La Città Pordenone n. 82 Febbraio 2016

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La Città

LA CITTÀ • Numero Ottantadue • Febbraio 2016 • Registrazione presso il Tribunale di Pordenone, n. 493 del 22-11-2002 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCI PORDENONE • Copia in omaggio Direttore responsabile: Flavio Mariuzzo • Editore: Associazione La Voce • Sede: Pordenone, Viale Trieste, 15 • Telefono: 0434-240000 • e-mail: info@lacitta.pordenone.it • Sito web: www.lacitta.pordenone.it

EDITORIALE

A colloquio con i presidenti dei gruppi giovani delle categorie economiche di Pordenone

Bisogno di aria nuova

GENERAZIONE DIGITALE PRONTA A GUIDARE LA CITTÀ

Per questo riteniamo siano preziose le testimonianze dei referenti “junior” dell’economia. Quando Lia Correzzola parla di welfare aziendale, quando Marco Scodellaro parla di artigianato digitale, quando Michele Biscontin parla dell’esperienza farmer market ci si rende conto che le categorie mentali sono altre rispetto a quelle dei “padri”, ai quali, ripetiamo, ci legherà sempre un debito di riconoscenza. Occorre guardare la realtà con occhi nuovi. Per evitare che questi giovani (e molti altri in altri settori) restino degli eterni Carneadi impossibilitati ad incidere nel tessuto sociale bisogna farli conoscere e dargli fiducia. Parlare più spesso con loro e di loro. Farli diventare popolari, in modo che possano un domani raccogliere naturalmente il testimone e mettere Pordenone su un binario nuovo. Magari un binario rischioso, ma nuovo! Viceversa si rischia di addormentarsi su un binario morto, mentre il mondo accanto sfreccia a velocità supersonica. Flavio Mariuzzo

A tutti abbiamo chiesto di indicare, dal proprio punto di vista, le cose più urgenti da fare a livello locale. Ecco le proposte alla prossima amministrazione da parte di Marco Scodellaro (Artigiani), Michele Biscontin (Coldiretti), Lia Correzzola (Industriali), Donatella Bianchettin (Artigiani), Fabio Dubolini (Cooperative) e Stefano Medici (Commercianti)

foto Ferdi Terrazzani

Ci perdoneranno, speriamo, i presidenti “senior” delle categorie economiche pordenonesi se questa volta li abbiamo scavalcati per dare voce ai giovani. I vari Agrusti, Marchiori, Pascolo, ecc. hanno dato tanto a questo territorio, tirando la carretta per anni. Ma dietro di loro sta crescendo qualcuno? Oppure quando arriverà il momento del fisiologico ricambio generazionale assisteremo allo stesso imbarazzante vuoto pneumatico che caratterizza la politica locale nella scelta del prossimo sindaco? Su quest’ultimo fronte, salvo poche eccezioni, in circolo ci sono sempre i soliti nomi. Di progetti per Pordenone quasi non si parla: l’unica preoccupazione è quella della mediazione tra le correnti. Ma il candidato ideale alla guida della città è quello che scontenta di meno le diverse anime di un partito o quello che si presenta con proposte serie e con una squadra pronta e competente a realizzarle? Ebbene, siamo convinti che se mai si comincia a far emergere i giovani che stanno dietro, la città rischia di ingripparsi. Ciò vale per l’economia, ma anche per la politica e per l’associazionismo. Pordenone ha bisogno di un giro d’aria, di persone nuove portatrici di una visione diversa, aperta ai cambiamenti che stanno stravolgendo i paradigmi della società attuale. È impensabile che la classe dirigente che ci ha portato a questo livello di benessere oggi possa continuare a gestirlo e soprattutto possa progettare il futuro. Le questioni da affrontare richiedono una forma mentale che solo i giovani possono avere.

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Il servizio alle pagine 4 e 5 CONTROCORRENTE

L'ANALISI

Nuovo ospedale? Chissenefrega! Meglio straparlare del nuovo stadio

Una Specialità che non produce ricchezza

di GIUSEPPE RAGOGNA

di GIANNINO PADOVAN

La magia del “balon” ha contagiato la politica. È bastato che il Pordenone Calcio mettesse assieme un filotto di successi per far entrare prepotentemente la questione di uno stadio nuovo nei programmi dei partiti, scombussolando le quattro idee che a fatica trovavano spazio tra una disputa e l’altra su candidature e alleanze. In fin dei conti, il sogno della serie B potrebbe stuzzicare gli appetiti di un po’ di elettori spaesati. In pratica, attorno alle sorti di una squadra si vorrebbe imbastire un impianto sportivo nuovo di zecca, perché il vecchio “Bottecchia”, nato e cresciuto

Un recente articolo d’un quotidiano locale intitolava: «Quanto costa agli italiani l’autonomia del Friuli Venezia Giulia» collocandosi nel dibattito sulle Regioni speciali. Un brano diceva: “…la ricchezza prodotta nel nostro territorio è sensibilmente inferiore a quella della media del centro nord e del nordest…”; in altri termini: il nostro sistema economico e sociale “regge” solo grazie al sostegno finanziario dello Stato, frutto della specialità, ma non produce ricchezza ed innovazione produttiva. Subito dopo il terremoto, e grazie ai suoi fondi, Friulia e Mediocredito sostennero

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Lo Spettacolo della Primavera Concorso per le migliori idee e realizzazioni per piccoli giardini

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SCRITTI CORSARI

Febbraio 2016

CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO

foto Angelo Simonella

Continua il viaggio attraverso gli scempi perpetrati ai danni della città, frutto di insipienza e sciatteria

foto Angelo Simonella

dormire sotto i teli di plastica all’esterno d’una chiesa: è accaduto qui in città. Ma i seminari (queste caserme senza reclute, la fabrica dai predis, come la definiva quel sant’uomo di pre’ Toni Beline) non avrebbero potuto ospitarli? Non mi sorprende neppure la copertura, per compiacere un ospite di riguardo, dei nudi capitolini, di cui – ha scritto un autorevole quotidiano – i posteri rideranno. Forse è il caso d’anticipare. Anche stavolta non abbiamo fatto tesoro del passato. Daniele da Volterra fu un dignitoso pittore della prima metà del Cinquecento, collaborò con Perin del Vaga, con il Sodoma e con lo stesso Michelangelo, decorando gl’interni di palazzo Farnese e la sala regia in Vaticano. Si sarebbe meritato, insomma, un ruolo di prestigio nella storia dell’arte, i contemporanei gli affibbiarono invece la caustica etichetta del “braghettone” per aver rivestito di slip e bermuda le nudità del Giudizio di Michelangelo, che evidentemente suscitavano ipocriti pruriti nei prelati di curia. La storia purtroppo si ripete. Ma torniamo – è questa la terza puntata – a fatti e misfatti, di cui siamo stati spettatori in questa nostra città negli ultimi decenni.

foto Angelo Simonella

In questo nostro Paese, in cui imperversano – per dirla con Sciascia – i mezzi uomini e le mezze tacche, v’è sempre la tendenza ancillare a compiacere il nuovo padrone. Sebbene le statistiche della crescita ci tengano saldamente ancorati alle ultime posizioni, continuiamo ad irridere ai moniti dell’Europa. Eppure son tempi contrassegnati da profonde ingiustizie: chi manca del necessario (son sempre più evidenti le sacche d’una nuova povertà) e chi dissipa il superfluo. Viaggiamo, insomma, su un treno che rischia di deragliare, ma nelle carrozze di prima classe Lorsignori (compresi certi caperonzoli locali ed i loro manutengoli) continuano ad abbuffarsi di chiacchiere. Nei tortuosi meandri della politica i problemi non si affrontano, si scansano e quando si giunge ad una faticata soluzione (penso alle attuali riforme), essa è sempre frutto d’un involuto compromesso. In Italia – rammentate Flaiano? – la linea più breve fra due punti resta sempre l’arabesco. Siamo andati a raccoglierli lungo le coste libiche, incoraggiando così l’esodo di troppi disperati e poi ce li troviamo – è un’immagine agghiacciante – costretti a

foto Angelo Simonella

di ALBERTO CASSINI

foto Angelo Simonella

Dal fumo di Londra al grigio sporco (terza parte)

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Dopo le precedenti puntate la stampa quotidiana ha dato ampio risalto alla sistemazione di piazza della Motta e poiché vige libertà di espressione – di cui purtroppo molti abusano – c’hanno ammanito anche alcune stravaganti ipotesi d’arredo urbano (spesso banali paccottiglie). Nessuno s’è però soffermato su quello che è l’imprescindibile presupposto per la riqualificazione di quest’ambito cruciale della città antica, l’abbattimento della quinta che preclude la vista del fossato, del muraglione cinquecentesco e del superstite profilo del circuito castellano, purtroppo mutilato della torre angolare e del mastio. Quelle anonime casette, pur oggetto di dignitosa manutenzione, non si conciliano infatti con il perimetro monumentale della piazza (San Francesco, Monte di Pietà, Casa di riposo già palazzo Amman).

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Il nuovo carcere – l’attuale in castello costituisce un’inaccettabile vergogna – è un problema dibattuto dai primi anni Ottanta, quando vennero

stanziate risorse (17 miliardi dell’epoca) per un complesso penitenziario di quattrocento posti. Individuato il sito a Villa d’Arco, si mobilitarono i comitati (sempre più efficienti delle istituzioni) ed il finanziamento fu dirottato a Tolmezzo. Per anni ci si baloccò se farlo e dove e a ’sto punto emerse la candidatura di San Vito. Nel 2002 ci ripensarono ed il Ministero (ormai latitavano i fondi) prospettò addirittura il ricorso ad un improbabile leasing. Nel frattempo si continuò a discutere dell’area, candidando in alternativa via Musile o via Castelfranco. Nel gennaio 2004, con grande enfasi dei media, s’ebbe il fatidico annunzio: “i lavori inizieranno entro l’estate”. Sono invece trascorsi altri dodici anni di sterili palleggi ed il carcere sorgerà a San Vito (ottima soluzione) nell’area d’una caserma dismessa. E nel frattempo sull’argomento si sono sbizzarriti i soliti impenitenti frottolieri della politica. Scrissi quarant’anni fa su Il Noncello che per sfrattarlo dal centro storico avremmo dovuto attendere un paio di generazioni, grossomodo ci siamo. Temo avesse ragione Flaiano: “non conviene dir

sempre la verità, finirebbero per non crederti”.

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Il complesso conventuale di San Francesco fu oggetto di due successivi interventi di restauro che stridono per l’evidente pacchianeria di certi inconcepibili abbinamenti. Il primo investì con riconosciuto rigore filologico la chiesa e l’annesso chiostro. Resta incomprensibile invece il mancato completamento del campaniletto ridotto ad uno sbrecciato mozzicone, sebbene le fonti offrissero adeguate testimonianze dell’originale. Per il resto l’esito fu ineccepibile e ne va dato atto all’Amministrazione e alla Soprintendenza dell’epoca. Il secondo lotto, che mobilitò –come attestava il tabellone – un’agguerrita pattuglia di progettisti, assistenti e collaudatori, appare raffazzonato e senza alcuna coerenza con il precedente, con esiti di evidente sciattume nell’impostazione e nei dettagli. La cosiddetta “manica lunga” che prospetta sul vicolo è stata spaccata in due tronconi, con l’originario paramento di cotto a vista il primo, con un intonaco traslucido (tipo

villino anni Sessanta) il secondo. Non sono state, inoltre, rimosse le superfetazioni ottocentesche e la proposta di collocare al centro del chiostrino il pozzale coevo (proviene dalla villa Guarnieri di Ronche ed intristisce al centro del parcheggio dietro l’ex biblioteca) è stata snobbata con sufficienza da Lorsignori. Applausi.

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Non è il caso d’infierire sull’infelice (e costosissimo) intervento nel parco del castello di Torre. Gli elementi in legno (gradini e staccionate) stanno già marcendo e manca un itinerario storicistico. Andava ripristinato il giardino all’italiana e realizzato un giardino all’antica (mirabile quello dei Musei civici di Brescia), distribuendo lungo i percorsi didattici i reperti raccolti da Giuseppe di Ragogna in anni di paziente ricerca e di sofferte rinunzie. In quei reperti ci sono anche certe mie giovanili fatiche e l’appassionato concorso di tanti miei compagni di liceo. Son invece ancora stoccati sotto un’anonima tettoietta in vetroresina, tipo quelle in cui ricoverano gli attrezzi


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foto Angelo Simonella

foto Angelo Simonella

Ci sono anche dei manufatti da salvare, come il complesso della Curia e la chiesa del Beato Odorico

foto Angelo Simonella

combente parete d’un anonimo condominio, in piazza XX settembre il Delta (ove sorgeva un delizioso giardino d’acacie secolari) sovrasta il complesso conventuale dei Domenicani ed il Minerva svetta sullo sfondo della Casa del Mutilato. È questo lo sgangherato profilo della piazza principale della città, affossata – dopo la rimozione del terrapieno d’epoca littoria – come una pozzanghera e circondata lungo il terrapieno dell’ex Tribunale da quelle botteghe che paion loculi d’un suk levantino. E lasciamo perdere la pavimentazione in arenaria e le cupolette “scassacaviglie” dell’illuminazione, a suo tempo prontamente rimosse. Avremo –scrissero all’epoca i quotidiani – un’illuminazione “da oscar”. S’è visto.

di cantiere: è uno spettacolo deprimente, frutto d’insipienza e di cattivo gusto ed una pessima credenziale per il visitatore.

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Un esempio – non guasta a ’sto punto una nota d’ottimismo – di felice inserimento nel contesto ambientale è invece offerto dal complesso della Curia, opera (non aliena dalle nordiche suggestioni di Kahn e di Aalto) di Othmar Barth (1988). La qualificante presenza del Museo diocesano –per la cui realizzazione ha profuso decenni di ricerche e di faticate acquisizioni Paolo Goi – si raccorda a due prestigiose istituzioni culturali, l’imponente Biblioteca del seminario e l’Archivio storico diocesano. Ho ricevuto in dono da Mario Botta un volume antologico della sua fervida attività progettuale, in fondo con la Curia la chiesa del beato Odorico è il miglior saggio di architettura realizzato in città nella seconda metà del secolo scorso: “inserita –si legge però nella didascalia – in un contesto incongruo”. Per chi percorra viale della Libertà è difficile dargli torto.

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Sui progetti millantati ed abortiti nel secondo Novecento dovremmo tutti riflettere, specie con riguardo alla cosiddetta “archeologia industriale”, di cui Pordenone offre tuttora significativi esempi. Il cotonificio di Torre – un sito di magata suggestione – avrebbe potuto divenire un prestigioso campus universitario. “Meglio il moderno” sostengono certi amministratori (i fautori di via Prasecco), dimentichi dei complessi universitari inglesi quasi tutti d’epoca vittoriana e tuttora efficienti e funzionali. Il cotonificio di Borgomeduna è stato oggetto di ripetute soluzioni progettuali; le incertezze tuttavia dell’Amministrazione comunale hanno scoraggiato la proprietà che pur s’era valsa d’un architetto di fama europea, con il brillante risultato che alcuni investitori si sono poi defilati. Attualmente si susseguono i crolli per cui ci rimarranno soltanto i ruderi. Ma non è questo il solo caso di colpevole miopia. L’insipienza di chi ha curato la pianificazione delle opere pubbliche ha relegato in un cono d’ombra l’imponente mole (architettonicamente dignitosa rispetto

certe sciatterie moderniste) dell’ex birreria in via Fontane.

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E’ sintomatica l’indifferenza per il più coerente ed elegante complesso condominiale del centro, il palazzo San Marco. Era stato concepito con una galleria a crociera (senz’altro da ripristinare) e avrebbe dovuto divenire uno degli snodi cruciali della movida urbana. Mutilata su un intero fronte al pianterreno, la galleria offre purtroppo l’immagine d’una remota (e scarsamente frequentata) periferia: siamo invece ad un centinaio di metri dal cuore della città.

