Fm luglio 2017

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ECCO PERCHÉ IL CITY FARMING FUNZIONERA´ Dopo America e Asia, il city farming, detto anche in-door o vertical farming, è arrivato in Europa: in Olanda sta per essere completato il primo magazzino del genere, produrrĂ per un importante retailer lattuga “pesticide freeâ€?

ELNATHEDITORE











Editoriale |

Eugenio Felice

Bastano 5 euro a pedana? È l’inizio di settembre. Ci troviamo dall’altra parte del mondo, a Hong Kong. L’occasione è Asia Fruit Logistica, fiera affermata e frizzante, dedicata a quell’area del mondo in cui l’economia galoppa ancora. L’eccitazione nell’aria è palpabile, come il caldo afoso tipico del mese di settembre a queste latitudini. Sotto di noi sta per prendere il via la corsa dei cavalli: ci troviamo all’ippodromo di Happy Valley, nel quartire del divertimento di Wan Chai, con qualche decina di migliaia di altre persone (la capacità supera quella di un medio stadio di calcio, 55.000 persone). L’invito è arrivato da un fornitore italiano di un importatore locale, Fruit Connections. Cocktail a volontà, cena e corsa, in un clima decisamente di festa, con la responsabile Sharon Lau a tenere banco con la sua esuberanza. L’evento era rivolto ai preziosi fornitori di ogni parte del mondo. Sì, da queste parti non sono visti come limoni da spremere finché c’è succo ma come le risorse più preziose per avere successo nel proprio business. Torniamo alla nostra bistrattata Italia. Nel mese di giugno riceviamo da un fornitore italiano una telefonata. Laurea alla Bocconi, esperienze internazionali nel settore, impegno e incarichi di alto livello in realtà associative. Insomma, una persona di una certa esperienza e cultura. Più che una telefonata uno sfogo: “Non si può più andare avanti così, con certe catene distributive non puoi lavorare se non foraggi il buyer, è uno scandalo”. Noi che questo tema lo trattiamo da tempo, lo consoliamo: “Mah, lo sai, funziona così, anche in altri settori, vedilo come uno sconto ulteriore che concedi al cliente”. Ma lui non ci sta: “Sì, ho capito che è una prassi diffusa, ma vedi c’è solo un problema, non è legale!”. In effetti, come biasimarlo. Le tangenti o bustarelle da sempre rappresentano una distorsione. Al Mercato di Verona, per aggiungere un po’ di colore al quadro, gira voce - e noi ci crediamo - che diversi compratori delle insegne locali prendano 5 euro a pedana. Altri parlano di un 3 per cento di quanto fatturato. Si sà, nei Mercati all’ingrosso di contante ne gira tanto e il contatto

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tra compratore e venditore è praticamente quotidiano. “Ti sembra normale - ci dice ancora il fornitore - che un compratore vada a scegliersi il Rolex in negozio e che poi passi a pagarlo un suo fornitore?”. E in effetti di regali importanti ne abbiamo visti anche noi. Come una pedana di pregiati prosciutti spagnoli mandata lo scorso Natale a una piattaforma di Modena. “Quello ci può anche stare”, ci dice un altro fornitore che lavora con numerose catene italiane e che abbiamo solleticato sull’argomento. “Il problema - puntualizza - è che in questo modo non lavori con un fornitore perché è bravo e ha prodotti che ti possono dare un qualche vantaggio competitivo sulle altre catene distributive ma semplicemente perché ne hai un tornaconto personale. C’è una sorta di collusione tra buyer e fornitore che penalizza sia la catena distributiva che il consumatore finale”. Sante parole. Onore al merito quindi a quei fornitori che hanno deciso di non scendere a compromessi e onore al merito anche a quelle catene come Esselunga che si tengono distanti anni luce da queste dinamiche. Auspichiamo che possano essere di esempio per tutti gli altri.

MAGAZINE



PAG. EDITORIALE BASTANO 5 EURO A PEDANA?

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IMMAGINI

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BUONE NOTIZIE ITALIANI SEMPRE PIÙ SALUTISTI, LA GDO INIZIA A RISCOPRIRE IL GUSTO LO STUDIO USA, LA DIETA MEDITERRANEA? VA BENE, MA QUELLA DASH È MEGLIO MARKETING LA SFIDA DELLE INFORMAZIONI SUL PRODOTTO E NEL REPARTO TREND VENTO IN POPPA PER I BERRIES DOLE INVESTE SULLE VIDEO-RICETTE LA NOTIZIA AMAZON STACCA UN ASSEGNO DA 13,7 MILIARDI PER WHOLE FOODS FIERE FRUIT LOGISTICA SI FA IN TRE: NEL 2018 CI SARÀ ANCHE SHANGHAI RETAIL SVIZZERA, COOP APRE KARMA, IL CONCEPT PER I VEGETARIANI LA NOVITÀ ORTAGGI SNACK, FORNARI LANCIA L’INDIVIA FINGER FOOD SCENARI IL DECLINO DELLA PASTA, CALANO I CONSUMI E CAMBIANO I GUSTI STRATEGIE LEGAMBIENTE “FIRMA” LA SOSTENIBILITÀ DI VALFRUTTA L’AZIENDA GUIDI, UN MAXI MAGAZZINO PER RESTARE LEADER NELLE ALBICOCCHE MERCATI PESCHE E NETTARINE, L’ITALIA È LEADER SOLO NELLA PRODUZIONE RIFLESSIONI FRUITIMPRESE, IL SETTORE INVIDIA IL VINO MA NON FA SISTEMA ESTERI LIDL SBARCA NEGLI USA AL MOTTO “RETHINK GROCERY SHOPPING” FRAMMENTI “LA BUCCIA DI BANANA”, AFFONDO DI RAI3 SUL FRUTTO PIÙ CONSUMATO PACKAGING LA DISTRIBUZIONE TEDESCA CHIEDE SOLUZIONI SEMPRE PIÙ “GREEN” IL LIBRO UL LIBRO SULLE FRODI ALIMENTARI, CAVALCA L’ONDA MA LASCIA DUBBI TECNOLOGIA BANANE DALLA SHELF-LIFE PIÙ ELEVATA? SI PUÒ, CON RIPELOCK IDEE GRIF...FATE I BAMBINI RIFIUTANO L’ORTOFRUTTA? TRASFORMIAMOLA IN CIBO-COCCOLA FRONTIERE PEDON APRE A MILANO LA SUA PRIMA GREEN STATION “MEAT FREE”

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64 / VERTICAL FARMING, 68 / TRAVAGLINI FARM TECH, SOLUZIONI CONCRETE PARTE L’OLANDA. SU RICHIESTA DI ALDI?

PER IL VERTICAL FARMING

72 / COOP ITALIA, ECCO COME CAMBIA LA

76 / CRESCE LA PRIVATE LABEL IN EUROPA. BENE IL

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PRIVATE LABEL

SEGMENTO PREMIUM

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PANORAMA

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iFRESH

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CONTENUTI

80 / UK, TENSIONE SUI 88 / DON CAMILLO, PREZZI MA IL SERVIZIO DIETRO LA QUALITÀ C’È È SEMPRE AL TOP

TANTA TECNOLOGIA

MAGAZINE

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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Renata Cantamessa, Irene Forte, Salvo Garipoli, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi

94 / FRANCESCON, RADDOPPIA L’ANGURIA

96 / CARTONE ATTIVO, TEST SULLE FRAGOLE: PIÙ

PREMIUM PERLA NERA

VITA E MENO SPRECHI

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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Chinchio Srl - Via Pacinotti 10/12 35030 - Rubano (Pd) Carta Magno Volume 115 gr - Sappi 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero luglio 2017: 8.000 copie

102 / VARIETÀ BUONE, 106 / LO STRANO CASO DISTINTIVE E SOSTENIBILI DI AVOCADO & CO., PER AGR. CAMPIDANESE

ACCELERANO I CONSUMI

Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Pubblicità ALEGRA AGROFRESH ANNUNZIATA APOFRUIT ITALIA BATTAGLIO BONOMO BRIO BRUNO ELIO CAMPIDANESE CERADINI GROUP CULTIVA DANESE GROUP DHL DOLE ECOPLASTICA EURO POOL SYSTEM F.LLI NAPOLITANO MAGAZINE

43 13 51 29 41 31 79 53 6-7 4-5 71 37 47 2-3 III 21 25

FRANCESCON FRESH RETAILER HM.CLAUSE ITALIA IDM IFCO JUNGHEINRICH LA LINEA VERDE LPR METIS NATURITALIA NETPACK NOBERASCO ORTOROMI RETARDER UNITEC VALFRUTTA FRESCO VOL

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Karma Zugo (Svizzera) 31 maggio 2017 La Coop Svizzera ha inaugurato un nuovo format “meat free” che vede come protagonisti i freschissimi e gli alimenti biologici. Bandita la carne. L’ortofrutta si trova in un murale refrigerato, dall’aspetto tipicamento americano. Nel nuovo format, chiamato Karma, non mancano ristorazione e succhi fatti in-store.



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Meat Free Milano, 31 maggio 2017 A due passi dal Duomo, tra il ristorante di Carlo Cracco e la celebre enogastronomia Peck, l’azienda specializzata in cereali, legumi e semi Pedon ha inaugurato la sua prima Green Station, un locale trendy che mette al centro gli alimenti vegetali, con un servizio self service dalle 7.30 alle 20.30, per chi cerca cibo sano, buono e nutriente.



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Imbattibile Austin (Texas) 16 giugno 2017 Amazon, che capitalizza in borsa quasi 500 miliardi di dollari, si è comprata Whole Foods Market, la catena distributiva “fisica” più orientata ai freschi e con la migliore esperienza di acquisto, per 13,7 miliardi. Un’ora dopo l’annuncio le azioni erano già salite del 3 per cento, cioè di 14 miliardi di dollari...



buone notizie |

Eugenio Felice

Italiani sempre più salutisti, la gdo inizia a riscoprire il gusto 20

Sempre più salutisti e attenti al cibo. Ecco la fotografia degli italiani a tavola, che hanno contaminato la classica dieta mediterranea con i “superfood” e altri ingredienti orientali ed esotici che garantiscono benefici al corpo, addirittura come possibili sostituti dei farmaci. Le nuove tendenze alimentari del Bel Paese emergono da un’indagine condotta da Nielsen su 30 mila persone in 63 Paesi. E ora la gdo punta a fidelizzare i consumatori con il gusto È un periodo decisamente favorevole per frutta e ortaggi: sono gli alimenti del momento, praticamente non hanno nemici, sono anzi tra i pochissimi a rispondere in pieno alle esigenze di salute sempre più sentite dalla popolazione italiana e mondiale. Quindi non stupisce il dato del primo bimestre 2017: secondo il Macfrut Consumers’ Trend i consumi di frutta sono saliti del 4 per cento, quelli della verdura del 5 per cento. Sarebbero i dati migliori degli ultimi 17 anni. Usiamo il condizionale perché c’è chi, come Coop Italia, sostiene che tutta questa crescita dei consumi da un anno a questa parte in realtà non ci sia stata. Ciò non toglie che le prospettive sono a dir poco rosee, come emerge dall’indagine “Health / Wellness: food as medicine”, condotta da Nielsen su un campione di 30 mila persone in 63 Paesi, per cui gli italiani sarebbero sempre più salutisti e attenti al cibo, capaci di contaminare la classica dieta mediterranea con i cosiddetti superfood e altri ingredienti orientali ed esotici che garantiscono benefici al corpo, addirittura come possibili sostituti dei farmaci. Molto apprezzati i fagioli (quattro italiani su dieci sono alla ricerca di fonti alternative di proteine rispetto alla carne), il tè e il salmone. Sono yogurt e noci, però, gli alimenti “salutari” preferiti, consumati regolarmente dal 59 e 49 per cento della popolazione. MAGAZINE

Altro primato nostrano è il consumo di goji: sette italiani su dieci sono convinti che questa bacca possa essere utilizzata come un multivitaminico a sostegno del sistema immunitario e come regolazione della glicemia. Il secondo superfood più consumato è la curcuma, spezia considerata benefica dal 62 per cento degli italiani. Il 27 per cento consuma spesso anche un altro tipo di bacca, ovvero il mirtillo, fonte naturale di antiossidanti. Alla domanda: come intendi variare la tua alimentazione nei prossimi 12 mesi?, ben il 40 per cento ha risposto che mangerà più frutta e verdura. E la gdo cerca di adeguarsi, dedicando più spazio al reparto freschissimi, con un assortimento che risponda alle nuove esigenze. La parola d’ordine non sembra più essere prezzi bassi ma gusto, il fattore che oggi pare più importante per (ri)conquistare e fidelizzare i consumatori. Anche la comunicazione si adegua di conseguenza e non mancano gli esempi virtuosi come L’Alco (locandina sopra), catena lombarda aderente a Despar, che ha sviluppato il progetto “bontà ritrovate!” e Il Gigante, catena sempre lombarda aderente a Selex, con il suo “Bontà Gigante”. Perché la frutta e gli ortaggi fanno bene, si sa, ma se sono anche buoni il consumo diventa più soddisfacente e può crescere ulteriormente. Certo i produttori dovranno adeguarsi, puntando a varietà più buone, staccando i frutti a un corretto livello di maturazione, usando tecniche colturali meno intensive e più rispettose dell’ambiente e dei ritmi della natura. Insomma, il clima è cambiato: le opportunità non mancano, per chi saprà coglierle. N.20 LUGLIO 2017



lo studio |

Marco Zanardi

Usa, la dieta mediterranea? Va bene, ma quella dash è meglio 22

Ogni anno la rivista US News & World Report stila la classifica dei regimi alimentari coi migliori benefici sulla salute. Al secondo posto si è piazzata la celebre dieta mediterranea, al terzo la dieta Mind, mentre ha trionfato la dieta dash, come succede da sette anni a questa parte. Il punto principale su cui insiste questo tipo di regime alimentare è la riduzione del sale. A questo si aggiunge un grande interesse per il consumo di verdura, frutta e cereali Ogni anno la rivista US News & World Report incarica un gruppo di esperti di stilare una vera e propria classifica delle diete che, se rispettate, apportano grandi benefici alla salute. Ogni regime alimentare (nel 2017 sono stati 38) viene valutato in base alla facilità con il quale può essere seguito, alle proprietà nutrizionali, alla sicurezza, all’effettiva capacità di indurre la perdita di peso e alle potenzialità che possiede nell’incidere positivamente su diabete e patologie cardiovascolari. Anche quest’anno è stata dichiarata come la dieta migliore (come da 7 anni a questa parte) la dieta dash (Dietary Approaches to Stop Hypertension), seguita dalla dieta Mediterranea (l’anno precedente classificatasi al quarto posto) e poi la dieta mind. Dato che la seconda la conosciamo MAGAZINE

bene, soffermiamoci sulla vincitrice. Il punto principale su cui insiste questo tipo di regime alimentare è la riduzione del sale: nella versione standard si ammette il consumo di non più di 2,4 grammi al giorno, mentre la versione più rigida (detta anche iposodica) prevede il consumo di non più di 1,5 grammi. Accanto a quest’attenzione nella riduzione di sodio, si assiste a un grande interesse per il consumo di potassio il cui introito viene ottimizzato privilegiando il consumo di verdura, frutta e cereali. Per quanto riguarda l’apporto calorico esistono versioni da 2.000 Kcal al giorno, per chi deve mantenersi normopeso e versione da 1.600 Kcal o meno, per chi deve dimagrire. Non ci sono alimenti demonizzati: si possono mangiare tutte le verdure prediligendo per quanto possibile spinaci, zucca, finocchi, pomodori e broccoli. Stesso discorso per la frutta anche se si consiglia di preferire albicocche, mandarini, prugne e ciliegie. I carboidrati non sono vietati, ma concessi in piccole porzioni e con la raccomandazione di consumare pasta integrale. Anche i latticini rientrano a pieno titolo in questo regime alimentare e le proteine dovrebbero provenire soprattutto dal pesce, dai legumi e dal consumo di carne bianca. Chi segue questa dieta deve quasi eliminare il consumo di alcol, caffè e bevande energizzanti e cercare di non fumare. In realtà sia la dieta dash che quella mediterranea sono diete equilibrate. E veniamo alla terza classificata, la dieta mind: consiglia di consumare tutti i cibi che aiutano la salute del cervello e nello specifico verdure a foglia verde, noci, frutti di bosco, legumi, cereali integrali, pesce, pollame, olio di oliva e raccomanda di limitare al massimo carne rossa, burro e formaggio, dolci, fritti e cibi grassi. N.20 LUGLIO 2017



marketing |

Salvo Garipoli*

Il contesto nazionale ed internazionale del mercato alimentare evidenzia il consolidarsi di una quota rilevante di consumatori che scelgono di organizzare il proprio pasto quotidiano prediligendo frutta e verdura. Sono i cosiddetti “flexitariani”. Un vero esercito a disposizione della GDO e delle aziende di produzione a cui poter attingere per attrarre, fidelizzare ed elevare il posizionamento relativo dei reparti freschissimi con l’ortofrutta in testa

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ristiche nutrizionali del prodotto, argomento ca-valcato in maniera rilevante dall’industria di marca, la richiesta è quella di approfondire tutti quegli elementi in grado di sostenere il consumo a garanzia del benessere psicofisico; da ultimo ma non ultimo per importanza, la tematica relativa alla gestione del prodotto a casa e in cucina del prodotto ortofrutticolo, con le modalità di conservazione e le ricettazioni che diventano elementi utili a scaldarne la valenza di servizio. Tutti e tre questi elementi rappresentano occasioni per differenziare e qualificare il prodotto e la relazione del consumatore con il punto vendita prescelto. Seppur immersi nell’era digitale del social responsive, ancora oggi, infatti, è il “venditore”, nel caso di frutta e verdura, a rappresentare il veicolo più autorevole e credibile sul Siamo di fronte ad fronte informativo una evoluzione dei L E F ONT I I NF OR MAT I VE (22,9 per cento). La consumi, a seguito C onfronto categorie freschissimo centralità del punto della quale risulta vendita passa quinsempre più rilevandi sempre di più te il tema della gedalla capacità delstione dei contenuti l’insegna di saper informativi a partire disegnare in maniedal prodotto e dal ra distintiva lo spareparto. A dircelo è zio fisico in rapporto il consumatore finacon la propria dile che, come evidenmensione valoriale ziato dall’indagine ponendosi sempre di SG Marketing-Tutpiù al servizio delle toGood 2017 (che ha VERDURE AMICI / PROGREAMMI SOCIAL&WEB mai sopite istanze interrogato 700 rePARENTI TELEVISIVI consumer di fresponsabili di acquiFRESCHISSIMO VERDURA schezza, di vastità sto di frutta e verduFonte: SG Marketing assortimentale e di ra), manifesta tre convenienza. aree di non piena Trasformare il punto vendita in un luogo di espesoddisfazione utili a sostenere la categoria in vendirienza a sostegno del senso del consumo è la sfida che ta: sul fronte dell’approfondimento informativo relavedrà tutti impegnati nel breve e medio periodo; non tivo alla componente produttiva, il responsabile è un caso che l’ingresso di Aldi e Grand Freis sia visacquisto nazionale è sempre alla ricerca di informasuto quale minaccia concreta in un contesto distribuzioni addizionali relative all’azienda di produzione e tivo fatto di player ancora alla ricerca del proprio alle modalità di gestione in campo del prodotto; specifico e compiuto posizionamento distintivo. rispetto la comunicazione dei benefici e delle caratte-

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*senior consultant SG Marketing

La sfida delle informazioni sul prodotto e nel reparto



trend |

Giancarlo Sbressa

Vento in poppa per i berries Dole investe sulle video-ricette 26

Continuano a crescere i consumi dei frutti di bosco in Italia. Abbiamo analizzato con Dole i dati relativi al primo trimestre dell’anno che confermano il trend decisamente positivo che queste bacche del benessere stanno registrando negli ultimi anni. In testa alle preferenze ci sono mirtilli e lamponi. Nei consumatori cresce anche la consapevolezza degli effetti benefici per la nostra salute di cui sono portatori questi frutti. Tra i punti di forza la versatilità I dati raccolti da GFK Consumer Panel sui primi tre mesi del 2017 registrano un incremento del 2,4 per cento nel volume complessivo di berries e fragole rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Per quanto riguarda Dole, l’offerta di frutti di bosco, disponibile tutto l’anno, si compone di fragole, lamponi, mirtilli, more, ribes e fragoline di bosco. Il consumo di questi frutti è ormai destagionalizzato ma, con l’arrivo dell’estate, cresce il loro apprezzamento, grazie alla freschezza e versatilità in cucina e al tocco di colore con cui arricchiscono ogni tipo di ricetta (da macedonie a smoothie, da insalate ad altre pietanze dolci e salate). Dal punto di vista delle preferenze, in testa ci sono i mirtilli e lamponi. “Il consumatore di oggi è attento al benessere e ai

MAGAZINE

trend del momento, è informato, si documenta e richiede approfondimenti. E dispone di strumenti primo di tutti il web - che permettono di abbattere ogni tipo di distanza e di velocizzare i tempi. Questo lo riscontriamo ogni giorno sulla pagina Facebook di Dole Italia, con la quale entriamo in diretto contatto con gli utenti, che sempre più risultano interessati a benefici, proprietà e curiosità relative a tutti i prodotti, compresi i berries”, afferma Cristina Bambini, responsabile marketing Dole Italia. “E grazie al supporto del DNI (Dole Nutrition Institute), comunichiamo i risultati delle ultime ricerche in campo scientifico, inerenti le proprietà derivanti dal consumo di frutta e verdura fresche, sul blog Dole. Uno spazio che arricchiamo anche con focus sui prodotti, suggerimenti di benessere e spunti per incrementare il consumo di frutta nell’arco della giornata, così da avvicinarsi alle famose 7/10 razioni giornaliere raccomandate. E le video-ricette Dole Snack Circle, novità di quest’anno, offrono al consumatore tante idee per preparare in maniera semplice e veloce snack sfiziosi, sani ed equilibrati a base di frutta, 100 per cento natural snacking”. Alcuni dei video, già pubblicati sul canale YouTube di Dole Italia, sulla pagina Facebook e, con un approfondimento dedicato, sul blog propongono preparazioni versatili e facilmente realizzabili anche da chi non è particolarmente abile in cucina e vedono proprio i berries come protagonisti delle ricette: ne sono un esempio le “barrette energetiche ai mirtilli”, i “toast alla frutta” e il “Power shake alla banana”.

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la notizia |

Massimiliano Lollis

Amazon stacca un assegno da 13,7 miliardi per Whole Foods 28

Whole Foods Market, con i suoi 460 e oltre punti vendita distribuiti tra Usa, Regno Unito e Canada, è la più grande acquisizione del colosso di Seattle. L’operazione, che non comporta cambi di brand e di vertice per la catena texana focalizzata sul bio, rende sempre più vicina l’integrazione tra e-commerce e negozi fisici e c’è chi ipotizza che in futuro Amazon possa sfruttare la presenza fisica dei supermercati per consegne locali sempre più veloci Solo a gennaio Alibaba, colosso cinese dell’e-commerce, aveva annunciato l’acquisizione della catena distributiva Intime per 2,6 miliardi di dollari. Ora è la volta di Amazon, che a metà giugno ha annunciato la più grande acquisizione della sua storia, Whole Foods Market, mettendo sul piatto 13,7 miliardi di dollari. La catena di supermercati, fondata nel 1978 nella città texana di Austin e primo punto vendita biologico certificato a livello nazionale, ha registrato nel 2016 vendite per circa 16 miliardi di dollari nei suoi oltre 460 negozi sparsi tra Usa, Canada e Regno Unito. Non parliamo di una catena qualsiasi ma di quella dove è più spinta l’esperienza di acquisto e maggiore la focalizzazione su freschissimi e alimenti naturali. “Milioni di persone amano Whole Foods Market perché offre i migliori alimenti naturali e biologici, rendendo divertente mangiare in modo salutare”, ha dichiarato in una nota il fondatore e ceo di Amazon, Jeff Bezos. “Whole Foods Market - ha aggiunto - ha soddisfatto, deliziato e nutrito clienti per circa quattro decenni: sta facendo un lavoro splendido e vogliamo che continui a farlo”. Piena soddisfazione anche da parte di John Mackey, ceo e co-fondatore di Whole Foods Market: “Questa collaborazione - ha osservato - presenta l’opportunità di massimizzare il valore degli azionisti di Whole Foods Market, espandendo MAGAZINE

allo stesso tempo la nostra missione nel portare ai nostri clienti la più alta qualità, esperienza, convenienza e innovazione”. La catena continuerà a vendere nei propri punti vendita con lo stesso brand senza cambiare la propria filosofia riguardo qualità e fornitori. Allo stesso modo, John Mackey resterà al suo posto, così come il quartier generale, che continuerà ad operare da Austin, in Texas. La mossa di Amazon rende sempre più vicina ed efficace l’integrazione diretta tra e-commerce e negozi fisici e, come riportato da Bloomberg, già c’è chi ipo-

tizza la possibilità che l’operazione possa servire a sostenere dal punto di vista logistico la start-up di Amazon Instacart Inc., pensata proprio per consegnare gli ordini di Whole Foods in più di 20 Stati. Secondo Michael Pachter, analista di Wedbush Securities Inc., intervistato da Bloomberg, “Amazon vuole esserci nel mondo dell’agroalimentare ed è ovvio che sia convinta che una presenza fisica possa offrire un vantaggio” E già gli analisti ipotizzano consegne record fatte in soli 5 minuti. N.20 LUGLIO 2017



fiere |

Eugenio Felice

Fruit Logistica si fa in tre: nel 2018 ci sarà anche Shanghai 30

Si svolgerà dal 14 al 16 maggio nella metropoli cinese la prima edizione di China Fruit Logistica, secondo distaccamento nato dopo Hong Kong dalla fiera monstre che ogni inizio anno si tiene a Berlino. Avrà cadenza annuale e sarà focalizzata sul gigantesco mercato cinese, sempre più aperto alle merci occidentali, ortofrutta compresa. Di fiere in Cina ce ne sono già tante ma questa diventerà, nei propositi degli organizzatori, quella di riferimento Solo nel numero scorso di Fm avevamo parlato in questa rubrica di due nuove fiere in Cina, una specifica sulle mele, Interpoma China (Shandong, 28-30 giugno 2017), e Mac Fruit Attraction China (Shanghai, 22-24 novembre 2017), manifestazione nata dalla partnership tra l’italiana Macfrut e la spagnola Fruit Attraction. A dimostrazione che l’interesse sul ricco mercato cinese è elevato, è arrivato l’annuncio che anche Fruit Logistica avrà la sua versione cinese: China Fruit Logistica, in programma dal 14 al 16 maggio nella più popolosa città del mondo. “Fruit Logistica è un brand che non delude, questa nuova piattaforma sarà la terza della famiglia, dopo la Fruit Logistica di Berlino e l’Asia Fruit Logistica di Hong Kong, e coinvolgerà il commercio ortofrutticolo MAGAZINE

della Cina continentale”, ha dichiarato nell’occasione del lancio Will Wollbold, direttore commerciale di Global Produce Events. “I tempi sono maturi per il lancio di questa nuova rassegna - ha aggiunto Woolbold - la Cina è la patria di centinaia di milioni di consumatori che richiedono freschezza, gusto e qualità in ogni regione del Paese. Molti sono gli eventi cinesi legati al business della frutta, ma non esiste una vera e propria piattaforma ortofrutticola in Cina collegata al vasto mondo della frutta e della verdura internazionale. China Fruit Logistica coprirà tutti i settori, tra cui frutta, verdura, funghi, erbe aromatiche, frutta secca e specialità. Inoltre, la fiera si occuperà anche di logistica del freddo, soluzioni di confezionamento e tecnologie per il business ortofrutticolo”. La maggior parte dei visitatori e buyer arriveranno dalla Cina, compresi retailer, acquirenti all’ingrosso, operatori online, importatori ed esportatori nonché altri soggetti interessati. Gli espositori e i visitatori di China Fruit Logistica potranno contare su una forte rete di supporto, grazie anche alla nuova filiale di Shanghai di Global Produce Events: “Gli operatori potranno essere certi di un servizio degno del nome Fruit Logistica”, ha detto Wollbold. Certo è che gli appuntamenti fieristici si infittiscono e le aziende dovranno iniziare a scegliere su quali puntare. In particolare in Cina, dove ad oggi possono entrare (dalla porta principale) solo kiwi e agrumi. N.20 LUGLIO 2017



retail |

Irene Forte

Svizzera, Coop apre Karma, il concept per i vegetariani 32

A Zugo vegetariani, vegani e tutti quelli che semplicemente sono interessati ai nuovi trend alimentari e a un’alimentazione sana e sostenibile, hanno il loro negozio. Ha infatti aperto a maggio il primo shop Karma di Coop Svizzera. L’assortimento comprende prodotti freschi, ma anche confezionati, cosmetici e un’ampia scelta di bevande preparate al momento, tutto esclusivamente veg. Circa un terzo dei generi alimentari è biologico o certificato Max Havelaar Un supermercato per i vegetariani, i vegani e i flexitariani, dove tutto l’assortimento, dai freschi ai cibi confezionati, è fatto di prodotti principalmente di origine vegetale e in parte significativa biologica. Si chiama Karma ed è un inedito format nato all’interno di Coop Svizzera: ha inaugurato a fine maggio a Zugo (Zug in tedesco), città elvetica capitale dell’omonimo cantone. Lo shop Karma propone un ricco assortimento di novità e di marche trendy così come un’offerta ampliata di articoli fatti in casa della marca propria Karma - in Svizzera la private label raggiunge ben il 52 per cento contro il 21 dell’Italia, record assoluto in Europa - nonché anche generi alimentari vegetariani e vegani Naturaplan e Délicorn. MAGAZINE

