La citta n 83 aprile 2016

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La Città

LA CITTÀ • Numero Ottantatre • Aprile 2016 • Registrazione presso il Tribunale di Pordenone, n. 493 del 22-11-2002 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCI PORDENONE • Copia in omaggio Direttore responsabile: Flavio Mariuzzo • Editore: Associazione La Voce • Sede: Pordenone, Viale Trieste, 15 • Telefono: 0434-240000 • e-mail: info@lacitta.pordenone.it • Sito web: www.lacitta.pordenone.it

EDITORIALE

Ripartiamo dalla cultura Sapete cosa avrebbe fatto Lino Zanussi per il centenario della sua azienda? Si sarebbe inventato la “Cernobbio” del manifatturiero! Avrebbe portato a Pordenone come minimo il premier Matteo Renzi, oltre a un plotone di statisti internazionali di grande richiamo. La città sarebbe stata per giorni al centro dell’attenzione. Sarebbe partita da qui, ovvero da un territorio legittimato a fare una riflessione di peso sul futuro dell’industria italiana, la grande spinta verso la fabbrica 4.0, di cui tanto si dibatte.

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Cittadini al voto domenica 5 giugno per scegliere chi succederà a Claudio Pedrotti alla guida del municipio

PORDENONE ELEGGE

Qualcuno penserà: è facile sognare, ma chi paga simili eventi? È vero, non avendo più un cervello italiano, è improbabile che Electrolux possa fare più di quanto già fa per sostenere le iniziative del centenario. Le istituzioni locali, di questi tempi, fanno quello che possono, così come l'Associazione Industriali di Pordenone. Oltretutto al sindaco Pedrotti e all’assessore Cattaruzza non fa difetto la sensibilità su questo tema, visti i loro trascorsi aziendali e la loro conoscenza della materia. Però non c’è solo Electrolux, e il sospetto è che non sia solo un problema di finanze. Mancano sul territorio uomini con visioni potenti e senso di appartenenza. Alla Lino Zanussi, appunto. Dove è finita quella generazione di industriali che ha trasformato Pordenone in una città da paesotto che era? Ci sono tante imprese, ma sono poche quelle che hanno davvero a cuore la crescita della città e che partecipano alla vita sociale e culturale. Siamo bravi, abbiamo delle produzioni spettacolari che esportiamo in tutto il mondo, ma il legame con il territorio si è affievolito. Per Zanussi, invece, era un tutt’uno con il business. Zanussi uguale Pordenone. Se dovessimo farla nascere oggi questa provincia, forse non ci riusciremmo più, perché verrebbe a mancare la spinta economica. Ha detto bene Alvaro Cardin nell’intervista rilasciata al Messaggero Veneto in occasione dei suoi 80 anni: solo con l’Adunata degli alpini Pordenone ha ritrovato quello spirito e quella forza comunicativa che l’hanno resa grande. La ricetta è questa, non serve inventare niente: Pordenone dà il continua a pagina 3

Foto Angelo Simonella

Si ha la sensazione, invece, che l’anniversario in questione valga meno dell’anniversario di un’Olivetti o di una Fiat. Eppure, nel caso di Lino Zanussi stiamo parlando di uno dei più importanti industriali del Paese, quello che con le sue intuizioni ha rivoluzionato le abitudini e gli stili di vita degli italiani portando nelle loro case gli elettrodomestici più amati. I media nazionali ne parleranno? Per adesso silenzio di tomba o quasi.

Chi sono, cosa fanno nella vita, quali abitudini e quali passioni hanno i candidati e le candidate alla carica di sindaco. Cosa mangiano, cosa leggono, cosa sognano e quali sono le loro priorità per Pordenone. Prima di affidargli le chiavi della città fino al 2021 siamo andati a conoscerli

Il servizio alle pagine 2 e 3

L'ANNIVERSARIO

VISTI DA VICINO

"Fu l'acqua a salvarci dal terremoto"

Paradisi esotici, mito da sfatare

di CLELIA DELPONTE

di PIERGIORGIO GRIZZO

“Alle 21 del 6 maggio 1976 anche Pordenone conobbe il terremoto con le sue devastazioni” a ricordarlo è Alvaro Cardin. “Personalmente - rammenta – mi trovavo assieme al sindaco Glauco Moro dal meccanico Spagnol, dove avevamo portato le nostre auto a riparare, avendo lo stesso modello di Citroen Pallas. Spagnol molto ospitale ci aveva invitato al piano superiore dell’officina, nella sua abitazione, per intrattenerci con una buona bottiglia. Improvvisamente si sentì un rumore e un tremolio. Spagnol minimizzò pensando al passaggio di un camion (l’officina era sulla Pontebbana). Io

Mai come di questi tempi moltissimi italiani sono pervasi da un desiderio irrefrenabile di mollare tutto e ciao! Come recitava il refrain di una canzone di qualche tempo fa. Mandare a quel paese lo stress, il lavoro, le tasse, il mutuo della casa, raccogliere in un paio di valigie tutta la propria vita per andare a rifarsene un’altra da qualche altra parte. Magari al caldo, magari a Tropici. Un pensiero che ricorre sia tra i ventenni in cerca di nuovi orizzonti, che tra uomini di mezz’età alle prese con i primi bilanci esistenziali. Tra i single e le famiglie, perfino tra chi ha

continua alle pagine 4-5

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Da Zanussi a Electrolux Cento anni di Industria Cento anni di Storia Conferenze Spettacoli Mostre www.comune.pordenone.it/100-zanussi-electrolux


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La Città

PRIMO PIANO

I profili biografici e le priorità per Pordenone degli aspiranti sindaci a un mese dall’apertura delle urne

Pordenone al bivio: sindaco o sindaca? Una carrellata sui gusti personali e sulla visione di cui sono portatori. Dal piatto preferito all’idea di città che vogliono promuovere. Questi sono gli otto candidati nel momento in cui questo giornale è stato chiuso per andare in stampa

FERDINANDO POLEGATO REBALTÒN PROFILO Luogo e data di nascita: Pordenone,12 settembre 1953 Stato civile: sposato Professione attuale: ristoratore Hobby preferito: aiutare le persone disagiate con un’associazione di volontariato denominata “Il grembiule” Ultimo libro letto: non leggo libri, ascolto la gente Film preferito: i film sulla prima guerra mondiale Gusti musicali: mi piace tutta la musica, ma soprattutto quella anni 60-70-80 Piatto preferito: spaghetti al ragù Con quale vino: della cantina di Rauscedo Sport: da giovane l’atletica, poi più niente Tifoso di: dei giovani, assisto solo alle partite del settore giovanile perché le squadre grandi sono marce Personaggio storico preferito: il Duce, per il suo amore per l’Italia e gli italiani Cosa guarda in tivù? Non guardo più niente perché mi arrabbio. Soprattutto nei TG passano solo le solite facce Sogno nel cassetto: diventare sindaco di Pordenone. Anzi, podestà! E dare il via alla rivoluzione… PRIORITÀ PER PORDENONE Da Pordenone può partire la rivoluzione dei cittadini contrari ai partiti tradizionali romani, che io considero formati da delinquenti, mafiosi e massoni. Sono tutti corrotti, dal primo all’ultimo. Siamo quelli dei forconi, una forza anti-sistema. Siamo dalla parte dei cittadini. Vogliamo opporci allo strapotere di Equitalia e aiutare le persone oneste. Sul tema della sicurezza non si fanno sconti: se arrivano immigrati che non sono in regola, si caricano su un pullman e li si porta a Montecitorio. Bisogna impedirgli di delinquere. Gli altri candidati sindaco sono brave persone ma qui occorre una terapia d’urto e loro non possono attuarla perché i loro partiti rappresentano il passato. Anche quelli che si spacciano per nuovi in realtà non lo sono. Se volessero davvero sovvertire il sistema dovrebbero dimettersi in massa dal Parlamento. Ma non lo fanno, e la gente li odia sempre più, a partire da politici come l’ex presidente Napolitano. Con me la città ha la possibilità di portare avanti una persona con questa visione.

ALESSANDRO CIRIANI LISTA CIRIANI SINDACO - PORDENONE CAMBIA LEGA NORD FORZA ITALIA FRATELLI D'ITALIA AUTONOMIA RESPONSABILE PROFILO Luogo e data di nascita: Pordenone, 2 agosto 1970 Stato civile: coniugato Professione attuale: responsabile commerciale di una multiservizi Hobby preferito: lettura Ultimo libro letto: ho riletto “1984” di Orwell Film preferito: Il cacciatore Gusti musicali: Pop rock Piatto preferito: Frico Con quale vino: Cabernet franc Sport: corsa Tifoso di: Inter (dire Pordenone sarebbe da ruffiani) Personaggio storico preferito: Giovanna d’Arco Cosa guarda in tivù? Polizieschi Sogno nel cassetto: tornare a suonare

SONIA D’ANIELLO PORDENONE IN COMUNE PROFILO Luogo e data di nascita: Aviano, 14 marzo 1964 Stato civile: madre di un figlio di 12 anni Professione attuale: funzionaria infermieristica presso ente non economico Hobby preferito: guardare il cielo Ultimo libro letto: Fondata sul lavoro, di Zagrebelsky Film preferito: è da molto che non guardo film Gusti musicali: musica italiana cantautori Piatto preferito: paella Con quale vino: non bevo vino Sport: praticato il pallone, ma seguo la pallacanestro Tifosa di: pallacanestro Personaggio storico preferito: Masaniello Cosa guarda in tivù? Ballarò Sogno nel cassetto: vedere realizzato mio figlio PRIORITÀ PER PORDENONE Nel quadro europeo definito dal programma Horizon 2020 le città sono concepite come una rete di eco-sistemi capaci di rispondere ai grandi problemi dell’uomo e dell’ambiente in settori cruciali: l’economia, lo sviluppo sostenibile, la mobilità, la partecipazione e il dialogo continuo, l’immagine turistica, il governo e la trasparenza da potenziare attraverso forme inedite di interdipendenza, scambio, utilizzo cooperativo di risorse tra i Comuni vicini. Le minori risorse ci impongono un modo nuovo di convivenza e rapporti con le comunità vicine. Potremmo essere prossimi a un “rinascimento ” che deve trovare una guida umanista nella centralità della persona e nell’integrazione dei saperi oltre che un supporto nella progettazione competente, plurale e condivisa di competenza comunale. La città deve relazionarsi e concretizzare il sostegno a tutte le associazioni che nel territorio operano per la pace e l’attività antidiscriminatorie: donne, bambini e adolescenti non devono essere considerate l’anello debole della società ma persone che hanno dignità e necessitano di riconoscimento. Teatro e esperienze culturali le coniugheremo con il dovere di avvicinare la cultura popolare e di “casa nostra” per ritrovare il gusto di una città dinamica e che si accolli le proprie responsabilità. Faremo dello sport elemento aggregativo e di prevenzione con una regia comunale che lo avvicini a tutte le età. Non trascureremo i tesori ambientali e il fiume Noncello: via attrattiva per il turismo, Pordenone scoprirà di avere in sé potenzialità finora tenute nell’ombra. Per non sprecare nulla abbiamo le idee per ricucire il mondo agricolo a quello urbano: avvicineremo il consumatore per dare competenze e selettività nella scelta dei prodotti agricoli per incentivare la spesa consapevole a “km 0”.

PRIORITÀ PER PORDENONE Primo: città e sindaco più autorevoli per aprire subito un forte negoziato con la Regione e ottenere le risorse che spettano a Pordenone, più che mai sottofinanziata. Secondo: presidiare e difendere la nostra sanità e l’ospedale finiti in serie B, senza investimenti, tecnologie, attrezzature. Non ci basta un ospedaletto nuovo, vogliamo qualità e risorse. Terzo: razionalizzare tutte le spese (credetemi, si può fare, io l’ho fatto in Provincia) per liberare più risorse per i servizi sociosanitari domiciliari, come l’infermiere di quartiere e l’assistenza a famiglie con disagio. Quarto: unire rilancio urbanistico, commercio, eventi per una Pordenone più viva, bella, attrattiva. E meno cara. Come? Esempio concreto: un patto tra Comune e commercianti per abbellire piazze e arredi esterni in cambio di agevolazioni fiscali. Quinto: più sicurezza con vigili di quartiere e volontari per la sicurezza. E un nuovo approccio che unisce solidarietà e fermezza.

FRANCESCO GIANNELLI PORDENONE POPOLARE NUOVO CENTRO DESTRA AREA POPOLARE

PROFILO Luogo e data di nascita: Pordenone, 19 maggio 1953 Stato civile: coniugato Professione attuale: architetto libero professionista Hobby preferito: musica rock Ultimo libro letto: “Il compromesso” di Elia Kazan Film preferito: “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrik Gusti musicali: Rock e Blues Piatto preferito: asparagi con le uova Con quale vino: “Venica” … bianco ghiacciato Sport: sci e tennis Tifoso di: nazionali italiane Personaggio storico preferito: Napoleone Bonaparte Cosa guarda in tivù? Film Sogno nel cassetto: eliminare il parlarsi sopra nei colloqui (leggi talk show televisivi italiani) PRIORITÀ PER PORDENONE Fare il Sindaco è un MESTIERE DIFFICILE ma particolarmente adatto ad un libero professionista, abituato a non smettere mai di pensare ciò che deve fare. Un MESTIERE che centra poco con la politica e le ideologie, che ha bisogno di una SQUADRA coesa e competente per attivare l’apparato pubblico nel FARE ASSIEME ciò che serve ai cittadini. Le priorità: 1) banda larga/wi-fi gratis ovunque; 2) teleriscaldamento da centrali biomassa per gli edifici; 2) meno burocrazia; 3) grandi eventi per cultura e turismo; 4) joint-venture e project-financing con il privato per trasformare la città; 5) centro storico = centro commerciale con park gratis il sabato; 6) CITTA’ SICURA con più telecamere e più polizia in strada; 7) socialhousing, città a misura di anziano ed handicappato; 8) PRGC modificato per eliminare i vincoli ed incentivare l’iniziativa privata; 9) efficienza termica negli edifici pubblici e spazi per le associazioni; 10) facilitare l’uso/vendita delle abitazioni non utilizzate; 11) salvaguardare il ruolo regionale dell’Ospedale e l’eccellenza del CRO; 12) promuovere il ruolo di Pordenone nel suo territorio per l’economia ed il turismo. Non chiediamoci cosa Pordenone può fare per noi ma cosa NOI possiamo fare per Pordenone e, con questo monito, mi impegnerò per avere una città più SICURA, FORTE E BELLA. Lavorerò perché i miei concittadini e tutti gli abitanti che fanno riferimento al territorio della mia città possano guardare, fiduciosi nel futuro, ad una nuova ALBA per Pordenone.


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PRIMO PIANO

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ANDREA CANCIAN INSIEME PER PORDENONE (ALTERNATIVA LIBERA, SEL, RIFONDAZIONE COMUNISTA)

Personaggio storico preferito: Pasolini Cosa guarda in tivù? Le serie Sogno nel cassetto: già realizzato con la professione di architetto

PROFILO Luogo e data di nascita: Maniago, 12 gennaio 1981 Stato civile: celibe Professione attuale: architetto libero professionista Hobby preferito: giardinaggio, escursionismo, viaggi culturali Ultimo libro letto: Il signore degli anelli Film preferito: “La città incantata” di Miyazaki Gusti musicali: Pop in generale Piatto preferito: cucina etnica Con quale vino: Ribolla Sport: fitness e trekking Tifoso di: nessuna squadra

PRIORITÀ PER PORDENONE Nostro preciso impegno è lavorare a favore della massima partecipazione dei cittadini alla vita comunale con una informazione puntuale e preventiva delle scelte di governo. Tra gli obiettivi prioritari la riqualificazione degli edifici pubblici e privati della città. Faremo, inoltre, tutto quanto è nelle possibilità del Comune per creare posti di lavoro. Per favorire il commercio del centro storico incentiveremo la sosta breve delle auto. Svilupperemo il servizio di trasporto pubblico, soprattutto per quel che riguarda il collegamento tra il centro e la periferia. In generale, promuoveremo la cultura della mobilità sostenibile. Verranno ripristinati i bagni pubblici, sia a uso delle persone indigenti sia per i turisti di passaggio. Daremo impulso ai servizi per gli anziani autosufficienti per aiutarli a essere autonomi nella gestione domestica. Favoriremo iniziative sperimentali con le scuole di ogni ordine e grado per prevenire e combattere il bullismo. Rafforzeremo la sicurezza sia attraverso un uso coordinato delle forze dell’ordine sia attraverso la promozione della cultura dell’inclusione, così da evitare quelle emarginazioni che sono alla base dei conflitti sociali.

