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LE PROBLEMATICHE DELLA VECCHIAIA e la musicoterapia ANNO XI N.RO 6 del 01/06 /2015
Pag. 1. Pag. psicologica 2. Expo e strategia alim. 3. Mater Dei 5. Teatro romano 6. Non vi sono più leggi 7. L’Alighieri - aneddoti 9. Tommaso Guardati 10. Una donna nella storia 11. Quelli del machete 12. L’angolo del cuore 13. Spagna e Polonia 14. Fisciano 15. A.Bicchierri 16. Paremiologia 17. Pagina medica 18. I grandi pensatori 19. Gli Stati Nazionali 20. Il Café Mirò 21. S.Buonfiglio 22. Le Frattaglie 23. Donna nella storia 24. Storia della musica 25. Politica e Nazione 26. Italiani beffati 29. L’isola che non c’è 30. Immag. d’altro tempo 31. Museo dioces.Salerno 32. Regimen sanitatis sal. 34. Da altre testate 35. Forum internazionale 36.Redazioni e riferimenti
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LA PENSIONE Il momento del pensionamento, che è l'esclusione dal mondo del lavoro e della produttività, può determinare situazioni psicologiche pericolosissime per l'anziano, che vive la cessazione di tutte quelle attività che hanno determinato la sua vita, le sue relazioni e la sua crescita socio-affettiva: autonomia, matrimonio, famiglia. Ciò in un momento in cui il suo nucleo familiare si è assottigliato e la sua efficienza fisica subisce il calo dell'età. Tra l'altro, la società tecnologica e globalizzata, non prevede passaggi graduali ad altri contesti e situazioni. La prospettiva della panchina, nel parco, diventa un incubo, un elemento inibitorio che ha l'effetto di una dichiarazione di inutilità, come un giocatore che siede in panchina con la consapevolezza che non potrà mai più giocare la sua partita e sentire, rivolto a lui, l'urlo della folla. Nella vita è ancora più difficile che nel mondo del calcio, l'anziano vede che il mondo intorno a lui è costruito a misura dei giovani, dove la sua esperienza e la sua forma mentis non trovano alcun riscontro. La società cambia troppo rapidamente e con essa cultura, valori, modi di essere e di pensare. Egli è più lento, ha bisogno di leggere, di riflettere, ha bisogno di interessi e di punti di riferimento. L'individualismo lo uccide, ha bisogno di sentirsi parte di una società. Iniziano, allora, le frustrazioni, incomincia a sentirsi fuori posto, un peso, un qualcosa di scomodo che ostacola la vita degli altri. Negli ultimi tempi, qualcosa incomincia a muoversi pro anziani, pare che stia nascendo un certo interesse , sia pure per fini economici e non propriamente socio-assistenziali . Infatti, la legge finanziaria n.388/2001 prevede una rinuncia al pensionamento, per i lavoratori che ne hanno raggiunto i requisiti, mentre viene meno l'obbligo, per il datore di lavoro, di versare i contributi. Il lavoratore può protrarre il suo impegno lavorativo per altri due anni, stipulando un contratto a tempo determinato. Altro intervento è quello a favore degli anziani non autosufficienti o parzialmente sufficienti, denominato servizio di assistenza domiciliare, che, previo parere del medico curante, del primario ospedaliero e del servizio sociale, lasciando l'anziano nel suo ambiente, garantisce: assistenza infermieristica, riabilitativa, prestazione sanitaria e socio-assistenziale, psicologica, aiuto domestico e così via. Talvolta, l'assistenza domiciliare è integrata da altri tipi di assistenza, come quella del buon vicinato, che poggia su rapporti di amicizia e di generosa disponibilità verso anziani non autosufficienti, o con problemi psicologici. Anche i centri diurni forniscono servizi materiali che vanno ad integrare il servizio di assistenza domiciliare; essi organizzano, tra l'altro, attività di tempo libero ed assicurano agli anziani ed invalidi la possibilità di avere una vita sociale ed autonoma. Le Comunità alloggio, invece, sono a carattere familiare ed alloggiano da sei a 10 anziani che, non potendo vivere da soli, rifiutano l'idea di essere ricoverati in istituti o in ospedale. Tali Comunità possono avvalersi del sostegno sia dei servizi di assistenza domiciliare, che dei centri diurni. (Continua) 1) F. Pastore, LE PROBLEMATICHE DELLA Vecchiaia, pag.5- 7A.I.T.W. ed. SA. 2004 – Scaricabile in e-book su Google play, cod. GGKEY:K6C9CH8SW3Q E
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EXPO 2015: QUALE STRATEGIA ALIMENTARE PER IL FUTURO DELL’UMANITA’? Expo 2015: riprendo il discorso da dove lo avevo interrotto , trattando del disegno volto a cancellare la specificità delle colture tradizionali a pro di un monopolio multinazionale delle sementi. Dunque, scopo dell‟Expo milanese sarebbe – secondo le fonti ufficiali – quello di esporre merci e idee utili per “nutrire il pianeta”. E ciò nel momento in cui la sovrappopolazione del globo e le conseguenze dei mutamenti climatici amplificano a dismisura gli effetti atroci delle carestie. Ora, se questa premessa è esatta, ne consegue che per nutrire sufficientemente il pianeta bisognerebbe intervenire sulle cause che ne determinano la malnutrizione: e cioè proprio sulla sovrappopolazione e sui mutamenti climatici. Elementi – questi – che l‟ipocrisia del “politicamente corretto” considera come inevitabili, come “mali necessari” coi quali ci si debba rasse-gnare a convivere. Così non è. Incominciamo dalla sovrappopolazione: solo sessantacinque anni fa, nel 1950, gli abitanti del mondo erano due miliardi e mezzo. Nel 1980 erano quasi raddoppiati (4,5 miliardi), ed erano ulterior-mente aumentati nel 1990 (5,3 miliardi) e nel 2000 (6 miliardi). Oggi, nel 2015, si sono ampiamente superati i 7,3 miliardi, triplicando quindi i dati del 1950. L‟incremento continuerà almeno fino a raggiungere i 10 miliardi: traguardo previsto, grosso modo, per la metà di questo secolo. Attorno ai 10 miliardi – secondo quanto ottimisticamente sostenuto dagli esperti dei flussi demografici – la situazione dovrebbe stabilizzarsi a causa di un auspicato “declino della fecondità” del genere umano. Inutile dire che il realizzarsi di una tale pur ottimistica previsione avrebbe ripercussioni catastrofiche sugli equilibri ambientali. L‟uomo, infatti – come ho scritto in precedenti occasioni – è la causa prima dell‟inquinamento. Oltre a utilizzare materie prime per la propria sussistenza, l‟essere umano produce scorie e rifiuti da smaltire, consuma energia, usa apparecchiature inquinanti per alimentarsi, per spostarsi, per riscaldarsi, per mille altri motivi. L‟uomo – l‟uomo moderno, almeno – inquina l‟ambiente assai più di ogni altro fattore. E ciò sia nel mondo progredito che in quello “in via di sviluppo”, con esclusione soltanto delle sparute popolazioni tribali che ancora vivono in maniera primitiva nelle zone più interne di alcuni continenti: senza luce elettrica, sen-
za automobili, senza altri consumi che non siano quelli di un‟alimentazione frugale.Diciamolo chiaramente: se non si ferma il forsennato incremento demografico che ha caratterizzato quest‟ultimo mezzo secolo, non ci sarà potenza in grado di assicurare al pianeta una decen-te igiene ambientale e, con essa, una nutrizione suffi-ciente per tutti i suoi abitanti. Occorre, dunque, una seria politica demografica. Così come occorre una politica ambientale che possa effettivamente contrastare i mutamenti climatici ed i funesti fenomeni metereologici che ne sono diretta conseguenza. Occorre, in sintesi, una strategia di ampio respiro, che vada ben al di là dei trucchetti da baraccone che possano favorire i contingenti interessi di questa o quella società multinazionale. Senza contare che demografia, ambiente, clima, nutrizione, approvvigionamento idrico sono tutti fattori che hanno riflessi pesantissimi in altri campi, in altri settori, che possono determinare guerre e migrazioni più o meno spontanee. Si pensi al miliardo di africani che premono alle porte di una Europa che, con il suo mezzo miliardo di abitanti relativamente benestanti, fatica a difendere le proprie frontiere. Ebbene, mantenendo gli attuali livelli di incremento demografico in Africa (pari a 4,5 figli per donna), attorno al 2050 la popolazione del Continente Nero sarà di circa due miliardi; con risorse alimentari e idriche più o meno pari alle attuali. Domanda: se l‟Europa non è oggi in grado di fronteg-giare adeguatamente la pressione migratoria di un miliardo di africani, come potrà – fra poche decine d‟anni – reggere ad una pressione di intensità addirittura doppia? Di fronte ad interrogativi di tale portata, l‟esibizione milanese degli ultimi scampoli di biodiversità è una manifestazione certamente gradevole, certamente apprezzabile, certamente utile per mostrare l‟appetibilità delle colture localistiche e delle eccellenze della nostra produzione tradizionale; certamente positiva, in una parola. Ma è, al tempo stesso, del tutto inadeguata a tracciare una strategia di largo respiro che possa affrontare realmente e realisticamente le emergenze che si profilano all‟orizzonte. Anche perché – lo ripeto – la madre di tutte le emergenze è quella demografica: se nel 2050 gli abitanti del mondo toccheranno effettivamente i 10 miliardi, sarà veramente difficile “nutrire il pianeta”. Ed ancor più difficile sarà il dissetarlo. M. Rallo
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Pagani - Cerimonia conclusiva
Concorso poesia religiosa “Mater Dei”
Il 29 Maggio, alle ore 21,00 si è conclusa la terza edizione del premio di poesia religiosa “Mater Dei”. Nella commissione figuravano: Don Flaviano Calenda, la giornalista Rita Occidente, il redattore di Angri Carlo D‟Acunzo, Rosamaria Pastore, Direttrice di Andropos, Roberta Langella, mecenate della cultura, Renato Nicodemo, Presidente, Vincenzo Soriente, Redattore di San Valentino T. e Franco Pastore, Direttore responsabile di ANTROPOS IN THE WORLD. La manifestazione è stata ripresa dall‟ottimo prof. Pierino Califato di Telenuova Pagani, il quale ha intervistato G. Mustang, vincitore del primo premio
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e la soprano Sofia Trapani, che ha elevato, con la sua prestazione canora, il livello artisticoculturale della manifestazione. Il vincitore del quinto premio è stato salvatore Califano di Pagani, con la poesia dal titolo Maria. Una composizione incredibilmente essenziale, scritta con il cuore di un bambino, che pur conserva tracce di dolore e di umana sofferenza. Il quarto premio (ex aequo) è stato vinto da Gaetano Visconte, con l‟opera “Splendida Madonnina”, per la sincerità espressa dal diciottenne, con versi semplici e significativi; ha consegnato la targa S.Giuseppe la dott.ssa Langella.
Antropos in the world Al poeta Giuffrida Farina il primo premio, per i toni lirici che esondano nella rappresentazione di una Vergine Risolutrice, che approda alla verità ed alla giustizia umana, per una elevazione superiore... oltre i regni vissuti. AL DI LA’ DEI REGNI VISSUTI Madre, nascono fiori nei campi deserti, su aride zolle bruciate dal sole e terreni seminati distrutti dalle piogge, il tuo amore celeste, il tuo amore terreno, ci insegnano che non infondere è far propria la libertà di mille catene invisibili. L’oscuro raggio nasconde al di là del suo velo nero una sottile luce bianca, la vita eterna: Madre di Cristo e Madre di tutti noi , oltre il regno vissuto nel buio dai ricchi più miseri di ieri, spalanchi sempre più le porte radiose del vero e giusto Essere, il Suo raggio splendente ; ai poveri più ricchi di ieri dagli occhi aggrumati di lacrime, [...]
Al poeta Antonio Bicchierri di Taranto il secondo premio, con l‟opera “ Preghiera”, per l‟accorato
All‟artista George Mustang, il secondo premio per l‟opera “Il sorriso di Maria” , per l‟intima relazione tra ciò che la Vergine rappresenta e la estrema semplicità dell‟umano.
Alla poetessa Anna Maria Forte, il terzo premio, con l‟opera “ Una donna che prega”, per la realistica rappresentazione di un miracolo, quando la preghiera si fa dialogo di cuore e d‟amore.
IL SORRISO DI MARIA Conosco tante mamme Cui non manca niente ............................. Ma su quei volti scarni Manca l’essenziale .................................... Conosco un’altra mamma Che come professione Fa la dispensatrice Di gioia e di sorrisi
ane-lito al bene del mondo, su di una terra divenuta quasi “paradiso Terrestre”, grazie all‟estinguersi di ogni forma di idiosincrasia.
PREGHIERA Fa che il mio verso diventi reatà, nel fattivo desiderio di solidale concretezza. Sfronda i mali del modo In una pace duratura e serena. Scuoti l’indifferenza e dissolvi, nella sua rima, razzismo, povertà e carestia. Disponi l’uomo verso i suoi simili alla carità e benevolenza. apri la mente ed il cuore verso l’umanità tutta, ed allora vedremo il prossimo tuo vivere in libero volo [...]
Il tremolio di un cero le illumina il bel viso Mentre la Vergine le mostra il suo sorriso. La donna è prona, col Rosario tra le dita, nell’aria una pace mai avvertita. Copiose le lacrime tra le ciglia Mentre chiede la grazia per la figlia. In coma è la ragazza, non v’è speranza, la mamma l’assiste con costanza. Al capezzale c’è anche sua soprella, la madre va a pregar nella cappella. La donna torna a casa stanco e tesa Ma il giorno dopo, per lei, v’è una sorpresa: La malata ha ripreso la parola: Ho visto, mamma, una rondine che vola!La donna in chiesa, ancora una preghiera, poi, s’incammina incredula nel buio della sera.
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Ancora una Maria Conosco di Betlemme, anch’essa al mondo venne chiamata dal Messia e con rassegnazione fece la volontà di lui, che tutto dà [...]
All‟artista Bottiglieri Mario il quarto premio, per una lirica sincera, senza orpelli manieristici, scrit-ta con la devozione del figlio, alla madre di Cristo. MADRE SANTA Un po’ della Tua luce In questa landa, senza speranza per i giovani. Aiutaci nella lotta Per un mondo migliore, dove conduce a Te la via del cuore. [...]
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Dopo la consegna dell‟onorificenza di “Ambasciatrice dell cultura, alla nota giornalista Rita Occidente e quella alla carriera, all‟avv. Vincenzo Soriente, ex dirigente scolastico e redattore capo della rivista per S.Valentino T., il mariologo Renato Nicodemo ha tenuto una breve relazione sulla poesia mariana. Di poi, Don Flaviano Calenda e Franco Pastore hanno chiuso la Manifestazione, ringraziando gli intervenuti e ricordando loro l‟ appuntamento alla quarta edizione del Premio M ATER DEI Francesca Capacchione
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IL TEATRO ROMANO a cura di Andropos
La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Negli ultimi decenni della repubblica, si assiste a una grande crescita di interesse verso il teatro, che ormai non coinvolge più solo gli strati popolari, ma anche le classi medie e alte, e l'élite intellettuale. Cicerone, appassionato frequentatore di teatri, ci documenta il sorgere di nuove e più fastose strutture, e l'evolvere del pubblico romano verso un più acuto senso critico, al punto di fischiare quegli attori che, nel recitare in versi, avessero sbagliato la metrica. Accanto alle commedie, lo spettatore latino comincia ad appassionarsi anche alle tragedie. Il genere tragico fu anch'esso ripreso dai modelli greci. Era detta fabula cothurnata (da cothurni, le calzature con alte zeppe degli attori greci) oppure palliata (da pallium, come per la commedia) se di ambientazione greca. Quando la tragedia trattava dei temi della Roma dell'epoca, con allusioni alle vicende politiche correnti, era detta praetexta (dalla toga praetexta, orlata di porpora, in uso per i magistrati). Ennio, Marco Pacuvio e Lucio Accio furono autori di tragedie, non pervenuteci. L'unica praetexta ("Octavia") giunta fino ai nostri giorni è un'opera falsamente attribuita a Lucio Anneo Seneca, composta poco dopo la morte dell'imperatore Nerone. Il massimo dei tragici latini si ritiene sia stato Accio, il quale, oltre a scrivere una quarantina di tragedie d'argomento greco, si avventurò nella composizione di due praetextae: Bruto e Decius, tratteggiando i caratteri di due eroi repubblicani romani. Seneca si distinse per lo spostamento del nodo tragico, dalla tradizionale contrapposizione tra l'umanità e le norme divine, alla passione autenticamente sgorgata dal cuore umano.