Inoltre, lo shop offre un ampio assortimento di marche trendy per vegetariani e vegani e un’esclusiva selezione di prodotti della marca tedesca Veganz (che è anche una catena distributiva, ne abbiamo parlato su Fm, edizione di aprile 2017). Circa un terzo dei generi alimentari è certificato biologico o Max Havelaar (il marchio del commercio equosolidale nato in Olanda). Oltre ai prodotti freschi, con un lungo banco frigo con l’ortofrutta a libero servizio ma con l’assistenza di personale competente, sugli scaffali si possono trovare anche alimenti confezionati, cosmetici vegani o vegetariani e una grande scelta di bevande preparate al momento. Completano l’offerta l’assortimento di frutta secca e cereali self service e una variegata offerta di prodotti convenience a libero servizio. Con Karma, Coop Svizzera tiene conto della grande richiesta di prodotti vegetariani e vegani nonché di una alimentazione sana, rafforzando la propria competenza in materia di prodotti vegetariani e vegani. Per aumentare il fattore esperenziale, lo shop di Zugo propone anche un bar con angolo arredato con sgabelli dove gustare un buon caffè o tè e circa 40 generi alimentari come quinoa, müesli o frutta secca a libero servizio per i clienti che possono così acquistare le quantità desiderate riempiendo da soli le confezioni. Il team Karma prepara ogni giorno bowl da colazione, sandwich e smoothies; a pranzo e cena la ristorazione si completa con bowl di insalata e un hot dog vegano: il tutto confezionato da asporto e pronto da essere gustato all’aperto. N.20 LUGLIO 2017



la novità |

Carlotta Benini

Ortaggi snack, Fornari lancia l’indivia finger food 34

La storica azienda mantovana ha lanciato con un tour promozionale nei principali mercati ortofrutticoli della penisola Lady Leaf Snack, gustosi filetti di insalata indivia in un comodo packaging ergonomico con kit di degustazione e condimenti. Alto l’interesse anche da parte della Gdo. Le due varianti riccia e scarola sono abbinate rispettivamente a olive e mix di frutta secca e mirtilli rossi disidratati e anacardi Insalata da gustare come finger food? La novità assoluta arriva da Fornari, presente sul mercato da tre generazioni, con due siti ad Asola (Mn) e in Toscana e specializzata nella produzione di indivia riccia, scarola e insalata pan di zucchero, 12 mesi all’anno. Il prodotto, lanciato ufficialmente a Milano il 5 giugno, è protagonista di un tour promozionale nei principali mercati ortofrutticoli d’Italia. Al centro della proposta ci sono i cuori di indivia Lady Leaf, dal gusto caratteristico, con un delicato contrasto dolce-amaro che fa da sfondo a una consistenza croccante, frutto di più di quarant’anni di

MAGAZINE

ricerca e sviluppo sul prodotto. Due gli abbinamenti proposti per il lancio promozionale: Indivia Riccia con olive e mix di frutta secca e Indivia Scarola con mirtilli rossi disidratati e anacardi. Ogni referenza è confezionata in un packaging ergonomico, che poggia comodamente sulla mano, dotato di pinzetta ecologica in bambù e tovagliolino, e di condimenti. L’olio extra vergine d’oliva, prodotto artigianalmente e in esclusiva per Fornari da un frantoio toscano, è presentato all’interno di innovative bustine brevettate con una nuova tecnologia di apertura salva goccia. L’esclusiva vaschetta, protetta da un film studiato appositamente per foglie bianche, permette di regolare la traspirazione del prodotto, che si mantiene fresco e croccante: la shelf life è di 10 giorni. “Si tratta di un prodotto di quarta gamma premium - spiega il direttore commerciale Damiano Fornari - Dietro a ogni referenza c’è un lavoro artigianale di selezione delle foglie migliori, tagliate tutte della stessa misura, per ottenere filetti croccanti e delicati. Alla prima prova di assaggio il pubblico è stato letteralmente conquistato”. A Macfrut Lady Leaf Snack ha vinto un Innovation Award. “Stiamo raccogliendo varie richieste da parte dei retailer - rivela Fornari - si tratta di una linea di alta gamma, quindi intendiamo introdurla in quelle insegne che valorizzano il prodotto premium”.

N.20 LUGLIO 2017



scenari |

Giancarlo Sbressa

Il declino della pasta, calano i consumi e cambiano i gusti 36

Una ricerca di Mintel evidenzia vendite di pasta in calo in Italia del 2 per cento tra il 2011 e il 2015. Il consumo pro capite è sceso addirittura del 10,5 per cento, dai 17 kg del 2011 ai 15,2 dello scorso anno, con il 23 per cento degli italiani che dichiara di limitare il consumo di pasta per motivi di salute, percentuale che sale al 28 per cento tra le persone dai 55 anni in sù. Crescono invece gli acquisti di pasta biologica, della senza glutine e della integrale Barilla & Co. da alcuni anni non stanno dormendo sonni tranquilli. Molti nutrizionisti infatti consigliano di ridurre il consumo di pastasciutta, pane e altri derivati dei cereali perché causa primaria di obesità e infiammazioni varie. I nostri lettori più attenti si ricorderanno la recensione del libro “La Dieta Intelligente” di David Perlmutter che mette in copertina la foto di una pagnotta con una bella “x” rossa sopra e la dicitura: “Perché grano, carboidrati e zuccheri minacciano il nostro cervello”. Sono stati riportati da diversi media in tutto il mondo i risultati della ricerca di Mintel - una società che si occupa di ricerche di mercato, basata a Londra sui consumi di pasta in Italia e in altri Paesi. Dalla ricerca risulta che tra il 2011 e il 2015, le vendite di pasta in Italia sono calate, facendo registrare una riduzione pari al 2 per cento. Il consumo medio pro capite annuale è passato dai 17 kg del 2011 ai 15,2 del 2016 (-10,5 per cento). Il 23 per cento degli italiani dichiara di limitare il consumo di pasta per motivi di salute, percentuale che sale al 28 per cento tra le persone dai 55 anni in su. Anche i gusti pare che stiano cambiando. Nel 2015 il 7 per cento degli italiani dichiarava di aver mangiato pasta senza glutine, l’anno dopo però la percentuale sale al 33 per cento, con l’8 per cento che precisa di consumarla almeno una volta la settimana. La percentuale di chi MAGAZINE

dichiara di aver mangiato pasta biologica sale dal 13 per cento del 2015 al 63 per cento del 2016. Gli appassionati di pasta integrale lievitano dal 36 al 75 per cento. L’Italia resta nella classifica dei tre Paesi con il maggior consumo di pasta (908 mila tonnellate nel 2016), superata solo dal Brasile (1,22 milioni di tonnellate) e dalla Russia (1,18 milioni di tonnellate). Secondo Jodie Minotto, analista di Mintel, il calo dei consumi è correlato alla crescente popolarità delle proteine e la ripresa delle diete a basso contenuto di carboidrati. Un’identica diminuzione delle

vendite tra il 2011 e il 2015 si è registrata anche nel Regno Unito, mentre sono rimaste stabili i consumi in: Australia, Canada, Francia e Stati Uniti. I produttori hanno reagito cercando di migliorare la propria immagine, con nuovi prodotti pensati per andare incontro ai desiderata dei consumatori attenti a un’alimentazione sana, sfruttando in particolare la moda del “senza glutine”. A livello mondiale, nel 2012 le paste gluten free rappresentavano il 5 per cento dei nuovi prodotti lanciati sul mercato, nel 2016 la percentuale è salita al 14 per cento. Bene anche le paste biologiche, cresciute dall’11 al 18 per cento e quelle integrali dal 5 all’8 per cento. N.20 LUGLIO 2017



strategie |

Eugenio Felice

Legambiente “firma” la sostenibilità di Valfrutta 38

È una collaborazione tutta improntata alla sostenibilità delle filiere agricole, alla tutela dell’ambiente e a valorizzare la qualità intrinseca delle produzioni quella che il consorzio Apo Conerpo ha definito con Legambiente Onlus e che ha presentato a Macfrut 2017. Tra i primi prodotti a fregiarsi del doppio marchio - Valfrutta e Legambiente - ci saranno dal mese di maggio i pomodori coltivati fuori suolo per poi passare a drupacee e ai peperoni Cornelio Il doppio marchio, per dare maggiori rassicurazioni al cliente finale, sembra essere una delle tendenze degli ultimi anni. Che siano marchi di produttori di comparti diversi, o marchi di produttori e distributori o ancora marchi di produttori ed enti di ricerca o, come in questo caso, marchi di produttori e associazioni che tutelano l’ambiente. Uno dei pionieri era stato diversi anni fa il Consorzio Mezzacorona che proprio con Legambiente siglò un accordo per avere una linea di mele dedicata. In queato caso parliamo invece di Apo Conerpo, che ha cercato una “partnership” di alto livello, che mette al centro delle linee guida produttive la sempre maggiore attenzione all’impatto ambientale, realizzata adottando buone pratiche agronomiche, sociali ed ecologiche, con il fine di MAGAZINE

tutelare le produzioni nella loro essenzialità e di evitare sprechi salvaguardando il futuro del pianeta. Apo Conerpo e Legambiente hanno definito una collaborazione in cui il Consorzio si impegna a rispettare un disciplinare di produzione volontario per sostenere un’agricoltura di qualità che tuteli in primis le risorse naturali e le varietà genetiche, promuova lo sviluppo delle filiere, la redditività delle produzioni e l’etica del lavoro. Il logo “Legambiente per l’agricoltura italiana di qualità” a partire dalla fine di maggio è stato apposto sulle confezioni di pomodorini Valfrutta Fresco, brand di punta del Consorzio, coltivati fuori suolo in Sicilia e nel nord Italia. Attraverso questa collaborazione, infatti, Apo Conerpo intende fornire un contributo tangibile alla filiera dei pomodorini. Allo stesso tempo, l’azienda garantirà al consumatore finale prodotti di origine e qualità certe, ancora più rispettosi verso l’ambiente. In seguito verranno contrassegnate altre linee “virtuose” come le drupacee, uno dei prodotti più importanti dell’offerta Valfrutta Fresco, e i peperoni Cornelio, tra le referenze sempre più richieste ed apprezzate dai consumatori. “Abbiamo deciso di affiancare il Consorzio Apo Conerpo in un progetto che offre un valido sostegno all’agricoltura tradizionale e che contribuisce a orientare i consumi verso produzioni a minore impatto ambientale - ha dichiarato Rossella Muroni, presidente di Legambiente attraverso la graduale riduzione del ricorso a prodotti fitosanitari e a una gestione sostenibile delle risorse naturali, suolo e acqua in primis su specifiche filiere. Una progettualità che si snoda nel medio e lungo periodo, con l’obiettivo - ha aggiunto - di dare al consumatore un riscontro reale e verificabile sulla qualità”. N.20 LUGLIO 2017



l’azienda |

Carlotta Benini

Guidi, un maxi magazzino per restare leader nelle albicocche 40

Taglio del nastro a maggio a Carpinello di Forlì per il magazzino di 15.600 mq di Agricola Guidi, che con il brand Albisole è diventata negli ultimi anni top player a livello nazionale delle albicocche. Oggi è sul mercato con tre brand: Albisole (16 varietà per la Gdo), Rubysole (9 varietà a buccia rossa) e Premium per il normal trade. Entro il 2021 l’azienda romagnola avrà 430 ettari a dimora, per una produzione stagionale di 100 mila quintali di albicocche Tre brand, per valorizzare il prodotto a seconda dei canali di commercializzazione, un nuovo magazzino fra i più grandi d’Europa dedicati alla lavorazione e al confezionamento di questo frutto e un obiettivo ambizioso: ricoprire entro il 2021 il 4 per cento della produzione nazionale di albicocche, per un volume stimato di 160 milioni di frutti a stagione. È stato inaugurato sabato 20 maggio a Carpinello di Forlì il nuovo stabilimento di Agricola Guidi, azienda nata nel 1968 in Romagna, a Roncofreddo (Fc), con una specializzazione nel settore avicolo, che negli ultimi cinque anni, con il marchio Albisole, è diventata un player di riferimento a livello nazionale nella produzione di albicocche. Nel 2016 il gruppo ha registrato un fat MAGAZINE

turato complessivo di 56 milioni di euro, in aumento del 6 per cento. Il maxi magazzino di 15.600 metri quadri è dotato di tecnologie all’avanguardia e di un impianto fotovoltaico in grado di produrre 1 milione 250 mila kilowatt all’anno, il doppio del fabbisogno energetico interno, rendendo così totalmente autosufficiente e sostenibile la struttura. Al suo interno lavorano attualmente 60 addetti, impegnati nelle attività di stoccaggio, lavorazione, confezionamento e spedizione degli oltre 40 mila quintali di albicocche prodotti nei 350 ettari del gruppo presenti in Romagna. È stato realizzato grazie a un investimento complessivo di 11 milioni di euro. “Siamo un’azienda a conduzione familiare, arrivata alla quarta generazione con l’ingresso dei miei nipoti - ha esordito con orgoglio e con un po’ di commozione il cav. Giancarlo Guidi, patron del gruppo, di fronte al folto pubblico presente alla cerimonia di inaugurazione Perché questo investimento? Perché crediamo fortemente nel settore ortofrutticolo e siamo convinti che si possano compiere gli stessi passi da gigante fatti negli ultimi 30 anni da quello avicolo. E poi ci siamo ‘innamorati’ delle albicocche, tanto da decidere di puntare tutto sul frutto, più difficile da produrre di altri, ma con le maggiori prospettive di mercato”. “In Italia - ha sottolineato Roberto Guidi, figlio di Giancarlo - non esisteva un’azienda capace di fare massa critica sulle albicocche e di rispondere alle richieste in aumento della grande distribuzione. Così abbiamo deciso di farlo noi, con un marchio ad hoc”. N.20 LUGLIO 2017



mercati pesche |

Marco Zanardi

Pesche e nettarine, l’Italia è leader solo nella produzione 42

gnole: nel 2016 abbiamo esportato 253 mila tonnellate di pesche e nettarine contro le 823 mila della Spagna, che è anche il secondo produttore mondiale con trend in costante crescita. Per il futuro bisognerà capire gli effetti delle ultime crisi di mercato, già nel 2016 c’è stata una battuta di arresto rispetto all’anno prima. Dati alla mano l’Italia ha perso il 50 per cento delle esportazioni dal 2000 ad oggi. La destinazione più importante per l’export tricolore è la Germania, con oltre 90 mila tonnellate esportate nel 2016, seguita dalla Danimarca (oltre 32 mila tonnellate) e dall’Austria (circa 20 mila tonnellate). Le regioni più “prolifiche” dove si concentra la produzione sono Campania (oltre 400 mila tonnellate), Emilia-Romagna (oltre 300 mila tonnellate), Piemonte (134 mila tonnellate), Sicilia (quasi 123 mila tonnellate) e Puglia (85 mila tonnellate).

Nella produzione di pesche e nettarine il nostro Paese è al primo posto, escludendo la Cina, con circa 1,5 milioni di tonnellate, anche se presto potrebbe lasciare il primato a chi vince già a mani basse in termini di esportazioni: la Spagna. E si affaccia la Turchia Stando ai dati Eurostat più aggiornati, pesche e nettarine si confermano referenze ortofrutticole di punta del nostro Paese, con una produzione di quasi 1,5 milioni di tonnellate nel 2016. Praticamente siamo ancora oggi il primo produttore mondiale se escludiamo la Cina. In costante calo le esportazioni italiane rispetto al 2000, mentre raddoppiano quelle spa-

La produzione mondiale di pesche e nettarine (migliaia di tonnellate)

1.468 1.340 1.082 759 581

ITALIA anni 60

SPAGNA anni 70

USA anni 80

anni 90

GRECIA anni 2000

TURCHIA 2010 - 2014

Fonte: EUROSTAT MAGAZINE

N.20 LUGLIO 2017



riflessioni |

Eugenio Felice

Fruitimprese, il settore invidia il vino ma non fa sistema 44

Si è svolta a Roma il 20 aprile l’assemblea numero 68 di Fruitimprese. Cosa è emerso? Niente di particolarmente nuovo: l’Italia si conferma il fanalino di coda in termini di crescita, competitività e capacità di attrarre investimenti tra le cosiddette economie avanzate, a causa di una politica incapace e assente. Il settore ortofrutta vorrebbe le attenzioni politiche che ha il vino ma allo stesso tempo è diviso in una miriade di associazioni e campanili Un centinaio di imprenditori hanno partecipato il 20 aprile a Roma alla 68.ma assemblea di Fruitimprese, l’associazione delle imprese ortofrutticole italiane nata negli anni ’40 del secolo scorso e presieduta oggi da Marco Salvi. Avrebbe dovuto partecipare il ministro Martina ma ha dato buca (non avevamo dubbi). Praticamente nessun politico presente, nonostante la sede capitolina: la politica ha confermato la sua natura e la distanza dal mondo dell’ortofrutta. Lo scenario descritto dal presidente di Fruitimprese, nonostante i dati record del 2016 sulla bilancia commerciale, è un bollettino di guerra: la Russia rimane chiusa e se riaprirà sarà un mercato completamente cambiato e avviato all’autosufficienza; gli Stati Uniti di Trump minacciano nuovi dazi mettendo a rischio gli 86 milioni di euro che vale per la nostra ortofrutta quel mercato; le primavere arabe hanno reso instabile buona parte del Nord Africa che era diventato uno dei maggiori mercati di sbocco; la Brexit comporterà di sicuro nuovi dazi e meno risorse per la PAC anche se i danni non sono ancora misurabili. Se molti mercati si sono chiusi, altri si stanno aprendo. Il recente caso del Messico è un segnale positivo, le prossime barriere a cadere dovrebbero essere quelle della Cina per le mele e le pere. Ci sono altri mercati interessati alle nostre produzioni ortofrutticole, in particolare nel Sudest Asiatico, che però rimango MAGAZINE

no ancora chiusi per motivi fitosanitari. Salvi ha infine lanciato un appello alla politica: “Non siamo figli di un dio minore, è necessario un tavolo permanente tra i vari soggetti della filiera e i ministeri competenti, sull’esempio di quanto fa il settore vitivinicolo, che impiega peraltro meno manodopera essendo più meccanizzato”. Dall’assemblea di Fruitimprese ci restano alcune conferme. La prima è che la politica è il peggior male dell’Italia. La seconda è che da anni si ripete il ritor-

CRESCITA DEL PIL ITAL IANO IL TRIPL ETE DEL L E MAGL IE NERE (ranking fra i G20, i G7 e gli EU15)

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

G20 19= 18 20 19 20 20 18 18 20 19 20

G7 6= 7 7 6 7 7 7 7 7 7 7

E U15 15 13 12 11 15 14= 14 13 14 15 15

Fonte: Banca mondiale, World Development indicators, accesso del 14 marzo 2017, Commissione Europea, Winer 2017 Economic Forecast, 13 febbraio 2017; “Economic and financial indicators”, The Economist, 11 marzo 2017

nello del fare sistema ma i risultati finora sono modesti: in Italia le varie OP e AOP sono servite solo a prendere i contributi comunitari. La terza è che il settore non ha una rappresentanza unica e questo costituisce una debolezza sia nei cofronti della politica che dei mass media: la stessa Fruitimprese rappresenta solo una parte delle aziende ortofrutticole italiane, poi ci sono ai vari livelli molte altre associazioni. Finché gli operatori rimarranno dei grandi solisti nei salotti di Vespa continueranno a parlare di zucchine d’oro o di caporalato e nei ministeri di vino. N.20 LUGLIO 2017



esteri |

Massimiliano Lollis

Lidl sbarca negli Usa al motto “rethink grocery shopping” 46

Il 15 giugno il discounter tedesco ha aperto i primi dieci punti vendita nella East Coast. Nel corso del prossimo anno saranno 5 mila le risorse impiegate e 100 i punti vendita in un’area in cui è già presente da tempo anche Aldi. Per il ceo di Lidl US, Brendan Proctor, la chiave non sta solo nei prezzi più bassi del mercato: “Studieremo i consumatori che entreranno nei nostri negozi. Il nostro lavoro inizia da qui”. Al motto di “Rethink Grocery Shopping” L’atteso sbarco di Lidl sulle coste degli Usa, dallo scorso 15 giugno è realtà. A Virginia Beach, nello stato di Virginia, ha infatti aperto i battenti uno dei primi dieci punti vendita del colosso tedesco dei discount sul suolo statunitense. E la lista è destinata ad allungarsi: solo nel corso dell’estate saranno infatti una ventina i nuovi punti vendita Lidl a sorgere tra Virginia, Nord Carolina e Sud Carolina, mentre l’azienda fa sapere che in programma - entro i prossimi dodici mesi - c’è l’apertura di altri 100 negozi sulla East Coast, che daranno lavoro a circa 5.000 persone. Certamente il momento in cui si colloca questa operazione è peculiare sotto diversi punti di vista. Prima di tutto il mercato retail alimentare in Usa soffre da tempo di eccesso di offerta e rallentamento MAGAZINE

della domanda, oltre a un livello di deflazione che non si vedeva dagli anni ’50. Poi c’è la competizione sfrenata da parte di altri giganti della distribuzione, senza contare che il competitor naturale di Lidl, il gruppo tedesco Aldi, in Usa possiede già una rete di 1.600 punti vendita che sta riammodernando, con la previsione di aprirne altri 400 nel corso del biennio. In più ci troviamo all’indomani dell’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon. Ovviamente Lidl non ha nessuna intenzione di farsi intimorire da tutto ciò, invogliata dalle prospettive di crescita che il mercato statunitense può offrire. E così, ecco una campagna pubblicitaria con un claim nuovo di zecca (Rethink Grocery Shopping) e punti vendita pensati appositamente per il mercato Usa. Cosa c’è di nuovo? Prima di tutto la struttura esterna, realizzata in vetro e mattoni rossi, che può ricordare, a benvedere, i negozi di Aldi. C’è poi il formato: i punti vendita sono più grandi del 35% rispetto alle loro controparti europee di maggior formato, offrendo poco più di 1.800 mq di superficie e un layout semplice pensato per agevolare i clienti. Il prezzo basso è ovviamente una componente fondamentale dei negozi Lidl in Usa: stiamo comunque parlando di un discount, seppur in salsa statunitense. Il gruppo fa sapere che tenderà a prezzi più bassi perfino del 50 per cento rispetto ad altri competitor, oltre a proporre prodotti private label al 90 per cento e una serie di promozioni speciali, tra le quali spicca l’offerta “Fresh 5 Specials”, che due volte a settimana prevede un prezzo speciale per tre articoli di frutta e verdura, più due di carne o pesce. N.20 LUGLIO 2017



frammenti |

Eugenio Felice

“La buccia di banana”, affondo di Rai3 sul frutto più consumato 48

Il 24 aprile “Indovina chi viene a cena” si è occupato di banane. Le telecamere del programma di Rai3 sono andate in Guatemala ed Ecuador per capire quanto siano “verdi” le piantagioni certificate Rainforest Alliance, Scs Global e Fairtrade. Le immagini riprese da una telecamera messa sotto un aereo che “tratta” le piantagioni con sottofondo la cavalcata delle Valchirie di Apocalypse Now passando su case, lavoratori e corsi d’acqua, sono inquietanti La puntata andata in onda lunedì 24 aprile ha avuto come protagonista la banana, il frutto più consumato al mondo. “È anche uno dei più verdi, cioè sostenibili - si dice nel programma - a garantirlo è un bollino rilasciato da società di certificazione come Rainforest Alliance o Scs Global. Ma a pagare i certificatori per ottenere il bollino con il simbolo della rana o del picchio sono ormai le più grandi compagnie al mondo”. Con quali risultati? Piuttosto discutibili, si direbbe a guardare il servizio degli inviati in Guatemala ed Ecuador. Gli aerei nebulizzano composti chimici sulle piantagioni proprio come succedeva negli anni ’40 nei campi di cereali negli Stati Uniti (succede ancora?). Solo che sotto ci sono anche case, corsi d’acqua e lavoratori. I MAGAZINE

