ALDI, SUCCESSO NON SCONTATO (MA PROBABILE) Il primo marzo hanno aperto i primi punti vendita del gigante distributivo tedesco. Per fine 2018 saranno 45. La formula è tale che il successo è (quasi) garantito, non nei confronti di Lidl, ma di Coop, Conad & co... TENDENZE BUSINESS
ELNATHEDITORE
N.23 APRILE 2018 TRIMESTRALE
Editoriale |
Eugenio Felice
500 contenitori di arance “Per troppo tempo non abbiamo avuto risposte alla richiesta di riforma e di cambiamento mentre veniva raccontata la favola del meraviglioso made in Italy che esporta”. Si legge in una delle tante dichiarazioni di circostanza che sono giunte da un’associazione di categoria all’indomani della morte di Giovanni Viola, giovane agricoltore di Vittoria che il 7 aprile ha deciso di togliersi la vita a causa del pesante indebitamento della sua azienda e della situazione di mercato economicamente sempre più pesante. Dalla Sicilia ci spostiamo a Roma, dove il 19 aprile si è tenuta la 69esima assemblea di Fruitimprese: in effetti l’export ortofrutticolo nel 2017, statistiche alla mano, ha sfiorato la soglia dei 5 miliardi di euro, con un incremento del 3 per cento rispetto al 2016, stabilendo un record storico per il settore, nonostante il calo nei volumi esportati del 6 per cento con circa 4 milioni di tonnellate. Il saldo tra esportazioni e importazioni ha superato di poco il miliardo di euro con un incremento del 3,2 per cento sul 2016. “È il made in Italy che vince sui mercati globali nonostante instabilità internazionale, embargo russo, aree in continua crisi come il Nord Africa”, ha commentato il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, oggi al terzo mandato. Va anche detto, a onor del vero aggiungiamo noi, che se ci spostiamo dal mappamondo per avere una visuale più ampia, scopriamo che negli ultimi anni la Spagna ci ha abbondantemente superato e oggi vince a mani basse: nel 2017 ha esportato ortofrutta per un controvalore di 14,3 miliardi di euro, praticamente pesa sui mercati mondiali 3 volte quello che pesa l’Italia. E mentre noi non siamo riusciti a mandare in Cina i 3 contenitori di arance previsti, nella campagna che si sta chiudendo - ci hanno confermato gli spedizionieri - la Spagna ha mandato più di 500 contenitori di arance bionde verso i porti cinesi con un ritmo di 20-25 contenitori a settimana. Il confronto è imbarazzante e ci ricollega al gesto estremo di Vittoria. Come uscirne? È lo stesso Marco Salvi durante l’assemblea Fruitimprese di Roma a dare la ricetta, tanto vera quanto
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banale e poco seguita: “È indubbio che gli scenari derivanti dal quadro generale portano al tema principale della nostra assemblea: per competere in un mercato globale sempre più complesso e garantirsi spazi di mercato più remunerativi, è sempre più indispensabile innovare continuamente le nostre imprese in tutte le parti che le compongono”. Innovazione quindi, che come insegna il marketing significa creare delle differenze rispetto ai competitor. Differenze percepibili per il cliente, non basta fare un marchio anonimo che non dà alcun valore aggiunto. E oggi due plus sempre più apprezzati dal consumatore a livello globale sono il prodotto coltivato localmente e le specialità regionali. In queste due peculiarità si trovano a nostro avviso il motivo (finale) della crisi da una parte, e la prospettiva di rilancio dall’altra, dell’ortofrutticoltura siciliana. Perché un’economia basata su una moltitudine di aziende agricole che producono su pochi ettari e conferiscono al Mercato di Vittoria ortaggi commodity è, oggi, anacronistica e incapace di uscire da logiche di prezzo e sfruttamento lungo la filiera.
MAGAZINE
PAG. EDITORIALE 500 CONTENITORI DI ARANCE
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26 BUONE NOTIZIE IL CIBO CONFEZIONATO? AUMENTA IL RISCHIO DI CONTRARRE IL CANCRO 28 MARKETING DISTRIBUTORI ITALIANI AL BIVIO: DIGITAL OR NOT DIGITAL? 30 FIERE FRUIT LOGISTICA, OLTRE IL MURO DI BERLINO C’È IL SOLE DI MADRID 32 LO STUDIO GLI STUDENTI ITALIANI? SONO TRA I PIÙ SALUTISTI IN ASSOLUTO 34 DIGITAL CONAD SEMPRE PIÙ SOCIAL: È TERZA NEL RANKING DELLA GDO 36 LA NOTIZIA TOTAL PRODUCE ACQUISISCE IL 45 PER CENTO DI DOLE 38 TREND AGLIO NERO, NUOVO SUPERFOOD OLTRE LA SALUTE C’È IL GUSTO 40 INSIDER COVER FRUTTA, IL TRIBUNALE DI VERONA DICHIARA IL FALLIMENTO 42 IL DETTAGLIO A MACFRUT UN CONVEGNO SUL NUOVO RUOLO DEI FRUTTIVENDOLI 46 RIFLESSIONI PACKAGING PER ORTOFRUTTA: QUALI NOVITÀ PER GLI IMBALLI IN CARTONE? 48 MERCATI CIPOLLA DOLCE, NICCHIA IN CRESCITA NIENTE LACRIME, MOLTE VIRTÙ 50 RETAIL DODECÀ DI MULTICEDI INAUGURA A NAPOLI IL SUO QUINTO NEGOZIO 52 INIZIATIVE TODIS REGALA UN FRUTTO AI PICCOLI CONSUMATORI STRATEGIE 54 LA RISCOPERTA DELLE SPECIALITÀ RILANCIA LA CILIEGIA DI VERONA 56 IDEE GRIF...FATE ACCORDO TRA MONVISOFRUIT E AVI UVA SCOMMESSA VINTA A CUNEO 58 INNOVAZIONE PEDON RIVOLUZIONA I LEGUMI, NUOVA GAMMA A TUTTO SERVIZIO 62 IL LIBRO INVECCHIARE IN SALUTE NON È UNA QUESTIONE DI FORTUNA 66 FRONTIERE SERRE AD ACQUA MARINA PER COLTIVARE IN ZONE MOLTO ARIDE 68 MENS SANA FRAGOLE, RICCHE DI VITAMINA C E DI PROPRIETÀ ANTIOSSIDANTI PANORAMA
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iFRESH
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CONTENUTI
79 / IN’S FA LA SPESA 70 / ALDI ÜBER ALLES? DA TUODÌ, 48 MILIONI PER IN ITALIA SUCCESSO NON SCONTATO
61 PUNTI VENDITA
80 / SI CHIAMA “VICINO” 82 / LIDL SPINGE LA NUOVA PRIVATE LABEL SUL RINNOVAMENTO DELLA DI PENNY MARKET
RETE
86 / LA RIVOLUZIONE ORTICOLA È IN ATTO,
92 / IL RETAIL? SEMPRE PIÙ UNA RELAZIONE
IL CASO FRI-EL
ORGANIZZATA
MAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Renata Cantamessa, Irene Forte, Salvo Garipoli, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
99 / IL SUPERMERCATO 100 / NATOORA DEL FUTURO? SI CHIAMA APPRODA DA WAITROSE “NOVA”
E APRE A PARIGI
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102 / ALMA FRUTTA, 110 / GULFOOD DUBAI, PIONIERI IN ESOTICO E LA FIERA TOP DEL CONTROSTAGIONE
SETTORE FOOD&BEVERAGE
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plastic-free Amsterdam 28 febbraio 2018 Il gruppo distributivo bio Ekoplaza, in collaborazione con l’associazione inglese A Plastic Planet, ha inaugurato nella capitale olandese il primo reparto senza plastica al mondo. Intanto l’isola di rifiuti plastici nell’Oceano Pacifico, tra California e Hawaii, continua a crescere: è già grande tre volte la Francia.
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Ghiaccio buono Val Venosta (Bolzano)
I melicoltori della Val Venosta hanno un sistema efficace per difendere le gemme dei fiori dalle gelate primaverili: un sistema di irrigazione che viene attivato nel caso la temperatura dovesse andare sotto zero. Il sottile strato di ghiaccio che si forma attorno ai fiori permette di proteggere i suoi organi riproduttivi.
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Serre hi-tech Gavorrano (Grosseto) 5 aprile 2018 Sfera produce dal 30 gennaio pomodori, lattughe ed aromatiche a residuo zero, in 13 serre idroponiche su una superficie di 22 ettari. L’investimento è stato di 20 milioni di euro da parte di un gruppo di investitori privati di cui lead investor è Oltre Venture, il primo fondo sociale italiano di impact investing.
buone notizie |
Irene Forte
Il cibo confezionato? Aumenta il rischio di contrarre il cancro 26
Da anni leggiamo e sentiamo parlare di relazione pericolosa tra alimentazione scorretta e rischio di ammalarsi. L’ennesima conferma arriva da uno studio francese pubblicato su British Medical Journal che mette sotto accusa i cibi ultraprocessati. Secondo la ricerca a un incremento del 10 per cento di alimenti molto lavorati sulla nostra tavola corrisponde un aumento del 12 per cento del rischio di ammalarsi di tumore. La ricerca premia frutta e verdure freschi Gli alimenti ultratrasformati (AUT) sono oggetto di un ampio studio francese pubblicato il 15 febbraio sulla rivista medica British Medical Journal, dove si esamina il legame tra i consumi di questo tipo di alimenti e il rischio di contrarre il cancro. Questa ricerca, fatta su 105 mila soggetti, suggerisce che un aumento del 10 per cento di alimenti AUT è associato ad una crescita del 12 per cento del rischio globale di contrarre il cancro. Secondo la classificazione internazionale Nova, gli alimenti sono ripartiti in quattro gruppi in funzione della loro trasformazione industriale, ha fatto sapere l’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm). Questa definizione è stata creata da un gruppo di scienziati diretti dal professor MAGAZINE
Carlos Monteiro in Brasile. La categoria “ultra-trasformati” comprende una grande varietà di alimenti: barrette di cioccolato, piccoli panini confezionati, bibite zuccherate ed aromatizzate, zuppe liofilizzate, piatti surgelati o pronti da consumare, tutti prodotti trasformati con l’aggiunta di conservanti oltre che di sale (i nitrati, per esempio). Questi sono preparati con diversi processi industriali. Tra questi anche gli alimenti a cui vengono aggiunti una miriade di coloranti, edulcoranti, emulsionanti o altri additivi alimentari. Per esempio, una conserva di verdure con una semplice aggiunta di sale è classificata come trasformata. Se già delle ricerche avevano suggerito che gli AUT contribuiscono ad aumentare il rischio di turbe cardio-metaboliche, di obesità, di ipertensione e la dislipidemia (tasso di lipidi anormali nel sangue), nessuno studio epidemiologico aveva stabilito il legame tra questi alimenti e un sovrarischio di cancro. Si tratta di uno studio di osservazione, va sottolineato, che non dimostra il legame causa/effetto. Certo il consumo sempre maggiore di questi alimenti potrebbe parzialmente spiegare l’aumento dell’incidenza delle malattie non trasmissibili, compreso il cancro. Come sostiene Anthony Fardet, nel libro “Halte aux aliments ultra-transformés” (éditions Thierry Souccar, 2017): il ricercatore e nutrizionista, constata che “l’esplosione di malattie croniche nei Paesi occidentali si è manifestata in concomitanza con l’arrivo massiccio degli AUT nei grandi supermercati dopo gli anni ’80”. N.23 APRILE 2018
marketing |
Salvo Garipoli*
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23,6 miliardi: è quanto ha realizzato in Italia l’e-commerce nel 2017, con un +17 per cento sul 2016. Il valore degli acquisti dei prodotti on line (12,2 miliardi, +28 per cento) ha superato per la prima volta quello dei servizi (11,4 miliardi, +7 per cento). Un ruolo crescente assumono gli acquisti da smartphone, con un +65 per cento rispetto al 2016
un cambio di approccio al business da parte di tutti gli operatori di mercato. Il digitale rappresenta, per i distributori, una nuova frontiera da approcciare in maniera coerente, integrata e rilevante, quale canale complementare a quello fisico. Un’area di business concreta: questo emergente format distributivo è infatti ritenuto, dagli operatori GDO intervistati nell’indagine trade SG Marketing, quello tra i più in crescita nei prossimi anni con il 60 per cento di grado di accordo, accanto al superstore (65 per cento) e al discount (50 per cento). Un’occasione che rischia di scontrarsi con la necessità di dover attivare un percorso di innovazione dei processi che partendo dalla selezione della varietà, si traduca in soluzione di acquisto per il consumatore, vedasi l’esperienza dei meal kit. La filiera della produzione, della logistica e della promo-comunicazione devono codificare il proprio ruolo e contributo al processo in maniera funzionale a obiettivi condivisi, con un approccio coordinato e dedicato. Sembra fantascienza ma è solo “futuro prossimo”.
I dati, dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, ci raccontano come, nei fatti, siamo di fronte ad un cambio di atteggiamento da parte del consumatore rispetto al canale digitale. Sebbene vi sia ancora una ridotta penetrazione rispetto al dato europeo con UK, Germania e Francia in testa, il Food&Grocery ha registrato risultati a valore pari a 900 milioni di euro, confermandosi tra i settori più performanti per ritmo di crescita, con un +43 per cento. Tra i prodotti più acquistati nell’alimentare, L A CRESCITA DEI FORMAT DISTRIBUTIVI al primo posto con il 54 per DOM: Quali tra i seguenti format distributivi ritiene saranno maggiormente in crescita nei prossimi anni? - max tre risposte cento abbiamo il segmento 65,0% del “confezionato”, seguito 60,0% 0% dal comparto dei freschi Iper & (cibo pronto, frutta e verdu50,0% Mercatini ra) con il 31 per cento; a 45,0% 45,0% distanza, le bevande alcoliche (9 per cento) e i surgelati (1 per cento). Quella online è una domanda concentrata, costituita da 16 milio25,0% ni di acquirenti abituali in 15,0% 15,0% grado di generare il 93 per 5,0% cento del mercato complessivo di e-commerce a valore, Superstore E-commerce Discount Supermercato Superette I nuovi Negozi Acquisto con una spesa annuale formati di specializzati diretto dal media paria a 1.357 euro vendita produttore pro capite. Un potenziale Base rispondenti: 20 category e buyer GDO nazionale interessante, che implica Fonte: SGMARKETING MAGAZINE
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*senior consultant SG Marketing
Distributori italiani al bivio: digital or not digital?
fiere |
Eugenio Felice
Fruit Logistica, oltre il muro di Berlino c’è il sole di Madrid 30
Si è chiusa con un nuovo record di visitatori la 26esima edizione di Fruit Logistica, la maggiore rassegna mondiale del settore ortofrutticolo e la fiera in cui il made in Italy dell’ortofrutta rappresenta il meglio di sé, con oltre 500 espositori e due padiglioni e mezzo (sì, c’è anche il City Cube). All’ombra di Berlino, cresce però, anno dopo anno, Fruit Attraction, la fiera autunnale di Madrid che quest’anno fa una scelta coraggiosa e anticipa l’inizio a martedì “No, personalmente mi interessa di più Madrid”. Questo il messaggio di un responsabile ortofrutta di un gruppo distributivo lombardo da oltre un miliardo di euro di fatturato, alla nostra domanda se avesse fatto visita o meno a Fruit Logistica 2018. La verità è questa: Fruit Logistica è la più importante fiera mondiale del settore ortofrutta, ci sono stand da alcune centinaia di migliaia di euro, l’Italia è il Paese più rappresentato con oltre 500 espositori segnale di debolezza, più che di forza, a testimonianza della nostra frammentazione - ma ciò nonostante non ha quell’appeal tale da rappresentare un appuntamento irrinunciabile per la distribuzione moderna italiana. Del resto diciamolo, è difficile fare grandi innovazioni nel fresco dell’ortofrutta, le vere MAGAZINE
innovazioni ormai stanno dietro al prodotto: si nascondono nelle tecnologie e nelle tecniche colturali, nella ricerca di nuove varietà e nelle idee di marketing, nell’efficienza e nelle aggregazioni. “Qui non si fa nuovo business e non si incontrano nuovi clienti”, ci confessa il responsabile commerciale di uno dei maggiori gruppi ortofrutticoli italiani, basato in Emilia-Romagna. La fiera cade, del resto, in un periodo di mezzo, quando la campagna della frutta invernale dell’Emisfero Nord volge al termine. Soprattutto in questa annata avara di mele, kiwi e agrumi, che rappresentano, i primi due per volumi, il terzo per potenzialità, i campioni del nostro export invernale. “Sì, incontriamo diversi clienti, con appuntamenti programmati, ma i piani li facciamo a Madrid, quando siamo all’inizio della campagna”, ci spiega il responsabile commerciale di una delle maggiori organizzazioni melicole del Südtirol. E Fruit Attraction, con la sua dimensione più umana, in questo 2018 prova ad innovare togliendo dal calendario il venerdì, giorno solitamente molto impegnato per i gruppi distributivi, ma aggiungendo il martedì, giorno solitamente scarico. Fruit Logistica, due suggerimenti: un giorno in più, non sarebbe un azzardo, dato che molte fiere b2b durano anche cinque giorni, in Italia e all’estero, per sfruttare al meglio la rassegna. Poi, se lo scopo è portare buyer / compratori ai fornitori di ortofrutta di ogni parte del mondo che espongono in fiera, perché non mostrare soluzioni espositive e tecnologiche per valorizzare il prodotto nel punto vendita? L’ultimo anello della filiera è troppo importante per escluderlo dalla rassegna, troppe volte succede ancora che lo sforzo nella fornitura sia vanificato da una cattiva gestione nel punto vendita. N.23 APRILE 2018
lo studio |
Marco Zanardi
Gli studenti italiani? Sono tra i più salutisti in assoluto 32
Un sondaggio internazionale condotto da Sodexo su oltre 4 mila universitari ha rivelato che gli italiani sono secondi nella classifica degli studenti che mangiano più sano: quasi 9 su 10 (87 per cento) scelgono quest’abitudine, battuti solo dai cinesi (90 per cento). Gli italiani sono anche tra i meno disposti ad imparare a cucinare e a risparmiare saltando un pasto. Il 61 per cento degli studenti italiani mangia cibo sano ma senza farne un’imposizione Mentre per il 26 per cento è un aspetto fondamentale della propria vita. La medaglia d’oro di questa speciale classifica va però ai cinesi (90 per cento), mentre chiudono il podio a pari merito spagnoli e indiani (84 per cento), seguiti da americani (80 per cento) e inglesi (78 per cento). Cifre confermate dalla percentuale di chi invece non si cura minimamente di ciò che mangia, ovvero solo l’1 per cento degli italiani, contro il 4 per cento dei britannici e il 3 per cento degli statunitensi. Il 57 per cento degli studenti italiani consuma il pranzo al sacco preparato a casa, contro il 46 per cento di americani e inglesi, mentre il 35 per cento lo fa all’interno dell’università, dato importante se raffrontato al 19 per cento di iberici e indiani o al 6 per cento dei MAGAZINE
cinesi. A dispetto di quanto si possa pensare, gli italiani sono anche i meno propensi a imparare a cucinare: solo il 30 per cento vorrebbe acquisire competenze in questo campo, superati solo dai cinesi (22 per cento), contro il 42 per cento degli americani e il 39 per cento degli indiani. Il cibo rimane comunque un must per i giovani del Bel Paese, infatti piuttosto che risparmiare saltando un pasto (10 per cento), gli italiani non uscirebbero con gli amici (43 per cento), abbandonerebbero un hobby (33 per cento) o addirittura non accenderebbero il riscaldamento (13 per cento). È quanto emerge dal recente sondaggio a livello mondiale condotto da Sodexo intervistando oltre 4 mila studenti in Italia, Cina, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito e India relativamente allo stile di vita universitario, per andare a scoprire, tra i diversi aspetti analizzati, quali sono le abitudini alimentari degli studenti italiani rispetto a quello dei pari età internazionali. “Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, che alimentarsi in modo sano è un importante investimento a lungo termine per il mantenimento di un buono stato di salute”, ha spiegato Paola Palestini, professoressa di Biochimica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. “Questa nuova consapevolezza non è solo italiana, come ci si potrebbe aspettare in quanto culla della dieta mediterranea e di una elevata biodiversità agricola, ma c’è anche in Paesi dove questi presupposti sono poco presenti come USA e Uk”. N.23 APRILE 2018
digital |
Carlotta Benini
Conad sempre più social: è terza nel ranking della Gdo 34
Persone oltre le cose? Nella filosofia del gruppo distributivo guidato da Francesco Pugliese, c’è la relazione umana anche dietro alle tastiere. Così, grazie a una strategia digital improntata ad accrescere il proprio posizionamento in rete basando la propria reputation su un approccio diretto con il cliente-utente, la cui voce è al centro di ogni “conversazione” online, Conad in meno di un anno è schizzata tra i tre gruppi della Gdo più influenti sui social Conad investe sulla sua community digitale. Lo sottolinea un recente articolo di Repubblica Affari & Finanza, che riporta il traffico social che il gruppo ha registrato da marzo 2017 a gennaio 2018. In soli dieci mesi l’insegna ha visto un incremento esponenziale della propria base di fan su Facebook: gli utenti che seguono la pagina sono cresciuti dell’80 per cento, arrivando a 800 mila a gennaio (oggi sono già 840 mila). Nello stesso periodo, 334 post hanno generato 582 mila azioni, 947 mila click, 21 milioni di views raggiungendo 53 milioni di persone. Su Twitter a gennaio 2018 i follower erano 14.535, cresciuti del 256 per cento da marzo 2017 (oggi sono 16.600). Con queste performance, Conad conquista il terzo gradino del podio nel ranking della Gdo italiana: al secondo posto troviamo Carrefour Italia con 1,3 milioni di fan su Facebook e Lidl Italia leader assoluto con oltre 2 milioni di fan. “Attraverso i nostri canali cerchiamo di raccontare quello che siamo e che facciamo, i principi e i valori che ci guidano. E i risultati, per il momento, ci danno ragione”, commenta su MAGAZINE
