocca dello stomaco, quando entro da Demetrio mi si aprono i chakra”. Era un po' una battuta ma se ci penso bene è vero: il piacere, l'allegria, la serenità che ho sempre trovato in quella cartoleria, difficilmente li ho trovati in altri posti. Per me il signor Demetrio era l'incarnazione di quanto di meglio potesse offrire la nostra città: ultimamente sono venuti a trovarmi prima degli amici americani e poi, proprio l'anno scorso, dei ragazzi spagnoli; ebbene, ho detto loro che non potevano lasciare Pordenone senza prima far visita al signor Demetrio nella sua cartoleria, sarebbe stato come andar via da Parigi senza aver visto la Tour Eiffel, o Memphis senza Graceland. Nei pochi minuti delle visite il signor Demetrio ha sfornato fior di repertorio,
che puntualmente traducevo, e ha lasciato agli ospiti stranieri anche dei ricordini di Pordenone. Di recente mi ha tirato fuori dai suoi cassetti magici, degli articoli di cancelleria, che credo non esistano altrove, cose utili per i miei collage... e sempre a informarsi su cosa stessi combinando nella vita, e sempre a chiedere notizie sui miei, ormai anche loro giunti ad una certa età; parole dette non per educazione o per circostanza o che, ma proprio sincere: “Saluta il papà e la mamma!”, sono cose che non sento dire quasi più. In un paio di occasioni ho dovuto mettere per iscritto dei ricordi, ho fatto caso che ogni tanto saltava fuori il signor Demetrio, mi sono reso conto che quel negozietto con lui dentro è un pezzo non solo della nostra città, ma anche di me stesso. L'altro giorno, l'amico Bruno Pisaniello, sapendo della mia venerazione e del mio legame con Demetrio, mi manda un messaggio che mi fa capire che lui non c'è più. Buio. La prima cosa, insensata forse, che mi viene da fare è andare, con mio papà, alla nuova sede del negozio, perché non ci credo ancora, voglio una prova. Ed ecco la scritta “Chiuso per Lutto”. La memoria va a ritroso da quando abbiamo fatto la foto all'inaugurazione del nuovo negozio a quando la signora Paola mi ha trovato sotto a un tavolo a mangiare crostoli. Cerco di non pensare, di soffocare tutti i ricordi perché sono in centro, con le persone che passano e poi la vita mi ripiglia coi suoi ritmi. Finalmente questa notte, trovo la serenità per potermi dedicare al ricordo di questa persona straordinaria che non c'è più; sono tutti a dormire e se mi viene un singhiozzo o se ho gli occhi lucidi, non se ne accorge nessuno; magari qualcuno leggerà gli strambolotti che ho scritto. Caro signor Demetrio, davvero se ne va con lei un grande pezzo di Pordenone, ma anche un grande pezzo di me stesso. Non sa quanto mi mancherà, le mando un caro e affettuoso saluto... sì, bon, ghe saluto el papà e la mama, grassie”.
La Città
CONTROCORRENTE
Luglio 2015
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Dopo l’ennesimo convegno sul futuro di Pordenone, la città si trova di nuovo al punto di partenza LO SPIGOLO
Ma ci sono nuove leve preparate e disponibili? di NICO NANNI
Ripartire dai giovani? Non basta dirlo, occorre farlo Paradossalmente la classe dirigente che ha promosso gli “stati generali” è la responsabile dell’immobilismo della società locale. Il caso della Fiera è emblematico: si cambia per restare come prima. Con due cariche e due stipendi di GIUSEPPE RAGOGNA
Dal torrente di parole alle analisi, dagli studi agli appelli al cambiamento: le intenzioni sono sempre buone. Poi, al momento di passare ai fatti concreti, ci si ripiega all’indietro per difendere vecchi equilibri. Procedendo in questo modo, si è condannati a un gioco dell’oca che inesorabilmente riconduce alla casella di partenza: qual è il futuro di Pordenone? Come uscirà dalla crisi? Le associazioni di categoria si sono affidate a una nuova puntata di “stati generali”, affidando a esperti esterni il compito di capire come superare le difficoltà che continuano a stritolare la città. Gira e rigira, dal cilindro è uscito il classico topolino rappresentato da ragionamenti già sentiti. Così tra le mani ci siamo trovati un altro libretto, una sorta di “bignamino” dei soliti termini usati in economia: innovazione, ricerca, tecnologie, competenze, aggregazioni, filiere, reti, sistemi, internazionalizzazione. E alla fine, con solennità, è stato raccomandato di “fare squadra”. Amen. Ora, se si dovesse mettere tutto questo ben di dio di formulette nel frullatore potrebbe uscirne una poltiglia agrodolce di concetti da servire in qualsiasi convegno. Una poltiglia liscia o gassata? Il risultato non cambia, perché il potere resta nelle mani delle persone che si ostinano a promuovere tavole rotonde per annunciare ai quattro venti che è necessario “ripartire dai giovani”. Probabilmente, anche questa volta, più di qualcuno ha pensato di essersi messo a posto con la coscienza soltanto perché ha portato a termine il compitino di casa. Ma non può funzionare così. Chiediamoci piuttosto: chi occupa la stanza dei bottoni? Ai bene informati non può sfuggire che alla guida delle associazioni ci sono presidenti che avevano le “mani in pasta” già prima della caduta del Muro di Berlino. E da quei tempi lontani sono saldamente in carica. Eppure, è cambiato il mondo.
E’ impensabile pensare di far ripartire l’economia applicando i metodi di ieri. Proprio la storia ci insegna che i veri “stati generali” sono quelli che diedero la stura alla rivoluzione francese. Oggi, per applicare quello spirito, si dovrebbe procedere con la rottura della continuità e dell’immobilismo, guarda caso proprio a partire dalle posizioni che la classe dirigente pretende di difendere. Ecco, invece, che cadiamo inesorabilmente nella trappola del gattopardismo più furbacchione: elaborare tante analisi senza affondare i colpi. Un esempio concreto? Qualche giorno dopo la celebrazione in pompa magna degli “stati generali”, gli organizzatori si sono dimenticati le promesse solenni del tipo “mai più come prima”. Sono ricomparsi così i vecchi arnesi della spartizione del potere. Vi ricordate i buoni propositi di politici e associazioni economiche sulla Fiera di Pordenone? “Quando finirà l’era di Alvaro Cardin – avevano giurato – torneremo all’amministratore unico, perché è una questione di serietà. Dobbiamo risparmiare”. L’intendimento era di cancellare in fretta uno “sgorbio” del passato compiuto quando, per trovare un equilibrio al vertice dell’ente, il presidente Cardin (centrosinistra) è stato affiancato dall’amministratore delegato Piero Piccinetti (centrodestra): due cariche, due stipendi. Com’è andata a finire? Risposta facile. Nei giorni scorsi, Cardin si è fatto da parte, ma è stato sostituito nella medesima carica di presidente da Roberto Ongaro (in quota Pd), un manager 68enne pescato a Padova; mentre Piccinetti è stato confermato. Risultato: due cariche, due stipendi. Avete notato la rottura dei vecchi schemi? Certamente no. E’ solo un esempio. Non c’è la volontà di cambiare marcia. Forse, per registrare qualche scossone toccherà attendere i prossimi “stati generali”. Speriamo quelli veri.
Ai primi di giugno si è tenuto nel Teatro Comunale un incontro delle categorie economiche, dei sindacati, delle rappresentanze istituzionali e di studiosi per dibattere sui problemi di Pordenone e cercare di capire – se possibile – quale tipo di futuro ci aspetta. Nell’occasione è stata anche presentata la “Carta di Pordenone”: non un nuovo tipo di prodotto…, ma un contributo – certamente serio e meditato – per riprendere quel cammino di crescita che sembra bloccato. La cosa ci ha fatto tornare indietro di alcuni decenni, a quel 1981 (o giù di lì) quando gli stessi soggetti istituzionali (ma con il ruolo trainante della Provincia di allora) presentarono alla Regione la “Vertenza Pordenone”. Anche allora ci furono studi, analisi, illustrazione di problemi e di obiettivi con l’intento di richiedere maggiori fondi a una Regione che sembrava più matrigna che mamma. Tante idee e tanta buona volontà, ma se andiamo a leggere le analisi di oggi (o quelle relative agli Stati Generali di Pordenone
del 2002) ci accorgiamo che solo qualcosa è cambiato e che la massa dei problemi è sempre lì, non risolta, specie per quanto riguarda servizi e infrastrutture (una per tutte: la allora tanto richiesta strada “Pedemontana”, divenuta poi “Cimpello-Gemona”, è sempre ferma a Sequals). Con una differenza, però: nel 1981 l’economia locale (come quella nazionale ed europea) “tirava” e sarebbe stato abbastanza facile trovare le risorse per risolvere i problemi; oggi invece sarà tutto più difficile. Altra cosa che è emersa dall’incontro di giugno è il ripetersi delle facce: dal 2002 a oggi poco o nulla è cambiato, i protagonisti sono sempre gli stessi (e qualcuno c’era già nel 1981). Insomma: spazio ai giovani? Potrebbe essere un’idea, ma siamo poi sicuri che troveremo giovani preparati e disposti a donare un po’ del loro tempo per il bene comune? I pochi che entrano in politica imparano subito i vizi di chi li ha preceduti; gli altri hanno altro per la testa. Il quesito non ci sembra pretestuoso, ma forse drammaticamente reale.
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Luglio 2015
La Città
SOTTO LA LENTE
Tra vegetariani e vegani cresce sempre più il numero di coloro che decidono di eliminare la carne dalla dieta
LA FIGURA DEL POLLO di CLELIA DELPONTE
La posizione tra animalisti e allevatori è di certo inconciliabile: i primi rifiutano a priori dal punto di vista etico il concetto di “sfruttare” gli animali per nutrire l’uomo, tenuto conto che per quanto ben trattati sono destinati all’uccisione; i secondi vedono negli animali la loro fonte di reddito. E i consumatori? I vegetariani e vegani scelgono di non mangiare carne, i più attenti cercano produzioni piccole e biologiche, magari con vendita diretta (oggi è possibile grazie al protocollo Ppl, piccole produzioni locali, che consente la macellazione e la trasformazione dei prodotti direttamente in azienda recuperando le tradizioni). Chi si fida del macellaio, chi va al supermercato e butta nel carrello, senza pensarci troppo. In una regione a tradizione agricola come il Friuli Venezia Giulia l’allevamento è una tradizionale fonte di reddito. Un settore ampio e con diversi aspetti tecnici complessi. Facciamo dunque il focus su di un solo settore: l’allevamento avicolo e nello specifico di polli da carne e galline da uova, in provincia di Pordenone.
LA GALLINA BIO COMMERCIALE
LA GALLINA OVAIOLA DI CASA
La mia vita è abbastanza regolare, seguo i ritmi della natura
Il nostro divertimento preferito? Scovare lom
“Ciao sono Gallinella e vivo in un allevamento biologico per galline ovaiole. La mia gallina madre non era “biologica” come me, ma io sono stata alimentata sin dal primo giorno con granaglie biologiche, mi hanno fatto solo 2 vaccini e molto leggeri. Dove abito ho a disposizione 4 mq di prato solo per me e qui trovo erba, insetti e vermetti, che mi diverto a cercare da sola razzolando, con cui integro la mia dieta di granaglie biologiche. Trovo anche delle zone d’ombra naturale, create apposta per me con alberi o piante di mais. Ma mi piace anche stare al sole: una delle mie attività preferite è fare i bagni di sole e di sabbia, che mi ripuliscono dai batteri. Nel capannone al coperto vado per dormire (dormo appollaiata su trespoli dalle forme arrotondate, così non rischio di farmi male), mangiare le granaglie che vengono distribuite su di un nastro tra-
sportatore, bere e deporre le uova nei nidi. Posso entrare e uscire a mio piacimento. La pioggia non è un problema per me. Il capannone ha un pavimento grigliato sollevato a 1 metro di terra, così non calpesto la mia popò, che comunque viene eliminata una volta alla settimana e utilizzata per concimare i campi. Zanzare e mosche mi danno un po’ fastidio, ma qui le eliminano con quei marchingegni elettronici. Poi usano anche i trucchi della nonna, per esempio un cucchiaio di aceto nell’acqua: una vera panacea per molti malanni. La mia vita è abbastanza regolare, seguo i ritmi della natura: d’inverno, quando le giornate sono decisamente più corte, accendono la luce per 2 ore, una prima dell’alba e una dopo il tramonto, così mi mantengo produttiva, ma senza stravolgermi troppo. Dopo un anno e 4 mesi non sono più così produttiva e allora divento scomoda: mi fanno salire su un furgone e… nessuno mi vede più.
