La citta n 79 settembre 2015

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La Città

LA CITTÀ • Numero Settantanove • Settembre 2015 • Registrazione presso il Tribunale di Pordenone, n. 493 del 22-11-2002 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCI PORDENONE • Copia in omaggio Direttore responsabile: Flavio Mariuzzo • Editore: Associazione La Voce • Sede: Pordenone, Viale Trieste, 15 • Telefono: 0434-240000 • e-mail: info@lacitta.pordenone.it • Sito web: www.lacitta.pordenone.it

EDITORIALE

Foto Ferdi Terrazzani

Agevolare i costruttori per avere una città in cui sia bello vivere Ci fu un momento a Pordenone, all’incirca dieci anni fa, in cui tutti si misero a costruire. Non solo le imprese edili che già lo facevano, ma anche impiantisti, idraulici, imbianchini, mobilieri: chiunque avesse disponibilità finanziarie acquisiva aree edificabili a prezzi elevatissimi (provocando un rialzo generalizzato), ci costruiva sopra e poi vendeva inflazionando il mercato immobiliare. Non essendo del settore questi operatori hanno dato vita, nella maggior parte dei casi, a dei veri e propri obbrobri dal punto di vista architettonico. Erano gli anni del boom edilizio, quelli in cui la bolla immobiliare si stava gonfiando. Sull’onda del voler costruire sempre di più, abituati come eravamo a una crescita che pareva senza fine, le ultime varianti al piano regolatore di allora allargarono a nuove aree la possibilità di edificare e stabilirono metodi di calcolo della volumetria edificabile ancora più generosi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Oggi Pordenone si trova a fare i conti con un patrimonio edilizio spesso fatiscente, di bassa qualità e soprattutto sovrabbondante rispetto alle reali esigenze abitative. Il problema degli innumerevoli appartamenti invenduti è diventato una vera e propria emergenza, che non si può pensare di risolvere soltanto impedendo che se ne edifichino di nuovi. Troppi sono ormai gli edifici, in

centro e in periferia, che necessitano di adeguamenti non più rinviabili dal punto di vista energetico, estetico e in alcuni casi, sismico. Il nuovo Piano Regolatore approvato in luglio dal Consiglio comunale di Pordenone intende porre rimedio a questa situazione sostanzialmente in due modi: da una parte rigenerando, ristrutturando, riqualificando il patrimonio edilizio esistente, anche in un’ottica di risparmio energetico; dall’altra parte riallacciando un tessuto urbano sfilacciato attraverso dei corridoi verdi che permettano alle persone di spostarsi in sicurezza a piedi o in bicicletta all’interno del nuovo ambito dell’Uti del Noncello, ovvero il conurbamento costituito da Pordenone, Porcia, Cordenons, Roveredo in Piano, San Quirino e Zoppola. Come spiega il sindaco Claudio Pedrotti nell’intervista che pubblichiamo in questo numero, il metodo individuato per rigenerare gli edifici è tutto da sperimentare. L’idea di concedere a chi ristruttura la casa un bonus di metri cubi edificabili da utilizzare altrove o vendere a chi ne ha bisogno è interessante e, sulla carta, potrebbe funzionare anche qui. In altre regioni (Lombardia) ci hanno provato con risultati soddisfacenti. Ma si tratta pur sempre di una scommessa: si riuscirà, banalmente, a mettere d’accordo i tanti proprietari di appartamenti sulla ristrutturazione del

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Dal 16 al 20 settembre ritorna Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori

IL MOMENTO PIÙ BELLO DELL'ANNO Grandi nomi della letteratura italiana e mondiale arrivano in città per parlare dei loro libri e incontrare il pubblico. Le case editrici investono per essere presenti a Pordenone. Il centro storico vestito a festa propone "esercizi... di lettura". Mostre d'arte di grande qualità arricchiscono l'offerta culturale. Intrattenimento per i più piccoli. Le immancabili tentazioni gastronomiche. Luoghi che diventano officine di idee e sperimentazione. Tutto questo (e molto di più) è Pordenonelegge

Servizi alle pagine 4-5-6-7

PRIMO PIANO

Banca dei cubi e corridoi verdi: il nuovo Piano Regolatore approvato dal Consiglio comunale. Intervista al sindaco Claudio Pedrotti

Servizio alle pagine 2-3

SPECIALE PORDENONELEGGE

I giorni in cui Pordenone diventa una festa mobile di TULLIO AVOLEDO

“Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna, perché Parigi è una festa mobile.” (Ernest Hemingway) Che Pordenone non sia Parigi lo capisci dal fatto che quando alzi gli occhi non vedi la Tour Eiffel ma il campanile di San Marco, o quello di San Giorgio. E anche il Noncello, ammettiamolo, non è la Senna. Eppure, in certi giorni dell’anno, anche Pordenone diventa una “festa mobile”. Per me

e per tanti, tantissimi altri, quelli sono i giorni di Pordenonelegge. In un paese come l’Italia, con regioni dove il 71,8% della popolazione non ha mai letto un libro e viene definito “lettore forte” chi ne legge anche uno solo al mese (a questo punto immagino che il lettore “debole” non legga perché non ce la fa a girare le pagine…), le 130.000 presenze all’edizione 2014 del nostro festival rappresentano un dato assolutamente straordinario.

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pordenonelegge festa del libro con gli autori 16 – 20 settembre 2015


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PRIMO PIANO

Conversazione con il sindaco Claudio Pedrotti sul nuovo Piano Regolatore approvato dal Consiglio comunale

PORDENONE si rigenera con la banca dei cubi È una delle linee guida del nuovo Piano Regolatore che nei prossimi vent’anni punta a riqualificare il patrimonio edilizio offrendo metri cubi edificabili a chi apporta migliorie sull’esistente finalizzate al risparmio energetico. I metri cubi guadagnati possono essere utilizzati nelle aree dove è prevista ulteriore espansione edilizia oppure venduti a chi deve costruire. Un altro elemento chiave è quello dei corridoi verdi concepiti per collegare il territorio della Uti del Noncello, la nuova unione dei Comuni che gravita su Pordenone

di GIUSEPPE COLLOVATI

Entro il 18 settembre i cittadini potranno esprimere le proprie riserve o proporre delle modifiche al progetto di Piano Regolatore approvato dal Consiglio comunale di Pordenone nella seduta del 6-7 luglio scorso. Tutte le osservazioni verranno raccolte e valutate e concorreranno alla stesura definitiva del Piano che, ragionevolmente, dovrebbe ricevere il via libera definitivo entro la fine di quest’anno o al massimo all’inizio del prossimo. Dopodiché Pordenone avrà di fronte a sé una strada tracciata per il cammino dei successivi vent’anni. Il concetto di fondo che ispira il nuovo PR, nella sua semplicità, è profondamente in-

novativo: la città ha una miniera d’oro nel recupero del verde di cui dispone e nel recupero del patrimonio edilizio esistente, in un’ottica di risparmio energetico. Se lo facciamo, il territorio diventa più sicuro, più accogliente e più attrattivo. Ci riusciremo in vent’anni? Ne abbiamo parlato con il sindaco Claudio Pedrotti. Sindaco, i favorevoli parlano di Piano ambizioso, originale e innovativo. I detrattori lo considerano invece minimalista e rinunciatario. La verità qual è? Il precedente Piano Regolatore era stato concepito ipotizzando uno sviluppo della città che poi nei fatti non si è realizzato.

A metà degli anni ’80 si pensava che Pordenone avrebbe raggiunto i 100 mila abitanti nel 2000. Gli ultimi quindici anni hanno dimostrato che la città si è attestata sui 50 mila abitanti ed è ragionevole pensare, guardando al 2020, che il nu-

mero dei residenti non crescerà in maniera esponenziale. Ciò ha fornito due indicazioni importanti: la prima è stata quella di ricondurre il Piano alle dimensioni reali della nostra comunità; la seconda è stata quella di cercare di sfruttare

al meglio queste dimensioni reali, sia per quanto riguarda lo spazio già utilizzato e gli edifici già costruiti sia per quanto riguarda la salubrità, la sicurezza e l’attenzione per l’ambiente circostante. Nella stesura del Piano si è

TAVOLA DEI DIRITTI VOLUMETRICI

La distribuzione dei diritti volumetrici residenziali all'interno del territorio comunale

tenuto conto della nascita delle Uti, ovvero le piccole unioni di Comuni che hanno sostituito le Province? Un occhio di riguardo per i vicini c’è stato. Quando siamo partiti con la stesura del Piano Regolatore non si parlava ancora di Uti. Ora è una realtà di cui tenere conto ed è naturale che vi sia una condivisione di alcuni temi con i Comuni confinanti, visto che tutti hanno più o meno le stesse questioni da affrontare, come il costruito, l’invenduto, l’impatto ambientale, la sicurezza. Ci faccia un esempio di condivisione. Uno dei driver del Piano riguarda i corridoi verdi del nostro territorio, che, se vogliamo sfruttare appieno, devono essere collegati. Il Piano prevede, quindi, l’espansione e il collegamento dei corridoi verdi esistenti e la nascita di corridoi pedonali, ciclabili e piantumati all’interno della città in modo da creare una rete di sentieri verdi nei quali le persone possano muoversi a piedi o in bicicletta in sicurezza lungo alcuni assi ben marcati, come quello verso la Comina che oggi non è valorizzato o verso Cordenons o verso Porcia. Senza dimenticare la pista ciclabile verso il mare, di cui si parla da sempre. In definitiva, quello a cui dobbiamo puntare è un utilizzo intelligente del verde in generale. Quando si parla di interventi così importanti la gente gradirebbe sapere tempi e costi, altrimenti poi tutto resta sulla carta. Si tratta di interventi costosi e a lungo termine, che in parte trovano qualche anticipazione nell’ambito del Pisus. L’obiettivo


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PRIMO PIANO

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I pordenonesi hanno tempo fino al 18 settembre per esprimere osservazioni prima della stesura definitiva del Piano Regolatore è quello di indicare una direzione, un’idea di sviluppo sostenibile. Ciò non significa che si possa realizzare tutto subito, ma gli interventi futuri risponderanno a un disegno di pianificazione urbanistica. Il recupero dell’area del Noncello tra il ponte Adamo ed Eva e il parco IV Novembre sta generando molte aspettative: cosa succederà in quell’ambito? La destinazione dell’attuale parcheggio Marcolin a verde pubblico collegato con il parco IV Novembre è una prospettiva affascinante che cambierebbe il volto dell’area. Avremmo una visione completamente diversa del centro cittadino, con una riconquista del verde e ricadute notevoli per la città. Ovviamente l’eliminazione di un parcheggio da circa 800 stalli ha delle implicazioni di cui bisognerà tenere conto. Il grande parcheggio realizzato nella zona sud della Fiera doveva essere un parcheggio di scambio della città con i giusti collegamenti, una sorta di polo intermodale. Lentamente, se ne abbiamo un vantaggio in termini di attrattività e bellezza della città, credo che si possano giustificare anche dei cambi di abitudini. La Rivierasca si chiude o no? Il nuovo Piano ne prevede la chiusura al traffico fino al parcheggio del Tribunale. Sempre che i benefici siano tangibili, concreti, per la popolazione. Ma questi sono temi che verranno discussi dalle prossime amministrazioni, che potrebbero anche decidere di realizzare un tunnel! Però non diciamolo… Perché? Non dobbiamo dimenticare che il futuro arriva presto e l’evoluzione tecnologica rende possibili progetti impensabili fino a pochi anni prima. Quando parlo dell’ipotesi di una metropolitana di superficie che unisca Pordenone con Porcia, Cordenons, Roveredo e San Quirino mi prendono per matto! Un mezzo veloce e frequente renderebbe davvero l’Uti una città. Secondo gli esperti per stare in piedi dovrebbe avere un bacino di 50-70 mila persone. La Comina ritorna zona agricola. Verso l’agricoltura la città deve avere un atteggiamento diverso. Quei terreni avevano originariamente destinazione agricola e questo va ribadito. Un cambio di prospettiva di cui abbiamo profondamente bisogno. Novità anche per gli studenti con l’ipotesi di un nuovo terminal delle corriere sulla Pontebbana. Come abbattere il traffico parassita delle corriere degli studenti dalle sette e mezza alle otto e mezza del mattino? L’idea di un terminal lungo la Pontebbana, all’altezza della stradina con la sbarra da cui escono i mezzi dei vigili del fuoco, potrebbe risolvere il problema considerata la grande concentrazione di istituti scolastici superiori presenti nella zona. Il piatto forte di questo Piano Regolatore a suo avviso qual è? L’idea guida è quella del recupero delle abitazioni esistenti con il sistema della banca dei cubi, una forma di incentivazione in base alla quale i proprietari di immobili che apportano migliorie finalizzate al risparmio energetico guadagnano dei cubi edificabili che possono utilizzare o rivendere in determinate aree della città dove è possibile costruire. In pratica, io ristrutturo la mia casa realizzando un cappotto o cambiando i serramenti. A fronte di questo acquisisco il diritto di espandere la mia casa di una certa cubatura. Tale diritto posso esercitarlo oppure venderlo ad altri che hanno in progetto di edificare nelle aree dove ciò è previsto dal Piano Regolatore. La convenienza è sia per chi vende sia per chi acquista le quote. Una specie di certificato verde

che riprende alcune buone pratiche già sperimentate in Lombardia e Toscana. Il Comune si fa garante di questa banca dei cubi. Funzionerà a Pordenone? Noi pensiamo che questo sia un meccanismo sicuramente più efficace rispetto alla leva della tassazione, i cui vantaggi sarebbero di certi inferiori. Siamo tra i primi a sperimentarlo in Italia. Il motore di fondo è il risparmio energetico, unitamente al minor consumo di suolo. Le aree di potenziale espansione edilizia sono rimaste più o meno quelle degli anni 70, ovvero la zona nord (Torre, ndr) e poco altro. Per esempio nelle zone esondabili di Villanova ora è certo che non si potrà mai più costruire. Il nuovo Piano Regolatore finalmente parla chiaro in questo senso. Perché il nodo del Cotonificio Amman non si riesce a sciogliere? Cosa ne impedisce il recupero? L’enormità di metri cubi inizialmente concessi per la parte di edilizia privata e per la parte commerciale non possono più essere dati. Il tema è quindi capire come incentivare la proprietà a recuperare il cotonificio in assenza dei vantaggi previsti. Anche in questo caso si è pensato a un meccanismo per cui se la proprietà realizza un intervento di recupero

guadagna la possibilità di ottenere dei cubi da un’altra parte in città. Per esempio nella enorme zona industriale di Villanova che va da viale Treviso a via Nuova di Corva. Si tratta di un’area sovrabbondante rispetto alle esigenze odierne, con molti capannoni sottoutilizzati. Questa area è regolata da norme Regionali e la nostra azione mira a farne “liberare” una parte per destinarla ad utilizzi commerciali. Vedremo, ci stiamo lavorando con l’assessorato competente. Infine, dobbiamo rassegnarci a convivere con una prigione in un monumento simbolo del centro storico cittadino? Possiamo solo fare il tifo per San Vito e sperare che tutto proceda speditamente in quella direzione. Ha mai pensato a un eventuale riutilizzo del Castello? Per come sono disposti gli spazi interni non è una struttura di facile utilizzo. In ogni caso bisognerebbe valutare attentamente costi e benefici. Escluderei un altro contenitore culturale o museale perché l’offerta è già completa in città. Si potrebbe ipotizzare un polo musicale. Ma credo sarebbe opportuno partire da un concorso di idee. F.M.