Repubblica Giuseppe Zuliani, direttore customer marketing e comunicazione di Conad. “Il sito web resta il cuore della relazione con i clienti - spiega il direttore - Facebook, Twitter e Youtube sono invece gli strumenti che ci consentono di accompagnare le persone a entrare nel mondo Conad, a conoscerlo attraverso informazioni e approfondimenti su insegna, prodotti, iniziative, anche su temi legati all’identità e ai valori del gruppo”. Ancora una volta le persone sono al centro, con i loro click, i loro commenti e le reazioni ai post. Sapere come il marchio viene percepito dagli utenti, conoscere i loro “umori” è quindi un tassello fondamentale della strategia digital di Conad, che si è dotata anche di un tool di monitoraggio della reputazione che consente ogni giorno di ottenere un resoconto delle conversazioni che hanno l’insegna come oggetto, con l’indicazione del livello di criticità e di gradimento, mentre un secondo monitoraggio riguarda i concorrenti. Altro canale su cui il gruppo ha scommesso è Youtube, il social di video sharing acquisito
da Google nell’ormai lontano 2006, dove il 12 febbraio scorso è stata lanciata la prima puntata di “Nerissimo”, una divertente web serie in 12 puntate condotta da Neri Marcorè, con cui Conad racconta il suo impegno verso i clienti e le comunità. N.23 APRILE 2018
la notizia |
Irene Forte
Total Produce acquisisce il 45 per cento di Dole 36
Con un investimento di oltre 300 milioni di dollari, l’azienda irlandese scommette sul colosso californiano dell’ortofrutta di David Murdock e ne rileva quasi la metà del pacchetto azionario. L’operazione riunisce due delle principali aziende fornitrici di prodotti freschi del mondo, con posizioni di mercato complementari in vari segmenti di prodotto e aree geografiche, e rappresenta un passo determinante del piano di sviluppo strategico di Total Produce Greenyard aveva messo gli occhi su Dole Food Company, come avevamo scritto sull’edizione di gennaio di Fm, ma alla fine la ha avuta vinta il gruppo irlandese Total Produce, che il primo febbraio, pochi giorni prima di Fruit Logistica, ha annunciato di aver raggiunto l’accordo per l’acquisizione del 45 per cento della multinazionale fondata in California nel 1851 e forte oggi di un fatturato di 4,5 miliardi di dollari. La cifra messa sul piatto è di 300 milioni di dollari, vale a dire 240 milioni di euro, non molto in realtà considerando il fatturato sviluppato da Dole, ma va considerato che l’investimento è di tipo strategico e non finanziario, né tantomeno speculativo. Total Produce, leader europeo nella distribuzione di frutta e verdura, fa così un passo avanti determinante nel suo piano MAGAZINE
strategico di sviluppo globale. “Dole è una delle più grandi aziende fornitrici di prodotti freschi al mondo, con un brand iconico, produttore e distributore di frutta e verdura fresca di alta qualità”, ha sottolineato una nota stampa di Total Produce”. “L’operazione riunisce due dei principali player mondiali del business dei prodotti freschi, con posizioni di mercato complementari in vari segmenti di prodotto e aree geografiche, e rappresenta per questo un passo molto significativo nella storia di Total Produce”. La transazione considera per il 45 per cento di Dole un valore di impresa pari a 2 miliardi di dollari e approssimativamente nove volte l’Ebitda dell’ultimo bilancio di esercizio approvato. Il management di Dole continuerà a gestire il business come prima, e Dole continuerà a servire i suoi clienti con prodotti di alta qualità come ha fatto in passato, si legge nella nota. Come parte dell’accordo reciproco, Total Produce condividerà i diritti di governance e il 94enne David Murdock continuerà a essere il presidente della società, affiancato da Carl McCann in qualità di vice presidente. Dole è leader di mercato nelle banane in Nord America ed è terzo in Europa, mentre nell’ananas è rispettivamente secondo e terzo. Dole è anche numero due nelle insalate pronte al consumo in Nord America. La maggioranza della società californiana venne acquisita da David Murdock nel 1985. N.23 APRILE 2018
trend |
Massimiliano Lollis
Aglio nero, nuovo superfood oltre alla salute c’è il gusto 38
Grazie agli spicchi color carbone e alle sue qualità uniche, l’aglio nero conquista chef e palati d’Italia. Dal gusto meno aggressivo rispetto a quello bianco, l’aglio nero è ottenuto da un processo di fermentazione e ossidazione che prevede la cottura a 60° per 30 giorni. E mentre alcune ricerche ne mettono in luce gli aspetti salutari incoronandolo nuovo “superfood”, non manca chi pensa di produrselo in proprio. Lo vedremo presto anche sulle nostre tavole? Se sarà il prossimo “superfood” a spopolare in Italia ancora non lo sappiamo, ma non ci sono dubbi che il suo appeal stia crescendo di giorno in giorno, anche in Italia. Stiamo parlando dell’aglio nero: forma identica a quello “bianco”, polpa morbida color carbone e gusto più dolce e meno aggressivo del suo omologo, a metà strada tra la liquirizia e l’aceto balsamico. L’origine dell’aglio nero è controversa, ma il suo utilizzo come condimento è attestato da centinaia di anni in Asia, specialmente in Corea del Sud, Giappone e Thailandia. Da noi l’aglio nero è arrivato da poco, ma sono sempre più numerosi gli chef e i consumatori italiani che lo scelgono per arricchire risotti, zuppe e piatti a base di carne o pesce. MAGAZINE
A cosa è dovuto il suo successo? L’aspetto carbonizzato di certo non lo fa passare inosservato ma, diversamente da quanto si possa credere, non si tratta di una varietà diversa da quella comune: l’aglio nero è infatti ottenuto dall’aglio bianco (specie Allium sativum L.) grazie a un procedimento di fermentazione a 60 gradi per trenta giorni seguiti da altri quaranta di ossidazione, senza conservanti né additivi. È infatti la fama “salutare” dell’aglio nero a renderlo appetibile ai consumatori: non mancano infatti gli studi scientifici secondo i quali il bulbo nero avrebbe qualità antiossidanti, antiallergiche e antinfiammatorie, utili perfino a prevenire patologie come diabete e tumore. Tutte qualità che in un’epoca come la nostra - alla costante ricerca del “Sacro Graal della salute” che ci possa garantire, se non l’immortalità, almeno una serena longevità - non possono che rendere questo piccolo bulbo un vero e proprio must. E la domanda deve essere per forza notevole se su Amazon è possibile acquistare una macchina da fermentazione per aglio nero fai-da-te a soli 130 dollari: un prezzo facile da ammortizzare in poco tempo considerato il prezzo medio dell’aglio nero, generalmente molto più alto di quello bianco. Ma come gustarlo in cucina? Se molti chef consigliano di ridurlo in salsa o crema, per accompagnare primi o secondi, in rete abbondano le ricette fantasiose che lo vedono protagonista in piatti semplici o più complessi: dalle bruschette agli spaghetti alla chitarra, dalle zucchine gratinate alla tartare di salmone. Il superfood nero è servito! N.23 APRILE 2018
insider |
Eugenio Felice
Cover Frutta, il Tribunale di Verona dichiara il fallimento 40
Il Tribunale di Verona, con sentenza pubblicata il 14 marzo, ha dichiarato il fallimento di Cover Frutta Srl, azienda grossista fondata da Giovanni Gabrielli e Monica Bazzi, attiva dal ’92 nel commercio di prodotti ortofrutticoli, con sede all’interno di Veronamercato. Il fatturato dal 2011 al 2016 è sceso da 20,7 a 6,2 milioni di euro. Il bilancio 2016 parla di gestione disastrosa, con una perdita di quasi 7 milioni di euro e debiti totali per 7,6 milioni Lo stand numero 22, sede di Cover Frutta Srl, posizionato proprio al centro della galleria del Mercato Ortofrutticolo, ha le saracinesche abbassate da metà marzo, su disposizione del Tribunale di Verona che, lette le istanze presentate da alcuni creditori, con sentenza n.37/2018 pubblicata il 14 marzo 2018, ha dichiarato il suo fallimento. Il 9 novembre 2017 il Tribunale di Verona non aveva ammesso Cover Frutta alla procedura di concordato preventivo, richiesto dalla stessa società il 14 giugno 2017, e aveva quindi aperto l’istruttoria pre-fallimentare. L’azienda, attiva dal 1992 nel commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, destinati in buona parte ai mercati dell’Europa dell’Est, è stata costituita e gestita da Giovanni Gabrielli, classe 1957, originario di Bonavigo (Verona), assieme a Monica Bazzi, classe 1963, anch’essa originaria e residente a Bonavigo. L’evoluzione del fatturato di Cover Frutta Srl negli ultimi anni ha evidenziato una curva discendente costante. Se nel 2011 il giro d’affari era stato di 20,7 milioni di euro, nel 2013 era sceso a 16,2 milioni e nel 2015 a 11,7 milioni: in quattro anni la flessione del fatturato è stata del 43 per cento (fonte: Report Aziende). L’ultimo MAGAZINE
bilancio approvato, quello dell’anno fiscale 2016, segna il tracollo, con un ulteriore calo del 47 per cento toccando quota 6,2 milioni di euro (fonte: Registro Imprese). In cinque anni l’azienda guidata da Giovanni Gabrielli ha visto perdere quasi tre quarti del giro d’affari, 14,5 milioni di euro. Il 2016 è l’anno in cui si sono manifestati tutti gli effetti della crisi: dal bilancio emerge una perdita di esercizio di quasi 7 milioni di euro, superiore allo stesso fatturato, con debiti verso fornitori in aumento da 2,1 a 2,7 milioni di euro e una svalutazione dei crediti verso clienti, scesi da 7,2 milioni a 820 mila euro. Nella relazione sulla gestione al bilancio 2016 si legge: “La nostra società opera nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, settore che anche per il 2016 ha continuato a soffrire della crisi dei prezzi, che ha ridotto al minimo i margini di guadagno. L’andamento della gestione è stato disastroso. Al calo del fatturato si deve aggiungere la
domanda di rientro delle esposizioni finanziarie presentate alla società da molte banche. La forte riduzione del fatturato unita alla chiusura pressoché totale di accesso al credito ha costretto questo cda a presentare domanda di concordato preventivo”. N.23 APRILE 2018
il dettaglio |
Irene Forte
A Macfrut un convegno sul nuovo ruolo dei fruttivendoli 42
Al normal trade Macfrut dedica un convegno giovedì 10 maggio, organizzato in collaborazione con FIDA e Italmercati. Per l’occasione Apofruit e VI.P - Mela Val Venosta premiano il miglior fruttivendolo nell’ambito dei concorsi “Magic Code” e “L’Amicizia premia sempre!”. Nel convegno si parla anche di soluzioni d’arredo funzionali ed emozionali con Cefla. Gold Gourmet (Spagna) e Natoora (Uk) arricchiscono il programma dando uno sguardo all’estero Nel ricco programma di Macfrut 2018 (Rimini, 9-11 maggio), c’è anche il convegno “Le nuove opportunità del dettaglio specializzato”, dedicato al normal trade e in particolare ai fruttivendoli. Il convegno vede Fm come media partner e si svolgerà dalle 11.00 alle 13.00 di giovedì 10 maggio, presso l’Anfiteatro Hall Sud dell’avveniristico quartiere fieristico di Rimini. I promotori sono, oltre alla stessa fiera Macfrut, la FIDA, Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari, e Italmercati, il network dei maggiori centri agroalimentari italiani. Nel corso del convegno, oltre a ricevere una fotografia della situazione attuale e dei cambiamenti in corso, da parte del vicepresidente FIDA, Livio Bresciani, e del presidente Italmercati, Fabio Massimo Pallottini, i fruttivendoli potranno rice MAGAZINE
vere spunti e idee per far evolvere il proprio business, guardando anche a case history estere di successo come la frutteria Gold Gourmet di Madrid e lo specialista del food service Natoora di Londra, da pochi mesi sbarcato anche a Parigi. L’attenzione è anche sulle più moderne soluzioni d’arredo, sempre più elemento rilevante per rendere più piacevole l’esperienza di acquisto e più funzionale e performante l’esposizione dei prodotti. Di questi aspetti relazionerà Cefla, tra i leader mondiali nello shopfitting. I fruttivendoli sono una categoria che da alcuni anni a questa parte, grazie alla crescente attenzione degli italiani verso tutto ciò che è sano, naturale e comodo, ha l’opportunità di riguadagnare almeno parte delle quote di mercato perse a seguito dell’affermazione della grande distribuzione. Il dettagliante di ortofrutta può offrire infatti dei plus unici e apprezzati dal consumatore come la competenza e la professionalità, la vendita assistita, le specialità e le eccellenze del territorio, la prossimità. Non a caso, gli acquisti di frutta e verdura presso i dettaglianti specializzati nel 2017 sono saliti a circa 1,86 milioni di tonnellate (+4 per cento sul 2016) e hanno il 22 per cento di quota di mercato (fonte Cso Italy). Il convegno sarà anche l’occasione per premiare i migliori fruttivendoli d’Italia. Vengono consegnate una Lancia Ypsilon al vincitore del premio finale del concorso “Magic Code 2017”, organizzato da Apofruit Italia e Melinda e un Fiat Doblò al vincitore del contest “L’Amicizia pre-mia sempre!”, promosso da VI.P - Mela Val Venosta e rivolto anche al consumatore. Ai primi 100 fruttivendoli che si iscrivono, al fine di agevolare la loro presenza, viene offerto un pernottamento in hotel a quattro stelle. N.23 APRILE 2018
mercati radicchio |
Irene Forte
Radicchio, inverno difficoltoso Il mercato premia gli specialisti 44
Per il “fiore d’inverno” i primi mesi del 2018 sono stati particolarmente pesanti, a causa di un’offerta abbondante che ha spinto i prezzi sotto i costi di produzione. Abbiamo fatto il punto con Cristiana Furiani, presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona IGP e responsabile commerciale di OP Geofur, azienda di Legnago con un’alta specializzazione in tutta la famiglia dei radicchi, un vero superfood disponibile fresco e made in Italy tutto l’anno “Quella invernale esordisce Cristiana Furiani - è stata una campagna decisamente sfavorevole per il radicchio. La causa principale è stata la sovrapproduzione, favorita dai prezzi molto alti dello scorso anno, che hanno spinto numerose aziende, anche non specializzate, a piantare il radicchio. Questo ha comportato un’offerta elevata nei primi tre mesi del 2018 e un certo abbassamento della qualità media, fattori che hanno spinto i prezzi al ribasso, sotto ai costi di produzione. La cosa positiva - sottolinea Cristiana Furiani - è che comunque i clienti, in particolare i gruppi della grande distribuzione e dell’industria di quarta gamma, sia in Italia che all’estero, ci hanno confermato la loro fiducia oltre ad acquisirne di nuovi, MAGAZINE
tanto che abbiamo aumentato i quantitativi venduti, segno che restiamo comunque il punto di riferimento per tutta la famiglia dei radicchi”. Parliamo di un prodotto che sta vivendo una notorietà crescente negli ultimi anni grazie alle sue proprietà benefiche che lo fanno rientrare a pieno titolo tra i superfood. Secondo studi recenti, il radicchio di Verona ha, infatti, a parità di peso, il 55 per cento degli antiossidanti e il 75 per cento dei polifenoli dei mirtilli, frutto che peraltro ha un prezzo a chilo decisamente superiore. I radicchi, inoltre, pur se tradizionalmente associati all’inverno, si trovano ormai tutto l’anno. “Le zone di produzione principali nei mesi freddi - spiega Cristiana Furiani - si confermano il Veneto, le Marche e l’Emilia Romagna. Il prodotto veneto ha una stagionalità che inizia con il prodotto precoce a settembre, per quello marchigiano la raccolta inizia invece a gennaio. Il Radicchio di Verona IGP, in particolare, uno dei nostri fiori all’occhiello, viene commercializzato da inizio ottobre a fine aprile e quest’anno ha raggiunto una qualità eccezionale. Nei mesi estivi ci spostiamo in Alto Adige e nel Fucino. Il radicchio quindi è fresco e di origine italiana tutto l’anno, per chi è organizzato come noi”. OP Geofur, fondata da Rodolfo Furiani nel 1970 e con sede a Legnago (Vr), è presente a Macfrut (Rimini, 9-11 maggio) nel padiglione B2, con lo stand 001 dedicato ai “colori” dei radicchi (giallo, verde e soprattutto le sfumature di rosso), che sono anche il prodotto protagonista di questa 35esima edizione. N.23 APRILE 2018
riflessioni |
Claudio Dall’Agata*
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Fruit Logistica 2018, la più importante fiera mondiale dell’ortofrutta, è stata la conferma della vivacità di un settore in cui proliferano nuovi prodotti e nuove varietà. Allo stesso tempo, tuttavia, i dati sui consumi degli ultimi mesi, gennaio in particolare, raffreddano gli entusiasmi. Come si combinano dunque le due tendenze, che per i tanti prodotti ortofrutticoli presenti oggi sul mercato generano disponibilità di spazi in esposizione sempre minori? Se guardiamo alle ultime tendenze del settore, il ruolo del packaging, in ortofrutta, diventa sempre più centrale. Le sue funzioni - da quelle storiche (protezione, trasporto, igiene, standard logistico, resistenza), fino a quelle più recenti (identità di marca, strumento di comunicazione, rispetto ambientale, riduzione degli sprechi) - sono imprescindibili. Una confezione che non ha queste funzioni non può definirsi tale: o, meglio, è una confezione manchevole. In quest’ottica, chi produce o conduce ricerca sul tema dell’imballaggio deve necessariamente mettersi sulla lunghezza d’onda del cliente, non il proprio ma quello finale: nel nostro caso, chi mangia frutta e verdura. Non è più sufficiente guardare solo alla richieste della grande distribuzione, se non altro perché anche questo è un canale in progressiva modificazione. Tanto è vero che la Gdo oggi si sta muovendo verso format espositivi innovativi, ma soprattutto sta ripensando al proprio modello di business guardando oltre ai muri dei propri supermercati, in un’ottica sempre più customer oriented. Se, come dicono le ricerche, l’ortofrutta per il consumatore rappresenta un valore quando porta con sé gusto, tipicità e naturalezza, la confezione ha il compito di esaltare tutte queste caratteristiche, ragionando sugli elementi che possono indurre all’acquisto. Il cartone ondulato è uno dei materiali più ver MAGAZINE
satili in questo senso: nato come materiale povero, oggi è diventato elemento ricercato da designer e architetti per accessori, istallazioni e arredamento. Io credo che - nel rispetto, imprescindibile, degli standard necessari ad avere una logistica efficiente - il cartone ondulato abbia grandi margini di declinazioni innovative. A questo si aggiunge una consolidata cultura ambientalista che oggi, più di ieri, ha capito ed è riuscita a distinguere la vera sostenibilità degli
imballaggi. La cartina tornasole è facile. La Gdo fa ciò che il consumatore vuole. Da qui il caso di Iceland Foods, catena britannica leader nei surgelati, o di Ekoplaza, catena di supermercati biologici olandesi, che inaugurano reparti plastic free con confezioni solo in cartone. Oppure il caso di #Svestilafrutta, promosso dalla testata GreenMe per ridurre l’abuso di plastica. Bestack, e tutto il mondo del cartone che rappresenta, è in questo solco: sostenibilità vera grazie a carte certificate FSC, che rinnovano le superfici boschive e garantiscono recupero e riciclo pressoché totale degli imballaggi. Riduzione degli sprechi dei prodotti confezionati e mantenimento della qualità e del gusto nel tempo, grazie agli imballaggi Attivi. Benefici per il domani, per le confezioni valoriali per il consumatore del futuro, in particolare i più giovani. N.23 APRILE 2018
*direttore Consorzio Bestack
Packaging per ortofutta: quali novità per gli imballi in cartone?