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Una fitta trama di rogge ed il delicato fruscio delle acque di sorgiva costituivano sino alla prima metà del Novecento l’aspetto saliente del nostro paesaggio urbano. Salvo taluni mutili tratti, peraltro abbandonati all’incuria (si veda la roggia di Sant’Antonio al portello Policreti e quella di via Bertossi), quei corsi d’acqua sono stati tutti intubati. Magari per costruirvi sopra un’oscena architettura come l’obeso cubo della Telve al ponte delle Monache,

di cui si salva solo la facciata di rigoroso impianto razionalista. Udine, Padova, Treviso hanno saputo conciliare moderno ed antico e, ove possibile, le rogge le hanno conservate. D’altronde questa nostra città d’acque – come la definiscono le locandine turistiche – non riesce neppure ad offrire un’immagine decente del Noncello nel tratto che interseca l’abitato, un turgido bacino di verde sconciato da seccume, tronchi riversi, macchie inselvatichite, assenza di manutenzione e di potature. Eppure il bacino del Noncello – a dispetto di chi gli vuol male – serba il fascino intrigante di una fiabesca morgana: ripenso al concerto all’alba del nostro Remo Anzovino con migliaia di spettatori assiepati sulle rive. Certe manifestazioni spontanee dovrebbero far riflettere gli amministratori barricati nel palazzo.

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Nell’assentire un progetto non ci si è mai posti lo scrupolo di vagliarne la compatibilità con il tessuto preesistente. Il mirabile villino neogotico del Rupolo in piazzetta San Giorgio è mortificato dall’in-

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C’è anche una scarsa sensibilità per le cromie, pavimentazioni ed intonaci mal si conciliano con l’assetto tradizionale della nostra architettura urbana. La pietra che per secoli s’è utilizzata nell’edilizia por-

denonese non è certo quella d’Istria (ci si sarebbe dovuti sobbarcare lunghi e onerosi trasporti attraverso l’Adriatico), bensì quella delle cave della Pedemontana (Aviano e Sarone) facilmente accessibili. Un esempio d’assoluta coerenza fra pavimentazione ed architettura è offerto da Venzone nella ricostruzione del post terremoto. Da noi invece in un crepitante caleidoscopio l’arenaria del Fiora s’alterna alla pietra di Viterbo o a quella dei Lessini, l’acciottollato al porfido trentino. Può sembrare un’apparente banalità, ma fa riflettere sullo sciattume del centro storico: nel vicolo dei Forni Vecchi, che raccorda l’ex pescheria al Corso, in meno di cento metri v’è un’ottantina di tombini. Dovremmo chiamare il Gabibbo di Striscia. A proposito di cromie, la facciata delle scuole di via Bertossi con un accentuato rosso mattone non ha precedenti nel nostro paesaggio urbano e fa il paio con le sgargianti case cantoniere dell’Anas lungo la Pontebbana. (Segue alla prossima puntata)


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PRIMO PIANO

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Opinioni e proposte per la città da parte dei presidenti dei gruppi Giovani delle categorie economiche

Ecco le per Po

35 anni, pordenonese, mamma da circa un mese, è socia delle aziende Tecnogroup e Lean-Products che operano nel settore dell’automazione industriale in ottica lean; il Gruppo Giovani conta circa 100 iscritti

“Una rete di servizi per le famiglie nelle zone industriali”

LIA CORREZZOLA (Unindustria) Sostenere le imprese è un tema fondamentale perché l’impresa trasforma capitale umano e risorse in benessere diffuso per la comunità. Sostenere le imprese significa intervenire su tassazione, burocrazia e incentivi alla produttività. Come Giovani di Confindustria, inoltre, chiediamo una maggiore attenzione agli aspetti della formazione e dell’alternanza scuola lavoro, che secondo noi rappresentano uno snodo strategico. Attualmente viviamo una situazione per certi versi paradossale: a fronte di un elevato tasso di disoccupazione si riscontra la difficoltà di molte a aziende a trovare personale qualificato. Ciò accade perché c’è ancora scollamento tra aziende ed enti di formazione, situazione figlia di una visione sorpassata secondo cui le fabbriche sarebbero luoghi polverosi di sfruttamento servo-padrone. Invece oggi “la fabbrica” è una realtà innovativa e dinamica dove si utilizzano competenze diverse: oltre a quelle tecniche, servono la conoscenza delle lingue straniere, dell’informatica, del web, della comunicazione, del lavoro di squadra, la capacità di imparare ed innovare continuamente. Per essere efficace, l’alternanza scuola lavoro va affrontata nel suo complesso, e in questo senso sarebbe utile istituire dei tavoli di confronto con istituzioni, scuole, genitori e aziende per definire al meglio anche gli aspetti pratici come ad esempio i trasporti, le mense, la sicurezza, la formazione dei tutor aziendali e arrivando a co-progettare la formazione in modo da agevolare l’inserimento dei nostri ragazzi nel mondo del lavoro. Occorre una cabina di regia guidata dalle istituzioni, superando

l’attuale delega agli enti di formazione, forse insufficiente. Un altro tema decisivo per l’impresa locale è attinente alla formazione superiore erogata dal Consorzio Universitario. È poco efficace replicare l’offerta formativa di Udine o Padova, a nostro parere invece bisogna investire sui corsi che ci distinguono e che rendono unico questo territorio: Scienze e Tecnologie Multimediali, Meccatronica, Disegno Industriale e i corsi della Fondazione ITS Kennedy. Un altro tema sottovalutato è quello del welfare aziendale. Una recente statistica ha dimostrato che molti infortuni da e per il luogo di lavoro riguardano donne impegnate a gestire e conciliare lavoro e impegni familiari. Utile potrebbe essere la creazione di centri servizi condivisi nelle zone industriali, centralizzando attività quali asilo, spesa, bucato, lavaggio auto, ecc. Un’attività imprenditoriale che si occupi di tutto questo, con scopo sociale e con i costi suddivisi tra azienda e istituzioni, è sicuramente alla nostra portata. Molte altre sarebbero le priorità che vorrei indicare: dalle iniziative di sostegno alla digitalizzazione delle imprese, alla promozione del modello di industria 4.0, alla semplificazione e digitalizzazione della burocrazia. Ma tutto ciò richiede un cambiamento di paradigma, possibile solo facendo leva sulle nuove generazioni, e nello specifico in quella imprenditoriale che, grazie alla preparazione scolastica e lavorativa, è a mio parere capace di affrontare con cognizione di causa questi problemi, la cui soluzione va trovata al di fuori degli schemi tradizionali.

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DONATELLA BIANCHETTIN (Confartigianato Donne) 38 anni, di Cordenons, titolare dell’azienda di famiglia nel settore dei serramenti in alluminio; il Gruppo Donne di Confartigianato rappresenta circa 800 aziende della provincia con almeno il 51% di presenza femminile

“Le soluzioni ai problemi van L’esperienza del passato non preparazione scolastica e lavorat

“Centro città vetrina della periferia e delle sue eccellenze” Come referente del Gruppo Donne di Confartigianato non posso non rimarcare il grosso problema della burocrazia che attanaglia anche le nostre attività. Porto solo un esempio che riguarda la mia ditta di serramenti in alluminio: quando dobbiamo fare un intervento per sostituire una porta in un negozio del centro per avere l’autorizzazione occorrono cinque giorni; per una ristrutturazione ne servono addirittura 60 dalla presentazione della richiesta. Credo che uno degli interventi più urgenti per Pordenone riguardi una seria strategia di valorizzazione del centro città. Eventi come Pordenonelegge e Incontriamoci dimostrano che se le iniziative sono organizzate bene funzionano e portano benefici a tutta la comunità. Utilizziamo questi modelli per creare delle nuove manifestazioni: perché non pensare a un grande happening dedicato allo sport che coinvolga società sportive, medici sportivi, dietisti e qualche testimonial di grido? Oppure analoghe iniziative dedicate alla musica o al cinema che unisca e valorizzi tutte le esperienze in questi settori? E ancora: dovremmo fare in modo che il centro città diventi una vetrina della periferia. Pensiamo solo alla forza delle peculiarità gastronomiche della fascia montana e pedemontana pordenonese: se fossero valorizzate attraverso un mercato permanente in centro storico aumenterebbero l’attrattività del territorio. Altri suggerimenti vanno da un maggior coinvolgimento delle scuole nelle manifestazioni organizzate, all’ideazione di momenti formativi dedicati ai giovani sulle tematiche di loro interesse anche nel campo dell’educazione civica. Su tutto questo sarebbe utile confrontarsi periodicamente con la pubblica amministrazione in modo che le categorie possano portare le proprie proposte e dibattere sui temi della città.

FABIO DUBOLINI (Confcooperative) 35 anni, originario di Treviso ma pordenonese di adozione, presidente della società di servizi alla cultura e allo spettacolo Nuove Tecniche Società Cooperativa

“Si stimoli il dialogo tra imprese e territorio” A volte, per fare delle cose utili e innovative, non serve inventare. Basta guardarsi intorno. Così si potrebbe prendere ad esempio l’iniziativa del comune di Trevignano, in provincia di Treviso, la cui amministrazione organizza degli incontri periodici per portare gli studenti dentro le aziende e le aziende dentro le scuole. In questo momento a Pordenone servirebbe un dialogo maggiore tra il mondo della formazione, le associazioni di categoria e le istituzioni. Serve qualcuno che medi gli interessi e le esigenze di questi interlocutori. Solo così si può arrivare a realizzare un’esperienza di “aziende aperte” che sarebbe molto costruttiva per il tessuto sociale. Un altro limite è la quasi totale assenza della cooperazione nel percorso formativo dei giovani: la visione e la realtà cooperativa non viene né insegnata né studiata. Rispetto al mondo dell’industria siamo visti un po’ come i figli di un dio minore e ciò anche a causa delle nostre carenze in termini di comunicazione. Si tratta, invece, di un settore da riscoprire e che interessa trasversalmente molti ambiti. La

cooperazione mette al centro la persona in qualità di socio e non il prodotto. È un modo di fare impresa vicino alla società civile, rispettoso dei diritti e della dignità delle persone, oltre che responsabilizzante. Una modalità più umana, insomma, molto simile per certi aspetti al nuovo approccio proposto dalla sharing economy. La nostra richiesta è di dare voce a questa economia, alla pari delle altre, nessuna esclusa, in particolare per quel che riguarda le imprese giovani e al femminile. Un aiuto potrebbe venire dal favorire la conoscenza delle agevolazioni, dei finanziamenti, dei numerosi vantaggi di questo tipo di autoimprenditorialità, che ora sono per lo più sconosciuti o forse mal comunicati. Anche la cooperazione ha bisogno di spazi di coworking, di stimolo al ricambio, di contaminazione e scambio di idee. Però di tutte queste cose sarebbe bello e utile confrontarsi con l’amministrazione insieme ai gruppi giovani delle altre categorie nell’ambito di incontri periodici che fino ad oggi, a mio parere, sono stati fatti raramente e senza troppa convinzione.


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Un incoraggiante ottimismo e uno spirito di squadra che ricordano Pordenone dei tempi migliori

nostre idee ordenone

Classe 1982, originario di Pordenone, titolare di m/Co. Advisory, un’azienda specializzata in consulenza e gestione del patrimonio immobiliare

“Pattinaggio su ghiaccio in piazza Risorgimento, STEFANO MEDICI perché no?” (Ascom-Confcommercio) Uno degli interventi più urgen- ditorialità. Le idee, soprattutto nell’ambito del nostro Gruppo, ti per Pordenone, dal nostro punto di vista, è il recupero e il non mancano, ma si fatica a realizzarle. Inoltre, bisogna ripopolamento del patrimonio calmierare gli affitti dei negozi immobiliare del centro. Ci del centro e intervenire con sono aree, nel cuore della città, un’opera di detassazione che a forte rischio degrado come renda conveniente insediare piazza Risorgimento, viale un’attività, altrimenti il conMarconi, via Trento: è semplifronto con i centri commerciali cemente brutto vedere angoli sarà sempre perdente. così trasandati. Soprattutto Insomma, occorre ricreare chi arriva da fuori in piazza le condizioni per rendere il Risorgimento ricava subito commercio cittadino attrattivo un’impressione negativa della per la clientela e remunerativo nostra città. Occorre trovare una soluzione: per esempio con per l’azienda. Ciò a maggior misure volte a favorire l’insedia- ragione in questo periodo in mento, come delle garanzie sui cui si nota un ritorno al consumo di qualità e all’attenzione al depositi cauzionali per l’affitto servizio. La specializzazione è o l’abbattimento delle spese un vantaggio che va riscoperto, dell’immobile per il primo tutelato e promosso anche dalle anno. MICHELE BISCONTIN istituzioni. I commercianti Per quanto riguarda le atti(Coldiretti) del centro cittadino possono vità commerciali, va tenuto presente che i giovani sono una distinguersi in questo senso, 27 anni, di Porcia, agricoltore, risorsa e non un problema. Chi ma hanno bisogno di essere vivaista e progettista di giardini supportati da iniziative, manisi insedia oggi con un’attività contribuisce a disegnare la città festazioni, proposte originali. Tornando al punto di partenza, del futuro. Per questo l’ammia piazza Risorgimento, lancio nistrazione dovrebbe fare tutto un’idea alla prossima ammiil possibile per snellire, sburonistrazione comunale: perché cratizzare e informatizzare le pratiche amministrative. Non è non realizzare lì una bella piastra per il pattinaggio su concepibile che per avviare un ghiaccio con un bel arredo di temporary store della durata luminarie e la musica natalizia di un mese in alcuni casi si di sottofondo? Credo che le rendano necessari mesi di iter virtù dell’incoraggiante Un macro obiettivo, dal famiglie e i giovani apprezzeburocratico! Con un percorso ritorno ai campi registranostro osservatorio, dorebbero e anche molti da fuori a ostacoli così estenuante si vrebbe essere una miglio- to nell’ultimo periodo. Il finisce per scoraggiare l’impren- riscoprirebbero la nostra città. re integrazione tra città e successo degli orti urbani è una testimonianza che campagna. L’attenzione fa ben sperare. A questo per i temi del verde, proposito la nostra del biologico e della proposta è di promuosostenibilità ambientale vere il modello di parco deve partire dalle mense agricolo, ovvero un’area scolastiche, cosa che pedella città dedicata al farraltro sta già avvenendo mer market: le aziende da un paio d’anni grazie agricole del circondario, agli “appalti verdi”. In in un giorno stabilito, sostanza, si cerca di fare scendono dalle campain modo che la dieta dei gne e portano a vendere ragazzi sia composta per il 20% di prodotti Igp o i loro prodotti. È una Dop, per il 15% di carne formula che funziona perché permette al biologica, per il 20% di consumatore di accedere pesce da acquacoltura ad una produzione locale bio e da frutta e verdura sana e a costo zero e al di stagione. In molte mense questo sistema già produttore di vendere al giusto prezzo la propria funziona, ma dobbiamo merce rispetto al circuito crederci fino in fondo della grande distribuzioed estendere le buone ISCRIZIONI pratiche a tutte le scuole. ne. Favorire l’agricoltura, APERTE inoltre, significa attuare Per quanto riguarda il una politica di tutela e Piano regolatore siamo DAL 15 rispetto dell’ambiente convinti della necessità FEBBRAIO utile sia in un’ottica di incentivare la de2016 PORDENONE 0434.364150 di prevenzione dell’inmolizione di strutture AVIANO 0434.661211 quinamento sia di cura obsolete per recuperare CORDENONS 0434.542283 del paesaggio in chiave spazi e terreni all’agriMOTTA DI LIV. 0422.860885 turistica. coltura. Ciò anche in

nno ricercate al di fuori degli schemi tradizionali. n basta più: solo la nuova generazione, grazie alla tiva, può attuare il necessario cambio di paradigma”

MARCO SCODELLARO (Confartigianato) 40 anni, originario di Zoppola, è titolare della falegnameria Fratelli Scodellaro, 12 dipendenti; è alla conclusione del mandato di presidente del Gruppo Giovani; le imprese artigiane under 40 sono circa 700

“Favorire l’artigiano digitale con servizi all’altezza” Un tema da mettere sicuramente all’attenzione degli amministratori è quello della sicurezza nelle zone artigianali, curando molto l’illuminazione e la manutenzione delle parti pubbliche. Più in generale, la nostra categoria soffre molto la burocrazia e avrebbe un gran bisogno di semplificare le regole per rendere più fluida l’attività. Rilevante, per esempio, il ritardo dei servizi digitali: quando si parla di aziende artigiane oggi non si deve pensare all’omino anziano chiuso dentro la bottega, bensì a un giovane con lo smartphone e sempre a caccia di opportunità sul web. Un impegno della prossima amministrazione deve essere quello di favorire l’artigiano digitale con servizi all’altezza, perché in questa epoca, attraverso la rete e i social, anche la piccola azienda artigiana si confronta direttamente con il mondo. Artigianato a Pordenone significa parrucchiere, estetiste, fotografi, ma anche lavorazioni di ferro, marmo, legno, impiantisti, pittori e molto altro. E un mondo che gravita molto intorno all’edilizia. Per questo sarebbe importante avviare un piano di riqualificazione del patrimonio edilizio

esistente sia pubblico che privato in particolare quello legato a turismo e ricettività per rendere la città e il suo territorio maggiormente appetibili. L’occasione del Pisus può effettivamente favorire, con opportune azioni sinergiche con investitori privati, questo salto di qualità. In definitiva, occorre sostenere la rinascita dell’artigianato perché, oltre a rappresentare un settore economico importante, è uno scrigno di tradizioni, di cultura e di originalità che distingue una comunità. In questo ultimo periodo si assiste a un ritorno alla professione artigiana. Il consumatore è insoddisfatto del prodotto standardizzato a basso costo. È una corrente che va alimentata aiutando le aziende a comunicare meglio attraverso il web e a combattere la concorrenza sleale. La Serenissima Repubblica di Venezia prevedeva pene severissime per chi svelava i segreti della soffiatura del vetro. Oggi la concorrenza sleale si vince solo con la qualità, tecnologie avanzate e buon gusto che sono la sintesi del Made in Italy basato molto spesso sulla originalità delle produzioni delle nostre imprese artigiane.

