Liriche
A.I.T.W. Edizioni Collana Poesia
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Liriche di Franco Pastore
Presentatio
Dott. Prof. Luigi Crescibene Saggista e scrittore
© 2016 by Franco Pastore Ed. Antropos in the world
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Premessa critica « La poesia di Franco Pastore [...] contiene, ma non circoscrive, urgenze intime, risonanze dell’animo, elitari trasalimenti in esiti poetici a volte in crescendo, a volte in quegli evanescenti ripiegamenti di intimità socchiusa. Una malinconia frale, dolcissima, quasi incantata, senza imbozzolanti recinti solipsistici, senza avvitamenti nell’aridità razionale del rimpianto, cifra le liriche, ... che sono voce e dimensione dell’animo in un linguaggio poetico fluido, conciso, essenziale, che, spesso, si aggruma e si sfalda in atmosfere, ovattate, affatanti, sussultanti, cullate da una musica, lieve. ... L’introspezione psicologica si manteca all’incanto, all’estasi, al sogno di sognare, si addensa e svapora in un altalenante rincorrersi di fermenti e fremiti interiori e di impressioni sensoriali. In un linguaggio poetico di avvitante potenza suggestiva, oltre, tanto oltre i supporti e le suggestioni tecniche, che tanto spesso depotenzia e annulla, Franco Pastore ci tracima in un mondo d’incanto, di sogno, di pene, di derelizioni, di stordenti accensioni, di tremori, bagliori, brividi, ardori, sospiri...» Il dominio di sé e dei suoi mezzi espressivi gli permette una scelta ri-gorosa nella sua costruzione formale e quindi una più essenziale ef-ficacia di quando lo sforza la sua ricchezza d'immagini e d'emozione. « Se non c'inganniamo, l'evoluzione che la poesia di Franco Pastore ... fa emergere una più distesa e sociale attenzione alle cose ed agli uomini; egli coglie dalla realtà quegli aspetti che gli consentono di tradurre in più intense e quasi emblematiche immagini, non trascurando però ricordi indelebili ...» (1) «... Il poeta possiede un’interiorità lirica, che gli deriva da stati d’animo particolari, che si tramuta in immagini poetiche, in allegorie e metafore singolari. Il linguaggio diviene, allora, veicolo di sentimenti celati, intimi, inconfondibili. Si veda come già la lirica, “Le tue labbra”, l’incipit alla raccolta, renda prepotentemente efficace la VIS AMORIS e come l’amore costituisca fonte di turbamento psicofisico: Dolcissime, morbide,calde, /che parlano d’amore, dialogano col cuore.[…] / e mi perdo / nel gioco sapiente / del nido dischiuso. Del resto, la poesia è fatta di rievocazioni e di valori profondi della vita, soprattutto quando la fonte dell’ispirazione è l’amore, inteso si come gioia, ma anche e soprattutto come tormento ed estasi. Le parole, le sillabe, il ritmo medesimo dei versi rivela gli atteggiamenti veri, musicali, di un canto accorato, a volte triste, ma sempre toccante. Pastore rivela, in questa nutrita raccolta di liriche, sensibilità inusitata, che sa trasfigurare in un prospetto di analogie inventive, di rara efficacia poetica.» (2) «La resa lirica di Franco Pastore, si fa grappolo di rarefatte e pur consistenti rivelazioni, si fa filigrana di emozioni, di riflessioni del cuore che scostano gli
