Fm Gennaio 2018

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FOOD TREND: IL 2018 E´ L’ANNO DEI MEAL KIT HelloFresh e Blue Apron consegnano a casa tutto quanto serve, ricette comprese, per preparare un piatto healthy. Il loro valore di borsa è di alcuni miliardi. Un’opportunità su cui stanno investendo ora anche i retailer TENDENZE BUSINESS

ELNATHEDITORE

N.22 GENNAIO 2018 TRIMESTRALE















Editoriale |

Eugenio Felice

Eco shopper e furti di agrumi I primi giorni del nuovo anno gli italiani hanno scoperto dai telegiornali che c’era un nuovo e cruciale argomento di discussione: i sacchetti biodegradabili e compostabili che il decreto legge Mezzogiorno n. 123 del 3 agosto 2017 ha reso obbligatori per l’ortofrutta e pure a pagamento, nel senso che gli esercizi commerciali sono obbligati a far pagare e indicare in scontrino il prezzo del sacchetto. Probabilmente, se gli italiani non fossero stati bombardati dai media, non se ne sarebbero nemmeno accorti. Parliamo di un valore irrisorio del resto: ci vogliono 100 sacchetti per fare un caffè al bar. La legge poi è talmente mal fatta che alimenta la discussione. In particolare non viene normata l’etichetta: che senso ha che l’imballo sia compostabile se poi ci attacco una etichetta con colla e carta che la rende non più compostabile? Un plauso noi lo facciamo ad Esselunga, che già da novembre distribuiva nel reparto sacchetti ed etichette biodegradabili e compostabili. Ancora una volta si è dimostrata un esempio virtuoso. A fomentare la discussione ha contribuito anche il sondaggio realizzato dal Monitor Ortofrutta di Agroter in collaborazione con Toluna, che ha analizzato la reazione avuta nei primi dieci giorni dell’anno dai consumatori davanti a questa novità. Nell’ articolo dal titolo “Sacchetti a pagamento, ecco come cambiano le abitudini degli italiani” si legge: tra i risultati più eclatanti dell’indagine c’è uno spostamento dei consumi verso l’ortofrutta già confezionata; il 21 per cento del campione, invece, ha preferito rivolgersi al fruttivendolo; c’è anche un 7 per cento che ha indicato di aver comprato meno frutta e verdura. Indagine ripresa anche da alcuni media nazionali. Indagine che in noi ha sollevato subito qualche dubbio: ma come fai a valutare l’impatto di questa novità nel medio lungo periodo considerando le opinioni di quante, forse mille persone, a pochi giorni dalla sua introduzione? E in effetti, con un giro di telefonate, i responsabili ortofrutta di numerosi gruppi distributivi ci hanno confermato che è prematuro e irrealistico fare previsioni riguardo agli impatti sui consumi che potrà avere la nuova legge. Ne parliamo a pagina 54. N.22 GENNAIO 2018

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Del resto il tema fake news è di grande attualità ed è esploso con internet: tutti noi con i social network diventiamo fonte di notizie e nel mare magnum di informazioni in cui ormai tutti noi navighiamo giornalmente si sgomita per trovare visibilità cavalcando gli argomenti più popolari e cercando di fare scoop a ogni costo. Mentre nello Stivale si parlava di sacchetti, in Sicilia si viveva una situazione drammatica per alcuni ortaggi e per gli agrumi. I primi con prezzi di vendita sotto i costi di produzione, a causa di un mercato che fatica sempre di più a trovare partner qualificati e che possano dare garanzie, soprattutto su temi cruciali come la salubrità dei prodotti. Non è un mistero che su alcuni ortaggi i laboratori di analisi trovino ancora tracce di ddt che in Italia è vietato dal 1978. Gli agrumi invece sono alle prese con gli annosi problemi strutturali, come l’offerta disorganizzata, l’ammodernamento degli impianti, la lotta al virus Tristeza, la disponibilità idrica, cui si è aggiunto da alcuni anni e con sempre maggior fastidio per i produttori quello dei furti continui in campagna, che vanno ad alimentare filiere commerciali parallele tossiche. La Sicilia non ci era mai parsa così lontana.

MAGAZINE



PAG. EDITORIALE ECO SHOPPER E FURTI DI AGRUMI

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IMMAGINI

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BUONE NOTIZIE INDAGINE SUI CONSUMI COOP: GLI ITALIANI PENSANO POSITIVO MARKETING ITALIANI SEMPRE PIÙ FOOD LOVERS IL 2017 HA SEGNATO LA SVOLTA FIERE A MACFRUT IL PRIMO SUMMIT DEDICATO ALLA FRUTTA ESOTICA INSIDER IL CASO VIVA: QUANDO LE ZUPPE CORRONO, MA NON PER TUTTI RETAIL THAT’S VAPORE, LA RISTORAZIONE TRENDY E SALUTARE CHE CRESCE LA NOTIZIA GREENYARD METTE GLI OCCHI SU DOLE: SUL PIATTO 2,5 MILIARDI MERCATI NASCE BABY ROSARIA, CALIBRO PICCOLO MA ECCELLENTE QUALITÀ ANALISI GDO, NEL 2017 RIPRESA DECISA AL CENTRO I RISULTATI MIGLIORI ORGANIC IL BIOLOGICO CRESCE DEL 16 PER CENTO IN GDO NEL 2017 L’AZIENDA LA LINEA VERDE CRESCE IN ITALIA E SI ESPANDE SUI MERCATI ESTERI IDEE GRIF...FATE È QUASI PRONTO: LE NUOVE VERDURE “ASPIRANTI” RICETTE TRASPORTI SHANGHAI È PADRONA DEI MARI VIA DELLA SETA: C’È ANCHE VADO PRIMATI CILE, QUEST’ANNO IN CINA OLTRE 125 MILA TONNELLATE DI CILIEGIE TREND FOOD TRUCKS, ARRIVA DAGLI USA IL FENOMENO DEI CIBI DA STRADA INNOVAZIONE DA FINAGRICOLA I DATTERINI IN ACQUA DI MARE “COSÌ COM’È” PACKAGING SACCHETTI COMPOSTABILI: È PRESTO PER VALUTARNE LE CONSEGUENZE IL LIBRO È LA DIETA DEL BRODO IL TREND DEL MOMENTO NEGLI STATI UNITI FRONTIERE ROBOMART, A SAN FRANCISCO IL REPARTO ORTOFRUTTA SU RUOTE MENS SANA KIWI ALLEATO CONTRO L’INFLUENZA, HA PIÙ VITAMINA C DELLE ARNACE

24 26 28 30 32 34 36

64 / NEW YORK, IL FOOD È SEMPRE PIÙ FRESCO E COMODO

72 / GRAB&GO E BIO: I TREND PER IL RETAILER MORTON WILLIAMS

38 40 42 44 46 48 50

76 / TOP 250 RETAILER, 84 / INSTACART: AMAZON SALE MA WALMART IL 2018 VEDRÀ UNA NUOVA RIMANE IMPRENDIBILE

STAR, IL RUTABAGA

52 54 56 60 62

PANORAMA

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iFRESH

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N.22 GENNAIO 2018

CONTENUTI

88 / TRASPARENTE, 94 / PRODURRE PER SANO E SOSTENIBILE: È IL 12 MESI ALL’ANNO: QUESTA FOOD DEL 2018

LA SFIDA DI GANDINI

MAGAZINE

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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Renata Cantamessa, Irene Forte, Salvo Garipoli, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it

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Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Chinchio Srl - Via Pacinotti 10/12 35030 - Rubano (Pd) Carta Magno Volume 115 gr - Sappi 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero gennaio 2018: 8.500 copie

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FATTURATO A 180 MILIONI

Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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57 75 55 113 43 47 8-9 35 17 4-5 IBC 27 25 93 53 59

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Foto: VEDIAMOCREATIVO

La tradizione Pabillonis (Sardegna) 30 ottobre 2017 Si raccolgono i carciofi nel Medio Campidano. Ma anche in altre zone vocate dell’isola, su centinaia di ettari. Rigorosamente a mano, con la tipica cesta sulle spalle. OP Agricola Campidanese da tempo ha puntato su produzioni di qualità e tipiche, come lo Spinoso Sardo, apprezzato in Italia e all’estero.



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Si alza il sipario Oppeano (Verona) 12 gennaio 2018 Il 2018 sarà ricordato come l’anno in cui Aldi avrà aperto i primi punti vendita in Italia. Nella foto aerea, il magazzino di Oppeano, adiacente alla Transpolesana, nella Bassa Veronese. 52 rampe di carico, come le settimane dell’anno. La sede con gli uffici si trova al Quadrante Europa, a 20 chilometri di distanza.



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Solo food Padova 22 novembre 2017 Aspiag Service ha aperto nella centralissima Piazza della Frutta di Padova il primo punto vendita Despar con assortimento composto esclusivamente da prodotti alimentari. Protagonisti i freschi e freschissimi, che incidono per il 60 per cento dell’offerta, con il reparto ortofrutta collocato proprio all’ingresso.



buone notizie |

Irene Forte

Indagine sui consumi Coop: gli italiani pensano positivo 24

Alla “speranza”, parola chiave degli ultimi due anni, gli italiani affiancano per il 2018 più concrete sensazioni di “benessere” e “soddisfazione”. Gira al meglio l’umore degli italiani secondo la fotografia scattata dal sondaggio CoopNomisma e le previsioni sui consumi del Rapporto Coop. Vanno in picchiata le parole dalla connotazione negativa Il timore crolla di quasi 6 punti percentuali (lo indicava come parola chiave nel 2017 oltre il 10 per cento del campione, ora non arriva al 5 per cento), sorte analoga per il termine crisi (-3 punti percentuali). Si affidano al cambiamento i più giovani e vedono decisamente rosa gli over 50. Credono nella ripresa maggiormente gli abitanti del Mezzogiorno. L’ottimismo tocca le intenzioni di spesa che tra il 2017 e il 2018 volgono tutte in segno positivo. Al top i soliti oggetti dei desideri: i viaggi (il 23,3 per cento spenderà di più) e lo smartphone (il 64 per cento pre-

vede in crescita il budget destinato), ma ritornano voci evergreen degli italiani come l’arredamento, la ristrutturazione della casa e ancora investimenti per il tempo libero e la cura di sé. E se il 2017 è stato per i consumi un anno migliore delle attese sfiorando l’1,5 per cento, sono buoni gli auspici anche per il 2018 grazie a un aumento del potere d’acquisto delle famiglie che dovrebbe raggiungere ritmi di crescita prossimi all’1 per cento. Un bicchiere mezzo pieno che toccherà stando alle previsioni più i comparti dell’audiovisivo, computer e accessori (+ 8,5 per cento nel 2018), telefoni e equipaggiamento (+7,8 per cento) e solo in parte l’alimentare (+ 2,1 per cento). Stando poi alla distribuzione moderna l’andamento sarà ancora positivo (+1 per cento) ma più che dimezzato nei ritmi di marcia rispetto al 2017, anno contrassegnato da un eccezionale effetto climatico. Intanto l’anno si è chiuso con un boom di vendite sotto l’albero e la settimana di Natale fa registrare un +15,6 per cento (iper e super, dati Nielsen per Coop) rispetto alla stessa settimana di un anno fa, con più carne che pesce e molta gastronomia.

Per lei qual è l’aggettivo che meglio descrive l’anno che verrà (% Totale Campione) Aggettivo Speranza Ripresa Cambiamento Benessere Novità Soddisfazione Timore Crisi Risparmio Rinuncia Indebitamento

2016 33,8 12,2 14,3 1,6 2,8 0,7 14,2 8,5 3,3 2,6 3,3

2017 32,5 7,6 11,9 4,4 5,0 3,1 10,4 7,6 4,0 2,2 2,0

2018 21,4 15,4 15,1 10,3 7,9 7,3 4,6 4,5 4,0 2,5 1,2

Var. 2016/18 -12,4 +3,2 +0,8 +8,7 +5,1 +6,6 -9,6 -4,0 +0,7 -0,1 -2,1

Var. 2017/18 -11,1 +7,8 +3,2 +5,9 +2,9 +4,2 -5,8 -3,1 = +0,3 -0,8

Fonte: Indagine Italiani.COOP / Nomisma 2017 MAGAZINE

N.22 GENNAIO 2018



marketing |

Salvo Garipoli*

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È ormai ufficiale e certificato dal Rapporto Coop, pare finita l’era del downgrading che ha caratterizzato lo scenario degli ultimi otto anni. Il 2017 segna un vero e proprio punto di svolta: si riducono le vendite dei prodotti in promozione e il mix di acquisti si sposta su prodotti a maggiore valore aggiunto. Gli italiani oggi cercano al supermercato prodotti sani ed equilibrati, come risulta da un’indagine di SG Marketing condotta su 700 responsabili acquisti

stati risulta essere insoddisfatto rispetto all’offerta di prodotti benessere disponibile nel fuori casa. Un mercato, quest’ultimo, che sebbene strategicamente rilevante (30 per cento dei consumi alimentari), non risulta ancora compiutamente presidiato dagli attori della filiera del freschissimo a causa della strutturale frammentazione distributiva e conseguente complessità nella gestione operativa. Il prodotto “migliore per sé” coincide anche con quello che permette di ottimizzare il fattore “tempo”, quasi il 70 per cento del campione intervistato dichiara di essere sempre più spesso alla ricerca di cibo facile e veloce da preparare e consumare sia a casa che fuori casa. Tendenze queste che non ammettono cedimenti sul fronte del gusto e dell’esperienza sensoriale. Se il 44 per cento manifestano una elevata sensibiIn un Paese “food lità rispetto alle tecentrico” come il noL’evoluzione dei consumi alimentari matiche di rassicustro, il cibo rappreI cluster razione e garanzia, senta sempre più un Il distaccato Il contemporaneo solo il 40 per cento modo per esprimere dichiara di avere la propria identità e tutte le conoscenze raccontare sé stessi. 18,9% necessarie per fare Ricerca del benessescelte consapevoli. re e valore aggiunto 36,7% Se da un lato cresce sono i due elementi il ruolo dell’e-comcostituenti l’approcmerce, continua a cio al consumo dei 21,4% essere il punto venprodotti freschissidita fisico il mediami, ortofrutta in tetore di fiducia prefesta. A mostrarcelo è 23,0% renziale in un prola fotografia scattacesso di acquisto e ta da SG Marketing Il responsabile L’esperto consumo in store più nel 2017 relativa alFonte: SG Marketing votato all’efficiente l’evoluzione dei coned efficace fruibilità sumi alimentari da del negozio e del suo assortimento che alla ricerca di cui si evidenziano comportamenti infrasettimanali risparmio in quanto tale (Nielsen Shopper Trend). Il diretti a ricercare prodotti sani ed equilibrati (52,3 2018 parte quindi all’insegna di un quadro conforper cento degli intervistati) all’interno delle mura dotante e assume su di sé il peso di tutte quelle scelte mestiche (55,6 per cento) lasciando maggiore indulnon più derogabili di qualificazione e valorizzazione genza al piacere fuori casa e nel corso del week end. dell’offerta in grado di sostenere in maniera efficace A tal proposito è interessante notare come il 33,1 per il percorso che porta al consumatore contemporaneo. cento dei 700 responsabili acquisti nazionali intervi MAGAZINE

N.22 GENNAIO 2018

*senior consultant SG Marketing

Italiani sempre più food lovers Il 2017 ha segnato la svolta



fiere |

Marco Zanardi

A Macfrut il primo summit dedicato alla frutta esotica 28

Una due giorni dedicata ai frutti esotici più consumati nel mondo, mango e avocado, insieme ai maggiori esperti mondiali su queste tipologie di frutti. Si terrà a Macfrut 2018 la prima edizione del Tropical Fruit Congress, in programma alla fiera di Rimini il 10 e 11 maggio prossimi. Un summit internazionale per esplorare le tendenze del mercato, ampliando lo sguardo anche agli sviluppi scientifici, alle tecnologie e ai metodi di vendita di tali prodotti I principali attori della produzione e del commercio mondiale di avocado e mango si danno appuntamento a Macfrut in un evento unico a livello internazionale, organizzato da Cesena Fiera. Due i prodotti al centro del Congresso: avocado e mango, appunto, protagonisti del boom di frutta esotica in Europa. Il Forum focalizzerà l’attenzione in particolare sul mercato italiano, tedesco e francese. Riguardo la crescita di interesse per questi frutti, alcuni dati a riguardo parlano chiaro. Negli ultimi anni il consumo di avocado è cresciuto notevolmente nel mercato europeo e nordamericano. Secondo i dati WAO (Organizzazione mondiale dell’avocado, prestigioso partner dell’evento), in Europa, nel 2015, ne sono state consumate più di 350 mila tonnellate. Nel 2016 il consu MAGAZINE

mo è aumentato del 10 per cento e, per il 2017, si prevede un ulteriore aumento di oltre il 15 per cento. In Italia la crescita del consumo di avocado nel 2016 ha registrato un vero e proprio boom toccando quota +76 per cento. Il discorso non si discosta sul mango. Considerato uno dei frutti esotici per eccellenza, la sua produzione mondiale è di 40 milioni di tonnellate e si concentra principalmente in India, Cina, Thailandia, Indonesia, Malesia, Pakistan, Filippine, Australia, Nigeria, Sud Africa, Messico Brasile, e Perù. I principali importatori sono, invece, gli Stati Uniti e l’Europa. Anche il consumo di mango cresce un po’ in tutto il mondo, e in Italia a doppia cifra tanto da registrare un +22 per cento a volume nel primo trimestre del 2017. Relatori del summit saranno i maggiori esperti mondiali su queste tipologie di frutti tropicali: Xavier Equihua (WAO), Leonardo Ortega (US National Mango Board), Carlos Crisosto (Università californiana di Davis), Daniel Bustamante Canny (Prohass Perù), Enrique Colilles (Trops - Spagna), ed Emiliano Escobedo (Hass Avocado Board - California). N.22 GENNAIO 2018



insider |

Eugenio Felice

Il caso Viva: quando le zuppe corrono, ma non per tutti 30

Quando l’amore nel fare le cose non basta. Soprattutto se i conti non tornano. Il 6 luglio l’azienda della famiglia Grosso, super specializzata nelle zuppe fresche, convenzionali e biologiche, ha comunicato ai clienti di non essere più in grado di evadere gli ordini. A distanza di sette mesi l’attività nello stabilimento di Torino è ancora ferma e sugli scaffali della grande distribuzione le sue zuppe sono state sostituite da quelle dei competitor. Debiti a 25 milioni “Buongiorno, risponde Viva Srl, per parlare con l’ufficio amministrazione premere 1, ufficio presa ordini 2, ufficio qualità 3, ufficio estero 4, ufficio logistica 5, altrimenti rimanere in linea, il primo operatore libero risponderà al più presto”. Ancora a dicembre il centralino di Viva Srl, azienda torinese specializzata nelle zuppe fresche, sia convenzionali che bio, rispondeva alle telefonate come se l’attività stesse proseguendo a ritmo regolare. Lo stesso vale per il sito internet, peraltro uno dei più belli e customer oriented del settore. Sulla stampa? Tutto tace, non troverete nessun articolo in merito a parte il nostro, provare Google per credere. In realtà, nello stabilimento di Rivoli (To), degli 80 lavoratori occupati non c’è più traccia da luglio e sugli scaffali della grande distribuzione i prodotti sono stati sostituiti da quelli dei competitor. Riuscire a reperire informazioni dai diretti interessati è stato per noi praticamente impossibile. Ci limitiamo quindi ai fatti. L’unica comunicazione ufficiale di Viva Srl di cui ci risulta traccia è un documento inviato il 6 luglio ai clienti in cui si avvisava che “momentaneamente non siamo più in grado di evadere i Vostri ordini”. Nel docu MAGAZINE

mento si fa riferimento alla difficile situazione finanziaria, “aggravata negli ultimi due mesi dal mancato incasso di un cliente primario” ed “esasperata dall’immediata revoca dell’affidamento di una nostra importante linea di credito” con Banca Reale, indicata come la causa finale della sospensione dell’attività (“Con una “pec” ha distrutto Viva Srl”). Nella comunicazione si fa cenno anche al dialogo con un importante gruppo alimentare per garantire la continuità aziendale. Ma evidentemente il dialogo non ha portato a risultati positivi, in particolare per gli 80 lavoratori e le loro famiglie (da bilancio i dipendenti effettivi sono 64). Ci risulta peraltro che ci fosse un ritardo nel pagamento degli stipendi che arrivava a nove mesi. Che il quadro finanziario non fosse roseo era chiaro già dall’ultimo bilancio approvato: nel 2016 i ricavi sono stati di 9,34 milioni di euro (in calo rispetto ai 10,31 nel 2015), la perdita di 8,59 milioni di euro (utile nel 2015 per 66 mila euro), debiti (non assistiti da garanzie reali) a fine 2016

per 24,26 milioni di euro. Il vero macigno sono stati i debiti, pari a tre volte il fatturato. E pensare che nel 2013 Viva aveva investito ben 10 milioni in un impianto all’avanguardia per produrre zuppe, con tanto di articolo su Il Sole 24 Ore. N.22 GENNAIO 2018



retail |

Massimiliano Lollis

That’s Vapore, la ristorazione trendy e salutare che cresce 32

Ha inaugurato al CityLife di Milano lo scorso 30 novembre il quinto ristorante della catena di tendenza che propone una cucina sana e gustosa senza utilizzo di grassi aggiunti. Il posto giusto per chi è in cerca di una soluzione sfiziosa e leggera per la cena a casa o il pranzo in ufficio, che fa della cucina al vapore il suo portabandiera. That’s Vapore offre anche il servizio di home delivery per i cittadini di Milano tramite Foodora, Deliveroo e Ubereats That’s Vapore, diciamolo subito, non è una catena di supermercati ma di ristoranti, per ora solo milanese, che ha fatto della cucina a vapore e salutare il suo vanto più grande. Proprio nel capoluogo lombardo, i ristoranti That’s Vapore sono ad oggi cinque: l’ultimo ha aperto i battenti lo scorso 30 novembre presso il CityLife di Milano, il più grande centro commerciale urbano d’Italia, che ha registrato un record di presenze da oltre 100 mila visitatori al giorno nella prima settimana di apertura, un dato che non stupisce considerando la seconda giovinezza che stanno vivendo i grandi “mall” non solo in Italia. Ma torniamo a That’s Vapore: gli ingredienti per risul-

MAGAZINE

tare appetibili a un target in crescita e interessato ad alimentarsi in modo sano ci sono tutti. La cottura a vapore - come è risaputo - è infatti la migliore per assicurarsi che con la cottura tutti i sali minerali, le vitamine e le sostanze nutritive degli alimenti non vadano dispersi ma anzi contribuiscano a rendere il piatto più ricco e saporito. E se nell’immaginario collettivo la cucina a vapore è spesso l’emblema poco appetibile della dieta, il menu di That’s Vapore intende dimostrare proprio il contrario.