“Indovina chi viene a cena” è uno dei programmi rivelazione di questa stagione, va in onda in prime time alle 21.05 su Rai3 subito prima di Report con ascolti che superano 1,5 milioni di telespettatori. Il taglio peraltro assomiglia molto a Report, un giornalismo di inchiesta sul tema food sotto la direzione di Sabrina Giannini.

prodotti chimici vanno ovunque, nell’aria, sulle piante, nei corsi d’acqua, nei sacchetti blu che proteggono i frutti dalle punture degli insetti, nei caschi di banane verdi che devono poi affrontare il lungo viaggio nelle pance delle navi o nei container. Nel servizio si vedono e si parla delle tre maggiori compagnie mondiali delle banane - Chiquita, Dole e Del Monte - che non avrebbero peraltro risposto alle domande dei giornalisti del programma. Il finale poi è la classica ciliegina sulla torta: una intervista alla rassicurante dottoressa Del Poggi che spiega tutti i problemi alla salute che possono arrecare i funghicidi e i pesticidi utilizzati, con parole come “cancro” e “avvelenarsi” e mettendo bene in chiaro subito che “da noi le banane arrivano contaminate”. Dalla tempesta sembra salvarsi in corner solo la certificazione Fairtrade. Il problema centrale, secondo la trasmissione, è lo stesso del biologico: gli enti certificatori sono pagati da chi deve essere certificato, quindi delle zone d’ombra sono inevitabili. Probabilmente il nodo vero, aggiungiamo noi, è un altro: le catene distributive da una parte vogliono vendere banane super certificate, dall’altra essendo una commodity la vogliono comprare a prezzi sempre più bassi. N.20 LUGLIO 2017



packaging |

Giovanni Turrino

La distribuzione tedesca chiede soluzioni sempre più “green” 50

Nel loro percorso dal campo, al magazzino di confezionamento, alla piattaforma della GDO, al supermercato e infine alla cucina del consumatore finale, frutta e ortaggi ne devono fare di strada. Il “come” la fanno è determinante. Negli ultimi anni stanno riscontrando un successo crescente gli alveoli in polpa di legno e in carta, che, oltre ad essere completamente riciclabili, danno dei benefici in termini di shelf-life e di comunicazione essendo stampabili “Diverse catene distributive tedesche stanno richiedendo ai confezionatori europei alveoli in carta e in polpa di legno per utilizzarli anche su prodotti estivi come pesche e nettarine. I vantaggi di questi imballaggi consistono nel materiale di costruzione, che è al 100 per cento riciclabile e biodegradabile, e che consente un prolungamento della shelf-life grazie alla maggiore aerazione e assorbimento dell’umidità. Non ultima, ne guadagna anche la differenziazione del prodotto sullo scaffale, in quanto è possibile stampare il messaggio aziendale o il logo fino a quattro colori”, spiega Luca Rivoira, responsabile commerciale dell’azienda piemontese Retarder che for-

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nisce soluzioni per il confezionamento e la conservazione dell’ortofrutta, tra cui appunto gli alveoli in carta e in polpa di legno, già ampiamente utilizzati per alcuni prodotti, come i meloni. L’alveolo in carta permette di ottimizzare la qualità di frutta e verdura, unendo protezione e presentazione. Contrariamente agli altri materiali, questo alveolo preserva il prodotto dall’umidità. Gli alveoli in carta permettono una buona aerazione e mantengono l’idratazione della merce. Sono disponibili nelle misure 30x40, 30x50 e 40x60 per frutta tonda, pere e kiwi e in più di 40 calibri differenti, su carta semplice (60 grammi) o doppia (120 grammi) e in diversi colori e tipologie. Si possono anche personalizzare. Una novità è il Naturalplus, un alveolo universale che consente di proteggere la merce durante il trasporto e garantire un’ottima visibilità sullo scaffale. Per Retarder sostenibilità significa sviluppare e offrire soluzioni di packaging, come gli alveoli in polpa di legno, che aiutano i clienti a proteggere le risorse naturali. “La polpa di legno - sottolinea Rivoira - è un materiale organico, 100 per cento ottenuto da carta riciclata che soddisfa i requisiti di protezione e commercializzazione. È utile per il confezionamento, il trasporto e l’esposizione di qualsiasi prodotto, o anche per realizzare le idee più innovative e originali. Il know-how sviluppato negli anni ci consente di fornire un supporto tecnico per le esportazioni e un servizio di consegna preciso e affidabile”.

N.20 LUGLIO 2017



il libro |

Giancarlo Sbressa

Un libro sulle frodi alimentari, cavalca l’onda ma lascia dubbi 52

Dopo aver letto questo libro, di un ex dirigente pentito, lascerete il carrello del supermercato vuoto come lo si vede nella foto di copertina? Noi lo faremo perché nulla ha aggiunto e nulla ha tolto alle nostre convinzioni e perplessità sull’industria alimentare che - è cosa ovvia - è governata da logiche di profitto. Un libro confessionale, in cui si citano i casi eclatanti, senza però esporsi troppo, senza documentazione, senza nomi di prodotto o di aziende Un manager dell’industria alimentare svela cosa finisce “davvero” sulla nostra tavola e spiega come difendersi. Questo promette il libro di Christophe Brusset uscito a fine 2016 anche in Italia. L’autore ha lavorato per vent’anni nell’industria agroalimentare come dirigente di alto livello di importanti multinazionali prima di scrivere questo libro che in poco tempo è diventato best seller in Francia. Il tema è quello caro all’opinione pubblica - e alla Coldiretti, citata nella nota dell’editore di pagina 5 - delle sofisticazioni e delle frodi alimentari. Nella parte introduttiva racconta di sé e del suo background formativo, del suo amore per il cibo e delle caratteristiche degli alimenti industriali. Dice - cosa abbastanza ovvia - che anche quel settore è pieno di persone che svolgono il loro lavoro per soldi, per lo stipendio a fine mese, per mantenere la famiglia, senza alcuna passione per il cibo. Sempre nella parte di introduzione, cita un’ampia casistica di frodi cinesi e conclude spiegando che il motivo che l’ha spinto a scrivere questo volume è stata la frode della carne di cavallo (anziché di manzo) presente nelle lasagne di famose industrie del settore (2013). Il libro prosegue prendendo in considerazione vari alimenti, sempre nel contesto francese, senza una solida base di nomi, dati, marche. Nel capitolo sul formaggio - fiore all’occhiello MAGAZINE

dell’industria alimentare francese parla per esempio di come si possa aggirare la legge, allungando con acqua una piccola parte dell’ingrediente principale, in modo che le etichette siano a norma e riducendo quindi i costi. Si mostra pentito di aver lavorato proprio in quelle condizioni di rincorsa al minor costo di proSiete pazzi a mangiarlo!, duzione, ma a parte Christophe Brusset, Piemme, il tono “non sapete 228 pagine, 16,90€ cosa ho visto io”, non offre spunti per trovare soluzioni. Insomma è pentito, va bene, ci dice che negli alimenti elaborati ci sono veramente tante schifezze, lo sapevamo già, e punto. Sapevamo già anche che sono scarsi e inefficaci i controlli delle corruttibili autorità: succede nell’industria alimentare ma anche nel settore dell’ortofrutta fresca. Un capitolo è dedicato ai supermercati e c’è da divertirsi nel leggere l’inizio in cui si parla di una riunione tipo tra venditori in cui si illustrano le richieste delle catene distributive. Sconti a doppia cifra per i 30 anni di attività e per ogni altro pretesto possibile, se non si accetta si viene subito sostituiti da altro fornitore, fuori dalla porta c’è la coda. Bisogna pagare per presentare i nuovi prodotti, ci sono penali se le consegne arrivano in ritardo anche solo di 15 minuti, è obbligatorio partecipare ai budget pubblicitari e alle varie promozioni. Bisogna pagare per essere messi in un posto visibile dello scaffale, pagare per fidelizzare i clienti, pagare per i pezzi danneggiati in negozio. Insomma, chi opera nell’ortofrutta pensa di essere strozzato dalla gdo, ma può consolarsi, tutto sommato è in buona compagnia. N.20 LUGLIO 2017



tecnologia |

Eugenio Felice

Banane dalla shelf-life più elevata? Si può, con RipeLock 54

Quante volte vi è capitato di trovare sul punto vendita banane già “stanche”? E stiamo parlando del frutto più consumato in Europa. AgroFresh, società quotata al Nasdaq cui si deve già la tecnologia SmartFresh utilizzata su numerosi tipi di frutta per aumentarne la conservazione, ha messo sul mercato ora RipeLock che mantiene le banane belle e buone per alcuni giorni in più con tutti i benefici del caso per fornitori, catene distributive e consumatori La tecnologia RipeLock è stata presentata all’ultima edizione di Fruit Logistica ed è ora disponibile anche sul mercato italiano. Permette di “proteggere” la qualità e la freschezza delle banane dal momento del confezionamento nelle casse nel luogo di origine fino al momento del suo effettivo consumo. Certo non rimangono belle in eterno, ma si guadagnano alcuni giorni che sul punto vendita e nella cucina del consumatore possono fare senza dubbio la differenza. RipeLock prevede un sacco in atmosfera modificata microforato da mettere dentro la cassa nel luogo di origine e una applicazione nella cella di maturazione (che deve essere rigorosamente stagna). Non è necessario fare entrambe le cose, ma il sacco dà maggiori garanzie rispetto al tradizionale sacco banavac perché per MAGAZINE

mette all’umidità di restare sospesa evitando l’accumulo sul fondo della cassa che può danneggiare parte dei frutti. Un secondo beneficio della RipeLock Bag è che nella cella di maturazione il sacco non deve più essere tagliato per far entrare l’etilene (ci pensa la microforatura a farlo entrare). L’applicazione cosa comporta? Rallenta la maturazione delle banane, ne aumenta quindi la cosiddetta yellow-life, ritardando fenomeni tipici come il peelsplitting e i sugar spot. Nel Regno Unito alcune catene distributive stanno usando stabilmente questa tecnologia e alcune prove sono in corso in Italia dal 2016. Una delle conseguenze positive? Non è più necessario l’approvvigionamento giornaliero nei punti vendita: dai test effettuati risulta che le condizioni delle banane rimangono invariate anche per tre giorni se lasciate dentro le loro casse, che da solo sarebbe già un grande vantaggio. Inoltre l’azione di RipeLock permette anche l’esposizione dei frutti sul banco di vendita per più giorni. Ma i benefici di un frutto che si mantiene bello e buono più a lungo sono evidenti per tutta la filiera, dal produttore all’importatore, dal maturatore, al dettagliante per finire con il consumatore finale. Per concludere, se è vero che la banana è uno dei prodotti in cui si fanno meno margini, è vero anche che, come assicurano da AgroFresh, i benefici di RipeLock in termini di riduzione degli scarti e aumento delle vendite sono ben superiori all’investimento richiesto. N.20 LUGLIO 2017



idee grif...fate |

Fata Zucchina*

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Giocare con il cibo aiuta i bambini a prendere confidenza con esso, specialmente con arance, zucchini e pomodori: lo dimostra una recente ricerca della De Montfort University di Leicester, che esalta la ludicità come antidoto al distacco e alla diffidenza nei confronti dei vegetali. Toccare, sperimentare e manipolare una prugna, una carota lessa o un cavolfiore potrebbe essere ciò che rende i bambini meno restii e più curiosi verso frutta e verdura La buona notizia è dunque che la neofobia a tavola - cioè il rifiuto di assaggiare nuovi cibi - si può superare. Ma attenzione: non va confusa con il non gradimento di un singolo cibo, in quanto si tratta del rifiuto di una categoria completa, che nei bambini si identifica sovente con l’ortofrutta. I metodi prescrittivo (“la frutta fa bene”), informativo (spiegazione della piramide alimentare) o peggio l’approccio terroristico (“se mangi un certo alimento diventi obeso”) non sono dunque efficaci e, addirittura, possono creare vere e proprie resistenze psicologiche. Al contrario, i metodi pedagogici “indiretti” sono i più adatti per modificare le abitudini alimentari (anche negli adulti), poiché impattano positivamente attraverso esperienze gradevoli. MAGAZINE

Ecco allora l’importanza della convivialità, del sedersi a tavola a parlare, del coinvolgimento dei bambini nella cucina, così come dell’utilizzo di strumenti di intrattenimento quali immagini, storie o video. Limitarsi a spiegare che verdura e frutta fanno bene, non può avere presa sufficiente su un bambino. Occorre dunque attivare altre leve capaci di cogliere la sua sfera di interessi ed emozioni: dalla ricettazione creativa, all’elemento fantasy, alla narrazione alimentare o musicale (ad esempio le favole agricole e i bugiardini musicali di Fata Zucchina), al coinvolgimento nella spesa e nelle “missioni” culinarie. Da questo “manifesto” esperienziale di frutta e verdura, nasce la “Food-School” di Fata Zucchina, promossa in collaborazione con la Struttura di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Infantile “Regina Margherita” di Torino e la Onlus “Casa UGI” (Unione Genitori Italiani). Un nuovo concept di filiera agroalimentare proposto attraverso tappe di formazione ed edutainment per genitori e figli, e sviluppato attorno a tre pilastri: l’alimentazione, la relazione, la cura. Obiettivo di quest’inedita scuola di cibo non è solo di arricchire il dibattito nutrizionale, creando momenti di confronto tra genitori ed esperti su nuove strategie alimentari a favore dei bambini; il suo raggio d’azione vuole essere molto più ampio, proponendo gli stili di vita positivi come “portatori di felicità”, prima che di prevenzione. Come? Attivando un processo emozionale che trasformi l’ortofrutta nel nuovo “comfort food” dei più piccini, ovvero in autentici cibi-coccola. N.20 LUGLIO 2017

*Renata Cantamessa

I bambini rifiutano l’ortofrutta? Trasformiamola in cibo-coccola



analisi |

Marco Zanardi

Customer experience, vince Amazon, poi Esselunga e Lidl 58

italiano. Un’indagine finalizzata a stilare la classifica dei 50 brand che primeggiano nella cura del cliente. Cosa emerge? I primi 10 posti sono occupati in maggioranza da brand internazionali, in particolare è il colosso di Seattle a dettare legge, grazie alla sua ineguagliabile esperienza di acquisto: efficienza e tempi di consegna in primis, in combinazione a un servizio estremamente personalizzato e veloce. L’Italia, spiegano da Kpmg, ha iniziato tardi a occuparsi di questi temi: i manager delle aziende solo negli ultimi anni hanno preso consapevolezza della valenza strategica della customer experience, che invece è legata a doppio filo sia alla redditività che alla creazione di valore di un prodotto. La migliore tra le catene distributive? È Esselunga, ma a sorprendere sono Lidl ed Eurospin che fanno meglio di Coop Italia, Conad e Auchan, mentre Penny Market riesce a fare meglio di Despar e Carrefour.

Secondo uno studio condotto da Kpmg i consumatori non si accontentano di comprare qualcosa, ma chiedono di vivere esperienze di interazione con il brand e con i suoi valori. Tra i migliori 50 ci sono anche alcuni distributori: sul podio Esselunga, Lidl ed Eurospin Il prodotto fa un passo indietro, contano sogni e bisogni. L’acquirente, prima di decidere, sviluppa consapevolezze, matura aspettative. Vale negli Stati Uniti come in Italia, nel retail come nell’e-commerce, nell’alimentare come nei servizi. È quanto emerge da un’indagine della società di consulenza Kpmg e di Nunwood, estesa su tre continenti e sui più importanti marchi globali, focalizzata anche sul mercato

I BR AND C ON L A MI GL I OR E C UST OME R E XPE R I E NC E 1 2 3 4

14 Feltrinelli Amazon 15 eBay Apple Store Giorgio Armani Netflix 16 Eurospin

5

Esselunga

17 Best Western

6 7 8 9 10 11

FinecoBank Lufthansa Ikea Decathlon Swarovski Geox

18 Coop Italia

12 Lidl 13 Italo

19 20 21 22

25 26 27 28 29 30 31 32

Ibis Yoox.com Mondadori Sky Alitalia Mediaworld Airbnb Bottega Veneta

Diesel 33 Auchan Guess The Space Cinema 34 Bartolini Leroy Merlin 35 Roadhouse 36 UnipolSai 23 Conad 37 Ryanair 38 Coin 24 Allianz

39 Penny Market 40 Brico 41 Despar 42 43 44 45

Uci Cinemas Ass. Generali Zara Salmoiraghi & Viganò

46 Carrefour 47 48 49 50

EasyJet Intesa Sanpaolo Unieuro Burger King

Fonte: KPMG Top50, 2016 MAGAZINE

N.20 LUGLIO 2017



frontiere |

Eugenio Felice

Pedon apre a Milano la sua prima Green Station meat free 60

Pedon, azienda di Molvena (Vicenza) specializzata in cereali, legumi e semi con fatturato di 100 milioni di euro, ha inaugurato il 31 maggio la sua prima Green Station in centro a Milano. Un locale trendy che mette al centro gli alimenti vegetali, con un servizio self service rivolto a chi cerca cibo sano, buono e nutriente. “Per rafforzare il brand e avere il contatto diretto con l’utente finale. Seguiranno altre aperture”, ci ha dichiarato Remo Pedon Un nuovo locale dal concept unico e innovativo improntato alla sostenibilità che propone una cucina sana e creativa, ricca di proteine vegetali, in un ambiente rilassante e amichevole. Un punto di incontro per ricaricarsi di benessere condividendo del buon cibo, semplice e gustoso, aperto dalle 7.30 della mattina fino alle 20.30 (alle 15.30 il sabato), con domenica giorno di chiusura. Bandita la carne e i salumi, a rendere completo il pasto, da un punto di vista nutrizionale, ci pensano cereali, semi e legumi, prodotti per cui la Pedon è tra i leader mondiali, con 100 milioni di euro di fatturato. La zona scelta per questa prima Green Station è centrale e prestigiosa, in via Spadari, vicino al Duomo di Milano, tra il ristorante di Carlo Cracco e la celebre gastrovineria Peck. A pochi passi c’è anche il monomarca di Noberasco. Il target è la fascia medio alta, che cerca alimenti sani e genuini. Una promessa distintiva per questo locale, i cui valori, racchiusi nello stesso nome, sono coerenti con la filosofia della famiglia e dell’azienda Pedon, da sempre impegnata a operare nel rispetto dell’ambiente e a sviluppare sistemi di coltivazione biologici e sostenibili, promuovendo allo stesso tempo la cultura di una sana e corretta alimentazione. Uno spazio animal e planet friendly grazie a un menù 100 per cento meat free, realizzato attraverso il MAGAZINE

sostegno a centinaia di piccoli agricoltori, in Italia e all’estero, che ogni giorno si impegnano per la tutela dell’ecosistema e la promozione della biodiversità. Il format “fast casual” permette poi di trasformare ogni momento della giornata, dalla colazione alla breve pausa pranzo, in un piacevole break di condivisione e relax scegliendo tra le numerose proposte pensate per soddisfare le diverse e più moderne esigenze alimentari, da chi predilige un menù vegetariano o vegano a tutti coloro che amano variare la propria dieta. Ogni settimana infatti il menù del

lunch viene completamente rinnovato con la creazione di dieci piatti inediti. “Green Station - ha sottolineato Remo Pedon durante l’inaugurazione - vuole essere il progetto pilota di un piano strategico importante che vede l’opportunità futura di esportare l’idea nelle principali metropoli internazionali con l’obiettivo di promuovere i valori di sostenibilità e la cultura del mangiare sano senza rinunciare al gusto, sempre fondata sulla creatività ed esperienza di Pedon, realtà tipicamente italiana simbolo di eccellenza per il settore di cereali, legumi e semi”. N.20 LUGLIO 2017



mens sana |

Marta Baldini (dietista)

Il melone, un ottimo spuntino per pelle, abbronzatura e linea 62

Il cucumis melo ha un elevato potere saziante grazie alla grande quantità di acqua e fibre che contiene. È anche un valido integratore naturale, molto utile per contrastare il caldo e la sudorazione estiva. Diverse sono le proprietà benefiche del melone, in primis, è considerato un fortissimo antiossidante: i carotenoidi di cui il melone è ricco contrastano i radicali liberi, ritardando così l’invecchiamento cellulare, e aiutano l’organismo a sostenere l’abbronzatura Il cucumis melo, meglio conosciuto con il nome di melone, appartiene alla famiglia delle cucurbitacee. In Europa il melone venne introdotto da Carlo VIII e raggiunse la sua massima diffusione dopo il XV secolo. Il melone possiede solo 34 kcal per 100 grammi di prodotto sbucciato. Ha un elevato potere saziante grazie alla grande quantità di acqua e fibre che contiene. Per tale motivo, oltre ad essere dissetante aiuta a sentire prima il senso di sazietà. Può essere definito un vero integratore naturale, utilissimo per contrastare il caldo e la sudorazione estiva: acqua 90,1 g, calcio 8 mg, ferro 0,6 mg, sodio 8 mg, potassio 333 mg, fosforo 13 mg, vitamine del gruppo B e A (indispensabile per prevenire la formazione dei radicali liberi). Diverse sono poi le proprietà benefiche del me MAGAZINE

lone, in primis, è considerato un fortissimo antiossidante grazie alle vitamina A e C. la prima si presenta sotto forma di carotenoidi, i pigmenti naturali che conferiscono al melone il colore tipico. I carotenoidi contrastano i radicali liberi, ritardano l’invecchiamento cellulare, la formazione di smagliature della pelle e prevengono differenti malattie soprattutto di timo tumorale. Inoltre i carotenoidi favoriscono l’abbronzatura, attraverso la produzione di melanina. Il melone è anche un ottimo alleato del sistema nervoso per via dell’alto contenuto di vitamina B6. Il melone ha anche proprietà rinfrescanti, diuretiche, depurative e lassative. Un’altra importante considerazione va fatta sull’aspetto calorico del melone: è definito ipocalorico e può essere inserito nei regimi dietetici controllati. Precisamente si deve considerare che per 100 grammi di melone ci sono solo 34 calorie, ma soprattutto pochissimi zuccheri della frutta (7g su 100g) e molta fibra per un elevato potere saziante. In tavola può essere abbinato al prosciutto crudo (preferibilmente consumato a pranzo e seguito sempre da un bel piatto di verdura per ridurre l’assorbimento di zuccheri e grassi) o con un vasetto di yogurt magro come spuntino rinfrescante. Molto apprezzato anche l’abbinamento con il gorgonzola, una proposta dello chef Cannavacciuolo. Un ultima scoperta riguarda soprattutto la cosmesi e la bellezza: il melone a quanto pare riesce a tonificare e rendere morbida la pelle. Il suo uso può essere determinante per mettere a punto una maschera fai da te per pelli secche. Servono 100 ml di succo centrifugato da mescolare a 100 ml di acqua e a 100 ml di latte intero. Il composto va conservato in frigorifero, per poi essere applicato sulla pelle. Cosa posso dire di più? Buona estate a tutti! N.20 LUGLIO 2017




Vertical farming, parte l’Olanda. Su richiesta di Aldi? Un futuro non solo possibile ma molto probabile Eugenio Felice

Staay Food Group sta costruendo a Dronten, a un’ora di auto da Amsterdam, il primo magazzino in Europa per il vertical farming, in collaborazione con Philips Lighting e la Rijk Zwaan (sementi). Il magazzino sarà pronto quest’estate e servirà una delle maggiori catene distributive europee: voci (da confermare) dicono Aldi. Tra i numerosi vantaggi di questo tipo di coltivazione c’è l’assenza totale di agenti chimici e una produzione che non viene più influenzata da fattori climatici Sembra essere l’anno del vertical farming. Alla fiera EuroShop di Düsseldorf dello scorso marzo abbiamo visto diverse soluzioni per la produzione di micro greens indoor e in-store, come quella proposta dall’azienda italiana Cefla, e lo stesso è successo alle fiere TuttoFood / Seeds & Chips di Milano e Macfrut di Rimini nel mese di maggio. Di cosa stiamo parlando? Della produzione di vegetali e micro vegetali, insalate in particolare, in ambiente chiuso, diciamo lontano dalla luce del sole. Potrebbe sembrare una forzatura, una coltivazione artificiale e insapore, priva degli aromi del “territorio”, in realtà ha innumerevoli vantaggi, tra cui la totale assenza di prodotti chimici e la produzione nel luogo di consumo (hyperlocal). Ma andiamo con ordine. Nel mondo esistono già, in particolare in Giappone e in Nord America, dei

magazzini per il vertical farming. Spesso è l’unico modo per produrre insalata dato che le condizioni climatiche non ne consentono una coltivazione tradizionale, in campo aperto o sotto serra: questo è il caso ad esempio di Ecobain Gardens in Canada. La notizia è che ora anche l’Europa avrà il suo primo magazzino di vertical farming: è in fase di completamento in Olanda, nella cittadina di Dronten, un’ora di auto in direzione est da Amsterdam. Si tratta di una struttura di 900 metri quadrati con 3.000 metri quadrati di superficie dedicata alla produzione idroponica (in acqua, niente terra) di lattuga “pesticide-free”. Il progetto nasce dalla collaborazione tra tre grandi realtà con diverse competenze. Staay Food Group è chi effettivamente ha deciso di fare l’investimento: si tratta di uno dei maggiori fornitori

Nella foto il GrowWise Center di Philips che si trova all’High Tech Campus a Eindhoven, in Olanda. Ha aperto il 6 luglio 2015 al terzo piano dell’edificio numero 7. Si tratta del più grande stabilimento di ricerca del suo genere, con una superficie dedicata alla coltivazione di 234 metri quadrati: può essere visitato da chiunque interessato a investire nel city farming.

