CN/CONV/0969/2010
M A G A Z I N E
SPECIALE ISCHIA n. 12 - Ottobre 2010 2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti
EDITORIALE
Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 1 al n. 10 Ottobre 2010 di Regioni&Ambiente
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A poche settimane dalla conclusione del II Forum Nazionale: “L’Economia dei Rifiuti” che ha visto la luce, ancora una volta, nella splendida cornice di Ischia, si è ritenuto doveroso, investire in un servizio di informazione puntuale per quanti, impossibilitati a venire, hanno perso la possibilità di partecipare ad un evento di alta formazione e rilevanza internazionale. La ricchezza culturale dei Relatori e dei rappresentanti di Enti ed Istituzioni, la competenza tecnica di luminari del Diritto, della Comunicazione, della Filosofia, la presenza di esponenti dello Stato, e la voce degli imprenditori non poteva essere sottaciuta, né poteva essere sufficiente alla veicolazione delle risultanze dei lavori il pur nutrito numero di articoli apparsi sulla Stampa nazionale, locale e sui portali on-line. Pertanto, come lo scorso anno, in concomitanza con l’appuntamento nazionale di ECOMONDO 2010, si è voluto dare alle stampe una sintesi ragionata del Forum cercando di fornire al Lettore il succo di tutti gli interventi nella scansione esatta in cui sono stati presentati. Di certo non ci è stato possibile veicolare le emozioni e i sentimenti che hanno accompagnato le piacevolissime ore passate insieme ad Ischia. Purtroppo non c’è articolo o sinossi in grado di trasmettere il piacere derivante dalla condivi-
ratori del settore e da tutti gli stakeholders della filiera che, in pochi anni, hanno rivolto il proprio sguardo ad un orizzonte più ampio e d’insieme, superando distanze personali ed acquisendo consapevolezza della necessità di fare rete, nonché di approcciare il problema dei rifiuti non solo dalla prospettiva dell’Ambiente, ma, soprattutto, da quella dell’Economia. Buona lettura. sione di una simile esperienza, per la quale caldeggio già da ora la disponibilità a partecipare nel 2011 (30 settembre - 1 ottobre, sempre ad Ischia). La stringenza delle tematiche trattate, ovvero l’internazionalizzazione del mercato dei rifiuti nella più stretta osservanza della legalità e nella cornice di precise norme comunitarie in via di recepimento nell’ordinamento nazionale, ci spinge, accanto alla necessità di rispondere positivamente alla crisi economica in atto, a ripensare le nostre strategie industriali, coinvolgendo nel dibattito nazionale tutti gli attori coinvolti in un auspicabile processo di rete in grado di conseguire risultati economici ottimali ed analoghi risultati ambientali. Il successo ottenuto dal II Forum Nazionale “L’Economia dei Rifiuti” sottolinea non solo la bontà dell’iniziativa, ma anche la maturità acquisita dagli ope-
L’Editore non assume responsabilità per eventuali errori di stampa. Gli articoli firmati impegnano solo i loro autori.
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2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti n. 12 - Ottobre 2010
Forum Internazionale PolieCo: “L’Economia dei Rifiuti”
GREEN IS BLACK! L’appuntamento di Ischia si conferma un successo a livello nazionale per qualità degli studi presentati, numero di presenza e notevole ritorno sui media nazionali
Continuare l’opera intrapresa lo scorso anno, cercando di mettere in risalto il fatto che il riciclo rappresenta già oggi una ricchezza in termini di materiali e che i prodotti riciclati saranno inevitabilmente la materia prima indispensabile e strategica dei prossimi anni. Promuovere una riflessione alternativa nel panorama nazionale, legato alla ricerca e all’approccio gestionale dei rifiuti; introdurre all’interno del dibattito, finora squisitamente ambientale, nuove prospettive economiche; riappropriarsi di una visione etica e morale per quanto concerne scelte politiche e gestionali nel settore del riciclo in generale e riallineare tali dinamiche ed interventi imprenditoriali secondo la precisa aderenza alla normativa di riferimento nell’ottica del massimo rispetto della legalità. Sono stati questi gli obiettivi che hanno mosso il Consorzio PolieCo (Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) ad organizzare nei giorni di venerdì 24 e sabato 25 settembre, ad Ischia, il II° Forum Nazionale: “L’Economia dei Rifiuti”. Ancora una volta, grande cura posta all’accoglienza dei Relatori e degli ospiti; location d’eccezione, infatti, è stata l’affascinante ed accogliente struttura dell’Albergo della Regina Isabella, che con la sua atmosfera vintage, gli openspace, i gradevoli scorci sulla marina, le apprezzate Terme e le possibilità offerte dalla Sala Convegni appositamente attrezzata, ha consentito la perfetta riuscita di un evento dalla caratura internazionale per le numerose personalità coinvolte del mondo politico, della cultura, della ricerca, dell’associazionismo ambientale, dell’impresa, del Governo e del Parlamento, della Magistratura, degli Organi di Controllo e degli Enti Locali.
Ancora un volta è stata ampiamente vinta la scommessa di spostare per un intero week end, in un luogo poco praticato dagli eventi convegnistici del settore rifiuti un così numeroso parterre di luminari, grazie soprattutto ad un complesso apparato di comunicazione (partito già da diversi mesi è terminato con la Conferenza Stampa di presentazione del Forum, avvenuta in Roma, il 21 settembre presso l’Hotel Nazionale in Piazza di Montecitorio), messo in atto dal Consorzio stesso per coinvolgere la Stampa nazionale, gli addetti ai lavori e, naturalmente, la ricca base associativa. Ovviamente, data la natura strettamente seminariale e la limitatezza dei posti disponibili, non è stato possibile a molti di partecipare all’evento, per cui, il Consorzio PolieCo ha deciso di investire ulteriormente, promuovendo la pubblicazione sintetica delle Relazioni intervenute ad Ischia, che costituisce, non solo una documentazione preziosa, quanto la prova della volontà del Consorzio stesso di comunicare e rendere sempre più fruibile e circuitabile la ricchezza di informazioni ed approfondimenti che, a partire da eventi puntuali, debbono ricadere sulla base consortile onde realizzare quel percorso virtuoso di crescita consapevole di responsabilità ambientale da parte degli imprenditori. Le pagine che seguono, pertanto, costituiscono un piccolo tentativo di presentare alcuni frammenti ragionati, piccole tessere di un mosaico più ampio per il quale, certamente, sussiste la volontà di pensare ad un più degno e corposo volume che raccolga gli Atti completi.
