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Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 4 al n. 7/8 Luglio-Agosto 2011 di Regioni&Ambiente

CN/CONV/0969/2010

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INDICE Regione Veneto Assessorato regionale alla Programmazione per la salvaguardia ambientale, tutela del suolo e dell’aria, ciclo integrato dell’acqua, difesa del suolo, bonifica e foreste, cave, acque minerali e termali Acqua, aria, suolo: le sfide e le priorità di una regione ambientalmente “ricca” A disegnare il quadro della situazione ambientale del Veneto e i suoi scenari di sviluppo è l’Assessore regionale, Maurizio Conte di Silvia Barchiesi p. 4 Regione Veneto Assessorato all’Agricoltura L’agricoltura veneta stimola la ripresa dalla crisi economica Per l’Assessore Franco Manzato sono necessari cambiamenti significativi di tutto il sistema agricolo di Agnese Mengarelli

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Provincia di Venezia La Provincia di Venezia nel “Patto dei Sindaci” Energia, mobilità, bioedilizia e rifiuti sono, secondo Francesca Zaccariotto, Presidente della Provincia di Venezia, le direttrici di sviluppo per raggiungere gli obiettivi del “tre volte venti” di Silvia Barchiesi p. 10 Provincia di Venezia Assessorato alle Politiche Ambientali Verso il 20-20-20: la Provincia tira la cordata dei Comuni Dal “Patto dei Sindaci” in arrivo nuove sfide ed obiettivi per la Provincia. L’Assessore Paolo Dalla Vecchia illustra le sfide poste dal “Patto dei Sindaci” di Silvia Barchiesi p. 12 Provincia di Venezia Assessorato all’Agricoltura La Provincia di Venezia lancia la sfida della tipicità Ad illustrare la ricetta per rilanciare la produzione tipica locale è l’Assessore provinciale, Massimiliano Malaspina di Alberto Piastrellini p. 14


RUBRICA VENETO REGIONE Assessorato regionale alla Programmazione per la salvaguardia ambientale, tutela del suolo e dell’aria, ciclo integrato dell’acqua, difesa del suolo, bonifica e foreste, cave, acque minerali e termali

ACQUA, ARIA, SUOLO: LE SFIDE E LE PRIORITÀ DI UNA REGIONE AMBIENTALMENTE “RICCA” A disegnare il quadro della situazione ambientale del Veneto e i suoi scenari di sviluppo è l’Assessore regionale, Maurizio Conte di Silvia Barchiesi

tegrato dell’acqua, difesa del suolo, bonifica e foreste, cave, acque minerali e termali.

Acqua, aria, suolo, ma anche energia e rifiuti. Si gioca su più fronti la partita della sostenibilità ambientale in Veneto, un territorio idricamente rigoglioso, alle prese con il problema dell’approvigionamento e della sicurezza idraulica che punta ad un corretto e più razionale utilizzo delle acque, un territorio su cui grava la minaccia del rischio idrogeologico e lo spettro dell’erosione, delle alluvioni e degli smottamenti. Sono queste solo alcune delle sfide di una Regione, tra le più ricche in Italia, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, oltre che industriale ed economico. Sono queste le grandi tematiche con cui l’amministrazione regionale deve continuamente fare i conti e su cui è chiamata quotidianamente a dare risposte. A comporre il complicato puzzle ambientale del Veneto e a tracciare l’elenco delle priorità e delle urgenze è Maurizio Conte, Assessore regionale alla Programmazione per la salvaguardia ambientale, tutela del suolo e dell’aria, ciclo in-

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Nel delineare il quadro della situazione ambientale nella Regione Veneto quale ruolo gioca la risorsa acqua? Può scattarci la fotografia del servizio idrico integrato regionale? L’acqua gioca nella nostra Regione, proprio per via della peculiare conformazione geofisica del nostro territorio, un ruolo molto importante, dal versante montano fino al litorale. In particolare, la qualità delle acque è uno dei nodi centrali dell’attività di pianificazione regionale, perché strettamente connesso all’offerta ricettiva e alla proposta turistica regionale. A partire dall’approvazione del Piano di Tutela delle Acque (PTA) fino alla necessità di interventi a tutela della qualità e della quantità dell’acqua. Da qui muove la politica regionale volta alla realizzazione di un sistema acquedottistico veneto in grado di mettere in rete tutti i sistemi di fornitura della risorsa acqua tramite acquedotto e di assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile nell’intero territorio regionale. In questo modo il Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MO.S.A.V) tenta di dare una risposta all’area della provincia di Rovigo che, attualmente, ha necessità di approvigionarsi attraverso la potabilizzazione dei fiumi Adige e Po, impegnativa dal punto dei vista dei costi e di certo non paragonabile dal punto di vista della qualità, all’acqua di falda che vorremmo, invece, distribuire in maniera capillare su tutto il territorio veneto. Si tratta pertanto di un progetto am-

bizioso che coinvolgerà anche una più ampia riforma del sistema gestionale attuale basato sulle A.T.O. e su una ridefinizione dei ruoli e delle competenze. Insomma, l’acqua è al centro della programmazione regionale. È, infatti, l’acqua che negli ultimi mesi ha creato forti criticità nel territorio veneto, un territorio che, a sua volta, ha fatto delle vicissitudini e delle criticità un’opportunità di rilancio della sicurezza idraulica. La tutela della pianura, oggetto di un sistema di attraversamento pensile di fiumi e di canali, il cui livello è più alto del territorio circostante, e la tutela dei litorali, spesso soggetti a mareggiate sono solo alcune delle criticità a cui la pianificazione regionale ha cercato negli ultimi mesi e sta tutt’ora cercando di dare una risposta. La soluzione consiste in una serie di interventi, importanti, oltre che urgenti, per la sicurezza idraulica, anche sul piano finanziario (circa 2 miliardi e 700 milioni di euro). Purtroppo, dobbiamo però fare i conti con una scarsità di risorse di bilancio, anche a livello nazionale. Nonostante tutto, però, c’è la volontà e l’impegno della Regione nel procedere ad una pianificazione delle opere necessarie per i prossimi 10 anni, ormai non più prorogabili. Molte di queste erano già state individuate nel 1966 e magari erano anche già state finanziate, ma sono ferme da anni e pertanto hanno bisogno di un’accelerazione. Oltre all’aspetto legato alla sicurezza idraulica, quando si parla di acqua occorre considerare anche il sistema di depurazione. Dal sistema acquedottistico deriva appunto quel sistema di tutela della qualità dell’acqua attraverso la depurazione delle acque di fognatura o delle acque industriali.