MAGAZINE

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È almeno da tre anni che si stanno studiando anche in Europa soluzioni per il vertical farming. Nell’immagine a lato l’unità progettata da Lucchini in collaborazione con Enea a Expo 2015, inserita nell’ambito del Future Food District cui ha collaborato anche Coop Italia. Partendo da quella esperienza Lucchini ed Enea hanno sviluppato ulteriori soluzioni di in-door darming. Alla fiera Macfrut hanno ad esempio presentato BoxXLand, un container con un sistema modulare per la coltivazione di prodotti orticoli in tutti gli ambienti e climi.

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olandesi di ortofrutta. C’è Philips Lighting, che fornisce tutto il sistema di illuminazione a led, che permette un bassissimo consumo energetico, il controllo della crescita dei vegetali e anche della quantità di nutrienti contenuti al loro interno. C’è infine Rijk Zwaan, tra le aziende sementiere leader nel mondo, anche lei olandese, che fornisce le varietà di insalate e micro greens ottimali in termini di sapore e texture per la crescita in questi ambienti. Sono tre anni che queste aziende stanno collaborando insieme ad alcune università MAGAZINE

nel progetto di vertical / in-door / city farming (sì, non c’è ancora una denominazione univoca). L’unità di Dronten entrerà in produzione entro l’anno - i lavori dovrebbero finire nel mese di luglio e sarà in grado di produrre 300 mila chilogrammi di lattuga all’anno, vale a dire 300 tonnellate. Inoltre Staay Food Group ha già acquistato i terreni adiacenti alla struttura per il futuro sviluppo. I

primi vegetali a uscire saranno il lollo biondo, il lollo rosso, la rucola e l’insalata riccia. Brevemente i maggiori benefici: produzione vicino al luogo di consumo, produzione stabile nella qualità e nella quantità (chi legge si ricorderà il vuoto di gennaio 2017), tempi più brevi rispetto al pieno campo o sotto serra, assenza totale di prodotti chimici, azzeramento del rischio di trovare corpi estranei (terra, insetti, rane, piccoli roditori, etc.), confezionamento direttamente nel luogo di produzione (zero sbalzi termici e costi di trasporto). N.20 LUGLIO 2017


Innovatus è un’azienda giapponese che ha iniziato a sperimentare il vertical farming nel marzo 2015. Oggi produce ben 12 mila teste di lattuga al giorno e riesce a rifornire i supermercati di Tokio entro le due ore dalla spedizione. Tra i plus: non c’è bisogno di lavare il prodotto prima del suo consumo

Chiudiamo con la parte forse più interessante di questo futuro, a quanto pare imminente: sono le stesse catene distributive ad essere interessate al vertical farming, a questo vertical farming (mentre qualche dubbio rimane sulle soluzioni in-store, cioè all’interno del punto vendita). E se un’azienda solida come Staay Food Group ha deciso di fare questo investimento è perché è arrivata la richiesta da parte di “uno dei maggiori retailer europei”, come ha specificato in una nota di fine aprile. Di chi si tratta? Voci non ufficiali parlano di Aldi, che negli ultimi anni ha sviluppato progetti innovativi legati al tema della sostenibilità, allo stesso EuroShop di Düsseldorf ne abbiamo visto un esempio, di cui parliamo a pagina 86. Tutto da verificare, invece, l’aspetto dei costi - nei vari comunicati che abbiamo visto non se ne parla - ma oggi, così dicono gli esperti, la salubrità dei generi alimentari freschi viene prima del fattore “p”.

CENTER DI PHILIPS IL GROWWISE

A EINDHOVEN GUARDA IL VIDEO!

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Ma cosa sta succedendo fuori dall’Europa? Prendiamo l’esempio del Giappone: dal 2015 ci sono due magazzini che si occupano di vertical farming, uno di Innovatus e uno di Delicious Cook Co. (foto sopra). Lì si producono lattughe ed erbe aromatiche, in collaborazione con Philips Lighting. Tutto viene controllato: dalla temperatura, alla luce, all’acqua fino alla percentuale di anidride carbonica. In questi due anni sono state perfezionate le tecniche di coltivazione per arrivare a vegetali con tre caratteristiche importanti: pesticide-free, sapore ai massimi livelli ed elevata concentrazione di nutrienti. Il tutto con rese elevate e una minore pro-

duzione di rifiuti rispetto alla coltivazione tradizionale. “Il mercato giapponese sta crescendo rapidamente perché i consumatori richiedono cibo che abbia un sapore superiore, che sia sicuro e nutriente, offerto a un prezzo ragionevole”, ha dichiarato Udo van Slooten della divisione Horticulture di Philips Lighting. “Le vertical farms ha aggiunto - sono la soluzione ideale per rispondere a questi bisogni, specialmente in aree densamente popolate e urbanizzate”. Oggi Innovatus produce su 1.850 metri quadrati 12 mila teste di lattuga al giorno, in cinque varietà, ed è in grado di rifornire i supermercati di Tokyo entro le due ore dalla spedizione. Inoltre, dato che la produzione avviene in ambiente iper igienico, non c’è bisogno di lavare l’insalata prima del consumo. MAGAZINE


Travaglini Farm Tech, ecco come può cambiare la coltivazione delle verdure Dalla teoria alla pratica: le soluzioni concrete e all’avanguardia proposte da Travaglini Spa Eugenio Felice

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La nuova divisione Farm Tech di Travaglini Spa propone diverse soluzioni innovative nel settore dell’indoor farming a forte sviluppo verticale. Automazione e controllo completo del processo di crescita dei prodotti agricoli sono la chiave del successo. Tra le soluzioni proposte c’è in/store, sviluppato in partnership con la società portoghese CoolFarm, un sistema completamente modulare sia in verticale che in orizzontale, di facile installazione “plug and play” e “ready to go” Dal 1950, Travaglini Spa è il leader mondiale nella costruzione di impianti per l’asciugamento, l’affumicazione e la stagionatura dei salumi, la lavorazione delle carni, il trattamento dell’aria e le camere bianche. Gli innumerevoli impianti e stabilimenti realizzati dalla società milanese, le consentono di rispondere ad ogni esigenza produttiva, progettando singoli impianti o interi stabilimenti. In una prospettiva di diversificazione e valorizzazione delle eccellenze tecnologiche acquisite, l’azienda è ora in grado di progettare e realizzare diverse soluzioni complete anche nel settore agricolo: da piccoli sistemi modulari fino a soluzioni industriali fortemente automatizzate. Utilizzando le migliori tecnologie presenti sul mercato quali climatizzazione in classe, coltura idroponica con fertirrigazione automatizzata e illuminazione a LED, è possibile ottenere una drastica riduzione dei consumi e un’elevata redditività. “Siamo lieti di presentare una innovativa soluzione di agricoltura verticale chiavi in mano in grado di gestire autonoma MAGAZINE

mente le colture e controllare tutto il processo produttivo all’interno di un ambiente sterile e protetto” ci riferisce Luca Travaglini, ideatore e promotore di questo nuovo business aziendale. “Il mio obiettivo è quello di entrare in questo mercato costruendo la più grande Vertical Farm in Europa. Ritengo fondamentale poter far vedere una realizzazione industriale e sostenibile che possa validare tutti gli studi fatti in questi anni e sono convinto che sia molto importante proporre ogni giorno verdura fresca, completamente senza pesticidi, priva di patogeni e prodotta realmente a chilometro Zero, svincolandosi da fonti di approvvigionamento estere. Questa sarà una unità produttiva cittadina, completamente autonoma, a basso impatto ambientale, capace di produrre verdura fresca con lo stesso standard qualitativo 365 giorni l’anno, indipendentemente da ogni fattore ambientale esterno. Inoltre per valorizzare ulteriormente il concetto di sostenibilità stiamo pensando ad una distribuzione dei prodotti con mezzi elettrici”.

Entrambe le realizzazioni proposte da Travaglini Spa utilizzano speciali lampade a Led prodotte dalla Philips, capaci di attivare i processi fotosintetici di crescita indipendentemente dalle condizioni climatiche esterne e dalle stagioni. Il vantaggio senza precedenti è quello di poter produrre ortaggi tutto l’anno nelle migliori condizioni di salute per le piante.

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Il nostro obiettivo è entrare in questo mercato co“struendo la più grande Vertical Farm in Europa. Sarà un’unità produttiva cittadina e autonoma. Ritengo fondamentale poter far vedere una realizzazione industriale e sostenibile, in grado di validare tutti gli studi fatti in questi anni ”, Luca Travaglini 69

La prima unità in/store sarà pronta questa estate. L’impianto è costituito da un elevatore verticale che gestisce una serie di ripiani su cui poggiano i vassoi di crescita. Il software inControl gestisce le piantine in modo autonomo, regolando luce, condizioni climatiche e dosando i nutrimenti durante le varie fasi di crescita. Una volta giunti a maturazione, tramite lo stesso software, basta richiamare il vassoio interessato, rimuovere la vaschetta, porre il coperchio protettivo (eventualmente etichettato) e i vegetali sono pronti per essere venduti e consumati senza dover essere lavati.

Un primo approccio per chi opera nel settore è l’innovativo modulo in/store che è stato sviluppato in partnership con la società portoghese CoolFarm Sa. Si tratta di un impianto modulare per la coltura verticale, gestito da un software di intelligenza artificiale, in grado di produrre localmente una varietà di prodotti agricoli. Questi moduli possono essere installati al servizio di centri di ricerca, punti di ristoro, supermercati e centri commerciali, ma anche in strutture alberghiere, ospedali, aeroporti e ovunque si voglia avere un prodotto di qualità: dal raccolto direttamente alla tavola. L’impianto è costituito da un elevatore verticale che gestisce una serie di ripiani su cui poggiano i vassoi di crescita. N.20 LUGLIO 2017

Le piante a ogni singolo livello dispongono di un impianto idroponico indipendente, fertirrigazione ad hoc, una serie di sensori ottici ed elettronici di prima qualità unitamente a un impianto di speciali luci a LED prodotte dalla multinazionale Philips. Il sistema è ermeticamente protetto dall’esterno tramite una doppia porta di accesso che ne impedisce la contaminazione da batteri e insetti, mantenendo un ambiente climatico protetto utilizzando la tecnologia delle camere bianche, su cui Travaglini Spa ha conseguito negli anni una notevole padronanza, con un controllo climatico rigoroso ed efficiente. L’idea di abbinare questi ambienti incontaminati alla crescita dei prodotti agricoli è proba-

bilmente quanto di più evoluto e futuribile per far fronte, in modo responsabile e attento, al crescente fabbisogno della popolazione. Il tutto viene gestito da un sistema di supervisione e controllo in grado di ottimizzare i parametri di funzionamento in base al tipo di coltivazione desiderata. L’interconnettività e l’accesso ai “Big data” consente al sistema di supportare l’utilizzatore nelle proprie scelte anche se non ha specifiche conoscenze agronomiche. Il sistema in/store è del tutto modulare sia in verticale che in orizzontale, è di facile installazione “plug and play”, “ready to go” e permette di ottenere un veloce ritorno dell’investimento.

MAGAZINE


In Russia pomodori tutto l’anno grazie alla tecnologia led Massimiliano Lollis

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Nel panorama internazionale, a fare la differenza in questo progetto, oltre alla collocazione geografica delle serre - Lyudinovo a Kaluga Oblast, 350 km a sud ovest di Mosca - è l’entità. Il progetto, infatti che vede la collaborazione a tre tra Philips Lighting, l’azienda partner olandese Agrolux e l’installatore russo LLC ST Solutions - è il più grande mai realizzato per quanto riguarda l’illuminazione led per l’orticoltura su larga scala. “Le luci led per l’orticoltura rappresentano il futuro - dichiara in un comunicato Irina Meshkova, vice amministratore delegato e direttore generale di Agro-Invest. “Questa tecnologia offre la corretta illuminazione per la pianta, proprio quando e dove serve. Grazie a questo - conclude - saremo in grado di incrementare i raccolti nei mesi più bui dell’anno, e di ridurre in modo significativo il nostro utilizzo energetico”. Nel corso dell’estate Philips Lighting fornirà alle serre di Lyudinovo attrezzatura e know-how: dalle “ricette per l’illuminazione” ottimizzate per coltivare pomodori e cetrioli, alla fornitura di un servizio di training. Per quanto riguarda invece le lampade led fornite, i numeri sono impressionanti: 65 mila Philips GreenPower led toplights da 1,25 metri e 57 mila Philips GreenPower led interlights da 2,5 metri. Lampade led che - fa notare l’azienda in una nota - se misurate in lunghezza, raggiungerebbero i 223 km (cinque volte la larghezza della Manica). MAGAZINE

Grazie alla tecnologia led di Philips Lighting - installata nelle serre di Lyudinovo, 350 km a sud ovest di Mosca - sarà possibile coltivare indoor pomodori e cetrioli 12 mesi all’anno. L’investimento, su un’area di oltre 25 ettari, è del produttore russo LLC Agro-invest. Per Udo van Slooten, direttore commerciale della divisione orticoltura di Philips Lighting, “Il progetto sottolinea un trend in crescita a livello internazionale: produzione locale, meno trasporto e più freschezza”

“I nostri impianti - spiega Udo van Slooten, direttore commerciale della divisione orticoltura di Philips Lighting - sono il supplemento ideale alla luce naturale, così che le piante possano essere coltivate nel corso di tutto l’anno”. Tra i maggiori vantaggi di questo tipo di coltivazione c’è infatti la possibilità di una produzione 12 mesi all’anno, non influenzata dal clima e dalle stagioni, oltre a un rispar-

mio sui costi energetici di circa il 50 per cento rispetto alla tradizionale illuminazione. Per non parlare poi della crescente richiesta sul mercato di prodotti freschi a km zero: “Il progetto - continua van Slooten - sottolinea un trend in crescita a livello mondiale: la sostituzione delle importazioni con prodotti freschi coltivati a livello domestico, il che riduce le miglia percorse e assicura la freschezza”. N.20 LUGLIO 2017



Coop Italia, ecco come cambia la private label Mazzini: “Non intendiamo aumentare la PL ma caratterizzarla” Eugenio Felice

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200 fornitori sono intervenuti all’incontro organizzato da Coop Italia il 12 maggio a Macfrut. Un incontro in cui il direttore generale Maura Latini e il direttore freschissimi Claudio Mazzini hanno spiegato che all’ortofrutta si è presentata una grande opportunità ma per coglierla bisogna che i fornitori facciano un passo avanti in termini di qualità. I pilastri della nuova strategia sono i tre prodotti a marchio: Fior Fiore per il premium, Vivi Verde per il biologico e l’inedito Origine A due anni dalla convention in cui erano state tracciate le linee guida, Coop Italia ha nuovamente incontrato, nella cornice del Macfrut di Rimini, lo scorso 12 maggio, circa 200 fornitori di ortofrutta qualificati provenienti da tutta Italia per parlare di strategia e di come cambierà in tempi brevi l’offerta del prodotto a marchio del più grande distributore italiano. Ha aperto i lavori Maura Latini, direttore generale alla gestione di Coop Italia, che ha fatto notare alla platea come, in un periodo storico di cambiamento significativo delle abitudini alimentari, nei fatti gli acquisti di ortofrutta non siano aumentati negli ultimi anni ma anzi siano scesi, in particolare per alcune specie, a livello nazionale. Un paradosso considerando la crescente attenzione verso alimenti salutari e naturali. C’è quindi una domanda che non trova soddisfazione nell’offerta, o la trova solo parzialmente. Questo si traduce in un’opportunità, ma anche in una sfida, per i distributori e per i fornitori. “Se non facciamo un cambio di rotta - ha di MAGAZINE

chiarato Claudio Mazzini - il rischio è la collisione. Gli anni ’80 sono finiti, dobbiamo mettere assolutamente al centro il consumatore, non è facile ma necessario perché stanno cambiando i consumi, il mercato e si stanno affacciando nuovi competitor. Noi stiamo facendo la nostra parte, rinnovando i format, gli assortimenti e la comunicazione, dando più spazio all’ortofrutta, ma è necessario che ora anche chi vuole restare o diventare fornitore a marchio faccia la sua parte, migliorando i processi a 360 gradi per offrire al consumatore un prodotto coerente con le sue aspettative. Chi non crede di essere all’altezza è meglio che faccia un passo indietro”. La private label di Coop Italia incide tra il 25 e il 30 per cento, a seconda delle annate, del totale venduto di ortofrutta. E proprio sui prodotti a marchio Mazzini ha indicato gli obiettivi. Vivi Verde è oggi la marca più nota in Italia nel

Origine è la nuova private label di Coop Italia e va ad identificare le filiere di qualità. Vuole essere garanzia di trasparenza e tracciabilità, con caratteristiche organolettiche e sensoriali buone. Da questa estate è possibile trovarlo anche nell’ortofrutta. Si affianca a Vivi Verde che è oggi la marca più importante in Italia nel biologico venduto in Gdo e a Fior Fiore da anni fiore all’occhiello di Coop Italia e che andrà ancora di più a caratterizzare il prodotto premium e il meglio della cultura gastronomica.

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biologico e quella che sviluppa il fatturato maggiore: parliamo di 69 milioni di euro nel 2016 su un totale fatturato dall’ortofrutta biologica nella distribuzione moderna di 135 milioni. Per Vivi Verde ci sarà un ampliamento della gamma, un accorciamento della filiera e un aumento della qualità, che dovrà essere almeno pari a quella del convenzionale. C’è poi la novità: il marchio Origine, che da questa estate andrà a caratteriz N.20 LUGLIO 2017

zare il lavoro nelle filiere di qualità, un marchio che vuole essere garanzia di trasparenza e tracciabilità, con caratteristiche organolettiche e sensoriali buone. Sul marchio premium Fior Fiore si gioca poi la sfida più grande, per Coop Italia e per i suoi fornitori. “Il consumatore - ha spiegato Mazzini - deve ricordarsi un’esperienza di acquisto e consumo unica. Non potremo più accettare compromessi, faremo controlli rigidi nelle piattaforme, se la qualità non sarà eccellente, se il prodotto non sarà perfetto, non lo metteremo in vendita, accettando anche MAGAZINE


Se non facciamo un cambio di rotta il rischio è la “collisione. Gli anni ’80 sono finiti, dobbiamo mettere assolutamente al centro il consumatore, non è facile ma necessario perché stanno cambiando i consumi e si stanno affacciando nuovi competitor ”, Claudio Mazzini (resp. freschissimi Coop Italia)

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Con un fatturato che ammonta a 14,5 miliardi di euro Coop Italia ha confermato nel 2016 la sua leadership di mercato. In corso ristrutturazioni della rete di vendita e importanti cambiamenti nell’offerta di Coop, con il rafforzamento degli assortimenti biologici e salutistici e con la rivisitazione completa del prodotto a marchio Coop. In arrivo nuovi packaging, cinque nuove linee, 200 nuovi prodotti entro l’anno e altri 200 nel 2018.

discontinuità assortimentali. Su questo aspetto bisogna che i nostri partner abbiano le idee chiare. Fior Fiore deve rappresentare il meglio della cultura gastronomica contribuendo in modo determinante a fidelizzare la clientela. Siamo stati i primi nel 1989 a fare una private label nei freschissimi, si chiamava Prodotti con Amore, vogliamo essere i primi ora a caratterizzarla”. Il primato nel bio. Il biologico è una delle tendenze del momento, pur restando una nicchia conquista sempre più consumatori, con l’ortofrutta che nella Gdo ha fatto un balzo nell’ultimo anno del 28 per cento raggiungendo un fatturato di 147 milioni di euro. Il mar MAGAZINE

chio più rilevante? Non è Almaverde Bio o Alce Nero, come qualcuno potrebbe pensare, ma Vivi Verde di Coop Italia, che nel 2016 ha fatturato 69 milioni di euro su un totale di circa 135 con una market share del 50 per cento. In altre parole la metà dell’ortofrutta venduta in Gdo è Vivi Verde, un marchio che nei prossimi mesi vedrà un upgrade in termini di assortimento e qualità organolettiche. Le private label del biologico battono quindi la marca dell’industria, almeno nell’ortofrutta fresca. Se infatti alcune catene si sono affac-

ciate in tempi relativamente recenti a questa nicchia, come Conad che lo scorso anno ha presentato la linea Verso Natura, ce ne sono altre, come Coop Italia ed Esselunga, che fin dalla seconda metà degli anni ’90 hanno creato il loro marchio sostenibile. Il bio conquista del resto sempre più consumatori e l’ortofrutta fresca biologica conferma il ruolo determinante nelle vendite di prodotti biologici in Gdo (pesa per l’11 per cento). Un successo crescente che emerge dalla ricerca Nomisma presentata a Macfrut 2017 durante il workshop del CCPB, ente di certificazione e controllo di prodotti biologici. In Italia le vendite di ortofrutta bio a peso imposto (me N.20 LUGLIO 2017


Il biologico in Italia nel 2016 secondo un’analisi di Nomisma

80%% 36

25 147

degli italiani consumano bio degli italiani mangia ortofrutta bio almeno una volta a settimana

se terminante marzo 2017) hanno infatti raggiunto 147 milioni di euro nella sola distribuzione modena (dati Nielsen), segnando un balzo in avanti del 28 per cento rispetto all’anno precedente. La domanda di alimenti a marchio biologico in Italia è cresciuta sia in N.20 LUGLIO 2017

%

milioni di euro fatturato ortofrutta bio

termini di vendite che di famiglie acquirenti (in Italia il 77 per cento ha acquistato almeno un prodotto bio nell’ultimo anno, contro il 74 per cento rilevato da Nomisma lo scorso anno). In questo contesto i prodotti ortofrutticoli freschi si confermano la categoria su cui

28% 85

% crescita ortofrutta

degli italiani acquista il bio per la sicurezza

bio in GDO dei vegetariani mangia bio

ricade il maggiore interesse da parte dei consumatori. I risultati dell’indagine Nomisma-Macfrut mostrano che il 60 per cento delle famiglie italiane ha acquistato frutta e verdura a marchio biologico in almeno una occasione nel 2016. Lo studio Nomisma ha approfondito anche le abitudini e le motivazioni dei consumatori italiani che si rivolgono al bio, dedicando inoltre un focus sui comportamenti del consumatore tedesco di prodotti alimentari bio e di ortofrutta in particolare. In generale emerge che la domanda di alimenti a marchio biologico è cresciuta in entrambi i Paesi sia in termini di vendite che di famiglie acquirenti, anche se in Germania il biologico nel suo complesso ha dimensioni più rilevanti con 9,5 miliardi di vendite bio (tutti i canali e tutte le categorie di prodotto) nel 2016. Ma chi è l’acquirente italiano tipo del bio e da che cosa è spinto a fare questa scelta? Tra i fattori che aumentano il suo interesse vi sono reddito e istruzione: la maggior capacità di spesa e titolo di studio più elevato del responsabile acquisti della famiglia si associano a tassi di penetrazione più elevati. Anche la classe di età è una chiave di lettura, con una quota sempre maggiore tra 30 e 44 anni. Sicurezza e salubrità sono i primi motivi alla base della scelta bio, ma anche il valore della sostenibilità e la preservazione dell’ambiente sono valide spinte motivazionali.

MAGAZINE

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Cresce la private label in Europa e in Italia. Bene il segmento premium Da prodotti low cost a prodotti che danno una garanzia in più ai consumatori finali Eugenio Felice

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Una settimana dopo la grande abbuffata di Macfrut e TuttoFood, si è svolta ad Amsterdam la fiera della private label, vale a dire dei prodotti a marchio del distributore, che raggiunge in Paesi come Spagna, Svizzera, Regno Unito, Austria, Belgio, Germania e Portogallo valori superiori al 40 per cento. Praticamente il doppio rispetto all’Italia, dove pesa la frammentazione del sistema distributivo. Per la prima volta in fiera hanno esposto tre aziende italiane della quarta gamma Il 16 e 17 maggio, la settimana dopo Macfrut, si è svolto ad Amsterdam il PLMA, fiera di riferimento a livello mondiale per la private label, cioè il marchio del distributore. Una due giorni fitta di incontri, in cui la cosiddetta industria presenta i suoi prodotti ai distributori. A parte aziende di settori adiacenti all’ortofrutta fresca come Pedon (cereali, semi e legumi), Noberasco (frutta secca ed essicata) e Polenghi (succhi e sorbetti di limone), che da anni partecipano alla fiera, l’edizione 2017 ha visto il debutto di tre aziende della quarta gamma: La Linea Verde, OrtoRomi e Zerbinati, i quali, a fine fiera, si sono detti tutti soddisfatti della partecipazione grazie alla qualità degli incontri. Ma facciamo un passo indietro. La fiera dura due giorni, con il secondo che termina alle 16.30, si svolge presso il centro esposizioni RAI, che sta tra l’aeroporto e il centro della città, e pur estendendosi su 14 sale espositive con oltre 2.400 espositori non risulta essere troppo dispersiva grazie a taglie degli stand non eccessive. A noi che per la prima volta MAGAZINE

siamo andati, ha dato insomma l’impressione di essere una fiera che bada più alla sostanza del business che all’immagine. Un altro aspetto non secondario è che il PLMA tratta sia il food che il non food, con un’attenzione crescente per gli alimenti freschi. Tra gli elementi di maggiore interesse che abbiamo rilevato c’è il Supermercato delle Idee, un’esposizione delle linee a marchio del distribu-

Fondato nel 1979, il PLMA ha fra i propri membri sia società multinazionali, sia piccole e medie aziende. Offre servizi ad oltre 4.000 produttori in oltre 70 Paesi. Il PLMA ha presentato la prima fiera commerciale negli Stati Uniti nel 1980, in Europa nel 1986 e in Asia nel 1994. L’edizione 2018 si svolgerà ad Amsterdam il 29 e 30 maggio.

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Alla fiera PLMA di Amsterdam sono stati premiati anche gli spot televisivi più creativi che i distributori hanno utilizzato per promuovere i loro marchi. Unica catena italiana premiata è stata Lidl Italia con i prodotti di bellezza e per la cura del corpo Cien che vede come protagonista Laura Barriales.