mercati cipolla |
Irene Forte
Cipolla dolce, nicchia in crescita Niente lacrime, molte virtù 48
Nella parte nord-orientale della Spagna, in sei comuni presso Saragozza, si produce la Cipolla DOP Fuentes de Ebro. La sua caratteristica è che è una cipolla dolce: non fa lacrimare quando si taglia, non lascia alito cattivo e bruciori di stomaco dopo averla gustata. Un prodotto di elevata qualità proposto dalla storica azienda Plafoni Andrea, specializzata da 60 anni nelle cipolle. Grazie alla produzione peruviana, la cipolla dolce è disponibile tutto l’anno Quante persone stanno lontane dai piatti che contengono cipolle per il timore di bruciori di stomaco o alito cattivo? Per non parlare delle lacrime che vengono versate nella fase di preparazione. In realtà da molti anni esistono delle cipolle che, pur continuando a esaltare i piatti con il loro sapore deciso, non presentano questi spiacevoli effetti “collateriali”. Sono le cipolle dolci, un prodotto che sta guadagnando ogni anno di più quote di mercato, grazie alle sue peculiari caratteristiche organolettiche. E su questo articolo scommette l’azienda veronese Plafoni Andrea, altamente specializzata proprio su lavorazione, confezionamento e commercializzazione delle cipolle. La disponibilità è garantita per tutto l’anno: da luglio a dicembre l’origine è Spagna, da gennaio a giugno Perù. MAGAZINE
“Intendiamo sviluppare questa nuova referenza a partire da una stretta collaborazione con Jumosol, un’azienda spagnola situata nella valle dell’Ebro in Spagna, dove si produce la Cebolla Fuentes de Ebro DOP ”, ci spiega il titolare Andrea Plafoni. “Si tratta di un’azienda a conduzione famigliare specializzata nella coltivazione e commercializzazione di cipolla dolce. Come la nostra azienda, anche loro sono votati a garantire qualità ed affidabilità durante tutto l’anno, con una filiera di produzione costruita sulla salubrità e sulla sotenibilità. Fanno costantemente analisi per garantire che il livello di pungenza rimanga al di sotto di una determinata soglia per garantire la “dolcezza” delle loro cipolle. Insieme abbiamo l’obiettivo di far conoscere il prodotto al mercato italiano attraverso una collaborazione fondata su qualità, servizio e fiducia”. La cipolla dolce è ideale per tutte le preparazioni, in particolare quelle a crudo come le insalate. Il consumo in Italia è in crescita: al momento la cipolla dolce più commercializzata nel nostro Paese è quella francese di Chavannes. Plafoni Andrea propone come imballaggi la cassetta di legno con alveolo da 8 chili oppure i tris retina da 500 grammi. Plafoni Andrea, che da poco ha rinnovato il sito web con un taglio consumer, nasce come ditta attiva nel commercio di prodotti ortofrutticoli per poi specializzarsi nella lavorazione e nella commercializzazione della cipolla, per cui è specialista da oltre 60 anni. N.23 APRILE 2018
retail |
Massimiliano Lollis
Dodecà di Multicedi inaugura a Napoli il suo quinto negozio 50
Ha aperto al pubblico a Napoli in via Arenaccia il nuovo supermercato Dodecà che si propone come un modo “differente” di fare la spesa. Il punto vendita sorge negli spazi che furono della Coop e con i suoi 1.600 mq propone un assortimento di prodotti che va dal salutistico al gourmet, dal bio all’etnico e alla parafarmacia, senza dimenticare le eccellenze italiane. Dodecà rappresenta la capacità innovativa del gruppo Multicedi, solida realtà del Centrosud Ha aperto venerdì 13 aprile 2018 all’interno del nuovo polo commerciale Multicedi di via Arenaccia a Napoli, negli spazi dell’ex Coop, e promette un modo “differente” di fare la spesa. Si tratta del quinto punto vendita firmato Dodecà, che segue a ruota le aperture di Caserta, Varcaturo (Na), Quarto (Na) e Qualiano (Na). L’ampiezza del punto vendita napoletano - 1.600 metri quadrati di superficie di vendita - permette di accogliere un buon assortimento di prodotti: dalle eccellenze enogastronomiche italiane ai prodotti gourmet ed etnici, dai prodotti bio e senza glutine alla parafarmacia, oltre ad uno spazio enoteca con vini, liquori e birre speciali. Il nuovo “Dodecà” - così come gli altri negozi della catena, parte del solido gruppo campano Multicedi si presenta come “supermercato differente” grazie MAGAZINE
alla formula “Every Day Low Price”, che promette prezzi bassi su tutti i prodotti tutti i giorni per 12 mesi di convenienza e qualità, senza volantini, raccolte punti né offerte a termine. L’immagine dei punti vendita si presenta molto fresca e grande è l’attenzione per la comunicazione attraverso i social network. Per quanto riguarda invece gli orari di apertura, il nuovo punto vendita partenopeo sarà aperto dal lunedì al sabato dalle ore 7,30 alle 21 e la domenica dalle 8,30 alle 20,30. In occasione della nuova apertura, Dodecà - che intende presentarsi ai nuovi clienti napoletani mettendo al primo posto la qualità del marchio e dei prodotti in vendita - ha offerto ai nuovi clienti un buono sconto sulla spesa di 5 euro. L’apertura del nuovo negozio ha anche permesso di impiegare i 108 lavoratori ex Coop che altrimenti avrebbero rischiato di perdere il lavoro. Nata nel 1993 nel casertano (a Pastorano) grazie alla lungimiranza di alcuni imprenditori locali, Multicedi - che dal 2016 fa parte del Gruppo VèGè di cui amministratore delegato è Giorgio Santambrogio - detiene una quota di mercato in Campania superiore al 18 per cento, un fatturato di circa 800 milioni di euro (2016) e oltre 480 punti vendita in centro e sud Italia a marchio Decò, Adhoc, Ayoka, SuperRisparmioso, Sebòn, Ciro Amodio e Flor do Cafè. Pur essendo una realtà ormai consolidata nel panorama della distribuzione organizzata campana, con il lancio di Dodecà Supermercati - avvenuto per la prima volta a Caserta nel 2016 - Multicedi conferma la sua capacità di innovare e di essere “differente”. N.23 APRILE 2018
iniziative |
Eugenio Felice
Todis regala un frutto ai piccoli consumatori 52
Mele, kiwi, arance, banane, pere, uva, fragole, posizionate in un espositore a misura di bambino collocato nei reparti ortofrutta dei suoi punti vendita, con un invito semplice e diretto: “Cari genitori, offriamo ai vostri bambini un frutto! Fa bene ed è gratis!”. È la nuova iniziativa promossa da Todis, insegna discount di proprietà di Iges Srl - società del gruppo Conad PAC 2000A - presente nel centro e sud Italia con oltre 250 punti vendita, tutti in franchising Nel numero di ottobre 2015, nella rubrica “buone notizie” avevamo parlato del successo dell’iniziativa di Woolworths in Nuova Zelanda “free fruit for kids”. Un’operazione che poi abbiamo visto replicata in Usa e nel Regno Unito. Lo scorso anno anche la Pascar, catena distributiva di Taranto che fa capo alla famiglia Passarelli, aveva deciso di sposare questa iniziativa, riscontrando un buon successo (tutt’ora sta andando avanti, in modo spot e non continuativo, solitamente nel weekend). Ora è la volta di Todis. “Da oggi nei nostri punti vendita c’è un frutto ad attendere tutti i nostri giovani clienti, una merenda alternativa sana buona. Perchè “la corretta alimentazione si impara da piccoli!”. Massimo Lucentini, direttore generale dell’insegna discount della società Iges - il cui capitale è rappresentato al 100 per cento da PAC 2000A, la maggiore cooperativa aderente a Conad - ha lanciato attraverso il social network Twitter la nuova iniziativa rivolta ai piccoli consumatori. Dalla seconda settimana di aprile la catena, che lo scorso anno aveva fatto parlare di sé per le prime aste dell’ortofrutta svolte all’interno di alcuni punti vendita, ha distribuito in alcuni negozi della sua rete presente nel centro e sud Italia un espositore colorato contenente frutta fresca (mele, kiwi, arance, banane, pere, uva, fragole) progettato ad altezza di MAGAZINE
bambino e collocato nei reparti ortofrutta. Il messaggio è chiaro e diretto: “Cari genitori, offriamo ai vostri bambini un frutto! Fa bene ed è gratis!” “Il valore è nelle persone, nei sorrisi. I nostri bambini, le nostre vite! Da Todis, da oggi, per loro la frutta è gratis”, è il richiamo che ha fatto su Linkedin Massimiliano Rossi, direttore commerciale generi vari di PAC 2000A. L’iniziativa ha appena preso il via e l’intenzione è di estenderla a tutta la rete Todis, che conta attual-
mente circa 250 punti vendita tra Puglia, Abruzzo, Lazio Campania, Marche, Molise, Calabria, Sicilia, Toscana, Umbria. Iges, la società proprietaria dell’insegna, sviluppa la sua rete esclusivamente attraverso la formula del franchising. È presente in tutto il centro sud Italia anche attraverso le sue consociate Addis e Sodisi, joint venture rispettivamente con Conad Adriatico e Conad Sicilia. Todis ha chiuso il 2017 con 25 nuove aperture e anche nel 2018 è previsto uno sviluppo simile. La catena ha tre formati di vendita: un “sottocasa” da 250 metri quadri, un negozio di prossimità da 500/ 600 mq e un formato d'attrazione da 1.000/1200 mq. I reparti freschi rappresentano il 50 per cento delle vendite. Per il prezzo il riferimento è il discount, mentre per la qualità è il supermercato. N.23 APRILE 2018
strategie |
Giancarlo Sbressa
La riscoperta delle specialità rilancia la ciliegia di Verona 54
La cerasicoltura in provincia di Verona ha perso posizioni rilevanti negli ultimi 20 anni rispetto ad altre zone ad elevata vocazione del centro e sud Italia. Recentemente, grazie anche alla riscoperta delle specialità territoriali da parte della distribuzione e del consumatore finale, sono stati avviati dei progetti per rilanciare un frutto che in queste vallate raggiunge una qualità superiore. Il più ambizioso è quello della Ciliegia della Val d’Alpone, che punta all’IGP Verona, Modena, Bari. Sono storicamente queste le capitali della cerasicoltura italiana. Un frutto che negli ultimi 20 anni ha perso quote rilevanti sui mercati internazionali a causa della frammentazione e disorganizzazione della produzione e della bassa attenzione delle strutture commerciali. La zona che maggiormente ha sofferto questa situazione è certamente Verona, dove peraltro di cerasicoltura si parla già da 2 mila anni. Un vero peccato, considerando che le ciliegie delle colline veronesi raggiungono qualità organolettiche eccezionali. La situazione però è cambiata e l’occasione del rilancio arriva oggi dallo stesso mercato che sembrava averle voltato le spalle. Oggi i consumatori italiani ed esteri chiedono specialità del territorio, salubrità e soprattutto gusto. MAGAZINE
I riflettori sono tornati quindi a essere puntati su Verona e in particolare sulla Val d’Alpone, una vallata tra Verona e Vicenza ad elevata vocazione, adatta più di altre alla cerasicoltura dato che qui non si possono produrre né le uve destinate al prosecco né quelle destinate al più pregiato Valpolicella. È così che è stato avviato in tempi recenti un progetto di valorizzazione per la Ciliegia della Val d’Alpone, che nasce dalla collaborazione tra l’Associazione Cerasicoltori del Comune di Montecchia di Crosara e VOL, che è tra le aziende di punta della provincia di Verona nella commercializzazione di numerosi prodotti ortofrutticoli destinati ai gruppi della grande distribuzione italiana ed estera. La prima si occupa degli aspetti produttivi, la seconda di quelli commerciali. La Ciliegia della Val d’Alpone ha già ottenuto il riconoscimento di “prodotto agroalimentare tradizionale” - PAT - e punta dritto verso l’IGP. “Quest’anno - spiega Andrea Braga, direttore del Mercato di Montecchia - ci aspettiamo di confezionare con il nuovo marchio tra 200 e 300 tonnellate, solo il meglio di ciò che viene conferito in Mercato. Le ciliegie saranno confezionate nel nuovo magazzino da 1.000 mq dotato di tecnologia hydrocooling e commercializzate da VOL. La campagna 2018 inzierà a metà maggio per terminare a metà luglio”. N.23 APRILE 2018
idee grif...fate |
Fata Zucchina*
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Competere sui mercati agroalimentari per le imprese agricole oggi è “cum petere”, collaborare: una ricetta di sviluppo basata su condivisione di mezzi, forza lavoro e know how, ma non solo. Su questi concetti si gioca non solo il futuro, ma già il presente dell’agricoltura italiana. Un esempio concreto viene dal Cuneese, dove la Monvisofruit ha prima diversificato nell’uva da tavola, per poi specializzarsi. Ora l’accordo con AVI per le uve apirene ARRA Monvisofruit è il nome della cooperativa di Pagno (Cn) che, qualche anno fa, ha messo insieme il meglio dell’Italia uvicola unendo l’esperienza datata del Sud a quella novella del Nord: la prima risposta ottenuta fu che, anche in Piemonte, era possibile produrre uva da tavola apirene. Ma, all’opportunità, si aggiunse la ricetta della diversificazione: sostituire gli impianti di kiwi colpiti da batteriosi con la varietà di uva Crimson seedless, che raggiunse punte cromatiche uniche grazie all’importante escursione termica pedemontana, e croccantezza e gusto intensi per via del rapporto zuccheri/acidità esclusivo di quest’area. La maturazione tardiva rispetto ai climi più caldi del Sud Italia ha poi creato naturalmente lo spazio di mercato, in MAGAZINE
un momento in cui l’offerta inizia ad essere inferiore alla richiesta, agevolato commercialmente dalla vicinanza con il Nord Europa, tra i principali clienti del frutto a bacca rossa. Ma, se l’obiettivo della competitività del settore primario ha sempre di più a che fare con l’innovazione, qui proposta come diversificazione di prodotto, l’uscita dal proprio “recinto aziendale” ha fatto la differenza di questa giovane storia imprenditoriale grazie al recente accordo con AVI (Agricultural Varieties Innovation), titolare esclusivo per l’Europa dei diritti di tutte le varietà senza semi ARRA, accordo che ha aggiunto il tassello della specializzazione, permettendo al Piemonte di diventare “terra di uva da tavola”, con oltre cinquanta ettari già in produzione con Crimson e Thomson. Morale di questa favola? Un’impresa agricola è tanto più competitiva, quanto più vantaggiosamente riesce a stabilire una specializzazione di prodotto e processo capace di creare reddito grazie all’integrazione di filiera con altre aziende del territorio. Al valore di questa strategia si aggiunge una congiuntura favorevole: la quota di mercato conquistata in pochi anni dalle varietà di uva apirene ha raggiunto il 46 per cento che l’Italia vive con un cambio di passo incentrato su aggregazione, programmazione e marketing di prodotto dedicato al “trend-healthy”. Se poi si considera che l’uva da tavola è consigliata tanto nelle cure dimagranti, quanto per contrastare l’osteoporosi, probabilmente anche Esopo avrebbe guidato la volpe della sua favola verso un finale… più salutare! N.23 APRILE 2018
*Renata Cantamessa
Accordo tra Monvisofruit e AVI Uva scommessa vinta a Cuneo
innovazione |
Irene Forte
Pedon rivoluziona i legumi, nuova gamma a tutto servizio 58
La scelta del gruppo di Movena (Vi) è ricaduta su quattro referenze: le lenticchie verdi e i ceci sono i legumi più amati dai consumatori italiani, mentre i fagioli di soia edamame e i fagioli rossi intercettano il desiderio di sperimentare gusti nuovi che richiamano cucine internazionali. La pratica confezione doypack da 250 grammi per due persone permette di gustare il prodotto così com’è oppure di riscaldarlo direttamente nel forno a microonde Accattivanti nel nuovo doypack pratico e moderno e sorprendenti nel gusto grazie all’olio extravergine d’oliva italiano, i legumi già pronti Pedon rivoluzionano l’universo dei legumi e il modo di consumarli, in un perfetto bilanciamento tra qualità e servizio. La pratica confezione doypack da 250 grammi per due persone permette di gustare il prodotto così com’è, senza bisogno di scolare e risciacquare, oppure di riscaldarlo direttamente in microonde per realizzare piatti caldi. Una rivoluzione nella cultura culinaria italiana, che Pedon è riuscita a tradurre vestendo un prodotto classico con un pack di grande impatto, con colori accesi e grafica moderna, che si fa
MAGAZINE
subito notare chiamando l’acquisto d’impulso. La confezione, leggera e facilmente trasportabile, è comoda anche per gli operatori della distribuzione: i legumi già pronti vengono infatti proposti alla GDO in pratici cartoni-espositore da sei confezioni, ideale per il caricamento a scaffale. Un prodotto che si distingue per il suo gusto unico. I legumi già pronti sono infatti cotti naturalmente a vapore, mantenendo così intatte le caratteristiche nutrizionali del prodotto, con l’aggiunta di un filo di olio extravergine di oliva italiano che dona una straordinaria morbidezza e ne esalta il sapore genuino. Da non sottovalutare poi la versatilità in cucina: le quattro referenze si prestano bene per abbinamenti creativi per realizzare piatti caldi e freddi come primi, contorni, zuppe e insalate, o come ingredienti per burger vegetali. Versatilità in cucina che Pedon vuole valorizzare attraverso una campagna social dedicata. È proprio il coloratissimo pack a chiamare all’azione con #legumidea, l’hashtag che coinvolge direttamente il consumatore. I legumi già pronti Pedon sono la soluzione ideale per chi ha poco tempo e desidera acquistare prodotti veloci, senza rinunciare però al gusto e alla salute. Una sempre più diffusa consapevolezza alimentare e ambientale vede i legumi come perfetti sostituti della carne nelle diete degli italiani per il loro alto contenuto di proteine vegetali.
N.23 APRILE 2018
mercati melone |
Giancarlo Sbressa
Melone, è tempo di Sicilia A Mantova attese per il liscio 60
Dopo anni difficili, in cui la produzione siciliana è andata a sovrapporsi a quella del centro e nord Italia, in questo 2018 ci sono le premesse per un ottimo mese di maggio. È questa l’opinione di Bruno Francescon, che ci ha fatto anche un’anticipazione relativa alla campagna del melone Mantovano: crescerà la produzione delle varietà lisce tipo Honey Moon, anche a marchio IGP, per cui l’OP di Rodigo sta installando una linea di confezionamento dedicata Iniziata a metà febbraio, è terminata a inizio maggio la sesta campagna senegalese per OP Francescon, la prima organizzazione italiana a portare il suo know how nell’ex colonia francese per anticipare la stagionalità del melone. Un’iniziativa di successo che ha soddisfatto le aspettative della distribuzione e dei consumatori in Italia e in Europa. Alle porte ora c’è la campagna siciliana e finalmente si prospetta un’ottima annata, come ci ha riferito il presidente Bruno Francescon: “Il freddo tardivo del nord Italia non ha interessato la Sicilia e, a differenza degli ultimi anni in cui c’è sempre stata sovrapposizione con il centro e nord Italia, in questo 2018 tutto il mese di maggio sarà ad uso quasi esclusivo dei produttori siciliani. Quindi se anche il clima sarà favorevole e di stimolo per la do MAGAZINE
manda, ci aspettiamo un’annata particolarmente positiva per la produzione siciliana e questo è anche quello che auguriamo ai produttori siciliani”. La programmazione estiva di OP Francescon è in linea con lo scorso anno a livello di superfici investite ma in deciso aumento per la tipologia liscia, Honey Moon in primis e altre varietà simili. Il raccolto inizierà da inizio giugno a Mantova, soprattutto nelle aziende agricole della famiglie e presso gli storici soci conferitori. “Stiamo montando nel magazzino di Rodigo una linea di confezionamento dedicata al melone liscio ci ha spiegato Bruno Francescon - una linea particolarmente delicata perché questo frutto è molto più sensibile alla manipolazione rispetto al retato. Il nostro obiettivo è di arrivare fino a 40 tonnellate al giorno di melone liscio di qualità, una scelta quasi obbligata perché tanti clienti, a partire dalla distribuzione moderna, ci hanno chiesto questo prodotto da inserire nelle linee premium. Questo per il consumatore è il melone più buono, per il fattore di profumo e di aroma più che di grado brix, ormai molto elevato anche nel retato”. La campagna mantovana, che arriva fino a fine settembre durando quindi quattro mesi, parte con il prodotto sotto serra per passare al tunnellino e finire con il pieno campo, facendo anche più raccolti giornalieri. Il core business di OP Francescon, che arriva ad esportare in Europa il 40 per cento della sua produzione, rimane il melone retato, che rappresenta ancora l’80-90 per cento della produzione. In questo caso, come per il liscio, si conferma l’attenzione crescente per il prodotto certificato Melone Mantovano IGP, proposto anche in co-branding con alcune catene distributive italiane ed estere. N.23 APRILE 2018
il libro |
Giancarlo Sbressa
Invecchiare in salute non è una questione di fortuna 62
Arrivare in età avanzata in piena salute non è, per lo più, una fortuna dettata dal caso, ma una possibilità alla portata di tutti, che si costruisce sulle scelte quotidiane e sull’esperienza di vita dettata dalla consapevolezza. Mantenerci in salute è una scelta di giustizia: non abbiamo il diritto di far pesare le nostre malattie sugli altri, di togliere anni di vita e di felicità ai nostri figli costringendoli a occuparsi della nostra invalidità o demenza senile Esiste un cammino di tre settimane capace di renderci più giovani, più sani, più longevi, più gioiosi. Lo ha studiato Franco Berrino, noto medico ed esperto di alimentazione, assieme a Daniel Lumera, riferimento internazionale nella pratica della meditazione, e a David Mariani, allenatore specializzato nella riattivazione dei sedentari. È un percorso pratico e quotidiano fatto di ricette, esercizi fisici e spirituali. Ma anche di conoscenza, illuminazione, consapevolezza. Se ne esce rinnovati nel corpo e nello spirito. E tre settimane, secondo studi scientifici e antiche sapienze, sono il tempo necessario per prendere un’abitudine, cambiare stile di vita. E garantirci una longevità in salute. Secondo gli autori, “in questo libro troveremo le indicazioni per consentire al nostro organismo di sviluppare la massima capacità di autocura, e impareremo a ristabilire, quando necessario, il perduto equilibrio. Favoriremo il recupero della vitalità, intraprenderemo un viaggio di riequilibrio e armonia fisiologico e mentale che può apportare cambiamenti grandiosi nella vita di ogni giorno”. Per quanto riguarda l’alimentazione, nel libro non si parla di una vera e propria dieta. Il dottor Berrino fornisce una serie di consigli utili come eliminare lo zucchero, mangiare legumi, ma non fornisce i dettagli di una vera e propria dieta. Quando si parla di MAGAZINE
dieta, si intende la dieta emozionale: secondo gli autori ci nutriamo di emozioni. C’è chi passa la vita arrabbiato, sempre nervoso: significa che si nutre di emozioni sbagliate. Ricerche hanno dimostrato come lo stress intacchi le difese immunitarie e il benessere del nostro organismo: quindi quello che gli autori propongono, in primo luogo, è proprio Ventuno giorni per rinascere, nutrirsi meglio, mi- Franco Berrino, Mondadori, gliorare la qualità 360 pagine, 20,00€ dei nostri pensieri. Il secondo step riguarda il movimento: il movimento fisico infatti fa funzionare meglio la nostra macchina biologica. Ecco quindi che spieghiamo come lasciarsi alle spalle la sedentarietà, i movimenti sbagliati. C’è poi una parte dedicata alla spiritualità, non intesa come fede in un Dio, ma come dimensione profonda dell’esistenza: vengono suggerite delle strategie per allenarla, per sentirsi più connessi con questa essenza, che dà poi senso alla nostra vita. Il libro nasce in Sardegna, nella cosiddetta “Blu Zone”, una delle zone al mondo con la maggiore concentrazione di persone longeve. Gli autori hanno vissuto a stretto contatto con le persone che vi abitano, indagando sul loro stile di vita, mangiando e cucinando con loro, notando le cose in comune: in primo luogo, un regime alimentare poco sofisticato, come quello che propone Berrino, in secondo luogo, un forte contatto con la natura. Molto forte anche la spiritualità, intesa come capacità di credere in qualcosa di più grande, che dia un senso alla vita e che sia perciò sinonimo di libertà e felicità”. N.23 APRILE 2018
analisi |
Marco Zanardi
Entro il 2030 raddoppiano i consumi mondiali di ortofrutta 64
