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ELNATHEDITORE
L’ANNO ZERO DELLA FRUTTA ESOTICA IN SICILIA Il surriscaldamento terrestre sta impattando sulla frutticoltura e sui consumi. E se in Alto Adige i meleti si arrampicano fino a 1.200 metri, in Sicilia crescono avocado, frutti della passione, mango e litchi di eccellente qualità N.15 l APRILE 2016 l TRIMESTRALE
Editoriale
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Eugenio Felice
Se il made in Italy non basta A febbraio è andata di scena la crisi del pomodoro siciliano. Attori non protagonisti di questo film drammatico sono stati anche gli altri ortaggi prodotti nel periodo, in particolare zucchine, melanzane e peperoni. Una situazione senza precedenti, con Mercati invasi di prodotto e prezzi sotto i costi di produzione. Le cause? Un clima straordinariamente mite in tutta Europa, che ha fatto lievitare l’offerta e rallentato al contempo la domanda. Ma anche questioni di mercato, come la Turchia, primo produttore europeo di pomodoro, che si è vista chiudere la strada per la Russia e ha dirottato le spedizioni verso l’Europa, e il Marocco che ha beneficiato degli accordi di libero scambio con l’Unione Europea. La questione è arrivata sul tavolo del ministro Maurizio Martina che ha chiesto l’intervento della distribuzione moderna italiana e di McDonald’s. Coop Italia, scottata recentemente dalla sanzione dell’antitrust per la violazione dell’art.62, ha risposto con un “salvagente”: dal 20 al 28 febbraio ha messo in promozione il Pomodoro di Pachino IGP in tutta la rete vendita, con le confezioni da 500 grammi vendute a 1,28 euro e quelle da 300 grammi a 0,98 euro, garantendo ai fornitori un prezzo di acquisto di 1,05 euro per la confezione da mezzo chilo. “Un salvagente per due week-end - ha dichiarato Claudio Mazzini, referente nazionale ortofrutta di Coop Italia - una promozione che è a tutti gli effetti una valorizzazione della convenienza. Un aiuto che non risolve questa situazione e i problemi strutturali della produzione siciliana su cui la GDO poco o nulla può fare. Non essendo passato per l’interprofessione, non abbiamo predisposto materiali ad hoc, anche perché non conosco il grado di adesione delle altre aziende della distribuzione”. Sull’interprofessione non facciamo commenti. Non ce n’è bisogno. Non ci siamo mai accorti del suo funzionamento. Le altre catene della GDO le abbiamo interpellate e più o meno la risposta è stata la
l N.15 l APRILE 2016
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stessa: le promozioni quando c’è sovraproduzione le abbiamo sempre fatte, ma preferiamo agire coi fatti più che con le parole. Certo non basta il salvagente di Coop Italia a cambiare le sorti di una campagna terribile. Anche perché è nel Ragusano che c’è la maggiore produzione di ortaggi di tutta la Sicilia e di Pomodoro di Pachino IGP non se ne può certo produrre. Restano poi tutti i dubbi sull’efficacia, oggi, di una promozione di prezzo su una referenza che dovrebbe essere di fascia premium. Ma si può evitare in futuro il ripetersi di queste situazioni? Difficile, ma secondo gli esperti si può. È necessario connotare a tal punto il prodotto da farlo uscire dalle commodity e, cosa ancora più importante, va organizzata e controllata l’offerta. Impossibile direte. In realtà gli esempi non mancano. Il più eclatante è Pink Lady. Ma ce ne sono tanti, eccellenti, come le mele Ambrosia o i kiwi Zespri o ancora le banane Chiquita. Quindi parliamo di varietà specifiche e distintive oppure di politiche di marketing spinte, con il minimo comune denominatore del controllo della produzione e della commercializzazione. Caratteristiche, queste, che mancano al Pomodoro di Pachino IGP. Perché dovrei spendere di più per acquistarlo quando a fianco mi trovo sul punto vendita la stessa varietà che costa meno e non necessariamente è meno buona? Quando la competizione va sul prezzo, la produzione italiana difficilmente può farcela. FRUITBOOKMAGAZINE
PAG. EDITORIALE SE IL MADE IN ITALY NON BASTA IMMAGINI
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20 BUONE NOTIZIE LA DIETA MEDITERRANEA TORNA PROTAGONISTA. FORSE UNA LEGGE 22 RIFLESSIONI ORTOFRUTTA BRUTTA MA BUONA: NON È SCONTATO CHE FUNZIONI 24 RETAIL FATTURATI, WALMART TIENE TESTA MA È BOOM PER LE DOT.COM 26 FIERE IL MACFRUT RESTERÀ A RIMINI E DAL 2017 SI SPOSTA A MAGGIO 28 ANALISI ORTOFRUTTA, NEL 2015 CRESCE L’EXPORT, ANCORA DI PIÙ L’IMPORT 30 LA NOTIZIA CHEMCHINA ACQUISISCE SYNGENTA E LANCIA LA SFIDA A MONSANTO 32 TREND VEGETARIANI, SONO L’8% IN ITALIA VEGANZ SBARCA NEGLI STATI UNITI 34 MULTIMEDIA I SOCIAL MEDIA E LE DUE ORE E MEZZA PASSATE DAGLI ITALIANI 36 CRONACA PATATA BOLLENTE, PER LA PROCURA C’È LA FRODE AI DANNI DELLA GDO 38 TECNICA OZONO ED ELETTROLISI, SOLUZIONI PER MIGLIORARE LA CONSERVAZIONE 40 INNOVAZIONE KNOX, LA NOVITÀ DI RIJK ZWAAN CHE RIVOLUZIONA LE INSALATE 42 INNOVAZIONE ANCHE UN SUSHI DI FRUTTA NELLA LINEA DESSERT DI NOBERASCO MERCATI 44 PATATE NOVELLE, QUALITÀ SUPER MA PREOCCUPANO EGITTO E ISRAELE IL LIBRO 46 IL SEGRETO DELLA NOSTRA SALUTE? NELL’INTESTINO E NEI SUOI BATTERI CHE SPOT! 48 SU CANALE 5 VA IN ONDA IL COOKING SHOW FIRMATO LIDL L’OPINIONE 50 E-COMMERCE DI ORTOFRUTTA: ECCO PERCHÉ FARÀ FATICA A DECOLLARE CONSUMER WATCH 52 L’EREDITÀ DI EXPO: ITALIANI PIÙ SENSIBILI ALLA SOSTENIBILITÀ INGROSSO 54 FEDAGRO VUOLE PASSARE ALL’ORARIO DIURNO. MA NON SARÀ FACILE... MARKETING 56 ESSELUNGA, I ROLLINZ DI STAR WARS MOLTO MEGLIO DELLE PROMOZIONI MENS SANA 58 MORE, MIRTILLI, LAMPONI E RIBES SONO UN CONCENTRATO DI SALUTE PANORAMA
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iFRESH
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l N.15 l APRILE 2016
CONTENUTI
60 / SI TROVA IN SICILIA 68 / MELA VAL VENOSTA RINNOVA LA STRATEGIA LA NUOVA FRONTIERA DELLA FRUTTA ESOTICA
PER ANDARE OLTRE
74 / CRIMSON SNOW 76 / AMAZON È ARRIVATA AVANTI TUTTA. 600 ETTARI IN L’E-COMMERCE NON PUÒ
5 ANNI, ENTRA BIO MERAN
PIÙ ATTENDERE
82 / ZESPRI, L’ESEMPIO 84 / MIOORTO E I DI COME UN BRAND PUÒ SEGRETI NASCOSTI DIETRO FARE LA DIFFERENZA
LA LUNGA SHELF-LIFE
FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Irene Forte, Maurizio Pisani, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
90 / L’ORTO ITALIANO DI 94 / IL BIOLOGICO SI CITRUS COMPIE UN ANNO È SBLOCCATO. ORA CRESCE E AMPLIA LE REFERENZE
SPEDITO ANCHE IN ITALIA
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SOLO UN RICORDO
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l N.15 l APRILE 2016
immagini
Foto: NextVideoProduction.com
La fiera Berlino, 5 febbraio 2016 Si chiude un’altra edizione record per Fruit Logistica, con oltre 70 mila visitatori, padiglioni gremiti, 462 espositori italiani, più dello scorso anno. L’Italia è stato ancora una volta il Paese più rappresentato sia per numero di espositori che per superficie, con 12.621 metri quadrati (più 570 rispetto al 2015).
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Social flop New York City, 4 dicembre 2015 Whole Foods Market fa un test con le arance già sbucciate e pronte da consumare ma l’idea non piace ai blogger della rete che subito scatenano la protesta da parte di molti consumatori. Fino a dove si può spingere il servizio? Nel dubbio Whole Foods si è affrettata a ritirare dalla vendita la referenza...
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Bananapocalypse Londra 25 aprile 2016 La banana Cavendish sta morendo, a causa di un fungo noto come Panama disease. Se ne parla da tempo nel Regno Unito, che importa ogni anno 5 miliardi di banane. L’argomento è andato anche in prima serata alla BBC. Il problema è che ad oggi non esiste una cura e nemmeno una valida alternativa.
buone notizie |
Marco Zanardi
La dieta mediterranea torna protagonista. Forse una legge
Quindici anni di attività nell’ortofrutta, quasi 200 produttori associati soprattutto in Campania e Puglia, l’intenzione di crescere sui mercati puntando sulla dieta mediterranea, studiata in tutto il mondo per i suoi benefici sulla salute, considerata un elisir di lunga vita e nata proprio nel Cilento, in provincia di Salerno, dove ha sede anche Alma Seges, l’OP presieduta da Aristide Valente, che si è presentata a Berlino in grande stile, con uno stand di impatto realizzato dalla società Zeugma di Firenze e un convegno proprio sulla dieta mediterranea che ha suscitato notevole interesse e ottenuto presenze qualificate, tra cui il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo, il direttore generale per le Politiche agricole e forestali della Regione Campania FiFRUITBOOKMAGAZINE
lippo Diasco e il presidente di Confagricoltura Mario Guidi. “Rappresentiamo una terra che esprime bellezza e produzioni di qualità”, ha dichiarato Aristide Valente, presidente di Alma Seges. “Abbiamo reagito alla Guarda il video! Terra dei Fuochi stringendo un’alleanza con Legambiente perché remiamo nella stessa direzione, vogliamo la stessa cosa, esaltare l’ambiente, il turismo, i prodotti della nostra terra. Con la scusa della provenienza poi i nostri prodotti sono super controllati”. “La dieta mediterranea nel mondo - ha sottolineato l’ambasciatore Francesco Caruso - ha un giro d’affari di 60 miliardi l’anno ma per meno del 20 per cento è rappresentata da prodotti mediterranei. C’è dunque uno spazio di crescita enorme che le aziende possono fare solo con l’aiuto delle istituzioni”. Durante il convegno si è parlato anche di grande distribuzione italiana: l’invito è a non parlare al consumatore di prezzi ma di territori, valori e sapori. “Il rapporto con la GDO - si è detto - resta un nodo irrisolto nel nostro Paese”. Le argomentazioni trattate a Berlino sembrano essere arrivate a Roma: a inizio aprile infatti è stato presentato alla commissione Agricoltura del Senato un disegno di legge per valorizzare la dieta mediterranea. Prevede di istituire una giornata nazionale, la definizione della dieta stessa con tanto di logo per identificare i prodotti e attività formative e divulgative.
protagonisti
a Berlino
All’ultima edizione di Fruit Logistica Alma Seges, l’OP che conta quasi 200 soci tra Campania e Puglia, ha festeggiato i 15 anni di attività con un convegno sul tema della sana alimentazione. Il presidente Aristide Valente ha dichiarato: “La dieta mediterranea ha un basso impatto ambientale rispetto ad altre diete e nasce nel Cilento: deve diventare patrimonio italiano”. E Roma risponde: all’inizio di aprile è stato presentato un disegno di legge ad hoc
cibo&salute
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l N.15 l APRILE 2016
riflessioni |
Carlotta Benini
Ortofrutta brutta ma buona: non è scontato che funzioni 22
Frutta e verdura di stagione, buone da mangiare… ma brutte da vedere. Sono i cosiddetti ‘ugly mug’, ortofrutticoli difettati il cui acquisto è percepito come un atto etico e sostenibile, sia in termini economici che di riduzione del food waste. Dagli USA all’Europa sono sempre più numerose le realtà no profit e della Gdo attive nella valorizzazione di questi prodotti di scarto. Ma, seppur convenienti, siamo sicuri che saremmo disposti ad acquistarli? In America li chiamano Ugly Mugs, in Francia sono Les Gueules Cassées, tradotto “i brutti ceffi”. Sono frutta e ortaggi difettati, fuori calibro, danneggiati dalle intemperie, privi delle caratteristiche estetiche necessarie per la messa in commercio. Sono prodotti brutti ma buoni, in sostanza. E sembrano essere diventati la nuova sfida di un commercio etico e sostenibile, in un contesto mondiale dove oltre 800 milioni di persone soffrono la fame, e dove, dicono i dati FAO, vengono sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ogni anno. Dagli Stati Uniti all’Europa, sono sempre più numerose le realtà non profit che negli ultimi anni si sono lanciate nella valorizzazione di frutta e verdura di scarto. E anche player internazionali della grande distribuzione - la statunitense Whole Foods Maket, per fare un esempio, o la catena spagnola Eroski - stanno guardando FRUITBOOKMAGAZINE
con attenzione alle opportunità offerte da questa particolare nicchia di prodotti. Al tema del food waste è dedicato un ampio servizio nel numero di marzo del National Geographic, che racconta in particolare la storia dell’attivista e scrittore Tristam Stuart, il ‘Robin Food’ della lotta agli sprechi alimentari. Il magazine internazionale cita diverse case history di successo, a partire dalla start up californiana Imperfect, che acquista dagli agricoltori ortofrutta dall’aspetto deforme e la consegna, a basso costo, a migliaia di utenti di San Francisco. Lungi dal voler mettere in dubbio l’eticità di tali realtà, nella maggior parte dei casi, tuttavia, parliamo di iniziative che possono funzionare molto bene nelle mense per bisognosi, per sfamare gli animali, o per altre iniziative simili, come confermano anche altri casi citati dal National Geographic. Ma, siamo sinceri: al momento dell’acquisto, non sono forse i prodotti belli da vedere, quelli che ci inducono ad aprire il portafoglio? Lo sottolinea anche un servizio recente di Fruitnet a firma Rhi Willmot. La ricercatrice inglese dell’Università di Bangor pone in evidenza un aspetto abbastanza semplice, ma da non sottovalutare: così come siamo portati a considerare le persone di bell’aspetto più attraenti, di successo e in salute, così accade per quello che mangiamo. Le imperfezioni e le asimmetrie non si sposano con la nostra percezione di salutare e invitante, se parliamo di cibo. Per riuscire a cambiare le attitudini del consumatore medio, dunque, bisognerebbe prima sfatare un mito, ovvero l’equazione - tanto radicata - “bello uguale buono”. Impresa per nulla scontata. l N.15 l APRILE 2016
retail |
Giovanni Turrino
Fatturati, Walmart tiene la testa ma è boom per le dot.com 24
Secondo uno studio Deloitte sui fatturati delle maggiori aziende nel mondo che operano nel settore retail, nelle prime quindici posizioni troviamo otto aziende americane e sette europee. Un bel testa a testa. A crescere di più è però è la dot.com cinese Vishop
Schwarz (Lidl), prima fra le europee con ricavi alle casse di 102,7 miliardi. In quinta posizione il colosso britannico Tesco con 99,7 miliardi. La prima delle insegne italiane - 66° posto - si conferma Coop (14,9 miliardi di dollari stimati). Conad è al 69°, con 14,6 miliardi. Ma, mentre il leader presenta un tasso annuo di crescita composto 2009-2014 del -1,1 per cento, Conad fa segnare un +4,7. Esselunga, la terza fra le italiane, è alla posizione numero 121, con un tasso del +3 per cento e vendite stimate in 8,5 miliardi. Amazon, con i suoi oltre 70 miliardi, è il leader indiscusso della rete, nonché il 12° retailer mondiale. Esaminando il ranking dei 50 gruppi a più elevato tasso di crescita incontriamo, in cima, il discounter on line cinese Vishop (+321 per cento nel periodo e ricavi a 4 miliardi). Seconda è un’altra dot.com della Repubblica Popolare, ossia Jd.com, con un +106,3 per cento e 17,7 miliardi di vendite.
A fine gennaio Deloitte e Stores Media hanno reso pubblica l’edizione 2016 del rapporto annuale Global Powers of Retailing, che classifica i 250 più grandi distributori mondiali sulla base dei risultati di esercizio 2014. Come sempre Walmart, con i suoi 485 miliardi di dollari, resta ai vertici della classifica, seguito, a moltissima distanza, dal connazionale Costco. La quarta posizione è occupata dalla tedesca
I PRIMI 15 RETAILER NEL MONDO (RIF. ANNO 2014) fatturato*
paese di origine
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
WALMART STORES
USA
COSTCO
USA
THE KROGER
USA
SCHWARZ / LIDL
Germania
TESCO
Gran Bretagna
CARREFOUR
Francia
ALDI
Germania
METRO
Germania
THE HOME DEPOT
USA
WALGREEN
USA
TARGET
USA
AMAZON
USA
AUCHAN
Francia
CVS HEALTH CORP.
USA
CASINO
Francia
$ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $
utili*
n. paesi operativi
var. fat. 2009/2014
485,65
17,10
28
3,5%
112,64
2,09
10
9,5%
108,46
1,75
1
7,2%
102,69
n/a
26
7,7%
99,71
-9,36
13
1,8%
98,50
1,82
34
-2,8%
86,47
n/a
17
6,8%
85,57
0,25
32
-0,8%
83,18
6,35
4
4,7%
76,39
2,03
2
3,8%
72,62
-1,64
1
2,7%
70,08
-0,24
14
25,8%
69,62
1,05
13
6,2%
67,80
4,64
3
4,1%
64,46
1,09
29
13,1%
Fonte: Deloitte - *dati in miliardi di dollari
FRUITBOOKMAGAZINE
l N.15 l APRILE 2016
fiere |
Eugenio Felice
Il Macfrut resterà a Rimini e dal 2017 si sposta a maggio 26
Sembra delinearsi la situazione della fiera italiana dell’ortofrutta. Almeno il Macfrut ha le idee chiare: nessun accordo con Fiera Milano, la rassegna resterà a Rimini e dal 2017 si svolgerà nel mese di maggio, tornando quindi alle origini. Annunciata una presenza importane di buyer esteri, compresa una partecipazione con stand di Rewe. Ma una fiera unica a Rimini nel mese di maggio è la soluzione migliore per il sistema ortofrutticolo italiano? Lo scorso 3 marzo, sul sito fruitbookmagazine.it, all’indomani della decisione di non spostare a Milano la storica rassegna romagnola, avevamo scritto: “Tutto da capo quindi. Invece di trovare l’accordo con gli altri enti fieristici, come richiesto da tutte le categorie, Macfrut cercherà di battere sul campo la concorrenza, per la felicità di Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, comune che ha la proprietà del Macfrut e che non vede al di là del proprio campanile. A questo punto, per accelerare i tempi, la fiera presieduta da Renzo Piraccini potrebbe calare l’asso di spade: lo spostamento nel 2017 di Macfrut nel mese di maggio, proprio nel mese in cui si dovrebbero tenere la nuova Fruit Innovation inglobata in Tuttofood e la nuova manifestazione di Verona, il Fruit & Veg System. FRUITBOOKMAGAZINE
Uno scontro diretto quindi che, per la storia e il radicamento che ha Macfrut, avrebbe un’esito a nostro avviso scontato e che lascerà sul campo, definitivamente, la speranza per gli operatori italiani di avere una fiera dal respiro internazionale”. E così ha deciso infatti il comitato Macfrut riunitosi lunedì 21 marzo a Cesena Fiera. Fissate già le date: dal 10 al 12 maggio a Rimini Fiera. Secondo Piraccini: “Lo spostamento a maggio di Macfrut nasce da un percorso condiviso con gli operatori del settore e a pieno titolo fa parte del cammino di rilancio avviato due anni fa. Con questa scelta non solo si conferma il ruolo di Macfrut quale vetrina italiana dell’ortofrutta ma si prosegue nella direzione di fiera di filiera, un unicum che ci viene riconosciuto dal settore a livello internazionale”. Intanto proseguono i preparativi per l’edizione 2016. Assomela ha dichiarato che parteciperà alla kermesse di Rimini, dopo un anno di riflessione. Il gruppo tedesco Rewe per la prima volta sarà a Macfrut non solo con uno spazio espositivo ma anche con una convention insieme ai propri fornitori del bacino del Mediterraneo. Piraccini si aspetta inoltre una presenza di circa 1.000 buyer esteri, un numero decisamente ambizioso, e la vendita degli spazi espositivi va a gonfie vele. Tutti contenti quindi? Non proprio. Per diversi operatori la soluzione che alternava di anno in anno Rimini a Milano sarebbe stata decisamente migliore e nell’interesse di tutto il sistema nazionale. l N.15 l APRILE 2016
analisi |
Marco Zanardi
Ortofrutta, nel 2015 cresce l’export, ancora di più l’import 28
Si indebolisce la bilancia commerciale italiana nel settore ortofrutticolo. Sono in aumento le esportazioni, sia a volume (+3,4%) che a valore (+10,9%), ma aumentano in modo ancora più marcato le importazioni (+6,7% a volume e +18,6% a valore). Negli ortaggi il saldo (in quantità) è già negativo Diffusi i dati ufficiali dell’Istat riferiti all’anno 2015. Secondo le elaborazioni effettuate da Fruitimprese viene superata la soglia dei 4 miliardi e 500 milioni di euro del valore delle esportazioni con un incremento del 10,9 per cento rispetto al 2014. Positivo anche il dato riferito ai volumi che, con oltre 4 milio-
ni di tonnellate, cresce del 3,4 per cento. Il saldo si è attestato a 715 milioni di euro con un calo del 17,8 per cento rispetto al 2014. Crescono anche le importazioni sia in volume (6,7 per cento) che in valore (18,6 per cento). Per quanto riguarda i flussi crescono il comparto della frutta fresca (+7 per cento) e della frutta secca (+2,8) mentre calano leggermente gli ortaggi (-2,8) e gli agrumi (-3,6). In valore segno positivo per tutti i comparti: ortaggi (+10,1), agrumi (+9,7), frutta fresca (+11,3) e frutta secca (+16,4). Per quanto riguarda le importazioni, incremento in volume per la frutta fresca (+8,5 per cento), gli ortaggi (+8,3) e gli agrumi (+28,9); in diminuzione i flussi di frutta tropicale (-2,8) e di frutta secca (-4,9). In valore segno positivo per tutti i comparti: ortaggi (+16,5), agrumi (+34,3), frutta fresca (+16,2), frutta secca (+22,4) e frutta tropicale (+9,3).