TAVOLA DEL SISTEMA DEL VERDE

Il complesso sistema di creazione mantenimento e sviluppo delle aree verdi della città

EDITORIALE continua dalla prima

Agevolare i costruttori per avere una città in cui sia bello vivere condominio e sull’utilizzo dei metri cubi edificabili guadagnati? Un’altra soluzione ragionevole, che come giornale mettiamo sul tavolo, potrebbe essere quella di agevolare i costruttori che vogliono investire, singolarmente o opportunamente consorziati, non con ulteriori incentivi volumetrici, bensì con iniziative concrete. Per esempio dei finanziamenti diretti sulla base di valide proposte progettuali di riqualificazione. Si potrebbe stipulare un contratto tra il costruttore e l’amministrazione con il quale stabilire in modo chiaro e preciso chi fa cosa e in quali tempi. In pratica, il costruttore acquista l’immobile e lo sistema secondo i parametri che riterrà più opportuni per la vendita. Il Comune garantisce i finanziamenti a patto che vengano rispettate tutte le clausole previste nel contratto e nel capitolato d’appalto. L’obbligo principale per l’investitore riguarda il prezzo calmierato per la vendita, l’affitto o l’affitto con riscatto. In questo modo verrebbe soddisfatta anche la richiesta di abitazioni da parte di coloro che attualmente non si possono permettere un alloggio a causa dei prezzi troppo elevati. Qualcosa del genere è già stato fatto tramite ini-

ziative di social housing, ma forse è una strada che andrebbe imboccata con maggiore convinzione. Questo tipo di intervento, infatti, necessita di tempi certi e interlocutori preparati. Il soggetto che propone l’intervento di riqualificazione dovrebbe interfacciarsi con un unico tecnico comunale adeguatamente formato in materia in modo da non avere ostacoli burocratici e tempi biblici per tutto l’iter della pratica. Sarebbe impensabile per un imprenditore impiccarsi ai ritmi della burocrazia statale. L’impresa edile è un’azienda che deve stare sul mercato e non nei corridoi a inseguire gli impiegati con le carte bollate. Oltretutto, ciò conseguirebbe anche l’effetto, non secondario, di mettere un po’ benzina in un settore, l’edilizia, che storicamente rappresenta un importante volano economico e che più di altri ha sofferto in questi anni di crisi. Ma ciò che più conta è il risultato che si potrebbe ottenere in termini di attrattività e bellezza della nostra città: avremmo edifici riqualificati, a prezzi calmierati, vicino a nuove zone verdi attrezzate opportunamente ricavate nel tessuto urbano: chi non vorrebbe vivere in un posto simile? Flavio Mariuzzo


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SPECIALE PORDENONELEGGE

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Intervista su letteratura e dintorni con il direttore artistico di Pordenonelegge, il professor Gian Mario Villalta

I social nemici del libro? Giammai!☺ “Tre classici da consigliare? Virgilio, Dante e Shakespeare. Tutto. E bene. Quando uno ha finito di leggerli ha capito anche perché” “Le code per assistere agli incontri? Penso che stiamo gestendo questa cosa sempre meglio, con maggiore efficacia e puntualità, tanto che vengono qui da lontano per vedere come facciamo” abbiano significato qualcosa. Faccio per dire che, per quel soggetto che soltanto da qualche migliaio di anni chiamiamo uomo, le “più grandi rivoluzioni” riguardano radicalmente la sua natura. Se Internet si legherà effettivamente a tutti gli sviluppi che oggi si possono già immaginare, ciò potrebbe avvenire (memoria esternalizzata, telepatia, organi bionici… eccetera). Ma potrebbe anche piombare improvviso un medioevo tecnocratico. Lei insegna in un liceo cittadino: i giovani leggono? E, se sì, cosa leggono? Diciamo la verità, non è che quando ero a scuola io, e neanche quando c’era lei, i giovani leggessero smodatamente. Ci sono quelli che leggono e quelli che no. Aggiungo: non mi pare che, nelle case dove vivono, i giovani abbiano esempi fulgidi, in questo senso. Devo dire che, per quello che vedo io, almeno oggi i miei studenti hanno un rapporto più facile, più diretto con i libri. Leggere però è faticoso. E chiede solitudine e concentrazione. Tre classici da consigliare e perché. Virgilio, Dante e Shakespeare. Tutto. E bene. Quando uno ha finito di leggerli ha capito anche perché. Un libro che le ha cambiato la vita. Tanti. Sono stati tanti. Giorno per giorno. Palesemente e sotterraneamente. Non esclusi i sopra menzionati. E poi ci sono le folgorazioni: La terra desolata di Th. S. Eliot, La rosa di nessuno di Paul Celan, per esempio. Un autore che l’ha sorpresa a pordenonelegge e perché. J. M. Coetzee, perché tutti dicevano che era molto antipatico, ci avevano allarma-

to, paventando chissà che atteggiamento intrattabile, e invece non era vero: cortese, simpatico, disponibile. E anche uno tra i più grandi scrittori viventi. Un autore che invece l’ha delusa. Non c’è stato nessuno che abbia mancato l’impegno o che abbia avuto atteggiamenti sgradevoli. Nessuna delusione vera, solo a volte qualche idiosincrasia, nei limiti del ragionevole. Credo che stiano bene, gli ospiti di pordenonelegge, e capiscano di essere amati e desiderati. Perché dovrebbero essere deludenti? Come è cambiata pordenonelegge in questi anni? È diventata un appuntamento importante

Foto Ferdi Terrazzani

Insieme a Valentina Gasparet e ad Alberto Garlini, Gian Mario Villalta costituisce il cervello di Pordenonelegge. Non è piaggeria se diciamo che i tre, da anni, non sbagliano un colpo. Sostenuti dalla macchina organizzativa della Camera di Commercio prima e della Fondazione Pordenonelegge ora hanno sempre condotto in porto ogni edizione con professionalità, umiltà e, soprattutto, successo. Forse a Pordenone non ci si rende nemmeno conto della qualità che questo gruppo è in grado di esprimere e che tutta Italia ci invidia. Con il professor Villalta facciamo qualche riflessione sul Festival e sul mondo che gravita intorno. Cosa leggono di più gli italiani oggi? Antipolitica, esperienze di morte e lungodegenza, romanzi che riflettono la realtà speculare della tivù, filosofie varie, cucina, viaggi, spiritualità… E poi alcuni leggono i buoni libri, che sono più o meno sugli stessi argomenti, ma sono ben pensati e ben scritti, e quel più o meno fa una bella differenza. Come sono cambiati i gusti letterari negli anni della crisi? Meno approfondimento e più allarme, desiderio di risposte senza porre domande troppo serie, aumento della volontà di evasione, attaccamento maggiore alla cronaca e alla pseudoinformazione economica e scientifica. I social media hanno sottratto tempo alla lettura dei libri? No. Quelli che leggevano veramente, grazie ai social leggono anche di più. Leggono di meno quelli che facevano finta e dovevano occupare del tempo. Purtroppo, però, ciò comporta che si vendono meno libri. Qualcuno considera Internet la più grande rivoluzione della storia dell’uomo: lei che ne pensa? La frase è di certo ad effetto, ma credo che anche il pollice oppositivo e lo sviluppo dell’epiglottide,

dell’agenda culturale triveneta e nazionale, senza perdere il coraggio e la vivacità che aveva negli anni eroici di “stato nascente”. Cosa pensa quando vede la gente in coda per assistere all’incontro con un autore? Che stanno aspettando di entrare. Dinamica dei flussi, uguale in ogni posto dove c’è gente che deve uscire e gente che deve entrare nel giro di un’ora. Provare per credere. Penso, inoltre, che stiamo gestendo questa cosa sempre meglio, con maggiore efficacia e puntualità, tanto che vengono qui da lontano per vedere come facciamo. Si diceva che pordenonelegge era di sinistra o centrosinistra. Oggi non lo si dice più? Spero di no. Spero che si dica che è di Pordenone. Cosa rappresenta oggi pordenonelegge per Pordenone, per il FVG e per l’Italia? Una realtà per molti aspetti esemplare. Chi deve sostenere la cultura: il pubblico o il privato? Chi deve conoscere, crescere, comunicare. E chi pensa che un certo numero di persone, che vivono in una certa area geopolitica, abbiano bisogno di simboli e di narrazioni da condividere per progettare meglio la vita insieme. Guardando al futuro, quale sarà l’evoluzione del festival? È già in atto: più web, più creatività, più presenza sul territorio. Mi sembra che questo abbiano detto i “capi” della Fondazione. Come si fa a non essere d’accordo? F.M.

ph. Romor

L’INTERVENTO

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fvg

Pavan: Fondazione Pordenonelegge agenzia culturale sempre più apprezzata Siamo solo a tre quarti dell’anno e posso dire che per la Fondazione Pordenonelegge.it il 2015 può essere riassunto in due aggettivi: impegnativo e soddisfacente. Che volutamente devono andare di pari passo anche in futuro anche perché il nostro fiore all’occhiello - la Festa del libro con gli autori - è ormai arrivato e lì si che l’impegno sarà tanto come mi auguro la soddisfazione. Ma questo ce lo racconteremo in una prossima intervista. Senza dimenticare che poi ci saranno gli ultimi tre mesi dell’anno dove le attività in calendario sono già tante. Guardando ai mesi passati posso dire che abbiamo intrapreso con passo ben deciso quel percorso che da sempre il Consiglio di Amministrazione ha voluto per la Fondazione: farla diventare un’agenzia culturale che possa operare non solo sul territorio pordenonese ma anche dove le sue competenze vengono richieste. Faccio solo tre esempi importanti per noi: il Salone Internazionale del Libro di Torino, dove in accordo con gli organizzatori abbiamo curato tutta la sezione poesia, il Premio Hemingway di Lignano che lo scorso anno avevamo seguito solo sotto l’aspetto artistico e invece quest’anno ne abbiamo curato anche l’organizzazione e i no-

stri nuovi percorsi “pordenonelegge il territorio” che hanno visto quasi 300 persone unirsi a noi e ai nostri autori per andare alla scoperta di luoghi narrati nei libri e prodotti locali. Sono state tre iniziative importanti e come detto impegnative che però ci hanno ripagato in visibilità, hanno accresciuto la nostra professionalità e ci hanno permesso di raccogliere l’apprezzamento del pubblico. E quindi soddisfacenti. I prossimi mesi e soprattutto il 2016, saranno ancora molto importanti per noi. Dobbiamo e vogliamo continuare lungo il percorso iniziato dando sempre più solidità alla Fondazione e alla sua autonomia. Pordenone, attraverso gli enti economici e con il supporto di tutte le istituzioni e di molti privati, ha saputo dar vita a un festival che fa invidia a molti. E ha creato una Fondazione che vuole contribuire a far crescere questo territorio riconoscendogli la sua importanza strategica in molti ambiti tra cui quello culturale. Chiediamo a tutti, quindi, di seguirci e stringersi al nostro fianco. Giovanni Pavan Presidente Fondazione Pordenonelegge


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SPECIALE PORDENONELEGGE

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Nei cinque giorni della manifestazione, Pordenone diventa la capitale letteraria itinerante d’Italia

Chi trova un libro trova un tesoro

L’EVENTO

Premio FriulAdria al francese Carrére

Portatevi dietro un’amica o un amico che non legge e fategli capire che la lettura può essere una festa, e che certi libri possono rivelarsi i migliori amici - ma anche i migliori medici o personal trainer - che abbiamo mai sognato d’incontrare continua dalla prima

davvero dire che ci sono un libro e uno scrittore per tutti: dai bambini agli sportivi (da non mancare, per questi ultimi ma non solo, l’incontro di quest’anno con il geniale Giovanni Trapattoni e la sua autobiografia “Mai dire gatto”). Saranno giorni di festa, d’incontri, di risate e di commozione. Sarà un grande teatro all’aperto dove attori e lettori recitano una storia antica di millenni, che è una grande storia d’amore e libertà. Perché la scrittura è la vera memoria della razza umana, è il modo in cui le nostre vite, i nostri giorni, rimangono nel tempo: Emma Bovary, Edmond Dantès e Don Chisciotte sono solo personaggi di carta, eppure sono ancora vivi oggi, mentre i loro contemporanei in carne ed ossa sono ormai dimenticati. Se oggi vogliamo capire il passato leggiamo Tolstoj, Flaubert, Musil, e a volte riscopriamo, come perle in fondo a un cassetto, degli autori che il pubblico del loro tempo aveva trascurato. La scrittura è davvero una “festa mobile”, ed è patrimonio di tutti. Quest’anno in cui non ho libri miei da presentare e avrò quindi più tempo da dedicare all’esplorazione, mi piacerebbe prendere un non lettore e portarlo con me, per tentare di convertirlo a quel grande gioco d’intelligenza che è la lettura. Spesso chi non legge ha avuto solo la sfortuna di nascere in case dove non c’erano libri, e anche la scuola, a volte, ha più successo nell’allontanare che nell’avvicinare alla lettura. E poi, per contrasto, ci sono certi “lettori forti” con la puzza sotto il naso, che ritengono che la lettura (per non parlare della scrittura) sia un privilegio per pochi, una specie di club per aristocratici, e guardano dall’alto in basso o canzonano chi cerca, magari con grande fatica, di avvicinarsi ai libri. Insomma, non sempre chi non legge ha proprio tutte le colpe. Molto spesso si tratta di semplice pigrizia. Niente cui non si possa rimediare. Quindi quest’anno mi piacerebbe portare alla festa dei libri un non lettore. Fatelo anche voi. Penso che non ci sia luogo migliore di Pordenone, e momento più propizio di quei cinque magici giorni di settembre, per riuscire nell’impresa. Portatevi dietro un’amica o un amico che non legge e fategli capire che la lettura può essere una festa, e che certi libri possono rivelarsi i migliori amici - ma anche i migliori medici o personal trainer - che abbiamo mai sognato d’incontrare.