Dai cestini a base di pesce, carne, verdure e pasta fresca artigianale ripiena, alle salads o grain bowls, zuppe e torte salate (le cosiddette quiche): la scelta è davvero ampia, le materie prime selezionate e di elevata qualità, combinate in ricette creative e cucinate con la leggerezza del vapore. Non solo: in ogni That’s Vapore c’è anche un Health Bar dove è possibile gustare smoothies e centrifugati di frutta tropicale e di stagione con superfood da tutto il mondo, così come yogurt e frutta fresca. Spazio infine ai dolci fatti a mano e preparati ogni giorno utilizzando solo farine biologiche ed ingredienti naturali e non raffinati. Infine, nell’epoca della home delivery non poteva certo mancare il servizio di consegna a domicilio per ordinare dal menu di That’s Vapore, che sia per una pausa pranzo gustosa e salutare in ufficio o una cenetta a casa. Per le consegne in tutta Milano That’s Vapore si affida a Foodora, Deliveroo e Ubereats. N.22 GENNAIO 2018



la notizia |

Irene Forte

Greenyard mette gli occhi su Dole: sul piatto 2,5 miliardi 34

La holding belga, già Univeg, a metà dicembre ha annunciato il suo interesse per l’acquisizione dell’americana Dole Food Company, per una valutazione di oltre 2,5 miliardi di dollari. In primavera l’azienda californiana guidata dal 94enne David Murdock con fatturato 2016 di 4,51 miliardi di dollari, aveva presentato piani per il ritorno a Wall Street, ma un accordo con Greenyard garantirebbe al proprietario di andare all’incasso in tempi più rapidi Greenyard, che fino a un anno fa si chiamava Univeg è un gruppo belga tra i leader mondiali sul mercato dell’ortofrutta fresca, conservata e surgelata, presente anche in Italia con Greenyard Fresh Italy. Lo scorso 19 dicembre, in una nota ufficiale, ha dichiarato che sta valutando l’acquisizione del colosso americano Dole Food Company, per una cifra di oltre 2,5 miliardi di dollari, debito incluso. “Nella fase attuale un accordo definitivo non è stato raggiunto - si legge nella nota - e non si ha la certezza che tali negoziazioni culmineranno in una fusione fra le due società. Greenyard ha ottenuto finanziamenti adeguati ed è fiduciosa nella sua capacità di completare la transazione con un investimento equilibrato, nel caso si raggiunga un accordo definitivo”. MAGAZINE

Il colosso californiano dell’ortofrutta avrebbe anche preso in considerazione una potenziale offerta pubblica iniziale, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, ma un accordo diretto con Greenyard potrebbe rappresentare la via più rapida, per il 94enne presidente di Dole David Murdock, per incassare la liquidazione della società. Murdock, secondo i rumors, ritiene che l’offerta di Greenyard sia migliore di quelle delle società di private equity che hanno comunicato manifestazioni di interesse per Dole. Tuttavia non c’è alcuna certezza che Greenyard, che ha una capitalizzazione di mercato di quasi 900 milioni di euro (1,06 miliardi di dollari), accetterà i termini con Dole, che è oggi il più grande produttore al mondo di frutta e verdura. La società è stata acquisita da Murdock nel 2013 in un accordo da 1,2 miliardi di dollari, dopo una corsa di quattro anni come società quotata in borsa. L’accordo era stato stipulato in un periodo di crisi per il gruppo, che ha dovuto faticare per generare profitti in un contesto di domanda volatile e bassi prezzi delle banane, il suo prodotto più venduto insieme all’ananas. Sotto la gestione Murdock, il colosso dell’ortofrutta ha tagliato i costi, venduto attività non strategiche, migliorato la supply chain e diversificato le sue linee di prodotti. Dole ha chiuso un fatturato di 4,51 miliardi di dollari nel 2016 (erano 4,25 nel 2012), ma ha registrato anche una perdita netta di 23,7 milioni di dollari (144,5 nel 2012). N.22 GENNAIO 2018



mercati arance |

Irene Forte

Nasce Baby Rosaria, calibro piccolo ma eccellente qualità 36

Fare di necessità virtù. Ed ecco Baby Rosaria, l’arancia rossa di Sicilia IGP dalle dimensioni ridotte ma dalla qualità ottima. Il piccolo calibro - dovuto alla siccità - viene ora scoperto, valorizzato e messo in commercio da OP Rosaria e dal suo presidente Aurelio Pannitteri come reazione ad una stagione che ha prodotto il 40 per cento di arance con calibro inferiore alla media. Il riscontro è stato immediato da parte di alcune insegne della GDO Piccola ma bella. E soprattutto buona, più buona, perché con polpa e succo dalle caratteristiche superiori. Uno scherzo della natura - diciamo così: in realtà il risultato di una siccità durata ben cinque mesi - in grado di dare un frutto di ottima qualità, migliore di quella dei frutti di dimensioni più grandi. Parliamo della arancia rossa di Sicilia Baby Rosaria. Una idea nata dalla creatività della OP Rosaria e del suo presidente Aurelio Pannitteri come reazione ad una stagione che ha prodotto un buon 40 per cento di arance di calibro inferiore alla media. “Devo essere chiaro: il calibro inferiore non incide sulla qualità se non per migliorarla e quindi - afferma Pannitteri - era proprio il caso di dare a queste nostre arance una identità che MAGAZINE

fosse subito percepita dal consumatore. Ecco Baby Rosaria. Alla GDO abbiamo chiesto di mettere attenzione a questo progetto che viene incontro alle necessità della produzione siciliana e debbo dire che abbiamo avuto, almeno da parte di alcune insegne, un riscontro immediato. Ora aspettiamo anche gli altri”. Un consumatore attento ai valori di oggi, alla sostenibilità ambientale, economica e sociale di un prodotto, alla sua qualità intrinseca, non potrà che apprezzare in tutto il suo significato l’operazione Baby Rosaria. Perché mandare alla trasformazione industriale, pagata sotto i costi di produzione, un’arancia più aromatica e succosa delle altre? “L’OP Rosaria - sottolinea il presidente Pannitteri - non ha guardato alla marginalità in questa operazione ma agli interessi e alle richieste dei produttori associati, che hanno avuto una campagna molto impegnativa e resa anche più onerosa del solito dal fattore climatico, soprattutto a causa della penuria d’acqua”. Baby Rosaria è un’arancia rossa di Sicilia IGP, con alto contenuto di vitamina C e di antociani con la loro azione antiossidante che tanto bene fa all’organismo. Il calibro medio piccolo esalta queste caratteristiche. Nella seconda parte della campagna produttiva i calibri dovrebbero riprendere le dimensioni normali, in particolare con il tardivo. L’azione dell’OP Rosaria a favore dei produttori continua anche su altri fronti, in stretta collaborazione con l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana. N.22 GENNAIO 2018



analisi |

Eugenio Felice

Gdo, nel 2017 ripresa decisa al centro i risultati migliori 38

A una prima parte dell’anno ancora in sofferenza, ha fatto seguito un’ottima stagione estiva. Stop nell’ultimo trimestre, a parte un eccellente periodo natalizio. Sono i dati registrati da Nielsen e pubblicati da Osserva Italia relativi al 2017, che si chiude con un lusinghiero +0,76 per cento. L’area che ha performato meglio è il Centro, con un +1,5 per cento. A livello di consumi, è proseguita la corsa dei piatti pronti e dei prodotti dedicati a benessere e salute

mettere a segno un ottimo periodo natalizio. Sullo slancio delle festività, dunque, la distribuzione moderna si appresta ad affrontare un 2018 che potrebbe confermare la definitiva uscita dalla crisi. L’anno scorso tutte e quattro le aree Nielsen hanno contribuito alla crescita, anche se con notevoli differenze. Il Centro è stato protagonista con un balzo dell’1,50 per cento con la Toscana che è cresciuta dell’1,70 per cento. L’andamento più incerto è stato al Sud, +0,35 per cento. Nel mezzo il Settentrione con il Nordest a +0,65 per cento e il Nordovest a +0,48 per cento. Nel 2017 è proseguita la corsa dei prodotti dedicati a benessere e salute, a conferma del fatto che i consumatori italiani sono sempre più attenti a cosa mettono in tavola. L’anno appena concluso ha sancito anche il successo dei piatti pronti che evidenzia come i clienti dei supermercati siano disposti a spendere qualcosa in più pur di avere una componente di servizio (in questo caso il non dover cucinare a casa). Continuano invece a soffrire i prodotti per la prima colazione e gli ingredienti di base della cucina.

Quello che la Gdo ha registrato nel corso del 2017 è qualcosa di più della classica luce in fondo al tunnel. Per la prima volta dopo una crisi che sembrava interminabile, le vendite sono tornate a crescere in modo significativo anche a parità di rete. Questo significa che i supermercati che erano già aperti nel 2016 hanno fatto registrare un aumento del fatturato. Secondo i L E VENDITE NEL L A GDO ITAL IANA NEL 2017 dati raccolti da Nielsen e pubblicati Dati 2017; trend % a valore vs anno precedente; Iper + super + liberi servizi + discount + specialisti drug con cadenza settimanale sul sito Osserva Italia - portale di Repubbli- 1,5 ca dedicato all’analisi dei consumi +0,76 realizzato in collaborazione con Co- 1,0 nad - l’anno scorso le vendite della distribuzione moderna a parità di 0,5 rete sono cresciute dello 0,76 per 0 cento. Da gennaio a novembre l’andamento non è stato regolare: a una -0,5 prima parte dell’anno ancora in sofferenza ha fatto seguito un’ottima -1,0 stagione estiva favorita dalle alte temperature che hanno fatto lievi- -1,5 -1,42 tare le vendite di prodotti tipicamente legati al caldo e dal crescente -2,0 afflusso di turisti stranieri. Nell’ulG F M A M G L A S O N D timo trimestre la corsa delle vendite ha decisamente rallentato, salvo Fonte: Nielsen / Osserva Italia MAGAZINE

N.22 GENNAIO 2018



organic |

Giancarlo Sbressa

Il biologico cresce del 16 per cento in Gdo nel 2017 40

Per gli italiani mangiare bio vuol dire sempre più mangiare sicuro: a dirlo è AssoBio, l’associazione che rappresenta le aziende del mondo dei prodotti bio, che ha diffuso alcuni dati sul comparto in occasione della fiera Marca. Dal 2011 al 2017 l’aumento in GDO corrisponde a una percentuale compresa tra il 10 e il 19 per cento; il solo 2017 ha registrato un più 16 per cento sull’anno precedente, con oltre 20 milioni di famiglie che consumano bio Il biologico traina i consumi alimentari e gli italiani sono sempre più consapevoli che mangiare bio vuol dire mangiare sicuro: a dirlo è AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici, che il 17 gennaio ha presentato i dati complessivi delle vendite del biologico nel 2017 al Marca di Bologna con il convegno “Il treno biologico è partito (e nessuno lo ferma più)”, organizzato da AssoBio, Nomisma e FederBio. La sempre maggiore propensione per il biologico da parte dei consumatori italiani è dimostrata dai dati delle vendite nella Gdo registrate dal 2011 a oggi, aumen-tate secondo Asso-Bio di una percentuale compresa tra il 10 e il 19 per cento. Uno degli aspetti più interessanti è proprio il fatto che oggi il prodotto bio MAGAZINE

venga acquistato non solamente nei negozi specializzati. Sempre nella Gdo, per quanto riguarda il solo 2017, AssoBio fa sapere infatti che l’anno si è chiuso in modo molto positivo per i prodotti biologici: le vendite hanno infatti registrato un +16 per cento rispetto al 2016, a fronte di un +4,1 per cento del settore alimentare in generale. Proprio attraverso il canale della grande distribuzione, nel 2017 gli italiani hanno acquistato 1 miliardo e 380 milioni di prodotti biologici, 166 milioni di euro in più del 2016, con un contributo del biologico alla crescita dei consumi alimentari del 12 per cento. “Sono oltre 20 milioni le famiglie italiane che consumano prodotti bio, un milione in più solo nell’ultimo anno - commenta il presidente di AssoBio Roberto Zanoni, che vede le motivazioni di questo aumento in una serie di circostanze legate al tema della sicurezza alimentare. “L’esclusione degli Ogm e dei pesticidi dall’intero ciclo produttivo, la drastica riduzione degli additivi, la riscoperta dei sapori autentici, un sistema di controllo che certifica la conformità a norme europee - spiega - sono gli elementi cardine che spingono i consumatori ad acquistare bio”. Ma qual è la top ten dei prodotti bio più venduti in Gdo? Al primo posto ci sono le confetture a base di frutta, al secondo le uova di gallina, al terzo i panetti croccanti e al quarto i sostitutivi del latte uht. Seguono pasta di semola integrale/farro/kamut, olio extravergine di oliva, latte fresco e frutta secca sgusciata. Chiudono biscotti e yogurt intero. La verdura è tra i segmenti che crescono di più. N.22 GENNAIO 2018



l’azienda |

Giancarlo Sbressa

La Linea Verde cresce in Italia e si espande sui mercati esteri 42

Il Gruppo chiude il 2017 con un fatturato stimato di 238 milioni di euro, in crescita del 6 per cento sul 2016. Una performance molto positiva trainata dai positivi risultati di mercato in Italia, dove continuano i lavori di ampliamento del sito produttivo principale nel bresciano, e grazie anche al business oltre confine, che vale il 35 per cento del fatturato di Gruppo. Acquistato un sito produttivo in Spagna e al via un nuovo stabilimento produttivo in Serbia “Sono davvero eccellenti i risultati per il nostro Gruppo come produttore di zuppe fresche con cui manteniamo incontrastata la leadership del mercato italiano - ha sottolineato Andrea Battagliola, direttore commerciale de La Linea Verde - In generale, l’offerta della nostra marca DimmidiSì ha registrato una netta crescita. In particolar modo, oltre a quelle delle zuppe, sono notevoli le performance del Burger Fresco e delle Insalatone Arricchite (Il Piatto Unico). Una gamma di prodotti buoni e di qualità, sempre più apprezzata dai consumatori, con un piano di investimenti pubblicitari che ha dato tangibili risultati e un gruppo che lavora con passione e

Fatturato del Gruppo (mio €) 186

195

2013

2014

MAGAZINE

210

2015

225

2016

238

2017

serietà: ecco alcune delle ragioni dei nostri risultati nel 2017 che ci spronano a proseguire nel nostro percorso di continua evoluzione anche nel 2018”. Sul versante estero, invece, grazie alla sede spagnola Vegetales Línea Verde Navarra e ai flussi export indirizzati quasi a tutta l’Europa il fatturato tocca la quota del 35 per cento del totale. Proprio oltre confine si inquadrano alcune importanti azioni di sviluppo aziendale per il nuovo anno. La Linea Verde, attraverso la società partecipata spagnola Vegetales

Línea Verde Navarra, ha raggiunto un accordo con il Gruppo Elaborados Naturales per l’acquisizione del sito produttivo di Lodosa. La sede produttiva è specializzata nella produzione di salse, insalata russa e panini. “Con l’acquisizione della fabbrica di Lodosa, che impiega attualmente 150 persone e può contare su una capacità produttiva superiore a 200 tonnellate giornaliere - ha spiegato Domenico Battagliola, vicepresidente de La Linea Verde - Vegetales Línea Verde Navarra accelera la crescita in Spagna, mercato in cui è presente da 10 anni”. Il piano di sviluppo all’estero si estende anche all’Europa dell’Est con l’obiettivo di fornire, durante tutto l’anno, prodotti di qualità. Per questo, La Linea Verde ha aperto e avviato una sede commerciale e produttiva di quarta gamma di 6 mila metri quadrati in Serbia. “Applichiamo anche in questo caso - ha assicurato il presidente Giuseppe Battagliola - il monitoraggio garantito dell’intera filiera”. N.22 GENNAIO 2018



idee grif...fate |

Fata Zucchina*

44

“Contorno a chi?”, verrebbe da dire. La storia dell’uso del contorno risale al Medioevo, quando l’ordine gerarchicogastro-religioso dei cibi era inteso come una lunga catena che andava dagli oggetti inanimati a Dio; da non confondere con la mera guarnizione del piatto. Oggi è cambiato il rapporto con i vegetali, che superano la delimitazione del “contorno” per guadagnarsi la centralità nel menù degli italiani, con la formula “all inclusive” del piatto unico Come far coesistere il boom dei kit pasto gourmet con il sapore primitivo del “fatto in casa”? Una distanza riassunta nella rivoluzione alimentare degli ultimi 15 anni, che ci ha traghettati nell’universo di Masterchef, Facebook, dei blog di cucina e dello street food. Ma esiste una filiera corta e possibile tra la cucina stellata e quella di casa nostra, senza l’ansia da orologio o da prestazione, nel rispetto del nuovo primato alimentare delle verdure: si chiama “È quasi pronto”, l’innovazione di “Fast & Fresco”, la linea di zuppe, passati, creme e vellutate già pronti firmata dalla SAB Ortofrutta, Società Agricola Bergamasca, specializzata in quarta e quinta gamma, oltre alla prima (anche avanzata). Tre ricette base di verdure fresche per riscoprirsi chef con 15 minuti e una manciata di fai-da-te: basi di verdure pronte per maiale in agrodolce, per strac MAGAZINE

cetti di carne alle erbe aromatiche e per pesce alla mediterranea sono infatti un aiuto di qualità per cucinare piatti con verdure 100 per cento naturali, e la possibilità ulteriore di personalizzare l’accostamento a carne o pesce acquistati dal proprio fornitore di fiducia. La formula dell’aiuto resta fedele fino al packaging: un bicchiere traslucido con 300 grammi di contenuto (utile per un piatto completo per almeno 2/3 persone), racchiuso in un originalissimo cubo, sulle cui facciate sono dettagliate le tre fasi di preparazione. La copertina del box ospita invece i tre pittogrammi che comunicano l’anima dell’azienda: una vanga, un cucchiaio e un punto esclamativo per raccontare rispettivamente le radici saldamente piantate nella terra, l’integrità e la freschezza degli ingredienti uniti ad un pack 100 per cento riciclabile. Una soluzione moderna e veloce, che non priva però del piacere di apportare il proprio tocco finale, una novità che cambia i piatti in tavola ed è realmente pronta… a raggiungere i banchi frigo della quinta gamma dei reparti ortofrutta delle maggiori insegne della distribuzione moderna italiana dalla metà di febbraio 2018, con una shelflife di circa tre settimane e un prezzo intorno ai 3 euro a confezione. Con un invito extra-packaging, che arriva direttamente dall’insegnamento dello Steve Jobs della cucina italiana, il Maestro Gualtiero Marchesi recentemente scomparso: “Ciascuno in cucina deve essere un musicista originale. Lo stesso brano è diverso se eseguito da Sokolov o da un altro virtuoso”. Quindi: che ciascuno ci metta la sua musica, il suo tocco e la sua tavola. N.22 GENNAIO 2018