PRIVATE LABEL: LA QUOTA DI MERCATO IN EUROPA PER PAESE IN VOLUME 30%

Fonte: PLMA

Finlandia

29%

Norvegia

31%

Svezia

32%

Danimarca

29%

46%

Gran Bretagna

Olanda

29%

Polonia

43%

42% Germania

Belgio

35%

Francia

32% Repubblica Ceca 33% Slovacchia

41% Austria

52% Svizzera 21%

34% Ungheria

Italia

41%

Portogallo

50%

Spagna

tore più innovative ma anche di novità di prodotto proposte dai fornitori. La foto della pagina precedente la abbiamo scattata proprio in quest’area e ritrae degli snack a marchio Prime di Amazon, disponibili per ora solo negli Stati Uniti. Abbiamo visto anche delle linee di distributori italiani, come Coop Italia, Pam, Migross, Conad e N.20 LUGLIO 2017

22%

Grecia

Unes con il Viaggiator Goloso. Tre catene distributive italiane hanno anche ricevuto dei premi, in particolare Coop Italia per le zuppe di cereali e lenticchie biologiche a marchio Vivi Verde, la veronese Migross per l’olio extra vergine di oliva non filtrato a marchio Re di Sapori e Aspiag Service / Despar Nordest per il prosecco di Valdob-

24%

Turchia

biadene superiore di Cartizze a marchio Filàr Tramiòl. L’edizione 2018 si svolgerà dal 29 al 30 maggio e possiamo aspettarci un numero maggiore di espositori italiani del settore ortofrutta, se non altro perché questo è il suo momento e la private label non riguarda solo cibo confezionato e no food ma anche frutta e ortaggi freschi. MAGAZINE

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La quota di mercato della private label in Italia è cresciuta per il quinto anno consecutivo, registrando il maggiore incremento dal 2012. Si prevede un ulteriore aumento della penetrazione del marchio del distributore con l’imminente ingresso nel mercato di Aldi e la prevista espansione di Lidl.

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La foto a lato è stata scattata allo stand di La Linea Verde che per la prima volta ha partecipato con stand alla fiera PLMA di Amsterdam dello scorso maggio. Solo la settimana precedente l’azienda bresciana era stata impegnata alla fiera TuttoFood di Milano. Nello stand oltre alle insalate c’erano anche le zuppe fresche e i nuovissimi estratti. La Linea Verde collabora già con diversi retailer europei per la fornitura di prodotto a loro marchio. Al PLMA hanno esposto anche OrtoRomi e Zerbinati.

L’ascesa della private label. La popolarità del marchio del distributore continua a crescere in Europa. I più recenti dati Nielsen mostrano che la quota di mercato per i marchi del distributore ha raggiunto i valori massimi in 9 paesi europei e per la prima volta è al 30 per cento o oltre in 15 dei 20 Paesi analizzati. Brian Sharoff, presidente della PLMA, spiega, “Le più recenti statistiche Nielsen rivelano che il 2016 è stato un altro ottimo anno per i marchi del distributore in Europa. Continua così la tendenza di lungo termine che mostra che il successo del marchio del distributore non è legato ai cicli dell’economia ma riflette la crescente fiducia che gli acquirenti pongono nei marchi del distributore”. Le statistiche rivelano che la quota di mercato del marchio del MAGAZINE

distributore ha raggiunto i valori massimi in Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Polonia, Austria, Svezia, Norvegia e Danimarca. I maggiori aumenti della quota di mercato sono stati registrati in Austria, con un aumento di 2,8 punti al 43 per cento, seguita dalla Germania, con aumento di 2,1 punti al 45 per cento e dalla Polonia, con 1,4 punti al 30 per cento. In sette Paesi ora le quote di mercato hanno raggiunto il 40 per cento o più: Regno Unito, Germania, Belgio, Austria, Svizzera, Spagna e Portogallo. La quota di mercato nel Regno Unito è rimasta oltre il 45 per cento e sembra pronta a riprendere la

crescita con l’espansione dei programmi a marchio del distributore per combattere la sfida concorrenziale dei discount. In Francia, la penetrazione del marchio del distributore è rimasta oltre il 30 per cento per il tredicesimo anno consecutivo. Per la prima volta, la penetrazione del marchio del distributore per tutti i Paesi scandinavi è rimasta al 30 per cento o al di sopra. La Polonia è cresciuta di oltre un punto superando la quota del 30 per cento. L’Ungheria è rimasta stabile al 34 per cento, mentre Repubblica Ceca e Slovacchia sono rimaste oltre il 30 per cento. La quota di mercato in Italia è cresciuta per il quinto anno consecutivo, registrando il maggiore incremento dal 2012 e raggiungendo il 21 per cento. Si prevede un aumento della penetrazione del marchio del distributore con l’ingresso di Aldi nel mercato e con la prevista espansione di Lidl.

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Nel Regno Unito aumenta l’attenzione al prezzo ma senza rinunciare al servizio Frammenti dal nostro retail tour nella capitale inglese Eugenio Felice

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Nel mese di giugno abbiamo partecipato a un retail tour a Londra per carpire le ultime tendenze in fatto di grande distribuzione. In generale, tanto servizio, con i ready to eat, i ready to cook e gli on the go, ma anche un’attenzione crescente alle dinamiche di prezzo, una conseguenza della ascesa di Aldi e Lidl che insieme hanno il 12 per cento del mercato di Sua Maestà. Poi frutta gratis per i bambini, prodotti imperfetti, i noti succhi cold pressed e i primi locker fuori dai negozi Nel pullman che ci sta portando in giro per Londra ci sono produttori messicani di avocado, produttori olandesi di pomodori, produttori pugliesi di uva da tavola. C’è anche il responsabile freschissimi di Spar Sudafrica. Saremo più o meno 40 persone. Tutti insieme, produttori e distributori, in un clima da (composta) gita scolastica, tutti interessati a vedere come sta evolvendo l’offerta dei retailer inglesi. L’occasione è il London Produce: Show & Conference, il più importante evento dedicato all’ortofrutta - o fresh produce come la chiamano da queste parti - che si è svolto dal 5 all’8 giugno. Un giorno di convegni e networking con cena di gala informale, un giorno secco di esposizione con stand preallestiti dentro un albergone che si affaccia su Hyde Park, una mezza giornata di tour tematici (wholesale market, foodservice, retail e production tour). Noi ci troviamo sul pullman del retail tour, come nei due anni precedenti e, come in ogni gita scolastica che si conviene, c’è anche la maestra che ci accompagna e spiega le attrazioni: MAGAZINE

la simpatica Claire Powell, con una lunga esperienza in diverse catene distributive. Le tendenze. Nel tour abbiamo visitato cinque punti vendita di altrettante catene distributive: Tesco, Asda, Sainsbury’s, Morrisons e Waitrose. Sono mancati sostanzialmente solo i discount Aldi e Lidl. Senza fare una descrizione di ciò che abbiamo visto di interes-

Si è svolta nella capitale inglese dal 5 all’8 giugno la quarta edizione del London Produce Show and Conference, evento di riferimento nel Regno Unito per il settore frutta e ortaggi freschi, organizzato dalla rivista americana Produce Business in collaborazione con il Fresh Produce Consortium. Un evento che prevede un giorno di exhibition e diverse attività tra cui gli industry tour.

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TESCO

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sante in ogni punto vendita, ci limiteremo a segnalare le tendenze che abbiamo riscontrato a livello generale. Innanzitutto un’attenzione nuova e spinta sul prezzo, a dimostrazione che la crescita dei discount, già sopra il 10 per cento di quota di mercato, fa paura ai fantastici quattro. Fa strano vedere vaschette termosaldate di fragole in cui la prima cosa che salta all’occhio è il bollo rosso con l’indicazione del prezzo di una sterli N.20 LUGLIO 2017

na, oppure vedere in testa alle gondole intere aree di sottocosto, “great prices” e “price crunch”, o ancora uscendo dal punto vendita vedere un manifesto in cui si avvisa la clientela che se troveranno lo stesso prodotto a un prezzo più basso in qualche altra catena non discount gli verrà rimborsata la differenza. Già viste invece ma sempre interessanti le promozioni per cui il prezzo scende se si acquistano più confezioni (il classico due pezzi per tre sterline come nel caso di ciliegie, lamponi o uva). Poi ci sono i prodotti da servizio, in cui i retailer inglesi hanno sempre MAGAZINE


L’insalata di quarta gamma nel Regno Unito occupa molto meno spazio nei supermercati rispetto a quanto accade in Italia. Da noi è più o meno il massimo del servizio nei freschi; oltre la Manica il mercato si è evoluto nei piatti pronti completi, di ogni tipo, da gustare in ufficio, per strada o a casa.

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MORRISONS

ASDA

indicato la via. Oltre ai già visti spaghetti di zucchine o carote abbiamo notato il cous cous di cavolfiore o broccoli, chiamato anche riso (succede da Sainsbury’s). Per non parlare di tutte le possibili MAGAZINE

insalate arricchite da uova, pollo o pesce, in tutti i formati immaginabili, oppure la frutta di quarta gamma, dai singoli triangolini di mini anguria fino alle vaschette multiprodotto formato “party”.

Ovviamente grande offerta anche di snack salutari come patatine di kale o di rapa rossa. Altra tendenza in crescita, nella voce servizio, sono le confezioni di verdure già lavate e pronte da cuocere, definite “ready to cook”, oppure i “meal kit” in cui si propongono gli ingredienti per fare un piatto, con tanto di ricetta. Ricette per preparare in modo alternativo frutta e verdura le abbiamo viste anche sopra i banchi di vendita da Morrisons, peraltro l’unico tra i punti vendita visitati che presentava il reparto come un mercato rionale con tanto di cartelli con la scritta “market street”. Alla voce servizio anche le confezioni extra large di frutti di bosco come i mirtilli spagnoli in vaschetta termosaldata da 400 grammi venduti da Sainsbury’s a 3,75 sterline. Tra il servizio e l’educazione c’è poi la cassetta di arance, banane e mele “for free” che abbiamo trovato da Tesco riservata ai bambini, al motto di “healthier kids, happier shopping. This fruit is free for kids to eat while you’re shopping. Please take a piece.” Anche questa iniziativa non completamente nuova, già vista in altre parti del mondo, ma senza dubbio interessante ed esportabile in Italia. Sempre riguardo alle nuove generazioni, abbiamo trovato nei punti vendita visitati numerose linee dedicate ai “kids”, nelle confezioni e nei formati. In generale la private label domina e continua la tendenza a segmentarla su diverse scale prezzi, dalla cheap alla pre N.20 LUGLIO 2017


Mentre in Italia i mass media hanno preso di mira le banane certificate - gli ultimi esempi sono Indovina chi viene a cena di Rai3 e il servizio “Chi paga il conto per le banane equosolidali?” del periodico Internazionale - nel Regno Unito, patria del “fairtrade”, i prezzi delle banane sono scese ai minimi storici, come documenta la foto a lato: 72 pence per un chilo di banane fairtrade, che equivalgono al cambio di giugno 0,82 euro, quando in Italia le banane così certificate costano abbondantemente sopra i 2 euro. Ma qual è il prezzo “giusto”?

SAINSBURY’S

mium, con marchi di fantasia che richiamano alla produzione con tanto di disegni di frutteti e trattori. Ovviamente, ma questa non è una novità, grade attenzione per il prodotto locale e nazionale, anche se abbiamo notato una valorizzazione delle provenienze estere, come da Morrisons, che presentava un banco dedicato alle pesche e nettarine con cartellino che riportava la bandiera spagnola in grande formato e la dicitura “in season”. Quando siamo entrati da Asda, il responsabile Charlie ci ha ricevuto con un cetriolone curvo in mano, praticamente a forma di boomerang. Ha spiegato che l’attenzione al food waste è sempre più sentita nel Regno Unito e che nei punti vendita si trovano ora anche i “wonky veg box”, cioè degli scatoloni con ortaggi dalle forme anomale, a 3,5 sterline. Da Tesco abbiamo trovato delle vaschette termosaldate di fragole con la dicitura “perfect imperfect” e il sottotitolo “less than perfect, just as tasty” e un paio di marchi per rafforzare il messaggio: “love food, hate waste” e “assured food standards”. Si conferma anche l’attenzione per le novità di prodotto e, come avevamo già notato a New York lo scorso dicembre in occasione di un altro retail tour, anche a Londra si iniziano a trovare le lattughe con la radice, chiamate qui “living salads” con slogan del tipo: “fresher, tastier and more nutritious. Growing baby leaves to cut fresh at home”, che tradotto significa N.20 LUGLIO 2017

Regno Unito: quote di mercato, periodo marzo-maggio 2017 Tesco

27,8%

Sainsbury's

15,9%

Asda

15,4%

Morrisons Aldi

10,5% 7,0%

Co-op

6,0%

Waitrose

5,2%

Lidl

5,0%

Fonte: Kantar Worldpanel

TOP 15 EXPORT ITAL IA VERSO UK NEL 2016 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15

MELE KIWI UVA INSALATE POMODORI CAROTE SUSINE NETTARINE PERE ARANCE MELONI ANGURIE FINOCCHI CICORIE SPINACI

T ONS 30.840 17.281 13.702 12.096 8.975 8.747 8.090 7.623 5.072 3.471 3.119 3.098 2.933 2.722 2.619

000 E URO 32.186 14.107 29.266 29.560 18.128 4.114 7.237 6.907 6.393 3.244 2.439 1.628 2.861 3.692 6.028

Fonte: Fruitimprese

MAGAZINE

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Quant’è il potenziale inespresso nei supermercati italiani per il comparto delle fragole e dei piccoli frutti? Dal Regno Unito arriva la notizia clamorosa che da Sainsbury’s si vendono più fragole di pane e latte, un cestino al secondo nei mesi estivi, per un totale stimato nel 2016 di 50 milioni di cestini!

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ASDA

SAINSBURY’S

ASDA

MORRISONS

che sono più fresche, saporite e nutrienti e che le puoi tagliare a casa al momento del consumo. Il tema del gusto, nel Regno Unito, è un altro tema ricorrente ed è arrivato con diversi anni di anticipo rispetto all’Italia. Stesso discorso vale per i succhi cold pressed, che qui sono alla fase due, cioè all’aggiunta di semi o altri alimenti come la soia per renderli più proteici e nutrienti. C’è poi il tema del digital selling, come ora viene chiamato l’e-com MAGAZINE

merce. Le catene si sono tutte organizzate, soprattutto nella capitale, per la consegna a domicilio e il click&collect, fatto anche attraverso i locker, cioè gli armadietti posti fuori dai punti vendita o negli snodi importanti come le stazioni della metropolitana ma anche le grandi aziende, dove chiunque può ritirare la spesa. Per la prima volta ne abbiamo visto uno giallo di Amazon subito fuori dal punto vendita Morrisons che si trova a Camden.

Conclusioni. Il retail tour ci ha portato anche nel flagship store Sainsbury’s di Nine Elms, aperto a ottobre 2016. Il punto di forza, a sentire il ceo Mike Coupe, è che dentro il consumatore può trovare tutto quello di cui ha bisogno. In particolare, a parte uno Starbucks “on site”, all’interno del negozio c’è un Sushi Gourmet che prepara in store ogni giorno sushi fresco e piatti tipici asiatici, un chiosco dove è possibile fare assaggi e che aumenta la customer experience. N.20 LUGLIO 2017


Eravamo stati nella prima scuola di cucina all’interno di un supermercato da Kings Food Markets lo scorso dicembre nell’ambito di un retail tour in New Jersey. Le foto di questa pagina riprendono alcuni scorci del flagship store di Waitrose a King’s Cross, un’area industriale recentemente riqualificata e restituita alla città. Nel punto vendita, ricavato in quello che era un magazzino di mattoni e ferro, c’è anche un wine bar e la cookery school, con ampie vetrate che permettono alla clientela di vedere gli e le apprendiste cuoche nei loro esperimenti.

WAITROSE

WAITROSE

In realtà nulla di straordinariamente nuovo, il chiosco con il sushi preparato in store c’è anche in diverse catene distributive italiane, già da un paio d’anni: almeno su questo punto l’Italia non arriva in ritardo rispetto al resto d’Europa. Di vera customer experience N.20 LUGLIO 2017

possiamo invece parlare riguardo al punto vendita di Waitrose a King’s Cross. A metà del 1800 questo era lo snodo ferroviario più importante di Londra, il cuore del distretto industriale in cui arrivavano le merci dal nord del Paese per poi essere distribuite in tutta

la città. L’area cadde in progressivo declino a partire dal secondo dopoguerra, quando il trasporto su rotaia divenne obsoleto. Oggi King’s Cross è stata completamente recuperata, con l’intervento di famosi studi di architettura. Al suo interno si trova uno dei più bei punti vendita di Waitrose, aperto nel 2015, a pochi passi da Granary Square. Al suo interno si preparano succhi di frutta freschi, si può degustare del buon vino al wine bar e, cosa ancora più interessante, fare delle lezioni di cucina alla Cookery School. Quando siamo andati a fare la visita era in corso una lezione. Ecco, questo punto vendita, che offre anche servizi extra come la lavanderia, rappresenta a nostro avviso il supermercato del futuro, un luogo di aggregazione sociale in un contesto estremamente affascinante, con corsie ampie e riposanti, senza barriere casse, più che un supermercato un food shop dove il cibo può essere preso dagli scaffali per essere gustato in loco o a casa, può essere assaggiato lungo le corsie e dove si può addirittura imparare a cucinarlo. Insomma, un’esperienza di acquisto totalizzante che si fonde con quella di consumo, in cui anche la consegna a domicilio diventa un semplice servizio aggiuntivo. Con questi punti vendita evoluti l’e-commerce “puro” nei freschissimi non ha possibilità e la recente acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon lo dimostra.

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Aldi Nord, gli store sono sempre più verdi grazie ai sistemi della Viessmann Curiosando tra le tante novità della fiera EuroShop di Düsseldorf Massimiliano Lollis

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Sostenibilità e GDO rappresentano un binomio di non facile realizzazione, eppure sempre più attuale e necessario: con il nuovo sistema energetico ESyCool Green di Viessmann adottato dal gigante del discount Aldi Nord in dieci punti vendita, si mette a punto una collaborazione importante, un segnale di impegno concreto verso un efficientamento energetico a 360° dei punti vendita, con la prospettiva di avere una rete a impatto zero. Intanto Lidl non resta a guardare... Al tema di stretta attualità della sostenibilità nella GDO si è aggiunto un elemento importante lo scorso marzo all’EuroShop 2017 di Düsseldorf, quando è stata presentata una collaborazione nuova di zecca e tutta tedesca: quella tra la catena discount Aldi Nord e il gruppo Viessmann, leader nella produzione di caldaie e di sistemi di riscaldamento e climatizzazione. Con “ESyCool Green” - il sistema energetico sostenibile messo a punto dall’azienda di Essen - le due aziende hanno infatti stabilito nuovi standard nell’area del raffreddamento efficiente e nel riscaldamento grazie ad un sistema innovativo di pompe di calore. Sono già dieci i punti vendita di Aldi Nord che stanno per essere dotati del sistema innovativo che, tramite l’utilizzo del refrigerante naturale R290 (propano), permette di ridurre del 95 per cento la quantità di sostanza refrigerante utilizzata. “Siamo entusiasti dichiara in un comunicato stampa Frank Schmidt, capo della divisione sistemi di refrigerazione di Viessmann - che il gruppo Aldi MAGAZINE

Nord abbia voluto concentrarsi sull’idea alla base del nostro sistema ESyCool per una maggiore difesa dell’ambiente”. L’obiettivo in effetti è proprio quello di raggiungere un elevato grado di sostenibilità, anche grazie all’integrazione con le fonti di energia rinnovabile. Il sistema ESyCool Green, infatti, consiste in un sistema energetico modulare che, a detta dell’azienda, proprio

I fondatori di Aldi sono i fratelli Karl e Theo Albrecht, che aprirono il loro primo negozio nel 1946 rilevando l'attività fondata dalla madre nel 1913. Negli anni 60 i due fratelli introdussero il marchio Aldi e, dopo una discussione sull'opportunità di vendere sigarette nei loro negozi, decisero di separare la catena di supermercati in due, dando origine ad Aldi Nord (gestita e amministrata da Theo), e Aldi Süd (gestita e amministrata da Karl), che si spartiscono i Länder della Germania e l'Europa senza farsi concorrenza. Oggi Aldi Nord ha 2.400 punti vendita in Germania e 4.230 in Europa. Nella foto sotto dei frigo con apertura automatica delle porte esposti alla fiera EuroShop di Düsseldorf.

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Con il sistema ESyCool Green le pompe di calore sfruttano l’energia solare ricavata dai pannelli solari posti sul tetto del punto vendita. L’energia serve sia per riscaldare che per raffrescare gli ambienti, a seconda della stagione e delle necessità degli store, che diventano così a impatto ambientale zero.

grazie all’utilizzo delle sostanze refrigeranti naturali, verrà incontro agli alti standard ecologici delle aziende di oggi. Ma il sistema ESyCool promette sostenibilità a tutto tondo: le pompe di calore sfruttano l’energia solare ricavata da pannelli fotovoltaici posti sul tetto del punto vendita. Poi, in base alle esigenze del punto vendita e alla stagione, si può sfruttare l’energia solare per riscaldare l’ambiente o per raffreddarlo, anche grazie a speciali trasformatori che condensano l’energia immagazzinata e accumulano il ghiaccio per re-impiegarlo in loco come refrigerante naturale. Nel sistema ESyCool Green il più grande risparmio sta tutto nella tecnologia di raffreddamento in-store, che ammonta a circa il 50 per cento del consumo totale di energia elettrica. Christian Fleck, a capo del progetto e direttore della filiale regionale di Aldi a Scharbeutz, osserva: “Parte del nostro processo di modernizzazione è rendere i nostri punti vendita più sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico. Per fare questo, stiamo utilizzando sempre di più refrigeranti naturali ed amici dell’ambiente”. Dello stesso avviso anche Rayk Mende, a capo della divisione corporate responsibility di Aldi Nord Group: “Grazie al sistema ESyCool stiamo andando verso una rete neutrale dal punto di vista dell’impatto ambientale”. I primi test sembrerebbero confermare l’efficienza del sistema ESy N.20 LUGLIO 2017

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Cool Green, a partire dalla primissima applicazione del sistema, avvenuta alla fine del 2015 in un punto vendita Aldi Nord. L’azienda ha fatto sapere con orgoglio come nei successivi 12 mesi di test il sistema abbia superato con successo tutti i test di sicurezza ed efficienza energetica. Proprio sulla base di questi risultati il sistema è stato installato nei dieci punti vendita di recente costruzione, tutti nella regione dello SchleswigHolstein. Se però è vero che con questa e con altre iniziative Aldi Nord sta dimostrando sensibilità al tema della protezione dell’ambiente - lo scorso maggio la catena discount ha vinto il premio del Corporate Responsibility Report Awards

(CRRA) 2017 per il miglior report sulla sostenibilità - è anche vero che il competitor di sempre, Lidl, non ha alcuna intenzione di lasciare il primato “green” alla concorrenza. Solo per quanto riguarda il nostro Paese, è infatti di fine giugno la notizia dell’apertura di un nuovo punto vendita Lidl a Bologna, in via Di Corticella: un concept urbano nuovo per un punto vendita di 1.400 metri quadri dotato di impianto fotovoltaico e di colonnina per la ricarica delle auto elettriche o ibride. “Sostenibilità” è un termine decisamente inflazionato - lo sappiamo tutti - ma iniziative di questo tipo fanno ben sperare affinché l’interesse crescente per le tematiche ambientali nella GDO europea ed italiana si trasformi in azioni concrete per il futuro.

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Don Camillo, dietro la qualità tanta tecnologia Nella terra dei racconti di Giovannino Guareschi Eugenio Felice

40 mila tonnellate di meloni e 12 mila tonnellate di angurie mini e medio formato: sono questi i volumi che, condizioni climatiche permettendo, dovrebbe lavorare quest’anno la Agricola Don Camillo, che conta produttori associati dalla Sicilia al Veneto. Il magazzino di riferimento si trova a Brescello (Reggio Emilia) e può contare su tre linee di lavorazione Unitec di ultima generazione, in grado di selezionare con delicatezza diversi parametri di qualità, tra cui il grado zuccherino È il 21 giugno quando ci muoviamo da Verona in direzione Brescello, un piccolo paese in riva al Po diventato famoso perché ha fatto da cornice ai racconti di Giovannino Guareschi con protagonista Don Camillo. Casualità vuole che oltre ad essere il primo giorno d’estate sia anche una delle giornate più calde della stagione, con la colonnina di mercurio ben oltre i 30 gradi. E quando fa caldo, tra i frutti più richiesti e consumati ci sono i meloni e le angurie, i prodotti oggetto della nostra visita. A Brescello ha sede infatti la Agricola Don Camillo, una Organizzazione di produttori nata 12 anni fa che oggi è arrivata ai vertici in Italia per volumi commercializzati e qualità espressa. “Siamo partiti il primo anno con 6 mila tonnellate lavorate, ogni anno abbiamo incrementato i volumi e nel 2017 dovremmo arrivare a

40-42 mila tonnellate di meloni e 12 mila tonnellate tra angurie mini e medio formato. In questi 12 anni siamo quindi cresciuti in modo importante, con produttori associati che vanno dalla Sicilia al Veneto, lungo una dorsale di 1.350 chilometri che ci permette di avere il prodotto di origine nazionale disponibile per sette mesi all’anno. Negli ultimi tre anni abbiamo poi fatto una partnership con un’azienda francese che produce in Senegal e ci permette di coprire anche i mesi di febbraio e marzo, con una finestra ampliata a nove mesi, da febbraio a fine ottobre”. A parlare è Ettore Cagna, presidente e tra i soci fondatori della OP Agricola Don Camillo. Con i volumi sono cresciute anche le dimensioni del magazzino di Brescello. Nel 2016 è stata aggiunta una seconda linea di lavorazione cui quest’anno se ne è affianca-

Quello della Don Camillo è uno degli impianti più grandi d’Europa per la lavorazione dei meloni e delle angurie. Per le sue caratteristiche è anche un impianto molto innovativo e performante. Tra i punti di forza c’è la delicatezza con cui viene gestito il prodotto in tutte le sue fasi, fin dallo svuotamento dei bins. Nella foto a lato un momento del lavaggio dei meloni.

