Il topo viaggiatore

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Storie dello Stagno

Il topo viaggiatore FRANCESCO SMELZO


A topo Gianni la vita dello stagno, come diceva lui, “andava stretta”. Fin da cucciolo era il più impavido esploratore tra i topini tanto che in diverse situazioni ci mancò poco che finisse in guai davvero seri. Una volta cresciuto la sua indole non cambiò e a tutti andava dicendo che un bel giorno sarebbe partito per girare il mondo. Lo ripeteva continuamente anche al vecchio nonno topo quando andava a trovarlo nella sua tana vicino al grande Olmo in riva allo stagno. «Nonno mio, sono inquieto, devo trovare un posto migliore di questo stagno dove vivere» - diceva. Il vecchio nonno si limitava a sorridere, scrollando la testa, senza dire niente. Un bel giorno topo Gianni prese un po’ di provviste dalla dispensa di famiglia e sparì. I genitori e i fratelli lo cercarono in lungo e in largo, intorno allo stagno e anche oltre, ma di lui nessuna traccia. Presto tutti nella sua famiglia si rassegnarono a pensare a una disgrazia. Tutti tranne il vecchio nonno topo che si limitava a sorridere scrollando la testa. Ma lui, si sa, era considerato un po’ pazzo. 1


Passarono così i giorni, e i giorni diventarono mesi, e i mesi anni, di topo Gianni si era perso ormai quasi anche il ricordo. Quando, dalla strada che portava allo stagno, dei topi che stavano cercando dei grilli per cena videro un topo tutto impolverato, zoppicante e con il pelo arruffato. Tra i topi cacciatori c’era uno dei fratelli di Gianni che, riconosciutolo, gli si fece incontro facendogli grandi feste e conducendolo dai vecchi genitori. Tutti in famiglia lo abbracciarono chiedendogli dove fosse stato per tutto quel tempo, ma Gianni si limitava a sorridere scuotendo la testa. Si rifocillò, si lavò e poi, sempre incurante delle domande che tutti gli facevano domandò: «è sempre vivo il nonno?» Gli risposero di sì e lui, senza dire niente, si alzò e si incamminò verso il grande Olmo. Arrivato alla tana del nonno lo trovò seduto all’ingresso a guardare il Sole che tramontava sullo stagno. Accortosi di lui il nonno gli disse : «Ehilà Gianni, hai girato il mondo?» «Sì nonno» - cominciò a raccontare topo Gianni - «prima sono stato in una grande città, piena di cibo e lucente, di notte, di mille luci.» «E ti sei trovato bene?» 2


«No, troppo fumo che avvelena il respiro, rumore e animali di ferro rombante che rischiano continuamente di schiacciarti.» «Poi, in cerca di solitudine, ho attraversato il deserto rovente nascosto nei sacchi di mercanzie delle carovane.» «E ti sei trovato bene?» «No, il caldo era insopportabile e la sete tagliava la gola.» «Poi, nella stiva di navi, ho solcato gli oceani insieme ai pescatori del Nord.» «E ti sei trovato bene?» «No, le onde nere ed alte erano una minaccia continua alla fragile nave, in ogni momento si rischiava di finire nelle fredde acque» «Anche l’aria ho percorso, volando su uccelli di metallo che quasi raggiungono il Sole, più in alto delle grandi aquile, arrivando in paesi lontani» «E ti sei trovato bene in questi paesi?» «In ogni luogo ho visto cose belle e cose brutte» - proseguì - «ho visto la ricchezza e la miseria, la bontà e la cattiveria, la vita e la morte. Ma no, non ho trovato un posto migliore di questo stagno.» Il nonno allora gli domandò:

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ÂŤAllora, ora che hai girato il mondo, dove cercherai un posto migliore?Âť ÂŤIn me stessoÂť - rispose topo Gianni. E il nonno sorrise, questa volta senza scrollare la testa, e insieme si sedettero in silenzio guardando il Sole che tramontava sullo stagno.

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