*Renata Cantamessa

È quasi pronto: le nuove verdure “aspiranti” ricette



trasporti |

Giovanni Turrino

Shanghai è padrona dei mari Via della Seta: c’è anche Vado 46

Hong Kong, che per decenni ha dominato i traffici marittimi, perde posizioni di anno in anno: adesso è al sesto posto nella classifica mondiale, superato da Busan (Corea del Sud) e dal vicino porto di Shenzen. I cinesi da più di un anno hanno messo un piede anche nella portualità italiana, rilevando il 49 per cento del futuro terminal container che entro due anni sorgerà a Vado Ligure (Savona). Il 50,1 per cento è nel portafoglio del colosso danese Maersk Lo vanno a vedere anche i turisti. Dalla collina dello Xiaoyanjiao si può ammirare dall’alto lo Yangshan Port, il porto di Shanghai interamente costruito sull’oceano, il primo al mondo per traffico container. Niente gru, nessun camallo, il porto di Yangshan è tutto robotizzato, con sistemi wi-fi che consentono di connettere tutte le informazioni che riguardano il traffico merci, dall’attracco delle imbarcazioni, allo scarico delle merci, al trasferimento. I lavori sono iniziati nel 2000 e da 10 anni Shanghai ha conquistato il primato mondiale, mentre Hong Kong, che per decenni era stato il primo della Cina, il primo sul pianeta, scivolava indietro, perdendo posizioni nella classifica globale. Nel 2016 è stato spodestato anche dal quinto posto sotto la spinta del concorrente sudcoreano, Busan. Ma non poteva che andare così, per il porto di Hong Kong, da quando la Cina ha deciso di aprire i propri porti alle merci straniere. Hong Kong è stato l’hub chiave per il cosiddetto transhipment, ovvero il carico e scarico da nave madre e ritiro e consegna da e verso i porti cinesi del sud est asiatico di minori dimensioni. I tempi sono cambiati e le rotte pure, tanto che la capitale mondiale del transhipment è diventata Singapore, grazie alla sua posizione strategica, da dove collega 600 porti. Gli investimenti dei cinesi sugli scali marittimi toccano anche l’Italia. Il progetto di sviluppo della MAGAZINE

I PORTI PIÙ TRAFFICATI NEL MONDO In migliaia di TEU (Twenty-foot Equivalent Unit), dati 2016 SHANGAI

37.133

SINGAPORE (SINGAPORE)

30.904

SHENZHEN (CINA)

23.979

NINGBO-ZHOUSHAN (CINA)

21.560

BUSAN

(COREA DEL NORD)

19.850

HONG KONG (HONG KONG)

19.813

GUANGZHOU (CINA)

18.858

QINGDAO (CINA)

18.010

DUBAI

(EMIRATI ARABI UNITI)

14.772

TIANJIN (CINA)

14.490

PORT KLANG (MALESIA)

13.170

ROTTERDAM (OLANDA)

12.385

KAOHSIUNG (TAIWAN)

10.465

ANVERSA (BELGIO)

10.037

DALIAN (CINA)

9.614

XIAMEN (CINA)

9.614

AMBURGO

8.910

(CINA)

(GERMANIA)

Fonte: Affari&Finanza

nuova Via della Seta - One Belt, One Road - voluto dal presidente cinese Xi Jinping, ha portato all’acquisto, più di un anno fa, tramite Cosco Shipping Ports e Quingdao Port International Development, del 49 per cento del futuro terminal container che entro fine 2019 sorgerà a Vado Ligure. Il 50,1 per cento è nelle mani di Maersk. Gli investimenti pubblici in tal caso valgono circa 350 milioni di euro. N.22 GENNAIO 2018



primati |

Massimiliano Lollis

Cile, quest’anno in Cina oltre 125 mila tonnellate di ciliegie 48

La ciliegia cilena conquista sempre più palati e raggiunge una quota record in export: 150 mila tonnellate in questa campagna. Il segreto? Le condizioni climatiche, certo, ma anche il lavoro di squadra tra produttori e operatori, che ha permesso di puntare su gusto e qualità. Intanto un investimento da 5 milioni di dollari è già sul piatto, per una campagna pubblicitaria che a breve batterà a tappeto la Cina, Paese che da solo assorbe l’84 per cento dell’export Cresce l’export cileno di ciliegie e raggiunge volumi record: oltre 150.000 tonnellate esportate nel corso della campagna 2017-18, quota mai raggiunta prima, che supera il record precedente della stagione 2014-15, fissato a oltre 21,7 milioni di cartoni (o 103.081 tonnellate). L’entità di questo record davvero storico colpisce ancor di più se espresso in numeri di cartoni: oltre 30 milioni di cartoni previsti, ma il numero potrebbe anche salire. A spiegare i motivi è Cristian Tagle, presidente della Cherry Committee della Chilean Fruit Exporters Association (ASOEX), l’ente preposto all’esportazione dell’ortofrutta cilena in tutto il mondo: “Le condizioni climatiche favorevoli per i coltivatori, particolarmente ad inizio stagione, hanno decisamente influito sul successo. Ma il fattore MAGAZINE

fondamentale è stato il lavoro di squadra portato avanti con produttori ed esportatori, che hanno così ampliato la superficie di coltivazioni e messo l’accento su varietà più gustose e più produttive, oltre ad adottare e implementare tecnologie che hanno permesso di migliorare la gestione e la cura delle coltivazioni”. Un ruolo decisivo, lo ha avuto ad esempio la tecnologia italiana di Unitec, adottata in numerose packing house. Il Cile guarda lontano quando si tratta di ciliegie. A spiegarlo è Ronald Bown, presidente di ASOEX, che guarda con fiducia alla Cina, mercato importantissimo per la ciliegia cilena: “Mentre stiamo raggiungendo il record in volumi che avevamo previsto spiega - abbiamo pianificato una campagna promozionale importante e intensa per stimolare i consumi. Agiremo in particolare in Cina”. A confermare il momento d’oro per la ciliegia del Cile nel Paese della Grande Muraglia è di nuovo Tagle: “Stimiamo che la ciliegia cilena continuerà a fornire il mercato cinese dopo i festeggiamenti per l’anno nuovo cinese, che si terranno il prossimo 16 febbraio”. La campagna promozionale cinese, per un investimento di 5 milioni di dollari, vedrà un mix di attività mirate al consumatore finale, inclusi corner di assaggio nei punti vendita, promozioni sui siti di e-commerce e sui principali social network cinesi, WeChat e Weibo. Materiale pubblicitario sarà allestito anche all’interno di stazioni della metro, ascensori di complessi residenziali, app per smartphone e supermercati. La Cina, da sola, assorbe l’84 per cento delle esportazioni cilene di ciliegie, gli USA il 4,8. N.22 GENNAIO 2018



trend |

Giancarlo Sbressa

Food trucks, arriva dagli Usa il fenomeno dei cibi da strada 50

Negli Stati Uniti il fenomeno è esploso da alcuni anni. Basti pensare che ad Austin, in Texas, c’erano 200 food trucks 5 anni fa, 20 mila oggi. In Europa lo street food è in continua crescita così come aumenta il consumo dei pasti fuori casa. Un successo dato dalla felice combinazione di prezzi contenuti, originalità dei prodotti, rapidità nel consumo e contatto diretto con gli operatori. E c’è anche una app per geolocalizzare i migliori cibi di strada Non parliamo dei venditori ambulanti di ortofrutta, ma di quei furgoncini che da anni si trovano fuori dagli stadi per vendere patatine e hot-dog e che ora si stanno moltiplicando, conquistando piazze e strade per offrire cibi sempre più gourmet. Un fenomeno partito dagli Stati Uniti e arrivato in anni recenti anche in Italia, con tassi di crescita importanti. Secondo una ricerca a livello globale di Nielsen, il 27 per cento dei consumatori che ha mangiato fuori casa nel 2016 ha scelto lo street food (con un dato a livello europeo in crescita che si attesta al 16 per cento), un successo dato dalla felice combinazione di prezzi contenuti, originalità dei prodotti, rapidità nel consumo e contatto diretto con gli operatori. Sono i millennials in particolare a MAGAZINE

guidare questo trend, che si inserisce nei pasti fuori casa, la cui spesa negli Stati Uniti ha superato nel 2016 quella per alimenti comprati al supermercato. Un evento storico, che mai era successo prima nella storia americana. Sono tutte dinamiche collegate, e per correre ai ripari, le catene distributive, specie nelle medie-grandi superfici, stanno potenziando il servizio di ristorazione, al di qua e al di là dell’oceano. Ma torniamo al cibo da strada: cosa succede in Italia? Da un’indagine di Coldiretti/Ixe risulta che più di un italiano su due (52 per cento) sceglie lo street food e il 39 per cento degli acquisti gastronomici degli stranieri avviene presso i venditori di strada. L’offerta nel Bel Paese, infatti, è variegata e può contare su cibi della tradizione che ben si adattano al formato “da strada”. Ed è italiana la app che che geolocalizza e aggrega i migliori cibi di strada in Europa. Nata nel 2015 come la prima tecnologia in grado di individuare e unire i food truck sparsi per lo Stivale (e successivamente per il Vecchio Continente), Streeteat possiede oggi un portafoglio clienti molto importante, costituito da gruppi del mondo della ristorazione collettiva, agenzie congressuali e di marketing e noti brand del comparto cibo. La modalità di fruizione è duplice: da un lato, l’app, che ha lanciato anche un crowdfunding, permette agli utenti di trovare i furgoni per attività e specialità cucinate, dall’altro, il sito web funge da utile strumento per organizzare eventi e catering non convenzionali. N.22 GENNAIO 2018



innovazione |

Massimiliano Lollis

Da Finagricola i datterini in acqua di mare “Così Com’è” 52

Attiva da oltre trent’anni nella piana del Sele, Finagricola è una realtà che ha fatto della qualità e dell’innovazione del pomodoro la sua missione. Con il brand di punta “Così Com’è” l’azienda propone ora una novità: si tratta del Datterino in acqua di mare, un trattamento che esalta il sapore e le qualità uniche del prodotto. Non finisce qui però la ricerca di innovazione dell’azienda, attiva nel promuovere iniziative per valorizzare i giovani e il territorio Sorge a Battipaglia (Sa) nella piana del Sele ed è una delle realtà più innovative della regione per il pomodoro italiano. Stiamo parlando di Finagricola, una cooperativa che da oltre trent’anni fa dell’esaltazione del pomodoro la sua missione, e che oggi si sviluppa su 300 ettari di terreni, dove coltiva e segue “dal seme al barattolo” una gran varietà di pomodori raccolti a mano, ma anche lattuga, insalata, rucola, peperoni e melanzane. Finagricola, che ha chiuso il 2017 con 45 milioni di euro di fatturato, vende i suoi prodotti nella Gdo e nel canale food service con tre marchi distinti: “Finagricola” per il fresco; “Così Com’è” e “Grangusto” per fresco e conserve. Tra le referenze più innovative ci sono i Datterini “Così Com’è” in acqua di mare, che - proposti nelle varietà Datterino giallo e Datterino rosso - hanno la caratteristica unica di essere conservati interi sotto acqua di mare depurata. L’acqua marina, a differenza del sale comune, conferisce infatti al prodotto una serie di oligoelementi e minerali che esaltano il gusto rotondo dei pomodorini, perfetti per arricchire risotti e piatti di pesce. I Datterini in acqua di mare “Così Com’è” sono disponibili online sul sito www.cosicome.eu e in alcune insegne della Gdo: il prezzo di un barattolo da 350 grammi si aggira attorno ai 2 euro. I Datterini (Rossi e Gialli) e il Pizzuttello vengono MAGAZINE

però proposti anche in molte altre modalità e formati: dal naturale all’intero in succo, dalla passata al doppio concentrato, dal pelato in succo alle “Dolci Metà”, a seconda delle varietà. Da segnalare infine la linea del fresco confezionato, che con lo stesso brand offre le tre tipologie di pomodorini freschi “cocktail” pronti da gustare in pratiche vaschette da 250 grammi.

Affinché l’innovazione sia davvero significativa, occorre però mantenere un legame solido con il territorio. Finagricola - fondata da Gerardo Palo e oggi alla seconda generazione con i figli Fabio (direttore commerciale) e Massimiliano (direttore acquisti) ha scelto proprio questa via, innovando attraverso la valorizzazione del prodotto locale. Oggi lo fa grazie alla collaborazione con chef professionisti - come lo stellato Niko Romito - ma anche con iniziative a supporto dei giovani cuochi, come la prima edizione del premio “Coltiviamo Talenti”, tenutasi la scorsa estate e organizzato da Lsdm in collaborazione con “Così Com’è” e con il blog di Luciano Pignataro. Il brand “Così Com’è” - che piace molto ai blog di cucina e che a fine gennaio è stato protagonista di un servizio trasmesso su National Geographic - ha anche una pagina Facebook attiva nel segnalare le ultime novità dall’azienda di Battipaglia che ha fatto dell’innovazione uno dei suoi tratti più distintivi. N.22 GENNAIO 2018



packaging |

Carlotta Benini

Sacchetti compostabili: è presto per valutarne le conseguenze 54

Con l’entrata in uso, dal primo gennaio 2018, dei nuovi sacchetti per ortofrutta compostabili e a pagamento, l’opinione pubblica si è divisa fra l’indignazione, l’incertezza e l’estremismo. Ma anche nella Gdo c’è perplessità e non poco malcontento. Abbiamo chiesto ai responsabili di diversi gruppi distributivi un parere sui gap normativi, come quello sulle etichette. Sugli impatti sui consumi non ci sono bubbi: è prematuro e irrealistico fare oggi previsioni “La vicenda dei sacchetti bio è la dimostrazione di come in Italia le cose non vadano”, chiosa l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, durante il convegno di apertura di Marca, a Bologna. “Mentre la Comunità Europea sta dicendo che occorre tassare la plastica, da noi facciamo il contrario: facciamo pagare ciò che è biodegradabile”. Ad ogni modo, fare una previsione sull’impatto della nuova normativa sulle vendite del reparto ortofrutta o piuttosto sulle abitudini di consumo degli italiani, che alcuni vedrebbero ora più orientati verso il prodotto confezionato, piuttosto che verso quello sfuso, “è prematuro e poco realistico”. Questo, in sostanza, ci hanno detto tutti i responsabili della Gdo che abbiamo raggiunto telefonicamente o che abbiamo incontrato a Marca. MAGAZINE

“Mi pare un po’ presto per fare bilanci e riflessioni”, sottolinea Claudio Mazzini, responsabile nazionale ortofrutta di Coop Italia. “I sondaggi che sono stati fatti, peraltro, non tengono conto del fatto che la seconda settimana di vendite aveva una festività in più”. Il gruppo ha scelto di accollarsi il costo del nuovo packaging monouso, facendolo pagare al consumatore solo un centesimo a pezzo, prezzo cui dovrebbero presto o tardi allinearsi tutti i retailer. Ma resta da risolvere la questione delle etichette adesive. “Le nostre al momento non sono compostabili - precisa Renata Pascarelli, direttore qualità di Coop Italia - ma, come richiesto dal CIC (Consorzio Italiano Compostatori), indichiamo di posizionare le etichette non sulla busta ma sul manico del sacchetto, per poi rimuoverle prima dell’eventuale utilizzo come sacchetto per l’umido. Stiamo cercando di trovare soluzioni più performanti. In ogni caso l’eventuale presenza dell’etichetta non è un problema per gli impianti di compostaggio perché sono attrezzati per rimuoverle”. Al momento solo Esselunga, ci risulta, ha tagliato la testa al toro adottando etichette realizzate in “materiali certificati compostabili”. In altri casi il problema non si presenta proprio, ad esempio nei discount come Lidl, Eurospin e MD dove frutta e verdura vengono pesati direttamente in cassa e l’importo viene poi inserito nello scontrino. C’è chi si è attivato per trovare soluzioni alternative: è il caso di Dimar che nei supermercati di proprietà a insegna Big Store e Mercatò ha introdotto, dopo averlo testato a dicembre nello store di Bra, un sacchetto di carta con certificazione forestale dotato di una finestra trasparente in Pla compostabile, totalmente eco-sostenibile e in distribuzione gratuita. N.22 GENNAIO 2018



il libro |

Giancarlo Sbressa

È la dieta del brodo il trend del momento negli Stati Uniti 56

Alla faccia dei crudisti e dei vegetariani, arriva in libreria - ma scaricabile anche da internet - la dieta della nonna, un bel brodo di carne che promette di farvi dimagrire fino a sei chili in tre settimane. Elaborata dalla nutrizionista Kellyann Petrucci, la Bone Broth Diet annovera tra le sue seguaci anche Gwyneth Paltrow, Salma Hayek e Kobe Bryant. Secondo il New York Times il brodo è “la nuova ricetta magica nella eterna ricerca della salute perfetta” Questa volta non ci occupiamo di un volume che ci impone diete a base vegetale poco soddisfacenti per il palato. Guardando le copertine dei libri sul tema salute e nutrizione in uscita in questo primo scorcio di 2018, ci ha incuriosito “La dieta del brodo” della nutrizionista e naturopata americana Kellyann Petrucci. Nelle case italiane è conosciuta come la classica “ricetta della nonna”: il brodo di ossa si beve caldo per ottenerne il massimo beneficio e rappresenta una delle soluzioni più antiche per contrastare malesseri stagionali, rinforzare le difese immunitarie, dare al corpo un surplus di nutrienti, con il vantaggio della leggerezza. Nel libro bestseller Bone Broth Diet, la Petrucci consiglia ricette per preparare “il brodo dei miracoli” e propone una dieta di 21 giorni che riesce a far smaltire fino a sei chili. In poco tempo, la Bone Broth Diet ha conquistato celebrità del calibro di Salma Hayek e Gwyneth Paltrow, ispirando persino take-away salutisti che, da New York a Londra, offrono la bevanda calda in cups, come alternativa a caffè e succhi da portare via e sorseggiare on the road. I benefici del brodo di ossa sono molteplici e non sempre del tutto noti: il brodo di ossa ha capacità anti-infiammatorie, è ricco di nutrienti come magnesio, potassio, calcio, aminoacidi, in più ha un elevato quantitativo di collagene che previene i cedimenti MAGAZINE

della pelle e pare anche la cellulite, perché una delle sue cause è il lassismo dei tessuti connettivi che con l’apporto di collagene è possibile prevenire. La dieta del brodo ha come obiettivo il miglioramento della salute dell’intestino e la riduzione delle infiammazioni attraverso una alimentazione bilanciata e un digiuno intermittente. Il La dieta del brodo, Kellyann programma si con- Petrucci, Newton Compton, centra sul consumo 384 pagine, 7,90€ di cibi integrali e, in particolare, sul brodo di ossa ricco di collagene, mentre ci si disintossica da zucchero, farine raffinate e altre tossine. Unendo i principi della paleo diet e della dieta 5:2 (ovvero due giorni di assunzione controllata e cinque di assunzione libera di calorie), il piano alimentare elaborato dalla dottoressa Kellyann suggerisce di bere 6 tazze di bone broth per due giorni non consecutivi della settimana, facendo uno snack alle sette di sera. Negli altri giorni della settimana si può invece mangiare pasti bilanciati con carne, verdure, grassi buoni e frutta. Per tre settimane sono quindi vietati cereali, prodotti a base di mais, oli industriali, dolcificanti artificiali, latte e derivati, zuccheri, cibi confezionati, legumi, patate bianche e alcool. La dieta del brodo aiuta a perdere peso in modo sicuro e facile, escludendo il sopraggiungere di “voglie” e di crampi per la fame. Le ricette semplici, veloci e gustose proposte dalla nutrizionista per preparare i brodi di manzo, tacchino, pollo e pesce sono inoltre piene di sapore e sostanze nutritive. Buon brodo a tutti quindi, soprattutto in questa stagione. N.22 GENNAIO 2018



esteri |

Marco Zanardi

In UK l’uva batte per la prima volta le mele per fatturato 58

Come ha riportato anche il Telegraph a metà dicembre, i sudditi di Sua Maestà sono sempre più innamorati della frutta dolce e facile da consumare, come i frutti di bosco e l’uva da tavola. Tanto che nel 2017 il fatturato alle casse dell’uva ha superato per la prima volta quello generato dalle mele. Parliamo di 604 sterline contro 600 sterline. Al terzo posto ci sono le banane, altro frutto importato, che mantengono invece saldo il primato in termini di volumi L'uva ha superato le mele, diventando la frutta più venduta in Gran Bretagna per la prima volta in assoluto, grazie in particolare alla crescente popolarità degli snack (nella foto una monoporzione pronta da gustare in vendita da Asda). Come mostrano le statistiche del settore, riprese dal Telegraph a metà dicembre, negli ultimi 12 mesi è stata spesa per l’uva la cifra record di 604 sterline. Per le mele sono state spese 600 sterline, mentre le banane si fermano a 551 sterline. Le vendite di mele sono aumentate fino a 12,1 milioni di sterline, con un incremento di valore del 2,1 per cento, ma ciò è accaduto solo per l’aumento del prezzo della frutta colpita da sfavorevoli condizioni meteorologiche. I volumi, infatti, sono calati dell’1,5 per cento. MAGAZINE