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Venerdì 24 settembre 1a Sessione: Scenario del mercato dei rifiuti plastici e dei materiali plastici da rifiuto
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Chiamato per il secondo anno a moderare la Sessione d’ apertura, il noto giornalista di Rai 1, Oliviero Beha, ha introdotto i lavori del primo giorno di Forum sottolineando, con una battuta: “l’opportunità di questo convegno sull’economia dei rifiuti, dal momento che, fra poco tempo, vivremo pure il rifiuto dell’economia…” Nel sollecitare l’attenzione dei convenuti sulle problematica del riciclo e le opportunità economiche ed ambientali rappresentate dal comparto industriale di riferimento, Beha ha passato il testimone al Presidente del Consorzio PolieCo, Enrico Bobbio, il quale ha subito dichiarato che “se questa II edizione del Forum c’è è grazie al rilievo nazionale che ha avuto l’esperienza dello scorso anno”. Passando subito all’oggetto principale della sua prolusione, il Presidente ha voluto omaggiare la memoria e la figura del Sindaco Angelo Vassallo, recentemente assassinato in risposta al suo attaccamento alla legalità e al rispetto del territorio. (Ndr: per maggiori informazioni, pubblichiamo nel Box allegato il testo completo della dedica ufficiale)
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Memoria Angelo Vassallo Per legare indissolubilmente questa manifestazione con le tematiche in oggetto, abbiamo voluto iniziare i nostri lavori con l’omaggio alla memoria di un novello martire della legalità: Angelo Vassallo, Sindaco di Pollica, recentemente assassinato con inaudita brutalità proprio per la sua dedizione all’ambiente, al territorio e alla legalità. “Era un uomo che si batteva contro l'illegalità, sempre in prima linea - ha dichiarato alla stampa il Pm Alfredo Greco - Quando accadeva
qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava”. “Non hanno ucciso solo un uomo - ha aggiunto il sostituto procuratore di Vallo della Lucania - hanno ucciso una speranza per il Cilento. Era un simbolo di legalità. Hanno voluto colpire chi si opponeva all'illegalità”. Vassallo era nato a Acciaroli il 22 settembre del 1953. Era stato eletto per la prima volta Sindaco il 3 aprile del 2005 ed era stato anche Consigliere della Provincia di Salerno. Era detto “il sindaco pescatore” per la sua attività imprenditoriale nel settore ittico, gestita insieme al fratello. Le battaglie per la legalità e il rispetto dell’ambiente, su cui aveva investito come amministratore pubblico, avevano fruttato alla località costiera cilentana riconoscimenti come le “bandiere blu” e un discreto rilancio turistico. Questo, purtroppo, tardivo omaggio alla Sua memoria, al suo impegno di amministratore pubblico, alla sua semplice e grande vita, sia da esempio per tutti noi che quotidianamente, a causa del nostro lavoro, ci ritroviamo a fare i conti con la possibilità di incrociare dinamiche poco virtuose che nuocciono alla collettività tutta e al settore industriale di riferimento. L’ambiente ha bisogno di legalità, l’ambiente ha bisogno di altri eroi come Angelo Vassallo, capaci di immolare la propria vita per il bene di tutti. Grazie Angelo! Successivamente, dopo aver dato ulteriore lettura di un particolare messaggio di saluto arrivato dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo, impossibilitato a partecipare per più gravi impegni di Governo, il cui sunto è riferibile nelle frasi: “il tema della
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legalità applicato all’ambiente è uno degli ambiti di forte attenzione del Governo… Massimo impegno nella diffusione del rispetto delle regole. Il Ministero sottolinea che il mondo del riciclo va assolutamente sostenuto”, il Presidente Bobbio ha sottolineato come “Dobbiamo cercare di fare squadra e infatti la strategia del PolieCo è quella di mettere insieme tutti i vari attori della filiera. Se non facciamo squadra saremo perduti; non solo per quanto riguarda l’ambiente ma per quanto concerne l’economia delle nostre imprese”. (Ndr. Anche in questo caso si è preferito pubblicare per esteso il discorso ufficiale del Presidente Bobbio, nel Box di seguito) Prolusione del Presidente Enrico Bobbio Onorevoli ospiti, gentili Sig.re, cortesi Sig.ri, la carica che ricopro al vertice del Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene, PolieCo, mi impone l’obbligo, non senza una sempre nuova emozione, di aprire i lavori di ogni manifestazione, incontro o kermesse che il PolieCo promuove a livello nazionale. Tale obbligo, quest’oggi, si presenta tanto più gravoso, ma non per questo meno piacevole, a causa della particolare congiuntura che si è venuta a creare per questa II edizione del Forum Internazionale: “L’economia dei rifiuti”. Ho davanti a me la più qualificata platea mai riunita in Italia sull’argomento: rappresentanti delle principali Istituzioni del Paese, del mondo dell’industria, della comunicazione, dell’ambientalismo, delle forze dell’ordine e di quelle di controllo; tutti qui convenuti sulla spinta di un’esigenza comune: trovare la quadra fra esigenze economiche di sviluppo e sostenibilità ambientale nell’auspicabile cornice della legalità.
Signore e Signori, è innegabile che le notizie inerenti l’ambiente ottengano l’attenzione dei media allorquando da tematiche si trasformano in problematiche; ed è pur dunque vero che, come professionisti nella gestione dei rifiuti e dei materiali da essi derivanti, stiamo vivendo un periodo di particolare fermento. Chi, come noi, ha salutato con entusiasmo la nuova Direttiva comunitaria n. 98 del 2008, con la quale il Parlamento Europeo ed il Consiglio d’Europa, hanno inteso riordinare il quadro normativo europeo nei confronti dei rifiuti, producendo nuove definizioni di rifiuto (art. 3) e sottoprodotto (art. 5) e, soprattutto, illustrando chiaramente e senza tema di smentita, una gerarchia di azioni che “si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti” (art. 4), non può non ricordare i 5 punti della suddetta gerarchia: prevenzione, preparazione per il riciclaggio, riciclaggio, recupero di altro tipo (ad esempio quello energetico), smaltimento. Indicando con molta precisione gli obblighi degli Stati membri nei confronti della pratica del riciclaggio (art. 11), l’UE ribadisce come, nel ventaglio di azioni volte alla corretta gestione dei rifiuti, il riciclaggio non è più un’opzione ma una necessità irrinunciabile. Il riciclo, infatti, rappresenta già oggi una ricchezza e i prodotti riciclati saranno la materia prima indispensabile e strategica dei prossimi anni. Questa interpretazione costituisce il presupposto filosofico per nuovi approcci al finanziamento delle imprese che, nel tempo, saranno sempre più premiate (anche attraverso un diverso trattamento fiscale) soprattutto quelle aziende che prevedono il riciclo degli
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scarti di produzione (loop chiuso) od immettono sul mercato prodotti facilmente riciclabili. Di fatto ci troviamo immersi nella 5a tappa dello sviluppo industriale! Dopo la sua genesi nella prima metà dell’800, alloquando industria era sinonimo di produzione, col passare degli anni e l’evolversi della cultura, lo sviluppo industriale e le dinamiche di concorrenza, sono passate via via, all’imperativo della qualità; della dimensione finanziaria/commerciale; quindi della sicurezza (intesa come gestione ottimale delle risorse umane e della salute), infine, dell’ambiente. Ora, sappiamo bene che il nostro Paese, per la sua connaturata mancanza di materie prime è stato pioniere, in Occidente, nelle pratiche di riciclaggio, persino quando questo termine non era ancora stato coniato, né l’attenzione verso l’ambiente era patrimonio della cultura dominante, tantomeno oggetto di ricca ed elaborata produzione normativa. La ricchezza di know-how acquisito dal nostro Paese, sotto forma di tecnologie e comparto industriale di riferimento ha permesso all’Italia di raggiungere notevoli risultati in termini di qualità di prodotto riciclato e quantità dello stesso. Oggi, nonostante questo background culturale e tecnologico ci favorisca e ci proietti in una dimensione del mercato dei materiali molto appetibile, accade che, per vari motivi, non ultimi quelli economici, si assiste ad un curioso transito di rifiuti verso Paesi terzi, con doppio nocumento per l’ambiente e per la società. Da un lato, infatti, si depotenzia il mercato interno del riciclo, togliendo materiali agli imprenditori del settore di competenza; dall’altro, si favorisce lo spostamento di rifiuti verso Paesi che in molti casi non sono in grado di garantire né standard qualitativi elevati, né le più elementari regole a tutela della salute e della sicurezza.
Tale dinamica non solo rischia di vanificare gli sforzi locali per raggiungere l’eccellenza in materia di riciclo e riutilizzo, ma contribuisce a che alcuni Paesi diventino loro malgrado la pattumiera del mondo, ingenerando così a cascata, altre dinamiche poco coerenti con le succitate politiche per la sostenibilità ambientale. Inoltre, e questo sarà oggetto di ampio trattamento in uno studio condotto dall’Università di Tor Vergata su nostra commissione e che sarà presentato ampiamente durante questo Forum, da tempo si verificano inspiegabili ammanchi di materiale da riciclare, soprattutto nelle aree del Nord del Paese, laddove molte fra le nostre aziende si vedono costrette a chiudere per mancanza di lavoro. Eppure, i quantitativi di rifiuti immessi sul mercato, aumentano. Come si spiega tutto questo? Dove va a finire il polietilene intercettato nelle piattaforme? Perché taluni imprenditori preferiscono vendere il prodotto all’estero? Che cosa sta perdendo l’Italia nella partita internazionale per la gestione dei materiali derivanti dal riciclo dei rifiuti? Le risposte a queste domande sono la soluzione al problema non solo del traffico (spesso illecito) di rifiuti, ma anche della diminuzione dei materiali intercettati nel Paese e della possibilità di ottimizzare gli sforzi che cittadini ed imprese stanno compiendo per migliorare le comuni condizioni ambientali ed ottimizzare le attività di raccolta e riciclaggio non solo dei rifiuti urbani, ma soprattutto di quelli speciali che costituiscono il 70% del totale. A questo punto si inserisce la politica del PolieCo, che trova una sua esplicitazione in questo Forum: allertare tutti gli stakeholders istituzionali (Governo, Legislatore, Magistratura, Enti Territoriali e Locali, Forze dell’Ordine e Organi di controllo), sulle problematiche del settore, incrementando, al contempo, il dibattito nazionale sullo stato dell’arte e le prospettive future del riciclo in Italia. Sul
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fronte interno, inoltre, si intende perseguire la scelta del PolieCo di contribuire alla crescita culturale del settore, contribuendo alla circolazione di informazione tecnico-giuridica che presuppone, altresì, un proficuo scambio di conoscenze specifiche tra imprese ed istituzioni. Il sostegno e la garanzia di vita del comparto industriale del riciclo e, conseguentemente, la salvaguardia dell’ambiente, hanno bisogno di: - strumenti corretti che indichino chiaramente l’immesso al mercato, - diffusione di dati condivisi e validazione degli stessi senza - possibilità di fraintendimenti e coni d’ombra; - rispetto e aderenza a regole chiare, certe, condivise; - controlli efficaci in entrata e in uscita, - monitoraggi costanti dei flussi di materiali; - accordi transnazionali per favorire scambi virtuosi ed alla luce del sole. Ulteriore obiettivo del Forum, ricalcante una delle linee programmatiche che il Consorzio che mi onoro di presiedere si è dato per l’immediato futuro, è quello di stimolare Istituzioni ed organismi competenti affinché anche in Italia si promuova adeguatamente il mercato dei prodotti derivanti dal riciclo. In questo senso vorrei sottolineare la necessità di incentivare, anche attraverso particolari agevolazioni fiscali, il comparto degli Acquisti Verdi, settore del mercato che sta particolarmente a cuore del Consorzio e che sarà oggetto di una specifica sezione di lavoro che il PolieCo intende attivare a breve. Avviandomi alla conclusione di questo intervento, e prima di passare la parola a chi, meglio di me, saprà tirare le fila di queste giornate, vorrei terminare il mio intervento ringraziando tutto lo staff PolieCo
che ha reso possibile questa II edizione del Forum ed i professionisti della comunicazione: Ambrosetti e Free Service che ci hanno adeguatamente supportato e si sono adoperati al massimo per rendere gradevoli e produttive queste giornate di lavoro. Il Paese si aspetta dei risultati dal Forum; è il mondo dell’ambiente a chiederlo, perché le politiche sui rifiuti, laddove saranno condotte con adeguata lungimiranza, contribuiranno fortemente a ridurre l’impatto ambientale derivante dall’uso sempre più nevrotico ed irresponsabile delle risorse. Ricordiamoci che domani saranno i nostri figli e i nostri nipoti a pagare per le nostre scelte di oggi. Buon lavoro a tutti. “Il tema della corretta gestione dei rifiuti si presta sommamente ad una lettura politica e soprattutto economica - ha dichiarato Oliviero Beha, con chiaro riferimento alla crisi - e alle crisi dell’economia prima di carta e poi di carne dei lavoratori in carne ed ossa... E tale approccio è necessario affinché tutto il comparto possa avanzare nella direzione che si auspica per il bene di tutti”. Rimarcando come: “In Italia siamo ancora piuttosto in ritardo su un approccio culturale laico all’argomento rifiuti e malgrado una connaturata mancanza di materie prime, siamo pur sempre molto ricchi in tecnologia e conoscenza, naturalmente essendo i giovani la vera materia prima di ogni Paese”, il giornalista ha dato la parola al primo Relatore, che ha cercato di aprire la riflessione sulla tematica in oggetto alla prima Sessione, a partire da un’analisi macroeconomica del mercato.