DANIELA GIUST PARTITO DEMOCRATICO PORDENONE 1291 IL FIUME CITTADINI PER DANIELA GIUST PROFILO Luogo e data di nascita: Pordenone, 14 Luglio 1958 Stato civile: separata Professione attuale: insegnante italiano e storia istituto tecnico professionale “Flora” di Pordenone Hobby preferito: lettura Ultimo libro letto: Mimmo Gangemi, Un acre odore di aglio Film preferito: Film Blu (dalla Trilogia di Kieslowski) Gusti musicali: Jazz Piatto preferito: pastasciutta al ragù Con quale vino: Cabernet Sauvignon Sport: bicicletta Tifosa di: Tania Cagnotto Personaggio storico preferito: Nelson Mandela Cosa guarda in tivù? telegiornale Sogno nel cassetto: viaggio in America Latina PRIORITÀ PER PORDENONE SAMUELE STEFANONI MOVIMENTO 5 STELLE

PROFILO Luogo e data di nascita: Pordenone, 4 settembre 1985 Stato civile: celibe Professione attuale: sviluppatore software Hobby preferito: amo suonare il pianoforte, è una passione che coltivo da quando avevo 5 anni. Ho studiato musica classica (Bach, Beethoven) ma con il tempo ho iniziato ad amare il jazz. Ultimo libro letto: Il Colombre, di Dino Buzzati Film preferito: Il posto delle fragole (I. Bergman) Gusti musicali: non è facile rispondere. Ho avuto alcune influenze forti. Nonostante questo l’ascolto spazia in modo trasversale tra tutti i generi musicali. Piatto preferito: spaghetti allo scoglio Con quale vino: Ribolla Gialla del Collio Sport: ne ho praticati molti in passato, tennis, nuoto, sci, scherma, calcio, senza alcun successo! Tifoso di: tifo per gli onesti Personaggio storico preferito: Leonardo Da Vinci poiché era un “pensatore sistemico” ed un precursore dell’ecologia Cosa guarda in tivù? Non ho la tivù Sogno nel cassetto: non ho cassetti, è tutto a vista! PRIORITÀ PER PORDENONE Stop a Equitalia: riteniamo non etico che un’amministrazione comunale utilizzi una SpA come Equitalia per riscuotere i crediti dai cittadini. Come già attuato nei comuni a 5 Stelle ci impegneremo a NON RINNOVARE LA CONCESSIONE, sostituendo una riscossione diretta da parte del Comune. Ci stiamo già muovendo per istituire un punto di SOCCORSO ANTI-EQUITALIA per dare un aiuto concreto ai cittadini. In tema di SOCIETÀ PARTECIPATE, il Comune possiede la partecipazione in 6 grandi aziende Leader, con più di 60 milioni di Fatturato di gruppo: obiettivo primario è l’ANALISI DETTAGLIATA DEI BILANCI, la verifica della qualità dei servizi offerti e la REVISIONE DEGLI EMOLUMENTI DELLE CARICHE DIRIGENZIALI. E’ indispensabile EVITARE L’ACCUMULO di CARICHE PUBBLICHE. Tale malcostume causa conflitti d’interesse, mala-gestione e concentra il potere decisionale in mano a pochi. Ci impegniamo a MODIFICARE LO STATUTO E I REGOLAMENTI per vietare a consiglieri, assessori ed amministratori di società partecipate, di ricoprire altri incarichi elettivi o di nomina politica; per impedire il conferimento, a qualsiasi titolo, di doppi incarichi dirigenziali esterni, introducendo per i dirigenti la condizione di esclusività del rapporto di lavoro con il Comune. Ci impegniamo ad attuare misure immediate per RIDURRE AL MINIMO LA BUROCRAZIA. Fondamentale sarà la facilitazione all’ACCESSO AI FONDI EUROPEI potenziando l’ufficio di progettazione per aumentare la partecipazione e la qualità dei progetti presentati.

Una priorità riguarda l’edilizia scolastica. Costruiremo la nuova Scuola Media di Torre. Attiveremo una sperimentazione di scuola bilingue (italiano-inglese) dal nido all’Università. Per l’economia del territorio potenzieremo lo sportello unico e agevoleremo l’accesso al credito per i giovani che vogliono fare impresa. Garantiremo la realizzazione di infrastrutture decisive per lo sviluppo economico del territorio: sviluppo delle comunicazioni da e per l’Interporto, completamento SS251 intervento di allargamento del Ponte sul Meduna. Potenzieremo la banda ultra larga, come strumento imprescindibile di accesso alla conoscenza. Renderemo Artigianato e Agricoltura, asset fondamentali per trainare il Turismo. Ridurremo la circolazione di auto in centro, e potenzieremo linea rossa e parcheggi scambiatori. Una pista pedonale e ciclabile collegherà entro il 2017, la zona della Burida ed il Castello di Torre, perciò Porcia con Cordenons. Un orizzonte importante sarà la realizzazione della pista ciclabile unica, che unisca le piste dei Comuni dell’UTI, così come la ciclabile Noncello-mare. Sperimenteremo la chiusura periodica della Rivierasca, lungo il fiume organizzeremo eventi e mercatini del biologico e dell’autoproduzione. Realizzeremo la connessione tra i Parchi della Città. I quartieri saranno sempre di più luoghi dove far ritrovare il senso di comunità, per contrastare l’isolamento e la solitudine, per diventare luoghi di aggregazione per i giovani. Metteremo a bilancio interventi in grado di andare incontro alle esigenze socio-assistenziali della terza età, anche a fronte di pensioni ridotte e per molti non sufficienti. Nuove soluzioni per le politiche abitative tra cui il cohousing.

RENZO MUZZIN SALVIAMO PORDENONE E NUOVA PORDENONE PROFILO Luogo e data di nascita: Arbon (Svizzera), 12 dicembre 1975 Stato civile: coniugato Professione attuale: lavoro nel settore assicurativo Hobby preferito: giocare con i miei bambini Ultimo libro letto: D’Annunzio: vita di un superuomo, di Paola Sorge Film preferito: I sogni segreti di Walter Mitty Gusti musicali: musica pop Piatto preferito: spaghetti alle vongole Con quale vino: Friuli Grave Chardonnay Doc Sport: sci, corsa e mountain bike Tifoso di: Ferrari Personaggio storico preferito: Steve Jobs Cosa guarda in tivù? Le Iene Sogno nel cassetto: i sogni non si dicono altrimenti non si avverano! PRIORITÀ PER PORDENONE La priorità più importante per Pordenone è tornare ad avere fiducia nel futuro. Stiamo infatti assistendo ad un momento difficile e questo toglie la voglia di investire, cancella l’entusiasmo nel creare e non ferma la voglia dei nostri giovani di scappare altrove. Noi vogliamo far ritornare qui il futuro attraverso l’innovazione delle idee unite alla riscoperta delle nostre radici culturali e artistiche. Per questo vogliamo investire molto nelle nuove tecnologie per semplificare la vita delle persone. Vogliamo poi che ogni pordenonese sia orgoglioso della propria terra riscoprendo i nostri grandi tesori artistici e culturali attraverso percorsi specifici: dalle Chiese agli affreschi, dai castelli alla pittura di Giovanni Antonio De Sacchis detto il Pordenone, ma anche riscoprire il fiume Noncello. Vogliamo anche sburocratizzare, vogliamo detassare per creare nuovo lavoro e vogliamo che i pordenonesi si sentano di nuovo sicuri nella propria città: stop al degrado con più controlli e stop ai clandestini: l’aiuto a persone in difficoltà non può essere confuso con sottomissione. Importante sarebbe far diventare Pordenone la sede fieristica regionale, rendendola più attrattiva e aprendo Pordenone a nuovi mercati. Non rifaremo però piazze: non è l’apparenza, ma il contenuto che manca oggi. Insomma, vogliamo un nuovo benessere.

EDITORIALE continua dalla prima

Ripartiamo dalla cultura meglio di sé quand’è unita, solidale, determinata, stretta attorno a un progetto condiviso. Oggi, a nostro avviso, l’asset sul quale investire è la filiera culturale, che negli ultimi dieci anni si è sviluppata in maniera esponenziale conquistando la ribalta nazionale con le proprie eccellenze. Pordenone ha le carte in regola per diventare da città di caserme e lavatrici a città della cultura. È questa la sfida che chiediamo ai prossimi amministratori di raccogliere e di sposare. Non tanto e non solo a livello ideale, bensì con un progetto di fund raising concreto e di coinvolgimento delle forze economiche pordenonesi, così da permettere alla cultura di non dipendere quasi esclusivamente dai contributi pubblici, che in futuro saranno sempre più ridotti. Bisogna portare gli imprenditori dentro la vita sociale e culturale della città più di quanto avvenga ora, bisogna trovare il modo, puntando sulla reciproca convenienza, giacché sono finiti i tempi del mecenatismo e della filantropia. Pordenonelegge e il Teatro Verdi stanno già lavorando da anni in questa direzione. Le istituzioni possono favorire questo processo con altre leve. Se il matrimonio della cultura con il manifatturiero dovesse funzionare, Pordenone potrebbe entrare in una nuova entusiasmante fase della propria storia. Flavio Mariuzzo

La cultura non è un lusso, è una necessità. Gao Xingjian, Premio Nobel per la letteratura

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L'ANNIVERSARIO

Aprile 2016

Una trentina i morti oltre 12 mila senzatetto in provincia di Pordenone a causa del terremoto del 1976

TERREMOTO, CARDIN:

“Pordenone fu salvata dal sottosuolo ricco d’acqua” “Vidi un bagliore immenso verso Aviano e temetti un incidente atomico. Le uniche notizie arrivavano da Radio Lt1 di Maurizio Lucchetta ed erano drammatiche. L’acqua del sottosuolo favorì un’oscillazione orizzontale, invece che verticale, come avvenne in montagna" di CLELIA DELPONTE continua dalla prima

a LT1 un validissimo supporto lo mi alzai subito convinto invece che diedero i radioamatori. I pordenonefosse il terremoto. Scendendo per si che abitavano negli edifici più alti le scale vidi un bagliore immenso invasero le aree verdi della città dove verso Aviano e temetti un incidente si accamparono per passare la notte atomico. Mentre vedevo gli alberi con tende e auto e anche io dormii attorcigliarsi andai subito alla chiesa con la famiglia in auto”. di San Giorgio, dove mia figlia FranCome si procedette? cesca si stava preparando assieme “Subito fu istituita una commissione alla famiglia per la prima comuniotecnica affidata al compianto e apne, per assicurarmi che stessero tutti prezzato architetto Isidoro Martin e bene. Fortunatamente nella chiesa ad altri tecnici comunali ed esterni era caduto solo qualche calcinaccio e per effettuare i rilievi necessari e il campanile aveva retto”. Grattacielo Santin (foto Aldo Missinato) valutare la pericolosità delle strutCome si mosse l’amministrazione? ture danneggiate. Il sindaco Glauco Moro mi diede “La sera stessa ci riunimmo - sindaco, assessori e staff la delega per i problemi connessi al terremoto. La dirigenziale del Municipio - per fare il punto della situazione. Le uniche notizie arrivavano da Radio LT1 macchina organizzativa entrò immediatamente in funzione a tutti i livelli. La sala operativa fu allestita di Maurizio Lucchetta, dove lavorava il giovane Gigi nell’ufficio dell’ingegnere capo del Comune Virgilio Di Meo, ed erano drammatiche. Fra la città e l’Alto Friuli le linee di comunicazione erano interrotte, oltre Rallo, mentre Angelo Crosato mise a disposizione il

Il municipio con i pinnacoli danneggiati e asportati per la riparazione

suo Cb sul tetto del municipio. Ci mettemmo subito in contatto col coordinamento regionale gestito ottimamente dall’onorevole Zamberletti e successivamente dal presidente della regione Antonio Comelli. Commissario straordinario per la Provincia fu nominato il generoso Giancarlo Rossi, col quale ci si coordinava per dotare alcune aree della città dei servizi necessari. Si mobilitarono i vigili del fuoco, le forze di polizia locali e nazionali, l’esercito, i medici, la croce rossa e la protezione civile, che nacque proprio in quell’occasione. Il volontariato scrisse sicuramente una delle sue pagine più belle. Furono allestite mense nelle scuole e in altre strutture adeguate come la Madonna Pellegrina e la sede dei Comboniani, tende e cucine da campo. Furono distribuiti buoni pasto. I prefabbricati – allestiti con estrema rapidità e collocati in diverse aree della città – supplirono alle scuole inagibili. Il Governo degli Stati Uniti intervenne attraverso l’Ana con la costruzione di una casa per anziani a Torre su un terreno lasciato dalla contessina di Ragogna, oggi utilizzata anche per fini sociali e sanitari. A Villanova, quartiere

UNA CRONACA DELL’EPOCA Agli inizi del 1976 in Friuli nasceva un quindicinale, Il Punto, diretto da Claudio Cojutti. Corrispondente per il Friuli Occidentale era il nostro collaboratore Nico Nanni. A pochi mesi dalla nascita e con una redazione ancora fragile, Il Punto si trovò a fronteggiare dalla prospettiva dell'informazione la tragedia del terremoto che sconvolse il Friuli. Pochissimi giorni dopo il 6 maggio uscì un numero speciale (che andò esaurito in poche ore) con la cronaca di quei difficili giorni, le ipotesi sul futuro e una ricca dotazione fotografica. Riproponiamo qui, 40 anni dopo, quanto scrisse Nanni allora.

La lunga notte di Pordenone di NICO NANNI

Il primo problema che si pone al cronista è come iniziare una cronaca di questo tipo: è già stato detto tutto e poi il cronista è in questo caso protagonista dei fatti assieme alle migliaia di friulani colpiti dal terribile evento naturale che ha sconvolto e che ancora sconvolge. Per la paura, per il dolore, il lutto, per le devastazioni umane, di cose, di tesori culturali…

one del Festival 22 maggio 2016 e testimoni del

uttore “Schiavi” mutamenti che ngente attualità. are indifferenti: ione di riflettere tà conquistata.

gnoli a Veracruz, 1951, National Bob Schalkwijk/Scala, Firenze © ust, D.F., by SIAE 2016

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE

XII Festival Internazionale Internazionale della della Storia Storia Gorizia 19-22 maggio 2016

L’uomo è nato libero, ma ovunque è in catene. da J.-J. Rousseau, Il contratto sociale, I, 1 La Storia ritorna protagonista nella XII edizione del Festival internazionale che porta a Gorizia dal 19 al 22 maggio 2016 storici e studiosi, scrittori e giornalisti, artisti e testimoni del passato, italiani e stranieri. Quattro giorni di incontri con un filo conduttore “Schiavi” pensato per aiutare a ragionare sui grandi mutamenti che hanno segnato la Storia, dal passato alla più stringente attualità. èStoria riflette su un tema che non può lasciare indifferenti: “Schiavi” segnerà per la manifestazione l’occasione di riflettere sulla libertà negata, la libertà cercata e la libertà conquistata. www.estoria.it e-mail: info@estoria.it tel: +39.0481.539210

Immagine elaborata: Diego Rivera, Lo sbarco degli Spagnoli a Veracruz, 1951, National Palace, Città del Messico © 2016. Foto Art Resource/Bob Schalkwijk/Scala, Firenze © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, D.F., by SIAE 2016

XII Festival Internazionale Storia Internazionale della della Storia MEDIA PARTNER: Gorizia 19-22 maggio 2016 CON IL PATROCINIO DI: Ideazione e organizzazione Associazione culturale èStoria

