L’E-COMMERCE HA I SUOI STORE: SONO I LOCKER Le catene distributive tradizionali si trovano di fronte all’assalto finale di Amazon & Co., che risolvono i problemi di consegna con gli smart locker refrigerati. C’è chi ha reagito alleandosi con il “nemico”: è il caso di Unes IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS
ELNATHEDITORE
N.19 l APRILE 2017 l TRIMESTRALE
Editoriale |
Eugenio Felice
Caporali nell’era del web “Supermercati, il grande inganno del sottocosto”. è il titolo dell’inchiesta che il prestigioso settimanale Internazionale ha dedicato alla grande distribuzione lo scorso febbraio. Partendo dal fenomeno dilagante del sottocosto, che “ha fatto sfumare la percezione del giusto valore di un prodotto alimentare”, si addentra nel grigio rapporto tra catene distributive e fornitori, una “partita ad armi impari”, fatta di sconti di fine anno, listing fee, contributi per nuove aperture e gabelle varie che arrivano a costare il 24 per cento di quanto fatturato alla catena cliente. Un sistema viziato che spinge molti fornitori a cercare risparmi e scorciatoie che si ripercuotono su tutta la filiera e incentiva fenomeni come quello del caporalato. Le pratiche sleali nel commercio - si legge nell’articolo - limitano la possibilità per i fornitori di reinvestire nelle loro imprese e creano un grado di incertezza che scoraggia impegni a lungo termine. Nel corso del tempo, questo ridurrà le possibilità di sopravvivenza di fornitori competenti e risulterà in una mancanza di innovazione e di miglioramento della qualità. Alla fine queste pratiche danneggiano il consumatore. “La gdo - spiega Sandro Castaldo, docente all’università Bocconi di Milano - ha trasformato il cibo in una merce, prodotto uguale a sè stesso in tutto il mondo, e lo ha distaccato dal modo in cui viene prodotto. Questa ‘trasformazione in commodity’ ha fatto perdere al consumatore finale la percezione del reale valore dei prodotti - è la cosiddetta “trappola della merce” - e ha permesso alla grande distribuzione d’imporre prezzi più bassi ai fornitori. Ma alla fine non giova nemmeno a lei, perché ha di fatto scatenato una gara al ribasso, in cui perdono tutti”. La gdo - conclude l’articolo - vende sottocosto e impone listing fee e sconti vari ai fornitori. Questi sacrificano la qualità e tagliano il costo del lavoro, per non rimetterci. Andando giù per la filiera, c’è uno strozzamento che colpisce tutti gli anelli. Nell’immaginario collettivo, il caporale è il grande colpevole, lo sfruttatore e schiavista nei campi. Ma forse è necessario allargare lo sguardo e analizzare i
l N.19 l APRILE 2017
7
meccanismi che generano il caporalato e lo sfruttamento. In questa frenetica corsa al ribasso, il caporale rischia di essere metaforicamente e indirettamente la stessa gdo, insieme a ognuno di noi, che compriamo sottocosto senza chiederci chi pagherà davvero il prezzo del nostro effimero risparmio. Insegna qualcosa di nuovo l’articolo di Internazionale, di cui hanno parlato anche le reti Rai? In realtà nulla di cui gli addetti ai lavori non fossero già al corrente, vivendolo ogni giorno sulla propria pelle. Noi stessi ne abbiamo parlato spesso. La forza dell’inchiesta di Internazionale è che ha messo al corrente l’opinione pubblica di quello che succede tra gdo e fornitori, in particolare nell’ortofrutta. Ma tutto sommato il danno di immagine è poca cosa rispetto a quello che potrebbe succedere nei prossimi anni. Internet sta rivoluzionando il modo di vendere i prodotti e solo le catene distributive più dinamiche potranno sopravvivere allo tsunami. Per restare sul tema mass media, chiudiamo quindi con il titolo di un ampio articolo pubblicato da Linkiesta il 24 febbraio: “Morire di Amazon: così l’e-commerce farà sparire i negozi”.
FRUITBOOKMAGAZINE
PAG. EDITORIALE CAPORALI NELL’ERA DEL WEB IMMAGINI
7 12
20 BUONE NOTIZIE CON FRUIT IN LOVE APO SCALIGERA VA OLTRE LA VENDITA DI SOLA FRUTTA 22 LO STUDIO 5 PORZIONI DI FRUTTA E VERDURA? NON BASTANO, 10 FANNO MEGLIO 24 MARKETING È ORA DI CATEGORY MANAGEMENT PER DARE PIÙ VALORE AL REPARTO 26 TREND ESTRATTI FRESCHI SUGLI SCAFFALI: SARÀ UN’ESTATE DA PROTAGONISTI? 28 FIERE CINA SEMPRE PIÙ STRATEGICA PER GLI ENTI FIERISTICI EUROPEI 30 RETAIL ALDI SCALDA I MOTORI, VERONA SI CONFERMA TESTA DI PONTE 32 LA NOVITÀ ARRIVANO GLI AFFETTATI VEGGIE È LA PROPOSTA FIOR DI LOTO 34 SCENARI BAYER FORWARDFARM, SOSTENIBILE MA NON BIOLOGICO? È POSSIBILE 36 FRONTIERE L’IPERSPECIALIZZAZIONE PAGA? MODELLO VEGANZ DA RIVEDERE 38 L’AZIENDA PEDON, IL BUSINESS DECOLLA CON INNOVAZIONE E IMPEGNO ETICO 40 ANALISI EXPORT RECORD, MA NON BASTA BISOGNA ABBATTERE LE BARRIERE 42 ESTERI MERCADONA, 40 ANNI DA RECORD LA SFIDA SI CHIAMA E-COMMERCE 44 STRATEGIE UVE ARRA, AVI ACCELERA VERSO IL SEGMENTO PREMIUM 46 IL LIBRO LA DIETA PER VIVERE 100 ANNI E QUELLA VELOCE PER PERDERE 5 KG 48 TECNOLOGIA HYDROCOOLING E SANIFICAZIONE PER INCREMENTARE LA SHELF LIFE 50 FRAMMENTI SCIOPERO ALLA B&B FRUTTA (VR) BRENTEGANI: “VOCI FUORI DAL CORO” 52 CONSUMER WATCH DISTRIBUZIONE MODERNA, IN 10 ANNI LA QUOTA SALE DI 10 PUNTI 54 IDEE GRIF...FATE LIFE, QUANDO IL PRODOTTO PORTA ANCHE UN VALORE EDUCATIVO 56 MENS SANA POMELO, UNA GRANDE E SALUTARE NOVITÀ PRENDE PIEDE IN ITALIA 58 SEGMENTI LIDL UK PENSA AI BAMBINI, SANO PUÒ ESSERE DIVERTENTE PANORAMA
108
iFRESH
112
l N.19 l APRILE 2017
CONTENUTI
68 / COME SFRUTTO IL 60 / DISTRIBUTORI WEB? COOP PRONTA AL TRA SFIDE TECNOLOGICHE E NUOVI COMPETITOR
LANCIO DI SPESA SOCIAL
70 / L’ESSELUNGA 76 / FANTONI (L’ALCO): DEL NORDEST SI CHIAMA «QUANDO C’È IL GUSTO LE ASPIAG SERVICE
VENDITE DECOLLANO»
78 / BONTÀ GIGANTE E 80 / MELONE SICILIANO, CLUB CANDONGA, DOPPIO PIÙ QUALITÀ CON DON BRAND A PREZZI STABILI
CAMILLO E FRANCESCON FRUITBOOKMAGAZINE
9
ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Renata Cantamessa, Alessandro Franceschini, Salvo Garipoli, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
84 / RIJK ZWAAN 90 / KALE SUPERFOOD CREDE NELL’ORTICOLTURA DI TENDENZA ANCHE MADE IN ITALY
IN ITALIA. O NO?
Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it
10
Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Elcograf Spa - Via Mondadori 15 37131 - Verona (Vr) Carta GardaPat 13 Kiara 115 gr - Lecta 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero aprile 2017: 8.000 copie
96 / BENE L’EXPORT MA 102 / STRABERRY, ORA SERVE PIÙ QUALITÀ FRAGOLE ALL’OMBRA DEL E INNOVAZIONE VARIETALE
DUOMO DI MILANO
Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Pubblicità AGIZZA CIRO AGRICOLA LUSIA ALMAVERDE BIO APO SCALIGERA APOFRUIT ITALIA BATTAGLIO BESTACK BONOMO BRUNO ELIO CAMPIDANESE CPR SYSTEM DHL DOLE ECOPLASTICA EURO POOL SYSTEM F.LLI NAPOLITANO FRANCESCON FRUITBOOKMAGAZINE
39 49 11 37 27 41 67 31 53 4-5 I-II-1 47 2-3 III 21 75 43
FRUIT ATTRACTION IDM IFCO JUNGHEINRICH LENI’S LPR MACFRUT NETPACK NUNHEMS ORTOROMI PEMPACORER PIZZOLI RETARDER UNITEC VI.P VOL ZESPRI
107 55 69 8 35 23 45 33 79 IV 57 51 83 6 25 59 29 l N.19 l APRILE 2017
immagini
Foto: NextVideoProduction.com
Nuove frontiere Tassette (Senegal), 6 aprile 2017 Ci troviamo a due ore di auto da Dakar e a 30 kilometri dal mare. Tra qualche baobab, in mezzo all’arida savana, ci sono i 160 ettari in cui OP Francescon produce da cinque anni meloni e zucche di eccellente qualità , nei mesi si marzo e aprile. Le temperature durante il giorno arrivano vicine ai 50 gradi °C.
immagini
Foto: Monica Pastore
8.000 aranceri Ivrea 28 febbraio 2017 Ivrea e la sua Battaglia delle arance sono state scelte dal prestigioso giornale inglese The Guardian come una delle dieci mete europee per vivere una carnevale alternativo. La sfida è a colpi di arance tra squadre a piedi e carri da getto trainati da cavalli, qualcosa di simile alla celebre Tomatina di Valencia.
immagini
Foto: NextVideoProduction.com
A volte ritornano Verona, 30 marzo 2017 Sembravano in crisi, delle cattedrali nel deserto figlie del boom degli anni ’90. Invece i centri commerciali accelerano, con Arese che è il simbolo del rilancio. Ăˆ partito col botto anche Adigeo, 47 mila metri quadrati e oltre 130 negozi vicino al casello di Verona Sud. Al suo interno si trova anche un Interspar.
immagini
Luce blu Keihanna (Giappone) 22 marzo 2017 Un raggio blu in grado di aumentare fino a 50 volte le sostanze nutritive negli ortaggi coltivati in ambienti protetti. Lo rivela uno studio dell’Università di Kyoto che ha messo a punto una particolare tecnologia basata sulla fotosintesi. Per i ricercatori a migliorare sarebbero anche sapore e consistenza delle piantine.
buone notizie |
Eugenio Felice
Con Fruit in Love Apo Scaligera va oltre la vendita di sola frutta 20
La cooperativa veronese, tra i maggiori produttori italiani di fragole con oltre 5 mila tonnellate, ha sviluppato un importante progetto, figlio di un approfondito studio di mercato e di una forte volontà di innovazione. Si chiama Fruit in Love ed è una linea premium che va oltre l’innovazione varietale o di packaging per osare qualcosa di radicalmente nuovo: inserire nella confezione una crema di cioccolato per sorprendere e puntare all’acquisto di impulso Solitamente non parliamo di prodotti o di aziende nella rubrica “buone notizie”. C’è sempre il rischio che passi per un messaggio pubblicitario. La novità di cui parliamo però è così rilevante per la sua carica di innovazione che abbiamo fatto un’eccezione. è una vera “buona notizia”, perché nonostante tutto dimostra quanto si possa ancora fare nel marketing dell’ortofrutta e, cosa ancora più rilevante, che ci sono aziende con il coraggio di rischiare strade del tutto nuove. Apo Scaligera lancia quest’anno la linea premium Fruit in Love e l’esordio è con una confezione che abbina 350 grammi di fragole di alta qualità con 100 grammi di crema morbida al gusto di cioccolato, un mix che permette di uscire dalle logiche di prezzo tipiche del mercato ortofrutticolo. All’interno c’è anche una pratica forchettina di plastica per il consumo fuori casa. L’idea alla base di Fruit in Love è offrire la semplicità della frutta fresca assieme a dolci combinazioni, per un prodotto rivolto a tutti, pratico da gustare in ogni momento. Non si tratta però di un prodotto di massa: la confezione è studiata per guidare un acquisto d’impulso e garantire la massima praticità, combinando in un unico spazio la porzione di frutta e la vaschetta con il dolce abbinamento. Con questa novità nel reparto ortofrutta, Apo Scaligera risponde alle moderne esigenze di consumo restando al passo FRUITBOOKMAGAZINE
con i tempi, andando oltre alla sola produzione di frutta fresca e dando nuova forma alla proposta ortofrutticola. Il progetto non è figlio del caso, ha richiesto un anno e mezzo di lavoro e ha comportato un approfondito studio di mercato per capire che tipo di prodotto offrire, che nome dargli, come presentarlo e a quale prezzo. Le fragole peraltro stanno vivendo in Italia un periodo positivo, con un +13 per cento di vendite dal 2011 al 2015. E proprio l’Italia è il mercato cui Apo Scaligera punta maggiormente per collocare le sue fragole.
“Per noi l’export è oggi molto importante, soprattutto in primavera e verso i Paesi di lingua tedesca dichiara Gianluca Bellini, responsabile commerciale di Apo Scaligera - ma grazie al miglioramento varietale portato avanti negli scorsi anni torniamo a investire nel mercato italiano, in cui siamo già partner importanti di diverse catene distributive, come nel caso di Conad per cui siamo fornitori a marchio per le fragole. Questa nuova referenza sarà disponibile da Pasqua fino all’autunno, con continuità grazie alla produzione estiva sui monti Lessini”. l N.19 l APRILE 2017
lo studio |
Marco Zanardi
5 porzioni di frutta e verdura? Non bastano, 10 fanno meglio 22
Per avere una vita più lunga e sana l’alimentazione ‘verde’ non basta mai. E le dosi consigliate raddoppiano. È quanto sostiene uno studio dell’Imperial College di Londra. C’è chi ritiene però che questo sia un obiettivo irrealistico. Solo un cittadino britannico su tre ad esempio mangia le famose cinque porzioni. Attenzione però, dieci porzioni per lo studio sono 800 grammi, ma una mela da sola ne pesa circa 200, quindi i conti non tornano... Ne hanno parlato tutti i giornali e blog vari nella seconda metà di febbraio. Ansa, Corriere, Repubblica, Huffington Post solo per citarne alcuni: da anni ci dicono che cinque porzioni di ortofrutta al giorno sono sufficienti per vivere in salute? In realtà se sono il doppio è meglio. Più ortofrutta mangiamo, più siamo protetti da cancro, ictus, infarto, rischio di morte prematura: ottimi risultati si vedono con 10 porzioni giornaliere (circa 800 grammi in totale) che sarebbero capaci di prevenire ogni anno ben 7,8 milioni di morti premature nel mondo. Sono le evidenze di uno studio pubblicato sull’International Journal of Epidemiology e condotto dall’Imperial College di Londra, basato sui dati di 95 studi precedentemente pubblicati per un totale di 2 milioni di persone. FRUITBOOKMAGAZINE
Questo lavoro, però, non vuole screditare la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) delle 5 porzioni al giorno, sottolineano gli autori: semplicemente mostra che di più è meglio. Lo studio suggerisce anche quali sono i prodotti da mangiare per essere più protetti da determinate malattie. Una porzione di frutta e verdura è pari a circa 80 grammi, equivalente ad esempio a una banana piccola, o a tre cucchiai colmi di piselli. Gli esperti hanno visto che per ridurre il rischio di cancro bisogna mangiare verdure verdi (spinaci) gialle (peperoni) e crucifere, ad esempio il cavolfiore. Per ridurre il rischio cardiovascolare sono invece più efficaci le scorpacciate di mele, pere, agrumi, lattuga e cavolfiore. Inoltre, gli esperti hanno stimato che - rispetto a chi non mangia proprio frutta e verdura - chi ne consuma 200 grammi al giorno riduce il proprio rischio cardiovascolare del 13 per cento e di cancro del 4 per cento; 800 grammi al giorno riducono il rischio del 28 per cento e di cancro del 13 per cento. Infine queste stesse quantità riducono il rischio di morte prematura rispettivamente del 15 per cento e del 31 per cento. L’azione di frutta e verdura è quella di ridurre la pressione del sangue, il colesterolo cattivo, migliorare le funzioni immunitaria e circolatoria. Inoltre è presumibile che gli antiossidanti di frutta e verdura aiutino a riparare i danni al dna che favoriscono il cancro. Secondo le statistiche, soltanto un cittadino britannico su tre consuma quotidianamente cinque porzioni di frutta e verdura: le autorità sanitarie ritengono che chiedere alla popolazione di consumarne il doppio sia un obiettivo irrealistico e sottolineano che cinque porzioni al giorno resti la base di una dieta sana e bilanciata. l N.19 l APRILE 2017
marketing |
Salvo Garipoli*
24
Basato sull’analisi del comportamento di acquisto e consumo del cliente finale, il category management è un approccio innovativo e codificato di selezione e organizzazione delle categorie ortofrutticole in reparto funzionale alle sempre più rilevanti esigenze di semplificazione e qualificazione dello shopping all’interno dei punti vendita della moderna distribuzione, ancora troppo focalizzati su logiche di prezzo, con esposizioni che generano confusione Gli ultimi dati targati Censis ci presentano un consumatore italiano che, rispetto a quanto accade all’estero, destina una porzione più rilevante del proprio reddito per il cibo (14,3 per cento) e che, sebbene sensibile al fattore prezzo, pone a livello apicale, nel proprio processo di selezione, fattori qualitativi e “valoriali” quali la trasparenza delle informazioni, la funzionalità, la salute e l’eticità. In un mercato votato alla sobrietà ed in cui il cibo rafforza la sua centralità, il punto vendita assume sempre più il ruolo di “attivatore” del processo di acquisto. La shopping experience diventa fattore rilevante da sostenere attraverso l’organizzazione del reparto in modo da semplificare la fase di selezione del “migliore prodotto per sé” ed accomFRUITBOOKMAGAZINE
Nella foto sotto un display pomodoro in un superstore Dekamarkt in Olanda, esempio concreto di offerta in cui la gestione del prodotto segue una logica espositiva legata al livello di servizio offerto correlata alla valorizzazione in vendita delle differenti varietà.
pagnare il cliente-consumatore nel proprio percorso di spesa ponendo il “senso del consumo” a bussola di riferimento nel mare magnum di referenze ortofrutticole (circa 300 presenti in un reparto medio di un super) e promozioni (in diminuzione) che affollano il punto vendita. In presenza di troppa scelta assortimentale, infatti, si rischia di penalizzare le referenze più innovative e a maggior valore aggiunto spingendo lo shopper a rifugiarsi in atteggiamenti abitudinari. Basti pensare alla confusione che oggi si trova nella maggior parte dei frigo di quarta e quinta gamma La sfida è dinamizzare gli acquisti presidiando i segmenti di offerta a base di frutta e verdura più in linea con i trend espressi dal mercato, salutismo e servizio aggiunto in primis, riuscendo, al contempo, ad organizzarne l’allocazione e la visibilità a punto vendita in maniera funzionale al processo di selezione e acquisto, a sostegno del risultato economico di reparto. Date le premesse, risulta strategico il ruolo della comunicazione, finalizzata a orientare lo shopper nella scelta. Nell’attuale scenario sono tutti coinvolti, dal management al front-office operativo, in questo processo di qualificazione professionale per tradurre il percorso delineato concretamente e quotidianamente. l N.19 l APRILE 2017
*senior consultant SG Marketing
È ora di category management per dare più valore al reparto
trend |
Giancarlo Sbressa
Estratti freschi sugli scaffali: sarà un’estate da protagonisti? 26
Senza alcuna aggiunta di acqua, zucchero, coloranti o conservanti, questi estratti sono composti di sola frutta e verdura, materie prime che possiedono proprietà energizzanti, antiossidanti e detox e garantiscono un buon apporto vitaminico alla dieta di ogni giorno. Diventati molto popolari in alcuni mercati esteri, dallo scorso anno si trovano anche nel reparto ortofrutta di un numero crescente di insegne della distribuzione italiana. L’industria ci crede In diversi mercati evoluti come il Regno Unito e gli Stati Uniti sono un prodotto affermato, soprattutto nelle grandi città, spesso prodotti o all’interno degli stessi punti vendita, di solito grandi superfici, o da aziende locali iper specializzate come Savsé a Londra. Stiamo parlando degli smoothies 100 per cento frutta e verdura freschi, quindi non pastorizzati ma ottenuti con l’estrazione a freddo - cold pressed la chiamano gli inglesi - un processo che preserva gusto, colore e aroma di frutta e verdura. Come capire se il succo è pastorizzato o cold pressed? Semplice, il secondo richiede la catena del freddo. La scadenza poi è differente, più di un anno per il primo, fino a due mesi per il secondo. Cosa sta succedendo ora in Italia? Come spesso succede, con qualche anno di ritardo le tendenze - per restare al nome di questa
FRUITBOOKMAGAZINE
rubrica - sconfinano dai mercati evoluti in tema di distribuzione per arrivare anche da noi. A spingere sull’innovazione è in questo caso l’industria. La Linea Verde è stata la prima a partire diversi anni fa, quando il mercato probabilmente era ancora immaturo, con ingredienti straordinari come l’alga spirulina, lo scorso anno è arrivata anche OrtoRomi con la linea So Natural, in partnership con un produttore portoghese. Dopo alcuni mesi di test, la decisione della cooperativa con sede a Borgoricco (Padova) di produrre internamente gli estratti: nella foto sotto potete vedere le referenze Insal’Arte presentate in occasione di Fruit Logistica lo scorso febbraio, oggi presenti in numerose insegne della grande distribuzione italiana, rigorosamente nel reparto ortofrutta, nelle originali e colorate bottigliette in plastica da 250 e 500 ml che danno grande visibilità agli ingredienti, al processo di produzione e all’origine nazionale. L’industria e a ruota la grande distribuzione rispondono così ai trend di consumo attuali, dove centrifughe ed estratti di frutta e verdura sono tra i nuovi protagonisti della sana alimentazione. L’importante è che l’esposizione sia coerente e che non segua logiche di contribuzione, accostando succhi freschi con succhi da concentrato, ottenuti con processi diversi come la pastorizzazione. Cosa succederà ora in Italia? Se la sfera di cristallo sono il mercato inglese e quello a stelle e strisce, ai succhi o estratti freschi saranno aggiunti nuovi ingredienti per elevare il valore nutrizionale e funzionale, come le proteine del siero del latte o della soia, oppure le vitamine o ancora i semi.