Le vendite di uva, invece, sono aumentate in termini sia di valore sia di volumi, con un più 3,6 per cento speso sui grappoli e un aumento del 4,1 per cento dei volumi venduti. Anche le banane hanno subito un incremento delle vendite di 19 milioni di sterline, rimanendo la frutta più venduta in termini, se non di valore, almeno di volume. La crescente popolarità dell’uva è legata allo stile di vita del consumatore, e solo una manciata viene considerata salutare e conveniente come spuntino per i cestini del pranzo o come snack. Le mele sono disponibili in confezioni simili, ma non durano altrettanto a lungo una volta tagliate a fette. Ciò le rende meno popolari nei supermercati, che preferiscono inserire uva piuttosto che mele nei loro pasti pronti. Tutta la frutta importata ha subito un aumento dei prezzi legato al crollo della sterlina. Ciò ha fatto anche sì che maggiori volumi di mele prodotte in Gran Bretagna venissero vendute all’estero, essendo l’esportazione più economica, ed essendo più vantaggioso per i produttori esportarle piuttosto che venderle localmente. La conseguente scarsità di mele in Gran Bretagna ha provocato un ulteriore aumento dei prezzi. Jack Wark, direttore esecutivo della British Growers Association, ha dichiarato: “L’importazione di ortofrutticoli dall’Europa è diventata ancora più costosa, ma i produttori inglesi hanno visto aumentare notevolmente anche i costi di produzione. L’uva rappresenta uno snack buono e conveniente. Persino Tesco ora la sta usando nei suoi pasti pronti”. N.22 GENNAIO 2018



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Massimiliano Lollis

Robomart, a San Francisco il reparto ortofrutta su ruote 60

Qualcuno lo definisce il futuro dell’home delivery di frutta e verdura: Robomart è un veicolo a guida autonoma in grado di raggiungere i clienti sulla porta di casa e di recapitare loro la spesa. Fin qui - verrebbe da dire - nulla di eclatante rispetto ai moderni servizi di home delivery. La differenza sta nella libertà di scelta: Robomart permette al cliente di scegliere i prodotti mentre sensori e videocamere registrano tutto e caricano l’importo sul suo conto La scorsa estate si parlava di Moby Mart, il prototipo cinese di “negozio del futuro” mobile - a guida autonoma e dalle dimensioni di un piccolo autobus pensato per vendere frutta e verdura nelle città. Un’invenzione per certi aspetti simile ma molto più versatile è stata proposta alla fiera sulla tecnologia Consumer Electronics Show, tenutasi a Las Vegas dal 9 al 12 gennaio scorso: Robomart questo il nome del progetto e dell’omonima start-up che lo ha presentato - è un robot grande quanto un’automobile e dotato di sensori che gli permettono di guidare autonomamente su strada e di recapitare o vendere direttamente porta a porta frutta, verdura e altri prodotti freschi. L’idea dell’inventore e ceo di Robomart Ali Ahmed - a quanto si apprende in rete - sarebbe nata osservando il fatto che molta gente oggi non effettua acquisti online di frutta e verdura poiché non si fida della selezione dei prodotti e preferisce fare da sé, scegliendo personalmente i singoli prodotti freschi. Oltre a proporsi come un servizio di consegna diretta per le vendite on-demand di pro MAGAZINE

dotti freschi dal banco frigo del supermercato alla porta di casa del consumatore senza l’ausilio di autisti né fattorini, Robomart permette infatti di acquistare direttamente dal robot e di scegliere personalmente ciò che viene esposto all’interno dell’abitacolo. Ma come funziona in pratica? L’utente viene raggiunto dal robot più vicino e grazie alla specifica app precedentemente scaricata apre le porte del macchinario, che a questo punto apparirà come una sorta di piccolo reparto ortofrutta mobile. Il cliente ora è libero di scegliere e prendere dagli scaffali i prodotti che desidera: una serie di sensori e videocamere registreranno il comportamento dell’utente e ne calcoleranno l’importo, caricandolo sul suo conto. Come è possibile vedere dalle immagini sul web, Robomart punta decisamente sul design avveniristico, ma chi pensa che i suoi inventori siano degli ingenui sognatori si sbaglia di grosso: Ali Ahmed sostiene di aver creato “una nuova categoria” nel mondo del retail, un’innovazione in grado di competere con i giganti del delivery service on-demand.

Per quanto riguarda i tempi, pare che Robomart sia pronta a effettuare i suoi primissimi test su strada già nell’estate 2018 in quel di San Francisco, dove la start-up avrebbe già richiesto autorizzazioni specifiche alla motorizzazione locale. Staremo a vedere. N.22 GENNAIO 2018



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Marta Baldini (dietista)

Kiwi alleato contro l’influenza, ha più vitamina C delle arance 62

Il kiwi, disponibile tutto l’anno ma tipicamente invernale, è povero in calorie e ricco di fibre, nutrienti e micronutrienti, apportando numerosi benefici per la nostra salute, soprattutto apprezzabili a livello cardiaco, vascolare e intestinale. A differenza di quello che si pensa, il kiwi contiene quasi il doppio di vitamina C rispetto alle arance e sarebbe opportuno aumentarne il consumo giornaliero durante il periodo invernale, con circa 3-4 frutti al giorno La pianta arriva dalla Cina, dove cresce in modo spontaneo. Il frutto è costituito da grosse bacche ovoidali ricoperte da una sottile, ma robusta epidermide e da una fine peluria bruna. L’interno è di un intenso color verde. I semi, piccoli e neri, sono disposti a raggiera attorno al fulcro centrale del frutto. Il kiwi italiano matura all’inizio dell’autunno. Il piccolo frutto verde porta con sé tantissimi benefici per la salute umana: in primis svolge un’azione dissetante, rinfrescante, diuretica, depurativa e grazie, all’elevato contenuto in vitamina C (acido ascorbico: 92,7 milligrammi ogni 100 grammi) favorisce le difese naturali dell’organismo (antiossidante) e protegge la parete vascolare (la vitamina C è fondamentale componente del collagene che mantiene elastiche le pareti vasco MAGAZINE

lari) prevenendo l’aterosclerosi. A differenza di ciò che si pensa, il kiwi contiene quasi il doppio di vitamina C rispetto alle arance (50 milligrammi ogni 100 grammi) e sarebbe opportuno aumentarne il consumo giornaliero durante il periodo invernale (circa 34 frutti al giorno). I kiwi, poi, sono anche una ricchissima fonte naturale di magnesio (17 milligrammi ogni 100 grammi). L’alimentazione occidentale è comunemente povera di magnesio e la carenza di questo sale minerale può causare disturbi al cuore, anomalie del tessuto muscolare cardiaco e aumento della pressione sanguigna. Questo frutto, infine, è la scelta ottimale per le donne in stato interessante perché contiene acido folico (protezione per lo sviluppo di spina bifida nel feto) e per gli anziani perché attiva la sinergia dei vari componenti di vitamine e sali minerali, ma, soprattutto, per lo sviluppo del potere antiossidante dato dai suoi flavonoidi. Quindi i pregi del kiwi sono molti. Per gli uomini, ad esempio, uno studio recente ha dimostrato che questo frutto che contiene l’aminoacido arginina in grandi quantità facilita la circolazione sanguigna e spesso viene impiegato anche nella cura dell’impotenza. Inoltre, i kiwi contengono xantofilla, una sostanza che può contribuire alla prevenzione del tumore alla prostata. Non per ultimo, il kiwi può essere utilizzato come un ottimo spuntino, anche per chi vuole dimagrire, povero in calorie (60 kcal ogni 100 grammi) e in zuccheri e ricco in fibre che rallentano l’assorbimento di grassi e altri nutrienti e regolarizzano le funzioni intestinali. Va però sottolineato che il consumo regolare di kiwi è sconsigliato a chi soffre di morbo di Crohn in fase acuta, di rettocolite ulcerosa, di colite o di malattia diverticolare. N.22 GENNAIO 2018




New York, il food è sempre più fresco e comodo Le nostre impressioni raccolte a dicembre a New York City Eugenio Felice

Si è svolto dall’11 al 14 dicembre 2016 il New York Produce Show and Conference, l’evento più importante del settore ortofrutta della costa est degli Stati Uniti. Unico giornalista europeo presente, per il terzo anno consecutivo, è chi scrive. Al trade show hanno partecipato circa 400 espositori, nessuno italiano. Ma non c’è solo la fiera, ci sono anche numerose iniziative come i retail tour. Noi siamo andati a quello di Manhattan, facendo una scoperta. Si chiama Le District Per il terzo anno consecutivo abbiamo preso l’aereo a Milano Malpensa in direzione New York City. L’occasione è l’evento più importante del settore ortofrutta che si svolge sulla costa est degli Stati Uniti, il New York Produce Show and Conference. Un giorno di fiera al Jacob Javits Center, proprio sul fiume Hudson, numerosi convegni e workshop, una colazione, quella vera alle 7:00 della mattina, con un dibattito con diversi rappresentanti del mondo della distribuzione, per finire, l’ultimo giorno, con dei tour tematici in giro per la metropoli che conta oltre 8 milioni di abitanti, più un cospicuo numero di turisti. Diciamo subito che non è una meta molto interessante per le nostre esportazioni frutticole: il tentativo, alcuni anni fa, di introdurre le mele e le pere tricolori è stato un sonoro insuccesso e l’unico prodotto che è riuscito ad affer-

marsi è il kiwi. Per questo motivo di espositori italiani non ce ne è stato nemmeno uno. Abbiamo solo incontrato Furio Mazzotti di Compagnia Italiana della Frutta presso lo stand dell’importatore Trucco. Se non è un evento strategico per le nostre esportazioni, vale però il contrario per quanto concerne le novità di prodotto e nell’offerta della distribuzione. Le idee originali non mancano, come in parte potrete notare nelle foto di queste pagine, ma, essendo abituali frequentatori anche di Londra, possiamo dire che lo stato dell’arte dei supermercati non si trova nella Grande Mela ma oltre la Manica. Si trovano delle eccellenze come Whole Foods Market, ma l’offerta media è superiore a Londra. Per una serie di motivi, che ha riportato anche Business Insider in un bell’articolo pubblicato online il 15 gennaio 2018.

Le District si trova a due passi dal One World Trade Center di Manhattan. Ha aperto nel 2015 ed è considerato un Eataly del cibo francese. Al suo interno puoi fare la spesa, 100 per cento food, con tanto di salad bar dove puoi creare la tua insalatona, ma soprattutto puoi farti coccolare dagli chef e gustare piatti prelibati creati con alimenti di altissima qualità.

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Tra le novità premiate al New York Produce Show anche il pesto di Gotham Greens, azienda che produce localmente a New York, con una serra situata sopra a un punto vendita di Whole Food. Tra i punti di forza dell’azienda la comunicazione impattante. Nella foto sotto, delle buste di funghi biologici pronti al consumo con chiara indicazione sul loro utilizzo. Questo tipo di confezioni che stanno in piedi da sole sono sempre più utilizzate in Usa. Nella foto più in basso dei pomodori “tomato medley” proposti dalla Pure Flavor, un nome una promessa.

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Non c’è solo il PMA Fresh Summit negli Stati Uniti. Tra le fiere dedicate a frutta e ortaggi freschi c’è anche il New York Produce Show and Conference, giunto alla ottava edizione e organizzato dalla rivista Produce Business insieme con l’Eastern Produce Council. Si è tenuto dall’11 al 14 dicembre scorso a New York City. È la fiera di riferimento per la costa est degli Stati Uniti. Innovativa la formula: una cena di gala per fare networking, una giornata di esposizione con 400 aziende, tanti seminari e diversi tour tematici.

Intanto in tutti gli Stati Uniti è lievitata la competizione sul prezzo dopo l’apertura di Lidl e l’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon. Prezzi che oggi sono molto più alti a New York City, perché la distribuzione è ancora in mano MAGAZINE

a tante piccole catene - come Morton Williams di cui parliamo nell’articolo che segue - che non possono fare le economie di scala di grandi gruppi come Tesco né sviluppare private label distintive. In generale sono più bassi il livello

della shopping experience e l’offerta di healthy food rispetto a Londra. Una cosa comunque è chiara da entrambe le sponde dell’oceano: il “convenience” è la chiave per attirare i consumatori urbani, tutto ciò che è pronto e comodo da consumare, con metri e metri di scaffali refrigerati che promettono un facile “grab-and-go”. N.22 GENNAIO 2018



Sta decollando in Italia ma sta esplodendo negli Stati Uniti. È il biologico, o “organic” come lo chiamano gli anglosassoni. Secondo numerosi responsabili ortofrutta che abbiamo interpellato, il bio diventerà lo standard entro 3-5 anni. Nella foto a lato, l’insegna che campeggiava su una parete del Whole Food Market di Columbus Circus, a Manhattan. Perché comprare bio, si chiede? Per l’ambiente, la salute, la leadership, il sapore e la comunità. Un’altra bandiera del noto retailer americano, da poco acquisito da Amazon, è il “local”.

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TOP 10 FRESH ORGANIC CATEGORIES 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

PACKAGED SALAD BERRIES CHICKEN HERBS, SPICES AND SEASONINGS APPLES BEVERAGES CARROTS BANANAS VALUE-ADDED VEGETABLES LETTUCE

$ $ $ $ $ $ $ $ $ $

898,322,218 564,760,119 312,756,502 290,591,096 287,943,653 266,332,784 254,576,223 221,360,047 174,656,646 168,082,230

Fonte: Nielsen FreshFacts Total U.S., 52 Wks Endings Oct. 28, 2017

La fiera. Pomodori, insalate, mele, avocado, snack a base di frutta o ortaggi, estratti “cold pressed” anche in formato mini shot, veggie noodles e meal kit sono stati i protagonisti di questa ottava edizione del New York Produce Show, con MAGAZINE

400 aziende che hanno esposto le loro novità. I pomodori sono stati gli assoluti protagonisti assieme alle mele e alle insalate di ogni genere. Pomodori di tutti i colori, confezionati sempre più spesso in buste plastiche che stanno in piedi

da sole - tecnicamente “standing pouches” - che assicurano una grande comunicazione oltre alla possibilità di essere richiusi. Le stesse buste plastiche, con tanto di manico, sono molto utilizzate anche per le mele. Molti degli ortaggi che si trovano nella Grande Mela provengono dal Canada, come i pomodori della Sunset, una delle più importanti aziende al mondo per questa tipologia di ortaggio, fondata più di 60 anni fa dalla famiglia Mastronardi, di origini italiane. Nello stand della Sunset facevano bella mostra di sé i Pasta Kit, delle confezioni che al loro interno hanno tutto quello che occorre per prepararsi un bel piatto di pasta, con tanto di slogan “buon appetito!” Questa linea, che avevamo visto (e fotografato) anche nell’edizione 2016 della manifestazione, ha vinto anche un premio da parte della rivista di settore Produce Business. Sulle mele, possiamo confermare che sono sul mercato una moltitudine di varietà, molte delle quali che in Europa non sono proprio presenti. Snap Dragon, Autumn Glory, Macintosh, Koru, Ruby Frost, Macoun, Pacific Rose, oltre alla celebre e best performer Honey Crisp sono solo alcuni esempi. Come si inizia a vedere in Europa, le mele rosse vengono normalmente cerate, per migliorarne l’aspetto e la conservazione. Grande attenzione in fiera anche per i “veggie to go”, che altro non sono che dei barattoli di ortaggi già tagliati e lavati, pronti da sgranocchiare. N.22 GENNAIO 2018


Negli Stati Uniti il frutto più presente negli store nei mesi invernali è la mela. Sul mercato sono presenti una moltitudine di varietà, molte da noi sconosciute. Snap Dragon, Autumn Glory, Macintosh, Koru, Ruby Frost, Macoun, Pacific Rose, oltre alla celebre e best performer Honey Crisp sono solo alcuni esempi.

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Il retail tour. Dopo la giornata secca di fiera, il programma del New York Produce Show prevede una mezza giornata di tour tematici. Noi abbiamo scelto il Manhattan N.22 GENNAIO 2018

retail tour, che ha toccato diverse insegne. Da notare che il più grande retailer al mondo, Walmart, non è presente nella metropoli. Cosa abbiamo notato? Come in fiera, il

biologico sta prendendo sempre più piede. Non solo da Whole Foods, che ha fatto del biologico la sua bandiera. Praticamente ogni prodotto ha la declinazione “organic”, MAGAZINE


I trend negli Usa: frutta e ortaggi di quarta gamma, insalate di prima gamma confezionate e salutari con le radici, local e hyper local, rapa rossa, frutti di bosco, succhi “cold press”, funghi di ogni genere, biologico, snack salutari, cross merchandising, scale prezzi chiare e grande profondità di assortimenti.

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Nella foto di sinistra le insalate con le radici, definite “living plant”, una presenza ormai consolidata nell’offerta dei supermercati newyorkesi. Nella foto a destra, scattata da Le District, la “kombucha”, una bevanda fermentata al tè che va molto di moda negli Stati Uniti perché considerata elisir di lunga vita. È una bevanda probiotica data dalla fermentazione di tè, zucchero e un ammasso di batteri e lievito noto come “scoby”. È frizzante e leggermente alcolica.

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compresi gli estratti, le insalate e i frutti di bosco. Continua a crescere la popolarità di tutto ciò che è local. Si evolve il cross merchandising, con i formaggi che abitano ormai in pianta stabile nel reparto ortofrutta e gli agrumi che si trovano nel reparto pescheria. Sotto le feste grande spazio dedicato alle mele, esposte a piramide una sull’altra come tradizionalmente si fa negli States. Altra parola chiave, come già abbiamo scritto, è il convenience, da non confondere con conveniente. Qui parliamo di ciò che semplifica la vita. Si trovano sempre più di frequente i “salad bar”, delle postazioni in cui sei tu a creare la tua insalata preferita. Da Whole Food a Columbus Cir-

cus abbiamo notato numerosi cartellini che indicavano il logo di Amazon e spiegavano che i prezzi di quegli articoli erano stati abbassato perennemente. Quasi a rassicurare i clienti della bontà dell’operazione. La cosa che però più ci ha stupito nel retail tour è stato Le District, una insegna francese che assomiglia, in meglio, a Eataly. È ciò che gli ipermercati dovrebbero diventare anche in Italia: una formula ibrida tra la vendita di prodotti alimentari freschi e la ristorazione. Da Le District le due attività sono perfettamente integrate e il posizionamento è decisamente alto, con etichette clamorose, come Petrus, per fare un esempio. Anche qui, comunque, l’ingresso è dedicato al reparto ortofrutta.

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Grab and go e biologico: ecco i trend per la catena gourmet Morton Williams La nostra intervista esclusiva al suo produce director, Marc Goldman Eugenio Felice

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Durante il retail tour a Manhattan in occasione del New York Produce Show and Conference abbiamo fatto tappa presso la catena distributiva di alta fascia Morton Williams, che conta 15 store, tutti collocati nella Grande Mela. Nessuna piattaforma: le forniture arrivano direttamente dal Mercato all’ingrosso situato nel Bronx. La focalizzazione è sui freschi con l’ortofrutta che cresce e in certi punti vendita ha raggiunto un’incidenza media sullo scontrino del 21 per cento Quali sono i trend più sigificativi a New York? MG: A fare tendenza nei nostri store è tutto ciò che è “grab & go”. Questo include le coppe di frutta e i pasti preparati nel nostro reparto gastronomia. Stanno andando molto bene anche gli ortaggi tagliati e pronti da cuocere, come broccoli, cavolfiori e zucca. Ci sono possibilità infinite per dare alle persone che vivono in città delle soluzioni per rendere più semplice la preparazione dei pasti. Un’altra tendenza rilevante è la forte crescita del biologico. Quali sono i punti di forza di Morton Williams? MG: Certamente la capacità di adeguarci velocemente alle mutevoli necessità dei consumatori. Abbiamo 15 punti vendita ma siamo ancora un'azienda a conduzione familiare. Se io vedo qualcosa di nuovo, posso subito testarla nei punti vendita. Inoltre lascio che i responsabili dei negozi gestiscano ogni reparto in autonomia secondo le esigenze del vicinato. Non abbiamo un negozio uguale all’altro: i prodotti che trovate in uno non è detto che li troverete in un altro e questo perché predisponiamo un’offerta customizzata sulle persone che entrano in ogni negozio. Abbiamo anche un gran numero di fornitori quindi raramente non siamo in grado di ottenere ciò che vogliamo. Possiamo reagire con maggiore velocità rispetto a un grande gruppo distributivo. MAGAZINE

Morton Williams è una catena di supermercati “gourmet” a conduzione familiare con 15 punti vendita nell’area metropolitana di New York. Il sedicesimo sarà aperto entro l’estate a Midtown West e avrà una superficie di vendita di 2 mila metri quadrati cui si aggiungono 750 metri quadrati di magazzino al piano interrato. Morton Williams Supermarkets è stata fondata nel 1954 e concentra l’offerta sui freschi e freschissimi distinzione che non esiste in USA - adattando l’assortimento di ogni punto vendita alle esigenze del vicinato, con ogni store che si presenta diverso rispetto agli altri. L’ortofrutta ha un’incidenza sul fatturato che varia dal 17 al 21 per cento a seconda del punto vendita.