COMMERCIO ESTERO ORTOFRUTTICOLO ITALIANO ANNI 2014 - 2015 QUANTITÀ (TONS)
VALORI (MIGLIAIA DI EURO)
2014
2015
var %
Legumi e ortaggi
941.268
914.599
-2,8
Legumi e ortaggi
Agrumi
257.430
248.184
-3,6
Agrumi
Frutta fresca
2.523.110
2.700.347
7,0
Frutta secca
66.098
67.946
2,8
Frutta tropicale
88.231
78.430
-11,1
3.876.137
4.009.506
3,4
2014
2015
var %
1.212.821
1.313.936
8,3
Agrumi
364.240
469.584
28,9
Frutta fresca
544.595
591.139
Frutta secca
221.388
Frutta tropicale
ESPORTAZIONI
TOTALE EXPORT IMPORTAZIONI Legumi e ortaggi
TOTALE IMPORT
ESPORTAZIONI
2014
2015
var %
1.117.109
1.230.172
10,1
177.579
194.787
9,7
Frutta fresca
2.321.695
2.582.963
11,3
Frutta secca
408.191
475.020
16,4
72.994
62.110
-14,9
4.097.568
4.545.052
10,9
2014
2015
var %
Legumi e ortaggi
714.910
832.935
16,5
Agrumi
279.627
375.554
34,3
8,5
Frutta fresca
590.512
686.370
16,2
210.482
-4,9
Frutta secca
1.066.376
1.305.033
22,4
896.955
871.405
-2,8
Frutta tropicale
576.605
630.091
9,3
3.239.999
3.456.546
6,7
3.228.030
3.829.983
18,6
Frutta tropicale TOTALE EXPORT IMPORTAZIONI
TOTALE IMPORT
Elaborazione Fruitimprese su dati Istat FRUITBOOKMAGAZINE
l N.15 l APRILE 2016
la notizia |
Giancarlo Sbressa
ChemChina acquisisce Syngenta e lancia la sfida a Monsanto 30
L’assegno da 43 miliardi di dollari con cui la compagnia statale cinese, già azionista di maggioranza dell’italiana Pirelli, intende convincere gli azionisti di Syngenta a vendere il loro gioiello da 13 miliardi di fatturato non segnerebbe solo il record della più grossa acquisizione cinese all’estero. Fa capire anche quanto l’agribusiness - valore totale 100 miliardi di dollari - sia visto come un settore sempre più strategico dal gigante asiatico e non solo
Michel Demaré, presidente di Syngenta, ha dichiarato: “Presentando questa offerta, ChemChina riconosce la qualità e il potenziale del business di Syngenta. Questo include una leadership di settore nella Ricerca e Sviluppo, nella produzione e nella qualità dei nostri collaboratori in tutto il mondo. L’accordo riduce al minimo le difficoltà operative; è focalizzato sulla crescita a livello globale, in particolare in Cina e in altri mercati emergenti, e permetterà investimenti di lungo periodo nel campo dell’innovazione. Syngenta rimarrà Syngenta e continuerà ad avere la propria sede in Svizzera, riflettendo l’attrattività di questo Paese come sede istituzionale”. John Ramsay, amministratore delegato, ha dichiarato: “Syngenta è leader mondiale nel settore della protezione delle colture e ha incrementato significativamente la proSyngenta ha annunpria quota di mercaciato il 3 febbraio to a livello globale che ChemChina ha nel corso degli ultipresentato un’offermi 10 anni. Questo ta di acquisizione accordo ci permetdel valore di 465 terà di mantenere US$ per azione ordied ampliare la nonaria, più un divistra posizione, gadendo straordinario rantendo al contemqualora l’operazione po un significativo dovesse andare in aumento delle poporto. Il managetenzialità del nostro ment Syngenta ha business nel campo dichiarato in una delle sementi. Tutto nota che l’operaziociò assicurerà agli ne proposta rispetta agricoltori di benefigli interessi di tutti “Le mani cinesi sui semi del mondo. Pechino sfida il gigante Monsanto”. Questo il titolo del settimanale Affari&Finanza di La Repubblica del 29 febbraio scorso. La ciare ancora di gli stakeholders e ha notizia delle nozze tra ChemChina e Syngenta ha fatto subito il giro del mondo un’ampia scelta e raccomandato agli garantirà la contiazionisti di aderire. nuità degli investimenti in Ricerca e Sviluppo sia La conclusione della transazione è stimata entro la per le soluzioni tecnologiche sia per le colture. fine dell’anno. L’attuale management di Syngenta Rimarrà invariato il nostro impegno verso l’ottimizcontinuerà a gestire la società. Dopo la chiusura delzazione dei costi e l’efficiente impiego dei capitali”. l’accordo, un board of directors composto da dieci L’accordo permetterà un’ulteriore espansione della membri sarà presieduto da Ren Jianxin, presidente presenza di Syngenta nei mercati emergenti e, in di ChemChina, e comprenderà quattro degli attuali particolare, in Cina. membri del board di Syngenta. FRUITBOOKMAGAZINE
l N.15 l APRILE 2016
trend |
Irene Forte
Vegetariani, sono l’8% in Italia Veganz sbarca negli Stati Uniti 32
Radio, televisione, giornali, web. Ne parlano tutti i mezzi di comunicazione. Mai come oggi è di attualità il tema della nutrizione e dei suoi effetti sulla salute. Soprattutto da quando l’OMS ha messo in guardia l’opinione pubblica sull’eccessivo consumo di carni rosse e insaccati. Intanto cresce il numero di italiani che ha deciso di eliminare la carne animale dalla propria dieta e riscuote un successo inaspettato la prima catena distributiva 100% vegana Siamo a fine marzo. Fa notizia lo scontro tra Giuseppe Cruciani, popolare conduttore della trasmissione La Zanzara di Radio24, e alcuni animalisti vegani che non condividono la sua posizione a favore della caccia e del mangiare “onnivoro”. Ad alimentare lo scontro il celeberrimo carattere diretto e provocatorio di Cruciani. Certamente il tema è diventato di grande attualità da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo in guardia l’opinione pubblica sull’eccessivo consumo di carni rosse e affettati, causa di tumore allo stomaco. Non c’è quindi da stupirsi che i vegetariani, i vegani, i crudisti e i fruttariani siano ormai l’8 per cento della popolazione italiana, secondo gli ultimi dati rilevati sul Rapporto Eurispes 2016, pubblicato all’inizio del mese di marzo. FRUITBOOKMAGAZINE
Nel 2016 il numero di vegetariani è aumentato di poco meno di due punti percentuali, raggiungendo il 7,1 per cento. Anche la percentuale di vegani, che rappresentano comunque una minoranza della popolazione, è aumentato nel 2016 del +1 per cento. Sommando il numero di italiani che seguono una dieta vegetariana o vegana, si raggiunge una percentuale dell’8 per cento della popolazione. Da questi nuovi dati di Eurispes, l’Italia risulta pertanto, insieme alla Germania, uno dei Paesi più vegetariani della UE. Il motivo? Al primo posto non ci sono gli animali. I motivi alla base dell’adesione a questo tipo di diete alimentari sono ben illustrate dalle risposte ottenute durante il sondaggio: è emerso infatti che il 46,7 per cento è incentivato da ragioni che hanno a che fare con la salute e il benessere, solo il 30 per cento, è invece mosso dalla sensibilità nei confronti degli animali, mentre il 12 per cento attribuisce la sua scelta a motivi correlati alla tutela ambientale. In tutto ciò è chiaro che il “mondo ortofrutticolo” potrà trarre beneficio da questo trend se saprà cavalcare l’onda positiva soprattutto in chiave di innovazione, proponendo prodotti differenziati, packaging coerenti e ampliando soprattutto la gamma di offerta ed elevando il grado di servizio. Intanto fa parlare di sé la prima catena distributiva completamente vegana al mondo: Veganz. Forte del successo in Germania, sbarcherà negli Stati Uniti entro la fine dell’anno con la vendita all’ingrosso per i negozi specializzati e via web anche per il consumatore finale. La sede centrale sarà a Portland, nell’Oregon, una delle città più vegan friendly del mondo, sede anche di una VeganFest. Il primo negozio fisico in Usa? Nel 2017. l N.15 l APRILE 2016
multimedia |
Marco Zanardi
I social media e le due ore e mezza passate dagli italiani Facebook, Twitter, Linkedin, WhatsApp, YouTube, Instagram e co. portano via mediamente due ore e mezza a ogni italiano (che li utilizza). I “fissati” sono i sudamericani che arrivano a quattro ore. Eppure i grandi budget di comunicazione sono ancora concentrati sui mezzi tradizionali: Tv, carta stampata, radio
ore). Figuriamoci oggi, a distanza di 15 mesi, con il dilagare di Facebook, che ha raggiunto 1,6 miliardi di utenti attivi nel mondo e di Whatsapp che sta insidiando proprio Facebook tra i giovani italiani. Tra le sorprese c’è anche Linkedin che in Italia ha oltre 8 milioni di utenti attivi contro i 4,7 di Twitter (dati relativi a settembre 2015). Un altro dato è interessante: lo scorso anno la percentuale di pagine web visitate da un dispositivo mobile è salita al 33,4 per cento. Equivale a dire che un visitatore su tre accede a una pagina web da un telefonino o da un tablet. E le aziende come stanno rispondendo a questo cambiamento epocale che ha e avrà riflessi non solo sulla vita sociale ma anche sul largo consumo? A quanto pare con grande lentezza. Sono ancora tanti i siti non mobile responsive e i budget pubblicitari vanno ancora per lo più su mezzi tradizionali, come televisione, carta stampata e radio. Soprattutto in Italia.
Fa una certa impressione vedere quanto tempo oggi si passa con lo sguardo rivolto ai device mobili (telefonino o tablet): secondo una ricerca di Promar International a inizio 2015 gli italiani che utilizzavano almeno un social network ci passavano mediamente due ore e mezza. Come i russi ma molto meno di argentini (4,3 ore) messicani (3,9 ore) e brasiliani (3,8
2,1
2,1
2,0
1,9
1,9
1,8
1,7
AUSTRALIA
GERMANIA
FRANCIA
SPAGNA
OLANDA
HONG KONG
CINA
GIAPPONE
SUD COREA
0,7
2,1 CANADA
1,3
2,1
2,4 MEDIA
POLONIA
2,5 SINGAPORE
2,2
2,5 ITALIA
GRAN BRETAGNA
2,5 INDIA
2,9 INDONESIA
2,6
2,9 TURCHIA
RUSSIA
3,0 ARABIA SAUDITA
2,7
3,1 VIETNAM
USA
3,2 SUDAFRICA
3,5 MALESIA
3,8 THAILANDIA
3,6
3,8 BRASILE
EMIRATI ARABI UNITI
3,9
4,3 FILIPPINE
MESSICO
4,3
QUANTE ORE PASSA SUI SOCIAL MEDIA CHI LI USA? (RIF. GENNAIO 2015)
ARGENTINA
34
Fonte: Promar International FRUITBOOKMAGAZINE
l N.15 l APRILE 2016
cronaca |
Giancarlo Sbressa
Patata bollente, per la Procura c’è la frode ai danni della GDO 36
La Procura di Bologna ha notificato gli avvisi di fine indagine, che di prassi precedono la richiesta di rinvio a giudizio, a 23 indagati relativamente all’immissione sul mercato di ortaggi con etichette non veritiere in quanto a qualità e origine del prodotto: è il caso denunciato da Report con il servizio “La patata bollente” andato in onda il 28 aprile 2014. A 14 persone è contestata l’associazione per delinquere finalizzata a commettere frodi ai danni della GDO Dopo due anni, si chiudono le indagini preliminari sul cosiddetto “Patata Gate”, l’inchiesta sulla presunta vendita alla grande distribuzione di tuberi francesi spacciati per italiani. La Procura di Bologna nel mese di aprile ha notificato un avviso di fine indagine per 23 persone, a 14 di esse viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata a commettere frodi ai danni della GDO, con l’immissione in commercio, tra 2013 e 2014, di prodotti con etichette che riportavano dati non veri e con false indicazioni sui luoghi di provenienza, coltivazione e qualità. Al vertice, secondo l’accusa, ci sono l’imprenditore bolognese Giulio Romagnoli, titolare della Romagnoli Fratelli Spa - azienda leader nella produzione e commercializzazione di patate e cipolle, aderente al Consorzio Patata Italiana di Qualità - ed ex patron della Fortitudo Basket, e Antonio Covone, legale rappresentante dell’omonima impresa fornitrice. Di corruzione tra privati risponde Claudio Gamberini, all’epoca responsabile nazionale acquisti ortofrutta di Conad, che avrebbe ricevuto dalla famiglia Romagnoli una Opel Corsa e la gestione di un abbonamento in tribuna allo stadio Dall’Ara: in cambio avrebbe trattato con l’azienda ad esempio per determinare il prezzo di acquisto delle patate, pur nella consapevolezza della frode da parte della società. Gamberini in seguito al servizio di Report diede FRUITBOOKMAGAZINE
le dimissioni. Con la frode ai danni della GDO - nello specifico, oltre a Conad, si parla anche di Pam ed Esselunga - Romagnoli avrebbe incrementato notevolmente i suoi guadagni, dato che le patate italiane sono commercialmente più pregiate e quindi vendibili a un prezzo più alto rispetto a quelle francesi. Insieme a lui, sono accusati di associazione a delinquere anche altri imprenditori del settore, tra cui Giovanni Magaraggia della società La Dorata e Piergiorgio Agostini di Agriveneto, che avrebbero falsificato le etichette e i documenti di trasporto della merce venduta dalla Fratelli Romagnoli. Ma lo scandalo Patata Gate non si limita al solo comparto dei tuberi: a parere della Procura, infatti, Romagnoli a fine 2013 avrebbe truffato le tre catene di supermercati vendendo loro anche cipolle italiane e argentine, spacciate come cipolle rosse IGP di Tropea. Nell’avviso di chiusura indagini, i pm Marco Forte e Manuela Cavallo indicano poi come parti offese, oltre alle tre catene di supermercati, anche Coldiretti, il Ministero delle Politiche Agricole e l’Unione Europea. Dal canto suo, la Fratelli Romagnoli, in una nota formata dai propri legali, comunica che “Mai Giulio Romagnoli, o alcuno dei suoi dipendenti, ha posto in essere condotte ‘truffaldine’ nei confronti dei propri clienti”. Inoltre, si aggiunge, i rapporti intercorsi tra Romagnoli e l’ex responsabile nazionale acquisti ortofrutta di Conad non avrebbero mai ecceduto una normale e lecita relazione cliente-fornitore. l N.15 l APRILE 2016
tecnica |
Giovanni Turrino
Ozono ed elettrolisi, soluzioni per migliorare la conservazione 38
Dal momento in cui viene staccato dalla pianta il frutto non può che peggiorare. Lo stesso vale per l’ortaggio. Certamente non migliora. La soluzione per anni è stata raccogliere il prodotto immaturo, in particolare quelli a più rapida deperibilità, come la frutta estiva. A risentirne sono stati i consumi e ora diverse catene distributive chiedono prodotti al giusto grado di maturazione. Diventano allora cruciali quelle tecnologie che ne prolungano la vita Stiamo parlando di soluzioni che non lasciano traccia, perché ormai i trattamenti chimici post raccolta sono praticamente banditi, con poche eccezioni. C’è un’azienda in Italia che si è specializzata proprio nella ricerca in ogni angolo del globo delle migliori soluzioni per preservare e controllare la qualità della frutta, in questa fase delicata che va dal momento del raccolto a quello in cui arriva sulle tavole dei consumatori. “La manipolazione, la lavorazione, la conservazione e il trasporto, sempre più spesso verso mete lontane, possono incidere in modo determinante sugli aspetti qualitativi”, ci riferiscono Aldo e Luca Rivoira, rispettivamente general manager e responsabile vendite di Retarder, azienda di Verzuolo (Cuneo), nota al settore soprattutto per il granulare che puFRUITBOOKMAGAZINE
rifica l’aria e per le soluzioni di imballaggio. In realtà l’azienda fa molto di più. Tra le soluzioni di più recente introduzione ci sono i sistemi di purificazione dell’aria e dell’acqua negli ambienti di lavorazione e stoccaggio: l’ozono e l’elettrolisi. Per queste innovative tecnologie per la disinfezione dell’aria e dell’acqua nelle sale di lavorazione, Retarder ha creato, con altri imprenditori del settore, una società ad hoc, la Techno3. L’ozono consente di ridurre notevolmente l’impatto di funghi, batteri, muffe e lieviti e di conseguenza incrementa la shelf-life di frutta e ortaggi senza lasciare alcun residuo, igienizzando e sanitizzando sale di lavorazione ma anche celle frigorifere. L’ozono si può utilizzare anche nei sistemi di irrigazione, dove elimina patogeni, funghi, virus e batteri. L’elettrolisi Gruper (brevettata) è una novità esclusiva nel trattamento delle acque, caratterizzata da un elettrodo ricoperto da diamante che elimina qualsiasi rischio di contaminazione. È un processo chimico-fisico nel quale il passaggio di una corrente elettrica causa la scomposizione dell’acqua in ossigeno e idrogeno gassosi; in questo modo vengono distrutti i contaminanti dell’acqua generando ossidanti (idrossile, ozono, diossido di cloro, perossido). Tra i vantaggi del sistema ci sono: il risparmio idrico fino al 50 per cento, ottenuto dal riutilizzo delle acque di processo; l’assenza di residui, come odori o sapori, sulle superfici trattate; non utilizza sostanze chimiche. Frutta e ortaggi, quindi, si mantengono freschi più a lungo, a vantaggio di tutta la filiera. l N.15 l APRILE 2016
innovazione |
Irene Forte
Knox, la novità di Rijk Zwaan che rivoluziona le insalate 40
Un’insalata che si mantiene fresca più a lungo? Dopo 10 anni di ricerca e sviluppo la Rijk Zwaan, storica azienda sementiera olandese, ha messo sul mercato Knox, una gamma di insalate che imbrunisce più lentamente rispetto alle varietà convenzionali dando due giorni in più di shelf-life, a beneficio sia del retailer che dei consumatori. La nuova gamma è particolarmente interessante per le aziende di quarta gamma e permette dei risparmi Una di quelle novità che il consumatore finale, più ancora delle catene distributive, dovrebbe apprezzare. Perché come per magia si troverà in frigorifero una busta di insalata adulta che anche dopo due - tre giorni dall’acquisto non presenterà il tipico arrossamento nelle parti tagliate e, una volta aperta, non sentirà l’odore sgradevole tipico dell’apertura di una confezione a basso tenore di ossigeno. Si troverà in sostanza un’insalata ancora fresca come fosse stata raccolta, lavata, tagliata e insacchettata il giorno prima. Parliamo di una innovazione naturale, che invece di aggiungere complessità ad un prodotto lo va a semplificare, grazie a una ricerca e sviluppo durata 10 anni che ha portato a una gamma di insalate di nuova generazione FRUITBOOKMAGAZINE
che naturalmente si mantengono fresche più a lungo, allungando la shelf-life mediamente di due giorni. Questa gamma si chiama Knox perché Knox è la caratteristica che è stata individuata dapprima in una serra e poi confermata da varie prove di laboratorio e test di produzione su ampia scala. A seguito in un lungo lavoro di ricerca dai risultati positivi in collaborazione anche con produttori e aziende di quarta gamma, sono state identificate circa 10 varietà con il carattere Knox, tra lattughe romane, batavia, iceberg, cappuccine e Solanova. La gamma continuerà ad espandersi nei prossimi anni. Knox aumenta il periodo di conservazione di circa due giorni. Grazie a questa proprietà le aziende di quarta gamma non devono più disporre la lattuga già tagliata in confezioni a basso tenore di ossigeno; ciò permette di ridurre i costi e offre maggiori possibilità di creare mix di lattughe. Si elimina inoltre l’odore sgradevole caratteristico dell’apertura di una confezione a bassa concentrazione di ossigeno. Knox porta vantaggi per tutta la filiera. Per esempio, la conservabilità più estesa permette alla distribuzione una migliore gestione delle scorte e una riduzione degli scarti. Questi benefici comportano anche una miglior esperienza di acquisto e, come si diceva in apertura, di consumo: le insalate in busta rimangono fresche più a lungo per la soddisfazione dei consumatori ed è ragionevole aspettarsi che Knox porti ad una fidelizzazione degli acquisti e di conseguenza ad un incremento dei consumi di insalate di quarta gamma. l N.15 l APRILE 2016
innovazione |
Irene Forte
Anche un sushi di frutta nella linea dessert di Noberasco 42
Noberasco, storica azienda ligure leader sul mercato italiano nel comparto della frutta secca, ha lanciato nel mese di marzo tre prodotti destinati a rivoluzionare il dessert. Si chiamano Momenti di frutta, Fruttignonne e Sushi Fruit, tre nuove idee senz’altro originali per condividere o godersi da soli un dessert diverso dal solito che strizza l’occhio alle tendenze del momento e con un elevato contenuto di servizio. Tra i testimonial anche il biker Brumotti Con Momenti di frutta, Sushi Fruit e Fruttignonne in pochissimi minuti, al massimo tre, la frutta si trasforma in un raffinato dessert pratico e divertente. Tre fine pasto o ghiotti spuntini senz’altro originali, proposti in pratici kit per tutti i gusti da servire con piattini, bacchette e vassoi presenti nelle confezioni: tutto il necessario per stupire gli ospiti. La soluzione perfetta da tenere in dispensa grazie alle confezioni compatte che occupano poco spazio, perfette anche in ufficio, che si trasformano rapidamente in ricercati dessert da preparare facilmente: ogni kit è composto da vari tipi di frutta, salse o crema di nocciola, cialde, piattini, bacchette e vassoi. Ma vediamo nel dettaglio i tre differenti dessert. Momenti di Frutta è un’idea sorprendente: croccanti bicchieri in cialda FRUITBOOKMAGAZINE
rivestiti con cioccolato fondente da comporre con cubetti di frutta tropicale e pomelo, da guarnire con salsa al lampone, mango e passion fruit. Il risultato sarà una proposta deliziosa, bella e sorprendente da servire nell’originale e pratico vassoio. Sushi Fruit è un’idea ricercata che strizza l’occhio a una moda dilagante, non solo in Italia. Una selezione di frutta da gustare in versione sushi con le divertenti bacchette per intingere albicocche, zenzero, mela e mandarino nella piacevole salsa limone e zenzero appositamente studiata per ottenere un abbinamento di stile e di gusto unico. Fruttignonne è invece l’idea più golosa. Vellutate albicocche, esotico zenzero, fresco pomelo e dolcissimi fichi da tuffare nella deliziosa crema di nocciole, da servire calda o a temperatura ambiente, nei moderni piattini finger food pronti all’uso. Le tre novità Noberasco da condividere, o assaporare da soli per regalarsi un momento speciale, sono sul mercato da fine marzo sia presso la grande distribuzione italiana, con espositori colorati, originali e di forte impatto, sia nello shop on line che nelle catene di negozi di libri e musica e nei punti di ristorazione dedicati a chi viaggia, nuovi canali in linea con il concept originale proposto per una esperienza ludica e conviviale. La grande attenzione di Noberasco, che è leader nella produzione e distribuzione di frutta secca in Italia, per prodotti buoni da mangiare ma anche salutari e adatti agli sportivi, ha portato a sviluppare il progetto Noberasco GO, che accompagnerà 14 atleti di punta delle varie Nazionali in un programma che mira a creare un binomio indissolubile tra l’azienda e lo sport. Il gruppo sarà guidato dal campione di bike trial e noto volto tv Vittorio Brumotti. l N.15 l APRILE 2016
mercati |
Marco Zanardi
Patate novelle, qualità super ma preoccupano Egitto e Israele 44
La raccolta delle patate novelle in Sicilia è entrata nel pieno già nel mese di aprile, con un anticipo di tre settimane. La qualità viene definita straordinaria dagli addetti ai lavori, anche se le rese non saranno elevate. Il mercato è in grado di riconoscere questa qualità? O prevarrà la leva prezzo del prodotto proveniente dall’Egitto e da Israele? Sul mercato anche le patate novelle firmate Selenella, sempre più apprezzate dal consumatore finale Agli inizi del ’900, nella costiera ionica catanese, nasce la coltivazione della patata novella: le province di Siracusa, Messina e Catania sono le prime a vedere i frutti del raccolto che, grazie alla perfetta combinazione tra suolo e clima, si rivela essere molto generoso. Le novelle o “primaticce” sono proprio le prime a maturare nel periodo primaverile, la raccolta avviene solitamente tra i primi di marzo e si protrae fino a giugno. Le novelle si contraddistinguono per il loro sapore delicato e lieve, la polpa tenera a pasta gialla e la buccia più sottile di colore paglierino. Sotto il profilo organolettico sono caratterizzate dagli aromi più lievi. Come le classiche patate, anche le novelle sono un vero e proprio tesoro dal punto di vista nutrizionale, FRUITBOOKMAGAZINE
oggi ancora sottovalutato: oltre ad essere ricche di magnesio, potassio e zinco, le patate sono infatti consigliate sia nelle diete ipocaloriche sia nell’alimentazione delle persone affette da celiachia in sostituzione di pane e pasta e si prestano a numerose preparazioni in cucina, anche come contorni o secondi piatti. Ma come si presenta questa campagna? “Partita in anticipo di circa tre settimane - perché abbiamo seminato prima e per il clima mite e asciutto durante l’inverno - la campagna delle novelle di Siracusa si prospetta buona. La qualità è eccellente, le rese sono discrete e il mercato assorbe il prodotto senza accumuli”. È questa la sintesi di Salvatore Giardina, uno dei maggiori produttori siciliani. C’è però la preoccupazione che il prodotto proveniente dall’estero, Egitto e Israele in paticolare, possa penalizzare le quotazioni delle novelle siciliane. “Fa piacere constatare - sottolinea Giulio Romagnoli, uno tra i maggiori operatori pataticoli - che gli attori più qualificati della GDO nazionale non abbiano esitato a inserire questa referenza, riconoscendone il giusto valore e riscontrando ottimi volumi in vendita con grande soddisfazione del consumatore che è disposto a remunerare la qualità e l’origine italiana più di quanto siano abituati a immaginare gli operatori commerciali”. E proprio dalla Sicilia arrivano anche le novelle firmate Selenella, le uniche ad essere anche fonte di selenio, proposte dal Consorzio Patata Italiana di Qualità, che effettua rigorosi controlli pre e post raccolta e ne garantisce la totale tracciabilità. l N.15 l APRILE 2016
il libro |
Giancarlo Sbressa
Il segreto della nostra salute? Nell’intestino e nei suoi batteri 46