Ciao sono Teresina, sono una gallina di casa e vivo in montagna. Qui siamo solo in due e abbiamo un prato grandissimo tutto per noi, dove scorrazziamo e razzoliamo come ci pare e piace. Per dormire abbiamo una piccola casetta, ma dotata di tutti i confort: trespolo per dormire appollaiate come piace a noi e nido dove deporre le uova in assoluta privacy e tranquillità. Guardatela qui nella foto. Non è deliziosa? Da mangiare ci danno gli avanzi di cucina: pane, bucce di mela, carote, croste di formaggio, resti dell’orto e anche gusci sminuzzati di uova, che ci aiutano a farne delle altre, ma quello che ci fa impazzire sono i lombrichi e gli
IL PUNTO DI VISTA DEGLI ESPERTI ENZO RE, RESPONSABILE DEL SERVIZIO SANITÀ ANIMALE DELL’ AAS 5 DEL FRIULI OCCIDENTALE
“Non ci sono più galline in batteria, anche le ovaiole vengono allevate a terra” Con il suo servizio controlla una quarantina di allevamenti di pollo da carne (di cui 36 sono molto grossi) e 4 di galline ovaiole (solo uno è biologico). I primi producono circa 3 milioni e 600 mila polli a ciclo (in un anno vengono effettuati 4/5 cicli), per gli altri si contano 450 mila galline circa (che hanno subito per la maggior parte, ma fuori regione, lo debeccamento, ovvero la privazione della punta del becco, praticata per evitare la plumofagia e il cannibalismo). Il servizio di sanità animale assieme al servizio benessere animale svolge controlli seguendo il piano regionale integrato. Vengono monitorati e misurati: l’adeguatezza dei capannoni, il rispetto delle ore luce, il ricambio dell’aria, la temperatura, l’umidità relativa, l'anidride solforosa e l'am-
moniaca, il numero degli addetti in rapporto a numero degli animali, la loro formazione, l’alimentazione, il corretto smaltimento degli animali morti (che vanno dal 3 al 5%), la disinfezione dei locali a fine ciclo, cui segue un vuoto sanitario di almeno 7 giorni. Viene inoltre svolto un attento monitoraggio su influenza aviaria e salmonellosi e altre malattie infettive che possono propagarsi rapidamente. L’uso degli antibiotici viene prescritto alla bisogna. In caso di condizione ottimale dell’allevamento il servizio può derogare fino a 39kg di peso vivo a mq. Dopo l’introduzione del d.l. 267 del 2003 non ci sono più galline in batteria, ma anche le ovaiole vengono allevate a terra o comunque in gabbie modificate per ampliare gli spazi a disposizione.
MANLIO PIGHIN, FUNZIONARIO DELL’ISPETTORATO AGRICOLTURA E FORESTE DELLA REGIONE FVG
“Controlli sanitari molto scrupolosi, anche a sorpresa” Dal suo osservatorio ritiene che in Friuli ci si sia un buon margine di sviluppo sia per gli allevamenti convenzionali, che per quelli biologici: “Abbiamo un numero di animali allevato per superficie agraria inferiore di un quarto rispetto a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e mancano macelli specializzati. Per la macellazione gli animali vengono portati in Veneto, o anche in Austria e Slovenia. La zona ideale, per allevamenti avicoli, dove gli animali crescono meglio è la zona pedemontana e collinare”. Infine qualche dato tecnico: “Un allevamento medio produce 150mila polli all’anno. I controlli, a cura dell’Azienda sanitaria sono molto scrupolosi, anche a sorpresa. Del trattamento dei morti anzitempo se ne occupa uno stabilimento specializzato di Morsano: vengono trasformati in farina di carne poi bruciata nei cementifici; ossa e zampe vengono recuperate per farne concimi organici”.
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SOTTO LA LENTE
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Alla base della scelta motivazioni ideologiche e timori per la salute legati alle modalità di allevamento E a Pordenone come siamo messi? Con 15/20 milioni di polli l’anno la provincia copre il 35% della produzione regionale. Secondo gli esperti i controlli imposti dalle leggi regionali, nazionali e comunitarie mettono il consumatore al riparo da rischi sulla qualità della carne. Nell’ultimo periodo, però, si assiste alla “riscossa” del pollo di casa: ancorché meno controllato, è più saporito e non “sparisce” nella pentola come uno di allevamento industriale
POLLO DA CARNE, ALLEVAMENTO INDUSTRIALE
mbrichi nel prato insetti. Il nostro divertimento preferito è scandagliare il prato alla loro ricerca e poi mangiarceli in un solo boccone: sono squisiti! Dalla felicità ci mettiamo a cantare. Soltanto d’inverno ci danno un po’ di cereali e del siero di latte, avanzato dalla lavorazione del latte delle pecore, che vengono allevate qui. Alla toilette provvediamo da sole scavando una buca nella terra asciutta nella quale ci rotoliamo sollevando la terra con le zampe e scrollando tutte le ali per far passare i granelli tra le penne. Quando il nostro padrone viene a darci da mangiare nel secchio gli corriamo incontro entusiaste, ma non è che ci facciamo prendere facilmente… non siamo mica sceme.
Non so chi sono. Il mio compito è ingrossarmi velocemente Ciao, sono…. Non so chi sono a dire la verità, non ho modo di sviluppare la mia personalità, sono solo un numero o meglio una macchina da guerra. Il mio compito è mangiare e bere e ingrossarmi il più velocemente possibile, sviluppando soprattutto il petto. Per fare questo sono stato selezionato geneticamente. Mi hanno fatto diventare davvero goffo e sproporzionato rispetto alla mia natura, dormo a terra sulla lettiera (trinciato di paglia e legno non resinoso), che assorbe i miei escrementi (per fortuna degli enzimi facilitano la digestione microbica e viene fresata molto spesso) e dove passo tutta la mia brevissima vita, ma anche volendo dormire su un trespolo (le mie parenti più anarchiche amano dormire sugli alberi, perché si sentono al sicuro), non riuscirei a salirci. Non ho tanto spazio per muovermi, ma di questo chi comprerà il mio petto gonfio e morbido al supermercato ne è ben felice, perché la mia carne avrà un aspetto estetico migliore e sarà molto facile e veloce da cucinare. Il mio cugino di campagna, pollo ruspante, sviluppa la muscolatura perché si muove liberamente e di continuo, la sua
carne è scura, non si stacca dall’osso e si cucina in 3 ore: è più saporito, ma molto più impegnativo per i ritmi frenetici di oggi. Mi annoio moltissimo perché siamo tantissimi ammassati in uno spazio enorme, anche 10/15 mila per capannone, per fortuna una legge ha stabilito che non si possono superare 33kg di carne per mq (sì, carne, ci trattano da cadaveri, ancora quando siamo vivi…), questo significa che siamo circa in 15 in un mq. D’estate siamo un po’ meno: 13 per mq. I miei proprietari per la maggior parte sono in soccida con una grandissima azienda che procura loro tutto: pulcini, mangimi, medicine, veterinari e poi viene anche a ritirare i polli, li macella e li commercia attraverso la grande distribuzione. Noi dobbiamo crescere in 54/58 giorni, che è il rapporto ideale tra la maggior crescita possibile (3,8-4,8 kg) e il minor consumo di mangime (per la parte proteica il mio menù è composto da soie americane argentine e brasiliane che sono tutte ogm). Se andiamo troppo oltre, l’allevatore ci rimette e perde il suo guadagno. Pensate che solo 20 anni fa per raggiungere lo stesso risultato ci voleva il doppio del tempo.
NICOLA NARDONE, PRESIDENTE DEGLI AVICOLTORI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
“Curare il benessere animale è nel nostro interesse” Con 15/20 milioni di polli l’anno la provincia di Pordenone copre il 35% della produzione regionale. La maggior parte degli allevamenti sono in soccida con grandi marchi a livelli nazionale. Uno di essi, la Veronesi ha proprio a San Quirino il più grosso allevamento in Friuli di polli da carne. Il guadagno medio di un allevatore è di 9 euro lordi a mq, da cui bisogna togliere tasse e costi di gestione. In media un capannone è di 1000 mq e contiene 14/15 mila polli. Vengono garantite almeno 2/3 ore di buio e almeno 8 ore di luce. Contrariamente a quanto si pensa la luce è una garanzia di benessere per l’animale, perché gli animali hanno la situazione sotto controllo e si spaventano meno. Se c’è qualcosa che li spaventa al buio si ammassano e rischiano di morire schiacciati o soffocati. Il cibo che viene dato loro è programmato, dunque non vengono forzati a mangiare in quantità eccessive, anche perché poi subentrano problemi di digestione soprattutto con l’alimentazione attuale, dove sono state eliminate le farine proteiche animali, in favore di quelle vege-
tali, meno digeribili. I trattamenti medici sono ridotti al minimo e solo in caso di necessità, perché facciamo molta prevenzione: effettuiamo almeno 4 vaccinazioni, che coprono tutte le patologie. Investiamo moltissimo per avere capannoni moderni e coibentati: curare il benessere animale è nel nostro interesse, perché solo così possiamo avere un prodotto di qualità. In questi anni abbiamo lavorato tantissimo in questa direzione, ma ora tutto questo potrebbe essere vanificato dal TTIP, accordo di libero scambio tra UE e USA, di cui sono in corso le trattative. Se venisse approvato sarebbe un disastro per il comparto agroalimentare italiano che si basa su tipicità e qualità garantita da parametri molto rigorosi: verremmo invasi da prodotti di scarsa qualità, che non rispettano i nostri attuali parametri. Per questo è nata anche la Campagna Stop TTIP Italia. Invito tutti a informarsi e a firmare sul sito: http://stop-ttip-italia.net/ perché il Il TTIP minaccia di smantellare il sistema di garanzie sul cibo e sulla salute, che abbiamo faticosamente costruito in Italia e in Europa.
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AMARA PIACE
Sulle tracce dei tesori enogastronomici della provincia di Pordenone
La nostra regione è rappresentata dalla barbatella, un simbolo del territorio di MARA DEL PUPPO
Sano può essere anche buono? Il bio succulento sbarca in città Ad ottobre apre in città il primo negozio biologico con area ristoro di qualità pensata anche per i palati più esigenti secondo un modello già avviato con successo a Conegliano Personalmente ho sempre pensato che il termine “sano” e “buono” dovessero essere sinonimi, poi però nell’approcciare questi due concetti a tavola mi è capitato più volte di trovarmi a scegliere alternativamente tra l’uno o l’altro. La diffusione di un sano stile alimentare non passa solo dalla convinzione che sia giusto seguire dei principi sani, ma dall’appagamento del palato. È quello che devono aver pensato i signori della Ecor, azienda leader del biologico presente in tutta la Penisola con i negozi a marchio “NaturaSì” e “Cuorebio”, quando hanno deciso di imbarcarsi in un’avventura tutta nuova per portare il biologico non solo sullo scaffale ma direttamente sulla tavola. E non con l’approccio “insalatina” ma con piatti gustosi e succulenti, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Il progetto ha visto la primogenitura a Conegliano, dove, all’interno del negozio Ariele NaturaSì si è inaugurata la prima area ristoro, subito affermatasi per la qualità della proposta ed un servizio attento e cortese, composto in prevalenza e con orgoglio da giovani. Punto di forza: l’utilizzo di materie prime biologiche e biodinamiche certificate – la filiera è garantita da Ecor che sceglie personalmente i produttori –
La Città
PAROLA MIA
Luglio 2015
lavorate con rispetto e attenzione, per garantire la conservazione dei valori nutrizionali unita a sapori e profumi autentici e ben valorizzati. Il risultati sono piatti riusciti che accontentano anche vegetariani e vegani. Questa formula ha avuto un successo tale che Ecor ha pensato di non fermarsi a Conegliano: ad ottobre infatti anche a Pordenone aprirà un punto vendita con l’abbinata negozio e ristoro – quest’ultimo attivo dal 2016 - che promette di bissare il successo del primo. In vista della prossima apertura è già al lavoro lo Studio di design di interni che ha progettato il ristorante di Conegliano per riproporre lo stesso concept: legno naturale, colori pastello, tanta luce e uno stile che ricorda un po’ il Nord Europa. Lo chef Orlando Bortolami, dopo l’esperienza veneta dove oltre ai piatti unici ha dato alla luce ben quattro diversi impasti per la pizza, è già operativo per inaugurare qualche nuova proposta che renderà il menù distintivo e originale. Si affiancherà ad alcuni punti fermi come le 10 tipologie di croissant e brioche, gli espressi monorigine in due differenti miscele, gli estratti, i piatti vegani e vegetariani. Ottime quindi le premesse, ci vediamo all’inaugurazione!