Lucio Anneo Seneca: MEDEA (fabula coturnata - circa 20 d.C.) Seneca, in latino Lucius Annaeus Seneca, anche noto come Seneca o Seneca il giovane (Corduba, 4 a.C. – Roma, 65), è stato un filosofo,drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo. Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore, dando un impulso riformatore.Condannato a morte da Caligola ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno, e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.Seneca influenzò profondamente lo stoicismo romano di epoca successiva: suoi allievi furono Gaio Musonio Rufo (maestro di Epitteto) e Aruleno Rustico, nonno diQuinto Giunio Rustico, che fu uno dei maestri dell'imperatore filosofo Marco Aurelio. TRAMA DELLA COMMEDIA – Giasone è figlio di mora della figlia del re di Corinto Creonte, di nome Esone re di Iolco in Tessaglia. Pelia, che ha spode- Creusa. Medea, furiosa e impazzita, capisce che non stato quest'ultimo, timoroso di perdere il trono per cʼè possibilità per lei di riconquistare Giasone, opera del nipote Giasone, gli affida un'impresa ri- mette in atto la sua vendetta, rivelando il suo lato schiosa con la speranza che egli possa rimanere ucci- mo-struoso. Innanzitutto decide di uccidere Creusa: so. Giasone quindi organizza una spedizione al fine di fingendosi benevola le fa arrivare una collana e una recuperare il vello d'oro, su di una nave chiama- veste in dono che, appena indossati, bruciano. ta Argo, insieme agli Argonauti. Il vello d'oro è una Creonte, che vede la figlia in fiamme, nel tentativo pelle di montone che si trova nella Colchide, ai piedi di abbracciarla per spegnere le fiamme, perde anche del Caucaso, custodito dal re della Colchide, Eete, e lui la vita. Medea decide di vendicarsi ancora e, protetto da un drago. infine, uccide i suoi due figli. Una volta arrivato nella Colchide, il re dice a Giasone SINOSSI - L'opera si ispira alla Medea di Euripiche per ottenere il vello deve superare una serie di de e all'omonima tragedia perduta di Ovidio. prove. Giasone viene aiutato da Medea, una maga, Seneca esplora le pieghe più oscure dell'animo umafiglia del re Eete, che, con le sue arti magiche, riesce a no con una sapienza psicologica fino ad allora impossessarsi del vello dʼoro. Giasone decide quindi sconosciuta. di scappare con Medea, innamorata di lui. Eete li insegue con delle navi; Medea allora uccide, con la ASSOCIAZIONE LUCANA magia, suo fratello Absirto, facendolo a pezzi e “G. Fortunato” - SALERNO gettandoli a mare, cosicché il padre sia costretto a SEDE SOCIALE in Via Cantarella rallentare per raccogliere i resti del figlio. Medea e Giasone si recano poi a Corinto e avranno due figli maschi, Fere e Mermero. Giasone si inna-
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NEL NOSTRO PAESE
NON VI SONO PIU‟ LE LEGGI DI UNA VOLTA In Italia, si nota sempre più spesso, non vi sono più le leggi di una volta. E da quando? Da non molto, approssimativamente dall‟ultimo conflitto mondiale. L‟approvazione del Codice Civile e di Procedura Civile risale all‟anno 1942, l‟entrata in vigore del Codice Penale e di Procedura Penale (Codice Rocco), risale all‟anno 1930. I testi di questi codici sono eccellenti, sono chiarissimi, la forma scorrevole e comprensibile da tutti, non solo dagli gli operatori della Giustizia. Per quale motivo, oggi, i testi delle leggi sono peggiorati e di molto? Per varie ragioni. Se facciamo riferimento alle leggi che attualmente sforna il nostro Parlamento, la “necessità” dei vari gruppi parlamentari di proporre, legittimamente, emendamenti alla legge in esame, produce un effetto devastante sulla struttura formale e, talvolta, sintattica dei vari periodi di cui è composto un articolo di legge. Alla fine l‟articolo (o tutta la legge) manifesta un grande groviglio di parole contorte e appiccicaticce da cui è difficile comprendere il senso e le vere ragioni del legislatore (per questo motivo talvolta gli stessi organi che hanno emesso la legge si vedono costretti a fornire “una interpretazione” della stessa, che si chiama “interpretazione autentica”). Tutto ciò comporta un grave nocumento alla giustizia, con interpretazioni fantasiose, pretenziose, azzardate, confusionarie che rappresentano un grave problema per chi deve applicare e per chi deve osservare quelle norme. In Italia pare che tutto remi contro la Giustizia. L‟Italia è la nazione che ha il maggior numero di leggi, un numero impressionante. E questo è un altro fenomeno che contribuisce ad ingarbugliare ancora di più la matassa. Neanche i cosiddetti addetti ai lavori possono districarsi facilmente tra le leggi italiane e v‟è chi vorrebbe addossare la colpa agli avvocati, che, a loro dire, ci guazzano in questo labirinto complicato e inutile; chi vorrebbe attribuire la colpa di ciò ai magistrati che sono le prime vittime di questo disordine e scaricano a loro volta la responsabilità al Parlamento che fa le leggi. Il popolo italiano è molto litigioso. Prima che si approvasse recentemente una nuova normativa in materia di condominio, le vertenze intorno alle tematiche del condominio assorbivano una belle fetta di cause. E qualsiasi tipo di nuova giurisdizione, che si istituisce, viene preso d‟assalto, congestionando tutto il traffico giudiziario. Si mettono in atto diverse strategie per ridurre il numero dei contenziosi e si ottiene
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l‟effetto contrario, con un aumento dei processi: così è successo con il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), ove si attende il responso anche per dieci anni; così è successo con le ultime modifiche al Codice di Procedura Penale, che anziché ridurre l‟arretrato, ha prodotto un aggravamento della situazione; così è successo con Giudice di Pace e così via. Negli ultimi anni il ricorso ad altri organi giudiziari a livello europeo ha aggravato ancor di più la situazione, pur ammettendo doverosamente che la possibilità di adire queste Corti ha prodotto un allargamento della protezione dei diritti fondamentali del cittadino. L‟ultimo eclatante esempio di legge contestatissima è la cosiddetta “legge Severino”, nata per prevenire e reprimere la corruzione per i pubblici amministratori, ma che presenta due gravi “ingenuità” che stanno producendo molteplici contenziosi prima davanti al TAR e, dopo una decisione della Consulta, con la rimessa davanti al giudice ordinario. La legge è nata sotto un cattiva stella e, nella fretta di colpire il fondatore e maggiore esponente del partito di opposizione, presenta due errori macroscopici: il primo consiste nella possibilità di punire anche con effetto retroattivo ( principio che soprattutto nel settore penale è stato tenuto come punto fermo da sempre, tanto che se nel corso del giudizio viene approvata una legge più favorevole all‟imputato, questa deve essere automaticamente applicata; l‟art. 2 del C.P. al 3°comma così recita:”Se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono più favore-voli al reo, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile” ). E se si pensa, per un attimo, che nessuno può essere punito in virtù di una legge entrata in vigore dopo la commissione del fatto (le testuali parole dell‟art. 25 della Costituzione, 2° comma sono:”Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”; inoltre l‟art. 2 del Codice Penale così recita: “Nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la legge del tempo in cui fu commessa, non costituiva reato”) bisogna dedurne che la legge viola manifestamente la nostra Costituzione. (CONTINUA A PAG.INA 8)
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VITA DELL’ALIGHIERI ANEDDOTI Il vocabolario Traccani, alla voce aneddoto, riporta:” episodio o fatto inedito; con questa accezione, il termine è stato usato come titolo di libri o raccolte di vario argomento (per es., gli Anecdota di L. A. Muratori, gli Aneddoti della vita di F. Petrarca di A. Foresti e Les anecdotes de Florence, di A. Varillas)” ed inoltre: “ Notizia storica marginale, poco nota ma caratteristica, relativa per lo più a un personaggio o evento importante. Per estens., raccontino breve e arguto, relativo a personaggi o fatti reali o tipico, significativo di un certo ambiente. In senso più ampio, fatto particolare e curioso della vita privata di qualcuno. Ebbene, non mi risulta che sia stata pubblicata una raccolta di aneddoti sulla vita di Dante Alighieri, come quella su Petrarca, eppure ne conosco parecchi ascoltati e letti qua e là. Un certo numero li ho rintracciati in Cesare Marchi, Dante, Milano 1985, un testo che ci presenta il Poeta “in carne, ossa e nervi, egoista, fazioso, vendicativo; un uomo come noi”. In ricorrenza del 750° della nascita, a fianco di tanti autorevoli saggi, voglio riportare per puro godimento una serie di aneddoti che ce lo presentano vivo e vero, fuori dagli schemi usuali. Il primo che ricordo è quello teso a sottolineare lo spirito e la straordinaria memoria che la tradizione gli ascrive.. Si narra che il “sommo vate” era solito sedersi su un sasso vicino al duomo di Firenze. Un giorno, un concittadino, per stuzzicarlo, gli chiese: “Qual è il miglior piatto?”, e Dante rispose: “Un uovo!”. Dopo un anno di lotte tra Bianchi e Neri, il medesimo concittadino, sorpreso Dante a meditare sullo stesso sasso, gli domandò, a bruciapelo: “Con che?”. E Dante rispose: “Col sale!”. (Un‟altra versione riporta – Come? Ed egli: sodo). Un giorno mentre ascoltava la messa a Firenze non si inginocchiò all‟elevazione. Alcuni dei tanti nemici andarono a riferire l‟accaduto al vescovo accusandolo addirittura di eresia, in quanto non inginocchiandosi dimostrava di non credere al mistero della transustanziazione. Il vescovo lo convocò per le spiegazioni; ed egli :” Veramente in quell‟istante ero così assorto nella contemplazione di quanto avveniva sull‟altare che non ricordo quali atti facessi o non facessi col corpo. Ve lo potranno dire quei signori che durante l‟elevazione pensavano più . a me che a Dio. Se fossero stati intenti a pregare, non avrebbero avuto modo di curiosare quello che facevano gli altri”. Il vescovo accettò la scusa.
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Un giorno ,a Siena, nella bottega di uno speziale, alcuni conoscenti gli mostrarono un libro che da tempo cercava. Se lo fece dare e si sedette su una panca a leggere, dalle tre del pomerigGio fino al tramonto. A pochi passi folleggiava il carnevale. Un passante gli chiese perché avesse rinunciato a quella bella festa. Egli rispose di non essersi accorto di nulla! Un altro giorno, sempre a Siena, era assorto sopra l‟altare di una chiesa. Un seccatore lo importunava con domande sciocche. Allora Dante gli chiese quale fosse l‟animale più grosso. Questi rispose: L‟elefante. Ed il poeta: “O elefante, lasciami stare e non mi molestare, che io penso cose maggiori delle tue ciance”. A Padova fu invitato a casa dal grande Giotto che gli volle presentare la sua famiglia. Era questa composta dalla moglie e da quattro figlioletti, uno più brutto dell‟altro. Dante dopo aver salutato la moglie e complimentatosi per la bella, si fa per dire, famigliola, chiamato in disparte l‟amico pittore gli disse, da buon toscanaccio:” Come mai , tu che fai degli affreschi così belli, hai dei figli così brutti?”. Durante il suo esilio Dante attraversò molti paesi. A Marradi (FI) durante usa sosta, gli rubarono il cavallo lasciato legato per visitare un amico. Si mise subito ad inveire contro gli abitanti di quel comune. Uno del posto protestò perché loro erano persone per bene. Al che Dante: “Galantuomini sì ma … radi”. In tre paesi in provincia di Ravenna, Lugo, Fusignano e Bagnocavallo ebbe ,nel primo, una fregatura sul peso da un mercante, nel secondo, una piccola multa e, nel terzo, fu addirittura insultato da popolino. La sera prima di coricarsi invocò il Signore :” A statera Luci, a justitia Fusignani et ab infami plebe Balneocaballi, libera nos Domine” (Dalla bilancia di Lugo, dalla giustizia di Fusignano e dall‟infame plebe di Bagnocavallo, liberaci o Signore). Un giorno a Firenze Dante vide un carrettiere che cantava una sua canzone, inserendo ogni tanto un “arri” per l‟asino. Il poeta gli si avvicinò e lo colpì con un pugno dicendogli che lui quell‟”arri” non ce l‟aveva messo nella canzone. Mentre passeggiava a Firenze si imbatté di due loschi individui che gli chiesero se un certo Dante era in casa; rispose :”Quand‟io v‟era, ei v‟era”. Le donne di Verona vedendolo passare per strada con la faccia cotta dal sole dicevano che era un mago e che la pelle si era abbrunita per le frequenti discese
( CONTINUA A pag.8)
Antropos in the world all‟inferno dove si faceva dare il nome dei peccatori che poi indicava nella Commedia. E per la sua fama di mago che un genovese, piccolo e sgraziato nella persona, vistosi trascurato da una bellissima ragazza di cui si era innamorato, si rivolse a lui per chiedergli un consiglio. Il poeta resosi conto della situazione gli disse che era complicata ma che una soluzione ci poteva essere. Al che il signore, disposto a tutto, gli chiese quale fosse. E Dante::” Voi sapete che le donne gravide hanno sempre voglia di cose strane e bizzarre, fuori dalla normalità delle cose. Se voi …” – “Se io … cosa?” – Come posso spiegarvelo? Insomma, bisognerebbe che questa donna fosse in stato interessante, e così, tra le cose
stravaganti e ripugnanti che desidererebbe, non è da escludere che ci possiate essere anche voi. Altra via non vedo”. Dante, secondo Boccaccio, fu “modestissimo” nel mangiare e nel bere. Ebbene, un giorno mentre era a mensa con Cangrande, un ragazzino si nascose sotto la tavola, ammucchiando vicino allo sgabello di dante tutti gli ossi che i commensali, come d‟uso, gettavano per terra. Quando furono tolti i tavoli i commensali rimasero sbalorditi e Cangrande disse:” Non c‟è dubbio che Dante è un forte divoratore”. Al che il poeta, scuro in volto:” Messere, voi non vedreste tanti ossi se Cane io fossi”. RENATO NICODEMO
NEL NOSTRO PAESE NON VI SONO PIU’ LE LEGGI DI UNA VOLTA – continua da pag.6 L‟altro aspetto che sicuramente avrà il suo peso per la revisione di questa legge è la previsione dell‟applicazione immediata della norma anche dopo il giudizio di 1° o 2° grado. Si calpesta così anche l‟altro principio, sempre in vigore nel nostro ordinamento, secondo il quale c‟è la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva. Tutte queste considerazioni, messe insieme, fanno sentire tutto il loro ingombrante peso anche sulla certezza del diritto, che va a farsi benedire….. Solo per fare qualche paragone tra le leggi che siamo costretti a leggere, consultare, interpretare oggi e quelle di una volta, vorrei citare qualche definizione del diritto romano, ove si apprezza un testo chiaro, espresso con poche parole, tutte essenziali e sintetiche. L‟istituto dell‟usufrutto è così definito :”Ususfructus est ius rebus alienis utendi et fruendi, salva rerum substantia” (L‟usufrutto è il diritto di usare beni altrui, e di goderne i frutti, salva restando la consistenza degli stessi), l‟art.981 del C.C. così definisce il contenuto del diritto di usufrutto: ”L‟usufruttuario ha diritto di godere della cosa, ma deve rispettarne la destinazione economica. Egli può trarre dalla cosa ogni utilità che questa può dare, fermi i limiti stabiliti in questo capo.” L‟efficacia del linguaggio latino è straordinaria, scultorea, ma anche quella del nostro Codice Civile si difende bene: siamo ancora lontani dalle deformazioni di cui si è parlato agli inizi di questo scritto. Un altro esempio è la definizione del contenuto del diritto di proprietà. In latino:”Dominium est ius utendi et abutendi, quatenus iuris ratio patitur” (La proprietà consiste nel diritto di usare e abusare, purché si rispettino le ragioni del diritto). Con il Codice napoleonico (art. 544) si introduce la definizione del-
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la proprietà in questi termini:”La proprieté est le droit de jouir et disposer des choses de la manière la plus absolue, pourvu qu‟on n‟en fasse un usage prohibé par les lois ou par les règlements” (La proprietà è il diritto di godere e disporre delle cose nella maniera più assoluta, purché non si faccia un uso vietato dalle leggi o dai regolamenti). In Italia, quando fu introdotto il Codice napoleonico, la sostanza del diritto di proprietà è così descritta:”Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l‟osservanza degli obblighi stabiliti dall‟ordinamento giuridico”( art. 832) - e sembra la traduzione letterale della definizione in francese. Per finire, la definizione del matrimonio nel diritto romano:”Nuptiae sunt coniunctio maris et feminae, consortium omnis vitae, divini et humani iuris communicatio” Il matrimonio è l‟unione dell‟uomo e della donna, unione per tutta la vita in una compartecipazione del diritto divino e umano”. Quante considerazioni si potrebbero fare su questa semplice frase specialmente oggi che si parla, a proposito di matrimonio, di ogni tipo di “unione” tralasciando quella della coniunctio maris et feminae……… Vincenzo Soriente (Dalla Redazione di San Valentino Torio)
όμος ὁ πάντων βασιλεύς. Nomos ho pantōn basileus "La legge è sovrana di tutte le cose" (Un tempo era così) Pindaro ___________ Pindaro nacque a Cinocefale, presso Tebe, nel 518 a.C.