l N.19 l APRILE 2017
fiere |
Eugenio Felice
Cina sempre più strategica per gli enti fieristici europei 28
Messe Berlin ha aperto la strada dieci anni fa con Asia Fruit Logistica che è diventata la rassegna di riferimento nell’area che va dal Medio all’Estremo Oriente, passando per l’India. Il 2017 vedrà il debutto di altre due fiere organizzate da enti europei: la prima, a fine giugno, è Interpoma China, nello Shandong, importante distretto melicolo, la seconda, a novembre, è Mac Fruit Attraction China, a Shanghai, e sarà una sezione della fiera Horti China Il peso economico si sposta a Oriente? Gli enti fieristici si organizzano ed esportano le loro rassegne di successo in quella parte del mondo. I primi e più lungimiranti sono stati quelli di Messe Berlin che sono già alla undicesima edizione di Asia Fruit Logistica, senza dubbio la fiera più importante dell’area per il settore ortofrutticolo, in programma quest’anno dal 6 all’8 settembre a Hong Kong, con una nutrita presenza di aziende italiane che esportano in particolare kiwi. A partire da quest’anno Messe Berlin non sarà più sola, debuttando infatti altre due fiere che per giunta parlano italiano. Mac Fruit Attraction China si svolgerà nella città più popolata del mondo, Shanghai dal 22 al 24 novembre. La fiera è frutto di una joint venture tra la spagnola Ifema, Cesena Fiera e FRUITBOOKMAGAZINE
il partner “locale” che in questo caso è VNU Exhibitions Asia e si inserisce in un progetto fieristico più ampio, chiamato Horti China: come fatto in Egitto, si tratta quindi di una presenza qualificata all’interno di una fiera più ampia, organizzata appunto da VNU. “Sono molto soddisfatto di questa partnership - ha dichiarato nell’occasione Renzo Piraccini, presidente di Macfrut - in quanto offre un’opportunità unica per espandersi nel grande mercato cinese. Questo progetto rappresenta un ulteriore passo in avanti nella nostra strategia per favorire l’internazionalizzazione del settore ortofrutticolo italiano”. La seconda iniziativa al debutto quest’anno è Interpoma China, organizzata da Fiera Bolzano e in programma dal 28 al 30 giugno nella provincia di Shandong, una importante zona di produzione delle mele a sud di Pechino. La formula è quella di successo già proposta a Bolzano, con un congresso e una parte espositiva. Il potenziale in questo caso è elevatissimo: Con una produzione di mele pari a 38,5 milioni di tonnellate nel 2014, una superficie coltivata a mele di 2,3 milioni di ettari, per la maggior parte terreni di piccole dimensioni coltivati con poco ausilio di macchinari, la Cina è il più grande produttore di mele al mondo e può offrire ottime opportunità di business a chi opera in tale settore. Interpoma, forte del know how a livello mondiale per le tecniche di coltivazione, l’immagazzinamento, le tecniche di selezione e imballaggio e la commercializzazione, intende offrire una prima piattaforma per entrare nel mercato cinese della mela. Inoltre sarà organizzato l’Interpoma China tour per dare possibilità agli espositori di visitare i territori coltivati nelle vicinanze di Weihai e capire meglio i processi e i possibili sviluppi della produzione di mele. l N.19 l APRILE 2017
retail |
Eugenio Felice
Aldi scalda i motori, Verona si conferma testa di ponte 30
Quartier generale al Quadrante Europa di Verona. Decine di nuovi punti vendita in costruzione nel Nordest. Magazzino pronto per settembre a Oppeano, nella Bassa Veronese. La nostra fotonotizia del 22 febbraio pubblicata sul sito fruitbookmagazine.it con la foto aerea del magazzino work in progress ha sbancato sul web, con 20 mila visualizzazioni di pagina e oltre 1.300 condivisioni sui social. La nuova responsabile ortofrutta è Sandy Dalla Valentina La diffusione di internet ha decretato l’inizio della crisi della carta stampata e del giornalismo. A tutti i livelli. Emblematico il caso de Il Sole 24 Ore che nei primi sei mesi del 2016 ha registrato perdite record per 50 milioni di euro. Il web non ha solo ridotto drasticamente la qualità dell’informazione ma ha anche liberalizzato il cannibalismo dei contenuti. Vedete la foto aerea a lato che abbiamo scattato noi sabato 18 febbraio? è stata presa dal nostro sito web e pubblicata dai quotidiani L’Arena di Verona, Il Gazzettino di Venezia e diversi siti web tra cui GDOnews, senza né chiedere il permesso né citare la fonte. Bene, avanti così. In compenso la notizia sul nostro sito web ha registrato oltre 20 mila visualizzazioni di pagina e oltre FRUITBOOKMAGAZINE
1.300 condivisioni tra Facebook e Linkedin, un record nella stampa di settore ortofrutta. Il tema Aldi del resto è molto caldo. Rispetto a 10 anni fa ha cambiato, così come Lidl, l’offerta e l’esperienza di acquisto, assomigliando a un supermercato e per certi versi superandolo. Molti player della GDO sono in crisi d’identità, altrettanti lo sa-ranno a breve, a partire da Esselunga se non cambierà il suo business model: la crisi arriverà proprio dal suo record di fatturato per metro quadrato. Del resto Aldi Süd entra in Italia in forze proprio perché il sistema distributivo è arretrato, in un mercato che comunque è ancora tra le prime 10 economie mondiali. Quartier generale di fronte a Veronamercato, una palazzina di uffici con decine di auto con targa svizzera, austriaca e tedesca nel piazzale, magazzino in costruzione a Oppeano, sulla transpolesana che collega Verona a Rovigo. Quando si parte? A Natale con i primi punti vendita, forse il primo sarà a Trento, si vedrà. La squadra ortofrutta è sempre più delineata, con la giovane Sandy Dalla Valentina a capo del settore ortofrutta, di provenienza Hofer (divisione austriaca di Aldi) e originaria della Lessinia (la sua famiglia ha un caseificio a Velo Veronese). A darle man forte c’è l’ex Eurospin e Realco Simone Pikovic, grande esperienza e professionalità, cui sarà affiancata presto una nuova figura. Acquisti in vista? Difficile dirlo, ma la catena TuoDì è ufficialmente in vendita e qualcosa potrebbe succedere. l N.19 l APRILE 2017
la novità |
Irene Forte
Arrivano gli affettati veggie È la proposta di Fior di Loto 32
Dopo i burger vegetali, è la volta degli affettati freschi di verdure. Li propone per la bella stagione Fior di Loto, storica azienda piemontese specializzata negli alimenti biologici e naturali, con un fatturato 2016 di 25 milioni di euro (+25 per cento sul 2015 e +61 per cento sul 2014). Burger e affettati di verdure sono biologici e realizzati con pochissimi ingredienti selezionati, cinque referenze genuine e colorate Gli affettati nelle tre varianti spinaci, piselli e peperoni sono ideali per pic-nic all’aperto, perfetti da gustare freddi sono l’ingrediente immancabile per esaltare il gusto fresco di tramezzini e panini dal sapore delicato e primaverile. I burger agli spinaci e ai peperoni ricordano il profumo mediterraneo delle verdure appena colte, sono buoni e facili da preparare: cotti in forno a microonde o in padella per un risultato extra croccante, sono pronti in pochi minuti. Gli affettati sono proposti a un prezzo al pubblico di 3,59 euro nella vaschetta da 90 grammi. I burger a 3,99 euro nella confezione da 150 grammi.
FRUITBOOKMAGAZINE
I Freschi Fior di Loto offrono ai consumatori tutto il gusto e la versatilità delle ricette vegetariane, realizzate con i migliori ingredienti biologici e ad alto contenuto di proteine. Inoltre, scoprire le novità dell’ampia gamma di prodotti dell’azienda è ancora più facile grazie al lancio del nuovo sito web, on line da pochi mesi: una veste grafica e un’interfaccia completamente rinnovate, simbolo dell’identità dell’azienda e della spinta all’innovazione che la caratterizza. Il sito di ultima generazione è intuitivo, altamente social, ricco di contenuti interessanti e rispecchia i valori di semplicità e trasparenza propri del mondo Fior di Loto. Fior di Loto è un esempio di azienda italiana tipicamente familiare che deve il suo successo alla passione per il biologico e alla continua ricerca della qualità. La storia dell’azienda Fior di Loto inizia nel 1972, quando Riccardo Maschio, fondatore di Fior di Loto, inizia ad importare prodotti macrobiotici dal Giappone e a distribuirli nelle prime erboristerie. Nel corso degli anni l’azienda si è poi specializzata nello sviluppo e nella distribuzione di prodotti biologici. Dal 2012 la sede si trova a Grugliasco (Torino), con un moderno magazzino da 7.000 metri quadrati. Sul fronte prodotto, negli anni l’azienda ha ampliato la sua offerta adeguandola alle crescenti e nuove esigenze del mercato: oggi conta più di 2.000 referenze.
l N.19 l APRILE 2017
scenari |
Massimiliano Lollis
Bayer ForwardFarm, sostenibile ma non biologico? È possibile 34
Coltivare nel rispetto dell’ambiente è possibile. Ne sono convinti i rappresentanti di Bayer, il gruppo che lo scorso 28 marzo ha presentato la prima Bayer ForwardFarm italiana, parte di un progetto globale teso alla promozione dell’agricoltura sostenibile. La “nominata” è l’azienda vitivinicola veronese Moranda, fondata nel 1896 e guidata da Giovanni Capurso, che oggi con la tecnologia produce in modo più sostenibile e con un occhio alla biodiversità è possibile coltivare in modo sostenibile, anche all’interno di un modello di agricoltura di tipo convenzionale? Bayer, gruppo da 46,8 miliardi di euro di fatturato nel 2016, ha risposto, in un certo senso, lo scorso 28 marzo a Nesente in Valpantena (Vr) nominando l’azienda vitivinicola Agricola Moranda prima Bayer ForwardFarm in Italia, parte di un progetto che oggi nel mondo vede altre cinque aziende modello per la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Al centro della giornata la visita alle vigne dell’azienda di proprietà di Giovanni Capurso, che con 17 ettari dispone oggi, grazie al progetto, di strumenti avanzati per la sicurezza e per il dosaggio sicuro degli agrofarmaci, così come per il monitoraggio di clima, malattie fungine e insetti dannosi. Eppure oggi fare agricoltura non è facile.“Purtroppo spesso la gente sa poco della produzione agricola - afferma Bernd Naaf, responsabile business affairs and communications di Bayer Crop Science - per cui Bayer intende avvicinare l’agricoltura alla società”. Con la convinzione che il biologico non sia un nemico, anzi: “Stiamo lavorando molto allo sviluppo di soluzioni nell’agricoltura biologica - continua - ma i consumatori devono poter scegliere. L’agricoltura convenzionale rimane molto importante poiché fornisce una produzione abbondante a prezzi giusti”. Una considerazione da leggere anche alla luce dell'ultimo rapFRUITBOOKMAGAZINE
porto EFSA secondo cui oltre il 97 per cento dei prodotti alimentari consumati in Ue nel 2015 rispettava i limiti di legge sui residui di pesticidi. Secondo Klaus Kirsch, global manager del progetto, “la sfida principale di Bayer per il futuro del farming è continuare a creare innovazione e a portarla sul mercato. Al giorno d’oggi dobbiamo dimostrare l’utilità e la sicurezza dei nostri prodotti perché siano autorizzati in Europa, superando test molto severi prima di arrivare sul mercato. Continuare a essere all’altezza di questi parametri è per Bayer la sfida del futuro”.
“Salvaguardare il territorio è fondamentale” osserva Capurso. “Certo - ammette - l’agricoltura ha sbagliato molto in passato, ma oggi produrre bene si può. Le analisi, le certificazioni e la biodiversità lo confermano. Trattiamo solo se necessario”. E che al giorno d’oggi sia maggiore l’attenzione alla biodiversità lo sostiene anche Paolo Fontana, presidente del Worldwide Biodiversity Association: “Spesso se ne parla a sproposito, ma credo che in Italia l’agricoltura e soprattutto la viticoltura stiano capendo che essere sensibili alla biodiversità non è solo questione di marketing, ma significa riacquistare il dialogo tra agricoltori e cittadini”. l N.19 l APRILE 2017
frontiere |
Alessandro Franceschini* ed Elisa Fumagalli
36
L’obiettivo per la catena nata nel 2011 a Berlino era aprire 60 punti vendita, in Europa e Usa. A inizio anno però è arrivato l’annuncio del ridimensionamento, con la chiusura di alcuni negozi e un nuovo modello di business. Cosa non ha funzionato? Secondo il fondatore, Jan Bredack, il supermercato solo vegano è ormai superato perché i supermercati “convenzionali” hanno adeguato l’offerta proponendo molti prodotti vegani, free from e salutistici I prodotti veg rappresentano una delle grandi tendenze alimentari degli ultimi anni, insieme al bio spesso i due prodotti viaggiano insieme - nonché alla crescente ondata di interesse per i prodotti “freefrom” e i cosiddetti “superfoods”. Eppure, qualcosa sembra non funzionare più come prima. O meglio, non tanto nella domanda, che continua a crescere, quanto nel modello distributivo, soprattutto in quello “puro”. La notizia, di qualche tempo fa, riguarda Veganz, vale a dire la prima catena distributiva al mondo completamente specializzata nella vendita di prodotti vegani. Fondata nel 2011 dall’imprenditore tedesco Jan Bredack con l’idea di rendere alla portata di tutti i prodotti vegani - lui stesso lo è diventato nel 2009 - ha subito ottenuto un ottimo successo di vendite e FRUITBOOKMAGAZINE
pubblico aprendo in pochi anni nove negozi, non solo in Germania ma anche in Austria (Vienna) e in Repubblica Ceca (Praga). L’ambizioso progetto di espansione prevedeva di aprire 60 punti vendita entro il 2020 tra Europa e Usa. Le cose non sono andate esattamente come immaginava il fondatore, tanto che tra la fine del 2016 e l’inizio di quest’anno si era addirittura diffusa la notizia, poi smentita su Facebook dalla stessa azienda, di un fallimento. Come ha recentemente affermato il fondatore Bredack, “non è tutto oro ciò che luccica” e, certamente, è vero che è in atto un piano di riduzione dei costi e di negozi che dovrebbe portare alla chiusura della metà di quelli esistenti. Ma cosa è successo esattamente? A spiegarlo è sempre Bredack, affermando come il modello di supermercato esclusivamente vegano sia diventato sostanzialmente obsoleto a causa del fatto che i prodotti vegan si trovano ormai in tutti i normali punti vendita non specializzati. Insomma, la domanda nei confronti di frutta e verdura e soprattutto dell’ampia gamma di alimenti sostitutivi della carne continua a essere elevata, ma contemporaneamente è cresciuta anche l’offerta. Tramontata l’idea di un’invasione a livello internazionale di supermercati “puri” e interamente dedicati ai prodotti per vegani e vegetariani, il modello di business che ora Bredack intende perseguire è quello, da una parte di distribuire i propri prodotti stringendo accordi con altre catene, ad esempio Edeka, o nell’ingrosso con Metro, ma allo stesso tempo anche di rimodellare l’offerta di quelli rimasti nonché di aprire dei cosiddetti flagship store, muniti di bar e ristorazione. Il primo negozio del nuovo corso dovrebbe essere aperto quest’anno a Berlino, dove Veganz è molto popolare. l N.19 l APRILE 2017
*coordinatore editoriale Myfruit
L’iperspecializzazione paga? Modello Veganz da rivedere
l’azienda |
Giancarlo Sbressa
Pedon, il business decolla con innovazione e impegno etico 38
Il gruppo vicentino, fra i leader internazionali nel mercato di cereali, legumi e semi, ha chiuso il 2016 con una crescita del 16 per cento. Nel prossimo quinquennio ci saranno investimenti per 40 milioni di euro per realizzare nuovi impianti, tecnologie e capannoni, come il nuovissimo magazzino automatizzato da poco inaugurato nella sede centrale. L’export vale il 25 per cento, cresce il segmento del biologico, con una quota che vale il il 15 per cento è una storia di successo quella dell’impresa vicentina fra i big player mondiali nel mercato di cereali, legumi e semi, fondata nel 1984 dai fratelli Pedon e oggi presente in tutti i moderni canali distributivi a livello internazionale, sia con prodotti a proprio marchio, sia come private label per la Gdo. La divisione retail del gruppo si lascia alle spalle un anno con un fatturato di 74 milioni di euro, +16 per cento rispetto all’esercizio precedente. Risultato ottenuto grazie alle 3 mila referenze prodotte dal gruppo, di cui un 70 per cento a marca privata; grazie all’export, che si attesta a quota 25 per cento, e grazie anche ai brillanti risultati ottenuti nel segmento bio, che rappresenta il 15 per cento delle vendite del gruppo, per un margine operativo FRUITBOOKMAGAZINE
lordo di 10 milioni di euro. Oggi l’azienda di Molvena è una realtà leader di settore, che conta 600 dipendenti e un fatturato consolidato che supera i 100 milioni di euro. Lavora per le principali insegne della Gdo italiana e anche con grandi catene internazionali come Whole Foods Market, Rewe e Aldi. Il core business dell’azienda sono proprio i cereali, i legumi e i semi che hanno raggiunto un volume di vendite di 61 milioni di euro, per un totale di 83 milioni di unità confezionate e 28 milioni di chilogrammi complessivi lavorati. In un settore statico e tradizionale, Pedon è riuscito a differenziarsi sul mercato grazie alla continua ricerca e innovazione di prodotto, realizzando referenze a rapida cottura che rappresentano oggi un terzo del fatturato annuo. La crescita del gruppo non si arresta: guardando al piano di investimenti quinquennale, l’azienda ha stanziato 40 milioni di euro per la realizzazione di nuovi impianti, tecnologie e capannoni. è un esempio il nuovissimo magazzino totalmente automatizzato di recente realizzazione nella sede di Molvena. Fattore di successo è senza dubbio il modello di business “dal seme allo scaffale”, cioè l’integrazione verticale di una rete globale di approvvigionamento che garantisce nel tempo elevati livelli qualitativi ed il controllo totale del ciclo produttivo. Nota di merito anche per l’impegno etico e sociale con il progetto Save The Waste, nato dall’idea di recuperare e riutilizzare gli scarti di lavorazione delle materie prime, sostenendo le comunità agricole e rispettando l’ambiente. l N.19 l APRILE 2017
analisi |
Marco Zanardi
Export record, ma non basta Bisogna abbattere le barriere 40
Nel 2016 calano le importazioni di ortofrutta mentre decollano le esportazioni, con 4,75 miliardi di euro (+4,9 per cento) e 4,25 milioni di tonnellate (+6,1 per cento). Per Marco Salvi, presidente Fruitimprese, non basta L’export ortofrutticolo italiano continua a crescere e nel 2016 registra un trend positivo sia a valore che a volume. Lo ha comunicato Fruitimprese dopo l’analisi dei dati ufficiali e definitivi dell’Istat riferiti a tutti i 12 mesi. Per quanto riguarda i flussi, cresce il comparto della frutta fresca (+1,7 per cento), quello
degli ortaggi (+15,7), degli agrumi (+20) e della frutta secca (+15,2). Anche in valore segno positivo per tutti i comparti: ortaggi (+8,2), agrumi (+27,6), frutta fresca (+1) e frutta secca (+6,9). Le importazioni sono invece in leggero calo anche se crescono frutta tropicale e frutta secca. Questo trend positivo dell’export italiano degli ultimi anni sarebbe stato ancor più evidente se non ci fossero state congiunture negative che hanno penalizzato le esportazioni in diverse aree strategiche. “è necessario - ha dichiarato Marco Salvi - rivolgere un appello alle istituzioni affinché ci si adoperi per ripristinare al più presto la normalità recuperando i mercati perduti e aprendo lo scambio commerciale con nuovi mercati”.
COMMERCIO ESTERO ORTOFRUTTICOLO ITALIANO ANNI 2015 - 2016 QUANTITÀ (TONS)
VALORI (MIGLIAIA DI EURO)
2015
2016
var %
2015
2016
var %
Legumi e ortaggi
941.599
1.058.399
15,7
1.230.172
1.331.180
8,2
Agrumi
248.184
297.817
20,0
194.787
248.622
27,6
Frutta fresca
2.700.347
2.745.826
1,7
2.582.963
2.608.243
1,0
Frutta secca
67.946
78.252
15,2
475.020
507.851
6,9
Frutta tropicale
78.430
72.623
-7,4
62.110
71.061
14,4
4.009.506
4.252.917
6,1
4.545.052
4.766.957
4,9
2015
2016
var %
2015
2016
var %
1.313.936
1.242.735
-5,4
832.935
812.088
-2,5
Agrumi
469.584
356.496
-24,1
375.554
345.241
-8,1
Frutta fresca
591.139
572.916
-3,1
686.370
654.117
-4,7
Frutta secca
210.482
246.155
16,9
1.305.033
1.269.423
-2,74
ESPORTAZIONI
TOTALE EXPORT IMPORTAZIONI Legumi e ortaggi
Frutta tropicale TOTALE IMPORT SALDO
871.405
909.723
4,4
630.091
658.942
4,6
3.456.546
3.328.025
-3,7
3.829.983
3.739.811
-2,4
552.960
924.892
67,3
715.069
1.027.146
43,6
Elaborazione Fruitimprese su dati Istat FRUITBOOKMAGAZINE
l N.19 l APRILE 2017
esteri |
Irene Forte
Mercadona, 40 anni da record La sfida si chiama e-commerce 42
Nel 2016 il rivenditore ha registrato un giro d’affari pari a 21,6 miliardi di euro - tre volte il fatturato Esselunga in salita del 4 per cento, con un utile netto di 636 milioni. Si conferma inoltre leader di mercato, con uno share del 22,9 per cento, in crescita di 0,2 punti. Le ragioni del successo? Una è la partecipazione dei dipendenti agli utili. Nel 2017 l’investimento per nuove aperture, ristrutturazione e servizi online sarà di 1,2 miliardi di euro Mercadona ha recentemente ricevuto i complimenti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, un’agenzia delle Nazioni Unite, secondo cui gli sforzi compiuti dal retailer spagnolo per la formazione e la partecipazione del personale agli utili, sono tra i principali fattori responsabili del suo stesso successo. Il 2016 è stato un altro anno da incorniciare, con un fatturato pari a 21,6 miliardi di euro, utili per 636 milioni e una quota di mercato cresciuta al 22,9 per cento. In sostanza Mercadona vale tre volte Esselunga e dieci volte Aspiag Service per fare dei paragoni con l’Italia. Gli investimenti del 2016, pari a 685 milioni di euro, sono stati destinati soprattutto all'apertura di 50 nuovi supermercati e al restyling di altri 35 nonché alla costruFRUITBOOKMAGAZINE
zione di due poli logistici e di un centro di elaborazione dati. Durante la presentazione dei risultati, Juan Roig, fondatore, presidente e principale azionista della società, ha annunciato anche le prossime politiche strategiche di Mercadona, tutte orientate a sostenere un ulteriore sviluppo della catena, con investimenti senza precedenti. Nel corso del 2017, infatti, intende spendere quasi 1,2 miliardi di euro, cioè il doppio del 2016, per finanziare il restyling di 126 store sui 1.614 totali, aprirne una trentina e rinforzare la rete logistica, riducendo nel contempo l’impatto ambientale. Verrà quindi implementato un nuovo concept, caratterizzato da un design più moderno, maggiore spazio per i prodotti freschi e un focus sull’efficienza energetica. Nel programma del player, che per realizzarlo è pronto a sacrificare buona parte dell’utile netto, compare anche una trasformazione completa dei servizi legati allo shopping online. Lo stesso Roig ha definito molto scadente l’attuale piattaforma e-commerce di Mercadona, non paragonabile alle app di El Corte Inglés, Dia e Carrefour. Proprio per questo ha assunto un team di esperti che dovranno rinnovare radicalmente il sito web, rendendo il commercio elettronico più redditizio. Ora il web veicola appena l’1 per cento delle vendite totali. Intanto continuano i preparativi per il debutto di Mercadona in Portogallo, previsto nel 2019. Il retailer, fondato a Valencia nel 1977, sta valutando come adattare la propria offerta alle esigenze specifiche e variegate dei consumatori lusitani. l N.19 l APRILE 2017
strategie |
Eugenio Felice
Uve Arra, AVI accelera verso il segmento premium 44
AVI, società che detiene i diritti in esclusiva per l’Europa di produzione e commercializzazione delle uve senza semi Arra, è stata acquisita al 100 per cento da RK Growers. La produzione è concentrata oggi in Italia e Spagna e dovrebbe raggiungere quest’anno le 5 mila tonnellate. Sono già stati presi accordi con importanti produttori italiani, spagnoli, greci, serbi e francesi per far crescere i volumi nei prossimi anni puntando al top quality e aprendo al bio RK Growers - società che raggruppa importanti produttori italiani ed esteri e che ha nella ricerca di nuove varietà una parte strategica del suo business - lo scorso dicembre è cresciuta dal 50 al 100 per cento del capitale sociale di AVI, società che detiene i diritti di produzione e commercializzazione in Europa delle uve senza semi Arra. Si tratta di varietà brevettate, selezionate per il gusto superiore e l’elevato grado zuccherino. Sono uve di notevole aroma, croccanti, dagli acini uniformi e grandi, di colorazione intensa, dall’ottima produttività. Grande attenzione viene dedicata alla produzione e al rispetto dell’ambiente, con tutte le certificazioni richieste oggi dal mercato e la completa tracciabilità del prodotto. Per le loro caratteristiche le uve Arra possono FRUITBOOKMAGAZINE