Assessorato

Cos’è accaduto a Pordenone? Una prima scossa di lieve entità e subito dopo un rumore terribile: forse la natura sconvolta ha urlato, forse erano le cose e gli uomini a urlare la loro paura, la loro rabbia. In pochi minuti tutti gli abitanti della città hanno raggiunto le strade e poco dopo lunghe file di macchine si sono incolonnate disciplinatamente lungo le strade che portano in periferia. Ancora non si sapeva, forse non si immaginava o non si voleva pensare a quanto era accaduto. Il primo dato di fatto che bisogna riportare è questo: nessuna scena di L’uomo è nato libero, ma ovunque in catene. panico, nessunèintasamento. Ben presto le radio da J.-J. Rousseau, Il contratto sociale, I,si1 sono accese e per la prima volta molti hanno scoperto che a Pordenone esiste un’emittente privata (era Radio “LT1”, ndR) che ha fatto subito la cronaca degli avvenimenti facendo conoscere, 24 ore su 24, cosa era successo nel resto del Friuli e assumendo

così l’onere di coordinare le operazioni di soccorso. Un coordinamento morale, ben s’intende, fatto di appelli alla calma e alla organizzazione dei soccorsi. In un primo momento sembrava che a Pordenone, a parte comignoli e cornicioni, non ci fosse di che preoccuparsi. Ben presto i fatti hanno smentito le apparenze: il Municipio aveva la facciata pericolante, il Duomo presentava grosse ferite. Fortunatamente il centro storico, complessivamente, non mostrava di aver subito troppi danni. Le vecchie case avevano tenuto. C’era invece qualcos’altro che presentava grosse ferite: molti nuovi condomini, vanto e orgoglio della città nuova, sono stati fatti sgomberare perché pericolanti. Non si sa ancora quale sia l’esatta consistenza dei danni e quale sarà la sorte di questi condomini. Il risultato pratico è che oltre 300 famiglie sono fuori casa, ospiti di parenti e amici più fortunati, di collegi e tendopoli gli altri. E poi le scuole: molte delle quali sembrano lesionate, per cui non si sa quando potranno riprendere le lezioni. Fortunatamente non ci sono state vittime. La situazione sanitaria di Pordenone e della provincia è sotto controllo e nei vari ospedali (Civile e Policlinico di Pordenone, Civili di Sacile, San Vito, Maniago, Spilimbergo e Aviano) sono state accolte alcune centinaia


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L'ANNIVERSARIO

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Alvaro Cardin, delegato dal sindaco Moro a gestire l’emergenza in città, ricorda quei terribili momenti l’Antares e il grattacielo Santin. Pordenone fu salvata – come affermava l'ingegner Rallo – dal sottosuolo ricco di acqua che favorì un’oscillazione orizzontale, invece che verticale, come avvenne invece in montagna. Cosa successe con la scossa del 9 settembre? “Molte persone, provate dalla tensione accumulata addirittura svennero. Io ero fermo al semaforo davanti alla Questura in piazza Duca D’Aosta e con l’auto accompagnai a casa un paio di persone che si erano sentite male. I palazzi danneggiati Tendopoli al Parco Galvani (foto Aldo Missinato) però erano già stati riparati o puntellati e Un aneddoto curioso? ressero bene”. “Gli ultimi a rientrare nelle proprie Complessivamente chi furono le case furono gli sfollati accampati dai persone più attive? “Oltre alle persone già nominate, a distin- Comboniani, perché avevano familiarizzato e si erano trovati molto guersi in modo particolare fu monsignor bene”. Dino De Carlo, arUna soddisfazione? ciprete del Duomo “Due. I compliConcattedrale. In menti da parte visita a Pordenone della Commissione vennero anche PediCentrale per la ni, ministro dei beni Finanza Locale culturali, Cossiga e per il lavoro fatto Andreotti. Da para Pordenone e in te di tutte le forze tutti il Friuli Venepolitiche ci fu unità zia Giulia e i soldi e collaborazione a ottenuti per la tutti i livelli, oltre ricostruzione e la ogni campanilismo: gestione dell’emerattività, incontri e genza, che andai riunioni senza limiti personalmente a chiedere a Roma di orario si tennero permanentemente. accompagnato dai dirigenti GiancarDifficile elencare tutti quelli che dimostrarono grande amore per la città in quei lo Pischiutta e Paola Valentini: 700 milioni di Lire”. drammatici momenti”. appena nato, fu realizzata la palestra. Si pensò anche alle opere d’arte, con il Museo Civico d’arte e il Convento di San Francesco messi a disposizione per accogliere le opere provenienti dalle chiese danneggiate di tutta la provincia, con la supervisione dell’allora commissario straordinario del museo Antonio Forniz e del restauratore Giancarlo Magri su incarico della Sovrintendenza”. Quali furono gli edifici maggiormente lesionati? “I palazzi del corso, così allineati uno a fianco dell’altro “dondolarono” senza troppi danni. I pinnacoli del Municipio furono invece lesionati, dunque smontati e restaurati; nella parte storica si fecero dei lavori di consolidamento delle fondamenta. I danni maggiori li ebbero gli edifici alti come i condomini del Maglio, il Principe, l'Ariston,

Palazzo del Maglio (foto Aldo Missinato)

di feriti provenienti dalle zone maggiormente colpite dello spilimberghese, del maniaghese e naturalmente delle zone in provincia di Udine. La provincia di Pordenone ha pagato il suo tributo di sangue alle forze misteriose della natura con circa una trentina di morti, ma il bilancio non è purtroppo definitivo. Situazione Capoluogo (dichiarato comune sinistrato) 400 alloggi inagibili (per lo più grossi condomini costruiti di recente) per un totale di oltre 1000 persone senza tetto. Sono stati effettuati oltre 200 sopralluoghi. Il Comune ha istituito l’Ufficio alloggiamenti per una soluzione provvisoria per i senza tetto: sono disponibili oltre 1000 posti mentre è possibile reperire immediatamente altri 900 posti circa per eventuali altre necessità e per ospitare i profughi delle zone maggiormente colpite. Anche l’apparato produttivo e commerciale ha subito danni: i negozi che risiedono nei palazzi pericolanti sono chiusi e anche alcuni stabilimenti industriali sono chiusi: Ceramica Galvani, Fosam, Ceramica Pozzi e Ideal Standard, Cotonifici Cantoni e Olcese per un totale di 4000 addetti rimasti senza lavoro. Anche il patrimonio artistico e culturale ha subito gravi danni: il Duomo, la chiesa di San Giorgio e della Madonna delle Grazie, altre chiese, il Municipio appaiono più o meno lesionati. In alcuni casi è già iniziata l’opera di salvaguardia. Situazione provincia Morti: 31 accertati. Feriti: 320 ricoverati negli ospedali di Pordenone. Spilimbergo, Sacile, Maniago, San Vito e Aviano. Senza tetto: 12.000 persone delle quali 5000 alloggiate attualmente in tenda. La situazione industriale e artigianale, oltre a quella

IL RICORDO

Gigi Di Meo: “Dallo scantinato del Principe iniziammo una diretta di 48 ore su Radio LT1” Gigi Di Meo la notte del terremoto ce l’ha ben impressa nella mente. Ecco il suo ricordo. “Per lo spavento mi misi a parlare spagnolo (che non avevo mai studiato). Ero sposato da poco con un bimbo piccolo. Dopo aver portato mia moglie e il piccolo Christian dai miei genitori, mi avviai nella redazione di LT1 e passai davanti alla Questura in una piazza Duca D’Aosta brulicante di gente. Lì c’era il radioamatore Mario Grimalda collegato con Majano e sentii in diretta le notizie del crollo dei palazzi. Capii che l’epicentro del terremoto non era in Jugoslavia, come asserivano molti, ma nel nostro Friuli. Una volta arrivato in radio, nello scantinato del Principe, cominciammo una diretta di 48 ore per fornire tutte le informazioni possibili, nonostante le scosse continuassero. Arrivavano anche telefonate con richieste di aiuto. Avevamo una radioricevente e dunque riportavamo tutto ciò che ascoltavamo. Delle staffette in bicicletta raccoglievano le notizie in città e ce le riportavano. Eravamo di conforto e di aiuto, dando consigli e coordinando le richieste di aiuto. Io inoltre mi collegavo con Raffaele Bendanti, studioso non riconosciuto dalla comunità scientifica, che aveva previsto il terremoto, per avere aggiornamenti. Nei giorni seguenti raccogliemmo generi alimentari e beni di prima necessità e assieme a Maurizio Lucchetta, fondatore della radio, andammo in macchina a portarli dove c’era bisogno. Andammo anche a Vito d’Asio con l’impianto radio sull’auto e piantavamo pali con altoparlanti nei vari campi che erano sorti, per poter diffondere le notizie. In quei giorni ho ammirato la dignità dei friulani, che non si persero d’animo, non vidi nessuno piangere o lamentarsi, ma tutti guardavano avanti senza chiedere nulla".

Albergo Santin (foto Aldo Missinato)

commerciale appare gravemente compromessa: la Lima di Anduins è gravemente danneggiata; così pure il cementificio di Travesio, per dire solo delle aziende maggiori; ma non si può dimenticare tutte quelle piccole attività sulle quali si reggeva l’economia della zona. Lo spilimberghese e il maniaghese sono sconvolti. Anche nei due grossi centri [Spilimbergo e Maniago] dove sembrava non ci fossero gravi danni, ora il bilancio appare grave. Il centro storico di Spilimbergo è chiuso. Monumenti danneggiati in entrambe le località. Le più colpite sembrano essere le chiese. Gravissima la situazione del patrimonio artistico: interi cicli di affreschi (molti del Pordenone) sono andati perduti o sono gravemente danneggiati. È stato proposto che il Museo di Pordenone si assuma la responsabilità di coordinare anche questo lavoro di recupero, dove sia possibile, perché un patrimonio di secoli, spesso costituito dalla “pietà” popolare non vada completamente distrutto o disperso. Operazioni di soccorso e interventi Il prefetto è stato nominato vice commissario straordinario mentre è stata costituita una Segreteria Provinciale per coordinare tutti gli interventi. Il Comune di Pordenone ha costituito l’Ufficio Alloggiamenti e con il proprio Ufficio Tecnico provvede alla verifica degli edifici della città. Il personale militare della Divisione Ariete è mobilitato fin dalla prima notte del sisma e a livello governativo si considera l’Ariete come elemento di rincalzo subito dopo la Divisione Mantova. Un aiuto consistente e che continua anche ora viene dalla Base di Aviano che fin dalle prime ore si è messa a disposizione, coordinata dalla Setaf di Vicenza. Inoltre operano i Vigili del Fuoco, Carabinieri, Finanzieri,

Pubblica Sicurezza, Volontari. Ingenti forze sono di servizio nelle città sinistrate per impedire che

gli edifici pericolanti siano rioccupati dagli inquilini e per evitare il triste fenomeno degli sciacalli.

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Progetto di Confartigianato per far conoscere il mondo del lavoro agli studenti delle scuole superiori

GLI ARTIGIANI SVELANO AGLI STUDENTI LA MAGIA DI IMPARARE UN MESTIERE

Quante possibilità ci sono nel mondo dell’artigianato per aspiranti imprenditori del domani? Per scoprire le opportunità professionali di questa realtà, spesso troppo poco conosciuta, è nato il progetto “Girls and Boys Day”, promosso dal Movimento Donne Impresa di Confartigianato Imprese Pordenone in collaborazione con la Direzione centrale lavoro, formazione, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili e ricerca – Servizio Istruzione, Diritto allo studio, alta formazione e ricerca (Centro Regionale di Orientamento Regione Friuli Venezia Giulia - Pordenone) che insieme hanno deciso di organizzare per gli studenti una mattinata nelle aziende del territorio a tu per tu con il mondo del lavoro. L’idea parte dall’America dove il “Girls Day” rappresenta ormai da un decennio, la giornata di orientamento e di sensibilizzazione all’istruzione, formazione e lavoro negli ambiti tecnico scientifici. L’obiettivo è di abolire la tendenza a considerare soprattutto maschili gli istituti di carattere tecnico-scientifico privilegiando per le studentesse altri orientamenti. A Pordenone, le realtà organizzatrici hanno voluto abbattere ogni stereotipo fin dal principio, aprendo

Uno dei problemi maggiori per i maestri artigiani è trovare personale qualificato e motivato in un settore che presenta importanti occasioni di occupazione. Nel 2015 le scuole partecipanti all’iniziativa sono state 12 con 119 studenti che hanno potuto fare visita a una trentina di imprese di diversi settori con uno stage di una mattinata la giornata anche ai ragazzi secondo la migliore regola di par condicio. L’obiettivo, infatti, è di insegnare ai giovani, senza distinzioni, quanta importanza abbia oggi imparare un mestiere manuale e antico fino a renderlo attuale con successo e gratificazione. Elementi non da poco di questi tempi, oltre al fatto di coinvolgere le nuove generazioni in una prospettiva professionale capace di evidenziare una serie di possibilità lavorative direttamente nelle imprese con un contato diretto. “Riteniamo – ha spiegato Donatella Bianchettin, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Pordenone e coordinatrice del progetto - che la visualizzazione del mondo del lavoro da vicino, possa favorire lo stimolo alla prosecuzione degli studi e la realizzazione delle proprie capacità personali”. Infatti, uno dei problemi maggiori per i maestri artigiani è trovare personale qualificato e motivato in un

La premiazione del gruppo di studenti che hanno partecipato agli stage promossi da Confartigianato

settore che presenta importanti occasioni di occupazione. “Lo scopo, quindi, è far “toccare con mano” qual è il vero mondo del lavoro, far intendere che c’è una magia nell’essere artigiano, una professione spesso nata da un sogno e che si concretizza tra quelli che una volta erano i mestieri dei nonni, attuali anche oggi in chiave moderna. L’inserimento nel mondo del lavoro è un tema difficilissimo da trattare - conclude Donatella Bianchettin - il progetto può essere un’occasione concreta per dimostrare che la realizzazione dei propri sogni e delle proprie aspettative può essere interpretata e realizzata. Le forze giovani di oggi sono il futuro delle nostre aziende di domani e solo con la corretta formazione e la valutazione di più possibilità possiamo garantire la continuazione del mondo imprenditoriale ed artigiano, orgoglio del famoso “made in Italy”». Nel 2014, all’iniziativa hanno partecipato 8 scuole secondarie di primo grado con la partecipazione di 58 studenti che hanno potuto fare visita a circa 30 imprese dei più diversi settori con uno stage di una mattinata; nel 2015, le scuole sono state 12 con 119 studenti. L’attività si è conclusa con una cerimonia, dove sono stati consegnati i diplomi di partecipazione agli studenti e alle aziende.