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“Parlare di scenario può sembrare un esercizio intellettuale - ha sentenziato Paolo Savona, Presidente Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi - tuttavia ciò che si legge circa il quadro economico nazionale, europeo e globale, può darci la misura delle difficoltà che come sistema stiamo vivendo e vivremo nell’immediato futuro”. Ebbene, la fotografia molto in chiaroscuro, presentata dal luminare, vede la situazione economica vessata da: crescente disoccupazione; negativi rendimenti reali del risparmio finanziario; anomali percorsi dei movimenti internazionali di risparmio nell’area euro; eccesso di indebitamento pubblico sempre nell’euroarea. “Il settore privato è capace di affrontare la crisi - ha dichiarato Savona - però, soprattutto in Italia, ci troviamo di fronte ad un pesante debito pubblico unito ad un eccesso di tassazione”. “D’altro canto - ha proseguito - sempre in Italia la politica fiscale non affronta i problemi principali anche a causa di Direttive europee e accordi internazionali; la politica monetaria aiuta, ma nasconde i veri problemi e attenua la spinta ad affrontarli; la politica per il Mezzogiorno, infine, sembra non tenere conto dello sviluppo intrecciato Nord-Sud”.
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Diminuendo la focale dallo stesso punto di osservazione macroeconomica, Dipak R. Pant, fondatore e coordinatore scientifico, Università di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile (LIUC), il primo team universitario italiano di economia sostenibile, ha relazionato sul futuro del mercato dei rifiuti a partire dall’osservazione geopolitica. “Occorre una certa lungimiranza se si vuole avere una proiezione al futuro della questione rifiuti - ha dichiarato il Prof.
Pant - È cambiata la geopolitica e adesso siamo in un’epoca della geo-eeconomia; in questa nuova geo-economia i rifiuti hanno un posto particolare: molti sono interessati a succhiare risorse da e a gettare rifiuti in aree luoghi remoti e marginali (extreme lands), al limite di vivibilità umana e fuori dai controlli amministrativi seri.” Nel presentare la cartina delle nuove pattumiere del globo, il Prof. Pant ha compiuto una disamina delle caratteristiche intrinseche delle aree prese in esame: marginalità, vicinanza delle frontiere, scarsa forza contrattuale e politica delle popolazioni residenti, suggerendo poi possibili percorsi per la riconsiderazione della geografia dei rifiuti e della prosperità territoriale con nuove misure e strumenti: gli indici dell’integrità dell’habitat; della sicurezza umana, del benessere della società e l’indice dei valori del marchio-luogo (place-brand value). In quest’ottica che mette in confronto vantaggio “competitivo” vs vantaggio “comparativo” è giocoforza che vinca, in termini di mercato, il luogo-sistema e l’azienda che appaiono più virtuosi in termini generali. “Implicazioni sociali ed ambientali del management dei rifiuti; minimizzazione delle quantità generali; una generale strategia di de-materializzazione dell’economia creando valore; sviluppo tecnologic;, implementazione degli affari corretti e un meticoloso controllo del territorio - ha detto il professore - consentiranno, nel prossimo futuro, la sopravvivenza del mercato dei rifiuti in un’ottica di sostenibilità”. “l’Italia dei piccoli luoghi - ha quindi concluso - è quella che può rendersi protagonista di un nuovo Rinascimento culturale ed economico, perché livello locale possono essere molto più incisive le scelte volte alla sostenibilità, dal momento che, a
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livello globale (geo-economia), si tende a compiere scelte più distruttive”. A seguire il doppio intervento di Maria Ioannilli, Università di Roma “Tor Vergata” e Roberta Felli, In-TIME s.r.l., che hanno presentato a due voci un importante Studio che PolieCo ha commissionato all’Università di Roma. “Il nostro è un piccolo granello di sabbia all’interno di una spiaggia immensa, tuttavia una spiaggia è fatta di tanti granelli - ha dichiarato la dott.ssa Ioannilli, proseguendo, poi - La nostra. ricerca afferma che salvaguardare la capacità di riciclo, fa bene all’ambiente e alla capacità economica del paese”. “C’è la percezione che il comparto del riciclo sembra investito da una crisi crescente, sia per motivi di natura economica, sia per una mancanza di materiali - ha spiegato la Ioannilli - per questo PolieCo ha voluto documentare la consistenza del comparto del riciclo degli ultimi 5 anni cercando di individuare cosa succede e se ci sono determinanti per spiegare perché il mercato si sposta a livello internazionale”. “Come gruppo di lavoro - ha continuato - abbiamo avuto enormi problemi per ottenere dati unitari. Ad esempio la banca dati PolieCo non descrive i flussi operativi dal momento che questi non rientrano negli obblighi dell’Ente, quindi abbiamo utilizzato i dati MUD grazie alla collaborazione di ISPRA e anche in questo caso sono sorti problemi di natura documentale (codici cer, elenco operatori generali, ecc. .)”. “I risultati sintetizzati nello studio sono da intendersi non come misure riferibili al comparto del polietilene, ma piuttosto come indicatori del sistema da cui partire per riflettere
sull’intero comparto del riciclo delle materie plastiche”. A cura di Roberta Felli la presentazione della ricerca che sostanzialmente tenta di rispondere all’osservazione del fatto che le Aziende operanti nel comparto stanno diminuendo in maniera preoccupante, soprattutto quelle di riciclo e di produzione di beni in polietilene che rappresenta il polimero più diffuso sul mercato. Dette aziende lamentano una crescente mancanza di materiali da sottoporre a riciclo, eppure, a livello di dichiarazioni, aumentano sia le produzioni di rifiuti che le quantità riciclate. Tuttavia, ad una analisi dei dati risulta che in Italia ci sono pochi operatori che dichiarano elevati livelli di produttività, non comparabili con la media degli operatori del settore del riciclo e che, quindi, sembrano “controllare” la quali totalità delle risorse. I livelli di riciclo che risultano per questi operatori (spesso piattaforme) non sono “credibili” se paragonati alla media delle produttività degli altri impianti. Una risposta possibile a questo paradosso, suggerita nello Studio, potrebbe essere quella secondo la quale tali impianti acquisiscono grandi quantità di rifiuti, li sottopongono ad operazioni di selezione o altri trattamenti preliminari e quindi li rilasciano come materiali riciclati. Si concretizzerebbe, nell’eventualità, una dinamica di concorrenza sleale nei confronti delle imprese virtuose. Lo Studio evidenzia, inoltre, l’ingenerarsi di un surplus di materiali disponibili perché dichiarati come rifiuti prodotti, sottratti al circuito del riciclo e di cui è impossibile determinare il destino finale. Se, dunque, una considerevole quantità di rifiuti plastici “sparisce”, è plausibile adombrare l’ipotesi di una gestione non corretta dei rifiuti, che possono
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essere destinati a filiere diverse rispetto a quella rappresentata dai riciclatori indipendenti, oppure, al mercato estero per vie illegali, visto che il fenomeno dell’esportazione legale di rifiuti riguarda una frazione irrilevante rispetto al totale dei rifiuti prodotti in Italia. “Si evidenzia - ha concluso la dott.ssa Ioannilli - la necessità di indagare chi dichiara di fare riciclo; che rapporti ci sono fra le quantità dichiarate di riciclo e le capacità operative degli impianti; i flussi di materiali in ingresso ed in uscita degli impianti e il loro rapporto con i trattamenti dichiarati”. Nel rimarcare positivamente il lavoro di indagine documentale condotto dal gruppo della dott.ssa Ioannilli, il Presidente Bobbio, ha voluto precisare: “Mi raccomando di leggere questo studio come indicazione di ciò che sta probabilmente succedendo; con questo lavoro pensiamo di dare un contributo alla comprensione di un fenomeno che, comunque, è sotto gli occhi di tutti gli operatori seri… In effetti, oggi è più che mai necessaria una maggiore regolamentazione della mobilità dei rifiuti: serve all’ambiente e serve all’economia”.
