La Città
LA CITTÀ • Numero Ottantaquattro • Luglio 2016 • Registrazione presso il Tribunale di Pordenone, n. 493 del 22-11-2002 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCI PORDENONE • Copia in omaggio Direttore responsabile: Flavio Mariuzzo • Editore: Associazione La Voce • Sede: Pordenone, Viale Trieste, 15 • Telefono: 0434-240000 • e-mail: info@lacitta.pordenone.it • Sito web: www.lacitta.pordenone.it
EDITORIALE
Caro sindaco, in bocca al lupo Chi vuol cambiare le cose oggi in Italia non vota i Fassino, vota gli Appendino, ha detto un autorevole commentatore all’indomani dei ballottaggi. A Pordenone, invece, ha vinto la coalizione di centrodestra, che pare comunque intenzionata ad imprimere una forte discontinuità rispetto al passato. Conoscendo Alessandro Ciriani non abbiamo dubbi sulle capacità amministrative e sulla buona volontà. Dopo aver guidato la littorina della Provincia, ora la sensazione per il neo-sindaco deve essere quella di sedere a bordo di un missile quanto a potere decisionale. Certo, in tempi di vacche grasse sarebbe stato tutto più facile. La storia in questo senso è un po’ perfida: il centrosinistra governa in genere quando i frigoriferi sono pieni. Quando non rimangono neanche le lacrime per piangere tocca al centrodestra. Occorrerà, quindi, tener conto di questa eterna palla al piede della crisi. La squadra di giunta, dal canto suo, deve dimostrare molto. Una sfida professionale e personale non da poco, per la quale auguriamo a tutti un sincero in bocca al lupo, per loro stessi e per il bene della nostra città. Crediamo che in questa fase storica ai pordenonesi non interessi tanto un assessore con le sneakers firmate. Bastano anche le Superga, ovvero la voglia di correre, la concretezza e il senso di responsabilità del buon padre di famiglia. Inutile lanciarsi in voli pindarici o inventarsi iniziative difficili da finanziare o, peggio ancora, finalizzate solo a rimarcare la propria “diversità”. A Pordenone ci sono molte cose che funzionano bene: si riparta da quelle. Compito dell’amministrazione, a nostro avviso, deve essere quello di coltivarle, migliorarle, valorizzarle, farle dialogare. Non avrebbe senso indebolirle in quanto figlie di una visione che ha imperato negli ultimi 15 anni. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Bene, ricordiamocelo e vediamo di tenerlo sempre presente. Il lavoro, secondo il nostro modo di vedere, deve rappresentare la prima preoccupazione di ogni amministratore a tutti i livelli, ancorché le competenze comunali in materia consentano solo ristretti margini di manovra. La città che ha dato i natali alla Zanussi non deve mai dimenticare che la nostra ricchezza è sempre stata il saper fare. L’intelligenza delle mani, qualcuno l’ha chiamata, a cui oggi si collega l’intelligenza del pensiero delle nostre eccellenze culturali. Non è un caso che il giallo-nero di Pordenonelegge evochi esplicitamente i colori del marchio Rex. Quella roba lì siamo noi. Uno dei pericoli più gravi a cui la crisi economica ci espone è quello della chiusura. In noi stessi e verso gli altri. Mettersi a disposizione di chi ha bisogno, della propria comunità, offrire gratuitamente un servizio non rientra nella nostra pensabilità. Se non c’è un tornaconto nessuno si muove. Perché? Il motore della società e dell’economia che hanno costruito l’attuale situazione di diffuso benessere è stata la solidarietà sia a livello familiare sia a livello comunitario. Dobbiamo tornare a essere così a tutti i livelli. E la politica può fare molto per orientare i comportamenti individuali e collettivi in questa direzione. Da italiani, per esempio, dobbiamo essere orgogliosi di aver salvato migliaia di vite nel Mediterraneo negli ultimi anni mentre l’Europa della Brexit si girava dall’altra parte. Da pordenonesi, invece, dobbiamo vergognarci di aver lasciato che delle persone dormissero al freddo accampate fuori dalle chiese. Noi, almeno, la pensiamo così. Flavio Mariuzzo
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L’emigrazione professionale ed intellettuale sta provocando il mancato ricambio della classe dirigente in Friuli Venezia Giulia con esiti negativi sulla crescita economica e sociale
I MIGRANTI SIAMO NOI
Su una popolazione regionale di un milione e 200 mila abitanti risultano essere oltre 167 mila (pari al 13,6%) gli emigrati iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero, alla quale peraltro non s’iscrive la maggioranza degli emigrati. A far peggio in termini d’incidenza sul totale della popolazione sono solo Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise. Perché non se ne parla? (Il servizio alle pagine 4-5)
SCRITTI CORSARI
SOTTO LA LENTE
Cinquanta sfumature di grigio
Cattive acque
di ALBERTO CASSINI
di GIORGIO SIMONETTI
Siamo dunque giunti all’ultimo capitolo di quest’accidentato itinerario e lasciamo sia il lettore a trarne un bilancio. Molto si sarebbe potuto realizzare (e certi guasti avrebbero potuto risparmiarceli) se Lorsignori avessero fatto un uso intelligente delle risorse, quando ovviamente ce n’erano: ora bastano appena a garantire i servizi essenziali. Lo si è già scritto e riscritto, questa classe politica non delude mai: quando ti aspetti una carognata o uno scempio urbanistico puoi contarci, arriva. Ed in questo clima – fra risse, faide e discusse continua a pagina 2
L’acqua è la cartina tornasole di come ci comportiamo con il nostro pianeta: raccoglie, registra e fa circolare tutte le sostanze che l’uomo introduce nel tempo nell’ambiente. I prodotti tossici infatti si accumulano: sappiamo che all’anno in Italia vengono buttate nel suolo circa 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari, che contengono circa 400 sostanze diverse. Ogni anno si ripete questo ciclo, alcune sostanze scompaiono dalla lista, altre di nuove vengono introdotte. Il 12 maggio è uscito in Italia il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque”, curato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protecontinua a pagina 10
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SCRITTI CORSARI
Luglio 2016
Quarta e ultima puntata del viaggio tra i guasti urbanistici, le incompiute, le occasioni perse dalla città
CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO DAL FUMO DI LONDRA AL GRIGIO SPORCO
Cassini: “Con questa quarta puntata mi congedo dal lettore. Per la mia generazione, che ha grosse responsabilità in queste vicende, scorrono ormai i titoli di coda, abbiamo al più un brillante avvenire alle spalle. Ormai possiamo solo confidare nella meglio gioventù” continua dalla prima
candidature – s’è affrontata la recente tornata elettorale. Sulla scena accade di tutto e non ci si stupisce di nulla, non contano le idee bensì l’incondizionata fedeltà ai caperonzoli locali, che non sempre – lo si è visto anche a Pordenone- rappresentano un’efficace garanzia. Manca un affidabile partito conservatore ed un decente partito laburista, dilaga il più spregiudicato trasformismo e troppi sfaccendati senza mestiere bivaccano nello zingaraio della politica. Hanno insomma ragione gli animalisti: c’è sempre un canile per i randagi. Un tempo il governo era detto “degli ottimati”, ora ad emergere sono spesso i peggiori ed è a questa gente che purtroppo s’affidano la barra del timone, il destino delle istituzioni, le sorti della città. Io voto nel mio piccolo paese e son quindi solo un partecipe spettatore, ma debbo comunque una risposta a quanti mi chiedono cosa m’aspetti dalla nuova amministrazione: solo un’onesta gestione dell’ordinarietà, di più non mi sembra con i mezzi a disposizione possano fare. Non vedo sulla scena dei giganti (non se l’abbiano a male), ma di sti tempi anche un’accattivante mediocrità è
un ambito traguardo. Fruttero e Lucentini denunziarono in un pamphlet di successo “la prevalenza del cretino”, oggi abbiamo l’incontenibile proliferazione degli imbecilli ed il peggio ce lo ammaniranno con il prossimo referendum. Della nostra città vorrei poter dire come John Steinbeck “talora abbiamo sbagliato, non sempre s’è imboccata la strada giusta, ma non siamo arretrati mai”. Purtroppo non è affatto così, d’altronde a livello nazionale è ancor peggio. E sul nuovo ospedale non v’è nulla da dire? La considero (e non sono il solo) l’ennesima bufala rifilataci dalla solita compagnia di giro, da quei frottolieri che debordano dai teleschermi e la cui attendibilità è pari a quella del Gabibbo di Striscia. Certe smargiassate in campagna elettorale rimarranno un patetico saggio di quel populismo deteriore che ormai inquina tutti i gangli della società civile. *** Ci preoccupiamo dei piromani in Gallura o della cappa smagliata dell’ozono senza accorgerci dello scempio consumato sotto il balcone di casa. Gli scarichi incontrollati nel suolo (non solo quelli industriali,
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vi hanno anche contribuito le colture agricole con dosi massicce di diserbanti e pesticidi) hanno ormai inquinato terra ed acqua. Scorgendo le bollicine nel bicchiere non si pensa più all’acqua minerale ma all’acido muriatico. La gestione delle risorse idriche imporrà nei prossimi anni drammatiche scelte e non solo per arginare la sempre più diffusa siccità nelle campagne (analoghi problemi si porranno anche nelle aree urbane): necessiteranno quindi strutture collaudate ed efficienti che possano gestire i bacini montani, la distribuzione delle risorse, disciplinare i prelievi e calmierare gli sprechi. Sono queste le peculiari funzioni dei consorzi di bonifica nel cui novero il Friuli occidentale vanta un ente di eccellenza (negli anni passati fra i primi a livello nazionale, senz’altro il primo nelle Venezie): il Consorzio Cellina- Meduna. Per quanto poco se ne parli stiamo assistendo al declino d’un ente che rappresenta tuttora (con oltre tremila chilometri di rete irrigua) un ambito patrimonio dell’intera comunità regionale. Purtroppo se lo contendono -come sugli spalti d’uno stadio- contrapposte tifoserie, politici miopi, sbiaditi figuri e corporazioni arroganti. Andrebbero invece privilegiate autorevolezza e competenza, che raramente si conciliano con la tessera. Cellina-Meduna dunque kaputt ? Dio non voglia, ma purtroppo anche Lui talvolta si distrae. La toponomastica è il linguaggio dei luoghi filtrato dai secoli, lo specchio (con le sue ingenue alterazioni vernacole) delle nostre radici Tutte le città d’antica e civile tradizione tendono ad abbinare i nuovi ai vecchi toponimi, salvo da noi. Per fare un esempio calzante corso Vittorio corrisponde alla Contrada maggiore, via Mazzini all’antico Borgo Sant’Antonio, via Cesare Battisti alla rampa delle Monache. In città si sono addirittura sostituiti vecchi suggestivi toponimi: piazzetta dei Donatori (indubbiamente benemeriti) ha sfrattato l’antica corte del Monte, via Roma la ruga di Sottocastello. Quest’andazzo riflette purtroppo una diffusa ignoranza e l’assoluta mancanza d’una coscienza identitaria. È sintomatica in proposito l’assenza a Pordenone della statuaria monumentale, sembriamo una città di contemporanei senza predecessori. Piazzetta Cavour, l’ombelico del centro, è ridotta ad un chiassoso suk levantino: passi se contribuisce ad incrementare movida ed attività commerciali. Trovo invece indecente che al vertice dell’incrocio, ove confluiscono le più prestigiose arterie cittadine, svetti una palina con la segnaletica stradale. È comunque un significativo progresso, sino a non molti anni or sono, vi campeg-
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giavano i cassoni della monnezza. S’è già proposto in passato da queste pagine un modelletto per il monumento al Pordenone che aveva suscitato ammirati consensi e per il quale una benemerita Fondazione bancaria aveva espresso liberale disponibilità; sorda invece l’Amministrazione civica che pur vanta nel campo degli sprechi un invidiabile palmares (basti per tutti l’indecente e costosissimo ripristino del parco del castello di Torre). La miopia di talune scelte condizionerà le generazioni venture. La scarsa affluenza nelle gallerie civiche, frammentate in troppe sedi, deriva anche da fattori logistici. E quando s’offrì l’opportunità di acquisire parte dell’ala di palazzo Ricchieri (già Barbarich, poi Scaramuzza) l’Amministrazione comunale si defilò. Era l’unico potenziale ambito di espansione del museo e con progressivi incrementi si sarebbe potuto estendere il polo museale anche nel vicolo (all’epoca le risorse c’erano). A pagare le defaillances delle istituzioni, questi pantagruel dello scialo e dell’inefficienza, saranno i cittadini di domani ed è bene sappiano chi debbono ringraziare. Susciterò senz’altro la risentita reazione di certa intelligenthia nostrana, ma la facciata del duomo, così com’è, vi piace davvero? E con quell’intonaco scialbo d’un rosso mattone tipo mutanda elasticizzata? Nell’Ottocento s’era dato avvio al completamento, inserendovi un alto zoccolo e delle semicolonne del tutto compatibili con il bel portale pilacortesco; manca
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re: difatti mal si conciliano con l’antico, s’addicono piuttosto ad un contesto moderno. Dovremmo rammentare quella promessa agli smemorati tenutari del Palazzo. Sullo stridente contrasto fra gli esuberanti volumi del Bronx e le calibrate architetture della città antica s’è già scritto parecchio. Bastava che i nostri sagaci urbanisti inserissero una cortina di verde a ridosso della roggia ormai ridotta ad uno sconnesso scarico fognario. In questo disastrato contesto il “portello” dei Policreti è un autentico gioiellino, uno dei pochi tratti ancor integri ( come l’antica torre di casa Tamai) delle mura medievali. Poco basterebbe a ripristinarlo: rimossa l’ostruzione delle merlature, il paramento di sasso e mattone richiede un semplice lifting e quell’ineguagliato scorcio della Pordenone d’antan tornerebbe a sorridere. Dal passato sembra non s’abbia imparato nulla. Nelle seconda metà dell’Ottocento i nostri cotonifici s’insediarono nelle zone umide a ridosso del Noncello, che non vennero tuttavia mai sconciate. Seppero mantenere ampie e curate golene, vennero imbrigliate le rogge fra quinte di verde e ordinate teorie di salici e pioppi. Alberto Amman -illuminato industriale cotoniero e padre di Luisa Casati, eccentrica protagonista della Belle Epoque- curava le adiacenze dei propri stabilimenti come il parco della propria
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costruita – era stata mozzata quasi due secoli prima – sulla base di un disegno di Giovanni Agostino da Lodi. A Pordenone si aborre dalle ricostruzioni filologiche dell’antico, in compenso ci si compiace di certi stupri architettonici ed urbanistici. Per taluni il kitsch, cioè la degenerazione del gusto, è uno stile, una moda. Ma per nostra fortuna -come diceva Cocteau- anche le mode passan di moda. Non è facile scindere il bene dal male, figuriamoci il male dal peggio. Non voglio riesumare una vecchia polemica stantia (come quella sul carcere saprebbe di tarme e di muffa), ma non è forse ora di rimuovere dai vicoli del centro storico quei chiaccheratissimi fanali tipo supposta? Li trasferiremo – dichiarò il sindaco di allora – in un nuovo quartie-
solo la trabeazione che dovrebbe reggere l’attico ed il timpano. Perchè dunque non completarla? Senza peraltro lasciarci condizionare dal progetto ottocentesco (ripreso nelle incisioni di Marco Moro) che pecca di un neoclassicismo accademico piuttosto greve, ma si dovrebbe comunque partire da lì. Le facciate del duomo di Orvieto, di Milano e di Santa Maria del Fiore non susciterebbero la nostra ammirazione se nel corso del diciannovesimo secolo non le si fosse completate. E la torre del Filarete non costituirebbe l’immagine eponima di Milano se Luca Beltrami nell’ultimo scorcio dell’Ottocento non l’avesse ri-
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Cinquanta sfumature di grigio che restano altrettanti punti di attenzione per i prossimi amministratori
TOPONOMASTICA E MONUMENTI, SEMBRIAMO UNA CITTÀ SENZA STORIA
Tutte le città d’antica tradizione abbinano nuovi e vecchi toponimi, salvo da noi. Corso Vittorio corrisponde alla Contrada maggiore, via Mazzini all’antico Borgo Sant’Antonio, via Cesare Battisti alla rampa delle Monache. Sintomatica l’assenza di una statuaria monumentale villa . E Giorgio Cini, padre di quel Vittorio cui si deve il decollo industriale di Marghera e la prestigiosa fondazione culturale, quand’ottenne in concessione ad Aviano la cava “pietraia” di Pedemonte si impegnò a realizzare progressivi gradoni per evitare gli smottamenti e a favorirne il rimboschimento con geometriche cortine. Son esempi dai quali si sarebbe dovuto imparare, ma purtroppo gli scolari scarseggiano. A Pordenone sembriamo afflitti da spirito gregario e storicamente privi di radici. Abbiamo un istituto tecnico che sull’onda dell’emozione s’affrettarono ad intestare a Kennedy. Non sembra sia stato un grande leader, ma anche lo fosse, non vedo cosa c’entri con i nostri elettrotecnici. Per i geometri s’è pensato a Sandro Pertini sebbene avesse scarsa dimestichezza con pertiche e livelle. Andò meglio con il liceo classico: tra un personaggio chiacchierato come Pasolini ed un amatore sanguigno come il Foscolo, in un sussulto puritano optarono per una figura sessualmente amorfa, Giacomo Leopardi. Peccato si sia snobbato il giurista pordenonese Gianfrancesco Fortunio, primo grammatico della lingua italiana ed anticipatore del Bembo. È venuto poi il turno del liceo scientifico e sul filo del traguardo tra i vari candidati è prevalso il Maiorana. Sarebbe stato meglio Andrea Comparetti, medico e scienziato pasianese, ch’ ebbe cattedra a Padova nella seconda metà del Settecento o il cosmografo pordenonese Giuseppe Rosaccio (una sorta d’eccentrico Cagliostro) vissuto nel sedicesimo secolo. Motivarono all’epoca l’esclusione con la necessità di superare angusti campanilismi, uno scrupolo condiviso anche dai maniaghesi che scelsero per il proprio liceo scientifico il forlivese Torricelli. Forse meritavano maggior riguardo i loro conterranei Domenico e Lorenzo Selva, ottici di fama europea, o Gianantonio (figlio di Lorenzo), il più celebre architetto veneto a scavalco tra Sette e Ottocento (suo è il progetto della Fenice). Anche per le aule giudiziarie si scelsero De Nicola e Bachelet: avremmo francamente preferito i friulani Manzini e Carnelutti, che nella storia del diritto moderno hanno lasciato indelebili impronte. O ancor meglio il giurista pordenonese Pietro Ellero. Trattasi d’un personaggio maiuscolo, condusse un’appassionata campagna per l’abolizione della pena di morte ed è sostanzialmente il padre del codice penale postunitario. Il primo ministro Zanardelli lo volle nel 1883 nel Senato del Regno ove sedette per un cinquantennio; quando morì era il decano della Camera Alta, ma i suoi conterranei sembrano essersene scordati.