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L’AUTORE DEL MESE:
TOMMASO GUARDATI Masutius
( VII parte )
Da “Masuccio in teatro”di Franco Pastore - ISBN IT\ICCU\NAP\0646027 – pag.19-21 Presso le Librerie universitarie di Padova, Pavia, Napoli, Modena e Roma
La terza commedia di MASUCCIO IN TEA- spetto e molto abile nel parlare e predicare. TRO” s‟intitola “ LE BRACHE DI SAN GRIF- Costui, vede in chiesa la bella Agata e se ne innamora. Anche la donna non è insensibile al FONE”. 1 L’argomento scelto per questi due atti, è piuttosto noto nella letteratura del tardo medioevo e rinascimentale. Infatti, oltre al Masuccio, che ne è l’iniziatore nella novella terza de il Novellino, seguono:Matteo Bandello, un domenicano della seconda metà del 1400 e Giovanni Battista Casti, un sa-cerdote del 1700, morto a Parigi il 5 feb-braio del 1803. L’impostazione è alquanto comune: il ma-rito vecchio e geloso, una giovane moglie insoddisfatta, il furbo della situazione, che soddisfa la donna e punisce un’assurda gelosia. La novità è nell’ ingenua accettazione dell’ inganno e nella strategia celebrativa del capitolo dei monaci, che costruiscono un intervento eccezionale dal niente. Alla fine, la vittima fa anche un po’ pena, e l’eroe del fatto nasce muore all’ istante, trasformandosi in uno squallido libertino, che non conquista, ma accetta una situazione di comodo. La figura compiacente è la Rosina, che favorisce l’inganno e partecipa all’intrigo, non per servire, ma per suo personale vantaggio. L’insieme è una rappresentazione gradevole, opportunamente condita di ironia e di sapiente movimento dei personaggi. TRAMA- Ruggero Campisciano,maestro in medicina cinquantenne, ha uno studio bene avviato a Porta Rotese, dove risiede con una moglie bellissima, donna Agata, di quasi trent’anni più giovane di lui. II matrimonio va avanti alla men peggio, per i continui malori della donna, che ogni mese entra in una forma depresiva, che la prostra. A peggiorare le cose interviene la gelosia di Ruggero che non permette alla moglie alcuna vita relazionale e l’unica uscita della donna è per recarsi nella chiesa di Santa Lucia a sentir la messa. Ora, accade che capita a Salerno fra’ Niccolò da Frosinone, un monaco francescano di bell’a-
fascino del mo-naco, preceduto in città dalla fama di buon predicatore e di operatore di miracoli, tramite le reliquie di San Griffone. Quando donna Agata chiede al monaco di confessarla, il pia-cer, che l’un ha dell’altro, li porta a progettare un incontro di amore: ogni mese la nostra bella signora avverte un malore che la trattiene a letto e nessuna medicina ha potuto ancora sanarla, perché non provare la via mistica attraverso l’intercessione di san Griffone? Conquistata, dunque, la complicità della serva Rosina, con la promessa delle cure di un bel chierico, confratello di fra’ Niccolò, quando a fine mese la donna avverte il solito malore, il monaco, chiamato, interviene. Così, mentre fra’ Galeazzo s’intrattiene con la Rosina, fra’ Niccolò, in nome di san Grifone soggiace con la Agata, la quale, verificata la bontà della medicina, né chiede una seconda ed una terza pozione. A questo punto, improvvisamente,fa ritorno il marito Ruggero ed il frate prontamente si dispone ad accoglierlo, fingendosi in preghiera di mediazione con il santo miracoloso.
Il medico, pur perplesso, alla fine si convince che l’ incontro era finalizzato alla guarigione della malattia della moglie.Il frate va via, dimenticando le brache sulla spalliera del letto. Solo fa-cendole passare per le brache di san Griffone, si riesce ad evitare lo scandalo.
(Continua) ___________________________
1) DA"ILNOVELLINO"-XII NOVELLA -
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Antropos in the world
LA DONNA NELLA STORIA - A cura di Andropos -
EVA ANNA PAULA BRAUN
Eva amava il mondo del cinema e lei stessa si improvvisò spesso regista, in occa-sione di gite in Baviera e all’estero, specie in Italia, dove filmò gran parte dei suoi soggiorni a Venezia e a Roma. Dopo Monaco,era la zona alpina di Berchtesgaden il luogo più amato e frequentato dall’amante segreta di Hitler, che da alcuni anni viene presentata come “segretaria privata” del Führer. A partire dal 1933 vengono costruite nella Obersalzberg, nel sud-est della Baviera vicino al confine con l’Austria, una serie di chalet alpini, destinati a Hitler e agli alti gerarchi del partito. Qui Eva trascorre gran parte della bella stagione nel Berghof, la residenza di Hitler, e in seguito anche nella Kehlsteinhaus,il “Nido dell’aquila”,lo cha-let super protetto che il partito regalò al Führer in occasione del suo 50° compleanno. Le giornate trascorrono allo stesso modo, tra colazioni, pranzi, visite di Hitler nei week-end, passeggiate e naturalmente fotografando e filmando senza sosta, anche per ingannare la noia: le riprese a colori effettuate al Berghof da Eva Braun sono tra le prime effettuate in Germania e rappresentano un documento storico di in-dubbio valore. Nel 1944 la guerra da chiari segnali: la Germania e i folli progetti di Hitler sono in frantumi, da tutti i confini arrivano notizie disastrose, le città devastate dai bombardamenti, la popolazione ridotta alla fame. Il 9 febbraio 1945 Eva festeggia nella casa di Monaco il suo 33° compleanno, a marzo si mette in viaggio per Berlino: tutti la pregano di rimanere in Baviera, di cercare rifugio nei bunker alpini, ma lei vuole rimanere accanto a Hitler fino alla fine, qualsiasi cosa succeda. La notte del 28 aprile 1945 Hitler sposa nel bunker sotto la Cancelleria di Berlino Eva Braun, che diventa così la signora Eva Hitler. La notizia in poche ore fa il giro della Germania. nel pomeriggio del 30 aprile 1945, Braun e Hitler detto che i loro addii al personale e mem-bri del circolo interno. Nel pomeriggio, alle 15,30 circa di-versi testimoni ha riferito udito un colpo di pistola ad alta voce. Dopo aver atteso qualche minuto, valletto di Hitler, Heinz Linge, e SS aiutante di campo di Hitler, Otto Günsche, entrato nel piccolo studio e ha trovato i corpi senza vita
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di Hitler e Eva su un divanetto. La Braun aveva morso in una cianuro capsula, e Hitler si era sparato alla tempia destra con la sua pistola. I cadaveri sono stati effettuati su per le scale e attraverso l'uscita d'emergenza del bunker al giardino dietro la Cancelleria del Rei-ch , dove sono stati bruciati. Eva Braun aveva 33 anni . I resti carbonizzati sono stati trovati dai russi e segretamente sepolti in Magdeburg , nella Germania dell'Est.
Il resto della famiglia di Braun sopravvisse alla guerra. Sua madre, Franziska, è morto all'età di 96 anni nel gennaio 1976, dopo aver vissuto i suoi giorni in una vecchia casa colonica in Ruhpolding , in Baviera . Il padre, Fritz, è morto nel 1964. Gretl ha dato alla luce una figlia il 5 maggio 1945. Ha poi sposato Kurt Beringhoff, un uomo d'affari. Morì nel 1987. La sorella maggiore di Braun, Ilse, non faceva parte della cerchia ristretta di Hitler, si sposò due volte ed è morta nel 1979.
Antropos in the world DA TRAPANI
QUELLI DEL MACHETE SON RIFUGIATI? Alla fine, lo ha capito anche l‟Europa. Malgrado la sua subalternità al disegno eversivo che vorrebbe farne l‟oltremare dell‟Africa, l‟Unione è stata costretta a prendere atto che i Paesi-membri mostrano una crescente insofferenza per gli effetti di un‟invasione progressiva che ha ricadute devastanti in tutti i settori: dall‟economia alla sicurezza (individuale e collettiva), dalla previdenza (contrariamente a quello che dicono i nostri esperti del piffero) alla sanità, all‟edilizia popolare, al sistema carcerario, ai trasporti pubblici, a tutti gli àmbiti della vita civile e sociale. Non che i governi nazionali siano improvvisamente rinsaviti. Hanno semplicemente paura della rabbia popolare che comincia a montare, e che minaccia di tradursi in una marea – crescente – di consensi per i partiti nazionalisti e antieuropei. E non è rinsavita neppure la Commissione Europea, cioè il similgoverno dell‟UE. Semplicemente, anche la Commissione ha paura; paura per la sopravvivenza di questa strana Europa made in USA. E il motivo è sempre quello: il pericolo – cioè – del voto popolare. All‟orizzonte, infatti, non c‟è soltanto la Grecia e la possibilità – speriamo bene – che Tsipras rispetti il mandato degli elettori. All‟orizzonte c‟è anche la Gran Bretagna, con la spada di Damocle del referendum sull‟uscita dall‟Unione. E c‟è soprattutto la Francia, dove nel 2017 si voterà per quelle elezioni presidenziali che già agitano i sonni degli americani e dei loro servi sciocchi di casa nostra. Ecco perché la Francia di Hollande ha chiuso il valico di Ventimiglia: non per saggezza, non per resipiscenza, ma per non tirare la volata a Marine Le Pen. Ed ecco perché l‟Europa non ci fila nemmeno, con le famose “quote” che esistono soltanto nella fantasia del Vispo Tereso. Addirittura – cosa inconcepibile fino a un paio d‟anni fa – l‟UE ci invita ad una salutare inversione di rotta, a dare impulso ad una energica politica di rimpatri dei migranti che non abbiano diritto all‟asilo. La bozza del documento europeo sull‟immigrazione – riferisce l‟ANSA – chiede all‟Italia di «promuovere le riammissioni dei migranti economici illegali nei paesi di origine e transito». In altre parole: rimandateli a casa loro, oppure in Libia. Finalmente – pare – un minimo di realismo. Sembra che si voglia prendere atto, con vent‟anni di ritardo,che la gran parte degli immigrati non è costituita da “rifugiati”, bensì da “migranti economici”
in cerca di maggiore benessere, nei cui confronti i Paesi europei non sono minimamente tenuti all‟accoglienza. I “rifugiati” sono ben altra cosa, e l‟attribuzione di tale qualifica è disciplinata da una Convenzione ONU del 1951. Lo ricordavo su “Trapani OK” esattamente quattro anni fa: rifugiato – in forza di tale Convenzione – è solamente chi «per fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica, si trova fuori dallo Stato di cui ha la cittadinanza, e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di tale Stato». A proposito, chiedo sommessamente: quei bravi ragazzi che hanno staccato un braccio al ferroviere con un colpo di machete, in base a quale criterio sono stati lasciati liberi di entrare e di stabilirsi in Italia? Sono “rifugiati” anche loro? E, come loro, le centinaia – forse migliaia – di adepti delle terribili “bande giovanili” sudamericane, considerate le più pericolose del mondo per la loro cattiveria e la loro brutalità, che hanno trovato confortevole ospitalità nel Belpaese? Non mi risulta che in Colombia o in Salvador ci siano feroci dittature che rinchiudano gli oppositori nei lager. Così come non mi risulta che la maggior parte dei paesi del Magreb e dell‟Africa subsahariana siano preda di guerre o di rivoluzioni. Eppure, anche chi proviene da quei Paesi viene accolto amorevolmente nel Belpaese, fra le litanie di un certo mondo cattolico che non si è ancora rassegnato a Porta Pia, e le coccole di una certa Sinistra che non ha ancora capito quel che sta avvenendo nel mondo. La verità – vorrei sbagliarmi – è che la nostra classe dirigente è oramai intenzionata ad accogliere il milione (o giù di lì) di migranti che si preparano a salpare dalla Libia, sperando che l‟Europa ci faccia la grazia di togliercene qualcuno (24.000, per l‟esattezza).
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Antropos in the world E nessuno sembra comprendere che questo milione è soltanto l‟avanguardia del miliardo di abitanti del Continente Nero, buona parte dei quali ambisce a trasferirsi in Europa. Men che meno, ci si preoccupa delle proiezioni demografiche: agli attuali ritmi di procreazione, fra cinquant‟anni gli africani saranno diventati due miliardi, mentre gli abitanti dell‟Unione Europea (se esisterà ancora) saranno più o meno il mezzo miliardo di oggi.
Continuare nella politica di “accoglienza”, quindi, è semplicemente da pazzi. È comprensibile che i nemici dell‟Europa lavorino per il suo annientamento. Non è comprensibile che altrettanto facciano i governanti dell‟Europa stessa. Così come non è comprensibile che i governanti italiani fingano di non vedere il pericolo che l‟ondata migratoria rappresenta per la sopravvivenza stessa della nostra patria.
Michele Rallo .
L’ANGOLO DEL CUORE
TRA LE STELLE Ανάμεσα στα αστέρια Mi guardi dalla foto, Franco Pastore lì sul muro, come volessi dirmi qualche cosa. Lo so, sono cambiato, son altra cosa, ma dentro resto sempre il tuo bambino. Non può la morte, oppur l‟uman destino, distruggere un legame così forte, insieme siamo uniti in una sorte. Vorrei stringerti ancora su questo cuore, protetto, come un tempo, dal tuo amore e certamente, un giorno, fra le stelle, al cuor dirai ancora cose belle ed io, con un pianto inusitato, ti griderò: -Mamma, sono arrivato!-
BRONTOLO
_________ Da lla silloge Baluginar di luna - © 2015 by Franco Pastore - Una realizzazione A.I.T.W.
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IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO
Direzione e Redazione via Margotta,18 - tel. 089.797917
Antropos in the world
DA TRAPANI
SPAGNA E POLONIA, CAMPANELLI D’ALLARME PER L’EUROPA
Scrivo queste note domenica 31 maggio, quando in Italia si è appena iniziato a votare per il rinnovo di alcuni consigli regionali. Non ho, quindi, contezza dei risultati, che invece saranno noti quando questo numero di “Social” sarà in edicola. Comunque, non mi aspetto novità sconvolgenti: sono consultazioni fortemente condizionate da scelte localistiche (pro o contro De Luca in Campania, pro o contro Zaia in Veneto, eccetera) e sarà quindi difficile che gli elettori diano libero sfogo alla loro esasperazione antieuropea ed antiimmigrazione. Renzi, d‟altro canto è stato bravo a gabellare i “rimbalzi tecnici” del Job Act per una inversione di tendenza (lo avevo anticipato su queste stesse colonne lo scorso febbraio) e quindi non assisteremo ancora ad un crollo del PD parallelo a quello di Forza Italia. Il crollo parallelo degli eurodipendenti di destra e di sinistra c‟è stato invece – domenica scorsa – in Spagna. Popolari e socialisti sono stati fatti a fettine dagli elettori, che hanno premiato gli euroscettici di sinistra (Podemos) e di destra (Ciudadanos). Certo, nessuno dei due nuovi partiti si dichiara favorevole ad un‟uscita della Spagna dall‟Unione Europea, ma la loro connotazione radicalmente antirigorista li porta su una rotta che è di sicura collisione con le direttive comunitarie. A meno che, non si lascino intimidire dalla campagna di terrorismo mediatico che è già iniziata: l‟euro fa schifo – sintetizzo al massimo – ma fuori dall‟euro (e dall‟Unione Europea) la Spagna rischierebbe il tracollo. È la stessa campagna – bugiarda – che ha fin‟ora tarpato le ali di Tsipras e del nuovo governo greco, portandoli ad accettare quasi tutte le condizionicapestro della troika (o come diavolo la chiamano adesso). In questi giorni anche il fronte greco è in movimento: assistiamo all‟ennesimo braccio-di-ferro, con oggetto le due ultime porcherie che Tsipras – fino ad ora – si è rifiutato di fare: una riforma delle pensioni (modello Fornero) ed una riforma del mercato del lavoro (modello Job Act). Il giovane premier ateniese è costantemente sulla difensiva, e sembra non avere la lucidità per comprendere che, così facendo, ha fin‟ora assicurato il pagamento di altri interessi alla speculazione finanziaria, ma mantenendo inalterato il debito pubblico ellenico. Cedere ancora qualche cosa – oltre a fargli perdere la faccia – servirebbe soltanto a pagare altre rate ai
creditori, per ritrovarsi allo stesso punto fra quattro mesi. Soltanto riappropriandosi del diritto di creare il proprio denaro (e non facendoselo prestare dalle banche) la Grecia potrà battere la crisi economica. E ciò vale anche per la Spagna. E ciò vale anche e soprattutto per l‟Italia. Ma questo è un aspetto che vorrei approfondire con maggiore calma, in una prossima occasione. Torniamo al variegato fronte elettorale europeo. Domenica scorsa si è votato anche in Polonia, per il ballottaggio delle presidenziali. Due i candidati rimasti in lizza: il Presidente uscente Bronislaw Komarowski, espressione del partito centrista Piattaforma Civica (in vantaggio di oltre 10 punti), e il giovane sfidante Andrey Duda, leader del partito Legge e Giustizia, nettamente nazionalista, populista ed euroscettico. Ebbene, sovvertendo tutte le previsioni, ha vinto il secondo. Questa volta, il campanello di allarme squilla nell‟Europa Orientale, al confine con la Russia di Putin (che di questo risultato è certamente contento). Se le elezioni parlamentari (che si terranno in autunno) dovessero confermare questa tendenza, l‟Unione Europea vacillerebbe anche ad est, con due grandi nazioni – l‟Ungheria e la Polonia – saldamente in mano ai populisti, e con una terza – l‟Ucraina – che non è ancora esplosa soltanto perché gli americani l‟hanno riempita di miliardi per far dispetto alla Russia. Ma a preoccupare l‟Unione Europea (e le banche americane che per essa fanno un tifo da stadio) è oggi soprattutto il fronte nord, con l‟Inghilterra che – entro il 2017 – terrà quel referendum che, con ogni probabilità, deciderà l‟abbandono britannico dell‟Unione. E non è tutto. Perché il 2017 sarà anche l‟anno delle elezioni presidenziali in Francia, con Marine Le Pen che – ad oggi – partirebbe favorita sia su Hollande che su Sarkozy. Come scrivevo qualche settimana fa, le sorprese non sono finite. __________ Michele Rallo Michele Rallo è stato segretario provinciale del Msi e Coordinatore provinciale di AN. È stato eletto la prima volta nel 1994 alla Camera dei deputati nel collegio di Trapani per il Polo del Buon Governo, aderendo al gruppo di Alleanza Nazionale ed è componente della Commissione Esteri. Viene rieletto nel 1996 per il Polo della Libertà e fa parte delle commissioni Esteri, Politiche dell'Unione Europea, Attività Produttive.Non si ricandida nel 2001 e torna agli studi storici. Ha infatti pubblicato diversi volumi sulla storia contempo-ranea dell'Europa Orientale e dei movimenti nazionalisti tra le due guerre mondiali.