Prezzo, qualità, servizio: qual è oggi la maggiore sfida per Morton Williams? MG: Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande aumento della competizione, non solo tra catene fisiche. Sempre più persone acquistano on line su piattaforme come Amazon. Inoltre c’è un forte aumento delle spese, per rendere più belli i negozi e più ricca la nostra offerta, tuttavia dobbiamo rimanere competitivi con i prezzi. Ritengo che la migliore risposta all'ascesa dell'online sia, per noi, ampliare e migliorare l’offerta di prodotti deperibili. I tovaglioli di carta sono gli stessi nel negozio o online. Ortofrutta, gastronomia, carne e pesce è dove noi possiamo e dobbiamo eccellere. Le persone vogliono ancora scegliere con i propri occhi i prodotti deperibili. Come viene gestita l’ortofrutta nei vostri negozi? MG: Riceviamo i prodotti dai fornitori sei giorni la settimana. Le rotazioni nei punti vendita sono molto veloci, anche perché non dispongono di grande magazzino: operare a Manhattan è molto costoso e limitante. Cerchiamo di trarne un vantaggio mantenendo tutto freschissimo. I prodotti che non sono più al top in termini qualitativi o di aspetto, nel reparto N.22 GENNAIO 2018


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Marc Goldman formazione al New York Institute of Technology, da 21 anni - aprile 1996 - è il responsabile ortofrutta - produce director è la qualifica precisa - di Morton Williams Supermarkets, gruppo distributivo che conta 15 punti vendita a New York City. Goldman ha avuto anche una breve esperienza come produce supervisor in ShopRite, gruppo distributivo con cui Morton Williams ha una collaborazione per alcune forniture che riguardano il grocery. Marc Goldman è responsabile sia della vendita che degli acquisti di ortofrutta ed è stato tra i relatori del New York Produce Show 2017.

ortofrutta, vengono destinati alla quarta gamma o agli estratti oppure vanno dritti nelle nostre cucine per essere cucinati. Produciamo veramente pochi rifiuti. Oggi Morton Williams vende anche online. Cosa vi aspettate dal futuro? MG: Nel nostro sito web c’è, ben evidenziata, una N.22 GENNAIO 2018

sezione per acquistare direttamente i prodotti. Essendo una piccola azienda, per noi è ben più difficile rispetto a un grande gruppo distributivo. La nostra forza maggiore è essere un negozio di vicinato. La maggior parte dei nostri clienti vengono da noi più volte la settimana, secondo necessità. Per loro è facile e conveniente. Ritengo che una relazione personale con il consumatore sia meglio che riempire il carrello dal computer. Noi siamo sempre a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda o aiutare in caso di problemi. Abbiamo anche molti clienti che telefonano in negozio per fare un ordine. La persona che prende l'ordine è la stessa che effettivamente preleva anche i prodotti. Poi li consegniamo, è più personale. Torniamo all’ortofrutta: come vi approvvigionate? MG: Io sono anche il responsabile degli acquisti. Abbiamo un compratore e sei camion ogni giorno al Hunts Point Market, nel Bronx. Si tratta del maggio MAGAZINE


Ritengo che la migliore risposta all’ascesa dell’on“line sia, per noi, ampliare e migliorare l’offerta di prodotti deperibili. I tovaglioli di carta sono gli stessi nel negozio o online. Ortofrutta, gastronomia, carne e pesce sono dove noi possiamo e dobbiamo eccellere ”, Marc Goldman (Morton Williams) 74

re mercato alimentare all’ingrosso del mondo. Da qui viene la maggior parte dei prodotti che si trovano nei nostri punti vendita. Lavoro a stretto contatto con il buyer e con i guidatori dei camion per assicurarmi che stiamo ottenendo la migliore qualità possibile a un prezzo competitivo. Lavoro con le aziende del Mercato per aggiustare i prezzi ogni settimana ma anche per tenermi aggiornato sulle novità e sui cambiamenti. Lavoriamo anche con Four Seasons and Fresh Pro Foods per quei prodotti che non sono disponibili in Mercato. Questo ci permette anche di avere migliori prezzi e qualità: la competizione tra fornitori è una cosa positiva. Troviamo sempre il modo di avere il prodotto di cui ha bisogno un singolo store in un determinato giorno. MAGAZINE

Adesso delle curiosità: quali sono i prodotti “best seller” in inverno e quali in estate? MG: Le banane sono sempre il prodotto numero uno in termini di volumi. Le insalate confezionate in busta o in vassoio con coperchio sono sempre un “big mover”. Poi dipende molto dai singoli punti vendita. In primavera ed estate vendiamo un’enorme quantità di frutta tagliata pronta da gustare. In inverno invece vanno per la maggiore gli ortaggi cotti. Altra curiosità: quali sono le mele più apprezzate? MG: Honeycrisp, una varietà dolce e croccante che non avete in Europa, è quella che performa meglio, perché è quella che trova maggiori consensi tra i consumatori. Al secondo posto c’è la Gala. È un mercato che definirei stabile negli anni, quello delle mele, vivace solo all’inizio della campagna. Oggi ci sono così tante varietà sulla piazza che è difficile fare volumi significativi con una sola di queste. N.22 GENNAIO 2018



2016 in crescita per i 250 maggiori retailer mondiali, Amazon scala la classifica I gruppi italiani crescono dello 0,9 per cento contro il +4,1 per cento della media dei top 250 Giancarlo Sbressa

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Anche quest’anno il report annuale di Deloitte sui leader mondiali della Gdo decreta il trionfo delle catene americane - fisiche e online - e tedesche, con Amazon che scala posizione dopo posizione e Walmart che detiene il podio assoluto. I francesi scivolano sempre più in basso, mentre i retailer italiani confermano il loro nanismo dovuto alla quasi nulla propensione internazionale: Coop al 72.mo posto, Conad al 78.mo, Esselunga al 131.mo, il discounter Eurospin al 187.mo Sono quattro i gruppi italiani della grande distribuzione presenti nella classifica dei 250 big del settore, redatta dallo studio di Deloitte, ‘Global Powers of Retailing 2018’. Coop Italia è la più avanti tra le connazionali, al 72.mo posto, scalando quattro posizioni dalla classifica precedente con un fatturato di 13 miliardi di dollari nel 2016 e una crescita media annua composta - definita tecnicamente Cagr dal 2011 al 2016 dello 0,3 per cento. Meglio Conad con 12,3 miliardi e un +3,1 per cento di Cagr, ma rimane in 78.ma posizione. Esselunga, con 7,6 miliardi di giro d’affari, scende di sei posti nella classifica di Deloitte (è al 131.mo posto) mentre Eurospin con 5,1 miliardi di dollari e 1.000 punti vendita ne guadagna una e si attesta alla posizione 177. Nel complesso la Gdo italiana nell’esercizio fiscale 2016 è cresciuta dello 0,9 per cento, trainata principalmente dai volumi, con un ritmo inferiore rispetto al +3,4 per cento del 2015 e al +4,1 per cento che è la crescita media dei 250 top retailer che sono andati sotto la lente di Deloitte. MAGAZINE

“In termini di redditività, da analisi comparative effettuate da Deloitte - afferma Dario Righetti, partner di Deloitte e responsabile Consumer & Industrial Products si conferma, per la Gdo italiana, una sostanziale tenuta del margine commerciale, peraltro superiore a quello registrato da un campione internazionale. Nonostante questo positivo risultato, i nostri retailer registrano un margine operativo quasi dimezzato rispetto al campione internazionale, per effetto di minori sinergie e maggiori costi di trasporti ed energia rispetto al campione internazionale”. Guardando la top ten, si confermano sul podio le americane Walmart, Costco e Kroger e al quarto posto Lidl - Schwarz Group che arriva a un soffio dalla soglia dei 100 miliardi di dollari di fatturato. In sesta posizione, e con un balzo di 4 gradini, il fenomeno Amazon, il più grande e-retailer al mondo, che con 96,4 miliardi di dollari (+19,4 per cento) straccia gli inglesi di Tesco (72 miliardi), i tedeschi di Aldi (84 miliardi) e i francesi di Carrefour (84,8 miliardi).

Deloitte è un’azienda di servizi di consulenza e revisione, la prima nel mondo in termini di ricavi e numero di professionisti. Fa parte delle cosiddette Big Four, le quattro più grandi aziende di revisione, insieme a PricewaterhouseCoopers, EY e KPMG. Nel 2016 contava 245 mila dipendenti impiegati in oltre 150 diversi Stati nei diversi rami in cui opera: revisione, tassazione, consulenza e finanza. Il ventunesimo report Global Powers of Retailing è stato presentato a gennaio 2018 ed esplora i trend in atto nei maggiori 250 gruppi della grande distribuzione mondiale.

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Instacart: il 2018 vedrà una nuova star, il rutabaga Lo specialista del food delivery vale oltre 5 miliardi di dollari Massimiliano Lollis

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Fate largo al rutabaga. Se non l’avete mai sentito nominare, siete ancora in tempo per conoscere quello che sarà l’ortaggio protagonista del 2018, almeno in Usa. A dirlo è la regina del food delivery Instacart, che si dice certa che ben presto il rutabaga, simile ad un rapanello violaceo originato dalla colza, spopolerà grazie al sapore di nocciola e alle qualità nutritive: potassio, vitamina C, fibre e pochi carboidrati. Ma quella sul rutabaga non è l’unica previsione della start-up Da alcuni anni a questa parte alcuni gruppi distributivi, giunti a fine anno, provano a dare delle anticipazioni su quelli che saranno i maggiori trend dell’anno nuovo. In questo articolo ci occupiamo delle previsioni per il 2018 di Instacart, la start-up californiana che incassa sempre più collaborazioni con i giganti del retail a stelle e strisce, come le catene Albertsons Companies e Sprouts, con le quali rispettivamente a novembre e a gennaio ha firmato un accordo per il food delivery. Instacart collabora anche con WholeFoods Market in alcune grandi città come New York City e a fine 2017 ha attivato il servizio anche in alcune selezionate città del Canada. Secondo l’azienda californiana, che ha elaborato i dati ricavati dalle sue attività nei 39 stati Usa nei quali opera, il 2018 vedrà l’ascesa del rutabaga, anche noto come navone o rapa svedese: un ortaggio dalla polpa bianca e dall’esterno violaceo, a metà strada tra il cavolo e la rapa. L’ortaggio, che è una varietà di colza (Brassica napus), MAGAZINE

è conosciuto e tradizionalmente apprezzato in nord Europa: pare infatti che le sue antiche origini siano da ricercare in Scandinavia, per quanto in Regno Unito l’ortaggio sia presente già dalla fine del ’700, tanto che ancora oggi lo si trova spesso abbinato al tradizionale piatto scozzese haggis, a base di fegato di pecora. Al di là degli aspetti storici e folcloristici, il rutabaga può vantare diverse qualità interessanti: prima di tutto il gusto nocciola della polpa, ma anche il ridotto contenuto di carboidrati a fronte di un elevato quantitativo di fibre, vitamina C e potassio. Il successo del rutabaga previsto da Instacart rappresenta indubbiamente uno dei “food trends” più interessanti e peculiari del 2018. Per quanto riguarda altre previsioni, Instacart - oltre a prevedere un aumento nel consumo di birra, principalmente a causa degli incendi californiani che hanno forte-

Qui sopra il rutabaga, anche noto come navone o rapa svedese: un ortaggio dalla polpa bianca e dall’esterno violaceo, a metà strada tra il cavolo e la rapa. L’ortaggio, che è una varietà di colza (Brassica napus), è conosciuto e tradizionalmente apprezzato in nord Europa. Al di là degli aspetti storici e folcloristici, il rutabaga può vantare diverse qualità interessanti: prima di tutto il gusto nocciola della polpa, ma anche il ridotto contenuto di carboidrati a fronte di un elevato quantitativo di fibre, vitamina C e potassio.

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mente limitato la produzione vitivinicola domestica innalzandone il prezzo al consumo, si allinea essenzialmente con le analisi di altri big del retail, che potete leggere nell’articolo che segue, constatando un aumento dell’offerta di cibi pronti, oggi sempre meno junk food e sempre più salutari e gourmet: non a caso giganti come Kroger e Whole Foods stanno espandendo e diversificando l’offerta in questa direzione, proponendo i N.22 GENNAIO 2018

cosiddetti “meal kits”, ovvero confezioni pratiche con tutto ciò che occorre per realizzare in una ventina di minuti ricette facili e sfiziose per piatti a prova di chef. Non solo grande distribuzione però: negli States la moda non è sfuggita anche alle realtà alimentari più piccole, che se da un lato non possono competere con questi colossi a livello di prezzo, decidono invece di differenziarsi puntando su un’offerta personalizzata e su un alto contenuto di servizio: una formula che starebbe incontrando sempre più il favore dei consumatori statunitensi. MAGAZINE


Tra i food trend più quotati dell’anno appena iniziato ci sono i meal kit, ovvero confezioni pratiche con tutto quello che occorre per realizzare in una ventina di minuti ricette facili e sfiziose per piatti a prova di chef, con giganti come Kroger e Whole Foods Market che ne stanno espandendo l’offerta.

KROGER

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Anche grazie ai piatti pronti cresce il mercato dei cibi senza glutine o lattosio, senza carboidrati o privi di proteine animali e/o grassi. La moda dei prodotti “free from” è ormai dilagante: anche nei supermercati italiani, dove basta percorrere le corsie per rendersene conto. Il fatto interessante è, però, che oggi la crescita sembra dovuta in buona parte a quei consumatori che, pur non essendo affetti da alcuna intolleranza ali MAGAZINE

mentare, mettono nel carrello prodotti dietetici e più salutari (o presunti tali) al fine di seguire un’alimentazione più sana. In Usa la tendenza appare decisamente marcata: i prodotti senza allergeni occupano scaffali o addirittura intere sezioni di supermercati. Come riporta Food Dive, alcuni negozi come Harmon’s a Salt Lake City offrono perfino la consulenza di esperti dietisti che guidano il consumatore tra gli scaffali consigliandolo in base alla propria situazione personale, sia essa intolleranza alimentare o semplice voglia di sentirsi in pace con la bi-

lancia (e con se stessi). Certamente non possiamo ancora sapere con certezza se le previsioni di Instacart si avvereranno e se quindi nel corso di questo 2018 appena iniziato, il rutabaga trionferà effettivamente nei carrelli dei consumatori americani, e magari europei. Quello che però è certo, è che la tendenza salutista in atto pare ben lungi dall’esaurirsi, e che anzi questa finirà per caratterizzare un tempo che con ogni probabilità andrà ben oltre la fine di questo fatidico 2018.

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Sano, trasparente e sostenibile: è il food del 2018 Ecco l’identikit del food 2018 per Waitrose e Whole Foods Massimiliano Lollis

Cosa ci aspetta nel futuro del retail alimentare? Alcune indicazioni preziose sono state diffuse da due catene di supermercati tra le più cool del mondo anglofono: Whole Foods e Waitrose, che hanno identificato i trend alimentari per il 2018. Ed è interessante il profilo del consumatore che ne emerge: attento a ciò che è sano, ricettivo nei confronti della cucina esotica, alla ricerca di trasparenza, sostenibilità e tecnologia e flessibile riguardo le abitudini di consumo e di acquisto

Quali saranno le tendenze nel retail alimentare nel 2018? Per farsene un’idea può essere utile consultare le previsioni elaborate, come di consueto in questo periodo, da due celebri catene di supermercati - la statunitense Whole Foods Market e la britannica Waitrose - che se da un lato possono apparire lontane dal quotidiano del consumatore medio italiano, dall’altro finiscono per esercitare un’influenza notevole sulle mode e sulle tendenze alimentari a livello planetario. Ma andiamo con ordine: secondo gli esperti di Whole Foods, erbe, estratti vegetali, fiori e gusti floreali saranno i protagonisti dell’anno appena iniziato. Bevande aromatizzate alle erbe, quindi, ma

anche tisane e cocktail a base di fiori, come le tisane all’ibisco e i cocktail al sambuco. Spazio anche alle “super powders”, ovvero gli estratti in polvere di erbe o radici, ideali per smoothies salutari: tè matcha e curcuma, ma anche kale e spirulina. Il vero novel food del 2018 saranno però i funghi, che nelle varietà riconosciute come salutari (reishi e criniera di leone, ad esempio) vengono utilizzati, oltre che nella cosmetica per shampoo e bagnoschiuma, anche come integratori alimentari, all’interno di bevande e smoothies. La catena britannica nel suo “The Waitrose Food & Drink Report 2017-18” mette invece al primo posto il successo dei gusti esotici: dallo street food indiano - con prevalenza di cibo grigliato, sbollentato o affumicato - a quello giapponese, l’Asia è protagonista. Oltre le zuppe di miso e i noodles - già

In Italia abbiamo Quomi, in Europa HelloFresh, negli Stati Uniti Blue Apron (la foto a lato è presa dal suo sito web). Sono aziende senza store fisici, specializzate nel meal kit delivery con elevatissimi tassi di crescita, tanto che HelloFresh ha debbuttato alla borsa di Francoforte il 2 novembre scorso con un valore di 1,5 miliardi di euro. Avranno successo anche in Italia?

MAGAZINE

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Il 2018 sarà, secondo le previsioni, anche l’anno degli snack salutari “puffed and popped”, ovvero vaporosi e scoppiettanti, per una saporita pausa croccante. Snack ottenuti attraverso innovativi processi di produzione, come le chips di manioca o a base di cavoletti di Bruxelles o ancora di piselli.

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Sopra: acque aromatizzate da Whole Foods Market a Columbus Circle a New York City Sotto: fugni Shitake dalla linea premium “Tesco Finest” in un punto vendita di Londra

noti da tempo nel Regno Unito - si guarda ora con attenzione alle “tapas” in salsa nipponica. Piatti saporiti che combinano il fast food Usa con la tradizione dei celebri Izakaya, le osterie giapponesi dove si consumano piatti veloci ma MAGAZINE

decisamente saporiti. Il boom dell’esotico viene previsto anche da Whole Foods, per cui i piatti mediorientali saranno sempre più popolari: non solo hummus, pita e falafel, ma anche i sapori più ricercati da Persia,

Israele, Marocco, Siria e Libano. Solo per citarne alcuni: salsa tunisina harissa, cardamomo e za’atar. Sulle tavole degli Usa imperverseranno anche i tacos messicani, rivisitati dagli chef con fantasia e con un’attenzione maggiore alle caratteristiche degli ingredienti. Per Whole Foods il consumatore sarà sempre più aperto alle novità, ma senza concedere nulla sul fronte della trasparenza. Al contrario, chiederà sempre più informazioni su origine, qualità del prodotto e certificazioni Fair Trade. Il tutto in un contesto in cui si afferma la filosofia del root-tostem (lett. dalla radice al gambo), che per combattere lo spreco alimentare va nella direzione di un utilizzo integrale dell’ortaggio (o del frutto), proponendo in modo accattivante anche le parti che in genere vanno scartate. Esempi di questo approccio sostenibile alla cucina sono le insalate di gambi di broccoli, il pesto ricavato dagli scarti della barbabietola o la giardiniera di bucce di melone. Proprio perché consapevole e “green”, il consumatore ricerca gustose alternative alle proteine di origine animale: come nota Waitrose, tutti - dalle start-up più piccole ai giganti del settore - sono alla ricerca di alimenti proteici alternativi, siano essi a base di legumi, germogli, soia o alghe. Whole Foods - che vende anche i burger vegetali Beyond Meat, recentemente “supportati” da Leonardo DiCaprio con un cospicuo investimento - crede che la tecnologia N.22 GENNAIO 2018


Secondo gli esperti di Whole Foods, erbe, estratti vegetali, fiori e gusti floreali saranno i protagonisti del nuovo anno. Bevande aromatizzate alle erbe, quindi, ma anche tisane e cocktail a base di fiori, come le tisane all’ibisco e i cocktail al sambuco. Il vero novel food del 2018 saranno però i funghi.

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I burger vegetali e proteici saranno uno dei food trend del 2018. Da Whole Foods si trova anche il brand Beyond Meat su cui ha investito anche Leonardo Di Caprio. “Passare dalla carne animale alla carne a base vegetale è una delle misure più potenti che si potevano prendere per ridurre l’impatto sul clima”, ha affermato DiCaprio lo scorso novembre nel post affidato al proprio profilo Instagram nel quale si evidenziano i benefici di questo nuovo alimento e nel quale si definisce “orgoglioso” di essere tra gli investitori.