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Aver intitolato a Verdi il nuovo Teatro Comunale è indice d’un deprimente provincialume. Perché non pensare invece a Gaspare Gozzi? Compose parecchie delle sue opere
vere il paramento d’intonaco riportando a vista le murature, ripristinare l’imponente arco di ingresso in conci di pietra (ricollocando sulla sommità il leone di San Marco abbattuto nel 1797 dalla furia giacobina), riassettare la rampa d’accesso ed abbattere il muro ai piedi della scarpata riportando alla luce l’ultimo tratto della roggia. Con una spesa contenuta potremmo accontentarci.
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nella casa di Visinale e visse anche qui a Pordenone ove diresse una compagnia teatrale in dichiarata polemica con Carlo Goldoni, che monopolizzava da mattatore le ribalte di terraferma. Pordenone è stata a lungo città di guarnigione e quasi un terzo dei residenti (peraltro ben assimilati) son militari o discendenti di militari. Essendo demograficamente esplosa – nel primo censimento postunitario vantava appena ottomila abitanti – grazie a massicci flussi migratori (dapprima con le attività cotoniere, quindi con lo sviluppo industriale del secondo dopoguerra) tutti i posti di rilievo nella nomenklatura locale sono divenuti appannaggio dei nuovi pordenonesi. Accanto a questo fattore innegabilmente positivo è però emersa l’ormai cronicizzata incapacità di valorizzare le proprie radici. Mentre i centri mandamentali – soprattutto Spilimbergo, Maniago e San Vito – rivendicano con orgoglio la propria matrice friulana, spesso qui in città si tende a rinnegarla: e, come friulano d’antica famiglia, lo rimarco con profonda amarezza. Il paesaggio urbano è caratterizzato da specchi d’acqua artificiali (Burida, Vallona, Tomadini, San Valentino, San Giorgio e San Carlo) divenuti per spontanea germinazione dei contesti naturalistici di straordinario fascino. Spiace tuttavia che per improvvisazione ed incultura non si sia tutelato il peri-
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metro esterno con l’imposizione di adeguati vincoli urbanistici. Lo sciattume di certe architetture moderne spesso incalza quei bacini lacustri. Giorno verrà in cui dovranno decidersi a rimuovere certe inaccettabili macerie del passato. L’enclave del castello -quando finalmente verrà sfrattato il carcere – imporrà scelte radicali ma dubito si reperiranno i quattrini. Per riqualificare il centro storico basterebbe intervenire sugli esterni, rimuo-
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Piazzale Duca D’Aosta è stato snaturato dall’espansione dell’abitato nel secondo Novecento senza uno straccio di pianificazione. Ed è ora ridotto ad un incoerente e trafficato incrocio con una viabilità labirintica. Sarebbe opportuno elaborare un progetto con ampi spazi di verde, restituendo all’antico borgo della Colonna la dignità che s’addice al primo storico insediamento fuori le mura. E veniamo – in cauda venenum – allo scippo del Savoldo, sintomatico esempio dello spessore culturale di coloro che hanno governato questa città (e di chi li ha eletti e continua ad eleggerli). Quanti hanno frequentato il museo civico sanno che – escluse certe opere del Pordenone (va sempre privilegiato il genius loci)- la sola tela di autentico spicco era la pala del bresciano Gerolamo Savoldo. L’ottenne in deposito dalla parrocchia di Ghirano il direttore Gilberto Ganzer, che per primo (con il contributo di Vittorio Sgarbi) la propose all’attenzione degli studiosi dalle pagine della rivista “Il Noncello”. A Ghirano era giunta grazie ai buoni uffici del conte Cleandro Floridi – marito della pordenonese Teresa Gabelli e parente anche dei Gozzi di Visinale- che a Venezia vantava influenti relazioni. Egli se l’era andata a scegliere nei magazzini di palazzo ducale, ov’era finita dopo esser stata rimossa da San Domenico di Castello, un complesso monastico soppresso. È dal 1839 l’Annunciazione è rimasta in quella parrocchietta di campagna sino al 1983, quando venne appunto trasferita al civico. Alcuni anni or sono è stata però rivendicata dal demanio e quindi trasferita nelle Gallerie dell’Accademia a Venezia (ove almeno l’ammireranno centinaia di migliaia di visitatori e non gli sparuti manipoli che frequentano il Ricchieri) . Per i pordenonesi tuttavia s’è trattato d’un autentico scippo cui nessuno ha reagito. Il codice civile austriaco (vigente nel Lombardo Veneto) ammetteva l’usucapione anche nei confronti del fisco (paragrafo 1472) e nel nostro caso – come peraltro tutti gli arredi (altari, statue e dipinti) degli edifici sottratti al culto ed
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incamerati dal governo- anche la tela del Savoldo fu posta in vendita. Ciò necessariamente implicava il passaggio di quel cespite dal demanio (come tale inalienabile) al patrimonio disponibile e quindi usucapibile. Rimase tuttavia invenduta (anche a causa d’un’errata attribuzione a Marco Vecellio, scialbo collaboratore di Tiziano) e stivata nei magazzini di palazzo ducale affidati in custodia all’abate Bettio, bibliotecario della Marciana. Fu lui a proporre al Floridi, che non sembra fosse in grado di acquistarsela, di concederla in deposito alla parrocchia di Ghirano. Il provvedimento fu adottato dall’Ufficio del demanio non perché la pala avesse carattere demaniale, ma sol perché esso gestiva anche l’alienazione o la concessione a privati dei beni ascritti al patrimonio disponibile. Da allora (1839) la Pubblica Amministrazione – dapprima del Lombardo Veneto e quindi dell’Italia postunitaria- se ne disinteressò sino agli anni quaranta del Novecento per oltre un secolo. Ed il curato di Ghirano (non a torto) era talmente convinto d’esserne divenuto proprietario, che aveva addirittura ceduto sul mercato antiquario altra pala (la carità di Sant’Elisabetta) ottenuta sempre dal Floridi ed attribuita a Paris Bordon, attual-
mente al civico di Bassano. Non solo, ma negli anni trenta i due dipinti furono oggetto d’un superficiale intervento di restauro da parte di Donadon, sempre nell’unanime convinzione appartenessero alla parrocchia. Sussistevano dunque i presupposti – in assenza di atti interruttivi- perché con il decorso del canonico trentennio (lo prevedeva anche il nuovo codice civile del Regno d’Italia) la proprietà fosse passata in capo alla chiesa di Ghirano già nell’Ottocento e che quest’ultima l’avesse quindi legittimamente affidata in deposito al nostro museo. Quando la pala fu rivendicata negli anni Novanta del secolo scorso ci si astenne dall’eccepirlo e così è finita a Venezia. Fra le poche isolate voci che lo contestarono rammento quella di Sebastiano Comis, sempre vigile ed attento nella difesa del nostro patrimonio artistico e culturale. *** Con questa quarta puntata mi congedo dal lettore. Per la mia generazione, che ha grosse responsabilità in queste vicende, scorrono ormai i titoli di coda, abbiamo al più un brillante avvenire alle spalle. Non ci resta che confidare nella nostra “meglio gioventù”: leviamo i calici, prosit. Alberto Cassini
foto di ANGELO SIMONELLA
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PRIMO PIANO
Luglio 2016
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Il Friuli Venezia Giulia ha bisogno di una svolta nel modo di affrontare i problemi del lavoro, dell’economia e della pubblica amministrazione. Ma perché è così difficile farsi ascoltare su queste tematiche? Non è una domanda oziosa, dato che a garantire il finanziamento alla vecchia e farraginosa macchina amministrativa regionale al momento ci pensa ancora lo Stato centrale. La recentissima firma dell’Accordo Sindacati–Regione sui dipendenti pubblici (il Comparto Unico) in realtà trasferisce personale dalle
disciolte Province alla Regione ed ai Comuni lasciando perciò al netto la spesa pubblica senza realizzare nessun risparmio! Anzi: per l’economia reale, più i dati sono negativi meno se ne parla. Assistiamo al crollo del 24,9% del Valore Aggiunto del manifatturiero dal 2001 al 2014 ed alla riduzione dell’occupazione nell’industria, che passa dal 44,2% del 1969 al 24,9% del 2014, il tutto nell’assordante silenzio generale. Sono dati inequivocabili ma nessuno è disposto ad ammettere come stanno davvero le cose. Chi ha paura di
ESTATE 2016 maggio agosto
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a chiedere al Governo finanziamenti per parlar chiaro? soddisfare il maggior numero di richieste. La domanda è pertinente, ma la risposta E intanto i giovani vanno altrove perché presupporrebbe, da parte dei governanti regionali, che si proponessero idee e proget- hanno bisogno di speranze e di idee in cui credere. tiRapporto innovativi, mentre in realtà si preferisce italiani nel mondo A Milano si parla della città come player lasciare del tutto inalterato l’assetto esistenmondiale del Food, negli USA di disuguate: vanno bene, così come sono, Friulia, TABELLA 1. ed Insiel. Ogni cinque anni glianze e di socialismo. L’Italia s’è disfatta Mediocredito nel mondo Rapporto italiani dei Partiti tradizionali consegnandosi, mani cambiano Giunta e Presidente, tuttavia a POPOLAZIONE RESIDENTE IN REGIONE ED ISCRITTI ALL’AIRE non cambiare è il modo d’agire: si continua e piedi, ad una sequela di leader disinvolti Rapporto italiani TABELLA 1. nel mondo Residenti italiani e stranieri al 31-‐12-‐2014 1.227 122 cui stranieri Di 107.559 POPOLAZIONE RESIDENTE IN REGIONE ED ISCRITTI ALL’AIRE Solo i taliani F VG 1.119.463 TABELLA 1. Emigrati i scritti A IRE 1 67.228 Residenti italiani e stranieri al 31-‐12-‐2014 1.227 122 POPOLAZIONE IN REGIONE ED ISCRITTI ALL’AIRE Di cui DsISARTICOLATI tranieri RESIDENTE 107.559 PER PROVINCE DEL FVG ( 2013) DATI Solo i taliani F VG 1.119.463 i taliani e s tranieri a l 3 1-‐12-‐2014 1.227 122 Residenti Emigrati 167.228 Italiani iscritti AIRE Iscritti AIRE Di 1 07.559 Dato in percentuale Solo Italiani cui stranieri Solo italiani FVG DATI EL FVG 1.119.463 (2013) 5 ,307% PN D ISARTICOLATI 280.155 PER P ROVINCE 5D 0.490 229.665 Emigrati i scritti A IRE 1 67.228 4 95.047 7 6.464 UD 8,038% 418.538 Italiani I scritti IRE ercentuale S olo Italiani GO 128.251 1A0.639 D ato i n 8p,295% 117.612 DATI DISARTICOLATI PER PROVINCE DEL FVG (2013) TS 216.010 29.635 13,719% 186.375 PN 2 80.155 5 0.490 5,307% 229.665 Sul totale della popolazione, italiani e stranieri, gli iscritti all’AIRE sono: FVG il 13,3%; Sicilia il 14.0%; Lombardia il 4,0% il Veneto il Italiani I scritti ercentuale S olo Italiani UD 495.047 A7IRE 6.464 D ato i n p 8,038% 418.538 6,9%. GO 1 28.251 1 0.639 8 ,295% 1 17.612 PN 259.635 0.490 51,307% 2 129.665 TS 2 280.155 16.010 3,719% 86.375 UD 495.047 76.464 8,038% 418.538 Sul totale della popolazione, italiani e stranieri, gli iscritti all’AIRE sono: FVG il 13,3%; Sicilia il 14.0%; Lombardia il 4,0% il Veneto il TABELLA 2 GO 128.251 10.639 8,295% 117.612 6,9%. INDICATORI EMOGRAFICI P ER TS 16.010 P ROVINCIA 29.635 NEL 2014 13,719% 186.375 2D Sul totale della popolazione, italiani e stranieri, gli iscritti all’AIRE sono: FVG il 13,3%; Sicilia il 14.0%; Lombardia il 4,0% il Veneto il 6,9%. TABELLA UDINE GORIZIA TRIESTE 2 PORDENONE INDICATORI DEMOGRAFICI PER PROVINCIA NEL 2014 Tasso di natalità 8,6 7,3 6,7 6,8 TABELLA 2 Tasso di mortalità 9,2 11,2 12,0 13,4 naturale PORDENONE UDINE GORIZIA TRIESTE -‐6,7 Crescita -‐0,6 -‐3,9 -‐5,4 INDICATORI DEMOGRAFICI PER PROVINCIA NEL 2014 Indice d i v ecchiaia 159,8 196,8 215,6 250,8 Tasso di natalità 6,8 15. Per L’indice di invecchiamento registra il 8,6 rapporto fra persone con e7,3 tà uguale o superiore a 65 6,7 anni e giovani con età inferiore a quanto PORDENONE UDINE GORIZIA Tasso driguarda i mortalità 9,2 e stranieri 11,2 12,0 il dato del TRIESTE 13,4 il tasso di natalità italiani è esemplificativo, per l’intera regione, Comune di Pordenone: il
Rapporto italiani nel mondo
tasso di natalità degli italiani è sceso nell’anno 2015 al 6,74%,quello degli stranieri, in leggera decrescita da alcuni anni, è pari al Crescita naturale -‐0,6 -‐3,9 -‐5,4 -‐6,7 17,21%. Tasso 8,6 7,3 6,7 6,8 Indice ddi i nvatalità ecchiaia 159,8 196,8 215,6 250,8 Tasso ortalità 13,4 15. Per registra il 9,2 rapporto fra persone con 11,2 età uguale o superiore a 612,0 5 anni e giovani con età inferiore a L’indice ddi i minvecchiamento quanto riguarda il tasso di natalità -‐0,6 italiani e stranieri è esemplificativo, per l’intera regione, Pordenone: il Crescita naturale -‐3,9 -‐5,4 il dato del Comune di -‐6,7 tasso di natalità degli italiani è sceso nell’anno 2015 al 6,74%,quello degli stranieri, in leggera decrescita da alcuni anni, è pari al Indice di vecchiaia 159,8 196,8 215,6 250,8
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TABELLA 3
17,21%. L’indice di invecchiamento registra il rapporto fra persone con età uguale o superiore a 65 anni e giovani con età inferiore a 15. Per quanto riguarda il tasso di natalità italiani e stranieri è esemplificativo, per l’intera regione, il dato del Comune di Pordenone: il tasso di natalità degli italiani è sceso nell’anno 2015 al 6,74%,quello degli stranieri, in leggera decrescita da alcuni anni, è pari al RESIDENTI ITALIANI IN FVG PER FASCE DI ETÁ AL 31-‐12-‐2014 17,21%.