Il saggio mette in luce le contraddizioni e i passi falsi delle vie facili al dimagrimento e suggerisce di prendersi cura del proprio benessere, variando il più possibile l’alimentazione. Tim Spector, docente di epidemiologia genetica al King’s College di Londra, è categorico: nessuna dieta è davvero miracolosa, non c’è moda alimentare, neanche quella che sembra più salutare, che si fondi su dati granitici. L’autore suggerisce la nuova via del microbioma intestinale Il numero di aprile della rivista di Altroconsumo ne consiglia la lettura. Quindi lo abbiamo preso e ve lo presentiamo. La prima edizione di “Il mito della dieta” è stata pubblicata nel settembre del 2015. L’autore, Tim Spector, è docente di Epidemiologia genetica al King’s College di Londra e ha al suo attivo oltre 500 articoli scientifici, oltre a numerose partecipazioni in radio e tv. Mark Porter, editorialista per The Times, ha scritto: “Non leggo libri sulle diete e di certo non li consiglio mai. Ma quest’ultimo titolo è un’eccezione assoluta. Fornisce argomenti completamente nuovi e ci spiega perché dovremmo pensarci due volte prima di portare qualcosa alla bocca”. Come dovremmo nutrirci allora? Spector suggerisce una nuova via, quella del microbioma intestinale. “La salute dipende dai microbi presenti nel nostro intestino”, sostiene. Ed è quelli che allora dobbiamo nutrire, mangiando più prodotti mediterranei, alimenti vari, freschi e genuini, senza indulgere troppo con i prodotti industriali. Una teoria, quella dell’importanza del nostro apparato digerente, sostenuta anche dall’autrice del best seller “L’intestino felice”, Giulia Enders, di cui abbiamo parlato nel numero di gennaio di Fm. Ma torniamo a “Il Mito della dieta”: dottori, dietologi e ciarlatani reclamizzano ciascuno la propria dieta miracolosa, salvo che nessuna di queste ricette FRUITBOOKMAGAZINE
si fonda su dati clinici scientificamente attendibili. Ma proprio nessuna. Per capire come funziona l’apporto nutrizionale nella nostra specie, a quanto pare, manca qualche ingrediente fondamentale; ma se diamo credito alla ricerca scientifica, almeno una cosa è certa: il 60-70 per cento del nostro peso è dovuto alla nostra costituzione genetica, e quindi Il mito della dieta, Tim Spector, non ci possiamo fa- Bollati, 373 pagine, 24,00€ re granché. Resta però quel non indifferente 30-40 per cento, sul quale invece possiamo intervenire. Ma come? Mangeremo solo verdura cruda? Solo proteine? Digiuneremo un giorno su tre? Eviteremo del tutto gli zuccheri? I grassi? O ci rimpinzeremo di beveroni, industriali o certificati bio? La risposta è altrove e si chiama microbioma, ovvero quella complessa, variabile e ancora poco conosciuta flora batterica che vive nel nostro intestino e di cui non potremmo fare a meno. Il problema è che i microbi non li scrivono sull’etichetta, sono impopolari, benché i batteri che compongono la nostra flora intestinale si siano rivelati ben più importanti di quanto si pensasse un tempo. Lungi dall’essere indesiderati “inquilini” del nostro intestino, i batteri vengono ora visti come una componente fondamentale del nostro benessere, fin dai primi minuti della nostra vita, tanto che in molti si spingono a dire che noi, più che esseri umani, siamo a tutti gli effetti delle colonie, composte di moltissime specie diverse. E questa biodiversità ci fa bene. Impariamo allora a nutrirli, questi batteri. l N.15 l APRILE 2016
che spot! |
Eugenio Felice
Su Canale 5 va in onda il cooking show firmato Lidl 48
Un programma che va a valorizzare il grande patrimonio gastronomico italiano. L’operazione di brand entertainment più ambiziosa finora svolta in Italia a livello televisivo.Un’inversione del ciclo produttivo: sono i clienti che decidono cosa mettere in vendita nel supermercato. Così è stato definito il nuovo talent show voluto da Lidl e che va in onda la domenica mattina su Canale 5 per nove settimane, con protagonisti centinaia di cuochi non professionisti Da domenica 17 aprile, alle ore 09:50, va in onda su Canale 5 “La ricetta perfetta - dal fornello al carrello”, il nuovo talent show dedicato alla cucina che arricchisce il palinsesto domenicale di Mediaset. Il programma vede come protagonisti 21 cuochi amatoriali, che si sfidano ai fornelli con l’obiettivo di vedere la loro ricetta in vendita sugli scaffali dei supermercati Lidl di tutta Italia. La nota catena distributiva, non a caso vincitrice del premio Top Fresh Retailer 2006 nella categoria “La catena più innovativa”, da sempre attenta alle esigenze dei suoi consumatori, ha creduto in questo format per dare maggiore spazio ai loro desideri all’interno dei propri punti vendita. Il programma, infatti, coinvolge i clienti della catena nella creazione di una ricetta inedita che entrerà a FRUITBOOKMAGAZINE
far parte dell’assortimento, sotto il marchio “Italiamo”, linea food esclusiva di Lidl dedicata alle eccellenze gastronomiche made in Italy. “Siamo orgogliosi di questo progetto, che ci permette di valorizzare l’incredibile patrimonio gastronomico italiano, costituito non solo da materie prime eccellenti, ma da una cultura culinaria fatta di passione, tradizioni e piccoli segreti che si tramandano e arricchiscono di generazione in generazione. Con questa trasmissione, raccontiamo la storia della nostra cucina attraverso le ricette dei nostri clienti, che rappresentano tutte le regioni italiane”, ha commentato Luca Boselli, amministratore delegato di Lidl Italia. “Abbiamo deciso di adottare una strategia innovativa di marketing dando la parola ai nostri clienti - ha aggiunto Boselli - solo un anno fa abbiamo lanciato Pizza FANtastica, la prima applicazione di crowdsourcing con la quale abbiamo chiesto ai fan della nostra pagina Facebook di creare la pizza dei loro sogni, entrata poi in assortimento. “La ricetta perfetta” va oltre il classico product placement. Mettiamo a disposizione dei clienti i nostri scaffali, sui quali vedremo presto la ricetta perfetta”. La sfida culinaria, condotta da Cristina Chiabotto, vedrà impegnati tre giudici d’eccezione: Davide Scabin, chef stellato, Margherita Contin, brand ambassador di Lidl Italia, e Maurizio Pisani, esperto di marketing e collaboratore della nostra rivista Fm nonché co-organizzatore dell’evento Fresh Retailer: Show & Conference. Le ricette dei concorrenti verranno valutate e perfezionate grazie alla consulenza dei tre giudici, in modo da trasformarsi in un piatto pronto che gli italiani potranno acquistare in tutti i 570 supermercati della catena presenti in tutte le 20 regioni italiane e gustare a casa propria. l N.15 l APRILE 2016
l’opinione |
Maurizio Pisani*
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Tanto, si pensava, in Italia non arriverà mai. E invece no. Amazon è arrivata. Da febbraio, per ora solo su Milano. E possiamo scommettere che questo sarà solo l’inizio. D’altronde, ce lo potevamo aspettare: il trend degli acquisti on line è in crescita in molti Paesi esteri e tutti gli esperti prevedono un futuro roseo per questo sistema di acquisto. Ma in Italia, che è una realtà del tutto particolare, può funzionare veramente la vendita on line di ortofrutta? Possiamo scommettere sul fatto che questo sarà solo l’inizio: in Usa Google ha già raccolto la sfida di Amazon - nell’immagine il logo del servizio Prime Now) - inserendo frutta e verdura all’interno del servizio “Google Express” attraverso cui effettua consegne a domicilio di beni di largo consumo. In UK, Paese nettamente all’avanguardia per quanto riguarda le vendite online, si stima che già circa il 10 per cento degli acquisti di frutta e verdura vengano fatti su internet. Una percentuale altissima rispetto ad ogni altro Paese del vecchio continente; con retailer come Tesco e Asda, o siti specializzati come Ocado e Abel & Cole (prodotti bio) a tirare la volata. E in Italia cosa succederà? Sicuramente anche le vendite di ortofrutta on line beneficeranno del trend di crescita degli acquisti su internet. Ma ci sono molti ostacoli a che questo diventi un fenomeno di massa, qui da noi. Innanzitutto, acquistando on line si perde la possibilità di vedere, toccare, annusare ciò che si compra effettivamente. Il che, in un Paese come il nostro, dove tutti siamo potenziali tecnici della nazionale di calcio e massimi esperti nella scelta della migliore anguria da offrire agli amici nei pomeriggi d’estate, rappresenta un ostacolo non da poco. A noi italiani piace mangiare bene, gratificare tutti i nostri sensi quando ci cibiamo - e siamo storicamente dotati di una forte componente di individualismo che FRUITBOOKMAGAZINE
ci porta a pensare che le scelte che facciamo noi siano sempre migliori di quelle che può fare qualcun altro per noi. Non sarà facile far rinunciare gli italiani a tutto ciò. Poi, la struttura distributiva dell’ortofrutta italiana, fatta di tanti fruttivendoli, mercati, alimentari tradizionali, oltre che piccoli punti vendita della GDO quasi sempre a distanza di passeggio da casa rende l’acquisto di frutta e verdura non particolarmente problematico né difficile. A maggior ragione nel Sud, dove fantasiosi metodi distributivi a bassissimo costo permettono di acquistare prodotti locali direttamente dal coltivatore, e dove la penetrazione degli acquisti on line, anche per prodotti più standard, non raggiunge ancora livelli significativi. Infine, e qui il merito va a molti fruttivendoli ed a qualche catena della GDO particolarmente illuminata - spesso l’acquisto di ortofrutta ci regala una piccola gratificazione visiva ed un’esperienza sensoriale positiva. Com’è bello entrare in un punto vendita, vedere e acquistare ortofrutta ben presentata, disposta bene sui banconi o sugli scaffali! Vuoi mettere la differenza tra premere il tasto “acquista” su un qualsiasi sito e l’immergersi in un reparto ortofrutticolo pieno di colori, profumi, novità - e anche promozioni - che oggi sempre più punti vendita stanno cominciando ad offrire? Attenzione: è proprio questa la leva con cui i venditori off line dovranno sempre più competere con quelli on line, in tutte le categorie! Quindi vendere ortofrutta on line, oggi, è ancora un’impresa molto difficile. Certo, internet conquisterà comunque un buon numero di acquirenti di ortofrutta: persone che non hanno tempo di fare la spesa, principalmente nelle grandi città, e che mettono la comodità davanti a tutto il resto. Ma difficile pensare che, nel breve termine, le vendite on line possano occupare uno spazio rilevante tra i canali di acquisto degli italiani. l N.15 l APRILE 2016
*esperto di marketing agroalimentare
E-commerce di ortofrutta: ecco perché farà fatica a decollare
consumer watch |
Giovanni Turrino
L’eredità di Expo: italiani più sensibili alla sostenibilità 52
Cos’è cambiato tra il prima e il dopo Expo nel rapporto degli italiani con le principali articolazioni di un approccio sostenibile alla vita? Una risposta è emersa dalla presentazione dell’Osservatorio Nazionale sullo stile di vita sostenibile, un’indagine qualitativa condotta da LifeGate, punto di riferimento per la sostenibilità in Italia, e dall’istituto di ricerca sociale, economica e di opinione Eumetra Monterosa, in collaborazione con Coop Lombardia Giunto alla seconda edizione, l’Osservatorio monitora a cadenza annuale le percezioni degli italiani rispetto ai principali aspetti della sostenibilità attraverso interviste telefoniche a un campione di 1.000 intervistati rappresentativo della popolazione nazionale maggiorenne. Nello specifico, l’indagine scandaglia le declinazioni del concetto di sostenibilità in termini di livello di conoscenza, atteggiamenti, comportamenti di consumo e di acquisto. Se prima di Expo emergeva un approccio tendenzialmente positivo degli italiani ai temi della sostenibilità nonostante la crisi, rilevando atteggiamenti di consumo e di acquisto consapevoli da parte di una quota consistente della popolazione (23 per cento), in questa edizione dell’indagine
il trend appare ancora più evidente e robusto. Non solo la percentuale di italiani convinti che della sostenibilità non si possa fare a meno anche in tempo di crisi è salita dal 27 al 37 per cento, così come è passata dal 17 al 22 per cento la quota di coloro che ritengono sia una tendenza da cavalcare, ma soprattutto è cresciuto il livello di dimestichezza e di comprensione dei “vocaboli” della sostenibilità. “Siamo di fronte ad un cambiamento significativo e sempre più rilevante della nostra cultura sociale. L’attenzione alla sostenibilità sta diventando sempre più uno dei valori portanti del pensiero collettivo e dei comportamenti che ne seguono”, ha sottolineato il sociologo Renato Mannheimer, che ha illustrato la ricerca, presentata a inizio aprile. Dal quadro generale tratteggiato dall’Osservatorio emerge che circa i 2/3 degli italiani collocano il tema della sostenibilità davanti alla crisi economica. Alla domanda “In un momento di crisi economica, le persone hanno cose più urgenti di cui occuparsi della sostenibilità”, infatti, il 27 per cento risponde di non essere per nulla d’accordo: ben 18 punti percentuali in più rispetto al dato dell’anno scorso. Non passa inosservato l’effetto dell’Esposizione Universale sul cibo, riflesso nella preferenza accordata dal 52 per cento degli intervistati all’acquisto di prodotti a Km zero e nel 47 per cento che privilegia i prodotti da agricoltura biologica. A parità di sostenibilità, inoltre, l’80 per cento degli intervistati dichiara di preferire l’acquisto di prodotti made in Italy.
Sostenibilità = Valore?
FRUITBOOKMAGAZINE
l N.15 l APRILE 2016
ingrosso |
Marco Zanardi
Fedagro vuole passare all’orario diurno. Ma non sarà facile... 54
La Federazione nazionale degli operatori all’ingrosso ha chiesto di iniziare un percorso che porti al passaggio dall’orario notturno a quello diurno. Parliamo di una svolta epocale, con ripercussioni sulle strutture e sulla viabilità. Ogni Mercato però ha le sue specificità e diversa clientela. Il CAR di Roma intanto ha sperimentato con successo l’orario diurno eccetto il periodo estivo. Daniele (MAAP): “La questione è: qualcuno ha sentito cosa pensano i clienti?” “Esprimo molta soddisfazione per le dichiarazioni dei due presidenti delle associazioni locali di Fedagromercati Torino e Genova, considerando che l’avvio di un percorso condiviso volto al cambiamento degli orari è uno dei punti cardini del mio mandato e dei principali argomenti trattati all’interno della federazione”. Così Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati - Confcommercio sul tema degli orari dei mercati. “ C’è bisogno - ha aggiunto - di modernizzare ed innovare il mondo dei mercati all’ingrosso per poter dialogare al meglio con gli altri attori della filiera agroalimentare e affrontare i cambiamenti, sempre più veloci, della società. Bisogna partire proprio dal tema degli orari massacranti degli operatori grossisti per dare inizio al cambiamento a cui tanto aspiriaFRUITBOOKMAGAZINE
mo per la nostra categoria: abbiamo infatti bisogno di svolgere orari di lavoro diurni per sincronizzarci e poter collaborare più facilmente con gli altri attori della filiera e del commercio agroalimentare. Certo è che questo percorso deve prevedere anche la partecipazione delle istituzioni locali e nazionali, in quanto una forte modifica degli orari presuppone un cambiamento della mentalità e della logistica distributiva, sia urbana che nazionale, non indifferente. Strettamente legato al tema degli orari e alla necessità di ammodernamento del mondo dei mercati è il tema del ricambio generazionale e dell’inserimento dei giovani all’interno della nostra categoria”. A metà febbraio, poco dopo Fruit Logistica, si è tenuto a Bologna il consiglio nazionale di Fedagromercati che ha deliberato, all’unanimità, di intraprendere “un percorso unitario che determini il passaggio dall’orario notturno dei Mercati ortofrutticoli all’ingrosso all’orario diurno. Tutti i partecipanti alla riunione, rappresentativi delle principali realtà d’Italia, si sono trovati d’accordo sull’importanza di realizzare una proposta comune, concreta e condivisa sul tema degli orari per innescare il rinnovamento necessario per la realtà dei Mercati. Da sempre Fedagromercati considera il cambiamento degli orari uno dei temi più sensibili, ma mai come in questo momento al suo interno è diffusa la consapevolezza di dover iniziare un percorso di cambiamento che si sviluppi in tutto il territorio nazionale”. Il dibattito quindi è aperto. Anche perché non crediamo ci siano strutture mercatali oggi in Italia in grado di garantire la catena del freddo in pieno giorno in estate. La soluzione andrà cercata caso per caso, sentendo come prima cosa gli acquirenti dei Mercati, perché in fin dei conti dovrebbero essere loro a decidere... l N.15 l APRILE 2016
marketing |
Giancarlo Sbressa
Esselunga, i rollinz di Star Wars molto meglio delle promozioni 56
Un successo stellare e inaspettato per Esselunga che con l’operazione rollinz di Star Wars ha dato vita a una vera e propria mania che ha accresciuto la clientela, grazie al passaparola, e gli scontrini. La special promotion attiva in tutti gli store dal 14 gennaio al 16 marzo ha permesso ai clienti con fidelity card di ricevere ogni 25 euro di spesa una bustina contenente uno dei 20 piccoli pupazzetti (rollinz), raffiguranti i personaggi dei film di Star Wars Ma chi ha detto che i clienti dei supermercati sono attenti solo alle promozioni di prezzo? Il caso dei rollinz di Star Wars, un successo senza precedenti in Italia firmato Esselunga, dimostra che possono essere molteplici gli strumenti per fidelizzare la clientela e conquistarne di nuova. È stato un successo oltre ogni più rosea aspettativa la campagna di brand loyalty di Esselunga ispirata a Star Wars (con il benestare di George Lucas), con gruppi di scambio sui social, mercatini negli oratori e nelle scuole, eventi ad hoc e un app di gioco che ha coinvolto più di 20 mila giocatori ogni giorno. Alla fine ce ne sarà praticamente uno per ogni italiano: più di 50 milioni di piccoli Yoda, Darth Vader, Obi One Kenobi, i soldati dell’esercito imperiale. I buoni FRUITBOOKMAGAZINE
e i cattivi. La guerra interstellare iniziata sul grande schermo quasi 40 anni fa arriva nelle case degli italiani come forse mai era riuscita a fare prima di oggi, coinvolgendo i grandi che nel 1977 seguivano estasiati il viaggio del Millenium Falcon iniziato “tanto tempo fa in una galassia lontana” e i figli dei grandi di allora, che nei giorni in cui la scienza rende più piccolo l’universo con la scoperta delle onde gravitazionali, entrano nel favoloso mondo di Star Wars senza magari avere mai visto un solo film della saga creata da George Lucas. Tutto merito dei rollinz, piccole action figures appoggiate su una base semisferica che ricorda i calciatori del Subbuteo, protagonisti dell’ultima campagna di fidelizzazione di Esselunga. Il calcolo è presto fatto: due mesi, oltre 50 milioni di pezzi per 25 euro di spesa, vale a dire oltre 1,25 miliardi di euro di scontrini. A beneficio anche del fornitore Giochi Preziosi. Sorpresa la stessa Esselunga: “Neppure noi ci aspettavamo un successo di tali proporzioni”, hanno confermano dal dipartimento marketing della società fondata da Bernardo Caprotti”. “Altre nostre campagne di brand loyalty hanno dato grandi soddisfazioni, ma qui siamo di fronte ad un fenomeno sociale e culturale nuovo”. E lo stesso Caprotti ha risposto alla mamma di un giovane cliente di otto anni che si era rivolto al Signor Esselunga per avere una delle sagome di Star Wars presenti nel negozio dove con la mamma andava a fare solitamente la spesa: “Avvisi Federico che potrà ritirare tutte le sagome del punto vendita”. l N.15 l APRILE 2016
mens sana |
Marta Baldini (dietista)
More, mirtilli, lamponi e ribes sono un concentrato di salute 58
Il gruppo dei frutti di bosco non è ben definito e al suo interno possono essere collocati tutti i frutti tipici del sottobosco. I più rappresentativi sono senza dubbio le fragoline di bosco, i lamponi, le more di rovo, i mirtilli rossi e neri, i ribes rossi e l’uvaspina. Ricchi di sali minerali, vitamine e antiossidanti, si differenziano dal resto della frutta per avere un basso contenuto di zuccheri tanto che possono anche essere inseriti nella dieta per il diabete di tipo 2 Il termine “frutti di bosco” identifica un insieme di frutti che non si accomunano tanto per la classificazione botanica, quanto piuttosto per la compresenza nello stesso habitat naturale o ambiente di crescita; i frutti di bosco sono tutti alimenti di origine vegetale reperibili nel sottobosco o, più genericamente, nelle macchie di vegetazione selvatica. I frutti di bosco sono frutti particolarmente ricchi di vitamina C (in media 30-40 mg/100g), carotenoidi (vitamina A) ed alcune vitamine del gruppo B. I frutti di bosco sono anche ricchi in fibra, acqua, sali minerali, sostanze fenoliche antiossidanti (flavonoidi, antocianine e tannini), molto importanti per contrastare l’azione dei radicali liberi e per conferire il loro classico colore. L’importante quantitativo di acqua e un FRUITBOOKMAGAZINE
apporto di zuccheri (fruttosio) di media entità, rendono i frutti di bosco un alimento particolarmente utile per mantenere controllato l’apporto calorico e basso l’indice glicemico del pasto, per cui i frutti di bosco possono essere contestualizzati (con moderazione) nella dieta per il diabete di tipo 2. Diversi sono i benefici che questi frutti, se consumati quotidianamente, possono darci. Vediamo i principali. Protezione cardiaca: le fragole e i mirtilli, ma in generale tutti i frutti rossi, sono ricchi di vitamine e antiossidanti. Gli esperti statunitensi e britannici si sono concentrati sulle condizioni di salute delle donne e hanno messo in luce come i frutti di bosco possano essere benefici per il loro cuore: tutto merito dei flavonoidi e delle antocianine, che contribuiscono a mantenere le arterie dilatate e a contrastare la formazione delle placche. Per proteggere il cuore, nello studio in questione, gli esperti indicano che si dovrebbero mangiare fragole e frutti di bosco almeno tre volte la settimana (300 gr. a settimana). Prevengono l’invecchiamento: uno studio sui frutti di bosco condotto dall’Università di Parma ha evidenziato gli effetti benefici di questi frutti nella prevenzione dell'invecchiamento cellulare. In questo caso i benefici dei frutti di bosco sono dovuti soprattutto alla ricchezza in polifenoli, delle molecole fondamentali per arginare i danni causati dai radicali liberi e per prevenire patologie croniche, oltre che proteggere da malattie neuro degenerative (demenza senile). Tra gli altri benefici ci sono l’abbassamento della pressione sanguigna dei mirtilli neri con particolare riferimento alle donne in menopausa e l’importante apporto di acido folico, una sostanza davvero indispensabile in gravidanza per proteggere il bambino da eventuali problemi di sviluppo. l N.15 l APRILE 2016
Si trova in Sicilia la nuova frontiera della frutta esotica Leonardo di Caprio vince il premio Oscar e lancia l’allarme clima Eugenio Felice
Foto: Sabine Meyer
Da decenni nel sud della Spagna si producono avocado e mango di ottima qualità. In Sicilia alcuni produttori hanno deciso di investire sulle piante esotiche ma siamo solo all’inizio. La crisi strutturale che sta vivendo l’agrumicoltura dell’isola sta dando nuovo impulso a questo processo, che interessa anche i piccoli frutti e i melograni. Ma non è una conseguenza del cambiamento climatico, solo una grande opportunità. Invece in Alto Adige il clima sta cambiando la melicoltura I ghiacciai si stanno ritraendo nel nord Italia, gli inverni sono sempre più miti nel Meridione. Questo è un dato di fatto. La Nasa ha dichiarato che dalle sue rilevazioni la Terra è l’unico pianeta del sistema solare in cui si registra un innalzamento della temperatura. In Groenlandia nel mese di aprile la colonnina di mercurio segnava in diversi punti la massima di 10 gradi sopra lo zero con uno scioglimento record dei ghiacci e il distaccamento di iceberg da primato. Se tutto il ghiaccio dell’isola dovesse sciogliersi, il livello del mare potrebbe salire di oltre sette metri in tutto il mondo con conseguenze devastanti per alcune aree della terra che verrebbero inondate. Il processo è in corso e non è un fatto eccezionale ma purtroppo strutturale. “Il global warning è un problema reale”, ha detto Leonardo di Caprio nel suo discorso di ringra-
ziamento per la vittoria del primo premio Oscar come migliore interprete per il film Revenant. “Il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre. La nostra produzione ha avuto bisogno di spostarsi fino alla punta più meridionale di questo pianeta solo per trovare la neve. I cambiamenti climatici sono reali, stanno accadendo in questo momento. È il pericolo più grave che la nostra intera specie si trova ad affrontare, dobbiamo lavorare insieme e smettere di procrastinare. Dobbiamo appoggiare quei leader politici che non parlano a nome dei grandi inquinatori ma a nome dell’intera umanità. Dobbiamo farlo per i figli dei nostri figli. Non prendiamo per scontato questo pianeta”. Preso atto che il clima sta cambiando e che questo influisce certamente anche sui consumi, quali sono e quali saranno le ripercussioni a livello produttivo in Italia?