Su questo versante negli ultimi anni sono stati fatti numerosi passi in avanti, specie nell’ambito del bacino scolante della Laguna di Venezia, soprattutto grazie a finanziamenti nazionali e ad investimenti nel bacino interno che poi scarica su Venezia per la realizzazione di una serie di interventi, come la realizzazione di impianti di depurazione e di una rete di fognature nere. Tali investimenti hanno anche portato dei risultati positivi e dei benefici per il territorio, come l’abbattimento di certi inquinanti nell’ambito della Laguna e un conseguente miglioramento della situazione ambientale. Non si può, tuttavia, dimenticare l’area industriale di Marghera, il cui forte impatto ambientale pesa ancora oggi sull’ecosistema della Laguna. Tuttavia, attraverso un Commissario ad acta sono iniziati importanti interventi di pulizia dei canali con la raccolta dei fanghi, interventi che sicuramente incideranno in maniera positiva sulla qualità dell’acqua della Laguna. Nell’ambito della gestione del ciclo idrico integrato, soprattutto per quanto riguarda la depurazione delle acque, non si può non citare un importante Accordo di Programma nazionale che interessa una zona importante a livello produttivo, ma “pesante” e “impegnativa” dal punto di vista ambientale. Si tratta della zona di Arzignano, quella delle concerie, ovvero il cosiddetto “distretto della concia”, situato nella Valle del Chiampo, in Provincia di Vicenza. L’Accordo di Programma prevede investimenti per circa 100 milioni di euro da destinare ad opere ed interventi di mitigazione dell’impatto ambientale dell’area conciaria, oggetto di un forte inquinamento che si è esteso anche nelle aree del basso veronese e del basso padovano, pro-

prio lì dove arrivano tutti i canali di raccolta delle acque smaltite dall’area aziendale. Questo è un esempio di collaborazione tra istituzione e mondo imprenditoriale (il settore conciario) per la tutela della qualità delle acque reflue che da questi impianti giungono poi nel sistema idrico superficiale, oltre che per la tutela della qualità della produzione agricola. Non nascondiamo, infatti, la difficoltà in certi casi di poter irrigare con una scarsa qualità dell’acqua territori coltivati a livello produttivo. Per quanto riguarda invece l’aria, qual è lo stato della qualità dell’aria nella regione Veneto? Per quanto riguarda l’aria, le maggiori criticità sono dovute proprio alle caratteristiche morfologiche della nostra regione e alla peculiarità della sua conformazione che si caratterizza per la presenza delle montagne che fanno appunto da barriera. C’è infatti una scarsa circolazione dell’aria che pesa sulla sua qualità. Tale aspetto rientra, tuttavia, all’interno di un confronto interregionale che va al di là dei confini regionali e che coinvolge tutte le Province, in particolare quelle del bacino padano. Le Province e i Comuni capoluogo hanno messo in campo azioni ed interventi per ridurre l’inquinamento atmosferico, come incentivi per il rinnovo del parco auto o per la sostituzione della marmitte catalitiche, incentivi per il rinnovo delle caldaie (sostituzione di quelle a gasolio con quelle a gas) o per la sostituzione di stufe e cucine a legna con sistemi sempre a biomassa, ma rispettosi di criteri e requisiti che vanno ad abbattere le emissioni di polveri in atmosfera. Purtroppo su questo pesa soprattutto la mancanza di risorse. Per questo, abbiamo chiesto un

intervento a livello nazionale, per investimenti soprattutto in opere infrastrutturali. Ad esempio, la metropolitana di superficie che punta a spostare il trasporto su gomma (soprattutto pendolare) nell’ambito urbano su rotaia potrà incidere significativamente sul miglioramento dell’aria. Dal punto di vista geologico ci sono criticità nel territorio regionale? E per quanto riguarda la gestione dei rifiuti? Attraverso la collaborazione degli enti preposti al controllo del territorio (NOE, ARPAV, Guardia di Finanzia) la Regione ha monitorato il territorio attraverso un sistema di sorvoli aerei individuando una serie di situazioni di criticità. Sono oltre 500 le aree da bonificare in regione. Si tratta per lo più di ex discariche, ex aree di abbandono abusivo o di aree industriali oggetto di sversamenti di liquidi e sostanze inquinanti. Se il monitoraggio è servito per tracciare la mappa delle criticità, sono ora necessari interventi di bonifica, purtroppo molto onerosi. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, questa negli ultimi anni ha registrato un’importante accelerata nella direzione della sostenibilità, soprattutto per quanto riguarda il rifiuto urbano, grazie ad una raccolta differenziata spinta e capillare che ha raggiunto il 70%. Sebbene l’energia non sia una delega di sua competenza, questa è strettamente connessa alla problematica ambientale. Qual è la strategia energetica a cui punta la Regione per affrancarsi dalle fonti tradizionali? Sotto il profilo energetico, il Veneto punta all’obiettivo dell’autosufficienza. Per quanto riguarda l’energia rin-

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novabile, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un forte sviluppo del fotovoltaico, un settore che ha saputo garantire la riconversione di attività produttive in crisi e che per un po’ ha trainato il rilancio economico creando nuove opportunità, un settore su cui, tuttavia, aleggia nuovamente la minaccia della crisi. L’obiettivo è quello di forzare la continuità degli incentivi che possono essere ridimensionati nel tempo, ma che non possono sparire mettendo in crisi un sistema che ha già effettuato investimenti. Anche l’idroelettrico è un settore su cui recentemente si sta puntando molto. L’interesse nei confronti di questo settore è legato soprattutto ai possibili ritorni economici sul territorio degli investimenti. L’obiettivo è quello di collaborare con enti locali e imprenditori nell’ambito dell’idroelettrico affinché gli investimenti possano ricadere sul territorio con opere magari legate alla sicurezza idraulica o alla tutela del territorio. Nel delineare il quadro della situazione ambientale a livello regionale, lei stesso ha individuato l’elenco degli interventi necessari. A fronte della mancanza di risorse e finanziamenti a livello nazionale, quali sono le priorità per la Regione Veneto? L’emergenza idraulica è sicuramente per la nostra Regione una priorità che richiede interventi urgenti e opere non più prorogabili. Mi auguro che dal federalismo demaniale, che delegherà la competenza e la gestione delle risorse che si potranno ricavare dalle concessioni demaniali del nostro territorio, si possa ottenere un ritorno da investire nella sicurezza idraulica. Poi ci sono esigenze che riteniamo opportuno legare sinergicamente

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al mondo imprenditoriale affinché questo non concepisca più la tutela dell’ambiente come un’ imposizione, bensì come un’ opportunità. Attraverso tale sinergia si potrebbero trovare risorse private da investire anche nel pubblico. Ne è un esempio la modifica della Legge urbanistica che ha introdotto il meccanismo della perequazione e della compensazione urbanistica. Se da un lato il federalismo demaniale lascia intravedere opportunità e prospettive economiche, dall’altro attorno al federalismo demaniale aleggia lo spettro della speculazione e dello sfruttamento del territorio. Come la Regione intende muoversi per tutelare il proprio territorio dalla malgestione di imprenditori senza scrupoli? Compito principale della Regione Veneto è quello di controllare l’effettiva gestione di un territorio, magari concesso in gestione ai privati, affinché avvenga nel pieno rispetto del territorio e segua principi e criteri chiari e trasparenti. Purtroppo, nel passato le sanzioni sono sempre state inferiori al valore del bene che veniva espropriato alla collettività in maniera poco chiara. Sono pertanto necessarie sanzioni che vengano percepite come segnali di rigidità, proprio alla luce della precedente trascuratezza e negligenza in fatto di controllo e di monito in relazione ai beni collettivi. Il compito della Regione non è solo quello di pianificare, ma anche di valutare gli opportuni e necessari controlli. Credo che l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto, che si trascina problemi di bilancio imputabili ad una passata gestione poco attenta alla copertura finanziaria degli inve-

stimenti, abbia, tuttavia, dimostrato una forte capacità di controllo a tutela del cittadino e del territorio che si qualifica come un valore aggiunto da proteggere e da mantenere, perché il monitoraggio e il controllo sono la miglior prevenzione contro gli abusi da parte di privati e imprenditori.