TABELLA 3 al 31.12.2014 complessivi Residenti
1.227.122 Da 0-‐14 anni (sia italiani che stranieri) 154.617 RESIDENTI ITALIANI Over 65 (solo italiani) IN F VG PER FASCE DI ETÁ AL 31-‐12-‐2014 3 08.007
TABELLA 3 da 0 a 65 anni (stranieri 8,8%)
67.275 Residenti complessivi al 31.12.2014 1.227.122 Disoccupati sulla forza lavoro 43.000 RESIDENTI ITALIANI IN FVG FASCE D I E TÁ Da 0-‐14 anni (sia italiani che PsER tranieri) A L 3 1-‐12-‐2014 154.617 Emigrati iscritti AIRE 167.599 Over 65 (solo italiani) 308.007 Totale solo ital.resi. FaVG (15-‐64 anni) 488.624 Residenti l 31.12.2014 1.227.122 da 0 a 65 caomplessivi nni (stranieri 8,8%) 67.275 Da 0 -‐14 a nni ( sia i taliani c he s tranieri) Disoccupati sulla forza lavoro 1 454.617 3.000 Over 6 5 ( solo i taliani) 3108.007 67.599 Emigrati iscritti AIRE da 0 a 6s5 anni (stranieri 488.624 67.275 Totale olo ital.resi. FVG 8(,8%) 15-‐64 anni) Disoccupati sulla forza lavoro 43.000
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sul terreno mediatico e capaci solo di annunci tanto più roboanti quanto più inconsistenti. La competenza e lo studio dei problemi, che sono alla base di ogni soluzione e che rappresentano il tratto distintivo d’ogni realtà dell’agire del ceto dirigente – tanto più in economia – sembra siano diventati un retaggio negativo, un valore residuale nell’Italia dei tuttologi, dei professori e degli intellettuali più o meno “impegnati”. Ma la realtà qual è? L’attesa è finita. Nel 2014 è iniziata la grande emigrazione professionale Negli ultimi due anni siamo diventati un Paese di migranti. Il saldo tra persone che emigrano e quelle che immigrano è negativo, tanto che l’ISTAT, giusto per “far tornare i conti”, ha scelto di pubblicare statistiche in cui si calcolano indifferentemente sia gli sbarcati di Lampedusa che gli emigrati iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani residenti all’estero), struttura, peraltro, alla quale, non s’iscrivono la maggioranza degli emigrati. “La Germania è il caso più estremo” – afferma Federico Fubini sul Corriere della Sera (20 marzo 2016) – “…Secondo l’ISTAT sono poco più di 17 mila le persone trasferitesi verso la Repubblica federale nel 2014, ma l’omologa Agenzia tedesca ne conta oltre quattro volte di più. Se tutti i migranti italiani si comportassero come quelli che vanno in Germania, in Svizzera e nel Regno Unito, l’anno scorso ne sarebbero usciti dal nostro Paese 435 mila […] il triplo dei 145
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PRIMO PIANO
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Foto Angelo Simonella
Il migrante italiano non fugge da qualcosa ma si dirige consapevolmente verso ciò che più desidera
mila registrati dall’ISTAT. In ogni caso in dieci anni gli iscritti all’AIRE sono passati dai 3.106.251 del 2006 ai 4.636.647 del 2015 con una crescita del +49,3% in dieci anni. Eppure, anche su questo dato, nessuno intende esprimersi. Dai dati sulla popolazione regionale (Tab 1.) emerge una realtà quantomeno problematica del nostro contesto sociale. Su una popolazione di 1.227.122 (di cui gli stranieri sono 107.559, ovvero l’8,8% del totale) gli emigrati iscritti all’AIRE risultano essere 167.170 pari al 13,6% di tutti i residenti del FVG. Solo nell’ultimo biennio l’incidenza migratoria è passata dal 13,3% del 2014 al 13,6% del 2015, quindi con una variazione pari a 4967 unità. Questi dati collocano la nostra regione nello stesso ambito di quelle meridionali ad alto tasso migratorio. Infatti, a far peggio in termini d’incidenza degli emigrati a livello regionale sono solo la Sicilia, col 14%, la Calabria col 19,3%, la Basilicata col 21% ed il piccolo Molise col 26%. Di tutte le regioni italiane le quattro che registrano un’emigrazione superiore a quella del FVG sono tutte del Sud. Per quanto attiene quelle del Nord, il Veneto ha un’incidenza del 6,9% e la Lombardia del 4,0%. In valori fissi gli emigrati della nostra regione censiti dall’ARIE sono passati dai 3.646 del 2.014 ai 4.831 del 2.015, ovvero una crescita di 1.185 unità (+24,5%.); al secondo posto si colloca la Lombardia con il +10,9%; ma poiché abbiamo visto che non tutti in realtà s’iscrivono all’ARIE, vien da chiedersi quale sia il dato reale, ma soprattutto, ancora una volta: perché non se ne parla? Meriterebbe riflettere anche sulla disarticolazione dei dati
interni al quadro regionale, poiché, sempre stando ai dati all’ARIE (Tab. 2) gli emigrati su base regionale sono 167.170, ove Pordenone incide per il 5,30%, Udine per l’ 8,03%, Gorizia per l’ 8,29% e Trieste per il 13,71%. Una disamina per il solo espatrio nel biennio 2014-2015 che interessa le 21 province italiane, vede quella di Udine passare dalla 15a alla 5a posizione. Infatti, coloro che se ne sono andati passano da 1.450 del 2014 a 2.699 del 2015: 1.249 uscite che corrispondono ad un incremento nel biennio del +46,3%. Genova si colloca al secondo posto con il +28,1%. Non solo: prendendo a riferimento il Rapporto italiani nel mondo 2015 della Fondazione Migrantes della CEI, scopriamo che nel medesimo biennio le partenze più consistenti tra le prime dieci province, vedono Udine subire un’impennata dell’86,1%,seguita da Varese col 46,2%. Un dato a dir poco allarmante. Denatalità e vecchiaia. Meno male che ci sono gli stranieri. Il guaio è che la nostra regione (TAB. 2) è da record negativo anche in relazione alla popolazione. Nel 2014 la provincia di Gorizia, con l’indice del 6,7 ha realizzato il dato peggiore sulla denatalità, strappandolo a Trieste, che con il 13,4 mantiene il primato della mortalità. Trieste mantiene anche quello sulla crescita naturale (leggi decrescita) -6,7 e distacca tutte le altre province anche con un indice di vecchiaia del 250,8: ben 90 punti peggio di Pordenone, ferma al 159,8; un dato vicino alla media del Veneto. Del resto i residenti italiani dai 15 ai 64 anni (TAB. 3) sono 487.053, ed è proprio in questa fascia
che, in teoria, si dovrebbe attingere per far emergere da un lato la nuova classe dirigente regionale, dall’altro realizzare il passaggio di testimone e di esperienze. Queste cifre, invece, dicono con grande efficacia che non esiste in FVG una sufficiente “intelligenza collettiva” in grado di esprimere le necessarie competenze. Molto giustamente i giovani tendono ad andarsene e quelli relativamente più anziani non possono oggettivamente esprimere potenzialità innovative adatte ai tempi in rapida evoluzione. Purtroppo mancano i dati dei residenti italiani del FVG che si spostano per ragioni di lavoro in altre regioni italiane o risiedono all’estero senza essersi iscritti all’ARIE, che dovrebbero essere tolti dalla cifra precedente, ma il trend è indiscutibile. Ma attenzione: il problema di fondo per l’intero sistema economico regionale non è il fenomeno dell’emigrazione, specie quella giovanile altamente qualificata e scolarizzata, poiché fare esperienze o acquisire altre lingue rappresenta un know how positivo, il dato negativo è che non si offrono le condizioni per far ritornare queste energie dopo che hanno acquisito tali esperienze e conoscenze. Dal migrante bisognoso al migrante desiderante L’Italia è una nazione che considera la mobilità verso l’estero negativamente e, come per un blackout culturale, considera l’arrivo dello straniero come un problema e un pericolo. E quando gli stranieri siamo noi? Ha senso in un mondo globalizzato parlare di espatrio? Come s’è visto la mobilità giovanile va considerata per i nostri giovani un aspetto positivo e non un disvalore.
Il migrante italiano nella maggioranza dei casi non scappa ma si dirige consapevolmente verso ciò che desidera. Il ceto dirigente, allora, invece di concentrarsi sulle partenze sarebbe più opportuno si concentrasse sull’immaginare, costruire e soprattutto rendere possibili le opportunità per favorire il loro ritorno. Con un tasso di disoccupazione al 12% che raggiunge il 41,1% nelle fasce di età fra 15 e 24 anni (ISTAT 2015), con un pesante invecchiamento della popolazione ed una denatalità con il picco più grave del periodo della Prima guerra mondiale, perché si dovrebbe chiedere ai nostri giovani di rimanere in Patria quando la certezza della disoccupazione è così elevata? Oppure perché un giovane altamente scolarizzato dovrebbe accettare d’essere inserito in un mercato del lavoro dequalificato che toglie ogni possibilità di crescita professionale ed una condizione retributiva penalizzante rispetto ad altri Paesi avanzati? La verità è che la laurea o il diploma di scuola superiore risultano più considerati all’estero, dove al termine del ciclo formativo il 60% dei giovani viene assunto con contratto a tempo indeterminato, mentre in Italia solo il 49% trova un’occupazione stabilizzata. La media retributiva europea netta è di 2.146 Euro mensili a fronte dei 1.298 in Italia: resta il fatto che il 38% dei laureati dichiara di trasferisti all’estero per mancanza di lavoro in Italia. Da considerare infine l’immagine che offre il nostro Paese, se è vero che, secondo un articolo del Corriere della Sera (23 maggio) tra gli studenti che fanno l’Erasmus solo il 7,4% dei giovani dell’area UE sceglie l’Italia. Meta preferita? La Spagna.
Gli emigranti della conoscenza Eppure, per paradosso, il sistema educativo italiano è considerato di ottimo livello generalmente ovunque. La formazione di diplomati e di laureati negli Istituti scolastici e nelle Università di Trieste e di Udine (TAB. 4) sono il principale patrimonio di conoscenza della regione: il polmone di riserva e di ricambio di un possibile ceto dirigente consapevole ed avveduto del futuro. Ma sono sempre di più coloro che vedono realizzarsi il loro sogno attraverso l’emigrazione. Il tema della formazione del ceto dirigente dei territori è stato già trattato da Gianfelice Rocca (responsabile Cultura dell’Assolombarda ed ora Vice Presidente) nell’ambito di Pordenonelegge 2014,
quando rammentò a tutti che a Milano questa tematica è una delle condizioni dello sviluppo ed è oggetto d’esami analitici ed ampie discussioni. In FVG, invece, è oggetto di scherno da parte di chi occupa stabilmente le sedie nelle stanze dei bottoni. All’attuale ceto dirigente locale, regionale soprattutto, non importa che i giovani diventino emigrati della conoscenza e vadano a creare valore aggiunto all’estero, né ci si preoccupa di offrire loro opportunità di crescita in loco o di rientro. La ragione di questo comportamento è persino troppo evidente: mentre qui ci si trasforma inesorabilmente in periferia marginale, gli attuali centri di potere restano inamovibili. Perché mai dovrebbero creare le condizioni per favorire il loro ricambio?