Friuli Venezia Giulia modello di biodiversità all'attenzione di Expo 2015
di SERGIO BOLZONELLO
Il Friuli Venezia Giulia fa da capofila a tutta una serie di buone pratiche che verranno portate all'attenzione di Expo 2015 per sancire all'interno della Carta di Milano i temi che saranno trasmessi alla Presidenza dell'ONU Expo Milano 2015 rappresenta una grande opportunità per veicolare la conoscenza della nostra Regione con le sue specificità e promuoverla a livello internazionale. Un’opportunità concreta che si percepisce immediatamente quando ci si trova nel lungo asse centrale dell’Esposizione Universale, dove si affacciano tutti i principali padiglioni nazionali. Un grande luogo d’incontro per milioni di persone provenienti da tutto il mondo che condividono questa esperienza e si confrontano attorno al tema della nutrizione. Un filo conduttore che unisce le varie presenze nazionali attorno al tema del cibo e dove transita la vera energia di Expo che è rappresentata dall’esperienza umana. La nutrizione è infatti la tematica madre del nostro futuro, il luogo strategico dove andranno a convergere le grandi scelte mondiali legate alla ricerca, alla geopolitica e al sociale. In questo contesto ci siamo posti responsabilmente la domanda se la presenza della Regione Friuli Venezia Giulia ad Expo 2015 risultava significativa e incisiva. Al contempo ci siamo interrogati se una regione piccola come la nostra poteva apportare un reale contributo alle tematiche in essere. Abbiamo deciso di partecipare con convinzione perché il nostro territorio risulta essere un perfetto esempio di “biodiversità”, in quanto incarna una varietà di paesaggi, risorse naturali e culturali,
patrimoni artistici e peculiarità enogastronomiche che non ha eguali. Un vero e proprio mosaico di unicità che ci contraddistingue e caratterizza. Contemporaneamente rappresentiamo un luogo di sperimentazioni di buoni prassi rispetto alle politiche agricole e alla loro sostenibilità. Il Friuli Venezia Giulia infatti fa da capofila a tutta una serie di buone pratiche che verranno portate all'attenzione di EXPO 2015 per sancire all'interno della Carta di Milano i temi che saranno trasmessi alla Presidenza dell'ONU, come ribadito alcuni giorni fa a Udine all’interno del convegno Food East Research and Innovation Forum 2015. Inoltre siamo una Regione strategica a livello europeo perché siamo partner ideali per innescare sinergie e progetti sperimentali con l’intera area del centro Europa e quella Balcanica. Sono questi gli elementi che motivano la nostra presenza ad Expo 2015, una presenza articolata ed importante proprio per evidenziare al meglio tutte le nostre caratteristiche e dare un contributo pragmatico alla riflessione sul tema della nutrizione, affrontando il tema delle eccellenze regionali, europee ed internazionali. Per questo uno dei simboli della nostra partecipazione è la barbatella, eccellenza del nostro territorio, prodotto in grado di incarnare perfettamente il nostro profondo legame e rispetto verso la nostra terra.
SOTTO LA L
Musica, gli studenti della Scuola Lozer le “suonano” a tutti Sono saliti sul podio del concorso internazionale di musica nelle scuole: “Accordarsi è possibile” di Trento facendo il pieno di premi. Gli studenti della scuola media inferiore Lozer, dimostrano ancora una volta di distinguersi nel panorama musicale delle scuole italiane. L’esperienza dei giovani musicististudenti racconta che per vincere ci vogliono studio e impegno, ma questi elementi da soli non bastano: occorrono anche un gran cuore e tanta passione. E in questa scuola, questi elementi si trovano tutti in grande abbondanza sia tra gli studenti-musicisti, sia tra gli insegnanti. Fra loro, la prima ad essere un’instancabile sostenitrice del progetto e fan dei suoi ragazzi, la dirigente dell’Istituto comprensivo Torre-Pordenone, Lucia Cibin.
La Città
VISTI DA VICINO
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La tanto dibattuta riforma della scuola vista da un “prof ” pordenonese molto popolare sui social media
Alleluia, si torna a investire sulla scuola “Per la prima volta, dopo credo un paio di ere geologiche, lo Stato la smette di togliere fondi alla scuola e prova invece a investirne. Già questo dovrebbe far riflettere molti degli insegnanti e dei sindacalisti esagitati che si stracciano le vesti in piazza”
di ENRICO GALIANO
Che cosa penso della Riforma? Beh, diciamo subito che mi servirebbero qualcosa come diciotto pagine di questo giornale, ma non credo che il direttore sarà così magnanimo. Per cui cerco di dirlo in poche righe. Prima di tutto, non sono come tre quarti dei miei colleghi che ho come amici sui social che usano termini come “Stanno distruggendo la scuola italiana”. C’è stata sì una riforma che ha provato a distruggerla, la scuola, tagliando tutto il tagliabile e mandando a casa decine di migliaia di insegnanti, e quella era la riforma Gelmini. No, qui bisogna mantenere la calma e cercare di essere il più possibile razionali, e dire che cosa va e cosa non va. Per come la vedo io, c’è soprattutto una gran-
de, grandissima cosa che va: che per la prima volta, dopo credo un paio di ere geologiche, lo Stato la smette di togliere fondi alla scuola e prova invece a investirne. Già questo dovrebbe far riflettere molti degli insegnanti e dei sindacalisti esagitati che si stracciano le vesti in piazza. Cinquecento euro all’anno ai docenti da usare in libri, mostre e spettacoli teatrali, soldi alle infrastrutture, più insegnanti impiegati: vi sembra poco? A me no. Passiamo ora al famoso strapotere dei presidi e alla chiusura delle graduatorie: beh, qui ci andrei più cauto, ma sicuramente su una cosa sono d’accordo: sul fatto che con questa riforma un insegnante che entra in ruolo non è più inamo-
vibile come lo sarebbe ora. E occhio: lo dico da “prof ” entrato in ruolo praticamente l’altro ieri, dopo anni di precariato. Insomma, mi starei un po’ tirando la zappa sui piedi. Il fatto è che nella mia breve carriera ho visto davvero “cose che voi umani” da parte di alcuni colleghi (pochi, per fortuna: la maggior parte, ve lo posso assicurare, è ancora composta da gente valida e volenterosa), alcuni perché lapalissianamente non portati a una professione che richiede tanta, tanta predisposizione, altri perché oramai con le chiappe al calduccio avevano praticamente smesso di lavorare o quasi. E, per come stanno le cose adesso, verso questi professori non c’è niente da fare: lì sono e lì restano. Credo fermamente che la qualità della scuola cominci dalla qualità dei suoi insegnanti e dall’impegno che sono disposti a mettere nel proprio lavoro: e finora, su questo aspetto, non c’era molto modo di intervenire. A qualcuno non sembra giusto, dato che c’è anche un articolo della Costituzione che sancisce la libertà di insegnamento: ma io credo che se fai bene il tuo lavoro e ci sei portato, nessun preside avrà mai interesse a perderti. Viceversa, se c’è qualcuno che il proprio lavoro non lo fa come dovrebbe, è giusto che ci sia un modo in più per farlo sentire sotto controllo, come praticamente in tutti gli altri settori. Certo, va sicuramente studiata meglio la modalità di selezione e di
trasferimento – non si può pensare di assegnare tutta questa responsabilità a una sola figura in un Paese storicamente malato di clientelismo, a meno che questa a sua volta non sia controllata da un ulteriore organo di garanzia – ma, per come ho letto io la riforma, mi pare che già il ministero abbia rivisto le prime bozze e abbia riconsiderato il peso effettivo del dirigente scolastico, il quale non è l’unico a decidere. Infine, un aspetto su cui proprio non sono d’accordo con la riforma: le assunzioni. C’è infatti una sentenza della Corte di giustizia europea che obbliga lo Stato italiano ad assumere 150.000 precari, e questo la riforma non lo prevede (ne prevede circa 50.000 in meno). Senza dilungarmi troppo, questi precari sono persone che già lavorano nella scuola da molti anni, quindi con capacità ed esperienza, e che ogni anno devono fare le valigie a giugno e aspettare una chiamata a settembre – persone che spesso hanno già cinquant’anni e una famiglia alle spalle – e insomma, beh, io questo lo trovo scandaloso. Finora lo Stato li ha presi in giro – lo dice perfino la Corte di giustizia europea – fondamentalmente per risparmiarsi due mesi di stipendio l’anno più tutti gli scatti di anzianità. Ma loro, che spesso hanno ancora tanto entusiasmo e voglia di fare, molto di più di alcuni che sono di ruolo da anni, meriterebbero un posto nella scuola di domani.
LENTE
seguito la preparazione del coro - offre l’opportunità ai ragazzi di sentirsi importanti nella creazione del magico linguaggio universale che è la musica. Far parte di un coro, di un’orchestra o di un ensemble sviluppa la capacità di socializzare e di crescere confrontando le proprie conoscenze musicali scambiandole con altri, migliorando così il proprio sapere. Le esperienze svolte resteranno, in maniera indelebile, per tutta la vita”. Gli studenti della Scuola Media Lozer ritornano con un bagaglio prezioso di premi: 10 primi e 3 secondi premi al concorso nazionale. L’Ensemble di chitarre prende il massimo: Crescendo Cello Quartet (Marco Anese, Francesca Mannucci, Giuditta Calabretto,Emilia Sandrin), 100/100. La Scuola Lozer è vincitore nella sua categoria, con l’insegnante Chiara Urli prima classificata su 32 scuole formativa per l’ampliamento degli strumenti partecipanti con 4 primi premi A suo fianco, o meglio, in prima linea, gli assoluti. Un grande progetto da con Augusto Righi per la tromba, Erica insegnanti che hanno affiancato gli allievi sostenere per la scuola e anche Fassetta per il violino e Cinzia Del Col per nei diversi corsi strumentali: Angela Tagliaper Pordenone che vuole fare il flauto traverso. Alle spalle dei risultati si riol (chitarra), Anna Baratella (pianoforte), contano i sacrifici, ma soprattutto il piacere crescere nella cultura la sua Giovanni La Porta (violino), per il coro, nuova identità. Fiorella Mattiuzzo e Cinzia Del Col, Chiara di suonare e cantare insieme. “L’esperienza del fare musica - ha spiegato Cinzia Del Urli (violoncello) e Piero Riccobello (claPaola Dalle Molle Col che insieme a Fiorella Mattiuzzo ha rinetto). La scuola propone poi, un’offerta
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SPECIALE
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Lo scenario incantato del lago e la cornice montuosa fanno da cornice al ricco calendario di appuntamenti
BARCIS ESTATE 2015
un bagno
LUGLIO ’15 12 luglio XXVIII edizione Premio Letterario Nazionale “Giuseppe Malattia della Vallata” Santa Messa 10,30 Chiesa Parrocchiale S. G. Battista Premiazione vincitori 11,30 Piazzale Palazzo Centi “In poesia e in musica”. Omaggio del Premio “Giuseppe Malattia della Vallata” a Luigi Bressan. Luigi Bressan conversa con Maurizio Casagrande Momenti musicali con Erica e Gianni Fassetta 19 luglio “Il Fondin” Mercatino dell’antiquariato Dall’alba fino a sera Lungolago di Barcis “Cibo, vino e musica con le grandi orchestre del liscio nazionale” - Serata con “Katty & Orchestra Piva” Dall’alba fino a tarda sera Lungolago di Barcis 25 luglio Manifestazione Internazionale di Sumo 7ª coppa Europa a squadre 7° trofeo individuale “Comune di Barcis” 1° Sumo Day per giovanissimi 14,00 Tendone presso il Centro Sportivo 26 luglio “Artisti in strada” e degustazione dei prodotti tipici della Valcellina Dall’alba fino a tarda sera Per le vie del paese 18,00 Piazzale Palazzo Centi Premiazione 8ª edizione Ex tempore di pittura “Arte e colori a Barcis” e Premiazione 3ª edizione Concorso di pittura “Arte e colori a Barcis” AGOSTO ’15 1º agosto Inaugurazione della mostra “La meteorite di Barcis e sassi da altri mondi” 17,00 Sede della Scuola d’Ambiente di Barcis Inaugurazione della mostra “Minerali: cristalline trasparenze della Terra” 18,00 Centro di Aggregazione Giovanile, 2 agosto “Artigiani e hobbisti in strada” Degustazione dei prodotti tipici Dall’alba fino a tarda sera Per le vie del paese 3ª edizione di “Canoa per tutti” con il campione olimpionico Daniele Molmenti Al pomeriggio canoa slalom Dalle 10,00 alle 17,00 Lago di Barcis Spettacolo teatrale “Due dozzine di rose scarlatte” a cura della “Compagnia Teatrale Giù dai colli” 21,00 Piazza Lungolago 5 agosto “Sentieri del cibo. Piacere, salute e inquietudini nell’alimentazione” 21,00 Piazzale Palazzo Centi
Periodico di informazione, approfondimento e cultura
ESTATE
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Dopo l’ebbrezza dei bolidi della motonautica e il calore della tradizionale festa della Notte di San Giovanni, l’estate 2015 di Barcis prosegue grazie al fitto calendario di appuntamenti approntato dal Comune e dalla Pro Barcis. Uno dei momenti più attesi è quello con il Premio Letterario Nazionale “Giuseppe Malattia della Vallata”, che domenica 12 luglio taglierà il traguardo della XXVIII edizione. Da non perdere anche il mercatino dell’antiquariato “Il Fondin” (domenica 19 luglio). Pittori, scultori, incisori, mosaicisti e musicisti animeranno le vie del paese domenica 26 luglio per l’iniziativa “Artisti in strada”, accompagnata dalla premiazione dell’ex tempore e del concorso di pittura. Una settimana dopo, domenica 2 agosto, toccherà invece ad “Artigiani e hobbysti in strada” tenere banco dall’alba al tramonto con i loro lavori. A seguire altre iniziative per tutti i gusti: dall’esibizione del coro Ana di Aviano (8 agosto) a una delle finali regionali di Miss Italia (9 agosto), dalle serate con le grandi orchestre del liscio nazionale (19 luglio e 22 agosto) all’esibizione di alcuni gruppi del Festival del Folklore Aviano Piancavallo, dalla presentazione della guida cicloturistica 6 agosto “Incontro con le stelle e le meteore” a cura della A.P.A. Associazione Pordenonese di Astronomia 21,00 Piazzale Palazzo Centi 7 agosto “Voci di luoghi” 4ª edizione. Omaggio al Premio “Giuseppe Malattia della Vallata” 1988-2015 Concerto con l’Ensamble di fisarmoniche Roberto Caberlotto, Gianni Fassetta e Gilberto Meneghin 21,00 Piazza Lungolago 8 agosto Esibizione del Coro A.N.A. Aviano 21,00 Piazzale Palazzo Centi 9 agosto Raduno alpino alla chiesetta del “Cuol” 10,00 Chiesetta alpina Miss Italia 2015 Finale Regionale “Miss Miluna Friuli Venezia Giulia” 21,00 Piazza Lungolago 11 agosto Carlo Favot presenta la guida cicloturistica “E i monti stanno a guardare.