REGIONE VENETO

Assessorato all’Agricoltura

L’AGRICOLTURA VENETA STIMOLA LA RIPRESA DALLA CRISI ECONOMICA Per l’Assessore Franco Manzato sono necessari cambiamenti significativi di tutto sistema agricolo di Agnese Mengarelli

Il settore agricolo, nonostante la crisi internazionale, ha mostrato di reggere il confronto con le difficoltà di questo periodo. Una consolidata rete di rapporti all’interno della filiera agroalimentare veneta ha permesso al settore di resistere meglio. Ne sono esempi: i distretti agroalimentari, come il Metadistretto della zootecnia e quello del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, i Consorzi agrari, le strutture cooperative che coinvolgono il comparto cerealicolo e le organizzazioni dei produttori del comparto ortofrutticolo. La maggior vicinanza al consumatore risulta una caratteristica in grado di favorire anche i piccoli esercizi che garantiscono un maggior rapporto di fiducia tra produttorevenditore e consumatore-cliente. Questi però spesso non riescono a competere in termini di prezzo con i prodotti offerti dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in virtù delle grandi quantità di prodotto commercializzate. Le ultime tendenze sembrano però dimostrare un “ritorno alla prossimità” ossia un rallentamento delle nuove aperture di grandi superfici e la riduzione della metratura media dei negozi più grandi. Per saperne di più abbiamo incontrato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato, che qualche mese fa aveva lanciato una provocazione da real politik: “I francesi vogliono Parmalat? Benissimo, ma diano al Made in Italy nuovi spazi della grande distribuzione d’oltralpe.” Assessore, può tracciare a grandi linee il quadro del settore agricolo regionale. Come lo definirebbe? Intanto solido, perché rispetto alla crisi mondiale, tra secondario e servizi, che sono 2 settori sicuramente in crisi strutturale, il comparto agricolo ha retto bene. I dati del 2010 dimostrano che la produzione lorda vendibile

è passata da 4,5 miliardi a 4,8 con + 7 % di produzione, + 8% di occupazione e -2,6% di attività. Da questo ultimo dato emerge che alcune aziende stanno chiudendo, ma è un fenomeno fisiologico rispetto a una dimensione aziendale che deve rivedere la sua struttura per essere competitiva nel contesto internazionale. Sebbene la nostra agricoltura abbia le fondamenta solide, è necessario che il Veneto valorizzi maggiormente il suo core business, cioè la produzione agroalimentare. In questo settore la produzione del vino la fa da padrone, basti pensare che le sole 2 province di Treviso e di Verona, coprono il 70% della produzione veneta. Eccellenze come il Prosecco, l’Amarone, il Raguso o il Fior d’Arancio, che stiamo promuovendo a livello internazionale, stanno già avendo i risultati attesi. Parlo pochissimo di qualità perché la ritengo scontata: non esiste produttore o imprenditore che possa porsi oggi sul mercato nazionale e internazionale senza avere qualità, quello che più mi preoccupa e su cui investiamo maggiormente è il reddito delle imprese agricole. Da questo punto di vista stiamo ragionando sulla revisione totale del sistema con delle riforme che sono iniziate l’anno scorso. Stiamo lavorando su tematiche molto precise, come PAC, governance, innovazione, qualità e tanto altro, disegnando la posizione del Veneto rispetto alla nuova Politica Agricola Comunitaria per i prossimi 20 anni, al cui interno si colloca anche la struttura delle imprese agricole. Può sintetizzarci i punti fondamentali di questo disegno? Al tavolo hanno partecipato oltre 2000 aziende, quindi per decidere che tipo di governance dovrà esserci a livello regionale, è necessaria una revisione totale delle strutture a sostegno, come Veneto Agricoltura, che è un ente strumentale della Regione dedito alla ricerca, alla sperimentazione e all’innovazione agricola. É una struttura importante, tanto che alcune Regioni, come la Toscana, stanno monitorando questo tipo di revisione perché la considerano un punto fondamentale di scambio per l’innovazione tecnologica. Al momento, la stiamo riformando acquisendo parte del patrimonio e cercando di concentrare le risorse necessarie. Stiamo rivedendo l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura (AVEPA), che è un ente strumentale della Regione Veneto con funzioni di Organismo Pagatore, che, secondo la normativa nazionale, ogni Regione dovrebbe avere. Al momento, però, siamo solo in 8, anche se, arriveranno sicuramente tutte le altre. Stiamo revisionando questo Ente, perché abbiamo bisogno di una struttura flessibile e capace di interpretare e rispondere alle esigenze dell’imprenditore. Tutti questi settori pubblici devono essere al servizio dell’impresa e non viceversa.

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Dal 1° Aprile è partito lo Sportello Unico Agricolo (SUA), un solo ufficio in ogni ambito provinciale, al quale rivolgersi per tutte le pratiche che riguardano il rapporto tra azienda rurale e pubblica amministrazione. Abbiamo creato i SUA come sostanziale strumento per semplificare la burocrazia, nel contesto di una complessiva riorganizzazione del sistema amministrativo del settore primario che vede la chiusura dei “vecchi” Ispettorati dell’Agricoltura. Quali altri interventi state ponendo in essere per rendere più competitive le aziende agricole della Regione Veneto? Abbiamo dato il via ad alcune operazioni, quali: • Creazione del tavolo di coordinamento dei controlli, concentrando in unico soggetto l’attività di verifica e pervenendo ad un “registro unico” dei controlli, razionalizzando i costi, ma soprattutto proponendo un interlocutore unico ai produttori. Oggi ci sono troppi Enti, Organi e altri Ispettorati che controllano l’attività dell’imprenditore agricolo e che spesso si accavallano nelle funzioni. Per questo motivo stiamo istituendo il Registro Unico dei Controlli con lo slogan “un’azienda, un controllo” per adempiere in poco tempo alle richieste di controllo che vengono fatte dagli enti, lasciando, però, al nostro imprenditore la capacità di essere competitivo. • Avvio del tavolo di ricerca e innovazione per razionalizzare l’attività in quest’ambito. Le risorse comunitarie, nazionali, universitarie, di Veneto Agricoltura e della Regione non sono ancora ben coordinate. Oggi facciamo sì che tutte le risorse destinate alla ricerca e all’innovazione possano avere una destinazione diretta all’imprenditore agricolo con due parametri molto precisi che sono l’abbattimento dei costi, da un lato, l’aumento del reddito, dall’altro, che è un fattore determinante per la scelta politica di qualsiasi Regione. Attualmente coordino un pool di collaboratori, con il quale ho già predisposto un piano per la “sburocratizzazione”, perché crediamo che l’imprenditore agricolo sia vessato da troppi adempimenti amministrativi che rende costosa e lenta la sua attività. Da alcuni dati a nostra disposizione è emerso che il costo della burocrazia per un imprenditore varia dal 4% al 6% del reddito, che è un margine piuttosto ampio, su cui dobbiamo intervenire in maniera molto forte. Sul concetto di “sburocratizzazione ” si gioca una partita importante, non solo sul comparto primario, in quanto la burocrazia sarà il nodo fondamentale su cui lavorare per abbatterne il peso. Le operazioni che ha appena descritto richiedono un notevole investimento. Come troverete le risorse finanziarie necessarie? Poiché non possiamo disegnare il futuro dell’agricoltura del