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L'ANNIVERSARIO
Luglio 2016
Festeggiato nel mese di giugno il quarantennale della società sportiva presieduta da Mario Sandrin
GYMNASIUM NUOTA VERSO IL MEZZO SECOLO Molti i pordenonesi che hanno voluto rendere omaggio a una realtà che rappresenta un'autentica istituzione nella vita sociale della città foto di ADRIANO PORTOLAN
Una carrellata di scatti dalla staffetta di 12 ore organizzata in occasione dei 40 anni della Gymnasium. Staffetta al via con il presidente Mario Sandrin e la nipote - la giovane Emma - del cofondatore Guido Deiuri
AMARA PIACE
Sulle tracce dei tesori enogastronomici della provincia di Pordenone
di MARA DEL PUPPO
Hemingway, l’Harry’s Bar di Polcenigo
PHOTO ADRIANO PORTOLAN ©
Su iniziativa di Federico Cremasco è rinato uno dei cocktail bar più famosi della provincia. Oggi serve il Fred Jerbis, uno dei gin artigianali più noti d’Italia, ma anche vermut e bitter
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Il nome di Pinocchio non rievoca solo il protagonista di una nota fiaba, per molti – permettetemelo non giovanissimi – ricorda il cocktail bar più famoso della provincia, la destinazione del dopo cena che non deludeva mai. Poi, ad un certo punto la chiusura e per molti lo sconforto. Ma la storia di quel piccolo locale poco lontano dalla piazza di Polcenigo non era finita lì. A distanza di qualche anno l’insegna si riaccende e ad occupare lo spazio dietro il bancone arriva lui: Federico Cremasco. Uno che di cocktail già se ne intendeva, li insegnava alla scuola alberghiera, e aveva voglia di ridare lustro al locale con un tocco assolutamente personale. In primis nel nome, ribattezzandolo “Hemingway” e in seconda battuta anche nella proposta, non solo dei cocktail ma anche di distillati di sua produzione. La sua creazione più famosa è il gin Fred Jerbis e da alcune autorevoli fonti è già stato ribattezzato come “la piccola stella del fenomeno gin artigianale italiano”. Il nome del prodotto la dice lunga: Fred a ricordare il nome del suo creatore, Jerbis come erbe in friulano, perché questo gin ha la caratteristica di utilizzare ben 43 botaniche diverse, che donano al distillato un’aromaticità piacevole e distintiva, in grado di soddisfare il palato anche di chi considera il gin un drink troppo secco. Il segreto del suo equilibrio sono la produzione
– basata su una filiera corta realizzata nella zona collinare delle prealpi friulane – e un metodo estrattivo accurato. L’indiscussa qualità del prodotto non è però l’unico elemento che ha contribuito al suo successo. Federico è riuscito a creare attorno al suo gin un universo intriso di fascino e leggenda. Si definisce un alchimista in continuo dialogo con la natura, le botaniche vengono coltivate in zona e sapientemente mescolate per differenziare il suo prodotto dalla massa. L’etichetta segnala che la composizione è ispirata ad una ricetta segreta tratta da un manuale per aromatieri e liquiristi del 1946. Difficile non lasciarsi sedurre… Dopo aver affondato le mani nella tradizione anglosassone, Federico ci ha preso gusto e, accanto al gin, ha ampliato l’assortimento con un vermut e un bitter, un matrimonio a tre praticamente perfetto che dà vita al cocktail italiano più famoso: il Negroni. Il vermut – confesso il mio preferito tra i tre – conta 25 botaniche, tra cui tre diverse tipologie di assenzio e due di arancio. Il bitter invece di botaniche ne conta 34, tra cui genziana, angelica, assenzio, arancio e limone. Sommando le botaniche di ciascuna sua creazione – le quali peraltro equivalgono ai gradi alcolici - otteniamo sempre il numero sette, una coincidenza? No, un altro segreto per entrare nel mito.
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ECCELLENZE
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Al Policlinico San Giorgio una struttura specializzata nella cura delle patologie degenerative delle articolazioni
ANCA E GINOCCHIO RIGENERATI CON LA PROTESI PROGETTATA IN 3D Visionaire è una delle tecniche chirurgiche più avanzate utilizzata dall'Unità Operativa di Ortopedia guidata dal primario Maurizio Valente. Consiste nella progettazione personalizzata in 3D di maschere di taglio per protesi, in particolare per le articolazioni dell'anca e del ginocchio
di PAOLA DALLE MOLLE Il primario dell'Unità Operativa di Ortopedia del Policlinico San Giorgio, Maurizio Valente
La protesi al ginocchio oggi rappresenta uno degli interventi più richiesti essendo affetta da artrosi del ginocchio circa il 50% della popolazione oltre i 65 anni. Le tecniche operative si sono evolute in questi ultimi anni per permettere ai pazienti una ripresa della mobilità in tempi sempre più brevi e soprattutto una buona convivenza con la nuova “protesi”. A questo proposito, una delle tecniche più avanzate viene realizzata al Policlinico San Giorgio di Pordenone grazie al dottor Maurizio Valente, primario responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia della struttura che durante la sua ventennale carriera, si è dedicato alle patologie degenerative delle maggiori articolazioni, in particolare, l’anca ed il ginocchio. In queste, Valente utilizza sia la sostituzione protesica sia le tecniche artroscopiche più avanzate. Nella maggior parte dei casi, il paziente affetto da artrosi del ginocchio, è una persona ancora in attività, con
interessi lavorativi e sociali. Per questa ragione, viene sempre più seguito l’obiettivo di utilizzare e affinare tecniche chirurgiche veloci e assolutamente sicure per il paziente, consentendo la riduzione del dolore postoperatorio e la riduzione della durata della degenza. Tuttavia, le protesi di ginocchio possono fallire dopo tempi variabili da pochi anni a decenni e, talvolta per cause assolutamente sconosciute. Si tratta di un problema con il quale ci si dovrà confrontare sempre di più visto il crescente numero d’impianti protesici. Confortante è comunque sapere che in caso di fallimento è sempre possibile sostituire la protesi con un intervento di revisione più o meno impegnativo, ma oggi generalmente con esito ottimo per funzione e durata della nuova protesi e qualità di vita del paziente. Per contrastare questa eventualità, ferme restando le indicazioni alla sostituzione protesica totale del ginocchio, è fondamentale eseguire l’intervento con la massima precisione tecnica.
SOTTO LA LENTE
Da 30 anni La GINESTRA tiene in forma la città con le erbe della salute La prima cosa che colpisce è un profumo intenso di erbe miste a fiori. L’erboristeria La Ginestra di Aurora Bozzer nasce 30 anni fa con l’intento di aiutare a mantenere sano l’organismo attraverso la prevenzione naturale e l’informazione sulle qualità terapeutiche delle piante. La parola Fitoterapia infatti, deriva dal greco phyton (pianta) e therapeia (cura) e rappresenta in assoluto la prima forma di medicina utilizzata dall’uomo. L’uso terapeutico delle piante medicinali appare nell’antichità, nei geroglifici dell’antico Egitto, nei testi di cultura orientale risalenti ad oltre 5000 anni fa, passando poi per i Greci e i Romani con una crescente importanza nel secolo scorso fino ad arrivare ai giorni nostri. Oggi, cresce il numero delle persone che manifestano un interesse verso quest’antica disciplina che insegna a trovare una soluzione naturale per molteplici disturbi. Antiche sapienze e innovazione si sono poi unite per risolvere diverse problematiche psico-fisiche. Ad esempio in questo periodo – spiegano all’Erboristeria La Ginestra - le maggiori consulenze coinvolgono l’uso di rimedi drenanti e dimagranti in vista del recupero della forma
in vista dell’estate. Inoltre, stress e ansia sono disturbi per i quali si possono utilizzare erbe rilassanti fra le quali, alcune possiedono effetti benefici e curativi per favorire il sonno in modo naturale. Tra le indicazioni più seguite, va segnalata la curcuma, un rimedio sia fitoterapeutico che alimentare, una spezia originaria dell’Asia meridionale, parente dello zenzero e ricca di proprietà, entrata a pieno titolo nelle cucine di tutto il mondo. Da secoli ha fatto parte della cucina asiatica, non soltanto per il suo sapore ma anche per gli innumerevoli benefici: per il cervello, per il cuore, per tutto l’organismo. Esistono molti modi per farne un largo uso in cucina garantendo un’ottima dose di antiossidanti. Oggi, è sempre più diffusa una cultura fondata sulla consapevolezza che il naturale rappresenta la prima delle soluzioni per molti malesseri. A questo proposito, l’Erboristeria La Ginestra si conferma un luogo specializzato dove chiedere la preparazione di tisane personalizzate e tutti i consigli sull’uso di rimedi erboristici e cosmetici naturali. P. D. M.
A tal proposito, a disposizione del moderno chirurgo ortopedico viene oggi utilizzata una nuova e avanzata tecnica chirurgica che prevede l’utilizzo di maschere di taglio femorale e tibiale fatte a misura del paziente. Questa nuova tecnica è chiamata sistema Visionaire e permette, mediante l’elaborazione dei dati acquisiti da una risonanza magnetica e da una radiografia del ginocchio, la progettazione personalizzata delle maschere di taglio così da essere perfettamente sicuri di poter impiantare la protesi nella maniera più corretta possibile. Gli esami strumentali vengono eseguiti presso il centro radiologico abilitato più vicino alla residenza del paziente e vengono quindi inviate nei laboratori dell’azienda fornitrice. Qui vengono create le mascherine di taglio in 3D e quindi spedite al reparto di Ortopedia richiedente, pronte per essere utilizzate. Questa tecnica chirurgica rappresenta l’evoluzione dei sistemi di navigazione computerizzata che attualmente vengono usati per il posizionamento protesico. Il miglioramento sta nel fatto che con questo sistema lo studio morfometrico del ginocchio del paziente viene eseguito nelle settimane che precedono l’intervento, fornendo, così, al chirurgo un planning già definito e una protesi fatta su misura per il paziente riducendo al minimo i tempi chirurgici e l’invasività dell’intervento.
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SPECIALE
Luglio 2016
Come sempre ricco il calendario di appuntamenti estivi curato dalla Pro Loco e dal Comune di Barcis
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piccolo tesor luglio ’16 17 luglio XXIX edizione Premio Letterario Nazionale “Giuseppe Malattia della Vallata” Santa Messa Ore 10,30 Chiesa Parrocchiale S. Giovanni Battista Premiazione vincitori del Premio Letterario Ore 11,30 Piazzale Palazzo Centi Il Premio “Bruno Cavallini” festeggia i vent’anni con Vittorio Sgarbi Ore 15,00 Piazzale Palazzo Centi 24 luglio “Il Fondin” mercatino dell’antiquariato Dall’alba fino a sera Lungolago di Barcis 30 luglio Inaugurazione della mostra “Pinocchio incontra gli illustratori” a cura del Circolo Culturale Menocchio Ore 16,00 Palazzo Centi Orari di apertura: tutti i giorni fino al 28 agosto feriali 16,00-19,00 sabato e domenica 10,30-12,30 e 15,00-19,00 Inaugurazione della mostra “I luoghi del Cuore” del pittore
Via Gaio n. 8 33097 Spilimbergo (PN) tel 0427.50316 fax 0427.926584 info@friulviaggi.it
friulano Giovanni Centazzo ore 17,30 Centro di Aggregazione Giovanile, via Roma 20 Orari di apertura: tutti i giorni fino al 28 agosto feriali 15,00-19,00 sabato e domenica 10,30-12,30 e 15,00-19,00 31 luglio “Artisti in strada” pittori, scultori, incisori, mosaicisti e musicisti… animeranno le vie di Barcis Dall’alba fino a sera Per le vie del paese Inaugurazione della mostra di fotografia “I paesaggi dell’energia: territorio, architettura, tecnologia” a cura del “Circolo Per le antiche vie” Ore 11,00 Sede della Scuola d’Ambiente di Barcis Orari di apertura: tutti i giorni fino all’11 settembre 10,30-12,30 e 15,00-18,00 Premiazione 9ª Ex tempore di pittura “L’acqua, la terra, il cielo di Barcis” Ore 18,00 Piazzale Palazzo Centi
Dal Premio Malattia della Vallata con Vittorio Sgarbi alle numerose mostre, dalle passeggiate sulla Vecchia Strada della Valcellina al canyoning facile a al geotrekking, con la novità
agosto ’16 5 agosto “Come reagire agli inconvenienti in montagna. Mal di montagna, morsi di vipera, colpo di sole: come intervenire subito?” serata di conversazione con Carlo Fachin e Tiziano Fiorenza Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi 6 agosto Presentazione della guida-libro e iBook “L’acqua e la memoria: Barcis” con gli autori Lorenzo Cardin, Tiziana Melloni e Maurizio Pertegato Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi 7 agosto “Voci di luoghi” 5ª edizione. Omaggio al Premio “Giuseppe Malattia della Vallata” 1988-2016 “Questa Libertà” lettura pubblica di Pierluigi Cappello, commento musicale di Elisa Fassetta al violoncello e Gianni Fassetta alla fisarmonica Ore 21,00 Piazza Lungolago 8 agosto “Incontro con le stelle” a cura della A.P.A. Associazione
Pordenonese di Astronomia Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi 10 agosto Esibizione del Coro A.N.A. Aviano Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi 11 agosto Miss Italia 2016 finale Regionale “Miss Miluna Friuli Venezia Giulia” Ore 21,00 Piazza Lungolago 12 agosto “Peter Claun” spettacolo di clownterapia per beneficenza Ore 20,30 Piazza Lungolago 13 agosto Esibizione dei gruppi folkloristici Ballet Folklorico “Omawa” (Messico) Folk Dance Ensemble “Bayram“ (Russia) “Group Al Azhar” (Indonesia) “Bailey Mountain Cloggers” (Usa) e Gruppo Folcloristico “Federico Angelica” Danzerini di Aviano (Italia) partecipanti al Festival Internazionale del Folklore Aviano-Piancavallo Ore 20,30 Piazza Lungolago
La Città
SPECIALE
Luglio 2016
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Ambiente, cultura, sport e intrattenimento accompagneranno ospiti e turisti fino a settembre inoltrato
settembre ’16
RCIS,
10 settembre
PipAlp 2016. Mostra mercato per pipatori Dall’alba fino a sera Tendone Centro Sportivo
11 settembre
o fuori porta
“Artigiani e hobbisti in strada” “Giochi di un tempo” Dall’alba fino a sera Per le vie del paese PipAlp 2016. Mostra mercato per pipatori Dall’alba fino a sera Tendone Centro Sportivo 3ª prova 45° Campionato Italiano Lento Fumo Ore 14,30 Sala Convegni Foresteria S. Giovanni
18 settembre
6ª Marcia “6 zampe” Ore 15,00 Giro del Lago di Barcis
ESCURSIONI E ATTIVITÀ
all’interno della riserva naturale Forra del Cellina Vecchia strada della Valcellina
Apertura al pubblico: dalle ore 10,00 alle ore 18,00 (ultimo ingresso ore 17,00) - Da domenica 5 a domenica 26 giugno tutte le domeniche - Da sabato 2 a domenica 17 luglio tutti i sabati e le domeniche - Da sabato 23 luglio a domenica 4 settembre tutti i giorni - Da domenica 11 a domenica 25 settembre tutte le domeniche
del ponte tibetano. E inoltre il Festival del Folklore, lo spettacolo dei Papu, il Trenino e molto altro nel programma dell’estate 2016… a due passi dalla calura cittadina Negli ultimi anni Barcis e la Valcellina sono tornate ad essere una delle mete preferite dei pordenonesi. Luoghi incantevoli a due passi dalla città e un calendario di iniziative per tutti i gusti studiato nei minimi dettagli dall’Amministrazione comunale e dalla Pro Barcis sono gli ingredienti di una ricetta sempre più apprezzata da ospiti e turisti. A farla da padrone sono le bellezze naturali, come il lago e la forra del Cellina, ma da qualche tempo le iniziative culturali, sportive e d’intrattenimento hanno contribuito a rinverdire l’appeal della località. Da questo punto di vista anche l’estate 2016 si annuncia promettente. Uno degli appuntamenti clou è quello di domenica 17 luglio con la XXIX edizione del Premio Letterario Nazionale “Giuseppe Malattia della Vallata”, durante la quale verranno anche festeggiati i 20 anni del Premio Cavallini alla presenza di Vittorio Sgarbi. Per quanto riguarda le mostre, da non perdere la mostra "I luoghi del cuore" del pittore friulano Giovanni Centazzo, la mostra fotografica "I paesaggi dell'energia" a cura del circolo "Per le antiche vie" e la premiazione della nona ex-tempore di pittura "L'acqua, la terra, il cielo di Barcis". Imperdibili inoltre sono gli spettacoli di Sdrindule e Daniele del 17 agosto e lo spettacolo pirotecnico sul lago del 20 agosto. Particolarmente ricco il programma di agosto con la presentazione della guida “L’acqua e la memoria: Barcis” a cura di Lorenzo
14 agosto Raduno alpino alla chiesetta del “Cuol” Ore 10,00 Chiesetta alpina Serata musicale e di intrattenimento Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi 15 agosto “La storia di Pinocchio” spettacolo di burattini a cura della Compagnia Alberto De Bastiani Ore 17,00 Piazzale Palazzo Centi 17 agosto “Un po’ si canta… un po’ si ride…” con Sdrindule e Daniele Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi
18 agosto
“I paesaggi dell’energia: dighe e laghi del Friuli Venezia Giulia” serata con Tito Pasqualis Ore 21,00 Piazzale Palazzo Centi
Canyoning facile - Orridi e vecchie strade. Escursione a cura dell’Ente Parco Naturale Dolomiti Friulane Ore 10,00 Ritrovo presso il Centro visite di Barcis della
Geotrekking - Forre, marmitte e paleoalvei. Escursione a cura dell’Ente Parco Naturale Dolomiti Friulane Ore 9,00 Ritrovo presso il Centro visite di Barcis della Riserva
Naturale Forra del Cellina
NOVITÀ* Apertura al pubblico del ponte tibetano e dell’androne Carsico Parco Naturale Dolomiti Friulane Via Roma, 4 - 33080 Cimolais (Pn) Italia Tel. +39 0427 87333 - Fax +39 0427 877900 www.parcodolomitifriulane.it info@parcodolomitifriulane.it * RISERVA NATURALE FORRA DEL CELLINA PARCO NATURALE DOLOMITI FRIULANE
Centro Visite Strada del Dint - 33080 Barcis (Pn) Italia www.parcodolomitifriulane.it info@parcodolomitifriulane.it
TRENINO DELLA VALCELLINA
- Dal 28 maggio al 17 luglio festivi e prefestivi - Dal 18 luglio al 3 settembre tutti i giorni - Dall’11 settembre al 2 ottobre festivi e prefestivi
PASSEGGIATE** alla scoperta dei luoghi
dov’è stata ritrovata la meteorite di Barcis e dove si trovano i resti della barriera corallina a cura della Cooperativa STAF
24 luglio, 6 e 21 agosto, 3 settembre
Ore 10,00 Partenza dalla Sede della Scuola d’Ambiente di Barcis Ore 15,30 Partenza dalla Sede della Scuola d’Ambiente di Barcis
** Centro Didattico della Scuola d’Ambiente Barcis gestito da Cooperativa S.T.A.F. P.le della Vittoria, 1 - 33080 Barcis (Pn) Italia Tel. +39 333 1527882 - coopstaf@libero.it
Riserva Naturale Forra del Cellina
Cardin, Tiziana Melloni e Maurizio Pertegato (6 agosto), la finale regionale di Miss Italia (11 agosto), il Festival del Floklore (13 agosto), la serata con Tito Pasqualis sui paesaggi dell’energia (18 agosto), lo spettacolo dei Papu (21 agosto) e la regata “Barcis in voga” (28 agosto). Da segnalare, inoltre, l’apertura al pubblico della Vecchia Strada della Valcellina, le escursioni di canyoning facile e di geotrekking a cura dell’Ente Parco Naturale Dolomiti Friulane e la novità dell’apertura al pubblico del ponte tibetano e dell’androne carsico. I collegamenti, infine, sono garantiti dal Trenino della Valcellina!