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Unitec è stato ed è un partner importante per la “crescita di Agricola Don Camillo, ci ha seguito sempre con nuove innovazioni che hanno permesso negli anni di aumentare la capacità di lavorazione e nel contempo l’attenzione alla cura del prodotto ”, Ettore Cagna (presidente Agricola Don Camillo)

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ta una terza per le lavorazioni più sofisticate. Tutte le tre linee sono state fornite da Unitec e proprio nel giorno della nostra visita i tecnici stavano approntando delle migliorie - lavorando nelle ore notturne per non ostacolare il lavoro del magazzino - per rendere anco MAGAZINE

ra più performanti le linee, sulle base delle richieste di Agricola Don Camillo, sempre attenta a proporre soluzioni nuove ai propri clienti in Italia e all’estero. La personalizzazione delle linee, così come il service, sono del resto dei punti di forza noti di Unitec.

“Unitec è stato ed è un partner importante per la crescita di Agricola Don Camillo - ci spiega Ettore Cagna - ci ha seguito sempre con nuove innovazioni e nuovi sistemi che hanno permesso negli anni di aumentare la capacità di lavorazione senza sacrificare l’attenzione alla cura del prodotto, che viene sempre trattato con delicatezza nelle varie fasi, dallo svuotamento dei bins fino al confezionamento e alla pallettizzazione, passando ovviamente per lavaggio, spazzolatura e selezione delle diverse qualità. Oggi siamo in grado di lavorare 50 tonnellate all’ora per un output giornaliero di 5-6 mila tonnellate”. “Tra i vantaggi della seconda linea - precisa Ettore Cagna - c’è una maggiore capacità di lavorazione, pari a 30 tonnellate all’ora contro le 20 della prima linea e la possibilità di lavorare anche le angurie medio formato fino a 8-10 chili mentre la prima linea si ferma a 5 chili. Infine, terza differenza, la nuova linea è provvista del rapid pack, quindi di un nuovo sistema di confezionamento, per cui le casse si muovono automaticamente verso la zona di pallettizzazione senza essere toccate dagli addetti, che si limitano a posizionare i frutti al loro interno. Questo ha permesso di ridurre l’impiego di manodopera in una fase piuttosto faticosa e che espone gli addetti a infortuni. Praticamente nella sala confezionamento della seconda linea lavora lo stesso numero di addetti della prima linea pur facendo il 50 per cento in più di volumi”. N.20 LUGLIO 2017


La Agricola Don Camillo nasce 12 anni fa per un progetto messo a punto da alcuni produttori del Mantovano, del Reggiano e del Parmense. Il marchio Don Camillo in realtà nasce già nel 1971, quando la famiglia di Ettore Cagna inizia a dedicarsi alla produzione di meloni e angurie. L’OP è partita nel primo anno con 6 mila tonnellate di prodotto commercializzato per poi crescere anno dopo anno. Nel 2017 dovrebbe arrivare a 40-42 mila tonnellate di melone e 12 mila tonnellate di angurie.

Foto: NextVideoProduction.com

Ettore Cagna è presidente e socio fondatore di Agricola Don Camillo. La parte commerciale viene seguita dal nipote Walter Benelli. La foto è stata scattata all’interno del magazzino di Brescello, dove ha sede la OP. Nel 2016 è stata installata una seconda linea di lavorazione Unitec e quest’anno una terza più piccola dedicata alle lavorazioni speciali. Nel complesso il magazzino è in grado di lavorare fino a 50 tonnellate all’ora, che dovrebbero salire a 80 nel 2019 quando sarà installata la quarta linea di lavorazione.

AL MAGAZZINO DI LA NOSTRA VISITA

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Tecnologia: Uni Top Size. È l’innovativa calibratrice elettronica di Unitec specializzata nella lavorazione di prodotti di grandi dimensioni come melone e mini anguria. Il sistema di trasporto a cups scarica delicatamente il prodotto direttamente sui banchi di confezione o su nastri trasportatori con funzionamento ad accumulo. La macchina è molto versatile: è in grado infatti di selezionare una grande varietà di prodotti con peso variabile da 100 g fino a 10 kg grazie al robusto supporto delle tazze

realizzato in acciaio inox. La forte versatilità di questa tecnologia può consentirne l’impiego per un tempo maggiore durante l’anno riducendone così i tempi di ammortamento. Questa caratteristica consente inoltre di utilizzare l’impianto per tutto l’anno. Tra le caratteristiche distintive c’è poi la delicatezza con la totale protezione dell’integrità del prodotto garantita dal sistema di scarico graduale. Ultimo, ma altrettanto importante, l’aspetto dell’economicità, con bassi costi di gestione grazie alla semplicità e alla funzionalità della progettazione meccanica. In particolare, quello della Don Camillo è uno degli impianti più MAGAZINE

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Nel 2016 Agricola Don Camillo ha commercializzato 1.500 tonnellate di Melone Mantovano IGP. Quest’anno il programma prevede volumi raddoppiati a 3.000 tonnellate. Un trend che testimonia il successo di un prodotto che si identifica con un territorio vocato. A lato la linea premium “don camillo più”, che oltre ad avere lavorazioni particolari come la ceralacca sui meloni, dà anche maggiori informazioni al consumatore finale: molto interessanti le etichette apribili che abbiamo visto sulle angurie con indicazione dei valori nutrizionali.

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grandi d’Europa per la lavorazione dei meloni e delle angurie. Per le sue caratteristiche è anche un impianto molto innovativo e performante. Tra i punti di forza c’è la delicatezza con cui viene gestito il prodotto, fin dalla fase di svuotamento dei bins per passare alle fasi di lavaggio e spazzolatura, quindi la selezione e il confezionamento. Al termine del lavaggio una particolarità di questo impianto è che i frutti vengono totalmente sgocciolati tramite un sistema di sgrondatura dell’acqua con delle “lame” d’aria appositamente studiate dal reparto R&D di Unitec per evitare che i frutti possano proseguire nella linea con dei residui di acqua. Dopo l’asciugatura c’è la fase di allineamento e di singolatura dei frutti con successiva alimentazione dei sistemi di calibratura, sele MAGAZINE

zione e classificazione delle qualità. All’inizio del sistema di calibratura troviamo la selezione del peso e subito dopo la selezione secondo diversi parametri, tra cui colore, forma, diametro e grado Brix. Al termine di questa fase il sistema di calibratura e di selezione della qualità distribuisce i frutti, con delicatezza e senza far fare loro alcun tipo di salto, sui banchi di confezionamento al cui termine ci sono sistemi innovativi di pallettizzazione automatica progettati e realizzati integralmente da Unitec. L’impianto ha un sistema di tracciabilità che permette di etichettare tutte le confezioni con il lotto di provenienza di ogni produttore.

Il futuro. Ora Unitec e Agricola Don Camillo stanno studiando un sistema per automatizzare lo spostamento dei bins appena svuotati al piazzale per essere accatastati. “Abbiamo in programma - ci spiega Ettore Cagna - di realizzare un magazzino in Senegal. Dopo tre anni di campagna con il partner francese ci siamo convinti a fare questo passo. Il Senegal è in grado di esprimere una qualità eccezionale. Ciò non vuol dire che non continueremo ad investire sulle produzioni italiane, che anzi sono in continua crescita, tanto che abbiamo in cantiere un ulteriore ampliamento della capacità produttiva nel magazzino di Brescello, con la aggiunta di una quarta linea nel 2019 che ci permetterà di raggiungere le 80 tonnellate lavorate all’ora contro le 50 odierne. Questo perché siamo in continua espansione sia come produzione che come clienti, in Italia e all’estero. La nostra scelta di puntare alla qualità del prodotto, anche con varietà in esclusiva, e del servizio, si è rivelata vincente in particolare con la grande distribuzione, cui cerchiamo di offrire sempre soluzioni nuove, come la nostra linea premium “più”, introdotta lo scorso anno, che si distingue in termini di presentazione, di qualità organolettiche e di praticità. Stiamo crescendo molto infine con il Melone Mantovano IGP: dovremmo raggiungere nel 2017 le 3 mila tonnellate di prodotto commercializzate”.

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Perla Nera, raddoppiano gli ettari per l’anguria premium di Op Francescon Nel 2018 gli ettari investiti raddoppieranno ancora raggiungendo i 400 ettari Eugenio Felice

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200 gli ettari investiti quest’anno dalla OP presieduta da Bruno Francescon su Perla Nera, l’anguria medio formato seedless che si distingue per caratteristiche superiori, come il grado Brix elevato, la polpa croccante e dal colore rosso intenso, la forma sferica, la buccia molto scura e senza striature, la shelf-life elevata. Una scelta, quella di andare su varietà distintive e possibilmente in esclusiva, che riguarda anche i meloni, per cui l’OP mantovana rimane ai vertici in Italia I primi giorni di giugno è iniziata, con il prodotto siciliano sotto serra, la seconda campagna di Perla Nera, l’anguria medio formato di OP Francescon che quest’anno sarà prodotta su 200 ettari, per un output che, clima permettendo, dovrebbe raggiungere le 12 mila tonnellate. Non parliamo di un’anguria qualsiasi, ma di quella che in questo primo scorcio della stagione si è già posizionata come prodotto premium nei punti vendita della grande distribuzione. E del resto le caratteristiche superiori ci sono tutte, a partire dalla dimensione: l’80 per cento dei frutti si colloca nella fascia dai 4 ai 6 chili, un formato di più semplice gestione in campo, nel magazzino, nel punto vendita e per il consumatore finale. “Ma non è solo questione di dimensioni - ci spiega Bruno Francescon, presidente della omonima OP mantovana già leader in Italia nella produzione di meloni - i punti di forza di questa anguria sono diversi: grado Brix elevato, superiore ai 13 gradi con punte di 15, polpa croccante e di un colore rosso intenso, forma sferica, buccia MAGAZINE

molto scura e priva di striature, shelf-life elevata che arriva senza problemi a due settimane e assenza dei semi tradizionali, quelli neri e fastidiosi per intenderci. In Perla Nera sono bianchi, piccoli, morbidi e poco presenti, tanto che gli spagnoli, che sono ottimi produttori e abili venditori, la presentano come seedless a tutti gli effetti. Insomma, parliamo di un insieme di plus che rendono unica que-

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Dopo tre anni di prove abbiamo deciso di pun“tare su una varietà di successo, quella che in Spagna viene chiamata Fashion, altamente distintiva e dalle eccellenti qualità organolettiche. Perla Nera si è posizionata nella grande distribuzione come anguria di fascia premium ”, Bruno Francescon sta anguria e in linea con quello che chiede il mercato in termini di qualità organolettiche, aspetto esteriore, servizio e praticità”. “Per noi - continua Francescon - si tratta di un articolo nuovo. Facevamo le angurie 20 anni fa, poi avevamo deciso di smettere non essendo un prodotto remunerativo. Nemmeno nel mercato delle mini angurie siamo mai voluti entrare: dovevano risollevare il mercato dando reddito al produttore, marginalità al distributore e soddisfazione al consumatore, invece da tre anni, per via dell’elevata offerta e di una qualità non omogenea, i prezzi sono mediamente piuttosto bassi, di poco superiori a quelli delle angurie tradizionali, quando invece i costi sono decisamente superiori e più paragonabili a quelli dei meloni. Pochissime le eccezioni. Noi abbiamo puntato a una varietà di successo, quella che in Spagna viene commercializzata con il nome Fashion, altamente distintiva sul mercato e dalle eccellenti qualità organolettiche e dopo tre anni di prove abbiamo deciso di investirci in modo deciso, con 100 ettari piantati nel 2016, 200 quest’anno e 400 previsti nel 2018. La commercializzazione è iniziata nel mese di giugno e si protrarrà fino alla seconda metà di settembre. Dal punto di vista del mercato abbiamo visto già lo scorso anno che l’inizio e la fine della stagione funzionano bene. La grande distribuzione ha accolto da subito con favore Perla Nera, che viene venduta anche a marchio del distribu N.20 LUGLIO 2017

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tore. La cosa più rilevante è che, per le sue caratteristiche, si è posizionata come anguria premium e questo ci dà grande soddisfazione, anche perché l’investimento è stato ingente, di alcuni milioni di euro, con un nuovo magazzino da 8 mila metri quadrati ultimato questa primavera. Al suo interno abbiamo installato una linea di ultima tecnologia di Meccanica Malavasi, lunga 45 metri, con due canali e 12 uscite, una produttività oraria di 50 tonnellate e possibilità di lavorare frutti da 1,5 a 10 chili e di confezionare sia in plateau che in bins. Il magazzino è già dimensionato per lavorare volumi di 25 mila tonnellate a stagione, quelli che avremo una volta a regime, dal 2018”.

Meloni: 40 mila tonnellate. Se Perla Nera rappresenta l’ultima sfida di OP Francescon, i meloni continuano ad esserne il punto fermo. Tra gli obiettivi dell’OP mantovana, che ha soci produttori in tutta Italia, non c’è tanto la crescita dei volumi nei mesi estivi, ma la crescita nel fuori stagione, in particolare in Senegal, e un aumento delle quote di prodotto destinato ai mercati esteri, grazie anche a nuove varietà detenute in esclusiva, come il Magestium di cui abbiamo parlato nell’edizione di aprile di Fm. “Siamo convinti che - spiega Bruno Francescon - essendoci una competizione molto agguerrita sul melone in estate, sia necessario puntare a prodotti distintivi per il consumatore, dal punto di vista organolettico e visivo, con qualità costanti lungo tutta la campagna”.

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Il cartone “Attivo” allunga la vita alle fragole e riduce gli sprechi Test sulle fragole in collaborazione con Apofruit Italia e la catena piemontese Dimar (Selex) Giancarlo Sbressa

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Il consorzio Bestack ha brevettato con l’Università di Bologna un imballaggio che allunga la shelf-life dei prodotti ortofrutticoli. Testata sulle fragole, si è visto che aumenta la loro conservabilità da uno a due giorni e permette di salvare dalla spazzatura fino a oltre il 20 per cento del prodotto in condizioni di temperatura e umidità non ottimali. Anche i consumatori rivelano di aver buttato meno prodotto. E confermano che le fragole nel pack Attivo sono più fresche e più buone Nell’aspetto sembra una cassetta qualunque, ma grazie a un innovativo brevetto, frutto di cinque anni di studi universitari, è uno strumento intelligente contro lo spreco alimentare: consente infatti di ridurlo in modo significativo. È il packaging in cartone ondulato “Attivo” che il consorzio Bestack ha messo a punto insieme all’Università di Bologna dopo cinque anni di analisi (4.500 solo nel 2016), panel test e campionamenti nei magazzini e nei punti vendita. Il consorzio forlivese, che raggruppa a livello nazionale i produttori di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, fa della ricerca sul miglioramento delle caratteristiche e delle modalità di impiego degli imballaggi in cartone la propria attività principale. In particolare, negli ultimi anni i suoi studi si sono concentrati sul ruolo che l’imballaggio può avere nella contaminazione microbiologica dei prodotti ortofrutticoli e su come agire sulla shelf-life di questi, prolungandola in modo naturale. L’attività di ricerca, condotta dal Dipartimento di Scienze e Tecno MAGAZINE

logie Agro-Alimentari di Cesena, nello specifico dal team coordinato dalla professoressa Rosalba Lanciotti, ha portato al brevetto di “Attivo”, l’imballaggio in cartone ondulato che - come suggerisce il nome - ha un ruolo chiave nel determinare la vita di scaffale dei frutti. Permette infatti di prolungarla di 24-48 ore rispetto ad altri imballaggi tradizionali, riducendo di conseguenza gli scarti: si parla potenzialmente di 850 mila tonnellate di prodotto salvate dalla spazzatura ogni anno in Italia. Il progetto, sostenuto da Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), ha visto un grande successo nella sua fase sperimentale, tanto che la sua eco è arrivata perfino in Parlamento a Roma: l’imballaggio Attivo infatti è stato presentato a dicembre scorso alla Camera dei Deputati, alla presenza dell’on. Maria Chiara Gadda, relatrice della legge contro lo spreco alimentare. Ora questo innovativo packaging è pronto a essere applicato ai casi reali. Il debutto è avvenuto nella N.20 LUGLIO 2017


Il test con le fragole è stato un successo. Ora con“fidiamo di ottenere gli stessi risultati con altri prodotti ortofrutticoli paladini del made in Italy. Questo per raggiungere i mercati lontani, ma anche per sfruttare i canali più innovativi come la vendita on-line ”, Claudio Dall’Agata (direttore Bestack) primavera 2017 con le fragole, in collaborazione con Apofruit Italia. L’imballaggio Attivo è stato utilizzato - in parte - per il confezionamento delle fragole Sabrosa, la varietà tipica della Basilicata commercializzate dalla grande cooperativa ortofrutticola con il brand Candonga nella linea di alta qualità Solarelli. Dal Metaponto il prodotto, in parte imballato in packaging attivo, in parte in cartone tradizionale e in parte in cassette di plastica tradizionali, è stato spedito nella piattaforma di Cesena, dove Apofruit ha il suo quartier generale. Arrivato a destinazione, l’ufficio qualità di Apofruit ha effettuato analisi visive comparative sul prodotto imballato nelle differenti confezioni, a una temperatura di 17 gradi, il parametro standard in cui vengono effettuati anche dalle catene dei supermercati i test di qualità. Dai test è emerso che la shelf life delle fragole aumenta da uno a due giorni in cartone Attivo: questo grazie alla miscela di oli essenziali naturali nebulizzati nel materiale da imballaggio, in grado di contrastare l’effetto dei microrganismi che danneggiano i frutti. Un doppio vantaggio anche in termini di riduzione degli sprechi: per le fragole è emerso che questo packaging può ridurre gli scarti per i rivenditori (in questo caso Apofruit) dal 3 all’8 per cento. Il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari di Cesena (Università di Bologna) ha rileva N.20 LUGLIO 2017

DI F F E R E NZ A DI SC AR T O DE L PR ODOT T O A 48 OR E DAL C ONF E Z I ONAME NT O A 21° 0,0%

Attivo / Tradizionale

Attivo / RPC

-- 10,0% -- 20,0%

Min* --10% Max -- 22%

-- 30,0% -- 40,0% -- 50,0% -- 60,0%

*Intervallo di riduzione dello scarto prevalente

Fonte: Unibo

to ulteriori benefici. In due mesi sono stati analizzati quasi 600 kg di fragole, per un totale di 3.600 controlli su 1.200 cestini. Dai test di laboratorio, svolti a una temperatura superiore, di 21 gradi, è emerso che lo scarto di fragole si riduce dall’8 al 18 per cento se il prodotto è confezionato in imballaggio Attivo in cartone, rispetto

al prodotto conservato in altri tipi di packaging. Questa percentuale poi diventa ancora più significativa con il progredire della stagione e con l’alzarsi delle temperature. Maggiori sono infatti le condizioni di stress del prodotto (alte temperature e umidità), maggiore è l’evidenza del beneficio dell’imballaggio Attivo: dai test universitari risulta che si potrebbe ridurre di oltre il 20 per cento la quantità di fragole che finiscono nella spazzatura, perché MAGAZINE

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Dai test svolti questa primavera è emerso che la shelf-life delle fragole aumenta da uno a due giorni nel cartone Attivo: questo grazie alla miscela di oli essenziali naturali nebulizzati nel materiale da imballaggio, in grado di contrastare l’effetto dei microrganismi che danneggiano i frutti. Un doppio vantaggio anche in termini di riduzione degli sprechi: per le fragole è emerso che questo packaging può ridurre gli scarti per i rivenditori dal 3 all’8 per cento. Il packaging in cartone ondulato “Attivo” è il frutto di cinque anni di analisi e ricerche.

42%

58%

61%

QUANDO HA C ONSUMAT O L E F R AGOL E ? NE I PR I MI T R E GI OR NI O DOPO?

39%

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=19% Le fragole provenienti dal negozio con imballaggio attivo sono state consumate tendenzialmente più tardi

DAL 07/04 AL 09/04 ATTIVO!

DAL 10/04 AL 13/04 TRADIZIONALE

Fonte: Agroter

non più fresche. Ma i dati più interessanti sono quelli che emergono dalle esperienze dei consumatori. Dopo i test effettuati in fase di confezionamento e in laboratorio, sono state fatte delle verifiche di gradimento anche presso sei supermercati di Dimar, catena distributiva del Nord-Ovest associata a Selex, che opera in Piemonte e Liguria gestendo come rete diretta un centinaio di punti vendita di vari formati a insegna Mercatò e Mercatò Local. Nei punti vendita coinvolti MAGAZINE

è stata misurata la preferenza dei consumatori per le fragole confezionate in imballaggio Attivo rispetto a quelle in packaging in cartone tradizionale. Su un campione di 400 intervistati, i consumatori che hanno comprato fragole in imballaggi Attivi in cartone ondulato Bestack hanno dichiarato di aver consumato il prodotto tendenzialmente più tardi rispetto al

solito, con un differenziale di oltre il 19 per cento (vedi grafico sopra) in più rispetto ai consumatori che hanno acquistato il prodotto nell’imballaggio tradizionale. Non solo. La percentuale di consumatori che hanno comprato le fragole in imballaggi tradizionali e hanno dovuto buttare il prodotto senza riuscire a consumarlo è tripla rispetto a chi ha comprato fragole in imballaggi Attivi in cartone ondulato Bestack (4,3 per cento contro l’ 1,4 per cento): il che quantifica la riduzione dello spreco di circa 3 punti percentuali. Infine, chi ha acquistato fragole conservate nel cartone Attivo si è detto soddisfatto dell’acquisto, ben l’8 per cento in più rispetto a chi ha provato fragole contenute in imballaggi tradizionali. L’imballaggio attivo si presenta dunque come “l’ultima frontiera dell’innovazione per combattere lo spreco e mantenere la frutta buona per più tempo”. Lo sottolinea Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack, rivelando alcuni sviluppi futuri del progetto. “Il test con le fragole è stato un successo. Ora confidiamo, ricerche alla mano, di ottenere gli stessi risultati per ciliegie, piccoli frutti e per tutta la frutta estiva, come pesche, nettarine e albicocche, paladine della Romagna e del made in Italy. Questo per raggiungere i mercati più lontani, ma anche per sfruttare i canali più innovativi come la vendita on-line”.

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Fragolà cresce ancora, sesta stagione e sette ettari di aromi dell’alta Lessinia L’impianto produttivo di fragole di montagna più grande d’Europa Eugenio Felice

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Ceradini Group ha iniziato a fine giugno la raccolta delle fragole prodotte nell’impianto modello situato a Velo Veronese, sui Monti Lessini. L’avventura era partita sei anni fa, quasi una scommessa per uno dei player leader in Italia e in Europa per il kiwi. La scelta di puntare a soluzioni tecnologiche d’avanguardia, minimo impatto ambientale e qualità al top ha dato i suoi frutti. La campagna si chiuderà alla fine di ottobre con una produzione stimata di 200 tonnellate “Il lavoro svolto sin dagli anni ’80, quando abbiamo cominciato a coltivare i primi kiwi, volto principalmente ad associare l’azienda Ceradini ad un prodotto di qualità con la “Q” maiuscola, sta dando i risultati attesi”, commenta Massimo Ceradini. “Sono dell’idea - spiega che non si possa fare tutto in modo eccellente e proprio per questo non abbiamo mai puntato a fare tanti prodotti, ma a specializzarci su poche specie, il kiwi prima e da alcuni anni anche le fragole di montagna. Per distinguerci dalla massa dobbiamo lavorare con una filosofia aziendale ben precisa, che deve essere trasmessa e condivisa con i nostri produttori, solo in questo modo riusciamo a costituire un gruppo riconosciuto, forte e competitivo. I tempi cambiano velocemente e la chiave per superare le sfide odierne e future è fare squadra. Ho sempre spinto - continua Ceradini - per instaurare un rapporto di vera partnership tra produttori, centro di condizionamento e clienti. Siamo anelli di una catena, collegati in qualche modo l’uno all’altro e mentre anni fa andava MAGAZINE

molto l’individualismo, al giorno d’oggi per essere competitivi ci vuole collaborazione, poiché il successo di tutta la catena è dato dal successo di ogni anello che la compone. Periodicamente organizziamo anche dei meeting per mantenere informati i nostri produttori sulle ultime novità e tecniche di coltivazione, con dimostrazioni anche in campo. È il team che deve essere affiatato per vincere le sfide”.

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CERADINI - L’impianto di fragole di montagna a Velo Veronese

7 5 2012 1.100 2 3 primo anno di produzione

tonnellate produzione giornaliera

ettari investiti

m s.l.m. altitudine

mesi fornitura (giugno-ottobre) varietà (Irma e Murano)

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Nella foto a lato l’impianto di Ceradini Group a Velo Veronese., sui Monti Lessini. Ci troviamo tra 1.100 e 1.150 metri sul livello del mare. La produzione avviene sotto tunnel e fuori suolo su una superficie di 7 ettari con 350 mila piantine e due varietà predominanti, Irma e Murano. Ci sono in tutto 49 chilometri di traliccio e cisterne che accumulano fino a 4.500 metri cubi di acqua piovana. La produzione giornaliera raggiunge punte di 4.000 chili, equivalenti a 2.000 colli da 2 chili. Il raccolto è iniziato nella terza settimana di giugno e terminerà nella seconda metà di ottobre.

Il sito produttivo di Velo Veronese. Progettato e costruito interamente da personale aziendale e inaugurato nel 2012, l’impianto di serre per la produzione di Fragolà è stato ampliato più volte negli anni fino a raggiungere nel 2017 i sette ettari per rispondere alla crescente domanda della distribuzione, sempre più attenta a offrire alla propria clientela un prodotto sano e di qualità, possibilmente made in Italy. I continui ampliamenti lo hanno reso l’impianto di fragole di montagna più grande d’Europa. “Il progetto - sottolinea Ceradini include una particolare attenzione alla sostenibilità, con il recupero dell’acqua piovana per il fabbisogno idrico dell’impianto, l’utilizzo N.20 LUGLIO 2017

di trappole naturali per la difesa dai parassiti, le coperture di tonalità particolare per ridurre al minimo l’impatto visivo e l’impollinazione ottimale garantita dalle api delle nostre arnie che vengono utilizzate anche per l’impollinazione dei kiwi. Non è stato certo facile costruire un simile impianto sui pendii della montagna. Ogni pianta deve rimanere perpendicolare al terreno e, per essere esposta costantemente al sole, deve avere un grado di inclinazione studiato in base alla posizione. Il successo di Fragolà è frutto della somma di

infiniti dettagli che nel nostro impianto non vengono trascurati, ma che nell’insieme fanno la differenza rispetto alle altre fragole”. A ulteriore garanzia di qualità, inoltre, è stato studiato un innovativo sistema di tracciabilità con il quale viene posto un barcode univoco su ogni confezione, tramite il quale si riesce a risalire alla data, ora e operatore addetto alla raccolta. Le varietà messe a dimora sono due, Irma e Murano, selezionate in base a forma, colore, pezzatura, profumo e spiccata aromaticità. La produzione può raggiungere 4 mila chili al giorno con una shelf-life che arriva a 8-10 giorni.