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2a Sessione: La struttura del comparto industriale della gestione del recupero e del riciclo dei rifiuti speciali in polietilene Ad aprire i lavori della 2a Sessione, molto influenzata dall’accesa discussione scaturita dalla presentazione dello Studio dell’Università di Roma “Tor Vergata”, è stato Massimo Lepri, della Segreteria Tecnica del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il quale ha sottolineato
la volontà del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di perseguire l’obiettivo della tutela ambientale coniugata con lo sviluppo delle imprese, per evolvere da un ambientalismo militante ad un ambientalismo serio. Sulla questione della tracciabilità dei flussi di rifiuti, il rappresentante del MATTM ha riconosciuto l’importanza del nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, evidenziando, quindi, l’impegno profuso nella realizzazione del SISTRI. “Con la piena operatività del SISTRI si passerà da un monitoraggio e controllo di tipo cartaceo ad uno di tipo telematico, sicuramente di più rapida consultazione e verifica – ha dichiarato Lepri - Se dobbiamo esaminare il flusso dei rifiuti, l’analisi dei documenti e delle dichiarazioni non ci aiuta e non aiuta organi di controllo e la magistratura; tuttavia, se il sistema funzionerà, come crediamo, potremmo sapere in anticipo dove andranno i rifiuti e anche eventuali indagini potranno essere più snelle ed efficaci”. Nell’introdurre una riflessione personale sul recepimento della Direttiva comunitaria n. 98/2008 in materia di rifiuti, il rappresentante del Ministero dell’Ambiente ha spiegato come il recepimento stesso determinerà una rivoluzione nella gestione dei rifiuti, individuando, tra l’altro, obiettivi di recupero per taluni tipologie di rifiuto, nonché definendo precisamente la cessazione dello status di rifiuto e l’individuazione dei sottoprodotti. “Su questo punto specifico - ha concluso - se la Commissione Europea non produrrà un dettato specifico, abbiamo la possibilità e le capacità di farlo noi e sopperire a questa mancanza; dobbiamo, in ogni caso, assicurare che la gestione dei rifiuti sia coerente con le norme nazionali e comunitarie e che il settore di riferimento sia garantito da regole certe”.
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Qualche perplessità sullo studio presentato poco prima è stata sollevata da Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che ha contestato pesantemente la veridicità dei dati MUD dichiarando che “ogni anno, la bonifica dei dati è più laboriosa della raccolta dei dati stessi”. Sulla RD non più vista come obiettivo, ma come mezzo, Ronchi ha spiegato che, a suo avviso, essa non deve essere solo un’attività post-consumo a carico del cittadino e comunque non può esservi riciclo senza RD. “La RD deve aumentare per flussi omogenei - ha detto - e, in questo senso, mezzo e fine sono strettamente connessi”. Nello specifico della contestazione dei dati MUD ha dichiarato che: “Non è possibile che siano aumentati i quantitativi di rifiuti plastici prodotti e che quindi è conseguentemente aumentato il riciclo, dal momento che la produzione di materie plastiche è diminuita in 2 anni del 23% e sono anche diminuiti i consumi e quindi i rifiuti prodotti”. “Per quanto riguarda l’import-export dei rifiuti avviati a riciclo - ha continuato - ci sono ulteriori difficoltà a carico dei controlli dal momento che non si è in grado spesso di stabilire se si tratta di rifiuti o materie prime seconde”. Ronchi si è infine trovato d’accordo sulla necessità di maggiori controlli ambientali, visti nell’ottica di strumenti indispensabili per la Green Economy e la sana concorrenza e non più come ostacoli burocratici. Successivamente, a cura di Alessio D’Amato, Alberto Iozzi e Giovanni Trovato, Facoltà di Economia, Università di Roma “Tor Vergata”, è stato presentato un ampliamento allo Studio precedente, focalizzato sulle determinanti del commercio
internazionale di rifiuti in polietilene nell’Europa a 27. Attualmente si registra un trend di crescita delle esportazioni legali (ed illegali) di rifiuti verso Paesi extra UE: cosa muove i flussi di esportazione? Il lavoro dei tre studiosi mostra come questi flussi non rispondano a logiche strettamente economiche. In particolare, è sorprendente come il prezzo non sia significativo nello spiegare il fenomeno. Se il prezzo non è importante nelle dinamiche dell’importexport dei rifiuti in polietilene cosa è che lo motiva? Dallo studio presentato emerge che c’è una forte correlazione tra differenziali nell’attenzione alla legalità tra i diversi Paesi ed i corrispondenti flussi di commercio. Si registrano maggiori export verso quei Paesi dove sono minori i controlli, mentre, dove le regole sono ferree e costanti i controlli, lì si registra una fuga di materiali da riciclare. Ultimo intervento previsto nella 2a Sessione della prima giornata del Forum, è stato quello di Giovanni Fava, membro della Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il quale pur non condividendo appieno l’entusiasmo del rappresentante del MATTM sull’effettiva efficienza del SISTRI, ha dichiarato il proprio appoggio alle dinamiche di indagine e studio delle attività illecite, financo alla ricerca della collaborazione dei Paesi terzi interessati all’importazione. “Dobbiamo operare tutti insieme perché si deve collaborare e il ciclo dei rifiuti che è un ciclo industriale a tutti gli effetti deve avere una sua dignità - ha concluso l’On. Fava - altrimenti non dà luogo a nessun risultato. Dobbiamo dire ai cittadini cosa è industria vera e cosa non lo è”.
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Nel fare la sintesi della prima giornata di lavori, la dott.ssa Claudia Salvestrini, Direttore Consorzio PolieCo, ha voluto lanciare una serie di provocazioni e di dati: “in merito all’esportazione di rifiuti, voglio dichiarare i dati fornitimi dai rappresentanti del Governo Cinese: nel 2009 sono stati importati in Cina 60.000.000 di tonnellate di carta e plastica”. “Al di là dei numeri una sentenza della Corte Europea afferma che non si può esportare rifiuti in impianti non idonei e ho visto con i miei occhi gli impianti assolutamente fuori legge dove tali rifiuti pervengono”. “Dobbiamo unire le forze verso una esportazione legale, certa; dobbiamo fare rete con gli imprenditori cinesi seri, che come i nostri hanno il problema di captare e trattare un prodotto pulito e hanno tutto l’interesse a che i loro impianti vengano certificati come idonei sul mercato trasparente”. “Dobbiamo lavorare, infine, perché gli organi di controllo posano aver accesso ai migliori strumenti documentali e non per rendere efficace il loro operato, perché, ormai non si può mettere la convenienza davanti alla legalità”.
