Betta la civetta

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Storie dello Stagno

Betta la civetta FRANCESCO SMELZO


Di notte allo stagno non tutti gli animali riposano nelle loro tane. I toporagni, proprio quando spunta la Luna, nelle notti d’estate, escono per cacciare gli insetti di cui si nutrono, ed è proprio allora che si mettono in caccia anche i rapaci notturni per far delle belle scorpacciate di questi animaletti. Prima di iniziare la caccia ai toporagni, il gufo Pompeo, Rocco l’allocco, Nanni il barbagianni e Betta la civetta avevano l’abitudine di riunirsi a chiacchierare un po’ su un ramo del vecchio Olmo In queste riunioni, di solito, uno di loro, spesso il gufo, rispettato da tutti per l’età e la saggezza, introduceva l’argomento del dibattito. Quella volta, il gufo Pompeo disse agli altri: «cari amici e illustrissimi colleghi, questa sera sottopongo alla vostra attenzione e discussione un argomento assai importante, parliamo del modo migliore per cacciare i toporagni.» Non aveva ancora finito di annunciare il tema che iniziò l’allocco con fare pomposo: «Onorevolissimi colleghi, dopo lunghi anni di attento esame delle varie tecniche, la mia esperienza mi porta ad affermare che per cacciare i toporagni il modo migliore sia senz’altro l’agguato, al riparo dei rami, aspettando che la preda passi sotto l’albero per piombare su di essa da breve distanza.» 1


«Spiace contraddire un così illustre collega» - rispose nello stesso tono il barbagianni - «tuttavia, la mia non piccola attività venatoria mi porta a sostenere ineffabilmente che sia senz’altro da preferire l’attacco in planata dopo un volo di ricognizione.» «Il signor barbagianni, per quanto rispettabilissimo» - ribatté piccato l’allocco - «espone una tesi ormai superata, tutti noi possiamo constatare come i toporagni di questo stagno si siano fatti ormai troppo furbi per recarsi in spazi scoperti e cadere vittima di attacchi in planata» «Ah beh… spiace dirlo» - rispose il barbagianni - «ma l’illustrissimo allocco questa sera sembra un poco azzardato nei suoi giudizi. Nessuno, sano di mente può mettere in dubbio la validità di una buona planata!» Nel frattempo Betta la civetta si allontanava tornando sul ramo poco tempo dopo, senza che nessuno notasse la sua breve assenza. Appena in tempo perché, vedendo che gli animi si scaldavano intervenne il Gufo a moderare la discussione dicendo: «Calma, calma cari colleghi. Sentiamo cos’ha da dire anche la civetta.» Betta rispose: «Mmmh… niente, sono ammirata della sapienza di voi colleghi e vorrei ancora sentire i vostri argomenti.» 2


L’allocco e il barbagianni ripresero quindi il battibecco, con toni sempre più accesi. «Caro barbagianni dei miei stivali» - cominciò l’allocco con modi già più rudi - «lo so che l’acume non è una delle migliori qualità della vostra razza, però anche con le tue limitate risorse dovresti aver notato che non si vede un toporagno all’aperto da mesi.» Il barbagianni, a questo “colpo basso” gonfiò tutte le piume, irritato e controbatté: «Eh già, adesso è venuto il tempo in cui gli allocchi si fanno professori nell’arte della caccia!» Nel frattempo, Betta la civetta era di nuovo sparita e tornata, senza che gli altri tre, impegnati nella discussione, se ne accorgessero. Il dibattito intanto aveva assunto toni sempre più aspri tra l’allocco e il barbagianni, tanto che il gufo ancora intervenne: «Amici, amici, non è il caso di scaldarsi così. Vi prego di mantenere la discussione in toni più pacati. Ma sentiamo ora cos’ha da dire la civetta.» «Mah… ancora niente» - disse Betta - «sono curiosa degli argomenti che stanno così profondamente sviluppando i miei colleghi, è ancora presto per intervenire, ascolto.» I suoi colleghi a lei neanche badavano.

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«Asino di un asino!» - stava dicendo Rocco l’allocco a Nanni il barbagianni – «anche un pulcino capirebbe che volteggiando sopra il prato i toporagni, ormai scaltri, sparirebbero in un baleno e planando ti troveresti tra le zampe solo un bel ciuffo d’erba del prato!» «Caprone di un allocco» - rispondeva l’altro - «te ne staresti dunque tutta la notte appollaiato ad aspettare un toporagno distratto quando, volando, puoi spaziare su tutto lo stagno e tenerne d’occhio centinaia per individuare la preda da ghermire?» Betta la civetta, intanto, era ancora scomparsa e ritornata al ramo, senza che nessuno facesse caso a lei. Sul ramo adesso, a poco a poco, l’argomento di discussione era passato in secondo piano e l’allocco e il barbagianni stavano scendendo sempre più sul piano dell’insulto vero e proprio. «Sciocco planatore di un barbagianni! Ignorante delle regole più elementari di caccia!» «Stupido allocco! Da quando in qua un allocco ha da insegnare qualcosa a un barbagianni?» La disputa continuò così ancora per un bel pezzo. «Mmmh…» - fece la civetta che intanto era appena rientrata da un altro dei suoi “giri” misteriosi.

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A questo punto i due litiganti e il gufo, che stava cercando di calmarli, si ammutolirono guardando incuriositi la civetta, che ancora non si era mai pronunciata. «Mmmh…» - ripeté ancora la civetta. «Cara Betta, vuoi dire qualcosa? Ti sei fatta finalmente anche tu un’opinione sul modo migliore per cacciare i toporagni?» - disse allora il gufo. Betta la civetta allora parlò: «Carissimi, delle tecniche di caccia che avete illustrato con così profonda dovizia di particolari non saprei dire qual è la migliore, se l’agguato o il volo planato. » «Tuttavia vi vorrei far notare che mentre eravate impegnati nella discussione così animata i toporagni scorrazzavano tranquillamente sotto di noi a centinaia.» «Adesso, come potete vedere, già comincia a sorgere il sole sullo stagno e i toporagni sono già rientrati nelle loro tane e le vostre pance sono vuote.» Gli altri si guardarono intorno e si accorsero che era vero: i primi raggi dell’alba già illuminavano lo stagno e loro, impegnati a litigare, erano rimasti a bocca asciutta e il loro stomaco già cominciava a protestare. «Per parte mia» - continuò la civetta - «mentre discutevate con tale dottrina e fervore, di tanto in tanto, ho catturato qualche 5


toporagno, tendendo agguati o planando non importa, il fatto è che adesso io non ho più fame, mentre voi sì.»

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