ELENCO SCUOLE ADERENTI ANNO 2015 • • • • • • • • • • •

ISTITUTO COMPRENSIVO “VILLA VARDA”, BRUGNERA I.C. “D. M. TUROLDO”, MONTEREALE VALCELLINA ISTITUTO COMPRENSIVO “TERZO DRUSIN” PORDENONE SUD ISTITUTO “G. ZANELLA”, PORCIA SCUOLA MEDIA “B. PARTENIO”, SPILIMBERGO IC “G.LOZER”, TORRE (PN) IC RORAI CAPPUCCINI (PN) SCUOLA “G. PASCOLI”, POLCENIGO I. C. “ANDREA ZANZOTTO”, CANEVA CENTRO STORICO (ISTITUTO COMPRENSIVO PORDENONE CENTRO) ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “P. BAGELLARDO”, FIUME VENETO

Paola Dalle Molle

LA LETTERA

Nel precedente numero de La Città il professor Guido Cecere aveva giudicato sbagliata, volgare e maschilista la pubblicità di Conferesercenti recante il noto dipinto erotico di Coubert, chiedendosi anche perché ognuno non faccia il proprio mestiere lasciando la comunicazione agli esperti. Riceviamo e pubblichiamo la replica del presidente di Confesercenti Mario Marini. di MARIO MARINI

“La creatività ha bisogno di energia e coraggio” Leggo sul vostro bel giornale un intervento a firma del professor Guido Cecere che con grande enfasi si propone come grande censore della famosa immagine

pubblicitaria da me ideata per la campagna di tesseramento di Confesercenti Fvg. (…) A prescindere dal contenuto delle analisi, proposte come fossero versi dell’Antico Testamento, (…) la cosa che noto ancora una volta è che chi le pronuncia forse si prende troppo sul serio. L’ unica cosa che condivido del dotto intervento è la considerazione che “ognuno dovrebbe fare il suo mestiere”, ognuno, mi permetto di affermarlo, fuorché chi lo afferma ovviamente, come sempre accade ai nostri soloni di provincia. Questo è il guaio della nostra provincia, (…) dove non si può nulla, le persone anche capaci e di successo (…) sembrano vecchie oltre


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SOTTO LA LENTE

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Intervista al presidente di Confartigianato Pordenone Silvano Pascolo su presente e futuro del settore

CENTRO CITTÀ GALLERIA DELL’ARTIGIANATO PASCOLO: “UN SOGNO REALIZZABILE” “Oggi sempre più spesso non comperiamo solo il prodotto, ma la storia che c’è dietro alla sua lavorazione, l’esperienza, il valore immateriale. Grazie alle nuove tecnologie possiamo ordinare un prodotto su misura all’altro capo del mondo e vedercelo recapitare a casa in pochi giorni. È un’opportunità straordinaria che non possiamo perdere. Potrebbe essere un nuovo rinascimento artigiano” di PAOLA DALLE MOLLE

Qualche anno fa aveva scritto nell’introduzione di un libro fotografico dedicato alle eccellenze artigiane del territorio pordenonese, che l’artigianato è quanto di più vero abbiamo oggi. Silvano Pascolo, presidente Confartigianato di Pordenone pur in mezzo ai tempi grigi imposti dalla difficile congiuntura economica, aveva poi aggiunto che questo “sentire” appartiene non solo alle attività che si riconoscono nella definizione di artigiane, ma vale soprattutto per le persone che hanno imboccato questa strada. Persone che conoscono le proprie abilità, i loro saperi, in costante ricerca del ben fatto, soddisfatte del proprio lavoro, capaci di infondere nell’attività, nel prodotto, nel servizio, quel valore immateriale, forse non sempre giustamente valutato, che è l’unicità, il su misura, l’alta qualità. Questo l’impegno di Confartigianato che cerca da anni di diffondere una cultura artigiana non solo fra gli imprenditori ma anche fra i giovani. “L’artigianato – spiega Pascolo - soffre ancora le conseguenze della devastante crisi esplosa nel 2008 che sta rappresentando un cambio di paradigma per l’economia, e non solo quella locale. Nel Friuli occidentale, l’artigianato ha perduto imprese, posti di lavoro, esperienza, conoscenza, capacità, abi-

lità. Quando un’azienda chiude, è un piccolo patrimonio che si perde, nel caso dell’artigianato, io credo che il valore sia inverso: più piccola è l’azienda, più grande è la perdita. Va anche detto che gli artigiani, gente abituata a lavorare senza guardare il calendario o l’orologio, non si sono persi d’animo, si sono rimboccati le maniche e hanno trovato nuove strade, nuovi prodotti, nuove modalità di proporsi e nuovi mercati. Obbedendo a chi dice che l’altro significato della parola crisi è opportunità, sono nate nuove imprese. Alcune di esse sono costituite da giovani che hanno intuito le potenzialità delle nuove tecnologie, non solo in termini di e-commerce, ma anche di new manufacturing. Penso, ad esempio, alla stampa 3D che mette insieme i vantaggi della produzione fatta da una macchina, all’esclusività del prodotto artigiano, tradizionalmente su misura, fatto a mano, con cura e attenzioni che rappresentano il valore aggiunto. Io credo, e spero di non sbagliare, che quello che stiamo vivendo possa essere un nuovo rinascimento artigiano. Del resto l’ha detto anche il professore Stefano Micelli, autore del libro “Futuro Artigiano”. Il consumatore oggi è profondamente cambiato e ha esigenze e necessità nuove che l’artigiano può soddisfare. Anche grazie alle nuove tecnologie, alle reti informatiche, alla possibilità, impensabile fino a poco tempo fa, di ordinare un prodotto su misura all’altro capo del mondo, e vederselo recapitare a casa in pochi giorni, realizzato con sapienza artigiana. È un’opportunità straordinaria che non possiamo perdere. Oggi sempre più spesso non comperiamo solo il prodotto, ma la storia che c’è dietro alla sua lavorazione, l’esperienza, il valore immateriale. La gente vuole vedere in che modo un abito viene tagliato, cucito, confezionato; come l’orafo cesella un gioiello o com’è fatta la borsa in pelle che sta osservando in vetrina. E le nostre imprese di storia hanno centinaia di anni alle loro spalle. In

Nelle immagini gli stage effettuati dagli studenti nelle aziende artigiane della provincia

questa direzione, nella volontà di far conoscere le imprese artigiane del territorio e la loro arte, abbiamo contribuito a realizzare un filmato che ha proprio lo scopo di diffondere la cultura dei nostri artigiani. È possibile immaginare che queste aziende possano ritornare anche nel centro cittadino? Devo dire che il mio sogno è questo da qualche decennio ormai: riempire il cuore della città di laboratori artigiani. Pordenone si presterebbe a questo progetto, con i suoi vicoli e i piccoli negozi. Penso a laboratori della ceramica come del metallo, sartorie e oreficerie, pasticcerie, confetterie, ciabattini e calzolai. Artigiani che lavorano “in vetrina” per fare conoscere la loro arte e abilità. “Pordenone, capitale dell’artigianato”, un progetto ambizioso? Sono convinto che, oltre a far del bene al settore, rappresenterebbe un fantastico richiamo turistico, con il vantaggio di consegnare, a chi viene in questa città, un pezzetto della storia, della cultura, della tradizione di questo territorio. E non un tarocco souvenir made in China”. (Il libro citato “Ritratto moderno di antichi mestieri” di Alessandro Venier e Mattia Balsamini - Ed. La Voce)

BENVENUTO che anagraficamente anche dentro, delle specie di zitelle acide, o zitelli acidi (non offendiamo le donne o chi vorrebbe rappresentarle), ostili a qualunque cambiamento, non solo incapaci di innovare perché stanchi, ma desiderosi di distruggere qualunque cosa che non somigli alle stanche meningi e membra che trascinano. Io, invece, da modesto imprenditore con l’hobby e l’interesse per l’arte, volevo fornire a un mondo che vedo in forte declino (…), uno stimolo certamente forte e innovatore e non ho creduto di vedere alcunché di fuori luogo e tanto meno di pruriginoso in quanto fatto, forse al massimo una provocazione che poteva far sorridere chi non conosce l’opera, niente di più; (…) ritengo che le reazioni suscitate da quest’idea siano del tutto fuori luogo e disperatamente superate. Concludo citando proprio Oliviero Toscani con due righe tratte da un discorso tenuto a New York e all’Art Directors Club di Londra e contenute in un libro uscito qualche mese fa, edizione economica: “La creatività ha bisogno di energia e coraggio”. Ebbene, sono pochi gli individui ai quali è rimasta questa energia poiché l’educazione, da quella familiare, a quella scolastica,

religiosa, etica, contribuisce a frenare l’energia creatrice che c’è in ognuno di noi. L’esercito dei non creativi è enorme: sono lì per livellare verso la mediocrità qualunque idea che non sia abbastanza stupida da mettere tutti d’accordo. In passato, la fortuna dei grandi imprenditori, degli statisti, dei padri della Chiesa è stata sempre legata a uomini creativi e visionari, capaci di spingersi e spingere nella meravigliosa avventura della ricerca, della scoperta, della conquista, usando trasgressione e provocazione, forze che appartengono all’arte, facendo della diversità un valore contro l’omologazione, tutto questo con la forza della creatività. Non so se Oliviero Toscani sia stato fortunato, un caso soltanto: a me pare un genio... colleghi permettendo.

(fm) Caro Marini, assolutamente condivisibili “l’energia e il coraggio” con cui ha cercato di alzare un’onda nella palude stagnante. Il risultato di tanta creatività, se lo lasci dire, è stato abbastanza infelice. Ma ci creda che ne condividiamo lo spirito.

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ECONOMIA

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L’Assemblea degli azionisti della banca ha eletto i nuovi amministratori per il triennio 2016-2018

FriulAdria Crédit Agricole Mio confermata presidente Sarà ancora la pordenonese Chiara Mio, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, a guidare il Consiglio di amministrazione La presidente Mio con Debora Serracchiani e, a destra, il direttore generale Roberto Ghisellini

SOTTO LA LENTE

Raccolta fondi pro campanile San Giorgio

“Vacilla uno dei simboli della nuova Pordenone”, così titolava l’articolo a firma dell’architetto Giulio Ferretti sul campanile di San Giorgio pubblicato nel febbraio 2015 dal nostro giornale. Il problema era stato sollevato dai quotidiani locali e poi lasciato cadere. Ora è tornato prepotentemente alla ribalta in seguito all’accorato appello del parroco di San Giorgio don Roberto Laurita che ha portato all’attenzione dei fedeli e delle istituzioni l’urgenza del restauro del campanile. Il costo dei lavori necessari preventivato è di circa 600 mila euro, di cui quasi 60 mila per la sola messa in sicurezza. Per promuovere la raccolta fondi finalizzata a finanziare i lavori riportiamo l’Iban del conto corrente nel quale è possibile effettuare le donazioni:

Gli azionisti di FriulAdria Crédit Agricole hanno nominato i nuovi amministratori per il triennio 2016-2018 nel corso dell’assemblea tenutasi il 16 aprile scorso al Teatro Verdi. Di fronte a una platea di quasi 500 soci, al termine delle operazioni di voto, sono risultati eletti 12 consiglieri e consigliere della lista proposta dal socio di maggioranza Cariparma Crédit Agricole e precisamente, oltre a Chiara Mio, Ariberto Fassati, Jean-Yves Barnavon, Michel Jean Mary Benassis, Gianpietro Benedetti, Hugues Brasseur, Michela Cattaruzza, Jean-Louis Delorme, Maria Cristina Gribaudi, Jean-Philippe Laval, Giampiero Maioli, Marco Stevanato. Per la lista espressione dei soci di minoranza è risultato eletto in Consiglio il commercialista pordenonese Andrea Babuin, già sindaco supplente. Soddisfazione per la conferma al vertice dell’Istituto è stata espressa dalla presidente Chiara Mio. “L’obiettivo condiviso – ha dichiarato – è fare di FriulAdria Crédit Agricole una banca innovativa, multicanale, concreta, al servizio delle famiglie e delle imprese locali, orientata a un modello di business sostenibile”.Tutti positivi anche gli indicatori del bilancio 2015 che sono stati illustrati dal direttore generale Roberto Ghisellini. FriulAdria chiude l’esercizio con un utile netto pari a oltre 34 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto allo scorso anno, nonostante l’impatto (pari a 8,3 milioni di euro) dei contributi ai fondi “salvabanche”. Il cost/ income è pari a 57,8% e il costo del credito è in flessione del 14% anno su anno, attestandosi a 68 milioni di euro. Il ROE

è pari al 4,8% e consolida in trend crescente della redditività di FriulAdria. Alla luce del risultato netto ottenuto, il dividendo per gli azionisti è di 1,2 euro per azione, mentre il rendimento dell’azione si attesta al 2,80%.In sensibile aumento i crediti alla clientela che incrementano del 3,5% anno su anno, raggiungendo quota 6,6 miliardi di euro soprattutto per effetto dello sviluppo dei mutui casa e dei finanziamenti alle imprese, in particolare dell’agroalimentare. Quasi 4.300 i nuovi contratti di mutuo sottoscritti nel corso dell’anno, con una performance del +46,5% e 456 milioni erogati sul territorio, di cui 150 milioni in Friuli Venezia Giulia (1.521 mutui) e 306 in Veneto (2.732 mutui). Altri 35 milioni sono stati erogati sotto forma di credito al consumo (+137%). Circa 20 mila i nuovi clienti Retail acquisiti nel 2015 dalla banca. A margine dell’assemblea è avvenuta la premiazione dei bambini figli e nipoti dei soci che si sono aggiudicati il contest sul riuso dei materiali ideato da FriulAdria nell’ottica di promuovere l’economia sostenibile. Si sono aggiudicati un tablet Gianmaria Romano di Treviso (cintura con copertone biciletta) e Sara Verardo di Pordenone (piccola serra di peperoni); si sono aggiudicati uno speaker bluetooth Emanuele Driussi di Gorizia (lumache con bottiglie di plastica) e Giorgia Furlanetto di Pordenone (tamburello con coperchio). Un riconoscimento è stato assegnato anche allo storico presidente del Collegio sindacale di FriulAdria, Giampaolo Scaramelli, che ha concluso il suo mandato.

Parrocchia San Giorgio Martire - Pordenone Causale: lavori campanile Conto corrente presso FriulAdria Crédit Agricole IBAN: IT37R0533612500000040748872

CURIOSITÀ

E puntuale Di Meo scocca la freccia… Ormai è una tradizione. In prossimità delle elezioni amministrative a Pordenone, alla vigilia o subito dopo, Gigi Di Meo si scatena. Anche stavolta l’anchorman più pirotecnico e controverso dell’etere Nordestino è pronto a scagliare un’altra bomba. O meglio, questa volta si tratta di una freccia. “La freccia nera” è infatti il titolo del nuovo pamphlet (siamo ormai al quarto dopo il successo di “Siamo uomini o caporali”, “Il ritorno” e “La repubblica delle banane”) che uscirà a fine giugno, proprio per accompagnare le letture estive dei pordenonesi sotto l’ombrellone, e che promette fin d’ora di spiattellare tutte le indiscrezioni e i retroscena di una campagna elettorale che già si annuncia particolarmente infuocata. Ma non solo. Come nelle passate edizioni di questo “flash book”, scritto a quattro mani con Piergiorgio Grizzo, giornalista free lance, collaboratore anche di questa testata, Di Meo, nella sua usuale veste di Grillo Parlante, si muoverà parlando a braccio con moto ondivago dal particolare pordenonese e friulveneto all’universale dei grandi temi, che tengono banco nel nostro Paese, l’immigrazione, la sicurezza, l’Unione Europea, il Papa, l’Islam, la crisi economica e... i conti della signora Maria. Riportiamo qualche stralcio del capitolo dedicato al problema dei rifugiati. “(...) Anche da noi in molti si sono messi in coda in Prefettura per partecipare ai bandi di assegnazione dei contributi per chi si occupa dell’accoglienza. In provincia è tutto un via vai di anime pie, che setacciano case sfitte,

vecchi casolari e capannoni industriali dismessi per adibirli a ricoveri per gli immigrati. Gloriose zone artigianali, che hanno fatto la storia e la fortuna del nostro territorio, da anni ridotte ad ammassi di erbacce e insegne cigolanti che ricordano quei villaggi del Far West abbandonati alla fine della corsa all’oro, stanno diventando dei piccoli campi profughi. Poi ci sono i furboni che da anni non riescono ad affittare una casa perché è una catapecchia con gli infissi che cadono e l’acqua che entra dal tetto, che si mettono d’accordo con le associazioni di cui sopra e si fanno riconoscere pigioni d’oro. Tanto paga sempre Pantalone. Abbiamo assistito al parco di San Valentino ridotto ad una tendopoli e soprattutto alle decine di immigrati che nei mesi più freddi si trovavano a dormire per terra sul sagrato della chiesa del Beato Odorico. A quel punto al sottoscritto, ma anche a molti altri uomini di buon senso, è nata spontanea una domanda? Ma la parrocchia in questione non poteva spalancare le porte della chiesa e dell’oratorio ed accogliere al caldo quei poveracci? E il seminario, con quel bel parco monumentale che si ritrova, non poteva accogliere una bella tendopoli moderna, fatta con le tende riscaldate della Protezione Civile? Niente di tutto questo. Le proprietà e gli immobili della Chiesa sono più sacri dell’eucarestia. E allora assistiamo alla vergogna di uomini ammassati al freddo, fuori da un oratorio illuminato, riscaldato e completamente vuoto”.