BEYOND MEAT

DI CAPRIO INVESTE

NEL MARCHIO VEG

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farà passi da gigante in questo ambito, e vede un 2018 radioso per il settore, ma anche per il sushi vegetale, oltre allo yogurt senza latte a base di piselli, banana, noci di macadamia o pecan. La tecnologia permette anche di realizzare nuovi snack attraverso innovativi processi di produzione, come le chips di manioca o a base di cavoletti di Bruxelles: l’importante è che siano “puffed and popped”, ovvero vaporosi e scoppiettanti, per una saporita pausa croccante. A cambiare però non sono solo i gusti dei consumatori, ma anche le loro abitudini, come Waitrose ha

osservato nei suoi consumatori alla fine del 2017. A partire dall’affermarsi del “quarto pasto”: che sia un’insalata a metà pomeriggio o un toast in tarda serata, questo mini-pasto si aggiunge alla tradizionale triade “colazione, pranzo e cena” per aiutarci ad affrontare giornate di lavoro sempre più intense. Con questa premessa, il supermercato di oggi non può che evolversi in questa direzione, diventando un hub onnicomprensivo in cui l’esperienza d’acquisto è centrale, ma dove fare la spesa è solo una delle diverse possibilità offerte. Insomma, oggi (e domani) si acquista meno, meglio e più di frequente: il carrello si riempie forse una volta ogni tanto, ma la settimana MAGAZINE


I dati messi a disposizione dalla catena britannica Waitrose ci dicono che oggi il 65 per cento dei britannici - specialmente gli under 24 - entra regolarmente o in modo occasionale in un supermercato più di una volta al giorno. Lo store diventa come un frigo personale, da aprire quando si ha fame.

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è costellata di acquisti ridotti e frequenti, da fare con il cestino. Per questo motivo, riferisce Waitrose, i supermercati hanno deciso di privilegiare i cestini ai grossi carrelli della spesa: se qualche anno fa un punto vendita qualsiasi della catena metteva a disposizione dei clienti 200 carrelli e 150 cestini, oggi la stima si è capovolta, con 70 carrelli e 250 cestini. Spesa frequente, quindi, ma quanto spesso? I dati messi a disposizione dalla catena britannica ci dicono che oggi il 65 per cento dei britannici - specialmente gli under MAGAZINE

24 - entra regolarmente o in modo occasionale in un supermercato più di una volta al giorno. La ragione è facilmente intuibile: il piccolo e frequente acquisto ci da la possibilità (o l’illusione) di esercitare un controllo sullo spreco e sulle finanze. E così il supermercato diventa sempre di più una sorta di frigo personale, da aprire quando si ha fame: tendenza che trova conferme anche nel fatto che ben un terzo dei britannici non decide cosa mangiare a cena prima delle quattro del pomeriggio, mentre l’11 per cento decide al momento stesso di dover preparare la fatidica cena.

Si tratta indubbiamente di dati interessanti, ma dovremmo davvero prendere alla lettera queste indicazioni e convincerci che a distanza di qualche mese anche in Italia saremo tutti grandi consumatori di tacos e che faremo la spesa tre volte al giorno? Forse no, ma vale la pena ribadirlo: è probabile che alcune delle tendenze evidenziate dai due colossi si potranno facilmente realizzare anche nel nostro Paese, magari con qualche fisiologico ritardo. Il punto di vista delle due catene ci fornisce inoltre la fotografia esatta di un consumatore sempre più consapevole e globalizzato, in cui per molti versi non sarà affatto difficile riconoscersi.

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Gandini, la sfida è produrre al nord per tutto l’anno In Olanda illuminazione artificiale già in 700 ettari di serre Eugenio Felice

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È questa la scommessa del più grande specialista di pomodori di alta gamma del nord Italia, che produce dal 2004 fuori suolo in serre tecnologiche con controllo automatico del clima e dell’irrigazione. L’illuminazione artificiale permette di produrre anche nei mesi invernali quando le ore di luce scarseggiano e offre dei plus indiscutibili come la maggiore produttività delle piante e la migliore qualità dei frutti. In primavera sarà avviata un’azienda per produrre pomodoro bio È il giorno precedente l’Epifania quando ci rechiamo, al calare del sole, presso la Orticoltura Gandini Antonio, società di Guidizzolo, in provincia di Mantova, altamente specializzata nella produzione di pomodori alto di gamma, familiari a chi abitualmente fa la spesa presso le insegne di un certo livello del nord Italia. L’invito è arrivato da Mattia Gandini, nipote del presidente Enrico (lo zio) e del fondatore Antonio (il nonno) e responsabile commerciale dell’azienda mantovana. L’occasione della nostra visita è la prima produzione di pomodori sotto luce artificiale, all’interno di serre tecnologiche. Ma andiamo con ordine: cosa significa serre tecnologiche? “Vuol dire - ci spiega Mattia Gandini coltivare le piante fuori suolo con controllo del clima e delle irrigazioni, il tutto automatizzato. Produciamo in questo modo dal 2004 e non è per nulla semplice, essendo molteplici le variabili di cui bisogna tenere conto. Noi ci abbiamo messo diversi anni per migliorare prima e perfezionare poi le tecniche colturali”. Di cosa stiamo MAGAZINE

parlando ce ne accorgiamo quando ci apprestiamo a visitare le serre: ci togliamo il giaccone invernale, indossiamo camice, cuffia e calzari e passiamo da un ambiente normalmente freddo data la stagione a uno piacevolmente caldo e ospitale, grazie a delle grandi rotaie in ferro in cui scorre acqua calda, allineate lungo il pavimento della serra, tra un filare di piante e l’altro. Non parliamo di un clima tropicale, ma la differenza di temperatura è ben percepibile. Cosa comporta tutto ciò? Il controllo delle malattie, ad esempio, ma anche e soprattutto l’allungamento della vita delle piante e quindi del calendario di offerta da una parte e il controllo della qualità dei frutti, che è la stessa dal primo all’ultimo giorno di produzione. Orticoltura Gandini finora ha prodotto infatti da aprile a novembre. Ma manca ancora un dettaglio, ed è il vero motivo della nostra visita: la luce artificiale.

Le lampade a led utilizzate dalla Orticoltura Gandini sono di diversi colori ma con una luce dominante che vira dal blu al violaceo. Ogni colore stimola in modo diverso le piante. I primi risultati sono molto confortanti, con una maggiore produttività delle piante e una migliore qualità dei frutti. Oggi l’azienda di Guidizzolo ha implementato l’illuminazione artificiale su 1,6 ettari di serre con l’obiettivo di arrivare a 6 in due anni.

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Foto: NextVideoProduction.com

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Con quella si possono riprodurre anche nelle corte giornate invernali le condizioni ottimali tipiche dei mesi caldi così da chiudere il cerchio e poter produrre con continuità e uno standard qualitativo elevato e costante per 12 mesi all’anno. Questo è il motivo principale che ha spinto l’azienda di Guidizzolo a sperimentare l’illuminazione artificiale in una serra di 1,6 ettari, per un investimento, solo per l’illuminazione, che arriva N.22 GENNAIO 2018

vicino a un milione di euro. “Accendiamo le luci all’alba e le spegniamo a mezzanotte”, ci spiega Mattia Gandini. “Stiamo provando sia delle lampade a vapore di sodio, dalla tipica luce gialla, che delle lampade a led, di diversi colori ma con una luce dominante che vira dal blu al violaceo. Ogni colore stimola in modo diverso le piante. I primi risultati sono molto confortanti, con una maggiore produttività delle piante e una migliore qualità dei frutti. Del resto non ci inventiamo nulla, in Olanda adottano da diversi anni questa tecnologia per produrre ortaggi in MAGAZINE


Orticoltura Gandini Antonio: la produzione di pomodori di Guidizzolo (Mn)

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5 10,5 % 0 12 8

milioni di confezioni nel 2017 ore dal raccolto allo scaffale

Foto: NextVideoProduction.com

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ettari di serre tecnologiche

incidenza GDO Italia

tipologie di pomodori

mesi l’anno con luce artificiale

inverno, parliamo di circa 700 ettari. Il nostro obiettivo è arrivare entro due anni a dotare di illuminazione artificiale 6 ettari di serre, così da garantire ai clienti tutto l’anno un pomodoro prodotto nel nord Italia di altissima qualità e praticamente privo di residui”. Già ci immaginiamo cosa penserà chi sta leggendo: oddio, quei pomodori non avranno sapore, come i pomodori olandesi. In realtà, come ci ha spiegato Mattia Gandini, la qualità di un pomodoro la fa all’80 per cento la varietà. L’ambiente e le tecniche colturali incidono per il restante 20 per cento. E l’Olanda ha eccellenti condizioni climatiche in estate, riprodotte e migliorate artificialmente nei mesi freddi. Il problema è che in Italia arriva il pomodoro ramato, che è pensato per fare volumi, non per soddisfare il palato. In Olanda, come in Italia, come in Spagna. Il pomodoro alto di gamma prodotto in Olanda, che domina i ricchi mercati del centro-nord Europa, da noi non arriva proprio, sia per il prezzo elevato, sia per la tendenza, sempre più marcata negli ultimi anni, a preferire il prodotto made in Italy, meglio ancora se locale. Bisogna quindi partire dal seme e su questo Orticoltura Gandini non scende a compromessi, puntando esclusivamente a varietà alto di gamma e in alcuni casi in esclusiva per l’Italia. In tutto produce cinque tipologie: un ciliegino, un mini plum (via di mezzo tra un piccadilly e un datterino), un costoluto, un tondo rosso (medio formato, N.22 GENNAIO 2018


È il primo anno che produciamo a Guidizzolo in “inverno, grazie all’illuminazione artificiale: i primi risultati sono molto confortanti, con una maggiore produttività delle piante e una migliore qualità dei frutti. In Olanda si produce così da diversi anni ”, Mattia Gandini (resp. comm.le Orticoltura Gandini)

da 7 e oltre gradi brix, una novità) e un cuore di bue. Nella serra, durante la visita, mentre osserviamo i lavoratori - assomigliano a dottori in sala operatoria - che si spostano con dei carrelli elettrici a diversi metri di altezza per prendersi cura dei fiori, notiamo la presenza di piccoli insetti che ogni tanto ci volano vicino alla testa. Sono gli insetti utili che vanno a contrastare quelli dannosi. Un sistema naturale di difesa, che preserva le piante e soprattutto permette di ridurre fino a zero l’utilizzo di trattamenti chimici. “In questa serra, ad esempio - ci riferisce Mattia Gandini - da quando abbiamo fatto i trapianti, lo scorso settembre, a oggi non abbiamo mai fatto un trattamento chi N.22 GENNAIO 2018

Foto: NextVideoProduction.com

Mattia Gandini, 30 anni, è il responsabile commerciale di Orticoltura Gandini Antonio, società di Guidizzolo, in provincia di Mantova, altamente specializzata nella produzione in serra tecnologica di pomodori alto di gamma. È nipote del fondatore Antonio. Suo zio Enrico è il presidente. Nella foto della pagina a lato, in alto, un lavoratore che si occupa dei fiori della parte superiore delle piante di pomodoro, all’interno della serra che utilizza l’illuminazione a led. Una parte della stessa serra è dotata di illuminazione con lampade a vapore di sodio.

mico contro malattie o parassiti. Questo è un altro importante valore aggiunto che possiamo garantire ai nostri clienti: i trattamenti qui sono l’eccezione, mentre lo standard è il pomodoro a residuo zero. La produzione non è biologica perché i disciplinari non prevedono che le piante siano cresciute fuori suolo, ma dalla prossima primavera - ci anticipa Mattia Gandini - avvieremo una nuova azienda dedicata alla produzione di pomodoro biologico di alta qualità per soddisfare anche questa fetta di mercato”. Ma quali sono le prospettive? Per aumentare i mesi di for-

nitura, Orticoltura Gandini ha finora collaborato con aziende all’avanguardia in Sicilia nei mesi invernali, in Puglia in estate e da quest’anno collaborerà anche con un’azienda in Veneto. In tutti i casi la produzione avviene solo ed esclusivamente in serre tecnologiche e con i medesimi standard qualitativi di Guidizzolo. La richiesta però aumenta costantemente, bisogna pensare che i prodotti premium nella distribuzione moderna crescono da alcuni anni a doppia cifra, tanto che la stessa Orticoltura Gandini è passata da commercializzare 2 milioni di confezioni nel 2015 a quasi 5 milioni nel 2017. Significa una crescita di quasi il 150 per cento. L’investimento nella luce artificiale rappresenta MAGAZINE

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L’investimento nella luce artificiale rappresenta una risposta alle richieste del mercato. In termini di quantità, di qualità ma anche di tempistica, perché Guidizzolo si trova strategicamente vicino alle piattaforme della grande distribuzione del nord Italia e questo permette di gestire gli ordini in giornata.

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quindi una risposta alle richieste del mercato. In termini di quantità, di qualità ma anche di tempistica, perché Guidizzolo si trova in un’area strategica per raggiungere rapidamente le piattaforme della grande distribuzione del nord Italia e questo permette di gestire gli ordini in giornata, con i pomodori che vengono raccolti la mattina, consegnati tra il pomeriggio e la sera e messi nei banchi di vendita la mattina dopo, a meno di 24 ore dal raccolto. Una cosa impensabile per il prodotto siciliano. “In questi primi mesi del 2018 chiarisce Mattia Gandini - produrremo sotto illuminazione artificiale solo il ciliegino, ma nel prossimo futuro l’obiettivo è di produrre per 12 mesi all’anno tutte le diverse tipologie. Allo stesso tempo continueremo a proporre nei mesi invernali anche il pomodoro siciliano, dato che sul mercato è apprezzato, ma con la consapevolezza che il livello qualitativo sotto la luce artificiale è superiore: la pianta vive in condizioni ottimali e questo benessere si trasferisce sui frutti”. In altre parole, questa è l’opinione che ci siamo fatti, la produzione in serre tecnologiche con illuminazione artificiale è rivoluzionaria perché da una parte permette di neutralizzare l’impatto negativo che può avere il clima sulle produzioni, dall’altra permette di ottenere frutti di qualità omogenea e superiore per tutto il periodo dell’anno. Praticamente un pomodoro al top.

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ORTICOLTURA GANDINI: la produzione di pomodori mese per mese a Guidizzolo (Mn) G

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Qui sopra le serre tecnologiche illuminate e riscaldate a Guidizzolo, fotografate nei primi giorni di gennaio. Si può notare il tipico colore giallo dato dalle lampade a vapore di sodio.

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La private label vale oltre 10 miliardi. A trainare sono il Sud e la fascia premium Da private label a marca del distributore. Nei discount ha raggiunto una quota del 57 per cento Giancarlo Sbressa

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Nel 2017 la marca del distributore, definita MDD, ha superato per la prima volta i 10 miliardi di ricavi nel largo consumo confezionato e raggiunto una quota di mercato del 18,7 per cento. Inoltre rappresenta il made in Italy, poiché la Gdo alimentare si avvale di copacker al 91,5 per cento italiani. I maggiori tassi di crescita si sono registrati nei segmenti premium (+17,9 per cento), biologico ed eco (+10,5 per cento) e funzionale (+10,2 per cento). Forte crescita nel Meridione È stato presentato a Marca di Bologna il XIV Rapporto annuale sull’evoluzione della marca commerciale. Lo studio, realizzato in collaborazione con IRI, offre ogni anno una panoramica sui trend che caratterizzano i consumi dei prodotti a marca del distributore (MDD), ma anche sulle modalità organizzative adottate dai distributori per favorire pratiche innovative nel processo strategico di gestione della MDD in portafoglio. La MDD è sempre più un vero e proprio brand, come dimostra il ricorso sempre minore alle politiche di scontistica, con un riposizionamento verso l’alto nel mercato. A far da traino alla crescita del settore sono principalmente i prodotti che rispondono a bisogni complessi e più evoluti. I tassi di crescita maggiore, infatti si sono registrati nei segmenti di prodotto premium (+18 per cento), bio ed eco (+10,5 per cento) e funzionale (+10 per cento). Nel periodo oggetto dello studio si è, inoltre, registrata una maggior sensibilità verso l’innovazione, sia per quanto riguarda l’assortimento, sia per la MAGAZINE

Marca di Bologna è la seconda fiera in Europa del settore MDD (marca del distributore) dopo il PLMA di Amsterdam. Viene organizzata in collaborazione con ADM, l’Associazione della Distribuzione Moderna ed è l’unica manifestazione italiana interamente dedicata alla marca commerciale. Si è svolta dal 17 al 18 gennaio e ha visto la partecipazione di oltre 600 espositori che hanno attirato più di 8.000 visitatori professionali.

gestione delle vendite, anche grazie all’utilizzo di nuove tecnologie e imballaggi smart. La sfida della distribuzione moderna, che è partner della fiera Marca, è, dunque, quella di recepire ed interpretare le esigenze trasversali dei clienti. Il settore si conferma positivo anche nel 2017, con un aumento di fatturato di 266 milioni nel Largo Consumo Confezionato (LCC), con un incremento del volume di ven-

MDD, L A QUOTA DI MERCATO In % su totale valore vendite di LCC

51,6

47,5

18,7

18,4

2013

2014

IPER+SUPER+LSP

18,2

2015 DISCOUNT

57,1

56,7

54,3

18,5

18,5

2016

2017 (sett.) Fonte: IRI

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dite del 1,7 per cento e di valore complessivo del 2,7 per cento. Il tasso di crescita maggiore si è registrato nelle regioni del Sud, dove la penetrazione del mercato risultava inferiore alla media nazionale. Nel 2017 le vendite a valore della MDD sono aumentate del 4,1 per cento, con un tasso nettamente superiore a quello di nord e centro, raggiungendo una quota di mercato del 13,1 per cento, che, sebbene in netto miglioramento, è ancora distante dalla media nazionale del 18,5 per cento. Il convegno. Nel 2017 la marca del distributore (MDD), sempre più vero e proprio brand che risponde N.22 GENNAIO 2018

ai bisogni dei consumatori al pari dell’industria di marca, registra importanti traguardi: è la prima volta che supera in Italia nel largo consumo confezionato i 10 miliardi di ricavi, peraltro con un trend di crescita costante. Nel carrello della spesa degli italiani aumentano i prodotti MDD, raggiungendo una quota di mercato del 18,7 per cento. La private label continua a fare leva sull’innovazione e a crescere perché è riuscita a soddisfare le esigenze e la sensibilità degli italiani, sempre più attenti ad abi-

tudini alimentari orientate a principi di salute e benessere. Oggi, infatti, fanno la differenza tutti quei prodotti che fanno parte del biologico e della IV gamma. Inoltre la MDD rappresenta il made in Italy, poiché la Gdo alimentare si avvale di copacker al 91,5 per cento italiani, in particolar modo Pmi. Questi i dati principali che sono emersi dal convegno di mercoledì 17 gennaio, “La Marca del Distributore: Il valore e il ruolo per il sistema-Paese”, introdotto dal presidente di BolognaFiere, Gianpiero Calzolari. “In questi anni - ha sottolineato il presidente - abbiamo assistito a un profondo mutamento dei prodotti a marchio del MAGAZINE


La MDD sta vivendo da protagonista un grande “dinamismo, passando da outsider a sostegno della marginalità delle insegne a vero e proprio brand che va incontro alle nuove esigenze dei clienti, fa leva sull’innovazione e promuove all’estero il made in Italy ”, Giorgio Santambrogio (presidente ADM) 102

distributore che, oggi, si esprimono in tipologie estremamente articolate, rispondendo alle esigenze di consumatori sempre più informati e attenti. Il biologico, le linee funzionali, le eccellenze territoriali enogastronomiche, l’attenzione alla qualità, sono alcune delle caratteristiche che determinano il successo del made in Italy nel mondo”. “Si può dire - ha aggiunto Giorgio Santambrogio, presidente di ADM, riassumendo i temi affrontati - che la MDD è protagonista di un grande dinamismo, passando da outsider a supporto della marginalità delle insegne a vero e proprio brand che va incontro alle nuove esigenze dei clienti e fa leva sull’innovazione. La MDD è anche un MAGAZINE

ottimo strumento per portare all’estero il prodotto italiano. L’industria della distribuzione, dal canto suo, con il suo indotto, vale il 7 per cento di valore aggiunto del Pil e il 9 per cento rispetto all’occupazione, a livello nazionale. Sintetizzando, la distribuzione è diventata una vera e propria industria del commercio e, parallelamente, quella che era definita private label è diventata MDD”. Il convegno si è chiuso con una tavola rotonda con alcuni big della grande distribuzione italiana. “La marca del distributore rappresenta un grande potenziale per la

nostra economia. Intercetta tante imprese medio-piccole, che sono i nostri fornitori co-packer, con cui abbiamo costruito un sistema virtuoso e che hanno la possibilità di crescere, all’interno di questo sistema. - ha spiegato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia - Per noi la private label è una vera e propria marca, molto presente anche in nuovi segmenti strategici come i prodotti funzionali, salutistici e free from”. Grande potenziale, quindi, e grandi possibilità di crescita. “Ma potremmo fare di più: pensiamo ad esempio che la quota di mercato della MDD, in Spagna, è al 40 per cento, mentre in Italia siamo solo al 18 per cento”.