Fruit Logistica ha presentato nel trend report 2018, pubblicato a inizio marzo, uno studio che rivela come i consumi di frutta e verdura cresceranno del 128 per cento nei prossimi 12 anni a livello mondiale. Se, infatti, nel 2015 la spesa mondiale per l’acquisto di frutta e verdura è stata di 2,1 trilioni di euro, nel 2030 la cifra salirà a 4,8 trilioni. A crescere maggiormente saranno Asia e Oceania, che varranno oltre la metà della spesa mondiale (56 per cento)
sarà realizzato nei mercati dell’area Asia-Pacifico. E l’Europa? Per quanto i consumi cresceranno dai 440 miliardi di euro del 2015 ai 770 miliardi previsti nel 2030, segnando un sorprendente +75 per cento, il suo peso a livello globale scenderà dal 21 al 16 per cento, mantenendo comunque la seconda posizione come macro area davanti ad Africa e Medio Oriente (in flessione dal 14 al 13 per cento di quota), al Nord America (scenderà dall’11 all’8 per cento) e al Sud America (stabile con l’8 per cento). In un contesto di mercato sempre più globalizzato e interconnesso, anche per l’ortofrutta, cambia anche il modo in cui i prodotti vengono portati dal produttore al mercato: in molti casi il cambiamento è anche significativo. Ad esempio, la tendenza verso una maggiore efficienza, spesso attraverso l’uso di nuove tecnologie come le Buone notizie da blockchain, aiuta le Fruit Logistica. Nel Consumi di ortofrutta nel mondo in valore (trilioni di euro) aziende a semplifitrend report 2018 care, espandere e viene presentato lo 2,1 trilioni 4,8 trilioni consolidare i propri studio condotto da 11% 8% Nord America processi aziendali. Oliver Wyman che 8% America Latina 8% Lo studio parla anrivela un’esplosione 16% Europa che dei cambiamendei consumi a livello 21% ti nelle occasioni di mondiale nei prossiMedio Oriente 13% e Africa consumo: cresceranmi anni, dovuta in 14% no i consumi fuori particolare all’aucasa (31 per cento di mento della popolaquota nel 2015, 32 zione da una parte e 56% Asia & Oceania 46% per cento previsto alla maggiore sensinel 2050), ma anche bilità verso il manil “convenience” (dal giar sano dall’altra. 20 al 26 per cento di Se nel 2015 la spesa 2015 2030 quota), i discount per ortofrutta è staFonte: Passport Euromonitor, Oliver Wyman (dal 3 al 6 per cento ta nel mondo di 2,1 di quota) e le venditrilioni di euro - un te online, che passeranno addirittura dall’1 al 7 per trilione equivale a mille miliardi - nel 2030 le previcento. In flessione gli ipermercati (dal 9 al 6 per sioni parlano di 4,8 trilioni di euro, con una crescita cento di quota), stabili i supermercati (dal 19 al 18 pari a 1,3 volte. Ad aumentare maggiormente saranper cento di quota), un tracollo per i negozi specializno Asia e Oceania con un +170 per cento: i consumi zati e mercati tradizionali, con la quota che passa passeranno in quell’area da 1 trilione a 2,7 trilioni. dal 16 al 6 per cento (-63 per cento). Lo studio comCiò significa che più della metà (il 56 per cento) del pleto è scaricabile dal sito di Fruit Logistica. fatturato globale di ortofrutta fresca entro il 2030 MAGAZINE
N.23 APRILE 2018
frontiere |
Giancarlo Sbressa
Serre ad acqua marina per coltivare in zone molto aride 66
Seawater Greenhouse ha sviluppato una serra che consente di produrre ortaggi nonostante l’aumento di siccità e desertificazione. La serra combina due risorse illimitate, luce solare e acqua di mare, per fornire le condizioni ideali di crescita per le colture in ambienti caldi e aridi. L’acqua marina viene utilizzata per raffreddare e umidificare l’aria, mentre il vapore acqueo prodotto tramite il riscaldamento solare viene distillato per la produzione di acqua Il progressivo aumento della popolazione globale entro i prossimi cinque anni saremo in otto miliardi - e i cambiamenti climatici, che influiscono negativamente sulla produzione di numerosi alimenti e sulle risorse idriche, costituiscono una minaccia per la sicurezza alimentare mondiale. Governi e imprese sono al lavoro per cercare di arginare tale minaccia e i contributi più importanti stanno arrivando dalle start-up che stanno rendendo concreto il sistema di produzione alimentare del domani. Tra queste c’è Seawater Greenhouse, società con sede a Londra nata con l’obiettivo di creare le condizioni per coltivare in aree laddove l’agricoltura sarebbe altrimenti impossibile. L’azienda ha sviluppato una serra che consente di produrre ortaggi nonostante l’aumento di siccità e desertificazione. La serra, ideata dall’inventore britannico Charlie Paton, è in grado di combinare due risorse illimitate - luce solare e acqua di mare - per fornire le condizioni ideali di crescita per le colture in ambienti caldi e aridi. L’acqua marina viene utilizzata per raffreddare e umidificare l’aria, mentre il vapore acqueo pro MAGAZINE
dotto tramite riscaldamento solare viene distillato per la produzione di acqua. L’evaporazione dell’acqua di mare contribuisce a raffreddare e umidificare la serra, riducendo la temperatura di circa 15 gradi rispetto a quella esterna, creando un ambiente protetto per le colture e riducendo la necessità di acqua fino al 90 per cento. Dove è necessaria ulteriore acqua dolce viene utilizzato un sistema di dissalazione alimentato ad energia solare. La serra può essere impiegata in zone aride in prossimità del mare. Attualmente viene utilizzata in Australia, Abu Dhabi, Oman e Tenerife, dove le condizioni ambientali e climatiche rendono difficile l’agricoltura tradizionale. Seawater Greenhouse mira a dimostrare come la siccità non debba necessariamente condurre alla carestia. La loro serra è infatti in grado di aumentare l’autosufficienza alimentare delle regioni aride fornendo mezzi di sostentamento resistenti alla siccità ai piccoli agricoltori. La startup londinese sviluppa le proprie serre utilizzando un software per simulare l’ambiente in cui cresce-
ranno le colture. Secondo i progettisti praticamente qualsiasi verdura può essere coltivata nelle serre: attualmente nelle strutture esistenti vengono prodotti vari ortaggi, tra cui lattughe, peperoni, cetrioli e pomodori. N.23 APRILE 2018
mens sana |
Marta Baldini (dietista)
Fragole, ricche di vitamina C e di proprietà antiossidanti 68
La primavera è anche sinonimo di frutti rossi e in particolare delle fragole, un frutto ricco di proprietà, dal sapore dolce e zuccherino che le rende uno degli alimenti preferiti dai più piccoli. La fragola è una fonte molto ricca di diversi composti nutritivi ed in particolare di zuccheri, vitamine, flavonoidi e antocianine. Questi nutrienti, agendo in modo sinergico, conferiscono alla fragola proprietà utili a promuovere lo stato di salute e a prevenire patologie Il contenuto in zuccheri delle fragole è modesto (più di 5 grammi per 100 grammi di alimento), ma hanno un indice glicemico basso grazie all’alta presenza di acqua e fibra al loro interno. Sono frutti ricchi di nutrienti essenziali. Tra i minerali, in particolare, spicca il manganese (implicato in numerose reazioni enzimatiche e fondamentale per la crescita delle ossa e delle articolazioni e per la sintesi del collagene), 100 grammi di fragole contengono il 13 per cento della dose giornaliera raccomandata dalle linee guida italiane. Tra le vitamine, la più rappresentata è senz’altro la vitamina C: tra i frutti tipicamente primaverili, le fragole sono quelle con un contenuto maggiore di questa vitamina (58 milligrammi in 100 grammi). Oltre a manganese e vitamina C, si trovano buone MAGAZINE
quantità di potassio (minerale fondamentale per la contrazione muscolare, la regolazione della pressione arteriosa e il mantenimento del sistema idro-salino) e di fosforo (coinvolto nel metabolismo energetico e nella costruzione di molte proteine). Di rilievo l’alto contenuto di iodio, paragonabile solo a pochissimi altri frutti: un fattore da tenere in considerazione, vista la dilagante carenza di iodio che affligge ancora oggi la popolazione mondiale. Una cosa interessante da sottolineare è che il contenuto totale di composti fenolici e vitamine decresce con la maturazione dei frutti. Le principali proprietà benefiche di questi frutti sulla nostra salute sono la protezione cardiovascolare e l’effetto neuro-protettivo grazie alla presenza dell’acido gallico. Le fragole, così come molti frutti di bosco, sono tra i frutti più ricchi di molecole antiossidanti disponibili in natura. Il loro consumo è infatti consigliato per poter prevenire diverse patologie croniche e degenerative poiché i composti fenolici contenuti nelle fragole agiscono contro lo stress ossidativo. Infine, a livello fitoterapico, le radici e le foglie delle fragole vengono impiegate per la loro azione diuretica in caso di calcolosi renale o iperuricemia e come astringenti naturali, grazie alla loro ricchezza in tannini. Per consumare frutti più ricchi di nutrienti, è consigliabile scegliere fragole di colore scuro. A livello dietetico si consiglia sempre di consumare il frutto al naturale, senza aggiunta di zucchero o miele, meglio se condito con limone o arancia, per frenare l’ossidazione dei composti fenolici che a contatto con l’ossigeno possono perdere il loro effetto benefico. Si consiglia di ridurne il consumo a una volta al mese per chi soffre di colite o di intestino irritabile. Buona primavera a tutti. N.23 APRILE 2018
Aldi über alles? In Italia successo non scontato Il discounter tedesco è l’ottavo gruppo distributivo mondiale Eugenio Felice
Il primo marzo Aldi Italia ha aperto i primi punti vendita italiani. Saranno 40-45 entro fine anno, riforniti 7 su 7 con 1.900 referenze di cui l’85 per cento a private label. Nessun reparto sarà con servizio assistito. Grande attenzione a regionalità, biologico, free from, convenience, italianità. 130 le referenze di ortofrutta. Il mantra è semplice: grande qualità al prezzo più conveniente, grazie a un’efficienza nella supply chain imbattibile. Con un’interessante esperienza d’acquisto Pressoché sconosciuto al pubblico italiano fino allo scorso marzo, Aldi era ben noto ai fornitori di ortofrutta italiani per le politiche estremamente aggressive sui prezzi. Il discounter tedesco ha però deciso di sfruttare l’anonimato italiano per presentarsi in modo del tutto inedito, esplorando nuove soluzioni in termini di shopping experience e di comunicazione. Se ne sono accorti subito gli operatori che hanno visitato i punti vendita aperti il primo marzo, una decina nel nord Italia: i negozi non hanno niente a che fare con i capannoni freddi e squadrati che si trovano da decenni in Germania. Aldi in Italia ha alzato ulteriormente il livello del canale discount, una categoria che vale solo per le statistiche Nielsen, almeno da quando Lidl, nel lontano 2013, uscì con il famoso slogan “Non cambiare stile di vita, cambia supermercato”.
I nuovi store concept inaugurati nel 2016 da Lidl e quelli appena svelati da Aldi in Italia sono migliori della media (scarsa) dei supermercati italiani. Sarà quindi un territorio di conquista facile per il gruppo fondato nel 1946 dai fratelli Karl e Theo Albrecht? Non proprio, perché l’Italia è un Paese in crisi strutturale, con un numero crescente di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, e allo stesso tempo il nord Italia, area su cui si concentra il piano di sviluppo di Aldi, è una torta già satura di grande distribuzione. Quindi Aldi dovrà strappare clienti ai competitor che da due anni a questa parte non sono certo rimasti a guardare. Chi tutto sommato si è mosso meno è Eurospin, che pur rinnovando l’assortimento con l’inserimento di nuove private label, non ha però deciso di modificare i negozi rimanendo fedele alle sue radici.
Alessandro Borghese è stato il testimonial scelto da Aldi per l’evento di presentazione alla stampa italiana che si è svolto nel punto vendita di Castellanza il 15 febbraio scorso. Cuoco e conduttore televisivo, classe 1976, è figlio primogenito dell’attrice Barbara Bouchet e dell’imprenditore napoletano Luigi Borghese. Durante l’evento ha preparato il risotto alla Aldi.
MAGAZINE
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Nella foto sotto, come si presentano da fuori i punti vendita Aldi in Italia. Nello specifico è quello di Castellanza, a nord di Milano. Per il dicounter tedesco si tratta di uno store concept completamente nuovo, inedito a livello globale. È stato svelato alla stampa il 15 febbraio e la foto a lato immortala il nostro smartphone che riprende a sua volta Michael Veiser, amministratore delegato di Aldi, durante la sua breve relazione. All’evento del 15 febbraio hanno partecipato numerosi alti dirigenti del gruppo.
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L’ottavo retailer mondiale. Ma chi è Aldi? Parliamo dell’ottavo gruppo distributivo mondiale, scalzato solo nel 2016, in termini di fatturato, da Amazon. Aldi è l’acronimo di Albrecht-Discount, una insegna che nasce negli anni ’60 in Germania. Come riporta il sito web in lingua italiana, il gruppo ha più di 100 anni di storia, affondando le origini nel 1913 con l’apertura del primo negozio di alimentari ad opera di Karl Albrecht nel centro di Essen. Lo sviluppo è poi stato seguito nei decenni successivi dai due figli Karl junior e Theo Albrecht, che negli anni 60 introdussero il marchio Aldi e, dopo una discussione sull’opportunità di vendere sigarette nei loro negozi, decisero di separare la catena di supermercati in due, dando origine ad Aldi Nord (gestita e amministrata da MAGAZINE
Theo), e Aldi Süd (gestita e amministrata da Karl), che si spartiscono i Länder della Germania e il mondo senza farsi concorrenza. Alcune delle tappe fondamentali dello sviluppo del gruppo: l’ingresso in Austria nel 1968 con il marchio Höfer, che è anche il responsabile dell’ingresso in Italia e che fa capo ad Aldi Süd; l’ingresso nel 1976 negli Stati Uniti dove oggi conta oltre 800 punti vendita gestiti da Aldi Süd a marchio Aldi e quasi 500 con l’insegna organic friendly Trader Joe’s di proprietà Aldi Nord; l’ingresso nel 1990 nel Regno Unito, dove punta a crescere dagli attuali 800 punti vendita a 1.000 entro pochi anni; ancora gli ingressi in Francia nel 1988, in Australia nel 2001, in Spagna nel 2002, in Cina nel 2017 per finire con l’Italia nel 2018.
Stesso nome, insegne diverse, gruppi distributivi ben distinti. A questo ha portato l’incomprensione familiare tra i fratelli Karl e Theo Albrecht, che sono stati anche tra gli uomini più ricchi del mondo nonché i più ricchi della Germania, secondo Forbes, fino al momento della loro morte, rispettivamente nel 2014 e nel 2010. Il patrimonio di Karl era stimato in 26 miliardi di dollari, più o meno 3 volte il fatturato annuale di Esselunga. Poco dietro Theo con 17,5 miliardi di dollari. Nelle classifiche mondiali sui maggiori retailer si tende a considerarlo un gruppo unico, ma in realtà sono due entità ben distinte, a dispetto dell’insegna che riporta lo stesso nome. Nella spartizione dei mercati europei, l’Italia è andata quindi ad Aldi Süd, decisione non scontata considerando che il Regno Unito, pur stando a Nord, è in mano ad Aldi Süd. La vita dei due fratelli Albrecht, considerati i manager di maggior successo del secondo Dopoguerra tedesco, è sempre stata coperta dal massimo riserbo.
N.23 APRILE 2018
Le casse, lo diciamo subito, sono uno dei punti discutibili, a nostro avviso, dei punti vendita Aldi. Lo spazio per riempire il sacchetto della spesa è troppo piccolo. Dimenticatevi lo scivolo che da sempre trovate alle casse e che termina con una ampia vasca, solitamente separabile. Qui trovate un nastro che si interrompe in cassa e oltre la cassa un piccolo ripiano. La spiegazione, di per sé corretta e pure innovativa, è che andrebbe riempito direttamente il carrello. Ma se il cliente prende il cesto, che poi va lasciato in testa alla cassa, il riempimento è scomodo.
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DISCOUNT: I PREZZI DI AL CUNI PRODOTTI ORTOFRUTTICOL I A CONFRONTO Rilevazioni effettuate venerdì 30 marzo nei punti vendita di Peschiera del Garda (Vr) AL DI
L I DL
E UROSPI N
PENNY MARKET
MD
BANANA (SFUSE)
1,28 € / KG
1,29 € / KG
1,29 € / KG
1,29 € / KG
1,29 € / KG
MEL A GOL DEN DEL . (SFUSE - CAL. 80/85)
1,95 € / KG (ALTO ADIGE IGP)
1,99 € / KG (VAL VENOSTA)
1,99 € / KG (VAL VENOSTA)
1,99 € / KG (VAL VENOSTA)
1,99 € / KG (LA TRENTINA)
ARANCIA ROSSA (TAROCCO)
1,16 € / KG (IGP - RETE 3 KG)
1,86 € / KG (IGP - RETE 1,5 KG)
1,86 € / KG (.RETE 1,5 KG)
0,99 € / KG (RETE 3 KG)
0,90 € / KG (RETE 3 KG)
PERA ABATE F. (SFUSE)
2,49 € / KG
1,99 € / KG
1,99 € / KG
1,99 € / KG
2,19 € / KG
AVOCADO HASS (SFUSO)
1,45 € (A PEZZO, MIN. 270 GR.)
1,39 € (A PEZZO, MIN. 160 GR.)
ASSENTE
1,89 € 4,79 € / KG (A PEZZO DA 260 GR.) (NON HASS)
POMODORO CIL IEGINO 1,29 € (CONFEZIONATO) (IGP SIC. - 300 GR.)
1,49 € (IGP SIC. - 500 GR.)
1,29 € (IGP SIC. - 300 GR.)
1,49 € (SIC. - 500 GR.)
1,19 € (SIC. - 500 GR.)
ZUCCHINO (SFUSO)
1,79 € / KG
1,79 € / KG
1,99 € / KG
1,79 € / KG
1,39 € / KG
CIPOL L A BIANCA (RETE 1 KG)
0,99 €
0,99 €
0,99 €
0,99 €
1,09 €
PATATA (PASTA GIALLA)
0,79 € / KG (RETE 2 KG)
0,86 € / KG (RETE 1,5 KG)
0,79 € / KG (RETE 2 KG)
0,89 € / KG (RETE 2 KG)
0,45 € / KG (RETE 2 KG)
MEL ONE RETATO (SFUSO)
2,49 € / KG (SENEGAL)
1,99 € / KG (SENEGAL)
1,39 € / KG (SENEGAL)
1,89 € / KG (COSTA RICA)
1,49 € / KG (COSTA RICA)
INSAL ATA IV GAMMA (LATTUGHINO - BUSTA)
0,99 € (125 GR.)
0,99 € (125 GR.)
1,19 € (150 GR.)
0,89 € (100 GR.)
1,29 € (250 GR. - OFFERTA)
Peschiera del Garda: il confronto. Questo gradevole comune del basso lago di Garda, in provincia di Verona, molto apprezzato dai turisti tedeschi, vede nel raggio di 3 chilometri la presenza di Aldi, Penny Market, Lidl, Eurospin e poco oltre, a Castelnuovo del Garda, c’è anche un Md. Praticamente i quattro leader in Italia del canale discount e il nuovo arrivato. Lidl addirittura è presente con due pun MAGAZINE
ti vendita, di cui uno di nuova generazione proprio affianco a un Eurospin, insegna che quest’anno festeggia i 25 anni di attività con 1.100 punti vendita e un fatturato oltre i 5 miliardi di euro. La nostra visita si è svolta venerdì 30 marzo alla mattina, tra le ore 10.00 e le
ore 12.00. Obiettivo primario della visita era capire se la promessa di Aldi - la migliore qualità al prezzo più conveniente - veniva nei fatti mantenuta. Obiettivo secondario: verificare l’afflusso di clienti. Iniziamo con una premessa: la campagna di comunicazione per ingaggiare la clientela è stata massiccia, tra social network, affissioni lungo le strade e sui monumenti ad esempio il restauro del campa N.23 APRILE 2018
L’ingresso di Aldi e la sua visione industriale ob“bligherà i concorrenti ad adeguarsi e migliorarsi, compreso il capolista Eurospin, che negli ultimi anni ha dormito sugli allori e sulla moltiplicazione del franchising. Alcune catene chiuderanno o verranno cedute, è inevitabile ”, Luigi Rubinelli (Retail Watch) 75
nile della Chiesa di San Giorgio in Braida a Verona - pubblicità alla radio, in televisione e sui quotidiani locali. Detto questo, il venerdì che siamo stati in visita al punto vendita di Peschiera del Garda, in posizione viabilistica strategica e davanti a un Eurospar, non presentava un grande afflusso di clientela. È vero che l’orario, le 10.00, non era dei migliori. A ruota siamo andati al punto vendita Lidl di vecchia concezione, praticamente più vicino al centro, il parcheggio era quasi pieno e all’interno c’erano già le corsie piene. Quindi, da questo punto di vista, vittoria a mani basse di Lidl. A ruota siamo andati da Eurospin, N.23 APRILE 2018
che, come dicevamo, si trova proprio affianco a un Lidl di nuova generazione. Afflusso discreto ma decisamente inferiore al Lidl visitato. Dopo aver rilevato i prezzi tabella della pagina a fronte - ci siamo diretti verso Penny Market: come affluenza in linea con Eurospin, meglio di Aldi ma peggio di Lidl. Infine ci siamo diretti da Md, che è risultato in linea con Aldi, anche se l’orario, verso Mezzogiorno, non era più confrontabile. Prima di parlare di prezzi, vogliamo dare una nostra classifica sulla
shopping experience, che potremmo definirla come il modo in cui i punti vendita si presentano fuori e dentro alla clientela. Diciamo che Aldi vince a mani basse: elegante, ordinato, impattante, tecnologico, ma anche confortevole per la possibilità di bere un caffè o altra bevanda calda e fare un veloce pasto con i prodotti del forno sui tavolini messi a disposizione. Di misura segue Lidl con i nuovi format inaugurati nel 2016, un gradino sotto i Penny Market che comunque hanno migliorato notevolmente gli arredamenti interni. Infine, con un certo distacco, Md e decisamente ultimo Eurospin, che a noi appare obsoleto, dentro e fuori. MAGAZINE
ALDI ITALIA in cifre
45 1900 2018 1.300 120 75% marzo, prime aperture
aperture entro fine anno referenze ortofrutta
made in Italy
mq superficie vendita
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Aldi, riassumendo, fissa un nuovo termine di paragone in Italia per la shopping experience, risultando di un altro pianeta rispetto a tanti supermercati di provincia e più in linea con i più moderni modelli anglosassoni. Ma veniamo all’aspetto prezzi, di cui alla tabella di pagina 74, che si riferisce alle nostre rilevazioni MAGAZINE
referenze
effettuate il 30 marzo. Diciamo subito che confrontare dei prodotti ortofrutticoli in base al prezzo senza considerare anche la qualità è un esercizio minato e potenzialmente sterile. Quindi il confronto ha un valore relativo. Diciamo comunque che la promessa di Aldi sulla qualità, a nostro avviso, viene mantenuta, almeno nel reparto
ortofrutta, che è quello che ci compete. Sono stati scelti tra i più qualificati e importanti fornitori italiani, volutamente diversi da quelli del competitor diretto Lidl. I prodotti esposti nei giorni della nostra visita si presentavano in perfette condizioni e i campioni prelevati hanno superato egregiamente i nostri test in termini di qualità organolettiche. Un aspetto del resto su cui hanno insistito anche i dirigenti di Aldi Italia nell’incontro con la stampa del 15 febbraio. Mettendo a confronto 5 frutti e 5 ortaggi e una busta di insalata di quarta gamma, tutte referenze alto rotanti e non in offerta, e prendendo stesse grammature (ove possibile), origini e confezioni, abbiamo constatato che Aldi non è l’insegna più conveniente in assoluto, se non per pochi centesimi per banane (1,28 euro al chilo contro gli 1,29 dei concorrenti), mele Golden (1,95 contro 1,99) e per l’avocado Hass (1,45 euro il pezzo ready to eat da minimo 270 grammi), risultando invece in linea o più cara di altre insegne per tutti gli altri articoli, come le pere Abate vendute sfuse a 2,49 euro al chilo contro i 1,99 euro al chilo di tre competitor. L’insegna che è risultata distintamente più economica, a prescindere dagli aspetti qualitativi, su alcuni articoli è Md, come nel caso dei pomodori ciliegini origine Sicilia (ma non IGP), delle zucchine e delle patate, che costavano in rete da 2 chili 0,90 euro contro i 1,59 euro di Aldi ed Eurospin e i 1,79 euro di Penny Market. N.23 APRILE 2018
Il nostro impegno nel venire incontro ogni giorno “alle esigenze dei clienti italiani rappresenta la nostra più grande sfida. Lo faremo grazie all’attenzione per l’origine, la freschezza, la qualità e la convenienza dei nostri prodotti e un’idea di spesa completamente nuova ”, Michael Veiser (Aldi Italia) 78
L’evento del 15 febbraio a Castellanza rivolto ai giornalisti è stato l’occasione non solo per prendere visione del punto vendita ma anche per prendere contatto con il management. Spesso negli ultimi mesi ci siamo chiesti con quale vestito Aldi si sarebbe presentata in Italia. Una domanda non scontata, considerando che Aldi opera in 10 Paesi (l’Italia è l’undicesimo) in modo diverso: si va dal modello “basic” tipico della Germania, dove il gruppo è nato nel 1913, al modello hipster di Trader Joe’s presente in Nord America. Il comune denominatore è anche il motto mondiale del gruppo: great quality at great prices. Un mantra che è stato ripetuto più di una volta da Michael Veiser, group managing director di Aldi, che per l’Italia ha pensato a un “vestito” e un assortimento completamente inediti. “Negli ultimi due anni - ha spiegato il giovane Veiser - abbia MAGAZINE
mo studiato il mercato italiano, partendo dall’analisi dei competitor per arrivare a studiare gli italiani, per poter formulare la migliore proposta possibile nei luoghi dove apriremo i nostri punti vendita”.