Nella foto a lato piante di banano nel giardino tropicale di Francesco Verri a Milazzo, in provincia di Messina. La coltivazione di banane non è comunque una novità in Sicilia, si fa da almeno un secolo e non è una causa del cambiamento climatico. Rimane una produzione poco significativa, al contrario di quella di mango, avocado, litchi e frutto della passione.
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Foto: Sabine Meyer
Nelle province di Catania, Messina e Palermo si producono avocado, mango, frutto della passione, litchi e banane di ottima qualità. I vantaggi per il mercato italiano sono: prodotto nazionale e frutti maturati sulla pianta (paragonabili a una via aerea) senza costi e tempi logistici del prodotto importato
L’esotico in Sicilia. All’ultima edizione di Fruit Logistica, nella Hall 23, lontano dai padiglioni italiani, esponeva la Viento Tropical, azienda nata solo un anno fa ma guidata da uomini di grande esperienza nell’attività di importazione di frutta esotica come Giorgio Mancuso, origini siciliane, forse il più grande esperto in Italia di lime. E cosa c’entra, penserete voi, questa azienda con il surriscaldamento terrestre? Beh, Giorgio Mancuso è siciliano, pur lavorando nelle Marche, ama la sua terra e sta promuovendo lo sviluppo di diverse tipologie di frutta che non fanno parte della tradizione agricola siciliana. Parliamo di mango e avocado, ma anche di frutto della passione, litchi e papaia. E la sorpresa è stata tanta, quando siamo andati al loro stand a Berlino, e abFRUITBOOKMAGAZINE
Viento Tropical è stata fondata da Giorgio Mancuso, Jorge Riano e Tiziano Mancuso nel 2015 dopo 30 anni di esperienza nel mondo ortofrutticolo internazionale. Lo scorso febbraio l’azienda ha esposto per la prima volta a Fruit Logistica sorprendendo i visitatori per la qualità della frutta posta in assaggio. Viento Tropical ha base a Spinetoli, nelle Marche, e distribuisce soprattutto frutta esotica nel mercato italiano, privilegiando i prodotti via aerea, ma anche la produzione esotica siciliana, dedicando particolare attenzione al sapore della frutta e alla freschezza di ciò che arriva sulla tavola dei consumatori. La relazione umana in tutta la filiera è considerata la chiave vincente, la collaborazione e la condivisione le parole d’ordine.
biamo assaggiato una selezione di frutta made in Sicily: non avevamo mai assaggiato prima un avocado così buono e francamente non avevamo nemmeno mai visto frutti della passione così belli colorati e grandi. Proprio in quel momento abbiamo capito come mai c’è tanto interesse da parte della GDO italiana per l’esotico siciliano, tanto da chiedere ad alcuni produttori del nord Italia di andare a investire al sud. Non solo è prodotto nazionale, ma è anche decisamente buono, grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche. In più non ci sono i costi e i tempi del trasporto del prodotto di importazione. Ciliegina sulla torta, si darebbero nuo-
ve opportunità ai produttori siciliani che con le arance non se la passano certo bene. Attenzione però, non parliamo di effetti del surriscaldamento terrestre. “Nel giardino dei miei nonni - ci spiega Giorgio Mancuso - c’era un bell’albero di banane. Come pianta ornamentale c’è da molto tempo. Da alcuni anni ci sono delle piantagioni ma parliamo ancora di piccole realtà”. Dalle nostre ricerche risulta che il maggiore produttore di banane è la Cooperativa Valle dell’Oreto di Palermo, che raccoglie circa 100 tonnellate su una decina di ettari. Data la forte richiesta sta già pensando di raddoppiare le superfici. Certo parliamo di un microbo, se l N.15 l APRILE 2016
Nella foto qui a lato il gruppo Ortles Cevedale. Nel periodo 1991-2003 i ghiacciai della Lombardia hanno ridotto la loro superficie del 21 per cento, da 117.4 a 92.4 kmq, con una forte accelerazione del fenomeno nel periodo più recente (da 104.7 a 92.4 kmq nel solo intervallo di tempo 1999-2003). In Val d’Aosta la riduzione areale è risultata pari al 27 per cento nel periodo 1975-2005 con una netta accelerazione nel periodo più recente (1999-2005); la superficie glaciale è passata da 163.9 kmq nel 1975 a 119.6 kmq nel 2005.
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Foto: Sabine Meyer
paragonato alle grandi multinazionali delle banane. “In realtà prosegue Mancuso - i frutti più interessanti e per cui i quantitativi stanno iniziando a diventare significativi sono l’avocado, il mango, il frutto della passione e il litchi. Le produzioni sono iniziate 15-20 anni fa ma attenzione il clima non c’entra. Del resto ci troviamo alla stessa latitudine della Spagna che a Malaga e in Andalusia ha una grande tradizione proprio per questi due frutti. Sì, gli inverni sono più miti, questo è indubbio, ma a spingere i produttori a investire nella frutta esotica è senza dubbio lo stato di crisi strutturale che sta attraversando l’agrumicoltura. Con prezzi all’ingrosso di 30 centesimi al chilo non ce n’è per nessuno. Le zone più adatte alla frutta tropicale sono le province di Messina, di Catania e di Palermo. I frutti sono di elevata qualità, una parte della produzione è biologica e prende la strada per l’estero”. Sì, come spesso capita, il meglio non resta in Italia, Paese ancora governato da politiche di prezzo, ma varca le Alpi per andare nei mercati che guardano al valore. “Ad esempio una parte degli avocado va in Francia, che è il maggior consumatore europeo di questo frutto”, spiega Mancuso. Volendo tirare le somme: la frutta esotica è una grande opportunità in Sicilia ma la produzione va ancora organizzata. Infine un cenno alla stagionalità: mango, frutto della passione e litchi si iniziano a raccogliere a luglio, l’avocado a ottobre.
Piantagioni di mango della Cupitur di Messina. Nell’altra foto Giorgio Mancuso con dei passion fruit.
La fioritura dei meli. Dalla Sicilia ci spostiamo all’estremo nord dell’Italia. In tutte le Alpi i ghiacciai si stanno ritraendo. Le estati sono sempre più calde, gli inverni sempre più avari di neve. In Val Venosta fino a una decina di anni fa la neve scendeva per la prima volta nel mese di novembre, ora bisogna aspettare dicembre. “Era impensabile, fino a solo quindici anni fa, piantare varietà di mele tardive nella nostra valle. Penso a Fuji o Pink Lady. Oggi sarebbe possibile perché è anticipata la fioritura ed è anticipata anche la raccolta, con l’estate che è diventata più calda. Venti anni fa il raccolto
non iniziava mai prima di ottobre, ora inizia a settembre”, ci riferisce Josef Wielander, direttore della VI.P di Laces (Bolzano). E se la melicoltura di montagna risente dei cambiamenti climatici, con alcuni meleti che arrivano fino a 1.200 metri sul livello del mare, non è che la pianura rimanga immune: le mele risentono di scottature e di bassa conservabilità, fenomeno che ha colpito duramente il raccolto 2015, come sanno gli operatori del settore. Ma ci sono dei dati scientifici che registrano questo cambiamento? Lo abbiamo chiesto a Walter Guerra, direttore del reparto pomologia e miglioramento genetico del Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg, che si trova tra Trento e Bolzano. Guerra ci FRUITBOOKMAGAZINE
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CAMBIAMENTI CLIMATICI EFFETTI SULLA MELICOLTURA NEL SUD TYROL
Data della piena fioritura di Golden Delicious su M9 registrata a Laimburg (220 m slm) dal 1975 al 2016 29 Aprile 27 Aprile 25 Aprile 23 Aprile 21 Aprile 19 Aprile 17 Aprile 15 Aprile 13 Aprile 11 Aprile 9 Aprile 7 Aprile 5 Aprile 3 Aprile 2015
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1 Aprile
Fonte: Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg
ha mandato il grafico qui sopra che mostra il progressivo anticipo della fioritura di Golden Delicious dal 1975 al 2016. Il grafico è inequivocabile e l’anticipo è misurabile in circa 12 giorni. Riproponiamo un passaggio della preziosa relazione di Reinhold Stainer al congresso Interpoma del 14 novembre 2014: “Mentre le zone di alta monFRUITBOOKMAGAZINE
tagna approfittano dell’aumento delle temperature portando la coltivazione ad altitudini improponibili decenni fa, nelle zone delle vallate soprattutto la riduzione degli sbalzi di temperatura nei periodi subito dopo la fioritura e poco prima della raccolta sono una vera sfida per la qualità intrinseca ed estrinseca dei frutti. Gli inverni
più miti favoriscono la diffusione di patogeni. La sfida per la melicoltura altoatesina è importante e richiede un adattamento alle nuove condizioni climatiche con nuove strategie di difesa, ottimizzazione delle scelte varietali e una gestione del suolo sostenibile”.
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Nelle serre siciliane i piccoli frutti prendono il posto dei pomodori Eugenio Felice
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Tante le novità presentate a Fruit Logistica dalle aziende italiane. Allo stand del Trentino, assieme alle mele della Melinda e de La Trentina, si trovavano i piccoli frutti della Sant’Orsola, una cooperativa che fortunatamente ha lasciato alle spalle un periodo di difficoltà, come testimonia il bilancio 2015 che si è chiuso con un fatturato di quasi 51 milioni di euro e l’avvio dei lavori per la realizzazione del nuovo stabilimento di Pergine Valsugana, un investimento pari a 27 milioni di euro. Ma torniamo alla kermesse berlinese. Pensavamo che i lamponi e i mirtilli in esposizione venissero dalla Spagna. Invece no. Come ci ha spiegato il direttore commerciale Lorenzo Giacomelli: “Sono i primi frutti che vengono dalla Sicilia, dove abbiamo quest’anno in produzione 10 ettari, otto e mezzo dedicati ai lamponi, già provati lo scorso anno, e uno e mezzo dedicati alla sperimentazione di mirtilli e more”. Ebbene sì. Adesso i frutti di bosco si coltivano anche in una zona quasi desertica come la parte più meridionale della Sicilia. Ma non è una conseguenza del cambiamento climatico. Del resto, ci hanno fatto notare, Huelva, che è il distretto più produttivo in Europa per fragole e piccoli frutti, è più o meno alla stessa latitudine. È una questione di opportunità. Per i produttori che hanno un’alternativa a colture che ormai i mercati fanno sempre più fatica ad assorbire a prezzi remunerativi. Per Sant’Orsola che può anticipare a febbraio FRUITBOOKMAGAZINE
Da febbraio a inizio maggio la cooperativa Sant’Orsola produce lamponi, mirtilli e more di elevata qualità nelle serre del Ragusano dove prima si producevano i pomodori. Erano 2 ettari nel 2015, sono 10 ettari quest’anno e saranno 30 ettari nel 2017. La cooperativa può così offrire prodotto made in Italy per 10-11 mesi continuativi. Lorenzo Giacomelli: “La Sicilia ci permette di anticipare la campagna e di rispondere alle esigenze del mercato, sia in termini di prodotto che di origine” Mirtilli di grande pezzatura prodotti in via sperimentale nel Ragusano da Sant’Orsola. La foto è stata scattata a inizio febbraio a Fruit Logistica. In Sicilia si producono anche lamponi e more. La campagna si conclude a maggio con l’arrivo del grande caldo.
la campagna del prodotto nazionale, con soddisfazione delle catene distributive che per assecondare il consumatore finale tendono a prediligere il made in Italy. “Con la Sicilia possiamo offrire prodotto nazionale per 10-11 mesi, con una qualità entusiasmante, sia in termini di sapore, che di pezzatura e shelf-life. Non per niente il prossi-
mo anno aumenteremo ancora la superficie in produzione, passando da 10 a 30 ettari. I produttori sono anche soci di Sant’Orsola o presto lo diventeranno. Il nostro motto è piccoli produttori, grandi sapori. Il traguardo che ci siamo posti è ambizioso: assicurare ai clienti la fornitura di frutti di bosco di origine italiana per 365 giorni l’anno”. l N.15 l APRILE 2016
Mela Val Venosta rinnova la strategia per andare oltre Dopo 20 anni sparisce dal logo l’Ortles, vetta da 4.000 metri Eugenio Felice
È stato introdotto a campagna in corso, nel mese di marzo, la nuova immagine di Mela Val Venosta. Un segno più moderno e pulito, in cui sparisce la montagna e si aggiunge una seconda coccinella di colore giallo (verde nel caso del bio). “Non è un semplice restyling del marchio - hanno detto i vertici della VI.P - è un vero rinnovamento che riguarda tutte le aree aziendali, dalla produzione agli stabilimenti fino al marketing”. Presto saranno realizzati altri due magazzini automatici
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panile che spunta dal lago artificiale al Passo Resia. In questa vallata si trova anche il più grande stabilimento d’Europa per la lavorazione delle mele, la Mivor di Laces, proprio dove ha sede la VI.P. Ma ne parleremo più avanti. Questa premessa per meglio far capire il significato della strategia che sta dentro alla nuova immagine delle mele della Val Venosta. Le due coccinelle. “Il cambiamento è frutto di un percorso che in questi ultimi mesi ha visto notevoli evoluzioni all’interno di VI.P”, ha affermato il direttore Josef Wielander durante la presentazione del nuovo marchio alla stampa italiana, lo scorso 25 febbraio. “Una strategia aziendale che ha interessato tante aree produttive, e che dopo un’attenta analisi ha permesso di operare in maniera decisiva su di esse. Si tratta, dunque, di uno sforzo rivolto ad innovare e ottimizzare tutti i pro-
A SPASSO PER
ROMA
La chiusura del mercato russo ma sembra probabile, per le mele, la riapertura il prossimo autunno - l’instabilità crescente nel Nord Africa - si stava meglio ai tempi di Gheddafi - e la concorrenza polacca sempre più competitiva - ma potremmo aggiungere altri Paesi dell’Europa dell’Est - hanno reso la vita piuttosto difficile agli operatori delle mele negli ultimi tre anni. Anche perché i mercati d’oltremare, l’Asia e il Nord America in particolare, non sono mai stati considerati strategici. Almeno finora. Tutto a un tratto ci si è resi conto - e questo vale non solo per le mele - che il mercato interno, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, probabilmente si merita più attenzione. Una cosa è certa: bisogna darsi una mossa per fare uno slancio in avanti e continuare a garantire un reddito soddisfacente ai produttori e alle loro famiglie. E certamente questa è l’intenzione della VI.P, il consorzio delle cooperative ortofrutticole della Val Venosta, nota per le sue mele di ottima qualità, le rare e deliziose albicocche, le saporite fragole della Val Martello e per il cam-
DUE COCCINELLE
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cessi principali coinvolti nella produzione e commercializzazione dei nostri frutti”, ha aggiunto Wielander. Il percorso di miglioramento è culminato nell’atto finale, che ha visto un cambiamento della strategia di comunicazione e che ha coinvolto il brand in toto: dal packaging all’immagine coordinata, dal logo alle scelte comunicative veicolate al consumatore finale, le soluzioni sono in linea con i valori che le due nuove coccinelle veil N.15 l APRILE 2016
colano: naturalità e qualità. Ecco, le due coccinelle stanno proprio ad indicare questo: quella rossa la naturalità e quindi il rispetto dell’ambiente che si traduce in una maggiore sicurezza per il consumatore, quella gialla la qualità, concetto chiave in tutte le fasi della filiera, dalla produzione allo stoccaggio, dalla lavorazione al servizio. Per le mele biologiche la coccinella gialla diventa verde. Nell’immagine sparisce la montagna con la cima innevata. Bisogna vedere quanti saranno i consumatori in grado di capire il significato di questo dualismo. FRUITBOOKMAGAZINE
Le foto di questa pagina sono state scattate alla Mivor di Laces (Bolzano) il 26 febbraio. In quel momento erano in lavorazione mele di varietà Kanzi. Nella foto a lato si vede la calibratrice da 10 corsie con macchine bollinatrici Sinclair (in questo caso non stanno funzionando, hanno bollini amélie). Un’altra caratteristica particolare dell’impianto sono i canali corti di uscita, 66 in tutto, che occupano meno spazio rispetto a quelli tradizionali. La calibratrice non è an-cora dotata del modulo per verificare la qualità interna dei frutti.
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Fatto sta che il nuovo logo è moderno e salta all’occhio, come potete vedere dall’immagine della pagina a fianco che raccoglie tutti i loghi utilizzati dalla VI.P dal momento della sua costituzione, nel 1989. Soprattutto la scritta Venosta che richiama all’origine, il valore più importante alla fine, perché il consumatore cerca sicurezze e associa la montagna a un luogo ideale di produzione per le mele. A sostegno di cambiamenti così importanti è partita una campagna in linea con i moderni strumenti di comunicazione e vicina al consumatore, comprendente sia gli strumenti più classici come la stampa e le pubbliche relazioni che una pianificazione mirata ai social network e al web. A partire dai primi di marzo le due coccinelle sono state protagoniste di tante iniziative speciali: un concorso su base nazionale, attività nei punti vendita e nei centri commerciali e tanti altri progetti che permetteranno di meglio conoscere le due coccinelle della Val Venosta. FRUITBOOKMAGAZINE
Presto solo magazzini automatici? Durante l’incontro con la stampa dello scorso 25 febbraio a Laces, i dirigenti della VI.P hanno sottolineato che il nuovo brand porta con sé una serie di migliorie che coinvolgono tutte le fasi produttive, dal campo alla consegna ai clienti. Tra queste ci sono i nuovi magazzini automatici che entro 4 anni saranno operativi nelle cooperative Juval e Oveg. In tal modo cinque delle sei cooperative melicole
avranno la fase dal precalibro alle linee di confezionamento completamente automatizzata. “Abbiamo lavorato molto intensamente da un anno a questa parte per arrivare al nuovo marchio, che non è un punto di arrivo ma l’inizio di un percorso, una promessa che facciamo al consumatore finale di offrirgli una mela buona e sana, che rispetta l’ambiente e garantisce un reddito equo ai produttori”, ha spiegato il responsabile marketing Michael Grasser durante l’incontro con i giornalisti italiani. E per far capire che dietro al nuovo vestito c’è anche tanta sostanza, il 26 febbraio è stata organizzata una visita alla Mivor, una delle sei cooperative melicole della Val Venosta, una delle tre ad avere il magazzino automatico. La Mivor può vantare il più grande magazzino di lavorazione e confezionamento dell’Alto Adige (e forse d’Europa), con un output annuale di 80-85 mila tonnellate di mele.
Al via la campagna della Pinova, che sarà disponibile fino all’estate con una qualità e un aspetto estetico eccezionali grazie alle favorevoli condizioni climatiche del 2015. Amata per la sua freschezza e per il suo gusto estivo dolce-asprigno, la Pinova è una varietà tipica della Val Venosta, distintiva per la sua bontà e per la sua attraente caratteristica bicolore. Questa peculiarità dona alla Pinova un aspetto molto invitante, particolarmente amata dai giovani consumatori che prediligono la frutta dai sapori autentici, con un gusto fresco, delicatamente dolce-asprigno ed equilibrato. Pinova Val Venosta si presenta con una nuova veste grafica e un nuovo packaging: il cartone è di colore rosso mentre il nuovo bollino personalizzato, dallo sfondo nero, accoglie da quest’anno le due coccinelle che trasmettono i concetti di naturalità e qualità.
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Abbiamo lavorato molto intensamente da un “anno a questa parte per arrivare al nuovo marchio
che non è un punto di arrivo ma l’inizio di un percorso, una promessa che facciamo al consumatore finale di offrirgli una mela che sia sana e buona ”, Michael Grasser (responsabile marketing VI.P)
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Nell’immagine a lato tutti i vari marchi di riconoscimento delle mele prodotte in Val Venosta, dal primo del 1969. La prima coccinella è apparsa nel 1987 con il marchio della Geos, che è una delle cooperative della valle. È di un anno dopo il marchio con il messaggio “mangiami con la buccia”. Dal 1995 i marchi iniziano a prendere la fisionomia che terranno per 20 anni: la coccinella, le montagne e la scritta Val Venosta. È del 2007 invece il secondo marchio amélie.
Ma cosa significa magazzino automatico? Il primo ad essere realizzato in Italia è stato probabilmente quello della Lagnasco Group in Piemonte, operativo dalla stagione 2009/2010. Poi è stata la volta dell’Alto Adige, sia in alcuni magazzini della VOG (Cafa di Merano e Fruchthof di Frangarto) che presso la Mivor (Laces), la Texel (Naturno) e, da ultima, la Geos (Silandro) in Val Venosta. In questo momento è in fase di completamento anche quello della Rivoira in Piemonte. Si tratta di magazzini completamente automatizzati che raccolgono i bins con il prodotto precalibrato in attesa che venga iml N.15 l APRILE 2016
messo nelle linee di confezionamento. Una sorta di parcheggio a temperatura controllata che può durare al massimo tre settimane e garantisce, tra le altre cose, una riduzione del calo peso nell’ordine del 50 per cento nella fase che va dall’apertura della cella al carico sull’autotreno. Quali sono le caratteristiche della Mivor che abbiamo visitato? 370 soci conferitori che producono su 1.100 ettari con un raccolto annuale medio di 80 mila tonnellate.
Il magazzino si estende su 11 ettari, compreso quello dedicato al bio, con 200 celle frigorifere e 160 collaboratori, di cui 60 fissi e 100 stagionali. La calibratrice Greefa (vedi foto della pagina a fianco) ha 10 corsie e 66 canali corti di uscita, riesce a calibrare fino a 8 mele al secondo e per ogni mela scatta 60 foto per selezionare le diverse qualità esterne: dal colore al calibro, dalla presenza di difetti alla forma. È anche tra le poche calibratrici capace di bollinare le mele, caratteristica importante quando il cliente chiede il prodotto in bins.