“Un parco urbano dedicato al farmer market”

inizio corsi primaverili in tutti i nostri impianti

dal 29 febbraio


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La Città

CRONACHE

Febbraio 2016

“Città della noia? Ma per favore…”

foto Angelo Simonella

Il bilancio dell’assessore comunale alla Cultura Claudio Cattaruzza a pochi mesi dalla fine del mandato

Pordenone è tra le prime città in Italia per qualità e quantità di proposte culturali e ricaduta sul territorio. Spesso, nello stesso giorno, una varietà di scelta da grande città Prendiamo una giornata pordenonese (allargandoci un po’ anche alla provincia), ad esempio venerdì 15 gennaio 2016 e prendiamo in considerazioni le offerte culturali. Al Teatro Verdi c’è uno spettacolo di prosa, all’auditorium Concordia anche, in Galleria Pizzinato c’è un incontro con letture, all’Aldo Moro di Cordenons c’è un concerto corale, alla Fazioli Concert Hall un concerto di due pianiste. Questo solo considerando le iniziative più rilevanti e/o istituzionali, e solo in orario serale. Già nel pomeriggio le attività culturali erano molteplici: in Biblioteca Civica un incontro letterario e l’inaugurazione di una mostra, in Galleria Bertoia un incontro di critica d’arte. E tutte le sale, pomeriggio e sera, erano piene. Ecco, questo per dire che chi si lamenta che a Pordenone non c’è mai niente, forse ha gli occhi foderati di prosciutto o non sa leggere

CONTROCORRENTE

(giornali, manifesti, locandine, siti web, social network…). E in tutto questo accanto alle associazioni e agli enti del territorio, il Comune di Pordenone è in prima linea, per organizzazione diretta e indiretta con supporto logistico, organizzativo e finanziario alle tante associazioni del territorio. Le attività culturali hanno un ritorno sul territorio ineguagliabile: producono e distribuiscono ricchezza, creano lavoro e danno benessere psico sociale a tutta la comunità, fornendo stimoli e strumenti per affrontare anche la vita di tutti i giorni. Pordenone è tra le prime città in Italia per qualità e quantità di proposte culturali e ricaduta sul territorio. Facciamo una chiacchierata con l’assessore alla Cultura Claudio Cattaruzza, ora che i suoi 4 anni di mandato stanno volgendo a termine. Che bilancio possiamo fare? “È un giudizio positivo, nono-

stante le difficoltà economiche e i risultati sono coerenti con le linee programmatiche che si era data l’amministrazione: valorizzare importanti artisti del territorio e raccordarsi con i grandi eventi della città, in occasione dei quali ci siamo sempre presentati a “musei schierati”. Con l'apertura della Galleria Bertoia – che molti ci invidiano - abbiamo raggiunto una dotazione di spazi espositivi consona a un capoluogo, mentre Parco2 è tornata alla sua destinazione originaria, consentendo di razionalizzare gli uffici comunali. Un altro cambiamento importante è stato il trasferimento nel convento di San Francesco dell'Informagiovani e dei servizi alla persona ai fini di ottimizzare i costi di gestione degli spazi”. Qual è stata la sua linea? “Ho stimolato la collaborazione tra le associazioni e gli artisti (dando vita al gruppo delle Dickens

sisters ad esempio, che riunisce diverse attrici cittadine), promosso la realizzazione di un progetto “Il dialogo creativo”, che potesse dare risposte a una società in evoluzione come le nostra, dove la componente di immigrati è tra le più alte a livello nazionale, ho favorito una varietà di proposte culturali dentro i musei, aprendoli a eventi di qualità (in linea con quanto promosso dal Ministero dei Beni Culturali). Una delle ultime è il ciclo di incontri sulla storia di Pordenone di carattere divulgativo in Biblioteca Civica. Anche l'attività editoriale ha dato vita a volumi che potessero approfondire la storia locale. Importante è stata

continua dalla prima

Sull’onda emotiva delle vittorie del Pordenone si torna a sproloquiare sul nuovo stadio

Sul “balòn” colpo di testa dei partiti come velodromo, non rispetta i parametri imposti dalle norme federali. In caso di promozione, lì non si potrà giocare. E le opere di ristrutturazione sono pressoché impossibili

la collaborazione con la Design Week in particolare per portare a Pordenone un personaggio del calibro di Agatha Ruiz de la Prada”. Di cosa è stato particolarmente soddisfatto? “Del riconoscimento avuto a livello internazionale per il catalogo di Pier Paolo Mittica, preparato con grande cura. Sono contento del lavoro di squadra che è stato fatto dagli uffici”. Un rammarico? “Mi sarebbe piaciuto realizzare un'antologica di Maurizio Frullani, fotografo purtroppo deceduto lo scorso anno, che ha realizzato una carrellata di importanti artisti e personalità culturali friulane”. Gioie e dolori. “Il riscontro di pubblico e l'attenzione alle mostre data dalla stampa nazionale; la minore disponibilità finanziaria non mi ha permesso di promuovere ancora più progetti nel mondo associativo. Ma tutto è sempre migliorabile e perfettibile”. a cura della Redazione

in una struttura imbottita di vincoli della Sovrintendenza. La società dovrebbe trovare quindi una soluzione di ripiego (Portogruaro o Udine). In prospettiva,

a Udine. Per carità, viene però consigliato parliamone, per evitare di di pensare “in grande”. essere inseriti nell’elenco Lo dice la politica, dei gufi. Ma è meglio che ha preso dentro il trattare l’argomento con vortice d’euforia anche i piedi per terra, evitando il Movimento 5 Stelle, le strumentalizzazioni di di solito avaro quando si di GIUSEPPE RAGOGNA una tormentata campagna tocca la leva della spesa elettorale. La realtà avverte pubblica. Un nuovo che l’entusiasmo sta poco a sgonfiarsi: stadio, stando alle prime stime, costerebbe attorno ai 15 milioni di euro. L’indicazione basterebbe ricordare il caso (vicino a noi) del Portogruaro, una meteora in serie B. è per la Comina, ormai terra di conquista. Ci sono le condizioni per costruire uno Così capita che al nuovo ospedale sia stadio a Pordenone? Tanto per cominciare, messo il silenziatore: ma volete mettere quanti spettatori mobilita la squadra? lo stadio? La più importante opera Forse non più di 2 mila, nonostante gli pubblica degli ultimi tempi (quasi 200 ottimi risultati. Pochi, perché le imprese milioni di euro di investimenti certi) è calcistiche di casa nostra sono sempre finita nel dimenticatoio. La struttura state ridotte a fenomeno esclusivamente sanitaria non fornisce più elementi di cittadino: non hanno mai attratto interessi dibattito interessanti. La politica tace extra. Sono affari di Pordenone, e basta. sul progetto, sulla riorganizzazione dei Semmai il basket potrebbe contare su servizi, sul recupero di un pezzo strategico un seguito territoriale più largo. Ma la di città: dalla viabilità ai parcheggi, dal società è stata fatta morire per incapacità verde alla rigenerazione di vecchie aree. manageriale, eppure il budget non sarebbe Chissenefrega. Giochiamoci la carta del stato particolarmente proibitivo. Persino a “balon” in chiave elettoralistica. Meglio lo Udine ci riconoscono delle carte da giocare stadio per sollecitare emozioni. Appunto, in questo settore. La questione è un’altra: per pensare “in grande”. È proprio questo in riva al Noncello, in fatto di portafogli, di cui ha bisogno Pordenone per uscire il braccino è davvero corto. L’entusiasmo dalle secche della progettualità, delle idee, di una visione di “città del futuro” in grado sale alle stelle, quando le cose girano per il verso giusto, ma le sponsorizzazioni di andare oltre il modello consumato della restano sempre magre. Ininfluenti. Udine “città delle fabbriche”? Improvvisamente, ha la serie A di calcio, che attrae pubblico si comincia a mangiare calcio, senza da tutta la regione e anche dal Veneto. averne tradizioni, magari soltanto per L’Udinese è un patrimonio del Friuli: c’è esercitare una sana contrapposizione

un territorio dietro all’impresa calcistica della famiglia Pozzo, la quale si è costruita lo stadio e lo gestisce come una vera e propria industria dello spettacolo e del divertimento. Pordenone non ha lo stesso retroterra. Non riesce a coinvolgere neanche Cordenons e Porcia. È una città che non riesce ad allargare entusiasmi (non solo nello sport). Ebbene, dove troverebbe i finanziatori privati? Occorrono tanti quattrini per uno stadio nuovo. Mettiamo le mani avanti: è impensabile che con questi chiari di luna un’amministrazione pubblica si faccia carico del problema. In realtà, ci sarebbe una via d’uscita in un’ottica comprensoriale. A pochi chilometri da Pordenone c’è lo stadio di Fontanafredda, una struttura da sempre poco sfruttata, concepita in tempi di Prima Repubblica per disegni di onnipotenza e di megalomania. Uno spreco evidente. Si punti semmai ad adeguare quell’impianto sportivo alle necessità imposte da un’eventuale promozione. Ovviamente, rastrellando risorse private. La soluzione uscirebbe così dalle ristrette logiche di campanile. Poco più di dieci minuti di auto varrebbero lo spettacolo. E con dei rischi contenuti. Se malauguratamente dovesse rompersi il giocattolo, almeno non si avrebbe un’altra cattedrale nel deserto.


La Città

L’ANALISI

Febbraio 2016

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Per effetto della Specialità in FVG è radicata la convinzione che l’intervento pubblico sia sempre dovuto

Se “mamma” Regione diventa la stampella di ogni iniziativa Imprenditori e sindacati, camere di commercio ed enti si sono trasformati in collettori d’istanze che ricorrono sistematicamente agli assessorati per qualsiasi intervento nel tentativo di dribblare il rischio d’impresa o di posticipare l’ineludibile riorganizzazione aziendale La sede della Regione Friuli Venezia Giulia in piazza Unità d'Italia a Trieste

continua dalla prima

l’economia ricostruendo le fabbriche com’erano prima, finanziando le iniziative imprenditoriali d’investitori extra regionali; realizzando l’Università di Udine; sostenendo l’Ospedale di Cattinara e l’area Science Park. Parallelamente la Regione è divenuta azionista d’Insiel e, per quanto riguarda i dipendenti, si è firmato il Contratto di “Comparto unico”, che eroga retribuzioni superiori del 10% rispetto a quelle del vicino Veneto. In ambito turistico non siamo da meno: gli impianti sciistici di risalita sono “pubblici”; le presenze a Lignano sono passate da 6.000.000 a 3.000.000, il complesso termale di Bibione ha certificato la crisi di Arta Terme, l’aeroporto di Ronchi in un anno ha avuto 750.000 passeggeri, quello di TV 2.400.000. Dati che parlano chiaro: da noi s’è radicata la convinzione che “mamma Regione” sia la panacea di tutte le richieste. Imprenditori e sindacati, Camere di Commercio ed Enti si sono trasformati in collettori d’istanze che ricorrono sistematicamente agli Assessorati per qualsiasi intervento o situazione di crisi nel disperato, quanto inutile, tentativo di non fare i conti col rischio d’impresa o posticipare l’ineludibile riorganizzazione aziendale. Fare impresa con i soldi della Regione e governare quest’ultima con quelli dello Stato, rispecchia il fatto che il sistema economico regionale non produce ricchezza: soprattutto per la sua presenza in settori tradizionali a basso valore aggiunto e poco competitivi: quelli maggiormente presenti in Friuli. Nel 1964, anno di nascita della Regione Autonoma, la provincia di Udine contava 535.965 residenti. Da allora al 2014 sono aumentati di 215 unità grazie alla presenza di 41.133 stranieri. Nel frattempo gli italiani sono calati di 40.917 unità. La provincia di Pordenone dimostra proprio la diretta correlazione tra produzione della ricchezza ed aumento territoriale della popolazione: nel 1964 i residenti erano 242.752, nel 2014 sono 313.978 di cui 33.872 stranieri: ma gli italiani sono tutt’ora 37.348 in più del 1964; quindi, il PIL della regione ha avuto qui il suo centro motore. Nel momento in cui nella Destra Tagliamento sono state

evidenti queste criticità, tutta la regione ne è stata coinvolta. Da un esame dei dati sulla popolazione regionale risulta evidente che in Veneto e Lombardia i territori che producono maggior ricchezza sono quelli con una percentuale più alta di giovani. Ne abbiamo la prova comparando la situazione delle aree urbane di Pordenone, Udine e Treviso. I dati ci dicono che qui le aree urbane perdono quote di popolazione italiana, cresce la presenza d’immigrati, mentre il ceto medio dei commercianti e liberi professionisti fugge dai centri storici così come, in precedenza, aveva fatto la borghesia urbana. In particolare a Pordenone la chiusura dei negozi e l’invenduto nell’edilizia abitativa sono fenomeni eclatanti perché una volta venuto meno il tessuto industriale e manifatturiero che faceva da polmone alla crescita urbana, esso non è stato sostituito da un terziario avanzato in grado di esprimere cultura, qualità ed innovazione. Non a caso in Veneto ciascuna delle città capo-

luogo ha saputo riconvertirsi, dandosi un ruolo grazie alle sinergie costantemente realizzate fra pubblico e privato. In tutto il Veneto i capoluoghi si sono ritagliati un ruolo ad hoc grazie alla collaborazione fra borghesia, privati operanti in vari settori, Banche (penso a Cassa Marca) e settore pubblico. Sono nate così realtà policentriche, ciascuna con poli culturali attrattivi di livello nazionale: la Ca’ dei Carraresi a Treviso, i poli museali di Vicenza e Verona, il recupero della Gipsoteca del Canova a Possagno... Si sta istituendo un collegamento via fiume tra Concordia e Caorle, questo mentre a Pordenone da trent’anni si discute inutilmente sulla navigabilità del Noncello; si sono realizzati interventi di riqualificazione urbana ed archeologia industriale a fini abitativi e culturali (cito il caso di Schio con gli stabilimenti Lanerossi) mentre nulla si è fatto per il recupero degli stabilimenti tessili pordenonesi nonostante le proposte concrete della ricerca del prof. Crippa. In Veneto

DATI SOLO FRIULI VENEZZIA GIULIA

Residenti al 31.12. 1990 Residenti al 31.12.2014 Differenza in cifra fissa 1.201.028* 1.227.122** 26.094***

il mecenatismo privato è “consuetudine” mentre in FVG è del tutto sconosciuto ed eventi pordenonesi di rilievo come Pordenonelegge, Le giornate del cinema Muto, Dedica si reggono prevalentemente sull’intervento regionale. Il Veneto tra luci ed ombre (in primo luogo il dato sull’occupazione) ha utilizzato la crisi per dare uno sprone al manifatturiero in una correlazione fra pubblico, privato formazione e terziario urbano. Ed è il motivo per cui merita un grande interesse. In FVG abbiamo un formidabile patrimonio giovanile formatosi nelle eccellenti Scuole professionali, nelle Università e negli Istituti superiori. Sono loro le energie cui dobbiamo offrire sbocchi che superino le ristrettezze ed i metodi d’una base produttiva poco competitiva. È per loro che dobbiamo

chiudere definitivamente la stagione del neoassistenzialismo regionale, favorendo il più possibile la crescita d’un nuovo contesto ambientale urbano che muti radicalmente ciò che oggi è, per loro, asfittico e di scarso interesse. Fanno bene a guardare a contesti professionali avanzati come Milano, Londra, New York, Berlino o Parigi, per imparare le lingue, conoscere il mondo, respirare aria diversa, ma noi faremmo bene a pensare cosa offrire loro per farli rientrare dopo tali esperienze. Il discorso sul “che fare?” dovrebbe iniziare a questo punto; ma questa è una questione che riguarda la politica, l’imprenditoria e le parti sociali, la loro capacità e, soprattutto, la volontà di cambiare rapidamente mentalità ed impostazioni consolidate.