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Veneto senza avere una visione strategica di come queste aziende si possono collocare sul mercato in modo stabile, siamo intervenuti con ulteriori strumenti finanziari, in aggiunta al Piano di Sviluppo Rurale, che è quell’insieme di norme e finanziamenti che hanno aiutato l’impresa agricola nell’ultimo quinquennio. Stiamo stringendo accordi con istituti di credito; in particolare, con la Cassa Depositi e Prestiti e con Veneto Sviluppo verranno messi in campo strumenti idonei per sostenere la crescita delle aziende, attraverso l’accesso a risorse a tasso agevolato. Inoltre stiamo stringendo accordi anche con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e con l’Istituto Agroalimentare (ISA). In poche parole abbiamo costruito un rapporto importante con delle strutture governative che possano mettere a disposizione risorse concrete per le aziende di trasformazione e cooperazione con tassi che variano dallo 0,6% all’1%. Sebbene siano previste delle garanzie patrimoniali, è sicuramente un’operazione notevole per chi deve fare grandi cambiamenti o grandi investimenti. Infine un ruolo importante per il mondo agricolo lo gioca Veneto Sviluppo SpA, la società finanziaria, partecipata al 51% dalla Regione del Veneto e per il restante 49% da undici gruppi bancari nazionali e regionali, che dovrà avere un occhio di riguardo per il comparto agricolo che oggi sta dimostrando di avere le basi solide per essere competitivo e trainare la ripresa del comparto secondario. Cercheremo di inserire, nel 2012, se il Bilancio ce lo permette, o al più tardi per il 2013, almeno 5 o 6 giovani laureati in Agraria in alcuni Enti Internazionali come FMI, Banca Mondiale e Commissione Europea, affinché siano presenti nei luoghi, dove vengono prese decisioni politiche internazionali e comunitarie. Nonostante le ristrettezze di bilancio e in tempi di razionalizzazione della spesa pubblica, cerchiamo di dare un indirizzo molto preciso in termini di sviluppo, come far vivere a questi giovani delle esperienze, che saranno determinanti, non solo per la loro carriera, ma anche per l’imprenditoria agricola veneta e per tutto il sistema istituzionale della Regione. Cerchiamo di muoverci in maniera diversificata, facendo riferimento a un problema importante che è quello di ridisegnare la struttura portante della Regione Veneto in virtù, non solo della crisi, ma anche della nuova Politica Agricola Comunitaria che si sta già disegnando. La disoccupazione ha colpito anche la Regione Veneto e il mondo dell’agricoltura potrebbe dare risposte concrete a questa problematica. Come vi state muovendo? Nel 2010 l’agricoltura ha fatto registrare un aumento dell’occupazione dell’8%, quindi è necessario cercare ulteriori risorse finanziarie, in parte per la formazione e in parte per lo sviluppo rurale, e creare le condizioni adatte affin-


ché un imprenditore possa essere stimolato ad assumere disoccupati del settore secondario, cercando di favorire, non tanto i giovani, ma quei lavoratori prossimi alla pensione e che trovano maggiori difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda i giovani, negli ultimi tre anni il Veneto conta oltre 1000 aziende giovani e competitive, che segnala come la nostra Regione favorisca tali iniziative imprenditoriali, e me ne aspetto altre 400 per il 2011 perché abbiamo messo a disposizione circa 24 milioni di Euro a Dicembre per sostenere l’ingresso di nuovi imprenditori nel settore. Questo è lo schema generale che ci siamo dati nell’ultimo anno e mezzo: stiamo lavorando, da un lato, sull’imprenditorialità giovanile e, dall’altro lato, sulla salvaguardia del lavoro per coloro che si trovano in difficoltà. Quando lei parla di nuova imprenditoria agricola, intende anche un aumento delle aree destinate all’agricoltura? In questo senso abbiamo due problematiche principali da affrontare: - recupero del territorio agricolo, in parte dismettendo aree industriali e commerciali, - creare le condizioni affinché l’imprenditore possa avere la possibilità di ampliare la sua azienda, in termini territoriali. Per “recupero di territorio” intendiamo, secondo i principi del nostro Piano di Sviluppo Rurale e della normativa europea, la tutela dell’ambiente e delle acque, investimenti nella manutenzione e una serie di interventi, che oggi il Pubblico non può permettersi in termini economici, ma che potrebbero essere realizzati dal Privato se posto nelle giuste condizioni. Come è possibile far convivere sullo stesso piano la tutela del territorio con lo sviluppo di un’attività antropica che comunque produce effetti, seppur minimi e poco impattanti, sul territorio? É vero che stiamo recuperando territorio per l’imprenditoria agricola, ma la Regione Veneto sta investendo anche in altre attività, come il turismo. Il nostro territorio è la prima regione turistica d’Italia e fa oltre 62 milioni di presenze l’anno, cioè 62 milioni di “notti” e ben 120 milioni di “pranzi” e “cene”. I turisti scelgono il Veneto per la sua enogastronomia, quindi la tutela del territorio, dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’enogastronomia è fondamentale e viaggia sullo stesso piano del turismo e della cultura. Sono tutte componenti di un unico sistema che crea la ricchezza del Veneto. Il volume economico del settore primario è pari a 4,8 miliardi di Euro circa, mentre il turismo ha un volume di 12 miliardi, parliamo, quindi, di due attività economiche particolarmente interconnesse che non possono essere prese

in considerazione separatamente. Il turismo enogastronomico rappresenta un valore aggiunto per un territorio con forti tradizioni agricole, però rischia di creare una frattura con i bisogni del consumatore quotidiano. Il cittadino veneto medio ha la possibilità di acquistare il prodotto tipico della sua terra e di elevata qualità ad un prezzo vantaggioso oppure resterà ancora più schiavo della Grande Distribuzione Organizzata, comprando prodotti più economici e alla portata delle sue tasche? Innanzitutto, secondo i dati a nostra disposizione, a livello italiano ed europeo, il 95% della popolazione non conosce i prodotti tipici e i D.O.P. del proprio territorio, quindi bisogna investire in comunicazione e promozione, facendo conoscere in modo massiccio le nostre eccellenze. Il 75% degli italiani, invece, è disposto a spendere di più se il prodotto è del proprio territorio. Questi dati dimostrano che, da un lato, l’italiano non sa cosa sia un D.O.P., ma spenderebbe di più per comprarlo. Questo significa che non c’è incontro tra domanda e offerta che deve essere raggiunta attraverso una buona promozione. Per affrontare questa problematica si deve creare la cosiddetta“filiera corta”, attraverso decine di punti vendita e consorzi agrari che potrebbero vendere prodotti di qualità del nostro territorio. Per quanto riguarda la GDO, stiamo lavorando per avere visibilità all’interno degli iper-mercati, anche attraverso degli“stopper”, che sono degli indicatori nelle corsie dei super-mercati, per dare al cittadino/consumatore una sorta di garanzia “istituzionale” ai prodotti veneti che sta acquistando. Dato che esistono stati e nazioni che prendono surplus finanziari dalle proprie economie e intervengono per acquistare asset importanti, credo che l’Italia dovrebbe fare la stessa cosa. Una riflessione sulla vicenda“ Lactalis-Parmalat”: se lo Stato creasse una partnership tra Italia e Francia, aprirebbe le porte al totale risanamento e rilancio globale di Parmalat, e consentirebbe a noi italiani di sfruttare il polo delle catene distributive francesi. Sarebbe una buona scelta strategica che rifletterebbe una visione di largo respiro da parte del Governo italiano che, reperendo i fondi dal“Decreto Omnibus” di Tremonti, consentirebbe, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale. Con la nuova disciplina si va, quindi, oltre le normali operazioni finanziarie, permettendo a partner istituzionali l’acquisto di asset decisamente più importanti.