INFORMAZIONI Pro Loco di Barcis – I.A.T. di Barcis Ufficio informazione e accoglienza turistica Piazza Vittorio Emanuele II, 5 - 33080 Barcis (Pn) Tel. +39 0427 76300 – Fax +39 0427 764735 www.barcis.fvg.it – probarcis@barcis.fvg.it Orario di apertura: tutti i giorni fino al 18 settembre 10.30 – 12.30 e 15.00 – 18.00
20 agosto
Serata musicale con l’Orchestra “Alto Gradimento” Ore 20,30 Piazza Lungolago Spettacolo pirotecnico sul Lago Ore 23,00 Piazza Lungolago
21 agosto
“Arlecchino e il Bragosso Fantasma” Spettacolo di burattini a cura della Compagnia Paolo Papparotto Ore 17,00 Piazzale Palazzo Centi “De Bes Top Off” spettacolo con I PAPU Ore 21,00 Piazza Lungolago
28 agosto
12 agosto
21 agosto
4ª edizione “Barcis in Voga” Regata promozionale sprint di canottaggio per le categorie under 14 e master a cura della Federazione Italiana Canottaggio Comitato Regionale Friuli Venezia Giulia Ore 10,00 Lago di Barcis Esibizione di pattinaggio artistico a cura dello Skating Club Pordenone Ore 15,00 Centro sportivo
SOTTO LA LENTE
Mostra fotografica “Dolomiti Friulane tra architettura e natura” a cura dei fotografi naturalisti Adriano Bruna, Roberto Mazzoli Chiasais e Paolo Siega Vignut Scuola d’Ambiente di Barcis
Orari di apertura fino al 17 luglio: sabato 16-19 e domenica 10-12 e 15-19
Specialità carni alla griglia, piatti e vini tipici Località Ponte Antoi - BARCIS Tel. 0427.76224 - www.ponteantoi.it Chiuso martedì sera e mercoledì
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La Città
SOTTO LA LENTE
Il rapporto ISPRA 2016 sulle salute delle acque rivela contaminazione diffusa nel pordenonese
Cattive acque Bromacile e Atrazina desetil i contaminanti più presenti. Derivano per lo più degli erbicidi adoperati da agricoltori e giardinieri. Giovanni Dean di Hydrogea: “Non è una novità. Chi è allacciato all’acquedotto può stare tranquillo, garantiamo la potabilità dell’acqua”. Più a rischio i pozzi privati e le fontane pubbliche continua dalla prima
zione e la Ricerca Ambientale) con i dati relativi al biennio 2013-2014. Leggendo i risultati delle analisi delle acque sotterranee, quelle che vengono raccolte per essere bevute dalla popolazione, sembra di aprire il bugiardino di un farmaco: tanti prodotti chimici diversi, miscelati insieme. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Avendo fatto la scelta nella mia famiglia di bere acqua di rubinetto, la cosiddetta “acqua del sindaco”, sono rimasto colpito a leggere la relazione e le tabelle relative al pordenonese. Come si può vedere, diverse sono le sostanze trovate in acqua, alcune superiori ai limiti: a Fontanafredda e a Roveredo il bromacile. A Pordenone – nei punti di via Cappuccini e Acquedotto - l’atrazina desetil, un prodotto di degradazione dell’atrazina. A Fontanafredda il metolaclor. Sono tutti e tre degli erbicidi, dei diserbanti utilizzati da agricoltori e giardinieri per il controllo delle piante
infestanti. Il bromacile è considerato possibile cancerogeno umano, causa di tumori al fegato e alla tiroide nei topi. È stato riscontrato a livelli doppi rispetto al limite sia a Fontanafredda sia a Roveredo. Da una interpellanza al consiglio regionale del 2004 si legge che è stato usato nel passato in dosi massicce per diserbare le piste della base USAF di Aviano. Ci troviamo quasi sicuramente di fronte ad una contaminazione di tipo storico, in quanto questa sostanza è stata bandita a livello europeo dal 2002. A Fontanafredda troviamo al
di sopra dei limiti anche il metolaclor: fuorilegge dal 2003, veniva usato per diserbare i campi di mais e soia. Parliamo di contaminazione storica anche per l’atrazina, vero e proprio tallone d’achille delle acque pordenonesi, bandita dal 1992. Gli effetti sulla salute? L’atrazina è un alteratore endocrino: inibisce la produzione del testosterone, l’ormone sessuale maschile, inducendo la produzione di estrogeni (ormoni sessuali femminili). Il risultato è una diminuzione degli spermatozoi e della fertilità maschile, malformazioni nei feti e maggior rischio di con-
trarre cancro alla prostata e al seno. Nei punti di raccolta di Porcia – via delle Acque – Pordenone Cappuccini e Pordenone Acquedotto, troviamo livelli di Atrazina desetil superiori ai limiti. Non è una notizia nuova per la nostra città: nella metà degli anni Novanta, per colpa dell’atrazina, l’acqua dell’acquedotto è stata per un breve periodo dichiarata non potabile. Visto che nel pozzo segnalato dall’ISPRA l’acqua risulta contaminata, l’acquedotto cosa fa per renderla potabile? L’amministratore unico di Hydrogea Giovanni Dean specifica che ci sono diversi pozzi da cui l’acqua viene attinta: solo uno, in via Fornace, presenta livelli di atrazina desetil superiori ai limiti. Pesca da una falda poco profonda, più soggetta a ricevere contaminazione. Il livello di atrazina viene abbattuto miscelando quest’acqua con quella non contaminata proveniente da pozzi più profondi, e facendola passare in un secondo momento attraverso filtri a carboni attivi.
IL LANTERNINO
Il pensiero nocivo Ciò trova conferma non solo nei miti e nelle reOgni relazione che gli esseri umani hanno ligioni (il “capro espiatorio”) ma anche e sopratcol mondo, con gli altri esseri umani e tutto nella storia: si pensi, tra i numerosi esempi, anche con sé stessi è, allo stesso tempo, alla colpevolizzazione dei cristiani per l’incendio causa ed effetto della loro volontà, più o di Roma, degli “untori” per le pestilenze e degli meno cosciente, più o meno razionale e ebrei per alcune anche recenti guerre. della forza con cui la manifestano. Naturalmente, detto rituale è presente anche ai Sulla base di questa semplice quanto giorni nostri e si è in qualche modo adeguato ai oggettiva costatazione, sociologi e psicodi NINO SCAINI tempi. Ha così assunto una funzione più autologi ci hanno da tempo spiegato come consolatoria e autoassolutoria per i singoli che conservativa le persone, nell’affrontare i propri mali (ma sarebbe forse per il gruppo, puntando i fari dell’attenzione e dell’epiù giusto dire la propria infelicità) e soprattutto nell’indisecrazione pubblica preferibilmente su intere categorie viduarne le cause, tendano a far degenerare la volontà nel desiderio e la forza nella violenza. Così che la loro reazione ideologiche e impersonali esterne (mercato globale, flussi migratori, fondamentalismo islamico, moneta unica) ed alle situazioni di crisi, tanto più se gravi, si manifesta con anche interne (politica, burocrazia, evasione fiscale, potere atteggiamenti che finiscono per favorire l’antagonismo e finanziario). l’ostilità piuttosto che il dialogo e la solidarietà. E come tutti i riti non ha né può avere alcuna incidenza Da qui nascerebbe il bisogno di individuare un avversario sulla cura dei mali o sulla eliminazione delle loro cause ma o, addirittura, un nemico. Un bersaglio condiviso - il più è anzi la più chiara ed eloquente prova dell’incapacità degli delle volte esterno al gruppo di appartenenza (famiglia, uomini o di comprenderne le reali cause o di curarne effitribù, stato) ma talvolta rappresentato da un sottogruppo cacemente gli effetti. minoritario e disomogeneo - su cui scaricare energie che Ma un tale atteggiamento, oltre che sterile e diseducativo altrimenti, lasciate libere, avrebbero un effetto fatalmente porta in sé un subdolo pericolo. disgregante.