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ExtraCoop, seduce il nuovo (iper) mercato urbano Tra la via dei freschi e la via della scoperta Carlotta Benini

Coop Alleanza 3.0 ha inaugurato a Bologna, Modena e Ravenna un format rivoluzionario di ipermercato per una shopping experience coinvolgente e sorprendente. Il nucleo centrale è composto dalla Via dei freschi, dedicata al food, con banchi serviti e altamente specializzati e una grande Piazza dell’ortofrutta con l’Isola dell’orto servita. L’impressione è di trovarsi di fronte a tante botteghe di design, dove acquistare prodotti di alta gamma e, volendo, consumarli già sul posto Il supermercato del futuro per Coop? Se il colosso della Gdo italiana, con lo store inaugurato al Bicocca Village di Milano, vede nella spesa del domani un’esperienza interattiva, dove la tecnologia e la digitalizzazione guidano il consumatore nelle scelte di acquisto, per Coop Alleanza 3.0 - che della grande famiglia Coop rappresenta la più grande cooperativa di consumatori - la rivoluzione sta in una sorta di ritorno alle origini. Con innovazione, qualità e alta specializzazione. Il gruppo guidato da Adriano Turrini ha inaugurato il 2 dicembre a Bologna (centro commerciale Nova a Villanova di Castenaso), Modena (Grandemilia) e Ravenna (Esp) un nuovo format di ipermercato pensato per rispondere ai bisogni emergenti dei propri soci, mantenendo intatta l’attenzione ai consumi tradizionali.

La novità si chiama ExtraCoop ed è “un concept che non si era mai visto prima, volto a offrire una shopping experience nuova”, nelle parole dell’amministratore delegato alla Gestione di Coop Alleanza 3.0, Massimo Ferrari. Non più un non luogo, quindi - idea, questa, sociologicamente associata al format dell’ipermercato - ma un grande mercato urbano, con un nucleo centrale, la via dei freschi, dedicato ai prodotti alimentari. Tut-t’intorno si sviluppa la via della scoperta, con tanti spazi tematici: le aree per gli articoli non alimentari e i nuovi corner (“shop in shop”) con affaccio diretto sulla galleria commerciale, dedicati alle ultime specializzazioni di Coop. Poi ci sono l’ottica, la gioielleria, il bar ristorazione e - per la prima volta - anche l’alta profumeria con centro estetico e un negozio di piante e fiori recisi.

Nella foto un dettaglio del reparto ortofrutta, denominato la Piazza dell’ortofrutta, all’interno del nuovo ExtraCoop di Villanova di Castenaso (Bologna), inaugurato il 2 dicembre insieme a quelli di Modena e Ravenna. Si tratta dei tre più grandi ipermercati di Alleanza 3.0, che è la maggiore delle cooperative aderenti Coop Italia, con un fatturato di 5,1 miliardi nel 2016.

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I 3 EXTRACOOP DI ALLEANZA 3.0 IN CIFRE

34 2 40 200 dicembre 2017 inaugurazione

mila mq complessivi

nuove assunzioni

mila referenze

30 370

milioni di investimento referenze ortofrutta fresca

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La spersonalizzazione lascia spazio a una grande “umanizzazione”, nel nuovo format sviluppato dallo studio di architettura specializzato Shweitzer Group, che ha studiato allestimenti funzionali ed eleganti, con spazi ampi e uso di nuovi materiali, interfacciandosi con Inres, il consorzio cooperativo nazionale per la progettazione e l’ingegneria. “Il consumatore viene accolto in un luogo extra-ordi MAGAZINE

nario, dove restare e non solo passare. Dove fare la spesa e vivere esperienze: gustando, imparando, partecipando a eventi, concedendosi una pausa relax”, precisa l’Ad alla gestione Massimo Ferrari. Ecco allora le persone al centro nei banchi serviti dedicati al food, svi-

luppati con un layout esclusivo, che ricorda quello di una bottega sotto casa, di alta gamma. Persone al centro anche nell’impegno economico dell’azienda, che per riqualificare l’attività dei tre iper ha assunto 200 nuovi lavoratori, che si vanno ad aggiungere a un team che conta in tutto 1.100 dipendenti. “L’investimento complessivo per la realizzazione dei primi tre punti vendita ExtraCoop N.22 GENNAIO 2018


Nei nuovi ExtraCoop la spersonalizzazione lascia “spazio a una grande umanizzazione. Il consumatore viene accolto in un luogo dove restare e non solo passare, dove fare la spesa e vivere esperienze: gustando, imparando, concedendosi una piacevole pausa relax ”, Massimo Ferrari (Alleanza 3.0) 107

APRE A RAVENNA EXTRACOOP

MODENA E BOLOGNA GUARDA LO SPOT!

ammonta a 30 milioni di euro. sottolinea il presidente di Coop Alleanza 3.0 Adriano Turrini - I tre negozi fatturavano 270 milioni di euro prima della ristrutturazione”. Questo impegno economico si inserisce a sua volta in un piano strategico 2017-2019 del valore totale di 875 milioni di euro, per azioni che vanno dall’innovazione (con l’e-commerce) alle politiche commerciali (con interventi su assortimenti e prezzi), dalla specializzazione (con l’introduzione di servizi in nuovi ambiti di spesa), fino a un importante lavoro di rilancio della rete di vendita (con la riqualificazione di un terzo dei negozi e, appunto, la realizzazione del format ExtraCoop). “Solo nel 2017 abbiamo investito 300 milioni di euro - continua Turrini - considerando le 80 ristrutturazioni portate a termine nel corso dell’anno, le nuove aperture e anche il nuovo servizio di EasyCoop, il portale per la spesa online con l’assortimento più vasto della Gdo ita N.22 GENNAIO 2018

liana (conta 11 mila referenze, di cui 3 mila fresche ndr)”. Inaugurato a febbraio 2017 a Roma, oggi è attivo anche a Bologna. Per lanciare ExtraCoop, Alleanza 3.0 ha scelto i tre negozi più grandi, significativi e frequentati della

sua rete (10.000 mq Nova, 12.000 Grandemilia, 9.500 Esp). Le tre città coinvolte - Bologna, Modena e Ravenna - rappresentano a loro volta il cuore del territorio in cui è nata e opera la cooperativa: nelle tre province sono circa 850 mila i MAGAZINE


Il nucleo centrale dell’alimentare include la rinnovata Piazza dell’ortofrutta, il Sushi take, la Cantina, il corner Territori.coop, l’Area Showcooking, i banchi Formaggeria, Gastronomia, Carni, Pescheria, Pane e Pasticceria, con prodotti preparati nei laboratori a vista, da portar via o da consumare già sul posto.

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sti ultimi cresciuti circa del 20 per cento) e il resto freschissimi.

soci (415 mila nel bolognese, 290 mila nel modenese e quasi 145 mila nel ravennate). I tre ExtraCoop, aperti tutti i giorni, hanno una struttura molto simile e presentano la stessa offerta e gli stessi servizi. In ogni punto vendita gli ingressi sono due: la MAGAZINE

barriera delle casse è stata arretrata per fare posto ai nuovi corner con affaccio in galleria. L’assortimento è stato rinnovato di circa il 40 per cento: in tutto, sono presenti quasi 40 mila referenze, di cui 19 mila non alimentari, 19 mila alimentari confezionati (que-

Le aree dedicate al food. Nel settore degli alimentari, nuovi prodotti sono stati pensati per coprire tutte le necessità e con un’attenzione ai nuovi stili di vita e ai valori cari al consumatore millennial: il mangiar sano (bio e vegan), la valorizzazione delle tradizioni locali, tutto ciò che è free from, i sapori esotici e “lontani”, l’esigenza dei consumatori di non sprecare “cibo e tempo” (con nuovi packaging di minore grammatura e confezioni take away), il rispetto dell’ambiente. Il nucleo centrale dell’alimentare include la rinnovata Piazza dell’ortofrutta, il Sushi take, il corner Territori.coop, la Cantina, la nuova Area Showcooking, i banchi Formaggeria, Gastronomia, Carni, Pescheria, Pane e Pasticceria, con prodotti pronti preparati nei laboratori a vista, da portar via o da consumare nelle aree allestite con tavoli e sedie. La Piazza dell’ortofrutta ha un ruolo di spicco. Conta circa 350370 referenze di frutta e ortaggi freschi, che arrivano a circa 500 considerando anche frutta secca e legumi. “Abbiamo un assortimento molto ampio e profondo - sottolinea il direttore marketing Freschissimi di Coop Alleanza 3.0, Roberto Cicconi - che oltre alla prima e alla seconda gamma comprende anche un’ampia proposta di prodotti di quarta gamma e ad alto contenuto di servizio”. Il biologico conta circa 40 referen N.22 GENNAIO 2018


L’investimento complessivo da parte di Alleanza 3.0 per la realizzazione dei primi tre punti vendita ExtraCoop ammonta a 30 milioni di euro. Questo impegno economico si inserisce a sua volta in un piano strategico 2017-2019 del valore totale di 875 milioni di euro, per azioni che vanno dall’innovazione (con l’e-commerce) alle politiche commerciali (con interventi su assortimenti e prezzi), dalla specializzazione (con l’introduzione di servizi in nuovi ambiti di spesa), fino a un importante lavoro di rilancio della rete di vendita (con la riqualificazione di un terzo dei negozi).

ze fresche sfuse, esposte in un’isola dedicata allestita con cassette di legno, e 45-50 prodotti confezionati in un’adiacente isola dedicata. La proposta bio si completa con un profondo assortimento di prodotto secco, anche a marchio ViviVerde Coop. Ad affiancare la tradizionale Piazza dell’ortofrutta nei tre ExtraCoop si trova anche l’Isola dell’orto, un’area servita dove si possono trovare frutta e verdura appena tagliata, con una proposta che varia col susseguirsi delle stagioni: 30 composizioni di frutta e oltre 30 di verdure già pulite e pronte per preparare un pinzimonio, un minestrone fresco o un contorno, oltre a frutta e verdura già dosate per estratti e centrifugati. Tutti i prodotti possono essere portati a casa o preparati e gustati al momento, nei tavolini a disposizione dei clienti. Presenti inoltre, per uno spuntino veloce o un pasto leggero, insalate arricchite con tonno, formaggio e altri ingredienti freschi e di altissima qualità, preparate sotto gli occhi dei clienti. Molto spazio è dedicato inoltre all’assortimento biologico, che si sta ampliando sempre più, e a una selezione di prodotti premium (primizie e prodotti provenienti da zone vocate). L’ortofrutta rappresenta quindi un reparto centrale per Coop. “In Alleanza 3.0 ha un’incidenza del 10-10,5 per cento - rivela l’ad alla gestione Massimo Ferrari - Con picchi che arrivano al 17-18 per cento nei punti vendita più vicini ai centri cittadini. A N.22 GENNAIO 2018

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Il biologico conta circa 40 referenze fresche sfuse, esposte in un’isola dedicata allestita con cassette di legno (foto qui sopra), e 45-50 prodotti confezionati in un’adiacente isola dedicata.

Bologna, ad esempio, è il caso del Centro Lame, uno degli iper più alto vendenti di tutta Italia”. Il non food. Tutto intorno alla Via dei freschi si sviluppano le aree dedicate ai prodotti non alimentari, con corner che possono vantare assortimenti e servizio pari a quelli di negozi specializzati, e altre aree dove si è scelto di puntare sul solo servizio. Gli ambiti coperti sono: l’abbigliamento, il tempo libero (con fai-da-te e giardino), la pulizia, lo spazio dei prodotti per la casa e la cucina, l’area tecnologia e multimedia, il corner dei giocatto-

li, la cartoleria, la libreria (con i titoli scelti da Librerie.Coop), l’area Salute e Benessere con la parafarmacia. Con affaccio in galleria e casse autonome, infine, ci sono gli “shop in shop”: la profumeria e centro estetico “Momenti per te”, l’area Piante fiori, lo spazio Gioielli Coop, l’Ottica Coop e il punto ristoro Buona pausa. Al Grandemilia, l’offerta si completa con l’agenzia Viaggi Coop. Ampliata e arricchita anche l’area servizi, che unisce il Punto d’ascolto con l’ufficio del Prestito sociale e lo spazio Assicurarsi Coop, con prodotti assicurativi, finanziari e previdenziali, pensati per i soci in partnership con Assicoop.

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Eurofresh, dal ’73 l’avocado è bio e sostenibile L’azienda produce anche limone, zenzero, curcuma e mango Massimiliano Lollis

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Avocado biologico e sostenibile. Il produttore spagnolo Eurofresh, che oggi vende in tutto il mondo, ci crede fin dal 1973, un’epoca nella quale, in Europa, il frutto trendy per eccellenza era ancora poco conosciuto. La storia dell’azienda spagnola inizia in una fattoria biologica in Andalusia e raggiunge nel corso degli anni il Nuovo Mondo: dalle coltivazioni di avocado bio in Perù nel 2008 a quelle in Colombia e in Repubblica Dominicana, dove è stata la pioniera del settore Avocado bio, di qualità e sostenibile: questo l’obiettivo di Eurofresh, produttore spagnolo di avocado e frutta esotica attento alla sostenibilità ambientale. Nata ufficialmente nel 2001 ma con un’esperienza che affonda le radici negli anni ’70, Eurofresh si dichiara una delle prime realtà produttive europee ad aver scommesso sull’avocado in un’epoca in cui il frutto gustoso e sano - oggi annoverato tra i cibi più trendy del momento - era ancora poco conosciuto e apprezzato dai consumatori del vecchio continente. Per Eurofresh tutto ha avuto inizio nel 1973 in una delle prime fattorie bio a La Axarquia, regione storica della Provincia di Malaga in Andalusia. Da allora il gruppo ne ha fatta di strada, e oggi conta oltre 450 collaboratori sparsi in 6 Paesi che lavorano con circa 700 produttori locali e gestiscono oltre 3.500 ettari di coltivazioni biologiche, utilizzando i più elevati standard di sicurezza con certificazione Fair Trade. “Controlliamo l’intera filiera, dal campo fino alla consegna ai nostri clienti - fa sape MAGAZINE

re l’azienda - e questo è il principale fattore del nostro successo”. È indubbio che l’avocado bio sia il prodotto di punta di Eurofresh, che però ha deciso di produrre anche zenzero, curcuma, limone e mango: una scelta che mette il cliente al centro, andando nella direzione della diversificazione e della ricerca costante di qualità e gusto. “I nostri clienti - osserva l’azienda - sanno che non consideriamo la frutta come una commodity”. Per sostenere la richiesta crescente e per seguire da vicino l’intero processo produttivo, l’azienda nel 2008 ha fondato Eurofresh Perù: nel Paese sudamericano il gruppo controlla oggi oltre 1.200 ettari e lavora con circa 400 coltivatori per ottenere avocado, zenzero e curcuma. Ma le attività dell’azienda bio - tra coltivazioni e stabilimenti di confezionamento - si sviluppano anche in Marocco, Colombia e Repubblica Dominicana: in questi ultimi due Paesi l’azienda detiene il

Per sostenere la richiesta crescente da parte dei mercati mondiali e per seguire da vicino l’intero processo produttivo, nel 2008 l’azienda ha fondato Eurofresh Perù: nel Paese sudamericano il gruppo controlla oggi oltre 1.200 ettari e lavora con circa 400 coltivatori per ottenere avocado, zenzero e curcuma (foto sopra). Ma le attività dell’azienda bio - tra coltivazioni e stabilimenti di confezionamento - si sviluppano anche in Marocco, Colombia e Repubblica Dominicana.

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primato della coltivazione di avocado bio varietà hass e di avocado tropicale. Solo in Repubblica Dominicana le coltivazioni si sviluppano su una proprietà di 400 ettari, ai quali va aggiunta la gestione condivisa con i coltivatori locali di altri 1.000 ettari. Il futuro è però più che mai globale: l’azienda guarda ora a nuove opportunità in Paesi come Kenya e Brasile, dove pare abbia già definito alcuni progetti di coltivazione di frutta esotica. N.22 GENNAIO 2018

Proprio grazie al fatto di coltivare in diversi Paesi con differenti condizioni climatiche e geografiche, Eurofresh è in grado di fornire i suoi prodotti tutto l’anno, garantendo un’offerta costante in termini di volume, qualità e prezzi, con la sola eccezione dell’avocado tropicale della Repubblica Dominicana, che viene raccolto e venduto solamente in stagione, in modo da garantire la migliore qualità. Sul fronte dei prezzi, il fatto di avere il pieno controllo della produzione permette ad Eurofresh di poter vendere i propri prodotti biologici a prezzi stabili in base all’origine, MAGAZINE


Oggi il successo di Eurofresh - che coltiva e vende in tutto il mondo avocado biologico ed altra frutta esotica come zenzero e curcuma - dimostra che la qualità, unita al rispetto per l’ambiente e per il lavoro lungo tutta la filiera, sono oggi ingredienti essenziali per un business vincente e sostenibile.

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pur non potendo escludere variazioni dovute al fattore climatico. Ma dove viene apprezzata maggiormente la frutta bio di Eurofresh? In cima alla classifica ci sono Germania, Svizzera ed Austria, tra i primissimi ad accogliere le tendenze bio circa 20 anni MAGAZINE

fa. Spagna e Italia, pur avendo scoperto il mondo del bio in tempi più recenti, costituiscono comunque mercati importanti. L’azienda - che in Italia lavora già da tempo con alcuni distributori italiani, tanto che il responsabile logistica parla correntemente la nostra lin-

gua - si dice infatti convinta che il nostro Paese possa rappresentare un grosso mercato con reali opportunità interessanti da sviluppare. Anche nel nostro mercato la sostenibilità - che per Eurofresh rappresenta un punto cardine - è un requisito oramai irrinunciabile per molti consumatori, ed è anche un tema caldo e sotto gli occhi di tutti. La richiesta sempre maggiore di superfood da parte dei mercati più ricchi, infatti, conduce spesso all’adozione di monocolture in diversi Paesi in via di sviluppo, che finiscono così per favorire fenomeni di sfruttamento ambientale (deforestazione prima di tutto) e lavorativo. Eurofresh dal canto suo assicura di operare con responsabilità ad ogni livello della filiera, dalla produzione alla commercializzazione, e di voler fare la sua parte investendo nello sviluppo dell’agricoltura biologica e monitorando costantemente l’impatto delle colture sull’ambiente. L’esperienza di Eurofresh - che da una piccola realtà della Spagna meridionale ha raggiunto le spianate sconfinate del Nuovo Mondo dimostra in definitiva che un business duraturo e sostenibile si basa unicamente sulle scelte che generano benessere per tutti gli operatori coinvolti in ogni fase del processo. “La sostenibilità - afferma l’azienda - non ha senso se non siamo tutti parte della soluzione”, dai coltivatori al personale, dai fornitori ai clienti.

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Battaglio, fatturato a 180 milioni e nuova brand identity consumer oriented È l’unico dei grandi player delle banane a non commercializzare i marchi delle multinazionali Eugenio Felice

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Il gruppo torinese specializzato nella frutta (e ortaggi) di importazione ha presentato a Torino il 23 novembre la nuova brand identity che va a caratterizzare la sua immagine, con il nuovo payoff “Frutta da vivere”. Online il nuovo sito web, che si rivolge anche al consumatore finale, che viene coinvolto anche attraverso Facebook e Instagram. Battaglio cavalca l’onda della frutta esotica e tropicale, con diversi caratteri distintivi e un fatturato 2017 che ha raggiunto i 180 milioni In molti se ne sono accorti già nel mese di novembre, nelle piattaforme della grande distribuzione e nei Mercati all’ingrosso, vedendo le nuove livree dei camion. Il Gruppo Battaglio, presente con due magazzini, uno a Torino e uno a Roma, altamente specializzato nella frutta di importazione, ha una nuova immagine che sta andando a declinarsi su tutti i mezzi di comunicazione aziendale, dal packaging (una volta finite le scorte di magazzino), al sito web e social network vari (Facebook e Instagram) che comunicano anche al consumatore finale. La nuova identità Battaglio, studiata dalla società milanese RBA, con il suo payoff “Frutta da vivere”, vuole interpretare i suoi valori di entusiasmo, propositività, energia, ma soprattutto creare empatia, stimolo e interesse. All’incontro con la stampa che è stato organizzato giovedì 23 novembre a Torino (foto a lato), è stata definita come la quarta tappa del Gruppo, dopo il 1972, anno di inizio dell’attività all’interno del Mercato ortofrutticolo di To MAGAZINE

rino, il 1995 con l’inizio dell’offerta di frutta in controstagione ed esotica e la collaborazione con Del Monte, il 2010 con l’inizio dell’importazione diretta di banane e ananas a proprio marchio, unica azienda in Italia, ancora oggi, a non commercializzare le marche delle multinazionali. Il 2017 viene considerato come un nuovo importante passaggio verso la Battaglio di domani, con un fatturato che

Nella foto a lato, al centro, Luca Battaglio, presidente di Battaglio Spa, che nel 2017 ha fatturato 180 milioni di euro (+15 per cento sul 2016), durante l’incontro con la stampa del 23 novembre scorso a Torino. La società è legata anche ad operatori di primissimo piano come Agricola Don Camillo (meloni e angurie) e Didonna Trade (uva da tavola).