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PROVINCIA DI VENEZIA

LA PROVINCIA DI VENEZIA NEL “PATTO DEI SINDACI” Energia, mobilità, bioedilizia e rifiuti sono, secondo Francesca Zaccariotto, Presidente della Provincia di Venezia, le direttrici di sviluppo per raggiungere gli obiettivi del “tre volte venti” di Silvia Barchiesi

Punto d raccordo tra il territorio e l’Europa, la Provincia di Venezia si pone così anche come fulcro strategico delle politiche virtuose da diffondere e da replicare localmente. Insomma, la Provincia dà l’esempio ai comuni e offre loro il suo supporto, sia tecnico, sia in termini di buona pratica, nell’affrontare le sfide poste dal “Patto”. Ad illustrare le strategie, gli interventi e le linee d’azione adottate dalla Provincia, in corsa verso il “tre volte venti” è Francesca Zaccariotto, Presidente della Provincia di Venezia.

Efficienza energetica, rinnovabili, mobilità sostenibile, bioedilizia: si gioca su più fronti la sfida che l’Europa lancia ai Comuni e alle Province europee con il “Patto dei Sindaci”, l’importante iniziativa lanciata dalla Commissione Europea per coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale. Numerose le amministrazioni locali che in tutta Europa hanno già siglato il Patto, impegnandosi a ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, a portare al 20% il risparmio energetico, e ad aumentare del 20% il consumo di fonti rinnovabili. Tra queste figura anche la Provincia di Venezia che in data 25 settembre 2010, ha sottoscritto l’Accordo con la Direzione Generale Energia (DG ENER) dell’Unione Europea, accreditatandosi come “Struttura di Sostegno” e quindi di riferimento e di coordinamento per i Comuni aderenti al Patto. Il raggiungimento dell’obiettivo del “20-20-20” nel territorio veneziano parte così proprio dall’ente Provincia che si schiera a fianco dei Comuni nella lotta ai cambiamenti climatici.

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Come è nata l’idea della Provincia aderire al “Patto dei Sindaci”? Qual è il ruolo dell’ente Provincia nella strategia del Patto? La Provincia di Venezia è stata una delle prime nel Nord Italia ad intravedere nel “Patto dei Sindaci” una grande opportunità per il nostro territorio. Lo scorso anno, a seguito del mio ingresso in TECLA, l’associazione che cura la collaborazione fra le Province e l’Unione Europea, ho avuto l’opportunità di conoscere meglio questo progetto a cui avevano già aderito alcune Province italiane. In quell’occasione ebbi la possibilità di incontrare Pedro Ballesteros Torres, Amministratore della Direzione Generale per l’Energia della Commissione Europea, colui che ha lanciato l’iniziativa, oltre che la possibilità di approfondire il progetto del “20-20-20”, che prevede una serie di iniziative di rilevanza strategica per il nostro territorio, non solo per gli obiettivi che si pone (ad esempio, la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020), ma soprattutto per il metodo di lavoro che si propone. Il Patto inaugura un modello di azione che accolgo in pieno, e che fa

perno sulla Provincia e sul suo ruolo strategico di riferimento e coordinamento dei Comuni. Una metodologia di azione che guarda al territorio attribuendo un ruolo chiave agli enti locali, siano essi Comuni o Province, come primi interlocutori dell’Europa, principali attori del cambiamento e importanti protagonisti nel raggiungimento degli obiettivi del “tre volte venti”. È la prima volta che l’Unione Europea, in una materia fondamentale come l’ambiente, si rivolge direttamente agli enti locali, valorizzandoli in quanto soggetti primari, non solo nella lotta al riscaldamento globale, ma anche nella relazione stessa con l’Unione Europea valorizzando la Provincia come interlocutore privilegiato per raccogliere i progetti, coordinare il lavoro tecnico di stesura delle iniziative, e aiutare i comuni nel percorso che porta ai finanziamenti. Al di là della bontà degli obiettivi del “Patto”, questa è forse la sua più grande novità, il metodo. Fino a qualche anno fa l’ente locale non era contemplato tra i soggetti interlocutori dell’Europa, né tra i destinatari dei suoi progetti. Ora, l’Europa sceglie di bypassare i vari livelli istituzionali e di rivolgersi direttamente al territorio, tramite le Province, anello di congiunzione tra il territorio e l’Europa, struttura di sostegno e di coordinamento per i Comuni nel raggiungimento degli obiettivi europei. Nella strada che porta al “20-2020” la macchina della Provincia si è messa in moto. In che modo? Dopo la firma del “Patto”, la Provincia di Venezia ha iniziato fin da subito un percorso di condivisione tra tutti i settori, le cui iniziative potevano avere risvolti e ripercussioni ambientali.


Quando si parla di ambiente si parla spesso di rifiuti, ma le tematiche ambientali non si esauriscono nel settore dei rifiuti. Anche l’edilizia, l’urbanistica e la mobilità sono settori chiave da tenere in considerazione nel programmare una strategia ambientale. Per questo abbiamo dato vita ad un tavolo di lavoro tra il settore dell’urbanistica, quello della mobilità e del trasporto, della viabilità e dell’ambiente. Per la prima volta questi quattro settori si sono riuniti attorno ad un tavolo e hanno lavorato ad un obiettivo comune, scoprendo come anche la viabilità possa incidere sulla riduzione delle emissioni e come i piani di assetto del territorio o l’utilizzo di determinate tecniche di bioedilizia, ormai alla portata di tutti, possano avere conseguenze sull’ambiente. La pubblica amministrazione deve costituire un modello virtuoso che educa a comportamenti e a stili di vita sostenibili, e il settore della bioedilizia è solo un esempio. Se iniziamo a costruire anche nel pubblico con tecniche che guardano all’edilizia sostenibile, a partire dagli edifici scolastici, e iniziamo a predisporre gare di appalto riconoscendo un determinato punteggio a chi utilizza un prodotto verde o una procedura sostenibile, allo stesso tempo diamo un messaggio educativo che negli anni può portare a risultati tangibili. Dopo la costituzione di questo gruppo di lavoro, abbiamo presentato ai 44 Comuni della Provincia di Venezia il “Patto dei Sindaci” cercando di stimolarli ad aderire al “patto” e ad approvarlo in Consiglio comunale, e la risposta dei Comuni è stata molto positiva, mi auguro di averli al più presto tutti sottoscrittori dell’accordo. I sindaci e gli assessori all’ambiente

hanno compreso la valenza metodologica dell’iniziativa e le sue enormi potenzialità: la Provincia, in qualità di “Struttura di Supporto”, può mettere a servizio dei Comuni le proprie competenze e professionalità nel campo dell’energia, della mobilità, dell’edilizia. Ad esempio, la Provincia può proporre un regolamento edilizio da mettere a disposizione di tutti i Comuni. Faccio un altro esempio, sempre nel settore dell’edilizia, che deriva dalla mia esperienza di Sindaco di una città, San Donà di Piave, di 42 mila abitanti, oltre che da quella di Presidente della Provincia: nella redazione dei bandi per l’edilizia residenziale pubblica è possibile riconoscere un maggior punteggio a chi nel costruire utilizza criteri di bioarchitettura e di bioedilizia. Molte di queste proposte e di queste iniziative virtuose possono essere veicolate meglio se provengono da un’unica regia di coordinamento, la Provincia, che offre il suo supporto soprattutto ai Comuni di piccole dimensioni che possono incontrare maggiori difficoltà a reperire, all’interno della propria struttura, professionalità competenti in questa materia complessa. Un modello di azione che, se replicato in maniera omogenea in un territorio più vasto, quello provinciale, può favorire il raggiungimento degli obiettivi “2020-20”. Mobilità, energia rinnovabile, risparmio energetico, edilizia sostenibile sono solo alcune delle strade che portano al “tre volte venti”. Quali sono le direttrici d’azioni prioritarie per la Provincia di Venezia? Al momento la nostra attenzione è focalizzata su Venezia, “Provincia Verde d’Europa”. L’obiettivo è quello di riequilibrare