La Città
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Causa principale i diserbanti utilizzati per il controllo delle piante infestanti, che sono cancerogeni
Facendo queste 2 operazioni il livello di atrazina torna al di sotto dei valori di soglia, e l’acqua risulta potabile. Dean ci tiene a sottolineare come il problema non lo abbia chi è allacciato all’acquedotto quanto chi attinge da pozzi privati, spesso poco controllati ed esposti all’atrazina. Stessa questione per le fontane pubbliche che non sono allacciate all’acquedotto. Tuttavia, se gli erbicidi del passato risultano ancora presenti nei pozzi di raccolta del pordenonese, rappresentando un serio problema per la salute della nostra acqua, che ne è del presente? Per esempio il glifosato. È un erbicida largamente utilizzato che è salito recentemente agli onori della cronaca per la diatriba tra lo IARC, l’autorità internazionale per la ricerca sul cancro, e l’EFSA, l’autorità europea per la salute alimentare. Probabile cancerogeno per il primo ente, per il secondo è improbabile che lo sia. Nel dubbio, sarebbe bene sapere se è presente nell’acqua che
beviamo: peccato che l’ARPA del FVG, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, non abbia le apparecchiature necessarie per ricercarlo. Non viene analizzato, così come nella stragrande maggioranza delle regioni italiane: solo Toscana e Lombardia realizzano campionature a questo scopo. Ho realizzato personalmente presso un laboratorio privato le analisi dell’acqua del mio rubinetto - allacciato all’acquedotto comunale - ad un costo di 120 €+iva: l’esito è stato negativo, e questa è una buona notizia per la città. Tuttavia per essere sicuri sarebbe opportuno un monitoraggio annuale che tenga conto di una media di valori, con più campionature prese nei diversi punti di raccolta. Dall’ISPRA mi fanno sapere che è molto più facile trovare il glifosato analizzando le acque di superficie: quelle dei fiumi, delle rogge e dei fossi. Peccato che, sempre secondo il loro rapporto,
Da tempo sono state infatti studiate in medicina e psicologia le conseguenze prodotte dai pensieri negativi che una persona ha sul proprio stato di salute, giungendo a riconoscere nell’ “effetto nocebo” (dal latino nocere = nuocere) un’efficacia altrettanto potente dell’inverso e più noto “effetto placebo”. Per cui il pensiero di star male può far ammalare tanto quanto il pensiero di poter star meglio può curare. L’effetto nocebo può incidere in modo particolarmente importante nella nostra società in quanto assai presente nella routine quotidiana, anche se non ce ne rendiamo conto. La comunicazione di massa, che caratterizza l’odierna società comporta infatti un flusso enorme e continuo di informazioni e notizie molte delle quali, se non correttamente recepite, possono farci stare male (o predisporci a star male). Se non che riceverle, interpretarle ed utilizzarle correttamente dipende essenzialmente da noi. Spesso questi messaggi, quando pure non siano falsi o esagerati, inducono attese negative in coloro che li ricevono. Ne più ne meno come è stato acclarato accada per gli effetti collaterali dei farmaci descritti nel foglio della confezione (il cosiddetto bugiardino), che il più delle volte sono solo effetti nocebo: leggere che un farmaco può indurre nausea, in alcuni soggetti la provoca realmente. Va peraltro considerato come le (auto)convinzioni positive e negative non influiscano favorevolmente e sfavorevolmente solo sulla salute psico-fisica dell’individuo ma su ogni aspetto
l’ARPA del FVG abbia analizzato solo 15 punti in tutta la regione, una media altamente al di sotto di quella nazionale, escludendo come detto il glifosato dalla ricerca. Un’altra sostanza tossica per cui non esiste a livello regionale alcun piano di monitoraggio è l’imidacloprid, un’insetticida neonicotinoide di cui si è molto parlato qualche anno fa, in merito alla moria di api in cui è incorsa anche la nostra regione. Il suo utilizzo è vietato dal 2013, la Commissione europea si è data tempo fino al 2017 per decidere sul suo futuro utilizzo. Non solo l’ARPA, ma anche il laboratorio privato da me contattato non ha la strumentazione idonea per ricercarlo. Ho domandato all’ing. Pietro Paris dell’ISPRA se berrebbe l’acqua del nostro acquedotto. Mi ha risposto che lui, normalmente, beve l’acqua dell’acquedotto romano. Per legge l’acqua degli acquedotti deve essere potabile in base ai
della vita e delle relazioni sociali la cui qualità - già influenzata dalla comunicazione più che dai fatti - risulta, a ben vedere, ancor più condizionata dalla ricezione e interpretazione della comunicazione stessa piuttosto che dalla sua trasmissione. I “filtri” con cui osserviamo e recepiamo il mondo, ci sono stati infatti plasmati, sin dalla nascita (e forse anche prima), da fattori genetici, chimici e relazionali (dna, alimentazione, cultura, emozioni, abitudini, ecc.). Così che se ci siamo, per esempio, formati l’idea che alcuni soggetti o una categoria di persone siano inaffidabili o addirittura pericolosi, leggeremo in ogni loro comportamento una conferma di ciò e, di conseguenza, la relazione che dovessimo intrattenere con loro difficilmente non sarà caratterizzata da sfiducia ed ostilità reciproche e crescenti. Limitarci a preannunciare mali e sventure, non impedisce certo che si avverino né riesce ad attenuarne l’impatto, può però generare o alimentare stati d’animo pericolosi che finiscono paradossalmente per favorire il verificarsi degli eventi temuti. Un atteggiamento positivo e propositivo di tutti nell’affrontare le criticità ha invece evidenti maggiori probabilità di successo. Ma quand’anche così non fosse, oltre ad evitarci il rischio di divenirne concausa, ha per lo meno il pregio di non farci star male già prima di quando realizzeremo di non essere riusciti a superarle. (ninoscaini@gmail.com)
contaminanti che vengono ricercati. Più dell’atrazina lui sarebbe preoccupato delle sostanze che attualmente non vengono ricercate, come il glifosato, e i neonicotinoidi come l’imidacloprid. Al momento di andare in stampa sono stati resi noti i valori delle analisi delle atrazine per l’acqua del mio rubinetto, allacciato all'acquedotto di Pordenone (zona Ospedale). Risulta al di sopra dei limiti di legge un metabolita dell’atrazina, la desetildesisopropilatrazina(0,11 μg/l, con un errore di misurazione di ± 0,03). La situazione, se confermata da nuove analisi con errore inferiore, decreterebbe la non potabilità dell’acqua. Continueremo a seguire l’argomento nel prossimo numero, con nuovi aggiornamneti e interviste a giardinieri e agricoltori che seguono una filosofia ecosostenibile, per dimostrare come sia possibile mantenere il verde cittadino e coltivare senza utilizzare pesticidi ed erbicidi. Giorgio Simonetti
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La Città
OPINIONI
L’argomento dell’educazione, cardine della vita sociale, è stato solo sfiorato nel dibattito elettorale LO SPIGOLO
Ma la storia non insegna nulla? di NICO NANNI
Sono stati due gli argomenti principali di questo periodo: il 40° del terremoto e le ormai passate elezioni amministrative. Del primo è bene parlare perché la memoria deve vivere e perché i giovani non sanno cosa accadde in quei mesi del 1976; del secondo si è parlato molto, ma forse più a livello di organi d’informazione e di “gente informata dei fatti”, meno a livello popolare. Un livello quest’ultimo che tende sempre di più o a disinteressarsi della “cosa pubblica” o a considerare chi amministra sempre e comunque come gente che fa i propri interessi. La deriva nel qualunquismo, insomma, è sempre in agguato e i dati sull’affluenza alle urne ne sono la dimostrazione. Ma perché ci sembra utile avvicinare due argomenti – terremoto ed elezioni – che appaiono così distanti tra loro? Perché ci consente di mettere in evidenza due stili e due approcci diversi ai problemi. Terremoto – Fu una tragedia immensa e la botta di settembre mise in ginocchio un territorio che da maggio si stava già rialzando. Come uscirne? All’italiana, ovvero con ricostruzioni che non partono o non finiscono mai? No, per una volta lo Stato centrale si fidò delle autonomie locali e affidò alla Regione e questa ai Comuni le risorse per rinascere. E tutto è stato fatto nel complesso bene e in tempi accettabili: “com’era e dov’era”. Ma perché ciò è stato possibile?
Grazie a quella unità di tutte le forze politiche e sociali che permise non solo di “fare squadra” per chiedere allo Stato le risorse necessarie, ma di individuare l’obiettivo finale da perseguire tutti assieme (ovvero “ricostruzione e sviluppo” trasformando una tragedia in un’opportunità) facendo scelte tanto impopolari quanto difficili (“prima le fabbriche e poi le case”). Elezioni – Se è inevitabile che ogni parte corra per conto suo volendo e dovendo “conquistare” il Comune, sarebbe piaciuto che questa corsa fosse stata corretta e invece si sono visti sgambetti, strumentalizzazioni, colpi bassi, uso spregiudicato dei numeri e delle risorse che “le ho messe io”, “no le ha messe l’altro” e via dicendo. Inoltre, l’impressione che le forze in campo hanno troppo spesso trasmesso (in verità più le “corti” dei candidati che i candidati stessi, che si sono confrontati con rispetto reciproco) è quella di una gara per conquistare un potere (e promettere di conseguenza sconvolgimenti rispetto a chi c’era prima), mentre ci sarebbe piaciuto che l’obiettivo fosse stato unitario: fare gli interessi del Comune, il che significa della comunità nel suo complesso, a prescindere da chi poi avrebbe vinto. A distinguere le parti in campo, le “ricette” (ovvero i programmi, ancora una volta farraginosi e spesso illeggibili) per raggiungere quell’obiettivo unitario.
PER UNA CITTÀ EDUCATIVA
Su bullismo e femminicidi, ad esempio, bisogna rendersi conto che è con l’educazione precoce e continua impartita da famiglie e scuola che si prevengono gli atteggiamenti di violenza e di disagio sociale
di GIORGIO TONOLO
La campagna elettorale a candidato sindaco di Pordenone, che a suo tempo ha vivacizzato un periodo di attese collettive, ora, a elezione avvenuta, può diventare un’opportunità concreta di riflessione sociale. Una lettura trasversale dei vari progetti, di ampio respiro o con indicazioni di dettaglio, si presta infatti ad una valutazione sulla qualità complessiva dei programmi dei singoli candidati e delle forze politiche di sostegno.
rimedio frettoloso e non riflessioni sulle cause complesse e sui rimedi adeguati. In verità il bullo dà segni di disadattamento già nel suo ingresso alla scuola dell’infanzia e pertanto non si creano cambiamenti al fenomeno convocando genitori sconcertati, oppure invocando le forze dell’ordine o promuovendo interventi di tamponamento con équipes di psicologi presso gli istituti scolastici.
Si sa che i politici cercano di intercettare o interpretare i desiderata degli elettori: riproducendoli o guidandoli in senso migliorativo. A me sembra che l’argomento dell’educazione, che è un vero cardine qualitativo di una collettività, sia stato solo sfiorato nelle varie garanzie di impegno elettorale. Le attenzioni sono state dedicate alla vita economica, all’urbanistica, alle strutture più diverse della realtà cittadina. Un interesse vivo per i bambini, per i ragazzi e per chi li educa, nell’insieme dei programmi sembra più da interpretare in filigrana che da cogliere con un evidenza esplicita: anche su temi come la scuola, la famiglia, la salute, la stessa cultura.
Di fronte al sussulto sociale per i femminicidi che hanno toccato anche il nostro territorio oppure per i fatti frequenti di abuso di sostanze da parte di adolescenti in età sempre più giovane, bisogna rendersi conto che è con l’educazione precoce e continua che si prevengono gli atteggiamenti di violenza e di disagio sociale. Il sostegno educativo alla famiglia, la qualificazione degli educatori dell’infanzia e dei docenti lungo tutto l’iter scolastico esigono dalla politica un atto di fede coraggioso e maturo.
La scuola è sì ambiente di edifici sicuri, di contrasto al bullismo e all’abbandono scolastico, ma è anche e soprattutto luogo di formazione dell’uomo e del cittadino. L’attenzione alla salute, volta a garantire i servizi sanitari e assistenziali, va anche intesa come promozione e cura del benessere affettivo, esistenziale e relazionale dei cittadini. Una salute dunque che va considerata non solo in prospettiva medica, ma come sostegno al processo di sviluppo positivo della persona lungo tutto l’arco della sua esistenza, affinché sia in grado di affrontare i compiti specifici in ogni tappa del suo ciclo vitale. Ed è quanto vale anche per la famiglia stessa che, al di là dei sostegni economici e dell’assistenza sociale, ha bisogno di supporti nella sua evoluzione interna ed esterna, in un periodo di crisi che la sta investendo sotto il profilo relazionale ed economico, organizzativo e psicologico. Se il tema della cultura apre certamente a spiragli di elevazione umana, comporta pure il rischio che essa venga concepita principalmente come fruizione intellettuale o estetica per categorie privilegiate. Come proposta integrale dovrebbe possibilmente includere in modo chiaro anche l’orizzonte della crescita valoriale delle nuove generazioni, verso un futuro che esse stesse siano in grado di costruirsi. In genere tra gli adulti, come pure nei programmi dei vari candidati, il domani dei nostri bambini o dei nostri giovani fa trasparire più preoccupazioni che speranze. La speranza nasce dalla vera conoscenza delle difficoltà e quindi dalla capacità di individuare cause e rimedi efficaci per aprire a miglioramenti effettivi. Sul bullismo, ad esempio, abbondano per lo più soluzioni di
Sono un atto di coraggio sociale, perché l’investimento su ciò che non darà riscontro visibile è andare oltre se stessi, è capacità di non pensare al plauso garantito. Inoltre una politica impegnata per l’educazione è una scelta sociale matura, perché diviene compito di vera fecondità: la generatività, come vertice di un’esperienza di uomo e donna, anche sotto il profilo sociale è un prendersi cura di chi viene dopo di noi, è capacità di produrre creativamente valori da condividere a raggio esteso. Analizzando attentamente i programmi dei molti candidati, vi traspaiono valori legati ad una cultura solo parzialmente post-materialistica. Se questi riferimenti restano un semplice riflesso del mondo valoriale dei cittadini, allora siamo di fronte al rischio di una politica senza capacità di innovazione e lungimiranza. Un impegno serio per l’educazione parte dalla cura dei soggetti già dai primi anni della loro esperienza umana. E’ documentato che un impianto sano nel periodo infantile favorisce uno sviluppo armonico e duraturo, a livello emotivo, intellettuale e sociale. E più è tenera l’età dei soggetti, più qualificata dovrebbe risultare la formazione dei loro educatori. Ci auguriamo che l’impegno di chi ci amministrerà abbia a cuore la famiglia e i legami familiari e sociali positivi, perché da queste basi partirà il senso di partecipazione e di corresponsabilità dei cittadini. Sono le radici più sicure del nostro domani, anche se non potremo vedere i frutti delle scelte attuali. E’ una prospettiva possibile creando sinergie fra tutte le forze vive della società, di pubblico e privato sociale, di gruppi e persone. E’ una visione in cui la guida amministrativa della Città potrà diventare un riferimento di significati e valori, “un canale distributivo di umanità” per l’intera collettività.
La Città
L’EVENTO
Luglio 2016
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Dal 18 al 24 luglio la XXV edizione del Pordenone Blues Festival: musica live e iniziative in ogni angolo della città
Noncello sognando il Missisipi 40 concerti con le star mondiali del blues, 50 eventi e musica on the road per una settimana regaleranno atmosfere tipo New Orleans Una leggenda della musica black, Sir Waldo Weathers
Più di 200 artisti, oltre 40 concerti con le star mondiali del blues, una cinquantina di eventi tra musica, cucina, arte, turismo e molto altro. Sono i numeri del Pordenone Blues Festival 2016, rassegna di caratura internazionale in programma da lunedì 18 a domenica 24 luglio. A organizzarla è come sempre il direttore artistico Andrea Mizzau con l’associazione Pordenone Giovani, ServiziEventi Machine, GospeLive Festival. La 25esima edizione, anticipata al cuore dell’estate (in precedenza si teneva a fine agosto) unirà il meglio del blues con una scelta amplissima di appuntamenti, tra novità e iniziative consolidate. In calendario stage e contest musicali, degustazioni culinarie tra Noncello e Missisipi, performances di pittori e musicisti di strada da tutta Italia, concerti, laboratori musicali per bambini. Piatto forte, naturalmente, la musica (due i concerti a pagamento, a prezzi comunque ridotti rispetto alla caratura degli artisti, gli altri gratuiti) con “mostri sacri” che per bravura e fama si equivalgono. Lunedì 18 in piazza XX Settembre (in caso di pioggia al teatro Verdi) c’è il “Rhythm & Blues Explosion” (in collaborazione con il Porretta Soul Festival, il più importante d’Europa) con la Bey Paule Orchestra accompagnata da Frank Bey, Stan Mosley, Theo Huff, Loralee Christensen & Sweet Nectar, musicisti di assoluto livello, quasi tutti insigniti del Grammy Awards, che daranno vita a un indimenticabile concerto gospel, soul e blues. Martedì 19 al Verdi, unica data in Italia, c’è il grande Keb’ Mo’ (rarissimi i concerti in Europa assieme alla sua band) il cui blues post moderno ha influenzato generazioni di musicisti folk, rock, pop e jazz. Popolarissimo negli Usa, vincitore di diversi Grammy, si è esibito alla Casa Bianca su invito del presidente Obama. Venerdì 22 (piazza della Motta) toccherà
a una leggenda della musica black, Sir Waldo Weathers - accompagnato dai suoi Funk Circus già componente della James Brown Band e musicista, tra gli altri, di Michael Jackson, BB King, Bo Diddley e Little Richard. Sabato 23 durante la “Notte bianca e blues”, dalle 18.00 all’alba al parco San Valentino, si alterneranno musicisti della levatura di Ruthie Foster, vocalist texana paragonata a Ella Fitzgerald e Aretha Franklin; Bruce James & Bella Black, texani anch’essi, il cui concerto sarà l’occasione per rivivere l’America di Otis Redding e Aretha Franklin; Mátiás Pribojszkie, il più quotato armonicista d’Europa e tra i più bravi al mondo, e la sua band con la quale ha inciso nel 2008 uno dei migliori dischi blues di sempre. Domenica 24 si prosegue con il songwriter londinese Tarq Bowen, il cui suono folk, country e blues riecheggia Jim Morrison e Johnny Cash; l’afroamericano Eric Gales, ai cui concerti assistono fan affezionati come Mick Jagger e Eric Clapton; i newyorkesi Brooklin Funk Essentials e il loro multiforme sound afroamericano, con all’attivo tour assieme a James Brown, Jamiroquai, Ben Harper, considerata una delle band più interessanti al mondo nel suo genere. Oltre agli appuntamenti con i big, le note blues e non solo, risuoneranno tutta la settimana in città grazie ai musicisti di strada. E grazie ai concerti, oltre 20, in occasione del “Giovedì sotto le stelle” del 21 luglio: un vero e proprio “Blues on the road” che tanto successo ha riscosso l’anno scorso e che animerà la tradizionale serata dei negozi aperti trasformando Pordenone in una piccola New Orleans. Prevista anche una cena blues per 100 persone curata da Le Troi Chef Cattering che proporrà piatti base di prodotti nostrani e profumi del Mississippi. Programma dettagliato disponibile su www.pordenonebluesfestival.it.