Faletti per la brovada e musét, la passione di John Banville per i vini friulani o la vegetariana Margaret Atwood che, visibilmente combattuta, resiste eroicamente, come una santa medievale, a un tentatore assaggio di carne nello stesso ristorante in cui, qualche anno prima, avevo avuto la soddisfazione di vedere un famosissimo politologo americano, ex consigliere del presidente Reagan messo in riga da un cameriere con le parole “mi spiace, ma quel tavolo non posso darglielo, è stato prenotato dai signori Brusadin” (o Brunettin: comunque un nome autoctono). Dato che quel politologo e i suoi audaci consigli a Reagan avevano contribuito non poco ai miei incubi di una guerra nucleare negli anni ’80, a fine pranzo andai dal cameriere per stringergli la mano e ringraziarlo. Certo, può capitare anche che lo scrittore J.M. Coetzee, fresco di premio Nobel, non trovi un tavolo in pizzeria, ma sono cose che succedono anche durante il Salone del Libro di Torino, o la Buchmesse di Francoforte. Fatto sta che Pordenone lascia sempre un ottimo ricordo nei suoi ospiti, e mi azzardo a scommettere che prima o poi la nostra città farà la sua comparsa in qualche bestseller internazionale. Il fatto che sia una piccola città ha inoltre l’indiscutibile vantaggio che a un lettore basta passeggiare per le vie del centro per imbattersi nel suo autore o autrice preferiti. E l’offerta è vasta e a 360 gradi, tanto che si può

Giunto all’8^ edizione, il Premio La Storia in un romanzo è stato assegnato gli anni scorsi ad Arturo Peréz-Reverte, Abraham Yehoshua, Art Spiegelman, Alessandro Baricco, Ian McEwan, Martin Amis e Umberto Eco. «Se il Friuli Venezia Giulia è fra le prime cinque regioni per produzione di ricchezza e di occupazione con il settore della cultura e la provincia di Pordenone è fra le prime cinque d'Italia ciò è per gran parte merito di un evento come Pordenonelegge - ha dichiarato la presidente di FriulAdria Crédit Agricole Chiara Mio - Per questo FriulAdria ha scelto di investire sul Festival, accompagnandone il percorso di crescita fin dalla prima edizione come sostenitore e come membro del Comitato promotore. In particolare, nel corso degli ultimi anni, attraverso il Premio FriulAdria La Storia in un romanzo abbiamo fornito un apporto decisivo allo sviluppo del Festival portando a Pordenone degli autori di grande richiamo. Questo ci rende particolarmente orgogliosi perché testimonia l’efficacia del ruolo di partner progettuale che la nostra Banca esercita nel proprio territorio di riferimento».

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Foto Ferdi Terrazzani

Nei cinque giorni della manifestazione, Pordenone diventa la capitale letteraria itinerante d’Italia, un’occasione d’incontri non solo tra scrittori e lettori ma anche tra case editrici, che qui mettono in mostra i loro “pezzi” più pregiati, presentando anche, sempre più spesso, novità in anteprima nazionale. Quest’anno le “prime” pordenonesi riguarderanno tra l’altro tre scrittori straordinari come David Leavitt, AnnMarie MacDonald e Adam Thirlwell (un giovane scrittore inglese che avrò l’onore di presentare al pubblico domenica 20 settembre). Che in tempi di crisi del mercato librario gli editori investano tempo e denaro per essere presenti a Pordenone la dice lunga sulla considerazione crescente per la manifestazione. Festival letterari ce ne sono un sacco, in Italia, ma in gran parte sono solo costosi scatoloni in cui infilare, alla rinfusa, un po’ di scrittori da far parlare in piazza (o sulla spiaggia, o in cima a una montagna) davanti a un pubblico più o meno interessato. Pordenonelegge, invece, esce dai confini classici della presentazione di un libro o di un autore - eventi che rimangono comunque la spina dorsale del festival - per tentare ogni anno nuove strade e proposte, come l’ormai rodato fight reading o i racconti costruiti attraverso il dialogo con il pubblico, ma anche i laboratori di approfondimento e i percorsi tematici; per non dire delle “contaminazioni” con altre arti, dal cinema al fumetto alla musica (quest’anno con ospiti d’eccezione come il disegnatore Zerocalcare e i cantautori Alice e Roberto Vecchioni). In questa edizione, se mi è consentita un’osservazione al di fuori dello stretto ambito culturale, Pordenone potrebbe anche ambire a togliere a Mantova la palma di festival con le migliori proposte di ristorazione. I ristoranti nel centro della città ducale hanno infatti perso, negli ultimi anni, il loro smalto, cambiando (quasi mai in meglio) accoglienza e menù. Pordenone invece ha saputo conquistare anche attraverso il palato il cuore di tanti ospiti. Ricordo l’entusiasmo di Ian McEwan per il frico, la curiosità del compianto Giorgio

Ha affrontato temi storici, impiegando la sua straordinaria capacità affabulatoria per raccontare la Russia del dopoguerra attraverso la figura di Eduard Limonov e, ancora più recentemente, il Cristianesimo delle origini con il best seller “Il Regno” (Adelphi, 2015), seguendo gli avventurosi viaggi di San Luca e San Paolo: Emmanuel Carrére, scrittore, regista e sceneggiatore francese di grandissimo successo internazionale, è il vincitore del Premio FriulAdria La storia in un romanzo 2015, riconoscimento nato dalla collaborazione fra pordenonelegge, il festival goriziano èStoria e il Premio giornalistico Marco Luchetta, su impulso di FriulAdria Crédit Agricole che sostiene le tre manifestazioni. «Grazie allo stile di Carrère, la storia si trasforma davvero in romanzo, si vivifica sulla pagina, si allontana dalla pura erudizione per diventare corpo e anima, a volte toccando il dramma e a volte la comicità, così come è la vita», recitano le motivazioni del Premio che sarà consegnato sabato 19 settembre all’autore francese (ore 18.30, Teatro Verdi). Seguirà l’incontro di Carrère con il pubblico di pordenonelegge sui legami fra il romanzo e la storia.

NUMERO VERDE 800-881588 FRIULADRIA.IT

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CRÉDIT AGRICOLE ASSICURAZIONI S.P.A. È SOCIETÀ UNIPERSONALE, SOGGETTA A DIREZIONE E COORDINAMENTO DI CRÉDIT AGRICOLE ASSURANCES S.A.. PRIMA DELLA SOTTOSCRIZIONE LEGGERE IL FASCICOLO INFORMATIVO DISPONIBILE PRESSO LE FILIALI E SUL SITO WWW.CA-ASSICURAZIONI.IT PREVENTIVI GRATUITI PERSONALIZZATI SONO DISPONIBILI PRESSO LE FILIALI E, PER LA SOLA RCA, SUL SITO DELLA COMPAGNIA. IL PRESENTE DOCUMENTO COSTITUISCE MESSAGGIO PUBBLICITARIO DI NATURA PROMOZIONALE; INFORMAZIONI VALIDE AL 15 SETTEMBRE 2015. * FINANZIAMENTO PAGO FACILE AUTO - IMPORTI FINANZIABILI DA 400 A 4.000 EURO - DURATA FISSA 10 RATE. ESEMPIO RAPPRESENTATIVO: 1.000 EURO IN 10 RATE DA 100,50 EURO - TAN FISSO: 0,00% TAEG: 1,28% - IMPORTO TOTALE DEL CREDITO: 1.000 EURO IL TAEG RAPPRESENTA IL COSTO TOTALE DEL CREDITO ESPRESSO IN PERCENTUALE ANNUA E INCLUDE: INTERESSI: 0,00 EURO, SPESE DI ISTRUTTORIA: 5,00 EURO, SPESE INVIO DOCUMENTAZIONE PERIODICA: 0,85 EURO. IMPORTO TOTALE DOVUTO (IMPORTO TOTALE DEL CREDITO + COSTO TOTALE DEL CREDITO): 1.005,85 EURO. OFFERTA VALIDA DAL 15 SETTEMBRE 2015 FINO A NUOVO AGGIORNAMENTO. PER LE INFORMAZIONI PRECONTRATTUALI RICHIEDERE IN FILIALE IL DOCUMENTO “INFORMAZIONI EUROPEE DI BASE SUL CREDITO AI CONSUMATORI” (SECCI) E COPIA DEL TESTO CONTRATTUALE. SALVO APPROVAZIONE DA PARTE DELLA BANCA.


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La Città

SPECIALE PORDENONELEGGE

Settembre 2015

Pordenonelegge non è solo portare un autore in piazza a parlare. È sperimentazione, intrattenimento, con

Una città in

“Esercizi… di lettura” è la sezione di eventi ospitata dagli esercizi commerciali della città. Informali e piacevoli anche gli incontri organizzati in collaborazione con l’agenzia regionale per lo sviluppo rurale a Palazzo Klefisch. Per i più piccoli arriva John Boyne, autore de “Il bambino con il pigiama a righe”, e per gli appassionati di animali il dog trainer Simone Dalla Valle i modi della didattica, con Eugenio Bettinelli; Mercato di Campagna Amica, Il quaderno delle terre di Pordenone. Storie di luoghi e di cibo, con Elisabetta Michielin; Caffè Letterario Pordenone, Antiaging con gusto. A scuola di cucina per restare giovani, con Chiara Manzi.

di VALENTINA GASPARET Foto Ferdi Terrazzani

pordenonelegge è una grande festa: la festa dei libri, degli autori, dei lettori, ma è da sempre anche una grande festa della città. La città di Pordenone partecipa con passione, vive il festival con gioia, accoglie il pubblico e gli autori, si mostra con il suo vestito più bello. E la festa si sente nelle vie del centro, nei palazzi, in tutte le sedi del centro storico che ospitano gli eventi, ma anche nei locali, tra i tavolini dei bar e dei ristoranti, nelle vetrine dei negozi. Diversi esercizi commerciali della città ospitano gradevoli e informali momenti di incontro con gli autori: una piccola sezione di eventi chiamata “Esercizi… di lettura” che, anche per la XVI edizione di pordenonelegge vuole sostenere il progetto La Biblioteca di Sara, dedicato alla cara amica e collaboratrice di

pordenonelegge, Sara Moranduzzo. Questi i locali, i temi, gli autori: alla Prosciutteria Dok Dall’Ava, L’orto sotto vetro, con Marinella Ferigo e Germano Pontoni; Être Concept Store, C’era una volta… un cantastorie in azienda, con Piera Giacconi; Gelateria Montereale, Funghi, Piante e Animali delle Risorgive del Vinchiaruzzo, con Gianluca Governatori; Cucina 33, Piatti senza frontiere, con Francesca Cosentino; Diana La Pasticceria, Crostate, con Gianluca Fusto; Il Posto, Il diavolo e la gubana, con Chiara Carminati; L’altrametà, Che cosa c’è sotto, con Paolo Pileri; Alà e Pepì, La Divina Avventura, con Enrico Cerni e Francesca Gambino; Atmosfere Grace, Il linguaggio segreto del profumo, con Marika Vecchiattini; Complemento oggetto, La voce del maestro. Achille Castiglioni,

Dal taglio informale e molto piacevole sono anche gli appuntamenti realizzati in collaborazione con ERSA, Agenzia Regionale per lo sviluppo rurale, nelle sale di Palazzo Klefisch, dove ascolteremo Le parole del vino di Fabio Rizzari, critico enologico della Guida ai vini d’Italia dell’Espresso; o parleremo di Vini e amori, con la scrittrice Camilla Baresani; e poi con Giosuè Chiaradia, Enos Costantini e Gian Paolo Gri faremo un viaggio nell’Universo dimenticato di stalle, malghe e latterie, con i loro usi e le loro tradizioni. Gli appuntamenti saranno accompagnati da speciali degustazioni, così come speciali saranno i due showcooking, con i prodotti della tradizione del Cibario

L’INIZI 16 > 20 Settembre 2015 Festa del libro con gli autori

Viaggio in Italia, Pordenonelegge Scrittori che raccontano l’identità di un territorio per liberarlo dall’omologazione e riportare di ALBERTO GARLINI

Atmosfere Grace Profumeria

Il linguaggio segreto del profumo

Sabato 19 Settembre 2015

ore 18:30

Incontro con Marika Vecchiattini. Presenta Paola Dalle Molle

Via Brusafiera , 2 Pordenone - Tel. 0434 28299

La globalizzazione fa sempre più somigliare i luoghi l’uno all’altro. Cambiano le città ma i negozi sono identici, identica la cartellonistica e le modalità di ristorazione. Grandi catene alberghiere o grandi marche di abbigliamento illuminano le piazze con i loro neon pubblicitari. Perfino i sapori sono simili ovunque, le medesime merci vengono vendute, con minime variazioni, nei supermercati di tutto il mondo. Assistiamo quindi a una colonizzazione del paesaggio e dell’immaginario, a cui da tempo si stanno cercando dei contravveleni per restituire la specificità ai singoli luoghi. Una delle risposte possibili è di considerare questi luoghi come paesaggi narrativi, recuperandone quindi l’identità attraverso la narrazione. Cosa è infatti una città se non un incrocio, un intreccio di storie, che nel corso di centinaia d’anni hanno sedimentato passioni, amori ed emozioni, che considerate insieme formano la linea rossa di uno specifico carattere? Se viviamo in un luogo abbiamo bisogno di narrarlo,

non per confermare ciò che già sapevamo, ma per scoprirlo. Un luogo infatti si scopre solo attraverso la linfa della narrazione. Ed è proprio una riscoperta di luoghi e città quella che propone pordenonelegge con Viaggio in Italia. Otto scrittori raccontano l’Italia. Sandra Petrignani ci porterà a passeggio nel centro di Roma, Guido Conti ci accompagnerà lungo il fiume Po, Massimo Onofri ci condurrà alla scoperta della Sardegna, con Mauro Corona entreremo nei misteri della montagna, Tiziano Scarpa racconterà Venezia, Giuseppe Culicchia ci guiderà attraverso Torino, Antonio Pascale sprigionerà col suo racconto tutto il fascino di Napoli e Loredana Lipperini ci farà scoprire le Marche e la Val di Chienti. Pordenonelegge, poi, oltre al viaggio in Italia proporrà molti incontri per raccontare il nostro Paese. Anche la vita della provincia, per esempio, che di solito si accosta alla noia e al perbenismo, può diventare divertente e memorabile, come nei romanzi di Alessio Mussinelli e