raggiungere anche i mercati più lontani. Attualmente nei vari continenti si contano 3.500 ettari di uve Arra di cui 2.400 di uve bianche, 900 di uve rosse e 200 di uve nere. Dei 2.400 ettari di uve bianche, 2.100 sono di Arra 15. Il Sudamerica sta investendo fortemente sulle uve Arra, con oltre 1.500 ettari di superficie dedicata tra Cile, Brasile e Perù. Si aggiungono, poi, rilevanti produzioni in California e quelle in costante crescita in Africa. In Europa gli impianti sono concentrati in Italia (60 per cento) e Spagna (40 per cento). “La produzione europea - ci spiega Carlo Lingua, amministratore delegato di AVI e RK Growers - sta crescendo: abbiamo importanti progetti di sviluppo in Italia, investiremo anche fuori dalla Puglia e dalla Sicilia fino a raggiungere il Nord, dove sono previsti 20 ettari. Abbiamo inoltre stretto accordi con produttori in Grecia con 75 ettari piantati quest’anno e in Serbia con 40 ettari nel 2018, anno in cui faremo dei test anche in Francia con il partner Blue Whale. Nel 2017 crescerà la disponibilità di uve Arra bio grazie all’investimento di 80 ettari del partner spagnolo Haciendas Bio, importante produttore bio, biodinamico e Demeter con oltre 1.500 ettari di produzione di frutta e verdura. Il progetto bio coinvolge anche l’Italia, con produzione minore”. “Per quanto riguarda la parte commerciale - continua Lingua - siamo sicuri che il 2017 sarà un anno che posizionerà le uve Arra nel mercato di fascia alta: la Gdo oggi chiede elevate qualità gustative, le uve Arra rispondono a questo requisito, che è il risultato del notevole impegno in produzione. Le Arra sono un prodotto per il segmento premium”. l N.19 l APRILE 2017
il libro |
Giancarlo Sbressa
La dieta per vivere 100 anni e quella veloce per perdere 5 kg 46
Le ha messe a punto la giornalista e scrittrice Rosanna Lambertucci che racchiude nel libro edito da Mondadori il frutto delle sue ricerche su cosa ci conviene mangiare per mantenerci giovani e sani tutta la vita. Più un libro di consigli della mamma con indicazioni pratiche che un volume con pretese scientifiche. L’autrice propone quattro diete stagionali e una dieta last minute per perdere in fretta fino a cinque chili con tante proteine e poca ortofrutta Classe 1945, Rosanna Lambertucci, una vita professionale a mamma Rai parlando di salute e benessere, ha appena pubblicato il volume dal titolo “La dieta per vivere 100 anni”. Ha abbassato il tiro di dieci anni quindi rispetto al libro di Valter Longo che abbiamo recensito nell’edizione di gennaio di Fm. L’approccio è certamente meno scientifico, la lettura è più facile e vicina ai romanzi, lo si capisce bene fin dai primi paragrafi (“Il mio padre terra”, “Mia madre.. che bella!”), ma le conclusioni sono più o meno le stesse e avvalorate dall’ennesimo studio sulle abitudini degli italiani più longevi nel corso del progetto “Longevi? Sì, grazie!”, condotto in team con il professor Roberto Bernabei, geriatra del Politecnico Universitario Agostino Gemelli di Roma: l’alimentazione è lo strumento più importante che abbiamo per prevenire molte malattie e vivere più a lungo e più sani. Bella sorpresa, penserà chi legge. Dovremmo comprare il libro per sapere qualcosa che sappiamo già? In realtà, il volume parte dalla ricerca per fornire ricette per preparare al meglio i diversi alimenti, quelli sani ovviamente, e dare consigli sullo stile di vita. Perché mangiare in modo sano non è sufficiente. è fondamentale l’attività fisica così come la respirazione - definita un’arte - per ossigenare in modo corretto il nostro organismo. FRUITBOOKMAGAZINE
Quindi il libro intende dare in modo semplice e accessibile i suggerimenti non solo per vivere a lungo ma per vivere bene e in salute. Tutto ciò permette anche di attivare un circolo virtuoso capace di generare un atteggiamento positivo nei confronti dell’esistenza. Dalla salute del corpo quindi alla salute dell’anima. La frutta e gli ortaggi sono come è La dieta per vivere 100 anni, normale che sia as- Rosanna Lambertucci, Mondasoluti protagonisti doro, xxx pagine, 18,00€ del volume, fin dalle prime pagine dove è riportata la celebre tabella Orac sul potere protettivo antiossidante dei vari cibi. Al primo posto vince a mani basse il carciofo con un valore di quasi 10 mila unità (porzione: un carciofo), contro le 3.500 unità dei mirtilli (una tazza), le 1.150 unità di un bicchiere di spremuta d’arancia, le 400 unità dell’uva bianca (un grappolo) e le 40 unità di un cetriolo. Tra le chicche del volume c’è anche la dieta “last minute” per perdere velocemente fino a 5 chili, un regime d’urto da sfruttare all’occorrenza ma da non ripetere oltre le due settimane consecutive e da abbinare ad almeno 30 minuti di camminata al giorno. La dieta dice cosa mangiare e relative dosi. Da lunedì a mercoledì si prediligono le proteine, banditi pasta, pane, biscotti e affini, anche le verdure sono sconsigliate: in tal modo si innesca il principio della chetogenesi che porta a sciogliere i grassi corporei. Giovedì unico giorno di carboidrati complessi (pane, pasta, etc). Da venerdì a domenica c’è la fase di “scarico”con frutta e verdura. Provare per credere. l N.19 l APRILE 2017
tecnologia |
Eugenio Felice
Hydrocooling e sanificazione per incrementare la shelf life 48
La Danese Group di Verona, con una esperienza trentennale in refrigerazione e depurazione acque, ha sviluppato un sistema che combina l’hydrocooling con trattamento e filtrazione dell’acqua addizionata di ozono per aumentare in modo sostanziale la conservabilità di prodotti come ciliegie, uva e broccoli. Ottimi risultati dalla unità installata presso Alponfrutta, anche nel risparmio energetico. Ora le commesse vanno dal Trentino alla Calabria all’estero La grande distribuzione richiede sempre meno residui chimici sui prodotti ortofrutticoli. Un’esigenza che si scontra con la richiesta di maggiore shelf life, cioè la vita sullo scaffale. La Danese Group di Verona ha sviluppato un sistema che permette di rispondere a queste ed altre esigenze mettendo a frutto la lunga esperienza nella refrigerazione e nel trattamento acque: Danese Hydrocooling Systems (DHS) consente di allungare di molto la vita dei prodotti, ritardandone il deterioramento, migliorando salubrità, freschezza e caratteristiche organolettiche, in una parola la qualità nel tempo. Il sistema è altamente personalizzabile a seconda delle necessità: sono in produzione ad esempio anche delle unità di dimensioni contenute e trasportabili, per essere così agevolmente poste FRUITBOOKMAGAZINE
sul punto di raccolta per trattare subito il prodotto con il massimo beneficio in termini di shelf life e salubrità. Come è possibile? “Grazie a un sistema di che, attraverso acqua refrigerata opportunamente filtrata e trattata con sistemi di depurazione a ozono di ultima generazione, abbatte rapidamente la temperatura del prodotto, effettuando contemporaneamente un lavaggio dello stesso, eliminando batteri, virus, muffe e buona parte dei contaminanti chimici come i residui dei pesticidi”, ci riferiscono Matteo e Riccardo Danese con Claudio Lovato, rispettivamente titolari e commerciale di Danese Group. “Il sistema che abbiamo sviluppato - spiegano - garantisce inoltre un notevole risparmio dei costi energetici nel processo di conservazione del prodotto grazie al veloce ed efficiente abbattimento della temperatura: fino a 15 volte più veloce rispetto alle soluzioni con sistemi tradizionali in cella, oltre che meno dispendio d’acqua, grazie al processo di depurazione e filtrazione che ne permettono il riciclo”. Non si tratta quindi della solita “doccia fredda”, già sul mercato da diversi anni, ma di un sistema di hydrocooling evoluto che ha il vantaggio non solo di raffreddare il prodotto ma anche di sanificarlo. “Riusciamo a stoccare le ciliegie in cella anche per 45 giorni, senza problemi di residui, con un prodotto più sano ed un sensibile risparmio energetico”, ci conferma Mirko Burato della Alponfrutta di Montecchia (Vr), azienda da 810 mila quintali di ciliegie che ha installato una di queste unità nel 2016. l N.19 l APRILE 2017
frammenti |
Eugenio Felice
Sciopero alla B&B Frutta (Vr) Brentegani: “Voci fuori dal coro” 50
Si è svolto il 16 febbraio per condizioni “inaccettabili” lo sciopero di alcuni lavoratori della MAK Servizi, cooperativa che ha come unico cliente la B&B Frutta di Verona, specializzata in conservazione, confezionamento e commercializzazione di mele. Tra i motivi della protesta la paga di 5,50 euro all’ora quando un lavoratore del settore dovrebbe costare 16/17 euro all’ora. Per il titolare Loredano Brentegani però si tratta solo di voci fuori dal coro Il presidio è iniziato davanti ai cancelli della sede in via Ca’ di Capri a Bussolengo alle 5.30 della mattina. Lavoratori e lavoratrici sono soci della cooperativa MAK Servizi che lavora esclusivamente per la B&B Frutta. La scintilla che ha fatto scatenare la protesta è stata l’applicazione di un contratto peggiorativo: non quello della “Logistica, Trasporto Merci e Spedizione” ma quello del “Multiservizi”. “A volte ci fanno fare degli orari di lavoro pazzeschi, mi hanno chiesto di fermarmi dalle 3:00 del pomeriggio alle 6:00 della mattina, 15 ore di lavoro”, ha dichiarato una lavoratrice alla giornalista Elena Chemello di Rai Tre. “Ci riconoscono 5,50 euro all’ora, notte e giorno, sempre 5,50 euro”, ha dichiarato un’altra lavoratrice. Paga oraria comFRUITBOOKMAGAZINE
È andato in onda sul TGR del Veneto, su Rai 3, il 16 febbraio, nell’edizione delle 19.30, il servizio in cui i lavoratori denunciano “pesanti condizioni di sfruttamento” alla B&B Frutta Srl di Bussolengo (Vr). Nell’immagine della pagina un fermo immagine.
prensiva di tredicesima, ferie, notturni, festivi per buste paga che possono arrivare forse a 900 euro al mese. “Il cambio dell’appalto - sostiene una nota rilasciata dalla Filt Cgil Verona - è stato fatto unicamente con lo scopo di abbassare ulteriormente il già basso costo del lavoro. Con questa operazione i lavoratori si sono visti ridurre in un solo colpo del 30-40 per cento lo stipendio. Secondo l’amministratore Loredano Brentegani: “Se B&B Frutta è cresciuta negli anni, è soprattutto grazie al clima di integrazione, considerazione per i lavoratori e serenità aziendale in cui abbiamo sempre creduto, e che non intendiamo venga compromesso da qualche voce fuori dal coro. La stagionalità nella lavorazione del prodotto tipica di tutti gli operatori del nostro settore comporta dei picchi di lavoro che vengono gestiti attraverso contratti di appalto con ditte esterne, anche cooperative, nel pieno rispetto delle normative vigenti”. Fatto sta che la differenza tra i 5,50 euro di paga oraria alla B&B Frutta e i 16/17 euro che normalmente un lavoratore costa a un’azienda del settore pare eccessiva e, nel caso le condizioni di sfruttamento fossero accertate, l’azienda scaligera dovrà rispondere in solido con la cooperativa di lavoro. l N.19 l APRILE 2017
consumer watch |
Giovanni Turrino
Distribuzione moderna, in 10 anni la quota sale di 10 punti 52
Nel 2016 la GDO si conferma al 62 per cento nella distribuzione di frutta e ortaggi in Italia. 10 anni fa la sua quota era del 51 per cento. A contribuire al risultato sono i discount che hanno superato gli ambulanti. In crescita anche il dettaglio specializzato, che vale oggi ancora il 22 per cento del mercato Nel corso del 2016 l’ortofrutta fresca è stata acquistata per il 62 per cento in un punto vendita della Gdo, esattamente come nel 2015. Nello specifico la suddivisione delle quote per canale commerciale vede primeggiare i supermercati con il 35 per cento dei volumi, seguiti dai discount al 14 per cento, quindi ipermercati all’11 per cento e superette al 2 per cento. Per le fonti tradizionali i fruttivendoli accentrano il 22 per cento dei quantitativi di frutta e ver-
dura fresca e gli ambulanti il 13 per cento. In termini assoluti nel raffronto con lo scorso anno, i supermercati incrementano il volume movimentato dell’1 per cento salendo a oltre 2,85 milioni di tonnellate, gli ipermercati scendono del 3 per cento, ma la vera conquista del settore è data dai discount con un +13 per cento con un volume totale di 1,17 milioni di tonnellate nel corso del 2016. Trend positivo anche per i dettaglianti tradizionali che con quantità veicolate di 1,81 milioni di tonnellate crescono sul 2015 del 9 per cento. Sorte diversa per i mercati rionali e ambulanti che non superano 1,1 milioni di tonnellate e flettono rispetto all’annata scorsa del 13 per cento. In termini di prezzo medio di acquisto nel 2016 si conferma la chiusura della storica “forbice” di differenziale fra canali. Nel 2016 salgono tutti i prezzi medi delle catene distributive, mentre nei canali tradizionali si equivalgono come nel caso degli specializzati, o calano come per ambulanti e tradizionali.
Ortofrutta: peso della DM in volume (serie storica 2006-2015) - tonnellate 9.000.000
Ortofrutta
Distribuzione moderna
8.000.000 7.000.000 6.000.000 5.000.000 4.000.000
51%
50%
51%
56%
56%
57%
58%
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
61%
62%
62%
2014
2015
2016
3.000.000 2.000.000 1.000.000
Fonte: elaborazioni CSO ITALY su dati GFK Italia FRUITBOOKMAGAZINE
l N.19 l APRILE 2017
idee grif...fate |
Fata Zucchina*
54
“Mangiare in modo sano è un’arma che abbiamo per prevenire e combattere le malattie più gravi”: sono parole di Umberto Veronesi, infaticabile divulgatore scientifico, fondatore dello IEO-Istituto Europeo di Oncologia di Milano, l’ospedale strutturato sulla centralità del paziente, sull’integrazione fra la ricerca di laboratorio e quella clinica e sulla prevenzione. Su quest’ultimo caposaldo si gioca una delle partite più importanti: quella della “cultura della salute” Si potrebbe apostrofare come “training educativo” il modello di comunicazione scelto dalla piemontese Life (azienda specializzata nella produzione e distribuzione di frutta secca, essiccata e disidratata di Sommariva Bosco, nel Cuneese) per il lancio de “I magnifici dieci”, la gamma di prodotti che ha inaugurato la linea “LifeStyle”: ginger disidratato a cubetti, mandorle sgusciate, prugne denocciolate senza conservanti, semi di zucca crudi e sgusciati, uva essiccata, semi di lino, semi di girasole decorticati, semi di canapa, albicocche disidratate senza conservanti e nocciole italiane sgusciate. Ma in cosa si spende il valore educativo? Nella partnership scientifica con la Fondazione Veronesi, che ad ogni prodotto selezionato della top-ten ha abbinato una sorta di “bussola nutrizionale”, per guidare il consumatore FRUITBOOKMAGAZINE
ad un suo utilizzo corretto a favore della sua salute, ma non solo. L’intesa tra l’azienda cuneese e la Fondazione, infatti, si spinge fino al sostegno diretto da parte di Life di due borse di studio all’anno per giovani ricercatori italiani, contrastando oltretutto il fenomeno ormai dilagante della “fuga dei cervelli”. Non sono più i tempi di Peanuts (letteralmente noccioline, ma qui nel senso di “piccolezze”), il famoso fumetto giornaliero scritto e illustrato da Schulz: gli indici di consumo (+10 per cento media-anno per noci, mandorle e arachidi, dati Nielsen) rivelano chiaramente la consapevolezza diffusa tra la gente che un pugno di frutta secca al giorno (cioè una porzione, 30 grammi di frutta secca oleosa o 40 di quella essiccata) aiuta a stare meglio e a vivere più a lungo. Una consapevolezza che rende certamente merito al lavoro svolto dalla campagna promossa negli ultimi anni da Nucis Italia attraverso il progetto educativo “Frutta Secca è Benessere”. Tutt’altro che “cose da poco”, soprattutto misurando la risposta commerciale ai formati snack, sempre più ricercati dai Millennials: in casa Life, per esempio, lo zenzero scubettato (con bassa percentuale di zucchero di canna) ha sforato il + 700 per cento sulle vendite del secondo anno, seguito dai due mix altovendenti per colazione (nella foto) e fuoripasto, nuovamente studiati dai nutrizionisti della Fondazione Veronesi. Un risultato lusinghiero che si è subito concretizzato in un ulteriore progetto educativo, “Le noci per la ricerca”, a sostegno della ricerca scientifica sulla nutrigenomica, la scienza che studia la relazione tra alimenti e Dna. l N.19 l APRILE 2017
*Renata Cantamessa
Life, quando il prodotto porta anche un valore educativo
mens sana |
Marta Baldini (dietista)
Pomelo, una grande e salutare novità prende piede in italia 56
Il pomelo è molto buono consumato al naturale, un frutto medio corrisponde in genere ad almeno quattro porzioni, ma spesso viene utilizzato come ingrediente in insalate oppure per accompagnare legumi. In Cina si consuma anche la buccia, che può essere cucinata, stufata o brasata, oppure candita (ottima come digestivo post prandiale). Si consiglia di consumarlo a colazione. Ha le stesse proprietà del pompelmo ma senza il retrogusto amaro o acidulo Il pomelo è un frutto comunemente inquadrato nel gruppo degli agrumi; per la precisione, si tratta di uno dei pochissimi “agrumi originari”. Nonostante all’apparenza ricordi un limone con una leggera “forma a pera”, il pomelo vanta le dimensioni di un grosso melone. Quello del pomelo è un albero originario del Sud e Sud Est Asiatico, comparso in Giappone nell’era An’ei (1772-1781) solo dopo l’importazione di un capitano cantonese. In Italia, i valori chimici del pomelo non sono inclusi nei dati dell’Inran (banca dati principi nutritivi in Italia), poiché non si tratta di un alimento di uso comune. Tuttavia, consultando i dati provenienti da altre banche, è possibile affermare che il pomelo possiede approssimativamente le caratteristiche nutrizionali FRUITBOOKMAGAZINE
della maggior parte degli agrumi. Dovrebbe fornire circa 30-40 kcal per 100 grammi, provenienti soprattutto dai zuccheri semplici (8 grammi di fruttosio); le proteine (meno di 1 grammo) e i grassi risultano pressoché irrilevanti, le fibre sono ben presenti e quindi può avere un buon potere saziante e incidere relativamente poco sull’innalzamento della glicemia giornaliera. Tra i sali minerali spicca la concentrazione di potassio, mentre per quel che riguarda le vitamine si evincono ottimi livelli di acido ascorbico (60 mg di vitamina C). è un frutto da consumare in una dieta ipocalorica e utile per chi svolge attività fisica: i nutrienti presenti non sono molti, ma sono presenti in quantità rilevanti e permette una buona rimineralizzazione. C’è chi lo consiglia come rimedio per l’ipertensione ma non esistono studi al riguardo. La ricerca sul pomelo, o meglio sui flavonoidi (componenti bioattivi presenti nei vegetali colorati) estratti dalla buccia, è ancora molto limitata. Pochi gli studi effettuati anche se con risultati promettenti, che mostrano un possibile effetto sulla regolazione di disordini metabolici. Una particolare attenzione al consumo di questo frutto devono porla i soggetti che assumono determinati farmaci: il pomelo, come il pompelmo, contiene infatti furanocumarine che possono alterare significativamente l’attività di numerosi farmaci tra i quali alcune statine, ormoni, immunosoppressori, ansiolitici e financo Viagra e Cialis. Se si assumono farmaci di questo tipo è sempre bene fare grande attenzione. In conclusione se vi capita di scorgere sul bancone della frutta il pomelo avvolto nella tipica retina, e date le dimensioni è difficile che possa sfuggirvi, compratelo e provatelo: è buono e fa bene. Che cosa si può desiderare di più? l N.19 l APRILE 2017
segmenti |
Massimiliano Lollis
Lidl UK pensa ai bambini, sano può essere divertente 58
Sappiamo tutti quanto oggi sia difficile convincere i più piccoli ad apprezzare frutta e verdura, in un contesto in cui gli alimenti più attrattivi per i bambini sono spesso anche quelli meno sani. Il mondo dell’ortofrutta se ne è accorto e sta adottando strategie di marketing ad hoc per invogliare i bimbi a consumare più frutta e verdura. L’ultima è quella di Lidl UK, che propone in fase pilota cinque nuove referenze dai nomi fantasiosi come “nuvole di cavolfiore” Far apprezzare ai bambini frutta e verdura non è sempre facile, così sono molte le realtà del mondo ortofrutticolo che oggi stanno pensando di investire in prodotti dedicati ai più piccoli, per convincerli a mangiare sano. A maggior ragione in un mondo quello della distribuzione organizzata - in cui mascotte e personaggi dei cartoni animati compaiono spesso sulle confezioni di cibi poco sani e naturali. Il primo marzo scorso Lidl UK ha annunciato l’introduzione, in via sperimentale, di una linea di ortaggi dall’aspetto giocoso pensata appositamente per i bambini. Si tratta di cinque nuovissime referenze a marchio Oaklands - la private label di Lidl per l’ortofrutta - che colpiscono la fantasia con nomi diver-
FRUITBOOKMAGAZINE
tenti che richiamano la forma di ogni ortaggio: alberelli di mini broccoli, nuvole di cavolfiore, maialini di patate dolci, romanesaurus rex (mini romanesco) e carote di unicorno. Le cinque novità vanno così ad aggiungersi alla già esistente linea fun-size, che, in versione mini, comprende pere, mele, banane, pomodori, peperoni, cetrioli e limoni e che nell’ultimo periodo ha visto un aumento delle vendite del 20 per cento. L’intento dichiarato dal gruppo tedesco è quello educativo: “A Lidl siamo sempre alla ricerca di nuovi modi per rendere un po’ più facile la vita ai genitori” ha fatto sapere all’Huffington Post Emma Byrne, a capo del progetto. “Seguendo il successo della nostra gamma fun-size - ha osservato Byrne abbiamo deciso di fare un ulteriore passo con l’introduzione di nuovi nomi e di un packaging per invogliare i bimbi a consumare cibo più sano e di qualità. Siamo davvero fiduciosi - ha concluso - che questa fase pilota avrà successo e stiamo già pensando ad altri prodotti da aggiungere alla linea”. I prodotti sono stati disponibili negli store di Inghilterra, Scozia e Galles fino alla fine di marzo (o ad esaurimento scorte), dopodiché se l’iniziativa avrà avuto successo, si penserà a un prolungamento della campagna con ampliamento della gamma. Questa nuova linea pensata per promuovere stili di vita più sani in famiglia è solo la più recente iniziativa di Lidl UK, che nel 2014 è stato il primo supermercato nel Regno Unito a rimuovere dolci e cioccolato dalle casse di tutti i suoi punti vendita.
l N.19 l APRILE 2017
Distributori tra sfida tecnologica e nuovi competitor La sopravvivenza delle insegne passa dal food Eugenio Felice
Tra qualche anno quando i nostri figli organizzeranno un party a casa e si romperà un bicchiere, andranno in cucina o in studio e ne produrranno uno nuovo con la stampante 3D. La tecnologia sta facendo passi da gigante ma il sistema distributivo è legato ancora a logiche vecchie. Come le famigerate promozioni di prezzo che, studi alla mano, non sono la priorità per gli italiani, che invece negli store ricercano momenti esperienziali e prodotti buoni, sani, locali ed etici Ormai non ci sono più dubbi. La distribuzione dei prodotti al consumo, a partire dall’ortofrutta, sta cambiando giorno dopo giorno, in modo inesorabile, per arrivare a un modello che avrà poco o nulla a che vedere con quello attuale. Parlare del futuro non solo possibile ma probabile non è semplice, ma i segnali sono tali e tanti per cui siamo in grado di delineare ciò che accadrà nei prossimi anni. Tutto ruoterà attorno al cliente consumatore e al suo smartphone. Nel 2025, tra 8 anni, il 20 per cento del food sarà acquistato on line, secondo Nielsen. Alcune catene distributive chiuderanno, gli investimenti in tecnologia fuori dall’Italia sono già mostruosi. Tra le cose più sbalorditive, il prezzo sarà variabile a seconda del cliente, esattamente come succede già adesso per l’acquisto dei biglietti aerei. Vi sembra normale che il
vostro vicino di posto abbia speso 200 euro in meno perché ha comprato prima il biglietto o perché ha la membership card? Succederà lo stesso con il food e già sta succedendo nel mondo dei libri, con Amazon che applica prezzi e sconti diversi a seconda del cliente che si trova davanti. I consumi di generi alimentari sono cambiati profondamente negli ultimi anni: se osservate il grafico della pagina che segue, potete vedere la loro evoluzione negli Stati Uniti tra casa e fuori casa. Nel 1966 la donna non lavorava e il pranzo si consumava solitamente dentro le mura domestiche. Un altro mondo. Nel 2016 per la prima volta nella storia negli Stati Uniti la spesa per cibo consumato fuori casa ha superato la spesa fatta nel supermercato per il cibo da consumare a casa. Un sorpasso epocale, un trend che proseguirà ancora.
A lato le pubblicità che comparivano il 30 marzo nelle stazioni della metropolitana di Milano di Just Eat ed Esselunga, con la prima che punta sull’emozione (Voglia di...) e sul servizio (Ci vediamo da te), la seconda che punta su “sotto costo” e i soliti “prezzi incredibili”. Due modi di comunicare completamente diversi, due modelli solo apparentemente non in concorrenza.
FRUITBOOKMAGAZINE
61
A lato un locker refrigerato della catena distributiva tedesca Edeka: in tal modo il cliente può ordinare on line e ritirare in un luogo fisico, che può essere anche all’interno del supermercato o in luoghi di transito come le stazioni. Nel grafico sotto l’evoluzione dei consumi di alimenti in casa e fuori casa negli Stati Uniti: il 2016 è il primo anno della storia in cui la spesa fuori casa ha superato quella per il cibo consumato a casa. Nell’altra pagina l’Edeka di Gaimersheim aperto ad aprile 2016 di cui fa parte integrante il bar.