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ingombri, i gravami terreni e si tendono, si proiettano oltre, smarginano dall’ossidata routine e ci impongono di lasciare le derelizioni, le pene, le asfittiche acquisizioni della brumosa consi-stenza quotidiana. La volatile, freschissima, evanescenza della poesia pura che alita, spumeggia e vigoreggia nel verso di Franco Pastore dall’impianto descrittivo, ma soffiato, trascorso, vivificato dalla luminosità abbagliante delle intuizioni rapide, dalle riemersioni memoriali, dalla nebulosità fervida dell’oblio, dai palpiti gementi e tersi delle attese, declina dolcemente nelle plaghe dell’oggettività, travalica il dato soggettivo, riannoda i vincoli con l’umanità nella sua corale interezza. Non ci sono alidi esiti solipsistici.» (3) «... Il lirismo di Franco Pastore ... raggiunge toni appassionati, densi di una viva forza spirituale, che crea nel buio la luce, per trasmetterla agli altri, per rinverdire l’anima del mondo. Dunque, da questi melodiosi versi traspare la potenza dell’amore nel suo valore più intenso e più umano ... » (4) «… Il poeta possiede un’interiorità lirica, che gli deriva da stati d’animo particolari, che si tramuta in immagini poetiche, in allegorie e metafore singolari. Il linguaggio diviene, allora, veicolo di sentimenti ce-lati, intimi, inconfondibili … » ( 5) «... Debesse aveva affermato che noi mentiamo a noi stessi perfino nei diari. Ma nella poesia vera ciò non può accadere. Ovviamente, ciò non avviene negli esiti lirici di Franco Pastore che ci tracima, lontano dalla greve e uggiosa terrestrità, in un mondo pispigliante fra incanti e solide consapevolezze, in una rigenerazione dello spirito che pena, freme, geme e si arpiona ai raggi della luna e al nitore delle stelle, forse in un anelito dolcemente triste di raccordo, di carezza e di rinunzia al bello della vita ...» (6) «... In un mondo in cui l’uomo sprofonda nel buio ... il poeta offre un orizzonte poetico d’amore, in cui i ricordi del passato esercitano una suggestione particolare ... Umano, sensibile, sintetizza la composizione con la sua ricerca poetica, accende i giusti toni ... e pone nella sua poe-sia il recupero della pura contemplazione ...» (7)
____________ 1) L. Crescibene, present.ne a Il profumo di Ermione - A.I.T.W. Edizioni Sa 2014 2) A. Mirabella, present.ne al volume Aqua Electa, - A.I.T.W. Edizioni Sa 2013 3) A. Mirabella, present.ne al volume Le tue labbra, A.I.T.W. Edizioni Sa 2009 4) Anna Maria Scheible, da Areopago Cirals. Da Ombre di Capelvenere - Sa 1978 5) Domenico Rea, present.ne a Il Vangelo di Matteo, De Luca Edioni Amalfi 1979 6) Luigi Crescibene present.ne a Il Ricordo del tempo A.I.T.W. - Edizioni Sa 2015 7) Anna Maria Scheible – Da Areapago Cirals, 1979.
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Presentatio “Cronos” di Franco Pastore, ci raccorda alle nostre sequenze esperienziali, all’esigenza prorompente di esserci e di andare al di là. Mai ripetitivo, Franco Pastore opera un recupero del sentimento che, fra attimi ed atmosfere, s’invola e si rapprende in vibrazioni appassionate del reale. Tutto è ricondotto, con controllata consapevolezza, negli spazi profondi dell’animo del lettore. Le sue riemersioni memoriali, cullate alquanto dai sospiri dell’attesa, si fanno suggestivo invito di partecipazione ai fermenti realistici, che irrorano la sua esistenza. Il supporto tecnico è depotenziato, a vantaggio di quella musicalità che, secondo Pater, è l’elemento costitutivo della vera poesia. Hanno detto che la poesia se non è musica e ricerca della verità non può nemmeno fregiarsi del suo nome. Franco Pastore, nei suoi originalissimi versi , ha tenuto nel giusto conto queste concezioni della poesia. Nella sua resa lirica, infatti, sono elargite e rappresentate tante leggere e magmatiche verità dell’animo, che solo la poesia autentica può disvelare.