*Non risultano dati di residenti stranieri per cui la popolazione è considerata interamente italiana ** di cui 1.119.563 italiani e 107.559 stranieri (6,63% sul tot. dei residenti) *** calcolando la differenza fra popolazione italiana al 1990 ed al 2014 la differenza reale di diminuzione degli italiani è pari a 81.465 CONFRONTO RESIDENTI FRA REGIONI Residenti al 31.12.2013 Residenti al 31.12.2014 % FVG 1.229.363 1.227.122 -­‐ 2.241* VENETO 4.926.818 4.927.596 + 778 LOMBARDIA 9.973.397 10.002.615 + 29.218 *di cui 1.883 italiani e 358 stranieri RESIDENTI STRANIERI NELLE PROVINCE SUL TOTALE DEI RESIDENTI -­‐ CONFRONTO 2013 – 2014 Residenti stranieri al Residenti stranieri al Variazione % stranieri sulla popolazione totale 31.12.2013 31.12.2014 % della Provincia PN 35.129 33.817 -­‐ 3,7 10,8 UD 41.558 41.123 -­‐ 1,0 7,0 GO 12.067 12.546 + 4,0 8,9 TS 19.163 20.063 + 4,7 8,5 POPOLAZIONE OVER 65 IN PERCENTUALE FRA REGIONI AL 31.12.2014 SUL TOTALE DEI RESIDENTI

FVG 25,1%* VENETO 21,7% TRENTINO A.A. 19,9% LOMBARDIA 21,6% LIGURIA 28,0% *sul totale di 1.227.122 residenti gli over 65 sono 306.780 POPOLAZIONE ITALIANA E STRANIERA RESIDENTE AL 31.12.2004 ED AL 31.12.2014 A UDINE, PORDENONE,TREVISO CITTÀ Residenti italiani e stranieri di cui di cui Residenti italiani e stranieri di cui di cui Al 31.12.2004 italiani stranieri Al 31.12.2014 italiani stranieri UD 96.402 89.475 6.927 99.473 85.217 14.256 PN 51.044 46.039 5.005 51.632* 43.631 8.001 TV 81.516 75.657 5.859 83.145 72.083 11.062 *A Pordenone l’età media degli italiani è 48 anni; quella degli stranieri 32,3. Gli over 65 sono 12.649 (24,5% sul tot.). Il tasso di natalità dei residenti italiani è del 6,74%, quello dei residenti stranieri del 17,21%.

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Giannino Padovan


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La Città

OPINIONI

Febbraio 2016 SOTTO LA LENTE

IL LANTERNINO

Confesercenti, una provocazione sbagliata e di cattivo gusto

Risparmiatori o scommettitori?

di GUIDO CECERE

Comunicare non vuol dire necessariamente “provocare”. E quando si dice provocare, oggi si sottintende provocare reazioni negative, non positive, cioè scandalizzare, creare clamore negativo. Certo la strada in questo campo la indicò tanti anni or sono Oliviero Toscani con le sue celeberrime campagne pubblicitarie, prima per la Jesus e poi per la Benetton. Ma erano gli anni della cosiddetta “contestazione” e i prodotti erano destinati a un “target” giovane, quindi il linguaggio era in qualche modo adeguato e, comunque, spregiudicato, innovativo, ma non di cattivo gusto, anche se scandalizzò mezzo mondo. Il caso della campagna pubblicitaria Confesercenti Fvg - che ha utilizzato il dipinto "L'origine du monde" di Courbet ritraente il primo piano di organi sessuali femminili ndr - apparsa a Pordenone è invece ben diverso. Innanzitutto si tratta di un uso improprio del noto dipinto di Courbet del 1866 che, val la pena ricordarlo, era stato commissionato per un preciso cliente: Khalil-Bey, diplomatico turco e ambasciatore dell'Impero ottomano ad Atene, per la sua galleria personale di dipinti erotici. Quindi un’opera nata per una fruizione privata e in un contesto domestico, non certo per un poster stradale tre metri per sei! Seconda considerazione: la sovrapposizione di una ragnatela nel “punto strategico” è un’idea di pessimo gusto, sia dal punto di vista visivo che da quello comunicativo. Appare subito come una sorta di “censura” per coprire le pudenda

e quindi emana una sensazione di “proibito ai minori” che non è certo positivo come messaggio, ma evoca una certa pruderie, ovvero moralismo formale e di facciata. Inoltre, se la ragnatela è simbolo di “vecchio e abbandonato”, si desume che la donna ritratta non viva certo una vita sessuale normale, ma piuttosto che soffra di “scarso o nullo utilizzo” del suo organo. Quindi un’altra negatività. Paradossalmente (e comicamente) si potrebbe pensare a una pubblicità dello “Swiffer catturapolvere” o spolverino similare! Infine, considerazione non da poco, ancora una volta siamo di fronte ad un uso gratuito e volgare dell’immagine del corpo della donna, stigmatizzato e punito tante altre volte dal Giurì dell’autodisciplina pubblicitaria, organo che vigila sulla correttezza della comunicazione pubblica a livello nazionale. Si tratta, insomma, di una scivolata di cattivo gusto, di preciso stampo maschilista (come mai non si usa mai il corpo maschile?) e dispiace che, a dispetto della sbandierata emancipazione della donna nella società occidentale, ancora una volta si debba riscontrare un atteggiamento assolutamente irriguardoso e volgarmente goliardico che non fa certo onore a chi firma questo manifesto. Ma perché ognuno non fa il suo mestiere e non si commissiona la pubblicità agli specialisti del settore? Non si tratta solo di difendere le donne, ma anche di non credere che la comunicazione sia un “gioco” che chiunque può divertirsi a improvvisare!

propriamente di investimento in Popolo di santi, poeti e navigatori. obbligazioni, la circostanza che il Ma anche di risparmiatori. Così ci debitore risulti essere lo stesso sogconsideravamo e venivamo consigetto (Stato) garante dei risparmi derati noi italiani fino alla fine dello depositati in banca, ne rende in scorso secolo. Ed era soprattutto effetti sostanzialmente identico il l’ultima caratteristica che forse rischio. meglio ci identificava agli occhi del di NINO SCAINI Così però evidentemente non può mondo, anche perché era quella che essere per i titoli emessi da altri stati (non lo fu, in effetti consentiva al nostro paese di far fronte o comunque di attenuare le conseguenze negati- infatti, per quelli argentini). Né tantomeno per obbligazioni emesse da istituti bancari o finanve di una non altrettanto accorta gestione delle ziari e da società industriali o commerciali anche risorse pubbliche. di apparente solidità (si ricordi i casi Parmalat e Una propensione individuale al risparmio chiaCirio), comportando il loro acquisto null’altro ramente e strettamente connessa all’attività e che un prestito concesso ad un soggetto, che pur alla cultura contadina, artigianale e della piccola impegnatosi a rimborsarlo, non è certo che tale industria: assicurarsi le riserve per acquistare impegno sia poi in grado di mantenere. Tanto casa, far crescere la famiglia e migliorarne le più quando tali titoli presentano rendimenti più condizioni economiche, aumentare la quantità elevati, così compensando, come s’è accennato, e qualità dei raccolti, incrementare l’efficienza e la loro appetibilità economica con una maggior la produttività della propria impresa. Un inveprobabilità di mancato rimborso. stimento tanto su se stessi, quanto sul proprio Ci troviamo dunque in una realtà concettualambito territoriale e sociale, rispetto al quale le mente e concretamente diversa e molto lontana banche svolgevano un ruolo ed una dinamica da quella del risparmio: quella della speculazione fondamentali. Tanto da spiegare la stessa esistenza in Italia, di una legislazione di controllo e e dell’alea (o scommessa), che si esprime anche tutela dell’attività di raccolta ed intermediazione e soprattutto con gli investimenti in azioni, in del risparmio del tutto speciale ed assai più rigo- materie prime, in oggetti preziosi ed opere d’arte e, infine, negli immobili (oramai ex bene rifugio rosa rispetto ad ogni altra nazione. E forse anche con ciò si spiega la sofferta integra- degli italiani) a fronte dei quali neppure vi è un zione di una tale cultura del risparmio con quella rimborso assicurato da un debitore ma semplicecultura della finanza che la nuova logica del mer- mente la speranza di vendere il prodotto acquistato ad nuovo acquirente disposto a pagarlo ad cato globale ha imposto in questi ultimi anni. un prezzo superiore e comunque soddisfacente. Una cultura orientata su un unico essenziale È evidente che chi si muova con un minimo di obiettivo: il profitto; e nel rapporto con la quale consapevolezza in questa realtà non può non stiamo ancor oggi mostrando più pressapochiaccettare di mettersi in gioco e di poter con ciò smo e confusione che consapevolezza. Tanto da non riuscire ad avvertire come l’accantonamento subire perdite, anche gravi. E dunque non può ragionevolmente attendersi certezze e garanzie di somme nel classico libretto o certificato di logicamente prima ancora che giuridicamente deposito, in un buono postale fruttifero o in incompatibili con le sue libere scelte. un fondo previdenziale, siano cosa ben diversa Non è naturalmente il caso di coloro che, pur rispetto al loro impiego nell’acquisto di titoli non avendone la propensione e/o le sufficienti obbligazionari o, addirittura, azionari ancorché conoscenze, siano stati indotti a scelte di inemessi dalla stessa banca a cui avevamo affidato vestimento non libere e ne abbiano conseguito il risparmio; magari indotti dall’avidità e dalla un danno. Circostanza nella quale la pretesa del pericolosa e non sempre incolpevole ignoranza danneggiato non avrà ad oggetto l’immunità che il maggiore e più rapido profitto atteso dai dell’investimento ma una prestazione risarcitoria secondi dà la misura non solo e non tanto della redditività ma anche e soprattutto della rischiosi- da parte di chi risultasse responsabile del danno subito dall’investitore. Responsabilità da ricotà del relativo investimento. noscersi, peraltro, non in forza della semplice A questo pericoloso stato psicologico hanno costatazione dell’avvenuta perdita bensì a seguito probabilmente contribuito la prima storica fase di una concreta e approfondita valutazione dei dell’evoluzione del risparmiatore in investitocomportamenti dei diversi soggetti coinvolti. re: l’acquisto dei titoli di stato (BOT, CCT, BTP). Pur trattandosi non più di risparmio, ma (ninoscaini@gmail.com)

LO SPIGOLO

Una preghiera… di NICO NANNI

Nel momento in cui scriviamo non vi è ancora nulla di certo circa le candidature a sindaco di Pordenone (come noto si voterà in giugno per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale). Certo qualche nome appare più battuto di altri, ci sono state fughe in avanti di un certo peso, ci sono stati anche nobili rifiuti da parte di cittadini, il cui nome era stato avanzato da qualche parte, non essendo disponibili ad assumere o non ritenendosi all’altezza di un impegno del genere. In verità ci sono ancora molti nodi da sciogliere da parte dei vari partiti e delle coalizioni che vorrebbero partecipare alla “gara”. Tutto lecito, tutto legittimo, ma forse, ancora una volta, a prevalere sembrano essere gli interessi dei partiti anziché quello della città nel suo complesso. Tuttavia, anche senza candidature certe, da alcune parti sono state avanzate delle ipotesi di programma, che stando a quello che si è letto e sentito dire, hanno del fantasioso o, peggio, sono stati scritti riportando sulla carta ciò che usciva dalla bocca dei possibili candidati, con un’unica caratteristica: parlare alla “pancia” anziché alla testa delle persone. Belle frasi buttate là, di grande effetto, ma nulla più.

Solo qualche esempio. Un tema ricorrente riguarda la costituzione a Pordenone di un “teatro stabile”: ma sanno di cosa stanno parlando e che i teatri stabili (che non si chiamano nemmeno più così) in Italia sono regolati da una normativa nazionale? A meno che non si intenda, così dicendo, dare uno “spazio” ai tanti che in città si cimentano nel teatro con alterni risultati. Ma questa è un’altra cosa. C’è poi chi vorrebbe trasformare Palazzo Badini in un “centro commerciale”… Ohibò, questa è bella. E che fine faranno gli organismi – fra cui lo sportello di Turismo FVG e la Mediateca – che vi hanno preso alloggio? Infine, l’eterna questione dell’area del Cotonificio Amman: è ovvio che a tutti fa male al cuore il vederla in quelle condizioni, meno ovvio è fare delle proposte o dei progetti su un’area che è privata e non pubblica. Perciò ci permettiamo di rivolgere a partiti e candidati una preghiera: nei vostri programmi, per favore, evitate tanti discorsi e paroloni, scegliete cinque punti o obiettivi e concentratevi su quelli. Se poi sarete stati così bravi da risolverli tutti in breve tempo, nulla vieta che ne indichiate degli altri. Ma, per favore, che siano programmi chiari, concreti, basati sulla razionalità e non sulla pancia. Grazie!


La Città

APPUNTAMENTI

Febbraio 2016

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Dal 5 al 13 marzo alla Fiera di Pordenone ritorna Ortogiardino la manifestazione leader di settore

I GIARDINI DI MARZO Appuntamento imperdibile per gli operatori e gli appassionati di ortoflorovivaismo e architettura del paesaggio. Evento nell’evento la 5^ edizione del Festival Dei Giardini con 13 realizzazioni d’autore sul tema “Fantasie vegetali in giardino” irresistibile a visitare Ortogiardino dove vivai, floricoltori, rivenditori di bulbi e sementi, concimi, attrezzature per il giardinaggio, mobili per esterni, sono pronti a soddisfare il desiderio di shopping verde dei visitatori. Da cinque anni la Fiera di Pordenone ha avviato un processo di trasformazione di Ortogiardino: da manifestazione leader per gli appassionati di giardinaggio a salone di riferimento per architetti paesaggisti, vivaisti, agronomi e progettisti del verde pubblico. Artefice di questa mutazione è il Festival dei Giardini, evento nell’evento che grazie ad un format unico nel panorama fieristico italiano stimola il lavoro sinergico di architetti paesaggisti sul fronte progettuale e vivaisti in fase realizzativa. L’evento prevede un concorso che mette in competizione le migliori idee e realizzazioni in tema di piccoli giardini. Un Festival dei Giardini a Pordenone non può essere che innovativo, per questo le creazioni sono legate ad un tema che varia ad ogni edizione: i giardini

AMARA PIACE

Sulle tracce dei tesori enogastronomici della provincia di Pordenone

del festival 2016 si sono ispirati al concetto di “Fantasie vegetali in giardino”. Una giuria composta da agronomi, progettisti, giornalisti di settore ha scelto i 13 progetti migliori che saranno realizzati e vistabili all’interno di Ortogiardino. L'approfondita conoscenza delle piante ed il loro utilizzo specifico e creativo nella realizzazione delle ambientazioni vegetali sono le doti di progettisti e vivaisti che il concorso vuole mettere in luce e valorizzare. Ai visitatori non resta che addentrarsi in queste oasi di benessere e prendere spunto per ricreare le stesse suggestioni anche nello spazio verde di casa propria. Il successo di Ortogiardino si deve anche al ricco programma di eventi collaterali che hanno fatto da contorno ai giardini e allo shopping verde dei visitatori. Il Giardino delle Meraviglie propone un’originale mostra di arredi e decori per giardini e terrazzi realizzati da artigiani e piccole aziende. Vengono lanciate da qui le tendenze della prossima primavera estate: i colori, gli stili, gli accessori a cavallo tra moda e design.