con il tempo il rapporto tra l’edificato/cementificato, verde piantumato e recupero aree verdi protette. A questo tema si lega anche tutto il problema della mobilità sostenibile, delle piste ciclabili e della promozione all’utilizzo del trasporto pubblico. Anche il risparmio energetico - per esempio stiamo installando su tutti i tetti delle scuole superiori di Venezia e provincia i pannelli fotovoltaici - e la ricerca di nuove tecnologie sostenibili sono un altro filone di attenzione e di sviluppo per la nostra Provincia. Per fortuna, l’ambiente è oggi quasi uno slogan, una voce che suscita molto interesse e partecipazione da parte di tutte le amministrazioni, e attraverso numerosi progetti in corso in alcuni Comuni, si stanno aprendo moltissime opportunità di lavoro per i nostri giovani. Altro esempio, la raccolta differenziata dei rifiuti, che vede la nostra Provincia tra le realtà virtuose con un livello di separazione e recupero che ha superato il 70%. Questo risultato è frutto di un lavoro intenso degli enti locali, condotto sotto la regia della Provincia, che si è diffuso a macchia d’olio su tutto il territorio, anche se l’obiettivo finale, molto ambizioso, resta quello dello “Zero rifiuti”. L’augurio è dunque che il “Patto dei Sindaci” costituisca un’opportunità per estendere al più ampio settore dell’ambiente un metodo di lavoro che ha già dato ottimi risultati nel settore dei rifiuti, con la raccolta differenziata.

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PROVINCIA DI VENEZIA

Assessorato alle Politiche Ambientali

VERSO IL 20-20-20: LA PROVINCIA TIRA LA CORDATA DEI COMUNI

Dal “Patto dei Sindaci” in arrivo nuove sfide ed obiettivi per la Provincia. L’Assessore Paolo Dalla Vecchia illustra le sfide poste dal “Patto dei Sindaci”. di Silvia Barchiesi

illustrare le sfide e gli obiettivi di una Provincia in corsa verso la sostenibilità ambientale è l’Assessore alle Politiche Ambientali Paolo Dalla Vecchia.

Un tempo era la “Regina dell’Adriatico”, oggi, nonostante i tempi della Repubblica siano lontani, Venezia è ancora snodo nevralgico di comunicazione, crocevia di scambi verso l’Oriente e, per di più, polo industriale avanzato, oltre che fulcro strategico del turismo made in Italy. Merito di un un’importante area industriale (quella di Porto Marghera), di una rete capillare di piccole e medie aziende diffuse nell’hinterland e di un importante flusso di traffico urbano ed extraurbano. Eppure, quello che costituisce per la “Serenissima” un valore aggiunto diviene un vincolo che pesa come un macigno sul territorio e sull’ambiente della Provincia, alle prese con problemi di bonifica dei siti inquinanti e di inquinamento atmosferico. Di qui la decisione della Provincia di svoltare verso la sostenibilità e di aderire al “Patto dei Sindaci”, l’iniziativa promossa dalla Commissione Europea per coinvolgere attivamente le città europee nella Strategia per la sostenibilità energetica e ambientale. L’obiettivo? Trainare i 44 Comuni della Provincia verso il “20-20-20” entro il 2020: il 20% di risparmio energetico, il 20% di riduzione delle emissioni di CO2, aumentare fino al 20% la percentuale di fonti rinnovabili nel consumo energetico finale, entro il 2020. Compito della Provincia, che ha già sottoscritto l’accordo con la Direzione Generale Energia dell’Unione Europea in qualità di “Struttura di Sostegno” per i Comuni aderenti al Patto, è quello di supportare i Comuni del territorio ad avviare pratiche virtuose e sostenibili in settori strategici, come i trasporti (mobilità pulita) e l’edilizia (illuminazione, riqualificazione energetica), capitanando la “cordata del tre volte venti”. Ad

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La Provincia di Venezia ha aderito al “Progetto 20-2020”. Cosa vi ha spinto verso questo impegno? La provincia di Venezia è una provincia molto particolare dal punto di vista ambientale, in quanto è caratterizzata dalla presenza di un’area centrale (corrispondente alla zona di Mestre e della terra ferma) fortemente antropizzata, urbanizzata e attraversata da importanti snodi autostradali, oggetto di interesse nazionale, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento del polo industriale di Porto Marghera. Quella di Porto Marghera è, infatti, dal punto di vista ambientale, una realtà strategica per la nostra Provincia che punta a recuperare il ritardo accumulato nella bonifica dei siti inquinati e ad accellare il processo di riqualificazione di un’area “problematica” anche dal punto di vista della qualità dell’aria per via dell’ingente traffico che l’attraversa. Di qui la decisione della Provincia di aderirire al “Patto dei Sindaci”, (Covenant of Mayors), l’iniziativa lanciata dalla Commissione Europea per coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale. Ad indurre la Provincia ad intraprendere la strada del “Patto dei Sindaci” sono state le indagini epidemiologiche condotte da esperti del settore. Di qui la scelta della Provincia di Venezia di farsi carico dell’attività di coordinamento dei suoi 44 Comuni e di assumersi il ruolo di guida nel cammino verso la sostenibilità, spingendo i singoli Comuni all’adozione di pratiche virtuose per il miglioramento della qualità dell’aria, la diffusione delle piste ciclabili, il potenziamento del trasporto pubblico attraverso tecnologie innovative o carburanti “verdi”. Qual è la fotografia del ciclo integrato dei rifiuti nella Provincia di Venezia? Per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani, la nostra Provincia, autonoma ed autosufficiente, proprio grazie al lavoro svolto negli ultimi 15 anni, ha conseguito degli ottimi risultati. Il ciclo dei rifiuti è un ciclo chiuso: attraverso la centrale termoelettrica “Palladio” il combustibile da rifiuto (CDR) diventa energia. La nostra Provincia procede, quindi, sempre più spedita verso l’opzione “discarica zero”. Puntiamo a rendere sempre più residuale e marginale il conferimento in discarica. In questa ottica, miriamo a tenere in vita una o al massimo 2 discariche esclusivamente per eventuali sistuzioni di emergenza e di necessità, che potrebbero crearsi. In-