“Comfortable”: così lo potremmo definire questo concept store, che sarà replicato in numerose aree del Nord Italia, con 45 aperture entro fine 2018. Ti mette a tuo agio, con un’esposizione molto chiara e piacevole, replicata anche nei vari scaffali con le private label che domineranno l’assortimento con una quota dell’85 per cento. Come nei N.23 APRILE 2018
PAM / In’s fa la spesa da Tuodì. Lo scorso 20 aprile i mezzi di stampa hanno reso noto che 61 punti vendita Tuodì sono stati acquisiti all’asta per 48 milioni di euro da In’s Mercato, la catena di discount interamente di proprietà del Gruppo PAM. L’amministratore delegato di In’s, Alessandro Cecchetto, ha spiegato al Gazzettino che il format del discount non è stato investito dalla crisi della grande distribuzione e che la formula di In’s consiste nell’offrire prodotti di qualità a prezzi aggressivi. In’s ha 430 punti vendita in tutta Italia e con questa acquisizione punta a sfidare i colossi del settore.
GDO - MAGGIORI GRUPPI ITALIANI: FATTURATO 2016 E VARIAZ. % SUL 2015 Fatturato 2016 (€ mil)
Var. % 2016-2015
11.300 8.865 +3,1
+2,8
+8,0
8.069 +0,9
+6,8
7.508 +4,4
+3,0
4.857
4.696
4.012
3.990
-3,3
-0,9
2.593
2.355 -1,9
Coop (*)
Selex (*)
Conad (*)
Esselunga
Carrefour
Eurospin
Auchan-SMA
• (*) Per Conad, Coop e Selex il dato è relativo alle maggiori imprese associate • I dieci maggiori operatori esaminati rappresentano il 72% del mercato della GDO alimentare • Esselunga è il primo operatore individuale
recenti concept store di Lidl, all’ingresso con un solo colpo d’occhio si possono individuare i vari reparti, grazie all’eliminazione quasi totale della cartellonistica verticale appesa al soffitto. Sorprendente lo spazio tra i vari scaffali, sicuramente non ci sarà il rischio di fare slalom o attese con i carrelli. Attenzione elevata al food e ai freschissimi, con l’ortofrutta posizionata subito dopo l’ingresso: 130 referenze, compresa la quarta gamma, con un 15 per cento di biologico e grande attenzione alla regionalità con marchi privati dedicati. D’effetto i dispenser di frutta secca, proprio come quelli che si trovano da Whole Food Market a New York o a Londra. Attuale la scelta di inserire armonicamente le 15-20 referenze bio nel reparto N.23 APRILE 2018
ortofrutta senza “ghettizzarle” in spazi dedicati / isolati. L’80 per cento dei prodotti è di origine italiana, con l’indicazione sopra gli scaffali anche di alcuni produttori con tanto di foto, pure questa una scelta di comunicazione tipica dei retailer esteri più evoluti come Mark&Spencer o Albert Heijn. Una parte del prodotto è confezionata, un’altra è proposta sfusa con pesatura e prezzatura alle casse, come succede da Lidl ed Eurospin. Se sui prezzi ci siamo già espressi, ritorniamo sull’aspetto qualitativo ribadendo che siamo sicuramente a un livello molto alto, marcatamente superiore a quanto offra og-
Lidl Italia
Iper-Unes
Gruppo Pam
Fonte: R&S Mediobanca
gi il medio supermercato di provincia italiano. Tornando al “vestito”, dentro e fuori è probabilmente il più elegante che abbiamo mai visto nel panorama retail nazionale. Rigoroso, ordinato, chiaro, accogliente. Il reparto dei vini è impattante, ci verrebbe da dire quasi sovradimensionato, rispetto alla metratura complessiva. Affianco si trova la macchina del caffè e l’ampio reparto panetteria, con i forni che lavorano all’interno del negozio. I tavolini permettono un pasto veloce o una piccola pausa. Qui come negli altri reparti è tutto a libero servizio, compresa la gastronomia, la macelleria e la pescheria: rientra nella ricerca dell’ottimizzazione dei costi. Per ogni punto vendita ci sono dai 15 ai 20 addetti. Le promozioni cadono il lu MAGAZINE
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PENNY MARKET
Penny Market: nuova private label. Nel mese di marzo ha debuttato il nuovo marchio rivolto ai prodotti locali di Penny Market, la catena discount che fa capo al gruppo tedesco Rewe e che conta 370 punti vendita in Italia. Il marchio si chiama “vicino - prodotti del tuo territorio”. Nello specifico quelli in foto sono pomodori ciliegino prodotti a Guidizzolo, mentre il punto vendita è quello di Peschiera del Garda (Vr). Si tratta di una delle contromosse concrete messe in atto dai competitor di Aldi per rendere più appetibile la propria offerta.
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nedì e il giovedì, con 60 prodotti che a rotazione sono offerti a prezzi scontati. Nei punti vendita non mancano isole con prodotti tipici dei discount di matrice tedesca come trapani, aspirapolveri, piumini, etc. Alcune delle pubblicità che abbiamo visto recitano ad esempio: “Entri per il pane... ed esci anche con un trapano”. MAGAZINE
Ma, attenzione, come per Lidl, qui non parliamo più di discount, ma di supermercati di media metratura - quella che oggi piace di più agli italiani - con un’ottima esperienza d’acquisto e un assortimento essenziale - già di per sé sinonimo di qualità nei freschissimi essendo garanzia di rotazioni elevate - che punta a un imbattibile
rapporto qualità prezzo, che non vuol dire offrire prodotti di mediocre qualità a prezzi sottocosto, ma, come ha sottolineato in più passaggi Veiser, “offrire prodotti della migliore qualità ai prezzi più convenienti del mercato”. Com’è possibile? Grazie a una logistica e una catena di fornitura super efficiente. I punti vendita, che a fine aprile erano quasi trenta, sono riforniti dall’unica piattaforma di Oppeano, in provincia di Verona. Lo stesso comunicato stampa sottolinea l’aspetto dell’efficienza: l’elemento distintivo del format Aldi - si legge - è rappresentato dalla capacità di concentrarsi sull’essenziale e offrire ai clienti una gamma di prodotti selezionati che uniscono qualità e convenienza. Tutto questo è frutto di un approccio caratterizzato da processi logistici efficienti e tempi di stoccaggio e trasporto brevi che assicurano freschezza, qualità e convenienza. L’obiettivo del brand è di soddisfare appieno i clienti garantendo loro prodotti di qualità e sicurezza. Tutti gli articoli in assortimento sono selezionati con grande cura e sono sottoposti ad attenti controlli di qualità, condotti regolarmente sia dagli esperti Aldi che da laboratori indipendenti. Inoltre, Aldi stabilisce con i propri fornitori quali misure attivare al fine di aderire a standard e sistemi di certificazione di qualità dei processi e dei prodotti. La palla, ora, passa ai competitor...
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Lidl spinge sul rinnovamento della rete Nuovo spot in televisione che punta (quasi) tutto sull’ortofrutta Eugenio Felice
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Lidl prosegue il piano di espansione in Italia. Sono 40 le nuove aperture programmate nel 2018, poco meno di quelle di Aldi. Con la differenza che il primo parte da una rete di 600 punti vendita, il secondo da zero. Ci saranno inoltre 50 ristrutturazioni di store esistenti, che riceveranno il vestito introdotto nel 2016. Un vestito che nelle città potrà assumere la forma metropolitana su due livelli, con parcheggio al coperto al piano terra e l’area di vendita al primo piano Lidl Italia ha inaugurato il 26 febbraio, un nuovo punto vendita in via Pietro Giordani 30, zona Lorenteggio, proprio di fronte a un Esselunga. Lo store, frutto di un progetto di recupero edilizio di un’area dismessa da oltre 10 anni, si sviluppa su due livelli: al piano terra si trova un comodo parcheggio con oltre 110 posti auto a disposizione della clientela, mentre al piano superiore, tramite tappeto mobile, si accede all’ampia area vendita da oltre 1.400 mq. È il quarto punto vendita in Italia con questa conformazione su due piani, il primo nel capoluogo lombardo. Il vestito è quello inaugurato nella primavera del 2016, con ampie vetrate e un arredamento interno moderno e funzionale. L’edificio ha una spiccata impostazione green: dispone di un impianto fotovoltaico che copre circa un quarto del fabbisogno del punto vendita, di postazioni per il rifornimento di automobili elettriche o ibride e di un sistema di recupero delle acque piovane. Dal punto di vista energetico, il 100 per cento dell’energia utilizzata dal super MAGAZINE
mercato proviene da fonti rinnovabili. Inoltre, l’impianto di luci a Led di cui dispone la struttura consente di risparmiare oltre il 50 per cento rispetto alla normale illuminazione e gli impianti tecnologicamente evoluti utilizzati rappresentano un’ulteriore testimonianza della sempre maggiore attenzione di Lidl verso la sostenibilità ambientale. All’inaugurazione, Emilio Arduino, amministratore delegato Sviluppo Immobiliare e Servizi Centrali di Lidl Italia, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di presentare questo nuovo format in una città importante come Milano. Un negozio di nuovissima generazione dal dna eco-sostenibile e concepito per valorizzare il contesto ambientale, riducendo al minimo l’impatto, pensato e progettato per le città secondo le recentissime disposizioni sul contenimento del consumo del territorio. Lidl è presente in Italia da 25 anni e può contare su
Qui sopra il punto vendita di via Pietro Giordani 30 a Milano, inaugurato il 26 febbraio, proprio di fronte a un supermercato Esselunga. È il primo del capoluogo lombardo con il format “metropolitano” su due livelli: al piano terra c’è il parcheggio, al piano primo l’area di vendita. Le vetrate sul fronte danno grande luminosità agli interni. Sulla porta di ingresso si trova il premio Top Fresh Retailer 2018 che la nostra testata Fm ha riconosciuto a Lidl nella categoria “catena più innovativa”.
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una rete di oltre 600 punti vendita. Questo store interpreta al meglio l’evoluzione compiuta dalla nostra insegna e traccia la strada del nostro sviluppo immobiliare futuro”. Sviluppo immobiliare che parla solo per il 2018 di almeno 40 nuove aperture e 50 ristrutturazioni di punti vendita esistenti. Il punto vendita ha dimensioni importanti, che consentono di presentare al meglio un assortimento ampio per una spesa alimentare di N.23 APRILE 2018
qualità: oltre 2.000 articoli, di cui più dell’80 per cento made in Italy, una vasta offerta di prodotti da forno sfornati caldi in punto vendita e un ricco reparto frutta e verdura. Nell’assortimento cresce tutto ciò che è free from, biologico e vegetariano e tra le novità c’è la nuova isola “Gusto&Benessere”. La centralità della spesa alimentare, con prodotti freschissimi e eccellenze del territorio, si completa con l’offerta di prodotti per la pulizia della casa, l’igiene personale e il petfood. L’offerta punta come sempre alla migliore qualità al prezzo MAGAZINE
In tema di sostenibilità, Lidl Italia intende ridurre l’utilizzo di plastica di almeno il 20 per cento entro il 2025. Obiettivo che l’azienda mira a raggiungere rivedendo il packaging delle proprie private label, che valgono circa l’85 per cento dell’assortimento; gli stessi imballi plastici dovranno essere riciclabili.
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all’Associazione Banco Alimentare Lombardia, attraverso un piano di ritiro quasi giornaliero. Le eccedenze sono destinate a una rete di strutture caritative locali.
più conveniente, che è poi la stessa promessa di Aldi e delle altre catene discount. Consapevole della propria responsabilità nei confronti della società in cui opera e fedele al proprio motto “Sulla via del domani”, Lidl Italia, in collaborazione con il Banco Alimentare, ha avviato il programma nazionale “Oltre il MAGAZINE
carrello - Lidl contro lo spreco” che punta a ridurre lo spreco alimentare donando le eccedenze di cibo a chi ne ha bisogno. Anche il nuovo punto vendita di Milano via Giordani dona i prodotti alimentari dal pane all’ortofrutta fino agli articoli confezionati - non più vendibili secondo gli standard commerciali, ma ancora buoni e sicuri,
Nuova campagna TV. Dopo i festeggiamenti dei primi 25 anni di attività in Italia, Lidl Italia punta l’attenzione sull’ortofrutta con un piano media su tutte le principali emittenti televisive e radiofoniche e una pianificazione pubblicitaria multicanale. Oltre alla televisione, grande importanza hanno la stampa, nazionale e locale, e il web, dove, tra gli altri, il sito ospiterà una sezione di approfondimento sul mondo della frutta e verdura. Lidl Italia, da sempre attenta ad offrire ogni giorno qualità, convenienza e freschezza, con questa campagna vuole porre l’accento sul proprio impegno affinché i propri clienti acquistino con fiducia frutta e verdura, certi di trovare nel reparto tutta la sicurezza e la qualità di un’offerta legata al territorio, certificata e controllata. Lo spot da 30 secondi, ideato da Lidl Italia in collaborazione con AlbatrosFilm e diffuso a partire dallo scorso 8 aprile, si apre con le immagini di una famiglia in un momento di quotidianità. Lidl si prende cura di questa famiglia, grazie al lavoro della propria filiera di fornitori sicura e certificata, a cui idealmente lo spettatore si trova affiancato, seguendo il lavoro degli agricoltori italiani che producono il meglio della frutta e della verdura del nostro Paese. La N.23 APRILE 2018
MD, un miliardo per lo sviluppo della rete. Il terzo player italiano del settore discount, con 725 punti vendita in tutta Italia e un fatturato di 2,3 miliardi di euro, ha annunciato lo scorso aprile un ambizioso piano di sviluppo triennale. Patrizio Podini, fondatore e presidente del gruppo, alla convention annuale ha parlato della apertura di 45 nuovi punti vendita in media all’anno entro il 2021, per un investimento complessivo che supererà il miliardo di euro. La strategia dell’insegna passa anche dal potenziamento dell’offerta dei freschi, del management e della comunicazione.
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ORTOFRUTTA
IN TV GLI SPOT
LIDL A TUTTA
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passione per la qualità dei prodotti e per la soddisfazione del cliente è il cuore delle scene successive dove è centrale proprio il reparto ortofrutta all’interno di un supermercato dell’insegna. Lo spot valoriale da 30 secondi è accompagnato da una serie di spot da 20 secondi dedicata alle offerte, a cadenza settimanale. Anche i nuovi gadget di Lidl Italia si ispirano all’ortofrutta. Dallo scorso 9 aprile sono tornati nei punti vendita del gruppo gli
Stikeez, i divertenti pupazzi attacca-stacca che promuovono frutta e ortaggi di qualità. Il kiwi Mipo, la fragola Emma, il pomodoro Tommy o ancora la banana Sepp: i personaggi della serie sono in tutto 24 e c’è tempo fino al 13 maggio per completare la collezione. I clienti che fanno la spesa da Lidl ricevono un personaggio per ogni 15 euro di spesa effettuata. In questo modo il gruppo parla in particolare ai piccoli consumatori, promuovendo in ottica divertente e ludica l’importanza di una dieta ricca di frutta e verdura.
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La rivoluzione orticola è in atto. Il caso Fri-el A Ostellato (Fe) un investimento da quasi 100 milioni di euro Eugenio Felice e Massimiliano Lollis
Foto: NextVideoProduction.com
Mentre in Sicilia i produttori agricoli lamentano prezzi di vendita dei pomodori molto sotto ai costi di produzione, arrivando ad atti estremi, nel nord Italia sono in corso investimenti milionari per realizzare serre tecnologiche, riscaldate e illuminate, sul modello olandese finalizzate a produrre ortaggi anche in inverno. Con un approccio - ma non una qualità - di tipo industriale. È il caso della Fri-el Green House: i suoi pomodori a grappolo sono già super richiesti dalla Gdo
C’è un minimo comune denominatore che unisce il discorso di Barack Obama a Milano durante TuttoFood 2017 e le serre tecnologiche di Ostellato, in provincia di Ferrara, a 20 chilometri da Comacchio. È la consapevolezza che l’agricoltura sarà il business globale dei prossimi decenni e la conseguenza è da una parte l’interesse dei grandi capitali e dall’altra la possibilità, anche per il frammentato e arretrato settore ortofrutticolo italiano, di fare quel salto di qualità che solo una rivoluzione e non un’evoluzione rende possibile. Ed ecco che il più ambizioso progetto italiano che interessa il nostro settore fa capo a un’azienda leader nella produzione e vendita di energia elettrica da fonti rinno-
vabili, la Fri-el Green Power, che vede tra i suoi partner anche il colosso francese EDF che controlla la Edison, seconda più grande società energetica in Italia. Il valore aggiunto che può dare il gruppo che fa capo alla famiglia bolzanina Gostner non sono solo i capitali - parliamo di quasi 100 milioni investiti entro il 2020 solo nel sito di Ostellato - ma anche il know-how e gli asset nelle energie da fonti rinnovabili: le serre nei mesi invernali sono scaldate recuperando l’energia, che altrimenti sarebbe dispersa, prodotta dagli impianti a biogas del gruppo, preesistenti rispetto alle serre. Ciò significa che uno dei costi più rilevanti di queste strutture altamente tecnologiche viene tagliato. Un modello che sarà replicato in altre zone del centro nord Italia dove sono presenti gli impianti a biogas della Fri-el Green Power.
A sinistra, Alessio Orlandi, direttore commerciale e marketing di Fri-el Green House, assieme al direttore di Fm Eugenio Felice (a destra), nell’area che collega le due serre tecnologiche di Ostellato (Fe) che hanno una superficie di 5,4 ettari ciascuna. Le lampade a led sono state installate solo in una delle due serre, quella preposta a produrre nei mesi invernali.
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Fri-el-Fresh Guru: la fotografia odierna delle serre di Ostellato (Fe)
2017 11 25 12 9.000 1 primo raccolto
mesi di raccolto
ettari
varietà (pomodoro a grappolo)
lampade led
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Il pomodoro a grappolo. Fri-el ha deciso di partire da questo articolo perché il pomodoro è la categoria che fa più fatturato in ortofrutta e all’interno di essa il grappolo è la tipologia che realizza in Europa i maggiori volumi. E se un approccio industriale è quello che si vuole MAGAZINE
milioni di euro investiti
avere, non si può certo partire da una nicchia di mercato. “Il grappolo è la referenza più alto vendente e allo stesso tempo è anche quella maggiormente importata, per questo abbiamo visto un’opportunità di business, considerando anche la crescente richiesta di prodotto
made in Italy da parte dei gruppi distributivi nazionali”, ci spiega Alessio Orlandi, responsabile commerciale e marketing, durante la visita che abbiamo fatto presso il sito di Ostellato lo scorso 17 aprile. Le due serre da 5,4 ettari ciascuna sono una adiacente all’altra, collegate da un’area coperta in cui si trova l’area per la conservazione breve dei pomodori, la pallettizzazione automatica e zone di servizio. Arrivando alla Fri-el siamo rimasti impressionati, tutto è nuovo, grande, bianco, tecnologico e squadrato. Il corridoio che porta agli uffici corre lungo una serra con delle ampie vetrate che lasciano vedere le piante che si arrampicano fino a una altezza di 4 metri e oltre. Non sembra di essere in Italia, questo è certo, e del resto il modello è quello olandese. Tutto è fatto per rispondere a criteri di efficienza, e allo stesso criterio risponde la decisione di puntare in questa primissima fase esclusivamente sul pomodoro a grappolo. Anche se è solo questione di tempo: nei prossimi mesi inizieranno a Ostellato i lavori di ampliamento che consistono nella costruzione di altre due serre di uguali dimensioni in cui si potranno produrre anche altre tipologie di pomodori. Allo stesso tempo, nel resto del centro nord Italia dovrebbero sorgere altre serre adiacenti a impianti a biogas per produrre anche altri tipi di ortaggi e il potenziale, come ci ha spiegato l’amministratore delegato Florian Gostner è di N.23 APRILE 2018
Per rispondere a criteri di efficienza, la Fri-el ha deciso di partire esclusivamente con i pomodori a grappolo, che sono la tipologia che in Europa sviluppa più volumi ed è anche quella maggiormente importata in Italia. Nel futuro ci saranno comunque anche altre tipologie di pomodori e altri ortaggi.
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A destra, Florian Gostner, amministratore delegato di Fri-el Green House e rappresentante della proprietà. A sinistra il responsabile commerciale e marketing Alessio Orlandi. Formazione agronomica e una lunga esperienza all’interno di importanti gruppi ortofrutticoli italiani e nella grande distribuzione. È stato, tra le altre cose, category manager ortofrutta di Conad.
E C-LED
LA SINERGIA FRI-EL
GREEN HOUSE
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circa 200 ettari di serre tecnologiche, con ampio uso non solo del riscaldamento ma anche dell’illuminazione artificiale con lampade led. E un’altra serra, del resto, esiste già: si trova a Crevalcore, in provincia di Bologna, e rappresenta anche il primo investimento di Fri-el Green House, essendo in produzione dal 2016, sempre con il pomodoro a grappolo, in coltura rigorosamente idroponica. Sono 1,4 ettari, che nei piani saranno dedicati alla sperimentazione delle nuove varietà. Anche qui il valore aggiunto è dato da un impianto a biogas adiacente alla struttura.
Tecnologia hi-green. Una delle due serre di Ostellato dispone di circa 9.000 lampade led per integrare in inverno la luce naturale con quella artificiale. Senza questa tecnologia non sarebbe possibile produrre pomodori in nord Italia nei mesi freddi. Le lampade sono chiamate Inter-Light perché inserite in mezzo alle piante di pomodoro e sono state brevettate da C-Led, divisione lighting del gruppo Cefla. Sono lunghe 2,5 metri per un totale di 15 chilometri di illuminazione, che diventeranno 62 chilometri una volta completati i lavori per costruire i due nuovi moduli di Ostellato, per ulteriori 20 ettari. Un risultato ottenuto grazie all’impegno di C-Led nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie a led MAGAZINE
C-Led è un’azienda del gruppo Cefla specializzata nella progettazione e nella produzione di applicazioni elettroniche e soluzioni di illuminazione personalizzate sulle esigenze del cliente. C-Led ha sviluppato lampade specifiche per la coltivazione in serra e indoor che permettono di migliorare la produzione e prolungare la stagionalità, garantendo il raccolto anche in inverno. Il gruppo di ricerca si affianca costantemente a scienziati e ricercatori provenienti da università e centri specialistici, che la supportano nello sviluppo di prodotti sempre all’avanguardia.
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per la crescita dei vegetali in ambienti indoor. Infatti già da tempo è stato stretto un accordo con l’Università di Bologna, che ha allestito un apposito laboratorio, in cui vengono testate diverse frequenze luminose e i loro effetti sulla crescita delle piante. Proprio grazie a queste ricerche si è arrivati alla creazione della lampada Inter-Light, in grado di illuminare in modo uniforme le piante su due lati, portando un risultato di crescita notevole in termini di dimensioni, di qualità e quantità, come nel caso dei pomodori. Oltre all’aumento di fioritura, numero di frutti e raccolto, questo tipo di illuminazione comporta anche altri vantaggi, come una miglior salute della pianta determinata principalmente dalla speciale distribuzione della luce, con la conseguente mag MAGAZINE
giore resistenza alle patologie e un minor numero di malformazioni di foglie e frutti. “Il nostro punto di forza, oltre agli importanti investimenti in ricerca - commenta Alessandro Pasini, innovation manager di Cefla e presidente di C-Led - è l’approccio da solution provider, che permette di personalizzare la giusta ricetta della luce led unita alla capacità di costruire e mettere a regime impianti completi, partendo dalla progettazione fino alla realizzazione di tutti gli impianti e la sensoristica necessaria: dalla cogenerazione all’illuminazione, passando per i sistemi gestionali”.