curata da Carlo Favot (11 agosto) fino alla serata musicale con spettacolo pirotecnico sul lago di domenica 16 agosto. Non mancheranno neppure gli appuntamenti con lo sport, come la gara internazionale di Sumo del 25 luglio, la terza edizione di “Canoa per tutti” con Daniele Molmenti (2 agosto) e la regata promozionale di canottaggio (23 agosto). Rimandando per tutti gli altri appuntamenti alla lettura del programma pubblicato in questa pagina (e sul sito www.barcis.fvg.it), segnaliamo soltanto l’importante e originale iniziativa della mostra “La meteorite di Barcis e sassi da altri mondi” e la mostra “Minerali, cristalline trasparenze della terra” che verranno inaugurate sabato 1 agosto. La mostra sulla meteorite, ospitata nei locali della Scuola d’ambiente, avrà uno scopo prevalentemente scientifico-divulgativo e sarà incentrata sull’esposizione della pietra proveniente dall’abisso cosmico ritrovata negli anni ’50 a Barcis durante la costruzione della diga di Ponte Antoi. “Nel corso degli ultimi anni – spiega il presidente della Pro Barcis Maurizio Salvador – abbiamo dedicato una particolare attenzione allo sviluppo di iniziative culturali, artistiche,
Itinerari cicloturistici nel comprensorio di Barcis e della Valcellina” 21,00 Piazzale Palazzo Centi 12 agosto Lo sfruttamento elettro-irriguo del Cellina attraverso un secolo di grandi opere. La diga di Barcis e il ritrovamento della meteorite Serata con Luigino Zin e Umberto Repetti 21,00 Piazzale Palazzo Centi 13 agosto Esibizione dei gruppi folkloristici “Cossack Ensemble Volnaya Step” (Russia) “Kud Dimitrije Koturovic” (Serbia) “Gruppo Folcloristico Massaccio” (Italia) e “Sounds of Africa” (Kenya) (Festival Internazionale del Folklore Aviano-Piancavallo) 20,30 Piazza Lungolago 15 agosto “Dal paese dei balocchi” con Compagnia Claudio e Consuelo 17,00 Piazzale Palazzo Centi 16 agosto Serata musicale con l’Orchestra “Alto Gradimento” Premiazioni “Balcone fiorito” 20,30 Piazza Lungolago Spettacolo pirotecnico sul Lago 23,00 Piazza Lungolago
La Città
SPECIALE
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messo a punto da Comune e Pro Barcis in collaborazione con Regione, enti pubblici e sponsor privati
o di natura nella perla della Valcellina - Da domenica 6 settembre a domenica 27 settembre tutte le domeniche 19 luglio Geotrekking - Geosito Forra del Cellina - Sentiero del Dint e Vecchia strada della Valcellina. Escursione a cura dell’Ente Parco Naturale Dolomiti Friulane Ore 9,00 Ritrovo presso il Centro visite di Barcis della Riserva Naturale Forra del Cellina 12 agosto Canyoning - Chiare e fresche acque - Andreis, Canyon Molassa, Canyon Cellina. Escursione a cura dell’Ente Parco Naturale Dolomiti Friulane 10,00 Ritrovo presso il Centro visite di Barcis della Riserva Naturale Forra del Cellina INFO Parco Naturale Dolomiti Friulane e Riserva Naturale Forra del Cellina +39 0427 87333 - info@parcodolomitifriulane.It PASSEGGIATE IN CONCOMITANZA CON LA MOSTRA “LA METEORITE DI BARCIS E SASSI DA ALTRI MONDI” Ogni domenica dal 2 agosto al 13 settembre “I luoghi della meteorite all’imbocco della Forra del Cellina” e “Alla ricerca dei fossili marini risalenti all’epoca dell’estinzione dei dinosauri” facili passeggiate (una al mattino e una al pomeriggio) alla scoperta dei luoghi dove è stata ritrovata la meteorite e dove si trovano i resti della barriera corallina a cura della Cooperativa STAF Prenotazione obbligatoria entro il venerdì al 333 1527882 - 329 6872507 - coopstaf@libero.it Ore 10,00 Partenza dalla Sede della Scuola d’Ambiente di Barcis Ore 15,30 Partenza dalla Sede della Scuola d’Ambiente di Barcis TRENINO DELLA VALCELLINA - Dal 30 maggio al 19 luglio solo festivi e prefestivi - Dal 20 luglio al 30 agosto tutti i giorni - Dal 31 agosto al 4 ottobre solo festivi e prefestivi
sportive e d’intrattenimento in un’ottica di promozione turistica del territorio. Nel contempo molte energie sono state impiegate per valorizzare il patrimonio ambientale, straordinariamente ricco di risorse naturali. Numerose sono state le strutture realizzate, soprattutto di tipo ricettivo. Oggi Barcis dispone di un’offerta completa che comprende un albergo, due agriturismo, un rifugio, quattro case per ferie, 23 alloggi inseriti nel circuito dell’albergo diffuso “Lago di Barcis – Dolomiti Friulane” e due affittacamere, per un totale di circa 330 posti letto. A questo vanno aggiunti un moderno campeggio e un’area attrezzata per sosta caravan e autocaravan”. “Numerosi sono i turisti, italiani e stranieri, che frequentano abitualmente Barcis e la Valcellina grazie alla presenza del lago, della Riserva Naturale Forra del Cellina, della Foresta del Prescudin e del Parco delle Dolomiti Friulane. In questo senso Barcis è una località ideale per un autentico bagno nella natura. Una delle mete più gettonate resta la vecchia strada panoramica della Valcellina, ora adibita a pista ciclopedonale e dallo scorso anno servita dal Trenino della Val-
INFORMAZIONI PRO LOCO DI BARCIS - I.A.T. DI BARCIS UFFICIO DI INFORMAZIONE E ACCOGLIENZA TURISTICA Piazza Vittorio Emanuele II, 5 - 33080 Barcis (Pn) Tel. +39 0427 76300 - Fax +39 0427 764735 www.barcis.fvg.it - probarcis@barcis.fvg.it Orario di apertura: tutti i giorni fino al 15 settembre 10,30-12,30 e 15,00-18,00 dal 16 settembre solo festivi e prefestivi www.barcis.fvg.it probarcis@barcis.fvg.it info 0427 76300 www.turismofvg.it info@turismofvg.it numero verde 800 016044
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cellina. Altri motivi di attrazione sono le passeggiata intorno al lago, i sentieri escursionistici e le nuove piste ciclabili”. Per ogni necessità di informazione sul posto è possibile rivolgersi all’Ufficio Iat di Barcis.
18 agosto Serata musicale con lo showman Daniele Bellotto 21,00 Piazzale Palazzo Centi 22 agosto “Cibo, vino e musica con le grandi orchestre del liscio nazionale” Esposizione prodotti Valli Pordenonesi Serata musicale con l’Orchestra “Marco e il Clan” Dall’alba fino a tarda sera Lungolago di Barcis 23 agosto 3ª edizione “Barcis in Voga” a cura della Federazione Italiana Canottaggio Comitato FVG 10,00 Lago di Barcis “Fagiolino e la vendetta della strega Morgana” Spettacolo di burattini a cura della Compagnia “I Burattini di Mattia” 17,00 Piazzale Palazzo Centi 30 agosto Esibizione di pattinaggio artistico a cura dello Skating Club Pordenone 15,00 Centro sportivo SETTEMBRE ’15
19 settembre Un week-end da cani 5ª Marcia “6 zampe” 15,00 Giro del Lago di Barcis 20 settembre Un week-end da cani “Cani in festa” 15,00 Piazza Lungolago 26 e 27 settembre Weekend dei bambini “Giochi di un tempo” Caccia al tesoro, letture, giochi da tavolo 15,00 Piazza Lungolago
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PASSEGGIATE ED ESCURSIONI ESCURSIONI E ATTIVITÀ NELLA RISERVA NATURALE FORRA DEL CELLINA Vecchia strada della Valcellina Apertura al pubblico: dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17) - Da sabato 4 luglio a domenica 19 luglio tutti i sabati e le domeniche - Da sabato 25 luglio a domenica 30 agosto tutti i giorni
Località Ponte Antoi - BARCIS Tel. 0427.76224 - www.ponteantoi.it Chiuso martedì sera e mercoledì
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ECONOMIA
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L’ANALISI
“Il tema del lavoro, dell'impresa e della partecipazione dei lavoratori sono le basi su cui costruire la coesione socio–culturale necessaria all'affermazione di un capitalismo produttivo in cui impresa, stato e lavoratori sono tutti parimenti creatori di ricchezza”
Idee e ostacoli per una Pordenone postfordista di GIANNINO PADOVAN
Anno dopo anno, dal 2000 ad oggi, Pordenone, la ricca capitale fordista ad Oriente di Torino e Milano, è diventata un fanalino di coda sia rispetto alla nostra regione sia rispetto al Veneto. Monfalcone e Trieste, ad esempio, con il Cantiere Navale ed il Porto hanno avviato una concreta prospettiva di rilancio. Ma è soprattutto dal Veneto che è parti-
ta la sfida del Nordest per un nuovo manifatturiero. Sull’asse Treviso – Verona è cresciuta una vasta area urbana e territoriale capace di attivare ed attrarre investimenti mettendo in campo i nuovi saperi della conoscenza e della cultura del fare, a cui si deve, almeno in parte, la frenata al declino del manifatturiero tradizionale ed il rilancio delle esportazioni.
Questo è un nuovo inizio per il Veneto, nonostante la regione abbia 30.000 occupati in meno rispetto al 2007 e 100.000 disoccupati, quindi con un evidente indebolimento rispetto alla vicina Baviera. Per quanto riguarda Pordenone, il territorio sta ancora attraversando la fase della crisi del manifatturiero iniziata nel
Talent Garden,
guardare avanti è ancora possibile È un network di coworking focalizzato sul settore creativo e digitale. Una community professionale che favorisce lo scambio di informazioni. Una rivoluzione nel tradizionale modo di lavorare. A Pordenone il campus si trova nella Corte del Bosco e può ospitare fino a 38 professionisti e freelance di PAOLA DALLE MOLLE
Lavorare insieme, condividere spazi e connessioni, telefoni e sale riunioni. Possiamo chiamarlo ufficio condiviso: in un unico ambiente si possono trovare più aziende, liberi professionisti e free lance operanti in campi diversi tra loro. Questi sono solo alcuni aspetti di una nuova realtà chiamata co-working. In realtà, l’elemento più forte di questa attività sono le idee e i progetti che si possono innestare mettendo insieme professionisti e free lance in una rete di lavoro. Per questo, in una limpida e calda giornata di maggio, è arrivato in città Talent Garden, portando con sé una ventata di futuro. La sua missione è stimolare la nascita di idee e fare germogliare un cambiamento per chi pensa che la crisi sia solo un tunnel oscuro. Dal punto di vista tecnico, Talent Garden (www.talentgarden.org) è un network di coworking, un campus focalizzato sul settore creativo e digitale. E’ una rete di persone, una community professionale, un laboratorio di idee dove il confronto tra professionalità diverse e complementari, con un impegno economico ridotto, permette possibili scambi di informazioni. Una rivoluzione nel tradizionale modo di lavorare. A Pordenone il campus si trova all’interno della Corte del Bosco e può ospitare fino a 38 professionisti e freelance. Fra i cinque giovani fondatori dello spazio cittadino, Marinella Dalla Colletta, Co-Founder e CEO di Talent Garden Pordenone: “Da tempo Pordenone ospita diverse manifestazioni internazionali dedicate alla cultura e all’innovazione ci sembrava il luogo ideale dove portare una realtà dinamica e inclusiva come Talent Garden. Essendo cinque fondatori
provenienti da diverse parti del Friuli Venezia Giulia e con background differenti, è naturale per noi cercare di coinvolgere il maggior numero di attori presenti sul territorio e diventare un punto di riferimento per i Paesi vicini oltreconfine. Oggi Talent Garden è uno dei principali player dell’innovazione in Italia, grazie anche alla partnership stipulata con Digital Magics, il venture incubator di startup innovative digitali quotato sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana che detiene una quota del 10% di TAG, e Tamburi Investment Partners, la più importante investment – merchant bank indipendente italiana. L’obiettivo complessivo delle alleanze è costruire la più grande piattaforma di innovazione per il “DIGITAL MADE IN ITALY”. Infatti, Talent Garden è il primo network di coworking del mondo digitale in Europa. FriulAdria Crédit Agricole, NCS, Setten e Corte del Bosco sono i partner e gli sponsor principali che hanno supportato la nascita della nuova sede di Talent Garden Pordenone in tutte le sue attività dedicate al mondo dell’innovazione e del digitale. In quella tiepida sera di maggio, il giovane che ha ideato Tag girava fra gli ospiti dell’allegra inaugurazione, nel campus di Pordenone: Davide Dattoli, 28 anni. Indossava i jeans con le scarpe da ginnastica e non un abito grigio. Questo ragazzo, per avere creato Tag, è stato inserito nella lista dei Magnifici 2.0 di Repubblica che riunisce i migliori giovani, quelli innovatori capaci di dimostrare che in questo Paese guardare avanti è ancora possibile.