Regina incontrastata di Ortogiardino è l’orchidea, protagonista della storica mostra mercato a lei dedicata “Pordenone orchidea”. Allestimenti spettacolari, incontri culturali ed enogastronomici fanno da cornice all’esposizione di diverse e raffinate specie internazionali all’interno di un suggestivo ecosistema con oltre 150 diverse tipologie di orchidee. Ortogiardino si tiene all’inizio della primavera, un momento in cui grazie alle belle giornate è già forte la voglia di vacanza che nello stile della manifestazione devono essere a contatto con la natura: accompagna Ortogiardino ormai da 15 anni la Fiera Verde Blu, un’area all’esterno dei padiglioni dove concessionari e allestitori presentato camper e caravan di varie dimensioni per tutte le necessità. Ortogiardino, Fiera di Pordenone dal 5 al 13 marzo 2016 Orari: dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 19.30. Sabato e Domenica dalle 9.30 alle 19.30 www.ortogiardinopordenone.it

di MARA DEL PUPPO

Quando cultura fa rima con cibo Al Verdi va in scena l’happy hour La contaminazione è un processo che fa parte dei nostri tempi, ed è spesso in grado di dare risultati sorprendenti. Si prendono due settori diversi e si fondono, emergono punti in comune e differenze che focalizzano l’attenzione su termini prima poco visibili. Oramai il food – settore sulla cresta dell’onda da qualche anno – è stato uno degli ambiti in cui molte contaminazioni si sono sperimentate. Una delle più riuscite a mio parere è sicuramente il binomio con la cultura. Di buoni risultati raggiunti da questo “matrimonio” ne possiamo citare più d’uno. Il primo che mi viene in mente è la fortunata accoppiata museo-ristorante. Avrete sicuramente sentito parlare di alcuni grandi musei da visitare non solo per le opere d’arte ma anche per trascorrere una cena memorabile, da stella Michelin. Dal Guggenheim di Bilbao con il suo “Nerua” al Moma di New York che ospita il “The Modern”, fino ad arrivare al nostro Davide Scabin, chef un po’ bistrattato ma a mio parere geniale, alla Guida del Combal Zero, inserito all’interno della splendida cornice del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Ma un pensierino ce l’ha fatto pure la letteratura. È nato così “Food&Book”, il Festival del libro e della cultura gastronomica. Tre giorni di incontri a ottobre a Montecatini Terme che hanno come protagonisti noti scrittori che nei loro romanzi raccontano il cibo e chef che lo esaltano nelle loro ricette, spesso in

Alcune immagini dell'edizione 2015 di Ortogiardino nei padiglioni di Pordenone Fiere

Finger food e piccoli sfizi da gustare prima di accedere alla sala, prodotti a km zero in onore di qualche specialità friulana prima di perdersi tra le suggestioni del teatro

libri di grande successo. Neanche il teatro è rimasto guardare. Non solo il San Carlo di Napoli ha avviato una collaborazione con l’Accademia dei Maestri Monzù ma anche una realtà a noi molto più vicina è attiva da tempo su questo terreno: il Teatro Verdi di Pordenone. Noto per la sua dinamicità e per la voglia di valorizzare tutte le potenzialità dei suoi spazi è stato proprio il nostro teatro cittadino ad aver avviato qualche anno fa l’iniziativa dell’happy hour: la possibilità di fare un appetitoso spuntino prima di accedere allo spettacolo serale. Dopo una breve pausa l’iniziativa è infatti ripresa in occasione del balletto “Giselle” inaugurando una nuova partnership con il Caffè letterario di Pordenone di Irma Casula. Parola chiave del nuovo happy hour è “territorio” su cui si focalizzeranno finger food e piccoli sfizi da gustare prima di accedere alla sala, prodotti a km zero che ricorderanno qualche specialità tipicamente friulana per iniziare bene la serata prima di perdersi tra le suggestioni dell’interessante calendario proposto dal Verdi. Il presidente Giovanni Lessio ha sottolineato la centralità della promozione della qualità del cibo e della sana alimentazione in abbinata alle attività culturali, segnalando l’opportunità che il teatro intende offrire alle imprese del settore agroalimentare ed enologico del territorio, ponendosi come vetrina dei loro prodotti. Dunque un palco prestato al cibo di qualità, che speriamo raccolga lunghi applausi.

studiocreta.it

Tutto pronto per la 37^ edizione di Ortogiardino, Salone della floricoltura, orticoltura, vivaismo in programma alla Fiera di Pordenone dal 5 al 13 marzo 2016; forte di un pubblico di visitatori che ormai da molti anni sfiora le 70.000 presenze, questa manifestazione si presenta come il più importante appuntamento in Italia nel settore dell’ortoflorovivaismo sia per gli appassionati del verde domestico sia per gli operatori professionali. Importante la quota di visitatori stranieri (14% del totale) che soprattutto nei weekend arrivano a Pordenone da Slovenia, Croazia e Austria: un dato che pone in evidenza la favorevole location della manifestazione nel cuore del Nordest. 25.000 mq di aree coperte si trasformano durante i nove giorni di manifestazione in una spettacolare festa della natura dove grandi allestimenti a giardino si alternano a circa 300 stand commerciali con tutto quello che serve per rinnovare terrazzi e aree verdi. Uno stimolo

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La Città

CRONACHE

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Dopo le App che danno consigli cosa dobbiamo ancora aspettarci? di PIERGIORGIO GRIZZO Viviamo in un’epoca-spartiacque, una pietra miliare nella storia umana. Pochi ne sono consapevoli, ma sotto i nostri occhi, in una manciata di anni, si è concretizzata una rivoluzione culturale che, nel bene o nel male, ha già sconvolto la nostra vita. Come chiameranno quest’epoca gli storiografi dei secoli futuri? Non si sa. Io però userei un’espressione come smart revolution o smart era. Sì, perché la diffusione del cosiddetto internet statico, quello dei siti, per intenderci, che non permette una interazione con l’utente (preistoria ormai), è stata solo il primo step. Il secondo è stata l’avvento del 2.0, ossia dell’internet dinamico o interattivo, quello che attraverso le reti sociali (youtube, instagram, facebook, twitter) consente a qualsiasi utente delle rete di agire dentro e attraverso la stessa. Il terzo e decisivo step è stato rendere il web e tutte le sue opportunità una parte di noi, del nostro viatico quotidiano, del nostro bagaglio come le scarpe o le mutande, con la commercializzazione di i-phone e smart phone, i telefoni intelligenti attraverso i quali è possibile fare praticamente tutto.

Per certi versi viviamo un’epoca straordinaria. La diffusione della cultura, del sapere, dell’informazione non sono mai state così veloci e alla portata di tutti. Non ci sono più scuse per gli ignoranti. Come si chiamavano i 7 re di Roma? Cos’è il Dadaismo? Come si smonta un carburatore? Come si fa il sugo all’amatriciana? Chi ha vinto le elezioni in Moldavia? Qualsiasi cosa tu voglia sapere, la puoi chiedere al tuo smart phone, ad un accessorio che tieni in tasca, e lui ti risponde. Siri è una app, un’applicazione scaricabile da internet, per i-phone, ormai piuttosto nota. Puoi chiedere a Siri qualsiasi cosa: il ristorante più vicino, la farmacia di turno, il nome del primo ministro inglese nel 1944, il tragitto per andare da Pordenone a Cuneo. Siri ti risponde con la sua docile voce femminile. L’ultima edizione dell’International Consumer Electronics Show di Las Vegas (meglio nota come Ces), la più importante fiera dell’elettronica di consumo del mondo, la vetrina dei prototipi, del futuro che è già alle porte, ha mostrato in anteprima quale sarà il trend dei prossimi 2-3 anni. L’evoluzione di Siri e delle sue varianti per smart phone è

una app che interagisce ancora di più con l’utente. Non è solo il suo navigatore e la sua agenda, ma una sorta di consigliere elettronico dotato di memoria e di intelligenza autonome. Queste app non saranno più soltanto in grado di indicarti il tragitto più breve George Orwell 1903-1950 per raggiungere in auto il luogo della riunione aziendale del lunedì mattina. La loro suadente vocina, sulla base delle conoscenze del software relative a te stesso, al tuo lavoro, al tuo way of life, arriverà a dirti: “Ti consiglio di svegliarti attorno alle 7 mercoledì mattina e di partire non più tardi delle 8, se vuoi essere a Mestre, in piazza Ferretto, per le 10. Perché è prevista nebbia e traffico intenso sulla A4. Inoltre il lunedì mattina c’è mercato e la viabilità sarà rallentata. Ti consiglio di parcheggiare nel parking a pagamento di via Battisti e di proseguire a piedi. Ti consiglio altresì di vestire pesante e di portarti l’ombrello perché il clima sarà freddo e umido, con una leggera pioggia. Ricordati anche di portare la relazione per il dott. Martini”.

Spopola anche a livello locale il fenomeno delle web star, autentiche celebrità con milioni di follower

Quelle strane creature divoratrici di “like”

La televisione aveva il potere di trasformare anche un'ortica in un giglio. Internet 2.0 ha il potere di farlo gratis o giù di lì, dando la possibilità a dei perfetti Carneadi senza arte né parte di diventare dei Vip. Basta un po' di appeal, un minimo di parlantina o di istinto teatrale. Alle volte neppure quello. Tra i personaggi più seguiti le pordenonesi Samanta Asquini e Ilaria Cedolin, aspirante ItGirl Broadcast yourself. Trasmetti te stesso. Lo slogan di youtube è la sintesi perfetta dei nostri tempi. Viviamo nell’epoca più democratica della storia? Dal punto di vista dell’informazione probabilmente sì. La grande rivoluzione dell’internet 2.0, ossia del web che attraverso le cosiddette “reti sociali” è passato da statico a dinamico, ossia interattivo, ha offerto a tutti opportunità impensabili fino a poco tempo prima. In primis quella di non essere più solamente fruitori passivi dei mass media, ma di diventarne protagonisti, appunto trasmettendo e quindi promuovendo se stessi, a costo zero o quasi, su un palcoscenico potenzialmente

globale. Forse tutto questo è solo una pia illusione, visto che il monopolio del famoso quarto potere resta comunque appannaggio di pochi; di certo l’era 2.0 ha creato dal nulla nuove mode, tendenze e fenomeni. Quello delle web star, per esempio: self made men/wamen nati nella rete, su social come youtube o instagram, e diventati delle celebrità seguite da milioni di followers. Come Imanuel Casto, controverso cantante e autore di provocatori video clip musicali, diventato famosissimo usando quasi esclusivamente il web, senza essere praticamente mai comparso in televisione. O Federico Clapis, che con

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i suoi video dissacratori caricati su youtube e rimbalzati su facebook, è passato in pochissimo tempo da internet al red carpet della Mostra del Cinema di Venezia. Tra giovani e giovanissimi spopolano gli instagrammer Mariano Di Vaio e Micky Batmen, fotomodelli, che si muovono non sulle passerelle, ma nel mondo virtuale, vere e proprie icone alle quali si ispirano i tanti che ora vogliono ripercorrerne le orme. Poi ci sono le ItGirl, le ragazze che fanno tendenza, capaci di dettare mode e gusti come e più delle grandi Maison. Quasi tutte le ItGirl di nuova generazione sono

state rese celebri da un uso sapiente dei social network. Su tutte l’anglo cinese Alexa Chung. La televisione aveva il potere di trasformare anche un’ortica in un giglio. Internet 2.0 ha il potere di farlo gratis o giù di lì, dando la possibilità a dei perfetti Carneadi senza arte né parte di diventare dei Vip. Basta un po’ di appeal, un minimo di parlantina o di istinto teatrale. Alle volte neppure quello: sono sufficienti forme procaci o addominali scolpiti da esibire con studiata nonchalance, attraverso foto realizzate con lo smartphone. Il fenomeno delle web star ha ormai anche i

suoi portali specializzati, come www.melty.it o www.mondospettacolo. com (ma anche le edizioni internet dei più importanti quotidiani hanno ormai imboccato quella strada) che tra le notizie sui vip “storici”, quelli consacrati dalle emittenti televisive o dai rotocalchi a diffusione nazionale, intercalano interviste e ritratti alle star del web, quelle che ad ogni foto postata su facebook conquistano migliaia di like . “Il segreto è proprio quello – spiega Nicola Negri, redattore di melty.it - trattare i ragazzi che vantano il maggiore feedback sui social come delle celebrità tradizionali”. In fin dei conti se un qualcuno ha i numeri per raggiungere trasmettendo se stesso - una platea di un milione di visitatori è di fatto già una star. Il panorama delle web star nostrane è quantomai variegato. Si va dal personaggio che ha raggiunto una piccola notorietà attraverso la televisione e che continua a cavalcarla attraverso il web, alle vere e proprie “creature della rete”. Tra i primi Eros Zufferli, 29enne di Moimacco di Cividale, che tra febbraio

Ilaria Cedolin

e maggio di quest’anno è stato tra i corteggiatori di “Uomini e donne”. Fisico scolpito e faccia da bello e dannato, ha preso ormai da qualche tempo l’abitudine di postare quotidianamente foto e commenti su facebook ed instragram, raccogliendo centinaia e centinaia di like. “Tra i miei obiettivi – racconta – c’è quello di affermarmi come blogger”. Anche Samanta Asquini, splendida quarantenne di San Vito al Tagliamento coltiva su facebook, dove ha 3 profili ed una pagina, e su instagram le sue migliaia di ammiratori. È assurta agli onori delle cronache nel 2013, vincendo il titolo di Miss chirurgia estetica e da allora frequenta i salotti televisivi come esperta della materia, da Rai Uno alle reti Mediaset. Tra le vere e proprie web star made in internet c’è Jobaida Akter, di Soligo (Treviso), ragazza immagine molto nota nei locali friulani, e Ilaria Cedolin, ventenne di Spilimbergo, che sogna di affermarsi come ItGirl e come fotomodella. Anche per lei migliaia e migliaia di followers e valanghe di “like” ad ogni foto postata. P.G.