62
Spesa per il food a casa e fuori casa negli Stati Uniti dal 1966 al 2016 miliardi 1.800
Spesa per il cibo fuori casa Spesa per il cibo a casa
1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0 1966
1971
1976
1981
1986
1991
1996
2001
2006
2011
2016
Fonte: USDA
Cosa significa tutto ciò? Che la distribuzione moderna si trova oggi di fronte a delle sfide al limite del possibile, in cui il competitor, per fare l’esempio dell’Italia, non è tanto Aldi e forse nemmeno Amazon, ma società come Just Eat, Foodora o Uber Eats, che ti portano il pasto addirittura a casa, riducendo ancora di più la necessità di dover fare la spesa. Perché il tempo per cucinare, anche le cose più semplici, è sempre meno e ridotto, quando va bene, alla cena o al pranzo FRUITBOOKMAGAZINE
della domenica. Perché quindi non delegare il pasto a chi lo prepara di professione? Nella sola Milano, Just Eat lavora con 700 ristoranti. Alla partita dei freschi le catene distributive tradizionali si giocano il proprio futuro. Per tutto ciò che non fa parte dei freschi, dallo scatolame ai detersivi, dai pannolini alla pastasciutta, dalla carta igie-
nica all’acqua minerale, l’e-commerce dovrebbe prendere il sopravvento, in tempi abbastanza brevi. Cambiano quindi i costumi dei consumatori, già oggi superconnessi, più attenti al passaparola che alle pubblicità, dovranno cambiare anche i modelli di business delle catene distributive, sempre meno distributori di prodotti, sempre più somministratori di esperienze, a partire proprio dai pasti, perché no preparati nello store come già succede negli Usa. l N.19 l APRILE 2017
Abbiamo abbandonato le logiche promozionali, “oggi servono solo per dare una sistemata ai conti di fine anno. Con Amazon siamo partiti nel luglio 2016 con 12 metri quadrati dedicati alla logistica, ora i volumi ci richiedono un magazzino dedicato ”, Gian Maria Gentile (direttore digitale Unes / U2)
La foto a lato ritrae il punto ristorazione dell’Edeka di Gaimersheim che ha aperto nell’aprile 2016, con una superficie di vendita di 3.500 metri quadrati, in buona parte dedicati ai freschi e relativi laboratori. Non a caso il punto vendita è stato nominato all’EuroShop Retail Design Award 2017. Per la cronaca, non è arrivato tra i primi tre. Tra i nominati c’era anche, unico food store italiano presente, il Carrefour di Carugate. In effetti la catena francese appare quella più dinamica nell’esplorare nuove soluzioni commerciali, basti pensare al Carrefour Eat&Shop o all’ancora più estremo Express Urban Life: al piano terra acquisti piatti freddi o caldi, birre artigianali, centrifughe, sushi o anche solo un gelato, poi sali al primo piano per consumarli tra tavolini, divanetti e sale riunioni. Saranno così i punti vendita Coop o Conad di domani? Difficile dirlo, ma certamente ci sarà una forte contaminazione tra vendita di prodotti alimentari e somministrazione degli stessi, con tre elementi che non potranno mancare: l’esperienza, intesa anche come wow effect; l’adeguamento dell’offerta al pubblico cui si rivolge il negozio; la forte connessione a tutto il mondo internet. Appare quindi obsoleto anche parlare di format, perché replicare i negozi con lo stampino non funzionerà più e le corsie claustrofobiche diventeranno solo un brutto ricordo. A parte Carrefour, però, il contesto distributivo italiano sembra in grande ritardo. l N.19 l APRILE 2017
63
“Amazon non è arrivata in Italia per caso: è entrata in un mercato ricco ed evoluto, ma con una distribuzione arretrata”, ha dichiarato Giuseppe Caprotti, socio di Esselunga e artefice di molte delle innovazioni che le hanno dato il successo, durante un convegno decisamente sottovalutato, organizzato a Milano il 30 novembre da Retail Institute Italy, sul tema “Supermarket 2020”. Durante l’incontro è stata presentata anche l’inedita ricerca “Innovation Around the Corner”, un’indagine qualiquantitativa realizzata da Infovalue su un panel off-line di oltre 800 responsabili di acquisto con l’obiettivo di analizzare le abitudi-
ni ma soprattutto le aspettative del consumatore italiano rispetto al futuro dei supermercati, nell’ottica di fornire importanti indicazioni agli operatori del settore. Quello che ne risulta è il profilo di un consumatore consapevole e attento che si confronta in un contesto in forte evoluzione ed è già proiettato verso il futuro della distribuzione e che, sebbene ancora fortemente legato al punto vendita fisico, elemento centrale delle scelte d’acquisto, si aspetta di poter usufruire al suo interno di soluzioni tecnologiche innovative, multimediali e personalizzate, che consentano l’accesso a nuovi servizi in assoluta libertà e comodità (il 37 per cento ad esempio vorrebbe installazioni touch interattive in grado di fornire informazioni real time sui prodotti), che offrano l’opFRUITBOOKMAGAZINE
I millennials oggi spendono buona parte del loro “reddito in tecnologia e cibo, che è sempre di più un’esperienza sociale. Noi siamo oggi il più grande produttore di sushi degli Stati Uniti: lo puoi mangiare da noi e se vuoi te lo portiamo anche a casa ”, Alex Tosolini (resp. sviluppo nuovi business Kroger)
64
portunità di una perfetta integrazione con i canali e-commerce, senza precludere elementi di qualità e convenienza garantiti dall’acquisto diretto. In particolare, i consumatori auspicano per il futuro soluzioni in grado di ottimizzare la fase di ritiro o di pagamento FRUITBOOKMAGAZINE
dei prodotti acquistati, o di fornire loro informazioni utili in tempo reale arricchendo l’esperienza. Non solo, il principale fattore che muove oggi gli acquisti è l’esperienza con il 44 per cento delle preferenze, seguita a distanza dalla convenienza con solo il 19 per cento del-
le preferenze. Per le catene distributive il futuro prossimo sarà un business che coniuga servizi online con esperienze in-store. La focalizzazione su prezzi e sottocosti, strillata sui volantini, appare oggi quantomai obsoleta e lontana dalle esigenze dei consumatori. “La distribuzione moderna oggi deve cercare di essere meno succube dell’industria, tanto forte da metterti dei display per la Coca-Cola nel reparto ortofrutta, e capace di proporre e vendere soluzioni più che prodotti. Siamo a un bivio: c’è chi ha trovato la soluzione, come Amazon, ma non ci guadagna e chi oggi guadagna ma domani potrebbe essere fuori dai giochi, come Blockbuster fallita nel 2013 per l’incapacità di innovarsi”, ha commentato durante il convegno organizzato da Retail Institute Gabriele Di Teodoro, direttore Divisione Prossimità di Carrefour Italia. “L’industria ha margini che sono dieci volte superiori rispetto a quelli dei distributori. A lungo termine se non si bilanceranno i profitti i secondi sono destinati a saltare. Bisogna adeguarsi velocemente ai cambiamenti. La stessa Whole Foods Market è in crisi di identità perché gli altri distributori, a partire da Kroger, hanno inserito un ampio assortimento di prodotti biologici a prezzi più competitivi”, ha dichiarato Alex Tosolini, da due anni e mezzo responsabile sviluppo new business di Kroger (il secondo distributore degli Stati Uniti) dopo una lunga esperienza in Procter&Gamble. l N.19 l APRILE 2017
Il primo Carrefour Express Urban Life in numeri
400 2
mq di superficie totale
livelli (vendita al primo)
16 1
dicembre 2016 inaugurazione
spazio coworking
100 15
e oltre referenze Terre d’Italia
ore di apertura (7.00-22.00)
65
Nelle foto di questa pagina il Carrefour Express Urban Life di Corso Garibaldi 49 a Milano, un concept di prossimità che ha debuttato in via sperimentale lo scorso dicembre. Più che vendere prodotti si offrono servizi di ristorazione: al piano terra si acquista, al piano superiore si consuma, ma si può anche lavorare. Lo store ospita anche degli eventi. Durante la Design Week di inizio aprile ha dato spazio a giovani artisti.
Il personale in questo scenario andrà incontro a profondi cambiamenti, con una incidenza sempre minore delle classiche cassiere e una maggiore presenza di “venditori”, o meglio di stimolatori all’acquisto. Sicuramente il personale dovrà essere più formato e professionalizzato. I sindacati non devono comunque allarmarsi, le casse automatiche non ridurranno l’occupazione che anzi aumenterà proprio per via delle nuove mansioni. Ci sono già esempi pratici. In Esselunga il costo del personale è di circa il 9 per cento. Nella catena francese Bio c’ Bon incide già tra il 15 e il 20 per cento: uno dei punl N.19 l APRILE 2017
ti di forza del distributore presente anche a Milano sono proprio i commessi, che Emna Neifar, country manager Italia, ha definito durante l’incontro di Milano come “gli ambasciatori della nostra politica aziendale. Quando il cliente entra in negozio ti salutano e si fermano a parlare con te. Non è una cosa da sottovalutare questa, perché ci sono molte persone in Italia come in Francia per cui fare la spesa è l’unico momento di reale socializzazione”. E l’ortofrutta che
ruolo gioca in questa partita? Fondamentale. Da Bio c’ Bon contribuisce già al 25 per cento del fatturato. Con gli altri freschissimi può creare quella esperienza che dovrebbe tenere in vita gli store fatti di calce e mattoni, come li definiscono gli anglosassoni. Il negozio non è morto quindi, ma “dovrà reinventarsi, specializzarsi, ridursi nelle dimensioni, adattarsi alle comunità che servono”, ha dichiarato Giuseppe Caprotti. E certamente dovrà comunicare in modo diverso. Un esempio virtuoso? è quello di Unes che cresce senza volantino, con una politica di every day low price e che ha avuto il coFRUITBOOKMAGAZINE
A lato un Auchan Drive in Francia. Si tratta di una delle più importanti innovazioni di formato: il cliente fa l’acquisto on line e passa a prendere la spesa in un punto di ritiro fisico. Nel Regno Unito lo chiamano “Click&Collect”. In Italia iniziano a comparire solo adesso, timidamente, ma all’estero sono già una realtà: nella sola Francia ci sono quasi 4 mila “Drive” di cui poco meno di 3 mila adiacenti ai negozi tradizionali e 860 puri. Avranno successo?
66
PASSATO
PRESENTE
FUTURO
Coltivatore Azienda agricola
Azienda agricola
Azienda agricola
Altra produzione
Lavorazione
Grossista
Mercato
Rivenditore
Az. agr. urbane
Lavorazione
Piattaforma
Consumatore analogico digitale Fonte: FRUIT LOGISTICA - FRUIT TRADE 2025
raggio di allearsi con Amazon per distribuire i suoi prodotti a Milano (la stessa scelta la ha fatta NaturaSì). “Un servizio di home delivery - ha spiegato Gian Maria Gentile, direttore digitale di Unes che ha dato in questi primi 9 mesi risultati molto sopra le aspettative, pur non investendo nel marketing ma con un passaparola devastante. I volumi sono tali che dovremo avere presto un magazzino dedicato”. FRUITBOOKMAGAZINE
Il cambiamento fornito dalle nuove tecnologie, legate a internet ma non solo, stanno cambiando anche la distribuzione dell’ortofrutta. Del tema si è occupata anche Fruit Logistica, che nel mese di febbraio ha presentato il report “Fruit Trade 2025”, da cui abbiamo preso il grafico sopra. Il report completo, per chi è interessato, è scaricabile dal sito internet della fiera tedesca e conferma lo scenario: i consu-
matori desiderano in particolare autenticità e trasparenza degli alimenti. La catena del valore sta diventando sempre più complessa e, per i consumatori, minacciati da frequenti scandali, l’industria alimentare sembra una scatola nera. Al cibo, però, chiedono ancora di essere gustoso e fonte di benessere. In definitiva, quando si tratta di alimenti, i consumatori cercano un’esperienza istintiva e piacevole. E i prodotti locali e bio guadagnano ancora più popolarità. In più, sostiene lo studio, i consumatori non sono in attesa dell’offerta della grande distribuzione e per soddisfare il loro bisogno di trasparenza e sostenibilità si rivolgono spesso a canali quali i mercati contadini e l’acquisto diretto dal produttore. Cercano semplificazione e ottimizzazione e con il supporto delle nuove tecnologie l’organizzazione personale sta diventando più facile; la digitalizzazione ha già rivoluzionato interi settori industriali e ora sta diventando determinante anche nel settore alimentare. E lo shopping online, che ora rappresenta solo una piccola quota di acquisti alimentari, sta rapidamente prendendo slancio. Una crescita guidata spesso da nuovi player con modelli di business puramente digitali. Senza bisogno di centri di distribuzione o della proprietà dei prodotti. Sempre di più, dunque, è il prodotto ad andare verso il cliente piuttosto che il cliente in negozio.
l N.19 l APRILE 2017
Come sfrutto il web? Coop pronta al lancio di Spesa Social Eugenio Felice
68
Amazon & Co.? Non resta con le mani in mano Coop, che tramite la sua consociata Inres, il Consorzio Nazionale creato dalle Cooperative di Consumatori per la progettazione architettonica impiantistica e per la realizzazione delle strutture commerciali (responsabile tra l’altro della realizzazione del supermercato del futuro), sta studiando nuove modalità di effettuare la spesa. L’obiettivo è far risparmiare tempo (e pensieri) al consumatore. Ormai pronto alla fase di test è Spesa Social, un progetto innovativo di shop sharing in cui la logica dell’e-commerce si trasforma in condivisione, relazione e servizio. Attraverso l’uso di una piattaforma software, Spesa Social mette in relazione tre soggetti - punto vendita, consumer, shopper - per garantire un servizio di prenotazione e ritiro della spesa. Il cliente virtuale apre la app Spesa Social e inizia a fare la spesa online, selezionando i prodotti da acquistare. Seleziona quindi il punto vendita presso il quale passerà a ritirare la spesa. L’elemento innovativo sta nel coinvolgere, a questo punto, un assistente cui assegnare la spesa da fare, ovvero una persona che si è resa disponibile, attraverso la app, sul punto vendita selezionato e nel medesimo orario. La app consente infine di autorizzare il pagamento virtuale ed eventualmente attivare una chat di supporto tra consumer e shopper. Il sistema è costituito da quattro macroelementi strutturali: un sistema di e-commerce, accessibile FRUITBOOKMAGAZINE
Attraverso l’uso di una piattaforma software, Spesa Social mette in relazione tre soggetti - punto vendita, consumer, shopper - per garantire un servizio di prenotazione e ritiro della spesa. Si tratta di un progetto di shop sharing sviluppato da Inres in collaborazione con partner internazionali. Il sistema prevede l’utilizzo di smart locker refrigerati. L’elemento innovativo sta proprio nel coinvolgere una terza persona cui assegnare la spesa da fare.
attraverso una app dedicata; un sistema di stoccaggio della spesa effettuata, rappresentato da locker refrigerati (nel caso di spesa alimentare); un sistema di pagamento online; un sistema di social rating attraverso il quale esprimere un giudizio sul servizio ricevuto. “La remunerazione avverrà con un gettone indipendente dalla dimensione della spesa - chiarisce Riccardo Olmi, responsabile Progetti
Speciali e Innovazione Digitale Ict di Inres - ma stiamo anche ragionando sulla possibilità di girare questo gettone a enti benefici o iniziative sociali. I locker refrigerati saranno smart, ovvero secondo la composizione della spesa decideranno a che temperatura e dove questa deve essere riposta; stiamo pensando di prevedere anche delle colonne indipendenti per gli alimenti surgelati”. l N.19 l APRILE 2017
L’Esselunga del Nordest si chiama Aspiag Service La nostra visita in anteprima all’Interspar ad Adigeo Eugenio Felice e Massimiliano Lollis
Presso Adigeo - il nuovo centro commerciale di Verona che ha aperto il 30 marzo - c’è anche un punto vendita Interspar nuovo di zecca. Abbiamo avuto il privilegio di visitarlo in anteprima, in compagnia di Nicola Faccio, area manager acquisti del reparto frutta e verdura di Aspiag Service (Despar Nordest), la concessionaria delle insegne Despar, Eurospar e Interspar per il Triveneto e l’Emilia-Romagna. Qui l’ortofrutta è protagonista e deve comunicare sia freschezza che qualità
FRUITBOOKMAGAZINE
piattire l’offerta su un livello espositivo e assortimentale che va dal medio al basso. Discorso molto diverso per Aspiag Service che ad Adigeo ha inaugurato il nuovo format, che risponde alle ultime esigenze del mercato. Reparto ortofrutta posizionato all’ingresso con nuove soluzioni espositive, un reparto del pesce e della carne sia confezionati che tagliati freschi, una sezione “liberi da” all’inizio di ogni reparto per strizzare l’occhio alle ultime tendenze salutiste, un reparto vino con etichette di pregio assoluto - dal Dom Perignon al Sassicaia - e musica classica in filodiffusione per rendere più emozionale l’acquisto, pane e pasticceria preparati giornalmente da un partner locale, per arrivare al classico sushi preparato in store e alla ricca gastronomia. Non mancano le soluzioni tecnologiche, come i display verticali anche nel reparto ortofrutta, i ring acustici e luminosi che ti metti in tasca e ti
VIDEOINTERVISTA A NICOLA FACCIO
I centri commerciali stanno vivendo una seconda giovinezza. Il Centro di Arese voluto da Brunelli, patron di Iper e Unes, con il recupero di un’area industriale in abbandono, ne è un caso emblematico. A Verona ha aperto il 30 marzo Adigeo, vicino alla fiera, in zona industriale. Un bel centro commerciale, molto elegante, che assomiglia per certi aspetti al celebre Dubai Mall. Al suo interno, come sempre accade, c’è anche un supermercato e, sorpresa, non di una catena locale - e nel capoluogo scaligero ce ne sono di forti - ma di Aspiag Service, che è la filiale italiana di Spar Austria. Siamo stati i primi giornalisti a entrarvi, il giorno precedente l’apertura. “In verità siamo un po’ sprecati per il Veneto”, ci ha riferito in via non ufficiale un gentile Marino Fineschi, ex Esselunga e fino a febbraio amministratore delegato di Aspiag Service. In effetti la distribuzione nella regione, fatte salve poche eccezioni, è ancora piuttosto arretrata e regolata da politiche superate che fanno perno su promozioni e contribuzioni che finiscono per ap-
LA NOSTRA
70
GUARDA IL VIDEO!
l N.19 l APRILE 2017
71
avvisano quando il taglio di carne o pesce che hai richiesto è pronto, o ancora il display interattivo che ti abbina il vino alle pietanze. Un gran bel punto vendita, che si colloca come metratura nel superstore e ha come insegna Interspar. Un punto vendita che, anche per la presenza di linee premium (pure in ortofrutta) si va in effetti più a confrontare con Esselunga che non con i vari Rossetto, Famila, Martinelli o Migross che a Verona l N.19 l APRILE 2017
la fanno da padroni, assieme ai discount e al caso a parte Tosano. La città scaligera peraltro rappresenta con l’Emilia-Romagna un’area di sviluppo per Aspiag Service. Cosa non ci è piaciuto? Il centro commerciale, dicevamo, è molto elegante e a nostro avviso l’immagine che dà l’Interspar per chi, camminando, ci passa davanti non è in linea, è old style con la barriera casse e tutte le scritte “offerta” in rosso appese al soffitto e la parte più emozionale e valoriale del punto vendita che è praticamente nascosta alla vista, tranne l’ortofrutta che però è defilata. FRUITBOOKMAGAZINE
ASPIAG SERVICE (DESPAR NORDEST): LA FOTOGRAFIA DEL 2016
2,07 25 223 4 7.568 15,6 miliardi di euro di fatturato
regioni coperte
72
L’ortofrutta. Nicola Faccio, area manager acquisti del reparto frutta e verdura di Aspiag Service (Despar Nordest), la concessionaria delle insegne Despar, Eurospar e Interspar per Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, ci ha accolto il 29 marzo nel nuovissimo punto vendita Interspar presso il centro commerciale Adigeo, che il 30 marzo avrebbe aperto le porte per la prima volta. Il negozio, che ha una superficie di vendita di 3.000 metri quadrati, è ormai pronto per l’apertura ufficiale, tutti i reparti sono in ordine, manca solo da sistemare il pesce fresco. “Questo nuovo punto vendita Interspar per noi è un traguardo importante”, ci riferisce Nicola Faccio, visibilmente soddisfatto. “Si tratta infatti del nostro nego-
FRUITBOOKMAGAZINE
nuove aperture
dipendenti
zio numero 224, e l’attuale rete di negozi, nel solo 2017, vedrà una decina di nuove aperture e un numero ancora maggiore di ristrutturazioni”. Per Aspiag Service, l’ortofrutta riveste un’importanza fondamentale: “Per noi il reparto frutta e verdura rappresenta un punto di forza, dal momento che in Despar sviluppa oltre il 12 per cento del fatturato. Essendo sempre il primo reparto che il cliente trova entrando in negozio, deve tassativamente comunicare freschezza e qualità, sia visiva che per bontà, e su questi aspetti non ammettiamo né deroghe né eccezioni”. Ma un elemento davvero fondamentale di
punti vendita diretti
% quota mercato nella trading area
questi punti vendita di nuova generazione Interspar è la stagionalità: “La si percepisce immediatamente: in questo momento le fragole per la frutta, mentre per la verdura asparagi, carciofi, pomodori e insalate, poi le aree dedicate al biologico e alla quarta gamma, ai piatti pronti e molto altro. Anche tutto il nostro confezionato nel reparto viene preparato e impacchettato qui, freschissimo”. “In Triveneto - continua Faccio vista la ricchezza del territorio, viviamo di stagionalità e vendiamo spesso prodotti coltivati nella stessa regione in cui vengono venduti, potremmo dire a km zero. Senza però dimenticare le ultime tendenze nel mercato, come l’esotico, un segmento in crescita, soprattutto per quanto riguarda avocado e mango”. In generale comunque l’80 per cento della merce è di origine italiana: “Si tratta di un elemento - dichiara Faccio - che vogliamo comunicare ai clienti nel modo migliore, anche grazie a cartelli specifici e al bollino 100 per cento italiano che apponiamo sui prodotti”. Comunicare bene, infatti, è fondamentale, e chi ha progettato questo negozio lo sa bene: display sospesi e posizionati in punti di grande visibilità sottolineano le offerte in corso e rivelano l’anima tecnologica del punto vendita. Anche le classiche carte fedeltà sono state sostituite da una app che fornisce molti più servizi. A colpire è soprattutto il nuovissimo layout, con isole della frutta che permettono di ottimizzare gli l N.19 l APRILE 2017
reparto ortofrutta è per noi un punto di forza “e Ilsviluppa oltre il 12 per cento del fatturato. È il primo reparto che il cliente trova entrando in negozio e deve tassativamente comunicare freschezza e qualità, non solo visiva ma anche per bontà ”, Nicola Faccio (resp. frutta e verdura Aspiag Service)
73
Nicola Faccio dal 2000 lavora in Aspiag Service, prima come category manager frutta, poi come area manager acquisti frutta e verdura. In precedenza aveva lavorato in Unicomm e in Billa. Aspiag è controllata direttamente da Spar Austria, con un importante programma di nuove aperture nei prossimi anni, in particolare in EmiliaRomagna. Gli uffici si trovano a Mestrino (PD).
spazi sottostanti, riempiendoli con altri prodotti, in questo caso frutta secca a guscio e disidratata. Una lunga scaffalatura è poi dedicata alla frutta secca sgusciata. La vera novità è rappresentata dalla verdura esposta in banchi refrigerati: “Il 90 per cento della verdura viene esposta in banchi frigo aperti, il che ci assicura la freschezza e una shelf life maggiore che dura fino a 24-36 ore”, spiega Faccio. Ma la freschezza è garantita anche dall’approvvigionamento pressoché costante: “Questo reparto sottolinea - riceve merce 6 giorni su 7 e il nostro sistema informatico che registra il venduto delle settimane precedenti ci permette di essere efficienti su questo fronte e l N.19 l APRILE 2017
di garantire frutta e verdura sempre fresca”. Per poter garantire questi livelli di qualità, il rapporto con i fornitori è molto importante: “Come Despar non facciamo aste di prodotto, nemmeno per le banane. Siamo molto rigorosi sulle norme previste, che devono essere rispettate da tutti i fornitori, sia nazionali che esteri. Nei marchi privati abbiamo poi dei capitolati specifici con parametri ancor più restrittivi: per esempio per i prodotti a marchio “Passo dopo passo Despar” chiediamo l’abbattimento
del 70 per cento sul limite di legge, oltre alla verifica della qualità del prodotto e al controllo del lavoro agricolo in campagna, dalla pianta, ai magazzini di confezionamento, fino alle nostre piattaforme e al punto vendita”. L’obiettivo, però, è quello di stabilire delle relazioni durature con i fornitori: “Noi cerchiamo di creare una partnership con i nostri fornitori - osserva Faccio - perché la qualità del nostro lavoro è anche frutto della qualità del loro lavoro, e si tratta di partner con cui crescere assieme, affinché da questi processi ne possano beneficiare tutti”. Nel punto vendita sono in vendita tutti i marchi aziendali del gruppo Despar: “Passo dopo Passo Despar” FRUITBOOKMAGAZINE
Aspiag Service ha fatturato 2,07 miliardi nel 2016, segnando una crescita del 3 per cento sull’anno precedente, tra Triveneto ed Emilia-Romagna, una regione che rappresenta la nuova frontiera di espansione per il marchio con l’abete verde. Quello di Adigeo è il 224.mo punto vendita dell’azienda.