Luigi Crescibene
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NOTE BIOGRAFICHE Nato a San Valentino Torio, ha frequentato gli studi presso il Liceo Tito Lucrezio Caro Di Sarno. Trasferitosi con la famiglia a Salerno, negli anni settanta, Nel 1971, iniziava a collaborare con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo sul periodico “Verso il 2000”. Di poi, entra a far parte dell’equipe del Varo, la galleria d’arte di Vito Giocoli, sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicola verso la critica d’arte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di “Verso il 2000”, collaborando con il Prof. Zazo dell’Ateneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco, Nicola Napolitano, Renato Ungaro, Luigi Fiorentino ed altre personalità della cultura, come l’attore Franco Angrisano, Domenico Rea e Gaetano Rispoli. Fu appunto Rispoli a presentarlo a Carlo Levi, a Roma, nel dicembre del 1971 e, nel 1979, Domenico Rea, presso la Camera di Commercio di Salerno, presentava alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/ 1980), che il Pastore scriveva, nel 1979), con Liana Annarumma (Il Giorno - 23 marzo 1980). Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel periodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, grazie al Grieco, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radio-dramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano drammatizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11 giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del capora-lato nel sud.
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Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabel-lae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione infor-matica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobarda e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici: le figure ed i personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente
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incastonati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Tracchia”, così come di “Ciomma” o “Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014). Nel settembre del 2014, ritorna alla scuola, nel ruolo di Coordinatore didattico (preside), presso l’Istituto S. Giuseppe di Pagani, ove rimane per circa due anni, distinguendosi per competenza didattica e pedagogico - formativa. La nuova esperienza lo porta a scavare nella vita e nella società in trasformazione. Di qui, una poesia nuova, che induce alla riflessione ed all’indagine, la poesia di “Ricordi del tempo”, “Baluginar di luna”, “Voci” e “Cronos”. Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti sulle difficoltà di una Italia degli anni della ricostruzione. Così, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa. Il 23 settembre 2015, l’amico Giuffrida Farina consegnava alla Biblioteca Provinciale di Salerno, in via Valerio Laspro -1, l’intera produzione letteraria dell’autore. La dott.ssa Wilma Leone prendeva in consegna 94 volumi, affinché figurassero nel “fondo librario” salernitano. Il 25 settembre 2015, partecipa, a Pagani, alla manifestazione UNICEF “ Vogliamo zero ”, ove sottolinea la importanza della solidarietà, che definisce « ... il cemento che tiene insieme i pezzi del nostro vecchio mondo». Nell’ottobre dello stesso anno, perde un nuovo amico, lo scrittore Nello Tortora, direttore del giornale satirico Brontolo, nonché presidente della nota Associazione “La Scaletta”. (1) _____________________ 1) Da UNA VITA DEDITA AL TEATRO ED ALLA POESIA, di R.M.Pastore – A.I.T.W. Ed. – Salerno luglio 2015 - SBN GGKEY:FC2NG9E5TXK E
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Le liriche
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IL TEMPO
΄Ο χρòνο
Come rimembranza d’eterno, cancella il tempo le orme d’ogni cammino. Quale frammento d’immenso, precipitando nelle nostre abitudini, ci logora sul muro della vita. Di tanto in tanto, per cancellare un momento, ci abbandoniamo al suono delle memorie. L’unica risposta è la malinconia, che ci accompagna nella lunga notte. Ed alla fine, tra le pieghe del cuore, un solo istante per capire, che l’unico segno di vita è l’amore.
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COME NULLA FOSSE ᾽H ἐμή ρίζα
Quella croce fatta di rinunce la portavi addosso, come se nulla fosse. Ti nascondevi, a volte, tra le rose, perdendoti nell’odore della terra, o tra i ricordi,che odoravano di mimose. Sull’arcobaleno delle tue parole, come una maga modesta dei sogni, piantavi semi di poesia. Erano corolle di pensieri, indelebili segni di saggezza e messaggi d’amore, lanciati, con semplicità, nel vento della vita.
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COME L’EDERA AL MURO Όπως κισσός Come lo inchioderei questo sole nell’azzurro del cielo! Dormirei col verso dei gabbiani ed il rumore vario della vita. Troppo m’angoscia il buio che, col silenzio, crea spettri nella notte. Come fermarlo il tempo, abbarbicato alla vita, come l’edera al muro? Oramai, non resta che un rigoglio di rughe, testimonianze, anche quelle, d’un gioco perverso, che, tra le ombre del tramonto e la luce del mattino, chiamano vita.
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“Ti nascondevi, a volte, tra le rose, perdendoti nell’odore della terra"
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