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Fisciano, XXVI CONCORSO NAZIONALE “ L’ECOLOGIA: AMBIENTE E NATURA” CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEI VINCITORI Alla presenza di numerosissime Autorità civili, religiose, artistiche, nella splendida cornice dell‟Aula consiliare del Comune Città di Fisciano ( Salerno), sabato 6 giugno, si è svolta la solenne cerimonia di premiazione dei Vincitori del XXVI Concorso nazionale di Poesia e di Pittura “ L‟Ecologia: Ambiente e Natura”, indetto dalla Rivista bimestrale di Scienze sociali, di Lettere ed Arti “ L‟Areopago Letterario”, perché la Cultura possa dare una mano alla Natura. Ospite d‟onore il neo consigliere regionale Avv. Tommaso Amabile, già più volte Sindaco del Comune di Fisciano. Per la Poesia il primo premio è stato vinto da Barbara Di Filippo Romano da Viareggio ( Lucca) con la lirica “ Voce tradita”; il secondo premio, ex aequo, vinto da Aurora Cantini da Nembro ( Bergamo) e da Giovanni Caso da Siano ( Salerno); il terzo premio, ex aequo, da Ignazio Gaudiosi da La Spezia e da Luciano Gentiletti da Rocca Priora ( Roma). Per la Pittura, il primo premio è stato vinto da Domenico Terenziano da Bellizzi ( Salerno) con l‟opera “ Terra alluvionata”; il secondo premio è stato vinto da Nicola Della Corte da Mercato San Severino ed il terzo premio da Alfonso Capasso da Nocera Superiore. Premi speciali: al Comune di Torraca ( primo comune a luci a Led), all‟Istituto Palmieri di Benevento ( prodotti con materiali di riciclo), all‟Oratorio San Domenico Savio di Gaiano di Fisciano. Alla Carriera, al Tenore Bruno Venturini per i suoi primi quaranta anni di vita canora. Con le loro preziose ugole hanno deliziato il folto pubblico la cantante poliglotta Giovanna Petretta ( al pianoforte il Maestro Rosario Cantarella) ed il mezzosoprano Michela Rago ( al pianoforte il maestro Marco Rizzo). Per i giovanissimi i premi a Samuel Labianca, a Clelia Portanova, a Vittorio Vavuso, a Michele Sessa, ad Ylenia Labianca.
Ha coordinato e condotto la splendida serata Michele Sessa, fondatore e direttore dell‟Areo-pago Letterario e del Premio. M.SESSA
LA VERSILIA E LA GIUSTIZIA SOCIALE ------------------
In toscana, in Versilia, opera già da tempo un gruppo di “MECENATI DELLA GIUSTIZIA”, che, in maniera oculata e discreta, intervengono là dove c‟è bisogno di una rapida risoluzione di difficoltà. Certo, fanno quel che possono e come possono, ma l‟importante è che agiscono là dove la giustizia sociale maggiormente tace, avviluppata com‟è da politichese prostituita e poco accorta ai problemi gravi del paese. Già far registrare la propria presenza, vuol dire tanto. E‟ come affacciarsi in altri micro-universi e sussurrare, con il cuore in mano:- Guarda, non sei solo, io ti sono amico e sono qui con te, come un fratello!Queste non son parole vuote! In ognuno di noi, infatti, anche in coloro che la terra la mangiano, vi è un pezzettino di cielo,se accettiamo per vero il pensiero di Primegisto: “ ” ossia, gli uomini abitano la terra, ma sono cittadini del cielo. Franco Pastore -------------------------------------------------------
Ermete Primegisto o Ttrismegisto, dell’età ellenistica.
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PRESENTATIO LIBRI A CURA DEL DIRETTORE
Di Antonio Bicchierri “ TESTIMONI DEL TEMPO”
Mancano, nella silloge, aspetti solipsistici, risoluzioni in chiusure impenetrabili e quel- l’oscuro simbolismo, che alquanto destabilizza. Tutto esonda, invece, con attenta consapevolezza, nelle latitudini più profonde dell’animo del lettore. Le sue riemersioni memoriali, cullate alquanto dai sospiri dell’attesa, si tramutano, oltre l’inerzia e la rinunzia, in un suggestivo invito di partecipazione a fermenti realistici ed emozionali, che irrorano la sua avventura esistenziale. Depotenziato, ad arte, il supporto tecnico, il verso spazia naturalmente in una musicalità così ampia, che ti sorprende. Umberto Saba aveva affermato che la poesia è ricerca e conquista di verità. Ed Antonio Bicchierri, nella sua silloge, sembra aver tenuto nel giusto conto questa concezione della poesia: “ Terra mia terra\ crocevia di staria antica\ con popoli e razze di diversa genia.\ Terra di emigranti \ alla ricerca di dignità \ che la sua dura zolla non gli ha saputo dare\ Terra del Concludento, TESTIMONI DEL TEMPO è mio sud \ con uomini dai volti scolpiti \ una consapevole offerta di impulsi di vita, cresciuti con il pane duro \ della miseria e del che veicolano l’animo, in una conquista sacrificio “. continua di valori e verità, che sottolineano Debesse aveva affermato che noi men- uno spazio ed un tempo: quello che corre tiamo a noi stessi perfino nei diari. Ma è nel viale del mistero “alla ricerca di linfa forse menzogna “il ricordo dei vecchi, seduti vitale e ... di umana equità tra i popoli” alla luce della luna ... il profumato candore dei Franco Pastore panni e ... le valigie di cartone ... su strade ferrate di polverosa solitudine?” Il Bicchierri ci tracima, lontano da ogni _______________________ terrestrità tediosa, in un mondo pispigliante Antonio (San Giorgio Jonico), poeta e artista, vive a San Giorgio tra ricordi e solide consapevolezze, in una Jonico. Il 27 dicembre 2010 è stato nominato "Cavaliere" dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana". Ha pubblicato i palingenesi dello spirito che freme e si ar- libri: In cam-mino... (2007, poesia), In volo... nella leggerezza piona ai cieli dell’infanzia, ed ai silenzi dell'essere (2008, poesia, audiolibro), Alla mia terra: San Giorgio Jonico (2010, poesia) e Il senso della vita nel tempo della notte, in un disperato anelito di ricer- che va (2010, poesia). Ha conseguito i seguenti primi premi in ca della propria essenza, nel tremulo chia- concorsi letterari: 2006: "Isabella Morra", Valsinni; 2007: "Filippo Lo Giudice", Piazza Armerina; "Italian Festival Literary" Alice Bel rore della luna: Colle; "Prader Willi" Torino; "MoicArte" Taranto; 2008: "Passeg“... Lassù\ tremula quella luce \ dal brillio dia- giando tra le Note" Radio Puglia, San Giorgio Jonico; "Padre mantato \ di un firmamento stellato \ ... per Ttait;o200R9o: be"Prtaeclltau"mGeaiall"iccVhiigog; ia"Unoliv; i e"SoalniotadeMl aGragrhgearnitao" LMigauttrien"a;2010: "Nuove Lettere" Napoli. sfogliare il tempo \ nel mistero del creato...” - 15 -
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PROVERBI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA Priggiòne e malatìe vònne cumpagnìa. 2. A vita „e l‟osterìa fernìsce in farmacia. 3. E luglio „o tempuràle rure poche e nu‟ fa male. 1.
Implicanze semantiche:
tempurale: da temporale Rura : da durare Antropologia: Il seme dei proverbi è Sirica Dora chiaramente espresso in latino: Esplicatio: Una versione italianizzata di vecchi Taciturnitas stulto homini pro sapientia proverbi popolari, che evidenziano l‟importanza est - Lo stare zitti è la saggezza dello della operatività e l‟ineluttabilità del destino. sciocco (Publilio Siro). Riflessio: Sono proverbi antichissimi, che ritrovia- Tempus omnia medetur - Il tempo rimedia a mo anche nel mondo greco e latino. tutto. Fraseologia: Tabacco, vino e venere riducono Tempora tempore tempera - Tempera il l‟uomo in cenere – O temporale che a luglio viene tempo col tempo. , male non fa e poco s‟intrattiene. Povere a chi more
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LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos
LE MALATTIE DELL’ESTATE 2) Le patologie infettive trasmesse da zecche: la febbre bottonosa del Mediterraneo Le zecche sono, tra gli artropodi, vettori estremamente efficienti di un gran numero di agenti patogeni di natura virale, rickettsiale, batterica, protozoaria, nonché di neurotossine; queste ultime possono provocare paralisi flaccida acuta ad andamento ascendente, talvolta letale per animali di piccola taglia ed anche per l‟uomo. In Italia sono presenti zecche appartenenti sia alla famiglia delle Ixodidae (zecche dure) che a quella delle Argasidae (zecche molli). Le zecche dure, così definite per la presenza di un caratteristico scudo dorsale chitinoso, comprendono, in Italia, 6 generi: Ixodes, Boophilus, Hyalomna, Rhipicephalus, Dermacentor, Haemaphysalis. Le zecche molli, sprovviste di scudo dorsale, sono presenti con due generi: Argas ed Ornithodorus. L‟habitat preferito dalle zecche è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa ed arbustiva, con microclima preferibilmente fresco ed umido, anche se non è raro il loro riscontro in aree con clima decisamente caldo ed asciutto, e con vegetazione più rada. Alcune zecche dure, quali le Rhipicephalus, sono strettamente associate alla popolazione canina, mentre altre (Dermacentor, Haemaphysalis) sono parassiti abituali di animali d‟allevamento e da reddito (ovini, bovini, equini). Le zecche molli parassitano abitualmente uccelli, selvatici e domestici, ed in particolare i piccioni, e possono infestare gli ambienti frequentati da questi (piccionaie, soffitte). A differenza delle zecche dure, quelle molli tendono ad attaccare gli ospiti nelle ore di oscurità. Le zecche presentano, generalmente, una bassa specificità di specie, per cui, in assenza dell‟ospite preferito, possono attaccarsi al primo ospite “utile” di passaggio; l‟uomo rappresenta solitamente un ospite occasionale. L‟infestazione di uccelli, migratori e non, nonché di numerosi animali selvatici, è alla base della diffusione delle zecche in aree sempre più estese. Le zecche necessitano di pasti di sangue per completare il loro sviluppo e ciclo riproduttivo, ma possono resistere per lunghi periodi di tempo al digiuno assoluto; la loro attività è massima, nei paesi a clima temperato, nei periodi maggioottobre. Il pasto di sangue, durante il quale la zecca rimane costantemente attaccata all‟ospite, si compie nell‟arco di ore per le zecche molli, di giorni o settimane per le dure. La maggior parte delle malattie trasmesse da zecche può essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico, essendo la diagnosi di laboratorio complicata, sovente, da fattori confondenti (reattività crociata con altri antigeni) e, comunque, raramente utile nelle fasi iniziali della malattia in cui, particolarmente nelle forme ad eziologia batterica, una pronta terapia antibiotica è risolutiva.
Febbre bottonosa del Mediterraneo Le rickettsiosi diverse dal tifo esantematico costituiscono un gruppo eterogeneo di malattie febbrili acute a tra-
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smissione vettoriale; tra queste, la febbre bottonosa del Mediterraneo è la più diffusa nel bacino del Mediterraneo ed in Italia.L‟agente eziologico della febbre bottonosa del Mediterraneo è rappresentato da Rickettsia conorii e da altre rickettsie strettamente correlate. Vettori della febbre bottonosa del Mediterraneo sono varie specie di zecche dure, e soprattutto Rhipicephalus sanguineus, parassita abituale di cani e di altri animali domestici e selvatici (conigli e lepri, ma anche ovini, caprini e bovini). La febbre bottonosa del Mediterraneo può presentarsi con vari gradi di severità e di durata; il periodo di incubazione, dopo la puntura infettante, va da 5 a 7 giorni. L‟esordio è improvviso, con sintomi di tipo simil-influenzale (febbre di grado moderato-elevato accompagnata da brividi, cefalea retrorbitale, astenia, malessere generale). In 3a-5a giornata compare un esantema maculo-papuloso ad andamento centripeto, che interessa anche le piante dei piedi ed i palmi delle mani, espressione della vasculite provocata dall‟infezione. Nella maggior parte dei casi è chiaramente visibile, in corrispondenza del morso della zecca, un‟area ulcero-necrotica nerastra (segno della “tache noire”). Anche in assenza di terapia la letalità della febbre bottonosa è molto bassa (inferiore al 3%); la letalità può tuttavia essere più alta in soggetti con condizioni di salute già compromesse. Complicazioni della febbre bottonosa possono manifestarsi a carico dell‟apparato cardiovascolare, renale, del SNC. Il trattamento antibiotico determina la risoluzione delle manifestazioni febbrili, nelle forme non complicate, nel giro di 2-3 giorni. Le metodiche di laboratorio più appropriate per la diagnosi di Rickettsiosi sono rappresentate dalla immunofluorescenza indiretta su siero, dal metodo immunoenzimatico, dalla immunofluorescenza diretta su campioni bioptici. Il test di Weil-Felix, basato sulla sieroagglutinazione di ceppi di Proteus Ox19, Ox2, oppure OxK, è poco sensibile oltre che poco specifico; può avere valore, ai fini della conferma diagnostica di rickettsiosi, solo qualora venga dimostrato un aumento significativo (pari o superiore a 4 volte) del titolo anticorpale tra la fase acuta e la fase di convalescenza della malattia. La decisione di iniziare il trattamento antibiotico dovrebbe essere presa sulla base della diagnosi clinica, senza attendere la conferma di laboratorio. Per la conferma di laboratorio della diagnosi di febbre bottonosa, oltre all‟ isolamento dell‟agente infettivo da appropriati campioni biologici, alla positività della reazione di immunofluorescenza diretta in biopsie cutanee o in reperti autoptici e al sopracitato incremento del titolo anticorpale tra la fase acuta e quella di convalescenza, può essere preso in considerazione un titolo anticorpale, in un singolo campione di siero, 1:64, se determinato con immuno-fluorescenza indiretta. (Continua)
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I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos
Ἡράκλειτος της Ευέσοσ (II) Certo suona strano che un aristocratico parli di logos comune-cosmico: in realtà la questione è che quel "comune" logos "cosmico" si riferisce non a tutti gli uomini, ma a pochi : solo ai migliori , e non ai dormienti. Ma cerchiamo di comprendere che cosa Eraclito intenda con "logos comune, cosmico": come accennato, la parola logos è polisemantica ed è quindi bene non tradurla. Essa si riconnette al verbo greco "lego", che in origine significava "legare" ma che poi passò a significare "parlare". Logos vuol dire, tra le varie cose, discorso: c'è l'idea di più parole che vengono tra loro legate per assumere un significato. Può anche significare "discorso interiore" in quanto prima di parlare, si effettua un ragionamento, un dialogo interno a noi stessi. Quindi passò a significare "ragionamento" e da qui "ragione", ossia la facoltà di effettuare ragiona-menti. Per Eraclito però i significati della parola logos sono essenzialmente tre: 1) La ragione che governa l'universo 2) Il pensiero che comprende questa ragione universale 3) il discorso che esprime questa conoscenza (dunque il discorso che Eraclito pone per iscritto nel suo testo). Così come abbiamo un logos dentro di noi (la ragione) , Eraclito dice che anche nella realtà ci deve essere un logos cosmico, dove logos ha valenza di "ragione" : il logos è quel qualcosa che fa funzionare l'universo. Eraclito afferma che il logos che abbiamo nella nostra mente non è diverso da quello cosmico. Per arrivare a dire questo, probabilmente, Eraclito si deve essere sagacemente chiesto: "come è che quello che noi pensiamo esiste anche nella realtà?". Questo è anche un modo per rispondere alla domanda: "come si ricollegano le leggi della natura e del mondo? ". Di fatto, Eraclito nega l'esistenza di un dio, ma ammette quella di una ragione universale: c'è un nesso tra la ragione che governa il mondo e quella che governa la nostra mente: sono la stessa cosa e dunque l‟ambiguità espositiva nell'opera "Perì fuseos" è dettata dal logos stesso, che fà sì che la natura ami nascondersi. Certo è difficile comprendere questo logos universale, ma non è impossibile: l'uomo ce la può fare usando quel frammento di logos a sua disposizione, insito dentro di lui : la ragione, che non è nient'altro che un pezzettino di logos universale di cui tutti disponiamo. Quindi tutti partiamo dallo stesso livello, ma solo i migliori riescono ad emergere e ad avvicinarsi al logos cosmico. I dormienti sono coloro che non ci riescono, nè ci provano: per