La Città

CRONACHE

Insomma, meglio di una seconda moglie o di una perpetua... Inoltre, le principali piattaforme internet come Android, Amazon, Google, hanno stretto accordi di jont venture con alcune delle più grandi case automobilistiche per mettere in commercio a stretto giro le nuove automobili smart, capaci non solo di parcheggiare e navigare con il pilota automatico, ma anche di interagire con l’agenda, con l’ufficio e con la casa dell’utente. Un giorno dovevo incontrarmi con un tizio di Oderzo per consegnargli un cd di foto. “Dove sei giovedì sera?”, gli chiesi. “Giovedì sera lavoro ad Aviano”, mi rispose. “Bene, allora ci possiamo vedere a Pordenone”. “A Pordenone? Perché a Pordenone?” “Beh, perché se parti da Oderzo e devi andare ad Aviano, sicuramente passerai per Pordenone...” “Ah sì??? Scusami, non lo sapevo. Io imposto il navigatore e poi lo seguo...” Un esempio eclatante del livello di dipendenza e di passività nei confronti dell’accessorio tecnologico al quale siamo già arrivati. Si trattava peraltro di un uomo sui quarant’anni, una persona cioè, che ha vissuto quasi metà della sua vita senza internet e senza la telefonia mobile. Il livello di dipendenza dei venticinquenni attuali, di quella generazione che non ha conosciuto l’era pre internet, è

ovviamente ancora più profonda. Gli adolescenti, invece, da quando hanno raggiunto l’età della ragione, non hanno praticamente mai vissuto senza smart phone e il loro livello di dipendenza è già ora sconcertante. Senza Google Maps si sono già persi prima di uscire di casa, senza Facebook e Whatsapp sono tagliati fuori dalla vita sociale. Cosa sarà di quella generazione che crescerà con le app super interattive, quelle che di fatto sanciranno la scomparsa di una vastissima gamma di professioni e di servizi, dalle agenzie di viaggio, ai supermercati per arrivare perfino al medico di base (hai l’influenza o un eritema alla pelle? Puoi chiedere istruzioni alla tua app). Ebbene, questa generazione avrà probabilmente un atteggiamento completamente passivo nei confronti della tecnologia, in uno stato di dipendenza e di sottomissione simile a quello generato dalle droghe. Nella tasca dei pantaloni o nella borsetta porteremo un’intelligenza artificiale che ci suggerirà in modo persuasivo qualsiasi cosa, da cosa mangiare, a come vestirci, a quali medicine prendere, a quale strada fare e a che ora per andare da A a B, scegliendo per noi due itinerari, il più veloce e il più breve, inducendoci a percorrere sempre quelli, tralasciando tutta una moltitudine di varianti, di scorciatoie, di alternative. Omologandoci e incanalandoci nel flusso. Quarant’anni fa un intellettuale visionario come Pier Paolo

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Pasolini ci aveva messo in guardia dalla televisione, la scatola ammaliatrice che entrava nelle case e nelle famiglie. Cosa avrebbe detto delle app, che attraverso gli smartphone, ci entrano direttamente nei vestiti, e diventano un altro cervello portatile, un’appendice del nostro corpo? Non è fantascienza, sono solo proiezioni fredde e lucide, già avvallate da tanti sociologi. Ci sono app scaricabili dal web a pagamento, ma la stragrande maggioranza sono gratuite e c’è da chiedersi da dove nasca tutta questa sorprendente generosità. Ebbene, va subito compreso che, dove non paghi, il prodotto sei tu. O meglio sei un campione di un’indagine di mercato. Sei una fonte di informazioni da succhiare fino all’ultima goccia. E da archiviare insieme ad altri milioni e milioni e milioni di utenti in una immensa banca dati. Il tuo computer, il tuo smart phone ti ascoltano. Sono un terminale che raccoglie informazioni di tutti i tipi: tuoi gusti, i tuoi passatempi, le tue ambizioni, i tuoi segreti, i tuoi vizi. C’è un grande orecchio che sa tutto di te, come il Grande Fratello di un altro intellettuale visionario, George Orwell. Non serve neppure il microchip sottocutaneo, come nelle novelle di fantascienza o nelle previsioni di complottisti e dietrologi. Il controllo sulle persone e sulle menti si può raggiungere ugualmente, in modo molto più sottile, indolore e smart...

Il Circolo della Stampa di Pordenone celebra la fondazione (1967): il bilancio del presidente Piero Angelillo

Circolo della Stampa, da mezzo secolo sentinella dello spirito critico Volontariato, sobrietà e impegno civile hanno sempre caratterizzato il sodalizio che riunisce gli operatori dell’informazione e della comunicazione locale. Il Premio Cigana oggi è il fiore all’occhiello “Siamo espressione della parte pensante della città e della provincia di Pordenone, grazie a una presenza che da cinquant’anni rappresenta un contributo non secondario alla vita della società». Con questa considerazione Piero Angelillo, cofondatore e presidente di uno degli organismi più datati del nostro territorio, definisce il Circolo della Stampa di Pordenone che quest’anno celebra la sua fondazione. Una nuova celebrazione, con tanto di retorica e di “volemose ben”. Sicuri che ne abbiamo bisogno? Pordenone e provincia non hanno bisogno di vuote celebrazioni, in primo luogo noi giornalisti, sempre critici nei confronti dell’ufficialità. Per questo il Consiglio direttivo del nostro Circolo ha deciso che infittire il programma di attività costituisca il modo migliore per evidenziare passato e presente e per proporre il futuro. Il momento celebrativo? Forse. Ma non sarà un vuoto autoincensamento. Il Circolo della Stampa rappresenta qualche componente specifica nel campo dell’informazione? Statuto alla mano, rappresentiamo gli operatori dell’informazione e della comunicazione (giornalisti, tecnici pubblicitari, pubbliche relazioni, blogger) e tutti coloro che sono interessati, per studio, lavoro, ricerca, semplice passione, ai fenomeni evolutivi e involutivi dell’informazione e

delle nostre proposte. In pratica, nell’ultimo decennio, realizziamo attività soltanto se riusciamo prima a trovare i finanziamenti, soprattutto quelli privati. Siamo, un’associazione di volontariato culturale. Quali sono le attività più tipiche di questo metodo operativo? Il concorso giornalistico nazionale annuale multilingue “Premio Simona Cigana”, dedicato al Friuli Venezia Giulia, quest’anno alla settima edizione. Tra le cose più prestigiose di quest’ultimo

decennio cito la mostra e il convegno nazionali di Pubblicità Progresso che ha caratterizzato il nostro 40° di fondazione. Ho già citato i corsi di formazione. Aggiungo la serie di “Inviato speciale”, la partecipazione alla Carta di Pordenone per la tutela delle pari opportunità uomodonna, la collaborazione con Pordenonelegge e Cinemazero. Ma non è tutto, ci saranno belle novità. Seguiteci nel sito www. stampa-pordenone.it e agli incontri. P.D.M.

Premiazione al Rally della Stampa

della comunicazione libera e democratica. Detta così sembra un’associazione per addetti ai lavori… Il Circolo della Stampa è sì per addetti ai lavori, ma accoglie tutti. Lo dimostrano i nostri corsi di formazione che sono sempre aperti ai non addetti e al pubblico esterno. È una caratteristica degli organismi come il nostro. In Friuli Venezia Giulia opera sullo stesso terreno il Circolo della Stampa di Trieste, di poco più vecchio. Siamo gli unici due Circoli attivi nella nostra regione, pur tra le difficoltà e le crisi tipiche di tutto il mondo associativo. Ma Trieste, per vari motivi, svolge un lavoro più consistente, ha un maggior numero di giornalisti e una più intensa attività editoriale. Insomma, qualcosa manca

alle possibilità pordenonesi, forse a causa della marginalità geopolitica, storica e culturale. Rispetto a Trieste noi siamo periferici, non subalterni. Lo dico senza complesso d’inferiorità. Qui abbiamo coscienza dei valori di un piccolo territorio come il nostro, dove la cultura, l’economia, la vita sociale hanno compiuto passi di livello internazionale negli ultimi settant’anni. Certo, siamo lontani dai centri di potere che, per le associazioni, rappresentano aiuti di non poco conto. Tuttavia la nostra forza sta nel coraggio e nella volontà. Per esempio, quando il Circolo nacque generò una reazione a catena per la costituzione di molti organismi culturali che abbattevano steccati di individualismo e di invidiuzze

paesane. E per evidenziare subito le sue ambizioni lanciò un’iniziativa da far tremare i polsi: il concorso e il convegno nazionale sui libri di storia nelle scuole. Attività significa non solo volontà. Implica disponibilità di persone e di mezzi. Da che cosa trae la sua linfa vitale il Circolo della Stampa di Pordenone? Come sempre, le idee vanno individuate e poi devono prendere forma con la volontà, lo spirito di sacrificio e di abnegazione, nell’interesse degli associati e della popolazione. Il nostro Circolo, come associazione, ha anche dato molto alla nascita e alla crescita della nostra Provincia. Eppure non ha sempre ricevuto i sostegni necessari. Da alcuni anni la situazione operativa si è evoluta, grazie al valore

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L’INTERVISTA

Febbraio 2016

La Città

La consigliera di parità Chiara Cristini evidenzia l’accentuarsi dei problemi legati al lavoro femminile

“La maternità oggi è ancora un problema” “Sono ancora poco noti e poco usati gli strumenti di welfare aziendale e le soluzioni di flessibilità alternative al part-time, per esempio la flessibilità in entrata e in uscita, e questo porta ancora molte neo madri a dimettersi con tutte le conseguenze economiche e sociali” di PAOLA DALLE MOLLE

Si comincia prima di tutto dal nome che deve essere quello preciso: consigliera di parità, questa è la giusta denominazione che indica una figura istituzionale in prima linea per la parità nel campo del lavoro. Questo è infatti, lo spazio di manovra: il lavoro – come ha chiarito Chiara Cristini che da 4 anni, ricopre l’incarico. “In quest’ambito – spiega - la consigliera ha il compito di promuovere e controllare l’attuazione dei principi di uguaglianza, di pari opportunità e di non discriminazione tra uomini e donne”. Un ruolo istituito, almeno

AUDITORIUM CONCORDIA Palcoscenico della Provincia

Provincia di Pordenone Assessorato alla Cultura

MARZO 2016 Domenica 6/3

Mercoledì 9/3

Giovedì 10/3

Ore 16.00

ore 21:00

Ore 21.00

L’OSEL DEL MARESCIAL

I MONOLOGHI DI EVE ENSLER

MEGLIO TARDE CHE MAI

Compagnia teatrale Amici del teatro di Pescincanna di Fiume Veneto (PN)

Dickens sisters con B. Braidotti, S. Corelli, B. Manzari, C. Manzon, V. Piccolo

Domenica 13/3

Martedì 29/3

Ore 16.00

ore 21:00

BUFFALO BILL TRIESTE 1906

THE STARS

Compagnia teatrale Amici di San Giovanni - Trieste

Musical Comedy Show Compagnia teatrale LE TARDE

Compagnia Riksteatern Varmaland - Karlstad (Svezia)

Pordenone, via Interna 2 Per informazioni: Ufficio Cultura della Provincia di Pordenone tel. 0434 231 366 www.provincia.pordenone.it

Con il sostegno:

sulla carta, nel lontano 1986 e perfezionato dalla legge 125 del 1991 che ne ha istituito la figura, presente a livello nazionale, sia in ogni regione e in ogni singola provincia. Un organismo autonomo - ha aggiunto la consigliera - che rappresenta un pubblico ufficiale a tutti gli effetti”. Di quali problematiche si occupa più spesso? Le attività svolte in questi quattro anni, hanno evidenziato l’accentuarsi di quelle problematiche “strutturali” che caratterizzano l’occupazione femminile, in particolare, la difficoltà di conciliare tempi e ruoli lavorativi con quelli genitoriali, sia delle criticità “congiunturali” emerse con la crisi. Si rivolgono alla consigliera le persone che ritengono di essere state discriminate, ma anche datori di lavoro, consulenti, parti sociali, interessati a promuovere soluzioni di conciliazione dei tempi. La figura è in rete con altri organismi di parità e pari opportunità: il centro antiviolenza, gli enti di formazione e le scuole interessate a promuovere pari opportunità tra uomini e donne. Dalle lavoratrici (e più raramente dai lavoratori) vengono segnalate discriminazioni che si possono verificare in fase di assunzione, nella carriera sino alle molestie sessuali e agli ostacoli al rientro dal congedo per maternità. La consigliera concretamente cosa fa? Si prodiga in primo luogo ascoltando chi ritiene vittima di una discriminazione, quindi cercando di trovare delle soluzioni che coinvolgono il datore di lavoro e secondo i casi, attivando una rete di soggetti come sindacati, associazioni di categoria, ispettorato del lavoro, il centro antimobbing e l’azienda sanitaria. L’ascolto e la mediazione risultano uno strumento efficace perché nella maggiore parte dei casi, la richiesta non è di “fare causa” ma di recuperare la qualità delle condizioni di lavoro. Dove si concentrano le controversie? Il momento più difficile per le lavoratrici si conferma la maternità. Registriamo una grande richiesta di con-

sulenze sui diritti delle madri lavoratrici, ma iniziano ad arrivare anche i padri che trovano difficoltà nell’ottenere congedi o orari flessibili per seguire i figli. Nel quadriennio l’ufficio ha seguito 50 casi di presunta discriminazione di genere con molteplici richieste di informazioni. Casi che provengono da tutti i settori, con una prevalenza nel commercio e nei servizi con maggiore presenza femminile dove, orari e turni possono essere particolarmente critici per chi ha figli piccoli. Quali sono le lavoratrici coinvolte? Nel 2015 i casi riguardavano soprattutto donne ultratrentenni, italiane, spesso neo madri in rientro dalla maternità. La richiesta d’intervento è determinata dalla difficoltà incontrata nel conciliare i tempi lavorativi con quelli familiari in mancanza di soluzioni di supporto: i nonni baby-sitter sono ancora il pilastro del welfare, ma chi non li ha, non sempre trova strutture con orari (nel pubblico) e costi (nel privato) rispondenti agli orari di lavoro. Nel 2015, sono ancora poco noti e poco usati gli strumenti di welfare aziendale e le soluzioni di flessibilità alternative al part-time (per es. flessibilità in entrata e in uscita), e questo porta ancora molte neo madri a dimettersi con tutte le conseguenze economiche e sociali. Molte persone tendono a non procedere nei confronti del datore di lavoro per timore di perdere l’impiego o di avere ripercussioni negative sul clima aziendale e in ogni caso, si rivolgono alla consigliera di parità solo persone con contratto a tempo indeterminato. La maternità resta un problema per la lavoratrice. Va evidenziato tuttavia, che nel territorio ci sono molte aziende virtuose in tema di conciliazione dei tempi, e rivolte a riconoscere e valorizzare le differenze di genere. Sono realtà attente alla responsabilità sociale d’impresa, all’innovazione organizzativa e alle risorse umane. Proprio per diffondere questi esempi e promuovere il cambiamento era stato sottoscritto un accordo territoriale di conciliazione dei tempi, nel 2014, dalla Provincia e da tutte le parti sociali del Pordenonese.


La Città

BUONE PRATICHE

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Pietro “Pierutti” Lovison, finanziatore dei restauri della Chiesa di San Nicolò di Tauriano di Spilimbergo

Il salumiere mecenate con la passione per l’arte Un esempio per il mondo imprenditoriale. “Mia nonna mi diceva: se dai con una mano, dopo ricevi con due. Nella vita è bello donare, se uno pensa solo a se stesso è una persona che non vale niente e il mondo è finito” di GIORGIO SIMONETTI

Nella chiesa parrocchiale di Tauriano di Spilimbergo, il 6 dicembre 2015 - giorno della festività patronale di San Nicolò - sono stati presentati gli affreschi restaurati della cappella di Sant’Agostino, di scuola amaltea. I lavori, realizzati dalla ditta del maestro Stefano Tracanelli sotto le mani esperte dei gemelli Michele e Nicola Della Mora, non sarebbero mai iniziati senza l’iniziativa dell’imprenditore Pietro Lovison, rinomato anche all’estero per i suoi salumi. Si deve all’imprenditore di Spilimbergo la creazione e la regìa del comitato promotore dei restauri, che ha finanziato materialmente l’opera con il contributo suo e di altri enti. Quante opere di restauro ha finanziato personalmente, nella Chiesa di Tauriano? Questo è il quarto intervento, in tre anni. Prima abbiamo fatto il San Cristoforo, che è esterno. Poi internamente abbiamo restaurato il San Nicolò, la Crocefissione sopra l’altare e adesso questo Sant’Agostino. Come mai ha deciso di investire in… Non è un investimento questo. È un aiuto. Qualsiasi persona deve pensare anche agli altri, non pensare solo a se stesso. Perché se tutti pensano solo a se stessi, allora il mondo è finito.