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Consegna degli Attestati di benemerenza Nella serata di venerdì, il PolieCo ha inteso, celebrare le personalità meritevoli con la consegna degli Attestati di benemerenza 2010. Di seguito diamo conto delle personalità premiate e delle relative motivazioni. Il Presidente, a nome degli Organi consortili e Suo personale, in qualità di legale rappresentante del Consorzio Nazionale per il Riciclaggio dei Rifiuti dei Beni a Base di Polietilene è lieto ed
onorato di conferire il presente attestato di benemerenza a: 1) Dott: Roberto Rossi, Consigliere CSM Con la seguente motivazione: per aver conseguito risultati ottimali nel settore ambientale come giudice particolarmente “devoto” alla materia; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, quindi, la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nella attività di formazione da questi riservata ai Consorziati PolieCo ed alle Istituzioni. È a tutti infine nota la particolare diligenza del giudice che qui premiamo verso i profili e le prospettive di legalità ambientale. 2) Dott. Enrico Fontana, Giornalista Con la seguente motivazione: per aver conseguito risultati ottimali nel settore ambientale come giornalista particolarmente “devoto” alla materia; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nella attività di divulgazione. È a tutti infine nota la particolare diligenza e militanza del giornalista che qui premiamo verso i profili e le prospettive di legalità ambientale. 3) Dott. Zhenzhong Liu Con la seguente motivazione: per aver conseguito risultati ottimali nel settore ambientale come imprenditore particolarmente “devoto” alla materia; si
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aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nella attività di internazionalizzazione da questi riservata a favore dei Consorziati PolieCo e delle Istituzioni. È stata infine apprezzata la particolare diligenza e cura dell’imprenditore che qui premiamo in occasione dei contatti e delle visite istituzionali che il PolieCo ha promosso nel corso del tempo in Cina. 4) Rappresentante Netafim Italia Srl Con la seguente motivazione: perché la detta Società - italo/israeliana - ha preteso la Sua immediata adesione al Consorzio ponendola come condizione allo sviluppo del proprio business italiano, così contribuendo all’effettività del Consorzio e conseguentemente al conseguimento in Italia di risultati ottimali nel settore ambientale; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nell’assicurare, anche nel tessuto imprenditoriale, una presenza delle ragioni dello stesso PolieCo, così funzionando da testimonial d’eccellenza. È stata infine apprezzata la particolare diligenza e cura mostrata da parte della Società che qui premiamo per il rispetto puntuale della legalità. 5) Rappresentante Novatex Italia Spa Con la seguente motivazione: perché la detta Società ha preteso la Sua immediata adesione al
Consorzio ponendola come condizione allo sviluppo del proprio business, così contribuendo all’effettività del Consorzio e conseguentemente al conseguimento in Italia di risultati ottimali nel settore ambientale; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio del Diritto e dell’Economia dell’Ambiente nell’assicurare, anche nel tessuto imprenditoriale, una presenza delle ragioni dello stesso PolieCo, così funzionando da testimonial d’eccellenza. È stata infine apprezzata la particolare diligenza e cura mostrata da parte della Società che qui premiamo per il rispetto puntuale della legalità. 6) Consigliere Mirella Galli Con la seguente motivazione: “per aver contribuito fin dalla nascita del Consorzio al conseguimento da parte di questo di risultati ottimali nel settore ambientale, sia come imprenditore, sia come consorziato, che come chiamato negli organi di gestione ed amministrazione, sempre particolarmente devoto alla materia e conscio del ruolo de riciclo e dei riciclatori in Italia; si aggiunga anche l’ampia disponibilità data, e quindi la competenza assicurata al Consorzio ed alla Fondazione Santa Chiara per lo Studio dell’Economia dell’Ambiente nella attività di formazione da questi riservata ai Consorziati PolieCo ed alle Istituzioni. È a tutti, infine, nota, la particolare diligenza del Consigliere che qui premiamo verso i profili e le prospettive di correttezza e legalità ambientale”
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Grazie da parte del PolieCo
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Sabato 25 settembre 1a Sessione L’effetto della internazionalizzazione del mercato sul comparto europeo ed italiano del riciclo: il caso “Cina”. A poco meno di un mese dalla consegna alla Dott.ssa Salvestrini del Premio Legalità e Ambiente di Libera e Legambiente, Enrico Fontana, giornalista e Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente, è stato chiamato a moderare le Sessioni conclusive del Forum, quelle che hanno raccolto le esperienze e le osservazioni pratiche di chi, negli ultimi anni, si è interessato all’evoluzione dei mercati internazionali con chiaro riferimento all’interesse “asiatico” nei confronti dell’importazione di rifiuti.
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A questo proposito, e nell’ottica di perseguire un percorso di analisi che dall’osservazione generale del fenomeno giungesse a quella microscopica degli eventi, Fontana ha in primo luogo dato la parola al collega giornalista, Federico Rampini, editorialista de La Repubblica. Questi ha intrattenuto l’uditorio raccontando alcune osservazioni dirette compiute durante la sua lunga permanenza nella Repubblica Popolare Cinese, interessante parentesi fra l’abituale stanzialità americana cui è particolarmente legato. L’intervento, dallo spiccato sapore intellettuale ha messo in parallelo le forti divergenze ed i contrasti socio culturali della Cina contemporanea con l’analogo fermento che agitava l’America del capitalismo selvaggio e sregolato degli anni ’30. “Per capire cosa rappresenta la Cina di oggi - ha spiegato
Rampini - bisogna pensare ad un condensato di problematiche tipiche del XIX secolo in un contesto di innovazione tecnologica da III millennio”. “Ho visto - ha proseguito - auto elettriche all’avanguardia che convivono fra le più vetere pattumiere; esempi concreti di green economy affiancare discariche immense dove finisce tutta la mondezza del pianeta con conseguenze incredibili per le popolazioni locali (sfruttamento selvaggio, ecomafie, manodopera minorile, patologie, ecc.). “Come l’America di cento anni fa era percepita come un nazione pirata, prima di assurgere a potenza globale e faro dell’economia e del consumo, anche la Cina, comincia a sentirsi debole di fronte alle storture di certo sviluppo insostenibile e pertanto sarà costretta ad investire sulle regole e allora diventerà un nuovo faro per noi europei”. “La concorrenza positiva è al rialzo delle regole - ha dichiarato entusiasticamente Rampini - La Cina vuole diventare un’economia di terza generazione saltando gli stadi di evoluzione fino al post-industriale, infatti, a riprova della fiducia nel suo percorso di evoluzione, molte società dell’occidente hanno cominciato a spostare in loco i propri laboratori di ricerca, non già i semplici centri di assemblaggio”. “Come europei tendiamo a giudicare la componente aggressiva della Cina, tuttavia non valutiamo allo stesso modo la preoccupazione locale in rapporto alla vulnerabilità dovuta alla mancanza di materie prime e questo dovrebbe stimolare voi professionisti del riciclo affinché guardiate alla Cina con interesse. La Cina è il vostro potenziale partner e alleato per costruire insieme il laboratorio del futuro”.
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A questo punto la discussione è stata caratterizzata da tre interventi successivi a cura della delegazione di imprese cinesi invitata dal Consorzio per approfondire le reciproche conoscenze e contribuire ad abbattere pregiudizi imprenditoriali ed incomprensioni. Ad “aprire le danze” è stato Liu Zhengzhong, Vice Presidente Shanghai Intco Industries che ha voluto ringraziare il PolieCo per la gradevole ospitalità e l’Attestato di benemerenza consegnatogli durante la cerimonia della sera precedente. “Sono diventato un componente della famiglia PolieCo e desidero ringraziare per questo il Presidente Bobbio - ha dichiarato il Dott. Liu - anche se ci conosciamo da un anno, il fatto di essere Socio Onorario mi fa percepire questa conoscenza coma da lunga data”. La relazione del Dott. Liu è stata esemplificativa del rapporto culturale Cina-Italia, a partire dagli anni ’70 in poi, allorquando la conoscenza reciproca stessa era appena agli inizi. “Oggi, in Cina, ci sono negozi che vendono marchi italiani, a Shanghai, così come ad Hong Kong ci sono tanti show room e concessionari italiani, ambasciatori del made in italy nei più svariati settori”. Nel raccontare la storia dell’Azienda di cui è al vertice, il dott. Liu ha voluto puntualizzare come “i macchinari che utilizziamo nei nostri processi industriali sono italiani; anche negli USA si utilizzano macchinari italiani per la produzione di materiale con riciclato e proprio dopo aver visto queste macchine lavorare in America mi sono deciso di acquistarle anche per i nostri impianti”. Dopo aver presentato le dimensioni industriali ed il fatturato, il Dott. Liu ha introdotto l’argomento della qualità del rifiu-
to da trattare: “noi importiamo rifiuti di polistirolo espanso giapponesi perché in quel Paese non riciclano, ma con i nostri rifiuti non riusciamo a lavorare perché non sono di buona qualità”. “I rifiuti di polistirolo espanso che ci arrivano da alcuni Paesi sono molto puliti e quindi ci conviene importare materiali al di fuori della Cina”. “Anche dagli USA cominciamo a ricevere ordini diretti. I nostri prodotti finiti arrivano sul loro mercato a prezzi concorrenziali”. “Abbiamo raggiunto un fatturato pari a 110 milioni di euro e diamo lavoro ad oltre 3.400 dipendenti nei nostri stabilimenti - ha concluso il Dott. Liu - e attualmente siamo in fase di grande espansione”. A cura di Cai You Di, Presidente Wenzhou Tiandi Plastics Industrial, il racconto circa la sua impresa e la sua esperienza di imprenditore, produttore di reti in plastica per la conservazione/trasporto di prodotti alimentari. “La nostra azienda ha 80 telai e 600 dipendenti per un volume di vendite considerevoli - ha raccontato - L’impianto si sviluppa su una superficie di oltre 20.000 m2 ed ogni mese riceve oltre 20 container di materiale riciclato utilizzato per produrre reti alimentari”. “Purtroppo, molti nostri clienti, in altri Paesi, non si preoccupano molto della qualità piuttosto che del prezzo”.