La Città

SPECIALE PORDENONELEGGE

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taminazione con l’enogastronomia, iniziative di promozione della lettura concepite per i giovani

festa del Friuli Venezia Giulia, curati dagli Chef Andrea Canton del ristorante “La Primula” e Andrea Spina del Ristorante “Al Gallo”. Ma pordenonelegge è da sempre anche un festival “a misura” di bambino, con decine di incontri con gli autori, laboratori, letture, spettacoli e tante sorprese per i giovani lettori. A partire dai grandi autori selezionati per il Concorso “Caro autore, ti scrivo...”: John Boyne, noto per il best seller mondiale Il bambino con il pigiama a righe, presenterà Resta dove sei e poi vai; Luisa Mattia ci parlerà di Hemingway e il ragazzo che suonava la tromba. Chiudono la selezione Oh, freedom! di

Francesco D’Adamo e Fabrizio Silei, con Katia viaggia leggera. In un appuntamento aperto a tutti gli appassionati di animali, grandi e piccoli, il notissimo dog trainer Simone Dalla Valle, conduttore di “Missione cuccioli”, ci svelerà il linguaggio dei cani. E poi un omaggio a Pippi Calzelunghe, che quest’anno compie 70 anni, attraverso una letturaspettacolo. Le vite e le abitudini di Grandissimi che hanno fatto la storia con Guido Sgardoli e Davide Morosinotto, e quelle di grandi scienziati con Luca Novelli. Con Andrea Vico si diventerà Eco-esploratori. Chiara Carminati, leggerà storie di

ALADURA

Inizia con pordenonelegge il ciclo di incontri 2015 organizzati dall’associazione Aladura

Ascoltare, Amare, Agire… Parole chiave di Aladura

animali e di diavoli. Oh, i colori!, Premio Andersen 2015 come miglior albo illustrato, sarà un viaggio speciale attraverso la magia dei colori con Teresa Porcella e Jorge Luján. E poi spazio per le Fiabe con animali e alle nuove avventure della Pecora nera con Andrea Valente e Francesco Mastrandrea. Si affronteranno anche temi importanti e attuali, come quello dell’interculturalità con Sofia Gallo, e quello della voglia di vivere al di là della malattia con Chiara Stoppa, in un incontro promosso dal CCR di Cordenons, Eupolis e Area Giovani CRO. E poi laboratori sul cinema, alla Mediateca Cinemazero, sui personaggi più affascinanti dell’opera e lo spettacolo multimediale I micromondi di Gianni Rodari con i giovani artisti del Conservatorio

di Trieste; e ancora letture e spettacoli, realizzati anche grazie alla collaborazione di importanti realtà del territorio. Infine, la grande chiusura del programma dedicato ai ragazzi sarà affidata a Ramin Bahrami, noto pianista, che presenterà in anteprima Nonno Bach. La musica spiegata ai bambini: un messaggio, per piccoli e grandi, sull’importanza della musica nell’esistenza di ciascuno di noi. Anche quest’anno gli appuntamenti avranno come location centrale gli spazi della Biblioteca Civica, per definizione luogo deputato alla promozione della lettura. Perché la letteratura, a pordenonelegge, è anche roba da ragazzi! Il programma completo nel sito www.pordenonelegge.it

Giunta all’ottavo anno di attività, l’associazione culturale “Aladura” di Pordenone – presieduta da Stefano Bortolus – ha pronto il programma 2015-2016, organizzato in collaborazione con la Biblioteca dell’Istituto Don Bosco, nel cui Auditorium si svolgono gli incontri, come sempre al venerdì sera per tutti e al sabato mattina successivo per gli studenti. “Aladura” propone degli incontri a tema: «quest’anno – spiega Bortolus – ci si basa su alcune “parole chiave”: Ascoltare - Amare - Agire ad esempio saranno il tema del primo incontro, mentre Vita sarà quello del secondo: entrambi si svolgeranno durante “pordenonelegge.it”, continuando così una felice sinergia fra la nostra associazione e il festival». Il primo incontro è in programma mercoledì 16 settembre (ore 20,30) nel Pala Provincia (largo San Giorgio), con replica il mattino successivo alle 9,30 per le scuole nello Spazio Itas (piazza della Motta) e vedrà protagoniste due bibliste: la cattolica Rosanna Virgili e la pastora battista Lidia Maggi moderate da don Renato De Zan. Per Vita, invece, tornerà a Pordenone il teologo Vito Mancuso: giovedì 17 settembre (ore 20,30) nello Spazio Itas, con replica venerdì 18 (9,30) nel Pala Provincia per le scuole. Il programma proseguirà poi regolarmente al Don Bosco con Riflettere, di cui parlerà il neurobiologo Lamberto Maffei (25 e 26 settembre); su

Globalizzazione (9 e 10 ottobre) parlerà invece il geografo Franco Farinelli. Per Pazienza (16 e 17 ottobre) si potrà “vedere” la voce radiofonica (Uomini e Profeti) di Gabriella Caramore. Il docente di letterature comparate Piero Boitani parlerà invece su Riconoscere (30 e 31 ottobre); su Guarigione (intesa come trasformazione morale) si soffermerà invece l’“indologo” Giuliano Boccali (13 e 14 novembre). Dall’economista Paolo Legrenzi verranno lumi su Frugalità (27 e 28 novembre), lasciando spazio alla storica Chiara Frugoni per il tema sul Sacro (4 e 5 dicembre); il 2105 si concluderà (11 e 12 dicembre) con Origini con il paleontologo Giorgio Manzi. Due ancora gli incontri nel 2106: il teologo Igor Sibaldi parlerà su Mistero (15 e 16 gennaio); l’antropologo Adriano Favole, infine, parlerà su Condivisione (5 e 6 febbraio). «Sono 14 parole “collegate” – afferma Stefano Bortolus – che ci sembrano attuali e significative per una lettura della società di oggi. E c’è un collegamento almeno ideale anche con i temi delle ultime edizioni di Aladura (che in sette anni ha collezionato 135 incontri con almeno 17 mila presenze, per il 40 per cento di studenti): le 10 Parole (riferite all’Antico Testamento) e le Beatitudini (riferite al Nuovo). La nostra è una ricerca “laica” con voci diverse su temi di natura spirituale». N.Na.

IATIVA

riscopre la narrazione dei luoghi alla luce il genius loci. È la nuova sfida di un Festival che sperimenta sempre nuove strade

ISCRIZIONI APERTE da Martedì 1 settembre 2015 Lunedì 28 settembre 2015 › 15.30

Prolusione 34° anno accademico Cinquant'anni di Casa dello Studente

Luciano Padovese cofondatore e direttore della Casa

Erica Barbiani. Sulla stessa lunghezza d’onda, Dario Vergassola parlerà di una provincia malinconica e spassosa: il bar Pavone nella periferia di La Spezia. Una Nuoro colorata di contrasti famigliari sarà al centro dell’incontro con Marcello Fois. Di tutt’altro genere l’incontro con Fulvio Abbate, un viaggio patafisico e giocoso tra le vie di una Roma irredimibile. Mentre Francesco Permunian, con Rolando Damiani, ci racconterà del Polesine della sua infanzia. Anche con Pietro Spirito e Emilio Rigatti andremo a scoprire i confini e oltre del Friuli Venezia Giulia, una terra che non ha mai smesso di alimentare storie, miti, leggende, religioni. Emilio Rigatti sarà anche protagonista di un dialogo con Luigi Nacci, dove ci rac-

conteranno quali percorsi si possono inventare, a piedi o in bicicletta, partendo da uno dei caselli autostradali della A4. Parlare del territorio, magari a partire da un grande caseggiato, di quelli con un ampio cortile di giorno popolato di voci e la sera di luci che rivelano le vite degli altri: ce lo spiegherà Margherita Oggero. Insomma, mai come quest’anno pordenonelegge ci racconterà le storie del territorio. Puntando lo sguardo su elementi marginali ma carichi di significato, su memorie, scorci, provocazioni che possano restituire al pubblico un luogo per ciò che è in realtà: un incrocio dove i destini umani si perdono e si ricompongono in un gioco fantasmagorico di storie. Telefono 0434 365387 - www.centroculturapordenone.it/ute


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SOTTO LA LENTE

La Città

Dopo il successo della Festa del Nonsel continua il dibattito sul futuro dell’ambito fluviale

Si parla tanto del Noncello, ma nel tratto cittadino più importante, quello della Riviera del Pordenone, il fiume di fatto non si vede perché nascosto dalla vegetazione. Per valorizzare il corso d’acqua è necessario renderlo visibile (come il Sile a Treviso) “aiutando” la natura a formare un bosco definitivo di querce spontanee

Nel periodo antecedente e successivo allo svolgimento della festa del Noncello, a Pordenone, si è dibattuto sul futuro dell’ambiente fluviale, in particolare sull’uso della Rivierasca. Attualmente è in corso una richiesta di concessione al demanio regionale per l’utilizzo dell’area per scopi ricreativi. Nella relazione sulla copertura vegetale dell’area, allegata alla richiesta, si dichiara che la situazione sul posto pare negativa ed addirittura irreversibile. Dichiarazione che merita la verifica di un qualificato botanico per essere accettata ufficialmente. Per quanto riguarda la copertura arborea dell’ambito del fiume,

nella parte urbana, ci sono state forti sollecitazioni, anche nello scorso numero di questo giornale, che la ritengono eccessiva e si confronta quella a Pordenone con quella che si vede in altre città dove scorre un fiume, come nella vicina Treviso. Osservazioni, almeno in parte, condivisibili osservando gli alberi ed arbusti che incorniciano di verde il Noncello. Sono presenti, nelle rive, alcuni alberi secchi, anche di alto fusto e i rovi crescono abbondantemente un po’ dappertutto. Molti alberi di alto fusto, prevalentemente pioppi neri, sono avvolti dall’edera e questa situazione complessiva delle rive del fiume, merita

di essere modificata, per rendere più visibile il Noncello e le sue sponde in centro. Va osservato, inoltre, che le piante dei boschetti ripariali attuali sono identificabili prevalentemente come salici bianche e pioppi neri, almeno quelle di medio e alto fusto, che presentano radici superficiali e facilmente possono cadere a terra in occasioni di forti eventi meteorici, attualmente in aumento rispetto al passato. Si tratta di piante pioniere, che coprono i terreni scoperti, per preparare il terreno alle piante più pregiate, quelle del bosco maturo, come gli aceri, le querce e altri, che si caratterizzano come molto più stabili e duraturi nel tempo. Per migliorare paesaggisticamente ed anche ambientalmente la situazione, attualmente stabilizzata nelle rive del fiume, occorrerebbe programmare quello che la natura effettua già da sola, con la formazione del bosco definitivo, ma con tempi abbastanza lunghi. I tempi potrebbero essere accorciati orientando la vegetazione con l’inserimento, in parte esistente, di molte piantine di quercia spontanee, che già si trovano a valle del ponte della ferrovia, sulla riva destra del fiume, di varie dimensioni. L’attuale periodo non è certo favorevole per iniziare un programma di riqualificazione delle aree del fiume Noncello, in particolare, in prossimità del fine mandato dell’attuale Amministrazione comunale. Ma qualcosa si potrebbe cominciare a fare, elaborando intanto un programma per il futuro del fiume cittadino, nel suo complesso, rinunciando a interventi puntuali. Il fiume costituisce un corridoio ecologico di circa 15 chilometri, che interessa i comuni di Pordenone, Cordenons e Porcia e, per ora, pare che solo il capoluogo del Friuli occidentale abbia investito sul fiume, mentre gli altri due sembra che, almeno in parte, gli girino le spalle, specie Porcia. Daniele Molmenti, medaglia d’oro olimpica, recentemente ha protestato per la mancanza di interventi pubblici sul fiume a Cordenons, nel tratto a cavallo del ponte di via Braida Foenis, dove ha imparato a navigare con la sua canoa. Il fiume, se valorizzato, nella sua interezza, può diventare, oltre

che un corridoio ecologico per la flora e la fauna, un continuum per lo svolgimento di attività che prevedono movimento in un luogo vasto, in alternativa ai parchi pubblici. Per immaginarsi come potrebbe risultare, nel futuro, la sponda del fiume pordenonese come più d’uno lo richiede varrebbe la pena di recarsi all’interno del parco del Seminario vescovile, non quello che costituisce il parco comunale. Quello interno, dove sono presenti i vari edifici e dove è stato costituito, da molto tempo, un parco, un po’ all’italiana e un po’ all’inglese, forse alla pordenonese. Quell’area verde privata confina con la riva sinistra del fiume, dal cotonificio fino alla Pontebbana e il risultato di quello stato di fatto delle rive è il risultato di continui lavori di manutenzione della vegetazione. Altri, come un addetto proveniente da Chioggia, arrivato a Pordenone risalendo il Livenza, il Meduna e il Noncello, per sistemazione dei fiumi, ha suggerito una modalità drastica per limitare la vegetazione spontanea delle rive, in particolare salici e pioppi. Quell’operatore, nel corso di un incontro, suggeriva di capitozzare, a una certa altezza gli alberi vicino alle rive, per impedire che cadano nel fiume, abbassandoli nettamente. Modalità che veniva effettuata, nel passato, dagli agricoltori che avevano coltivazioni presso la riva del fiume e che serviva per realizzare la cosiddetta ceduazione, ottenendo dei bastoni utilizzati per il riscaldamento. Di queste ceduazioni arboree ci sono ancora alcuni segni negli alberi delle rive, ma sicuramente le associazioni naturalistiche si ribellerebbero a operazioni sugli alberi così drastiche oggi. Certamente occorre mettere mano per modificare la situazione del fiume Noncello attuale nel

territorio del comune di Pordenone, specie nella parte che scorre nel centro cittadino, dove si pregia di una tutela paesaggistica pari a quella del centro storico. L’amministrazione comunale del sindaco Pasini aveva dato in eredità alla cittadinanza il parco di San Valentino, quella di Bolzonello il parco del Seminario e ora si aspetta che l’attuale Amministrazione comunale lasci un segno indelebile, per quanto riguarda l’ambiente, per essere ricordata. Il tempo è ormai poco e le risorse assai limitate. Basterebbe cominciare a prendere mano alla situazione del Noncello, cominciando almeno da qualche priorità, dimenticandosi dei fiumi che scorrono in altre città. Il fiume Noncello ha caratteristiche peculiari che vanno salvaguardate e valorizzate, un esempio di paranaturalità urbana, per gli altri, dove piante uccelli e pesci possono convivere con l’uomo.