BATTAGL IO SPA: IL FATTURATO IN MIL IONI DI €

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2015

2016

2014 135.000 7.000 142.000

2015 151.500 9.200 160.700

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2017 2016 156.500 10.500 167.000

2017 prev. 180.000 15.000 195.000

Valori espressi in migliaio di Euro N.22 GENNAIO 2018


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nel 2017 ha chiuso a circa 180 milioni di euro, 100 milioni in più del 2010 e il 15 per cento sopra i valori del 2016. Fatturato che diventa di 195 milioni se si considerano anche le attività in Argentina, dove l’azienda recentemente ha avviato a Buenos Aires la maturazione e la distribuzione delle banane, oltre a produrre nel Rio Negro frutta in controstagione esportata in Italia. Ma su una cosa non ci sono dubbi: la vera locomotiva dell’azienda è oggi la frutta esotica, che cresce a doppia cifra in tutta Italia. Battaglio può vantare una filiera controllata e una logistica efficiente, grazie anche ai magazzini di N.22 GENNAIO 2018

Torino e Roma, che si estendono su 24 mila metri quadrati. L’esotico incide oggi per l’8 per cento del fatturato ma ha un grande potenziale di crescita. Sintomatico il caso dell’avocado: in alcuni Paesi europei il consumo è 10 volte superiore a quello italiano. Tra le novità introdotte con la nuova brand identity c’è anche un inedito approccio con il consumatore finale, con attività dedicate su internet. Lo si capisce subito dal rinnovato sito web, che non ha nulla di b2b. Un sito emozionale

che esprime vitalità, che promuove la conoscenza della frutta, le sue peculiarità e i suoi benefici, per sviluppare ulteriormente la domanda. La nuova promessa di marca - “Frutta da vivere” - coincide quindi con la missione dell’azienda. Andranno avanti poi tutte le attività legate alla formazione (come FruttaParty nelle scuole torinesi), alla sponsorizzazione di eventi sportivi (maratone di Torino, Milano e Venezia) e, ovviamente, legate al trade, come promozioni in store, nei Mercati all’ingrosso e la sempre più cruciale formazione degli addetti alle vendite.

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FINOCCHIO SNACK, SOSTENIBILE E GUSTOSO DA PAOLILLO NEL NUOVO PACK DA DUE PEZZI

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La storica azienda campana, leader nella produzione di finocchio fresco tutto l’anno, lancia a Fruit Logistica 2018 la nuova vaschetta da due pezzi di finocchio mini, uno snack salutare da gustare crudo in ogni occasione. Non si tratta di una nuova varietà di ortaggio baby, ma di prodotto di calibro inferiore, che pesa mediamente 250 grammi contro i 500 di un finocchio standard. Le caratteristiche sono le stesse dell’ortaggio tradizionale: bianco, tondo, croccante, dolce, aromatico e privo di scarti, in quanto il grumolo è totalmente edibile. “Un piccolo finocchio, per un grande benessere”. Con questo claim Paolillo rilancia sul mercato il prezioso ortaggio snack da consumare in ufficio, a scuola, o fuori casa, come spuntino pratico e veloce e destinato a un consumo prettamente crudo. L’azienda di Eboli, in provincia di Salerno, ha improntato la propria attività all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione, con l’obiettivo di valorizzare un prodotto come il finocchio così versatile e prezioso per la salute. “Chiuso un 2017 segnato da successi e da tanti obiettivi raggiunti, apriamo il nuovo anno con altri buoni propositi e passioni da inseguire”, esordisce Mariapia Paolillo, titolare dell’azienda insieme ai fratelli Ciro e Sabato e responsabile amministrativa. “Innovare per noi significa intraprendere un cammino fatto di tanti piccoli passi che conducono al miglioramento dell’azienda”. E il mercato premia. Valorizzare il finocchio significa anche incentivarne il consumo fresco, in tutte le occasioni: è così che nasce il Finocchio

Snack. “Un marchio registrato spiega Ciro Paolillo, responsabile della lavorazione e della vendita che proponiamo in una nuova vaschetta da due pezzi contenente indicazioni sulla provenienza e sui valori nutrizionali di questo prezioso ortaggio e suggerimenti su come gustarlo in praticità”. Le caratteristiche, organolettiche e di sapore, sono le stesse dell’ortaggio tradizionale. Bianco, tondo, croccante, dolce e aromatico, il Finocchio Snack Paolillo è anche sostenibile. Garantisce infatti uno scarto minimo, in quanto il grumolo è totalmente edibile. Anche questo viene prodotto tutto l’anno, nelle aree più vocate d’Italia. I costi di produzione non sono superiori rispetto al finocchio tradizionale: anzi, in questo caso il vantaggio è rappresentato dalla possibilità di valorizzare il prodotto di calibro inferiore. Ideale anche per i più piccoli, per una merenda sana e ricca di fibre, nella sua comoda vaschetta da due pezzi è perfetto per essere gustato crudo in ogni occasione. “È il classico snack da mordere e sgranocchiare, perché cotto perderebbe gran parte delle proprietà nutritive”, specificano dall’azienda. Il nuovo packaging del Finocchio Snack debutta in anteprima a Fruit Logistica, a Berlino, dove Paolillo presenta anche l’esclusiva linea cosmetica di creme viso e corpo “Foen” in singolari nuances a base di estratto di finocchio. (c.b.)

PEDON, NOVITÀ A MARCA E PREMIO A HAPPY VEGGIE PER IL PACKAGING Pedon si conferma tra i big co-packer della grande distribuzione italiana e internazionale, con un fatturato retail di 77 milioni di euro, il 70 per cento del quale è rappresentato dai prodotti private label. L’azienda di Molvena (VI) è stata fra i protagonisti di Marca 2018, a BolognaFiere, con oltre 100 linee a marca privata e 3 mila referenze. Alla fiera Pedon è stata protagonista anche dell’ADI, Packaging Design Award, l’oscar dedicato all’innovazione e all’eccellenza progettuale delle confezioni. Uno dei due premi assegnato nella categoria food è andato a Happy Veggie, la linea ready to eat ideale per arricchire zuppe, insalate e altre preparazioni MAGAZINE

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BONDUELLE, ARRIVANO LE VELLUTATE FRESCHE “I PICCOLI PIACERI” CON PACK INNOVATIVO Bonduelle rafforza la sua presenza nello scaffale delle zuppe fresche di IV gamma con il lancio della linea “I Piccoli Piaceri”: una proposta di vellutate dai sapori unici, pensata per tutti quei consumatori che sono alla ricerca di gusto e novità. Con un nuovo e differenziante posizionamento fondato sul concetto di “piacere”, Bonduelle arricchisce così il suo portafoglio prodotti a due anni dal lancio della linea “Le Zuppe”. E lo fa presentando quattro nuove referenze, che permetteranno al brand Bonduelle di distinguersi in questo segmento. Una proposta differenziante in un packaging innovativo e originale. Con “I Piccoli Piaceri”, Bonduelle propone quattro ricette di vellutate raffinate, rivisitate e arricchite dal sapore di ingredienti particolari; ideali per dedicarsi un momento di puro piacere e veloci da scaldare in quattro minuti nel microonde. Ecco le quattro referenze. Carote, patate dolci e zenzero: il sapore dolce di carote e patate, arricchito dalla nota frizzante dello zenzero. Zucca e salsa sambal: al sapore dolce della

SI ARRICCHISCE CON IL PASSION FRUIT LA LINEA “MATURI AL PUNTO GIUSTO” DI F.LLI ORSERO F.lli Orsero, sinonimo di frutta di qualità Extra Premium, lancia un ampliamento di gamma con il Passion Fruit. L’esperienza nella maturazione della frutta, la provenienza dalle migliori zone di origine e il trasporto effettuato con cura fino alla tavola dei consumatori, sono le tre caratteristiche fondamentali che rendono la linea di frutti esotici “Maturi al punto Giusto” un grande successo. La gamma di esotici F.lli Orsero che esalta il gusto unico della frutta appena raccolta e pronta da gustare, oggi - oltre a Mango, Papaya e Avocado - vede l’introduzione del Passion Fruit. Il nuovo pack con una grafica e delle tonalità moderne lascia vedere il prodotto nel pieno della sua maturità tramite il flowpack trasparente. A lato si trovano informazioni chiare e funzionali, come il nome del prodotto e un’immagine, mentre il retro lascia spazio a consigli per consumare al meglio il prodotto, informazioni nutrizionali e un Qr code che rimanda al sito F.lli Orsero. Il Passion Fruit, frutto delle passifloraceae (tra i più famosi anche: maracuja e granadilla), è una bacca rotonda di colore N.22 GENNAIO 2018

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zucca viene aggiunta la nota orientale e piccante della salsa sambal (condimento piccante di origine indonesiana). Peperoni e peperoncino: coniuga l’incontro perfetto tra peperoni e peperoncino. Funghi e timo: una vellutata soffice e cremosa di funghi al profumo di timo. Una proposta valorizzata dal nuovo packaging di grande impatto a scaffale: 460 ml di prodotto, in un formato cup dal design accattivante. Il lancio della nuova gamma - prezzo a pezzo consigliato di 3,99 euro - sarà supportato da strumenti di comunicazione online e a punto vendita.

viola-marrone grande come un’albicocca. La buccia robusta al suo interno racchiude una polpa morbida e gelatinosa, dall’inconfondibile profumo tropicale, ricca di sali minerali preziosi per il nostro organismo, quali ferro, magnesio, potassio e fosforo, contiene anche diverse vitamine (in particolare A e C), essenziali per la buona salute della nostra pelle. Inoltre è un’ottima fonte di fibre che contribuiscono al normale funzionamento intestinale. Il momento giusto per gustarlo? Quando la sua buccia comincia ad avvizzire.

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AGR. CAMPIDANESE, PREMIO AI BELLAVITA AWARDS PER IL CAMONE E IL CARCIOFO

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Da Amsterdam arriva un prestigioso riconoscimento per Agricola Campidanese, premiata ai Bellavita Awards per due prodotti di alta gamma che rappresentano il meglio dell’agricoltura sarda. Stiamo parlando dei Cuori di Carciofo “Passioni Gourmet” e dei pomodori Camone, che hanno ricevuto la stella consegnata nell’ambito della fiera internazionale dedicata alle eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche italiane. L’evento, che si è svolto dall’8 al 10 gennaio nella capitale olandese, ha riconfermato il crescente successo del settore agroalimentare italiano in Europa. L’azienda di Terralba (Oristano) era presente con il suo brand L’Orto di Eleonora in un padiglione esclusivo dove più di 150 aziende hanno presentato i loro prodotti ad oltre 67 mila buyer e professionisti del settore olandese. “È stata l’occasione per continuare a far conoscere la qualità dei nostri prodotti in Europa - ha dichiarato Marco Lotta, figlio del titolare dell’azienda Salvatore Lotta - come il carciofo, che è stato molto apprezzato dal pubblico in fiera.

POOLING, LPR E U LOG TOLGONO DALLE STRADE FRANCESI OLTRE 70 CAMION PER 28.000 KM Nell’ambito della propria politica di responsabilità sociale d’impresa, LPR conferma l’impegno di collaborare insieme ai propri clienti al fine di ridurre la loro impronta di carbonio. A seguito di una dettagliata analisi dei rispettivi sistemi di trasporto, LPR e U Log hanno riscontrato che molti dei loro

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Dagli chef e dai ristoratori, specie greci, spagnoli e italiani, ma anche dai visitatori internazionali che non lo avevano mai assaggiato prima e che lo hanno potuto gustare in una versione inedita: crudo, condito solo con olio extravergine”. La varietà è lo Spinoso, che per la sua particolare dolcezza e tenerezza si presta anche ad essere consumato crudo, appunto. Successo al Bellavita anche per il pomodoro Camone, una varietà autoctona che in terra sarda sviluppa caratteristiche organolettiche e gustative uniche, su cui l’azienda sta investendo molto, visti i positivi riscontri di mercato. “Per la prossima campagna andremo ad aumentare gli ettari dedicati del 30-40 per cento”, rivela Marco Lotta.

flussi di trasporto erano sovrapposti. Al fine di ottimizzarli, i due partner hanno deciso di metterli in comune, trasportando i pallet vuoti dai depositi di Système U situati in Francia ai Centri Servizi di LPR, se non direttamente presso i punti di raccolta delle industrie clienti di LPR. La creazione di linee di trasporto su lunga distanza, vale a dire di oltre 700 km, ha consentito così di togliere dalla strada oltre 70 camion. Un risparmio stimato in circa 28.000 km nell’arco di poco meno di un anno. LPR, che ha celebrato il 25° anniversario, ha fatto dell’ottimizzazione dei flussi di trasporto un elemento fondamentale della propria attività. Da diversi anni l’azienda calcola la propria impronta di carbonio ed è in grado di farlo per Cliente e per tipologia di servizio. LPR invita anche i propri partner trasportatori a ridurre il loro impatto e a partecipare alle iniziative attivate all’interno del loro settore, quali la Carta ADEME (una serie di linee guida per ridurre l’impronta di carbonio, su base volontaria) o le raccomandazioni della Freight Transport Association. U Log conta 4.600 collaboratori, 30 siti in Francia, 600 milioni di colli/anno e 1.200 camion/giorno. Groupement U è il quarto gruppo di distribuzione alimentare francese. N.22 GENNAIO 2018


ORANFRIZER, UN SUCCESSO I LIMONI A HONG KONG. SEGNALI POSITIVI ANCHE DAL NORD EUROPA Gli agrumi coltivati alle pendici dell’Etna da Oranfrizer hanno rinnovato il passaporto e viaggiano già dall’inizio della stagione, l'export è iniziato a novembre con i limoni femminelli 2KR, chilometri percorsi più di 8 mila, destinazione Hong Kong. La distribuzione cinese ha posizionato i limoni siciliani, tre per confezione, in negozi di altissimo livello. I limoni di Oranfrizer qui sono venduti come frutti eccellenti provenienti da un’esclusiva zona di produzione e sono suggeriti ai consumatori con puntuali descrizioni: l’origine, l'aroma e il gusto unici sono raccontati nei dettagli attraverso i social media e sui blog, i consigli sull’uso sono oggetto di video tutorial e fanno il giro del web. Una delle ricette lanciate è una dolce zuppa di limone lasciata cuocere per ben 10 ore e poi usata in piccolissime porzioni da diluire, il risultato è una bevanda calda e particolarmente aromatica, una carezza di prima classe per la gola. “Quest’anno la stagione è iniziata abbastanza presto, già all’inizio di novembre abbiamo cominciato ad esportare i nostri splendidi limoni 2KR in Asia. La richiesta di limoni è stata specificatamente per il prodot-

to siciliano - spiega l’export manager Sara Grasso - che ad Hong Kong è ben riconosciuto per la fragranza, per la frizzante acidità, per il suo sapore unico. Continueremo a svolgere la nostra mission intercontinentale, a inizio anno andremo a San Francisco al Winter Fancy Food, poi in Europa al N.22 GENNAIO 2018

Fruit Logistica di Berlino e al Gulfood di Dubai. Il dialogo con i buyer ci consente di trasmettere i punti di forza dati dall’origine dei nostri agrumi, intendiamo posizionare bene questo tesoro che la natura ha donato alla Sicilia, per questo motivo nel mondo esportiamo solo i nostri migliori agrumi”. A dicembre è iniziato anche l’export delle arance rosse in Europa, la novità più interessante è che quest’anno per la prima volta, in Inghilterra, vengono apprezzate le primizie di stagione di Oranfrizer, non completamente rosse. Oranfrizer durante lo scorso mese ha esportato le varietà di arancia rossa Tarocco che presentano solo lievissime pigmentazioni. “Abbiamo raggiunto un nuovo obiettivo senza precedenti spiega l'amministratore unico Nello Alba - il mercato inglese è il più esigente tra quelli che serviamo, qui per la prima volta oltre al colore rosso dell’arancia che la rende distintiva di fronte a qualsiasi bionda, siamo finalmente riusciti a far apprezzare tutto il ventaglio delle pregiate caratteristiche del nostro core business: il gusto, il valore nutrizionale, l’altissima qualità. In questo mercato che storicamente ha sempre preteso che ogni arancia fosse quasi completamente rossa all’interno affinché il consumatore inglese potesse percepire subito e in modo forte la differenza con le comuni arance bionde spagnole o brasiliane, quest’anno abbiamo avviato l’esportazione di Tarocco Nucellare, il nostro primo clone della stagione che è solo leggermente pigmentato. Auspichiamo che lo stesso avvenga anche in Norvegia, dove oltre a spedire le arance rosse, esportiamo anche le nostre arance bionde, quelle di origine siciliana qui sono più apprezzate di quelle provenienti da altri paesi del mondo”. La superiorità organolettica delle arance made in Italy trova più spazio nei mercati esteri, quest’anno le previsioni sull’export di Oranfrizer sono più ottimiste rispetto agli anni precedenti, saranno esportate circa 2 mila tonnellate di agrumi. Oranfrizer dispone di discreti volumi di arance rosse di alta qualità, per cui i mercati potranno beneficiare di esportazioni più estese nel tempo, fino alla fine della stagione. MAGAZINE

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Massimiliano Lollis

Arancia Express, il gusto della Sicilia viaggia sul web 120

Portare in tutta Italia la freschezza degli agrumi di Sicilia: questa la missione di due giovani imprenditrici di Palagonia (Ct), che per i prodotti della loro azienda agricola hanno scelto la vendita diretta online. Arancia rossa ma anche limoni e clementine: il tutto prodotto in modo naturale e spedito gratuitamente in 48 ore dall’ordine. Ecco come l’e-commerce può valorizzare uno dei gioielli della tradizione siciliana L’e-commerce e la tradizione dell’agrume siciliano: questo il binomio semplice quanto efficace portato avanti da Arancia Express, giovane azienda agricola della provincia di Catania, che ha fatto della vendita diretta dei propri agrumi sul web la sua missione. Certamente non si tratta di un caso unico nel suo genere: è infatti vero che sono diverse le realtà produttive - una su tutte, OP Rosaria - che oggi vedono nell’e-commerce un canale da presidiare. Qui, però, parliamo di una realtà peculiare in quanto decisamente giovane: a capo dell’azienda ci sono infatti due ragazze della provincia di Catania, studentesse prossime alla laurea - Federica Campisi e Maria Concetta Malgioglio - che nel 2012 hanno scelto di fondare la loro attività sul web. Oggi i frutti di quella scelta sono sotto gli occhi di tutti: partendo da terreni di dimensioni ridotte, l’azienda agricola ha infatti raggiunto i 10 ettari di superficie, con circa 5.000 piante di arance Tarocco Gallo, limoni e mandarini. Sono gli agrumi naturali a filiera corta il core business dell’azienda agricola, che dal 2012 produce in quel di Contrada Grattarola a Palagonia, un paese della piana di Catania. Qui la filiera corta è garantita dalla vendita diretta, che esclude la presenza di intermediari, mentre il prodotto venduto è sempre fresco poiché raccolto solo a ordine già avvenuto e spedito gratuitamente entro 48 ore. Se poi a questo MAGAZINE

si aggiunge il fatto che gli agrumi vengono coltivati senza l’impiego di trattamenti chimici, rendendo possibile perfino mangiarne la scorza, c’è da aspettarsi che i clienti saranno sempre più numerosi: pare infatti che il sito Arancia Express stia crescendo a ritmi sorprendenti, attirando interesse da tutta Italia e - recentemente - anche dalla Germania. In quanto ad assortimento disponibile - che comprende anche olio extravergine d’oliva - la parte del leone spetta senz’altro all’arancia a polpa rossa (varietà Tarocco Gallo) disponibile in vari calibri. Non solo arance però, ma anche clementine Nova e limone di varietà Verdello. Chi volesse assaggiare diversi prodotti, può richiedere un “pacco misto” in formato 16 kg con limoni, arance e clementine. I prezzi, proprio grazie alla natura stessa della vendita diretta, sono competitivi: al 15 gennaio 2018, per esempio, l’arancia Tarocco Gallo calibro grosso viene venduta a 1,69 euro al kg in scatola da 16,5 kg, prezzo che scende di 10 cent al kg se si opta per due scatole da 15 kg cad. Sempre nella confezione da 16,5 kg (con sconti per ulteriori quantitativi), l’arancia Tarocco Gallo calibro medio grosso viene venduta a 1,39 euro al kg; l’arancia Tarocco Gallo da spremuta (calibro medio piccolo) a 0,99 euro al kg; le clementine Nova a 1,49 euro al kg e i limoni Verdello a 1,50 euro al kg. Ma come fare gli acquisti? Il luogo ideale è il sito www.aranciaexpress.com, dove è possibile acquistare con carta di credito o PayPal, ma l’azienda può essere contattata in tempi rapidissimi anche tramite la pagina Facebook “Arancia Express”, sulla quale ogni giorno vengono pubblicati aggiornamenti sulle offerte e promozioni in corso. N.22 GENNAIO 2018




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