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A questo punto il discorso si è spostato sulla necessità dei controlli alla fonte per quanto concerne la qualità dei rifiuti che vengono spediti in Cina per essere riciclati.
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A portare la sua esperienza di responsabile dei controlli è stato Huang Wei, China Certification & Ispection Group Europe, Netherlands (CCIC Europe BV). “La nostra ambizione è quella di far capire agli operatori cinesi che se vogliono esportare i loro prodotti all’estero devono ricercare, in primo luogo, la qualità delle materie di partenza, in questo caso i rifiuti - ha detto il Dott. Huang - perché che nel tempo il livello di rifiuti esportati in Cina è aumentato considerevolmente: al momento ci sono tre Agenzie nazionali che si occupano di monitorare ed ispezionare i controlli doganali relativi ai materiali in arrivo”. “È aumentata la consapevolezza nella popolazione locale circa la pericolosità insita nei rifiuti che arrivano da ogni parte del mondo, d’altro canto, ci sono intere regioni del nostro Paese in cui si lotta per guadagnare un euro al giorno, anche vagliando manualmente rifiuti di ogni sorta con notevoli rischi per la salute”. “Oggi il Governo cinese presta sempre più attenzione all’ambiente e alla salute dei propri cittadini ed è per questo che sono state introdotte nuove regole per lesportazione: prima fra tutte l’obbligatorietà dell’ispezione pre-spedizione. Poi, in secondo luogo, il certificato di idoneità che obbliga l’imprenditore a lavorare solo quei materiali per cui ha ottenuto la certificazione. Infine, il divieto di importazione per quei materiali che, ritenuti particolarmente pericolosi, di fatto non si possono più introdurre nel territorio cinese”. Entrando nel merito delle procedure sopra accennate, il Dott. Huang, ha spiegato che: “Quando il materiale arriva in Cina, viene sottoposto ad ulteriore ispezione e se vengono riscontrate anomalie i rifiuti possono essere rimpatriati al luogo d’origine con spese a carico del proprietario”. “Se dovessero essere riscontrate altre gravi violazioni in quel caso
viene rimossa la licenza al destinatario e contattate le amministrazioni competenti nei paesi d’origine della spedizione”. Purtroppo, il responsabile CCIC Europe BV ha anche evidenziato che poche aziende sono autorizzate a compiere questo tipo di ispezioni e addirittura, al momento, manca una filiale in Italia. In conclusione, anche il Dott. Huang, ha sottolineato quanto, nei processi locali di riciclo, sia importante garantire l’ottima differenziazione e la non contaminazione con sostanze estranee dei rifiuti spediti. “È la prima volta che da una fonte autorevole ed ufficiale possiamo vedere immagini inequivocabili del nostro traffico illegale di rifiuti - ha sentenziato Enrico Fontana nel commentare le foto a corredo dell’esposizione del Dott. Huang - Mi sento di chiedere scusa al popolo cinese per come non trattiamo e non gestiamo correttamente i nostri rifiuti. Dobbiamo farlo per rispetto nei confronti dei popoli esteri e per rispetto delle nostre aziende, dal momento che facendo bene queste operazioni in Itala, ci sono imprese che potrebbero trarne il giusto guadagno”. Successivamente, a cura di Gaetano Benedetto, WWF Italia, è stata presentata la relazione: “Conseguenze del commercio illegale sul sistema produttivo nazionale del riciclo”. Tornando sulla problematica già accennata in precedenza circa le difficoltà di reperire dati numerici e quantitativi certificati, Benedetto ha presentato la metodologia di lavoro perseguita a partire da rassegne stampa italiane ed estere, ricerche bibliografiche e sitografiche, interviste originali con operatori del settore e forze dell’ordine.
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“È emersa subito la difficoltà condivisa a livello internazionale in merito alla comparazione dei dati raccolti - ha detto il responsabile WWF Italia - quasi ci fosse una specifica volontà di nascondere la verità”. Nel 2008, ha spiegato, sono state lavorate in Europa 48,5 milioni di tonnellate di materia vergine per le materie plastiche (il PE rappresenta circa il 40% del volume delle materie plastiche prodotte). Dalle stime PolieCo risultano circa 2.000.000 di tonnellate di PE immesse annualmente sul mercato. Il circuito PolieCo ne intercetta circa 500.000 che rappresenta circa il solo 20% del totale (vero è che parte di quel PE immesso rimane come bene durevole). “Il PE recuperato nel circuito urbano - ha evidenziato - è di 100.000 t/a, a questo punto abbiamo 400.000 t/a che sfuggono alla possibilità di un controllo di filiera. Non possiamo dire che questa quantità viene automaticamente immessa nel mercato dell’illegalità, però è pur vero che sfugge ad un ciclo virtuoso”. Secondo lo studio presentato, l’UE dichiara di riuscire ad intercettare tra le 6.000 e le 38.000 tonnellate annue di rifiuti spediti illegalmente, ma in realtà la quantità reale sembra essere più consistente. Evidenziando oltremodo una diffusa carenza di informazioni e strutture per i necessari controlli, Benedetto ha dichiarato che: “Rispetto alla gestione di una filiera, il caso del PolieCo sembra unico in Italia, o per lo meno è diverso in termini positivi rispetto ad altri Enti”. “I Consorzi dovrebbero essere più neutrali rispetto ai produttori - ha infine concluso - così come fa PolieCo e non permettere che i controllori siano gli stessi controllati, altrimenti si corre il rischio di fraintendimenti e pericolose sviste”.
“Servono Regole semplificate e rafforzamento dei controlli: È possibile arrivarci? - si è domandato retoricamente l’On. Giovanni Fava, subito autorispondendosi - Credo di si”. “Come Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti abbiamo inteso proseguire un’attività istruttoria per scoprire questioni da approfondire circa l’esportazione illecita di rifiuti”. “I porti del Sud sono quasi tutti interessati dal problema, ma non solo i soli, purtroppo. Nel seguire il percorso dei rifiuti, sappiamo per certo da dove partono, ma dove arrivano lo possiamo intuire solo formalmente”. “Di certo alla base di tutto c’è l’incertezza circa le MPS. Qualcuno ci ha marciato finora e questo fa sì che molti dati non tornino e che quelli che utilizziamo sono falsati. Il problema è sempre cosa è il R e cosa è la MPS”. Avviandosi al termine del suo ragionamento, l’On. Fava ha proseguito dicendo: “Le giornate come quelle di oggi posso aiutarci a ragionare sulle evoluzioni, tuttavia devono fornire al legislatore una presa di posizione univoca, in realtà troppo spesso le conclusioni sono discordanti”. “Serve un nuovo patto fra operatori - ha concluso - i problemi ce li dobbiamo risolvere in casa… Forse manca chiarezza sui compiti reali dei vari attori coinvolti; non è che non ci siano controlli è che sono troppi e poco efficaci”.
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2a Sessione Il ciclo del riciclo: scelta giusta VS scelta facile La quarta Sessione del Forum è stata introdotta dall’intervento fuori programma dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Vito Amendolara che ha presentato l’iniziativa
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regionale per la messa a regime di nuove piattaforme per la raccolta dei rifiuti agricoli. “Senza queste strutture - ha dichiarato - si dà l’alibi alla delinquenza e agli operatori disonesti di fare come loro pare e magari bruciare tutto in aperta campagna”. L’Assessore ha poi voluto specificare che non tutta la Campania è caratterizzata da pratiche illecite di smaltimento diffuso: “Solo alcune aree sono sensibili e sono adeguatamente monitorate. Nei prossimi giorni - ha concluso - avvieremo un processo di riconversione colturale nelle aree sequestrate dalla magistratura; nel frattempo, auspichiamo un rafforzamento del sistema di controllo e di avvistamento dei fuochi per il quale c’è già una collaborazione fra Protezione Civile e organi di controllo per il monitoraggio del territorio”.
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Rimanendo nel territorio campano, a cura del Magistrato, Donato Ceglie è stato presentato un filmato realizzato dalla Guardia di Finanza di Caserta in merito a scarichi abusivi nei corpi idrici dell’agro compreso fra Napoli e Caserta, a partire da quattro anni di indagini e rilevamenti, frutto della collaborazione fra Procura della Repubblica di Caserta, Guardia di Finanza ed ENEA. “Esiste un baratro tra la previsione normativa e quello che si riscontra nel territorio - ha dichiarato il magistrato - Non basta pubblicare le leggi ed auspicare che le leggi diventino fatto storico; la legge è una previsione astratta e generale e deve incarnarsi nelle persone”. “Ciò che emerge dalle tante indagini relative ad illeciti ambientali, invece - ha proseguito - è che i destinatari degli obblighi di legge non fanno ciò che la legge li dovrebbe obbligare a fare”.