Foto Ferdi Terrazzani

di GIULIO FERRETTI

Foto Ferdi Terrazzani

Dov’è il fiume?

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Nessuno dice più “Nonsel” Diventi Festa sul Noncello Ho letto, nel numero scorso, il vostro editoriale “Pordenone scopre di avere un fiume”. Sono perfettamente d’accordo sulle proposte di valorizzazione del Noncello, fiume dimenticato soprattutto per l’incuria dei politici locali… Una cosa però stona, il titolo “la Festa sul Nonsel”: cambiamolo subito. Chi è che dice ancora Nonsel? Cambiamolo in Festa sul Noncello. Savino Carlet


La Città

BUONE PRATICHE

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Luca Marigliano è un archeologo pordenonese che da anni si occupa della divulgazione nelle scuole

Pordenone archeologica, gli Indiana Jones del Leo-Majo

Tra le varie iniziative il progetto “Vivi in Villa”: una trentina di studenti del liceo Leopardi Majorana curano l’apertura della Villa Romana, la pulizia e le visite guidate. “Il costo dell’iniziativa per la comunità? Zero!” di DAVIDE CORAL

Dici archeologia e il pensiero corre ai grandi siti sparsi per il mondo: Pompei, le piramidi egizie, i templi greci. E magari ti sfugge che anche dietro casa c’è chi scopre, conserva, cataloga reperti, ricuce tramite lo studio, i fili, trama del nostro passato. Uno di questi ricercatori è Luca Marigliano dello Studio Eupolis. Con lui ho parlato di archeologia in un momento particolare: sono passati pochissimi giorni da quando da tutt’altra parte del mondo, Khaled Asaad, 82 anni, ex direttore dei servizi archeologici dell'antica città romana di Palmira è stato assassinato dai terroristi dello Stato Islamico. «Lo studio dell’archeologia è un processo di conoscenza che si riflette anche sulla coscienza civica. Le degenerazioni come l'ISIS temono questi processi. Più c’è diffusione di conoscenza, in tutte le sue sfumature, meno terreno fertile trovano i fenomeni come il terrorismo» constata amaro Marigliano. Gli occhi accesi di chi ama il proprio lavoro, espone il suo punto di vista soppesando le parole. «Ha senso studiare l’archeologia pordenonese perché la conoscenza del passato non è solo un insieme di nozioni. Attualmente le informazioni sono disponibili a tutti. Ma occorre saperle leggere e capire. Per questo con Eupolis da molti anni puntiamo principalmente sulla divulgazione scientifica nelle scuole: lo studio del passato

serve da educazione civica, serve a formare i più giovani cittadini di oggi che domani magari amministreranno la nostra città». Lo studio del passato non è solo la sua professione, è quasi un credo. Gli chiedo se Pordenone sa valorizzare il proprio passato «Quello che ti posso dire è che ci sono state varie amministrazioni, compresa la attuale, che hanno investito nel processo di valorizzazione e di divulgazione del passato cittadino. Ad esempio i musei cittadini, come l'archeologico di Pordenone, sono messi a disposizione gratuita per le scuole. Sono azioni magari nascoste ma fondamentali perché sono azioni pratiche: garantire la gratuità vuol dire credere nel progetto di educazione al nostro passato e, di conseguenza, al nostro futuro. Il fine è creare cittadini attivi. E si arriva a dar vita a progetti splendidi. Ad esempio abbiamo attivato, coinvolgendo il liceo Leopardi Majorana, il museo archeologico e la Soprintendenza

regionale ai beni archeologici, il progetto “Vivi in Villa”. Ad oggi sono iscritti 32 ragazzi che si occupano dell’apertura della Villa Romana, della pulizia e della divulgazione ai visitatori. Il costo dell’iniziativa per la comunità? Zero. Questo per far capire che a volte non servono grandi investimenti, piuttosto abbiamo bisogno di idee che attivino processi virtuosi». Questo numero de “La Città” uscirà a settembre, quando Pordenone è colorata di giallo per Pordenonelegge. E allora Marigliano consiglia tre perle da non perdere «Contrada maggiore è sicuramente imprescindibile. È un itinerario storico, artistico, architettonico. Provate ad alzare gli occhi, osservate quante differenze ci sono, quante stratificazioni, tracce e segni dei secoli passati della nostra città. Poi consiglio di visitare Torre, dove troviamo appunto la Villa Romana. È legata al conte Giuseppe di Ragogna che è stato pioniere della ricerca archeologica e ci ha lasciato il castello che è diventato la sede del Museo archeologico. La terza perla è proprio quest'ultimo, che custodisce e mostra reperti di Pordenone e del nostro territorio ed è inserito in uno splendido contesto ambientale, tra Noncello e risorgive. Questo museo è fondamentale per la sua finalità: oltre a conservare le tracce materiali del passato, è pensato per "far parlare" il passato». Raccontata così, Pordenone sembra ancora più bella. I rimpianti arrivano quando si parla

di archeologia industriale. «Che Pordenone abbia un sacco di storia si percepisce già passeggiando per il corso. Però è una città che ha subito molte modificazioni, anche impattanti rispetto al suo aspetto, riducendo la sua manifesta storicità. È una città che ha perso molto, dal secondo dopo guerra in

poi. Monumento non deriva da "maneo", una cosa che rimane, ma da "mònere" che vuol dire ammonire, ricordare. Per questo è un peccato che i nostri cotonifici, dove tanti pordenonesi in passato hanno lavorato, non siano visitabili, tuttavia possiamo ragionare sugli effetti che hanno prodotto sul paesaggio quando erano attivi, pensiamo ad esempio all'utilizzo del lago della Burida. L’invito che faccio a tutti è quello di indagare Pordenone, scoprire le proprie radici. Solo così faremo crescere rami abbastanza forti da fiorire nella complessità del presente e per resistere alle sue tempeste".

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La Città

CONTROCORRENTE

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Dopo la battaglia “Comina sì Comina no” tutto tace su uno degli interventi più rilevanti per Pordenone

Nuovo ospedale, la politica batta un colpo La decisione di costruire il nuovo ospedale in via Montereale contiene un interessante abbozzo di città intelligente, che si sviluppa attraverso la rigenerazione urbana. Su questo versante, Pordenone gioca un ruolo di innovazione che la politica dovrebbe sostenere in modo compatto

di GIUSEPPE RAGOGNA

La politica non ha più nulla da dire sulla questione del nuovo ospedale. Se l’è squagliata. Tutto tace, a destra e a manca. Eppure, sono in ballo quasi 300 milioni di investimenti, che non sono proprio noccioline. Dopo una battaglia dai toni accesi su “Comina sì, Comina no”, uno degli interventi più rilevanti della storia di Pordenone è ora vissuto dagli amministratori pubblici con distacco, per non dire con imbarazzo. L’ospedale è una struttura “sensibile”, sia per progettazione sia per funzionalità dei servizi, che meriterebbe un’attenzione speciale, magari al di sopra del colore delle casacche. Invece, le procedure sono state abbandonate ai funzionari (incrociamo le dita, ma forse è meglio così). Si ha quasi l’impressione che più di qualcuno voglia gufare, magari per poter dire: “Avete visto? Era meglio costruirlo sui terreni della

Comina”. In realtà, la scelta di fregarsene è una sconfitta per Pordenone, se non altro sul piano della maturità. Dalle nostre parti, si fa ancora molta fatica a passare dall’azione di critica alla fase costruttiva. E la città soffre. Eccome. La costruzione del nuovo ospedale in via Montereale, a ridosso della struttura attuale, è coerente con lo sviluppo di Pordenone. Nell’area delle vecchie caserme, che era in stato di abbandono, potrà finalmente nascere il “polo della salute”, attraverso l’integrazione tra assistenza sanitaria territoriale e organizzazione ospedaliera. Lì si concentrerà tutto. Inoltre, gli uffici amministrativi, oggi sparpagliati, troveranno collocazione nei padiglioni che si libereranno. I cittadini avranno così un unico punto di riferimento. E a lavori finiti, al posto degli edifici irrecuperabili, tornerà il verde. La Regione, dopo

una serie di giravolte e di rimpalli, ha così chiuso la partita nel miglior modo possibile: senza consumo di suolo e nel rispetto delle compatibilità finanziarie. In quest’ultimo caso, aspetto non certo secondario, il ricorso massiccio al project financing, che era previsto dall’ipotesi Comina, avrebbe esposto i bilanci pubblici a costi elevati, scaricati sul groppone della comunità locale. Si tratta di un meccanismo infernale che non regge più. Non a caso, numerose strutture, in giro per l’Italia (per esempio nel Veneto), sono con l’acqua alla gola per aver inserito l’onerosissimo capitale privato nella sanità. La Regione metterà invece risorse proprie. Ora è in gioco la riorganizzazione di un pezzo strategico di Pordenone. L’atto finale, che scioglie una matassa assai ingarbugliata, tiene conto delle nuove dinamiche di sviluppo. La città è infatti proiettata verso dimensioni e prospettive diverse dal passato, che pretendono soluzioni innovative e una forte dose di coraggio. È finita l’era fordista, che l’ha plasmata negli anni del boom economico trainato dalle grandi fabbriche. Oggi si richiedono strategie di qualità non più legate ai grandi numeri e alle pesanti volumetrie di una crescita muscolare. Non ha senso occupare nuovi spazi con altre colate di cemento

quando esiste un patrimonio abitativo debordante: 5 mila appartamenti vuoti nell’intera area pordenonese, che copriranno il fabbisogno almeno per i prossimi 10-15 anni, perché gli indicatori socio-economici e demografici sono orientati verso ipotesi di contenimento della crescita (più equilibrata e meno irruenta). Non è pensabile sprecare altro suolo quando c’è un’abbondanza impressionante di aree dismesse: scheletri di cemento che cadono a pezzi, luoghi di rovi e di pantegane, anche in centro città. Che senso aveva aprire un altro “buco nero” spostando l’ospedale, quando tutt’attorno c’era lo spazio per costruirne uno di nuovo? Tra l’altro, proprio di fronte, è in fase di progressiva dismissione la caserma “Mittica”. In coerenza con questo tipo di analisi, la decisione di costruire il nuovo ospedale in via Montereale contiene un interessante abbozzo di idea di città intelligente, che si sviluppa attraverso la rigenerazione urbana. Prevede cioè una strategia di rammendo dei profondi “sbreghi” che hanno deturpato i valori della nostra storia. Su questo versante, Pordenone potrà giocare un ruolo di innovazione, che rappresenta già una scommessa per il futuro. Ma la politica lo capirà? O continuerà a vendere sogni irrealizzabili per incassare quattro voti in più?

LO SPIGOLO

Ma Pordenone è davvero noiosa? di NICO NANNI

il negozio per gli sposi

“Che noia! Che noia, che barba, che noia…” diceva la Mondaini nelle sue schermaglie coniugali televisive con Vianello. Facciamo nostra quella noia dopo un’estate passata a sentir parlare di movida, di Pordenoia, di città morta; di delibere che da luglio slittano ad agosto e da agosto a settembre; di locali pubblici che devono aderire alla movida e di musicisti che dovrebbero suonare gratis, “però-gli-artisti-devono-esserepagati”; di gente che s’inventa comitati per proporre alla città iniziative “a costo zero” (sempre per contrastare la noia cittadina); delle sottili disquisizioni fra “musica” e “rumore”; dei dibattiti fra il diritto di chi vuol divertirsi a tutti i costi e quello (sacrosanto) di chi vorrebbe anche un po’ di tranquillità. Siamo stufi di tutto questo parlare del nulla. E c’è un limite anche alle polemiche alimentate ad arte da giornali a corto di notizie. Prendiamo la movida: da un lato abbiamo l’impressione che tutti (si fa per dire) la vogliano, ma che poi, venuti al dunque, siano ben pochi gli esercenti disposti alla collaborazione e anche i musicisti – se non c’è olezzo di pecunia – si eclissano. E allora è un’esigenza reale o un modo

per fare un po’ di confusione? Ma ciò che più ci disturba, come cittadini attenti al fare, è questo continuare ad affermare da parte di qualcuno che “qui-non-c’è-mai-niente” e che “si-muore-di-noia”. Lasciamo perdere le grandi manifestazioni, i festival internazionali che si tengono in città, limitiamoci a considerare quella quantità di cose che si fanno durante l’Estate in Città e durante Musae. Centinaia di proposte da parte di un numero altissimo di associazioni e gruppi – che costituiscono la “base” della cultura e del tempo libero della città e della provincia – sempre frequentate da tanto pubblico. Anzi, in alcune serate le proposte sono anche troppe, tuttavia il pubblico si divide e accorre. E allora? Evidentemente a livello popolare e di chi sa vedere e discernere a Pordenone le iniziative ci sono e la noia, volendo, non c’è. A livello di qualche radical-chic, invece, non c’è evidentemente la capacità o la volontà di vedere e di capire e pertanto fiato alle polemiche. Sulle quali, poi, visto il periodo, si innestano altri interessi. Attenti alle strumentalizzazioni!