Grazie a un sofisticato sistema di controllo centralizzato, all’interno della serra tutti i parametri microclimatici sono gestiti automaticamente: dalla temperatura alla salubrità dell’aria, dall’umidità all’intensità e qualità luminosa. Coltura idroponica significa anche impianto di irrigazione ad alta efficienza con bacini di raccolta, che consente un notevole risparmio di acqua - fino al 70 per cento in meno - e suolo rispetto all’agricoltura convenzionale. In questo modo, oltre a combattere lo spreco e salvaguardare le falde idriche, le piante di pomodoro possono crescere rigogliose e sane perché l’acqua usata per l’irrigazione è controllata e priva di sostanze chimiche residue. “Siamo a un impatto ambientale pari a zero - spiega Alessio Orlandi - considerando che non emettiamo nemmeno anidride carbonica, dato che la recuperiamo e immettiamo nelle serre a beneficio delle piante di pomodoro. Sostenibilità a tutto campo, quindi: anche perché sia serre che impiantistica sono alimentate da energia ottenuta mediante un impianto di cogenerazione a biomasse gestito dall’azienda capogruppo Fri-El Green Power, così come il riscaldamento nei mesi freddi viene fornito dagli impianti a biogas collocati a ridosso delle serre e preesistenti ad esse. Stiamo lavorando per ottenere la certificazione della carbon footprint: il nostro motto, in cui crediamo molto, è “più naturali della natura”. N.23 APRILE 2018
Uno dei nostri obiettivi è ridurre l’importazione di “pomodoro a grappolo dall’Olanda in estate: oltre al made in Italy, siamo competitivi con i prezzi, più flessibili con gli imballaggi, il grado brix è da 0,5 a 0,8 gradi superiore, la logistica è più veloce ed economica ”, Alessio Orlandi (resp. comm.le Fri.el) Gli aspetti commerciali. L’immagine a lato è un frame del video sul sito di Ostellato che potete vedere anche voi in questo momento, leggendo il QR Code di pagina 89. Si vedono le due grandi serre. Nei prossimi mesi inizieranno i lavori per costruire altri due moduli analoghi, così da triplicare la capacità produttiva. Le piante producono per circa 36 settimane, un grappolo a settimana. La produzione settimanale è oggi di 400 pedane, che moltiplicate per 525 chili dà più o meno 200 tonnellate a settimana, 800 tonnellate al mese. I clienti sono i gruppi della grande distribuzione, italiana e in parte anche estera. “Ci sono un po’ tutti - ci riferisce Alessio Orlandi - qui il problema non è trovare i clienti ma dare loro le quantità che chiedono. Se già oggi avessimo i 30 ettari in produzione non avremmo problemi a collocare il prodotto. E questo perché offriamo un prodotto unico. Potremmo così riassumere i vantaggi per la distribuzione: disponibilità del prodotto ai volumi richiesti per 365 giorni all’anno, con una qualità costante in termini di pezzatura, colore, sapore, salubrità. Evasione dell’ordine AxA: mi fai l’ordine alla mattina, ti consegno il prodotto nel pomeriggio alla piattaforma. Ancora: shelf life lunga, perché raccogliamo tutti i giorni e la pianta non va mai sotto stress. Mi preme sottolineare l’aspetto della salubrità: qui facciamo solo lotta biologica e gli interventi con prodotti di sintesi sono del tutto eccezionali”. N.23 APRILE 2018
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Un simile approccio consente anche di programmare quantità e soprattutto prezzi per tutto l’anno. A questo si aggiunge l’impatto sulla comunità locale, con l’assunzione di 80 persone - fisse, non stagionali - e la prospettiva di assumerne altre 160. Che dire, per la GDO è un mix disruptive di vantaggi, rispetto alle forniture tradizionali, che suona più come una rivoluzione industriale applicata all’agricoltura che non come una fisiologi-
ca evoluzione. “Uno dei nostri obiettivi principali - conclude Orlandi - è ridurre l’importazione dall’Olanda: siamo competitivi con i prezzi, più flessibili con gli imballaggi, il grado brix è da 0,5 a 0,8 gradi superiore, la logistica è più veloce ed economica. Oltre al-l’indubbio vantaggio, per il consumatore e il distributore, di acquistare un prodotto made in Italy”.
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Il retail? Sempre più una relazione organizzata In un convegno del Retail Institute uno sguardo al futuro Eugenio Felice e Massimiliano Lollis
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Di minacce e opportunità per i gruppi distributivi si è parlato durante l’evento “Supermarket 2025” organizzato dal Retail Institute a Bologna il 22 er 23 marzo. La relazione con i clienti, attraverso il punto vendita e i suoi addetti, ma anche fuori dal punto vendita con app e social network, sembra essere la chiave di volta per non soccombere all’avanzata di discount ed e-commerce. Daniele Tirelli: “L’esposizione spettacolare e rispettosa della frutta funzionerà anche tra 10 anni” Lo scorso 22 e 23 marzo a Bologna il Retail Institute Italy presieduto da Daniele Tirelli ha accolto numerosi rappresentanti di gruppi distributivi italiani per fare, attraverso relazioni qualificate, un identikit del supermercato del 2025. Partiamo da uno spunto del direttore marketing di Aspiag Service, Fabio Donà, che ha presentato il progetto Despar Tribù: “Si parla tanto di innovazione ma concretamente cosa sta facendo oggi la grande distribuzione per rispondere al cambiamento? I modelli di consumo stanno evolvendo e c’è difficoltà a coglierlo, sia per i distributori che per l’industria di marca. Sta cambiando completamente il modo di approcciare la spesa ma non sta cambiando il modo di approcciarsi al cliente da parte della GDO. Continuiamo a parlare di un cliente che cambia e che è dinamico e sfuggevole, ma rispondiamo con mezzi molto tradizionali come i volantini, mezzo mass market, con la pretesa di fare offerte customizzate ma in realtà si fa fatica a cogliere quello che vuole il cliente, con le abitudini di spesa che stan MAGAZINE
no diventando sempre più “liquide”. Vince oggi chi ingaggia il cliente in tutta la customer journey. Il marketing nella GDO oggi è volantini e pubblicità, strumenti che non possiamo abbandonare, non ancora almeno. Ho il dovere e il diritto di traghettare l’area marketing a un grande cambiamento: la GDO deve diventare “grande relazione organizzata”. La minaccia è che ci stanno togliendo il business con i clienti, l’intermediazione e la relazione con i clienti non dobbiamo perderla. Bisogna partire dal cliente per toccarlo in tutti i touch point nel corso della giornata”. Partiamo da questo intervento per spiegare che, oggi, i gruppi distributivi hanno preso consapevolezza dell’importanza dell’area marketing per provare a dare un futuro al proprio business. I nemici dichiarati sono da una parte i discount, che infatti non hanno partecipato nemmeno nella platea alla due giorni del Retail Institute,
“Here fresh is a promise”. Qui sopra un punto vendita del distributore canadese Michael Angelo’s di origini siciliane. Il negozio è specializzato nel food di alta fascia e si trova a Toronto. La foto è stata scattata nel gennaio del 2015, più di tre anni fa. In primo piano c’è l’ortofrutta, con una comunicazione emozionale impattante su tutti i muri perimetrali. In quanti anni si può misurare il ritardo dei gruppi distributivi che operano in Italia? Ispirazionale anche il sito web www.michaelangelos.com
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e gli specialisti dell’e-commerce, a partire da Amazon. Così il professore Andrea Farinet, specialista di digital transformation: “Fare marketing vuol dire fare la differenza, ma la differenza ci deve essere. Il marketing è triangolare: il distributore, il cliente e il competitor. Ci deve essere una differenza reale se vogliamo essere competitivi. Spesso questa non c’è e se c’è non viene comunicata. Le differenze vanno comunicate e queste si creano se N.23 APRILE 2018
ho compreso le preferenze del cliente. Attenzione a non farsi disintermediare e a perdere il contatto con il cliente. Il nuovo marketing lo chiamiamo social ed è fondamentale la reputation. Abbiamo ancora fior di aziende che fatturano centinaia di milioni di euro per non dire miliardi in cui i direttori acquisti non sanno come è fatto un punto vendita. Bisogna cambiare occhiali, perché bisogna comprendere questo nuovo ecosistema. Ci vuole più osservazione e customer respect: bisogna capire i comportamenti dei clienti per capire come fare la differenza”. MAGAZINE
A Bari il primo Stammibene di Megamark: i numeri chiave
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ristorante private label
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7 450 100 12
giorni a settimana aperto ambasciatori del gusto
settembre, apertura
metri quadrati
euro scontrino medio
Stammibene. Francesco Pomarico ha presentato il primo mercato con cucina progettato dai clienti, 100 ambasciatori del gusto reclutati in un gruppo Facebook. Stammibene è “la prima ristobottega progettata da chi la usa”. L’idea alla base del progetto - realizzato da Gruppo Megamark, realtà di primo piano della Gdo in Sud Italia con oltre 300 punti vendita diretti e affiliati, soprattutto a insegna Famila è semplice quanto innovativa: mettere a disposizione dei clienti uno spazio dove fare colazione, pranzare e cenare, ma anche fare la spesa e acquistare prodotti confezionati e freschi, anche coltivati all’interno del punto vendita. Stammibene si trova a Bari, in via Nicolai 31, si estende su una superficie di 450 mq, è aperta tutti i giorni dalle 7.30 alle 23.00 ed è “progettata da chi la usa” perché per crearla, gli ideatori sono partiti proprio dalle esigenze dei possibili clienti, un gruppo di lavoro di un centinaio di persone che si sono rese disponibili a condividere le loro idee per realizzare lo spazio dei loro sogni. Il focus group è stato coordinato da CucinaMancina, la più grande food community italiana dedicata a chi mangia differente, che ha curato l’allestimento degli spazi insieme all’architetto Nicla Prodon, e che attualmente gestisce la comunicazione di Stammibene sotto la direzione creativa di Lorenza Dadduzio. “Tutto è nato - ha spiegato Pomarico durante l’evento di Bologna del Retail Institute - da uno spa MAGAZINE
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L’idea alla base del progetto Stammibene, realizzato da Gruppo Megamark, realtà di primo piano della Gdo in Sud Italia, è semplice quanto innovativa: mettere a disposizione dei clienti uno spazio dove fare colazione, pranzare e cenare, ma anche fare la spesa e acquistare prodotti confezionati e freschi.
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Un cuoco della ristobottega Stammibene che ha aperto l’11 settembre 2017 a Bari in via Nicolai 31. È aperto tutti i giorni dalle 7.30 alle 23.00 ed occupa una superficie di 450 metri quadrati, abbinando la ristorazione alla vendita di prodotti alimentari di alta qualità. Stammibene è anche la nuova private label di Megamark, gruppo distributivo aderente a Selex di proprietà della famiglia Pomarico e presente nel sud Italia.
STAMMIBENE
A BARI APRE
IL PRIMO
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zio, nel centro di Bari, troppo piccolo per essere utilizzato come normale spazio di vendita. Abbiamo quindi iniziato a cercare soluzioni alternative. La risposta è arrivata grazie a un viaggio in Usa assieme al professor Daniele Tirelli di Retail Institute, grazie al quale abbiamo capito quanto nel futuro dei supermercati ci sia la ristorazione. Abbiamo così deciso di farne uno spazio camaleontico, in grado di cambiare in base alle diverse fasi della giornata, dalla prima colazione alla cena, e pieno di verde, tanto che ci sono anche dei tavoli erbosi”.
“La cucina a vista e la posizione del locale, in centro a Bari e vicino all’università - ha concluso - sono altri elementi di grande importanza per questo format innovativo, che in futuro potrebbe stare molto bene anche all’interno di un Famila”. E se solitamente è vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, in questo caso, dal progetto alla realizzazione è trascorso davvero poco tempo: “Dall’idea all’apertura del negozio - ha spiegato Pomarico - è trascorso circa un anno e mezzo”. Nella Ristobottega di Stammibene la ristorazione è uno degli elementi caratterizzanti: “Il concetto che proponiamo - ha aggiunto Pomarico - è uno spazio da vivere, dove pranzi e cene siano, come diciamo a Bari, “a stare”, MAGAZINE
Tutto è nato da uno spazio, nel centro di Bari, “troppo piccolo per essere utilizzato come normale spazio di vendita. La soluzione è arrivata grazie a un viaggio in Usa nel quale abbiamo capito quanto nel futuro dei supermercati ci sia la ristorazione ”, Francesco Pomarico (Megamark)
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ovvero consumati con calma e tranquillità. Ogni quattro o sei settimane proponiamo un menù diverso, ma sempre caratterizzato da cibo sano e di qualità accompagnato da vini biodinamici. Non manca la pasticceria interna, per colazioni gustose”. In quanto ai prezzi, che dipendono dal menu e dalla fase del giorno, viene premiato il rapporto qualità-prezzo: “Lo scontrino medio - ha sottolineato - per noi è di circa 12 euro a cliente, 3 euro circa a colazione e 30-35 euro a cena, ma per una pausa pranzo si possono spendere anche 6 o 7 euro tenendo conto ha concluso, con una nota ironica MAGAZINE
che siamo a Bari, e non a Milano, dove i prezzi per forza di cose dovrebbero essere più alti”. La Ristobottega è stata inaugurata l’11 settembre 2017. Ma qual è il bilancio di questi primi mesi di attività? A rispondere a questa domanda è Alessandro Milella, direttore di Stammibene: “I primi mesi sono stati sicuramente positivi, sia come risposta del pubblico, che come crescita legata al progetto, perché ci hanno consentito di ampliare gli orizzonti e gettare le basi per progetti futuri che a breve verranno resi noti”. Sul fatto poi che la Ristobottega barese sia solo la prima di una lunga serie, non sem-
brano esserci dubbi: “Al momento - dichiara Milella - possiamo dire che ci stanno raggiungendo tante richieste di nuove aperture, da svariate parti d’Italia. Noi ci riteniamo “incinti” - aggiunge scherzosamente - poiché vorremmo indubbiamente riprodurci in tempi relativamente brevi. L’idea nasce per essere riprodotta e ampliata anche in città diverse da Bari, ma ci riserviamo di valutare bene dove e quando”. Ma Stammibene è anche la private label di fascia alta di Megamark, che comprende prodotti diversi, dalle confetture alle zuppe pronte o vellutate. Un progetto pa N.23 APRILE 2018
Tesco discount. Il colosso della grande distribuzione inglese Tesco starebbe lavorando a un nuovo format in stile discount, con un’offerta ridotta a prezzi concorrenziali, per contrastare la crescente concorrenza dei rivali Aldi e Lidl. È quanto rivela un articolo del Sunday Times di inizio aprile, dove si spiega che per il progetto l’insegna avrebbe chiesto l’intervento della società di consulenza Boston Consulting. Intanto la quota di mercato di Aldi lo scorso gennaio ha raggiunto il 6,9 per cento, mentre quella di Lidl ha raggiunto il 5 per cento.
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ragonabile al Viaggiator Goloso di Unes: “Stammibene - spiega Milella - è diventata la private label di alta fascia per Megamark, ed è legata al mangiar bene e a una serie di prodotti che si collocano in una fascia alta: non dal punto di vista del prezzo, ma della qualità”. E le idee per il futuro non mancano: “Stiamo valutando - conclude una serie di partner per inserire nella linea nuovi prodotti che possano spaziare a 360 gradi, dalle zuppe fresche alla pasta”. Il supermercato del futuro. Cosa sta succedendo nel grocery retail del Regno Unito? A rispondere, nel corso dell’evento Supermarket 2025 del Retail Institute è stato Marc De Speville, esperto di Strategic Food Retail. Tutto parte da un’immagine bizzarra, che De Speville non manca di commentare in perfetto british humour, calamitando MAGAZINE
l’attenzione del pubblico: si tratta di un grosso elefante in una sala riunioni. “Chi è l’elefante? È la vendita del grocery online, e viene verso di voi!”, ha detto De Speville riferendosi all’e-commerce, primo grande fattore di sconvolgimento del retail britannico. “Nessuno parla di questo elefante - ha detto De Speville - ma per i retailer è un animale che costa molto e che si conosce poco. Oggi il prezzo di una consegna per il cliente è in media di circa 2 sterline: inizialmente era molto più alto, ma con l’arrivo di Amazon Prime la concorrenza ha fatto scendere le tariffe ai minimi storici. Negli ultimi cinque anni - ha aggiunto - i profitti dei quattro maggiori retailer in Regno Unito sono crollati del 50 per cen-
to. Nel caso di Tesco, tradizionalmente molto forte dal punto di vista logistico, la perdita è stata anche maggiore, e non si prevede migliorerà in futuro”. Secondo De Speville, l’affollamento di servizi di grocery e-commerce ha esposto ancor più le catene di supermercati tradizionali all’arrivo dei discount tedeschi, Aldi e Lidl. “Dopo la recessione del 2008 - ha precisato - i grandi facevano a gara per andare online, ma si ritrovarono ben presto “dalla padella alla brace”. Il risultato poteva essere uno solo: avevano perso talmente tanti soldi con i servizi online che non si potevano permettere di tagliare i prezzi nei punti vendita”. A questo punto, la strada era spianata per i discount. “All’inizio - ha spiegato De Speville - erano molto convenienti e utilizzavano grandi cartelli per far capire ai consumatori quanto lo fossero. Poi hanno cominciato ad adattarsi al contesto, sono diventati sempre più belli, le indicazioni sulla convenienza sono sparite, perché oramai già tutti lo sapevano. Al momento attuale, l’impressione che si ha all’interno di uno di questi discount è quella di essere in un supermercato a tutti gli effetti”. Si va quindi sempre più verso un sistema fatto di discount - Aldi e Lidl arriveranno al 20 per cento - e vendite online, un processo che secondo De Speville sta avvenendo anche in Usa. Ma come hanno reagito le catene tradizionali nel Regno Unito? L’umorismo del relatore riaffiora N.23 APRILE 2018
Il personale nell’area di vendita dovrebbe essere “competente e formato per consigliare il cliente e informarlo, non solo riguardo i prodotti, ma anche fornendo informazioni per una corretta alimentazione. La tecnologia deve ridurre la noia: il personale va reso partecipe ”, Marc De Speville
quando mostra la foto di un uomo con la testa infilata sottoterra, a mo’ di struzzo: “Proprio - ha dichiarato - è stata questa la reazione di Tesco, che non sta facendo molto su questo fronte per difendersi dai discount”. Dopo la grande “abbuffata” delle consegne online, lo scenario vede oggi due “pure player”: Amazon e Ocado, che “rappresentano 2 miliardi di vendite nel grocery con consegne dirette, garantiscono prezzi non più alti di Tesco, hanno un marketing molto forte, la metà del costo è rappresentato dalla consegna. E utilizzano tecnologie di picking robotico, per le quali queste aziende dispongono di strutture dedicate”. “Certamente - ha continuato - l’online presenta diversi vantaggi: pri N.23 APRILE 2018
Foto: Strategic Food Retail
Nella foto a lato il rendering del supermercato del futuro Nova presentato da De Speville all’evento del Retail Institute tenutosi a Bologna il 22 e 23 marzo. L’esposizione è solo per i prodotti freschissimi, mentre tutto il confezionato si sceglie attraverso dei monitor e viene gestito in back office da dispositivi robotizzati. Nella pagina a lato, il portale di Edeka attraverso cui i fornitori possono “candidare” i nuovi prodotti per l’inserimento negli assortimenti dei retailer associati. Anche questa case history è stata presentata durante l’evento bolognese.
ma di tutto non c’è la barriera casse, la consegna a domicilio è comodissima, ma anche la fisicità ha i suoi vantaggi, e sono molti i clienti che amano esplorare il punto vendita e toccare i prodotti”. Per rispondere a queste esigenze, si sta facendo strada un modello che potrebbe facilmente diventare il “supermercato del futuro”, un concept store che De Speville ha chiamato Nova: “Come potete vedere - ha commentato - si tratta di un punto vendita senza casse, dove gli unici prodotti esposti sono quelli freschi”. Il cliente sceglie personalmente il prodotto fresco,
il cui prezzo viene aggiunto al suo conto online grazie a scanner e a bilance elettroniche. Il “supermercato del futuro” - la cui vocazione principale è appunto il fresco offre anche prodotti confezionati, scelti attraverso dei monitor e gestiti in back-office da dispositivi robotizzati. Niente casse e niente personale addetto allo scatolame. È la fine del lavoro umano? “Al contrario - ha dichiarato De Speville - il food è uno dei pochi settori in cui il consumatore ne sa di più dello staff di vendita”. Ne consegue che nel supermercato del futuro sarà necessario investire sul personale, che deve diventare un consulente agli acquisti”.