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CONTROCORRENTE

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La viabilità è strategica, ma i progetti si realizzano in forte ritardo e non tengono il passo delle priorità foto Angelo Simonella

Il nuovo ospedale pone un problema di viabilità: qualcuno ci ha pensato? “Si potrebbe rispolverare il progetto della Provincia per la messa in sicurezza della Pontebbana che prevedeva un tratto di strada in galleria all'incrocio con via Montereale” l’autostrada A28, nei La viabilità è sempre pressi dell’Interporto. più una priorità per Ebbene, quel sistema Pordenone, perché la di viabilità era stato matassa di strade si è pensato nei lontani anni ingarbugliata, sia in ’80, quando le strategie centro che in periferia. di sviluppo erano diverse Siamo fermi al palo. da quelle di oggi: erano i Mentre in altre città di GIUSEPPE RAGOGNA tempi degli stabilimenti sono state costruite manifatturieri di alcune tangenziali in dimensioni mediogrado di ridurre al grandi, dei distretti produttivi in minimo l’attraversamento del centro, a Pordenone ci si è accontentati di procedere espansione, del prevalere della quantità sulla qualità. Soltanto in questi ultimi in maniera frammentaria, attraverso mesi la società Autovie Venete ha sbloccato interventi tampone, senza una strategia un’opera che non potrà più garantire gli d’insieme. Persino l’asse viale Venezia – stessi effetti di quando fu ideata, perché i via Aquileia, pensato come vera e propria riferimenti e gli obiettivi sono cambiati. circonvallazione, è ormai declassato a Attenzione, probabilmente non è inutile, una caotica strada di servizio ai numerosi ma nasce già vecchia, sopravvalutata supermercati. È stata smarrita la capacità rispetto alle reali necessità. Nonostante di progettare un’idea ordinata e dinamica tutto si procederà imperterriti con la di “mobilità”, sia interna che esterna. In realizzazione di tre chilometri di strada, alcuni casi, si è perso il senso del tempo: per una buona metà in galleria, con un non va bene quando si verifica uno scarto preventivo di spesa di oltre 38 milioni di enorme tra la proposta dell’intervento euro. Prendere o lasciare: ovviamente nei e la sua realizzazione. Costi e benefici periodi economici di magra si prende. In cambiano, spesso in negativo, perché gli realtà, quell’opera non è più indispensabile anni modificano le priorità di un’area. per Pordenone. Prendiamo la notizia dell’avvio della Una domanda però è d’obbligo: in costruzione della nuova bretella sud che quel luogo, che cosa sarebbe servito per collegherà la Pontebbana (dalla rotonda migliorare la viabilità? Tra gli obiettivi Meduna, vicino alle Industrie Savio) con

suggeriti dagli esperti ci sarebbe ancora la necessità di eliminare l’imbuto nei pressi del fiume Meduna con la costruzione di un altro ponte. Peraltro, la struttura era già prevista negli anni in cui sono stati appaltati i lavori di collegamento tra i due centri commerciali, l’Ipercoop Meduna e l’Emisfero. Dai tempi degli Asburgo nessuno ha più investito un soldo bucato per superare quel “budello”. Ebbene, dieci anni fa in quell’area-imbuto, i lavori dovevano partire proprio dal nuovo ponte, il cui progetto (pagato 700 mila euro ai professionisti) era stato presentato in pompa magna proprio perché rappresentava la soluzione di un problema storico. Che cos’è invece accaduto? La situazione è sotto gli occhi di tutti: la strada è stata realizzata senza il nuovo ponte. L’opera, sempre individuata come principale, è stata stralciata per mancanza di finanziamenti. E, nonostante tutto, la contabilità è abbondantemente lievitata. Costi finali per poco più di due chilometri e mezzo di strada: oltre 35 milioni di euro, praticamente più del doppio di quanto era stato segnato sui preventivi. I problemi sono rimasti gli stessi, perché la strozzatura continua a creare ingorghi quotidiani.

Visti i tempi necessari per completare le opere pubbliche sarebbe il caso di dare slancio immediato a un’idea di riorganizzazione della viabilità nell'area dove sorgerà il nuovo ospedale, proprio per evitare rischiosi ritardi. Magari si potrebbe tirare fuori dal cassetto il progetto (predisposto dalla Provincia, ente oggi in fase di smantellamento) della messa in sicurezza della Pontebbana. Infatti, era stato previsto un tratto di strada in galleria, proprio all'incrocio con via Montereale, dove oggi c’è una rotonda assai precaria. Sembrerebbe un’ipotesi adeguata, ovviamente da aggiornare alla luce delle nuove esigenze. Il progetto potrebbe essere così raccordato, in una strategia d’insieme, con il sistema viario e dei parcheggi del nuovo “polo sanitario” (ospedale, raggruppamento degli uffici amministrativi e cittadella della salute). Servirà un pacchetto cospicuo di finanziamenti, che potranno essere ottenuti soltanto con un incisivo gioco di squadra, senza tentennamenti. Proprio per questo sarebbe bene cominciare a sollevare concretamente la questione nelle stanze regionali che contano. La viabilità è una priorità per Pordenone.

IL LANTERNINO

Missioni e omissioni indagini trasmesMi ha particoso al magistrato, larmente colpito i Carabinieri una notizia riportavano recentemente infatti che la apparsa sulla professionista stampa locale di NINO SCAINI accorsa sul posto e che dovrebbe in seguito alla telefarci riflettere ed allarmare circa gli effetti della fonata dell’amica che aveva provocato l’incidente e che crescente riluttanza, per non intendeva evitare l’intervento dire paura, dell’uomo model 118 - non aveva prestato derno ad assumersi in prima persona la responsabilità delle assistenza alcuna al ragazzo ma si era limitata a verificarne proprie scelte e delle proprie le condizioni semplicemente azioni. gridando a gran voce verso Trattava del padre di un ral’auto della vittima senza gazzo morto in un incidente avvicinarsi troppo e, non ottestradale, accaduto un paio nendo risposta, aveva rinviato d’anni fa tra Portogruaro e l’accertamento dei parametri Latisana, che ha denunciato vitali all’intervento dell’ambuun medico di base, operante lanza che aveva nel frattempo nella nostra regione. Ma non richiesto ed avvenuto quasi per aver causato l’incidente, mezz’ora dopo. Attenendosi né per imperizia o negligenza così, a suo dire, al protocollo nelle cure, bensì per non aver prestato soccorso alla vittima. medico. Evidenziando la singolarità O meglio, per non aver tedell’episodio - che li ha pornuto, nella circostanza, quel comportamento che è norma- tati a concludere che « da profani e indipendentemente le attendersi da chi ha scelto da quanto preveda o meno di esercitare la professione il protocollo medico, la cirsanitaria. costanza se confermata lascia Nel verbale di chiusura delle

letteralmente basiti» - i verbalizzanti rimettevano al giudice ogni conseguente valutazione. Senza attendere l’esito di tale valutazione, il padre dello sfortunato giovane, venuto a conoscenza del contenuto dei verbali, ha così sporto querela contro il medico ritenendo il suo comportamento non meno censurabile di quello già contestato sia alla conducente dell’autoveicolo che ad un altro soggetto dileguatosi subito dopo l’impatto nel maldestro tentativo di occultare la sua presenza nell’auto investitrice. Anche a voler considerare probabile l’ipotesi del decesso immediato del giovane, è francamente difficile non rimanere turbati dall’accaduto. E non solo per la cruda quanto efficace testimonianza del livello di solidarietà umana raggiunto dalla nostra società o perché anche rivelatore di una generale inattitudine ad affrontare con scienza, coscienza e coraggio - che sono, a mio avviso, i veri parametri

della responsabilità - i problemi e le avversità della vita. Ma soprattutto, per il riscontro di tali negatività nell’esercizio di un’attività che dovrebbe essere addirittura vissuta come una missione. E, dulcis in fundo, giustificate con una dichiarazione (“aver seguito il protocollo”) particolarmente sconcertante ove solo si consideri come all’atto dell’abilitazione medica, ogni abilitato assuma solennemente (col c.d. “Giuramento d’Ippocrate”) l’impegno:“ a) di perseguire la difesa della vita; b) di curare ogni paziente con scrupolo e impegno; c) di attenersi ai principi etici della solidarietà umana; d) di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni”. Mi permetto allora di dubitare della compatibilità con tale giuramento di un protocollo sanitario che raccomandi di non avvicinarsi ad un’auto o ad un’ abitazione appena distrutte per verificare se all’interno si trovino persone in pericolo e impossibilitate a muoversi o a parlare. Ma soprattutto invito co-

munque tutti a domandarsi quale futuro può avere un mondo composto da individui le cui scelte tendono sempre di più a conformarsi a modelli, protocolli, prassi e procedure tecnologiche e che

ormai ignorano che la responsabilità è il prezzo della libertà e che ogni fuga dalla responsabilità implica una rinuncia alla libertà. (ninoscaini@gmail.com)


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La Città

IL PERSONAGGIO

Aprile 2016

È di un pordenonese di Vallenoncello il più importante ristorante italiano di Bangkok in Thailandia

“Da Gianni” a Bangkok, la perla dell’italian style

Classe 1962, Gianni Favro ha girato il mondo prima di mettere radici nella megalopoli thailandese: “Anni fa si mangiava solo pizza e pasta, noi siamo stati i primi a proporre un vero menù italiano. Cerco sempre di proporre prodotti della nostra terra”

Se New York è la città che non dorme mai, Bangkok nemmeno riposa. Babelica, tentacolare, parossistica. La capitale della Thailandia (9 milioni di abitanti), come Hong Kong, Singapore, Taipei, Giacarta, è un teorema di modernissimi palazzi di vetro e acciaio. Torri di cento piani, sedi di banche, multinazionali e corporations, molte con terrazze spettacolari e piazzole per gli elicotteri, che dominano la skyline come le moderne piramidi un film visionario alla Blade Runner. Trecento metri più sotto, il termitaio delle suburre, dove ci si muove non sempre agevolmente, nel traffico e nello smog, nell'odore di spezie, tra le luci e le malie dei night club, dove la gente vive, lavora, mangia e dorme, giorno e notte, per strada. In questa megalopoli del Far East, crocevia dell'Europa e degli antipodi, il più famoso locale italiano è di un pordenonese. Non distante dal Lumpinee Garden, polmone verde della città, nell'elegante quartiere omonimo, il ristorante “Da Gianni”, è da vent'anni un'istituzione, frequentato da una clientela internazionale di turisti e uomini d'affari. Lo chef e il proprietario è per l'appunto Gianni Favro, di Vallenoncello. Il nostro incontro, all'orario di chiusura del suo ristorante, tra i tavoli di teak, i quadri ad olio e le piante ornamentali che creano un'atmosfera da spy movie, è stato quasi surreale: fa a dir poco strano pensare che uno di Torre (il sottoscritto) e uno di Vallenoncello si trovino dall'altra parte del mondo e si mettano a parlare in dialetto di Bangkok e di Pordenone come se fossero confinanti;

e poi delle famiglie e degli amici e conoscenti in comune, come Graziella Zanon, altra pordenonese doc, che per vent'anni ha insegnato italiano in una delle università più importanti del Paese, l'amicizia in comune, che ci ha fatto incontrare. L'epoca in cui viviamo, tra internet e globalizzazione, che che se ne dica, ha anche tanti aspetti piacevoli e curiosi. Classe 1962, Gianni ha girato il mondo prima di mettere radici a Bangkok. Ha sempre lavorato nella ristorazione con esperienze importanti maturate ovunque. Per esempio, prima di partire per l'Oriente, è stato lo chef dello Sporting di Porto Rotondo. Il ristorante “Da Gianni”, oggi dà lavoro a quaranta persone, anche se ai fornelli continua ad esserci lui, coadiuvato da un paio di ragazzi thailandesi che ha formato negli anni. “Qui a Bangkok l'italian style e la nostra cucina vanno di gran moda – spiega – i ristoranti italiani sono circa 400. Anni fa si mangiava solo pizza e pasta, noi siamo stati i primi a proporre un vero e proprio menù italiano”. “Cerco sempre di proporre prodotti della nostra terra. Da Sauris mi arriva il prosciutto, da San Daniele il prosciutto e le trote. Abbiamo una carta dei vini, nella quale spiccano i friulani Pittars e Felluga”. Insomma, si può stare all'altro capo del globo e non avere nostalgia di casa. Anche perché c'è sempre un gran viavai di corregionali e di italiani in genere che vanno a trovare Gianni al Lumpenee di Bangkok. P.G.

VISTI DA VICINO

Paradisi esotici, mito da sfatare continua dalla prima

un buon lavoro e una buona posizione sociale, ma è stanco di una vita che, a suo dire, lo fa invecchiare prima del tempo. È un fuggi fuggi, una corsa alle scialuppe, spesso un salto nel buio dove si rischia davvero di fracassarsi tutte le ossa, ossia

, SACILE, TREVISO

bruciare anche gli ultimi risparmi e ogni possibile chance rimastaci qui a casa nostra. Prima di buttarsi a pesce in suggestivi progetti ed esotiche destinazioni va sempre ricordato l’antico adagio che non è tutto oro quello che luccica. E che non bisogna bere a canna tutto quello che si sente dire al bar o che si legge su internet. Sembrerà una raccomandazione da vecchia zia zitella, ma, siccome siamo tutti piuttosto inclini nell’auto illuderci che le cose possano essere realmente come le sogniamo, è bene invece farne tesoro. Il web, si sa, è pieno di bufale e leggende metropolitane. Alcune tra le più gettonate sono proprio quelle che favoleggiano di paradisi dove si può vivere una vita da nababbi con 300 euro al mese o giù di lì. Santo Domingo, Costarica, Belize, Filippine, Cambogia e Thailandia. In realtà basta andare a mettere il naso di persona, scambiare quattro chiacchiere con qualche compaesano che ha fatto il grande salto, fare due conti come una qualsiasi massaia, per capire che si tratta solo di specchietti per le allodole. Prendiamo la Thailandia, per esempio, la più gettonata tra le gettonate. La destinazione esotica che da almeno trent’anni affascina gli italiani. Nell’isola di Phuket, una delle principali mete turistiche del Paese, risiedono numerosi nostri conterranei. “Beh, pensare di vivere con 300 euro al mese è una pia illusione – spiega Massimiliano di Pordenone – certo se uno si accontenta di dormire in una baracca di eternit e lamiera, mangiando riso mattina e sera, girando a piedi e sperando di non avere mai bisogno di un dottore, ce la può tranquillamente fare. Ma per vivere alla europea, secondo gli standard ai quali siamo abituati, per vivere e non semplicemente per sopravvivere, anche qui servono 800-1000 euro al mese”. Massimilano ha sposato una donna tailandese con la quale

gestisce una lavanderia e un noleggio di motorini. “Gli affitti non sono bassi, se paragonati a quello che si guadagna. Certo, ci sono meno tasse, ma aprire un’attività qui è comunque rischioso. Devi affidarti ad un socio locale, anche perché ottenere la cittadinanza thailandese è pressoché impossibile e la burocrazia non è più snella che da noi”. Luigi di Fontanafredda lavora come pizzaiolo in un ristorante italiano. “Vivo qui ormai da 8 anni - racconta – il clima è fantastico e si respira in generale un senso di maggiore libertà. Tuttavia per un europeo non è facile integrarsi. I thailandesi sono solitamente un popolo molto chiuso e introverso, parlano una lingua ermetica e hanno una mentalità molto lontana dalla nostra. Farsi dei veri amici thailandesi non è molto facile”. “È un Paese straordinario – commenta Francesco, originario di Sacile, anch’egli impegnato nella ristorazione – ma un conto è andarci per turismo, un altro conto è viverci. Nelle zone costiere e a Bangkok per vivere si spende meno che in Europa, ma la differenza non è così marcata. Il sogno di vivere con 400-500 euro al mese è realizzabile nel Nord, nelle zone interne, dove però un Farang, cioè uno straniero occidentale, è visto che un extraterrestre e nessuno parla una parola di inglese”. Piergiorgio Grizzo


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BUONE PRATICHE

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La storia di una pordenonese del gruppo “VIP Claunando Pordenone”, un’associazione che porta la clownterapia negli ospedali

L’orfanotrofio del sorriso, il sogno di Barbara per i bambini dell’India “Da quando ero piccola amo i bambini, ma ho sempre fatto un lavoro che non c’entrava niente con quello che in realtà volevo fare. Ho scoperto, grazie alla clownterapia, che per me è importante dare un sorriso a chi ne ha bisogno”. Oggi vive in India dove ha in progetto di realizzare un orfanotrofio di GIORGIO SIMONETTI