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Dal Piemonte ecco Eplì mela buona e resistente ideale da febbraio Carlotta Benini
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Non una semplice mela, ma un insieme di valori che esprimono amore per il benessere e per la natura, rispetto del lavoro etico e trasparenza verso il consumatore, e valorizzazione di qualità, territorio e tipicità. È Eplì, nuovo brand di Lagnasco Group, consorzio della provincia di Cuneo che dal 1996 lavora al servizio delle sue due cooperative associate in rappresentanza di 280 soci produttori. In un’epoca di grande cambiamento e di crisi per il settore ortofrutticolo, sia in Italia che all’estero, la Lagnasco Group con il lancio di questa nuova mela - presentata ufficialmente il 7 aprile - ha voluto offrire ai consumatori la possibilità di nutrirsi in modo salutare, selezionando una varietà che resiste, per sua stessa natura, ai parassiti. Eplì infatti viene prodotta con un processo attento a ridurre notevolmente i trattamenti sulle coltivazioni, favorendo un’agricoltura sostenibile e pulita, grazie alla resistenza alla ticchiolatura. Il frutto è regolare, di forma allungata con una buccia liscia di colore rosso intenso. La polpa è giallo crema e il suo profumo è piacevolmente dolce e fresco. È una mela ‘Story Inored’, libera da diritti e studiata dall’I NRA francese (istituto di ricerca pubblica). Matura 15 giorni dopo la Golden e viene raccolta a ottobre nella stessa area di produzione della Mela Rossa IGP. Un frutto semplice e gustoso, in cui dolcezza e acidità si incontrano con grande equilibrio. Queste caratteristiche si FRUITBOOKMAGAZINE
Lagnasco Group lancia un nuovo brand che identifica valori positivi, per una mela dalle ottime caratteristiche organolettiche e dalla elevata shelf life. Eplì è disponibile sul mercato da fine febbraio, la sua particolarità è la coltivazione a ridotto utilizzo di trattamenti chimici, grazie alla resistenza alla ticchiolatura. Il panel test effettuato a marzo ha dato eccellenti riscontri. Simone Bernardi: “Non vogliamo semplicemente fidelizzare il consumatore, vogliamo dialogare con lui”
conservano molto a lungo, grazie all’elevata shelf life di Eplì, che è pronta per andare in commercio da febbraio in avanti, quando ha raggiunto la maturazione ideale. Questa mela ha anche una particolare resistenza alla manipolazione e alle ammaccature, semplificando la gestione del prodotto nel punto vendita. A marzo è stato effettuato il primo test di vendita, presso l’IperCoop del Centro Com-
merciale Parco Dora di Torino: oltre 1.500 persone hanno degustato Eplì e i risultati del panel test hanno rivelato indici di massimo gradimento. Il progetto Eplì viene alla luce con la consapevolezza che oggi più che mai, il prodotto in sé non è più sufficiente: bisogna creare un valore aggiunto, capace di garantire con un prezzo equo il lavoro di chi produce, di chi vende e rispettare il consumatore. l N.15 l APRILE 2016
Crimson Snow avanti tutta, previsti 600 ettari in 5 anni, entra anche Bio Meran Il futuro della melicoltura italiana passa dai club varietali Alice Capiaghi
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600 ettari in cinque anni, di cui 450 in Italia. Si presenta con numeri importanti la Crimson Snow. La varietà proposta da Kiku Variety Management viene dall’Australia e ha entusiasmato sia produttori che consumatori. Tra le aziende che hanno già aderito al club ci sono nomi importanti: Rivoira, Sanifrutta e Clementi. Per il bio ha aderito Bio Meran. Marco Rivoira: “È una mela perfetta per la GDO, non ammacca, ha una lunga shelf life e soprattutto piace al consumatore finale” È stato siglato a Berlino a inizio febbraio, durante la fiera Fruit Logistica, l’accordo per l’ingresso di Bio Meran, cooperativa altamente specializzata nella produzione di mele biologiche e biodinamiche con sede a Merano, nel club Crimson Snow, che conta tra i suoi soci realtà rilevanti come Rivoira Giovanni & Figli, Sanifrutta e F.lli Clementi. La varietà, che piace ai melicoltori perché robusta e facile da produrre e a consumatori e retailer per le notevoli caratteristiche organolettiche e di shelf-life, è stata scoperta in Australia da Kiku Variety Management dei fratelli Jürgen e Thomas Braun, che ne detengono i diritti mondiali di moltiplicazione e management. “Siamo molto soddisfatti”, dichiara Dietmar Franzelin, direttore di Bio Meran. “Il mercato ormai chiede di fornire mele biologiche e biodinamiche per tutto l’anno, evitando se possibile il prodotto in controstagione. Cercavamo quindi una varietà che potesse coprire la seconda parte della campagna, perché la Gala difficilmente va oltre il mese di marzo. Crimson Snow fa FRUITBOOKMAGAZINE
al caso nostro, ha un’ottima tenuta, in termini di consistenza, freschezza e sapore. Abbiamo tenuto sotto osservazione questa varietà per cinque anni e fatto diversi panel test con i consumatori a fine stagione, nel mese di maggio, che hanno dato esito molto positivo. L’accordo prevede un investimento su 15 ettari. Con Kiku collaboriamo anche sulla mela snack Isaaq”.
Bio Meran è una cooperativa che associa 22 produttori per 135 ettari e una produzione di mele che nel 2015 è stata di 5.700 tonnellate, in aumento rispetto agli anni precedenti per via dell’ingresso di nuovi soci e per l’aumento degli ettari investiti. Il 90 per cento della produzione è biodinamica mentre il 10 per cento è biologica, in conversione a biodinamico. Dall’inizio di quest’anno Bio Meran è entrata all’interno della OP Apofruit Italia, che a sua volta è socia di Canova, partner per l’ortofrutta di Almaverde Bio. Foto sotto: l’azienda di Eraclea (Ve) dove Kiku e Clementi producono Crimson Snow.
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La varietà e il club. Il futuro della melicoltura italiana passa anche dalla Crimson Snow. Non tanto per i suoi pregi, che sono tanti, ma perché sarà una mela protetta da un club. Quindi sia la produzione che la vendita saranno controllate e coordinate. “L’accordo con Bio Meran - spiega Jürgen Braun - è significativo perché fa capire che Crimson Snow è anche una varietà green che si presta alla produzione biologica e biodinamica. È un progetto entusiasmante, in Italia saranno piantati 200 ettari questa primavera e il programma prevede di arrivare nei prossimi cinque anni a 600 ettari in tutta Europa, di cui 450 in Italia, con partner di grande espel N.15 l APRILE 2016
rienza e standing internazionale. L’interesse è alto anche oltre confine: Crimson Snow è in fase di sperimentazione presso diversi partner nel mondo, dagli Stati Uniti al Cile, dal Sudafrica alla Nuova Zelanda, mentre in Australia siamo già in fase di produzione. La varietà piace ai produttori, piace alla distribuzione e piace soprattutto ai consumatori. Ora stiamo lavorando sodo per un piano a supporto del marchio”. Bio Meran, che da pochi mesi ha aderito alla OP Apofruit Italia, è una cooperativa che associa 22 pro-
duttori per 135 ettari e una produzione di mele che nel 2015 è stata di 5.700 tonnellate, in aumento rispetto agli anni precedenti per via dell’ingresso di nuovi soci e per l’aumento degli ettari investiti. Il 90 per cento della produzione è biodinamica, conformemente agli standard internazionali certificati Demeter, mentre il 10 per cento è biologica, in conversione a biodinamico. I mercati di riferimento sono la Germania e il Nord Europa. L’ingresso di Bio Meran all’interno della OP Apofruit Italia dovrebbe aprire le porte di nuovi mercati, come il Medio Oriente, il Nord Africa e le Americhe.
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Amazon è arrivata l’e-commerce non può più attendere All’alba di una rivoluzione nella distribuzione al dettaglio Eugenio Felice
Foto: NextVideoProduction.com
È iniziato a febbraio il servizio di consegna a domicilio dei prodotti alimentari freschi offerto da Amazon. Con l’applicazione Prime Now si può ordinare quello che si preferisce e vederselo recapitare in un’ora. Per ora solo a Milano. Il servizio si appoggia a un magazzino dedicato e vede come fornitore leader di ortofrutta Peviani. I nuovi scenari in Italia? Una possibile alleanza con una o più catene distributive: nel Regno Unito Amazon sta già facendo l’home delivery per il retailer Morrisons Alla fine, dopo tanti annunci, sono arrivati i fatti: Amazon ha iniziato a vendere con il servizio Prime Now anche l’ortofrutta fresca. È successo a metà febbraio. Nel luglio dello scorso anno era partito il servizio per alimentari confezionati e cura della casa. È stato scelto il nome Prime Now, mentre negli Stati Uniti il servizio si chiama Fresh. Per ora è disponibile solo a Milano e in altri comuni dell’hinterland. Lo aveva anticipato nei mesi scorsi l’amministratore delegato di Amazon Italia Francois Nuyts: il colosso di Seattle avrebbe venduto cibo fresco anche nel nostro Paese dopo i test in alcune città americane. Sono 60 le tipologie di frutta e verdura che si vanno ad aggiungere ai 20 mila prodotti acquistabili online con l’applicazione Amazon Prime Now. La consegna viene effettuata in una (al costo di 6,90 euro) o due ore (gratuita) sette giorni su sette, con consegna direttamente al piano. Le spedizioni partono dal nuovo magazzino meneghino da 2 mila metri quadrati situato nel quartiere Affori; l’ordine minimo è di 19 euro.
Per i colossi come Esselunga, primo a credere nelle consegne a domicilio con il suo Esselunga a Casa, o Carrefour, che ha puntato sull’acquisto online e il ritiro in negozio, un segnale forte e chiaro. Stesso discorso per le startup come JustEat o la nostrana Cortilia: Amazon parte in punta di piedi ma lo fa nella consapevolezza, sua e comune, di avere le spalle abbastanza larghe per cambiare gli equilibri del mercato. La domanda c’è: lo dimostra il fatto che i prodotti più venduti del catalogo di Amazon Prime Now, che non si limita al cibo, sono acqua, birra e prosciutto. La risposta, come ha spiegato il direttore dell’Osservatorio eCommerce B2C, Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano Riccardo Mangiaracina, latita: “Fino a oggi questo è stato un comparto poco sviluppato nel nostro Paese con un’incidenza sul totale acquistato (online più offline) di pochi decimi di punto percentuale. La ragione è un’offerta limitata: pochi attori, in molti casi con approccio sperimentale, e scarsa copertura geografica”. FRUITBOOKMAGAZINE
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Nello stesso mese in cui Amazon iniziava a vendere i freschi a Milano, Google con il servizio Express iniziava le consegne di ortofrutta, carne, pane e latticini a San Francisco e Los Angeles. In questo caso, come sta facendo anche Amazon nel Regno Unito con Morrisons, il servizio si appoggia su dei negozi fisici già esistenti. Il colosso di Mountain View sta infatti lavorando con Whole Foods, Costco, Nob Hill Foods e altri. Google Express fornisce anche prodotti surgelati e alcolici. L’ordine costa 2,99 dollari per gli iscritti a Google Express (costo annuale 95 dollari) oppure 4,99 dollari per i non iscritti.
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QUANTO VALGONO LE VENDITE ON LINE DEI GRANDI RETAILER SUL FATTURATO COMPLESSIVO ? 7% 6%
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Fonte: Promar International
I fornitori per ora sono pochi e lombardi. I prezzi non sono proprio convenienti, ma va considerato il servizio del trasporto, che è gratuito se non si ha troppa fretta. Alcuni esempi riferiti al 17 aprile: banane a 2,17 euro al chilo, pomodori datterini in vassoio da 250 grammi in promozione a 4,20 euro FRUITBOOKMAGAZINE
al chilo, mirtilli in vassoio da 125 grammi a 19,50 euro al chilo, pere Abate a 2,60 euro al chilo e mele Golden e Gala rispettivamente a 2,21 e 2,58 euro al chilo. Le vendite sono a peso nella maggior parte dei casi. Partner di riferimento è Peviani, ma c’è anche Lorenzini. Essendo solo all’inizio sono prevedi-
bili ampliamenti e aggiustamenti. Quella strana quarta gamma. Da fine febbraio è possibile anche ordinare e vedersi recapitate a casa le insalate di quarta gamma fornite da un’azienda che nemmeno conoscevamo, la Latteria Soresina, con un marchio per noi altrettanto l N.15 l APRILE 2016
deciso di vendere esclusivamente frutta “e Abbiamo verdura di prima scelta perché la qualità deve
compensare l’assenza della prova tattile. Per testarla ci siamo messi a tavola: abbiamo ordinato le cassette dei produttori e abbiamo assaggiato tutto ”, Marco Ferrara (retail manager Milano Amazon)
inedito: Maramao. Le referenze sono cinque in tutto, almeno fino a metà aprile, compreso un vassoio a scompartimenti separati definito “Quattro Colori Mista” da 150 grammi venduta a 1,55 euro. Gli altri prezzi e referenze? Lattughino da 80 grammi a 1,14 euro, valeriana da 80 grammi a 1,31 euro, insalata classica mista da 150 grammi a 1,13 euro e rucola da 80 grammi a 1,20 euro. Prezzi quindi tutto sommato competitivi. Un appunto ad Amazon ci sentiamo di farlo: da nessuna parte è indicato che l’insalata è di quarta gamma quindi già lavata e pronta da consumare. Addirittura nella foto principale del prodotto nella app è presentata sfusa, senza la confezione, come fosse una prima gamma. Ma torniamo alla sorpresa: il fornitore, Latteria Soresina. Cosa centra un’azienda nata nel 1900 e specializzata in latte e derivati con le insalate di quarta gamma che non figurano nemmeno nel portafoglio prodotti presente nel loro sito web? Glielo abbiamo chiesto e la risposta è stata semplice: siamo distributori per la zona di Milano della Centrale del Latte di Torino, che effettivamente è chi produce le buste di insalata di quarta gamma, nello stabilimento dedicato di Casteggio (Pavia), con alcuni marchi propri, tra cui appunto Maramao. E, cosa ancora più importante, Latteria Soresina è già fornitore di Amazon per altri prodotti lattiero-caseari, che nella app Prime Now si trovano sotto la voce frel N.15 l APRILE 2016
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schi dove - ulteriore sorpresa - si trovano anche le insalate: anche sul web quindi funziona il cross category! Quindi, in un periodo in cui sempre di più le catene della grande distribuzione vogliono andare ad acquistare direttamente dal produttore - che però spesso è capace di produrre ma non di vendere Amazon va contro corrente e considera come prioritaria la logistica e la semplificazione delle procedure che passa anche dalla volontà di tenere limitato il numero di fornitori. Tutto effettivamente ha un senso, considerando che parliamo di un servizio dai volumi estrema-
mente limitati, sia nei quantitativi che geograficamente, se paragonati a quelli che muovono i player convenzionali della distribuzione. Per lo stesso motivo è stata affidata a Peviani, per la città di Milano, la fornitura di quasi tutti i prodotti di prima gamma. Una sessantina di referenze così diverse e tre soli fornitori (c’è anche Lorenzini), di cui uno che già fornisce altri prodotti, costituisce senza dubbio un record di cui Amazon può andare fiera. A tutto esotico. Ma come sta andando la vendita di ortofrutta da Amazon a Milano? Webnews.it lo ha chiesto a Marco Ferrara, manager di Amazon che segue il retail sul capoluogo lombardo. “Poco dopo il lancio di Prime Now ad Amazon FRUITBOOKMAGAZINE
Amazon capitalizza in borsa circa 235 miliardi di euro, Tesco 18 miliardi. È tra i 15 brand più famosi del mondo, ha aperto il primo bookstore fisico a Seattle e prevede di aprirne altri 400 negli Usa. Supermercato24, che si ispira a Instacart, prevede di fatturare quest’anno 10 milioni di euro su 16 città.
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sua quota di mercato e alle vendite on line di grocery di crescere ulteriormente. Cosa succederà da qui al 2020? Secondo l’Institute of Grocery Distribution, nei prossimi quattro anni le vendite on line del grocery raddoppieranno il valore a 17 miliardi di sterline. Del resto, come si può vedere dal grafico di pagina 74 e come abbiamo avuto modo di constatare in una recente visita a Londra, i furgoncini refrigerati di Tesco, Asda e Sainsbury’s affollano ormai le strade e difficilmente chi si abitua ad avere la spesa a casa con una qualità costante e coerente torna indietro. sono subito arrivate richieste per inserire tra le referenze anche frutta e verdura. Si trattava di fare scelte precise sui prodotti, perché non sono standard”, racconta Marco Ferrara. “Dipende da fornitori, stagioni, disponibilità. Abbiamo deciso di vendere esclusivamente frutta e verdura di prima scelta proprio perché ci interessava la qualità, che compensasse in qualche modo anche l’assenza della prova tattile”. E per testare la qualità ad Amazon si sono messi a tavola: “Abbiamo ordinato le cassette dei produttori che ci avevano contattato e abbiamo assaggiato tutto”, sottolinea Ferrara. Proprio per seguire i principi della qualità, se in Prime Now un acquirente ordina nuovamente un prodotto - un implicito segnale di apprezzamento per la merce acquistata - Amazon gli spedisce proprio l’ortofrutta dello stesso produttore, non una FRUITBOOKMAGAZINE
referenza simile. I primi acquisti, secondo quanto riportato dal manager Amazon, sono concentrati su avocado, mango e frutta esotica. L’alleanza con Morrisons. Ha catturato l’attenzione dei media a inizio marzo l’alleanza tra Morrisons, che è il quarto retailer inglese con una quota di mercato dell’11 per cento, e Amazon. Del resto non c’è niente di male: uno specialista di vendite on line e home delivery si allea con chi ha il prodotto e ha proprio bisogno di sviluppare anche l’e-commerce. Per gli analisti inglesi si tratta infatti di un accordo win-win, anche perché Morrisons era rimasta indietro rispetto ai competitor. L’operazione, sempre secondo gli analisti, permetterà a Morrisons di aumentare la
Il ritardo della GDO italiana. Ora che Amazon è entrata in diretta concorrenza con i distributori italiani, cosa succederà? Anche perché la prima a partire con le consegne a domicilio è stata Esselunga ma non si può certo dire che il servizio sia esploso. La stessa catena di Caprotti ha deciso di potenziare il canale delle vendite on line e per questo ha assunto Martin Angioni, che ha guidato Amazon Italia dal 2010 al 2015. E gli altri? Da mettersi le mani nei capelli. A parte Carrefour e Auchan che hanno già esperienze internazionali importanti, per i distributori italiani la vendita on line e l’home delivery sembra una cosa lontana. Il pensiero comune è: perché investire su un servizio logistico e informatico che porta via clienti e fatturato alla mia costosa rete fisica?
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Zespri, l’esempio di come un brand forte può fare la differenza in tempi difficili Quando un brand trasmette dei valori che fanno passare in secondo piano il prezzo Eugenio Felice
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Zespri è senza dubbio un caso di scuola. I produttori di un intero Paese hanno deciso di mettersi insieme per valorizzare i loro kiwi e il risultato è il brand più noto al mondo per questo articolo, una garanzia di qualità per il consumatore, un esempio di successo di come si possa uscire dalle logiche di prezzo. Abbiamo chiesto a Marino Silva, responsabile dell’area mediterranea, di farci il punto a poche settimane dall’avvio della campagna Nuova Zelanda Può farci un primo bilancio della campagna del kiwi Zespri prodotto in Italia? MS: Le vendite di Zespri SunGold sono terminate nel mese di gennaio con 170 tonnellate di prodotto commercializzato, raddoppiando i volumi dello scorso anno. Il gradimento del consumatore è stato ottimo e altrettanto il posizionamento di prezzo che siamo riusciti a praticare. Le vendite di Zespri Green stanno procedendo con regolarità e in linea con gli obiettivi che ci siamo dati: prevediamo una crescita del 10 per cento rispetto alla precedente stagione invernale. L’ampia disponibilità di prodotto italiano e greco e i conseguenti prezzi bassi si notano soprattutto sui calibri inferiori ai 100 grammi, questo fatto ha condizionato anche la nostra offerta e generato tensioni nel FRUITBOOKMAGAZINE
Marino Silva, classe 1961, arriva in Zespri nel 1999 con la qualifica di market manager Italia e bacino del Mediterraneo, dopo esperienze in aziende internazionali del largo consumo come Nabisco e Del Monte. Nel corso degli anni ha sviluppato diversi progetti finalizzati all’affermazione di Zespri sul mercato italiano. La sede e gli uffici si trovano presso l’Ortomercato di Milano.
mercato ma sicuramente in modo inferiore alla maggior parte degli altri player del comparto. In tutti questi anni abbiamo notato che il consumatore abituale di kiwi ripone fiducia nel marchio Zespri, indipendentemente dall’offerta dei calibri o dal loro costo, ovviamente entro certi limiti. Circa 15 milioni di vassoi Zespri non di origine Nuova Zelanda vengono commercializzati in tutto il mondo, di questi l’Italia è il Paese che contribuisce maggiormente. Da diversi anni ormai il kiwi Zespri viene prodotto anche in Italia: siete soddisfatti? MS: Zespri è un marchio senza dubbio originario della Nuova Zelanda ma ormai diventato globale. Non identifica più una sola origine di prodotto ma un sistema di produzione e garanzia di qualità. La produzione italiana e di altri Paesi dell’emisfero nord Francia, Korea e Giappone - è stata fin dalle sue origini sviluppata con lo scopo di soddisfare i consul N.15 l APRILE 2016
Questo inverno abbiamo raddoppiato i volumi di “vendita di SunGold in Italia. Zespri investe almeno il
5 per cento del suo fatturato per sostenere il brand a livello globale. Stiamo lavorando al kiwi rosso: nei prossimi anni sarà commercializzato su scala mondiale ”, Marino Silva (Zespri International Italy) matori che chiedevano un prodotto di alta qualità in modo costante per 12 mesi all’anno. Questo progetto si è sviluppato e sta procedendo oltre ogni più rosea aspettativa. Si sono create delle ottime sinergie con la produzione italiana generando indubbi vantaggi, dall’interscambio di know how a quello di natura economica per coloro che sono parte attiva, in aggiunta la qualità fornita è più che mai soddisfacente.
Il SunGold è destinato a sostituire lo Zespri Gold? Lo Charm arriverà in Europa? Quando sarà sul mercato una varietà rossa? MS: Sungold è un prodotto che ci sta dando grossissime soddisfazioni ma non va a sostituire completamente lo Zespri Gold, almeno per i prossimi anni. Zespri Gold è un prodotto unico come gusto e forma che almeno per i prossimi anni sarà, seppure in modo molto limitato, ancora disponibile e di questo ne siamo felici. La varietà Charm non è disponibile in Europa e non mi risulta verrà commercializzata nei prossimi anni. Negli ultimi anni sono stati intensificati gli sforzi e gli investimenti, nell’ordine di 12 milioni di dollari neozelandesi ogni anno, tra Zespri Plant & Food Research ed il Governo Neozelandese, per assicurarsi nuove varietà che possano portare significativi benefici ai consumatori e ai coltivatori. La varietà rossa è parte di questa intensa ricerca e direi che i tempi sono quasi maturi affinché nei prosl N.15 l APRILE 2016
simi anni possa essere individuata una varietà che presenti tutte le caratteristiche per essere commercializzata su scala mondiale. Parliamo di marketing: qual’è il premium price di uno Zespri rispetto a un altro kiwi? MS: Il premio che Zespri ottiene sul mercato non è dato da una semplice formula matematica ma è frutto di un duro lavoro sulla qualità, sul servizio, sul marchio e sui valori ad esso collegati. Qualità, servizio e valori sono fondamentali per conquistare la fiducia dei consumatori. Le promozioni nei punti vendita come quelle all’ingrosso sono strumenti utilizzati da anni per generare visibilità presso gli operatori e i consumatori e veicolare i valori che il consumatore riconosce nel marchio Zespri. Almeno il 5 per cento dell’intero fatturato viene generalmente destinato al sostegno del marchio.
La stagione del kiwi di origine Nuova Zelanda è alle porte. Che prospettive ci sono? MS: La campagna sul mercato italiano inizierà la prima settimana di maggio con il SunGold e due settimane dopo con Zespri Green. La stagione si prospetta caratterizzata da buone quantità e volumi crescenti soprattutto per il SunGold.