somma, grazie all’ottimo lavoro dei gestori degli impianti, alla lungimirante sensibilità ambientale dei cittadini e alle capillari iniziative della pubblica amministrazione, il ciclo integrato dei rifiuti nella nostra Provincia è un ciclo di eccellenza. Qual è, invece, lo stato della qualità dell’acqua nella Provincia? Per quanto riguarda la qualità dell’acqua, l’ARPAV con cui la Provincia collabora sistematicamente, ci segnala un miglioramento della qualità dell’acqua, soprattutto per quanto riguarda la Laguna di Venezia. Ad incidere sul miglioramento della qualità dell’acqua lagunare è stata soprattutto la dismissione, per via della crisi economica, degli impianti industriali impattanti che nel passato hanno causato l’inquinamento. In questo senso, il grave momento congiunturale dell’ultimo periodo tra le tante ricadute negative ne ha avuta una positiva, almeno per quanto riguarda la qualità dell’acqua e dell’aria. La provincia di Venezia ha, inoltre, una conformazione particolare, in quanto è caratterizzata dalla presenza di un’area sud (la zona di Chioggia, Cavarzere, Dolo), stretta e alungata dalla vocazione agricola intensiva importante e con una qualità della vita piuttosto buona; e di una parte più a nord, meno urbanizzata, con un’agricoltura di pregio. Dal punto di vista ambientale queste due realtà hanno un ruolo essenziale nella compensazione della parte centrale, quella metropolitana. Dobbiamo, poi, ricordare che la grande ricchezza ambientale della nostra Provincia è proprio la Laguna, risorsa importante e preziosa per il nostro territorio, un vero “giacimento ambientale”. Per questo l’Assessorato alle Politiche Ambientali della Provincia di Venezia valuta scrupolosamente tutti gli interventi che nei prossimi anni verranno programmati. Si tratta di un ecosistema molto fragile che deve essere tutelato e gestito con lungimiranza. Oltre alla Laguna, quali sono le problematiche su cui la Provincia pone maggiore attenzione? Tra le attività cruciali dell’Amministrazione c’è un’intensa attività di prevenzione degli illeciti ambientali. Grazie a degli accordi stipulati con le forze preposte alla prevenzione e alla repressione dei reati ambientali puntiamo ad un controllo sistematico e capillare su una realtà che è crocevia internazionale per il trasporto di merci e materiali verso l’Oriente. Venezia, Mestre, Porto Marghera sono, infatti, la porta con l’est, fulcro di scambi e transazioni che rischiano di sfociare nell’illegalità e che pertanto devono essere gestiti correttamente. Di qui deriva la massima attenzione e massima allerta sul fronte della prevenzione e della repressione nei confronti di chi inquina l’aria, l’acqua o di chi, più in generale, attenta all’ambiente e alla salute dei cittadini. Con l’adesione al “Patto dei Sindaci” la Provincia di Venezia ha sottoscritto un impegno importante, di qui al 2020. Quali sono le azioni in programma per raggiungere l’obiettivo “20-20-20”? Non dimentichiamo che l’obiettivo “20-20-20” è un obiettivo di legge. La data del 2020 è quindi una data “vincolante” che impegna tutte le amministrazioni pubbliche nella ri-

cerca di azioni-soluzioni, oltre che di buone pratiche per conseguire questi obiettivi che sono “obiettivi minimi” di legge, ma che possono anche essere innalzati. Il Presidente della Provincia, la Dott.ssa Francesca Zaccariotto, ha sottoscritto il “Patto dei Sindaci” ponendosi una sfida: l’aumento del 20% delle rinnovabili, l’efficientamento energetico delle nostre strutture e il miglioramento della qualità dell’aria dell’intera Provincia. Si tratta di sfide rivolte all’ente Provincia, ma che interessano in realtà le singole Amministrazioni comunali. Di qui la proposta di coordinare le 44 Amministrazioni comunali in questo percorso verso la sostenibilità. L’obiettivo è quello di cercare di fare massa critica, proprio come suggerisce l’Europa che nel bypassare il potere centrale roivolgendosi direttamente alle amministrazioni locali (Comuni e Province), fornisce un’indicazione forte sugli obiettivi da perseguire: costruire insieme ai Comuni i cosiddetti “Piani di Azione per l’Energia Sostenibile” (PAES), indicatori dello sviluppo sostenibile, in modo da potenziare il settore delle rinnovabili (dal fotovoltaico al geotermico) attraverso interventi di efficientamento energetico, come ad esempio la sostituzione delle caldaie inquinanti o nuove tecniche di costruzione che strizzano l’occhio alla bioedilizia. Inoltre, stiamo lavorando in squadra con l’Assessore alla Viabilità Emanuele Prataviera e l’Assessore ai Trasporti Giacomo Grandolfo e insieme agli Assessorati di riferimento dei vari Comuni della Provincia per realizzare un importante progetto di risparmio energetico: la sostituzione dei 100 mila punti luce presenti lungo le nostre strade comunali e provinciali. Si tratta di un intervento, in corso di valutazione, che prevede un impegno finanziario notevole (qualche decina di milioni di euro), che di certo non può essere affrontato da un singolo Comune, ma tramite il sostegno della Provincia e a quello dei Comuni che aderiranno al “Patto dei Sindaci”. Solo grazie a questa sinergia istituzionale saremo in grado di strutturare impegni finanziari da proporre ad importanti istituti di credito per ottenere i finanziamenti necessari per attuare gli interventi pianificati. L’obiettivo “20-20-20” è un obiettivo di legge e quindi inderogabile. Come hanno accolto i Sindaci della provincia questa sollecitazione? La raccomandazione dell’Europa si fa sempre più stringente. Non si può sempre eludere gli obiettivi, anche perché le infrazioni comunitarie pesano direttamente sulle nostre tasche. Pertanto, è meglio lavorare con determinazione per raggiungere tali obiettivi, piuttosto che doverli rincorrerre in ritardo, pagando le sanzioni dopo. Le Amministrazioni comunali hanno, infatti, aderito con entusiasmo alla sollecitazione dell’Europa e all’invito della Provincia che ha organizzato un Convegno proprio sul tema. Quindi il doppio binario dell’adesione dei Comuni al “Patto dei Sindaci” e quello del lavoro degli uffici provinciali alla ricerca di finanziamenti e di un supporto economico per la predisposizione dei piani per le energie sostenibili, funziona. Anzi, visti i risultati, di cui siamo al momento molto soddisfatti, sono per noi un’iniezione di fiducia e di ottimismo.

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PROVINCIA DI VENEZIA

Assessorato all’Agricoltura

LA PROVINCIA DI VENEZIA LANCIA LA SFIDA DELLA TIPICITÀ Ad illustrare la ricetta per rilanciare la produzione tipica locale è l’Assessore provinciale, Massimiliano Malaspina di Alberto Piastrellini

sviluppo è l’Assessore provinciale, Massimiliano Malaspina, che tratteggia i punti di forza e le criticità del sistema agricolo provinciale.