“Il tema dei controlli non può essere solo un problema delle Procure e delle Forze di Polizia, se questo si verifica, allora la partita della legalità è persa in partenza”. “Nell’affrontare il problema dei rifiuti da un punto di vista economico ed imprenditoriale, non si può prescindere dal rispetto della legge qualunque essa sia. Poi ci si confronterà, eventualmente sulla necessità di cambiarla o migliorarla”. “Il tema dei controlli riguarda tutti, in primo luogo i produttori - ha sottolineato il dott. Ceglie rivolgendosi alla platea - Voi non avete idea di quanto costa alla salute dei cittadini lo smaltimento illegale di rifiuti; il sistema di illegalità costa a tutti”. “La crisi ambientale è speculare alla crisi delle istituzioni e della legalità - ha infine concluso - La crisi ambientale non nasce mai autonomamente, ma se le reti virtuose funzionano non c’è illegalità che tenga”. A rimarcare la necessità di più precise analisi indiziarie circa i comportamenti e gli artifici borderline di taluni operatori nelle dinamiche di tracciabilità dei rifiuti trattati, codificazione CER, movimentazioni e documentazioni modulistiche, è stato Alberto Pierobon, già Struttura Tecnica Qualità della Vita - Sezione Rifiuti MATTM. “Non contano tanto la inventariazione dei flussi dei materiali e/o la loro statistica - ha affermato Pierobon - quanto l’analisi di tutti i complessi aspetti sottesi alle dinamiche dei controlli, perché, nel conferimento dei rifiuti secondo diverse opzioni, nell’aderire o costruire accordi, nella strategia dei servizi e dell’impiantistica, nelle logiche delle reti commerciali e finanziarie, scelte poco virtuose si possono mimetizzare in comportamenti leciti in una stratificazione di passaggi che
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rischiano di eludere ogni sorta di controlli”. La stessa UE, come ha poi spiegato: “ha segnalato che le operazioni di recupero intermedie sovente sono fittizie, talvolta simulate in quanto nascondono, in realtà, semplici smaltimenti”. Continuando nell’illustrazione di come molte operazioni transfrontaliere di rifiuti avvengano con meccanismi contrattuali e finanziari assai creativi, molto più appetibili rispetto all’attività di lavorazione industriale, Pierobon ha proseguito la sua relazione affermando che: “controlli, controllori e autorizzatori, dovrebbero cambiare in ragione di una più ampia cultura del settore che implica calcoli, ricostruzioni e conoscenze non tanto giuridiche, quanto tecniche, organizzative e, soprattutto, contabili, economiche e fiscali, in una visione sincretica e non settorializzata”. “È auspicabile - ha concluso Pierobon - che non solo si metta rapidamente ordine, se non fine, allo sconquasso creato nel sistema industriale del recupero dalla finanziarizzione del mercato, creando reali incentivi e interesse ai riciclatori nel lavorare in Italia i rifiuti, piuttosto che commercializzarli all’estero, ma anche che quanti sono deputati - a vario titolo - ai controlli dei traffici transfrontalieri di rifiuti comincino ad impratichirsi delle raffinate tecniche dell’alta finanza e della contrattualistica, soprattutto in quelle congeniate da parte delle holdings anche in questo particolare mercato”. A tentare di fornire una bussola nella giungla delle leggi è stato Roberto Rossi, Consigliere CSM. “Credo che in Italia, sui rifiuti, si sta facendo un discorso culturale sbagliato, tipo: le regole sono tropo complicate, gli imprenditori ne sono subissati, ecc. Eppure alcuni impren-
ditori cinesi hanno detto chiaramente che in realtà per fare soldi occorre che il rifiuto sia buono e risponda a determinate caratteristiche”. “Le regole - ha spiegato - le ha date chiare l’Europa. Il problema sorge quando si vuole fare i furbi a livello nazionale. Vi sono determinate spinte culturali che, in nome di una finta semplificazione, cercano di modificare quello che affermano le disposizioni normative europee”. “Non si tratta tanto di verificare solo la correttezza documentale, - ha continuato - ma che gli impianti facciano realmente quello che dichiarano”. “La risposta al problema ambientale è creare un sistema di rete in cui tutti gli operatori sappiano che le regole sono importanti e che bisogna investirci, le stesse regole servono ad una corretta ed efficiente imprenditoria”. “Se noi esportiamo all’estero rifiuti non buoni, non solo incentiviamo l’illegalità in loco, ma ci pieghiamo al fatto che i prodotti derivati ci ritornano sotto forma di prodotti contaminati inquinando qui di nuovo”. Alludendo poi alla recente introduzione del reato mafioso per il traffico illecito dei rifiuti l’ex Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari ha annunciato che “da oggi, se il Pm ritiene la sussistenza del reato il carcere è obbligatorio e per la prima volta si potrà fare un recupero del profilo illecito”. “Bisogna investire nelle regole - ha concluso - credendoci e andando nella direzione opposta a quelle spinte verso falsi liberismi che rischiano di favorire gli illeciti”.
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Prudenza allorquando si ravvisano reati che potrebbero dar
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luogo a blocchi dell’attività o custodia cautelare, l’ha espressa Francesco Paolo Sisto, Commissione giustizia della Camera dei Deputati. “L’imprenditore è al centro del macrosistema del mercato - ha dichiarato l’On. Sisto - e troppo spesso, quando si interviene, si va a colpire penalmente questa figura la quale non sempre è responsabile del crimine”. “Per una impresa non c’è niente di più terribile del blocco dell’attività, mentre la custodia cautelare ha un tempo determinato. Immaginate in tempi di crisi cosa significa chiudere un’azienda”. “Se l’imprenditore è il centro del mercato - ha continuato - e ci troviamo in un sistema in crisi dobbiamo tenere conto che c’è la necessità di garantire l’economia del paese. A questo punto non si può, per un eccesso di zelo, rischiare di bloccare sempre tutto; lo strumento inquisitorio deve colloquiare con le esigenze del mercato; dobbiamo stare tutti dalla stessa parte”. “Il privato deve produrre bene e in sicurezza e il settore pubblico lo deve garantire; l’investimento sulla legalità è un investimento di tutti e per tutti. 3a Sessione Etica dell’economia dei rifiuti
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L’ultima Sessione del Forum, quella dedicata alle prospettive etiche dell’approccio alla questione economica dei rifiuti, ha visto l’intervento introduttivo di Alfonso Pecoraro Scanio, ex Ministro dell’Ambiente e attuale Presidente della Fondazione UniVerde. “Avendo vissuto anche l’esperienza del Forum dello scorso
anno posso cogliere un allargamento complessivo dell’analisi a nuovi elementi - ha dichiarato - Ho visto e sentito molte cose: il dato fondamentale è che c’e sempre più la consapevolezza di riallinearsi a principi molto semplici in campo di gestione dei rifiuti, così come proposti dall’UE” “Purtroppo - ha rimarcato - l’Italia ha sempre adottato la tecnica della deroga e degli stratagemmi interpretativi”. “L’obiettivo generale è pensare ai prodotti nell’ottica dell’intero ciclo di vita; i nuovi prodotti non devono diventare rifiuti”. “C’è un’evoluzione nel sistema produttivo asiatico che deve farci pensare (soprattutto laddove, come nel green building, la tecnologia utilizzata é italiana). È vero che lì c’è grande attenzione all’innovazione e alla green economy, pur con tutte le contraddizioni di un grande Paese in via di sviluppo. Abbiamo delle normative che ci consentono di interfacciarci con questi Paesi ed è conveniente utilizzare quelle che già ci sono”. Ricordando lo slogan di un imprenditore “eco” che diceva: “Green is Black” per alludere alla scelta verde in grado di mettere i bilanci in attivo, il Presidente UniVerde ha ricordato che “il problema degli imprenditori non credo sia l’eccessivo rigore della magistratura, come qui sostenuto da qualcuno, semmai la burocrazia e la confusione normativa”. A questo punto: “Poche regole chiare e applicate tassativamente”. Concludendo il suo intervento con una nota di merito al PolieCo, Pecoraro Scanio ha sottolineato che: “L’idea di PolieCo di interessare gli imprenditori cinesi è buona perché ci dà il loro punto di vista (almeno di quelli bravi) e la possibilità di pensare politiche economiche vantaggiose per tutti. È una
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questione di metodo e di prestigio per una nazione che si dice industrializzata. Abbiamo l’esigenza di diffondere formazione e conoscenza e credo che PolieCo lo possa fare, a vantaggio dell’economia italiana, quella brava”. Stimolato dal giornalista Fontana sulla possibilità dell’esistenza di un’etica dell’economia applicata alla gestione dei rifiuti, il filosofo Umberto Galimberti, Università “Cà Foscari” di Venezia, ha risposto negativamente valutando nell’antrocpocentrismo l’ostacolo culturale più alto da superare. “Non ci siamo mai fatti carico degli enti di natura, quindi la nostra morale è totalmente antropocentrica - ha sentenziato Galimberti - anche se dovesse svilupparsi un’etica per la salvaguardia della terra non ci sono più i tempi perché questa venga interiorizzata e psicologizzata a livello di massa”. “Non dobbiamo continuare a pensare che l’uomo sia al centro dell’universo; la Natura continuiamo a vederla come utilità e questo sguardo va cambiato di prospettiva”. “La condizione per il ribaltamento è che l’uomo riveda la sua posizione all’interno dell’universo: le basi culturali ce le hanno date dapprima gli antichi greci (le leggi immutabili dell’universo tradotte nel microcosmo e di qui passate alle leggi che regolano i rapporti tra gli uomini), poi la grande tradizione giudaico cristiana, secondo la quale la natura non è una cosa immutabile ma il prodotto di un dono da amministare/dominare”. “Siccome questa tradizione ha vinto sull’altra, ha immesso nel pensiero comune questa visione di dominazione della terra e tale punto di vista è difficile da smontare perché coinvolge la dimensione religiosa degli individui”.