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Varietà distintive, buone e sostenibili. Cresce veloce Agricola Campidanese Per il 2020 l’OP sarda punta al residuo zero su tutta la produzione Eugenio Felice

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La cooperativa di Terralba è diventata la più grande realtà del comparto ortofrutticolo in Sardegna, nota alla grande distribuzione sia per l’ampia offerta di ortaggi che per alcune varietà esclusive di meloni e angurie come Majores, Gavina ed Eleonora. Novità 2017 il camone e le patate. Per Salvatore Lotta, suo direttore commerciale dal 2010, “la chiave del successo sta nell’aggregazione e nella riscoperta del sapore, nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori” L’OP Agricola Campidanese ha scelto la fiera Macfrut 2017 per presentare il rilancio del pomodoro camone, una delle eccellenze del territorio sardo riconosciute anche oltre confine. Questa varietà fu introdotta per la prima volta a metà degli anni ’80 in Italia ma solo in Sardegna, nella zona meridionale, trovò la sua vocazione per le condizioni pedoclimatiche e per la bravura degli agricoltori, tanto da raggiungere la tipicità di prodotto. L’introduzione nel mercato di varietà simili disorientò il consumatore, l’eccessiva offerta fece crollare i prezzi diminuendone la redditività e di conseguenza le produzioni. Un’attenta analisi condotta insieme all’azienda sementiera Syngenta ha messo in luce come nel mercato l’offerta non riesca a soddisfare la domanda, in particolare in termini qualitativi. Agricola Campidanese ha così deciso di investire in questa varietà per far riscoprire quel sapore autentico che sa di Sardegna. La superficie coltivata per il primo anno sarà di 5 ettari. Il camone sarà commercializzato con il marchio Camone e farà parte della linea “NaturCuore - Pomodori di Sardegna”. La raccolta dalle piante trapiantate nel mese di febbraio è partita nel mese di maggio e andrà avanti fino alla stagione autunnale compatibilmente con le richieste del mercato. Il camone viene distribuito in pratiche ed eleganti vaschette con chiusura a cerniera nel formato da 500 grammi. MAGAZINE

Salvatore Lotta, classe 1966, coniugato, un figlio, Marco, che lavora in azienda. È direttore commerciale di OP Agricola Campidanese dal 2010. Precedentemente aveva svolto ruoli di responsabilità in Ortofrutticola Sarda. È stato tra i primi in Italia a credere nelle mini angurie seedless e a puntare su varietà distintive, portando l’azienda ai vertici in Sardegna e a livello nazionale per le produzioni di qualità nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori impiegati.

Quali sono i plus del vostro camone? SL: Intanto grazie all’accordo con Syngenta siamo gli unici in Sardegna a poter produrre l’originale camone sardo. Ci sono poi altre due aziende in Sicilia. Quindi c’è prima di tutto una produzione controllata sia nelle quantità che soprattutto nella qualità. Il nostro camone risponde a quello che a gran voce chiede il mercato, dai consumatori ai distributori: il sapore. La riscoperta dei sapori con produzioni sostenibili e rispettose dell’ambiente è oggi la nostra missione e il camone rappresenta uno dei nostri campioni. Ho visitato diverse aziende in Olanda e anche nel nord Italia, con mega strutture all’avanguardia ed elevata produttività a metro quadro, ma ho sempre trovato pomodori tanto belli quanto insapori. Ecco, se vogliamo che la gente si riappropri del diritto di mangiare qualcosa di buono, bisogna tornare a produrre pomodori buoni, che oltre al grado brix abbiano anche un sapore percepibile. E il nostro camone risponde a questo requisito. Inoltre è un pomodoro sostenibile, che richiede pochi trattamenti chimici. L’accordo con le due aziende siciliane risponde a un’altra esigenza: fare sinergie perché la frammentazione crea costi e inefficienze. Siamo partiti con 5 ettari, l’anno prossimo saranno 10, stiamo imparando a conoscerlo, ma siamo certi che sarà un successo perché è l’unico camone di qualità. La nuova produzione inizierà a metà ottobre. N.20 LUGLIO 2017


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Nella foto sopra dei grappoli di pomodoro camone in una delle serre di Agricola Campidanese. È il primo anno che l’azienda sarda può produrre e vendere, assieme a due realtà siciliane, questo prezioso ortaggio, grazie a un accordo con Syngenta. Viene venduto o in una elegante confezione da 500 grammi (foto a lato) o anche sfuso.

Quest’anno siete partiti anche con le patate. Ci può dare qualche dettaglio? SL: Le patate sono una novità del 2017 all’interno della vasta produzione di Agricola Campidanese. Sono commercializzate con il marchio “Preziose - Patate di Sardegna” che pone l’accento sulla qualità del prodotto, un vero e proprio tesoro che nasce dal cuore di una terra generosa ed incontaminata come ricorda N.20 LUGLIO 2017

anche il claim “Sardegna una terra ricca di tesori”. Un prodotto caratterizzato quindi dalla particolare cura per la qualità e per la bontà, la stessa che contraddistingue tutte le produzioni distribuite con il marchio L’Orto di Eleonora. Uno dei traguardi fondamentali che l’azienda si è prefissata è la coltivazione a residui zero. Per questo primo anno di produzione la coltivazione interessa una superficie di 20 ettari per 900-1.000 tonnellate, situati nella pianura del Campidano, nella zona del Terralbese, di Samassi, nella valle del Coghinas, Santa Maria Coghinas, poi a Sassari e Ittiri. La varietà scelta per la coltivazione delle Preziose è Universa, una patata a pasta gialla dalla buccia dorata liscia e facilmente lavabile, con occhi piccoli e superficiali. Si prevede anche l’integrazione di altre varietà come la patata viola, rossa e la patata dolce. Il primo obiettivo è soddisfare la domanda interna regionale valorizzando l’eccellenza della patata di origine sarda, per poi portarla a livello nazionale per farne conoscere l’esclusività. La raccolta è iniziata a metà maggio con retine nei pratici formati da 1 a 5 chili. MAGAZINE


OP Agricola Campidanese in cifre

18,8 2000 8 % 2 2009 70 milioni fatturato 2016

stabilimenti nell’Oristanese

ettari in produzione

mila metri quadri coperti

inizio attività

esportazione fuori Sardegna

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Majores e Gavina: varietà esclusive e distintive. Come sta reagendo il mercato? SL: Il raccolto di Gavina è iniziato a metà giugno e proseguirà, clima permettendo, fino a settembre. La qualità del prodotto, grazie alle condizioni climatiche in fase di allegagione, sono eccellenti. Gavina è un’anguria di piccole dimensioni con peso variabile da 1 a 2 chili, dalle elevate caratteristiche organolettiche, croccante, senza semi, molto dolce - da 12 a 14 gradi brix - e dalla caratteristica buccia chiara e striata. Un frutto fresco e comodo, coltivato nella pianura del Campidano, apprezzato dal mercato già da alcuni anni. Viene destinato sia al mercato interno che a quello estero, grazie ai rapporti diretti con diverse catene distributive ed operatori commerciali come Robinson Fresh. I volumi, come per gli altri prodotti, sono previsti in sensibile aumento grazie agli investimenti in produzione e alle richieste del mercato. In giugno è iniziata anche la raccolta di Majores, un melone verde caratterizzato dalle piccole dimensioni, da 1 a 1,8 chili, e dalla polpa dolcissima, con 15-18 gradi brix. Tra le sue caratteristiche distintive ci sono la croccantezza, il sapore spiccato e la shelf-life prolungata fino a 20 giorni. Anche l’aspetto è decisamente originale, essendo sferico e dalla buccia con cromie che vanno dal verde scuro al marrone. Il raccolto, sempre clima permettendo, si protrarrà fino a novembre e la richiesta è già forte. MAGAZINE

Il 2016 è stato il primo anno per Eleonora. Che novità ci sono quest’anno? SL: Eleonora è una delle ultime proposte di Agricola Campidanese: si tratta di una anguria medio formato, variabile da 4 a 8 chili, rotonda, dalla buccia molto scura e dalla polpa dolce con 12-14 gradi brix, croccante e senza semi, adatta alla lunga conservazione. In questo caso il raccolto dovrebbe concludersi nella seconda metà di agosto. Quest’anno abbiamo investito 50 ettari e registriamo già nelle prime settimane di commercializzazione un buon interesse da parte della grande distribuzione, sia italiana che estera. C’è la concorrenza del prodotto spagnolo, ma quello italiano dà spesso più garanzie e per questo viene preferito. Qualitativamente è una delle migliori angurie che ci siano sul mercato e si presta all’utilizzo nel settore della quarta gamma. Come Gavina e Majores, anche Eleonora è un prodotto altamente distintivo, ben riconoscibili sul mercato, grazie all’aspetto e al brand forte che li accompagna. Inoltre, come gli altri prodotti che fanno parte dell’ampio portafoglio di Agricola Campidanese, non sono solo 100 per cento di origine sarda ma hanno anche un elevato tasso di sostenibilità essendo coltivati utilizzando sempre meno prodotti chimici, nel rispetto dell’ambiente circostante, e senza sfruttare i lavoratori, tema oggi di grande attualità. Inoltre una parte del ricavato delle vendite viene destinato ad opere sociali. N.20 LUGLIO 2017


Nel 2016 abbiamo lanciato Eleonora, l’anguria “medio formato seedless, dolce e con la buccia nera. Quest’anno il camone e le patate Preziose. Cerchiamo di riconquistare il consumatore con prodotti non solo distintivi e sani ma anche buoni e giusti ”, Salvatore Lotta (dir. comm.le Agricola Campidanese)

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Il magazzino principale di Agricola Campidanese si trova a Terralba, in provincia di Oristano, una delle aree a maggiore vocazione agricola della Sardegna. Al suo interno si preparano anche le buste di insalata di quarta gamma a marchio L’Orto di Eleonora e DimmidiSì, in partnership con La Linea Verde. Nella foto a lato la linea di lavorazione della mini anguria senza semi Gavina. È in costruzione il nuovo magazzino per adeguare la capacità di lavorazione e confezionamento ai volumi di produzione che sono in costante aumento.

In cosa consistono? SL: Agricola Campidanese sostiene il lavoro di Padre Luigi e dei suoi collaboratori che insegnano le professioni a orfani e ragazzi di strada a Kamenge, in Burundi, con il duplice obiettivo di lottare contro la delinquenza e avviarli al lavoro. Abbiamo poi avviato progetti solidali con la Lilt, la lega tumori, e fatto una donazione a Tolentino, comune del centro Italia colpito dal terremoto. Inoltre, il 12 agosto si tiene la quarta edizione del Gavina Summer Music, iniziativa che regala al territorio una giornata di festa e sensibilizza sull’impegno sociale dell’OP. Fragolose come sono andate? SL: Copriamo i primi quattro mesi dell’anno e devo dire che la campagna è stata entusiasmante: 700 mila piante su una decina di ettari, con due varietà, Sabrina e Marisol e una produzione di mille tonnellate. Per il 2018 puntiamo ad aumentare le coltivazioni del 30 per cento e raggiungere il nord Italia. Il 90 per N.20 LUGLIO 2017

cento delle fragole viene commercializzato con il brand “Fragolosa” che sta ottenendo sempre maggiori consensi sul mercato, grazie a partnership con diverse catene distributive. Andiamo a competere con il prodotto spagnolo, con cui ci sono notevoli differenze, specialmente dal punto di vista qualitativo e dei residui fitosanitari. Sulle nostre fragole non ce ne sono e questo è un grande vantaggio, oltre a essere un prodotto 100 per cento made in Sardegna”. Cosa vede nel futuro di Agricola Campidanese? SL: Il proseguimento della crescita dei volumi prodotti e commercializzati, con un consolidamento dei rapporti con le catene distributive, sempre nel segno della qualità. Un consolidamento della nostra nuova linea L’Orto di Eleonora Bio. L’ottenimento della certificazione dei prodotti a residuo zero sull’intera gamma entro il 2020, per dare ulteriori garanzie al mercato.

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Avocado & Co., consumi nazionali in accelerazione Nei primi sei mesi dell’anno la crescita è superiore al 30 per cento Eugenio Felice

È sorprendente come una categoria presente sul mercato da decenni abbia tutto a un tratto fatto uno scatto al rialzo degno di una start-up “semplicemente” andando a migliorare la proposta al consumatore finale in termini di qualità organolettica e di presentazione nel punto vendita. A trainare è il segmento “premium”, proposto da sempre più aziende specializzate. Ne abbiamo parlato con quattro big: i gruppi Orsero, Battaglio, Spreafico e Peviani, scoprendo che...

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Orsero Spa. “L’ultimo triennio ha registrato una crescita costante del consumo di frutta esotica. Nello specifico, nel 2016, in Italia, per quanto riguarda le principali referenze esotiche a marchio F.lli Orsero - ovvero avocado, mango e papaya - abbiamo commercializzato circa 3.000 tonnellate di prodotto. Per quest’anno prevediamo un’ulteriore crescita: stiamo infatti già registrando un incremento a volume di oltre il 30 per cento rispetto alla passata stagione. Questa ascesa è dovuta sicuramente all’andamento del mercato, in linea con nuovi trend healthy che si muovono verso una costante attenzione ad un’alimentazione sana ed equilibrata, ma anche al lancio della nostra nuova linea “Maturi al Punto Giusto”: avocado, mango e papaya prodotti nelle migliori zone di origine e trasportati con cura fino alla tavola dei consumatori, per garantire il gusto unico della frutta appena raccolta e pronta da

IL PRIMO AVOCADO BAR D’ITALIA

Se escludiamo zuppe ed estratti freschi, prodotti comunque lavorati rispetto a un frutto tout court, l’esotico è la categoria che sta registrando i maggiori tassi di crescita nelle vendite in Italia. Parliamo di un aumento nell’ordine del 30-35 per cento nei primi sette mesi dell’anno, una performance straordinaria se consideriamo che non si tratta di una categoria nuova. A fare la differenza è la maggiore qualità proposta al consumatore finale e una grande mano arriva anche dai mass media: non passa giorno che non si parli ad esempio dei benefici e della versatilità in cucina dell’avocado. Ma prima di tutto, partiamo con il precisare una cosa, la frutta esotica non comprende banane e ananas e non va confusa con la frutta tropicale. Ce lo spiega Luca Dal Toso, marketing manager del Gruppo Spreafico: “La frutta esotica è l’insieme dei frutti tropicali o subtropicali appartenenti a culture alimentari lontane e differenti, dei quali i volumi di consumo nel mercato di riferimento hanno un grande potenziale di sviluppo”.

A ROMA APRE

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N.20 LUGLIO 2017


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gustare, all’apice della loro maturazione e freschezza”, ci riferisce Alessandro Canalella, amministratore delegato Simba e direttore commerciale Fruttital . “Per l’avocado - continua - prodotto ormai cult, considerato il superfood per eccellenza, abbiamo inoltre il plus di produrlo anche direttamente, nelle piantagioni di proprietà del Gruppo Orsero situate in Messico. In quei luoghi coltiviamo la varietà Hass, selezionando N.20 LUGLIO 2017

un prodotto di qualità extra molto apprezzato sul mercato europeo e internazionale. Riconoscibile per la buccia scura e la forma tondeggiante, l’avocado di questa varietà ha un gusto morbido e delicato. Trasportato con cura fino ai nostri magazzini italiani ed europei, viene da noi maturato in strutture dedicate, grazie ad un expertise che da anni contraddistingue i nostri addetti alla maturazione”. Il Gruppo Orsero è presente capillarmente in tutta Italia, isole comprese. Questa collocazione geografica è uno dei suoi punti di forza. Ogni giorno, infatti, grazie a nove MAGAZINE


vendite di frutta esotica in aumento “delRegistriamo 30 per cento, dovuto di certo ai nuovi trend healthy ma anche all’innalzamento della qualità con la nostra nuova linea “Maturi al punto giusto” che riguarda per ora l’avocado, il mango e la papaya ”, Alessandro Canalella (dir. commerciale Fruttital)

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stabilimenti e otto stand di mercato dislocati su tutto il territorio, serve puntualmente più di 5.000 clienti. I prodotti del brand F.lli Orsero sono commercializzati attraverso i classici canali di vendita (Gdo e normal trade) e attraverso Amazon Prime Now. I magazzini hanno una superficie totale di 50 mila metri quadrati, con zone dedicate alla maturazione di banane e avocado, celle di stoccaggio e sale lavorazioni all’avanguardia. Una menzione particolare va allo stabilimento di Firenze, all’interno del quale è attivo un laboratorio che produce fresh cut artigianale: frutta di qualità Extra Premium, selezionata ogni mattina, tagliata e confezionata a mano, senza l’aggiunta di alcun conservante. “Grazie al costante investimento di risorse nell’area marketing e comunicazione - aggiunge Canalella MAGAZINE

- e alla continua ricerca di innovazione, il brand F.lli Orsero, che firma dal 2012 tutta la nostra frutta di qualità extra premium, ha raggiunto una awareness del 56 per cento, valore in costante crescita. Il brand non vuole essere solo sinonimo di qualità, gusto e salubrità, ma si propone come interlocutore per il consumatore, sempre più attento ed esigente. Grazie ai suoi canali di comunicazione offre all’utente un’esperienza e un sostegno completi rispondendo a dubbi, domande e curiosità, fornendo informazioni nutrizionali, consigli su come scegliere e preparare la frutta, oltre a tanti spunti creativi per utilizzare i prodotti all’interno di ricette gustose e sane”.

Gruppo Spreafico. “Registriamo una crescita costante nei volumi per l’avocado, il mango, sia via aerea, che via nave, e la papaya aerea dal Brasile. Sono prodotti di largo consumo e con una disponibilità che copre tutto l’anno. A questi prodotti possiamo aggiungere il pomelo, con una stagionalità di alcuni mesi e il ginger, noto anche come zenzero, che pur non essendo frutta, merita una grande attenzione. Il Gruppo Spreafico, con i magazzini di Dolzago, Ferrara, Livorno e Latina, e una logistica ad hoc, è in grado di servire qualsiasi cliente in Italia”, ci dice Claudio Scandella, category manager per esotico ed etnico del gruppo da oltre 300 milioni di euro di fatturato che proprio lo scorso ottobre ha avviato un test in dodici punti vendita di Coop Italia per il lancio del nuovo marchio èSquisita, affiancato da un innovativo progetto di category management. Ne parliamo alle pagine 112 e 113. “Il mondo dell’esotico è enorme continua Scandella - frutti che appartengono alla stessa famiglia, il mango per esempio, che arriva da emisferi diversi, può essere contrapposto al mango asiatico, spingendo il consumatore, sempre più in là nella conoscenza del frutto. Mescolanze di sapori e di profumi, il mondo dell’esotico è tutto questo e gli spazi per la conoscenza sono a disposizione di tutti. Crediamo che l’enorme sviluppo nei volumi del mango via aerea, sia fondamentalmente dovuto alla conoscenza del prodotto, avvenuta attraverso il N.20 LUGLIO 2017


Mescolanze di sapori e di profumi, il mondo del“l’esotico è enorme, frutti che appartengono alla stessa famiglia, il mango per esempio, possono arrivare da emisferi diversi, spingendo il consumatore sempre più in là nella conoscenza del frutto ”, Claudio Scandella (category esotico Spreafico)

via nave. Il prodotto via aerea è un’evoluzione nella logistica ed è ovvio che utilizzare un mezzo veloce come un aereo, invece che una nave, permette alla frutta di completare le sue proprietà organolettiche in pianta e di volare subito dal cliente, tutto questo con costi molto alti. Non credo che il via aerea resterà un prodotto di nicchia, la sua crescita è molto importante e sempre più persone preferiscono la qualità alla quantità. Ritengo anche che l’evoluzione in atto, con navi sempre più veloci, porterà invece il prodotto via nave, ad essere organoletticamente sempre più vicino al via aerea”. “Per quanto concerne le problematiche cui può andare incontro la frutta esotica nel suo percorso dal

luogo di origine al banco del punto vendita - conclude Scandella - va considerato che alcuni frutti esotici sono particolarmente delicati e sensibili sia agli agenti biotici come ad esempio la batteriosi o l’atracnosi che agli agenti abiotici quali gli sbalzi di temperatura o i relativi stress idrici. Per gestire queste potenziali problematiche è necessario avere un rapporto diretto con tutta la filiera, concordando con i fornitori esteri le varietà di frutta più adatte, i calibri, le caratteristiche organolettiche e le prospettive della prossima campagna. Internamente ci occupiamo

poi di portare il prodotto alla maturazione richiesta dal cliente gestendone anche il confezionamento e la logistica”. Gruppo Battaglio. “Nel 2016 abbiamo sviluppato nella frutta esotica, escluse banane e ananas, un fatturato di circa 9 milioni di euro, in significativa crescita sul 2015; il 2017 è partito con delle buone prospettive, a metà anno registriamo un incremento sul 2016 superiore al 30 per cento. I prodotti che performano meglio sono l’avocado, in assoluto il prodotto esotico che sta riscontrando maggior successo in Europa, a seguire lo zenzero, anche se si tratta di un ortaggio più che di un frutto esotico, e le varietà via aerea del mango, come il

ITAL IA: ANDAMENTO DEL L E IMPORTAZIONI DI FRUTTA ESOTICA / TROPICAL E 659 MLN€

910.000 T

2016

630 MLN€

2015

871.000 T

577 MLN€

2014

897.000 T

546 MLN€

2013

843.000 T

520 MLN€

2012

804.000 T

555 MLN€

2011

852.000 T

548 MLN€

852.000 T

2010

VALORE (EURO) VOLUME (TONNELLATE Fonte: Fruitimprese N.20 LUGLIO 2017

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primo semestre del 2017 ha registrato un più “30Il per cento sul 2016. Il prodotto che sta performando meglio è l’avocado, in assoluto l’articolo che sta riscontrando il maggior successo in Europa. A seguire ci sono zenzero e il mango via aerea ”, Luca Battaglio (presidente Gruppo Battaglio)

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Kent e il Palmer. Il via aerea permette di soddisfare le esigenze di chi cerca un’esperienza gustativa più autentica”, spiega Luca Battaglio, presidente del Gruppo che ha sede principale a Torino e una seconda sede a Roma, in fase di ampliamento, in linea con la crescita nella distribuzione del centro sud Italia. I prodotti Battaglio sono oggi presenti in diverse insegne della distribuzione moderna di tutta Italia. “A fine 2016 - spiega - abbiamo creato la linea Battaglio Gold Selection - Maturi al punto giusto, per distribuire frutti esotici da assaporare al giusto stadio di maturazione. Sono il risultato di un processo, produttivo e logistico, che inizia con la ricerca delle migliori varietà e produttori, si focalizza sul trasporto aereo per poi finire MAGAZINE

con un confezionamento ricercato e curato nel dettaglio. La linea Gold Selection si posiziona come riferimento di alta qualità”. Gruppo Peviani. “Partirei dalla definizione di esotico. Ritengo esotico qualcosa di “lontano”. Ma non una lontananza geografica, quanto piuttosto una lontananza culturale, di abitudine. Gli ananas si trovano sugli scaffali dei nostri supermercati da decine di anni. Così come da decine di anni le banane sono la merenda di tanti bambini a scuola. È una questione di abitudine. Ed è il motivo per il quale una banana che viene dall’Ecuador e un ananas dal Costa Rica saran-

no sempre meno esotici di un mango coltivato nella vicina Spagna o in Sicilia”, ci sottolinea Matteo Lesma, responsabile frutta esotica del Gruppo Peviani. “Da diversi anni - continua - stiamo lavorando con impegno in modo da rendere questo concetto di “lontano” un po’ più vicino. Non vedo un futuro, prossimo per lo meno, dove un mango possa essere parte della nostra dieta di tutti i giorni. Manterrà sempre quel fascino esotico, che non rappresenta un limite ma un valore aggiunto. Un mango sarà sempre un po’ lontano. Ma un lontano accessibile, soprattutto godibile. Questo è il trend. La globalizzazione è parte di ogni ambito della nostra vita. Le persone viaggiano e comunicano in tutto il mondo e con tutto il mondo. E questo rende il consumatore più attento anche alle cose più lontane, come per l’appunto la frutta esotica. Un viaggio in Messico, piuttosto che in Vietnam oppure in Costa Rica regala esperienze incredibili e incredibili ricordi di esse. Tra queste, quasi certamente e quasi sempre, c’è la frutta. La frutta esotica è un’esperienza di consumo. Le aspettative del consumatore, e di riflesso la sua conoscenza del prodotto, è sempre più alta, proprio perché molto spesso influenzata da quelle esperienze. Quindi qualità e informazione sono il futuro, ciò sul quale stiamo concentrando i nostri sforzi”. “Della nostra gamma esotico - aggiunge Lesma - il prodotto ad oggi N.20 LUGLIO 2017


Il via aerea è in grande crescita, ma la qualità si “ottiene anzitutto lavorando con il Paese di origine, selezionando il prodotto direttamente in campo e curando ogni passaggio del suo percorso. Quindi non è solo un discorso di mezzo di trasporto ”, Matteo Lesma (resp. frutta esotica Gruppo Peviani)

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L’ananas rosa della Del Monte incuriosisce il web. Arriverà in Italia? Il frutto dell’estate? Esotico e dal colore sorprendentemente inedito, sta diventando uno dei trend topic di Instagram, e non solo. La foto più postata dagli utenti a caccia di like, infatti, è quella dell’ananas rosa, una tipologia di ananasso prodotto in Costa Rica e destinato ai mercati mondiali. A produrlo è la multinazionale Del Monte, che ne detiene il brevetto - il nome registrato è Rosé pineapple - e sarà l’unica a coltivarlo e venderlo a livello globale. È prodotto secondo tecniche Ogm ed è stato approvato a fine 2016 dalla Food and Drug Administration (Fda), che ritiene l’ananas rosa privo di rischi per la salute umana. I nuovi ananas sono stati “progettati” per produrre livelli più bassi di enzimi già presenti nei frutti convenzionali, i quali convertono il licopene rosa in betacarotene giallo in fase di maturazione. Questo è il motivo per cui, una volta tagliato, l’ananas si presenta rosa. Un frutto di cui si inizia a parlare anche in Italia (vedi La Cucina Italiana e La Repubblica) anche se la maggior parte delle foto che appaiono sul web sono dei fake, cioè colorate di rosa con Photoshop o programmi simili. Quando lo vedremo nei supermercati italiani, se ci arriverà? Lo abbiamo chiesto a più riprese a Del Monte ma senza ottenere alcuna risposta. Possiamo immaginare delle difficoltà legate alla vendita di un prodotto marchiato come Ogm. In attesa di capire se arriverà nei supermercati o meno, possiamo dire che l’ananas rosa è già arrivato in Europa, conquistando i fioristi e gli arredatori, già appassionati di bouquet di ananas rosa.

più performante, sia in termini di volumi che di risultati, è senza dubbio l’avocado, principalmente Hass dal Perù nel periodo estivo e green skin da Israele e Sud Africa per tutto il resto dell’anno, con numeri talvolta sorprendenti, seguito dal mango via mare - Brasile, Perù, Costa D’avorio e Senegal - e un insospettabile outsider: lo zenzero dalla Cina. Sono in crescita anche gli altri prodotti che completano la nostra proposta di esotico, cioè papaya, lime e pomelo. L’Africa sta emergendo forte, soprattutto per l’eccezionale qualità del mango varietà Kent coltivato in paesi della zona centro occidentale quali Costa d’Avorio, Senegal e Mali. Ancora una volta però mi N.20 LUGLIO 2017

sento di dire che il vero orizzonte non è tanto di origine o prodotto, quanto piuttosto la necessità di offrire un prodotto di qualità, in linea con le aspettative del cliente informato”. “Il mercato del via aerea è interessante e in costante evoluzione. Non ci si può dunque limitare a questo. La ricerca dell’eccellenza qualitativa deve guardare oltre. La qualità si ottiene anzitutto lavorando con il Paese di origine, selezionando il prodotto direttamente in campo e curando ogni passaggio del suo percorso. Non è quindi uni-

camente un discorso di mezzo di trasporto. Un mango via nave, scelto per caratteristiche, quali varietà ed esposizione al sole, fin sulla pianta, trasportato e controllato con cura e maturato al punto giusto in apposite celle di maturazione, come quelle di ultima tecnologia da noi costruite, garantisce un’ottima qualità, un ottimo gusto, ad un prezzo molto più che accessibile. Quindi - conclude Lesma - qualità e innovazione al giusto prezzo, sinergia con fornitori e produttori e conoscenza del Paese di origine sono il futuro sul quale il Gruppo Peviani sta puntando con decisione e impegno”.