Il neo sindaco Alessandro Ciriani alla presentazione del Pordenone Blues Festival
PORDENONELEGGE TUTTOLANNO
XVII edizione: grandi autori e grandi libri per i ragazzi Un inizio di estate caldissimo per la Fondazione Pordenonelegge.it: da una splendida edizione del Premio Hemingway, che ha visto i protagonisti della cultura internazionale – Luis Sepúlveda, Massimo Cacciari, George Tatge – lasciare la loro impronta sulla sabbia di Lignano Sabbiadoro, a pordenonescrive Junior 2016, il laboratorio di scrittura creativa per ragazzi, guidato da docenti d’eccezione, con una partecipazione gioiosa di giovanissimi scrittori. E poi le prime sere d’estate ascoltando gli autori a Roveredo in Piano, con Dario Vergassola, Vittorino Andreoli e Massimo Cirri, o ascoltando i poeti e le loro voci, con la Festa di Poesia, tradizionale appuntamento di pordenonelegge per l’Estate in città nella Biblioteca civica. Ma l’inizio dell’estate, per pordenonelegge è anche l’annuncio dei grandi nomi e dei temi che animeranno la prossima edizione del festival, in programma dal 14 al 18 settembre. E, in esclusiva per La Città, ecco le prime anticipazioni del programma per i ragazzi di pordenonelegge 2016, quest’anno ancora più ricco e colorato. Le giornate del festival dedicate ai giovani lettori prenderanno avvio con un omaggio al grande Roal Dahl, nel centenario della nascita, con una lettura di Giorgio Scaramuzzino, attore e autore per ragazzi. Ma diversi saranno gli incontri dedicati ai piccoli e piccolissimi con protagonisti d’eccezione, come Chiara Carminati che, insieme a Pia Valentinis, racconterà
cos’è un amico; o come l’illustratrice Febe Sillani, che li accompagnerà in un mondo fantastico di mostri e fantasmi. E ancora, Pierdomenico Baccalario e Alessandro Gatti, presentando il nuovo libro in anteprima a pordenonelegge, sveleranno ai ragazzi i trucchi, le tecniche e i segreti di come si scrive un libro. Un’altra importante anteprima al festival sarà la presentazione de Gli antenati, il nuovo libro di Telmo Pievani, scienziato noto a livello internazionale. Molti anche i laboratori per le scuole, dal libro d’arte, al cinema, all’alimentazione consapevole, all’ambiente e alla musica. E uno spazio importante, naturalmente, sarà riservato anche alle proposte per i ragazzi delle scuole medie, a partire dalla magnifica rosa di autori selezionati per il Concorso “Caro autore, ti scrivo…”: Davide Morosinotto, Elisabetta Gnone, Luigi Ballerini e Annalisa Strada. Il concorso, promosso dalla Fondazione Pordenonelegge.it, è riservato ai ragazzi dai 12 ai 14 anni, che vengono invitati a leggere uno dei quattro libri selezionati e a scriverne una recensione sotto forma di lettera all’autore, da inviare entro e non oltre sabato 3 settembre 2016. Tutte le info e i dettagli sul programma ragazzi e su tutto il programma della prossima edizione di pordenonelegge saranno online da fine luglio, nel sito www.pordenonelegge.it A cura di pordenonelegge.it
Ogni volta che stampiamo un libro sappiate che l’abbiamo anche ripiantato. Stampare è il nostro lavoro e la carta è la nostra risorsa più preziosa: per questo abbiamo scelto di impegnarci a favore dell’ambiente ottenendo la certificazione FSC, il sistema di gestione forestale responsabile. Per continuare a offrire un servizio all’altezza delle vostre esigenze nel rispetto della natura e delle generazioni future.
tipo grafia sartor
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Luglio 2016
La Città
TEATRO
Presentata la stagione 2016-2017 del Verdi di Pordenone che continua a puntare sull’originalità e sulla qualità
VERDI COME SAN GENNARO: si rinnova il miracolo annuale della qualità senza eccessi
Francesca Dego (Mannheim Philharmoniker)
Alla conferenza stampa di lancio del nuovo cartellone il neo-sindaco Alessandro Ciriani ha promosso sul campo il presidente del Teatro Giovanni Lessio. Debutto ufficiale della direttrice della prosa Paola Macchi. Prosegue con successo la politica di innovazione e sperimentazione promossa dal maestro Baglini nella musica. Il primo settembre concerto inaugurale della prestigiosa Gustav Mahler Jugendorchester. Il 29 ottobre ritorna la grande lirica con Il Barbiere di Siviglia. Ecco una sintetica panoramica della stagione 16-17 MUSICA E DANZA: METAMORFOSI MUSICALI È metamorfosi la parola chiave della stagione musicale 2016/2017 firmata dal maestro Maurizio Baglini, concetto che permette di andare oltre i confini tracciati e conosciuti, per entrare nel luogo del possibile e dell’immaginario. Volendo configurare la trasformazione come suggello di un collegamento fra le varie forme d’arte disponibili – dalla prosa alla danza, dalla musica alle arti figurative – il concetto di metamorfosi è fondamentale per guardare al futuro e non vivere nella tradizione stereotipata e statica costituita da proposte sempre uguali. In questo processo di trasformazione si individua l’obiettivo cruciale del Teatro Verdi di Pordenone: diventare un punto di riferimento internazionale capace di offrire qualità, originalità, varietà progettuale, attraverso proposte fondamentalmente diverse da quelle dei tradizionali circuiti. In virtù di questa sintesi progettuale, si contano per questo cartellone musicale: - il ritorno dell’ OPERA LIRICA (29 ottobre) con Il Barbiere di Siviglia di Gioachino
Rossini, destinato al pubblico più eterogeneo e inserito anche nel progetto educational rivolto alle scuole; - sette concerti di grande repertorio SINFONICO: da sottolineare la fidelizzazione della prestigiosa Gustav Mahler Jugendorchester in apertura di cartellone (1. settembre) e dell’altrettanto blasonata Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (26 maggio 2017) in chiusura dello stesso, con il nuovo direttore James Conlon, che porterà con sé il violinista americano Rey Chen, vera star del panorama mondiale; la presenza, con l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, di Salvatore Sciarrino, il compositore italiano vivente più eseguito al mondo (28 aprile 2017), Leone d’oro alla carriera; il ritorno di Francesca Dego (che nel maggio 2015 incantò il pubblico del teatro eseguendo il Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij) con la Filarmonica di Mannheim (28 febbraio 2017) - sette concerti di repertorio di MUSICA DA CAMERA che spaziano dal duo al sestetto, con particolare rilevanza data ai nuovi interpreti del palinsesto cameristico internazionale: fra gli appuntamenti la Maratona
Tulsa Ballet - Master of Dance II
Herlitzka e Ando’ (Minetti)
schemi (dalla musica antica al jazz) e per creare molteplici occasioconcorso Premio Trio di Trieste (22 novembre), l’Ars Trio di ni d’incontro. Roma (17 gennaio 2017) che due giorni prima sarà protagonista Anche la DANZA alternerà titoli di grande repertorio rivisitati dei Concerti del Quirinale di Radio Tre e il Quartetto Noûs (8 attraverso coreografie originali - Lo Schiaccianoci (10 gennaio aprile 2017), insignito del premio Piero Farulli nell’ambito del Premio Abbiati e del premio Rubinstein- Una vita per la musica e 2017), La Bella e la Bestia (7 marzo 2017) - con sperimentazioni di danza moderna su musiche del grande repertorio classico e che ha recentemente conquistato la copertina di Amadeus. Masters of dance II (22 maggio 2017) del Tulsa Ballet, tre quadri - un progetto speciale intitolato LA VOCE DEL VIOLINO, dedicato alla storia della letteratura violinistica dal classicismo alla di grande poesia con il meglio della coreografia americana: un contemporaneità, con, fra gli altri, il Quartetto Altolivenza Festi- altro tassello significativo in merito al concetto di metamorfosi musicale. val (15 febbraio 2017) che, avviando una nuova collaborazione, PROSA, OLTRE IL MURO: con l’Associazione culturale altoliventina, segnerà il ritorno della “nostra” Laura Bortolotto e questa volta anche di un altro talento IL MONDO SI INCONTRA A TEATRO OLTRE IL MURO è lo slogan della prossima stagione di prosa pordenonese in ascesa nel panorama musicale, il violoncellista - curata da Paola Macchi - per andare al di là dei confini, per Leo Morello. Da rilevare, inoltre, il duo Domenico Nordio e abbattere le barriere, quelle geografiche sì ma anche quelle del preFilippo Gamba (5 dicembre) e il Trio Metamorphosi (9 marzo giudizio, avendo come obiettivo un teatro aperto, dove il mondo, 2017); i mondi diversi si incontrano, dialogano e indagano. - cinque appuntamenti dedicati al CROSSONegli spettacoli si trovano la passione, il fuoco che VER, ovvero a quei frangenti musicali in unisce, l’impegno, l’onestà narrativa. I grandi temi cui vengono radicalmente abbattute le barriere messi in scena sono il viaggio come ricerca di sé, la di catalogazione dei generi, in accordo col condipendenza dal denaro, i nuovi e antichi significati cetto di metamorfosi, e che vanno dall’anteprima della parola amore, la famiglia. Ricordandoci semdel Volo del jazz, in collaborazione con Contropre che il teatro ha come componente di fondo la tempo, con il grande Kurt Elling e il suo quingioia. tetto (5 novembre) al duo che vede insieme Avi IL VIAGGIO. La paura di ciò che è al di là del Avital, uno dei più virtuosi mandolinisti (struconfine domina le prime pagine dei giornali e sta mento con il quale suonerà la Ciaccona di Bach) cambiando l’assetto politico e culturale dei paesi del mondo e Giampaolo Bandini in Across the europei. La letteratura, la drammaturgia fondante world (19 maggio 2017) passando per il fado della nostra civiltà nasce dal viaggio, dall’incontro, di Beatriz (14 dicembre), il Violin jazz di Zach dalla mescolanza. I titoli in programma parlano del Brock e Phil Markowitz (22 febbraio 2017) e viaggio, inteso come origine del mito, uno dei nuil concerto-spettacolo La leggenda di Paganini, clei più profondi attraverso cui la civiltà occidentale melologo per voce recitante, violino e chitarra (5 ha narrato il senso della vita, la ricerca della verità e maggio 2017) in collaborazione con l’associazio- Fabrizio Bentivoglio di sé. In Odissea A/R (9 e 10 febbraio 2017) c’è il ne culturale Farandola. (L’ora di ricevimento) nuovo viaggio di Emma Dante intorno alla figura MUSIC CORNER è invece la nuova proposta per valorizzare l’architettura multifunzionale del Teatro e in parti- di Ulisse e tutta la cifra stilistica dell’artista palermitana, a partire dal predominante dialetto siciliano alternato all’italiano. Nel mito colare il palcoscenico: uno spazio speciale per concerti fuori dagli
Orsini e Popolizio (Il Prezzo)
Neri Marcore’ (Quello che non ho)
La Città
TEATRO
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Una proposta articolata di prosa, lirica, musica e danza studiata per incontrare i gusti più diversi
Kurt Elling - Anteprima Il volo del jazz
Massimo Ghini & C. (Un’ora di tranquillità)
E’ dal repertorio di Ibsen che non si assiste a un simile fiorire di e nel viaggio ci troviamo ancora con l’Eneide. Il viaggio di Enea testi in cui il denaro muove e modifica i sentimenti, le relazioni, e (19 e 20 aprile 2017) a Pordenone in prima nazionale, nella riscrittura scenica e per la regia di Emanuela Giordano, è il racconto le agnizioni sono perlopiù patrimoniali. Il prezzo (14, 15 marzo poetico delle migrazioni di cui siamo spettatori involontari, parte- 2017), di Arthur Miller, è un dramma del 1968 qui proposto da una compagnia di quattro fuoriclasse, a partire da un Umberto cipi e preoccupati insieme. Sempre in questa chiave, c’è il viaggio dell’atleta somala Samia Yusuf, messo in scena in 32 secondi e 16 Orsini in stato di grazia e diretto da Massimo Popolizio, alla sua prima vera prova da regista. (30 e 31 marzo 2017), per la regia di Serena Sinigaglia e con, fra Continua il nostro interesse per un teatro connesso con i mutagli altri, Tindaro Granata e la pordenonese Chiara Stoppa, prementi del presente, con le trasformazioni della società, raccontata sentato nella sezione A TU PER TU. 32 secondi e 16 è il tempo con sapienza da Neri Marcorè in Quello che non ho, (23 e 24 ottenuto da Samia nei 200 metri alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Nel 2012 morirà su un barcone nel tentativo di raggiungere marzo 2017) reinventato esempio di teatro-canzone. Ispirazione principale sono le canzoni di De Andrè e le visioni lucide e beffarLampedusa. de di Pier Paolo Pasolini. Il tema del viaggio torna nello spettacolo L’ora di ricevimento, La realtà può essere letta anche in chiave ironica e divertente. Un (17, 18, 19 febbraio 2017) con Fabrizio Bentivoglio e per la regia di Michele Placido, che mette in scena l’incontro-scontro cul- teatro coraggioso è quello che non ha paura di perdere autorevoturale, sociale e religioso tra famiglie di una classe di bambini delle lezza se affronta la commedia…Un attore molto popolare del nostro cinema e teatro, Massimo Ghini, qui anche regista, ha messo periferie delle metropoli europeo. Il testo è di Stefano Massini, in scena una commedia di Florian Zeller, Un’ora di tranquillità forse il drammaturgo più legato al sociale che abbiamo in Italia, (2, 3 e 4 dicembre), moderna, brillante e divertente. che da un anno ha preso il posto di Luca Ronconi al Piccolo TeaSulla scia del piacere e del divertimento, tro di Milano. per spettatori di tutte le età, è stato scelto Con Minetti. Ritratto di un artista da Cirkopolis, (28, 29 gennaio 2017), fra vecchio (11, 12 aprile 2017), continuiale ultime e più straordinarie creazioni del mo l’indagine sul tema del viaggio, questa Cirque Éloize, che in 23 anni ha sedotto il volta intimo, interiore. Bernhard Minetti pubblico di tutto il mondo. Lo spettacolo (1905-1998) è stato uno dei più grandi fa tappa nella città futurista in bianco e interpreti di teatro del Novecento. Lo nero del film Metropolis di Fritz Lang. scrittore Thomas Bernhard scrisse apposta Infine, lo spettacolo scelto per aprire la staun testo per l’attore, ormai anziano e soligione di prosa, Marmi (3, 4 novembre). tario, che trascorre una notte di CapodanE’ un progetto inedito, eccezionale, che no in attesa di andare in scena per l’ultima coinvolge un grande regista, fuori