SOTTO LA LENTE
Nuova “Chance” per le aziende: la consulenza che paghi solo se ottieni risultati TVC - ELETTRODOMESTICI CELLULARI - PC - TABLET PC
GLI ESPERTI SIAMO NOI
PORDENONE Viale Libertà, 23 - tel. 0434 521248
Le piccole e medie imprese meritano una chance. Chance è il nome di un sistema che si rivolge alle piccole e medie imprese per sostenerle con una strategia rivolta ad acquisire un’elevata predisposizione all’adattamento e alla visione globale del mercato grazie ad una rete di professionisti di impresa messa a punto da EthiCapital. Si tratta di un win/win project, ovvero di una tipologia di consulenza operativa in cui il network di professionisti viene ricompensato solo a fronte di effettivi risultati economici e finanziari conseguiti. La crescita del fatturato può essere una questione di strategie da diverse prospettive. Partiamo dai dati congiunturali: nel mercato globale mai come oggi la velocità fa la differenza: essa richiede all’imprenditore sempre più competenze, velocità decisionale, capacità di adattamento, visione globale. Da qui l’esigenza di un passaggio da un concetto di azienda tradizionale e destrutturata, che decide “day by day” in funzione delle scelte esclusive dell’imprenditore, a un’azienda composta da più unità strategiche con capacità di governance plurale e condivisa. Un’azienda capace di affrontare il mercato (soprattutto quello internazionale) con un approccio
pianificato e anticipatorio rispetto agli eventi esterni. Per poterlo fare, però, servono investimenti in sistemi di controllo just in time e manager preparati che presidiano i ruoli chiave nel decision-making aziendale. «La creazione di un›azienda strutturata e moderna, che pianifica strategie corrette e le realizza in modo veloce ed efficiente - spiegano gli ideatori di Chance - comporta necessariamente un incremento dei costi fissi e maggiori rischi operativi legati alle autonomie del capitale umano interno, tanti quanti sono i ruoli e le operazioni da attivare: cfo, controller, direzione commerciale, presidio del marketing, responsabile internazionalizzazione, adeguamento delle procedure informatiche di controllo, sistema di cost controlling. Chance è in grado di fornire tutte queste competenze trasformando il costo fisso in un costo variabile legato a specifici indicatori di performance. Ecco perché - concludono - serve un diverso approccio di soluzione al problema, riducendo i costi e ridando centralità all›imprenditore». Paola Dalle Molle
La Città
CRONACHE
2000 con la delocalizzazione verso l’Est europeo delle produzioni Electrolux e di una parte dell’indotto a cui si è aggiunto un forte ridimensionamento del comparto arredo–mobile. Dal 2001 al 2014 gli occupati del Bianco sono diminuiti del 40 percento e le esportazioni, nel primo trimestre del 2015 si sono ridotte alla cifra irrisoria di 77,5 milioni rispetto al dato complessivo della provincia che è di 882. Inoltre la costituzione della cooperativa l’Idealscala non è riuscita a decollare ed ora è arrivato il fallimento di Lavorazioni Inox che rischia di subire la stessa sorte. Da sempre nella nostra regione le crisi occupazionali finiscono sul tavolo della Giunta, ma sono anni che è di fatto impossibile trovare imprenditori seri disposti ad accollarsi imprese decotte, nonostante i molti fondi che essa mette a disposizione per tali operazioni.
Tuttavia – anche a Pordenone – qualcosa si sta mettendo in moto. Infatti, sui temi della crisi e delle proposte per uscirne hanno avuto luogo recentemente due convegni. Il primo in ordine di tempo è stato quello del 24 aprile scorso promosso dal Centro culturale Augusto Del Noce e dall’Associazione Norberto Bobbio nonché dall’Università di Udine; il secondo, promosso dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, si è tenuto l’otto giugno al Teatro Verdi, dove è stata presentata la “Carta per Pordenone”, Pordenone nel Nordest in transizione. Il messaggio fondamentale che si è potuto evincere dagli interventi dei numerosi relatori è stato quello di una decisa risposta alla crisi attraverso la messa in campo di idee ed esperienze in grado di ridisegnare le competenze, i saperi e il manifatturiero del territorio. È proprio in questa prospettiva che l’esperienza
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del Veneto può essere un punto di riferimento. Con una precisazione, però: il tema del lavoro, dell’impresa e della partecipazione dei lavoratori sono le basi su cui costruire la coesione socio–culturale necessaria all’affermazione di un capitalismo produttivo in cui impresa, stato e lavoratori sono tutti parimenti creatori di ricchezza. Bisogna pertanto ricordare che se la fabbrica fordista rappresenta il passato, lo stesso deve valere per le imprese a “gestione padronale” che nei momenti di crisi sono le prime a chiudere i battenti, in quanto si sono dimostrate incapaci di reagire alla crisi rinnovandosi. Questa riflessione vale soprattutto per il Nordest, in cui prevalgono le imprese familiari con l’ossessione per il controllo della proprietà ed una gestione autoritaria indisponibile alla valorizzazione del capitale umano presente in azienda.
Inaspettato risalto mediatico per il pordenonese Luciano Bortolus autore di una scelta controcorrente
“RINUNCIO AL RIMBORSO DELLO STATO” E L’ITALIA INTERA SI “SCANDALIZZA” Dal Corriere della Sera a Ballarò: processione per intervistare il pensionato che, per il bene del Paese e dei giovani, ha deciso di rinunciare al rimborso che gli spetterebbe dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato il blocco per le pensioni più alte Luciano Bortolus, classe 1944, agente immobiliare di Pordenone oggi in pensione con un assegno di 2.123 euro netti il mese, ha detto no. Un no forte e chiaro, ma soprattutto così controcorrente da finire sulle pagine dei più importanti quotidiani italiani. Un no così “civile” e democratico da trasformarlo nel personaggio del momento sotto i riflettori per alcune trasmissioni televisive come Ballarò dove l’agente immobiliare è stato intervistato. Luciano Bortolus ha semplicemente dichiarato – certo non pensando di attirare tanta attenzione da parte dei media - di rinunciare al rimborso che gli spetterebbe dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato il blocco per le pensioni più alte. La ragione è presto detta: aiutare il Paese in questa difficile fase economica. Pensare ai giovani e al loro futuro. Strano questo Paese dove si raccolgono brandelli di onestà e senso civico. Diventa personaggio un cittadino come tanti così riportato in diverse occasioni sul Corriere della Sera dai giornalisti Lorenzo Salvia e Salvatore Bragantini – ma capace di ricordare quanto gli Italiani tendono a dimenticare di solito. Da nord a sud, da est a ovest, ovvero che: “(…) siamo innanzitutto, una comunità di persone, nonostante i fattori da tanti sfruttati per dividerci più di quanto per conto nostro già faremmo: il censo, l’etnia
dice Bortolus - deve essere semplice (su questo aspetto si aprirebbe un altro penoso capitolo di questo Paese dove è tutto inutilmente burocratico). Infatti, per non avere i soldi indietro deve bastare una crocetta su un modulo, tutto qua. Se la facciamo troppo complicata, creiamo un alibi fortissimo”. Ma il mondo dei politici come ha reagito? “ La mia proposta è nata pensando alle nuove generazioni che
e l’origine geografica, la religione, l’opinione politica”. Partita come una provocazione, la sfida di Bortolus diventa un caso se non addirittura l’“Operazione Bortolus” da iscrivere nel bilancio statale. Un caso di ordinaria normalità civica che ha raccolto battute ironiche da parte dei detrattori, indifferenza tra chi si tiene invece, ben stretto il rimborso, ma anche tantissima solidarietà dando origine a una sorta di alleanza fra persone che desiderano ritrovare “le ragioni del vivere comune”. Un sentimento che sembrava appannato e che rappresenta la base della democrazia.
“Da quel giorno - racconta Bortolus mi hanno scritto tantissime persone per farmi i complimenti. E allora ho pensato che potremmo unire i nostri sforzi, creando una specie di comitato per dare più forza alla causa. Quello che conta è il messaggio che diamo noi che ci troviamo in una condizione più fortunata di altri”. Il vero messaggio sta anche nell’uso che lo Stato dovrebbe fare dei soldi risparmiati: “Potrebbero essere destinati a un fondo per la scuola. Anzi, potrebbero andare alle scuole del comune in cui il singolo pensionato risiede”. Prima, però, c’è un’altra cosa da fare: “La rinuncia -
ereditano i frutti di una politica di cui la mia generazione è corresponsabile. Pensiamo al ricorso al Tar per i rimborsi che coinvolge molti consiglieri regionali. Io sono convinto che l’esempio debba partire dall’alto. Invece, la mia proposta è stata colta da tantissime persone normali e da qualche esponente politico”. Paola Dalle Molle
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La Città
L’INTERVISTA
I 40 anni dell’AIED di Pordenone. A colloquio con Mario Pujatti, presidente della sezione cittadina
Aied, l’angelo custode laico della società civile Un esempio concreto di integrazione fra pubblico e privato sociale. Oggi la struttura è modernamente attrezzata, ha diverse convenzioni con la sanità pubblica e le Università e segue circa 500 gravidanze all’anno. Il costante lavoro di educazione e informazione ha portato fra l’altro a una drastica diminuzione del numero di aborti di NICO NANNI
Scrive Emma Bonino nella prefazione al volume di Gianfranco Porta “Amore e libertà”: «L’Aied compie sessant’anni. Con la sua azione ha accompagnato, essendone sempre testimone e nel suo campo di azione importante e attiva protagonista, le trasformazioni profonde – politiche, culturali, sociali – che il paese ha conosciuto, con alti e bassi, con evoluzioni e involuzioni, dall’immediato dopoguerra a oggi». Se l’Aied nazionale ha compiuto 60 anni nel 2014, l’Aied di Pordenone ne compie 40 in questi mesi, festeggiati con un concerto che si è tenuto il 13 giugno scorso nel Teatro Comunale con la partecipazioni di grandi artisti: un quartetto tutto femminile (Silvia Chiesa, Gloria Campaner, Anna Serova e Anna Tifu)
per un programma classico, e uno tutto maschile (Danilo Rea, Ares Tavolazzi, Luigi Bonafede e Gaspare Pasini) per un programma jazz. Di Aied (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) parliamo con Mario Puiatti, storico radicale cittadino, che della sede pordenonese (la prima in Friuli Venezia Giulia) fu promotore e animatore, e oggi la presiede, come pure è presidente nazionale dell’Aied. Puiatti, qual era il clima politico e sociale in quegli anni in Italia rispetto ai diritti civili, all’educazione alla salute e a tanti altri aspetti del vivere? Oggi per noi – specie per i giovani – è difficile pensare al clima dell’epoca: esisteva un articolo del Codice Penale, il 553, che vietava la propaganda dei “mezzi atti a impedire la procreazione”, che venne abolito da una sentenza della Corte Costituzionale (non certo dal Parlamento) solo nel 1971. Ma in generale c’era ancora – e non solo in Italia – una discriminazione di genere (ad esempio, le donne non potevano suonare nelle grandi orchestre di Vienna
e Berlino), esistevano ancora i “figli illegittimi”, le donne morivano di aborto, non esisteva il divorzio. Molti passi avanti nella società, non nella politica, vennero fatti anche grazie all’azione dell’Aied. E a Pordenone la situazione qual era? Fu proprio per contrastare il referendum sul divorzio che un gruppo di persone laiche (radicali, socialisti, repubblicani, liberali, socialdemocratici) di Pordenone e provincia si ritrovarono. La vittoria al referendum (che segnò per la prima volta l’avanzamento della società civile rispetto alla politica) stimolò quel gruppo a impegnarsi (mettendoci anche del proprio) per creare un luogo dove poter offrire informazioni serie in tema di sessualità e contraccezione. Così nacque la sede pordenonese dell’Aied. La prima fu in piazza Ellero dei Mille (e qualche condomino si lamentò per la nostra presenza…), successivamente ci spostammo in via Montereale, infine abbiamo potuto acquistare la sede attuale in via del Fante 26. In questi 40 anni quanto cammino è stato fatto? Il mondo è cambiato e per quanto ci
riguarda abbiamo sempre cercato di guardare avanti avviando per primi anche rispetto alla sanità pubblica dei servizi sanitari (sterilizzazione maschile e femminile; diagnosi prenatale; “spazio giovani” dove i ragazzi si sentissero liberi di avere tutte le informazioni sessuali che desideravano). Oggi la struttura è modernamente attrezzata (anche con il servizio di senologia grazie alla sensibilità della famiglia Polesello) e ha diverse convenzioni con la sanità pubblica e le Università. Oggi seguiamo circa 500 gravidanze all’anno: di queste, una fetta importante ci viene inviata dal Consultorio pubblico. Quindi vi è collaborazione con il Sistema Sanitario regionale. Con la Regione la collaborazione c’è sempre stata ed è costante. Un’evoluzione importante si ebbe con il picco dell’immigrazione e il boom delle gravidanze che mandarono in tilt il sistema pubblico. L’Aied si dichiarò disponibile fornendo un aiuto concreto alle strutture pubbliche e garantendo il servizio. Esempio concreto di integrazione fra pubblico e privato sociale. Il costante lavoro di educazione e informazione ha portato fra l’altro a una drastica diminuzione del numero di aborti. Oggi come si può quantificare l’Aied di Pordenone? In cinque dipendenti fissi (due sono ostetriche) e in diversi consulenti per le varie discipline mediche che qui vengono seguite; in 15 mila prestazioni annue per diverse migliaia di persone di 80 diverse nazionalità.