“Una delle missioni in cui ci ha mandato 4 anni fa l’associazione VIP Italia è stata in India – esordisce Barbara Trevisan, ragioniera di Pordenone che l’anno scorso ha deciso di mollare la propria casa e un lavoro sicuro in uno studio di commercialisti della città per andare in India ad aiutare i bambini abbandonati – Sono partita con altri 7 clown e siamo andati a Lucknow, in Uttar Pradesh, al confine con il Nepal. Sono rimasta in un orfanotrofio del Don Bosco quasi un mese e lì mi sono innamorata dei bambini indiani. Da quel momento, anche se poi ho ripreso a lavorare in Italia per tre anni, il mio cuore è sempre rimasto in India”. Ora ti trovi nel nord-ovest del paese, a Jaipur, nel Rajasthan. Perché hai scelto di cambiare area dove operare? “Qui a Jaipur la gente è molto più disponibile e aperta, perché è una città turistica. In altre parti dell’India è molto più difficile, soprattutto per una donna bianca. Per questo ho scelto una città come questa per gettare le basi del mio progetto, che è aprire un mio orfanotrofio”. Nel frattempo stai facendo volontariato a 40 km dalla città, presso Bal Sambal, una struttura che ospita 40 bambini. Ci vai per 2-3 giorni ogni settimana. Cosa fai? “Un po’ di tutto. Faccio la mamma, controllo che i bimbi si taglino le unghie e si lavino, gli insegno l’inglese, controllo che studino, cuciniamo insieme, giochiamo insieme, gli faccio vedere i cartoni animati in hindi sul mio computer. Bal Sambal è una delle migliori strutture che ho trovato, ma purtroppo anche lì l’obiettivo primario è

quello di ingrandire la struttura, trascurando altri aspetti a mio avviso primari come l’istruzione e l’alimentazione. I bambini

non mangiano in maniera adeguata, per questo 22 di loro sono finiti recentemente in ospedale”. Cosa mangiano? “Non mangiano frutta, non bevono latte, non mangiano né uova né carne perché il direttore è vegano. Tante volte lo staff non ha voglia di lavorare e non preparano neanche da mangiare. Quando ero lì la scorsa settimana, di notte sono venuti a chiamarmi. Mi chiamano “Barbara Doctor”, perché ho tutte le medicine. Ho misurato la febbre: 39-40, e ho dato la tachipirina. Il giorno dopo uguale, molti di loro con la febbre a 40. Visto che si stavano pian piano ammalando tutti, abbiamo deciso di portarne 22 in ospedale. Siamo andati io e un insegnante del centro, che però appena arrivato in ospedale ha pensato bene di mettersi su un lettino a dormire. Sono rimasta sola con questi 22 bambini, che piangevano per le iniezioni. Cercavo di consolarli tenendo loro le mani, uno ad uno”. Cosa avevano? “I medici hanno detto che non assumono abbastanza vitamine. Uno è risultato anemico. A Bal Sambal più di fare le mie critiche, che non vengono ascoltate, non posso fare altro. Il mio sogno è quello di aprire una mia struttura e dare, a quei pochi che riuscirò ad aiutare, le cose necessarie: educazione, istruzione e alimentazione. Quello che vorrei fare è comprare un terreno e costruire lì il mio orfanotrofio. Ma qui a Jaipur la terra costa moltissimo, sui 1000 €/mq”. Nei giorni in cui non sei a Bal Sambal,

cosa fai? “Lavoro per la mia associazione italiana, Ambuj Onlus, che significa “Fiore di Loto” in sanscrito. L’ho aperta in Italia per ricevere donazioni. Da poco ho saputo che posso registrarla qui in India per richiedere i permessi e incominciare a lavorare con i bambini di strada. Dal conto di Ambuj, quando ricevo qualche donazione, prelevo e compro quello che serve: per esempio la mia amica Michela Grena, insegnante di canto in una scuola di musica di Pordenone, ha raccolto con i suoi allievi un po’ di soldi per comprare le scarpe ai bambini. Mi hanno fatto un bonifico e io le ho comprate e consegnate. Un’altra mia amica, Silvia Albano, mi organizza degli eventi sempre per raccogliere fondi, recentemente un concerto a Sacile”. E tu come ti mantieni lì? “Questo è il mio problema. Per adesso ho usato i soldi che avevo da parte. Il mio progetto imminente è quello di aprire un piccolo b&b a Jaipur. Ho trovato una casa che ha 3-4 stanze. Una sarà la mia, ci vado a vivere e pagherò lo stesso affitto che pago ora. Una parte dei soldi che guadagnerò dalle camere li userò per me, una parte per aiutare i bambini. Nello stesso tempo farò lavorare una mamma sola, di 26 anni, abbandonata dal marito con 4 figli. Lei lavorerà per pulire e preparare le colazioni, così potrà mantenere la sua famiglia”. Tu fai tutto questo mossa da una spiritualità di tipo religioso? “In ospedale, nei giorni di assistenza, gli infermieri mi hanno chiamato scherzando “la nuova Madre Teresa” (ride). Ma io lo faccio perché mi viene dal cuore. Non credo in un dio, ma nell’energia dell’universo. Se tu pensi in positivo, tutto ti torna indietro, come un’eco. Quello che mandi ti ritorna, sia in negativo che in positivo. Da quando ero piccola amo i bambini, ma ho sempre fatto un lavoro che non c’entrava niente con quello che in realtà volevo fare. Ho scoperto, grazie alla clownterapia, che per

me è importante dare un sorriso a chi ne ha bisogno. Ho provato in Italia ad aprire un baby parking, ma ci vogliono così tanti soldi e permessi, che alla fine ho rinunciato. In India la vita costa poco: un libro costa 1 euro! Le scuole governative chiedono una retta, per ogni bambino, di 1,5 € al mese. Qui posso fare di più di quanto potrei fare in Italia”. Saresti una bravissima mamma! “Era uno dei miei sogni, quello di avere un bambino. Si vede che la mia vita mi ha portato ad averne tanti e non uno solo. A mia mamma - quando ero piccola - dicevo sempre: “Io voglio un milione di bambini!”. Il destino me li ha portati”. Facebook: Ambuj Onlus IBAN per donazioni: IT 63 Z 08805 65030 013000010739

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La Città

L’INTERVISTA

Aprile 2016

Intervista-bilancio della direttrice artistica della stagione di prosa del Teatro Verdi Emanuela Furlan STAGIONE

Sarah Jane Morris, colpo di coda pop per la stagione teatrale Imperdibile concerto del violoncellista Alban Gerhardt il 6 maggio Venerdì 27 maggio evento di chiusura con la cantante britannica

Chiuso il cartellone della prosa, il mese di maggio sarà tutto all’insegna della musica, nel Teatro Verdi di Pordenone, dove la stagione 2015/2016 terminerà venerdì 27, nel segno di ciò che contraddistingue le scelte del consulente per la musica Maurizio Baglini, ovvero l’abbattimento delle barriere nei generi musicali: un concerto jazz di matrice sudamericana con Javier Girotto e Aires Tango (venerdì 13, alle 20.45 così come tutti gli appuntamenti), un capitolo di musica pop con la poderosa voce di Sarah Jane Morris che si incastra nella classicità del violoncello (venerdì 27) e, a inizio mese (venerdì 6 maggio), uno dei più grandi violoncellisti del mondo, Alban Gerhardt, artista dalla carriera da champions league in campo internazionale (entrambi i capitoli violoncellistici saranno introdotti da Sandro Cappelletto, eminente personalità radiofonico-televisiva della musica d’arte). E non si dimentichi anche l’ultimo appuntamento con la cameristica, ancora di venerdì, il 20 maggio, con la Maratona violino affidata alla classe del maestro Guido Rimonda del Conservatorio “G. Verdi” di Torino. “Perdere la rara opportunità di ascoltare un recital per violoncello solo di Alban Gerhardt – afferma Baglini, indicando un esempio di quanto accadrà a maggio– è come bestemmiare in chiesa! E non è un caso che l’Italia ci riconosca

un ruolo di top level nella programmazione cameristica e sinfonica: il sodalizio con la Gustav Mahler Jugend Orchester, che auguro alla città diventare un sodalizio duraturo, lo dimostra in pieno. Chi non vuol mettersi in gioco come spettatore e come parte integrante di questo percorso di acculturazione – prosegue perde un’opportunità: le proposte standard, seppur qualitativamente buone, sono la routine di ciò che si trova abitualmente, mentre l’originalità è un segno di distinzione che pochi hanno l’ambizione di voler perseguire. La in città sta assumendo i contorni del vero punto di riferimento: la tematica dei progetti specifici costruiti ad hoc ne è la prova (Variazione pianistica, Voci del violoncello). E la Stagione prossima suggellerà questo percorso in maniera inequivocabile”. Il 5 maggio, infine, un appuntamento speciale a ingresso libero, alle 18: la consegna del Premio Pia Baschiera Tallon, Educare alla musica, che per questa seconda edizione è stato attribuito a Quirino Principe, iniziativa che gode dello speciale sostegno di Giulia Tamai Zacchi e Giampaolo Zuzzi. La serata offrirà inoltre l’esecuzione del melologo di Richard Strauss Enoch Arden, con al pianoforte Renato Principe e la voce recitante di Quirino Principe. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it, 0434 247624.

FURLAN: “Il teatro ha un ruolo sociale Non dà risposte, ma aiuta a trovarle” Dopo un decennio alla direzione artistica del nuovo Verdi ora passa il testimone alla designata Paola Macchi che firmerà la prossima stagione di prosa Discrezione, competenza, passione, affidabilità, determinazione. Queste le qualità con cui Emanuela Furlan è stata ai vertici del teatro pordenonese. Più di 30 anni sono passati dall’inizio della collaborazione con Assoprosa a questa ultima stagione firmata per il Teatro Comunale Giuseppe Verdi, prima di passare il testimone alla nuova designata Paola Macchi. Il suo è stato un percorso esemplare, cominciato dalla gavetta, quando giovanissima cominciò a dare una mano qualche pomeriggio a settimana all’amministrazione, fino a diventare una delle eccellenze della città. Basta guardare ai numeri di questa ultima stagione di prosa: sono aumentate le recite (54 rispetto alle 45 della stagione precedente), è aumentato il pubblico (28mila presenze rispetto alle precedenti 20mila), il costo degli spettacoli è calato, il rapporto tra spese e incassi ha segnato un + 15 % di guadagno. Anche nel settore scuola i risultati sono stati straordinari: le presenze dell’anno solare 2015 sono quasi raddoppiate (6.722 sulle 3.732 dell’anno precedente). Ma torniamo a quella ragazzina che non ancora 18enne ha già l’abbonamento al teatro e aiuta l’amministrazione dell’Assoprosa. “Col tempo l’associazione cresceva, le stagioni si ampliavano – racconta – e fui assunta come unica dipendente. Dovevo occuparmi di tutto dall’organizzazione all’amministrazione ai materiali alla promozione al pubblico. Parallelamente frequentavo corsi specifici alla Luiss e collaboravo con altri comuni sempre attraverso Assoprosa che ampliava il suo lavoro anche sul territorio oltre che in città. Inizialmente la programmazione era gestita dai soci, il mio coinvolgimento è stato graduale, cosicché alla fine mi sono ritrovata a gestire organizzazio-

ne e programmazione artistica. Dal Teatro Verdi siamo passati all’Auditorium Concordia finché non fu pronta la nuova struttura. Per la sua gestione il Comune creò un nuovo organismo utilizzando con un contratto di servizio il personale di Assoprosa. A me venne chiesto di seguire sia la parte organizzativa, che quella artistica”. Come fu la prima stagione del Teatro Comunale Giuseppe Verdi? “Una corsa contro il tempo. Ricevetti l’incarico a maggio 2005 e a settembre si doveva partire. Le potenzialità erano enormi rispetto al Concordai e io avevo 2 obiettivi: aumentare la partecipazione del pubblico e nel contempo lavorare sulla sua crescita qualitativa. Questo significava raccogliere le esigenze del pubblico, ma fare anche proposte nuove, abituare gradualmente la città a spettacoli anche dirompenti, portare a Pordenone uno spaccato importante del panorama teatrale nazionale in tutti i suoi generi e sfaccettature”. Difficile fare un bilancio di tanti anni, ma proviamoci. “Ho portato diversi spettacoli stranieri (Fura dels Baus, Momix, Slava, Stomp, Pennac..), ma anche spettacoli italiani di livello internazionale (l’Arlecchino Servitore di 2 padroni di Strehler, Pippo Del Bono, Servillo, Brachetti…), musical e commedie musicali (Aggiungi un posto a tavola, Pinocchio Della Rancia…), ho dato attenzione alla nuova drammaturgia italiana (Trevisan, Genovesi, Saviano), spazio agli artisti locali (Musso, Maffei, Cuscunà, Moras). Accanto ai grandi nomi del teatro italiano (Melato, Mauri, Giuffré, Orsini, Paolini, Ovadia, Zingaretti) ho voluto, grazie a Interazioni proposte nuove, sperimentali per drammaturgie e linguaggi come La

Compagnia della Fortezza di Punzo, Fabrizio Gifuni, Filippo Timi, Maria Paiato. Non sono mancati i progetti, anche all’insegna della multidisciplinarietà: dalla mostra spettacolo su Emanuele Luzzati a Favole in Festa, da Beckett The game over (con attività nei foyer) alla 2 giorni di Allora è Jazz, da Due risata e a Io No! contro la violenza sulle donne). Tra gli spettacoli per bambini vorrei ricordare i Pupi di Mimmo Cuticchio e Buchettino della Raffaello Sanzio”. Lo spettacolo del cuore? “Demoni di Dostoevskij per la regia di Peter Stein: 12 ore di spettacoli per 30 attori e un allestimento molto complesso. Ma un pensiero speciale va a chi ci ha lasciato recentemente: Gian Mario Testa, maestro della canzone d'autore a teatro, più volte a Pordenone, e Luca De Filippo, che ci ha regalato una perla di teatro e umanità”. Qual è la funzione del teatro per lei? “È un presidio della città assieme a scuola, sanità e biblioteca, con una importantissima funzione sociale oltre che culturale. Noi abbiamo affrontato tanti temi sociali dalla violenza sulle donne, all’anoressia, all’omofobia, ai migranti, al lavoro. A teatro non trovi le risposte, ma puoi trovare pensieri con cui confrontarti”. Clelia Delponte

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LIBRI E PROSECCO, Pnlegge partner di Vino in

Dal 12 al 15 maggio appuntamento nei borghi tra Conegliano e Valdobbiadene, con grandi prot Paolo Mieli, Vittorino Andreoli, Flavio Caroli, Sveva Casati Modignani, Davide Maggio vede sbocciare nuovi fiori per la Fondazione Pordenonelegge.it: nuove iniziative, nuove sinergie e collaborazioni, che partono in una primavera intensa e ricca di eventi, tutti all’insegna dei libri e degli autori. Eventi che rientrano anche nel “Maggio dei Libri”, la campagna nazionale di promozione della lettura, giunta alla VI edizione e promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca. All’ormai tradizionale appuntamento con il Salone Internazionale del Libro di Torino, in cui Fondazione Pordenonelegge.it è partner della più prestigiosa fiera dell’editoria in Italia nel segno della poesia, si aggiungono due importanti novità. Il primo evento, che porterà la festa del libro ancora una volta oltre i confini della nostra regione, sarà dal 12 al 15 maggio tra le colline del Prosecco. Si tratta di “Vino in Villa Festival”, la manifestazione promossa dal Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore DOCG e curata da Massimo Donà, che da quest’anno

è realizzata con la collaborazione della Fondazione Pordenonelegge.it. Da giovedì 12 a domenica 15 maggio 2016 appuntamento dunque nei borghi tra Conegliano e Valdobbiadene, con grandi protagonisti della scena culturale italiana: Paolo Mieli, Vittorino Andreoli, Flavio Caroli, Sveva Casati Modignani, Davide Paolini e Antonio Gnoli saranno fra gli ospiti di una rassegna che proporrà tre giorni di incontri, dialoghi e seminari intorno al tema “Natura e cultura”, anche attraverso le suggestioni di un magnifico percorso paesaggistico. Ma le novità di primavera della Fondazione Pordenonelegge.it coinvolgono anche il territorio a noi vicino, con una nuova importante iniziativa dedicata in particolare al mondo della scuola. Venerdì 20 maggio, infatti, nella Barchessa di Villa Dolfin a Porcia, ci sarà “Dalla carta al web a/r. Raccontare il mondo: i libri a scuola”, una speciale giornata di incontro dedicata a insegnanti, educatori, bibliotecari, ma anche a genitori attenti e a lettori appassionati. Un momento di approfondimento – voluto e promosso dall’Assessorato


La Città

L’APPUNTAMENTO

Note in musica per Paolo Allievi della Lozer al Verdi Sabato 21 maggio, alle ore 20.45, saggio di fine anno di quasi cento giovani musicisti, studenti della Scuola Media G. Lozer di Torre. Il concerto è dedicato alla memoria del giovane avvocato Paolo Sandrin prematuramente scomparso

Aprile 2016

AMARA PIACE

Sulle tracce dei tesori enogastronomici della provincia di Pordenone

13 di MARA DEL PUPPO

La primavera accende la voglia di barbecue! Molti consigli e utili informazioni sulle grigliate nella community BBQ4ALL che unisce l’esperienza americana con la sensibilità italiana. Come il pulled pork, un panino con gli sfilacci di maiale