Insegnamenti di vita che lei trae dal Vangelo? Il Vangelo insegna queste cose. Io ho poi la fortuna di avere tanti amici che mi danno una mano, finanziariamente, perché credono nei miei progetti. Qui a Tauriano in 4 interventi sono stati spesi 135 mila euro. Partecipano all’iniziativa la Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, la Fondazione CRUP e altre banche locali. Quello che rimane lo metto io. Bisogna mettere insieme tutti questi attori, e uno decide di contribuire perché crede nella tua opera. Ma come mai, piuttosto di finanziare una squadra di calcio, lei finanzia il patrimonio storico-artistico di Tauriano? Nel 1976 io ho creato un centro sportivo, in otto anni. La polisportiva Aquila, di Spilimbergo, l’ho creata io. Ho costruito un centro sportivo sul Tagliamento, dove c’erano solo sassi, sotto la mia responsabilità finanziaria. Ho già dato allo sport, sono ancora presidente onorario, aiuto ancora quella polisportiva, ma ho già fatto molto. Solo di infrastrutture, tra campo sportivo, tribune, illuminazioni, dal 1976 al 1984 ho speso 155 milioni delle vecchie lire. E oggi come mai la chiesa di Tauriano? Perché sono amico del parroco, don Giancarlo Peggio. Poi a

PERSONAGGI

IL VIAGGIO DI ALBERTO VERSO IL PROSSIMO Alberto Cancian, trentenne di Roveredo in Piano, due lauree nel cassetto, noto direttore di locali e organizzatore di eventi, con la passione per la solidarietà verso il prossimo negli angoli più remoti del mondo In moltissimi lo conoscono come direttore artistico di tanti locali di intrattenimento ed organizzatore di eventi culturali e conviviali. Quasi nessuno conosce la sua vita parallela, le sue esperienze e i suoi progetti passati e futuri nelle missioni dell’Amazzonia colombiana. Alberto Cancian, trentenne di Roveredo in Piano, due lauree nel cassetto, vive in entrambi questi universi, all’apparenza opposti, da quando l’incontro con un suo compaesano gli ha cambiato radicalmente la vita, o meglio il modo di vedere la vita stessa. “Nel 2011 – racconta – ho conosciuto Padre Bruno Del Piero. Ritornava a Roveredo per un breve soggiorno e per ricevere la cittadinanza onoraria, dopo tanti anni trascorsi come missionario in alcune delle zone più povere dell’America Latina. Quella parte del mondo, ed in particolare l’Amazzonia, hanno sempre esercitato in me un fascino grandioso. Inoltre c’era la voglia di mettermi in gioco e di rendermi utile a qualcuno”. “Così nel 2012 – continua – per raggiungere Padre Del Piero ho affrontato il primo viaggio nei distretti di Caquetà e Putumayo,14 ore di corriera da Bogotà, nel cuore dell’Amazzonia colombiana, nelle opere dei missionari della Imc (Istituto Missioni Consolata, ndr).” “Da quell’esperienza è nato un libro,

Colombia. Viaggio, di vita (nelle librerie del Pordenonese, offerta libera e ricavato alle missioni, ndr), ma soprattutto in me è scattato qualcosa. Vivere in quella natura primordiale e totalizzante, tra persone poverissime eppure disincantate e felici, mi ha aiutato molto. Aiuta a relativizzare i problemi, a capire quali sono le vere priorità. In pratica cambia la scala dei tuoi valori e di conseguenza la tua stessa vita”. Al primo viaggio sono seguiti altri due soggiorni molto più lunghi, intervallati dal ritorno all’altra “dimensione” e quindi all’attività lavorativa nel mondo delle discoteche. Durante il suo secondo periodo in Amazzonia, durato 7 mesi, ad aprile 2014, Padre Del Piero è mancato. Una perdita squassante, alla quale Alberto ha reagito impegnandosi ancora di più nel progetto delle missioni. “Sono ritornato poi tra ottobre 2014 e maggio 2015 per scrivere un altro

libro, la storia delle missioni della Consolata in Sud America”. Ora Alberto è ripartito per un altro viaggio, sempre nel segno della solidarietà. Ne ha parlato in anteprima qualche settimana fa durante il programma “Il mondo insieme”, presentato da Licia Colò su TV2000. Il giovane pordenonese resterà tre mesi tra l’Indocina e la catena Himalayana, visitando missioni, orfanotrofi e altre strutture di assistenza in Thailandia, Cambogia, Vietnam e Birmania e poi nel nord dell’india, in Nepal e Tibet. “Con lo scopo – spiega – di vedere la situazione, documentarla e poi condividerla”. La sua vita duale continua. “Sono convinto che sia sempre la persona, non gli ambienti o le situazioni, che fa la differenza. Certi atteggiamenti e certi valori non cambiano. Anche lavorando nel mondo degli eventi può esserci l’occasione per dare una mano al prossimo nel momento in cui ci si adopera per fare stare bene le persone. Così come ci si può rendere utili nell’Amazzonia colombiana, ma anche a casa nostra, magari aiutando nostra nonna o un nostro amico in difficoltà”. Piergiorgio Grizzo

me piace sempre fare. Non è comune questa propensione al dono, da parte degli imprenditori. Da dove parte, questa sua volontà? Sta in se stessi, nel proprio animo. È bello donare, nella vita, più che ricevere. Perché uno che pensa solo a ricevere, è una persona che non vale niente. È raro da vedere oggi, questo suo modo di pensare e agire. Questo lo devono dire gli altri, non io. Perché secondo lei è più difficile oggi vedere all’opera dei mecenati? Perché ognuno pensa solo a se stesso. Ormai è diventato un mondo un po’ arido. C’è troppa competizione sul mercato? No, questo non direi, vince sempre il migliore sa, non è questo il punto. Mia nonna mi ha preso da parte una volta e mi ha detto: “Ascolta Pierutti, se tu dai con una mano, dopo ricevi con due”. Un vecchio proverbio, che dice tutto. È una soddisfazione vedere i paesani contenti, la comunità felice. È seguito all’inaugurazione un momento conviviale, in cui i paesani, i restauratori e Pierutti hanno mangiato tutti insieme, festeggiando gli affreschi riscoperti della Chiesa parrocchiale.


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La Città

L’EVENTO

Febbraio 2016

Dal 5 al 12 marzo appuntamento con il festival Dedica uno degli eventi culturali di punta della città

Lo sguardo di Yasmina Khadra sui conflitti del nostro tempo

Lo scrittore algerino, autore di Le rondini di Kabul, L’attentatrice e Le sirene di Bagdad, coglie lucidamente i fattori che hanno favorito l’affermarsi del fondamentalismo islamico di NICO NANNI

Il nome femminile non tragga in inganno: Yasmina Khadra è lo pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, che, negli anni ’90 ufficiale effettivo dell’armata algerina, per aggirare la censura ha dovuto pubblicare sotto falso nome e ha scelto di adottare quello della moglie. Ha rivelato la sua vera identità nel 2001, quando, dimessosi dall’esercito, ha lasciato l’Algeria per stabilirsi in Francia. Dopo essere uscito allo scoperto ha tuttavia continuato a firmarsi come Yasmina Khadra: un segno di riconoscenza verso la moglie, che lo ha sempre sostenuto in momenti difficili,

SOTTO LA LENTE

Nasce il Premio FriulAdria “Una vita per la scrittura” FriulAdria Crédit Agricole conferma, anche per l’edizione 2016, il proprio sostegno al festival Dedica riconoscendo la qualità artistica, il prestigio internazionale e il valore sociale del progetto culturale promosso dall’associazione Thesis. Il forte richiamo ai valori dell’umanesimo civile espresso da Yasmina Khadra attraverso la scrittura rappresenta la motivazione ideale del nuovo Premio FriulAdria “Una vita per la scrittura”, che la banca ha scelto di istituire in accordo e in partnership con l’organizzazione del Festival. L’omaggio a Khadra si terrà martedì 8 marzo alle ore 20,45 nell’ex Convento di San Francesco prima dell’incontro previsto nel cartellone di Dedica.

ma anche un omaggio verso le donne arabe, vittime di una società oppressiva. Sarà lui, Mohamed-Yasmina, scrittore algerino di lingua francese, il protagonista della 22ª edizione di “Dedica”, il festival curato e organizzato dall’Associazione Thesis, in programma a Pordenone dal 5 al 12 marzo. Un autore importante, considerato fra i maggiori del nostro tempo; un protagonista del panorama letterario internazionale, che grazie al suo talento narrativo, allo sguardo acuto sulla contemporaneità e al linguaggio ricco ed evocativo, ha conquistato l’apprezzamento del pubblico più vasto e di quello più esigente. «Ma come sempre – sottolinea la curatrice dell’edizione 2016, Annamaria Manfredelli – la scelta del protagonista di Dedica non è dipesa esclusivamente dalla sua larga notorietà: in primis, anzi, hanno contato la bellezza e l’originalità della sua scrittura e il fatto che i suoi libri offrono l’opportunità di riflettere sulla complessità del presente. L’opera di Yasmina Khadra testimonia una particolare attenzione per gli avvenimenti che agitano il mondo contemporaneo, che lo scrittore sa magistralmente filtrare attraverso l’invenzione affabulatrice».

Khadra si è fatto conoscere e apprezzare dapprima come autore di noir di ambientazione algerina, in cui mette a fuoco i problemi di un Paese devastato dalla corruzione e dall’avidità della classe politica. Il suo successo è poi cresciuto con opere molto differenti per genere: libri di memoria autobiografica, pamphlet, racconti psicologici, romanzi che hanno come sfondo l’Algeria e la sua storia, altri che fanno riferimento alla realtà dei luoghi più tormentati del pianeta. La fama internazionale gli viene da questi ultimi, in particolare dalla trilogia composta da Le rondini di Kabul, L’attentatrice e Le sirene di Bagdad. Qui, andando al cuore dei più aspri conflitti del nostro tempo, Khadra coglie lucidamente i fattori che hanno favorito l’affermarsi del fondamentalismo islamico e racconta come l’umiliazione e la violenza generino inevitabilmente altra violenza. Ricco e articolato il programma: il 5 marzo nel Teatro Comunale ci sarà la conversazione di Fabio Gambaro con l’autore (ore 16,30), cui seguirà (20,45) Yasmina e Mohamed - Le due voci di Khadra, proiezione del documentario di Régine Abadia introdotta da una lettura di Yasmina Khadra. Doppio

appuntamento anche il 6 marzo, al San Francesco: Storie dall’Algeria per piccoli e grandi (ore 11) e Nero d’Algeria i romanzi noir in una conversazione con Yasmina Khadra e Luca Crovi (17.30). Il 7 marzo (20.45, San Francesco) L’ultima notte del Rais mise en espace di Daniele Salvo; l’8 marzo (20.45, San Francesco), La religione come ideologia, conversazione con Renzo Guolo e Paolo Branca, conduce Alessandro Mezzena Lona; il 9 marzo (ore 11, Municipio) consegna del Sigillo Trecentesco di Pordenone allo scrittore, e (20.45, Cinemazero) L’attentato presentazione della nuova edizione Sellerio, con intervento dell’autore e proiezione del film di Ziad Douiri. Giovedì 10 marzo (20.45, San Francesco) Cugina K mise en espace di e con con Mario Perrotta; l’11 marzo (20.45, San Francesco) Morituri proiezione del film di Okacha Touita; infine, sabato 12 marzo (20.45, Teatro Comunale) Oran Métissage Rachid Taha & Couscous Clan in concerto.

TEATRO

MOZART E PIERO RATTALINO, le note irripetibili del Verdi Continua con successo il percorso del Comunale pordenonese verso l’obiettivo di diventare anche un teatro di produzione. Il 31 marzo la presentazione dell’audiobook che racchiude il progetto esclusivo portato avanti da uno dei massimi musicologi viventi, Piero Rattalino. Presentata, il 22 febbraio, l’immortale Serenata Gran Partita di Mozart Consegnare alla memoria produzioni musicali, circuitare editorialmente progetti nati e portati avanti dal Teatro: è una strada che il Comunale pordenonese sta perseguendo da tempo - un percorso reso possibile grazie alla scelta di repertori atipici e unici, unita alla qualità dell’acustica del teatro - e che darà ancora frutti concreti proprio questa primavera. Il primo è “sbocciato” il 22 febbraio, quando in Teatro è stata presentata una nuova registrazione dal vivo della programmazione cameristica del Teatro, la Serenata Gran Partita di W.A. Mozart, il più importante pezzo di musica da camera scritto dal grande genio salisburghese. “Sulla pagina non sembrava quasi niente, un inizio semplice, quasi comico, appena un palpito, con fagotti, corni di bassetto, come uno schiudersi di un vecchio cofano. Dopodiché, a un tratto, ecco emergere un oboe, una sola nota, sospesa, immobile, finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendola con una frase di una delizia… Era una musica che non avevo mai sentito, espressione di irrefrenabili desideri. Sembrava di ascoltare la voce di Dio”. Con queste parole, nel film “Amadeus” di Milos Forman, Antonio Salieri descrive la straordinaria Serenata n.10 in Si bemolle magg. KV 361 (più nota appunto come Gran Partita) di Mozart. L’interpretazione affidata alla Rinnovata Accademia dei Generosi con il cornista Guido Corti, in un’esecuzione dal vivo registrata al Verdi di Pordenone il 25 marzo 2015, è diventata appunto un cd per l’etichetta Aethalia: una guida all’ascolto di pregio, argomentata dal musicologo Daniele Spini, ripercorre la storia di un brano che rimane sintesi esemplare e sublime delle doti compositive del genio salisburghese e ne custodisce la memoria. In occasione della presentazione a Pordenone Guido Corti e Maurizio Baglini hanno proposto anche all’ascolto brani di Mozart e Beethoven per corno e pianoforte.

Il 31 marzo, sempre alle 18, un’altra “chicca”: la presentazione dell’audiobook che racchiude il progetto esclusivo portato avanti per il Teatro nella stagione precedente da uno dei massimi musicologi viventi, Piero Rattalino, “Le variazioni pianistiche”, un viaggio in tre secoli di musica – attraverso sei concerti avviati con Ramin Bahrami e presentati nell’arco della stagione pordenonese - con lo strumento più completo che la musica possa offrire, ovvero il pianoforte. Un progetto diventato un audiolibro (e per Rattalino si tratta del suo 50. libro), pubblicato da Edizioni Ets di Pisa: contiene le sei dotte prolusioni di Rattalino e una sintesi musicale delle serate racchiusa in due cd. Dunque ancora un passo avanti, per il Comunale pordenonese, verso l’obiettivo di diventare anche un teatro di produzione e il fatto che una casa editrice universitaria abbia scelto di avviare con la Variazione pianistica una collana in cui la musica abbia un taglio scientifico testimonia la qualità e la singolarità della proposta. Per tipicizzare ancor più il progetto creato per Pordenone, nel gennaio 2015 fu conferito proprio a Piero Rattalino il premio nazionale Pia Baschiera Tallon, “Educare alla musica”, istituito dal Verdi e intitolato alla pianista e didatta che a Pordenone seppe tramandare a generazioni di studenti la passione per il pianoforte. Un riconoscimento che il Comuale ha deciso di assegnare ogni anno a quanti (didatti, pedagoghi, musicologi) contribuiscono all’educazione musicale dei giovani. Così accadrà in aprile – ancora non è stato svelato il nome del premiato – anche grazie a due “mecenati” pordenonesi che hanno scelto di affiancare il Teatro in questa operazione, Paolo Zuzzi e Giulia Tamai Zacchi, a suo tempo allievi della Baschiera Tallon, prima direttrice (e per vent’anni) della Scuola di musica Pietro Edo fondata dalla ProPordenone nel 1949.