74
per la filiera ortofrutticola, “Era Ora Despar” per i prodotti convenience come le insalate in busta, “Despar Vital” per quelli salutistici, “Biologico Despar” per i prodotti bio e “S Budget” per i prodotti di qualità a un prezzo molto conveniente. Senza dimenticare il marchio “Premium” per i prodotti IGP e DOP che nel 2016 ha registrato un fatturato in crescita del 30 per cento e il marchio “Free From”. Tornando alla parte espositiva, abbiamo notato diverse cassette in plastica riutilizzabili della IFCO. “Siamo arrivati a movimentare oltre il 65 per cento dell’ortofrutta con questo sistema - ci spiega Faccio - e siamo molto soddisfatti: ci fa risparmiare sui costi di smaltimento, con un maggiore rispetto dell’ambiente, ed educa i fornitori a lavorare in maniera più attenta”. FRUITBOOKMAGAZINE
Un gruppo in salute? Dai numeri pare proprio di sì: Aspiag Service cresce più della media del mercato. Lo evidenziano gli ultimi dati di bilancio, con un 2016 che ha visto una crescita più che soddisfacente e importanti nuove aperture. Il gruppo a fine anno contava 223 punti vendita nelle regioni di competenza, Triveneto ed EmiliaRomagna, e più di 7.500 dipendenti. Per il secondo anno consecutivo, il fatturato complessivo ha superato i 2 miliardi di euro, raggiungendo quota 2,07 miliardi, con un incremento del 3 per cento rispetto al 2015. “La nostra azienda si è dimostrata solida e competitiva anche in un anno frammentato e
complesso come il 2016 - ha dichiarato Rudolf Staudinger, presidente di Aspiag Service - L’incremento del fatturato ottenuto corrisponde solo in parte alle nostre aspettative, ma è sensibilmente migliore dell’andamento del nostro settore e della maggior parte dei nostri competitor”. Lo scorso anno l’azienda ha inaugurato ben 25 punti vendita, tra filiali dirette e negozi affidati a dettaglianti associati, e ne ha ristrutturati altri 15, per un investimento complessivo che supera i 100 milioni di euro. Nella propria trading area Despar Nordest si conferma leader di mercato, con una quota del 15,6 per cento (fonte GNLC, giugno 2016). Continua a crescere anche il gruppo Spar Austria, di cui Aspiag Service fa parte assieme alle organizzazioni Spar di Austria, Slovenia, Croazia e Ungheria: nel 2016 ha realizzato complessivamente 13,8 miliardi di fatturato al pubblico (+4,8 per cento rispetto all’anno precedente), con 3.076 punti vendita complessivi e 77.480 dipendenti. “La solidità della rete europea di cui facciamo parte è una ulteriore garanzia per il nostro futuro - ha commentato Staudinger - e ci aiuterà ad affrontare gli impegni dei prossimi anni, a cominciare dalla crescita della nostra presenza in una regione chiave come l’Emilia-Romagna”. Questa regione rappresenta infatti la prossima frontiera di espansione per il marchio con l’abete verde.
l N.19 l APRILE 2017
Fantoni (L’Alco): «Quando c’è il gusto le vendite crescono a doppia cifra» Quando la qualità paga e il volantino non parla solo di offerte e sottocosto Eugenio Felice
76
Dai primi mesi del 2016 Gianfranco Fantoni è il responsabile della direzione operativa con delega ai freschi di L’Alco Spa, catena della famiglia Conter che rappresenta Despar in Lombardia con 47 punti vendita. Nel 2016 l’ortofrutta è cresciuta del 15 per cento a volume e dell’8 per cento a valore e un trend analogo si registra nel primo trimestre del 2017, grazie a una politica commerciale improntata alla qualità. Un esempio? Il nuovo progetto “bontà ritrovate!” Un progetto di trasparenza veramente innovativo e finalizzato a riconquistare il consumatore finale, per troppi anni abituato a frutta e ortaggi senza sapore. “Sì, stiamo finendo di selezionare i fornitori, poi il progetto “bontà ritrovate!” potrà procedere a pieno regime”, ci spiega Gianfranco Fantoni, che abbiamo incontrato presso il quartier generale de L’Alco Spa a Rovato (Brescia), nella seconda metà di marzo. “Per dieci anni - continua - i consumi di ortofrutta sono scesi in Italia pur avendo a favore medici, nutrizionisti, istituzioni, mass media. Qualcosa evidentemente non ha funzionato e un buon 70 per cento delle colpe sono da imputare a mio avviso alla grande distribuzione, che ha puntato troppo al prezzo e a fattori quali volumi, conservabilità ed aspetto estetico, quando il consumatore oggi chiede sapore, sicurezza, stagionalità, sostenibilità, localismo”. Fantoni, 35 anni di esperienza nel retail, è arrivato a L’Alco i primi mesi del 2016. In realtà un ritorno, dato che presso L’Alco aveva già lavorato per 10 anni come reFRUITBOOKMAGAZINE
sponsabile ortofrutta per poi passare “dall’altra parte”, in un centro di distribuzione che forniva frutta e verdura a buona parte della GDO. Il suo arrivo a L’Alco, che dal 2011 è entrato in Despar con competenze sulla Lombardia, coincide con una riorganizzazione interna ancora in corso nella catena della famiglia Conter. Al centro della nuova strategia commerciale stanno proprio i freschissimi, a partire
Nelle foto sotto Gianfranco Fantoni, responsabile della direzione operativa con delega ai freschi de L’Alco Spa che ha sede in via I° Maggio 36 a Rovato (Brescia). Nel 2011 la catena della famiglia Conter è entrata in Despar. Oggi conta 47 punti vendita di cui 4 Interspar, 35 tra Despar ed Eurospar e 8 cash&carry a insegna Alta Sfera. Nella pagina a fianco una parte di un volantino in cui si promuovono alcuni prodotti e i relativi produttori o distributori nell’ambito del progetto “bontà ritrovate”. Tra le varie info ci sono anche i riferimenti telefonici ed e.mail dei fornitori.
l N.19 l APRILE 2017
77
dall’ortofrutta, che nel 2016 ha già performato molto bene, con un +15 per cento a volume e un +8 per cento a valore, andamento che prosegue in questo 2017 con i primi tre mesi che hanno chiuso rispettivamente a +14 per cento e +9 per cento. Il nuovo orientamento commerciale, improntato sulla qualità dell’offerta al consumatore più che sulle offerte, trova massima espressione nel progetto “bontà ritrovate!”. “È un percorso che facciamo insieme ad alcuni fornitori selezionati. Il messaggio, esplicitato dal pay off “scelte da noi per voi”, è che ci prendiamo l’impegno con i consumatori - sottolinea Fantoni - di offrire loro frutta e ortaggi saporiti, un impegno cui è chiamato anche il fornitore, dato che viene bene indicato, con tanto di indirizzo e contatto telefonico ed e.mail. Questa comunicazione è e sarà veicolata sempre di più sia nel punto l N.19 l APRILE 2017
vendita che nei volantini, che non parlano più solo di prezzo ma descrivono anche i prodotti nelle loro caratteristiche. “Bontà ritrovate!” valorizza quindi i prodotti e le aziende fornitrici, per rispondere ai gusti e alle aspettative del consumatore. Se eleviamo lo standard ci guadagniamo tutti e i risultati degli ultimi 15 mesi lo dimostrano”. Abbiamo fatto una visita al punto vendita Interspar che si trova sotto agli uffici direzionali de L’Alco, in via XXV Aprile a Rovato. All’ingresso abbiamo trovato subito due isole promo per l’ortofrutta di stagione. In particolare le fragole, di provenienza spagnola. “Purtroppo la verità - ci confessa Fantoni - è che gli spagnoli sono molto più organizzati: anche non considerando
il fattore prezzo, hanno i volumi, la qualità e la puntualità nella consegna”. Siamo quindi arrivati al reparto ortofrutta, che non si trova all’ingresso. Ordinato, piacevole pur nella sua semplicità, con un assortimento insolitamente ampio e profondo. “Stanno crescendo - ci spiega Fantoni - in particolare l’esotico e il biologico. Per il secondo abbiamo una sezione dedicata in collaborazione con Alce Nero. Al di là degli aspetti di mercato, per cui se c’è richiesta di un prodotto è normale metterlo in assortimento, a me restano delle perplessità: come mai io dovrei comprare biologico? Perché ha subito meno trattamenti, è la risposta più comune. Benissimo, ma allora i prodotti convenzionali o da lotta integrata non sono sani? Fanno male alla salute? Se fosse così non potremmo nemmeno venderli...”.
FRUITBOOKMAGAZINE
Bontà Gigante e Club Candonga, il doppio brand per fragole top a prezzi stabili Massimiliano Lollis
78
Alessandro Mantovani, responsabile acquisti ortofrutta de Il Gigante, realtà di rilievo della grande distribuzione associata a Selex, con un fatturato di 1,2 miliardi di euro e una presenza concentrata nel Nordovest ci spiega i dettagli dell’operazione: “Parliamo di un prodotto di alta qualità, la fragola Candonga della Basilicata. Credo che sia un ottimo progetto teso a tutelare sia il consumatore che il prodotto. La collaborazione va da metà marzo fino alla fine di maggio e siamo sicuri che ci darà delle belle soddisfazioni. D’altronde la qualità del prodotto Candonga è indiscutibile e si tratta di un prodotto che noi de Il Gigante conosciamo bene, avendolo già trattato gli anni scorsi. Proprio sulla base delle precedenti positive esperienze, quest’anno abbiamo deciso di fare un ulteriore passo avanti con questa collaborazione e con il logo “Bontà Gigante”. Il nostro ufficio marketing ha curato il restyling del vecchio logo, rendendolo più immediato e dandogli questo nuovo significato che penso renda bene l’idea di ricerca di qualità che sta alla base delle nostre collaborazioni. In questa fase per la fragola Candonga abbiamo individuato due fornitori: Peviani di Milano e la OP Primo Sole, un fornitore della Basilicata. Il prezzo di vendita e di acquisto rimarrà stabile e fisso al lordo delle promozioni, che prevediamo potranno essere un paio nel corso di tutto il periodo dell’iniziativa. Abbiamo ipotizzato dei volumi sulla base delle FRUITBOOKMAGAZINE
Un esempio virtuoso di programmazione e co-branding. È la novità che dal mese di marzo è arrivata nei punti vendita de Il Gigante, importante realtà della GDO associata a Selex: si tratta della collaborazione con Club Candonga per commercializzare l’apprezzata fragola della Basilicata, con volumi previsti attorno alle 200 mila vaschette. La particolarità è data dal doppio marchio: il logo “Candonga Fragola Top Quality” viene infatti affiancato dal nuovissimo “Bontà Gigante”
vendite della fragola Candonga negli anni precedenti. Il prodotto si venderà in vaschette da 500 grammi, per cui prevediamo di venderne circa 200 mila nel corso di tutta la campagna. Parliamo quindi di 100 tonnellate”. “Abbiamo utilizzato - aggiunge Mantovani - lo stesso modello, quello del doppio marchio, nostro e del fornitore, anche per il Melone Mantovano IGP, per le ciliegie di Vignola IGP e per le Clementine di Calabria IGP o, parlando di pro-
dotti non IGP, con le arance Tarocco della Sicilia. Anche grazie a queste esperienze negli scorsi anni abbiamo compreso l’importanza di proporre un prodotto di alta qualità, che fosse garantito sia da noi che dai fornitori. Una scelta che si è sempre rivelata vincente”. Nei prossimi mesi dovrebbe quindi essere riconfermata anche l’operazione di co-marketing con il Melone Mantovano IGP che nel 2016 ha dato soddisfazione sia a Il Gigante che a fornitori e consumatori. l N.19 l APRILE 2017
Il melone siciliano alza l’asticella della qualità con Francescon e Don Camillo La nostra intervista doppia a Bruno Francescon ed Ettore Cagna (Agricola Don Camillo) Eugenio Felice
80
I due maggiori produttori italiani di meloni hanno stretto un accordo con la ditta sementiera Nunhems per avere in esclusiva una nuova varietà di melone precoce. Si chiama Magestium e secondo Bruno Francescon ed Ettore Cagna, presidenti delle due OP, sarà il nuovo punto di riferimento in termini qualitativi per la produzione siciliana, grazie all’elevato grado zuccherino, alla lunga conservabilità, all’aspetto elegante, alla polpa soda e con elevata pigmentazione Il più grande problema della produzione ortofrutticola italiana, quello che in molti casi mina la sua competitività, è la scarsa aggregazione. Quando manca quella mancano le economie di scala e diventa più difficile servire non solo i mercati esteri ma anche la grande distribuzione italiana. Ci sono delle eccezioni, però, in particolare nel comparto delle mele, recentemente nelle pere, in parte nei kiwi. L’aggregazione coincide quasi sempre anche con un innalzamento della qualità dei prodotti. Un esempio virtuoso è anche quanto è successo nel campo dei meloni, con due OP che negli ultimi 10 anni hanno fatto passi da gigante, arrivando ai vertici nazionali ed europei: OP Francescon, nata nel 2005, oggi il più grande produttore italiano di meloni con un previsionale per questa camapagna di 40 mila tonnellate tra Italia e Senegal e OP Agricola Don Camillo, costituita nello stesso anno e con un previsionale di produzione di 35 mila tonnellate di meloni tra Italia, Senegal e una piccola parte di Marocco. Dietro di loro ci sono una decina di aziende italiane tra le 5 e le 10 mila tonnellate, molto distanti quindi nelle quantità. Entrambe le OP, presiedute da Bruno Francescon ed Ettore Cagna, stanno anche investendo in Senegal, un Paese che riesce a esprimere una qualità eccezionale, per qualcuno superiore a quanto può esprimere l’Italia, anche se vanno ancora migliorati alcuni aspetti logistici. FRUITBOOKMAGAZINE
Come è già successo in altri comparti, in particolare quello melicolo, le due OP hanno deciso di fare un ulteriore passo avanti nell’organizzazione e quindi nel servizio fornito ai clienti, facendo squadra e andando ad individuare delle varietà eccellenti da poter gestire in esclusiva, così da poter distinguere maggiormente la propria offerta sul mercato. Il primo frutto di questa strategia è l’accordo siglato con Nunhems, business unit nelle sementi per orticole di Bayer, per avere l’esclusiva di produzione e commercializzazione della varietà precoce Magestium, adatta alla Sicilia ma anche alla prima parte della campagna del Nord Italia, che andrà a stabilire secondo le due OP il nuovo termine di paragone nei mesi di maggio e giugno. l N.19 l APRILE 2017
Il melone “Magestium” di OP Francescon e OP Agricola Don Camillo
1 1
mese dalla Sicilia (maggio)
15-16 1-1,2
0 Brix
mese dal Nord (giugno)
costanti
kg. pezzatura omogenea
Bruno Francescon, presidente e general manager della omonima OP con sede a Rodigo (Mantova). 41 anni, coniugato, tre figli, ha fatto crescere l’azienda fino a farla diventare il più grande produttore di meloni e ai vertici in Europa. Tra le scommesse più ambiziose degli anni recenti ci sono la delocalizzazione produttiva in Senegal avviata cinque anni fa e l’investimento nelle angurie medio formato con il nuovo marchio Perla Nera.
Come mai il Magestium? BF: Abbiamo svolto dei test agronomici lo scorso anno in Sicilia e nel Mantovano con esiti molto positivi. Appare esternamente come il classico melone retato, con una spiccata eleganza nella forma, nel colore tendente al paglierino e nella stessa reticolatura che è leggera e uniforme. In realtà è una varietà rustica con naturale resistenza all’oidio e ad altre malattie, con elevata produttività, facilità nella gestione agronomica, grado zuccherino costante durante la campagna da 15-16 gradi brix in sù, con polpa arancione molto pigmentata, cavità placentare contenuta e un aroma ben percepibile, tipico di quello che i francesi definiscono melone Charentais. È in definitiva un melone dalle ottime caratteristiche organolettiche e in aggiunta ha una shelf life elevata, aspetto importante sia per i distributori che per i consumatori. È precoce perché non apprezza le temperature elevate. Come mai l’accordo con OP Agricola Don Camillo? BF: Se non avessimo uno spirito altamente collaborativo non saremmo arrivati dove siamo arrivati. Agricola Don Camillo fa la sua strada, noi la nostra, non abbiamo alcun tipo di accordo sulle vendite, ma abbiamo ritenuto opportuno accordarci, piuttosto che scontrarci, per avere in esclusiva certe varietà innovative. Siamo le due aziende leader in Italia nei meloni, è doveroso trovarsi per fare delle economie. l N.19 l APRILE 2017
100 80
ettari in Sicilia per Francescon
ettari in Sicilia per Don Camillo
81
Ettore Cagna, 57 anni, presidente e fondatore della OP Agricola Don Camillo con sede a Brescello (Reggio Emilia), con produttori associati in tutta Italia e una alta specializzazione in meloni, angurie e altri ortaggi come zucche e zucchine. È anche il coordinatore del Comitato di prodotto Melone della Organizzazione Interprofessionale (OI). Nel 2017 è iniziata anche per Agricola Don Camillo la produzione in Senegal con un partner francese.
Come mai il Magestium? EC: È probabilmente il miglior melone che oggi si possa avere dalla Sicilia. Ci sono altre varietà di pregio, ma noi possiamo dare un vantaggio che gli altri non hanno: lo standard qualitativo costante durante la breve campagna siciliana, perché alla fine parliamo di circa un mese. In altre parole chi acquisterà il Magestium non avrà sorprese perché OP Agricola Don Camillo e OP Francescon sono le uniche a poterlo produrre ed entrambe possono dare le massime garanzie qualitative. Altre varietà prodotte nell’isola sono in mano a più produttori di diverse dimensioni e diverso modo di lavorare. La qualità organolettica del Magestium poi è fuori discussione, anche se va correttamente inquadrato nella produzione precoce siciliana e del Nord Italia. Come mai l’accordo con OP Francescon? EC: Nunhems ha deciso di affidare questa innovativa varietà alle due aziende leader di mercato. L’accordo però riguarda solo la produzione, la commercializzazione poi sarà fatta dalle due OP in modo autonomo. È bene precisare che non abbiamo costituito un club varietale sull’esempio dei consorzi melicoli in Trentino Alto-Adige, anche perché questa è una varietà superiore ma agli occhi del consumatore non si distinguerà in modo netto, sul punto vendita, dagli altri meloni retati. Quindi non ci sarà una politica di markeFRUITBOOKMAGAZINE
40 mila tonnellate di meloni OP Francescon, 35 mila OP Agricola Don Camillo: sono queste le previsioni per il 2017. Entrambe le realtà hanno progetti importanti sul Senegal che produce da inizio marzo a fine aprile con una qualità eccellente. Per la Sicilia la finestra si riduce al mese di maggio.
82
C’è un futuro per il melone siciliano? BF: È vero che questa varietà sarà prodotta anche nel Mantovano nel mese di giugno ma se abbiamo fatto questo investimento è soprattutto per ridare smalto alla produzione siciliana, dove abbiamo degli associati importanti, come le famiglie Lo Giudice a Licata (Agrigento) che è anche tra i fondatori di OP Francescon. Nell’isola quest’anno abbiamo investito circa cento ettari a Magestium sui 120 / 130 ettari complessivi dedicati ai meloni. La raccolta sarà da fine aprile al 5-10 giugno e si aggancerà al Magestium prodotto nel Mantovano dove abbiamo investito altri 40 ettari per arrivare più o meno a fine giugno, con una variabilità dovuta a fattori climatici. Tornando alla domanda: il futuro c’è se si riesce a portare sul punto vendita un prodotto dagli alti e costanti standard qualitativi. Noi con questa varietà abbiamo messo i presupposti per riportare la qualità del melone siciliano su livelli alti e per crescere nei prossimi anni.
Positiva la quinta campagna del Senegal? BF: Siamo stati i primi, nel 2013, a credere e investire sul Senegal. Negli anni abbiamo affinato le tecniche colturali, raggiungendo volumi di circa 4 mila tonnellate. Il potenziale per crescere ancora c’è ma va migliorata la logistica, a volte penalizzante.
FRUITBOOKMAGAZINE
ting e branding unica e dedicata. Il marchio sarà quello del produttore, nel nostro caso Don Camillo, e la varietà Magestium contribuirà a rafforzarlo. In Sicilia poi abbiamo il vantaggio di non essere dentro ad altri consorzi legati a singole varietà di melone, essendone usciti alcuni anni fa. Per questo i nostri associati nell’isola potranno dedicarsi in modo prevalente alla nuova varietà. C’è un futuro per il melone siciliano? EC: Abbiamo produttori associati in tutta Italia. In Sicilia in particolare possiamo contare sulla F.lli Candiano a Ispica (Ragusa), che con i suoi 250 ettari è ai vertici nell’isola per la produzione di meloni e zucchine, e su Agricola Peppone a Rosolini (Siracusa). Per noi la Sicilia è strategica anche se ha un calendario di offerta per il melone che è stretto tra il Senegal e il Centro Italia, dove abbiamo altri associati, ridotto sostanzialmente al mese di maggio e, in particolare quest’anno in cui a inizio aprile c’è stato più caldo al Nord che al Sud, c’è il rischio di sovrapposizioni produttive. Positiva la prima campagna del Senegal? EC: I primi 40 giorni sono stati entusiasmanti: il prodotto è eccellente e la domanda supera di molto l’offerta. Il Senegal merita investimenti importanti.
l N.19 l APRILE 2017
Rijk Zwaan crede nell’orticoltura made in Italy Il Knox ha vinto il Fruit Logistica Innovation Award 2017 Eugenio Felice
L’azienda olandese, quarto player mondiale nelle sementi per orticole, ha inaugurato il 16 marzo a Latina, tra Sabaudia e Terracina, la seconda trial station dopo quella di Ragusa aperta nel 2016. Al suo interno è stato allestito anche un retail center dove è possibile vedere il prodotto finito come lo si trova in un supermercato. Una terza trial station sarà aperta nel 2018 in Emilia-Romagna. Il 40 per cento dei collaboratori di Rijk Zwaan lavorano nella ricerca e sviluppo “L’Italia per noi rappresenta il quarto o quinto mercato in Europa in termini di fatturato ma potrebbe essere potenzialmente il secondo. Crediamo molto nel vostro Paese e per questo stiamo investendo in modo consistente al fine di trovare le varietà che meglio si adattano alle diverse zone di produzione e alle richieste del mercato. Le trial station sono una prova del nostro impegno”, ci spiega Kees Reinink, direttore generale ricerca e sviluppo Rijk Zwaan, mentre ci troviamo tra insalate di diversi colori, ravanelli, spinaci e cavoli rapa, all’interno della nuova stazione di ricerca che Rijk Zwaan ha inaugurato il 16 marzo tra Terracina e Sabaudia, in provincia di Latina, a pochi chilometri dal mare: 23 mila metri quadrati dedicati alla coltivazione in serra, 5 mila metri quadrati per le colture di pieno campo, con strutture e impian-
ti di irrigazione all’avanguardia. Rijk Zwaan vanta oltre 80 anni di esperienza nel settore del breeding varietale e della produzione di semi ed è oggi il quarto player mondiale nelle sementi per orticole, con un fatturato di circa 400 milioni di euro in continua crescita anno dopo anno, generato in più di 100 Paesi nel mondo. Gli oltre 2.700 collaboratori, di cui il 40 per cento impegnato nell’attività di ricerca e sviluppo, permettono di introdurre sul mercato ogni anno più di 150 nuove varietà. “Ma non ci limitiamo solo a produrre e vendere semi - precisa Reinink - noi insegniamo anche come produrre e come vendere. Quindi semi ma anche servizi. E la stazione di Latina ne è un esempio: qui i nostri clienti possono portare trader e retailer per fare una visita in campo ma anche per vedere come si potrà presentare il prodotto sul
Kees Reinink all’interno di una delle serre della trial station di Latina lo scorso 16 marzo. È uno dei tre direttori di Rijk Zwaan, quello con la delega alla ricerca e sviluppo. Durante la presentazione della stazione ha sottolineato che l’azienda olandese è la più grande ditta sementiera privata al mondo, nel senso che non è quotata in borsa o in mano a fondi.