Integrare il sistema produttivo locale, con quello territoriale, turistico ed enogastronico in un circuito virtuoso di promozione del territorio e dei suoi prodotti. É questa la nuova strategia del Servizio Attività produttive della Provincia di Venezia che spinge allo sviluppo economico, sostenibile e di qualità del territorio. Insomma, alla sfida dei mercati globali, la Provincia di Venezia risponde con la “sfida della tipicità” che passa per la riqualificazione del sistema produttivo locale, la valorizzazione della tradizione territoriale e l’affermazione della propria identità. Contro la contraffazione alimentare e la destagionalizzazione dei consumi, la Provincia lancia la ricetta “anti-crisi”: origine garantita e qualità delle produzioni locali. Sono queste le nuove frontiere di sviluppo per un’agricoltura provinciale d’eccellenza e competivita, che recupera il legame con i cicli stagionali della produzione e che è in grado di trainare anche il settore enograstronomico, agrituristico e turistico. A scattare la fotografia del mondo agricolo nella Provincia di Venezia e a delinearne i possibili scenari di

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Nel delineare il quadro del comparto agricolo della Provincia di Venezia, quali luci e quali ombre sono da evidenziare? Il bilancio agricolo dell’ultimo anno non è affatto negativo. Per quanto riguarda la vendemmia ci aspetta un autunno “caldo”. Anche per quanto riguarda la coltivazione del mais, i nostri agricoltori quest’anno guadagneranno qualcosa in più rispetto agli anni scorsi. Ma il vero vanto dell’agricoltura provinciale sono i nostri prodotti tipici, come il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo, particolarmente apprezzato dal punto di vista gastronomico, il pomodoro del Cavallino, il radicchio di Treviso che, pur chiamandosi radicchio di Treviso viene prodotto per la maggior parte proprio in Provincia di Venezia, a Scorzè o il radicchio di Chioggia che via della svendita del seme sta attraversando un periodo di crisi. Sebbene a tutelare quest’ultimo dai “falsi” di Cina e Romania che inondano i nostri mercati, ci sia una specifica IGP e, nonostante i nostri sforzi nella promozione dei prodotti locali che spesso non vengono giustamente riconosciuti e apprezzati dall’utente finale, spesso sono gli stessi produttori che non investono nella tipicità del prodotto, non rispettando ad esempio i parametri di coltivazione dell’IGP. Capita ad esempio che i nostri produttori non si iscrivono ai consorzi di tutela o che decidano di non pagare 500 euro all’anno per la certificazione del terreno. Piuttosto che nella “qualità” del prodotto, puntano sulla sua “quantità”. Poiché possono già contare su una

quantità venduta al mediatore di turno che lo smercia nella grande distribuzione certificandolo con il proprio marchio (es. Auchan, Esselunga, ecc…), preferiscono non investire nella certificazione IGP. Ecco allora che non certificano il terreno e non adottano specifiche pratiche di coltivazione o determinati tipi di concimi. Il vero paradosso è che la Regione e la Provincia non possono esportare queste tipicità di cui tanto ci vantiamo perché non sono sostenute da un mercato reale: qualora un Paese estero dovesse richiederci una cospicua quantità di un’IGP, non potremmo soddisfare la richiesta perché in realtà non c’è una produzione sufficiente di marchiato IGP. Di qui la necessità di un cambio di mentalità da parte degli operatori agricoli che attualmente prediligono la garanzia dell’acquisto da parte della grande distribuzione, all’incertezza di un mercato alternativo, seppur maggiormente remunerativo. La Provincia sta lavorando affinché si verifichi questo cambio di mentalità. La promozione delle produzioni agricole locali è un mezzo per raggiungere questo obiettivo. A proposito di promozione, quali iniziative avete in cantiere? I progetti sono tantissimi, sono un vulcano di idee. È attualmente in corso un progetto che tenta di integrare e conciliare il mondo della ristorazione con il mondo dei produttori. L’iniziativa regolata da un Protocollo d’Intesa sottoscritto da Regione, produttori agricoli e mondo del commercio, tenta di “agganciare” il circuito della ristorazione come canale di commercializzazione dei prodotti tipici. Siamo partiti con i prodotti certificati. I ristoranti e gli alberghi che si sono


impegnati ad utilizzarli nella preparazione dei loro piatti potranno segnalarne l’utilizzo con un apposito logo, un leoncino verde nel menu. Attualmente ogni ristorante aderente all’iniziativa garantisce 3 o 4 piatti a base di prodotti tipici locali. L’iniziativa punta ad immettere nel circuito della ristorazione il maggior numero di prodotti tipici. Per questo ci proponiamo di aggiungere ogni anni un prodotto in più alla lista. In questo modo i consorzi e i distributori avranno tutto il tempo di organizzarsi. Si tratta di un percorso lungo e da compiere con gradualità affinché i ristoratori si abituino ad utilizzare i prodotti del proprio territorio. Insomma, la Provincia investe nella promozione dell’esercizio commerciale, in cambio questo garantisce l’utilizzo delle tipicità locali. L’obiettivo è quello di mettere in moto un’economia di prossimità che attualmente non c’è e che, invece, potrebbe generare un volume di affari considerevole. Se, infatti, i 30 milioni di turisti che passano ogni anno in Provincia di Venezia, mangiassero quello che noi produciamo, non avremmo prodotti sufficienti per soddisfare le loro esigenze. La ristorazione è una leva fondamentale del turismo e può fare da traino per lo sviluppo della produzione agricola locale. Il turismo enogastronomico può infatti funzionare da volano per l’agricoltura. Questa è solo una delle tante iniziative con cui la Provincia punta a consolidare il prezioso sodalizio tra il mondo rurale e quello turistico. Un’altra strategia vincente che abbiamo già sperimentato è quella di legare i prodotti tipici del territorio ai personaggi, gli artisti di musica pop. La promozione della tipicità passa

così attraverso eventi/concerti in grado di radunare 20 mila persone in piazza e di coinvolgere anche i giovani. Per parlare ai giovani occorre utilizzare il loro stesso linguaggio. La musica e i personaggi non sono altro che canali preferenziali per trasmettere un unico messaggio, quello della valorizzazione della tipicità. Quale ruolo, invece, gioca il settore agrituristico nella promozione delle tipicità? Nella promozione della produzione tipica locale, gli agriturismi giocano un ruolo fondamentale. L’iniziativa “Le stagioni in tavola” punta, infatti, a valorizzare i prodotti tipici tradizionali dell’agricoltura veneziana e la loro stagionalità proprio attraverso le aziende agrituristiche. Spesso sulle nostre tavole arriva di tutto, da ogni parte del mondo e in qualsiasi periodo dell’anno. Il progetto, attraverso cui gli agriturismi si impegnano a far degustare ai propri clienti prodotti di stagione, mira, invece, a recuperare la stagionalità del consume e a legarla a quella della produzione.

economiche all’interno di cui è difficile cambiare le regole del gioco. Infine, una curiosità. Come mai i trevigiani sono gelosissimi del loro radicchio e voi no? È vero, rispetto ai veneziani, i trevigiani sono molto più gelosi del loro radicchio, ma c’è un motivo: in Provincia di Venezia, esiste una moltitudine di risorse da valorizzare e promuovere tra cui dover ripartire i fondi a disposizione. Di qui la nostra difficoltà nel fare una promozione mirata ed efficace. Per di più, nella Provincia di Venezia le risorse a disposizione sono inferiori di quella a disposizione della Provincia di Treviso. Poiché gran parte delle risorse provinciali derivano dall’auto, e poiché la nostra Provincia può contare su un minor numero di autovetture per via della presenza della Laguna, nelle nostre casse finiscono minori risorse da “spalmare”, invece, su tanti settori e tanti progetti.

Il suo Assessorato concentra diverse deleghe: artigianato, piccole e medie imprese, commercio, agricoltura e agriturismo. È possibile una conciliazione tra questi diversi settori? Le mie deleghe mi portano a rapportarmi con diverse realtà economiche, quella dell’agricoltura, del commercio, dell’impresa o dell’agriturismo. Si tratta di settori ben distinti che dovrebbero imparare ad interagire. Attualmente questo dialogo non c’è e la Provincia sta tentando di colmare questo gap. Non è semplice perché comunque c’è sempre una certa diffidenza tra le parti. Inoltre, si sono create delle nicchie

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AMBIENTE VENETO NEWS


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