raggiungere il logos universale bisogna cooperare, e non agire da soli e nel proprio interesse: Eraclito dice "bisogna seguire ciò che è comune; infatti ciò che è è comune di tutti . Ma pur essendo il logos di tutti, la folla vive come se avesse un proprio ed esclusivo criterio per giudicare".Eraclito era del parere che una città per funzionare avesse bisogno delle leggi: come il logos cosmico governa il mondo, così le leggi governano la città. Anche le leggi (), come la mente umana, rappresentano un frammento di logos universale. In Eraclito matura l'idea che la legge umana derivi da quella naturale, della (natura) Tutte le leggi umane - nella misura in cui sono giuste - attingono ad un'unica legge cosmica. A quei tempi vi era anche chi diceva che le leggi umane fossero puramente convenzionali e non c'entrassero nulla con la natura. Sebbene Eraclito arrivi ad ammettere che il principio sia il logos, un'entità assolutamente astratta, tuttavia egli sente il bisogno di incarnarlo in qualcosa di materiale, e più precisamente nel fuoco. Eraclito dice che l'universo non è il prodotto di dei o uomini, ma un ordine universale unico ed eterno. Egli lo identifica con "il fuoco sempre vivente" . Con il riferimento al fuoco, Eraclito non intende soltanto introdurre una variazione rispetto alla tesi, tradizionalmente attribuita agli ionici a partire da Aristotele (Metafisica, I), dell'unicità del principio. Intende piuttosto insistere sulla peculiarità di comportamento del fuoco: si accende e si spegne regolarmente secondo una misura, come appare anche dal sole, che ora brilla (di giorno) e ora si spegne (di notte). La vicenda cosmica in tutti i suoi aspetti e nelle sue incessanti trasformazioni è infatti regolata da una misura. La mobilità del tutto non è un divenire casuale o disordinato, ma è regolata secondo ritmi precisi. Eraclito sostiene che non si tratti solo della successione di un opposto all'altro, del giorno alla notte, della vita alla morte e così via. La guerra () assurge a simbolo e insieme regola di tutto ciò che avviene nell'universo: questo è caratterizzato da un'armonia superiore consistente nell'unità e identità degli opposti in tensione tra loro . Anche per Eraclito la ricerca dell'unità, al di sotto dell'apparente molteplicità e dispersione di ciò che appare ai più, è l'obiettivo primario. ( Continua)
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Vogliono distruggere gli stati nazionali? Storicamente, l‟unica struttura statale – specie in àmbito europeo – che è sopravvissuta nei secoli ed è uscita vincitrice dai conflitti con altre strutture, è la “Nazione”: codificata con la Rivoluzione Francese e poi soprattutto con il “Discorso alla Nazione Tedesca” di Fichte, ma in realtà preesistente all‟una e all‟altro. La Nazione ha scompaginato gli Imperi ma anche una più ampia struttura sovranazionale, cioè la Chiesa, intesa non come fattore religioso, ma come fattore politico, come potere temporale dei Papi o, meglio, come superpotere che imponeva il proprio volere a regni ed imperi. Orbene, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti – a questo punto della crisi planetaria degli ultimi anni – che l‟obiettivo finale della guerra di conquista scatenata dai “poteri forti” sono proprio le Nazioni, anzi il concetto stesso di “Stato Nazionale”. La guerra (e non sembri eccessivo il termine) è stata ed è condotta con tutti i mezzi – leciti e illeciti – e in tutti gli àmbiti: da quello finanziario, attraverso la globalizzazione economica; a quello sociale, con la disoccupazione generalizzata e con la macelleria sociale; a quello squisitamente politico, con l‟impulso dato ad una migrazione di massa di cui oggi avvertiamo soltanto i primi segnali, anticipatori di una vera e propria valanga con la quale si vuole sommer-gere (e snaturare) gli Stati europei. Ed è proprio l‟assalto migratorio che, in que-sta fase, viene privilegiato come strumento dell‟aggressione agli Stati Nazionali. Si punta tutto sul “buonismo”, una sorta di nuova religione laica che accomuna le utopie di una Sinistra priva di idee e le contorsioni dottrinarie di una Chiesa Cattolica che sembra aver smarrito le certezze del passato. L‟una e l‟altra, mosse dalle migliori intenzioni. L‟una e l‟altra, però, divenute ogget-tivamente strumento di un disegno perverso, contrario agli interessi sia dei ceti popolari, sia della stessa identità cristiana dei popoli europei. Si lanciano messaggi sbagliati che, debitamente amplificati dagli strumenti di comunica-zione, si cerca di far diventare patrimonio inconsapevole dell‟opinione pubblica europea. Le analisi politiche procedono come se le Nazioni non esistessero, come se i confini nazionali non avessero una funzione, come se ogni essere vivente non appartenesse per nascita ad una Nazione (dal latino natio, cioè appunto nascita) ma avesse viceversa il diritto di scegliersi la patria per lui più conveniente, anche calpestando i diritti degli abitanti
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di quella patria. Anzi, se qualche governo compie il proprio dovere e difende la frontiera nazionale (per esempio, costruendo una barriera a protezione dei confini), quel go-verno viene condannato senza appello dagli or-gani d‟informazione “europei”, che lo qualifi-cano come razzista e xenofobo. L‟ultima vittima di questo conformismo becero è l‟Ungheria, per la decisione di proteggere la sua frontiera con la Serbia; ma è già toccato alla Spagna, alla Grecia, alla Svizzera (ricordate il referendum anti-immigrazione?), e la stessa Francia viene in questi giorni criticata per il blocco alla frontiera di Ventimiglia. Quanto all‟Italia, la sua classe dirigente è in perfetta sintonia con tutti i padrini dell‟assalto migratorio: con i “mercati”, in primo luogo; ma anche con il Vaticano, con una Sinistra che va tenuta buona con un osso (quello appunto della immigrazione) e – ultimo non ultimo – con la Grande Alleata che ha voluto l‟eliminazione di Geddafi, forse anche per togliere un ostacolo oggettivo allo scatenamento dell‟assalto migratorio contro le coste italiane; la stessa Grande Alleata – guarda caso – che non muove un dito per impedire l‟avanzata dell‟ISIS in Libia. Quello dell‟immigrazione – tra i tanti – è il più clamoroso dei fallimenti del Pifferaio dell‟Arno, che è riuscito a prendere pesci in faccia da tutti con il sorriso sulle labbra, ad incassare le sconfitte più clamorose scrivendo su Twitter che l‟Italia era riuscita ad ottenere non so quali eccezionali risultati in sede europea. La realtà è sotto gli occhi di tutti. Adesso gli immigrati non li portano in Italia soltanto le nostre navi; ma anche le navi degli altri Paesi europei (In-ghilterra, Germania, Spagna, eccetera), che li prelevano appena fuori dalle acque territoriali libiche e li vengono sùbito a depositare nei nostri porti. Bel risultato davvero! Ma il Vispo Tereso non fa una piega, anzi ha la faccia tosta di insolentire chi stigmatizza il suo operato. Salvini, in particolare, è accusato di “speculare sulla paura”. Come se gli italiani non avessero motivo di aver paura! «La priorità – ripete come un disco rotto – è salvare vite umane.» Altro messaggio moralmente apprezzabile, ma giuridicamente infondato. La priorità per qualunque Stato è difendere i propri cittadini, la vita dei propri cittadini, la sicurezza dei propri cittadini, gli interessi dei propri cittadini. Dopo di che, difendere anche vita, sicurezza, interessi degli altri. Ma in seconda istanza, e comunque in termini realistici, rapportati alle proprie capacità,
Antropos in the world compatibilmente con le proprie disponibilità (economiche, occupazionali, abitative, eccetera). Non esiste, non può esistere una solidarietà illimitata. Neanche il Paese più ricco del mondo può permettersi di non chiudere la porta in faccia a nessuno. Eppure, il buonismo di Stato (e di parrocchia) ci dice che abbiamo l‟obbligo (l‟obbligo, non la facoltà) di accogliere tutti coloro che vogliono venire da noi. E pazienza se accanto ai cristiani profughi dall‟ISIS ci sia qualche (?) musulmano che vede l‟Europa come una terra di conquista per l‟Islam; pazienza se, accanto a chi fugge dalle persecuzioni, ci sia chi soltanto voglia “ una vita
migliore”; pazienza se, accanto a chi cerca un lavoro (che non c‟è), ci siano dei delinquenti, anche
pericolosissimi. Poco importa, le Nazioni, i loro confini, le loro regole sono piccoli ostacoli che la storia ci ha gettato fra i piedi, per farci inciampare sulla strada imbecille di un mondo senza frontiere e senza anima, pronto per essere guidato da quel “governo unico mondiale” che è il sogno proibito della speculazione finanziaria. Con gli applausi di una Sinistra succube, e con la benedizione di una Chiesa miope. MICHELE RALLO
Salerno - CAFE’ MIRO’CONTINUA A STRABILIARE
Altra serata di fuoco, quella del 19 giugno u. s., con le mirabili esecuzioni dei QUEENERRS. Il pubblico, numeroso e competente, ha applaudito una performance esclusive ed eccezionale, con la esecuzione di brani di Freddie Mercury e del repertorio dei mitici Queen. Una atmosfera melodica ha veicolato i presenti nel fantastico mondo di artisti immortali, che hanno inciso profondamente sulla storia della musica degli anni 1970 – 1980, influenzandi artisti di più generazioni e nazionalità. Un grazie , dunque, alla equipe del CAFE‟ MIRO‟, per aver offerto alla nostra città l‟occasione di un simile ascolto, con l‟esortazione a continuare così, contribuendo in tal modo alla crescita del gusto e della cultura salernitana.
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DA ERICE – ANNA BURDUA
SEBASTIANO BONFIGLIO
A San Marco, ridente frazione dell‟Agro ericino, nacque, il 23 settembre 1879, Sebastiano Bon figlio, spirito rivoluzionario, sostenitore della giustizia sociale e difensore delle fasce più deboli. Il padre Nicolò, membro dei Fasci dei Lavoratori trasmise al figlio, ancora giovinetto, quella opposizione alla classe politica dirigente che non aveva consapevolezza o meglio comprensione dei disagi notevoli che viveva la maggior parte dei cittadini ericini, sparsi nelle frazioni talvolta molto distanti dal capoluogo ed inoltre non avviava interventi che potessero risolvere gli svariati ed annosi problemi della disoccupazione e del lavoro. Da ragazzo lavorò in una falegnameria senza mai trascurare l‟istruzione. Da auto- In seguito a questa sua partecipazione fattiva alla didatta riuscì a conseguire prima il diploma di protesta popolare, Bonfiglio divenne dirigente del insegnante elementare e poi di perito agrario. Partito Socialista fino ad assumere, nel 1902, la Grazie al suo impegno per lo studio era riuscito a guida della Federazione Provinciale del PSI di conquistare una certa conoscenza tecnica e poli- Trapani. Nel 1904 Bonfiglio lasciò la Sicilia per tico – sindacale dei problemi agrari che gli con- trasferirsi a Milano dove lavorò in una fabbrica di sentì di assumere posizioni rappresentative e di mobili. Nel 1906 ritornò per breve tempo in prestigio nel Movimento Socialista, competenze Sicilia quindi si recò negli Stati Uniti d‟America. che non mancò di manifestare anche attraverso Assieme ad altri compagni organizzò, nel 1909, la gli organi di stampa come portavoce delle idee e sezione socialista di Brooklyn e una cooperativa pensieri dello stesso Movimento. Significativi i di consumo. Nel 1911 viene chiamato a dirigere il suoi articoli pubblicati sul giornale “ Il diritto giornale “ La voce dei socialisti di Chicago . alla vita” diretto da Sebastiano Cammareri Scurti Tornò in Sicilia nel 1913 e fece parte del Comicontro l‟Amministrazione Fontana che deteneva tato promotore per il rafforzamento del Partito in il potere da ben quindici anni, un‟Amministrazio- Sicilia. Allo scoppio della prima guerra mondiale ne nepotista: parte dei rappresentanti della Giunta fu arruolato nel Corpo sanitario ma, a causa delle e del Consiglio Comunale era, infatti, imparentata sue idee sovversive, venne mandato a Cirene in con la famiglia del Sindaco. Negli articoli vi era Libia dove dette un segno tangibile della sua solil‟aperta denuncia dei comportamenti e dei me- darietà internazionalista e anticolonialista aprentodi attuati dalla politica amministrativa del Fon- do una scuola per i bambini arabi. A guerra finita tana e del rapporto con i lavoratori dipendenti riprese la sua attività politico- sindacale nel trapaassoggettati. Nel 1901, un compatto sciopero nese. Il 3 ottobre 1920 i Socialisti vinsero clamoagricolo, mise in difficoltà l‟Amministrazione rosamente le elezioni amministrative e Bonfiglio che non esitò a fare pressioni presso l‟onorevole venne eletto Sindaco. Nel 1921 un‟altra svolta Nunzio Nasi e Giolitti perché intervenissero importante nella sua vita: al Congresso Nazionale presso i protestanti. Le pressioni, tuttavia, non di Livorno venne nominato membro della direziosortirono l‟effetto sperato, i politici interpellati ne del Partito Socialista Italiano. Il 10 giugno assunsero una linea neutrale e questo atteggia- 1922 mentre ritornava a casa dopo una seduta di mento consentì agli organizzatori dello sciopero Giunta venne colpito a morte in località Gian-guzdi ottenere sensibili miglioramenti sui prezzi zo. San Marco, suo paese natale, gli tributò onore dell‟affitto delle case dei braccianti e sui salari. con un monumento in sua memoria. - 21 -
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PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore
RICETTE FEGATO ALLA MILANESE Ingredienti (per 6) Fegato di vitello gr 600 Burro gr 100 1 uovo Pane grattugiato Sale Preparazione Tagliare il fegato a fette sottili dopo averlo spellato. Passarlo nell‟uovo sbattuto, salato, e poi nel pane grattugiato. Metterlo in una teglia con il burro, farlo dorare, spruzzarlo con un po‟ di sale e servirlo. LINGUA DI VITELLO IN SALSA PICCANTE Ingredienti (per 6) Lingua di vitello di gr 600 Acciughe salate 2 Cipolla Capperi, Cetriolini Prezzemolo, aceta, sale, pepe Preparazione Lessare la lingua in abbondante acqua salata, per circa 3 ore. Spellarla e affettarla. Far ro-solare in un tegame la cipolla tritata con il bur-ro; aggiungere le acciughe lavate e spinate a pezzetti, una manciatina di capperi, 2 cucchiai di aceto 2 un bicchiere di brodo della lingua. Far cuocere per qualche minuto. Mettere ne te-game le fette di lingua e far insaporire per 10 minuti. Disporre la lingua nel piatto di portata e coprirla con la salsa passata al setaccio, nella quale è stato aggiunto 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, alcuni cetriolini a pezzetti e un po‟ di pepe. ROGNONI AI FUNGHI Ingredienti (per 6) Rognoni di vitello gr 600 Burro gr 50 Funghi freschi gr 125 Aglio 1 spicchio Cipolla, prezzemolo, aceto, sale e pepe Preparazione Mettere in acqua e aceto i rognoni per circa 1 ora. Tagliarli a fettine. In un tegame far rosolare la cipolla tritata e lo spicchio d‟aglio. Unire le fette di rognone. A metà cottura aggiungere i funghi a fettine e un po‟ di prezzemolo tritato. Insaporire con
sale e pepe. A cottura ultimata. Circa 20 minuti, togliere lo spicchio d‟aglio e servire.
CUORE TRIFOLATO Ingredienti (per 6) Cuore di vitello gr 600 Burro gr 50 Olio ½ bicchiere Aglio 1 spicchio Prezzemolo, limone, sale Preparazione Mettere in una teglia l‟olio e l‟aglio schiacciato e far cuocere per qualche minuto. Togliere l‟aglio, aggiungere il burro e farlo fondere. Unire il cuore ben lavato e tenuto in acqua acidulata, a fettine, e far cuocere per 15-20 minuti. A cottura ultimata unire il prezzemolo tritato e servire. TRIPPA ALLA GENOVESE Ingredienti (per 6) Foiolo già pronto gr 900 Pomodori gr 500 Olio ½ bicchiere Pancetta 2 fette 1 pugnetto di pinoli e 1 pugnetto di funghi secchi Parmigiano grattugiato Crostoni di pane fritti Carota, cipolla, sedano, sale Preparazione Lavare bene e tagliare a striscioline il foiolo. Metterlo in una casseruola sul fuoco ad asciugare. Preparare un soffritto con l‟olio, la cipolla, il sedano, la carota tritati e la pancetta a pezzetti. Aggiungere i pinoli e i funghi ammollati, strizzati e tritati. Far rosolare bene e unire il foiolo. Far insaporire, salare e, dopo 10 minuti, aggiungere i pomodori pelati, a pezzi. Dopo 15 minuti di cottura, coprire d‟acqua e lasciar cuocere lentamente per 2 ore. Servire la trippa sopra crostoni di pane fritti o abbrustoliti al forno e cospargere di parmigiano grattugiato.