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èSquisita!, da Spreafico un innovativo progetto di marca per l’esotico Nei primi sei mesi di test triplicate le vendite dell’esotico nei 12 punti vendita Coop Italia Eugenio Felice

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La frutta esotica ha grandi margini di sviluppo. Ne è convinto il Gruppo Spreafico che ha sviluppato una nuova marca di frutta esotica affiancata da un progetto di category management. Si chiama èSquisita e vuole aiutare le persone ad avvicinarsi a questi frutti lontani, promettendo un nuovo piacere del palato e tanta nuova conoscenza sui sapori, le ricette, il grado di maturazione. Il tutto condito da un clima festoso e giocoso che si può ritrovare anche nelle isole dedicate Partiamo dai dati: secondo Nielsen e prendendo a riferimento i 12 mesi precedenti al 21 maggio, i consumi di frutta esotica nella distribuzione moderna sono stati di 73,4 milioni di euro, in crescita del 33,2 per cento, su un volume di 14.200 tonnellate in aumento del 25,6 per cento. Si tratta quindi di una crescita portentosa. Il potenziale di sviluppo è ancora alto e il Gruppo Spreafico lo ha capito da tempo. “È all’inizio del 2016 che abbiamo deciso di approfondire il tema della frutta esotica e ci siamo resi conto che, da una parte il consumatore conosce poco il prodotto, dall’altra l’esposizione nel punto vendita è generalmente disordinata, con i frutti in zone diverse del reparto e una comunicazione solo di prezzo”, ci spiega Luca Dal Toso, marketing manager di Spreafico. “Ci siamo convinti, quindi, del grande potenziale della frutta esotica in Italia e dopo alcune ricerche approfondite sul consumatore finale è nata l’idea di sviluppare una nuova marca affiancata da un progetto di category management. Così è nata èSquisita”. MAGAZINE

“La fase di test è iniziata a fine ottobre in 12 punti vendita di Coop Consorzio Nord Ovest e Coop Centro Italia. Doveva durare un anno ma a distanza di sei mesi i risultati sono stati tali, con vendite triplicate, che ci siamo convinti a portare avanti il progetto ed estenderlo su scala più ampia, con isole ed esposizioni diverse a seconda delle dimensioni del punto vendita. Siamo partiti infatti con un lineare di

322 milioni. Il Gruppo Spreafico è tra le realtà italiane del settore ortofrutticolo più grandi, con attività che vanno dalla produzione diretta in Italia e all’estero all’importazione da ogni parte del mondo. Una delle ultime sfide è stato il lancio della linea di frutta di quarta gamma Vitamia. Il fatturato chiuso al 30 giugno 2017 è stato di 322 milioni di euro, in rialzo dell’11,2 per cento rispetto all’anno precedente.

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èSquisita nasce dalla constatazione del fatto che “nella mente del consumatore la frutta esotica non è ben categorizzata: la conosce poco e non viene informato nel punto vendita, dove l’esposizione è disordinata e tende a comunicare solo il prezzo ”, Luca Dal Toso (marketing manager Spreafico)

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A lato i mango premium della linea èSquisita. Il test in 12 punti vendita di Coop Italia è iniziato lo scorso ottobre, dando in 6 mesi come risultato delle vendite triplicate. Ogni collo ha il suo cartellone che comunica in modo giocoso e divertente con il consumatore finale, dando informazioni utili su grado di maturazione, preparazione, ricette, colore della polpa. Un dialogo con il consumatore che prosegue anche fuori dal punto vendita con il sito web, la pagina Facebook e la ChatBot. Di èSquisita si è parlato anche durante il convegno di apertura di Macfrut, lo scorso maggio a Rimini.

2,4 metri per 14 referenze, ma abbiamo studiato anche un’isola con lineare da 1,2 metri e 9 referenze per le superfici medie e uno stand alone, fatto anche di un solo collo, per le superfici più piccole”. Ma con èSquisita non parliamo solo di un marchio o di un imballaggio, ma di un vero progetto di category management, quindi di quello che la stessa Spreafico definisce “un linguaggio per educare i consumatori che visitano i punti vendita ad informarsi, imparare, sperimentare, divertirsi, e naturalmente anche acquistare”. Ecco allora il giallo che contraddistingue l’isola e gli imballaggi, un colore distonico rispetto a quello dominante nel reparto ortofrutta che è N.20 LUGLIO 2017

il verde. C’è poi una forte componente affettiva ed emozionale, con cartellonistica e bollini grandi e sorridenti, che comunicano non solo i valori dei frutti ma suggeriscono delle ricette, spiegano la modalità di consumo, fanno vedere il colore della polpa interna, fanno capire quando un frutto è maturo. Ci sono poi dei payoff dedicati, ad esempio per il mango premium è “dolce come un dessert”, per quello classico è invece “il tuo snack naturale”. La vendita inoltre - dettaglio non da poco - viene fatta a pezzo e non a chilo.

Ma usciti dal punto vendita cosa succede? Il consumatore si ricorderà tutte le informazioni? Nell’isola espositiva si trova anche un pop up che invita a visitare il sito web www.esquisita.it e la pagina Facebook e nel caso di dubbi o perplessità a utilizzare la ChatBot di Facebook Messenger per interagire direttamente con èSquisita, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Per tutte queste caratteristiche èSquisita è certamente uno dei progetti di marca più innovativi in Europa, non solo nell’ambito della frutta esotica. Una marca di respiro internazionale, per ora focalizzata sul mercato italiano.

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Da Giakarta a Venezia: Sama importa il primo contenitore di ananas fresco dall’Indonesia Massimiliano Lollis

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“Inauguriamo la Pineapple Road, la via dell’ananas dall’Estremo Oriente”. Ad affermarlo con orgoglio - parafrasando la celebre Silk Road cinese - è Giorgio Masiero, general manager di Sama Spa, azienda padovana che opera da 21 anni nell’importazione di prodotti conservati per la Gdo e protagonista di un evento senza precedenti per i rapporti tra il nostro Paese e l’Indonesia nel mondo dell’ortofrutta. Lo scorso 8 giugno è infatti giunto al porto di Venezia il primo container di ananas fresco indonesiano: una prima assoluta per il frutto esotico in Europa e nel nostro Paese, dove l’ananas sul mercato è perlopiù coltivato nei Caraibi e, in parte minore, in Africa nord occidentale. La nuova operazione commerciale è nata dalla collaborazione, di lunga data, tra Sama e GGF (Great Giant Food), il produttore indonesiano che coltiva 35.000 ettari di terreni di proprietà con ananas, banane, papaya, guava ed altri frutti tropicali: “Con GGF collaboriamo da molto tempo - sottolinea Masiero - e questa collaborazione mi onora perché si tratta di una impresa molto attenta all’ambiente e agli aspetti della responsabilità sociale”. Senza però dimenticare gusto e qualità: “Ritengo continua - che questa tipologia di ananas sia un prodotto meno acido rispetto a quello caraibico, perché in Indonesia viene coltivato a una altitudine quasi al livello del mare rispetto alle coltivazioni in quota nei Caraibi e in Africa”. MAGAZINE

Sama Spa, azienda veneta attiva da tempo nell’import di frutta e prodotti conservati, ha messo a punto una prima assoluta per il nostro Paese: la consegna di ananas fresco dall’Indonesia. La scelta rappresenta un unicum sia per l’origine del frutto - che in Italia è di provenienza caraibica o africana - sia per il porto di arrivo, Venezia presso il Venice Green Terminal. Alla base, una lunga collaborazione con Great Giant Food, produttore indonesiano attento ai temi ambientali

Per quanto riguarda il marchio, l’ananas di Giacarta è stato importata con il marchio SunPride, ma la commercializzazione avverrà sotto il marchio La Fattoria dei Sapori, la nuova linea premium di Sama che punta sul biologico e che, introdotta recentemente sul mercato, è già presente nel 60 per cento della Gdo italiana. La tabella di marcia per le consegne di ananas indonesiana è piuttosto fitta. Dopo la prima consegna ne seguirà un’altra a fine luglio, per poi pro-

seguire dal prossimo autunno ad una cadenza di un container a settimana e aumentando il ritmo delle spedizioni in base all’andamento del mercato. “In accordo con il nostro business plan 20182020 - spiega Masiero - pensiamo di movimentare in importazione, solo per il mercato italiano, circa 1.500 refeer container all’anno e prevediamo altri 1.000 container all’anno per la commercializzazione verso i Paesi esteri confinanti, inclusa la Germania”. N.20 LUGLIO 2017



UNICAL 8.0, DA UNITEC LA NUOVA TECNOLOGIA “COMPATTA” PER LAVORARE LE MELE

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A Macfrut 2017 ha debuttato Unical 8.0, l’innovativa tecnologia a marchio Unisorting proposta dal Gruppo Unitec per la lavorazione delle mele, la prima macchina al mondo pensata per essere sanificabile al 100 per cento ed evitare così la contaminazione dei frutti sani durante la lavorazione. Unical 8.0 dispone della tecnologia Apples>Sort per la selezione e classificazione della qualità esterna e interna che si avvale di telecamere ad altissima risoluzione in grado di classificare ogni singolo frutto in regimi di massima efficienza e precisione. Minguzzi: “Con Unical 8.0 possiamo garantire ai nostri clienti una qualità costantemente buona”.

LA CESENATE PIRACCINI SECONDO ENTRA NELLA COMPAGINE SOCIALE DI APOFRUIT ITALIA

Apofruit Italia, il colosso cooperativo ortofrutticolo con oltre 4 mila soci in tutta Italia, 294 milioni di euro di fatturato e 330 mila tonnellate di ortofrutta commercializzata ogni anno, potenzia ulteriormente la propria base sociale e la propria presenza sul mercato. È stato stretto a Macfrut l’accordo con un’altra storica realtà del territorio cesenate: la Piraccini Secondo, impresa commerciale da 20 milioni di euro di fatturato fino ad ora affacciata principalmente sul mercato nazionale. “Per il nostro gruppo - spiega Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit - questo progetto rappresenta una ulteriore azione per aggregare produttori, per essere presenti su nuove aree produttive e per rafforzare la specializzazione su alcuni prodotti, come la frutta estiva, le fragole e i kiwi, che rappresentano le produzioni principali delle due imprese”.

NON SOLO MELE E FRUTTA ESTIVA, DALLA VAL VENOSTA ANCHE CAVOLFIORI DI QUALITÀ La Val Venosta, rinomata nel mondo per le sue mele, è anche sinonimo di ortaggi di elevata qualità come il cavolfiore. “La raccolta è iniziata nel mese di giugno - commenta Reinhard Ladurner, responsabile vendite verdure VI.P - e il clima favorevole contribuisce ad una maturazione ottimale del cavolfiore che si presenta croccante, dal profumo gradevole e dal sapore genuino. Quest’anno la produzione complessiva delle verdure si assesterà sui quantitativi dello scorso anno, circa 3.300 tonnellate con una qualità eccezionale. La ricerca di una qualità superiore è frutto di un percorso di crescita che stiamo portando avanti già da alcuni anni”. MAGAZINE

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DEBUTTANO AL TUTTOFOOD DI MILANO GLI ESTRATTI FRESCHI FIRMATI DIMMIDISÌ Sono cinque le nuovissime bevande fresche e dissetanti che La Linea Verde ha lanciato come DimmidiSì Juicing. Si tratta di estratti di frutta e verdura con ingredienti funzionali ad azione specifica per l’organismo. Le nuove bevande fresche strizzano l’occhio alla cromoterapia: ognuna ha un colore diverso, deciso e brillante, legato ai colori della frutta e della verdura e alle loro virtù. Tutte con ricette equilibrate, studiate per dissetare con piacere senza sapori esasperati e con quel tocco di originalità e innovazione che da sempre contraddistingue, nel banco frigo dell’ortofrutta, la marca DimmidiSì e quindi anche La Linea Verde che torna con decisione a presidiare il comparto delle bevande fresche. DimmidiSì Juicing è declinata in tre gamme: Sì al Relax con la ricetta “Green Detox”; Sì all’Equilibrio con le referenze “Yellow Digestive” e “White Tonic”; Sì allo Sprint con “Red Vitality” e “Blue Energy”. Cinque estratti tutti 100 per cento veggie, 100 per cento naturali, senza aromi, coloranti e conservanti e senza aggiunta di zucchero.

CPR SYSTEM, AVANZINI (CONAD) NUOVO PRESIDENTE E FATTURATO A 55 MILIONI Francesco Avanzini, già direttore commerciale di Conad, è il nuovo presidente della cooperativa di Gallo (Ferrara) leader in Italia degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili. Lo affianca alla vice presidenza Nicola Pizzoli, Ceo dell’omonima azienda leader delle patate. CPR System ha presentato i risultati brillanti del bilancio 2016 nel corso dell’assemblea dei soci che si è svolta a Firenze il 27 giugno. A fronte di una gestione sempre più sostenibile ed efficiente delle proprie risorse e dei propri processi produttivi, la cooperativa chiude un fatturato record, di 54,8 milioni di euro. Il capitale sociale raggiunge i 16,1 milioni e il patrimonio netto è di 34,3 milioni di euro. Un’annata record per CPR System, che associa al suo interno tutti gli attori della filiera, dai produttori ortofrutticoli ai distributori (tra cui Coop, Conad, Pam, Bennet, Gigante, Selex, Sigma, Sisa, 3A e altri), passando per gli stampatori degli imballaggi e alcune aziende di servizio per gestire i trasporti, il facchinaggio e la movimentazione. Ai margini dell’assemblea di approvazione del bilancio, c’è stato il rinnovo N.20 LUGLIO 2017

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Le nuove referenze rispondono al desiderio, molto sentito tra i consumatori, di prodotti che accentuino il legame tra salute e alimentazione in linea con la sempre più seguita ricerca del benessere. DimmidiSì Juicing si presenta in una bottiglia da 250 ml dalla sagoma moderna con tappo opalescente e un’immagine complessiva che privilegia la trasparenza, enfatizzando così la fluidità e la semplicità del prodotto. Le referenze a scaffale dall’inizio di maggio - hanno debuttato a TuttoFood - vanno mantenute a temperatura di frigorifero perché fresche, come tutti i prodotti DimmidiSì.

del Cda, che ha visto la nomina di Francesco Avanzini - già direttore commerciale di Conad - come nuovo presidente, affiancato dal vice presidente Nicola Pizzoli, che riceve a sua volta il testimone da Gianni Amidei. “Ricevo con grande piacere il testimone della presidenza - ha dichiarato Avanzini CPR è oggi e sarà sempre di più in futuro uno strumento fondamentale per la competitività dell’ortofrutta e non solo”.

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INSAL’ARTE DI ORTOROMI: TRE NUOVE REFERENZE PER LA LINEA DI ESTRATTI SMILE

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La linea di estratti Insal’Arte di Ortoromi - presentata lo scorso febbraio a Fruit Logistica 2017 e già in vendita in numerose insegne della grande distribuzione italiana - si amplia con tre nuove proposte disponibili nei formati da 250 e 500 ml e propongono abbinamenti di ingredienti nuovi e originali, a conferma della costante ricerca di innovazione, qualità e gusto che contraddistingue l’azienda. Le novità includono Pesca, frutto da sempre gradito per la sua dolcezza, ricchissimo di vitamine, oligoelementi e dal prezioso effetto disintossicante e diuretico, in questo estratto abbinato a mela e arancia; Curcuma, spezia particolarmente amata e tra le più in voga del momento per le sue proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie, abbinata al gusto tenue della mela e a quello fresco dell’arancia; e infine Finocchio, importante per il suo apporto di fibre, vitamine e sali minerali, proposto con mela, ananas e sedano. Sapori inediti e accostamenti freschi e dissetanti che vanno ad ampliare la linea degli estratti Insal’Arte Smile, che assieme alle linee Love e Green e agli altri prodotti a marchio

ORTOROMI SCEGLIE LPR, MOVIMENTA DA SOLA CIRCA 40 MILA PALLET ALL’ANNO OrtoRomi, cooperativa ai vertici in Italia nella produzione di insalate di IV gamma, con oltre 600 ettari in produzione sul territorio nazionale tra pieno campo e serra e dotata di stabilimenti di lavorazione all’avanguardia, ha scelto di ottimizzare la logistica adottando il sistema dei pallet rossi LPR.

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Insal’Arte promuovono un’alimentazione buona, sana, naturale e controllata. I nuovi estratti sono made in Italy, ottenuti esclusivamente da frutta e verdura fresche e di prima scelta, senza aggiunta di acqua, coloranti, zuccheri né conservanti; sono disponibili nelle due pratiche versioni da 250 ml e 500 ml. Gli estratti sono ottenuti tramite estrazione a freddo e, grazie all’utilizzo dell’HPP, tutte le proprietà nutrizionali delle materie prime rimangono vive e inalterate.

La movimentazione annuale è di circa 40 mila pallet, nel formato 800 x 1200. “La nostra esigenza di ridurre i costi relativi alla logistica si era fatta sempre più pressante”, ha dichiarato Luca Pallaro, direttore logistica di OrtoRomi. “La differenza qualitativa fra i pallet in uscita e quelli restituiti, le relative discussioni e perdite di tempo unite alla continua esigenza di comprare pallet nuovi avevano reso la situazione insostenibile. Il passaggio a LPR è stato risolutivo, e anche i nostri trasportatori hanno beneficiato di questo cambiamento. Ora, infatti, possono scaricare la merce e ripartire velocemente, senza più aspettare, cosa che ha consentito loro di ridurre le tariffe. In pratica, una soluzione win win”. LPR supporta OrtoRomi presso gli stabilimenti di produzione di Borgoricco (PD) e Bellizzi (SA). “OrtoRomi è una realtà estremamente dinamica che, come altre aziende del settore, ha iniziato a rapportarsi con noi con dei quantitativi limitati che sono cresciuti nell’arco di breve tempo”, ha dichiarato Paolo Cipriani, sales manager di LPR Italia. “Il riconoscimento dei vantaggi che siamo stati in grado di offrire uniti alla qualità e all’attenzione al cliente tipica del nostro servizio, da parte di un cliente dagli standard qualitativi così elevati, sono per noi un motivo d’orgoglio”, ha concluso. N.20 LUGLIO 2017


PEDON AMPLIA LA LINEA HAPPY VEGGIE CON DUE NUOVE REFERENZE READY-TO-EAT

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Per soddisfare le esigenze del consumatore moderno sempre di corsa, con poco tempo da dedicare ai fornelli e attento a un’alimentazione sana, Pedon presenta due nuove referenze ready-to-eat che vanno ad ampliare la gamma Happy Veggie, la linea a base di soia pensata per chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana ma anche per chi preferisce le proteine vegetali a quelle animali, contribuendo ad un mondo più sostenibile. Lupino mix con quinoa e Soia mix con riso integrale sono i due nuovi mix pronti da gustare dopo soli 90 secondi in microonde oppure anche freddi. Si conservano a temperatura ambiente per tutta la shelf life di 18 mesi.

PICCOLI FRUTTI, CILIEGIE E ALBICOCCHE, IN ALTO ADIGE UN RACCOLTO DI QUALITÀ

Con la Festa delle Fragole di fine giugno in Val Martello ha preso il via in Alto Adige la raccolta delle fragole, che apre la stagione dei piccoli frutti e della frutta a nocciolo come le albicocche e le ciliegie. Le avversità meteorologiche della primavera non hanno pregiudicato l’ottima qualità dei frutti, che possono continuare a fregiarsi del Marchio di Qualità Alto Adige istituito dalla Provincia Autonoma di Bolzano e promosso da IDM Alto Adige. Le gelate notturne della seconda metà di aprile hanno creato qualche problema alle fragole, in termini di volumi. Gerhard Eberhöfer, responsabile dell’area piccoli frutti di VI.P a Laces, prevede per la stagione in corso “un raccolto di circa 400 tonnellate, leggermente inferiore a quello del 2016”. In buona parte compromesso il raccolto delle albicocche e dimezzato quello delle ciliegie.

MAERSK LINE: CONTAINER REFRIGERATI SOTTO CONTROLLO H24 CON IL SISTEMA RCM La compagnia marittima danese ha presentato a Macfrut una importante innovazione: si tratta del sistema RCM (Remote Container Management) che, grazie a dispositivi GPS e GSM, consente al cliente di monitorare costantemente lo stato della merce durante le fasi della supply chain, posizione geografica del container e parametri della catena del freddo inclusi. Il tutto direttamente dal proprio pc o smartphone. L’innovazione, applicata a tutti i container refrigerati della flotta, punta sulla trasparenza e incuriosisce: i vantaggi possono essere rilevanti, ma resta da vedere se lo strumento non diventerà per Maersk una lama a doppio taglio. (m.l.) N.20 LUGLIO 2017

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Massimiliano Lollis

HelloFresh, il meal kit che cresce più di tutti in Europa 120

La lista stilata dal Financial Times con le 1.000 aziende europee che sono cresciute più velocemente negli ultimi anni vede oggi al vertice una startup berlinese. Si chiama HelloFresh, è convinta che tutti possano cucinare e promette di cambiare il modo in cui mangiamo, consegnandoci a casa non un semplice ready-to-eat, bensì tutti gli ingredienti freschi e le ricette per cucinare un pasto sano e diverso dal solito Il Financial Times l’ha incoronata come prima tra le mille aziende europee in maggiore e rapida crescita degli ultimi anni. HelloFresh, azienda giovane fondata solo nel 2011 a Berlino, ha capito che portare direttamente a casa dei consumatori le migliori materie prime - soprattutto quelle a km zero - accompagnate da ricette alla portata di tutti, può essere un successo. E così è stato, se il fatturato è aumentato dai 2,3 milioni di euro del 2012 ai 304 milioni di euro del 2015. Nell’epoca d’oro dei cuochi titolati, aspiranti cuochi stellati e food blogger, chi ha tempo e voglia di cimentarsi in una ricetta accattivante trovata su internet o tra gli appunti della nonna, spesso esaurisce l’entusiasmo all’idea di dover andare alla spasmodica ricerca degli ingredienti al supermercato o al negozio preferito, un procedimento che può richiedere molto tempo prezioso. Come si legge sul sito ufficiale di HelloFresh, la mission dell’azienda è portare la gente a consumare cibo migliore, ad avere un rapporto con il cibo che sia diverso da quello con il takeaway o il cibo a domicilio, spesso grasso e precotto. Ma come funziona HelloFresh? Il procedimento è semplice e intuitivo: si sceglie uno dei tre diversi “pacchetti” per tre diverse ricette e stili (classic, veggie e family), si seleziona la frequenza di consegna dei box (dalle tre alle cinque consegne settimanali) e il gioco è fatto. Una volta iscritti a HelloFresh, il box MAGAZINE

prescelto viene regolarmente consegnato sulla porta di casa, e il prezzo varia dalle tre consegne settimanali (in Germania poco meno di 43 euro a settimana) alle cinque (circa 58 euro a settimana). Disponendo di istruzioni precise e di quantità prestabilite, le ricette fornite sono generalmente facili da realizzare in tempi relativamente ristretti. Il fondatore Dominik Richter e i suoi ci hanno visto giusto se oggi HelloFresh conta 850 mila iscritti con profitti in crescita verticale. L’attività oggi è stata stimata 2 miliardi di dollari, e per ora il servizio è presente in diversi mercati: USA, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Australia, Belgio, Austria, Svizzera e Canada. Certamente il successo di HelloFresh sta tutto nella capacità di venire incontro alle esigenze di una nicchia in crescita, che richiede ingredienti di qualità e le istruzioni per realizzare a casa propria pasti semplici ma salutari. La notevole crescita del caso berlinese rappresenta anche un importante segnale al mondo della GDO, per muoversi sempre più nella direzione di un servizio personalizzato caratterizzato da cibo sano e di qualità. Intanto il gruppo si espande anche nel commercio al dettaglio: HelloFresh ha da poco firmato un accordo con la catena britannica di supermercati Sainsbury’s per realizzare kit brandizzati. A questo punto, anche per gli irriducibili amanti del microonde, non ci saranno più scuse per non mettersi ai fornelli. N.20 LUGLIO 2017




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