FRUITBOOKMAGAZINE
85
Non ci limitiamo solo a produrre e vendere semi, “diamo indicazioni anche su come produrre e come vendere. Quindi semi sì, ma anche servizi. E la stazione di Latina, con il suo retail point center, ne è un esempio. Continueremo a investire sull’Italia ”, Kees Reinink (dir. gen. ricerca&sviluppo Rijk Zwaan)
86
punto vendita, con diverse soluzioni di confezionamento”. Una delle particolarità di questa stazione è infatti il retail point center, un punto di incontro dove confrontarsi e condividere informazioni strategiche sulle varietà e i servizi offerti da Rijk Zwaan, dove prodotti e novità sono in esposizione e a disposizione dei clienti orientati alla distribuzione. Un progetto, quello del retail center, in cui l’azienda olandese crede molto: ce ne sarà uno in ogni stazione di ricerca e nei primi giorni di aprile è stato inaugurato quello di riferimento a Berlino, di cui Rijk Zwaan ha dato un assaggio a clienti e partner selezionati durante l’ultima edizione di Fruit Logistica. Ne parliamo in seguito. Dopo l’apertura di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, nel 2016, ora il piano prevede una terza trial station in EmiliaFRUITBOOKMAGAZINE
Romagna nel 2018 dedicata ai prodotti da pieno campo e non è esclusa una quarta in Puglia. Inoltre entro fine anno ci sarà il trasferimento di Rijk Zwaan Italia nella nuova sede nel Bolognese. “La sede italiana è stata aperta nel 2006 quando Rijk Zwaan era conosciuta in particolare per insalate e cavoli rapa”, esordisce Alessandro Silvestrelli, direttore generale Rijk Zwaan Italia. “Oggi in realtà produciamo semi che vanno a coprire l’80 per cento delle specie ortive coltivate in Italia. Un buon esempio lo dà questa trial station: potete trovare insalate e cavoli rapa ma anche cetrioli, peperoni, pomodori, zucchini, spinaci, ravanelli e melanzane. Tutte varietà ad elevata innovazione. Ma non ci
fermiamo qui, presto potremo proporre anche rucola, asparagi e radicchio. Per noi il cliente è al centro e all’Italia è dedicata un’attività di ricerca e sviluppo specifica, che parte dal breeding per arrivare a queste trial station, mettendo a frutto tutte le nostre attività che toccano anche i distributori con i retail center e il consumatore con il blog lovemysalad”. “Per noi - continua Silvestrelli, che proprio nel’agro pontino aveva iniziato a occuparsi di sementi per orticole negli anni ’90 - vendere semi non vuol dire mostrare un catalogo ai clienti ma impegnarci direttamente e in modo stabile nei più vocati areali di produzione, mettendoci in gioco con gli stessi produttori, facendo anche da influencer per quel che riguarda le tecniche colturali e con grande attenzione al mercato attraverso professionalità dedicate come i nostri chain manager. Pensiamo in modo globale ma agiamo in modo locale. Può sembrare la solita frase fatta ma questa è la nostra strategia e per questo è nato il progetto Italia che vede centrali le strutture sul territorio come quella inaugurata oggi”. La stazione di ricerca di Latina vede come azienda partner la Marangoni Daniele, un cognome tipicamente veneto, un caso frequente nell’agro pontino bonificato da Mussolini con operai diventati coloni provenienti in particolare dall’allora sofferente Nordest. Una emigrazione al contrario di cui oggi non molti sono al corrente. l N.19 l APRILE 2017
Knox. La multinazionale olandese, dopo aver vinto nel 2006 con una soluzione sempre legata alle insalate, si è aggiudicata di nuovo il Fruit Logistica Innovation Award - FLIA assegnato nell’ambito della rassegna berlinese alle soluzioni più all’avanguardia nel settore ortofrutticolo e in grado di dare nuovo impulso al commercio internazionale dei prodotti freschi. Knox è un sistema naturale in grado di ritardare l’imbrunimento delle foglie di lattuga causato dall’ossidazione dopo il taglio. La shelf life in punto vendita aumenta da uno a due giorni.
87
A lato una serra della stazione di ricerca di Latina, che dispone di 23 mila metri quadrati dedicati alle coltivazioni in serra e 5 mila per le colture di pieno campo. Latina è stata scelta per la posizione strategica e per la forte presenza di aziende della filiera. L’area di ricerca e sviluppo copre circa il 70 per cento dell’attività della stazione ed è affiancata da un’area demo per le aziende interessate a fare esperienza diretta con le nuove varietà sviluppate, come lattuga, spinacio, swiss chard, cavolo rapa, valeriana, ravanello, zucchino, pomodoro, melanzana, peperone e cetriolo.
Il retail center di Berlino. È uno spazio espositivo dotato delle più avanzate tecnologie che mostra un’ampia gamma di prodotti ortofrutticoli come se fossero in mostra sugli scaffali dei migliori punti vendita di tutto il mondo. È il nuovo Retail Center di Rijk Zwaan in Germania, a Berlino, presentato con successo durante la scorsa edizione di Fruit Logistica e inaugurato ufficialmente il 3 aprile. La location è dotata di diverse tecnologie, come gli occhiali per il tracciamento oculare, in grado di monitorare ciò che attrae l’attenzione del consumatore mentre fa la spesa. “Strumenti come questi sono già utilizzati in altre categol N.19 l APRILE 2017
rie di prodotti, ma sono relativamente nuovi nel mondo del fresco”, sottolinea Jörg Werner, development business manager di Rijk Zwaan. “Insieme alle interviste e ai focus group, adesso abbiamo tutto quello che serve per studiare e analizzare il comportamento d’acquisto del consumatore. Inoltre, la posizione offre ai collaboratori e ai partner di Rijk Zwaan infinite possibilità per organizzare attività di formazione ed eventi dimostrativi”. “Insieme ai nostri partner, discutiamo sempre di più
su temi quali la pianificazione dell’assortimento, del packaging e la presentazione sullo scaffale - continua - il nostro nuovo retail center ci aiuterà a rendere ulteriormente innovativo e avanzato questo processo”. Il moderno centro espositivo è anche una location in cui offrire ai buyer informazioni e consigli personalizzati. “Per i retailer la categoria del fresco è un ottimo modo per distinguersi. Ora abbiamo la possibilità di suggerire ai nostri clienti soluzioni su misura e più adatte alle loro esigenze”, conclude Werner. Allo stesso tempo, l’esperienza del Retail Center supporterà Rijk Zwaan nello sviluppo FRUITBOOKMAGAZINE
RIJK ZWAAN, l’azienda sementiera in cifre
1924 4 2700 2 anno di fondazione
nelle orticole
trial station in Italia
collaboratori
88
di varietà e concept che rispondono ai desideri del mercato. “Insieme, possiamo usare il Retail Center per aumentare le vendite e per contribuire a un maggior consumo di ortaggi”. FRUITBOOKMAGAZINE
100 30%
0 player mondiale
Knox vince il FLIA. La forte innovazione dell’azienda olandese è stata premiata all’ultima edizione di Fruit Logistica con la vittoria dell’Innovation Award, noto anche con l’acronimo FLIA, a 11 anni di
nazioni servite
fatturato investito in r&d
distanza dal primo riconoscimento del 2006 con Salanova (una lattuga baby leaf fresca, facile da preparare, che con un unico taglio si separa in tantissime foglioline). Si tratta di un sistema 100 per cento naturale appositamente sviluppato per ritardare il cosiddetto processo di “pinking” (il tipico imbrunimento delle foglie di insalata una volta che queste vengono tagliate) nella lattuga tagliata fresca, estendendo la shelf life nel punto vendita di uno o due giorni. Questa proprietà offre notevoli vantaggi per tutta la filiera, tra cui la riduzione degli scarti per retailer e aziende della trasformazione e, per i consumatori, una miglior propensione all’acquisto di insalate pronte ed in busta, che rimangono fresche più a lungo. “Durante Fruit Logistica abbiamo riscontrato un grandissimo interesse da parte dei produttori, trasformatori e distributori di tutto il mondo”, afferma Bauke van Lenteren, marketing specialist del settore insalate a foglia di Rijk Zwaan. “La vendita delle insalate di quarta gamma, pronte e in busta, è aumentata negli anni, ma l’arrossamento dei margini fogliari nelle insalate adulte è un problema. Adesso Knox prolunga in modo sostanziale la shelf life. Inoltre, per i retailer, i vantaggi includono una miglior gestione delle scorte e meno scarto. Ci hanno spiegato che un giorno in più di shelf life corrisponde al 25 per cento in meno di spreco, ecco perché sono entusiasti di Knox”. l N.19 l APRILE 2017
La vendita delle insalate di quarta gamma è au“mentata negli anni, ma l’arrossamento dei margini fogliari è un problema. Knox prolunga in modo sostanziale la shelf life. Per i retailer significa avere una miglior gestione delle scorte e meno scarto”, Bauke van Lenteren (marketing sp. Rijk Zwaan)
89
A lato il reparto ortofrutta di un punto vendita del gruppo distributivo veneto Alì, che nel 2016 per la prima volta ha superato il miliardo di euro di fatturato. Innovativo l’accordo con Rijk Zwaan per studiare insieme i consumatori per capire quali sono le varietà orticole più adatte per soddisfare le loro esigenze. L’ortofrutta incide per quasi il 14 per cento nelle vendite complessive di Alì ed è in sensibile crescita. La società del gruppo Selex gestisce 110 punti vendita in veneto ed Emilia-Romagna e nel 2018 dovrebbe aprire il primo punto vendita a Bologna.
L’accordo con Alì Supermercati. Rijk Zwaan e il gruppo distributivo veneto Alì hanno recentemente avviato una collaborazione con l’obiettivo di migliorare l’esperienza del consumatore all’interno del supermercato e di capire quali saranno i futuri trend del mercato. La partnership coinvolgerà i punti vendita Alì e Aliper presenti a Padova e in numerose altre province del Veneto, oltre che nel territorio emiliano, a Ferrara. “Supportiamo il gruppo Alì mettendo a disposizione il nostro know how sui prodotti orticoli e sulle loro caratteristiche”, dichiara Alessandro Silvestrelli, direttore generale Rijk Zwaan Italia. Questa collaboraziol N.19 l APRILE 2017
ne fa parte del nostro modo di essere: siamo in contatto costante con tutti gli operatori della filiera, perché è proprio attraverso lo studio del mercato, dei trend di consumo e dei cambiamenti socio demografici che possiamo definire le priorità per i nostri programmi di breeding e, in risposta alla domanda, selezionare nuove varietà che si distinguano nel mercato”. Rijk Zwaan si contraddistingue per il forte senso dei valori aziendali, proprio come il gruppo Alì. “È la prima volta che collaboriamo con
un’azienda di sementi”, commenta Giuliano Canella, responsabile ortofrutta di Alì Spa. “Ci posizioniamo alla fine della filiera e abbiamo molte informazioni sui consumatori. Attraverso questa sinergia, intendiamo ripercorrere la filiera a ritroso, dando indicazioni utili agli altri attori. Il reparto ortofrutta è il settore che presenta la più elevata frequenza di acquisto, influenzata fortemente da provenienza e stagionalità dei prodotti. Se Rijk Zwaan può fornirci informazioni su varietà orticole e loro storia, questo si traduce in una miglior qualità all’interno dei negozi”.
FRUITBOOKMAGAZINE
Kale, superfood di tendenza anche in Italia. O no? Spopola da alcuni anni in Nord America, Regno Unito e Far East Massimiliano Lollis
Il kale, noto soprattutto come cavolo riccio e nella sua variante cavolo nero, sta vivendo un periodo di gloria. Diventato l’emblema del “superfood” grazie alle star di Hollywood, negli Stati Uniti ha successo da tempo come ortaggio di tendenza. Certo in Italia il discorso è ben diverso: qui il kale è ancora poco conosciuto, ma c’è chi scommette sul suo successo con iniziative di qualità. Ne abbiamo parlato con Martina Boromello di OrtoRomi e Valérie Hoff de La Linea Verde
FRUITBOOKMAGAZINE
scorso anno si è registrato un aumento del 5 per cento nella vendita di questo ortaggio fresco. Il fattore “trendy” alla base del suo successo è indubbio. Al di là dei gusti personali di ognuno, sembra che il buon sapore non sia la migliore qualità del kale, che invece ha molto appeal e piace a tanti per le sue elevate proprietà salutistiche. L’ortaggio, poco calorico e ricco di vitamine A, K, C e B6, è un superfood amato dalle star di Hollywood, ma l’origine della sua fama, secondo Market Watch, va ricercata più che altro nelle trasmissioni di cucina in tv, che negli ultimi anni hanno contribuito a renderlo celebre. Dalla tv alla popolarità sui social il passo è breve, e basta fare un giro sulle pagine Instagram e Facebook di appassionati di ricette e food blogger per rendersi conto della popolarità del cavolo riccio o di quello nero. La moda non poteva sfuggire all’industria alimentare e alla
IL KALE PER FORK’N’PLATE
Tutti pazzi per il kale: l’ortaggio a foglia, più comunemente noto come cavolo riccio o nella sua variante cavolo nero, da tempo riscuote molto successo negli Stati Uniti, dove è considerato un vero e proprio superfood di tendenza. Secondo una ricerca condotta dal sito Market Watch tramite lo strumento statistico Product Insider di Nielsen, che monitora la composizione degli alimenti in commercio, l’aumento nelle vendite di kale per i prodotti trasformati è stato notevole. Tra febbraio 2016 e febbraio 2017, sarebbero infatti schizzate del +391 per cento le vendite di prodotti surgelati che contengono kale, così come i prodotti a base di pesce con kale (+143 per cento), preparati a base di vitamine con kale (+125 per cento) e sughi per pasta asciutta con kale (+60 per cento). In generale, cresce anche la produzione agricola di kale in Usa, che nel periodo 2007-2012 raggiunge un aumento che il Dipartimento di Agricoltura statunitense stima di quasi il 60 per cento senza rallentamenti, mentre lo
COME CUCINARE
90
GUARDA IL VIDEO!
l N.19 l APRILE 2017
91
grande distribuzione statunitense che, osservando il successo di gradimento dell’ortaggio, hanno approfittato per creare e pubblicizzare una miriade di nuovi prodotti contenenti kale, che però di kale hanno ben poco: dagli snack ipercalorici agli omogeneizzati per bimbi, le operazioni commerciali fuorvianti non mancano. Secondo Lindsay Moyer, una nutrizionista del gruppo scientifico no profit Center for Science in the Public l N.19 l APRILE 2017
Interest, intervistata dallo stesso Market Watch, nei cibi pronti “le aziende possono aggiungere quantità irrisorie di kale per far sembrare ogni cibo, anche quello spazzatura (o junk food), un superfood dalle qualità salutari. A volte la scelta di introdurre il kale nei prodotti è solo una strategia di marketing per dare ai cibi un’aura salutare”. In Italia invece? Nel nostro Paese il kale è ancora poco conosciuto al grande pubblico, e quindi questo rischio sembra molto ridotto, oltre al fatto che quello offerto sul merFRUITBOOKMAGAZINE
Bok Choy: il prossimo kale? Hanno un Andi score di 825, non molto sotto il kale con un gusto probabilmente superiore, almeno quello che abbiamo gustato cotto in un ristorante di Hong Kong lo scorso settembre, in occasione di Asia Fruit Logistica. La foto a lato dello scorso dicembre si riferisce invece a un produttore canadese che lo fornisce in diverse tipologie alle catene distributive di New York City. In Italia oggi è praticamente introvabile, ma del resto lo era anche il kale solo due anni fa.
92
The Aggregate Nutrient Density Index - ANDI score Rapa rossa Crescione Kale Bok Choy Spinaci Cime di rapa Cavolo di Pechino Cavoletti di Bruxelles Alga clorella Rucola Ravanello Cacao Basilico Prezzemolo Germogli di fagiolo Peperoni rossi Lattuge Cavolo rapa Broccoli verdi Peperoni gialli Radicchio Aneto Bacche di acai Cavolfiore Limone Peperoni verdi Carciofo Carota Zucchine Zenzero More Zucca
FRUITBOOKMAGAZINE
1.000+ 1.000+ 905 825 739 715 704 672 561 559 554 518 475 474 444 420 406 393 376 371 359 326 319 285 280 258 244 240 222 200 178 171
Melagrana Pomodori Susina Lamponi Mirtilli Funghi Papaya Bacche di goji Arance Pompelmo Melone Anguria Mele Pesche Ciliegie Chia Albicocche Ananas Fichi Mango Cetriolo Pistacchi Pere Patate Nettarine Avocado Noci Uva Banana Olive Quinoa Zucchero di canna
166 164 159 145 135 135 118 114 109 102 100 91 76 76 68 68 64 64 62 51 50 48 46 43 41 37 34 31 31 24 21 2
cato italiano è in gran parte kale di quarta gamma, il che rappresenta una garanzia per i consumatori. OrtoRomi, una delle realtà più dinamiche della quarta gamma in Italia, ha lanciato il kale nel giugno 2016 con risultati sorprendenti. Martina Boromello, responsabile marketing di OrtoRomi, ci racconta l’origine dell’iniziativa: “È nato tutto grazie a un viaggio a Londra, piazza decisamente innovativa anche nel settore dell’ortofrutta. Là ho notato come il kale fosse tra le referenze più alto rotanti e soprattutto mi colpì la sua versatilità: crudo, cotto, già lavato, da lavare, in succo, in chips… insomma le varianti proposte erano davvero molte”. Il kale, racconta, la colpì anche per le sue proprietà nutrizionali: “Abbiamo deciso di comprendere a fondo le ragioni del suo successo in quel mercato, venendo così a conoscenza di tutte le sue grandi proprietà benefiche: uno dei pochissimi ortaggi con 1.000 ANDI score, una scala di valori nutrizionali riconosciuta e conosciuta anche tra i consumatori negli Usa”. Date queste premesse, OrtoRomi ha deciso di lanciare il kale Insal’Arte nella vaschetta da 90 grammi. Una monoreferenza. Ma non c’era il rischio di spaventare i consumatori, visto che parliamo di un ortaggio ancora poco noto agli italiani? “La scelta - risponde la Boromello - è stata voluta. Il nostro obiettivo era far conoscere il kale a 360 gradi, poterlo suggerire come contorno crudo, ma anche l N.19 l APRILE 2017
È nato tutto grazie a un viaggio a Londra, piazza “decisamente innovativa anche nel nostro settore. Là ho notato come il kale fosse tra le referenze più alto rotanti e soprattutto mi colpì la sua versatilità: crudo, cotto, lavato, da lavare, in succo, in chips ”, Martina Boromello (resp. marketing OrtoRomi)
93
cotto. Mixarlo con altre insalate per noi equivaleva a svalutare il prodotto: perciò lo abbiamo valorizzato proponendolo solo. E così abbiamo arricchito la confezione con info pratiche e veloci”. L’interesse da parte dei clienti, ci spiega, è stato fin da subito buono, anche grazie alla comunicazione sui social e al coinvolgimento con il mondo dei blog per lanciare il prodotto e creare sfiziose ricette. Poi la referenza è stata inserita in diverse catene: “Ama Crai, Arca, Aspiag, Coop Alleanza 3.0, Commerciale Ortoinvest, Codè Crai Ovest, Dimar, Italbrix, GS, Ortofin, Tigros, Unicoop Tirreno, Supermercati Visotto, Supermercati l N.19 l APRILE 2017
Cadoro solo per citarne alcune”. E le vendite hanno decisamente premiato: “Dal lancio, nel giugno 2016, a oggi abbiamo venduto circa 12 mila colli, ovvero circa 120 mila vaschette”. OrtoRomi ha poi deciso di valorizzare il kale proponendolo in modalità più originali: “Con la partenza ad inizio 2017 dei nuovi estratti di frutta e verdura prodotti direttamente nello stabilimento di Borgoricco (Padova), abbiamo ritenuto opportuno valorizzare e rafforzare la conoscenza di questo ortag-
gio proponendolo anche nella versione estratto: kiwi 55 per cento, mela 39 per cento, kale 5,9 per cento, salvia 0,1 per cento”. In generale, secondo Martina Boromello, grazie alla sua aurea trendy e salutare, il kale sta riscuotendo molto successo tra i consumatori italiani: “Sono davvero tante le richieste che ci arrivano specialmente dai social network, dove gli utenti ci chiedono spiegazioni, suggerimenti, informazioni riguardo il kale e i prodotti Insal’Arte. Ritengo che il kale sia un ortaggio dalle ottime potenzialità, che ha performato bene in questi primi mesi ma credo che tanta sia la strada da fare ancora per farlo conoscere”. FRUITBOOKMAGAZINE
Nella foto a lato le chips di kale esposte al The New York Produce Show and Conference lo scorso dicembre, 100 per cento biologiche, veggie e non Ogm. Uno snack salutare anche nella versione piccante. Nella foto sotto alcune referenze di Organic Girl, azienda altamente innovativa della California che vende le sue vaschette di kale e altri ortaggi ad elevato tasso di salute già lavati e pronti al consumo anche in mete lontane come Hong Kong e Londra.
94
Il kale è stata una scoperta vincente anche per La Linea Verde, l’azienda di Manerbio (Brescia) che produce con il proprio brand DimmidiSì e con i marchi della grande distribuzione e che nella gamma di insalate, lo scorso anno, ha introdotto il baby kale, una esclusiva della quarta gamma, adatto ad un consumo crudo come insalata: “Coltiviamo la varietà baby kale di quarta gamma tutto l’anno nelle nostre serre di Pontecagnano (Salerno)”, ci spiega Valérie Hoff, direttore marketing e comunicazione de La Linea Verde. “Non è stato così facile raggiungere questo risultato: si è trattato di un lavoro di ricerca varietale per seleFRUITBOOKMAGAZINE
zionare la varietà più resistente e gustosa, adatta quindi allo scopo”. Le prime esperienze dell’azienda con il kale sono piuttosto recenti: “Il nostro primo esperimento, presentato nell’aprile dello scorso anno a Cibus, è stato proporre il kale (inteso come baby kale), in una busta da 50 grammi, come prova di assaggio per un consumatore curioso”. L’approccio è stato però diverso rispetto a quello adottato da OrtoRomi: “Sapevamo - spiega la Hoff - che essendo una novità e trattandosi di un prodotto scono-
sciuto ai nostri consumatori, andava fatto conoscere a poco a poco, ci voleva un approccio graduale. Così al kale abbiamo affiancato una misticanza, proprio per il fatto di voler offrire ai nostri consumatori un pizzico di innovazione, evitando però grandi sconvolgimenti. Sul retro della confezione si è anche pensato di aggiungere ricette e consigli per la preparazione, in modo da aiutare il consumatore”. Per i prodotti con kale, il packaging non poteva certo mancare di originalità: “Vista la peculiarità del marchio DimmidiSì, aperto anche all’ironia, il packaging che oggi accompagna le nostre insalate DimmidiSì con kale è spiritoso: si tratta di un logo con la scritta Kale che richiama ovviamente il logo di Superman e che allude, giocosamente, alle caratteristiche salutari del kale”. Sarà per il packaging vincente, per l’appeal salutistico o per gli eventi collegati (come il lancio delle referenze all’edizione 2016 del Rimini Wellness con food blogger e appassionati), fatto sta che entrambe le referenze sono state ben accolte dal mercato retail in Italia. L’azienda lo vende bene anche fuori dai confini nazionali, come co-packer per la GDO estera: “Da un anno lo vendiamo a Delhaize in Belgio, poi è arrivata la collaborazione con FranPrix in Francia: operazione che la stampa francese ha elogiato poiché giudicata fortemente innovativa. Ora lo stiamo vendendo anche da Ahold in Repubblica Ceca”. l N.19 l APRILE 2017
Essendo una novità e trattandosi di un prodotto “sconosciuto ai nostri consumatori, abbiamo preferito un approccio graduale. Così al kale abbiamo voluto affiancare una misticanza, offrendo così un pizzico di innovazione ma evitando grandi sconvolgimenti ”, Valérie Hoff (dir. marketing La Linea Verde) 95
Finora però con Valérie Hoff abbiamo parlato solamente di baby kale. E il cavolo nero, invece? “Da qualche mese - spiega - ci siamo organizzati per coltivare cavolo nero di quarta gamma, quello tipico della ribollita toscana, un prodotto che fino a qualche tempo fa era venduto prevalentemente in Toscana come prodotto locale, da mangiare cotto. Noi oggi lo offriamo fresco e pronto da cuocere: a differenza del baby kale, oggi la sua produzione è solo di stagione”. Anche per DimmidiSì, il kale non si limita però alla quarta gamma: “Nel mese di marzo - spiega Valérie Hoff - abbiamo rivisitato la nostra zuppa toscana, molto apl N.19 l APRILE 2017
prezzata e conosciuta dai nostri clienti, e l’abbiamo arricchita proprio con il cavolo nero. Ma non è tutto, poiché nelle zuppe della linea Gourmet abbiamo introdotto il cavolo riccio nel nuovo Minestrone con quinoa”. Per il direttore marketing de La Linea Verde le doti salutari possono però non bastare se viene a mancare il gusto, requisito oggi sempre più richiesto: “Il kale fa bene, ma deve essere anche buono”, ricorda. “Non dimentichiamolo: altrimenti rimane una moda che in pochi seguono”.
Come dimostrano le testimonianze di Martina Boromello e Valérie Hoff, il kale oggi offre indubbiamente un panorama interessante, che si sta costantemente ampliando con prodotti e formati diversi, sull’esempio di quanto succede all’estero. Visto il riscontro positivo da parte del pubblico, c’è allora da aspettarsi che questo promettente “super ortaggio” possa ben presto guadagnarsi una nicchia italiana di tutto rispetto. Se infatti esiste il rischio che si tratti soprattutto di una moda passeggera, è anche vero che le qualità benefiche del kale sono innegabili.