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OPINIONI

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Le urgenze formative sono evidenti: per gli insegnanti per i genitori e per gli studenti

Pordenone verso il declino? La sfida non è solo economica Curiamo di più l’educazione Secondo il premio Nobel di economia nel 2000 James Heckman "il futuro della nostra cultura è legato inscindibilmente a sistemi di istruzione e di educazione, soprattutto familiare e a livello di infanzia". "In particolare la prima infanzia possiede un’influenza determinante sulla salute, sui processi economici e sociali dei singoli individui e, di conseguenza, dell’intera società"

James Heckman premio Nobel in economia nel 2000

di DON GIORGIO TONOLO

Il territorio di Pordenone sta andando verso il declino? Di fronte a questo interrogativo le categorie economiche locali hanno espresso a più voci l’esigenza di superare le rassegnazioni, creando un fronte comune di “rilancio”. In effetti, non mancano vari segnali di crisi. Sono in affanno industria e commercio. Si affacciano problemi di immigrazione e di decrescita demografica. Si avvertono difficoltà diffuse per istituzioni come la scuola e la famiglia. E, più in generale, fanno riflettere fenomeni come la disaffezione verso la partecipazione politica, l’appannarsi di valori sociali condivisi e, insieme, un senso di sfiducia verso il futuro personale e collettivo. Non c’è dubbio che la reazione delle categorie economiche costituisca un

di NINO SCAINI

Uno dei principali e più sconvolgenti effetti delle moderne forme della comunicazione commerciale consiste nell’aver favorito la lenta trasformazione del cliente in consumatore. Da soggetto che sceglie(va) quando, da chi e a quali condizioni acquistare qualcosa, a target (letteralmente “bersaglio”) di vendita. Nella grande maggioranza dei casi è ormai l’offerta (di prodotti e servizi) il motore delle dinamiche del mercato. E la domanda, oltre che esautorata dal suo storico ruolo, appare sempre più condizionata, se non addirittura guidata. Questa sorta di rivoluzione copernicana comporta, tra l’altro, un importante quanto singolare rovesciamento anche del processo informativo: non è tanto il cliente/consumatore che si informa sul prodotto o servizio ma è piuttosto il venditore che raccoglie dati che gli consentano di incidere sui bisogni e sui meccanismi di scelta. Proprio la coscienza di questo ruolo di oggetto dell’altrui iniziativa, dovrebbe indurre il

fatto positivo, di speranza. Quanto però è sufficiente per promuovere una risposta globale a una sfida che non è solo economica, ma civile e sociale? C’è da augurarsi che si tratti di un segnale per un avvio di altre reazioni, attraverso la continuità e lo stimolo delle energie culturali migliori di questa collettività. Ma poiché la vita economica, politica e delle istituzioni è abitata da persone, sarà importante formare, o scegliere, individui idonei per coscienza morale, coraggio e capacità di innovazione. Cittadino presente e impegnato socialmente da oltre quarant’anni a Pordenone, sono spinto a segnalare un aspetto che credo fondamentale e urgente per un arricchimento specifico della qualità di vita nel territorio.

Riguarda la cura dell’educazione: un tema per lo più lontano dai progetti della politica, anche perché implicante scelte di rara lungimiranza. James Heckman, esperto dello sviluppo umano e premio Nobel di economia nel 2000, ha messo in luce un fatto di grande rilevanza

socio-culturale. Si è chiesto, insieme a un gruppo di altri ricercatori, quale futuro erediteranno i nostri figli. Su questo interrogativo ha condotto un numero enorme di ricerche, raccogliendo un quantitativo impressionante di dati interdisciplinari. Le sue conclusioni sono queste:

IL LANTERNINO

Ingresso libero, uscita a pagamento L’inganno delle “imperdibili” offerte consumatore ad evitare atteggiamenti di pigrizia mentale o di sudditanza verso eccessi di arroganza dell’offerta che si possono rivelare dannosi, specie nei casi di utenze o di vendite in abbonamento. Il caso forse più emblematico è quello delle proposte di aggancio intese ad acquisire nuovi clienti oppure ad incrementare la propensione d’acquisto di coloro che già lo sono. Spesso particolarmente accattivanti in quanto gratuite o a costi irrisori e, soprattutto (asseritamente) “non vincolanti”, cioè revocabili senza problemi né oneri. Dietro questa vera e propria esca sta invece un’astuta strategia con cui l’offerente persegue due obiettivi: aumentare il numero dei clienti e rafforzarne la fedeltà. I benefìci promessi, infatti, hanno quasi sempre una durata limitata (giusto quanto basta per

uscire dall’attenzione e dalla memoria del cliente), dopo di che il loro costo a carico dell’”adescato” cessa di essere vantaggioso o concorrenziale ove egli non provveda a darne disdetta alle condizioni e con le modalità previste (non di rado in modo surrettizio) nell’offerta stessa. Per fare qualche utile esempio, riguardo alle modalità, nessun valore ha il rifiuto del venditore di accettare una disdetta che dichiari essergli pervenuta, ma non in forma canonica (ad es. non mediante Raccomandata A.R. oppure non allo specifico indirizzo). E sul punto proprio il Giudice di Pace di Pordenone si è recentemente espresso condannando addirittura una (grande) azienda multinazionale anche alle spese (aggravate) per lite temeraria. Altrettanto dicasi, relativamente alle condizioni, per

quella secondo cui, la variazione del costo del nuovo servizio o prodotto entrerà in vigora se il cliente non manifesterà un volontà diversa. La clausola del “silenzio-assenso” è, infatti, valida solo se espressamente stabilita dalla legge ovvero formalmente concordata tra le parti. Per quanto riguarda, infine, le previsioni di penali, indennizzi e costi d’uscita in senso lato, possono essere ritenute valide solo se ne viene data precisa indicazione e giustificazione che ne escluda la natura vessatoria e anticoncorrenziale. Nel caso delle utenze telefoniche, ad esempio, il rimborso degli oneri di disattivazione (della linea) o di migrazione (ad altro gestore) può essere legittimamente preteso solo dimostrando che tali oneri sono stati realmente sostenuti. (assinvicti@gmail.com)

il futuro della nostra cultura è legato inscindibilmente a sistemi di istruzione e di educazione, soprattutto familiare e a livello di infanzia. In particolare, concludeva, la prima infanzia possiede un’influenza determinante sulla salute, sui processi economici e sociali dei singoli individui e, di conseguenza, dell’intera società. Istruzione e formazione educativa sono strettamente congiunte. L’educazione è uno stimolo di base per la motivazione all’apprendimento e la crescita culturale. Ed è all’interno di un clima educativo positivo che si formano individui equilibrati aperti ai valori, capaci di orientarsi verso future responsabilità. Di fronte ad aspetti di crisi della società attuale e, di riflesso, per i figli che l’abiteranno domani, l’educazione costituisce una promozione di valore primario e una forma di vera prevenzione principe. Di Pordenone è stato chiesto: “La gente dov’è?”. Si

può rispondere: “Sulla necessità e le iniziative di educazione non mancano né idee né persone disponibili ad impegnarsi”. Le urgenze formative sono evidenti: per insegnanti, che come educatori mediano saperi e formazione alla vita; per genitori, spesso disorientati ma guide insostituibili nella maturazione individuale e relazionale dei figli; per studenti, come soggetti chiamati ad essere protagonisti delle esperienze di apprendimento e di preparazione al futuro professionale e sociale. Resta aperta l’attesa che la causa dell’educazione ottenga l’interesse che merita. Ma per questo sarà necessario che pubblico e privato si muovano congiuntamente, con fiducia reciproca, capaci di rendere effettivo il principio della sussidiarietà sociale. E per i responsabili sarà necessario un senso di speranza e di preveggenza coraggiosa.

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La Città

CRONACHE

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L’edilizia soffre, ma nel pordenonese c’è un’azienda che sta investendo su un settore in espansione (cd) Tra i settori economici in sofferenza, certamente l’edilizia è ai primi posti. L’unica via per resistere e progredire è innovare ed evolversi. È quello che ha fatto la Cozzarin Legnami, che l’evoluzione, in realtà ce l’ha nel dna, essendo nata settant’anni fa come semplice segheria, passata al commercio del legname esotico, aggiungendo poi la realizzazione di pavimenti e tetti in legno. Quest’ultimo settore sta dando molte soddisfazioni, poiché l’ambito operativo si è esteso ultimamente dall’ambito residenziale alle coperture di grandi edifici (sportivi, religiosi e industriali). È particolare motivo di orgoglio la copertura dell’ampliamento dell’area produttiva della Fazioli Pianoforti, ultimata a luglio: 3.600 mq in travi lamellari e pannelli crosslam. In

Casa a due piani con quattro unità abitative

COZZARIN

punta sulla casa di legno L’INIZIATIVA

Carta di Pordenone, un messaggio di civiltà

La sindaca, la prefetta, la ministra: chiamiamo le donne con il loro nome il rispetto passa anche attraverso il linguaggio Tutto è iniziato in un pomeriggio di primavera. Così è nata la “Carta di Pordenone”, il protocollo d’intesa: “Media e rappresentazione di genere” ideato per dare voce a nuova cultura rispettosa della persona. L’idea era stata lanciata un pomeriggio; il prologo è nato per fermare la scia dolorosa causata da un terribile pluriomicidio avvenuto in un quartiere pordenonese non lontano dal centro storico della città. Una reazione spontanea e condivisa dopo una breve riunione indetta per ripercorrere le dinamiche del dramma e soprattutto per evitare in futuro simili fatti. La cronaca nera della città aveva registrato infatti, a distanza di poco tem-

po, due episodi tragici in cui avevano perso la vita tra l’altro, una mamma e la sua figlioletta di pochi anni, massacrate dal padre-marito trasformatosi in carnefice. Le minacce dell’uomo erano state segnalate da tempo, ma a nulla erano valsi i tentativi di mettere in salvo le due donne. In quel pomeriggio di aprile, per chi aveva avuto il compito di conoscere quei fatti, era svanita ogni traccia di primavera. Su ogni cosa si era distesa una polvere grigia. Sarebbe stato possibile evitare quelle morti? La risposta era stata scrupolosa ed efficace, ma urgeva il bisogno di costruire subito un futuro diverso con un gesto concreto e non con le solite parole. Tutto

30°

è iniziato così. In quel momento è stata scritta la prima parola del protocollo. Un documento che mette nero su bianco gli impegni e i propositi legati a una rappresentazione rispettosa della dignità della persona nell’ambito dell’informazione e della comunicazione, intesa a eliminare gli stereotipi di genere. Il documento è stato formulato e sottoscritto i primi di luglio, in tempi record, convogliando in un unico atto, la volontà di tutti i firmatari desiderosi di costruire un punto di partenza per contrastare non solo il fenomeno della violenza contro le donne, ma anche una cultura troppe volte indifferente al rispetto. Nessuno ha esitato a dare la sua approvazione: il Comune di Pordenone, la Commissione Pari Opportunità del Comune, la Commissaria di Pari Opportunità della Provincia, l’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Pordenone, l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, il Circolo della Stampa di Pordenone, Assostampa Friuli Venezia Giulia, il Teatro Comunale G.Verdi, l’Associazione Voce Donna di Pordenone. L’obiettivo è di sostenere una nuova forma di informazione e comunicazione rispettosa dei principi di uguaglianza, di pari opportunità e la valorizzazione delle differenze di genere. Il protocollo oggi, rappresenta un impegno concreto e prende forza da progetti collegati ad esso, trascritto come atto amministrativo nel sito del Comune con una veste ufficiale che comprova la nuova strada. Avrà la durata di tre anni e la sua forza è di essere aperto a tutte le possibili e nuove sottoscrizioni. Perché il numero fa la forza e insieme si può provare a invertire la rotta. Forse sarà solo una goccia nel mare, ma - come hanno dichiarato i firmatari - da qualche parte si doveva pur cominciare. E Pordenone anche in questo, ha scelto di farlo e di essere in prima fila. Paola Dalle Molle

questo caso, infatti, è stato fatto il tetto completo. L’ultima frontiera – settore in grande espansione, di cui la Cozzarin legnami ha intuito le potenzialità già da diversi anni – è però la costruzione di case di legno, richieste sia nel settore residenziale, che in quello pubblico. “Il nostro ultimo lavoro è una casa a due piani con quattro unità abitative, realizzato a Castions di Zoppola in due settimane – racconta Claudia Cozzarin titolare dell’azienda - Uno dei vantaggi della costruzione di case di legno è difatti la rapidità. A questa si aggiungono la certezza dei costi, le caratteristiche antisismiche, il risparmio energetico (in futuro), la salubrità degli ambienti e il benessere derivato. Oltre naturalmente al rispetto dell’ambiente. Sono valori sempre più richiesti.

La copertura della Fazioli

Per far capire l’importanza strategia di questo settore e la sua validità abbiamo da poco organizzato un seminario formativo in collaborazione con gli Ordini professio-

AMARA PIACE

Sulle tracce dei tesori enogastronomici della provincia di Pordenone

nali degli architetti e degli ingegneri con docenti universitari di livello nazionale: il settore è difatti molto interessante anche dal punto di vista occupazionale”.

di MARA DEL PUPPO

Lo stilista delle crostate nella cucina di pnlegge Sabato 19 Settembre alle 11.30 alla Pasticceria Diana di corso Garibaldi l’atteso incontro con Gianluca Fusto che presenterà il volume editato da Italian Gourmet “Crostate”, titolo dedicato ad una delle tipologie di dolci tradizionali più amate che l’eclettico pasticcere interpreta in chiave anticonvenzionale A Pordenonelegge ce n’è per tutti i gusti. Il programma ogni anno è più ricco e non mancano gli eventi dedicati ai foodies. Mentre mi concentro per selezionare gli appuntamenti a cui non posso mancare, scorgo un nome che per gli amanti della pasticceria è come dire Hermes per i modaioli… si tratta di Gianluca Fusto. Fusto è considerato uno dei più talentuosi pasticceri italiani, noto per il suo stile minimal ed elegante che – tornado all’esempio di Hermes – strizza l’occhio ad una scuola che ha fatto storia, quella francese. Le “boutique della pasticceria” nascono proprio grazie ai nostri cugini d’oltralpe, tra i più noti esponenti di questa corrente Pierre Hermé. Le sue botteghe sono autentiche gioiellerie dove piccole creazioni perfette per forma e consistenza anticipano un equilibrato mix di sapori che esplodono letteralmente in bocca. Questa tendenza, contrapposta alle ricette dei ricchi dolci delle tradizioni regionali, a breve contagia anche la pasticceria italiana, e Fusto ne è certamente il più noto esponente. È sufficiente sfogliare il suo volume per sorprendersi di come dietro ad un titolo che

ricorda ai più preparazioni casalinghe, imperfette ma golose – chiamiamolo comfort food – si nascondano creazioni in cui armonia e attenzione ai dettagli la fanno da padrone. Ogni impasto segue regole precise, i bilanciamenti sono accuratamente testati, nulla è lasciato all’improvvisazione. Il volume raccoglie 60 ricette fotografate in sezioni dedicate suddivise fra frutta, cioccolato, grandi classici, dolci di design e monoporzioni, il tutto preceduto da un’esauriente trattazione sulle frolle, la loro composizione, l’utilizzo degli ingredienti principali, le tipologie di cottura e conservazione. Tanto distintivo è diventato lo stile Fusto che le sue consulenze, già molto apprezzate all’estero, sono richieste anche in Francia. Lui però resta un ragazzo che è bello ascoltare, competente ma non troppo serioso, coinvolgente e attento nello spiegare non solo nel fare. Sarà quindi un piacere sedersi e sentirlo raccontare le sue crostate. Potremo persino pensare di riuscire a farcela anche noi a dar vita a certe creazioni, poi magari la pratica ci metterà di fronte alla dura realtà.