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Mioorto e i segreti nascosti dietro la lunga shelf-life La nostra visita allo stabilimento Mioorto di Carobbio (BG) Eugenio Felice
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Il 2015 non è stato solo l’anno in cui è entrata in vigore la nuova normativa sulla quarta gamma. È stato anche l’anno in cui il settore è tornata a crescere, dopo un biennio di flessione. Sia a volume che a valore, con un boom per il segmento delle ciotole (+35 per cento). Abbiamo chiesto a Marco Bertoli, presidente e socio fondatore della OP Mioorto, di raccontarci i segreti di una delle aziende di punta di questo settore, capace di realizzare all’estero il 45 per cento del suo fatturato Il 2015 è stato un anno di ripresa per le insalate di quarta gamma sul mercato italiano, con 96 milioni di chili venduti (+2,8 per cento) e 720 milioni di euro fatturati (+3 per cento). Se guardiamo i canali di vendita, va segnalata la flessione dei discount, con -3,6 per cento a valore e -1,9 per cento a volume. Considerando invece i segmenti, si registra un vero e proprio boom per le ciotole con condimento con un +35 per cento a volume. Una inversione di tendenza quindi per le insalate pronte al consumo dopo un biennio 2013-14 piuttosto difficile. Il parco acquirenti è arrivato a 19 milioni di famiglie. Questi dati riconoscono il forte contenuto di servizio offerto da questi prodotti, un plus che il consumatore riconosce e premia anche negli anni della crisi. In ambito europeo l’Italia tiene la seconda posizione nel mercato della quarta gamma, che vale quasi 3 miliardi di euro, con una quota del 26 per cento. Fa meglio il Regno Unito con il 33 per cento. Ci segue la Francia con il 18 per cento, la Spagna con il 12 per cento e la Germania con l’11 per cento. FRUITBOOKMAGAZINE
Dal 12 agosto 2015 è entrata in vigore la nuova normativa sulla quarta gamma che vede tra i punti cardine la fissazione di una temperatura massima consentita di 8 gradi centigradi in ogni fase della distribuzione, dallo stabilimento di produzione fino agli scaffali dei supermercati. Una normativa definita da alcuni troppo blanda, che non ha alzato nei fatti l’asticella della qualità nei fornitori, piuttosto ha creato qualche grana ai gruppi distributivi non sempre in grado di garantire quella catena del freddo e già incapaci, in molti casi, di fare un’esposizione chiara e razionale. Ma cosa sta dentro a un’insalata di quarta gamma? Lo abbiamo chiesto al presidente della OP Mioorto, Marco Bertoli, che ci ha aperto le porte dello stabilimento di Carobbio degli Angeli (Bergamo), che adotta delle soluzioni tecnologiche molto avanzate per dare ai clienti un prodotto dalla shelflife imbattibile.
Qui sopra una fase della raccolta del lattughino che poi sarà subito portato nello stabilimento Mioorto di Carobbio degli Angeli (Bergamo). Lo stabilimento si estende su 11.500 metri quadrati di cui 9 mila a temperatura controllata. Ci sono 14 linee di lavorazione di cui 9 alimentate da tunnel di asciugatura ad aria deumidificata. Sul tetto si trova un impianto fotovoltaico da 1 megawatt. Un secondo stabilimento da 2.500 metri quadrati dedicato alle ciotole e alle insalate porzionate a mano si trova a Casazza (Bergamo).
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Ci può tracciare brevemente la vostra storia? MB: Nel 1991, quindi venticinque anni fa, abbiamo deciso di convertire l’azienda zootecnica di famiglia, che contava un centinaio di bovini da latte, all’orticoltura specializzata, realizzando le prime serre a Carobbio degli angeli, nel Bergamasco. Inizialmente siamo stati produttori di ortaggi destinati alla IV gamma, poi nel 1998, con il primo stabilimento di Carobbio, abbiamo iniziato l’esperienza nelle insalate lavate e pronte al consumo. Questo per dire che siamo prima di tutto dei produttori di materia prima, perché il controllo diretto della stessa è fondamentale per poter raggiungere quella che noi definiamo qualità totale. Il sito produttivo di Martinengo, di nostra proprietà, conta 60 ettari di orticultura specializzata in tunnel ed è probabilmente il sito produttivo più esteso d’Europa per la coltivazione in continuo della valeriana. A quello si aggiunge il sito l N.15 l APRILE 2016
produttivo di Carobbio degli Angeli con altri 25 ettari di tunnel nei quali coltiviamo gli altri nostri sfalciati. Se non sbaglio, in termini produttivi, avete anche un primato europeo, o sbaglio? MB: No, non sbaglia. In seguito alla costante collaborazione con le principali case sementiere mondiali, oggi l’Organizzazione di produttori Mioorto è leader europeo per la coltivazione di songino in serra. Siamo inoltre importanti produttori di rucola, spinacino e lattughini. Il nostro portafoglio prodotti è comunque piuttosto molto ampio: siamo una Organizzazione di Produttori che si avvale di 40 produttori, di cui 15 soci, distribuiti in 11 regioni italiane, da nord a sud, isole comprese, per complessivi 900 ettari coltivati in grado di servire il mercato in modo continuativo per 12 mesi all’anno. FRUITBOOKMAGAZINE
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L’Organizzazione di Produttori MIOORTO in cifre ettari inizio attività coltivati produttori IV gamma o milioni di € produttore europeo quota il fatturato 2015 di songino in tunnel export
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Avete recentemente completato l’ampliamento dello stabilimento di Carobbio. MB: Lo stabilimento dove abbiamo sede, circondato dalle serre e a due passi dai raccordi autostradali, ha raggiunto una superficie coperta di 11.500 metri quadrati, di cui 9 mila a temperatura controllata. L’impianto ha un’elevata automazione e presenta delle caratteristiche uniche in Europa, oltre ad avere dei numeri di tutto rispetto: 14 linee di lavorazione di cui 9 alimentate da tunnel di asciugatura ad aria deumidificata. Sul tetto c’è un impianto fotovoltaico da 1 megawatt, abbiamo un sistema di refrigerazione ad alta efficienza e scambiatori termici per il recupero del calore, il tutto finalizzato ad abbattere al minimo l’impatto ambientale e portare al massimo la qualità del prodotto finito. La maggiore innovazione tecnologica, unica per dimensioni e sofisticazione, è l’asciugatura che viene fatta in tre fasi.
In cosa consiste? MB: Abbiamo una prima fase di pre-asciugatura con nastri di dewatering per eliminare, mediante scuotimento e aspirazione, l’acqua trattenuta delle foglie dopo il lavaggio, segue l’asciugatura con tunnel ad aria deumidificata alla temperatura di 38°C, che utilizza per l’80 per cento energia recuperata dal sistema di refrigerazione, per finire con l’asciugatura con tunnel ad aria fredda a 4°C, che stabilizza anche microbiologicamente i prodotti. Questo sistema non FRUITBOOKMAGAZINE
utilizza centrifughe e dà grandi benefici, in particolare riduce a zero i danni meccanici alle foglie, preserva la loro croccantezza e ne aumenta la shelf-life. Sono molti comunque gli accorgimenti “speciali” applicati allo stabilimento: ad esempio i pannelli certificati B-S1, D0, ovvero antifumo e antincendio, dotati di uno spessore maggiore in grado di dare a tutta la struttura un indice di coibentazione superiore, inoltre abbiamo un locale adibito allo stoccaggio degli imballaggi primari, mantenuto a temperatura controllata costante per evitare che nella fase di confezionamento si crei la condensa, o ancora il sofisticato sistema di video sorveglianza all’interno dei laboratori di lavorazione degli ortaggi, un progetto pilota in campo alimentare, finalizzato alla food defence e alla sicurezza alimentare. E i lavoratori come l’hanno presa? MB: Ne abbiamo parlato e l’hanno accettato. Hanno capito che non si tratta di spiarli ma di salvaguardarli. Viene monitorato ogni metro quadrato dello stabilimento e le registrazioni restano memorizzate nei server per il tempo necessario. Così quando un cliente ci segnala un problema qualitativo possiamo avvalerci oltre che della tracciabilità documentale ordinaria anche della tracciabilità video. È un sistema che, ne sono convinto, ci permetterà di alzare ancora di più l’asticella della qualità, a beneficio dei nostri clienti e dei consumatori finali. l N.15 l APRILE 2016
Siamo partiti producendo ortaggi destinati alla IV “gamma, poi nel 1998, con il primo stabilimento di
Carobbio, abbiamo iniziato l’esperienza nelle insalate lavate e pronte al consumo. Il controllo diretto della produzione è oggi fondamentale per raggiungere la qualità totale ”, Marco Bertoli (Mioorto)
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DI CAROBBIO
NELLO STABILIMENTO
MIOORTO
GUARDA IL VIDEO!
Marco Bertoli, classe 1970, coniugato, due figli, segue la direzione generale della OP Mioorto di Carobbio degli Angeli (Bergamo). Fanno parte della proprietà anche i fratelli maggiori Severo (commerciale) e Angelo (produzione agricola e infrastrutture) e il cognato Carlo Carminati (risorse umane e logistica). Nella pagina a fianco il sito produttivo di Martinengo da 60 ettari.
A proposito di clienti: una bella fetta sono all’estero, giusto? MB: Nel 2008 sviluppavamo il 15 per cento del fatturato all’estero. Nel 2015, su un fatturato di 45 milioni di euro, la percentuale è cresciuta al 45 per cento, triplicando in sette anni. Siamo presenti in una ventina di Paesi europei ed extra-europei, con consegne giornaliere. Negli ultimi anni sono cresciuti molto i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e l’Europa dell’Est. Siamo stati i primi, nel 2011, a portare a Mosca prodotto in busta di quarta gamma a marca privata, con un lavoro di tre-quattro camion a settimana, garantendo la shelf-life necessaria alla vendita nonostante i 5 giorni di viaggio su gomma. E l N.15 l APRILE 2016
lo sa qual è il motivo? Lo stesso per cui siamo l’azienda di quarta gamma a maggiore vocazione estera. Mi faccia indovinare: il controllo della produzione e lo stabilimento avanzato. MB: Noi la definiamo la ricerca di una qualità totale, in ogni step, dal seme al consumatore finale, per una filiera controllata e certificata che fa la differenza: in primo luogo le nostre referenze di IV gamma possono raggiungere una maggiore shelf-life tanto da permetterci di raggiungere destinazioni “lontane”. In secondo luogo riusciamo a soddisfare i più severi disciplinari delle catene distributive europee in ogni ambito, dalla salubrità del prodotto alla sua tenuta, dal sapore all’assenza di corpi estranei, dal rispetto dei lavoratori alla salvaguardia dell’ambiente, per finire con il servizio fatto anche di personalizzazioni, in termini di grammature, ricette, packaging e formati, realizzabili in tempi brevi grazie a quello che considero un altro nostro punto di forza, la grande flessibilità di tutto lo staff che per noi rappresenta, e lo dico senza retorica, una grande famiglia. FRUITBOOKMAGAZINE
Soddisfiamo i più severi disciplinari delle catene “distributive europee in ogni ambito, dalla salubrità
del prodotto alla sua tenuta, dal sapore all’assenza di corpi estranei, dal rispetto dei lavoratori alla salvaguardia dell’ambiente, per finire con le più diverse personalizzazioni ”, Marco Bertoli (Mioorto) 88
Mioorto lavora con numerose catene distributive in tutta Europa, confezionando a loro marchio. Ad accompagnare le confezioni a marchio Mioorto da due anni c’è una simpatica e rassicurante mascotte che, con camice e vanga, racconta al cosumatore la filiera.
In Italia cresce la prima gamma evoluta. Cosa ne pensa? MB: Premetto che in Italia lavoriamo con diverse catene distributive e che la nostra intenzione è di crescere ancora, dato che lo stabilimento lo permette. Detto questo, dallo stabilimento di Carobbio non esce una foglia di insalata che non sia stata lavata. Questo perché a mio avviso non potremmo garantire il massimo della qualità se immettessimo nella catena produttiva prodotto non lavato. È una tendenza che non capisco: dove sta il servizio se tanto il prodotto a casa va lavato? Soprattutto in Italia, dove diversi distributori mettono sugli scaffali prodotto lavato e non lavato uno a fianco all’altro creando confusione nel consumatore finale. Il discorso della maggiore durata della prima gamma noi lo compensiamo grazie alla nostra tecnologia di asciugatura che ci permette di dare maggiore shelf-life nonostante i prodotti siano tutti lavati. Quindi le dico cosa penso: andrebbe scritto in grande sul frontale “prodotto non lavato”. FRUITBOOKMAGAZINE
In effetti sugli scaffali di tante catene regna il disordine. E delle ciotole cosa mi dice? MB: Parlando di servizio, va detto che siamo stati i primi in Italia, tre anni fa, a introdurre i vassoi apri & chiudi per le erbe aromatiche, un altro nostro punto di forza con ben 18 referenze preparate in una sala di lavorazione dedicata (sopra una fase del confezionamento, ndr). Nel 2013 abbiamo acquisito la Speedy Garden, che si sviluppa in uno stabilimento da 2.500 metri quadrati specializzato nel confezionamento delle ciotole e delle insalate porzionate a mano. È un segmento che sta crescendo, che va a soddisfare chi cerca un piatto pronto, completo e comodo, non un semplice contorno, da consumare anche sul posto di lavoro. Abbiamo varie referenze a nostro marchio alle quali si aggiungono quelle a private label e stiamo lavorando a tre nuove ricette, adatte anche ai mercati esteri, con un servizio ancora superiore. Nel corso della primavera saranno immesse sul mercato. Il portafoglio prodotti si completa poi con le verdure pronte da cuocere e le microondabili. l N.15 l APRILE 2016
L’Orto Italiano compie un anno e amplia il paniere con nuove referenze In aprile la consegna della prima borsa di ricerca devoluta alla Fondazione Umberto Veronesi Carlotta Benini
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Il brand dell’azienda cesenate Citrus che contraddistingue frutta e ortaggi selezionati e a filiera controllata a sostegno della Fondazione Umberto Veronesi, festeggia un anno dalla nascita e arriva sui banchi dei supermercati con due novità. Dopo il successo del bergamotto, ora Citrus rilancia con La Piccola Gemma, una baby lattuga da mangiare con forchetta e coltello, e con la Gentilina Rossa, entrambe ricche di antocianine, molecole antiossidanti e antitumorali naturali Una linea di frutta e ortaggi di stagione, non trattati dopo la raccolta, selezionati con il supporto di un nutrizionista della Fondazione Umberto Veronesi per le loro proprietà benefiche e salutistiche. Stiamo parlando delle eccellenze de L’Orto Italiano, un paniere di prodotti a filiera controllata commercializzati dall’azienda cesenate Citrus, il ricavato delle cui vendite va in parte a sostegno della Fondazione per la ricerca nel campo della nutrigenomica, che è la scienza che studia appunto come le molecole contenute in alcuni alimenti - specie se si tratta di frutta e verdura fresche - possano influire positivamente nella prevenzione dei tumori e di altre patologie. Il brand nasce un anno fa, a marzo 2015, dopo il successo di un’esperienza pilota dedicata al limone, prodotto principe della linea L’Orto Italiano, che ha tre fioriture all’interno della sua gamma: il Bianchetto, limone siciliano primaverile, il Verdello, in stagione a luglio e il Primo Fiore, la varietà autunno-invernale. Nessuno di questi agrumi è trattato dopo la raccolta: FRUITBOOKMAGAZINE
la scorza, edibile, è quindi utilizzabile in cucina ed è preziosa quanto il frutto stesso per i principi attivi benefici che conserva. Gli agrumi non trattati. Tra i pionieri di settore con i limoni siciliani non trattati, le cui vendite in Gdo hanno avuto fin da subito successo - complici anche i valori etici veicolati da questi prodotti a sostegno della ricerca scientifica Citrus ha quest’anno scommesso su un altro agrume, il bergamotto. L’oro verde di Reggio Calabria è arrivato per la prima volta sui banchi dei supermercati proprio grazie all’intuizione dell’azienda romagnola, che da novembre a marzo lo ha distribuito in retine da tre o quattro frutti in diverse catene della Gdo. Se fino a poco tempo fa si conoscevano le caratteristiche del suo olio essenziale, utilizzato dalle più famose industrie profumiere e cosmetiche, oggi il consumatore ha potuto scoprire che questo agrume non solo ha un aroma unico ed è ottimo da utilizzare in cucina, anche solo per una spremuta depurativa, ma è
L’Orto Italiano è la linea proposta dall’azienda cesenate Citrus fatta di prodotti salutari e innovativi. La particolarità è che una parte del ricavato è destinata alla Fondazione Umberto Veronesi per le ricerche nel campo della nutrigenomica
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una vera e propria miniera di sostanze salutistiche, utili in particolare per combattere il colesterolo cattivo. “Quello di Reggio Calabria è unico per le sue proprietà terapeutiche, grazie anche al micro-clima del territorio in cui cresce, che permette di sviluppare particolari caratteristiche organolettiche”, dichiara Paola Pappalardo, responsabile commerciale di Citrus. “È ricco di flavonoidi e di limonene, molecole antinfiammatorie studiate per la loro azione positiva sul sistema cardiovascolare e come potenziali antitumorali”. “È stata una vera e propria sfida quella di sottoporre questo prodotto, che prima si poteva trovare solo sfuso presso qualche venditore al dettaglio, all’attenzione di una Gdo inizialmente un po’ scettica - rivela Marianna Palella, amministratore delegato di Citrus Ma noi eravamo convinti del successo, vista la preziosità di questo agrume, confermata anche da numerose ricerche scientifiche svolte dalle Università italiane ed eurol N.15 l APRILE 2016
pee e avvalorata dal logo della Regione Calabria, che spiccava su ogni retina a certificare tipicità, valorizzazione del territorio e della sua gente”. Un prodotto unico, insomma. L’unica pecca del bergamotto, che si è presentata in particolare nell’ultima fase della commercializzazione - quando il caratteristico colore verde della scorza è passato, con la maturazione, a giallo scuro - è l’aspetto dei frutti, che possono presentare naturali imperfezioni. “Cresce a grappolo sulle piante - spiega Paola Pappalardo - pertanto nel punto dove due o più frutti si toccano, la buccia può presentare una colorazione più chiara. Ma si tratta di piccole tracce, che in realtà sono sinonimo di tipicità del prodotto: lo avevamo specificato bene nell’etichetta”. E i consumatori hanno recepito bene il messaggio, infatti la richiesta è aumentata paradossalmente pro-
prio nell’ultimo periodo. “Quando abbiamo interrotto la commercializzazione - continua - siamo stati letteralmente tempestati di telefonate e di richieste in azienda”. La piccola gemma. Ora la nuova scommessa di Citrus riguarda il lancio di un nuovo prodotto nella linea L’Orto Italiano: la Piccola Gemma, una particolare insalata che a prima vista può sembrare una lattuga romana defogliata, ma in realtà nasce così piccola. “È una varietà prodotta in Italia, dalle foglie croccanti e dolci - sottolinea Paola Pappalardo - ideale da condire con olio, limone, un pizzico di sale e l’aggiunta di spezie, gustata cruda oppure passata sulla piastra”. La particolarità, come si può vedere anche nelle istruzioni sull’etichetta, è il consumo suggerito: i cespi si tagliano in due o quattro parti, si adagiano su un piatto, si condiscono e quindi si mangiano con forchetta e coltello. Il prodotto è confezionato intero, con due cespi per ogni vaschetta, e FRUITBOOKMAGAZINE
Piccola Gemma ha le foglie croccanti e dolci, “daLagustare cruda o sulla piastra. Come per il berga-
motto, ora stiamo cercando buyer che credano in noi e vogliano testare questa nuova insalata, ricca di calcio e ferro, che offre un nuovo modo di servire il pranzo o la cena ”, Marianna Palella (Citrus)
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va lavato prima del consumo. “Come per il bergamotto, ora stiamo cercando buyer che credano in noi e vogliano testare questa nuova insalata, ricca di calcio e ferro, che offre un nuovo modo di servire il pranzo o la cena”, sottolinea Marianna Palella. Accanto alla Piccola Gemma, con la primavera Citrus ripropone sui banchi l’insalata Gentilina Rossa, ricca di antocianine, veri e propri antiossidanti naturali, in vendita a un prezzo di 99 centesimi a busta (250 grammi, peso egalizzato). La colorazione rossa è in realtà propria solo della cima delle foglie, che nella parte centrale sono verdi: il sapore quindi non è amaro come nelle varietà rosse tradizionali. Anche questa insalata è prodotta in Italia, nello specifico nel Lazio, e da maggio Citrus la produrrà anche in Romagna, a campo aperto. Altri prodotti di stagione nel prezioso paniere de L’Orto Italiano? Da aprile fino a luglio sui banchi del supermercato troviamo il limone Bianchetto sopra citato, e il pomodoro Sughello, che fino a fine primavera è quello tipico di Pachino, mentre in estate il prodotto viene dalla Romagna. E poi ci sono le spezie (origano, timo e peperoncino), disponibili tutto l’anno, così come l’aglio di Voghiera. Fino a maggio è disponibile il cavolo verde, fino a giugno ci sono gli asparagi e fino a fine luglio si può trovare sui banchi il broccolo pugliese, personalizzato dall’elastico con l’etichetta ‘Ama te stesso’, utilizzaFRUITBOOKMAGAZINE
ta da Citrus per sottolineare il valore di questo prezioso articolo della tradizione italiana mandando un messaggio positivo ai consumatori. Il primo “compleanno” de L’Orto Italiano di Citrus è coronato a fine aprile dalla consegna della prima borsa di ricerca devoluta alla Fondazione Umberto Veronesi nell’ambito di una cerimonia ufficiale svoltasi a Milano. Il lavoro svolto dall’azienda romagnola finalmente ha un nome e cognome: un futuro ricercatore o ricercatrice sarà finanziato nella sua attività di studio grazie all’impegno e alla passione spesi nel corso dell’anno. Dai consumatori in primis, che, con le loro scelte di acquisto, sono stati parte attiva di questa importante causa. “Citrus è l’esempio tangibile di un
nuovo modo di fare mercato e quindi impresa - conclude Paola Pappalardo - Dobbiamo credere in un’economia giusta, in un’economia solidale, tornando a mettere al centro di tutto l’uomo e l’ambiente. Non può esserci crescita senza valori: dobbiamo coniugare sviluppo con equità, mettere al primo posto il rispetto delle relazioni, partendo da solidarietà e giustizia, concetti che l’economia degli ultimi anni ha perduto. Se alla base ci sono valori da esprimere, contenuti da divulgare, e passione da comunicare e trasmettere, le soddisfazioni arrivano da sole. Per noi si concretizzeranno nel sostenere nuove borse di studio e nuovi giovani ricercatori, nel promuovere la salute e la scienza”.
l N.15 l APRILE 2016
Bye bye nicchia, iI bio alla prova della crescita Quando la domanda rischia di superare l’offerta Eugenio Felice
IL VIDEO DISRUPTIVE THE ORGANIC EFFECT
Vola il mercato del biologico in Europa. Anche in Italia, che a livello di consumo rappresenta il quarto mercato dietro a Germania, Francia e Regno Unito. Le stime parlano nel 2015 di una crescita tra il 15 e il 20 per cento a seconda del canale di vendita e della categoria. A dispetto della crisi, che invece si è fatta e si fa sentire pesantemente sui prodotti convenzionali. Il rapporto annuale Bio in cifre 2015 pubblicato dal Sinab stima un valore del mercato biologico al consumo pari a poco più di 2 miliardi di euro contro i quasi 8 miliardi della Germania e i quasi 5 della Francia. Siamo indietro quindi rispetto ai Paesi più sensibili al bio ma in forte crescita. Abbiamo intervistato Tommasino Fusato, direttore commerciale e socio fondatore di Brio Spa, una delle pochissime aziende specializzate nella commercializzazione di prodotti biologici, con
DI COOP SVERIGE
Foto: NextVideoProduction.com
Anche in Italia il biologico è decollato. Cresce a doppia cifra in un mercato che invece flette e ormai si trova con facilità anche presso la grande distribuzione non specializzata. Se il trend proseguirà con questo passo anche il problema della rotazione potrebbe diventare presto un ricordo, dando un nuovo slancio alla crescita. Abbiamo chiesto a Tommasino Fusato, direttore commerciale e socio fondatore di Brio, di farci un quadro della situazione, vero e senza giri di parole
GUARDA IL VIDEO! un fatturato consolidato di 62 milioni di euro (rif. 2015). Dal 2012 Brio è socia di Alce Nero e dal 2014 vede tra i suoi soci, al fianco della Cooperativa La Primavera, anche Alegra, Agrintesa e Apo Conerpo. Il nuovo assetto ha permesso non solo uno sviluppo commerciale grazie ad Alegra ma anche di poter contare su una nuova e vastissima base produttiva.