IL LANTERNINO
PARI OPPORTUNITÀ, FRANCESCO MEDITA UNA CLAMOROSA APERTURA ALLE DONNE PRETE?
di NINO SCAINI
Che ciascuno di noi sia più attento e severo nel valutare i fatti e i comportamenti altrui e assai più distratto ed indulgente riguardo ai propri trova la sua più chiara ed alta certificazione già nel messaggio evangelico. Non di meno la propensione a scorgere il fuscello nell’occhio del prossimo e ad ignorare la
trave conficcata nel proprio si è sempre mantenuta forte e costante nel tempo. E questo potrebbe anche non preoccuparci più di tanto potendosi, in effetti, ragionevolmente attribuire tale inclinazione non ad una cattiva volontà dell’individuo ma ad una caratteristica fisiologicamente connaturata all’essere umano. Una sorta di autodifesa psicologica e fisica mossa ed alimentata dall’istinto di conservazione. Non resterebbe, allora, che prenderne atto e conviverci, senza illusioni o inutili moralismi. E soprattutto non sentirci colpevoli per questa ipersensibilità all’indagine e al giudizio su ciò che ci è più esterno ed estraneo; per questo nostro modo di vedere le cose, che poco o nulla dipende dalla nostra volontà cosciente e che una pur buona volontà può a fatica mitigare ma mai eliminare del tutto. Non è un caso che le lenti, già appena costruite, siano state subito utilizzate, da Galileo, per scorgere i satelliti di Saturno e solo un paio di secoli dopo, da Pasteur, per far conoscenza con i batteri che popolano i nostri corpi. E che dire poi dei quasi venticinque trascorsi, da Platone a Kant e a Freud, perché l’uomo scoprisse come il più vasto, complesso e misterioso degli universi è probabilmente quello che vive dentro di lui e come in esso vi si possano trovare le cause di molti e importanti mali che lo affliggono e, addirittura, magari pure la strada per la felicità? Un ulteriore, interessante e direi pure illuminante conferma che questa forma di presbitismo percettivo colpisce
indistintamente tutti gli uomini, a prescindere dai loro valori intellettivi, culturali o morali è data dalla circostanza che da tale “umano” difetto non è immune neppure il Papa, la cui istintività lo porta peraltro ad esserne anche più incline di altri. In un’omelia in occasione della festa della donna egli ha infatti affermato in modo tanto chiaro quanto vigoroso come sia “scandaloso” che nel mondo del lavoro la donna non goda di condizioni di uguaglianza e pari opportunità rispetto al genere maschile. Una considerazione, col tono della denuncia, che appare senz’altro condivisibile e direi quasi ovvia. Tanto che sono rimasto di primo acchito sorpreso quando mia figlia mi ha chiesto cosa ne pensassi. Poi, stimolato dalla sua battuta “da che pulpito!” ho realizzato come questa esternazione provenisse, in effetti, dalla massima autorità di un’istituzione in cui il genere femminile ha sempre avuto e ha tuttora un ruolo meramente complementare e comunque assai marginale rispetto a quello maschile. E in ciò rivelasse tutta la sua singolare quanto paradossale contraddittorietà tra il “predicato” e il “praticato”. A meno che… A meno che essa non preluda ad un’imminente sensazionale iniziativa pontificia che finalmente consentisse, in tempi ragionevolmente brevi, alle donne che lo chiedessero e se ne dimostrassero meritevoli, di ricevere l’ordine sacerdotale e di svolgere tutti i compiti dai quali sono state sin qui escluse. E in questo modo ci illuminerebbe tutti su come l’uomo di buona volontà, nel momento stesso
in cui le rileva negli altri, non possa che riconoscere le negatività umane anche come proprie e debba dunque sentire il dovere di affrontarle soprattutto con la propria azione e prima di tutto nell’ambito in cui tale azione egli ha il potere ed il dovere di più efficacemente esercitarla. Tanto più quando egli riveste un ruolo di guida (politica, morale, culturale), e non gli mancano adeguati poteri d’intervento per migliorare le cose. Ed ha, proprio per questo, grandi responsabilità, che andrebbero sempre misurate non su quel che egli dice o sul come lo dice ma su quel che concretamente fa. Troppi purtroppo, in questo mondo della comunicazione e del consenso di massa, sono usi razzolare peggio, molto peggio, di quel che predicano! E’ lecito a questo punto attenderci che il Papa, a tanto chiare parole, faccia seguire (anche per coerenza con colui al cui nome si è ispirato) altrettanto chiari e concreti fatti. E che anche nella più antica delle istituzioni umane si apra così l’era delle pari opportunità. (assinvicti@gmail.com)
La Città
BUONE PRATICHE
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Il pordenonese Yannick Tshimbalanga è promotore dell’iniziativa di integrazione e cooperazione Kibumbu
DAL NONCELLO UN PONTE CON L’AFRICA NERA Eugenie Muadi e suo marito Evariste Tshimbalanga, ex immigrati congolesi residenti a Pordenone, nel 2007 vincono un contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e contribuiscono allo sviluppo di Casa Rehoboth, una casa per bambini orfani e ragazze madri a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. Nel 2009 decidono di abbandonare casa e lavoro sicuro a Pordenone per ritornare in patria e seguire sul campo lo sviluppo della loro struttura di sostegno per i più poveri. Oggi il figlio pordenonese di Eugenie e Evariste, Yannick, vuole continuare la missione dei genitori con la creazione di Kibumbu, un’associazione che crei un trait d’union tra giovani figli di italiani e giovani figli di immigrati. di GIORGIO SIMONETTI
Com’è nata la vostra collaborazione con Casa Rehoboth? Eugenie. Io e mio marito volevamo fare qualcosa per i bambini del nostro paese. Durante un viaggio nel 2003 in Repubblica Democratica del Congo abbiamo visitato un ospedale pediatrico e abbiamo visto che lì in ospedale non si dava da mangiare. Uno si doveva arrangiare per tutto: per le lenzuola, per le medicine, per il cibo. Se non aveva soldi, non veniva curato e moriva. Voi dove vivevate? Eugenie. Noi vivevamo a Pordenone, emigranti residenti con cittadinanza italiana. Sistemati, con il lavoro in fabbrica. Mio marito era qui dall’89. Io dal ‘93. Nel 2003 lavoravo come mediatrice culturale. Nel 2007 la legge aveva dato la possibilità di creare un tavolo migranti, e in quel tavolo avevamo promosso l’iniziativa di casa Rehoboth, che poi ha vinto il finanziamento regionale. La casa in realtà era già partita nel 2003, perché io e mio marito avevamo deciso di sostenere i bambini a distanza. Abbiano iniziato con il nostro stipendio, con l’impegno di togliere ogni mese 150€ e aiutare questi bambini. Casa Rehoboth è attiva ancora oggi. A chi date ospitalità e cosa fate? Eugenie. Ora Casa Rehoboth dà un tetto a 5 bambini orfani e assiste più di 40 bambini che vivono nelle loro famiglie e hanno la possibilità di studiare ed essere curati grazie alla casa. In più abbiamo una decina di ragazze madri che fanno corsi di formazione, di taglio e cucito. Abbiamo anche delle attività sportive e di aggregazione giovanile: la casa è diventata un punto di riferimento per la città. C’è un fondamento religioso dietro questa vostra scelta di vita o è stato solo un fatto umanitario? Eugenie. Anche se fosse solo una scelta umanitaria, questa partirebbe sempre da un cuore, da un amore che può provenire soltanto da Dio. Uno può dire che l’ha sentito da sé, ma se questa cosa non ti viene dall’alto non puoi farla. Perché sono rinunce, sacrifici. Abbiamo rinunciato alla nostra vita qui in Italia, alla nostra sicurezza
economica. Abbiamo lasciato il lavoro. Abbiamo risposto ad una chiamata perché i bisogni che vedevamo a Kinshasa erano più importanti. E ancora oggi dobbiamo rimanere lì. Adesso la casa è ancora finanziata dalla regione FVG? Eugenie. No. Il progetto era triennale. Alla fine abbiamo avuto dei problemi di gestione e abbiamo deciso di scendere noi nel 2009. Dal 2009 ad oggi vediamo i risultati perché i bambini presi quando avevano 1 anno, abbandonati, stanno crescendo. Noi siamo come i loro genitori. Uno di loro, abbandonato il giorno della nascita, lo abbiamo addirittura adottato. Questi bambini di nessuno oggi hanno un’identità e il Comune e lo Stato collaborano con noi. Siamo una ONLUS. Adesso, dopo aver dato la vita per questa casa, stiamo cercando nuovi strumenti per mantenerla. Come vi finanziate oggi? Eugenie. Viviamo della solidarietà degli amici, delle persone che donano per sostenere i bambini a distanza dall’Italia. Poi ci sono le attività: per esempio la coltivazione della manioca, che abbiamo sviluppato per far lavorare gli ospiti della casa. Però i soldi non bastano perché i bambini crescono e hanno maggiori bisogni. Parlando qui in Regione abbiamo provato a chiedere ulteriori contributi e ci hanno consigliato di creare un’associazione, che partirà qui con la seconda generazione. I nostri figli vivono in Italia e vogliono far partire questa associazione. Yannick. Tra le varie attività di questa associazione ci sarebbe anche una partnership con casa Rehoboth a Kinshasa, a distanza. Attraverso progetti presentati direttamente alla Regione FVG. Questo sarà uno degli obiettivi dell’associazione, ma un altro è quello di riunire insieme i giovani, figli di immigrati in Italia. Si chiamerà associazione Kibumbu, che vuol dire “linea di incontro, trait d’union”. Un ponte di solidarietà tra Italia e Congo. Ma anche un
trait d’union tra culture, per creare integrazione tra giovani residenti e giovani figli di immigrati. Perché dall’esclusione e dalla scarsa integrazione nasce il risentimento, come abbiamo visto con quanto è successo a gennaio in Francia. Oggi la regione per premiare progetti di collaborazione allo sviluppo chiede che ci siano già dei collegamenti con associazioni sul campo, che lavorino nel Sud del mondo. Noi questo legame lo abbiamo, con la Casa fondata dai nostri genitori. Ti sei laureato a Padova in Cooperazione allo sviluppo, quindi sei un esperto in materia. Cosa promuoverà l’associazione Kibumbu? Yannick. Per esempio il turismo responsabile. Potrebbe essere una fonte di finanziamento per Casa Rehoboth, portare turisti che si rendano conto della situazione a Kinshasa. Il trait d’union è proprio questo: conoscersi a vicenda per capire le dinamiche che portano a certe scelte. Ma anche per portare i figli dei migranti, per far vedere qual è la situazione del paese d’origine dei loro genitori. È un lavoro vasto quello che ci siamo preposti, ci vorrà un grandissimo lavoro di sensibilizzazione. Stiamo vagliando anche la possibilità di coinvolgere le scuole, intervistando i figli degli immigrati qui a Pordenone. Per capire come si sentono, quali sono le loro esigenze. E chiedendo anche agli studenti italiani come vivono questa convivenza con i figli di immigrati, di tutte le nazionalità. Un momento di riflessione: a noi interessa l’ascolto delle esperienze e porre l’attenzione su questa tematica.