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Antropos in the world UNA DONNA NELLA STORIA – a cura di De Boris
AMELIA ERHART
Amelia Earhart nasce nella casa dei nonni ad Atchison, nel Kansas, dove la madre Amy preferisce partorire. Il padre, Edwin, fa pratica legale a Kansas City. Dopo due anni e mezzo nasce la sorella, Muriel. Nel1905 i genitori di Amelia si trasferiscono a Des Moines, nell'Iowa, lasciando le figlie con i nonni. Solo nel 1908 queste raggiungeranno i loro genitori. Nel 1914, Amelia decide di frequentare i corsi per infer-miera, che la porteranno a prestare servizio in un ospedale militare in Canada, durante tutta la durata della Prima guerra mondiale. Nel 1920, all'età di 23 anni, si reca insieme col padre a un raduno aeronautico presso il Daugherty Airfield a Long Beach in California e, pagando un dollaro, per la prima volta sale a bordo di un biplano per un giro turistico di dieci minuti sopra Los Angeles. È in quell'occasione che decide di imparare a volare. Comincia a fre-quentare le lezioni di volo e, a un anno di di-stanza, con l'aiuto della madre, acquista il suo primo biplano, con il quale stabilirà il primo dei suoi record femminili, salendo a un'altitudine di 14.000 piedi. Nell'aprile del 1928, il capitano Hilton H. Railey le propone di essere la prima donna ad attraversare l'Atlantico e il 17 giugno, dopo diversi rinvii dovuti alle brutte condizioni del tempo, decollano con Amelia Earhart il pilota Stultz e il copilota e meccanico Gordon, a bordo di un Fokker F.VII, chiamato Friend-ship (amicizia). Sebbene Amelia sia relegata a ben poche funzioni, quando il team arriva in Galles 21 ore dopo, gli onori sono quasi tutti per lei. Anche il Presidente Coolidge le invia con un cablogramma le sue personali congratulazioni. L'8 aprile 1931, pilotando un autogiro Pitcairn P CA-2, stabilisce il record mondiale di altitudine, raggiungendo i 18 415 piedi (5 613 metri). All'inizio del 1932 nessun altro pilota, a parte Lindbergh, aveva compiuto la trasvolata in solitaria. Ci riesce Lady Lindy, come viene so-prannominata, completando l'impresa il 21 maggio con un Lockheed Vega equipaggiato con segnatempi Wittnauer, impiegando quattordici ore e cinquantasei minuti per volare da Terranova a Londonder-ry nell'Irlanda del Nord. Il 24 agosto 1932 è la prima donna ad attraversare in in volo gli Stati Uniti senza scalo, partendo da Los Angelese arrivando a Newark (New Jersey). Sempre determinata e con l'intento di arrivare dove altri avevano fallito, diventa la prima aviatrice ad attraversare il Pacifico,
da Oakland a Honolulu, nelle Hawaii. Il 17 marzo 1937, giorno di San Patrizio, Earhart e il suo equipaggio volarono lungo il primo tratto da Oakland, California a Honolulu, Hawaii.Oltre a Earhart e Noonan,si trovavano a bordo Harry Manning e Paul Mantz (che agiva come consulente tecnico di Earhart). A causa di problemi di lubrificazione e di attrito nel meccanismo del mozzo dell'elica a passo variabile, l'aereo necessitò di manutenzione alle Hawaii. Infine l'aereo arrivò al campo di volo della Marina statunitense di Luke Field a Ford Island in Pearl Harbor. Il volo riprese tre giorni dopo da Luke Field con Earhart, Noonan e Manning a bordo, ma durante il decollo, l'aereo fece un testacoda. Mentre l'Electra veniva riparato, la Earhart e il marito George P. Putnam raccolsero ulteriori fondi e prepararono un secondo tentativo. Esso prevedeva di circumnavigare il globo da occidente a oriente e iniziò con un volo, non pubblicizzato, da Oakland in California a Miami in Florida, dove la Earhart annunciò pubblicamente il suo progetto di circumnavigazione del globo. Il cambio di direzione del volo fu parzialmente dovuto a cambiamenti nel clima atmosferico lungo la rotta pianificata del primo tentativo. Noonan fu il solo membro dell'equipaggio di Earhart per questo secondo volo. Partirono da Miami il 1º giugno e, dopo diverse fermate in Sud America, in Africa, nel subcontinente indiano e nell'Asia sudorientale, arrivarono a Lae, in Nuova Guinea, il 29 giu-gno 1937. A questo punto avevano percorso 35.000 km; rimanevano da percorrere 11.000 km di volo sopra il Pacifico. Il 2 luglio 1937, a mezzanotte, la Earhart e Noonan decollarono da Lae con l'Electra sovraccarico. La loro destinazione era l'Howland, una striscia piatta di terra lunga 2 km, larga 500 m, alta 3 m e distante 4.113 km. La loro ultima posizione riportata fu vicino alle Nukumanu, circa 1.300 km lungo la rotta. Il cutter della Guardia costiera statunitense Itasca era stazionato a Howland, con l'incarico di comunicare con l'aereo di Earhart e guidarlo fino all'isola, una volta che fossero arrivati nelle sue vicinanze. Purtroppo Amelia Earhart scomparve nell‟oceano. Le ricerche vengono interrotte il 18 luglio dopo aver cercato su una superficie di 250.000 miglia quadrate di oceano.
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STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore
LA MUSICA LEGGERA-L‟IMITAZIONE Tipico dell'industria musicale è anche il fenomeno dell'imitazione, fondamentalmente un'operazione commerciale che punta a ricalcare il successo di un certo brano o di un certo artista. Questo fenomeno porta al proliferare di mode e tendenze, si pensi ad esempio alla moltitudine di gruppi beat degli anni '60 che ricalcavano il fenomeno Beatles. Capita spesso che i produttori discografici siano i veri registi delle tendenze musicali e abbiano un'ampia influenza sul prodotto finito dei loro artisti (molti dei quali appaiono nel firmamento delle classifiche di vendita per una sola stagione, ra-pidamente sostituiti da volti nuovi), questo perché l'industria musicale è legata al mercato discografico e il mercato alla pubblicità, quindi qualunque artista famoso è tale perché, o per merito suo o per merito di altri, si è saputo proporre al pubblico nel modo giusto, cercando di non sbagliare il modo di espressione. la musica leggera è un tipo di musica che deve essere accessibile e fruibile da tutti seguendo quindi una logica di mercato in contrasto con la cosiddetta musica alternativa o underground. Quest'ultima si contrappone alla musica leggera per ragioni diverse: per una ricerca musicale sia in campo stilistico che sonoro (distogliendosi dalla logica secondo cui grandi investimenti devono portare a guadagni sicuri); per la modalità commerciale con cui si accosta ai suoi fruitori, privilegiando in sostanza il passaparola che si può avere tra gli appassionati del genere, in opposizione al bombardamento pubblicitario, questo spesso è dovuto al fatto che le possibilità finanziarie della musica underground sono notevolmente inferiori a quelle della musica pop, essendo quest'ultima preferita dalle cosid-dette majors (ma oggi anche da molte etichette discografiche indipendenti) per la motivazione sopracitata; infine per i suoi contenuti impegnati o comunque legati ad una sensibilità inconsueta (quest'ultima caratteristica si può ritrovare però anche in alcuni frangenti della musica leggera ma è generalmente abbastanza rara). Nonostante la mancanza di originalità, la musica mainstream ha comunque il grande pregio di
portare buona parte dell'underground al grande pubblico, influenzando e trasmettendo così in modo più ampio la cultura popolare, trasformando l'idea musicale in qualcosa di più assimilabile da tutti. In questo modo, però, i riferimenti forniti dalle sotto-culture musicali (heavy metal, punk rock, hip hop, musica elettronica, psichedelia ecc...) subiscono, in casi estremi ma sempre più frequenti,un'omogeneizzazione, vengono cioè superficializzati e spesso stereotipati per essere così più facilmente assimilabili, si precisa infatti che quasi ogni genere esistente è stato tradotto nei codici del mainstream ed è perciò divenuto, in un dato periodo storico, sinonimo di pop (da qui ad esempio nascono i sottogeneri commer-ciali degli stili già citati come pop metal, pop punk, pop rap, electro pop, pop psichedelico). Questa logica è rappresentativa del fatto che il fulcro del mainstream è arrivare im-mediatamente al fruitore disattento piuttosto che incidere con il messaggio dell'artista. Vi è da aggiungere tuttavia che spesso accade anche l'e-satto con-trario, ovvero che un'idea musicale sca-turita dal mondo mainstream, e quindi pop, dia origine ad un genere musicale underground, anche perché oggi capita spessissimo che i produttori main-stream che lavorano per i grandi artisti pop por-tino avanti altri progetti in mercati di nicchia. E.PASTORE
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IL NUOVO LIBR0 DI RENATO NICODEMO L‟AVE MARIA – STORIA E COMMENTO
Le vibrazioni individuali si fanno voce dell‟animo, del cielo e delle stelle, di una realltà oltre ogni tempo e tramata d‟incanto, di sospiri che invi-tano ad esserci e a esondare, a nutrirsi d‟immenso, per poi ritornare a pregare, invocando il Suo nome, Maria, impareggiabile mediatrice tra l‟uomo e Dio.
Antropos in the world POLITICA E NAZIONE – OVVERO IL PENSIERO DELLA GENTE COMUNE
Pensioni, Italiani beffati
La sentenza n. 70/2015 della Consulta così recita: “dichiara l‟illegittimità costituzionale dell‟art. 24, comma 25, del decreto legge 6/12/2011 n. 201 “. Così il decreto del famigerato governo Monti, non eletto dal popolo ma voluto solo da una parte politica italiana, aiutata da squallidi personaggi stranieri, convertito in legge 22/XII/2011 n. 2014, è stato annullato perché incostituzionale. Questi sono i fatti dell‟impietoso e maldestro governo della sinistra guidato da Monti che invece di intervenire sul marcio dei conti pubblici preferì infierire sulla classe più debole del popolo italiano. Oggi che la Corte Costituzionale ha reso giustizia, un altro governo di sinistra, guidato questa volta non più da quello che fu uno strumento di potenze straniere, ma da Renzi che non è stato eletto neanche parla-mentare, si accinge ad umiliare ancora una volta i pensionati. Eppure la sinistra, quando si trattava di mettere alla gogna esponenti del centrodestra,sbandierava ai quattro venti il proprio credo : “Le sentenze possono piacere o non piacere ma vanno rispettate”. Invece Renzi, in buona sostanza, come se non bastasse il danno causato dal governo Monti, ha preso in giro di nuovo il popolo italiano e i pensionati ed ha dichiarato che, è vero che le sentenze vanno integralmente rispettate, ma che al momento può disporre solo di due milioni di euro (sui 18 necessari). Quindi pensare di dare tutto a tutti significhirebbe togliere fondi alla scuola, al sociale e alle strade. Perché poi Renzi ha pensato di impietosire gli italiani parlando di sociale e infrastrutture e non di togliere i favolosi privilegi ai politici o di non sperperare i soldi per gli extracomunitari e per le cooperative rosseè un miste-ro. Basterebbe questo per rimborsareil dovuto ai pensionati che oggi sono indignati per l‟assurdo modo con cui Renzi vuole gestire l‟intera faccenda. I pensionati oltre alla beffa già subita, oggi si sentono cornuti e mazziati perché il premier invece di rispettare la sentenza ha promesso l‟elemosina (un decimo del dovuto) facendo credere all‟intera nazione di fare un piacere alla classe più debole. Immaginate cosa succederebbe se un cittadino, per pagare una multa di 180 euro, si presentasse allo sportello e dicesse : E‟ vero che debbo pagare 180 euro ma questo significherebbe non poter pagare il mutuo e non poter pagare la tassa a scuola di mio figlio per cui pago solo 18 euro. Il cittadino sarebbe deriso e comunque costretto a pagare l‟intero importo con i relativi interessi. Il principale esponente della sinistra italiana, anche segretario del PD, che in passato si ergeva a paladino delle classi più deboli, oggi ha cambiato faccia edha deciso, pur di non tagliare i rami secchi della spesa pubblica, di non rispettare la sentenza. Dalle parole ai fatti e, incurante delle proteste e dei sindacati, ha approvato un decreto che prevede una spesa dai 278 ai 500 euro una tantum ai pensionati a secondo della fascia di reddito definendola “ Bonus Poletti”.
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Sul cotto ha versato acqua bollente peggiorando così ancor di più lo stato delle cose perché cosi ha rapinato ancora una volta i pensionati. Inoltre bisognerebbe che qualcuno dicesse a Renzi di consultare il dizionario prima di aprire bocca a sproposito perché parlare di “bonus Poletti” è pretestuoso perché “BONUS” significa “dare qualcosa in più” ovvero un incentivo economico e/o premio a chi ha raggiunto determinati risultati. Quindi non è un bonus ma una semplice elemosina in barba alle leggi e alla sentenza della Corte Costituzionale. Concludendo, i pensionati sono stati beffati e mazziati da Monti e Renzi oltre che dalla sinistra intera, che non ha voluto rispettare una sacrosanta sentenza . Dice bene Travaglio quando asserisce che ci pisciano addosso e ci fanno credere che piove. Eppure il presidente emerito della Corte Costituzionale – intervistato da Affari Italiani.It – ha dichiarato che il provvedimento adottato da Renzi è incostituzionale perché la Corte di Cassazione ha annullato la legge che costituiva titolo giustificativo dei contributi versati negli anni passati precisando che “una legge attuale non può regolare retroattivamente la materia fiscale”. Ormai il popolo è stanco di essere preso in giro e della doppia morale della sinistra che, giorno dopo giorno, sta deludendo gli italiani che, tra l‟altro, si sentono traditi anche dal modo con cui cambiano continuamente opinione pur di raggiungere i propri obiettivi che sono in netto contrasto con quelli del popolo. Lo stesso atteggiamento e la stessa doppia morale è stato adottato anche in merito alle liste elettorali pulite. Basta ricordare la caciara che il PD ha fatto contro gli esponenti politici di altri partiti che venivano messi in lista anche se solo indagati. Oggi invece il PD mette in lista anche i pregiudicati, già condannati, facendo ingoiare pillole amare agli italiani e a tutti coloro che non credevano al trasformismo di un partito che si presentava diversamente ma che, alla prova dei fatti, razzola male.
Mario Bottiglieri
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L’ISOLA CHE NON C’E La bella trasmissione di Giorgia Catalano e giorgio Milanese Sono due presentatori fantastici La Giorgia ed il suo brillante partner. IL complimento nasce dal cuore, perché, in un paese in rovina, essere mecenati della cultura è qualcosa di grandioso. Quanto sopra fa ben sperare: la poesia e la rinascita culturale possono tanto nel ripristino della dignità e delle radici di un popolo. Qualche malevolo potrebbe pensare che stia scrivendo ciò perché la bella trasmissione di RADIO ITALIAUNO si è occupata anche del sottoscritto, ma hic non est. Numerosissimi bravi poeti hanno sentito declamare i loro versi sic et simpliciter, senza aver dovuto implorare il servizio o, ancor peggio, pagarlo. La voce calda di Giorgia ha saputo evidenziare, con maestria, gli slanci di vita, espressi negli elaborati, mentre Giorgio Milanese ne ha approfondito i toni, senza ricorrere a tecniche solipsistiche. Sono effettivamente bravi ed hanno fatto si che la loro radio sia la più ascoltata e la più amata in Piemonte, in Italia ed oltralpe .
Ai nostri amici giungano le congratulazioni di chi scrive e di tutto lo staff di Antropos in the world. Franco Pastore IMMINENTE IL NUOVO ROMANZO DI ANNA BURDUA, UNA STORIA CHE ESONDA NELLA RAPPRESENTAZIONE DI SE’ E del proprio universo.
Musica, emozioni, sorprese e, perché no, buon umore, veicolano in un universo di serena partecipazione alla bravura di artisti, che hanno scritto la storia della musica. Ecco, in questo momento sento la loro voce in streaming, mi metto all‟ascolto, “come un bimbo felice”. - 26 -
La storia raccontata è stata tramandata dagli antenati dell‟Autrice che hanno compreso, nel tempo, al di là del forte legame che li univa alla protagonista e, non solo per il vincolo di sangue, la rarità della persona che nella sua pur breve vita contemplativa, ha lasciato tracce ed esempi di comportamenti ineguagliabili. Il romanzo vuole essere una porta aperta sul passato e sul presente: una congiunzione, un legame evocativo per dare un senso alla vita della scrittrice ed a quella dalla quale è diretta discendente.