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Natoora approda negli store Waitrose e apre a Parigi Massimiliano Lollis
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La storia di Natoora inizia nel 2005, quando quella che in pochi anni sarebbe diventata una realtà di riferimento per la ristorazione della capitale britannica era ancora una piccola start-up con base a Bethnal Green, periferia a nordest di Londra. All’epoca l’argentino Franco Fubini pensa alla vendita online di prodotti alimentari di qualità, fino a quando non scopre le enormi potenzialità del mercato fruit & vegetable per il mondo della ristorazione. Oggi i risultati di Natoora sono sotto gli occhi di tutti: un tasso di crescita annuale del 60 per cento negli ultimi sette anni, un portfolio clienti di quasi 400 ristoranti, la collaborazione come fornitore per il colosso dell’home delivery Ocado e diversi punti vendita a marchio proprio tra Londra, New York e - novità degli ultimi mesi - Parigi. Il 2018 di Natoora si è aperto con una collaborazione eccezionale, che per la prima volta ha portato l’azienda sugli scaffali della Gdo: la catena Waitrose a partire da marzo 2018 per una fase iniziale di dieci settimane vende in sei punti vendita un’ampia selezione di prodotti freschissimi e food-to-go confezionati freschi a marchio Natoora. Una prima assoluta per l’azienda, convinta che questo sia un evento rivoluzionario per il futuro dei freschi nella storia della grande distribuzione inglese, notoriamente più propensa a vendere i propri marchi privati. L’assortimento Natoora da Waitrose vede prima di tutto l’offerta di prodotti MAGAZINE
Fondata nel 2005 dall’argentino Franco Fubini, Natoora fornisce ortofrutta di alta qualità a oltre 400 ristoranti londinesi. A partire dallo scorso marzo è presente anche in alcuni punti vendita Waitrose, dove vende prodotti freschissimi e di pregio come l’asparago viola piemontese, le arance Tarocco di Scordia e le cipolle fresche di Tropea, oltre ad una linea food-to-go di prodotti confezionati freschi. Un’iniziativa “rivoluzionaria” per l’azienda che a gennaio ha aperto anche a Parigi
freschi, esclusivamente di stagione e coltivati da produttori selezionati da Natoora. Prodotti genuini e ricercati - assicura l’azienda spesso impossibili da trovare al supermercato. Nella lista ci sono alcune delle più ricercate varietà di prodotti ortofrutticoli europei: dagli asparagi viola del Piemonte alle arance siciliane Tarocco di Scordia, fino alle cipolle fresche di
Tropea, ma anche l’aglio “selvaggio” del vicino Kent, senza dimenticare l’attenzione all’esotico con il mango Alphonso, originario dell’India occidentale. C’è poi la linea food-to-go, che comprende zuppe fresche, vellutate, insalate, succhi e salse. Tutto a marchio Natoora e realizzato con ingredienti freschi, “partendo da zero” o “made from scratch”, come dicono a Londra. N.23 APRILE 2018
ALMA Frutta, pionieri in esotico e controstagione A Macfrut 2018 il primo Tropical Fruit Congress Carlotta Benini
Foto: NextVideoProduction.com
L’azienda milanese, presente da oltre 20 anni all’Ortomercato di via Cesare Lombroso, è leader nell'importazione e nella distribuzione di frutta esotica, frutti di bosco e prodotti ortofrutticoli freschi controstagione. Siamo stati in visita alla recente piattaforma logistica di 5 mila metri quadrati sorta negli spazi riqualificati dell’ex Frigoservizi, dove i titolari ci hanno parlato dei nuovi brand, dei Paesi esotici su cui stanno scommettendo e delle nuove nicchie di produzione Milano, via Cesare Lombroso. Siamo nella zona est del capoluogo lombardo, nel cuore di un’area industriale caratterizzata da fabbricati squadrati ed edifici obsolescenti, testimonianza architettonica di un’epoca ambiziosa, di cui oggi resta solo una traccia sbiadita. L’Ortomercato è una struttura emblematica in questo senso: mettere piede dentro al grande complesso ortofrutticolo gestito da Sogemi, è un po’ come essere catapultati in un luogo-non luogo, dove il tempo pare essere sospeso. Le sue linee rette scheggiate, i muri esterni pieni di chiazze marroni, i quattro padiglioni, enormi e bisognosi di restyling, costituiscono, nel loro complesso, una sorta di piccola città che vive di vita propria, con i suoi orari, le sue regole e anche un certo fascino “decadente”. Abbiamo attraversato l’Ortomercato nel suo perimetro ester-
no, in auto: entrati dall’ingresso che si affaccia su via Lombroso, siamo arrivati fino all’area sud, negli spazi dell’ex Frigoservizi, la centrale termica che un tempo serviva l’intero mercato ortofrutticolo milanese. Qui oggi sorge una piattaforma logistica di 5 mila metri quadrati, con dieci ribalte di carico e scarico e nove celle con temperature indipendenti, che - al contrario del complesso in cui sorge - si presenta come una struttura all’avanguardia e unica per il tipo di servizio che offre. Al.Ma. Logistica è il nome della piattaforma, nata in seno ad Al.Ma. Srl, azienda presente da oltre 20 anni all’Ortomercato, leader nell'importazione e nella distribuzione di frutta esotica, frutti di bosco e prodotti ortofrutticoli contro stagione. “Una struttura di questo tipo non esisteva, prima, sul mercato di Milano”, esordisce Alberto Albuzza,
Nella foto il bananito, coltivato in Colombia e importato via aerea. Viene fatto riposare all’interno delle celle di maturazione e confezionato in apposite vaschette di plastica trasparente. Il bananito è un articolo che sta incontrando un crescente successo grazie alla polpa cremosa e al gusto dolce ma delicato. La lunghezza è attorno ai 10 centimetri.
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Alma Logistica: una piattaforma con un servizio unico nella città di Milano
2016 130 10 5.000 inizio attività
rampe di carico
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mila bancali movimentati nel 2017 metri quadri
celle di conservazione e maturazione
sempre aperta
titolare di Alma insieme alla socia Gianna Mezzetti. Insieme i due imprenditori milanesi gestiscono una realtà che è quanto di più innovativo si possa trovare, nel nostro Paese, nell’ambito della commercializzazione di frutta esotica, di prima e di quarta gamma. “Tre anni fa io e Gianna abbiamo avuto un’intuizione: - ci spiega Albuzza, mentre ci accoglie negli uffici dell’azienda, dove ci aspettano, seduti intorno a un tavolo, la socia in affari e il sales manager Claudio Gorini - quella di prendere in mano gli spazi abbandonati del frigo mercato e di farli rinascere, riqualificando la struttura e dando forma a un hub logistico in grado di offrire servizi di eccellenza per gli operatori dei mercati ortofrutticoli e della grande distribuzione, italiana ed europea”. “La nostra forza? - precisa - L’essere liberi da vincoli: la nostra piattaforma, infatti, è operativa 24 ore su 24, 365 giorni all’anno”. Inaugurata a gennaio 2016, la struttura nel primo anno di attività ha movimentato 65 mila bancali, diventati 130 mila (+100 per cento) nel 2017. “Il trend è in crescita. - rivela Albuzza - Contiamo, a regime, di arrivare alla movimentazione di 160 mila bancali all’anno”. Un business globale. La società Alma nasce il 1° aprile 1990 ad opera di Alberto Albuzza. Ex presidente di Ago e oggi consigliere di Acmo, le due associazioni di categoria attive all’interno dell’Orto MAGAZINE
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Dal 1990 importiamo ananas dalla Repubblica “Dominicana, solo via aerea. Siamo stati i primi a usare le spedizioni aeree per questo frutto e i soli che dopo tanti anni continuano ad attingere sempre dalla stessa provenienza. Siamo presenti direttamente in produzione ”, Alberto Albuzza (Alma)
mercato di Milano, Albuzza, nel commercio ortofrutticolo, ci lavora fin da quando era piccolo. L’azienda di famiglia, infatti, opera nei mercati all’ingrosso dai primi del Novecento. “Inizialmente avevamo un magazzino esterno all’Ortomercato, dove seguivamo il canale horeca e gestivamo l’import di prodotti ortofrutticoli, per conto dei grossisti, - ci spiega - finché un giorno abbiamo deciso di andare a venderli direttamente noi, questi prodotti”. Oggi Alma è attiva nell’import ed export di frutta fresca tropicale e italiana per la grande distribuzione, per i mercati all'ingrosso e i dettaglianti. L’esotico è il suo core N.23 APRILE 2018
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Foto: NextVideoProduction.com
Da destra, Alberto Albuzza, titolare di Alma assieme a Gianna Mezzetti (al centro). A sinistra il sales manager Claudio Gorini. La foto è stata scattata nel mese di marzo all’interno di una cella di Alma Logistica, con un campione della frutta esotica che viene commercializzata dalla società lombarda, specializzata anche in frutti di bosco, in ortofrutta di importazione e in alcune specialità come i funghi spontanei.
business: anche in contro stagione, attraverso una robusta filiera, l’azienda è in grado di soddisfare ogni tipo di richiesta, offrendo la massima qualità, sicurezza e affidabilità. I frutti di bosco sono un altro segmento in forte sviluppo, a cui sono dedicati anche una nuova linea e un nuovo brand. Senza dimenticare il “super esotico”: pitaya, rossa e gialla, mangostano, rambutan, maracuja, frutto della passione e altri frutti tropicali poco noti al
consumatore italiano transitano per la piattaforma milanese, in piccole quantità, in base alla richiesta del momento. Infine c’è l’importazione di ortaggi e altri frutti freschi in contro stagione, che vanno a soddisfare la domanda di mercato anche in quei periodi dell’anno in cui la produzione italiana viene a mancare. Una produzione di nicchia che Alma ha di recente introdotto nel suo business è quella dei funghi spontanei: porcini, ovuli, finferli e tutte le altre specie che crescono naturalmente nel sottobosco vengono importate dai vari Paesi produttori, a seconda del periodo dell’anno, e commercializzate in Gdo MAGAZINE
L’Ortomercato sarà oggetto di un piano di riqualificazione e di rilancio a cura di Sogemi, la società che gestisce i mercati all'ingrosso di Milano. Il progetto prevede la realizzazione di una piattaforma logistica di circa 14.400 mq (con temperatura controllata da 0 a 16 gradi) e la demolizione di tre degli attuali padiglioni del Mercato ortofrutta, per realizzare due nuovi padiglioni di circa 75 mila metri quadri, che ospiteranno 214 punti vendita. L’investimento previsto è di 94,6 milioni, ripartiti tra Sogemi e il Comune di Milano.
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Nella foto a lato le vaschette di frutta esotica di quarta gamma che arrivano via aerea dal Ghana. Il fornitore è Blue Skies, azienda che fornisce primari gruppi della grande distribuzione europea, come Albert Heijn, di cui potete vedere il video dedicato leggendo il QR Code di pagina 107. Alma ha l’esclusiva per la distribuzione in Italia. Nella pagina a lato, le confezioni di frutti di bosco della nuova linea premium chiamata “Maturalmente”.
e nei canali all’ingrosso, in tutti i tipi di lavorazione (freschi, secchi, surgelati). “Attualmente lavoriamo con i funghi spontanei del Sudafrica”, spiega Albuzza. Il “suono” del cocco. “Cosa ci contraddistingue dai competitor?”, ci apostrofano i due soci mentre ci scortano dagli uffici della società agli spazi della piattaforma, dove scopriamo, passando di cella in cella, quali prodotti ortofrutticoli vengono trattati in questo momento. “L’estrema cura che dedichiamo a ogni prodotto, dal momento in cui viene raccolto fino all’arrivo nella nostra piattaforma, seguendo personalmente ogni singolo passaggio”. Un approccio certosino MAGAZINE
maturato durante l’esperienza pluridecennale con il canale horeca, che ora viene trasferito nel lavoro con i mercati all’ingrosso e con la Gdo. E che fa sì che, in Alma, si conoscano le caratteristiche di ogni frutto nel minimo dettaglio: come matura sulla pianta, come viene raccolto, come deve essere lavorato e spedito… perfino che suono deve avere un frutto. È il caso del cocco: per capire se il frutto è adatto alla commercializzazione o presenta difetti interni e muffe, gli operatori di Alma hanno sviluppato una tecnica che consi-
ste nel battere la noce con un cucchiaio (o un altro oggetto metallico simile) e ascoltare la sua risonanza. Se il suono è pieno, il frutto conservato all’interno è fresco e buono da mangiare. Se, battendola, la noce fa invece un rumore sordo, con tutta probabilità il cocco ha dei difetti. L’esotico di quarta gamma. Alma è stata la prima azienda italiana ad avere scommesso sulla frutta esotica fresca pronta al consumo. Oggi è presente con la sua linea di quarta gamma in una delle principali insegne distributive nazionali. Ananas, mango, papaya e cocco, sbucciati, tagliati e pronti da gustare, sono distribuiti in prati N.23 APRILE 2018
C’è un’interessante novità che riguarda i frutti di bosco, che questa primavera vedono la nascita del nuovo brand Maturalmente. La linea comprende lamponi, fragole, more, mirtilli e ribes, provenienti dai principali Paesi produttori quali Italia, Spagna Polonia, Marocco, Argentina, Perù e Messico.
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ARRIVA VIA AEREA
LA QUARTA GAMMA
ESOTICA BLUE SKIES
GUARDA IL VIDEO! che vaschette mono referenza o mix, in alcuni casi accompagnati da una originale forchettina. Il prodotto proviene dal Ghana: arriva in Italia ogni giorno freschissimo, con spedizioni via aerea. Questo grazie alla partnership con l’azienda inglese Blue Skies, che serve tutta la Gdo a livello europeo e si è aperta da poco anche al mercato degli Stati Uniti. Blue Skies produce in Ghana: il prodotto, appena raccolto dalla pianta, viene lavorato in loco e quindi spedito via aerea in Italia, ad Alma, che è distributore esclusivo per conto della società britannica. “Mentre i nostri competitor lavorano un prodotto trasportato la maggior parte delle volte via nave, non maturato sulla pianta, noi abbiamo la possibilità di offrire tutti i giorni frutta esotica raccolta al momento giusto, quando è matura, quindi tagliata e lavorata sul posto e pronta per arrivare freschissima sui banchi del supermercato, in pochi giorni. I costi dei carichi via aerea N.23 APRILE 2018
sono sostenibili in quanto viene spedito solo il prodotto pronto al consumo, senza nocciolo, buccia o altri scarti”. Il packaging dell’esotico di quarta gamma di Alma è stato da poco rivisitato e modernizzato. Le referenze attualmente disponibili sono cinque: Mango, Ananas, Cocco, Papaya e mango e Mango e cocco. “Inseriremo presto nuove referenze, - rivela Gianna Mezzetti - arricchite anche da salse da gustare insieme alla frutta. E sono previste delle novità: presto dall’Egitto arriveranno gli arilli di melagrana, fragole e melone a cubetti”.
Esotico: provenienze. Il mango importato da Alma proviene, a seconda delle varietà e dei periodi dell’anno, da Brasile, Perù, Messico, Egitto, Costa d’Avorio, Mali e Benin. Viene trasportato per il 50 per cento via nave e per il 50 per cento via aerea, con quest’ultima rotta che sta vedendo un importante sviluppo. La papaya viene dal Brasile e viaggia solo per via aerea. L’avocado, al contrario, viaggia solo via nave: quello importato da Alma proviene dal Sudamerica, dal Sudafrica, da Israele, dalla Spagna e dal Marocco. L’ananas viene importata per il 90 per cento tramite rotte aeree, i Paesi produttori di riferimento sono la Repubblica Dominicana e la Costa Rica. “Anche in questo MAGAZINE
Nella foto a lato delle ananas “by air” della Repubblica Dominicana. Provengono anche dalla Costa Rica. Alma importa l’ananas per il 90 per cento tramite rotte aeree dal 1990: è stata la prima azienda in Italia a credere in questo mezzo di trasporto e a investire direttamente in produzione, in Repubblica Dominicana. Le ananas possono arrivare in scatole in piedi oppure distese: nel primo caso la presentazione è migliore ma lo spazio occupato è ben superiore. Da pochi mesi Alma ha rinnovato il logo e le grafiche che vanno a personalizzare i prodotti.
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caso siamo stati dei pionieri - chiosa Albuzza - dal 1990 importiamo ananas dalla Repubblica Dominicana, solo via aerea. Siamo stati i primi a usare le spedizioni aeree per questo frutto e gli unici che dopo tanti anni continuano ad attingere sempre dalla stessa provenienza. Siamo presenti direttamente in produzione”. Un altro frutto tropicale commercializzato da Alma è il bananito, coltivato in Colombia e importato via aerea. I trend. Il mercato dell’esotico parla di consumi in forte crescita per tutte le tipologie di frutti. In particolare l’avocado - secondo i dati WAO (Organizzazione mondiale dell’avocado) riportati da Macfrut per la presentazione del Tropical Fruit Congress - in Europa ha un consumo di 350 mila tonnellate nel 2015, in crescita del 10 per cento nel 2016 e di un ulteriore 15 per cento nel 2017. In Italia nell’ultimo anno c’è stato un vero e proprio boom, toccando quota +76 per cento. Il discorso non si discosta sul mango. Considerato uno dei frutti tropicali per eccellenza, la sua produzione mondiale è di 40 milioni di tonnellate e il suo consumo cresce un po’ in tutto il mondo: in Italia a doppia cifra, tanto da registrare un +22 per cento a volume nel primo trimestre del 2017. Questi trend positivi si rispecchiano nei flussi commerciali di Alma: per quanto riguarda il mango, le vendite nel primo trimestre 2018 MAGAZINE
sono incrementate del 28 per cento per il via nave e del 60 per cento per il via aerea rispetto allo stesso periodo del 2017. La papaya è cresciuta nello stesso periodo addirittura del 52 per cento, con un interessante sviluppo della varietà Formosa, caratterizzata dalle grandi dimensioni del frutto. Anche l’avocado commercializzato da Alma cresce con trend positivi, che si attestano al +17 per cento. La sorpresa Egitto. Quanto alle provenienze, alcuni Paesi, che fino a qualche tempo fa non venivano considerati nell’import di frutta esotica, si stanno rivelando particolarmente interessanti per diversificare l’offerta e assecondare le molteplici richieste del mercato. È il caso dell’Egitto, ad esempio, una zona produttiva su cui Alma sta puntando molto. “Prendiamo il mango: quello egiziano è un ottimo prodotto dal punto di vista organolettico, non possedeva però quelle caratteristiche estetiche (del frutto in sé e del packaging) adatte a renderlo appetibile per l’export. ci spiega Gianna Mezzetti, che sta seguendo lo sviluppo su quest’area - Noi abbiamo scommesso su questo Paese e abbiamo portato il nostro know how sul posto, dalla produzione in campo al confezionamento. Con il nostro team di agronomi, abbiamo insegnato ai produttori locali come coltivare un prodotto di qualità, in grado di sviluppare, in fase di maturazione, quella tipica sfumatura rossa che lo rende seducente anche dal pun-
to di vista estetico, e come proteggerlo dalle malattie”. Oggi Alma ha individuato due varietà di mango egiziano ottime per le importazioni via aerea, Kent e Hayden, di stagione in agosto e settembre, ovvero due mesi in cui sul mercato c’è scarsità di prodotto da altre provenienze. Brand e linee premium. Origen è il brand con cui Alma commercializza il bananito e il frutto della passione importati via aerea, Luna Verde invece è il brand del mango che arriva via aerea dal Perù. Poi c’è Go Fresh, il marchio con cui vengono commercializzati la papaya e diversi atri prodotti di importazione. Novità 2018 è il brand Gold Selection, che contraddistingue l’esotico di alta gamma venduto sia sfuso che confezionato con un posizionamento premium, sia in Gdo che presso i grossisti. Il prodotto viene importato sia via aerea che via nave - selezionato - e le provenienze sono un po’ tutte quelle di riferimento per l’azienda lombarda, a seconda dei vari periodi dell’anno. Inoltre c’è un’interessante novità che riguarda i frutti di bosco, che con la primavera vedono la nascita del nuovo brand Maturalmente. La linea comprende lamponi, fragole, more, mirtilli e ribes, provenienti dai principali Paesi produttori quali Italia e Spagna in stagione, Polonia, Marocco, Argentina, Perù e Messico.
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Gulfood 2018, un successo. Italia ai margini Nel 2020 Dubai ospiterà l’Esposizione Universale Eugenio Felice
Si è svolta dal 18 al 22 febbraio a Dubai la cinque giorni di Gulfood, la maggiore fiera al mondo del settore food&beverage, l’unica dal respiro veramente globale, con circa 100 mila visitatori. Di ortofrutta fresca, a parte fragole spagnole e patate di Cipro, ne abbiamo vista poca. Va anche detto però che è diventata l’unica fiera di settore di livello dell’area, considerato che l’ultima edizione del WOP, lo scorso dicembre, è stata un flop, con visitatori molto sotto le aspettative
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settori merceologici: 1) bevande, 2) lattiero-caseario, 3) oli e grassi, 4) salute, benessere e free-from, 5) legumi e cereali, 6) carne, 7) etnico, 8) grandi brand da tutto il mondo. Potremmo definirla la grande fiera del cibo confezionato, anche se non manca qualche presenza di ortofrutta fresca. “Gli Emirati Arabi Uniti - ha dichiarato Trixie LohMirmand, vicepresidente della sezione Exhibitions & Events di DWTC, che organizza l’evento - continuano a essere la “terra delle opportunità” per gli operatori del settore alimentare e occasione di collaborazione con i fornitori esteri, che attraverso Gulfood possono consolidare ulteriormente la loro posizione nel Paese più popoloso della regione”. Il mercato degli Emirati Arabi Uniti è in effetti uno dei più dinamici al mondo, basti pensare che secondo la Camera di Commercio di Dubai le vendite di ortofrutta nella regione raggiungeranno quo-
LA FIERA TOP DEL FOOD&BEVERAGE
In Europa abbiamo Anuga e Sial, in Italia Tuttofood e Cibus, nel mondo ci sono diverse altre fiere dedicate al food&beverage. Tra queste c’è Gulfood, e probabilmente, a detta degli operatori che abbiamo interpellato, si tratta della manifestazione di settore più internazionale, con visitatori ma anche espositori da ogni parte del mondo e un grande afflusso di operatori provenienti dall’area che va dall’Africa Occidentale fino al Sudest Asiatico. Le ambizioni non le nasconde nemmeno l’organizzazione della fiera, che lo definisce il più grande trade show al mondo del settore food, con circa 100 mila visitatori nei cinque giorni di manifestazione. Questa 23esima edizione - la fiera si svolge tutti gli anni - si è svolta al World Trade Center di Dubai dal 18 al 22 febbraio e ha visto la partecipazione di oltre 5 mila espositori con più di 120 collettive nazionali, comprese tre new entry (Estonia, Serbia e Slovacchia). Come ogni anno, l’evento fieristico è suddiviso in diversi padiglioni dedicati a otto dei più importanti
GULFOOD, A DUBAI
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GUARDA IL VIDEO!
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ta 6,2 miliardi di dirham (oltre 1,3 miliardi di euro) nel 2018, cifra che salirà ulteriormente a 7,4 miliardi di dihram nel 2021. Tra i 182 espositori italiani, sparpagliati nei vari padiglioni tematici nelle collettive nazionali, ci sono state alcune importanti realtà dell’ortofrutta del nostro Paese, come Besana e Noberasco (frutta secca e disidratata), Oranfrizer (arance fresche e in succo), Pizzoli (patate fresche e trasformate), VOG Pro N.23 APRILE 2018
ducts (succo e derivati di mela) e Zerbinati (insalate di quarta gamma, zuppe fresche e surgelate, burger vegetali, sia convenzionali che biologici). Abbiamo interpellato i diversi operatori e il giudizio generale sulla rassegna è molto positivo, sia sulla quantità che sulla qualità dei contatti. Anzi, la sorpresa, per chi è venuto per la prima volta, è che qui gli affari non si fanno solo con il Medio Oriente. È la prima volta che partecipiamo a questa fiera”, ha esordito Nicola Spanu, responsabile marketing di Pizzoli Spa, azienda leader in Italia nelle patate fresche e trasfor MAGAZINE
Per quanto questa sia una fiera sul food, come “Anuga, Sial e Cibus, abbiamo riscontrato un grande interesse per l’arancia rossa fresca, che qui praticamente non è conosciuta. L’affluenza maggiore di operatori proviene da Medio Oriente, India, Pakistan e Africa ”, Salvo Laudani (Oranfrizer) 112
Nelle foto, dall’alto e in senso orario: Simon Melik di Besana; Salvo Laudani e Sara Grasso di Oranfrizer; Nicola Spanu (a sinistra) e Lorenzo Cerretani (a destra) di Pizzoli; Edoardo Ascheri di Zerbinati.
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mate, commercializzate sia a marchio proprio che del distributore. “Il mercato mondiale delle patate surgelate - ha spiegato il giovane manager - è dominato dai grandi player, non è facile per gli italiani fare esportazione, ma siamo convinti di poter coprire alcune nicchie. Abbiamo già clienti in Giappone e in Africa, siamo qui per esplorare nuovi mercati. In fiera abbiamo riscontrato un interesse elevatissimo, il food italiano sta
vivendo un momento di grande popolarità, sono stati giorni densi di contatti, in particolare i tre centrali, con operatori provenienti non solo dal Medio Oriente ma da tutta la fascia che va dall’Africa Occidentale fino al Sudest Asiatico. Il cliente arabo è molto concreto, vuole parlare subito di prodotti, qualità e prezzi. L’esperienza è stata decisamente sopra le aspettative, è una fiera enorme in cui si fa vero business”. N.23 APRILE 2018
Tra i 182 espositori italiani di Gulfood 2018, sparpagliati nei vari padiglioni tematici nelle collettive nazionali nel World Trade Center di Dubai, ci sono state alcune importanti realtà dell’ortofrutta del nostro Paese, come Besana e Noberasco (frutta secca e disidratata), Oranfrizer (arance fresche e in succo), Pizzoli (patate fresche e trasformate), VOG Products (succo e derivati di mela) e Zerbinati (insalate di quarta gamma, zuppe fresche e surgelate, burger vegetali, sia convenzionali che biologici).