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L’INTERVISTA

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JamManBand è il gruppo che organizza jam session in città, anche se i posti dove suonare sono pochi

A caccia di posti dove suonare “Il Castello sarebbe perfetto” Valentina Ricciuti, portavoce del gruppo, ne è convinta: “Anche il pontile del Noncello andrebbe bene se non ci fosse la strada. Ma il Castello sarebbe l’ideale perché è già insonorizzato” di GIORGIO SIMONETTI

la cosa ad altri Comuni: hanno aderito Sacile, Porcia e San Quirino, oltre a Pordenone. I fondi sono sempre pochissimi, riusciamo a fare una Jam per Comune, 4 in totale a cui si sono aggiunti due concerti, per un totale di 6 date. Quanta gente partecipa alle Jam? L’ultima volta sul palco si sono alternate circa 40 persone. Non abbiamo un paletto sul genere, se qualcuno vuole fare la cover o suonare blues o funk, non c’è nessun problema. E se uno suona male o esagera? Gli altri musicisti glielo fanno subito capire, e quello smette! Le vostre Jam iniziano molto presto, alle 20.30, e finiscono alle 23.30. Avete mai avuto problemi per i volumi? No. Una cosa che mi piace tanto è proprio quella dell’orario. Iniziando prima si possono comunque fare 3 ore di musica, senza disturbare chi vuole dormire o lavorare il giorno dopo. Bisogna pensare anche a chi risiede, e te lo dice una persona che la musica la vuole promuovere. L’alternativa sarebbe quella di trovare degli spazi dove non si disturba, che purtroppo non abbiamo. A Pordenone quali sarebbero questi spazi? Uno di questi è il pontile sul Noncello. Se non ci fosse la strada, quella sarebbe una location adatta. Pensavamo anche al Bronx, ma la cosa veramente bella sarebbe avere un locale, un club. Un locale insonorizzato dove si possa fare musica fino a tardi, come avviene in altre città come al Torrione di Ferrara e nei club di Padova. C’è l’esigenza di creare nuovi spazi dove

Valentina Ricciuti è una pianista classica, innamorata della musica Jazz. Lucana di origine, si è trasferita a fare musica. Pubblici o privati, non ha Padova per motivi di studio importanza. Il Castello di Pordenone saed ora abita a Pordenone, rebbe perfetto, già dotato di un’insonorizdove vive con il suo zazione naturale! fidanzato. È la portavoce del Il Deposito Giordani? gruppo JamManBand, orÈ da rivedere, sicuramente. Perché seconganizzatore di Jam Session a do me non ha un’identità, o se ce l’ha è Pordenone, Porcia, San Quilegata soltanto ad un tipo di musica e non rino e Sacile. è valorizzato abbastanza. Da chi è formato il gruppo, Da una costola del gruppo JamMane com’è nato? Band è poi nato una nuovo collettivo, È nato dall’idea di due granfondato da Luca Ridolfo e Nicola di amici musicisti, Flavio Avon… Baldin e Toni Celia. Sono Sì. L’anno scorso si era creato un clima partiti tre anni fa con delle talmente bello che alcuni si sono conojam session al Chiostro della sciuti e hanno cominciato a dire: “TroviaBiblioteca di Pordenone, moci a suonare!”. Sono nate delle nuove chiamate Jamin’ Chiostro. band ed un collettivo, che si chiama All’epoca lavoravo al bar PNJazzCollective, PNJ. Mentre Jamdella biblioteca e mi sono ManBand si limita ad organizzare le jam, proposta di collaborare con loro principalmente per la parte grafica e di comunicazione. Tre anni fa non avevamo neanche il service, ognuno portava un pezzo di strumentazione. Ricordo ancora la prima jam session: pioveva ed erano tutti sotto i portici, ma c’era talmente tanto fervore per questa cosa che i gruppetti suonavano comunque ognuno per conto loro, nel proprio angolo! C’era una grande voglia di suonare, voglia di musica. Poi cos’è successo? Questo è stato l’inizio, una cosa molto artigianale. Abbiamo organizzato quell’anno 3 jam session, con il sostegno del Comune di Pordenone. L’anno dopo ne abbiamo fatte 2, sempre nel Chiostro. Quest’anno abbiamo pensato di allargare Nelle foto Valentina Ricciuti e alcune jam session organizzate dal PNJCollective Precisazione in merito all’articolo dello scorso numero “Dal Noncello un Ponte con l’Africa Nera”, intervista a Eugenie Muadi e Yannick Tshimbalanga > Ci scrive il presidente dell’Associazione di volontariato Rehoboth ONLUS Giuliano Soveri, che ha voluto precisare la genesi di Casa Rehoboth, nata come progetto della Rehoboth ONLUS di Pordenone, iscritta nel Registro Regionale delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Il finanziamento regionale citato nell’intervista da Eugenie Muadi è stato erogato alla sopracitata Onlus per un progetto di cooperazione internazionale. In un secondo momento, dopo il trasferimento dei coniugi Tshimbalanga in Repubblica Democratica del Congo, è nata una ONG di diritto congolese denominata Casa Rehoboth, per facilitare il lavoro in loco. Casa Rehoboth quindi, in quanto associazione di diritto congolese, non ha fruito direttamente di finanziamenti da parte della Regione Friuli Venezia Giulia. Attualmente non permangono più legami di collaborazione tra le due realtà, Rehoboth ONLUS e Casa Rehoboth. >

il collettivo raccoglie tutti i simpatizzanti: una ventina tra musicisti e appassionati che hanno deciso di trovarsi periodicamente in una sala prove ogni due settimane, per studiare insieme degli standard jazz. Invitano periodicamente un professionista, che svela loro alcuni segreti del mestiere, tutto gratuitamente. L’ultima volta c’era Bruno Cesselli, pianista, la volta prima Luca Colussi, batterista. Sono una comunità espressamente nata con l’idea di risollevare il panorama musicale pordenonese, la stessa mission di JamManBand. Qual è l’età media del collettivo? Andiamo dai 20 anni ai 50, è veramente trasversale. Per l’inverno come pensate di proseguire? In passato abbiamo organizzato diverse jam all’osteria Alla Frasca, a Pordenone. Per quest’inverno non ci abbiamo ancora pensato. Quello che vorremmo fare in futuro è

di ampliare i fondi per avere la possibilità di chiamare un fotografo e un videomaker. Sarebbe bello vincere un bando europeo, io vorrei provarci anche se è molto difficile. È bello fare jam session, ma sarebbe bello anche fare dei seminari tenuti da bravi artisti, non serve che siano famosi. Un progetto culturale che preveda scambi da altri paesi, che richiami studenti musicisti da tutta Europa per poi veder partecipare i nostri ai loro festival. A Pordenone ci sono molti musicisti, che per studiare vanno a Siena Jazz o in altre città dove trovano un conservatorio. Per un’iniziativa di questo tipo si potrebbero inoltre stipulare convenzioni con i B&B del pordenonese e mettere in rete diverse realtà locali. Contatti su Facebook: JamMenBand PNJCollective

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ARTE

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Grande retrospettiva dedicata all’artista Pordenone Montanari alla Galleria Bertoia e a Palazzo Cossetti

PORDENONE RIABBRACCIA AMERICO MONTANARI A margine della mostra organizzata da Comune e FriulAdria la nipote Paola Montanari racconta la figura dello zio artista: “Quando vidi la sua casa rimasi a bocca aperta: non solo era piena di quadri dappertutto, ma lui aveva dipinto ovunque, sulle pareti, sui mobili della cucina…”. Oggi abita a Grado e dipinge con le finestre chiuse Americo Zanetti, lo zio pittore

di CLELIA DELPONTE

Ha lasciato Pordenone per Milano all’inizio degli anni Sessanta il pittore Americo Montanari. E poi ha vissuto a Parigi, in Spagna e infine sulle colline biellesi, dove ha lavorato per 18 anni in completo isolamento, fino al 2008, quando è tornato a vivere nel Nord Est. Ma Pordenone gli è sempre rimasta nel cuore, tanto da averla scelta come nome d’arte, anche in omaggio al pittore rinascimentale Antonio de’ Sacchis. La grande mostra a lui dedicata “Pordenone Montanari – Assedio alla forma” - organizzata dal Comune di Pordenone in collaborazione con FriulAdria Crèdit Agricole in corso in Galleria Harry Bertoia (con una sezione di grandi opere nelle vetrine di palazzo Cossetti, sede direzionale dell’istituto bancario, con affaccio su piazza XX Settembre) – segna simbolicamente un

Nudino rosso 1986

ritorno a casa e nello stesso tempo il ritrovamento degli affetti familiari, e non solo. C’è ancora chi se lo ricorda bambino e non lo vede da sessant’anni, come il restauratore e pittore Giancarlo Magri, suo coetaneo, che da bambino andava a giocare a casa sua: “ I nostri padri si conoscevano e nel suo giardino giocavamo alla guerra

Pordenone Montanari dipinge nel suo studio

Settanta da Latina mi recavo per lavoro a Milano, dove andavo a trovarlo. Li trovavo interessanti, con influenze impressioniste, ma già si intravvedeva la ricerca di un proprio stile. Poi per lavoro (sono geologo) ho girato il mondo e ci siamo persi di

al figlio che viaggiava all’estero, piatti per lei insoliti come l’insalata di riso. Per le feste comandate veniva con la moglie Flavia, e lei di sobria eleganza milanese, portava alla tavola tradizionale della festa familiare un tocco particolare. Americo aveva una libreria fornitissima e rotoli di carta da parati anni Settanta che avrebbe poi usato per dipingervi sul retro. A me bambina non era permesso entrare nella sua stanza, “il cameròn” che si affacciava sull’attuale villa Carinzia. “Non disturbare Americo che scrive” mi veniva detto. Più grande ci sono andata per prendere qualche libro e tentare di cogliere cosa poteva aver ispirato quella casa. Poi i ritorni si diradarono e cessarono definitivamente. Quando la madre Carlina si ammalò, lui la volle prender con sé, Où veux tu aller 2009 Calcio alla luna 2012 portandola a Valle San Ninascondendo i giocattoli vista. Non sono più riuscito curiosità a proposito di colao, dove viveva ritirato sotto terra”. E c’è chi l’ha ad avere sue notizie. Quannomi: i fratelli di Francesco, dal mondo in una villa a tre conosciuto sotto militare, do ho saputo della mostra piani del primo Novecento. dunque gli zii da parte di come Claudio Carrara, 81 di Pordenone, ho subito A Carlina eravamo tutti padre di Americo si chiaanni, che, saputo della mocontattato il Comune, che a mavano Americo e Leone affezionati: mancato mio stra, da Roma ha preso il sua volta mi ha indirizzato a Pordenone). A parte alcuni padre era diventata lei il notreno per venire a ritrovare Paola Montanari, sua nipocorsi all’Accademia di Brera, stro unico punto d’incontro. un caro amico. “Lo conobte. Così ho potuto realizzare la formazione di Pordenone Andai a trovarla da Americo bi – racconta – nel 1960 a il mio grande desiderio: rinella casa che poi fu venduta Montanari è avvenuta nei Tolmezzo, dove entrambi fa- abbracciare una caro amico al collezionista d’arte indiagrandi musei europei. “E cevamo il militare nell’artie vedere la sua meravigliosa racconta Paola – magari in no che così “scoprì” Pordeglieria di montagna. I nostri mostra”. Ma i fili più impor- futuro al MoMa di New none Montanari, portandolo commilitoni amavano fare tanti a riallacciarsi, seppure York”. Americo aveva potuto a Londra con una mostra. baldoria, lui era una persona idealmente sono stati con le studiare “..da geometra”, e Sculture e quadri erano riservata, taciturna e chiusa, radici. Con Paola ricostruovunque, aveva dipinto ansolo più tardi ha potuto seio ero più espansivo. Facem- iamo l’albero genealogico che sui mobili e sulle pareti. guire la vocazione artistica. mo amicizia. Insieme andadella famiglia. Americo era Ma i suoi quadri li ha semLo ricordo bohèmien e rivamo al cinema o passeggia- l’ultimo dei 4 figli (gli altri servato. Amava sorprendere. pre voluti con le cornici e il vamo discutendo dei nostri 3 erano Alma, Ignazio ed vetro, diaframma tra l’opera Era molto legato a sua mainteressi comuni: l’arte, la Elide) avuti da Francesco dre, mia nonna, e da Milano e chi la guarda”. Ora vive a letteratura e la poesia. Lui (impiegato al cotonificio tornava spesso a trovarla e si Grado, dove Bruno Mercuri già dipingeva, anche se non Amman) e Carlina, sorella ha girato il documentario fermava qualche tempo per ne aveva ancora fatto la sua del pittore Americo Zanetti, scrivere. Lei diceva concon intervista che Videe ha attività esclusiva. I suoi qua- buon paesaggista (di cui le prodotto a sponsorizzaziotenta “riva el me Merico”. dri li vidi successivamente collezioni civiche conserne e corredo della mostra. Aveva comperato un nuovo quando agli inizi degli anni vano un paio di opere, e la libro di cucina per preparare Com’è la sua casa lì? “Il grande salone è adibito ad atelier con grandi quadri e sculture in legno. La casa è a due piani, molto luminosa, vicina alla laguna. Ma nello studio lui dipinge con le imposte chiuse, la luce naturale è variabile e vuole essere lui a determinare la luce delle opere. Mi hanno colpita i suoi blocchi per gli schizzi: non un foglio strappato, un ripensamento”. Come trascorre le sue giornate? “Lavora incessantemente e metodicamente. A 78 anni la famiglia: da sinistra Elide, Americo, non si concede sosta”. Americo a 25 anni con padre, madre, moglie 1937 il piccolo Americo in e nipote (Francesco Montanari)

braccio al fratello Ignazio

cui nipote Edi, docente di arte all’Isac di Cordenons ha ereditato la vena artistica). Ed è proprio vedendo il lavoro dello zio, che portava il suo stesso nome, che Americo restò affascinato e mosse i suoi primi passi nel campo della pittura. (Una