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OBAMA, IL”G7” E LA DITTATURA AMERICANA SULL‟EUROPA
Il “Gruppo dei 7” – o semplicemente G7 – è il vertice dei capi di governo e dei ministri della economia di quelli che una volta erano i sette paesi più ricchi del mondo: USA, Canada, Giappone, più il quartetto europeo Germania-Inghilterra-FranciaItalia. Costituito nel 1976, ha sempre svolto con zelo il ruolo per cui era stato concepito: assi-curare che la politica economica delle nazioni dell‟Oc-cidente industrializzato non configgesse con gli interessi degli Stati Uniti d‟America. Così è sempre stato; ma – almeno nei primi vent‟anni di vita del Gruppo – rispet-tando le forme, facendo finta che i leader dei sette paesi avessero pari dignità, che si facessero bene o male gli interessi di tutti i partecipanti. Le cose cominciarono a cambiare negli anni ‟90, dopo la fine dell‟Unione Sovietica e la nascita di un‟Unione Europea che sembrava essere stata concepita apposta per favorire gli interessi statunitensi. Addirittura, quando ancora ci si illudeva di poter arruolare fra i vassalli anche la Russia di Putin, venne inventato il G8 (G7+Russia), oggi di fatto scomparso. La finzione “collegiale” del G7 è continuata bene o male fino ai primi anni del XXI secolo, anche durante la fase avventuristico-schizofrenica delle guerre di George Bush junior: Afghanistan, Iraq e – negli ultimi mesi del suo mandato – il tentativo di “usare” la Georgia per far scoppiare una guerra ai confini della Russia. Perfino negli anni di Bush, dunque, si rispettavano le forme, e ci si sedeva attorno a un tavolo per dare l‟impressione di discutere e di elaborare tutti insieme una linea d‟azione. Le cose, però, sono radicalmente cambiate negli ultimi anni, a partire dall‟insediamento del 44° Presisdente degli Stati Uniti d‟America, Barack Hussein Obama. Salutato – solo perché nero – dagli osanna di quelli che una volta erano i “progressisti” del mondo intero, insignito addirit-tura di un Premio Nobel preventivo “per la pace” (incredibile ma vero!), Obama si è rapidamente rivelato come il più duro, il più arrogante, il più “imperiale” tra i Presidenti della storia americana. E questa sua durezza ha applicato non tanto alla politica interna (dove anzi ha fatto cose apprezzabili, a cominciare dalla riforma del sistema sanitario), quanto piuttosto alla politica estera; ha attuato una politica di aggressione mascherata (attraverso rivolte “spontanee” ed eserciti mercenari) contro gli Stati considerati nemici degli USA
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e/o dei suoi alleati israeliani e sauditi: contro la Libia di Gheddafi, contro la Siria di As-sad, contro la Russia di Putin. E ciò, senza curarsi delle conseguenze negative per gli alleati europei di tali sconsiderate aggressioni. E ogni riferimento ai danni recati all‟economia europea dalle sanzioni economiche antirusse non è puramente casuale. Così come non è casuale il riferimento all‟assalto migratorio alle nostre coste, gestito dalle fazioni libiche fondamentaliste. Papa Obama non sembra preoccuparsi più di tanto, ed anzi coglie l‟occasione di ogni nuovo vertice del G7 per rivolgersi ai vassalli con la spocchia del signorotto medievale, dando per scontato che i sudditi – pardon, gli alleati – debbano sbracciarsi per agevolare in ogni modo i disegni della politica americana, gettandosi alle spalle i loro problemi. E a noi italiani la politica imperiale del G7 (sia detto con la massima considerazione per gli Imperi rispettabili del passato) ha causato e causa più danni che agli altri. Incominciando dall‟aggressione NATO contro la Libia di Gheddafi (che ci ha privato di un mercato petrolifero cui accedevamo a condizioni privilegiate) e finendo alle sanzioni economiche anti-Putin (che hanno disastrato interi settori del nostro export). I più recenti “vertici” del G7 (quelli svoltisi dopo l‟esplosione della crisi ukraina) sono stati autentiche “chiamate a rapporto” dei subalterni, cui è stata di fatto imposta l‟agenda dei temi cui attribuire importanza (la guerra, per ora soltanto economica, contro la Russia) e dei temi da ignorare (l‟ISIS, la Libia, l‟invasione migratoria). Dopo i due vertici del 2014 – in Olanda e in Belgio – è ora la volta di Garmisch-Partenkirchen, in Germania, con l‟ineffabile Angel Merkel a fare da padrona di casa. Si capisce che madama si sente importante, e Obama – che non è fesso – le dà spago. Le fa capire che sarebbe anche favorevole a una leadership congiunta americano-tedesca, e Angelona va in brodo di giuggiole. Non capisce – lei, la cancelliera – che l‟unico modo per far potente la Germania dopo la seconda guerra mondiale sarebbe un accordo con Mosca, per limitare lo strapotere di Washington. E non capendo ciò, agisce entro un orizzonte per forza di cose limitato. Può, tutt‟al più, fare la voce grossa con la piccola Grecia, ma più in là non può certamente spingersi.
( Continua a pagina 31)
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UNA DONNA NELLA LETTERATURA
LA STUPENDA FLORA Ritratta a mezza figura, vestita di un'ampia camicia pieghettata che le ricade dalla spalla sinistra, scoprendole quasi un seno è una donna dalla bellezza ideale. Si tratta di un genere di largo successo in area veneziana derivato dal prototipo della Laura di Giorgione. Con una mano tiene il mantello rosato, che evidenzia l'incarnato nudo soprastante, con l'altra una manciata di foglie e fiori. Fisicamente si tratta della stessa donna dai capelli biondi e crespi fu il soggetto di una serie di dipinti databili negli stessi anni: la Donna allo specchio al Louvre, la Vanità a Monaco, la Salomè della Galleria Doria Pamphilj, la Violante , la Giovane donna con veste nera di Vienna e laVenere Anadiomene di Edimburgo. Si trattava comunque di una consuetudine per la bottega dell'artista (verificabile ad esempio anche per la serie legata alla "Bella") di creare opere simili con varianti dai medesimi studi, se non proprio dallo stesso cartone. La stessa donna appare inoltre, simile, nel personaggio vestito dell'Amor Sacro e Amor Profano e in alcune Sacre conversazioni. Tali figure sono entrate a far parte di un immaginario collettivo frequente nell'arte veneta dell'epoca, di una femminilità prosperosa e remissiva. Il significato dell'immagine è stato Ampiamente dibattuto: forse una cortigiana, come farebbero pensare le iscrizioni sulle incisioni seicentesche, forse un simbolo dell'amore nuziale, anche se l'abito che essa indossa non è la veste di una sposa, ma una tunica classica reinterpretata in epoca rinascimentale. La manciata di fiori primaverili nella mano destra l'ha fatta di volta in volta interpretare come Flora, come dea della Primavera o della vegetazione. I fiori, come attributo di Venere, si trovano in posizione simile anche nella Venere di Urbino. Le dita aperte a forbice sarebbero un segnale della promessa sposa, che presto perderà la verginità e prenderà l'anello del matrimonio; un anello di fidanzamento si vede invece nell'altra mano. Secondo Cavalcaselle e Crowe essa rappresentava "qualcosa di classico che ricorda l'arte antica". Possibile è che la fanciulla fosse, al pari dell'Amor sacro e Amor profano,
un esempio di combinazione tra castità (pudicitia) e sensualità (voluptas) propria delle spose, come suggerirebbero i seni, uno coperto dalla camicia e uno scoperto
Lo stile della Flora mostra quell'armonia di colori, morbida e sontuosa allo stesso tempo, e di composizione tipica detta "classicismo cromatico" di Tiziano, esaltante la bellezza del soggetto e con una forte valenza sensuale. La figura è collocata nello spazio senza il ricorso a uno schema rigida-mente frontale, ma in maniera più dinamica, col corpo florido della donna che suggerisce un movi-mento circolare attraverso il movimento delle mani e delle spalle, nonché la testa leggermente reclinata. Giudicata dagli studiosi fin dal secolo scorso come una delle opere più compiute di Tiziano e in particolare la più evoluta del periodo giovanile, il dipinto è stato generalmente datato intorno al 1515, con l'eccezione di alcuni studiosi che tendono a spostarla a pochi anni più tardi (Hourticq, Crowe/Cavalcaselle, Tietze, Wethey).
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IMMAGINI DI UN ALTRO TEMPO
„A MUSECA GIAPPUNESE Siamo alla fine del ‘700, epoca in cui andava per la maggiore una ORCHESTRINA, comunemente detta ” ‘A MUSICA GIAPPUNESE”, per la varietà degli strumenti prettamente napoletani, dei quali alcuni erano molto rumorosi.
Al primo posto,infatti, era LO SCETAVAJASSE suonato dal ragazzo seduto sulla panca che ha di fianco a destra il suonatore di TRIANGOLO IN BOCCA, al centro il suonatore di CACCAVELLA, con alle spalle il suonatore di TRICCABBALLACCO, che ha di fianco il suonatore di PIFFERO che, è preceduto dal suonatore di FLAUTO, ottenuto da una canna di pannocchie. Nello specifico, o scetavajasse tipicissimo strumento musicale popolare napoletano, che per il modo con cui è sonato fa pensare ad una sorta di violino, sebbene non abbia corde o cassa armonica di sorta; esso è essenzialmente formato da due congrue aste lignee di cui una fornita di ampi denti ricavati per incisione lungo tutta la faccia superiore dell’asta corredata al-tresì di numerosi piattelli metallici infissi con chiodini lungo le facce late-
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rali della medesima asta; l’altra asta usata dal sonatore a mo’ di archetto viene fatta scorrere contro i denti della prima asta (tenuta poggiata, quasi a mo’ di violino, contro la clavicola) per ottenerne uno stridente suono, facendo altresì vibrare ritmicamente i piattelli nel tipico onomatopeico nfrunfrù. La caccavella conosciuta anche con il nome di putipú. Tale strumento in origine era formato essenzialmente da una pentola di coccio, pentola non eccessivamente alta, ma di ampia imboccatura sulla quale era distesa una pelle d’ovino, pelle che debordando dalla bocca era fermata con stretti giri di spago, per modo che si opportunamente tendesse; al centro di detta pelle in un piccolo foro è infissa verticalmente un’assicella cilindrica (originariamente una sottile canna) che soffregata dall’alto in basso e viceversa con una pezzuola o una spugnetta ba-gnate permette di trasmettere le vibra-zioni alla pelle che, è tesa sulla pentolina che fa da cassa di risonanza per modo che se ne ottenga il caratteristico suono ( putpù, put-pù), vagamente somigliante a quello prodotto dal contrabbasso, suono che per via onomatopeica conduce al putipù che, come ò detto, è l’altro nome con cui è conosciuta la caccavella . Il triccabballacche è tipico strumento musicale popolare usato in quasi tutta l’Italia centro –meridionale e non solo dai piccoli concertini rionali popolari,ma anche da più vaste formazioni addirittura di tipo bandistico; esso è costituito da un’ asta lignea fissa alla cui sommità insiste una testa a forma di parallelepipedo, contro cui vengono ritimicamente spinte analoghe teste di due aste mobili incerneriate alla base di quella fissa; le teste per aumentare il clangore dello strumento sono provviste dei soliti piattelli metallici.
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IL MUSEO DIOCESANO SALERNITANO Di PAOLO LIGUORI (III parte) La facciata dell‟edificio, con le sue linee neoclassiche, costituisce l‟elemento più caratteriz-zante della piazza Plebiscito e definisce uno spazio architettonico ed urbanistico unico per la città1. L‟attuale sistemazione di tale prospetto è il risultato del completo rifacimento eseguito nel 1832 nell‟ambito degli importanti lavori di ammoderna-mento e ristrutturazione decisi dallo Arcivescovo Lupoli: il suo decisivo intervento è testimoniato dallo stemma sul portone di ingresso e da una lapide sovrastante il balcone principale della facciata. Le facciate laterali invece (orientale e occidentale) presentano ancora le decorazioni a stucco intorno alle finestre, di tipo settecen-tesco, derivanti molto probabilmente dalla quasi completa ricostruzione dell‟edificio fatta esegui-re tra il 1731 e 1758 dagli Arcivescovi Fabrizio De Capua prima e Casimiro Rossi poi. L‟interno dell‟edificio (fig. 2) è caratterizzato dal quadriportico a pianta rettangolare, a tre arcate per i lati settentrionali e meridionali e a quattro arcate per gli altri due. Dopo la ristrutturazione settecentesca, sia il piano terra che quello superiore dovevano presentare una medesima configurazione: passeggiata coperta continua, suddivisa a scansioni di archi e volte, con il lato interno aperto sul cortile; ambienti chiusi, prevalentemente voltati, con accesso verso il cortile, per tutte le sale dell‟edificio. Tra il 1840 e 1850 l‟Arcivescovo Mons. Marino Paglia chiuse con finestroni di ghisa le arcate del primo piano che si affacciano verso il cortile; tali facciate furono poi decorate, negli spazi tra un finestrone e l‟altro, con immagini affrescate degli Apostoli e dei Dottori della Chiesa (S. Ambrogio, S. Agostino, S. Tommaso d‟Aquino e S. Bonaventura); nella fascia che sovrasta i finestroni sono poi dipinti dieci ovali raffiguranti quelli che possono considerarsi i padri della cultura classica: Cicerone, Omero, Virgilio, Pindaro, Platone, Demostene, Dan-te, Petrarca, Ariosto e Tasso. Nel 1843, come risulta ancora oggi scolpito nel 1832 da un primo gradino, fu rifatto ed ingrandito anche lo scalone principale che porta al primo piano. Rimanendo a piano terra, sulla destra dell‟androne di ingresso è ancora degno di nota l‟elegante salone di ricevimento, arricchito nel dipinto a tempera che copre la parte centrale della volta e da un pavimento maiolicato. Sempre nello stesso periodo l‟Arcivescovo Paglia fece decorare a tempera su carta la volta
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della biblioteca dal celebre pittore salernitano Gaetano d‟Agostino: l‟opera raffigura al centro, in un ovale, lo Spirito Santo che illumina quattro figure simboliche femminili rappresentanti la Filosofia, la Retorica, la Poesia e la Geometria; ogni figura porta un‟iscrizione in quattro lingue diverse: italiano, greco, latino ed ebraica; nella parte a set-tentrione sono riprodotti quattro angeli rappre-sentanti gli Evangelisti; nella parte a mezzogiorno altri quattro angeli ricordano i Profeti Isaia, Geremia, Daniele ed Ezechiele. A testimonianza di questo fausto periodo di indubbio fulgore del Seminario di Salerno fu posta una lapide marmorea ancora oggi visibile sulla porta d‟ingresso della sala centrale al primo piano, corrispondente all‟androne di ingresso, che ricorda le visite di Papa Pio IX e del sovrano Ferdinando II di Napoli, avvenute entrambe nel 1849. Il nuovo museo fu inaugurato nel 1990, quando vi si trasferì la preziosa collezione, a buon diritto considerata una organica rassegna della produzione artistica dell‟Italia meridionale dal medioevo al barocco. Dopo essere stato chiuso per un lungo periodo, intervallato da aperture saltuarie, il Museo è stato definitivamente aperto al pubblico nel 2012, per volere del Mibac, dopo una certosina programmazione museale, culminata nell‟apertura, il 24 luglio 2013, di una nuova sala espositiva dedicata al Seicento.
( Continua)
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AA. VV., Passeggiate salernitane, 4 voll., Salerno1991, p. 29.
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Obama ed il “G7”- continua da pag.27 Intanto, papa Obama ha formalizzato il suo diktat, e gli altri si sono messi subito sull‟attenti: bruciare le tappe per giungere il più in fretta possibile alla firma del TTIP (Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti), ovverossia il funesto trattato di libero scambio USA-UE che farà definitivamente dell‟Europa un mercato aggiuntivo per la produzione agricola e industriale degli Stati Uniti. L‟America – si sa – tiene al TTIP più che a ogni altra cosa al mondo, perché lo considera uno strumento indispensabile per espandere la propria economia. Non si capisce, però, quale sarebbe l‟interesse dell‟Europa a favorire l‟espansione dell‟economia americana a proprio danno. Eppure, nessuno tra i leader dei 4 paesi europei del G7 ha osato pipitiare. Solo la Merkel – va riconosciuto – ha pur sommessamente accennato che «ci sono punti difficili da concordare sia per noi che per gli Stati Uniti». E nessuno, naturalmente, ha avuto il cattivo gusto di chiedere al Padrone del Mondo perché l‟ISIS venga lasciata avanzare indisturbata in Siria, Iraq e, ora, anche in Libia. Tutti allineati e coperti, come bravi soldatini, pronti a immolarsi per Intanto, durante una pausa dei lavori del G7, il difendere la
Grande Alleata e gli affaracci suoi. Vispo Tereso ha dichiarato ai giornalisti che «la posizione italiana è totalmente in linea con quella degli Stati Uniti su come sostenere la crescita». Ammirati, gli astanti hanno sottolineato la «piena sintonia» tra il papa yankie e il chierichetto toscano.
Povera Italia!!!
Ho sentito che siamo in sintonia con gli USA ...