dalle volta nel ruolo di Re Lear. Roberto Andò mode, ruvido e coltissimo, Aleksandr ne cura la regia e Roberto Herlitzka, uno Sokurov, che affronta per la prima volta il dei grandi interpreti del nostro tempo, palcoscenico. Amico e, per molti, erede di affronta con l’amara ironia e la divertente Ugo Dighero (Mistero buffo) Tarkowsky, dopo aver incantato il mondo perfidia che lo caratterizza, l’ennesimo, con film come L’arca russa, un piano seamato, Bernhard. quenza di 96 minuti, Il sole, sull’imperatore del Giappone, Faust, PaLA FAMIGLIA. L’altro grande tema è l’indagine sulla famiglia, dre e figlio, porta ora in scena un poema teatrale di Josif Brodskij, sulle sue dinamiche interne, sulla figura della donna. Si parte da l’unico testo per il teatro del premio Nobel russo. Madame Bovary (18, 19, 20 novembre), romanzo che nel 1856, quando fu pubblicato, scosse profondamente l’alto senso di rispet- A TU PER TU: TEATRO, IMPEGNO E PASSIONE Gli spettacoli di questa sezione parlano “a tu per tu” con lo spettatabilità dei guardiani della pubblica morale, e Flaubert fu procestore, sia nella dimensione intima dello spazio contenuto, sia nell’insato come autore di un’opera indecente, addirittura scandalosa. contro a tu per tu con l’attore in scena. Abbiamo individuato spettaSi continua con Play Strindberg, (9, 10 e 11 dicembre) di coli nati per affrontare i temi più legati all’impegno civile, al sociale. Dürrenmatt, con Maria Paiato, Franco Castellano e Maurizio Donadoni, analisi di un matrimonio al traguardo dei venticinque Si comincia con Mistero Buffo e il grande gioco del teatro. Ugo Dighero ha il coraggio di affrontare un monumento del teatro del anni, ma infelice come nel primo giorno, spettacolo strutturato ‘900 che sembrava un tutt’uno con il suo creatore, con la corporeità come un incontro di pugilato in undici round. di Dario Fo. In un cartellone molto attento alle dinamiche economico-sociali che muovono anche la realtà dei sentimenti e delle relazioni priva- Graziano Piazza, uno dei migliori attori della sua generazione, ne L’intervista (24 e 25 novembre), affronta un testo di Teodor Holte, il chirurgo della nuova borghesia, della fine del ‘700, non può mann - nel quale i due personaggi incrociano le lame in una partita mancare. Le donne gelose, (3, 4 e 5 marzo 2017) la prima commedia che Goldoni scrive interamente in veneziano, è uno spetta- crudele che non lascia via di scampo - adattamento teatrale dell’ocolo di successo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano. L’attenzio- monimo film di Theo Van Gogh, regista ucciso da un fondamentalista islamico per aver diretto Submission, cortometraggio di denunne dell’autore si concentra su un’unica classe sociale di bottegai e cia delle violenze subite da alcune donne in famiglie musulmane. mercanti, piccoli borghesi già sulla soglia dell’impoverimento. Il Teatro di Spiro Scimone, è unico e facilmente riconoscibile. La drammaturgia a più alto impatto emotivo è, negli ultimi anni, quella che si aggancia alla realtà reale, a ciò che governa il mondo. Con Amore (19 e 20 gennaio 2017), diretto da Francesco Sfra-
Lucia Lavia (Madame Bovary)
meli, porta la storia di due amori, uno etero, uno omo, entrambi vissuti con toni poetici e gesti amorevoli, Recentemente il Corriere della sera ha lamentato lo scarso spazio che i nostri teatri offrono a questo autore, forse il maggiore dei nostri giorni, che all’estero è entrato nel repertorio della Comedie Francaise. Non vogliamo farci sfuggire l’occasione di riparare. Nello spettacolo Bull (9 e 10 maggio 2017) tre dipendenti aspettano il capo, per sapere chi di loro sarà licenziato. Nella lotta per la sopravvivenza nessun colpo è troppo basso. Fabio Cherstich, giovane regista friulano, già assistente di Filippo Timi e Andrée Shammah, dirige quattro attori emergenti. Il 23 maggio, nella giornata dedicata al ricordo della strage di Capaci, la stagione di prosa chiuderà con Novantadue. Falcone e Borsellino, 20 anni dopo, moderna tragedia classica che vede in scena anche Filippo Dini. Sorprendentemente è il racconto di una doppia solitudine. Di due volti che in Novantadue tornano persone, dopo essere stati trasformati in icone. Completano la proposta gli appuntamenti della rassegna A misura di famiglia e i progetti dedicati alle scuole. SOTTO LA LENTE La Stagione 2016-17 è organizzata dall’ASSOCIAZIONE TEATRO PORDENONE con il sostegno dei SOCI FONDATORI Comune di Pordenone, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Pordenone, i SOCI SOSTENITORI Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi – Trieste, i SOCI ONORARI FriulAdria-Crédit Agricole e Camera di Commercio di Pordenone. Special partner Servizi CGN, Fondazione CRUP Gli AMICI DEL TEATRO, con i quali saranno costruiti percorsi e proposte specifiche con l’obiettivo di confermare e intensificare partnership, supporto e collaborazioni, sono: BCC Pordenonese, Banca Finint, Cimolai spa, Confartigianato Pordenone, Confcommercio imprese per l’Italia Pordenone, Confcooperative Pordenone, Eurapo Pordenone, Fazioli Pianoforti, Friulovest Banca, Itas Assicurazioni, Molino di Pordenone, NCS Network Cable System, Peressini spa, Servizi CGN, Tipografia Sartor, Unione Industriali Pordenone, Valcucine, Giulia Tamai Zacchi, Giampaolo Zuzzi.
“Al ballo del Savoy” L’Operetta in Piancavallo Provincia di Pordenone
Comune di Aviano
ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DELL’OPERETTA Friuli Venezia Giulia
Venerdì 12 agosto 2016 ore 21.00 Palapredieri Piancavallo INGRESSO LIBERO
Cirque Eloize (Cirkopolis)
Odissea A/R
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La Città
APPUNTAMENTI
Luglio 2016
Il variegato programma dell’Estate in città terrà compagnia ai pordenonesi fino al 31 agosto
L’Estate non va in vacanza! In piazzetta Calderari ritorna “Cinema sotto le stelle” che ospiterà i migliori titoli della stagione appena trascorsa. All’arena verde di Torre, dall’11 al 21 luglio, i Papu porteranno in scena ogni sera lo spettacolo sulla Zanussi
Keb’ Mo’
La storia della Zanussi raccontata dai Papu
Musica, cinema, teatro, arte, poesia, danza, sport, incontri, laboratori, animazioni, solidarietà. Anche quest’anno l’Estate in Città del Comune di Pordenone ci terrà compagnia nei mesi estivi dal 29 giugno al 31 agosto, con tanti appuntamenti per tutti i gusti e le età distribuiti in tutta la città: dal centro storico alle piazze, dai parchi ai quartieri, dalla biblioteca al teatro comunale, dal fiume alle gallerie d’arte. Il calendario è realizzato dal Comune di Pordenone – col sostegno di Regione, Provincia, Fondazione Crup, Friulovest Banca e la collaborazione di Sviluppo e Territorio – grazie alla partecipazione delle associazioni cittadine, che portano tutta la loro esperienza e passione. Il Teatro Comunale Giuseppe Verdi accoglierà il 13 luglio l’omaggio a David Bowie di Andy Fumagalli e il 19 luglio Keb’ Mo’, stella del Pordenone Blues Festival, quest’anno anticipato a luglio e gemellato con il Porretta Soul Festival, che darà vita a un evento speciale in piazza XX Settembre il 18 luglio: il concerto della Bey Pau-
le Orchestra con Frank Bey, Stan Mosley, Theo Huff, Loralee Christensen & Sweet Nectar. In piazza XX Settembre si svolgeranno come di consueto il Festival internazionale del Folklore giovanile (12 luglio) e il Festival Internazionale del Folklore Aviano Piancavallo (14 agosto), e non potrà mancare lo spazio dedicato ai giovani talenti della musica con Il tuo canto libero (14 luglio) e il Blues & Black Music Contest FVG. A fine agosto irromperà il Music in Village con Selton, Mellow Mood e Catch a Fyah. Maravee (rassegna di arte contemporanea internazionale in dialogo con teatro, cinema, design, moda e musica) sceglie invece il convento di san Francesco per la sua anteprima pordenonese. Cinema “Il cinema non va in vacanza” è lo slogan di Cinemazero, e dopo l’evento inaugurale in teatro è tutto da scoprire il calendario di appuntamenti proposti – dall’arena di Piazza Calderari a Visioni Sonore, passando per FMK – tutti giocati attorno alla magia del grande schermo. In
Periodico di informazione, approfondimento e cultura
2016 ESTATE
ALLO V A C magazine PIAN ulane iti Fri Dolom
Piazzetta Calderari, verrà ricreato il consueto Cinema sotto le stelle che ospiterà i migliori titoli della stagione appena trascorsa e una ricca proposta di anteprime ed eventi speciali che si rivolgeranno in particolare alle famiglie e al pubblico dei più giovani. Circondato dalle tradizionali palme, l’area dietro al Municipio diventerà piacevole luogo d’incontro. Ai nastri di partenza anche Visioni Sonore il cui programma prende forma in questi giorni. E poi FMK – International Short Film Festival: la vetrina per i giovani filmmakers di tutto il mondo che da quest’anno si trasferisce in piazzetta Calderari, rivolgendosi dunque a un pubblico più ampio rispetto alla storica sede al chiostro. Musica Tornano puntuali e immancabili i concerti aperitivo della domenica mattina, a cura del Conservatorio di Udine, nel Convento di san Francesco. Sempre amato il connubio tra arte e musica, vedrà la Galleria Pizzinato, con la sua bella terrazza affacciata sul parco ospitare ai primi di luglio la Rassegna bandistica provinciale per poi proseguire con altro fine settimana incentrato su formazioni bandistiche. Nel mese di agosto, tre venerdì saranno infine riservati al jazz, in collaborazione con il Cem. Altre sorprese musicali sono in arrivo con il meglio degli artisti locali. L’Orchestra giovanile mediterranea – con i sui componen-
15 E con soli
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Humus Park un'opera al parco del seminario
ti da diversi paesi del bacino del Racconti di una città indumediterraneo – fa il suo debut- striale e Racconto dei mulini. to proprio a Pordenone con un Altre pièce verranno messe in tour cittadino (concerti aperiti- scena dal Teatro a la coque e dalla Fita. Le Giovani attrici di vo sotto la Loggia Municipale Vallenoncello scelgono invece e gran finale all’auditorium la loro piazza del cuore, piazza Concordia) e anche Torre sarà in musica, con proposte allegre Valle. Farà tappa anche a Torre, ma sarà itinerante il Teatro e divertenti adatte a tutti in piazza Lozer. A portare la musi- c’era una volta per bambini e ca in Casa Serena ci penseranno famiglie di Ortoteatro. Nicole Pellicani, con la sua splendida voce, e la Compagnia I Giovedì sotto le stelle I giovedì sotto le stelle, con dell’oca selvaggia. l’apertura serale straordinaria dei negozi, in collaborazione Teatro L’area verde ai piedi del castello con Sviluppo e territorio sono sempre più di Torre acbrillanti e coglie il teatrasformano tro per granpiazza XX di e piccoli Settembre dedicando in un piazza anche uno dei balocchi spazio parcon giochi ticolare alla gonfiabili, memoria esibizioni di con letture ballo, numedi Carla ri di magia, Manzon passeggiate tratte dagli notturne scritti di alla scoperta Teresina Dedella città, gan, o ispianimazioni rate a Ulisse, anche con Omaggio a David Bowie di Andy Fumagalli musicali, giocolieri e il coinvolartisti di strada (in corso Garigimento del giovane violinista baldi), creatività e moda, miNicola di Benedetto. Grandi mattatori dell’arena ver- longhe sotto la Loggia, elezione di miss e mister provincia di de saranno I Papu, che per 11 giorni (dall’11 al 21 luglio) con- Pordenone, anguriata itinerante a sorpresa. Il bello e il buono secutivi metteranno in scena vanno a braccetto nello show il loro ultimo lavoro dedicato room al piano terra di palazzo alla storia della Zanussi “Si fa presto a dire elettrodomestico”, Montereale Mantica con la Vetrina dell’artigianato e dell’eproponendo in caso di pioggia nogastronomia, nell’ambito come alternativa al chiuso “Un del progetto Pisus Pordenone prete ruvido”, che omaggia In_Rete, aperta fino alle 23: don Lozer. Storia locale e stoogni giovedì sarà dedicato a ria industriale sono anche al una eccellenza del territorio con centro dei due spettacoli della Compagnia di Arti e Mestieri: attività di coinvolgimento del
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pubblico e dei bambini. Noncello, parchi, natura e sport Con l’estate i parchi e il fiume di Pordenone diventano protagonisti. Dopo la Festa sul Nonsel, continuano le escursioni a bordo del battello Pontoon Boat (tutti i sabati e le domeniche di luglio su prenotazione: gite.noncello@comune. pordenone.it). Al Parco del Seminario e nel parco della Villa Romana con Humus Park fiorisce l’arte della terra, che si potrà apprezzare ancora meglio grazie alle visite guidate a cura degli Amici della Cultura (al sabato pomeriggio, la prima domenica di luglio e la prima di agosto anche in bicicletta). Ma diversi pomeriggi li si potrà passare anche al Parco di Villa Baschiera Tallon, piccola oasi verde in pieno centro, particolarmente apprezzata dagli anziani. Altro evento en plein air è la cena in corso a cura di sei di Pordenone se. Tra le proposte sportive figurano le tre sere internazionali di ciclismo su pista Città di Pordenone, la gara ciclistica in notturna e il Tennis in piazza. Mostre e Musei Negli spazi espositivi della Biblioteca Civica Valeria Marchi espone Carte in viaggio; al Museo di Storia Naturale ci saranno gli Sguardi particolari (macrofotografie naturalistiche) di Gessica Nadalon; in Galleria Pizzinato prosegue fino al 2 ottobre l’importante retrospettiva dedicata a Luigi Boille, maestro dell’informale, il cui catalogo è stato presentato alla Gnam di Roma, con grande apprezzamento da parte della critica e degli addetti ai lavori.
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Alberto Cassini, Paola Dalle Molle, Mara Del Puppo, Clelia Delponte, Nico Nanni, Giuseppe Ragogna, Giannino Padovan, Cristina Savi, Nino Scaini, Giorgio Simonetti, Giorgio Tonolo, Michela Zin
PROGETTO GRAFICO: Francesca Salvalajo FOTO: archivio La Città, Luca D’Agostino, Ferdi Terrazzani, Italo Paties, Euro Rotelli, Angelo Simonella, Adriano Portolan IMPIANTI STAMPA: Visual Studio Pordenone STAMPA: Tipografia Sartor PN