Anche le stesse comunità immigrate sono molto separate tra di loro: penso agli africani, ai cinesi, ai romeni, ai sikh... Avrete anche membri di queste comunità all’interno della vostra associazione? Yannick. Ancora manca la rete. Per questo insisteremo sulla scuola, perché quello è il luogo in cui si concentrano i figli di questi immigrati. E riuscire a raggiungerli potrà essere una porta per raggiungere le diverse culture. Puntiamo a lavorare con i giovani in particolar modo, perché è molto più facile coinvolgere un giovane. Faremo leva in particolare sullo sport e sulla musica. Contatti: kibumbu.pordenone@gmail.com Facebook: Casarehobothcongo Conto per Donazioni: Banca Etica IBAN: IT71J0359901899050188522953
Ogni volta che stampiamo un libro sappiate che l’abbiamo anche ripiantato. Stampare è il nostro lavoro e la carta è la nostra risorsa più preziosa: per questo abbiamo scelto di impegnarci a favore dell’ambiente ottenendo la certificazione FSC, il sistema di gestione forestale responsabile. Per continuare a offrire un servizio all’altezza delle vostre esigenze nel rispetto della natura e delle generazioni future.
tipo grafia sartor
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La Città
TEATRO
Luglio 2015
Presentata in largo anticipo la stagione 2015-2016 del Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone
“CULTURA UNICA DIFESA CONTRO L’IGNORANZA”
Dianne Reeves
Amleto a Gerusalemme con Marco Paolini
Vladimir Ashkenazy © Keith Saunders
Giselle
Beppe Severgnini
Blomstedt © Martin U.K. Lengemannì
Sarah Jane Morris
Ale & Franz
Un cartellone ispirato alle urgenze dell’attualità e del rapporto con l’altro, con il diverso. Grande concerto inaugurale il 31 agosto dedicato ai 50 anni della Casa dello Studente. Protagonista la Gustav Mahler Jugendorchester “La cultura è l’unico mezzo che abbiamo per combattere l’ignoranza”. Con queste significative parole pronunciate dal sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti a commento del cartellone 2015-2016 del Teatro Verdi presentato nei giorni scorsi, in largo anticipo rispetto agli anni precedenti. Una stagione ispirata ai temi dell’attualità che fa da filo conduttore dei principali spettacoli di prosa, musica e danza. Il primo cittadino ha, inoltre, sottolineato come le scelte artistiche “si inseriscano in una dimensione internazionale ma senza dimenticare la realtà territoriale e dunque le sinergie con chi rappresenta quest’ultima” e la capacità del Teatro di costruire con i suoi sostenitori privati progetti mirati e dunque per loro di grande soddisfazione, confessando, a questo proposito, un suo sogno: “Che fra cinque anni il sostegno dei partner privati pareggi il sostegno della parte pubblica”.
Insomma, un teatro che lotta, sperimenta, getta ponti, sempre più aperto al dialogo con le multiformi espressioni della realtà locale, non solo associazioni culturali ma anche imprese. Un teatro che, ad appena 10 anni dalla rinascita, conferma di saper esercitare un ruolo di riferimento per la comunità locale, nonché uno dei pochi elementi identitari rimasti integri. La simbiosi con la città è testimoniata anche dall’attenzione per le altre realtà storiche del territorio. Il concerto inaugurale della stagione, infatti, in programma il 31 agosto, sarà dedicato ai 50 anni della Casa dello Studente e al suo timoniere Luciano Padovese. Protagonista della serata sarà la Gustav Mahler Jugendorchester, che Abbado definì “la migliore orchestra al mondo” con la maestosa Sinfonia n.8 di Bruckner: 110 elementi (età massima 26 anni), guidati da un nome che appartiene alla
commissionata dal Teatro di Pordenone al decano della compostoria della musica come Herbert Blomstedt. sizione contemporanea, Azio Corghi: protagonisti la violoncelPer il resto il nuovo cartellone offre 52 spettacoli ed è stato lista Silvia Chiesa, Tito Ceccherini, l’Orchestra Filarmonica di costruito con risorse a dir poco limitate dai direttori artistici Emanuela Furlan e Maurizio Baglini. Ciononostante sempre nel Torino, Omero Antonutti e Valentina Coladonato. Fra le altre novità, l’introduzione in cartellone del Concorso segno della qualità assoluta, attento alle esigenze di diversi pubInternazionale Città di Porcia in collaborazione con l’Assoblici e caratterizzato da visione internazionale, spazio ai giovani ciazione Salvador Gandino talenti e progetti originali. (14 novembre) e il 3 marzo Nel rimandare per il programma 2016 il ritorno del compocompleto al sito del Teatro (www. sitore pordenonese Cristian comunalegiuseppeverdi.it) segnaCarrara, con l’Orchestra liamo soltanto l’omaggio a Pier Paolo Filarmonica della Fenice, in Pasolini il 2 novembre, a 40 anni dalla una commemorazione della morte, che si distingue nel panorama Grande Guerra che ha il padelle proposte celebrative per la sua trocinio dell’UNESCO. originalità e la capacità di cogliere in La campagna abbonamenti profondità la sensibilità del poeta e inha avuto inizio lunedì 29 tellettuale. L’evento per la sua valenza giugno e la biglietteria del culturale ha ottenuto il sostegno del teatro – tranne che per il Ministero per i Beni e le Attività Culperiodo dal 3 al 19 agosto turali. Il programma, ispirato a Bach, – rimarrà aperta anche tutmusicista molto amato da Pasolini, ta l’estate. ha come punto di forza una creazione Silvio Orlando con la compagnia
LA NOSTRA STORIA
A novembre convegno su Bartolomeo Liviano A 500 anni dalla morte Pordenone ricorda la straordinaria figura del condottiero che fu anche mecenate di Giovanni Antonio de’ Sacchis Quanti pordenonesi sanno qualcosa di Bartolomeo Liviano d’Alviano? Senz’altro pochi. Tralasciando gli storici e i topi da biblioteca, forse solo quelli che abitano in viale della Libertà o nei pressi, visto che una stradina laterale del boulevard cittadino è intitolata proprio al condottiero umbro. D’altronde non è una novità: i pordenonesi si appassionano poco alla storia della propria città. Ebbene il Liviano fu una figura centrale del Rinascimento italiano. Capitano di ventura al servizio della Repubblica di Venezia, vicino a Lorenzo il Magnifico (che aveva sposato Clarice Orsini, cugina della prima moglie del nostro), indomabile avversario di Papa Alessandro VI e della famiglia Borgia, ingegnere militare (progettò le difese di Padova, Treviso e di altre piazzeforti veneziane), mecenate di letterati e pittori, tra cui in primis quel Giovanni Antonio de’ Sacchis, universalmente conosciuto come Il Pordenone. Per i suoi successi militari gli venne regalata dalla Serenissima la signoria di Pordenone, che resse a più riprese a partire dal 1508, insieme alla seconda moglie Pantasilea Baglioni, con la quale fondò anche l’Accademia Liviana, un prolifico simposio di artisti, che fece della città sul Noncello un importante riferimento culturale dell’epoca. Dell’Accademia fecero parte, tra gli altri, anche il poeta Pietro Bembo, uno dei padri della lingua italiana moderna e
Girolamo Aleandro (docente alla Sorbona e amico di Erasmo da Rotterdam). L’affascinante e controversa figura di Bartolomeo Liviano rappresenta quindi il “link” per inserire Pordenone in un ideale circuito culturale e turistico che comprende Venezia, Roma, Firenze, l’Umbria e la Toscana. In occasione del cinquecentenario della morte (1515- 2015) a Pordenone e dintorni si terranno un ciclo di iniziative legate proprio al Liviano, promosse dall’Associazione Lucescrittura e da Alba Edizioni e sostenute dal Comune di Pordenone, dalla Provincia e da Turismo Fvg. Il prologo è stato un convegno di studi sul Rinascimento nel Pordenonese a cavallo tra le invasioni turchesche e l’avvento del Liviano, che si è tenuto lo scorso 12 giugno a Provesano di San Giorgio della Richinvelda con tanto di visita guidata alla chiesa di San Leonardo per ammirare il celebre ciclo di affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo, uno dei più noti della pittura rinascimentale friulana. Si proseguirà poi a novembre con un grande convegno (ed un libro) dove si dibatterà del rapporto tra Bartolomeo d’Alviano e Giovanni Antonio da Pordenone in quell’epoca inquieta, il Rinascimento appunto, in cui spesso la guerra finanziava l’arte. Piergiorgio Grizzo
La Città
CRONACHE
Luglio 2015
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Estetica e moda: i consigli di Grace Spazio Benessere e Calzedonia per arrivare preparati all’estate CURIOSITÀ
SUP, alla Gymnasium Water Age s'impara a stare sulla tavola X INFO CORDENONS
’A N O V I TT E E S TA
Peeling e bikini fantasia per un’estate di tendenza
Grace: “Per la ritenzione idrica consigliamo un massaggio al sale dell’Himalaya” Calzedonia: “Novità di quest’anno è la linea di costumi giovane #clz, con etichetta iridescente, lanciata su Instagram” Come prepararsi al meglio per l’estate? Abbiamo sentito alcune esperte in ambito estetico e moda/costume per capire opportunità e tendenze. Partiamo dal corpo. Ce ne parlano Grace e la sua collaboratrice Sandra di Grace Spazio Benessere, sempre disponibili a dare il consiglio giusto e personalizzato. “Del corpo bisognerebbe prendersi cura tutto l’anno con peeling una volta al mese, trattamenti e massaggi mirati, che possono essere abbinati a fanghi e bendaggi. Partire con un trattamento disintossicante a base di sali minerali è il top”. Ma se c’è bisogno di un trattamento last minute? “Bisogna agire su più fronti con trattamenti integrati. Possiamo partire con un peeling abbinato ad un bagno di ozono e ossigeno con nebulizzazione di oli essenziali e massaggio. Per la ritenzione idrica consigliamo un massaggio al sale dell’Himalaya, cui possiamo abbinare un massaggio connettivale profondo e un trattamento che genera una sorta di ginnastica della pelle e del derma con un macchinario specifico indolore, ideale per smuovere la cellulite profonda e tonificare nei punti desiderati”. E per le patite della tintarella? “Dopo il peeling si può fare un massaggio autoabbronzante e usare una crema con acceleratore dell’abbronzatura, valida anche come crema quotidiana e anti-età”. Per capire le tendenze dei costumi per l’estate 2015 siamo andate da Calzedonia (che punta tutto sui bikini) dove, tra fantasie, colori
fluo, stampe vichy a pois in stile pin up, ci si può sbizzarrire, tanto più che le collezioni sono studiate per essere combinabili tra loro. Per le più glamour c’è la linea shining ocean con tessuti luccicanti e brillantinati, per chi si sente guerriera c’è la fantasia camouflage, per le più intellettuali lo stile etnico. Il costume Saint-Tropez, con blocchi di colore a contrasto (fucsia e arancio) usato per la cartellonistica è già andato a ruba, ma niente paura nel mese di luglio esce il modello flash con le frange. Novità di quest’anno è la linea giovane #clz, con etichetta iridescente, lanciata su instagram: via libera a fantasie con farfalle, frutta e gelati, per un’estate allegra e golosa. Per quanto riguarda la foggia del reggiseno, a fare la parte della regina è la fascia, più funzionale all’abbronzatura. Ricca anche l’offerta del beach-wear rigorosamente coordinato (per non parlare delle borse e dei teli mare): copricostume/abiti da indossare all’aperitivo o la sera. Colori fluo e a contrasto anche per l’uomo, settore in cui sta spopolando il modello new venice: pantaloncino da corridore con spacchetti laterali, fatti con un tessuto molto leggero che si asciuga subito. E anche per lui c’è il beach-wear: comodi bermuda da passeggio. Clelia Delponte
L’ANNIVERSARIO
Naonis Pipa Club, vent’anni di lento fumo Presieduto da Lorenzo Guazzelli, il sodalizio pordenonese sta coorganizzando la Coppa del Mondo in programma il 18 ottobre a Treviso Domenica 14 giugno il Naonis Pipa Club di Pordenone e i suoi associati hanno festeggiato il ventesimo anno di attività, cimentandosi nuovamente con la preparazione di una prova del Campionato Italiano di Lento Fumo, che si è svolto in concomitanza con il 20° Trofeo Naonis. Il pensiero va alla fondazione del Naonis Pipa Club di Pordenone che un gruppo di amici ha voluto nel 1995, realizzando nel corso degli anni varie iniziative, oltre a ben venti edizioni di gare di lento fumo. Dieci anni fa entrava in vigore la legge sul fumo nei locali pubblici e in molti credevano che il mondo della pipa e tutto quello che ci gravitava intorno fosse ormai al capolinea. Ma invece, e fortunatamente, così non è stato, e la nobile passione per questo straordinario oggetto continua ad aumentare. “La nostra manifestazione è diventata un classico dell’inizio estate - ci conferma il presidente del Naonis Lorenzo Guazzelli - ma la particolarità di quest’anno è che il nostro Pipa Club compie vent’anni e per l’occasione sono state realizzate delle pipe per omaggiare tutti gli iscritti alla gara, pipe realizzate da Paolo Croci della ditta Talamona di Barasso (Varese)”. Alla gara, patrocinata dal Pipa Club Italia, hanno partecipato molti amanti della pipa di Pordenone e dintorni, ma data la valenza nazionale della competizione, sono giunti fumatori da tutta l’Italia e anche dalla vicina Austria, per un totale di 48 partecipanti e ben 11 club di cui 3 austriaci.
