Storie dello Stagno
Teodoro il castoro FRANCESCO SMELZO
Se c’era un tipo veramente allegro e contento in tutto lo stagno, quello era Teodoro il castoro. Ogni mattina si alzava fischiettando, faceva colazione con un pezzo di corteccia e trotterellava tutto felice fino alla Diga. La Diga era lo sbarramento che tutti i castori stavano costruendo sul fiumiciattolo che alimentava lo stagno. Un po’ tutti gli animali si chiedevano perché i castori costruissero quella Diga, molti pensavano lo facessero per creare un laghetto dove si sarebbero radunati i pesci ma, se lo chiedevi a uno di loro rispondeva semplicemente : «perché ci piace farlo.» E a Teodoro piaceva particolarmente costruire la Diga, tanto che era stato nominato “capomastro“, che per i castori è un’alta onorificenza. Era lui che si occupava di scegliere gli alberi migliori che, una volta abbattuti dai forti denti dei castori, avrebbero costituito la struttura portante della Diga. Ogni giorno guardava con soddisfazione la Diga che cresceva e pensava che fosse proprio bello partecipare ad un’opera così imponente. Solo quando il sole era alto nel cielo e le ombre erano corte, Teodoro si fermava un po’ di tempo, interrompendo il lavoro per mangiare un altro po’ di corteccia, prima di riprendere la costruzione. 1
Fu in uno di quei momenti che accanto a lui atterrò una gazza dalle nere penne lucenti. L’uccello gli si fece vicino e disse: «Fate una vita ben triste voi castori! Tutto il giorno a lavorare e poi per cosa? Per costruire una Diga che non serve a niente!» «E perché? Cosa c’è di meglio nella vita?» - le chiese Teodoro «Ah… molte cose» - disse la gazza - «ma tra tutte la più bella è trovare i sassi lucenti vicino al fiume, come questo che ho nel becco». E fece vedere al castoro la pietra trasparente dai riflessi di Sole che aveva appena trovato. «Certo che è veramente bella…» - fece ammirato Teodoro - «e… come si trovano?» La gazza allora insegnò al castoro dove cercare nel greto del fiume per trovare le pietre lucenti. Da quel giorno Teodoro il castoro si occupò sempre meno della Diga per cercare i sassi dai riflessi di Sole. Quando li trovava, li portava nel suo nido e li accumulava uno sull’altro fermandosi affascinato a guardarli. Il lavoro di “capomastro” alla Diga veniva ormai svolto da un altro castoro che, meno esperto di Teodoro, sceglieva alberi troppo esili per costruire la struttura portante della Diga. Questo perché, in questo modo, era più semplice abbatterli e si faticava di meno.
2
In un pomeriggio alla fine dell’estate il cielo si coprì di nuvoloni neri provenienti dal Nord e presto si videro lampi tremendi che si scaricavano a terra, seguiti dal possente rombo del tuono. E presto giunse la pioggia rabbiosa che si riversava copiosa e incessante sullo stagno. Il fiumiciattolo dove i castori stavano costruendo la Diga diventò presto un torrente impetuoso che tutto trascinava via. Teodoro, quando stava arrivando il temporale, era, come spesso capitava negli ultimi tempi, nella sua tana, intento a rimirare le pietre trasparenti dai riflessi di Sole. Il rombo dei tuoni lo scosse e capì subito che qualcosa non andava. Si precipitò fuori, con la pioggia scrosciante e, in preda ad un presentimento corse verso la Diga. La parte di Diga costruita da Teodoro, quando ancora vi si dedicava, aveva resistito perché gli alberi erano forti e grandi, ma quella proseguita dall’altro castoro, fatta con alberi giovani ed esili, era crollata, disperdendo i rami accumulati con gran fatica nella corrente del fiume. Teodoro si fermò a vedere l’orrendo spettacolo con le lagrime agli occhi. La sua Diga miseramente si disfaceva disperdendosi nel fiume. E comprese. 3
Tornò alla tana e si liberò degli inutili sassi che lui aveva solo trovato, non costruito. Ăˆ cosĂŹ che ancora oggi, se vi capita di passare intorno allo stagno, quando il Sole sorge nel cielo, potreste vedere un castoro allegro e contento che trotterella felice per andare a costruire la sua Diga.
4