FRUITBOOKMAGAZINE
Bene le esportazioni ma ora serve più qualità e innovazione varietale La nostra indagine con cinque top manager del settore ortofrutticolo italiano Carlotta Benini
96
Come ha riportato Fruitimprese, l’Italia nel 2016 ha esportato oltre 4,25 milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli, per un valore economico che supera la soglia dei 4,75 miliardi di euro. La crescita porta un doppio segno positivo, +4,9 per cento a valore e +6,1 per cento a volume e costituisce un record per il settore. Le importazioni sono invece in leggero calo, sia a volume (-3,7 per cento), che a valore (-2,4 per cento), con l’unica eccezione della frutta tropicale “I dati Istat - sono le parole del presidente di Fruitimprese Marco Salvi - dimostrano come le imprese italiane siano non solo capaci di stare sul mercato internazionale, ma crescano conquistando nuovi spazi attraverso la qualità dei propri prodotti, l’innovazione e le collaborazioni internazionali”. Ma cosa pensano le grandi realtà ortofrutticole italiane della fotografia scattata da Fruitimprese? Quali sono i mercati particolarmente strategici per il prodotto italiano e quali invece le barriere ancora da abbattere? Infine, cosa serve alla nostra produzione per mantenersi competitiva? Abbiamo chiesto un commento ad alcuni big player del settore ed ecco cosa è emerso. Paolo Carissimo, RK Growers. “Se penso che i dati di Fruitimprese siano veritieri? I dati sono dati e per definizione certi. In relazione alla stagione di esportazione oltremare, credo che questi segni positivi abbiano una valenza relativa e vadano analizzati nello specifico, in quanto la crescita si è concenFRUITBOOKMAGAZINE
trata solo su alcuni Paesi, che hanno compensato il venir meno delle mete portanti e consolidate della nostra esportazione negli ultimi anni”, è il commento a caldo del presidente di RK Growers. L’azienda che ha sede a Saluzzo (Cuneo) è una realtà leader della distribuzione ortofrutticola che raggruppa importanti produttori italiani ed esteri e fornisce i mercati e le più qualificate catene della gdo in Italia e all’estero. Mele e kiwi sono i due prodotti di punta per quanto riguarda l’export. Proprio le esportazioni vengono seguite dagli uffici di Genova sotto la guida di Paolo Carissimo, mentre dell’import e della distribuzione in Italia e in Europa si occupa l’ufficio di Saluzzo guidato da Carlo Lingua. “Il 2016 è stato in generale un anno abbastanza complicato per l’export di mele - spiega - in particolare per la Golden, che ha avuto difficoltà in alcuni mercati tradi-
zionali, oltre ovviamente a soffrire per il continuato embargo russo. A inizio aprile abbiamo ancora stock importanti di prodotto. Questo è principalmente dovuto al venir meno di un mercato particolarmente strategico per questa mela come il Nord Africa, che a causa della situazione di instabilità politica e della svalutazione della moneta ha visto crollare il potere d’acquisto dei consumatori, con un conseguente drastico calo della domanda per il prodotto importato italiano”. “Fortunatamente - continua chiuso un mercato se ne apre un altro, così abbiamo assistito a un interessante exploit del Brasile, che ha parzialmente colmato l’assenza di domanda dal Nord Africa, ricevendo volumi importanti di Gala e anche di Red Delicious”. Passando alle varietà rosse, quindi, la situazione è più rosea, ma non del tutto positiva. “La Red Delicious ha avuto un mercato abbastanza positivo, anche se questo finale di stagione risulta un po’ fiacco. - rivela Carissimo - anche in questo caso registriamo stock di prodotto che destano qualche preoccupazione”. Differente la situazione per Granny Smith, varietà per cui, vista la contenuta massa critica di prodotto, la domanda è rimasta regolare, destinata a mercati quali Medio Oriente, Brasile e in piccola parte Asia. Buone infine le performance delle mele club, Ambrosia e Crimson Snow, che per il primo anno sono entrate con successo nella gdo di Hong Kong. l N.19 l APRILE 2017
COMMERCIO ESTERO ORTOFRUTTICOLO ITALIANO ANNI 2015 - 2016 QUANTITÀ (TONS) ESPORTAZIONI Legumi e ortaggi
VALORI (MIGLIAIA DI EURO)
2015
2016
var %
2015
2016
var %
941.599
1.058.399
15,7
1.230.172
1.331.180
8,2
248.184
297.817
20,0
194.787
248.622
27,6
Frutta fresca
2.700.347
2.745.826
1,7
2.582.963
2.608.243
1,0
Frutta secca
67.946
78.252
15,2
475.020
507.851
6,9
Frutta tropicale
78.430
72.623
-7,4
62.110
71.061
14,4
4.009.506
4.252.917
6,1
4.545.052
4.766.957
4,9
2015
2016
var %
2015
2016
var %
1.313.936
1.242.735
-5,4
832.935
812.088
-2,5
Agrumi
469.584
356.496
-24,1
375.554
345.241
-8,1
Frutta fresca
591.139
572.916
-3,1
686.370
654.117
-4,7
Frutta secca
210.482
246.155
16,9
1.305.033
1.269.423
-2,74
Frutta tropicale
871.405
909.723
4,4
630.091
658.942
4,6
3.456.546
3.328.025
-3,7
3.829.983
3.739.811
-2,4
552.960
924.892
67,3
715.069
1.027.146
43,6
Agrumi
TOTALE EXPORT IMPORTAZIONI Legumi e ortaggi
TOTALE IMPORT SALDO
Elaborazione Fruitimprese su dati Istat
Passando ai kiwi, la stagione volge al termine in linea con le previsioni per RK Growers. “A livello nazionale si è registrato un calo produttivo del 20 per cento e, a tre mesi dalla chiusura della campagna, il valore del prodotto resta sostenuto”, rivela il presidente. “Tuttavia il kiwi quest’anno ha dovuto affrontare varie problematiche qualitative, soprattutto per le caratteristiche di pressione e tenuta. Questo ci ha costretti a terminare le esportazioni oltremare molto prima del previsto. Ci siamo quindi concentrati sull’Europa, dove la domanda è rimasta stabile e soddisfacente”. Quali sono dunque le sfide per la produzione italiana all’estero? “Dobbiamo impegnarci a esportare quanto più possibile un prodotto di elevata qualità, con caratteristiche gustative all’altezza delle aspettative”, è il parere di Carissimo. “Il consumatore estero che è disposto a pagare un prezzo maggiore per un prodotto importato, vuole che questo sia di categoria l N.19 l APRILE 2017
premium. Prendendo l’esempio del kiwi, pensare di esportare questo prodotto come una commodity, come abbiamo fatto per tanti anni, rischia, in questi mutati scenari di mercato, di portarci a non coprire più gli alti costi di produzione”. Quali sono, infine, i mercati esteri più interessanti? “L’Asia è l’area geografica con maggiori possibilità di sviluppo - conclude il presidente di RK Growers - Cina, India, Vietnam e gli altri stati dell’emisfero nord immettono sul mercato importanti quantitativi di ortofrutticoli nello stesso nostro periodo di esportazione, per questo ribadisco l’importanza di attaccare questi mercati con un prodotto distinto per caratteristiche di presentazione, qualità e gusto. Questo richiede investimenti nelle nuove varietà e un’alta selezione dei nostri prodotti convenzionali, facendo leva sulle nostre tecnolo-
gie di produzione e di confezionamento, che ci vedono leader in tutto il mondo. È determinante, infine, un lavoro congiunto da parte delle nostre istituzioni per abbattere le barriere di tipo fitosanitario: Cina, Taiwan, Thailandia, Indonesia e Vietnam sono mercati molto importanti a noi ancora preclusi, in primis per le mele”. Gerhard Dichgans, VOG. La chiusura dei mercati del Nord Africa è stata un fattore negativo anche per VOG, il consorzio delle cooperative ortofrutticole dell’Alto Adige leader internazionale del comparto melicolo. “Mentre le vendite sul mercato italiano e nelle tradizionali destinazioni europee procedono con regolarità e con i ritmi delle stagioni passate, i mercati di sbocco del Nord Africa, che negli ultimi anni sono man mano divenuti strategici per le mele italiane, hanno presentato diverse criticità”, esordisce il direttore del consorzio. “In Libia e Algeria il mercato è praticamente chiuso, per le FRUITBOOKMAGAZINE
97
Opera sta per concludere la sua seconda campagna. Il consorzio riunisce 18 fra le più importanti aziende coinvolte nella filiera della pera e più di 1.000 frutticoltori esperti che hanno deciso di unire le loro forze, con il supporto di oltre 100 tecnici agronomi e più di 50 responsabili commerciali. Sotto, da sinistra, Gualtiero Rivoira di Kiwi Uno con Paolo Carissimo di RK Growers a Fruit Logistica 2016. Nella pagina a fianco il direttore generale del consorzio VOG, Gerhard Dichgans.
98
difficoltà economiche e la mancanza di valuta pregiata. L’Egitto, che fino all’estate 2016 era il partner per eccellenza della frutta italiana e delle mele dell’Alto Adige, non ha più le risorse economiche, ed è diventato un mercato alla ricerca del prodotto a minor prezzo, anche a scapito della qualità”. Si sono aperti, nel contempo, mercati alternativi: le esportazioni verso il Medio Oriente - fino a gennaio - sono andate a pieno ritmo, come anche le esportazioni verso l’India. Ottima la domanda dalla Spagna, dove la marca Marlene consolida sempre di più la sua posizione di leader del mercato. Anche in direzione Scandinavia, dopo un inizio debole, le spedizioni a partire da febbraio si sono portate nuovamente sui volumi consueti. Quali sono le varietà che hanno FRUITBOOKMAGAZINE
performato meglio? “Sono andate molto bene le Royal Gala, - continua Dichgans - che, dopo un’annata 2015-2016 deludente, hanno riconquistato la fiducia dei clienti, grazie a una qualità incontestabile. Con le quotazioni in ripresa da fine dicembre, possiamo garantire ai nostri produttori una liquidazione soddisfacente”. Buone le vendite anche per Fuji, con quotazioni in ripresa da marzo, grazie anche al minore volume di raccolto disponibile in questa campagna. “Sotto tono purtroppo, per il secondo anno consecutivo, le Golden conferma anche il direttore di VOG - che pagano lo scotto della chiusura di Egitto e Maghreb”.
Cosa deve fare la produzione melicola dell'Alto Adige per restare competitiva all’estero? Qualità al centro anche per VOG, e anche innovazione varietale. “Dobbiamo senz’altro continuare a puntare su questi due nostri punti di forza. Per il nostro consorzio l’innovazione varietale è alla base di tutte le strategie e rappresenta una risorsa per conquistare i consumatori che si allontanano dalle varietà classiche”. VOG persegue da anni questa opportunità, proponendo al mercato varietà innovative: da Pink Lady a Kanzi, Jazz ed envy. Per non dimenticare l’ultima proposta che rivoluzionerà il segmento delle mele a buccia gialla: Shinano Gold, commercializzata con la marca yello. I mercati esteri a cui aprirsi? “Nel corso degli ultimi anni abbiamo iniziato a focalizzarci su alcuni nuovi mercati di sbocco, quali l’India e il Sudamerica - conclude Dichgans - cruciale anche la finalizzazione delle trattative bilaterali tra l’Italia e alcuni Paesi del Sudest asiatico come Thailandia e Vietnam, per chiudere i dossier fitosanitari e permettere finalmente l’export delle nostre mele verso questi Paesi”. Luca Granata, Opera. “Qualità del prodotto e del servizio fornito, capacità di fornitura ampia in termini di varietà, quantità e durata nel tempo. E un occhio attento ai nuovi trend per tenere alta la domanda da parte del consumatore”. Ecco le sfide da affrontare per la l N.19 l APRILE 2017
Sotto tono, per il secondo anno consecutivo, le “Golden che pagano lo scotto della chiusura di Egitto e Maghreb. L’innovazione varietale è alla base di tutte le nostre strategie e rappresenta una risorsa per conquistare i consumatori che si allontanano dalle varietà classiche ”, Gerhard Dichgans (VOG) competitività del made in Italy nel mondo secondo Opera, il colosso cooperativo delle pere che con 18 aziende e oltre mille produttori di pere copre tutta la filiera, dalla produzione alla vendita. “Sono un po’ le sfide di sempre - commenta il direttore generale del consorzio Luca Granata, che trova veritiera la fotografia scattata da Fruitimprese sull’export italiano - La domanda di pere Opera in destinazioni diverse dall’Italia nel corso del 2016 è risultata in crescita rispetto a quella dell’anno precedente, in termini di quantità, di valore e di numero di destinazioni raggiunte”. “Come sempre - aggiunge - le pere della varietà Abate risultano quelle maggiormente richieste dai nostri clienti esteri, soprattutto in Ue 27. “Le destinazioni di esportazione con i maggiori tassi di crescita sono certamente quelle extraUe anche se il loro contributo al nostro export in termini di quantità è ancora largamente inferiore a quello delle nazioni del Vecchio Continente”. Affinché l’export italiano possa svilupparsi al pieno delle sue potenzialità, anche per il direttore di Opera ci sono ancora delle barriere da abbattere. “La Cina è ancora del tutto chiusa alle esportazioni italiane di pere. Questo a differenza di quanto già avviene per altre Nazioni della stessa Ue 27: strano, non è vero?”. “Gli Usa - prosegue Granata - sono formalmente aperti, ma praticamente, per diversi motivi, non è certo molto agevole esportare pere ital N.19 l APRILE 2017
99
liane oltre Atlantico. In Russia continua da anni l’embargo per l’ortofrutta delle Nazioni della Ue e quindi anche per le nostre pere. Le pere italiane quindi per il momento non possono praticamente essere esportate in tre dei maggiori mercati del mondo. Ciò non ci agevola certamente, ma non dobbiamo mai sottovalutare le opportunità di crescita che abbiamo nelle moltissime altre nazioni i cui mercati sono aperti anche alle nostre vendite”. Parlando infine di pere Abate (che rappresentano circa il 50 per cento della produzione nazionale), c’è un’oggettiva difficoltà per l’export in molti Paesi lontani dall’Italia, “sia per la
grande suscettibilità dei frutti ai danni da manipolazioni e trasporto, sia per il limitato gradimento dei consumatori di molte nazioni per frutti di pero con epidermide anche solo in parte rugginosa”. Ilenio Bastoni, Apofruit. Se le congiunture di alcuni mercati hanno costituito un piccolo fattore di criticità anche per Apofruit Italia, questo da solo non è bastato ad arrestare la crescita dell’export del colosso ortofrutticolo romagnolo. Le performance nel 2016 sono state eclatanti, specie per i mercati d’oltremare, che registrano un tasso di sviluppo del +138 per cento sul 2015, e per le spedizioni via aerea, che crescono del 141 per cento. “L’export per Apofruit è fondamentale”, esordisce Ilenio Bastoni, direttore generale del gruppo. “Ad FRUITBOOKMAGAZINE
Le performance dell’export nel 2016 sono state “eclatanti per il nostro gruppo. In particolare i mercati d’oltremare, che sono cresciuti del 138 per cento e che in un paio di anni potrebbero essere il primo mercato in esportazione. Bene anche il bio ”, Ilenio Bastoni (direttore generale Apofruit Italia)
100
oggi esportiamo a valore circa il 45 per cento dei nostri prodotti”. L’Europa - Germania in testa - resta il primo mercato di riferimento, a cui viene destinato il 30 per cento del prodotto esportato. Poi c’è l’oltremare e l’obiettivo è “che quest’ultimo diventi nel giro di due anni il primo mercato di destinazione”. I mercati di riferimento di Apofruit sono l’Asia e in particolare il Far East per il kiwi, prodotto su cui la cooperativa ha in attivo da sei anni un progetto di qualità volto a fornire su questi mercati un frutto dalla sostanza secca superiore alle colture tradizionali (molto apprezzato dai consumatori asiatici), venduto con il brand Solemio. Un altro bacino molto interessante, che registra potenziali di sviluppo importanti, è quello del FRUITBOOKMAGAZINE
Medioriente, a cui Apofruit destina anche per via aerea tutta la gamma dei prodotti in export, compresa la frutta estiva. “L’export negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita mantiene valori nettamente superiori rispetto alle quotazioni medie del prodotto che esportiamo nei Paesi europei”, sottolinea il direttore. “Stiamo parlando di un mercato dal grande potenziale, con un consumatore che ricerca e apprezza la qualità del made in Italy, e su cui dobbiamo investire con un prodotto che abbia caratteristiche superiori e distintività”. Anche nei Paesi del Nord Africa Apofruit ha visto uno sviluppo interessante dell’export, parlando di
mele. C’è tuttavia la questione del mercato egiziano. “Abbiamo avuto un calo importante delle esportazioni in Egitto - spiega il direttore di Apofruit - compensato tuttavia dai volumi importanti sviluppati in Medio Oriente e in America Latina”. Da Panama al Brasile, il gruppo si è approcciato per la prima volta a questi mercati principalmente con l’export di mele, dalle varietà rosse, alle bicolori, alla Granny Smith. “Abbiamo riscontrato molto interesse per le nostre produzioni e riteniamo che nei prossimi anni ci possano essere positive prospettive di sviluppo”, commenta. Un altro mercato emergente e particolarmente interessante per Apofruit è quello indiano. La parola d’ordine per sostenere il primato del prodotto italiano all’estero è, ancora una volta, la qualità. “Rispetto ad altri Paesi abbiamo costi di produzione più alti, per cui per essere competitivi dobbiamo puntare tutto su un prodotto premium - sottolinea Bastoni - con caratteristiche organolettiche e di gusto che rispondono alla richiesta del mercato. A sei anni dall’avvio del progetto Solemio, vediamo i risultati di questa scommessa vincente. I mercati ora riconoscono al nostro kiwi un valore superiore, rispetto a quello dei fornitori tradizionali”. Proprio per questo, oggi più che mai sarebbe necessario superare le barriere fitosanitarie che ostacolano l’accesso ai mercati asiatici. “In Cina esportiamo kiwi, ma l N.19 l APRILE 2017
Univeg Trade Italia, la società specializzata nell’import-export di frutta e verdura fresca con sede a Trevenzuolo (Verona), si è trasformata in Greenyard Fresh Italy, in linea con le altre realtà del gruppo belga che si è recentemente quotato in borsa. Dal punto di vista sostanziale non ci sono stati cambiamenti e si registra l’ulteriore crescita del fatturato che, nell’anno che si chiude il 30 marzo, ha raggiunto i 158 milioni di euro, circa sei milioni in più del precedente periodo di riferimento.
sarebbe molto interessante poterci aprire ad altri prodotti come le pere Abate ma anche le mele. Tornando invece ai kiwi, l’apertura al mercato giapponese sarebbe una grande opportunità in termini di volumi e di vendita”, rivela. Infine il direttore generale di Apofruit Italia, parlando di export, sottolinea le buone performance registrate anche dal comparto bio. “Registriamo crescite importanti con il nostro brand Almaverde Bio, che ha sempre maggiore riconoscibilità sui mercati esteri: in Europa, ma sempre di più anche oltremare. Israele e gli Stati Uniti sono i mercati lontani di riferimento. Quelli europei crescono a doppia cifra: in Germania, Francia, Inghilterra e in Nord Europa si registrano performance interessanti, ma anche nei Paesi dell’Est. Specie nelle capitali, si stanno delineando fasce di consumatori sempre più interessate ad acquistare il prodotto bio”. Roldano Calzolari, Greenyard Fresh Italy. Abbiamo infine parlato anche di import con Greenyard Fresh Italy (ex Univeg), società specializzata nel trade ortofrutticolo con sede a Trevenzuolo (Verona), a sua volta parte della holding belga Greenyard, leader mondiale nel settore dell’ortofrutta fresca e conservata. “Tralasciando il discorso ananas e banane, le importazioni in Italia sono in diminuzione”, spiega il direttore generale Roldano Calzolari. Se parliamo di mele e pere, ogni anno l N.19 l APRILE 2017
importiamo sempre di meno, perché con le nuove tecnologie di conservazione diffuse in Europa il prodotto si conserva più a lungo, e di conseguenza la finestra per la frutta di importazione diminuisce: questo vale anche per il kiwi. Pink Lady resta la mela con cui ancora oggi lavoriamo in import”. “Il trend interessante da tenere monitorato è quello della frutta esotica - continua - la cui domanda sta crescendo sempre di più: parlo di mango, papaia e avocado, ma anche di superfood come curcuma e zenzero. In discreto aumento è anche la domanda di piccoli frutti”. Parlando di esportazioni, “il kiwi ha avuto due annate completamente differenti in termini di prezzi - afferma Calzolari - nella precedente annata, a causa di una sovraproduzione, i prezzi sono stati più contenuti, ma l’export è proseguito di un mese oltre il normale calendario di commercializzazione, quest’anno i quantitativi sono stati più contenuti e i prezzi di conseguenza più alti”. Anche le mele sono andate bene, in entrambe le annate. La nota negativa, conferma anche Calzolari, è la Golden, una varietà “sempre più in sofferenza, che si dovrà estirpare nei prossimi anni, perché il mercato ormai è saturo”. Gala è mela più consumata in tutto il mondo: in India e in Medio Oriente Greenyard Fresh Italy esporta volumi molto importanti da ottobre a dicembre. Anche il Brasile per le mele è un mercato strategico, così come il Cile e l’Argen-
tina. Asia e America Latina sono quindi i mercati più interessanti, guardando al futuro. “In Europa non abbiamo più nulla da scoprire - commenta Calzolari - sta mancando molto la Russia, dal punto di vista comunitario stiamo dormendo. C’è poi il Medio Oriente, ma anche in questo caso non abbiamo più niente da inventare. Cina e India, invece, sono mercati con un potenziale enorme, hanno miliardi di abitanti, economie in crescita e un potere di acquisto da parte dei consumatori sempre più alto. Il Cile è un mercato complesso da gestire, ma anche qui ci sono interessanti possibilità di sviluppo per il nostro prodotto”. Le sfide future per il comparto? “Abbiamo sempre guardato molto ai prodotti di consumo nazionale ed europeo, senza considerare una prospettiva di più ampio raggio conclude Calzolari - abbiamo i terreni e la stagionalità, dobbiamo considerare le potenzialità offerte dalle cultivar di tendenza, come la frutta esotica, appunto, i piccoli frutti, o le nuove varietà di pesche e nettarine, parlando di prodotto estivo. Non è necessario andare molto lontano per vedere quali sono le performance di queste produzioni: la Spagna è arrivata anni prima di noi, a coglierne il potenziale”. Poi c’è la questione delle barriere fitosanitarie: “Dobbiamo insistere con il Governo affinché vengano firmati dei protocolli con i Paesi dell’Asia ancora chiusi”.
FRUITBOOKMAGAZINE
101
StraBerry, fragole all’ombra del Duomo di Milano La frutticoltura che funziona senza bisogno della GDO Massimiliano Lollis
102
La storia di Guglielmo Stagno d’Alcontres, siciliano di origine e milanese d’adozione, è tutta da raccontare. Classe 1988 e laurea in Bocconi, all’università inizia a pensare a come sfruttare al meglio i terreni di famiglia e in poco tempo fonda StraBerry: un’impresa che è diventata un modello di innovazione per la coltivazione di frutti di bosco, che vende nel capoluogo con delle ape-car brandizzate. Ma il progetto è molto più ampio, tra orti in affitto, iniziative didattiche e... A Milano StraBerry, per molti, è già sinonimo di qualità: si coltivano più di 350 mila piante di dieci varietà di fragole diverse, 100 mila piante di mirtilli, 15 mila di lamponi, 600 di more, ma anche ciliegie, frutta e ortaggi vari. Il raccolto dell’azienda - che nel 2016 ha venduto circa 200 tonnellate di frutti di bosco - è garantito grazie a serre in vetro di ultima generazione, alla coltivazione fuori suolo e a sistemi informatizzati che fanno sì che le condizioni climatiche all’interno delle serre siano sempre perfette. Punto di forza della realtà agricola, che si estende su un’area produttiva di circa 200 mila metri quadrati, sono i pannelli fotovoltaici sulle serre riscaldate, che coprono 25 mila metri quadrati e garantiscono un risparmio di emissioni pari a migliaia di tonnellate di CO2 ogni anno. Guglielmo Stagno d’Alcontres, siciliano di origine e milanese d’adozione, è stato definito dalla stampa “un economista che si è dato all’agricoltura”: un binomio quello del bocconiano che all’alta finanza ha preferito la natura e la FRUITBOOKMAGAZINE
terra - che colpisce l’immaginazione. Ma il diretto interessato tende a minimizzare: “Mi piace la definizione “economista” - ci spiega - purtroppo però non lo sono. Mi sono semplicemente laureato in scienze economiche”. È però sui banchi dell’università che inizia a prendere forma il suo progetto imprenditoriale: “Questa azienda è nata proprio mentre studiavo. Sono partito dalla costruzione di queste serre nel 2011, iniziando a coltivare fragole fuori suolo, con le tecniche idroponiche, in canalette sospese a un metro e mezzo da terra. Nel 2012 abbiamo iniziato la prima raccolta senza marchio StraBerry, che abbiamo lanciato l’anno successivo”. Non solo serre. Se però uno degli aspetti maggiormente innovativi di StraBerry è l’utilizzo di serre fotovoltaiche, va ricordato che in questa azienda si coltiva anche e soprattutto all’aperto: “Oggi fuori
Il marchio Straberry risale al 2013, seconda campagna per la società guidata da Guglielmo Stagno d’Alcontres, siciliano di nascita e milanese di adozione. Si è laureato in scienze economiche alla Bocconi ed è oggi consigliere regionale Coldiretti. La società si chiama Cascina Pirola Srl e i terreni di famiglia si trovano a 15 chilometri dal centro del capoluogo lombardo.
l N.19 l APRILE 2017
103
suolo nelle serre fotovoltaiche produciamo soltanto fragoline di bosco e mirtilli, mentre tutto il resto è prodotto in campo aperto o in tunnel protetti. Avendo molti terreni - spiega d’Alcontres - abbiamo diversificato la produzione per sfruttare tutte le caratteristiche positive di ogni tipologia di coltivazione”. E sulla stagionalità c’è spazio di manovra: “Per quanto riguarda le fragole partiamo con la produzione ad aprile e finiamo in l N.19 l APRILE 2017
base all’anno e in base alle scelte commerciali, a novembre o a dicembre. Ogni anno è a sé, e questo è il bello, perché così riusciamo a regolarci con la produzione e con la vendita in base all’annata”. La produzione, però, secondo Stagno d’Alcontres, deve essere sempre ben regolata per evitare un approccio sbilanciato sui volumi a scapito della qualità: “Noi - spiega - non utilizziamo le nostre strutture al 100 per cento, quindi abbiamo privilegiato la qualità evitando di esasperare la produzione, come in realtà avremmo potuto fare. Noi abbiamo fatto la scelta di non FRUITBOOKMAGAZINE
Nel 2015 l’azienda ottiene il riconoscimento come produttore di qualità ambientale del Parco Agricolo Sud Milano per l’impegno a favore dell’ambiente, del territorio e del paesaggio. Valori che ben presto vengono conosciuti dai milanesi, anche grazie alla vendita con le simpatiche ape-car e cargo-bike
col tempo sono diventate una ventina, e grazie a questi veicoli e a una decina di cargo-bike - tutti localizzabili sul sito dell’azienda giriamo per la città e facciamo street food sul territorio con quello che è un prodotto a km zero”.