Carlina, Ignazio, Alma e Francesco


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TEATRO

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Grandi nomi nel cartellone 2015-2016 del Teatro Comunale che si conferma un motore di cultura

Con Ale e Franz sarà un autunno mica da ridere! Il celebre duo comico in scena a Pordenone dal 6 all’8 novembre. A seguire Stefania Rocca e Franco Castellano nella commedia “Scandalo” di Arthur Schnitzler (15 e 16 novembre). Paolo Rossi sarà, invece, l’istrione di “Moliere: la recita di Versailles” (27, 28 e 29 novembre) Stefania Rocca

Autori internazionali, diversi linguaggi del teatro, percorsi tematici e, come comune denominatore, numerosi artisti molto amati dal pubblico (pur con un occhio di riguardo ai talenti ancora da scoprire). Annuncia infatti grandi nomi il cartellone della prosa della stagione 2015-16 del teatro Verdi di Pordenone, attori che spesso spaziano dal teatro al cinema, passando per il piccolo schermo, come Luca Zingaretti, per esempio, che sarà presto in televisione con i nuovi episodi dell’amatissimo commissario Montalbano, al Verdi protagonista e regista (22, 23 e 24 gennaio 2016) di “The pride”. Un lavoro che arriva dall’Inghilterra, testo insignito del Lawrence Oliver Award, nel quale si contrappongono due storie parallele per sollevare interrogativi sulla nostra vita contemporanea (gay ed etero). O come Ale e Franz (6, 7 e 8 novembre 2015) che con il loro “Gaber, Iannacci, Milano e Fabrizio Gifuni noi” faranno un omaggio al teatro canzone di Gaber e Iannacci, accompagnati sul palco da una sorprendente band musicale. Che dire poi di Silvio Orlando e Marina Massironi? Che il 12, 13 e 14 febbraio 2016 proporranno una nuova edizione de “La scuola” di Domenico Starnone, uno spettacolo “storicizzato” (il debutto fu nel 1992 e molti ricorderanno la versione cinematografica di grande successo) che ancor più evidenzia le problematicità ancora irrisolte del sistema e delle relazioni insegnanti-studenti. Non meno amati dal pubblico sono Stefania Rocca e Franco Castellano, nel cast della

commedia “Scandalo” di Arthur Schnitzler, focus sugli affetti, i calcoli, le dinamiche “piccole” dei componenti un nucleo familiare, in arrivo il 15 e 16 novembre 2015. Paolo Rossi, invece, sarà l’istrione di “Moliere: la recita di Versailles” (27, 28 e 29 novembre 2015) scritto con il pluripremiato drammaturgo Stefano Massini, occasione per raccontare il teatro comico mettendo a confronto il lavoro e la vita del capocomico Molière e del personaggio capocomico Paolo Rossi. Marco Paolini insieme a Gabriele Vacis ha costruito lo speciale progetto “Amleto a Gerusalemme” e (12,13 aprile 2016) calcherà il palco insieme a dieci attori palestinesi in un lavoro tratto dall’universale opera di Shakespeare, capace di rappresentare le complicate esistenze anche di chi vive in Palestina. Maria Amelia Monti e Paolo Calabresi travolgeranno il pubblico (26, 27 e 28 febbraio 2016) con “Nudi Silvio Orlando e crudi”, di Alan Bennet: trovarsi la casa svaligiata dai ladri è senza dubbio un evento sinistro ma Bennet ne fa occasione per aprire squarci esistenziali e comici nella vita di due coniugi… A cent’anni dalla nascita di Albert Camus, Fabrizio Gifuni renderà omaggio allo scrittore francese con uno dei pilastri della letteratura mondiale “Lo straniero” (7 aprile 2016): una magistrale interpretazione per un adattamento teatrale che fonde musica e parola. Questi e numerosi altri protagonisti della scena in un cartellone che potrà essere fruito anche attraverso varie formule di abbonamenti. La campagna è in pieno corso: informazioni sul sito www.comunalegiuseppeverdi.it, 0434 247624, Fb e Twitter.

L’EVENTO

Prima nazionale promossa da FriulAdria a Cinemazero per il nuovo film di Fasulo Dopo la prima mondiale al Festival di Locarno, giovedì 24 settembre debutta a Pordenone la nuova pellicola “Genitori” del regista sanvitese. Iniziativa fortemente voluta da FriulAdria che ha creduto e investito nella produzione del film sul tema della disabilità Dopo la prima mondiale al Festival di Locarno, dove è stato accolto dagli applausi della critica e del pubblico, Genitori approda finalmente nelle sale italiane: il nuovo e attesissimo film documentario del regista friulano Alberto Fasulo, prodotto da Nefertiti Film con Rai Cinema, in associazione con FriulAdria Crédit Agricole sarà presentato in anteprima nazionale assoluta giovedì 24 settembre alle 20.45 a Cinemazero di Pordenone. Realizzato con il sostegno e il contributo del Fondo per l’Audiovisivo del Friuli venezia Giulia, della Friuli Venezia Giulia Film Commission, del Rotary International – Distretto 2060 Friuli Venezia Giulia-Veneto-Trentino Alto Adige, Genitori verrà distribuito nelle sale italiane dall’Istituto Luce (coinvolgendo associazioni di settore, istituzioni e scuole). Il tour prenderà il via proprio dal Friuli Venezia Giulia, anche grazie alla stretta collaborazione con la Tucker Film, il Visionario di Udine e, appunto, Cinemazero di Pordenone. Una famiglia con un figlio disabile è una famiglia disabile? Partendo da un interrogativo tutt’altro che semplice, il film si

Marco Paolini

permette la libertà di entrare, immaginare e comprendere la realtà di quanti condividono quell’esperienza. Genitori racconta, infatti, la quotidianità di un gruppo di auto-mutuo-aiuto, l’Associazione “Vivere Insieme”, formato da genitori di figli diversamente abili, che riscoprono nel dialogo la possibilità di affrontare e comprendere la vita di tutti i giorni. Indipendenza, sessualità, limite, senso di colpa, diritto al lavoro, sono gli argomenti che affrontano. Come qualunque altro genitore, come qualsiasi figlio. Un film sul dolore senza pietismo, dove si respira il coraggio della paura, accompagnato da desideri, commozione e sorrisi. Facendo dimenticare che queste storie non ci toccano direttamente, ma con leggerezza ci possono toccare… Alberto Fasulo, nato nel 1976 a San Vito al Tagliamento, ha esordito alla regia nel 2008 con l’opera Rumore bianco. Nel 2013 il suo film “TIR”, prodotto da Nefertiti Film in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Tucker Film, ha ricevuto il Marc’Aurelio d’Oro come miglior film all’ottava edizione del Festival internazionale di Roma.


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APPUNTAMENTI

Dal 3 al 10 ottobre nel Teatro Comunale di Pordenone ritorna il festival “Le Giornate del cinema muto” LE SERATE SPECIALI

IL CINEMA MUTO RILANCIA CON UN MUST DELL’HORROR

I Miserabili, capolavoro di sei ore di proiezione Eventi di apertura e chiusura realizzati in partnership con Fondazione Crup e FriulAdria Crédit Agricole

L’evento di chiusura delle Giornate, sabato 10 ottobre (in replica il pomeriggio di domenica 11 ottobre), sarà Il fantasma dell’Opera (1925) di Rupert Julian. È un film ancora oggi affascinante e potente che dà vita a un mondo oscuro e misterioso

di NICO NANNI Ancora una volta, spenti i riflettori su “pordenonelegge. it”, si accendono quelli sulle Giornate del Cinema Muto numero 34, in programma del Teatro Comunale di Pordenone dal 3 al 10 ottobre. Il festival si presenta agli esperti e agli appassionati che giungeranno da tutto il mondo, ma anche al grande pubblico, con un programma – firmato dal direttore David Robinson –

ampio, vario e con diversi appuntamenti di rilievo che assumeranno i contorni del grande spettacolo. Ecco cosa ne dice Livio Jacob, presidente delle Giornate. Presidente Jacob, sono state superate le difficoltà che facevano temere per la vita delle Giornate? Il budget di quest’anno ci permette ancora di fare il festival, pur con il taglio di 25

mila euro della Camera di Commercio di Pordenone, parzialmente bilanciato dal Ministero dei Beni Culturali che ci attribuisce 5 mila euro in più rispetto allo scorso anno. Abbiamo però raggiunto il limite più basso ed è necessario un rilancio economico delle Giornate del Cinema Muto, ma anche di contenuti. Non siamo più un festival pionieristico e di nicchia, cui il mondo degli archivi e del restauro guarda con ammirazione, e dobbiamo fare i conti con quello che accade attorno a noi (dalla concorrenza di Bologna per esempio, alla sfida digitale). È necessario quindi investire sul festival risorse che permettano di lavorare con tranquillità sul futuro. Si può dire che questo festival che si pensava dovesse finire per mancanza di materiali, trova invece sempre nuova linfa? Film muti belli o meritevoli di essere visti o rivisti al festival se ne trovano sempre: siamo piuttosto di fronte a un eccesso di offerta e dobbiamo fare tagli dolorosi. Il mondo degli archivi tiene particolarmente a un “passaggio” dei propri restauri a Pordenone perché la nostra vetrina continua a essere molto apprezzata e mantiene un ottimo livello di partecipazione. Quali sono i punti qualificanti del programma 2015? Quest’anno le Giornate offrono un programma molto variegato, con tanti percorsi (altre volte in passato ci siamo

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Periodico di informazione e opinione della città di Pordenone Tiratura 7.000 copie

concentrati su uno o due argomenti portanti). Le serate e i due week end offrono film più adatti al pubblico non specialistico. Un avvenimento è rappresentato da I Miserabili di Fescourt, ma anche il Fantasma dell’opera è un evento assolutamente inedito per Pordenone. Sono poi molto interessanti le sinfonie delle città che vedremo raggruppate per la prima volta e ricordiamo i molti pezzi forti rappresentati dalle pellicole di Victor Fleming. C’è anche uno Stanlio e Ollio ritrovato nella lunghezza originale che si cercava da decenni. Il cinema muto italiano quest’anno ha l’onore dell’apertura del festival. Ci sono altre chicche nel programma? Apriamo con Maciste alpino un film muto molto popolare all’epoca, ma il cinema italiano è presente con i giganti buoni del muto italiano che ha per protagonisti forzuti e acrobati, attivi in Italia e soprattutto in Germania. Non dimentichiamo il pioniere Leopodo Fregoli e i film di guerra di Luca Comerio. La sezione dedicata ai superclassici del Canone Rivisitato mantiene il suo fascino in particolare con Ottobre di Ejesenstejn, ma c’è anche la sezione dedicata alla nascita del western. Completiamo il Messico con i serial a sensazione e ricordiamo l’Argentina con Quirino Cristiani un italiano là trapiantato che sviluppò il cinema d’animazione. EDITRICE: Associazione “La Voce”, Viale Trieste, 15 (2°piano) Pordenone DIRETTORE RESPONSABILE: Flavio Mariuzzo

(N.Na.) - Le Giornate del Cinema Muto si apriranno sabato 3 ottobre (ore 21.00) con Maciste alpino (1916) di Luigi Maggi, Romano Luigi Borgnetto e la supervisione di Giovanni Pastrone, restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con la Biennale di Venezia. Interpretato da Bartolomeo Pagano, che aveva già lanciato due anni prima in Cabiria il personaggio di Maciste, il film riafferma una figura molto popolare che avrà grande fortuna nel cinema italiano e internazionale nei decenni successivi, quella degli uomini forti. L’evento di chiusura delle Giornate, sabato 10 ottobre (in replica il pomeriggio di domenica 11 ottobre), sarà Il fantasma dell’Opera (1925) di Rupert Julian. È un film ancora oggi affascinante e potente che dà vita a un mondo oscuro e misterioso. Le atmosfere gotiche, il mix di orrore e romanticismo costituiscono un imprescindibile riferimento per tutti i grandi horror dei decenni

15 E con soli

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:

successivi. La copia restaurata da Photoplay, comprensiva delle scene originali a colori, sarà accompagnata dalla musica di Carl Davis eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta dal Maestro Mark Fitz-Gerald. Restiamo sempre a Parigi con quello che possiamo definire senz’altro l’evento delle Giornate 2015: la proiezione, mercoledì 7 ottobre, del capolavoro di Henri Fescourt I miserabili (1925), universalmente riconosciuto come il migliore e il più fedele dei numerosi adattamenti dell’opera di Victor Hugo, ora restaurato. A Pordenone si potrà vivere l’esperienza di sei ore e mezza di proiezione con l’accompagnamento musicale al pianoforte dal vivo di Neil Brand.

PUOI RICEVERE IL GIORNALE A CASA TUTTO L’ANNO! intestato a:

ASSOCIAZIONE LA VOCE

- BANCA POPOLARE FRIULADRIA IT39 Z 05336 12500 000040442213 - BCC PORDENONESE IT74 W 08356 12500 000000012922 - FRIULOVEST BANCA IT50 L 08805 65000 000000710695

Davide Coral, Paola Dalle Molle, Mara Del Puppo, Clelia Delponte, Giulio Ferretti, Alberto Garlini, Valentina Gasparet, Nico Nanni, Giovanni Pavan Giuseppe Ragogna, Cristina Savi, Nino Scaini, Giorgio Simonetti, Don Giorgio Tonolo

PROGETTO GRAFICO: Francesca Salvalajo FOTO: archivio La Città, Gigi Cozzarin, Luca D’Agostino, Ferdi Terrazzani, Italo Paties, Euro Rotelli, Angelo Simonella IMPIANTI STAMPA: Visual Studio Pordenone STAMPA: Tipografia Sartor PN


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