La Città

MOSTRE

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Al via le nuove esposizioni di pittura e fotografia nelle gallerie cittadine Pizzinato e Bertoia

Nella primavera culturale pordenonese sbocciano le mostre di McCurry e Boille Retrospettiva sul grande fotografo Steve McCurry nella Galleria Harry Bertoia dal 27 febbraio al 12 giugno, con una sezione inedita. Omaggio a Luigi Boille, uno dei maggiori artisti italiani contemporanei, nella Galleria Pizzinato da aprile le percorso, e ritrovare le 50 icone più Si preannuncia una primavera ricca amate e commentate personalmente di arte, che vede le 2 gallerie citda McCurry nel catalogo, ma anche i tadine dedicate all’arte moderna e progetti più recenti dedicati all’Africa, contemporanea proporre da una al Giappone alla Birmania. Il giorno parte un grandissimo nome della dell’inaugurazione, il 27 febbraio, Stefotografia internazionale, Steve Mcve McCurry verrà omaggiato dal Craf Curry e dall’altra la pittura con un di Spilimbergo con l’International omaggio, a poco tempo dalla morte a Award of Photography. Luigi Boille, cui Pordenone ha dato i E a quasi un anno dalla morte Pordenatali. Senza Confini la nuova retronone dedica una retrospettiva a Luigi spettiva di Steve McCurry curata da Boille, grande pittore protagonista Biba Giacchetti – in programma dal dell’informale italiano, tra i maggiori 27 febbraio al 12 giugno 2016 nella artisti italiani contemporanei. AmGalleria Harry Bertoia su progetto di mirato e sostenuto da grandi critici Sudest, in collaborazione con Jacob e storici dell’arte, quali Lionello Cohën e con il contributo di ProvinVenturi, Michel Tapié, Giulio Carlo cia di Pordenone, FriulAdria Crédit Argan, Guido Ballo, Cesare Vivaldi Agricole, Coop Alleanza 3.0, Gsm o Pierre Restany, non è ancora suffi- è espressamente dedicata alla città Sharbat Gula Afghan Girl at Peshawar cientemente noto al grande pubblico, di Pordenone. Non solo sarà partiPakistan 1984 - Steve Mc Curry nonostante l’eccezionale qualità e colarmente ampia, ma avrà anche originalità del suo lavoro e la sua inconfondibile cifra una sezione inedita. Circa 120 fotografie - sono state selezionate le immagini più belle, più famose o verso le stilistica lo pongano al livello dei maggiori maestri italiani del secondo Novecento. Dopo il diploma all’Acquali l’autore nutre un sentimento particolare legato al cademia di Belle Arti di Roma nel ’49, e la successiva momento in cui le ha scattate - che vanno a comporre laurea in architettura, l’itinerario delle sue mostre perun viaggio simbolico attraverso 40 anni di fotografia sonali e collettive è ininterrotto. Tra le più importanti, per raccontarlo come ha vissuto: Senza Confini. le personali a Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1984), Confini sfidati a costo della vita, come l’Afghanistan alla Galleria Giulia di Roma (1986), alla Galleria Roudel ’79 al seguito dei guerriglieri, primo a testimoniare l’importanza nevralgica di quel paese per il fragile equi- baud (1991) e all’Istituto Italiano di Cultura (1992) a Monaco di Baviera, le collettive Informale in Italia, alla librio del mondo; la conseguente odissea dei rifugiati Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1983), Geografie che gli è valsa forse lo scatto più celebre di tutti i temoltre l’Informale alla Permanente di Milano (1987), pi: Sharbat Gula, la mitica bambina afgana in grado di Tapié et l’art informel, alla Galerie 16 di Parigi (1989). esercitare per 30 anni la medesima forza magnetica. E Diverse personali, negli ultimi anni, alla Galleria Marpoi confini simbolici, che McCurry nel tempo ha fatto chetti di Roma: 1999, 2001, 2002 (Opere scelte anni svanire davanti ai nostri occhi, le etnie in via di spari’60), 2007, 2009 (Fluttuazioni. zione, le diverse condizioni sociaOpere 1953-2009), 2012 (La li, i modi più particolari di concepittura più pura possibile – Opere pire i gesti più semplici: immagini 1952-2012), 2013 (Segno e coche raccontano una condizione lore oltre il postmoderno, doppia umana fatta di sentimenti unipersonale, con Eliseo Sonnino). versali e di sguardi la cui fierezza Opere di Boille sono presenti afferma la medesima dignità. Sennelle maggiori collezioni e musei za Confini, nella sua installazione del mondo. La mostra, curata da espositiva, mescolando tempi e Silvia Pegoraro, è realizzata in colluoghi, lascia il visitatore libero di laborazione con l’Archivio Boille. muoversi e creare un suo persona- Luigi Boille nel suo studio

PORDENONELEGGE TUTTO L’ANNO

Critici cercansi! Al via Scrivere di cinema 2016 È appena partita la XIV edizione di Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino ed è online il nuovo bando dell’unico concorso nazionale di critica cinematografica per giovani presente in Italia. Promosso da Cinemazero, Fondazione Pordenonelegge. it, Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies.it, da sempre attento alla passione dei giovani per il cinema e per la scrittura, il concorso ha consolidato per questa edizione due importanti premi volti a formare futuri nuovi critici: la partecipazione a un campus internazionale che vede coinvolte alcune tra le principali testate di critica cinematografica di tutto il mondo all’interno del Far East Film Festival di Udine; la collaborazione con il blog di approfondimento culturale e cinematografico, Minima&Moralia. Scrivere di Cinema, intitolato al critico Alberto Farassino, uno dei protagonisti della critica italiana, attento ai giovani sia come spettatori che come autori, è indirizzato a tutti gli aspiranti critici tra i 15 e i 25 anni residenti in Italia. I partecipanti dovranno recensire un film della presente stagione cinematografica; due le sezioni di gara: Young Adult (15-19 anni) e Under 25 (20-25 anni). Una giuria di critici professionisti - composta da Mauro Gervasini (direttore di Film Tv, selezionatore per la Mostra Internazionale del Cinema

di Venezia), Nicola Lagioia (fondatore del blog Minima&Moralia scrittore, editor per Minimum Fax, conduttore della pagina culturale di Radio3 e selezionatore per la Mostra del Cinema di Venezia) e Adriano De Grandis (critico del Gazzettino e responsabile della sezione Triveneto del Sncci), presieduta da Viola Farassino (costumista per il cinema, la televisione e il teatro) - avrà il compito di leggere gli elaborati pervenuti e decretare i vincitori (bando, info, premi e i dettagli alla pagina: scriveredicinema.mymovies.it). Accanto al concorso nazionale, viene riproposto, dopo il successo dello scorso anno, il Premio del Territorio FriulAdria Crèdit Agricole, promosso in collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche e rivolto agli studenti della nostra Regione. Una giuria formata da docenti del territorio sarà chiamata a premiare la migliore recensione scritta dagli studenti con una card che garantirà un anno di cinema gratis nelle sale di Cinemazero di Pordenone, del Visionario e del Cinema Centrale di Udine. Le premiazioni di Scrivere di cinema si terranno come sempre nell’ambito delle giornate di pordenonelegge, Festa del libro con gli autori (14-18 settembre 2016). Tutte le info: www. pordenonelegge.it A cura di pordenonelegge.it

L’INIZIATIVA

Incontri per conoscere la storia di Pordenone Con un incontro straordinario, lo scorso mercoledì 27 gennaio, “Giornata della Memoria”, ha preso il via nella Sala “Teresina Degan” della Biblioteca Civica una nuova iniziativa, Conversazioni sulla storia di Pordenone, voluta dall’assessorato alla Cultura del Comune e dalla stessa Biblioteca. Non un corso di storia cittadina organico, nel senso che non ci sono uno o più studiosi che partendo dalle origini illustrano le varie tappe della storia di Pordenone fino ai giorni nostri. È piuttosto l’occasione per ritagliare momenti da dedicare alla conoscenza della città in vari campi e discipline. E l’appuntamento del 27 gennaio non è stato casuale: come si sono concretizzate a Pordenone le leggi razziali? Lo ha spiegato Stefano Agosti parlando de Le leggi razziali e la dispensa dall’insegnamento di Angela Cameo, maestra pordenonese ebrea, figura insigne di docente, che venne salvata dalla deportazione grazie all’aiuto di concittadini, ma la cui vita rimase segnata da quegli avvenimenti. Gli incontri successivi (sempre di giovedì alle 18 fino al 7 aprile) hanno riguardato La storia di Pordenone attraverso le famiglie che hanno abitato i corsi (Maria Luisa Gaspardo Agosti), clero e cura d’anime tra Duecento e Trecento

nell’incontro su In ecclesia Sancti Marci de Portunaone (Luca Gianni), gli Statuti di Pordenone del 1438. Istituzioni pubbliche e ceto dirigente tra Medioevo ed Età Moderna (Giovanna Frattolin). Di Istruzione, cultura e musica a Pordenone parlerà il 25 febbraio Fabio Metz, mentre Fulvio Dall’Agnese (3 marzo) affronterà il tema della Pittura del Rinascimento. Ci fu un pordenonese che nel Settecento documentava quanto accadeva in città: era Giovan Battista Pomo che ci ha lasciato i Comentari urbani, di cui parlerà Alessandro Fadelli il 10 marzo; Luigi Mio (il 17 marzo), invece, si soffermerà su Il processo di industrializzazione di Pordenone tra Ottocento e Novecento (1839-1954), quando nacque e si consolidò l’economia industriale cittadina. Ancora Maria Luisa Gaspardo Agosti parlerà di Pordenone durante la Prima Guerra Mondiale (24 marzo), mentre il 31 marzo Marco Pelosi si soffermerà su La Resistenza a Pordenone e nel Pordenonese. Infine, il 7 aprile, un omaggio a tre grandi pordenonesi del ’900: Zanussi, Savio, Locatelli raccontati alla “fine” della Provincia di Pordenone da Arturo Pellizzon. N.Na.

STEVE McCURRY SENZA CONFINI — 27.02 — 12.06.'16 — Galleria Harry Bertoia Pordenone

promosso da

con il contributo di

Comune di Pordenone

Provincia di Pordenone Galleria Harry Bertoia

Assessorato alla Cultura

Corso Vittorio Emanuele II, 60 Pordenone


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Febbraio 2016

La Città

SOTTO LA LENTE

Pordenone è tra le città più evolute sotto il profilo della sostenibilità ambientale. Presto una novità

Apre a marzo la biblioteca del pannolino I pannolini costituiscono il 10%-20% del rifiuto secco a Pordenone: Gea, la società dei rifiuti e del verde pubblico, offrirà ai genitori la possibilità di sperimentare i pannolini lavabili in totale sicurezza citta_persone.pdf

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Il renderin della nuova sede

Gea non è solo rifiuti e verde pubblico, ma soprattutto una squadra di persone – 78 dipendenti – che lavorano al servizio e per il benessere della comunità, sempre attiva in nuove iniziative che promuovano una cultura sempre più attenta alla riduzione dei rifiuti stessi e degli sprechi. Sono diverse le novità che caratterizzano l’ultimo anno e mezzo. È partita l’iniziativa Tenga il resto, finalizzata alla riduzione dei rifiuti alimentari, realizzata in collaborazione con l’Ascom della città e Cial (il consorzio nazionale per il riciclo dei contenitori in alluminio che ha regalato le vaschette). “Ispirandoci all’Expo, che faceva del cibo e della nutrizione il focus dell’evento – spiega l’amministratore unico Luca Mariotto – abbiamo voluto valorizzare con un’apposita campagna ciò che già normalmente avviene seguendo semplicemente il buon senso: portarsi a casa quanto non consumato durante un pranzo o una cena, cibo che andrebbe altrimenti buttato. Agli esercizi pubblici che ne fanno richiesta distribuiamo noi le vaschette in alluminio, ora la palla passa ai clienti. Ci auguriamo che ci possa essere un cambio di mentalità e che siano sempre più le persone che richiedano il cosiddetto doggy bag, perché non sprecare il cibo è un importantissimo atto di civiltà”. Geacittà.pdf

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Sbagliato sprecare il cibo, ma anche gli abiti/fibre tessili, giusto? “Certo. Difatti a dicembre 2015 abbiamo attivato il progetto Habitus assieme alla cooperativa Karpos, ovvero un servizio di raccolta gratuita di abiti usati a domicilio di cui possono usufruire anziani e disabili”.

Gea è sempre attenta anche alle innovazioni tecnologiche per rendere il proprio parco automezzi sempre più sostenibile. Cosa state facendo su questo fronte? “Stiamo sperimentando un olio idraulico per i circuiti dei camion di origine vegetale al 100%, completamente biodegradabile, realizzato da un’azienda italiana (con un impianto in Sardegna), che utilizza le piante di cardo. In caso di dispersione di olio sulla sede stradale fa decisamente la differenza, in quando molto meno inquinante dell’olio minerale”.

E come siamo in materia di sicurezza sul lavoro? “Dopo le certificazioni Iso 9000 e Iso 140000, abbiamo voluto adeguarci allo standard OHSAS 18001, che assicura l’ottemperanza ai requisiti previsti per i Sistemi di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro e consente di valutare meglio i rischi e migliorare le prestazioni”. Altre novità in arrivo? “A marzo daremo il via alla “pannolinoteca” appoggiandoci a un nido comunale. Attraverso questa struttura i genitori che ne faranno richiesta, potranno testare gratuitamente i pannolini lavabili. I pannolini costituiscono il 10%-20% del rifiuto secco a Pordenone, dunque utilizzare pannolini lavabili permetterebbe di ridurre notevolmente la quantità di rifiuto secco, ma a volte ci sono dubbi e perplessità, anche a fronte della spesa iniziale: un set completo infatti costa almeno 200 euro. In tal modo daremo ai genitori la possibilità di provare i pannolini lavabili, in totale sicurezza igienica, per fare una valutazione pratica. Altra novità in arrivo in collaborazione con Nespresso e Cial sarà la raccolta delle capsule di alluminio. Poiché Nespresso vende i propri prodotti attraverso i canali di internet, istituiremo dei punti di raccolta dedicati nelle aree della città appositamente individuate. Nespresso si prenderà carico sia della spesa per i bidoni, che per il ritiro della capsule”.

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La Città

Periodico di informazione e opinione della città di Pordenone Tiratura 9.000 copie

A dicembre sono iniziati i lavori della nuova sede in via Savio 22, che consentirà di accorpare uffici e cantieri, a che punto siamo? “La chiusura dei lavori è prevista a fine 2016. La ristrutturazione del capannone (deposito mezzi e spogliatori per 50 mezzi e oltre 60 dipendenti) è stata affidata alla Inteco srl. Il nuovo edificio della sede operativa è stato progettato dallo studio Furlan e Pierini, e tra l’altro è l’ultimo progetto realizzato dal compianto architetto Ado Furlan: è in classe energetica A è fornito di pompe di calore, è predisposto per una eventuale installazione di pannelli fotovoltaici, ha una copertura verde di tetto e pareti, prevede il recupero dell’acqua piovana ed è illuminato da lampade a led. La nuova struttura operativa di GEA, aggiudicata per un importo di 2 milioni e 60 mila euro di lavori, consentirà un risparmio di 100 mila euro annui di affitto. Un investimento che crea valore per l’azienda e per la comunità tutta”. Clelia Delponte

PUOI RICEVERE IL GIORNALE A CASA TUTTO L’ANNO! intestato a:

ASSOCIAZIONE LA VOCE

EDITRICE: Associazione “La Voce”, Viale Trieste, 15 (1°piano) Pordenone DIRETTORE RESPONSABILE: Flavio Mariuzzo

- BANCA POPOLARE FRIULADRIA IT39 Z 05336 12500 000040442213 - BCC PORDENONESE IT74 W 08356 12500 000000012922 - FRIULOVEST BANCA IT50 L 08805 65000 000000710695

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:

Guido Cecere, Paola Dalle Molle, Mara Del Puppo, Clelia Delponte, Piergiorgio Grizzo,Nico Nanni, Giannino Padovan, Giuseppe Ragogna, Cristina Savi, Nino Scaini, Giorgio Simonetti, Michela Zin

PROGETTO GRAFICO: Francesca Salvalajo FOTO: archivio La Città, Gigi Cozzarin, Luca D’Agostino, Ferdi Terrazzani, Italo Paties, Euro Rotelli, Angelo Simonella, Anto Busetto IMPIANTI STAMPA: Visual Studio Pordenone STAMPA: Tipografia Sartor PN


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