104
farlo”. E quelle di Guglielmo d’Alcontres devono essere scelte ben oculate a giudicare dal successo di StraBerry, che negli ultimi anni ha visto molti importanti traguardi: premiata da Coldiretti nel 2013 e nel 2014 con il riconoscimento Oscar Green come azienda agricola innovativa ed attenta alla sostenibilità ambientale, nel 2015 l’azienda ottiene il riconoscimento come produttore di qualità ambientale del Parco Agricolo Sud Milano per l’impegno a favore delFRUITBOOKMAGAZINE
l’ambiente, del territorio e del paesaggio. Valori che ben presto vengono conosciuti dai milanesi, anche grazie a una serie di iniziative accattivanti, come l’intuizione di vendere in città il prodotto fresco grazie a simpatiche ape-car e cargo-bike: “Le prime ape-car di StraBerry - spiega d’Alcontres hanno iniziato a girare nel 2014:
Il territorio. Certamente il rapporto con il territorio è molto importante per StraBerry. Può però rappresentare anche un limite, soprattutto in vista di una futura espansione? “Più che un limite risponde Guglielmo Stagno d’Alcontres - il territorio rappresenta la visione del nostro business, perché vendiamo un prodotto locale. È vero che da meno di un anno abbiamo avviato la produzione anche in centro e in sud Italia, ma si tratta di una scelta fatta per il semplice fatto che la clientela ci ha chiesto di anticipare la produzione, e noi, non volendo forzare la produzione con trattamenti e concimazioni troppo forti, abbiamo preferito delocalizzare la produzione dove le temperature sono più miti nei mesi in cui ci servono, per contrastare il mercato spagnolo di febbraio e marzo. Di base però è una produzione molto limitata se messa a confronto con la produzione milanese, quella vera e propria. Noi siamo per il km zero e per il locale, in modo assoluto”. Brunelli e Finiper. Di conseguenza, il rapporto con i supermercati non può che essere selettivo e limitato all’area geografica di produzione: “Il Gruppo Finiper, l’unico l N.19 l APRILE 2017
L’azienda sostenibile - con sede a Cassina de Pecchi, nel Parco Agricolo Sud Milano, a soli 15 chilometri dal centro di Milano - utilizza serre con pannelli fotovoltaici e coltiva diversi frutti di bosco, anche fuori suolo, vendendoli poi nel capoluogo grazie a una ventina di apecar brandizzate. Il risultato è un successo: 200 tonnellate di frutti di bosco vendute nel 2016, diversi riconoscimenti, succhi di frutta, confetture e la recente collaborazione con Steccolecco per gelati a km zero.
105
Nella foto a fianco la raccolta all’interno delle serre coperte da pannelli fotovoltaici che coprono una superficie di 25 mila metri quadrati e garantiscono un risparmio di emissioni pari a migliaia di tonnellate di CO2 ogni anno. Le piantine sono coltivate fuori suolo a 1,5 metri di altezza. Il raccolto va da aprile fino quasi a Natale. L’azienda è visitabile dal pubblico. “Milano - secondo Guglielmo Stagno D’Alcontres - è una grande città che ha bisogno di un polmone verde agricolo, da poter condividere e visitare”.
con il quale lavoriamo, ci ha dato la possibilità, grazie a Marco Brunelli, di inserire all’interno del reparto ortofrutta del supermercato dei corner che valorizzino il nostro prodotto, con i nostri venditori. Ma questa collaborazione chiarisce - è limitata ai soli punti vendita della regione: ci teniamo ad avere un rapporto diretto con il cliente, anche perché, essendo un prodotto altamente deperibile, e puntando noi sulla qualità e sul sapore di un prodotto spesso molto maturo, c’è il rischio che si possa trovare del guasto. Per evitare questo e per dare un prodotto di qualità al cliente è necessario avere a disposizione personale in grado di l N.19 l APRILE 2017
controllare il prodotto in fase di vendita, come dal fruttivendolo: questo è molto importante per noi. Il prodotto deve essere buono e maturo, e questo implica ovviamente maggiori rischi”. Gelati, succhi e confetture. Una componente sempre più interessante della produzione di StraBerry è oggi rappresentata dai trasformati: “Ci avvaliamo di produttori che lavorano il nostro raccolto ricavandone succhi di frutta e confetture - spiega - prodotti che ven-
gono sempre più richiesti dalla clientela. Quest’anno abbiamo anche iniziato a commercializzare gelati stecco a base dei nostri berries grazie alla collaborazione con Steccolecco, una giovane realtà di Roma. Sono gelati di alta qualità e quest’anno ci aspettiamo di vendere tra le 200 le 350 mila unità”. Modello replicabile? Una macchina produttiva che potrebbe funzionare anche altrove. Sul fatto però che l’esperienza tutta milanese di StraBerry possa essere esportata in altre città o Paesi, Guglielmo d’Alcontres esclude possa avvenire in tempi brevi: “La potenzialità di sviluppare questo progetto in altre FRUITBOOKMAGAZINE
StraBerry, dal produttore direttamente al consumatore
350 20 2012 200 mila piante di fragole
primo raccolto
ape-car e 10 cargo-bike
tons di frutti di bosco nel 2016
100 9
mila piante mirtilli
mesi disponibilità (aprile-novembre)
106
città - spiega - in questo momento è molto lontana, perché comunque la struttura milanese è collaudata ma non è conclusa, ed essendoci un bacino d’utenza molto importante c’è tanto margine per finire il lavoro qua a Milano. Dopo sarà comunque possibile andare altrove: ma prima di altre zone d’Italia, penso alla Svizzera”. Fragolosa e farmville. Per ora il progetto di d’Alcontres resta quindi “solo” milanese. Ma con un respiro ampio, che va ben oltre la semplice attività commerciale, con uno spirito che mira a fare di StraBerry uno spazio aperto alla città, grazie a una serie di iniziative. “Un evento molto importante per noi - spiega - è Fragolosa, la festa delle fragole in programma a maggio 2017, che l’anno scorso ha richiamato più di 10 mila presenze e FRUITBOOKMAGAZINE
che quest’anno ci aspettiamo saranno ancor più numerose. Sono però molte le iniziative alle quali stiamo lavorando per avvicinare i milanesi alla campagna”. E quale modo migliore degli orti urbani per farlo? “Oltre alle attività didattiche, per cui diamo in gestione orti didattici a scuole e ad associazioni - spiega - ci siamo organizzati per dare in affitto i nostri orti a privati. Per 300 euro all’anno si può avere un orto di 45 metri quadrati da gestire come si vuole. Noi da parte nostra forniamo il terreno, l’acqua e molti servizi utili per chi vuole avvicinarsi a questo mondo e magari non sa bene come fare, perché stare in campagna non è facile”. E l’inizia-
tiva sembra andare a gonfie vele: “L’anno scorso ne abbiamo affittati una quarantina e c’è molta richiesta. In più ora stiamo sperimentando l’orto online: una sorta di farmville dove puoi progettare il tuo orto sul web, mentre noi lo realizziamo e ti consegniamo a casa il raccolto. Per il momento si tratta di un work in progress". “Il vero obiettivo però - chiarisce è quello di avvicinare la gente alla campagna, creare un vero e proprio parco alle porte di Milano in cui la gente, oltre a vedere la produzione di frutti di bosco che è comunque il nostro core business, possa fare anche altro. Milano è una grande città che ha bisogno di un polmone verde agricolo - conclude - da poter condividere e visitare”.
l N.19 l APRILE 2017
108
Foto: NextVideoProduction.com
AMICIDELLECOCCINELLE.IT: IL CLUB ON LINE PREMIA I GROSSISTI E DETTAGLIANTI PIÙ FEDELI “Un nuovo modo di creare aggregazione per dare la possibilità ai nostri clienti del canale tradizionale di seguire le coccinelle Mela Val Venosta - spiega Benjamin Laimer, responsabile trade marketing VI.P. Amici delle Coccinelle è un progetto che vuole fidelizzare, informare ed essere anche un punto di incontro per i propri membri iscritti che avranno a disposizione un valido strumento per gestire in autonomia i propri premi”. Diventare amico delle Coccinelle è semplicissimo, se sei un grossista o un dettagliante basta iscriversi su amicidellecoccinelle.it. Per i primi è prevista una raccolta punti, per i secondi un concorso fotografico.
ZESPRI, IN EUROPA RADDOPPIA IL SUNGOLD, 1.200 NUOVI ETTARI SOLO IN ITALIA
La multinazionale neozelandese leader mondiale nel mercato del kiwi nei prossimi tre anni aumenterà di 1.800 ettari le superfici destinate alla produzione di kiwi SunGold in Europa, raddoppiando così la produzione della varietà a polpa gialla nel Vecchio Continente. All’Italia, in particolare, saranno destinati 1.200 nuovi ettari, coinvolgendo i quattro partner storici: Apofruit, Alegra-Intesa, Salvi-Unacoa e Spreafico. Così la produzione di SunGold made in Italy, oggi di 17.500 tonnellate all’anno, salirà nei prossimi cinque anni a 70 mila tonnellate, quadruplicando così i volumi. La fornitura di prodotto per 12 mesi all’anno è parte fondamentale della strategia di Zespri: questo investimento in Europa si allinea ai forti incrementi delle produzioni oltremare. Solo in Nuova Zelanda il SunGold arriverà a 320 mila tonnellate in cinque anni.
NOBERASCO LANCIA LE CHIPS VEGETALI, SEI SNACK NATURALMENTE BUONI Con Veg&Crock Noberasco si allontana dal mondo della frutta e lancia sul mercato una nuova linea di chips vegetali. Dopo essere stata tra le prime aziende a proporre snack a base di frutta naturale, Noberasco, azienda italiana leader nella produzione e distribuzione di frutta secca, intercetta le esigenze dei consumatori proponendo una linea di verdure croccanti e naturali. Chips vegetali non fritte, con solo un ingrediente: 100 per cento barbabietole, carote, topinambur, patate dolci, peperoni e pomodori. La verdura fresca viene lavata, affettata ed essiccata, conservando tutta la fragranza e il gusto della natura. Prezzo consigliato euro 1,49. FRUITBOOKMAGAZINE
l N.19 l APRILE 2017
ANCHE MACFRUT HA IL SUO FUORISALONE STRAWBERRY DAYS DAL 7 AL 13 MAGGIO
Sarà uno speciale “fuorisalone” dedicato alla fragola, emblema della rinascita del sistema ortofrutticolo italiano, della terra di Romagna e della sua storia agricola, fragola assurta a frutto “immagine” dell’ospitalità vacanziera in Romagna.
ALMAVERDE BIO, FATTURATO A 81,5 MILIONI E TANTE NOVITÀ, TRA CUI I VEGGY BURGER Il futuro del biologico? “È adesso”. È questo il messaggio che è emerso a margine del workshop organizzato l’8 marzo scorso a Bologna da Canova e Almaverde Bio per presentare i risultati raggiunti dal più grande network di ortofrutta biologica in Italia. Nelle parole di Ernesto Fornari, direttore generale della società del gruppo Apofruit licenziataria del marchio Almaverde Bio, ci troviamo di fronte a una rivoluzione culturale e dei consumi, che vede il biologico non più come una semplice nicchia, ma come un prodotto sempre più richiesto e sempre più presente sulle tavole degli italiani. Che sono consumatori “evoluti”, come emerge dalla ricerca Eurisko presentata da Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio: giovani, fortemente attratti dall’innovazione tecnologica, consapevoli, informati e attenti a ciò che mangiano. A vent’anni dalla nascita, oggi Canova è l’unico network italiano con un volume di prodotti che raggiunge le 40 mila tonnellate e un giro d’affari di 81,5 milioni di euro (fatturato intergruppo), con una crescita del 17 per cento sul 2015. Attraverso il marchio leader di settore Almaverde Bio, Canova l N.19 l APRILE 2017
Mostre e assaggi, ricette e degustazioni e naturalmente una colonna sonora d’eccezione - nella hit indimenticabile dei Beatles che per l’evento fragola diventa una specialissima Strawberry day forever - sono i principali ingredienti di questa festa di primavera che coincide con l’inizio della stagione turistica in Riviera e accompagna l’edizione 2017 di Macfrut. L’auspicio è che gli Strawberry Days contribuiscano ad ampliare la conoscenza di questo frutto generoso di qualità organolettiche e salutistiche e del territorio che lo produce. La fragola rientra infatti nella migliore tradizione di tipicità locale e nel paniere di eccellenze made in Italy della Emilia-Romagna. Un patrimonio di prodotti, esperienze, cultura del cibo unica in Italia a cui si affianca una altrettanto unica cultura dell’accoglienza e del saper vivere che ha fatto di questa regione il fulcro dell’incoming turistico nazionale. È questa la cornice in cui nasce la festa di primavera che fa anche da benvenuto all’apertura della stagione turistica in Riviera. Strawberry Days è realizzato da Macfrut in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Apt Servizi Emilia Romagna, il patrocinio dei Comuni di Cesena e di Rimini e la partecipazione di sette aziende sponsor: Almaverde Bio, Bestack, Cpr System, Infia, Coop Sole, Solarelli, Valfrutta.
opera sul mercato con dinamicità e propensione all’innovazione, intercettando velocemente le nuove tendenze e le esigenze di un consumatore sempre più smart. Tante le novità di prodotto presentate, come i veggy burger, le insalate artigianali, le zuppe (segmento in forte crescita), le erbe aromatiche e i germogli, per finire con prodotti esclusivi come le carote baby, gli spinaci in busta e la zucca a cubetti.
FRUITBOOKMAGAZINE
109
#EPTAFRESHBRICKS, LA SOLUZIONE PER RITIRARE H24 LA SPESA ACQUISTATA ON LINE
110
Epta ha presentato alla fiera Euroshop 2017 di marzo gli #EPTAbricks, in grado di soddisfare le esigenze di consumatori sempre più alla ricerca di esperienze di acquisto innovative, all’insegna della massima praticità. Gli operatori del settore retail e food&beverage, per conquistare quote di mercato, stanno investendo in innovazione, sia all’interno che all’esterno dello store tradizionale. L’obiettivo è offrire al potenziale cliente un valore aggiunto che si traduce in servizi orientati a favorire la massima praticità nell’esperienza d’acquisto nel segmento food come l’on-line shopping e il rendere disponibile i prodotti 24 ore su 24. Sono interattivi, permettono di prelevare la spesa di freschi & surgelati nel luogo e nel momento scelto dal consumatore e riducono la carbon footprint, eliminando le consegne a domicilio: stiamo parlando degli inediti #EPTAbricks. In dettaglio, la soluzione è costituita da armadietti refrigerati, creati da Epta in collaborazione con il suo Polo di innovazione digitale, per essere installati in diversi punti di interesse in prossimità di un punto vendita food retail oppure ad
UN CENTRO SERVIZI LPR PER INTERMARCHÉ: PIÙ EFFICIENZA E SOSTENIBILITÀ Si rafforza la storica collaborazione fra la filiale logistica alimentare di Les Mousquetaires - importante gruppo della Gdo francese che fa capo a numerose catene di negozi, centri commerciali e grandi magazzini operanti in vari settori (la principale insegna è Intermarché) e LPR - La Palette Rouge,
FRUITBOOKMAGAZINE
esempio nelle stazioni o nelle aziende e permettere ai consumatori di ritirare, in tutta flessibilità, i prodotti acquistati sui siti web delle catene della grande distribuzione. Diverse le opzioni disponibili: #EPTAdryBricks sono destinati alla conservazione dei secchi, mentre #EPTAfreshBricks e #EPTAfrozenBricks garantiscono la conservazione degli articoli freschi e surgelati per oltre 24 ore. Una soluzione rivoluzionaria che ha già ottenuto diversi riconoscimenti.
leader internazionale nel pallet pooling per la grande distribuzione e il largo consumo. Da febbraio scorso, infatti, nella piattaforma di ITM LAI di Saint-Hilaire-les-Andrésis, sussidiaria logistica per l’alimentare del retailer francese, è attivo un nuovo centro di selezione e riparazione dei pallet. Si trova all’interno del sito di 35 mila metri quadrati di ITM LAI, nella Loira. È la prima volta che questo si verifica in Francia, ma non in Europa, dove l’azienda conta già una dozzina di centri integrati di questo tipo in Spagna, Portogallo e Benelux. Il nuovo centro ha lo scopo di consentire a ITM LAI di selezionare i pallet LPR sulla base dei propri criteri qualitativi. I pallet sono in seguito inviati direttamente da LPR ai fornitori del gruppo, che spediscono le merci ai 2.200 punti vendita di Intermarché in Francia. Per raggiungere questo obiettivo, LPR ha fornito a ITM LAI i mezzi per operare in totale autonomia. Il centro è infatti dotato di nastri trasportatori e di un sistema di selezione semi automatizzato, che aiutano gli operatori a maneggiare i bancali da ispezionare. Dispone inoltre di una intranet che consente a ITM LAI e a LPR di visualizzare la disponibilità di pallet in tempo reale e di programmare la loro consegna ai fornitori via camion. l N.19 l APRILE 2017
DOLE, VIRTUAL TOUR IN 3D IN UNA FARM IN HONDURAS E NUOVA CAMPAGNA 100% NATURAL SNACKING Dole fornisce di continuo nuovi stimoli e opportunità ai propri consumatori per fargli conoscere più da vicino il proprio mondo e instaurare uno stretto rapporto interattivo. Ed è proprio finalizzato a tale obiettivo il lancio dell’ultima piattaforma web www.dole-vr.com. Il progetto, innovativo, permette all’utente attraverso la realtà aumentata di effettuare un Virtual Tour in una delle piantagioni di banane Dole, scegliendo passo passo ed in prima persona il percorso da compiere. Un’esperienza che risulta ancor più completa e “reale” se realizzata da mobile e con il supporto degli occhiali per la realtà virtuale. Assistendo a ogni fase di produzione è possibile scoprire interessanti curiosità. Innanzitutto le baby nursery delle banane Dole, dove vengono prodotte le piantine le piante di banana infatti non hanno semi fertili - attraverso la selezione degli esemplari migliori. Si prosegue il viaggio poi, seguendo lo sviluppo della pianta, accudita manualmente in ogni fase della sua crescita e osservando gli operatori al lavoro nelle piantagioni, nelle fasi del controllo della qualità e nelle stazioni d’imballaggio. Un’ampia sezione è inoltre dedicata all’impegno di Dole a sostegno dell’ambiente: dal risparmio idrico attuato dall’azienda fino ai 1.4 milioni di alberi piantati per tutelare oltre 3.000 ettari di foreste e al riciclo dei materiali utilizzati, come ad esempio i fogli di copertura dei caschi. Impegno per l’ambiente ma anche rispetto per la comunità: viene infatti presentata la Dale Foundation, che lavora per garantire salu-
te, istruzione e sviluppo della popolazione locale e offrire aiuto a più di 12.000 operai e alle loro famiglie. Le riprese per la realizzazione del progetto sono durate una settimana e sono state effettuate nelle piantagioni di banane Dole in Honduras; l’impiego di droni ha permesso la realizzazione dei filmati dall’alto, dando vita al volo panoramico sulle coltivazioni. “La trasparenza - dichiara Cristina Bambini, responsabile Marketing Dole Italia - è da sempre uno dei capisaldi su cui si basa la nostra comunicazione. Con Dole Earth, lanciato qualche anno fa, abbiamo voluto fornire al consumatore l’opportunità di toccare con mano la tracciabilità, facendogli vivere a ritroso il percorso seguito dalle banane e dagli ananas acquistati presso il punto vendita fino al loro luogo di origine. Con la piattaforma della realtà virtuale, andiamo oltre, immergendo l’utente nel mondo Dole da un punto di vista in soggettiva, ampliandone l’esperienza e il suo coinvolgimento e rendendo più diretta l’interazione”.
Il Virtual Tour rappresenta solo la prima delle novità della campagna di comunicazione Dole per il 2017. L’attività quest’anno si concentra sul web con il concept 100% natural snacking, naturale proseguimento della filosofia My Energy, espressa dai 3 elementi dell’Energy Code: corretta alimentazione ricca di frutta e verdura, esercizio fisico e passione. La campagna parte subito dopo Pasqua con 24 video di ricette sfiziose e facili da preparare, adatte a uno spuntino dall’elevato valore nutrizionale. I video saranno pubblicati via via nel corso dell’anno su My Energy Blog, sulla pagina Facebook Dole Italia e sul canale dedicato YouTube e saranno al centro di specifiche attività. La campagna si articolerà in un ricco piano di specifiche attività e vedrà coinvolti altri mercati europei, tra cui Germania e Regno Unito. l N.19 l APRILE 2017
FRUITBOOKMAGAZINE
111
iFresh |
Massimiliano Lollis
Retail Spotters, il business dell’ortofrutta in una mano 112
Il mondo dell’ortofrutta diventa sempre più tecnologico e interattivo: un’azienda argentina ha infatti sviluppato una app per smartphone che permette di essere sempre aggiornati sui prezzi di vendita di frutta e verdura vendute in più di 90 città del mondo. Il suo nome è Retail Spotters, e presto confronterà anche i prezzi dei mercati all’ingrosso. Martin Casanova ci spiega perché questa app potrà affermarsi in futuro nel settore Presentata quest’anno a Fruit Logistica 2017 di Berlino, Retail Spotters, la app per smartphone ideata dall’argentino Martin Casanova che permette di seguire a distanza i prezzi (e non solo) di frutta e verdura nel mondo, è ora pronta da scaricare. Attiva a livello globale, nel corso di poche settimane la app era già stata scelta da più di mille utenti. Ma come funziona Retail Spotters? La app diffonde tutte le informazioni su frutta e verdura raccolte a livello globale da una fitta rete di un centinaio di collaboratori, rappresentando una vera e propria miniera di informazioni a completa disposizione di chi scarica e consulta la app sullo smartphone. L’effetto è piuttosto realistico, con immagini dettagliate dei prodotti, prezzi, caratteristiche e modalità di esposizione della merce. L’attendibilità dei dati è invece garantita da una copertura capillare dei mercati, dal momento che la app monitora costantemente 65 Paesi e raccoglie informazioni su oltre 200 supermercati in più di 90 città. I dati vengono aggiornati automaticamente ogni 15 giorni, anche se in futuro l’azienda mira a un aggiornamento settimanale. L’ideatore della app Martin Casanova, da noi intervistato, spiega che l’applicazione nasce per venire incontro alle necessità degli operatori del settore: “Sappiamo bene che tutti coloro che sono legati al settore ortofrutticolo sono spesso costretti a viaggiare molto per visitare i supermercati e per vedere dal FRUITBOOKMAGAZINE
vivo la merce esposta, i prezzi, il packaging e tutte le informazioni che una visita diretta in un punto vendita può fornire. In tutto ciò noi abbiamo visto un’opportunità: offrire ai nostri utenti in tutto il mondo informazioni di qualità tramite uno strumento importante per prendere decisioni nel business”. “L’idea - spiega Casanova - è quella di fornire informazioni su tutto ciò che succede nei principali centri commerciali del mondo, con foto reali dei prodotti che in quel momento vengono commercializzati, la loro origine e altro ancora”. La app può essere scaricata e utilizzata gratuitamente, ma è anche previsto un abbonamento premium al costo di 9,90 dollari al mese. Se infatti la versione gratuita permette di effettuare ricerche semplici per prodotto e città, l’account premium esegue ricerche combinate e più accurate, utilizzando filtri specifici in base alle esigenze e alle richieste dell’utente. E in Italia? Nel nostro Paese la app potrebbe trovare un ampio bacino di utenti interessati alle funzioni della seconda versione della app, a breve in arrivo: lo sviluppatore e il suo team stanno infatti lavorando a un aggiornamento grazie al quale sarà possibile consultare anche i dati relativi ai mercati all’ingrosso. Per quanto riguarda il futuro, Casanova è ottimista: “Siamo fiduciosi che diventeremo la app più utilizzata al mondo per quanto riguarda informazioni sui prezzi nel settore ortofrutta”. Ma quale può essere il futuro della tecnologia nell’ortofrutta? “La tecnologia può fornire un aiuto concreto a esportatori e consumatori per ottenere informazioni”, spiega Casanova. “In un mondo sempre più connesso ed esigente osserva - operatori da un lato e consumatori dall’altro sono costantemente alla ricerca di informazioni”. l N.19 l APRILE 2017