Il 20° Trofeo Naonis si è svolto a Barcis a Palazzo Centi e la montagna pordenonese ha ospitato per l’occasione anche la seconda edizione della manifestazione PIPALP 2015. La giornata, non molto fortunata dal punto di vista meterologico, si è aperta con le esposizioni di pipe e le iscrizioni alla gara di lento fumo. Dopo il pranzo all’albergo Celis con torta del ventennale si è dato il via ufficialmente alla competizione, mentre è continuata sul lungo lago Aprilis la festa della pitina. La gara è stata vinta da Andrea Zuani dell’Alto Garda Pipa Club con 2 ore e 12 minuti. Il Club di Conegliano, oltre ad essersi classificato primo, ha vinto come gruppo più numeroso: ben 13 gareggianti. Alle premiazioni ha partecipato il neosindaco di Barcis Claudio Traina, l’assessora alla Cultura Daniela Paulon e il presidente della Proloco Barcis Maurizio Salvador. Un premio speciale, una splendida pipa realizzata dall’ABC Pipe di Andrea Rossi, è stata intitolata allo scomparso Presidente del Pipa Club Italia Carlo Lodi ed assegnata al Presidente del Pipa Club Austria Roland Hohenauer del Vienna Pipa Club. Superati i due decenni di vita il Pipa Club di Pordenone sta coorganizzando la sedicesima edizione della Coppa del Mondo di Lento Fumo per pipa club il prossimo 18 ottobre a Villa Fiorita di Monastier (TV) che vedrà la partecipazione di oltre 300 gareggianti, oltre a progettare numerose altre iniziative legate al mondo della pipa e delle degustazioni. Viva il Naonis! Daniele Rampogna
WATER AGE 0434.542283
SUP SUP POLO SUP YOG A LEZIONI INDIVIDUALI E DI GRUPPO PER MASSIMO 3 PERSONE
Oltre 2.000 metri quadrati d’acqua con profondità e caratteristiche adatte a tutte le età, un amplissimo solarium a bordo piscina attrezzato con ombrelloni, sdraio e lettini, un grande parco verde alberato che fornisce anche zone d’ombra naturali con un punto di ristoro interno. Tutto questo, e molto altro ancora, è l’impianto Gymnasium Water Age (a Cordenons in via Nogaredo) che vive in questi giorni la sua quindicesima estate. Le piscine estive, aperte dall’ultimo weekend di maggio, lo resteranno tutti i giorni della settimana, fino all’ultimo fine settimana di agosto. Cento giorni di proposte che, coerentemente allo stile Gymnasium, cercano di soddisfare le esigenze e aspettative di divertimento in sicurezza e relax delle famiglie con bambini anche molto piccoli, dei ragazzi, delle persone anziane e degli sportivi nuotatori. L’impianto è la sede degli allenamenti della squadra integrata Gymnasium formata da nuotatori agonisti,
da nuotatori Master, da atleti disabili dello Special Team e dalle atlete del nuoto sincronizzato. La piscina olimpionica ospita anche gruppi di apneisti e subacquei di tutta la provincia. Negli ultimi anni, l’impianto Gymnasium estivo è stato scelto da molti gruppi e punti verdi estivi provinciali per le proprie uscite settimanali in piscina grazie alla reciproca collaborazione, potendo contare su spazi loro riservati. La stessa Gymnasium organizza un proprio Punto Gym per bambini/ragazzi di scuole elementari e medie dal 15 giugno al 31 luglio dalle 8.30 alle 12.30. E la sera Gymnasium Water Age apre le porte a aperitivi a bordo piscina con la suggestione dell’acqua illuminata dalle luci subacquee e mille sorprese. Stuzzicante novità sono le lezioni individuali o per piccoli gruppi di Sup (anche polo e yoga). In pratica si impara a stare in piedi e remare con una lunga pagaia stando in equilibrio su una tavola simile a quella da surf.
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La Città
APPUNTAMENTI
Luglio 2015
Fino al 31 agosto intrattenimento per tutti i gusti con l'Estate in Città del Comune di Pordenone PORDENONELEGGE TUTTO L’ANNO
O N A T R O P I R U P A P I E R R O T A R E Z O L DON
pordenonelegge saluta l’estate con la poesia La Festa di Poesia è sempre un momento magico dell’Estate in città. Sempre più importante il ruolo della scrittura in versi anche nel programma di pordenonelegge grazie a FriulAdria Crédit Agricole e al nuovo partner Best Western Park Hotel, che da quest’anno diventa l’hotel della poesia
L'ultima settimana di agosto arriva la formazione originale dei Blues Brothers in piazza XX Settembre per il Pordenone Blues Festival. Da non perdere anche gli Inti - Illimani e lo spettacolo dei Papu dedicato a monsignor Lozer dal 10 al 19 luglio all'arena verde di Torre Dopo il concerto inaugurale, protagonisti tre eccellenti talenti femminili tra cui Suela Piciri, violinista albanese pordenonese d’adozione che ha da poco vinto il concorso internazionale per posto stabile Alla Sacala di Milano, l’Estate in Città del Comune di Pordenone – realizzata grazie al sostegno di Regione, Provincia, FriulAdria Credit Agricole, Fondazione Crup e la collaborazione di Teatro Comunale Giuseppe Verdi, Friulovest Banca, Best Western Park Hotel, Bcc Pordenonese - è pronta a tenerci compagnia con circa 300 eventi fino al 31 agosto tra musica, cinema, teatro, letteratura, arte, poesia, sport, incontri, laboratori, animazioni, solidarietà, che troveremo ovunque: nelle grandi piazze, nei quartieri, a teatro, nei vicoli, nei giardini pubblici e privati, in biblioteca, nelle chiese, nei musei, nei palazzi storici e sul fiume. Tra i grandi eventi si segnalano la Glenn Miller Orchestra il 6 luglio e La Traviata delle camelie di Vergassola e Riondino il 21 luglio al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, gli Inti - Illimani, in collaborazione con Provincia e Folkest il 6 agosto in piazza XX Settem-
bre, il Festival internazionale del Folklore giovanile e il Festival Internazionale del Folklore Aviano Piancavallo. L’arte si sposerà con la musica nella Galleria Pizzinato – dove è in corso la doppia mostra dedicata a Virgilio Guidi e Luigi Vettori – che ospiterà sulla sua terrazza Parco Sonoro e Parco in musica. Altre presenze di spicco saranno Elhaida Dani (vincitrice di The Voice 2013) e l’attore comico Rocco Barbaro. Sempre ricca la proposta di Cinemazero con Visioni Sonore, FMK – International Short Film Festival e Cinema sotto le stelle. Da non perdere gli Sproloqui sull’arte e sulle opere del Museo Civico di Pordenone con Carla Manzon e I Papu. Andrea Appi e Ramiro Besa terranno banco all’arena verde di Torre dal 10 al 19 luglio con “Un prete ruvido”, spettacolo dedicato a monsignor Lozer. L’ultima settimana di agosto è segnata dal Pordenone Blues Festival, che porta in piazza XX Settembre la formazione originale dei Blues Brothers. Programma completo all’indirizzo www.comune.pordenone.it/estate e aggiornamenti continui sui social con l’hashtag #estatepn.
PordenonCeittà Estate in
15 E con soli
Teatro
Forse per la semplice bellezza del Chiostro della Biblioteca civica. Per la luce calda dell’estate, quando il sole è da poco tramontato. Certamente per il suono delle voci dei poeti, puro, dritto, senza orpelli. Forse per tutte queste cose (e per chissà quali altre..), la Festa di poesia a Pordenone è sempre un momento magico: un appuntamento speciale di incontro e di ascolto, un modo per salutare l’estate, raccontando il nostro presente attraverso la poesia. E sarà una vera “festa”, quest’anno più che mai, anche perché la stagione appena trascorsa ha visto diversi poeti del nostro territorio pubblicare nuovi libri, importanti tasselli di un personale lavoro sulla parola. La Festa di Poesia 2015 – promossa come sempre da Fondazione Pordenonelegge.it e Biblioteca civica, in collaborazione con Banca FriulAdria Crédit Agricole, nell’ambito dell’Estate in città – è partita lunedì 6 luglio, con le letture di Andrea Breda Minello, Roberto Ferrari, Giovanni Fierro, Andrea Longega, Manuele Morassut, Silvio Ornella, Piero Simon Ostan e Francesco Tomada. Otto voci poetiche anche lunedì 13 luglio: Alberto Cellotto, Fabio Franzin, Gianni Montieri, Giulia Rusconi, Christian Sinicco, Francesco Targhetta, Giovanni Turra, Giacomo Vit. Entrambi gli incontri, coordinati da Roberto Cescon, sono in programma alle 21 nel Chiostro della Biblioteca civica (in caso di maltempo presso la Sala Conferenze). Due sere d’estate per ascoltare i poeti e lasciarsi sorprendere, ancora, dalle parole. Ma il progetto poesia 2015 di pordenonelegge, sempre sostenuto da Banca FriulAdria Crédit Agricole, continua naturalmente anche per la prossima edizione di pordenonelegge, che si svolgerà dal 16 al 20 settembre. Al progetto si affianca anche un nuovo
PUOI RICEVERE IL GIORNALE A CASA TUTTO L’ANNO!
LA TRAVIATA IE DELLE CAMEL
intestato a:
ASSOCIAZIONE LA VOCE
David Riondinola Dario Vergasso
in collaborazione con
Teatro Comunale Giuseppe Verdi
con il sostegno di
Martedì 21 luglio — 21:00
info e biglietteria 0434 247624 www.comunalegiuseppeverdi.it
La Città
Periodico di informazione e opinione della città di Pordenone Tiratura 7.000 copie
EDITRICE: Associazione “La Voce”, Viale Trieste, 15 (2°piano) Pordenone DIRETTORE RESPONSABILE: Flavio Mariuzzo
partner, il BEST WESTERN Park Hotel di Pordenone, che da quest’anno diventa l’hotel della poesia. Oltre ai numerosi appuntamenti con la poesia nel programma del festival, oltre alle suggestive letture serali sotto la Loggia, si ripeterà un’esperienza riuscitissima lo scorso anno a pordenonelegge e nel maggio scorso al Salone internazionale del Libro di Torino: la Libreria della Poesia. Un piccolo luogo speciale che ospita l’esposizione delle più importanti pubblicazioni di poesia curata da Librerie Coop, ma anche un’area dedicata agli incontri con gli autori e uno spazio per ritrovarsi, chiacchierare, ascoltare, prendere una pausa dalla frenesia fuori... Una proposta che forse è un’affettuosa provocazione e, nel contempo, la realizzazione di un paradosso: se i libri di poesia spariscono dalle librerie e dallo stesso orizzonte di vita dei lettori, allora pordenonelegge propone un vero e proprio bookshop che offre solo libri di poesia, e se possibile anche quelli difficili (o impossibili...) da trovare. Infine, la XVI edizione del festival celebrerà anche le nuove uscite della Collana “Gialla” di poesia curata da pordenonelegge e LietoColle. Dopo le raccolte uscite nell’ultimo anno, che hanno riscontrato grande interesse - quelle di Tommaso Di Dio, Clery Celeste, Giulio Viano e Giulia Rusconi - da settembre altri quattro protagonisti della poesia giovane in Italia saranno in libreria e in ebook con i loro libri di poesia “in giallo”. La prima uscita, nelle prossime settimane, sarà la raccolta di Sebastiano Gatto, Voci dal fondo. Tutti gli appuntamenti di pordenonelegge poesia 2015 e tutte le news e anticipazioni del festival, nel sito www.pordenonelegge.it. A cura di pordenonelegge.it
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Sergio Bolzonello, Paola Dalle Molle, Mara Del Puppo, Clelia Delponte, Piergiorgio FOTO: archivio La Città, Gigi Cozzarin, Luca D’Agostino, Ferdi Terrazzani, Italo Grizzo, Nico Nanni, Giannino Padovan, Paties, Eugenia Presot, Euro Rotelli, Angelo Giuseppe Ragogna, Daniele Rampogna, Simonella, Orianna De Biasi Cristina Savi, Nino Scaini, IMPIANTI STAMPA: Giorgio Simonetti
Visual Studio Pordenone
STAMPA: Tipografia Sartor PN