La foto di questa pagina è stata scattata al Macfrut 2012. Da pochi mesi era stato annunciato l’ingresso di Brio nel capitale sociale di Alce Nero, uno dei brand del biologico più noti in Italia al consumatore finale. Oggi tutta l’ortofrutta commercializzata da Brio non a private label esce con il marchio Alce Nero: nei primi tre mesi del 2016 è cresciuta di oltre il 60 per cento.
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Il 2015 è stato un anno record per le vendite del biologico in tutta Europa, Italia compresa. Come sono andate le cose per Brio e quali sono stati i mercati per voi più trainanti? TF: Lo scorso anno è stato piuttosto positivo dal punto di vista commerciale, oltre ad essere stato un anno importante per la nostra organizzazione, essendo stato il primo dopo l’ingresso nel gruppo Apo Conerpo. Il fatturato aggregato di Brio è cresciuto del 10,5 per cento raggiungendo i 62 milioni di euro, con l’estero che ha inciso per il 45 per cento. Il mercato interno è stato trainante, con un +15 per cento, grazie anche ai nuovi clienti che ha portato in dote Alegra. Il brand Alce Nero - storica azienda italiana del biologico, di cui Brio con i suoi agricoltori è socia dal 2012 - contraddistingue oggi tutte le nostre referenze non a private label e ha un grande appeal sul fruitore italiano. Non per niente è il marchio biologico più venduto in Italia dopo le private label secondo gli ultimi dati Nielsen. Ci sta dando grandi soddisfazioni, con un’accelerazione nei primi tre mesi del 2016, in cui le vendite sul mercato interno dell’ortofrutta hanno registrato un +66 per cento a volume rispetto allo stesso periodo del 2015. Per quanto riguarda l’estero, l’area più evoluta nel biologico rimane il nord e il centro Europa, anche se inizia a farsi sentire una certa pressione sui prezzi, soprattutto in Germania. Sta crescendo molto la Francia, dove abbiamo registrato nel 2015 vendite in aumento del 20 per cento, mentre l’Est Europa e la Spagna assorbono ancora poco prodotto pur avendo buone prospettive di sviluppo. L’Italia cresce ma rimane indietro rispetto ad altri mercati europei. Il recupero a cosa è dovuto? Alla GDO non specializzata sul bio che ha dato più attenzione a questa nicchia in crescita? TF: Diciamo che l’Italia parte da livelli bassi, sotto al 2 per cento per l’ortofrutta, quindi è facile fare una crescita a doppia cifra. Paragonati ad altri Paesi, siamo ancora piuttosto indietro, mi aspetto quindi che la crescita prosegua a ritmo sostenuto. Il biologico è stato sdoganato da prodotto di nicchia: gli ultiFRUITBOOKMAGAZINE
mi dati dicono che il 75 per cento delle famiglie italiane comprano biologico, perché sensibili ai valori che ci stanno dietro. La GDO non ha fatto altro che allineare l’offerta a questa domanda crescente, constatando peraltro che il biologico porta valore anche sullo scaffale, aumentando gli scontrini, in anni in cui l’erosione del valore è stata evidente in un po’ tutte le categorie merceologiche, compresa l’ortofrutta. Per la GDO non specializzata sul bio, che copre oggi circa la metà del mercato, vedo un enorme potenziale ancora inespresso, basta vedere quello che succede in altri Paesi europei.
RIPARTIZIONE DELLE VENDITE BIO PER CANALE DISTRIBUTIVO E PER PAESE Dati 2013/2014 (valori%)
GERMANIA
31
FRANCIA
35
REGNO UNITO
AUSTRIA
18
72
13
40
35
15
78
13
9
78
17
5
90
SVEZIA
10
83
DANIMARCA OLANDA
10
47
15
ITALIA SVIZZERA
59
38 Specializzati
17 62 Gdo
Altri
Fonte: ISMEA l N.15 l APRILE 2016
Il bio è stato sdoganato da prodotto di nicchia. “Paragonati ad altri Paesi europei siamo ancora piut-
tosto indietro. La GDO non specializzata ora è più attenta perché sono aumentati i consumatori che chiedono bio. Vedo per questo canale un enorme potenziale di crescita ”, Tommasino Fusato (Brio)
Tommasino Fusato, classe 1964, coniugato, è il direttore vendite di Brio Spa, società nata nel 1993 come braccio commerciale della Cooperativa Primavera di Campagnola di Zevio (Verona). Dopo gli studi in agraria, Fusato è stato tra i soci fondatori di entrambe le società, specializzate esclusivamente nell’agricoltura biologica.
zione propria sul totale commercializzato superiore al 50 per cento rispetto ad un dato che ad oggi è inferiore al 40 per cento.
Aumenta la domanda, dovrà aumentare anche l’offerta. Voi cosa state facendo in proposito? TF: L’entrare a far parte di un gruppo come Apo Conerpo ha significato ampliare di tanto la base dei produttori - la sola Agrintesa ha 4.500 soci - che ora, grazie al nostro know-how possono decidere se convertire l’azienda al biologico, soprattutto in quegli ambiti dove oggi il convenzionale incontra più difficoltà. Era del resto uno degli obiettivi della aggregazione. Abbiamo un progetto importante di conversione di superfici agricole perché oggi su alcune referenze la domanda supera l’offerta. Certo è un passaggio che richiede i suoi tempi e che va fatto in modo rigoroso. Prevediamo di aumentare le produzioni dei soci tra il 15 ed il 20 per cento ogni anno, per arrivare nel 2019 ad avere un’incidenza della produl N.15 l APRILE 2016
A volte ci capita di vedere sugli scaffali frutti o ortaggi “stanchi”. La shelf-life del biologico è più bassa rispetto al prodotto convenzionale? TF: Il problema forse maggiore che ha oggi il biologico è la bassa rotazione. Rispetto ai prodotti convenzionali stanno di più sugli scaffali e questo può scoraggiarne l’acquisto. Aumentando i volumi di vendita questo ostacolo potrà essere tranquillamente superato, è solo questione di tempo. Quando l’Italia arriverà alla soglia del 5 per cento il problema della rotazione non ci sarà più. Vorrei anche sfatare il mito della bassa conservazione: i prodotti biologici sono generalmente meno spinti e hanno meno acqua rispetto a quelli convenzionali, potremmo dire che sono più rustici, quindi in diverse referenze la shelflife è addirittura superiore. L’unica eccezione può essere la frutta estiva, dove nel convenzionale si fanno trattamenti antimuffa importanti e talvolta davvero eccessivi. Quali sono in generale le problematiche dell’Italia e su cosa si dovrebbe lavorare per far crescere i consumi di biologico? TF: Un problema è che si fa ancora fatica a vendere nella GDO il biologico sfuso mentre all’estero si fa da tempo. Non è un problema di normativa ma di procedure: nel punto vendita ci vogliono quegli accorgimenti per separare in modo chiaro, agli occhi dell’acquirente, il prodotto biologico da quello convenzionale. Finora si è scelta la via più semplice, il confezionamento, che però incide sui prezzi di vendita e aumenta il gap con il convenzionale, rendendolo meno FRUITBOOKMAGAZINE
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Cosa rispondo agli scettici? I valori del bio sono “entrati nel sentire comune. È meglio usare pesticidi
chimici o sistemi naturali che non inquinano l’ambiente? È meglio un’agricoltura che tutela il territorio e la biodiversità o un’agricoltura industriale? C’è bisogno di rispondere? ”, Tommasino Fusato (Brio) 98
STIMA DEL MERCATO RETAIL DEI PRODOTTI BIOLOGICI IN ITALIA NEL 2014 (ALIMENTARI E NON FOOD)
CANALI
VENDITE .000€ QUOTE CANALI
Grande distribuzione organizzata
855.000
39,9%
Specializzati di cui:
760.912
35,5%
• Grandi specializzati (almeno 250 mq)
314.500
41%
• Medio-piccoli specializzati (< 250 mq)
446.412
59%
Mercatini, vendite dirette, Gas, e-commerce 215.000
10,0%
Negozi tradizionali
191.203
8,9%
Farmacie
108.200
5,1%
Erboristerie
12.209
0,5%
Parafarmacie
1.664
0,1%
TOTALE
2.145.188
100%
Fonte: ISMEA
accessibile al grande pubblico. Le cose oggi stanno cambiando e ci sono già alcune catene distributive che stanno facendo dei test con isole a tema e i primi risultati sono decisamente incoraggianti. Non mancano gli scettici. Basta vedere la copertina del mensile di Altroconsumo di settembre 2015 che titolava “Non crediamo in bio”. O agli scandali sugli enti di certificazione come Suolo e Salute. Voi cosa rispondete? TF: La nostra posizione è semplice, la popolazione è più avanti dei giornalisti e degli scettici: i valori del bio sono entrati nel sentire comune. È meglio usare pesticidi chimici o sistemi naturali che non inquinano l’ambiente? È meglio un’agricoltura che tutela il territorio e la biodiversità o un’agricoltura industriale? Le risposte sono piuttosto semplici, non crede? Comunque Assobio, l’associazione delle imprese FRUITBOOKMAGAZINE
DISTRIBUZIONE % DELLE VENDITE PER CATEGORIA MERCEOLOGICA NEI GRANDI NEGOZI SPECIALIZZATI - 2014 Cura casa 1,4%
Gelati e surgelati 1,2%
Bevande 8,9%
Altro 0,6%
Ortofrutta 10%
Pet Care 0,3%
Cura persona 10,3% Prodotti alimentari freschi 19,1% Food confezionato 48,3%
48%
19%
10%
QUOTA VENDITE FOOD QUOTA VENDITE QUOTA VENDITE CONFEZIONATO ALIMENTARI FRESCHI ORTOFRUTTA Fonte: ISMEA
del biologico italiano, ha dato la parola alla scienza, riunendo in un volume da poco dato alla stampa tutti gli articoli scientifici pubblicati negli ultimi anni sul tema, che dimostrano la netta superiorità del bio sia per l’ambiente che per la salute umana. Ci sono poi studi avanzati che ipotizzano che le piante, senza l’aiuto della chimica, vadano sotto stress e sviluppino naturalmente degli elementi che le aiutano a combattere gli attacchi esterni. Elementi che poi trol N.15 l APRILE 2016
1993 45% 34 % 7 62 67
Brio in cifre (dati riferiti al 2015*) anno di mila tonnellate costituzione quota export* commercializzate* milioni di € crescita piattaforme ortofrutta di fatturato (5 in Italia) Alce Nero aggregato* primo trimestre 2016
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Brio lavora con numerose catene distributive in tutta Europa fornendo prodotto a private label. Dal 2012 Brio è socia di Alce Nero, il brand del biologico più venduto in Italia dopo le private label, secondo gli ultimi dati Nielsen. Il progetto Alce Nero si sviluppa su una linea di prodotti ortofrutticoli biologici freschi che si contraddistinguono, rispetto a quanto offre il mercato, per una qualità superiore e una comunicazione che enfatizza gli aspetti sensoriali, valoriali e la destinazione d’uso. La gamma Alce Nero comprende anche una linea top, composta da varietà selezionate cui è stato dato un nome indentificativo.
viamo nelle foglie e nei frutti, e che sarebbero estremamente importanti per la salute umana. Un discorso diverso invece è il falso bio, una piaga che penalizza sia il consumatore finale che gli operatori seri. Fortunatamente il biologico è la filiera più controllata dell’agroalimentare e, per quanto ci riguarda, siamo i primi a fare scrupolosi controlli lungo la filiera. Certo le garanzie e i controlli possono essere ulteriormente migliorati in quanto fondamentali per mantenere la fiducia del consumatore e tutelare le aziende serie. È chiaro però che maggiori garanzie incidono sul prezzo di vendita e di questo dovrebbe tenere conto la GDO, che in molti casi pare ancora troppo orientata al prezzo. Biologico, residuo zero, biodiversità, equo e solidale, biodinamico: possono convivere o uno rischia di cannibalizzare l’altro? Qual è la vostra posizione? TF: A parte il residuo zero, che non può convivere con il biologico e, nonostante se ne parli da tanti anni non ha riscosso un gran successo, tutto il resto, quindi l’etica, la biodiversità e la filosofia alla base della biodinamica, fanno già parte dei valori del biologico e potrebbero in futuro diventare dei pre-requisiti per ottenere la certificazione bio. Siamo partiti l N.15 l APRILE 2016
quasi 30 anni fa per cambiare l’agricoltura italiana. Non dico che tutto diventerà biologico, ma sono convinto che il metodo bio, con l’aiuto della ricerca, nei prossimi decenni diventerà preponderante. La biodinamica è un ulteriore evoluzione, la frontiera di una coesistenza sostenibile con ciò che ci circonda ancora più avanzata. Il recupero delle diversità genetiche va sviluppato nel biologico, come possiamo immaginare la biodiversità a braccetto con la chimica ? Infine una domanda un po’ marzulliana: si può fare innovazione nel biologico? TF: Noi abbiamo già standard superiori rispetto alla normativa europea. Stiamo lavorando sull’aspetto gustativo, per avere frutta e ortaggi che siano biologici ma anche più buoni rispetto al convenzionale, cosa che non sempre accade oggi. La ricerca sul bio, soprattutto a livello varietale ma anche come tecniche colturali, ha ancora da fare grandi passi in avanti. Quindi certo, si può e si deve fare innovazione nel biologico. In tutto il mondo le leggi sul bio si assomigliano e nelle revisioni periodiche le innovazioni vengono di volta in volta recepite.
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La gestione non basta, Veronamercato spinge sullo sviluppo del business Uno sguardo all’interno del Mercato all’ingrosso italiano che destina più ortofrutta all’estero Eugenio Felice
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Il Centro agroalimentare di Verona rappresenta per organizzazione, posizione, aziende commerciali insediate e vocazione all’estero un unicum nel panorama italiano dei Mercati all’ingrosso. La società di gestione, Veronamercato, presieduta da Gianni Dalla Bernardina e diretta da Paolo Merci, ha promosso la costituzione di una cabina di regia unica con Camera di Commercio, Aeroporto, Veronafiere e Quadrante Europa per favorire lo sviluppo internazionale delle imprese ortofrutticole Negli ultimi 20 anni le grandi superfici di vendita hanno sottratto quote crescenti al dettaglio tradizionale nella distribuzione dell’ortofrutta. I Mercati all’ingrosso, anello fondamentale di collegamento tra la produzione e i venditori al dettaglio, hanno così vissuto un progressivo ridimensionamento dei volumi movimentati. Una storia ben nota agli addetti ai lavori. Quello che spesso non si dice, però, è che queste strutture, oggi in buona parte ammmodernate grazie alla Legge 41/86, sono, almeno per quanto riguarda le realtà principali, ancora vivaci e ricche di progettualità, utilizzate dalle catene distributive e animate da operatori che lavorano abitualmente sia con la GDO che con l’estero. All’Ortomercato di Milano potete incontrare il compratore di Esselunga come a Verona quello di Maxi Di (Selex). Perché nei fatti, i moderni centri agroalimentari, sono delle straordinarie piattaforme logistiche in cui operano aziende altamente specializzate nella fornitura di ortofrutta. Quindi, la verità, è che oggi ci sono Centri agroFRUITBOOKMAGAZINE
alimentari che lavorano più con la GDO che non con il piccolo dettaglio. È il caso di Verona, l’esempio più eclatante e virtuoso, che attraverso 62 aziende concessionarie, destina il 50 per cento dell’ortofrutta all’estero, il 35 per cento alla GDO e solo il 5 per cento al piccolo dettaglio. Un Centro che ha dalla sua una posizione strategica unica, una presenza qualificata di aziende commerciali insediate e un’eccellente organizzazione complessiva, che non si limita alla gestione immobiliare. “Stiamo lavorando - afferma Gianni Dalla Bernardina, presidente della società di gestione - per dare un nuovo slancio a Veronamercato. Siamo con soddisfazione il terzo Mercato italiano ma non basta, vogliamo essere una realtà aggregatrice in grado da una parte, di fornire servizi innovativi e, dall’altra, di diventare un palcoscenico di eventi a ritmo ravvicinato. Il Mercato avrà al suo interno la Borsa Merci di Verona, laboratori di analisi e stiamo lavorando per la presenza di un distaccamento del Nucleo Antisofisticazioni alimen-
Veronamercato Spa è la società che ha la proprietà e la gestione del Centro Agroalimentare di Verona. Costituita nel 1989, ha nel Comune di Verona l’azionista di maggioranza assoluta. Secondo azionista è la Camera di Commercio di Verona. Il Centro Agroalimentare di Verona è operativo dal 28 aprile 2003 e si estende su un’area di 550 mila metri quadrati all’interno del Quadrante Europa, recentemente riconosciuto primo interporto europeo. Si colloca tra i primi Mercati all’ingrosso in Italia e al primo posto nel Veneto. Ogni anno il Mercato ortofrutticolo e le piattaforme all’interno del Centro movimentano oltre 400 mila tonnellate di ortofrutta. La società aderisce dal 2015 a Italmercati, la rete che riunisce i principali Mercati di interesse nazionale di Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Nella foto a lato, da sinistra, Gianni Dalla Bernardina e Paolo Merci, rispettivamente presidente e direttore generale di Veronamercato Spa.
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Foto: NextVideoProduction.com
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tari. Stiamo inoltre pensando ad eventi legati al business”. “Sulla fiera italiana dell’ortofrutta - prosegue Dalla Bernardina - pensiamo anche noi che debba essere unica e con una grande impronta internazionale. Nello stesso tempo riteniamo che le capacità per fare questo non stiano solo da una parte. Se vogliamo la fiera unica dobbiamo gettare le basi di un percorso comune tra i soggetti in grado di realizzarla. Quest’anno a Verona, con Fruit&Veg System, gettiamo un seme. Siamo nello stesso tempo consapevoli che oggi seml N.15 l APRILE 2016
pre più bisogna fare squadra. Veronamercato su questo parte dal Sistema Verona. Abbiamo lanciato un protocollo d’intesa che, oltre a noi, coinvolge Veronafiere, l’aeroporto Valerio Catullo, l’interporto Quadrante Europa e la Camera di Commercio per fare sintesi su alcuni progetti che richiedono una cabina di regia territoriale. L’iniziativa è stata accolta positivamente ed è in corso di avanzata attuazione. Con il Sistema Verona alle spalle, potremo far valere le nostre ragioni a livello nazionale e anche all’estero perché Verona ha
una forte vocazione internazionale. La globalizzazione dell’economia impone la necessità di sviluppare a tutto campo un serio processo di internazionalizzazione. Per questo abbiamo ritenuto indispensabile raccogliere tutte le risorse disponibili sul territorio per avviare un nuovo percorso. Nella partita che si giocherà a livello fieristico poi, Verona e Veronamercato vogliono avere un ruolo. Del resto sul know-how fieristico Verona ha una valenza indiscutibile, come conferma il recente, rinnovato successo di Vinitaly”. FRUITBOOKMAGAZINE
Nella foto a lato un camion della catena distributiva Tosano in fase di carico a Veronamercato. Tosano, che quest’anno dovrebbe superare il mezzo miliardo di euro di fatturato, dispone di una ampia piattaforma all’interno del Centro agroalimentare di Verona. Tra le altre catene che fanno acquisti abitualmente nel Centro ci sono Maxi Di (Selex), Rossetto, Martinelli, Migross, Metro Dolomiti e Poli. Nel palazzo direzionale ha sede Bellafrut, che ha come principale cliente Lidl. Di fronte al Mercato hanno sede sia Eurogroup Italia (Rewe) che Aldi.
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VERONAMERCATO, EXPORT E ORTAGGI STRATEGICI - 2015 HO.RE.CA. E FRUTTIVENDOLI 5%
Varie* 4% Frutta secca 0,5% Agrumi 12,5%
Ingrosso 10%
Estero 50%
Ortaggi 53,9%
Frutta fresca 32,7%
GDO 35%
Fonte: Veronamercato
Veronamercato, i volumi movimentati dal Mercato ortofrutticolo (escluse piattaforme) 2014
Kg
2015
Kg
Diff. %
ORTAGGI
194.900.485
185.452.319
- 4,85 %
FRUTTA FRESCA
106.286.960
112.430.588
5,78 %
1.862.349
1.762.815
- 5,34 %
AGRUMI
51.186.779
42.948.951
- 16,09 %
VARIE*
1.181.040
1.393.030
17,95 %
355.417.613
343.987.703
- 3,22 %
FRUTTA SECCA
COMPLESSIVO Fonte: Veronamercato FRUITBOOKMAGAZINE
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fiera italiana dell’ortofrutta? Deve essere unica “e La con una grande impronta internazionale. Ritenia-
mo che le capacità per fare questo non stiano solo da una parte e che Verona sul know-how fieristico abbia una valenza indiscutibile, come conferma il Vinitaly ”, Gianni Dalla Bernardina (Veronamercato)
“Dare un volto nuovo a Veronamercato - conclude il presidente per farla diventare una piattaforma erogatrice di servizi avanzati non significa dimenticare gli operatori che sono anzi, è bene precisarlo, i principali e veri destinatari dei nostri servizi e della nostra attenzione”. Ma cosa sta facendo nei fatti Veronamercato? Lo abbiamo chiesto al direttore generale Paolo Merci: “Quest’anno 1 milione e mezzo di euro saranno investiti per le coperture che riparino clienti e fornitori, in particolare i piccoli dettaglianti, nelle aree di carico-scarico, dagli agenti atmosferici. Recentemente abbiamo ultimato un sofisticato sistema di video sorveglianza che a breve sarà implementato con un sistema di controllo accessi innovativo per migliorare il controllo delle operazioni di mercato e la sicurezza degli utenti. Fino ad oggi ci siamo occupati di amministrare al meglio gli spazi del Centro. Siamo l’unico Mercato in Italia a disporre di un sistema di gestione certificato secondo le norme Iso 9001 (qualità), Iso 14001 (ambiente) e Ohsas 18001 (sicurezza). Sul tetto del Mercato Ortofrutticolo da alcuni anni è stato realizzato un impianto fotovoltaico che si estende su una superficie di 60.000 metri quadrati e produce circa 1,8 Megawatt l’anno. L’attenzione verso l’ambiente è testimoniata anche dal fatto che abbiamo raggiunto il traguardo di oltre l’80 per cento di raccolta differenziata, un primato nazionale tra l N.15 l APRILE 2016
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i Mercati all’ingrosso. Siamo attivi anche sul sociale, con le visite delle classi delle scuole del territorio, un percorso formativo iniziato nel 2007 che prosegue con grande impegno e soddisfazione, e con le donazioni di frutta e verdura rimaste invendute ma ancora idonee al consumo a chi ne ha bisogno, nell’ambito del progetto Rebus - recupero solidale”. “Ma è arrivato per noi il momento di investire nel marketing - prosegue Merci - per fare di più e attrarre nuovi operatori. Per questo abbiamo a suo tempo favorito la nascita di Veronamercato Network,
una rete di imprese che ha come obiettivo la fornitura di nuovi servizi alle imprese, rivolti soprattutto all’internazionalizzazione, e oggi appoggiamo Fruit&Veg System. Per questo abbiamo investito in Fruit Logistica anche nel 2016 portando la superficie di Veronamercato a 280 metri quadrati, 70 in più rispetto al 2015 e partecipiamo con stand a Fruit Attraction a Madrid. Per questo, infine, abbiamo investito in nuove risorse per promuovere incontri b2b tra operatori commerciali coinvolgendo importanti buyer provenienti dai Paesi esteri, al fine di favorire lo sviluppo imprenditoriale delle aziende del Centro e del territorio.