Dietro le ragioni di un concerto musicale possono esserci tante storie e non solo artistiche. “Note in musica per Paolo” in programma il 21 maggio al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone eseguito dagli allievi della scuola media Lozer, porta con sé il racconto dedicato a un giovane di nome Paolo Sandrin. Un ragazzo che faceva l’avvocato con passione, caro a moltissime persone, simpatico e pieno di amore per la vita. Dietro le ragioni di questo concerto c’è anche un’altra storia, quella che racconta la forza e la dignità di una famiglia che all’improvviso, si è trovata ad affrontare il più grande dei dolori. La compongono le stesse persone che in più di un’occasione, con grandissima dignità, hanno chiesto che i protagonisti di questa serata fossero solo i giovani allievi, i loro appassionati insegnanti e la Musica. Nient’altro. Neppure lo struggente senso di perdita per quel bel giovane che, in una foto diffusa nei giornali, sorride verso l’obiettivo con i capelli al vento. La discrezione del dolore va rispettata e di Paolo, portato via da un grave male, si potrebbe raccontare tantissimo, ma oggi si vuole solo sottolineare il senso di speranza e la gioia di vivere che saranno ricordati con la musica in quel concerto. Allora ci fermiamo qui, come è stato chiesto dalla sua famiglia, convinti che sabato 21 maggio succederà una cosa bellissima: il teatro si riempirà di amici, di persone care e di tantissimi ragazzi che

Villa Festival

tagonisti della scena culturale italiana: Paolini e Antonio Gnoli alla Cultura del Comune di Porcia e ideato e organizzato da Fondazione Pordenonelegge. it - che parte dai libri e dagli autori per indagare alcuni aspetti e temi che riguardano la formazione nella scuola primaria. Beatrice Masini, una delle più importanti autrici in Italia racconterà la letteratura per ragazzi: come leggere ai bambini, come “insegnare” a leggere, come trasmettere una delle passioni più grandi. E dalla carta al digitale, in uno scambio che si auspica virtuoso (“andata e ritorno”, appunto), si indagherà anche il rapporto con le nuove tecnologie e i nuovi media: un nodo sempre attuale che analizzeremo con Giuseppe Riva, studioso di psicologia e nuove tecnologie della comunicazione. Info nel sito www.pordenonelegge.it A cura di pordenonelegge.it

alimenteranno il ricordo di questo giovane attraverso il concerto intitolato “Note in musica per Paolo”. La musica infatti, come ha pensato papà Mario, organizzatore di questa serata, insieme a mamma Nives e al fratello Alberto, è capace di volare alto. Così in alto da sfiorare la bellezza, che è capace di generare ed alimentare l’amore per la vita ed è una forza piena di vita. Sul palcoscenico del teatro infatti si esibiranno nel saggio di fine anno quasi cento giovani musicisti, studenti della Scuola Media G. Lozer di TorrePordenone a fianco di allievi ormai passati alle scuole superiori, ma legati a questo progetto aldilà delle appartenenze scolastiche. Questa è la forza della musica e dei giovani, come ricordava anche il maestro Claudio Abbado. Sono stati mesi intensi questi, fatti di prove collettive, di esercizi e studio, per molti un impegno in prossimità dell’esame di licenza media. A loro fianco, insegnanti instancabili come Anna Baratella, Mariano Bulligan, Cinzia Del Col, Giulia Colussi, Elisa Fassetta, Giovanni La Porta, Fiorella Mattiuzzo, Piero Ricobello, Angela Tagliariol, Chiara Urli. Questo in realtà, è uno degli insegnamenti che la scuola Lozer guidata dalla dirigente Lucia Cibin, vuole suggerire in tempi così difficili: l’impegno e la fatica di conciliare lo studio dello strumento o della voce nel corso dell’anno a fianco delle materie scolastiche di programma non è facile, ma aiuta a crescere. La scuola, infatti, ormai da anni, arricchisce l’offerta formativa con un indirizzo dedicato alla musica, in particolare a uno strumento con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della musicalità che è in ciascuno. Il corso a indirizzo musicale persegue, nel rispetto delle finalità educative generali della scuola secondaria di primo grado, un insieme di obiettivi specifici che si prefigge il raggiungimento di alcuni traguardi essenziali. Particolare rilievo è dato all’esperienza del far musica insieme, attraverso la quale ognuno può instaurare relazioni interpersonali e di gruppo, fondate su pratiche compartecipate e sull’ascolto condiviso. Quale sarà l’emozione quando quella sera salirà la prima nota di quell’orchestra e di quel coro formati da oltre cento ragazzi? Per raccontarlo, le righe di un bellissimo romanzo: “…La notte attraverso la quale avanzava diceva di quel male, e di quella paura, e l’irrimediabile frattura del passato, ma tutto era già diventato musica e non esisteva che attraverso la sua bellezza” (Andrei Makine “la Musica di una vita” Einaudi). Paola Dalle Molle

La primavera è arrivata, e da quando il sole ha iniziato a scaldarci e a regalarci un’ora di luce in più, abbiamo tutti riscoperto il piacere di goderci la natura, tra passeggiate, picnic e scampagnate. Ricominciano così i tradizionali appuntamenti con le grigliate tra amici, tra fiumi di birra e carbonella. Qualche anno fa conobbi un giovane produttore di vino, che, con una laurea in tasca, aveva deciso per passione di dedicarsi al vino, rivitalizzando le vigne eredità del nonno. Ogni anno, questo produttore, approfittando della meravigliosa location delle sue vigne, è solito organizzare una grigliata, in occasione del quale si può anche degustare il suo vino. Se il sole ci grazierà della sua presenza, avevo deciso che per l’edizione 2016 della grigliata del 25 aprile avrei approfittato del gradito invito. E proprio mentre ne approfondivo i dettagli mi si è aperto un nuovo mondo: in occasione di questo appuntamento verranno infatti proposte preparazioni eseguite con metodo barbecue direttamente dai dispositivi del Chapter FVG di BBQ4ALL, la comunità di appassionati bbq più numerosa e autorevole d’Italia. Nel cercare tra il web scopro che questa è una Community che unisce la passione per il barbecue tipicamente USA con una sensibilità tutta italiana, in cui non si lascia nulla al caso: scelta della materia prima (non solo carne ma anche pesce), marinature, farcitura e spezie, tutto è dettagliato nei mini particolari. Ci sono molte ricette che sono diventate capi saldi dello street food, tra cui anche il delizioso pulled pork: un panino con gli sfilacci di maiale, grondante di salsa e morbido ad ogni morso, che per la sua preparazione richiede attenzione e tempistiche ben lontane dal concetto di fast food. Il taglio da utilizzare è una parte del maiale provvista di una buona venatura di grasso,

di norma la spalla disossata. La carne va marinata e massaggiata attentamente prima della cottura. A questo punto la carne va cotta lentamente e a bassa temperatura sul carbone, il fumo le regala una componente aromatica importante, la cottura lenta invece la mantiene morbida. La carne cotta va poi attentamente sfilacciata, non tagliata, mi raccomando. Si sceglie poi il pane, quello da hamburger, morbido e leggermente croccante all’esterno è l’ideale. Oltre alla carne di maiale sfilacciata si aggiungono le salse, in primis la salsa barbecue, a cui saranno addizionate poi le verdure. La ricetta prevede la coleslaw (insalata di cavolo, carote e cipolle con maionese e passa acida) ma molti aggiungono lattuga o qualche anello di cipolla rossa. Il risultato è una vera goduria… Se il pulled pork non è nelle vostre corde nel sito potete trovare molte altre alternative, che potrebbero rendere un po’ meno noiosa la classica grigliata fuori porta. Personalmente mi lancerò sul Baltimora Pit Beef, tra le più attese portate che dovrei agguantare nella mia puntatina tra le vigne. Consiglio a tutti di superare i preconcetti sulla cucina americana, che sul fronte barbecue non ha eguali, sfidando le proprie abilità tra griglie e carbonella. Vedrete, non ne resterete delusi.


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LA NOSTRA STORIA

Aprile 2016

La Città

Oggi moderna incubatrice di startup culturali, Villa Cattaneo è depositaria di una storia affascinante

La dimora dei conti CATTANEO, perla della riviera pordenonese Osservando le vecchie mappe si evince la presenza di un viale alberato che collegava l’ingresso occidentale della villa con la strada che portava al traghetto sul fiume Meduna a Corva. Numerose erano le ville presenti nel bacino dei fiumi Noncello, Meduna e Livenza sul modello della Riviera del Brenta Particolare delle barchesse prima del restauro

Oratorio "Immacolata concezione" demolito nel 1970

di GIULIO FERRETTI

I primi Cattaneo arrivati a Pordenone agli albori del '600 sono stati i giovani fratelli Cristoforo e Pietro, giunti nella città del Noncello dopo un periodo passato a Conegliano. Cristoforo, al tempo, aveva l’età di 26 anni e la sua attività principale era quella di mercante, con la quale non disdegnava di praticare l’esercizio di usura. Cristoforo, con il fratello Pietro, in tempi brevi, accumulò risorse importanti, investendole prevalentemente in possedimenti agricoli. Successivamente la famiglia continuò nel tempo ad acquisire molte proprietà, in parte con apparentamenti con le più facoltose famiglie pordenonesi. Nella sola Pordenone arrivarono ad avere la proprietà di oltre 300 ettari di terreno agricolo. A questi sommarono anche molti altri beni nel settore dell’agricoltura in centri nei dintorni di Pordenone. Inoltre, avevano aggiunto il possesso del vasto ambito boschivo del Prescudin in Valcellina. Nonostante l’importante patrimonio posseduto, i Cattaneo, già dalla prima metà del '900, si trovarono in difficoltà economiche e poco dopo dovettero cedere,

un po’ alla volta, le loro proprietà. Alcuni esponenti della famiglia ricoprirono incarichi pubblici ed anche la carica di sindaco di Pordenone. Il più famoso dei Cattaneo fu Gastone (18801970), personaggio avventuroso che si trasferì in Venezuela, a Caracas, dove venne molto apprezzato per le sue varie attività, tanto da far erigere un monumento in suo ricordo. La villa Cattaneo si trova nella frazione di Villanova che, all’epoca della sua costruzione, costituiva comune autonomo come Vallenoncello. Era stata realizzata da Pietro Marini (1657-1729), importante giurista, avvocato e diplomatico pordenonese nella seconda metà del Seicento. La villa passò al fratello Leonardo e poi ai Cattaneo per vincoli di parentela. La proprietà rimase alla famiglia fino alla seconda metà del Novecento, per poi passare ai Della Gaspera che dopo alcuni decenni la cedettero al Comune di Pordenone. Il degrado maggiore della villa venne subito dall’oratorio, dedicato all’Immacolata concezione, che si trovava al di là dell’attuale strada di accesso. Il recupero della villa, da parte

Alcune immagini di Villa Cattaneo a Villanova di Pordenone

del Comune, iniziò con il miglioramento strutturale dell’edificio, al quale è seguito il restauro da poco terminato. La destinazione d’uso della villa che è stata decisa è quella di Polo tecnologico, ovvero un incubatore a sostegno delle attività di nuove imprese con contenuti innovativi. Il restauro della villa ha interessato solo parzialmente gli spazi esterni, con la realizzazione di un accesso pedonale e la piantumazione, nel confine verso est, di una siepe di tuje sempreverdi. Lo spazio dell’originario parco, attualmente, si presenta come un vasto prato con alcune presenze arboree. Si presume che, in passato, l’area fosse stata utilizzata a parco, perlomeno con un viale centrale, ma non si è avuta notizia di come si presentava. Varrebbe la pena di pensarci e forse per far predisporre un progetto di giardino all’italiana. Osservando le vecchie mappe, e in particolare la Kriegskarte elaborata da von Zach tra il 1798 e il 1803 per lo Stato Maggiore austriaco, si evince la presenza di un viale alberato, che collegava l’ingresso occidentale della villa con la strada che portava al traghetto sul fiume Meduna di Corva. Le mappe successive del Catasto Lombardo Veneto, oltre quel viale, ne indicano anche uno nella direzione opposta, verso est e ciò

giustifica la doppia facciata che presenta la villa di Villanova. Nel perimetro del muro, che circonda la villa e il suo parco, è visibile anche un cancello verso sud, dove poco più avanti scorrono le acque del fiume Meduna. In quel tratto le vecchie mappe indicano la presenza un traghetto, probabilmente utilizzato per la gestione agricola di terreni che si trovavano sulla riva sinistra del fiume. Scontato poi che quel traghetto secondario fosse provvisto di un attracco, dove potevano arrivare anche barche da valle, in un fiume, nel passato, classificato navigabile anche a monte del “Carcador di Corva”, il porto del tempo nei dintorni. Il Meduna nel passato subiva modificazioni e i Cattaneo, nei primi dell’Ottocento, dovevano far parte di una commissione pubblica, per evitare i danni provocati dal Cellina al corso del Meduna, presso le cui rive possedevano molti campi e la stessa villa. La vicinanza della villa al fiume potrebbe far avanzare la proposta di acquisire un po’ di terreno da parte dell’ente pubblico da collegare all’accesso sopra indicato verso sud che permetterebbe anche oggi di raggiungere la riva destra del fiume partendo dal parco della villa. Il primo a interessarsi delle ville del Pordenonese è stato il conte Vittorio Querini, che espose la loro situazione in un vecchio fascicolo della Filologica Friulana, pubblicato nel 1953. In quello scritto, lo studioso si sofferma sul complesso della numerose ville presenti nel bacino dei fiumi Noncello, Meduna e Livenza. Querini lo aveva indicato come Riviera di quei fiumi, confrontandola, pur in tono minore, con quella più famosa del Brenta, in Veneto. In quel periodo il 15% delle ville del Pordenonese risultavano in pieno stato di rovina, il 50% in stato di decadimento, il 15% in

discreto stato di conservazione e il 20% ben curate ed in pieno assetto. Dopo quasi settant’anni, la situazione è notevolmente migliorata, anche per iniziativa di istituzione pubbliche. Il Comune di Pordenone ha ristrutturato la villa Galvani e il suo parco ed ora ha terminato il recupero della villa Cattaneo di Villanova. Altre due ville, già dei Cattaneo, sono state recuperate dai privati, a Pordenone: si tratta della grande villa con vasto parco nei pressi della parrocchiale di Vallenoncello e quella più piccola, nel borgo San Gregorio che merita maggior tutela. La grande villa Cattaneo di Villanova comunque risulta quella più grande e presenta la classica struttura della villa veneta settecentesca, realizzata come residenza di un impianto agricolo. A lato della villa infatti, come molte altre di Pordenone (per esempio villa Ottoboni), presenta le grandi barchesse che erano utilizzate per il ricovero dei materiali ed anche per lo svolgimento di attività legate alla trasformazione dei raccolti. L’edificio residenziale di villa Cattaneo presenta la parte centrale più alta, detta anche maschio, a tre piani, con ingresso al piano terra centrale che porta alla grande sala, caratteristica usuale delle ville venete. Dalla sala si accede alle due stanze laterali e lo stesso schema planimetrico si ritrova al piano nobile, il secondo piano. Nella facciata principale, al piano superiore, la villa presenta un balcone, il salone è illuminato da una trifora e, gli stessi elementi, si ritrovano nel piano superiore, semplificati. In cima alla facciata il timpano presenta forme rotondeggianti ed è decorato. I paramenti murari, nel corso restauro, sono stati finiti con una tinta quasi bianca, lo stesso colore delle parti in pietra d’Istria o di Aviano. Da rilevare, che il piano su cui appoggia la villa e le barchesse, risulta più basso della strada dove sono stati posti, per sicurezza, dei guardrail metallici, che si potrebbe valutare se è possibile eliminare. Osservando ancora le vecchie mappe, del Catasto napoleonico, si può osservare che le barchesse continuavano anche oltre quelle che sono state restaurate. Quelle sono state trasformate, nel tempo, ad uso abitativo privato ma, in caso di loro modifiche, occorrerebbe tener conto, nel corso delle autorizzazioni ai lavori, della loro origine.


La Città

LA NOSTRA STORIA

Aprile 2016

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Un alfabeto di curiosità e di fatti per ricordare il centenario della Grande Guerra in Friuli Venezia Giulia

6 novembre 1917, Pordenone viene occupata dagli austriaci Fortunato Silvestri fu designato ufficialmente sindaco il 15 novembre. Fu scelto anche perchè conosceva bene il tedesco e il suo operato fu prezioso per il benessere dei pordenonesi, riuscendo a mediare con le autorità occupanti di UMBERTO SARCINELLI

destinazioni di migrazione: al Nord verso l’Europa, al Sud verso le Americhe. Alla fine della guerra si stimarono in 370 mila i migranti che non risposero alla chiamata alle armi, la metà di questi siciliani.