Qualcuno – non temendo il ridicolo – ha parlato di «asse Renzi-Obama al G7 tedesco». Povera Italia! M.RALLO
IMMIGRAZIONE: CHI VUOLE DISTRUGGERE GLI STATI NAZIONALI? Storicamente, l‟unica struttura statale – specie in àmbito europeo – che è sopravvissuta nei secoli ed è uscita vincitrice dai conflitti con altre strutture, è la “Nazione”: codificata con la Rivoluzione Francese e poi soprattutto con il “Discorso alla Nazione Tedesca” di Fichte, ma in realtà preesistente all‟una e all‟altro. La Nazione ha scompaginato gli Imperi ma anche una più ampia struttura sovranazionale, cioè la Chiesa, intesa non come fattore religioso, ma come fattore politico, come potere temporale dei Papi o, meglio, come superpotere che imponeva il proprio volere a regni ed imperi. Orbene, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti – a questo punto della crisi planetaria degli ultimi anni – che l‟obiettivo finale della guerra di conquista scatenata dai “poteri forti” sono proprio le Nazioni, anzi il concetto stesso di “Stato Nazionale”. La guerra (e non sembri eccessivo il termine) è stata ed è condotta con tutti i mezzi – leciti e illeciti – e in tutti gli àmbiti: da quello finanziario, attraverso la globalizzazione economica; a quello sociale, con la disoccupazione generalizzata e con la macelleria sociale; a quello squisitamente politico, con l‟impulso dato ad una migrazione di massa di cui oggi avvertiamo soltanto i primi segnali, anticipatori di una vera e propria valanga con la quale si vuole sommergere (e snaturare) gli Stati europei. Ed è proprio l‟assalto migratorio che, in questa fase,
viene privilegiato come strumento dell‟aggressione agli Stati Nazionali. Si punta tutto sul “buonismo”, una sorta di nuova religione laica che accomuna le utopie di una Sinistra priva di idee e le contorsioni dottrinarie di una Chiesa Cattolica che sembra aver smarrito le certezze del passato. L‟una e l‟altra, mosse dalle migliori intenzioni. L‟una e l‟altra, però, divenute oggettivamente strumento di un disegno perverso, contrario agli interessi sia dei ceti popolari, sia della stessa identità cristiana dei popoli europei. Ed è proprio l‟assalto migratorio che, in questa fase, viene privilegiato come strumento dell‟aggressione agli Stati Nazionali. Si punta tutto sul “buonismo”, una sorta di nuova religione laica che accomuna le utopie di una Sinistra priva di idee e le contorsioni dottrinarie di una Chiesa Cattolica che sembra aver smarrito le certezze del passato. L‟una e l‟altra, mosse dalle migliori intenzioni. L‟una e l‟altra, però, divenute oggettivamente strumento di un disegno perverso, contrario agli interessi sia dei ceti popolari, sia della stessa identità cristiana dei popoli europei. Si lanciano messaggi sbagliati che, debitamente amplificati dagli strumenti di comunicazione, si cerca di far diventare patrimonio inconsapevole dell‟opinione pubblica europea. Le analisi politiche procedono come se le Nazioni non esistessero, come se i confini nazionali non avessero una funzione, come se ogni essere vivente non appartenesse per
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Regimen Sanitatis Salernitanum - Caput XLVIII
DE SEMINE FOENICULI ET DE ANISO Semen foeniculi fugat et spiracula culi. Emendat visum, stomachum confortat anisum. Copia dulcoris anisi sit melioris.
Del finocchio le sementi caccian fuor dall’ano i venti. Gli occhi l’anice avvalora e lo stomaco ristora. Fra’ sue specie quella apprezza, in cui trova più dolcezza
LEVIORA
VECCHIE MA SIMPATICHE Due carabinieri discutono se un certo albero e' maschio o femmina. Allora chiedono un parere ad un taglialegna che dice: - Mettetevi di lato all'albero. Ecco, considerando i due coglioni ai lati direi che deve essere maschio!-.
L'appuntato gira per la caserma con una supposta sull'orecchio!!! Incontra il maresciallo che gli chiede: - Appuntato ma che cosa fa con una supposta sull'orecchio?L'appuntato strabuzza gli occhi ed esclama: - Supposta... ma allora dove ho messo la matita? –
BRONTOLO IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO
Direzione e Redazione - via Margotta,18 tel. 089.797917
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MESSAGGIO DI DIGNITA‟AL MONDO di Αλέξης Τσίπρας All’una di questa notte, Alexis Tsipras, ha diramato questo messaggio di cui presentiamo la traduzione in italiano circolante in rete. E’ per noi la voce più alta e nobile sinora ascoltata in ri-sposta alle folli richieste del Fondo Monetario Internazionale e le Isttuzioni europee. E vogliamo che tutti i nostri lettori ne comprendano il senso. Il senso della libertà e della democrazia. Che rinasce dalla Grecia. „«Amici greci, da sei mesi il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento economico senza precedenti, per implementare il mandato che ci avete dato il 25 gennaio. Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner chiedeva di mettere fine all‟austerità e permettere alla prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro paese. Era un mandato per un accordo sostenibile che rispettasse la democrazia e le regoli comuni europee, per condurre all‟uscita finale dalla crisi. Durante questo periodo di negoziazioni, ci è stato chiesto di mettere in atto gli accordi fatti col precedente governo nel “memorandum”, nonostante questi fossero stati categoricamente condannati dal popolo greco nelle recenti elezioni. Comunque, nemmeno per un momenti abbiamo pensato di arrenderci, cioè di tradire la vostra fiducia. Dopo cinque mesi di dure contrattazioni, i nostri partner, sfortunatamente, hanno rilanciato all‟eurogruppo di due giorni fa un ultimatum alla democrazia greca ed al popolo greco. Un ultimatum che è contrario ai principi fondanti ed ai valori dell‟Europa, i valori del progetto comune europeo.Hanno chiesto al governo greco di accettare una pro-posta che accumula un nuovo insostenibile peso sul popolo ellenico e colpisce profondamente le possibilità di recupero dell‟economia e della società greche. Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di incertezza ma accentua persino le disuguaglianze sociali. La proposta delle istituzioni include: misure per un‟ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, ulteriori riduzioni nel salario minimo del settore pubblico e incremento dell‟IVA su cibo, ristorazione e turismo, eliminando inoltre le agevolazioni fiscali per le isole greche. Queste proposte violano direttamente fondamentali diritti europei, mostrano che riguardo a lavoro, uguaglianza e dignità, lo scopo di alcuni partners e istituzioni non è il raggiungimento di un buon accordo per tutte le parti, ma l‟umiliazione dell‟intero popolo greco.
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Queste proposte sottolineano in particolare l‟insistenza del Fondo Monetario Internazionale in una dura e punitiva austerity, e sottolineano più che mai la necessità per i grandi poteri europei di prendere iniziative che conducano al termine della crisi del debito sovrano ellenico. Una crisi che colpisce altri paesi europei e che sta minacciando il futuro prossimo dell‟integrazione continentale. Amici greci, in questo momento pesa sulle nostre spalle, attraverso le lotte ed i sacrifici, la responsabilità storica del popolo greco per il consolidamento della democrazia e della sovranità nazionale. La nostra responsabilità per il futuro del nostro paese. E la nostra responsabilità ci richiede di rispondere allo ultimatum sulla base del mandato del popolo greco. Pochi minuti fa alla riunione di gabinetto ho proposto l‟organizzazione di un referendum, perché il popolo greco possa decidere in maniera sovrana. Questa proposta è stata accettata all‟unanimità. Domani la la camera dei rappresentanti sarà convocata d‟urgenza per ratificare la proposta del gabinetto per un referendum la prossima domenica, 5 luglio, sulla accettazione o il rigetto della proposta delle istituzioni. Ho già informato della mia decisione il presidente francese e la cancelliera tedesca, il presidente della BCE e domani una mia lettera chiederà formalmente ai leader della UE ed alle istituzioni di estendere per pochi giorni il programma attuale in modo da permettere al popolo greco di decidere, libero da ogni pressione e ricatto, come richiesto dalla costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica europea. Amici greci, al ricatto dell‟ultimatum che ci chiede di accettare una severa e degradante austerità senza fine e senza prospettive di ripresa economica, vi chiedo di risponde in maniera sovrana e orgogliosa, come la nostra storia ci chiede. Ad una austerità autoritaria e violenta, risponderemo con la democrazia, con calma e decisione. La Grecia, il luogo di nascita della democrazia, manderà una forte e sonora risposta all‟Europa ed al mondo.
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Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro paese e manderà un messaggio di dignità al mondo. In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l‟Europa è la casa comune dei popoli. Che in Europa non ci sono proprietari ed ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte fondamentale dell‟Europa, e l‟Europa è una parte della Grecia. Ma senza democrazia, l‟europa sarebbe un‟europa senza identità e senza bussola. Vi invito a mostrare unità nazionale e calma e fare la scelta giusta. Per noi, per le generazioni future, per la storia dei greci. Per la sovranità e la dignità del nostro Mi impegno personalmente al rispetto dei risultati popolo.» ( Alexis Tsipras Atene, 27 giugno 2015, ) Carlo Santi della vostra scelta democratica, qualsiasi essi siano.
Maria Imparato da Bergamo
Dal 3 al 5 giugno a Milano il Forum internazionale della società civile Dal 3 al 5 giugno a Milano il Forum internazionale della società civile e dei movimenti contadini. L‟impegno verso una reale sostenibilità ali-mentare Come tutte le grandi manifestazioni, Expo nasce con la sua dose di contraddizioni interne e polemiche: dalle notizie sulla corruzione e sugli appalti truccati, passando per la controversa presenza di multinazionali, come Mc Donald‟s, Coca-Cola e Nestlé, fino ad arrivare alle riflessioni circa il vero significato del messaggio di Expo (“Nutrire il Pianeta. Energie per la Vita”). Quest‟ultimo punto è forse quello più importante perché rappresenta la più significativa eredità di Expo 2015, nel suo intento di promuovere la sostenibilità alimentare nel mondo. È in questo quadro che si inserisce l‟Expo dei Popoli, il Forum internazionale della società civile e dei movimenti contadini, che si svolgerà a Milano, presso la Fabbrica del Vapore, dal 3 al 5 giugno 2015, per rispondere alla sfida di “Nutrire il Pianeta”. Si tratta di un evento esterno, ma collaterale a Expo, voluto da oltre 40 organizzazioni no-profit italiane, che compongono il Comitato e hanno sottoscritto un Manifesto, che offre chiare indicazioni sulle soluzioni da mettere in campo per vedere finalmente riconosciuti e garantiti i diritti ad un‟alimentazione adeguata e ad un uso equo e sostenibile delle risorse naturali.
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Nonostante l‟emergenza della fame nel mondo sia un problema dalle radici antiche, non è mai stata veramente al centro delle agende dei vari Capi di Stato e di Governo. Spesso i leader mondiali hanno delegato queste responsabilità alle grandi organizzazioni umanitarie internazionali, senza però garantire il proprio concreto sostegno. Il Manifesto Associazioni della società civile italiana, insieme a decine di Reti e movimenti contadini di tutto il mondo, hanno scelto di fare squadra per influenzare il dibattito pubblico suscitato dall‟Esposizione Universale, tramite un Manifesto a scopo programmatico. L‟intento è diffondere la conoscenza di alcuni temi fondamentali, intesi come parte integrante del percorso ufficiale di Expo 2015. Il cibo è un diritto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da numerose Carte internazionali. A partire da questo principio, l‟accaparramento di terre da parte delle multinazionali, nei paesi del Sud del mondo, rappresenta una sorta di neocolonialismo delle risorse, configurandosi come un processo che porta intere aree del Pianeta ad allontanarsi dall‟autosufficienza. Altro tema scottante è il cibo inteso come “commodity”, ovvero come materia prima, su cui viene esercitata una speculazione finanziaria che crea un
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Dal 3 al 5 giugno a Milano il Forum internazionale della società civile – continua da pag. 34 forte divario tra prezzi agricoli e costi di produzione. Ne consegue che, per salvaguardare il diritto dei piccoli agricoltori di produrre cibo di qualità, sono fondamentali le scelte d‟acquisto dei consumatori e soprattutto politiche adeguate da parte degli Stati. A questo proposito, alcuni progressi sono stati realizzati per quanto riguarda l‟impiego di metodi di produzione sostenibili e il controllo della produzione sui mercati interni, per evitare surplus strutturali, ma resta ancora molto da fare. L‟invito del Manifesto è quello di non nascondersi dietro l‟ipocrisia del nostro benessere economico, condividendo invece la responsabilità nei confronti di chi soffre ancora la fame: problemi di governo, di distribuzione delle risorse e di autodeterminazione delle popolazioni sono tutti possibili implicazioni della crisi alimentare, che si è aggravata negli ultimi anni. «Gli attuali sistemi alimentari si sono rotti, perché sono funzionali solo alla massimizzazione dei profitti di pochi e non garantiscono un diritto al cibo di qualità a tutti gli altri», afferma Giosuè De Salvo, portavoce di Expo dei Popoli. Sono veramente pochi i piccoli imprenditori che controllano la filiera del
cibo, dal seme al piatto; il monopolio delle sementi è in mano a poche aziende e lo stesso vale per le fasi di trasformazione del cibo e di distribuzione. «Il risultato è che alcune grandi imprese fanno man bassa della terra, accaparrandosene la proprietà», denuncia De Salvo. «Questa concentrazione di potere crea un‟ur-genza democratica». Viste le premesse, rispondere alla domanda su come nutrire il Pianeta diventa la questione più urgente, che interpella ciascuno di noi, nel nostro quotidiano. Expo 2015 invita alla discussione tutti coloro che hanno responsabilità dirette e poteri decisionali. Milano, quindi, costituisce solo uno degli step di mobilitazione internazionale: dal 25 al 27 settembre, a New York, l‟Assemblea dell‟Onu analizzerà i risultati conseguiti nella lotta alla fame e alla povertà e discuterà i piani e gli obiettivi futuri. Sarà poi la volta di Parigi il 7 e 8 dicembre, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, dove si discuterà del nuovo protocollo di comportamento da seguire a livello globale. Maria Imparato
Chi vuole distruggere gli stati nazionali? Continuazione da pagina 31 nascita ad una Nazione (dal latino natio, cioè appunto nascita) ma avesse viceversa il diritto di scegliersi la patria per lui più conveniente, anche calpestando i diritti degli abitanti di quella patria. Anzi, se qualche governo compie il proprio dovere e difende la frontiera nazionale (per esempio, costruendo una barriera a protezione dei confini), quel governo viene condannato senza appello dagli organi d‟informazione “europei”, che lo qualificano come razzista e xenofobo. L‟ultima vittima di questo conformismo becero è l‟Ungheria, per la decisione di proteggere la sua frontiera con la Serbia; ma è già toccato alla Spagna, alla Grecia, alla Svizzera (ricordate il refe-rendum anti-immigrazione?), e la stessa Francia viene in questi giorni criticata per il blocco alla frontiera di Ventimiglia. Quanto all‟Italia, la sua classe dirigente è in perfetta sintonia con tutti i padrini dell‟assalto migratorio: con i “mercati”, in primo luogo; ma anche con il Vaticano, con una Sinistra che va tenuta buona con un osso (quello appunto dell‟immigrazione) e – ultimo non ultimo – con la Grande Alleata che ha voluto l‟eliminazione di Geddafi, forse anche per togliere un ostacolo oggettivo allo scatenamento dell‟assalto migratorio contro le coste italiane; la stessa Grande Alleata – guarda caso – che non muove un dito per impedire l‟avanzata dell‟ISIS in Libia. Quello dell‟immigrazione – tra i tanti – è il più clamoroso dei fallimenti del Pifferaio dell‟Arno, che è riuscito a prendere pesci in faccia da tutti con il sorriso sulle labbra, ad incassare le sconfitte più clamorose scrivendo su Twitter che l‟Italia era riuscita ad ottenere non so quali eccezionali risultati in sede europea. La realtà è sotto gli occhi di tutti. Adesso gli immigrati non li portano in Italia soltanto le nostre navi; ma anche le navi degli altri Paesi europei (Inghilterra, Germania, Spagna, eccetera), che li prelevano appena fuori dalle acque territoriali libiche e li vengono su-
bito a depositare nei nostri porti. Bel risultato davvero! Ma il Vispo Tereso non fa una piega, anzi ha la faccia tosta di insolentire chi stigmatizza il suo operato. Salvini, in particolare, è accusato di “speculare sulla paura”. Come se gli italiani non avessero motivo di aver paura! «La priorità – ripete come un disco rotto – è salvare vite uma-ne.» Altro messaggio moralmente apprezzabile, ma giuridicamente infondato. La priorità per qualunque Stato è difendere i propri cittadini, la vita dei propri cittadini, la sicurezza dei propri cittadini, gli interessi dei propri cittadini. Dopo di che, difendere anche vita, sicurezza, interessi degli altri. Ma in seconda istanza, e comunque in termini realistici, rap-portati alle proprie capacità, compatibilmente con le pro-prie disponibilità (economiche, occupazionali, abitative, eccetera). Non esiste, non può esistere una solidarietà illi-mitata. Neanche il Paese più ricco del mondo può per-mettersi di non chiudere la porta in faccia a nessuno. Eppure, il buonismo di Stato (e di parrocchia) ci dice che abbiamo l‟obbligo (l‟obbligo, non la facoltà) di accogliere tutti coloro che vogliono venire da noi. E pazienza se ac-canto ai cristiani profughi dall‟ISIS ci sia qualche (?) mu-sulmano che vede l‟Europa come una terra di conquista per l‟Islam; pazienza se, accanto a chi fugge dalle persecuzioni, ci sia chi soltanto voglia “una vita migliore”; pazienza se, accanto a chi cerca un lavoro (che non c‟è), ci siano dei de-linquenti, anche pericolosissimi. Poco importa, le Nazioni, i loro confini, le loro regole sono piccoli ostacoli che la storia ci ha gettato fra i piedi, per farci inciampare sulla strada imbecille di un mondo senza frontiere e senza anima, pronto per essere guidato da quel “governo unico mondiale” che è il sogno proibito della speculazione finanziaria. Con gli applausi di una Sinistra succube, e con la benedizione di una Chiesa miope. M.RALLO
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