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Store tutti nuovi e tanta qualità, Lidl fa sul serio Guarda la nostra video intervista esclusiva, leggi il QR sotto Eugenio Felice
Lidl Italia continua il piano di investimenti in Italia. Nella sola giornata di giovedì 25 febbraio ha inaugurato nove aperture con 140 assunzioni. Tutti i punti vendita aperti rispondono al nuovo format, più elegante e più green, grazie a impianti fotovoltaici installati sul tetto, ampie vetrate che migliorano la luminosità interna e un layout più agevole, con corsie più spaziose e una disposizione dei prodotti più intuitiva e visivamente più efficace, in cui l’ortofrutta è protagonista
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Il 25 febbraio sono stati inaugurati i punti vendita di Roma (Via Tiburtina e via Bullicante), Vasto (Ch), Bussolengo (Vr), Corbetta (Mi), Lecce, Palermo, Oristano e Camposampiero (Pd). Tutti i punti vendita aperti, che nei primi quattro giorni hanno registrato il tutto esaurito, rispondono al nuovo format che sarà implementato su tutta la rete europea nei prossimi anni e che è stato inaugurato nel novembre 2014 nello store di Arcole (Verona), dove ha sede anche Lidl Italia. Il format è innovativo, unisce un design moderno e raffinato a soluzioni più green, come gli impianti fotovoltaici, le lampade a led, le ampie vetrate che migliorano la luminosità interna e i frigo dotati di porta. Il layout è più agevole, con corsie più spaziose e una disposizione di prodotti più intuitiva e visivamente più efficace, grazie all’eliminazione della cartellonistica verticale che scende dal soffitto. All’ingresso
E IL REPARTO ORTOFRUTTA
Nell’aprile 2013, sotto Pasqua, sono andati in onda sulle principali reti televisive nazionali degli spot Lidl di grande effetto in cui si faceva un invito agli italiani poi diventato vero e proprio slogan della catena: “Non cambiare stile di vita, cambia supermercato”. Molto lo stupore tra gli addetti ai lavori, che l’hanno letta come una trovata pubblicitaria per quello che è sempre stato considerato “il” discount. Chi l’avrebbe mai detto invece che, da lì a tre anni, l’innovazione sarebbe stata tale che oggi non c’è niente di male a definire Lidl un supermercato? Anzi, diremo di più. Gli store di nuova generazione si presentano molto meglio della maggior parte dei negozi delle altre insegne che si trovano in Italia. E non parliamo solo di un vestito, c’è anche tanta sostanza, con una qualità dei prodotti elevata, in ogni reparto. Non è un caso che Lidl sia la catena che vince ogni anno più riconoscimenti, compreso il Top Fresh Retailer 2016, nella categoria “La catena più innovativa”, premio assegnato proprio dai fornitori di ortofrutta italiani.
I NUOVI STORE LIDL
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IL NOSTRO VIDEO!
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ampio spazio è dedicato al bakery (reparto panetteria). I nuovi store hanno una superficie di vendita di 1.400 metri quadrati, mediamente più grandi del 20 per cento in termini di area di vendita, sono dotati di una grande bussola di ingresso dove poter fare delle attività promozionali e hanno ampi locali dedicati al personale (spogliatoi separati per maschi e femmine, mensa con cucina, spazio relax, zona fumatori, sala per corsi di forl N.15 l APRILE 2016
mazione). Dal punto di vista occupazionale, le aperture del 25 febbraio hanno permesso all’azienda di assumere oltre 140 nuovi collaboratori e il piano di sviluppo prevede ulteriori 30 nuove aperture nel corso del 2016. L’attenzione per il personale è da sempre una delle priorità per Lidl e non è un caso che per il secondo anno consecutivo Lidl Italia ha vinto il Great Place to Work 2016 nella categoria grande distribuzione organizzata. Nel 2015 sono state inserite circa 400 persone all’interno dei punti vendita e delle direzioni generali, compresa la sede di Arcole (VeroFRUITBOOKMAGAZINE
570 20 3,06 110 1º 1º,4 I numeri di Lidl Italia miliardi punti di fatturato vendita al 28/02/2014
miliardo di investimenti in 5 anni
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milioni di fan su Facebook
na) che a breve sarà completamente ampliata e ammodernata con un investimento di 54 milioni di euro. Il nuovo magazzino avrà 45 mila metri quadrati coperti e sarà in parte robotizzato. Avrà annessi uffici direzionali e si occuperà della distribuzione dei prodotti alimentari e non alimentari. La crescita del reparto ortofrutta. La catena negli ultimi anni ha intrapreso un percorso di profondo rinnovamento che ha riguardato ovviamente anche il reparto ortofrutta. Ne abbiamo parlato con Alexander Lennemann (foto sopra), responsabile acquisti ortofrutta per Lidl Italia. “I punti cardine - ci ha spiegato - sono l’italianità, la qualità e la freschezza. Sono aumentate le referenze, passate dal 2010 ad oggi da 70 a 110, con FRUITBOOKMAGAZINE
un incremento superiore al 50 per cento. Di queste, l’80 per cento è di provenienza italiana, una percentuale molto alta considerando che offriamo alla clientela anche frutta esotica che non viene prodotta in Italia. Grande attenzione anche alla sicurezza alimentare: chiediamo ai fornitori di rispettare dei limiti sui residui chimici inferiori rispetto a quelli previsti dalle normative europee e richiediamo prodotto certificato GlobalGap o paragonabile. Questo ci permette di offrire ai clienti solo frutta e ortaggi di qualità e più sani”. “Nella scelta dei fornitori - continua Lennemann - siamo molto esigenti, cerchiamo realtà grandi, affidabili
regioni servite
referenze ortofrutta
e professionali, in grado di rispettare gli standard minimi da noi richiesti. Con i fornitori cerchiamo rapporti duraturi, continui e stabili, per condividere anche progetti a medio e lungo termine. In questo modo possiamo anche garantire la sicurezza dei prodotti. Si instaura un sano rapporto win-win, in cui entrambe le parti crescono, dandosi degli stimoli reciproci, perché i fornitori sanno quali sono le novità dal mondo della produzione ma noi abbiamo il polso del cliente e sappiamo quali sono le sue richieste. Abbiamo fornitori con cui collaboriamo da oltre 20 anni e non facciamo aste settimanali, proprio per evitare di non avere la tracciabilità del prodotto. Questo per noi è un punto fondamentale: vogliamo sapere dove viene raccolto, da chi viene prodotto e se vengono rispettati i nostri requisiti”. Personale strategico. Lidl Italia nel 2015 ha dato il via al più vasto programma di formazione della GDO italiana dedicato a tutti i 570 store manager che operano nei punti vendita dell’insegna distribuiti su 20 regioni italiane. Si tratta di un percorso di oltre un anno, con l’obiettivo di sviluppare competenze manageriali e sociali, attraverso piani di sviluppo personalizzati alternando percorsi di formazione in aula a giornate di training on the job. Solo nel 2015 sono state erogate oltre 58 mila ore di formazione. Il programma di investimenti prevede l’assunzione di 2 mila persone nel prossimo biennio. l N.15 l APRILE 2016
Aldi: quale catena comprerà? È la domanda che si fanno tutti in Italia, perché una cosa è certa, non è verosimile che Aldi, attraverso la controllata austriaca Hofer, possa creare la rete dei punti vendita dal nulla, in un’area, quella del nord Italia, già piuttosto congestionata. Intanto gli uffici della direzione generale di Verona, di fronte a Veronamercato, vedono già una quarantina di effettivi al lavoro. Un’altra incognita è il magazzino: si dice che Aldi sia alla ricerca di un terreno da 30 mila metri quadrati in zona Nogarole Rocca. Si vedrà...
IL FATTURATO IN MILIARDI DI EURO DI 6 GRUPPI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE Var. 14/10
Var. 14/10
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10,7%
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1,2%
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-6,5%
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1,8%
48,7%
-1,5%
6,3%
4,8%
-1,8%
TOTALE 2010
33,68 2011
34,03 2012
34,45 2013
2,34 2,35 2,44 2,49 2,45
2,77 3,07 3,50 3,87 4,12
5,27 5,15 5,08 4,86 4,55
5,70 5,40 5,09 4,76 4,61
6,20 6,44 6,73 6,78 6,86
11,37 11,60 11,58 11,27 11,20
Var. 14/13
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34,07 2014
33,81 Esselunga
Carrefour 2010
Auchan-Sma 2011
Coop 2012
Eurospin 2013
Iper-Unes
2014
Fonte: elaborazione CorrierEconomia
Mediobanca: Eurospin superstar. Lo studio presentato l’8 marzo da Mediobanca su sei catene della grande distribuzione rivela che Eurospin, la catena discount che ha base a Verona ed è presente in tutta Italia, batte Esselunga e Coop sia nella crescita del fatturato nel periodo 2010-2014 (+49 per cento) sia nella redditività, misurata dal l N.15 l APRILE 2016
roe, che è stato del 24,2 per cento contro il 13,6 per cento della seconda che è Esselunga, la quale rimane ai vertici per redditività al metro quadrato. Eurospin torna a vincere nel fatturato per addetto che è di 650 mila euro, il doppio rispetto a Esselunga. Tra i grandi gruppi l’indagine ha escluso Conad e Lidl. Carrefour nel periodo
ha registrato una notevole flessione, con un -13,7 per cento nelle vendite, anche se il 2015 ha segnato un netto recupero (+5,2 per cento). Conad nel quinquennio è cresciuta del 19,3 per cento (il doppio di Esselunga) e ha fatturato 11,69 miliardi di euro nel 2014.
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CRESCONO GLI INVESTIMENTI SU DORÌ, KIWI GIALLO PRECOCE SVILUPPATO IN ITALIA
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Appena costituito, il Consorzio Dorì Europe spinge sull’acceleratore e vede l’ingresso di D&D Frutta, Frutta C2 e Zeoli Fruit in qualità di co-marketer. Il Consorzio è stato costituito il 27 gennaio 2016 da Kiwi Uno, Granfrutta Zani, F.lli Clementi, Summerkiwi France e Summerfruit, quest’ultima titolare della licenza della varietà e del marchio Dorì. Entro fine giugno saranno 115 gli ettari piantati in Italia di questo kiwi giallo precoce selezionato e sviluppato dalle Università di Udine e Bologna. Nel breve termine si punta ad avere 6-8 mila tonnellate di prodotto. È un kiwi a polpa gialla molto interessante, raccolto 35 giorni prima di Hayward, con un
UNITEC, DALLE ESPERIENZE DI LONGOBARDI, SADO E SAMMO NASCE UNISORTING
È nata Unisorting Srl, una nuova società che da oggi opera nella realizzazione di tecnologie innovative per il settore ortofrutticolo. Controllata al 100% da Unitec Spa, Unisorting ha nel suo DNA le esperienze, le eccellenze e le specializza-
peso medio di 100 grammi e una bassa incidenza della seconda e dello scarto, una produttività elevata e ottime doti di conservazione. La finalità del Consorzio è la promozione della varietà e il coordinamento commerciale.
zioni di 3 società che hanno contribuito a scrivere la storia degli ultimi decenni del settore: Longobardi Srl, Sado Srl e Sammo Srl. Oggi Unisorting ha preso in mano la guida futura di queste tre esperienze con l’obiettivo di dare ai clienti di queste tre aziende risposte puntuali, innovative e affidabili per ogni loro esigenza. L’esperienza maturata negli ultimi anni da Longobardi Srl sarà fortificata e accresciuta per rispondere in maniera efficace con risultati concreti ai processi di selezione della qualità dell’ortofrutta. La gamma di tecnologie che possono dare efficienti risposte al settore vanno dalle fasi di svuotamento, alle fasi di confezionamento, incluse la pallettizzazione e la raggettatura delle pedane, passando per le fasi centrali di calibratura e selezione della qualità.
LINEA BENESSERE, CULTIVA INSERISCE UNA NUOVA REFERENZA CON CANAPA E KALE ‘Anacardi e Semi di Canapa in insalata’ è il nuovo gusto della linea di IV gamma prodotta da Cultiva - ex OP Valle Padana oggi gruppo globale di aziende agricole con base in Italia e sedi in USA e Regno Unito. La linea è sviluppata in esclusiva per Valfrutta Fresco, che si occupa della commercializzazione e distribuzione. Sei referenze che giocano sull’accostamento inedito di sapori, fra foglie di insalata e novità di verdure, semi, bacche e frutta secca. La nuova referenza è un mix di foglie di kale, gemme di piselli, bietolina e spinacino che aggiunge all’accostamento inedito di sapori delle diverse verdure, un’importante fonte di proteine e magnesio. FRUITBOOKMAGAZINE
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FRUIT ATTRACTION CRESCE ANCORA: DUE PADIGLIONI IN PIÙ E AUMENTO DI SUPERFICIE DEL 20 PER CENTO
Quando mancano sette mesi alla celebrazione dell’ottava edizione di Fruit Attraction, che si terrà dal 5 al 7 ottobre, la fiera ha già superato del 13 per cento la superficie occupata nella scorsa edizione, che aveva registrato un totale di 33 mila metri quadrati. Le previsioni sono di un aumento del 20 per cento. Su questa linea, all’interno del comitato organizzatore, composto da Ifema, Fepex, rappresentanti delle associazioni membri di questa federazione, dalle associazioni della distribuzione, da distributori all’ingrosso e mercati, si sono confermate delle ottime prospettive di partecipazione nel 2016, anno dell’edizione più globale con una partecipazione stimata di 1.200 aziende espositrici provenienti da 30 Paesi e 55.000 professionisti provenienti da 100 Paesi. Terminata la prima riunione per la distribuzione degli spazi dei 6 padiglioni che saranno occupati da Fruit Attraction, emerge una maggiore partecipazione di tutte le regioni spagnole e più in particolare di Andalusia, Murcia, Valencia e Navarra. Anche a livello internazionale si è registrato un aumento della partecipazione di aziende provenienti da Francia, Italia e Paesi Bassi, con l’ingresso di nuovi Paesi quali Costa Rica ed Egitto, che confermano Fruit Attraction come evento commerciale chiave per la produzione, la commercial N.15 l APRILE 2016
lizzazione e la distribuzione. Il grande evento del settore ortofrutticolo, quindi, riceverà quest’anno una maggiore offerta e una più ampia varietà ortofrutticola. Una volta terminato il periodo di iscrizione preferenziale, e fino a pochi giorni prima della fiera, alle aziende che decideranno di esporre alla manifestazione di Madrid sarà assegnato lo spazio disponibile di volta in volta. In questo modo, le aziende potranno sfruttare l’ambiente commerciale che si crea nel Salone, dove potranno incontrarsi, per tre giorni, con i principali rappresentanti del canale della distribuzione nazionale e internazionale. In soli sette edizioni, Fruit Attraction è diventato uno strumento commerciale indispensabile al servizio della commercializzazione di frutta e ortaggi, in un mese chiave per l’interazione commerciale tra domanda e offerta di tutto il mondo. Questo appuntamento di riferimento per gli operatori ortofrutticoli del pianeta riunirà nei padiglioni 3, 4, 5, 6, 7 e 8 della Fiera di Madrid l’intera catena del valore. Il segmento Fresh Produce con frutta e ortaggi freschi; IV e V gamma; frutta secca; congelati e disidratati; frutta e ortaggi per la trasformazione; organic hub, area dedicata al biologico - registrerà nuovamente la partecipazione più alta con il 70 per cento dell’offerta di Fruit Attraction, che a sua volta conterà su una cospicua presenza dell’indotto (fornitori di servizi, semi, soluzioni e attrezzature per la coltivazione e la post-raccolta; trasporti e logistica; gestione degli stock e immagazzinaggio; apparecchiature Pos; consulenza, finanza e assicurazioni).
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“MORE THAN PASTA”, DA PEDON LA PASTA DI LEGUMI VEGANA, GLUTEN FREE E NO OGM
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Presentata ad Anuga e premiata con il Global Competence in Food - Italian Award, la pasta di legumi 100% italiana nasce dalla collaborazione di filiera con Molino Andriani ed è stata protagonista anche all’ultima edizione di Fruit Logistica. Ottenuta da sola farina di legumi, non Ogm, senza allergeni come glutine e soia, certificata Kosher, disponibile anche bio, la pasta di legumi soddisfa ogni stile alimentare. “Cercavamo da anni un prodotto che potesse rendere i legumi più fruibili, e finalmente ecco la soluzione. Siamo convinti che con questo prodotto conquisteremo nuovi consumatori e categorie di mercato”, ha commentato Paolo Pedon.
È ORTOROMI L’AZIENDA DI IV GAMMA CHE HA PRESENTATO PIÙ NOVITÀ A BERLINO
L’Azienda di Borgoricco (Padova), terzo player in Italia nelle insalate di quarta gamma, ha portato a Berlino una premier, i succhi 100% di frutta e ortaggi, in 13 referenze declinate nei formati da 250 o 750 ml, nati dalla partnership con lo specialista portoghese GL. Probabilmente qualcuno di voi li avrà già visti nei punti vendita Ikea. A Fruit Logistica erano in esposizione anche la nuova linea bio di insalate di quarta gamma, in quattro referenze, con packaging bilingue (italiano e inglese); la nuova ciotola Pausa Pranzo Insal’Arte con base vegetale e cubetti di formaggio Auricchio piccante; le vellutate monoporzione da 350 grammi in tre referenze con crostini e cucchiaino; il restyling del packaging del Radicchio Rosso di Treviso IGP di quarta gamma (un’esclusiva OrtoRomi, come il Radicchio Variegato di Castelfranco IGP).
DA ZERBINATI UN BURGER VEGETALE A BASE QUINOA “NON PUNITIVO” Zerbinati si è presentato a Fruit Logistica con uno stand molto bello che richiamava una cascina piemontese. A Berlino l’azienda di Casale Monferrato, giunta alla terza generazione, ha svelato quella che è forse l’innovazione più spinta per le aziende del comparto: un burger 100% vegetale in quattro referenze, gluten free e con alto contenuto di fibre e proteine, grazie alla base quinoa, un superfood sempre più di moda. Molto gradevole il pack in cartone esagonale, che contiene due confezioni microondabili di burger cotti in forno con piattino. “Parliamo di un burger buono e non punitivo”, ha tenuto a precisare Simone Zerbinati. FRUITBOOKMAGAZINE
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RAIS F1, PIACE IL MELONE PRECOCE SICILIANO DELLA HM.CLAUSE, ECOFRIENDLY, DOLCE E AROMATICO È bello, buono e produttivo il melone RAIS F1 che viene raccolto in Sicilia da metà marzo a fine maggio tra Palma di Montechiaro e Licata. La terra del “Gattopardo” infatti è un territorio molto favorevole alle produzioni precoci di melone cantalupo grazie alla latitudine, all’esposizione a sud ed all’azione mitigante del mare: in questa importante zona turistica della Sicilia, posta a pochi km dalla Valle dei Templi di Agrigento, si riesce a raccogliere il melone cantalupo già dalla seconda metà di marzo. Tuttavia la presenza di queste produzioni è piuttosto recente: infatti è grazie allo sviluppo della varietà di melone RAIS F1 di HM.CLAUSE che gli agricoltori possono anticipare il loro periodo di raccolta di circa 30 giorni. Prima dello sviluppo di RAIS F1, in questa zona della Sicilia le produzioni di meloni cantalupo si concentravano prevalentemente nel mese di maggio; soltanto pochi produttori e con alterni risultati riuscivano a raccogliere del melone cantalupo di qualità a fine aprile. Allora la raccolta dei meloni si concentrava in poco più di un mese provocando chiaramente diverse problematiche agli agricoltori e commercianti siciliani: concentrazione dell’offerta con conseguente crollo delle quotazioni dei meloni stessi, difficoltà a garantire i livelli quantitativi e qualitativi alla GDO per un lungo periodo, scarsa competitività con meloni di altre zone di produzione. Tutte queste criticità hanno avuto la loro massima espressione nella campagna del 2015, quando le quotazioni dei meloni sono crollate ai minimi storici e alcune aziende agricole hanno chiuso i loro bilanci in perdita. RAIS F1 è stata la varietà di melone che, grazie alla sua qualità e alla sua precocità, ha fatto guadagnare la filiera siciliana. L’opportunità non ha lasciato indifferenti gli agricoltori e commercianti di Palma di Montechiaro e Licata che già in fase di programmazione dei trapianti (lo scorso novembre) hanno inserito di buon grado RAIS F1, sia sotto forma di piante innestate, per le produzioni precocissime di fine marzo, che con piante franche, per produzioni precoci da fine aprile in poi. Grazie a questa caratteristica di RAIS F1, gli agricoltori siciliani sono in grado di ampliare il periodo di raccolta di circa 30 giorni ed utilizzare per tutta la campagna un’unica varietà, di eccellente qualità e con una lunga shelf life. Tutto ciò permette di valorizzare un territorio ritenuto spesso marginale e soprattutto di fornire al mercato ital N.15 l APRILE 2016
liano, ed anche a quello europeo, il primo melone cantalupo dell’anno made in Italy. Il melone RAIS F1 è infatti fortemente innovativo, perché grazie alle caratteristiche agronomiche della sua pianta altamente rustica, vigorosa e sana, ben si adatta alle condizioni difficili dei trapianti invernali della Sicilia. Molti operatori la ritengono una varietà ecofriendly in quanto fornisce altissime rese con bassi input esterni (poco concime, pochi trattamenti fitosanitari e poca acqua). È veramente amico dell’ambiente RAIS F1, che consuma meno acqua nel suo ciclo produttivo e necessita di pochi trattamenti fitosanitari grazie alle sue naturali resistenze genetiche. Argomenti molto importanti sia per le tasche degli agricoltori, che per la salute del consumatore, che oggi è disposto a pagare bene soltanto un prodotto sicuro e possibilmente italiano.
La sua forma attraente grazie ad un ottima retatura, il calibro ideale, una cavità interna sempre piccola e quindi molto piena, il colore della polpa e soprattutto il gusto molto dolce e intensamente aromatico sono le caratteristiche che fanno di RAIS F1 un melone di altissima qualità, molto apprezzato soprattutto dal consumatore. Insomma un melone per la gioia degli occhi, del tatto e soprattutto del palato. Peculiarità molto importanti per il consumatore moderno sempre più esigente e attento ai suoi acquisti, soprattutto in termini di qualità e sicurezza alimentare. Come può il consumatore riconoscere questa varietà tra le tante offerte? Molto semplice: quando vedrà un melone “beddissimo, retatissimo e sicilianissimo” allora si troverà davanti ad un bel frutto di RAIS F1! FRUITBOOKMAGAZINE
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Giovanni Turrino
Quomi rivoluziona il modo di fare la spesa e di cucinare 112
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denze di cibo sono ridotti al minimo: la scatola si può riciclare nella carta, il polistirolo nella plastica e il gel refrigerante si può riutilizzare come ghiaccio o come borsa d’acqua calda, semplicemente scaldandolo in acqua bollente. Quomi supporta la Fondazione Slow Food, associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi. I valori del “buono, pulito e giusto” sono fondamentali per Quomi, che sceglie con cura prodotti Presidi Slow Food (per esempio i testaroli della Lunigiana e il pistacchio di Bronte) in aggiunta a molti cibi biologici. Quomi nasce dall’idea di due ragazzi trentenni, Andrea Bruno e Daniele Bruttini, che si sono conosciuti lavorando per Zalando e che, quando vivevano a Berlino, avevano l’esigenza di farsi recapitare comodamente a casa cibo italiano di qualità. Recentemente hanno dichiarato: “Abbiamo lavorato duramente negli ultimi mesi per il lancio della nuova piattaforma che rappresenta per noi il primo passo verso una strategia di crescita e consolidamento sul mercato italiano in primis e all’estero in seguito. Vogliamo rivoluzionare il modo in cui gli italiani si approcciano alla spesa: il mondo dell’e-commerce e in particolare del food on line sta crescendo a ritmi vertiginosi in Italia. Il mercato italiano offre grandi opportunità. All’estero l’abitudine di comprare cibo online è ormai esplosa e crediamo che l’Italia seguirà lo stesso percorso. Tutti i numeri lo dimostrano: il food innovation è uno dei grandi trend globali”. l N.15 l APRILE 2016
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