“Nei prossimi giorni partirà un container di arance rosse e bionde destinate a una delle catene distributive top di Dubai”, ci hanno riferito Salvo Laudani, e Sara Grasso, rispettivamente responsabile marketing ed export manager di Oranfrizer Srl, azienda siciliana presente con stand al Gulfood per il secondo anno consecutivo. Nei 15 minuti che ci siamo intrattenuti è stato tutto un via vai di persone incuriosite dalle arance rosse. “Sono state giornate molto impegnate. Noi abbiamo il vantaggio di poter offrire sia le migliori arance fresche che il miglior prodotto trasformato, in particolare il succo, anche in versione biologica. Per quanto questa sia una fiera sul food, come Anuga, Sial e Cibus, abbiamo riscontrato un grande interesse per l’arancia rossa fresca, che qui praticamente non è conosciuta. L’affluenza maggiore di operatori proviene da Medio Oriente, India, Pakistan e Africa. La fiera non è interessante solo per la presenza di catene distributive e importatori, ma anche per tutto il canale del food service”. “Grande interesse per burger e zuppe, sia in versione fresca che surgelata, ma anche per le insalate. In particolare, grande successo per le linee biologiche”, ci ha detto Edoardo Ascheri, export manager di Zerbinati Srl, azienda di Alessandria specializzata nei piatti pronti freschi a base vegetale. Le condizioni pedoclimatiche in Medio Oriente rendono molto onerosa la produzione in loco di ortaggi, N.23 APRILE 2018
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per cui la crescita economica dell’area è coincisa con un crescente flusso in importazione di prodotti freschi. “È il primo anno che siamo presenti al Gulfood con lo stand”, ha precisato Ascheri. “È una fiera molto interessante. Abbiamo reso la proposta per i mercati esteri più appetibile proponendo anche delle linee “frozen” dalla shelf life superiore rispetto ai prodotti freschi, compatibile con il trasporto via nave: le zuppe dalla scorsa estate e i burger da questa primavera. Siamo già presenti in questa come in altre aree del mondo ma l’obiettivo è di ampliare il business con nuovi importatori e distributori”.
Tra le aziende italiane presenti al Gulfood non poteva mancare una rappresentanza del comparto frutta secca. E che rappresentanza: a Dubai erano presenti, come da diversi anni a questa parte, il leader del mercato italiano, l’azienda ligure Noberasco Spa, e il leader nelle esportazioni, l’azienda campana Besana Spa. Anche in questo caso, grande successo per le linee biologiche, in particolare della frutta disidratata. “È una fiera eccellente, si stabiliscono contatti concreti con operatori di ogni parte del mondo, Americhe comprese”, ci ha spiegato Simon Melik, direttore marketing e vendite Besana Spa, che esponeva a Dubai all’interno di Italian Food Tradition, un consorzio composto da dodici aziende leader che fatturano com MAGAZINE
Nel piano interrato del Dubai Mall, il maggiore shopping center del mondo, si trova un Waitrose. Quando lo abbiamo visitato, a metà febbraio, le mele che avevano il prezzo più basso erano quelle italiane prodotte in Alto Adige. Notevole l’offerta di pomodori prodotti “localmente” negli Emirati.
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plessivamente 1,3 miliardi di euro, di cui il 40 per cento realizzato all’estero. “Siamo qui per promuovere il nostro business in Medio Oriente e Asia, aree dove siamo poco presenti. Grande interesse non solo per gli snack ma anche per ingredienti e delicatessen”. MAGAZINE
La fiera Gulfood è stata l’occasione per fare un veloce retail tour. Le foto di questa pagina sono state scattate da Waitrose al Dubai Mall, il più ampio shopping center del mondo, posizionato proprio sotto il Burj Khalifa, che è a sua volta il grattacielo più alto del mondo.
Waitrose è notoriamente una catena distributiva inglese di alta fascia. Volendo notare delle differenze rispetto ai supermercati che si trovano in Italia, qui non esistono tornelli o altre barriere all’ingresso, così come all’uscita, le casse ci sono ma divise in due aree, chi ha pochi pezzi e chi ha il carrello, in entrambi i casi si fa una democratica fila indiana, così che non potrà mai succedere che l’ultimo arrivato salti la coda quando apre una cassa. Guardando al reparto ortofrutta, che si trova all’ingresso, ci sono solo due ampie isole mono-prodotto: quella delle mele e quella dei pomodori. Quella delle mele ha anche una vaschetta di acciaio refrigerata per l’assaggio di spicchi di mela con stuzzicadente. La sorpresa è che le mele che costano di più non sono di origine americana o francese, ma le Fuji cinesi di grande pezzatura (chiamate semplicemente “big”): 19,75 dirham al chilo, più o meno 4,3 euro al chilo, seguite dalle Granny Smith “big” origine Usa a 18,00 dirham al chilo. Le mele che costano meno? Le Royal Gala Alto Adige IGP “small” vendute a 9,25 dirham al chilo, vale a dire circa 2,05 euro, prezzo analogo ai supermercati italiani. Altra sorpresa viene dall’isola dei pomodori: ci sono molte referenze prodotte in UAE, segno che anche qui il “local” è uno dei driver della crescita dei consumi, nonostante le avverse condizioni climatiche.
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CON I VIDEO DOLE SNACK CIRCLE È TUTTO UN ALTRO BREAK!
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La filosofia My Energy di Dole - passione, movimento e sana alimentazione - pone l’accento sull’importanza dell’adozione di uno stile di vita salutare con una attività fisica regolare e l’adozione di una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, che sempre più si frammenta nel corso della giornata. Ecco che proprio al fine di promuovere il consumo di frutta tra un pasto e l’altro, essendo la frutta lo snack per eccellenza leggero, equilibrato e sfizioso, Dole ha ideato e promosso a partire da aprile 2017 i video Dole Snack Circle: 24 brevi filmati che propongono altrettante video-ricette a base di frutta fresca, semplici e veloci da realizzare. Un format innovativo, ingaggiante e smart pensato per una comunicazione multicanale e adatto alla condivisione sui social network. I video sono stati pubblicati sulla pagina ufficiale Facebook Dole Italia, sul canale YouTube DOLE Europe GmbH e ripresi sul Dole My Energy Blog con specifici approfondimenti sulle proprietà degli ingredienti di ciascuna ricetta: ulteriore approccio distintivo dell’azienda che mira a divulgare informazioni in ambito nutrizionale.
APO SCALIGERA CELEBRA IL LEGAME CON IL TERRITORIO CON LA STREET ART DI CIBO APO Scaligera ha inaugurato il 20 aprile un grande murales presso la propria sede principale, a Santa Maria di Zevio (Vr), alla presenza delle autorità comunali, dei responsabili aziendali, degli oltre 160 soci della cooperativa e dei 50 dipendenti. Il murales, che ha interessato un’intera parete dello stabi-
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“I Dole Snack Circle - dichiara Cristina Bambini, responsabile marketing Dole Italia - per la loro breve durata e il jingle orecchiabile si prestano naturalmente alla condivisione sui social e hanno ricevuto una buona accoglienza. Le ricette più condivise sono state quelle più semplici e intuitive. I consumatori che una volta visti i video volevano saperne di più hanno trovato tutte le informazioni sul nostro blog. La nuova strategia di comunicazione partirà proprio da questo aspetto, puntando ad un ingaggio ancora maggiore”.
limento dell’azienda leader nella produzione di ortofrutta fresca, ha dimensioni uniche, da vero kolossal in Veneto, misurando ben 1100 mq (120 metri di lunghezza x 9 metri di altezza): per realizzarlo sono stati impiegati 60 litri di colore e 100 bombolette. La festa aziendale battezzata “Apospray” è stata aperta dai saluti del presidente di APO Scaligera Luigi Noro e del sindaco di Zevio Diego Ruzza, seguiti dall’intervento dello street artist Cibo, autore del murales che ne ha illustrato lo spirito. La serata è culminata con una “risottata” conviviale. Pier Paolo Spinazzé, in arte “Cibo”, è un noto writer di San Giovanni Lupatoto specializzato nel visualizzare tematiche riguardanti il food. Il progetto partito nell’ottobre scorso è stato fortemente voluto da APO Scaligera che sottolinea il legame speciale tra l’azienda e il territorio circostante creando autentica bellezza attraverso l’arte di strada. Il risultato è un percorso ideale e concreto che accompagna il prodotto APO dalla terra veronese alla tavola del consumatore. Un viaggio fatto di immagini, passione, lavoro, tempi e scorci di ambiente rurale, che rappresenta simbolicamente anche il forte impegno nell’assicurare quotidianamente al mercato qualità e freschezza di prodotto. N.23 APRILE 2018
LA LINEA VERDE PUNTA ALLO ZENZERO PER I NUOVI ESTRATTI DIMMIDISÌ Il segmento denominato del “succo puro fresco”, che comprende anche gli estratti freschi, ha chiuso un 2017 a 40 milioni di euro a valore con un incremento del 25 per cento. In questo contesto dinamico La Linea Verde amplia e rivisita la gamma degli Estratti Freschi, donando nuova linfa al banco frigo del reparto ortofrutta con il suo approccio originale e innovativo, cavalcando anche il trend dello zenzero, “ingrediente superstar” del mondo alimentare italiano. La Linea Verde, che rientra con due referenze DimmidiSì nella Top Five delle rotazioni degli estratti, lancia sul mercato due nuovissime ricette Juicing Scarlet Energy con Lampone&Goji e Juicing Pink Digestive con Pompelmo rosa&Limone. Da cinque passa quindi a sette il numero di referenze della gamma DimmidiSì Juicing, estratti freschi 100% veggie, 100% naturali e senza conservanti con ingredienti funzionali per il benessere dell’organismo. La rivisitazione della linea Estratti Freschi DimmidiSì bevande dissetanti e dal sapore equilibrato - ha dato vita a una gamma nella gamma, con ben tre ricette accomunate
FRUIT&CROCK, LA NUOVA LINEA CROCCANTE E NATURALE AL 100%, FIRMATA NOBERASCO Con l’avvicinarsi della bella stagione e la crescente voglia di healthy food, Noberasco propone Fruit&Crock, una nuova linea di snack alla frutta croccanti e naturali, senza zuccheri, conservanti ed aromi aggiunti, puntando al benessere che passa attraverso l’alimentazione quotidiana. In 12 grammi di prodotto un solo ingrediente: 100% fragole, ananas, mirtilli, pesche e ciliegie. Una linea di frutta pensata per una nuova esperienza, grazie ad un innovativo processo di essiccazione, Fruit&Crock, oltre a conservare colore e profumo del frutto, mantiene, per una durata che supera i 12 mesi, un livello di croccantezza elevato, costante e stabile, concentrando il gusto e valorizzando il caratteristico aroma del frutto. Questo è il segreto che permette a Noberasco di offrire un prodotto sfizioso, sano, ricco di fibre, senza aromi e zucchero aggiunto, in pratiche e colorate confezioni monodose da consumo on the go pensate anche per i più giovani. Con Fruit&Crock Noberasco vuole rispondere alle crescenti esigenze di consumo fuori casa di cibi sani, di quella catego N.23 APRILE 2018
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dall’ingrediente zenzero quali DimmidiSì Juicing Blue Energy. Un’altra novità è il restyling grafico della bottiglia (da 250 ml), dalla sagoma moderna e dal tappo opalescente. Una grafica moderna che fa spazio alla naturalità e alla freschezza dando enfasi agli ingredienti caratterizzanti le singole referenze. L’intera gamma DimmidiSì Juicing continua ad essere suddivisa in tre macro aree - Sì al Relax, Sì all’Equilibrio e Sì allo Sprint - e a strizzare l’occhio alla cromoterapia grazie alla scelta di colori diversi, decisi e brillanti legati agli ingredienti e alle loro virtù.
ria food associata a valori quali salute e benessere, comodità e praticità d’uso. Il minor tempo da dedicare ai pasti ed il progressivo aumento di momenti trascorsi fuori casa, rende questi prodotti perfetti alleati per un sano snack. A partire da fine aprile, Fruit&Crock è disponibile nella moderna distribuzione, esposto in vivaci espositori da banco e da terra, con prezzo consigliato 1,49 euro. Tante le iniziative a supporto del lancio, non solo in store, ma anche, per i più social, sui canali instagram e facebook.
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UN BIOLOGICO AD ARTE: PARTNERSHIP TRA ORTOROMI E CANOVA PER ALMAVERDE BIO
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È stata suggellata ufficialmente a Fruit Logistica la nuova partnership fra OrtoRomi e Canova, che vede l’azienda leader della quarta gamma, degli estratti freschi di frutta e verdura e dei piatti pronti e la società del gruppo Apofruit specialista dell’ortofrutta biologica in prima linea per portare innovazione nel segmento dei prodotti freschi e ad alto contenuto di servizio. Biologici, naturalmente, con un marchio che in questo comparto è una garanzia: Almaverde Bio. La prima novità sono gli “Estratti ad arte”, una linea di estratti di frutta e verdura fresche biologiche in bottiglie da 200 ml, arricchiti da un packaging accattivante e informativo. Estratti a freddo, e processati con la tecnica HPP che mantiene intatto gusto e aromi dei prodotti, sono disponibili in sei gusti: Melagrana (con mela e arancia), Ace (con mela, carota, arancia e limone), Mela Granny Smith, Zenzero (con mela e ananas), Frutti Rossi (con mela, lampone, mirtillo e banana) e Finocchio (con mela e ananas). La seconda novità sono i “Pronti ad arte”, sei referenze di zuppe e minestroni, anch’essi rigorosamente biologici, in
BIMI, IL MINI-BROCCOLO “DELIZIOSO” E SUPERFOOD PARLA ANCHE ITALIANO Gusto, versatilità, incredibili proprietà nutrizionali: arriva finalmente anche in Italia Bimi, un nuovo vegetale che ha una storia assolutamente contemporanea da raccontare a un consumatore oggi sempre più attento alla sostenibilità e a un’alimentazione all’insegna del benessere.
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packaging con comunicazione emozionale adatto ad essere utilizzato in microonde. Le ricette sono gourmet: Zuppa di legumi con orzo e farro, Passato di zucca con carote e porro, Passato di verdure e fave, Passato di patate, cavolfiore e broccoli, Scarola con fagioli cannellini sono cinque dei sei gusti. Le due nuove linee sono sul mercato dal mese di marzo, in tutte le principali insegne della grande distribuzione. La materia prima è prodotta da Canova, la lavorazione viene svolta da OrtoRomi.
Bimi è il marchio con il quale si identifica una nuova varietà di broccolo-cavolo. L’incrocio naturale è stato studiato e realizzato dall’azienda giapponese Sakata, specializzata in breeding, che ha unito le proprietà dei broccoli e quelle del cavolo cinese, dando origine a questo inedito vegetale, che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae. Nella grande distribuzione italiana, il “viaggio” di Bimi è partito ufficialmente nel mese di dicembre grazie all’introduzione sui punti vendita della catena Simply Etruria. A livello estetico, Bimi si presenta come un broccolo di forma allungata, con i fiori più radi; il gusto è molto vicino a quello dell’asparago. “Bimi”, in giapponese, significa proprio “delizioso”, termine ideale per indicare un vegetale dalle incredibili proprietà (è ricco di proteine, minerali e vitamine) e composti bioattivi (fenolici, carotenoide, glucosinolati). A credere per prima nelle potenzialità del progetto Bimi, nel nostro Paese, è stata l’impresa agricola ImAgri di Alberese (Grosseto). Attiva dal 2015, l’azienda riunisce le competenze di due famiglie del territorio maremmano, titolari delle aziende agricole “Il Grecale” e “Cavallin” entrambe già impegnate nel settore, che hanno deciso di mettere a fattor comune le expertise e spingere su questo nuovo progetto. N.23 APRILE 2018
MELA VAL VENOSTA VERSO IL BANDO DEGLI ERBICIDI. “ORA OCCORRE PIÙ SINERGIA CON LA DISTRIBUZIONE” “Sono anni che Mela Val Venosta sostiene con convinzione la propria vocazione alla naturalità, rappresentata oggi nel logo aziendale dalla coccinella rossa, con progetti che rispettano l’ambiente perché solo in questa maniera siamo in grado di offrire una qualità di prodotto eccezionale garantita in ogni fase della filiera”, dichiara Thomas Oberhofer, presidente di VI.P. “Il primo esempio è la continua ricerca di nuove varietà resistenti alla maggior parte delle più comuni malattie del melo, perché puntiamo su una innovazione varietale sostenibile: l'obiettivo è continuare a crescere dal lato produttivo, minimizzando l’utilizzo di sostanze di sintesi e preservando la nostra incredibile Valle”, precisa Oberhofer. “Altri esempi di approccio sostenibile - ambientale ed etico sono i provvedimenti ecologici di salvaguardia della biodiversità, come favorire i luoghi per la nidificazione di insetti, piccoli rettili o mammiferi locali, e creare le migliori condizioni per incrementare l’inserimento degli insetti utili alla produzione integrata e biologica”. “Esistono anche progetti per contenere l’impatto ambientale delle coltivazioni: l’otti-
mizzazione dell’irrigazione con sistemi a goccia e di sensoristica locale, e l’installazione degli impianti fotovoltaici su tutte le nostre cooperative, che sono ormai in grado di produrre fonti energetiche pulite e rinnovabili per un totale di 7,8 milioni di kWh all’anno, riducendo le emissioni di CO2 di circa 4.517 tonnellate. N.23 APRILE 2018
“Ad inizio 2018 - aggiunge con soddisfazione il presidente abbiamo proposto ai nostri contadini il Progetto di rinuncia volontaria a tutti gli erbicidi e oggi registriamo un’alta adesione spontanea: circa il 30% della superficie coltivata in Val Venosta è priva di erbicidi! Un segnale fortemente positivo. Questi dati sono in continua evoluzione e prevediamo di coinvolgere la totalità dei nostri ettari entro pochi anni”.
Se la produzione in Val Venosta evolve verso modelli sempre più eco-sostenibili, rimane sempre alta l’attenzione anche verso chi le mele le va ad acquistare. “Il consumatore entrando nel punto vendita deve essere guidato in un acquisto che soddisfi al meglio le sue preferenze, ma anche le aspettative di gusto, qualità e necessità nutrizionali. Ad oggi, infatti, la sfida non è più semplicemente tra una mela rossa ed una gialla, ma è far conoscere le diverse varietà di mele nelle loro peculiarità affinché il consumatore possa scegliere quella che preferisce o quella più adatta alle esigenze dietetiche proprie e della famiglia”. Così Benjamin Laimer, referente marketing Val Venosta, che prosegue: “Il punto vendita è un punto di informazione che deve necessariamente evolvere verso un “punto” di educazione. Per questo deve cambiare il rapporto di fiducia fornitore-retailer, è importante poiché l’obiettivo è fornire un servizio efficace in grado di “parlare al consumatore”. La sfida sta nella capacità del fornitore di offrire contenuti e informazioni continuamente aggiornate al retailer, che a sua volta le metterà a disposizione di un consumatore sempre più evoluto ed esigente. Emozione, coinvolgimento ed informazione sui prodotti sono i concetti chiave che Mela Val Venosta adotta per creare sempre più collaborazione e sintonia con i partner della distribuzione. MAGAZINE
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iFresh |
Carlotta Benini
Afresh dimezza gli sprechi alimentari al supermercato 120
Una startup californiana che ha messo a punto una piattaforma predittiva studiata per i buyer della Gdo per stabilire quanti freschi acquistare in un determinato giorno evitando che sugli scaffali restino eccedenze. Tutto si basa su un algoritmo che fornisce l’ordine perfetto, valutando anche fattori esterni al supermercato, come le condizioni meteo e gli eventi sociali, nonché i comportamenti della concorrenza Mandare ai punti vendita tutto quanto si è ordinato non è oggi un esercizio così complicato nelle piattaforme della distribuzione moderna. Lo stesso non si può dire però per i singoli punti vendita, che ogni giorno si trovano a fare gli ordini. Spesso il responsabile ortofrutta, o degli altri reparti freschissimi, viene assistito dal direttore del negozio e ciò nonostante è ancora elevato il rischio di arrivare a fine giornata con i banchi mezzi vuoti o con della merce ancora stivata in cella. E se si tratta di prodotti super deperibili come le fragole questo si può tradurre in perdite economiche non trascurabili. Per non parlare della sensibilità crescente dell’opinione pubblica sul tema degli sprechi alimentari. Ma allora, come ridurre il food waste al supermercato? Tutto ruota intorno agli ordini: se da un lato l’incubo dei buyer è quello che gli scaffali restino vuoti, pena l’avere perso una possibilità di business, ma soprattutto la fiducia del cliente, d’altro canto ordinare troppa merce rischia di tradursi in un costo (e uno spreco) enorme, se questa rimane invenduta. A guidare le scelte dei responsabili acquisti della grande distribuzione, fino ad oggi, è stata principalmente l’esperienza e un’analisi attenta dello storico, ma le ultime evoluzioni tecnologiche dimostrano come, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, si possa rendere maggiormente efficiente e sostenibile tutto il sistema di approvvigionamento. MAGAZINE
L’ultima innovazione messa in campo in questo senso viene da una startup californiana, che ha messo a punto una piattaforma che analizza una serie di dati interni ed esterni alle logiche del supermercato, e crea un algoritmo in grado di guidare le scelte di acquisto dei buyer della grande distribuzione verso una progressiva riduzione degli sprechi. Questa startup si chiama Afresh - il suo sito web è www.afreshtechnologies.com - e la piattaforma che ha brevettato si basa su un algoritmo in grado di calcolare, ad esempio, quanto pane fresco, o quanta frutta e verdura compreranno i clienti in un determinato giorno, e che tipologia di prodotto fresco prediligeranno. L’algoritmo di Afresh guida le logiche di acquisto prendendo in considerazione le serie storiche di vendita, come già si fa oggi. Ma anche le condizioni meteorologiche, come temperature elevate o temporali che possono influire sui comportamenti dei consumatori. Ci sono poi gli eventi pubblici, come fiere o manifestazioni sportive, festività e ricorrenze. Il tutto viene incrociato con la concorrenza: l’apertura di nuovi punti vendita, l’arrivo delle offerte e delle promozioni e così via. Tutti questi dati vengono immagazzinati in maniera autonoma dall’algoritmo, che fornisce la sua “ricetta” per effettuare l’ordine perfetto, in modo che non restino eccedenze sugli scaffali. Il risultato? Matt Schwartz, ceo di Afresh, spiega che il suo algoritmo è in grado di ridurre del 50 per cento gli sprechi, facendo in modo che i supermercati arrivino a sera con gli scaffali del fresco quasi vuoti. Questo sistema, come riporta un articolo di Startup Italia, è stato anche in grado, in alcuni test pilota effettuati in piccole catene di supermercati, di ridurre dell’80 per cento i casi di rottura di stock. N.23 APRILE 2018