Nel proseguire con il suo ragionamento, Galimberti ha poi citato Francesco Bacone e la sua affermazione che attraverso Scienza e Tecnica saremmo riusciti a redimerci dalle condanne del peccato originale (fatica del lavoro e dolore). “In questa visione baconiana Scienza e Tecnica sono viste in un’ottica di redenzione. All’interno del cristianesimo il futuro è visto in un’ottica di salvezza (positività); a questo punto, lo sguardo sul futuro tanto nella visione scientifica che in quella religiosa cristiana è sempre molto positivo”. Ma se nel pensare al futuro l’uomo è visto come un fine e non come un mezzo - si è retoricamente domandato - l’aria, l’acqua, gli altri esseri viventi, da salvaguardare, cosa sono? “Se questi sono i fini - si è risposto - all’ora dobbiamo costruire un’etica la cui precondizione è smontare l’antropocentrismo”. A cura di Mauro Zanini, Vicepresidente Federconsumatori, c’è stata, quindi una relazione che ha portato il punto di vista di chi, post-consumo, ha la responsabilità dei rifiuti prodotti e della loro corretta destinazione. “Siamo agli inizi di una cultura della responsabilizzazione delle pratiche di consumo e di produzione di rifiuti - ha detto Zanini - dal modello consumistico e dalla recessione in atto abbiamo imparato il valore del risparmio e della gestione oculata di risorse e materiali”. “A questo punto, il Governo deve lanciare segnali positivi affinché i redditi delle famiglie possano garantire un rilancio dei consumi, mentre le Istituzioni dovrebbero puntare alla crescita di una società più sobria e di una base di consumatori consapevoli del life cycle assessment dei beni”. Sottolineando come l’educazione consapevole ai consumi dovreb-
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be entrare a buon diritto nei percorsi didattici e formativi delle scuole, Zanini ha ricordato esperienze virtuose a livello locale (mercato dei prodotti a filiera corta, farmer market e associazioni fra consumatori ed Associazioni agricole), per la diminuzione dei consumi imputabili a trasporti, imballaggi e spreco di energia. “Ambientalismo e consumismo vanno a braccetto perché il secondo ha effetti importanti sul primo - ha sentenziato Zanini - Il tema della Direttiva sulla traccibilità del prodotto a livello europeo potrebbe dare maggior impulso alla crescita culturale dei consumatori, perché l’economia deve sempre più sposarsi con la sostenibilità ambientale”. Sui rifiuti ha poi voluto fare una precisazione: “Sui rifiuti occorre sperimentare forme di tariffa puntuale; solo in 1.200 comuni viene applicata la tariffa di igiene ambientale, in tutti gli altri continua ad essere in vigore la TARSU. Vanno incentivate tutte quelle sperimentazioni che vanno nella direzione della responsabilizzazione dei cittadini”. “Nel frattempo - ha concluso - occorre ripensare il modello di sviluppo verso una diminuzione della produzione dei rifiuti anche intervenendo sulla durata del bene e sulla sua facilità di riconversione”.
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Intervenuto nuovamente a partire dal suo ultimo lavoro: “Slow Economy, per rinascere con saggezza”, Federico Rampini ha raccontato le innovazioni e le sperimentazioni in materia di Green Economy, introdotte in America in risposta al declino economico causato dall’ultima crisi finanziaria del 2009. Tali innovazioni rappresentano, secondo il giornalista, il parallelo culturale del fermento artistico e creativo della Secessione Viennese.
“Tanti aspetti, non ultimo l’approccio al cibo e alle soluzioni abitative, ci dicono che l’America sta ripensando i propri modelli culturali - ha dichiarato Rampini - e l’impero in declino diventa paradigma di trasformazione positiva”. In questo senso, ha spiegato, occorre guardare con positività agli stimoli economici, anche negativi, per ripartire con nuova grinta e nuovo entusiasmo: “è molto più facile organizzare la raccolta differenziata in un grande grattacielo, piuttosto che in un sobborgo diffuso della periferia”. Ultimo intervento ufficiale fra quelli previsti dal corposo programma dei lavori è stato quello del Sen. Alfredo Mantica, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, il quale ha relazionato sulla collaborazione internazionale fra Stati diversi per quanto concerne lo scambio di informazioni sensibili e nel coordinamento di attività, con particolare accenno agli sforzi messi in campo dall’Italia. Nella realazione il Sen. Mantica si è particolarmente soffermato sulla necessità di implementare un coordinamento tra le diverse istituzioni italiane competenti, attraverso una concertazione che vede coinvolti i Dicasteri degli Esteri, dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze. Allo stesso tempo, sull’urgenza di un maggior ccordinamento a livello internazionale, tanto nei rapporti bilaterali, tra le autorità governative e doganali dei diversi Stati coinvolti nel traffico di rifiuti, quanto in quelli multilaterali, attraverso l’operato dell’Organizzazione Mondiale delle Dogane e la creazione di Convenzioni internazionali ad hoc. “In conclusione - ha dichiarato il Sen. Mantica - le sfide poste
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2° Forum Internazionale: l’Economia dei Rifiuti n. 7 - Novembre 2009
dalla globalizzazione e dall’internazionalizzazione dei mercati e delle società, toccano ormai da vicino il tema di una codificazione etica della gestione transfrontaliera dei rifiuti”. “La dimensione etica dei processi globali è una questione ampiamente dibattuta sul proscenio mondiale, soprattutto negli ambiti della trasparenza e correttezza dei mercati finanziari, ma non solo. La forbice di sviluppo tra diverse aree geografiche che la globalizzazione ha, da un parte, aiutato a colmare, ma, dall’altra, amplificato, crea spazio ed opportunità di guadagno illecito per organizzazioni criminali anche nella gestione dei rifiuti”. “Pertanto - ha proseguito - un maggiore sforzo nel promuovere impegni di collaborazione e vincoli internazionali nella gestione dei rifiuti deve essere assicurato dalla comunità internazionale, affinché l’etica dei rifiuti non divenga un auspicio mal riposto”. A conclusione del suo intervento, il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri ha voluto affermare che “lo sforzo della diplomazia italiana sarà sempre più rivolto al rafforzamento delle collaborazioni internazionali, nell’interesse di articolare risposte globali a problemi di respiro globale”. A conclusione del Forum è intervenuto il Presidente PolieCo, Enrico Bobbio, che, nell’anticipare le date future del III appuntamento ischitano (30 settembre - 1 ottobre 2011), ha voluto salutare e ringraziare i presenti con questo discorso finale che riportiamo per esteso. “In queste due giornate abbiamo avuto modo di ascoltare molti pregevoli interventi che hanno arricchito il nostro bagaglio di conoscenze e, sicuramente, hanno stimolato un dibattito fra Enti, Istituzioni ed Operatori, magari mettendo
in dubbio certezze che si davano per scontate. Ma lo scopo del Forum non è quello di esaurirsi nella puntualità dell’evento, occorre guardare avanti e pensare ad azioni strategiche anche in vista dell’immediato futuro e dell’appuntamento del prossimo anno. Allora, dico subito che la riflessione del Forum 2011 vedrà il coinvolgimento in prima battuta delle Associazioni di Categoria e delle Aziende più virtuose, quelle, cioè, che già ora applicano politiche industriali di ciclo chiuso o che immettono sul mercato prodotti facilmente riciclabili e comunque facilmente captabili. Obiettivo del Forum 2011 sarà quello di individuare proposte e soluzioni tecniche, tecnologiche, economiche e politiche per rendere competitivi sia l’attività di riciclo, che il mercato dei prodotti riciclati con particolare riferimento alla filiera del polietilene, dalla produzione, alla raccolta, al trattamento e alla messa in vendita del prodotto finito. In sostanza dobbiamo tendere a che le aziende si attrezzino sempre più per immettere nel mercato prodotti facilmente riciclabili e, allo stesso tempo, affinché si attrezzino per il ritiro e il successivo riciclo dei prodotti a fine vita. In questa dinamica si auspica che le Associazioni di categoria contribuiscano nella filiera alla crescita tecnica e culturale delle aziende e, per questo, una particolare attenzione ai rapporti con tali Associazioni sarà oggetto di profonda attenzione e coinvolgimento da parte del Consorzio stesso”.
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