A ARMI La superiorita tattica austrotedesca nell’armamento è stata data dalle mitragliatrici, soprattutto da quelle leggere che consentivano un’enorme potenza di fuoco. Le LMG 08/15 erano distribuite in numero di 24 per battaglione piu 12 MG 08 pesanti, in tutto 36 armi automatiche per battaglione rispetto alle 14 italiane. Le 08/15, sparavano efficacemente fino a 1500 metri, le italiane Villar Perosa a 400.

S SILVESTRI Fortunato fu designato ufficialmente sindaco di Pordenone il 15 novembre, scelto da un’amministrazione comunale formata da sette membri tra i cittadini rimasti. Silvestri fu scelto anche perchè conosceva bene il tedesco e il suo operato fu prezioso per il benessere dei pordenonesi, riuscendo a mediare con le autorità occupanti.

B BOMBARDA Il 23 febbraio 1916 escono dalla scuola di addestramento di Susegna le prime quattro batterie di bombarde, armi efficaci nelle battaglie di trincea in quanto potevano spianare con le loro cariche a alto esplosivo le fortificazioni e i fili spinati.

T TRINCERONE Era così chiamato il caffe Dorta in piazza Contarena (ora delle Liberta) di Udine, sede del comando supremo. Lì si ritrovavano tutti gli ufficiali di stato maggiore, occupando le file dei tavolini a secondo della loro importanza.

C COMUNI Dopo la rotta di Caporetto e la ritirata verso il Piave le amministrazioni comunali furono spostate nelle varie regioni d’Italia che ospitavano i profughi. I sindaci e i consigli comunali abbandoranono i loro territori e le loro genti, tranne il sindaco di Gemona, Schirattio che rimase eroicamene a difendere le ragioni degli abitanti rimasti. D DI GIUSTO In realta si chiamava Riccardo Giusto il primo caduto dell’esercito italiano. Ferroviere, alpino della 16. Compagnia del battaglione Cividale fu colpito durante una scaramuccia con le guardie confinarie austriache sul Kolovrat. Il primo caduto sul fronte austriaco, invece, fu Eugenio Sandrigo, di Grado, cuoco del distaccamento della Guardia di Finanza imperiale a Porto Buso. Fu ucciso durante l’assalto della torpediniera Zefiro alle 23.15 del 23 maggio, prima, cioè, della dichiarazione formale di guerra. E ELMETTO Nei primi mesi di guerra i soldati italiani indossavano soltanto il berretto d’ordinanza, i primi elmetti di tipo Andrian, di fabbricazione francese, arrivarono nell’ottobre del 1915 e i primi esemplari riportavano sulla parte anteriore ancora le insegne RF (Repubblica francese) F FARMACI Nel 1918 la malaria decimò la popolazione dalla Bassa friulana fino al Piave, ma l’Italia rifiutò di aprire un corridoio umanitario chiesto dal Vaticano per soccorrere le popolazione con il chinino e appoggiato dalla curia di Vienna. G GELSI Durante l’occupazione austriaca furono sradicati 52mila gelsi da tutto il Friuli. Gli alberi furono portati nel territori dell’Impero per rivitalizzare la bachicoltura. Per contro dall’Ungheria arrivarono quantitativi di larve di bachi da seta per ovviare a una moria nel frattempèo scoppiata in regione. H HONVED L’utilizzo del gas asfissiante fosgene fu al centro di vivaci polemiche nell’Esercito Austroungarico. Il generale Sarkany, comandante della 18˚ Honved, ungherese, chiese di essere esonerato dal comando piuttosto che derogare dai suoi principi etici che gli vietavano l’uso di quest’arma. I INTESA All’alleanza anglofrancese, alla quale l’Italia aderì nel 1915, il 4 giugno si aggiunse anche la Serenissima Repubblica di San Marino, che dichiarò guerra all’Austria-Ungheria. Dal Titano partirono migliaia di volontari inquadrati nell’esercito italiano, compreso un ospedale da campo che curò, tra l’altro, Ernest Hemingway. I caduti furono 140. L LAME Inastata sul moschetto mod.91 e manovrata dai fanti della divisione Sassari (ma in generale da tutti i reparti italiani) la baionetta diventò il terrore delle trincee austroungariche, più delle bombarde e della armi da fuoco.

Pordenone 1917- Un gruppo di prigionieri italiani avviati al lavoro attraversa corso Vittorio Emanuele II. Riconoscibile il più alto arco del Corso, quello di palazzo Tinti (Archivio Paolo Gaspardo, per gentile concessione della famiglia)

M MARIA MENTIL PLOZNER La portatrice carnica, di Paluzza, è la prima donna decorata di medaglia d’oro al valore militare. N MONTE NERO La conquista del monte Nero da parte degli alpini merito le lodi della stampa austriaca. O OPERAI L’industria bellica italiana inizio il conflitto con una produzione minima di armi, munizioni e mezzi, poi si ampliò. Per esempio la produzione di cannoni nel 1913 era di 70 pezzi al mese e passo a 540 nel 1918, quando furono prodotte 45 mila bombe a mano. Furono impiegati 902 mila operai, dei quali 60 mila erano ragazzi, 24 mila “coloniali” e prigionieri. P PORDENONE La città fu occupata dagli austroungarici il 6 novembre del 1917. Il deputato Luigi Gasparotto il 22 dicembre fece un’interrogazione alla Camera con la quale accusava la condotta degli alti comandi che avevano costretto alla fuga di quasi tutte le autorità civili e militari del pordenonese :“Chi era a regolare la marcia dei convogli che cercavano la via della salvezza? Chi era a impedire che i ponti fossero tagliati mentra ancora al di là del fiume per l’onore della Patria a trattenere il nemico stavano battendosi eroiche brigate di copertuta? Onorevole ministro della Guerra io reco qui il grido che ormai percorre tutta la fronte: lo Stato maggiore non c’era! Purtroppo gli ufficiali dello Stato maggiore ch’ebbero per sé i privilegi della placida e rapida carriera furono assenti dal campo di battaglia nella ore più tristi della Patria” Q QUOTA La prima guerra mondiale fu anche la prima che interessò contemporaneamente tutte le montagne europee e fu combattuta ad alta quota, fino a tremila metri sulle Dolomiti. R RECLUTAMENTO In Italia furono mobilitati 5,1 milioni di giovani, dei quali il 13% morì; 2,2 milioni avevano meno di 24 anni e di questi caddero in 260 mila (ben 17.500 tra i 17 e i 18 anni). Regioni come il Veneto e il Friuli mobilitarono il 90% dei giovani, la Sicilia il 35%. Un divario spiegabile con le diverse

condotta della guerra.

U UDINE Fu la capitale della guerra, lì si trasferi interamente il ministero della guerra. Che divenne un doppione di quello di Roma. La vita degli ufficiali e degli addetti al Comando supremo era ben lontanissima da quella che a pochi chilometri vivevano i soldati in prima linea. Mondanità, pettegolezzi, carrierismi furono la norma che portò a disorganizzazione e inefficienza nella

V VOLONTARI Il Regio esercito italiano era contrario a un corpo di volontari e così furono solo 11 mila a essere arruolati. Il vero nucleo fu rappresentato dagli irredenti, 700 trentini e 1700 giuliano-dalmati e dagli ultraquarantenni. Z ZAPPATORI Imbracciavano il fucile ma avevano la zappa al fianco e con quella furono determinanti nell’oscura opera di scavare trincee e ricoveri a tempi di record e in situazioni difficilissime sotto il fuoco nemico.

Itinereallrai d

Provincia di Pordenone

Grande

nel Friuli occidentale www.grandeguerra-ragogna.it

1

1

Percorso “erwIn rommel”, dalle PrealPI d’arzIno al cuore delle dolomITI frIulane

2

2

Percorso “oTTaVIo BoTTecchIa”, lungo I camPI dI BaTTaglIa della PedemonTana

3

3

Percorso “sVeTozar BoroëVIc´ Von Bojna”, sul fronTe del fIume TaglIamenTo

ROMMEL

BOTTECCHIA

´ BOROëvIC

PERCORSO “ERWIN ROMMEL”, DALLE PREALPI D’ARZINO AL CUORE DELLE DOLOMITI FRIULANE

PERCORSO “OTTAVIO BOTTECCHIA”, LUNGO I CAMPI DI BATTAGLIA DELLA PEDEMONTANA

PERCORSO “SVETOZAR BOROËVIC´ VON BOJNA”, SUL FRONTE DEL FIUME TAGLIAMENTO


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La Città

L’EVENTO

Aprile 2016

Da aprile a gennaio 2017 cartellone di eventi per ricordare i cent’anni storia dell’industria locale

Pordenone celebra l’epopea della Zanussi

Il 19 maggio debutta al Teatro Verdi il nuovo spettacolo dei Papu “Si fa presto a dire elettrodomestico”. In occasione del centenario verrà ristampato il libro di Nanni e Martinuzzi sul “sior Lino” edito nel 1993 da Studio Tesi entusiasmi, soddisfazioni e di altrettante sfide per il futuro. Le mostre È a cura di Angelo Bertani la mostra “Elettrodomesticità. Design e innovazione a Nord Est da Zanussi a Electrolux” in programma in Galleria Bertoia con una sfiziosa sezione al Museo civico d’arte dal 10 settembre 2016 al 22 gennaio 2017. Un’esposizione incentrata sul disegno industriale e sui fattori di innovazione, di funzionalità e di estetica che esso ha saputo esprimere. Attraverso l’estetica, frutto di fine progettualità si potrà leggere quella ricerca di qualità - quel modo migliore di fare le cose, come lo definiva il designer Harry Bertoia cui è dedicata la Galleria - risorsa che ancor oggi è la precondizione indispensabile per ogni attività economica che voglia mettere radici nel futuro. Nei due piani della Galleria Harry Bertoia verrà esposta una selezione dei prodotti più significativi realizzati dalla Zanussi a partire dalla sua fondazione (1916) fino alla sua confluenza nel Gruppo Electrolux (1984) per arrivare da ultimo ai nostri giorni. Oltre a quelli storici realizzati nella prima metà del ‘900, saranno presentati i prodotti disegnati da Gino Valle, Gastone Zanello, Andries Van Onck, Roberto Pezzetta e Luigi Molinis,

Foto Italo Zannier, dall'archivio Zanussi-Electrolux (Craf )

Lino Zanussi

Due cicli di conferenze e tavole rotonde, tre esposizioni, uno spettacolo teatrale, la riedizione del volume “Lino Zanussi”, attività per le scuole. Questo è quanto propone da aprile a gennaio 2017 “Da Zanussi a Electrolux. Cento anni di industria, cento anni di storia”, cartellone di eventi organizzato dal Comune di Pordenone, in collaborazione con Electrolux, Provincia di Pordenone, Comune di Porcia e Unione Industriali di Pordenone, per ricordare i cento anni di attività delle Industrie Zanussi oggi Electrolux. Una storia, che non è solo quella di un’azienda che ha

segnato profondamente il territorio da tutti i punti di vista (dallo sviluppo economico a quello urbanistico, da quello sociale a quello culturale), ma che narra di ingegno, design, evoluzione sociale a livello nazionale e internazionale. Sarà dunque inevitabilmente un’iniziativa di carattere pluridisciplinare proprio per affrontare da prospettive diversificate l’analisi di un’impresa industriale che ha fortemente caratterizzato l’ambito economico e sociale del NordEst italiano, con due focus principali: il valore simbolico dell’elettrodomestico nell’evoluzione della società

ESTATE 2016 maggio agosto

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APERTURA

piscine estive Water Age

italiana e quanto elaborato in ambito territoriale nei campi dell’innovazione, della progettazione e della produzione. Le attività con e nelle scuole, che partiranno a settembre 2016 sono a cura di Unindustria, con l’ottica di approfondire uno spaccato di storia locale considerata in parallelo alla parabola industriale italiana. La realizzazione di uno spettacolo ad hoc affidata ai Papu, infine, permetterà di raggiungere un pubblico più ampio e trasversale, veicolando dei contenuti importanti attraverso una piacevole forma di intrattenimento. Le conferenze La prima serie di conferenze – dal 19 aprile al 13 maggio all’Auditorium della Regione - approfondirà i contenuti economici e sociali collegati allo sviluppo dell’industria manifatturiera e nello specifico del gruppo Zanussi/ Electrolux, senza prescindere da un’analisi delle ricadute nel territorio pordenonese, ma ampliando la prospettiva a livello globale. La seconda serie di conferenze, organizzata tra settembre e dicembre 2016, dal calendario attualmente in via di definizione, prenderà in esame aspetti più specifici collegati al design e all’innovazione, alla figura di Lino Zanussi, alla diffusione

15 E con soli

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La Città

Periodico di informazione e opinione della città di Pordenone Tiratura 9.000 copie

dell’elettrodomestico nella seconda metà del ‘900, al futuro dell’industria manifatturiera nell’ambito del Nord-Est e alle strategie della pubblicità aziendale. Uno degli incontri sarà dedicato alla presentazione del volume “Lino Zanussi” di Piero Martinuzzi e Nico Nanni (Studio Tesi, 1993), rieditato per l’occasione dal Comune di Pordenone. Il coordinamento scientifico delle conferenze, realizzate in collaborazione con l’Università di Udine è affidato a Enrico Finzi. Lo spettacolo “Si fa presto a dire elettrodomestico” è lo spettacolo creato dai Papu, che debutterà il 19 maggio alle 20.45 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, grazie alla collaborazione del teatro stesso, per andare poi in scena anche a Porcia nell’auditorium della scuola media il 10 giugno. Con il loro stile inconfondibile Andrea Appi e Ramiro Besa racconteranno la storia dell’azienda e dei suoi protagonisti mettendone in rilievo i tratti salienti. I due attori daranno voce a generazioni di operai e di dirigenti, elementi interdipendenti di quel grande processo economico che ha risollevato il Paese dalle macerie di due guerre, sconfitto la dilagante miseria e costruito il nostro attuale benessere. Un percorso di tante fatiche,

intestato a:

ASSOCIAZIONE LA VOCE

DIRETTORE RESPONSABILE: Flavio Mariuzzo

MERCOLEDÌ 4 MAGGIO 2016 ORE 18.00 Economia, società, cultura: Zanussi / Electrolux. Giorgio Brunetti, Università Bocconi di Milano VENERDÌ 13 MAGGIO 2016 ORE 18.00 Tavola rotonda Tradizione e innovazione: un rapporto necessario per l’impresa. Alberto Felice De Toni, Università di Udine Alberto Zanata, Electrolux Gianluca Toschi, Fondazione Nord Est moderatore: Enrico Finzi affiancati da rendering, che ne espliciteranno lo sviluppo a partire dallo schizzo originario, o da grafiche d’autore, che ne evidenzieranno l’influenza della ricerca artistica contemporanea sul design industriale. Le sale del vicino Museo Civico d'Arte accoglieranno invece i preziosi bicchieri artistici e altri oggetti di design fatti realizzare da Electrolux per scopi promozionali. La mostra sarà corredata da un catalogo con importanti interventi critici di esperti del settore. Al Casello di Guardia di Porcia verrà allestita dall’11 giugno al 3 luglio la mostra fotografica “Zanussi – Electrolux. Una realtà lunga cent’anni”.

Gino Valle, uffici Zanussi 1959-61, Studio Valle, Udine

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EDITRICE: Associazione “La Voce”, Viale Trieste, 15 (1°piano) Pordenone

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HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:

Paola Dalle Molle, Mara Del Puppo, Clelia Delponte, Piergiorgio Grizzo, Giulio Ferretti, Mario Marini, Nico Nanni, Giuseppe Ragogna, Umberto Sarcinelli, Cristina Savi, Nino Scaini, Giorgio Simonetti, Michela Zin

PROGETTO GRAFICO: Francesca Salvalajo FOTO: archivio La Città, Gigi Cozzarin, Luca D’Agostino, Ferdi Terrazzani, Italo Paties, Euro Rotelli, Angelo Simonella, Anto Busetto IMPIANTI STAMPA: Visual Studio Pordenone STAMPA: Tipografia Sartor PN


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