Fruitbook Magazine 28

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LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DEL RESIDUO ZERO In punta di piedi, sul mercato italiano sono apparsi questa estate i primi prodotti a residuo zero. Significa garanzia (certificata) di assenza di residui di fitofarmaci. Quale l’impatto sul biologico e sul convenzionale? IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS

ELNATHEDITORE

N.28 l LUGLIO 2019 l TRIMESTRALE











Editoriale

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Eugenio Felice

I quattro megatrend del 2019 Nella prima parte dell’estate l’Italia ha vissuto un vuoto di produzione di meloni. Per sintetizzare: prezzi alti e bassa qualità. Il risultato è che alcuni gruppi distributivi hanno compensato con prodotto d’importazione. Scadente, penserà qualcuno. Tutt’altro: il melone che abbiamo acquistato da Maxi Di in provincia di Verona di origine spagnola è forse il miglior melone retato che abbiamo mai mangiato. Forma e buccia perfetti, polpa croccante dal colore arancione acceso, gusto piacevole ed equilibrato. Un super melone insomma. Veniamo quindi al primo megatrend: la produzione italiana è sempre meno competitiva, come certifica uno studio Nomisma pubblicato lo scorso giugno, affossata da costi di produzione che sul mercato europeo la mettono sempre più spesso fuori gioco, cui si aggiungono una burocrazia d’altri tempi e una normativa che con facilità trasforma un imprenditore agricolo in un criminale. Non siamo più competitivi: la nostra ortofrutta ha prezzi di 10-20-30 centesimi più alti rispetto ad altre origini. Succede per i kiwi, succede per le mele, succede per la frutta estiva, succede per diverse tipologie di ortaggi. “Thank you, at the moment the prices are very low, lots of Spanish etc.”: questa la risposta di un importatore inglese a un’offerta di susine di un produttore italiano. Solo per fare un esempio. Il secondo megatrend del 2019 è una conseguenza del primo. Per riuscire a vendere ai prezzi di spagnoli, nordafricani, greci, turchi, polacchi, i produttori italiani negli ultimi anni hanno cercato di risparmiare dove possibile, puntando più alla resa per ettaro che alla qualità organolettica. Probabilmente abbiamo raggiunto il fondo. Ne parla Marco Rivoira a pagina 88. Il tema della bontà di quello che finisce nella bocca dei consumatori, che siano italiani o stranieri, diventa cruciale per uscire dalla trappola dei prezzi, su cui la produzione italiana non potrà mai essere competitiva, non nel breve e medio termine almeno. Ed ecco che i prodotti dalle elevate caratteristiche organolettiche stanno performando decisamente bene.

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Il terzo megatrend è il free from applicato agli imballaggi. Il consumatore ne vuole il meno possibile, le sue funzioni di protezione, di allungamento della shelf life, di valorizzazione e di informazione non gli interessano. Se poi gli mettete davanti un imballaggio di materiale plastico il sentimento diventa una vera e propria repulsione. Poi sì, riempie il carrello di bottiglie di acqua naturale e probabilmente fa male la differenziata. Però loro, le isole di plastica, rimangono il pensiero che non lo fa dormire di notte. Quindi ecco che produttori e gruppi distributivi sono tutti alla ricerca di imballaggi il più possibile sostenibili. Infine c’è il residuo zero. Negli ultimi mesi è spuntato con la velocità di un fungo. Le fragole di Fellini, le albicocche di Guidi, le zucchine di Bernardi, i pomodori di Gandini, i meloni di Don Camillo. Solo per fare alcuni esempi. Le grandi organizzazioni di produzione e di distribuzione si stanno interrogando, perché il messaggio e la promessa al consumatore finale sono veramente forti: nessun residuo chimico rilevabile. Quale sarà l’impatto sul biologico e sul convenzionale? Difficile dirlo ora, ma secondo noi una cosa è certa: si tratta di un’onda che nessuno potrà fermare.

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PAG. EDITORIALE I QUATTRO MEGATREND DEL 2019

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IMMAGINI

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BUONE NOTIZIE CONAD ACQUISISCE AUCHAN ITALIA E DIVENTA LEADER DI MERCATO INSIDER COFRUTA È ARRIVATA AL CAPOLINEA LE BANCHE CHIUDONO I RUBINETTI FIERE A FRUIT LOGISTICA 2020 CI SARÀ ANCHE IL PREMIO PER I RETAILER MERCATI - FRUTTA ESTIVA PESCHE E NETTARINE, IMPORTIAMO DALLA SPAGNA OLTRE 100 MILA TONS MARKETING L’ESPERIENZA DI CONSUMO PER SOSTENERE L’ACQUISTO LO STUDIO SUCCHI 100% FRUTTA PERICOLOSI COME LE BEVANDE ZUCCHERATE? L’AZIENDA RESIDUO ZERO E PLASTIC FREE GANDINI SEMPRE PIÙ GREEN SOLUZIONI DONNALIA, FRUTTA SICILIANA TOP IN CONFEZIONI 100% CARTONE LEGISLAZIONE IL DECRETO EMERGENZE AGRICOLE INTRODUCE IL “PREZZO MINIMO” DIGITAL CRESCITA SOPRA LE ASPETTATIVE PER L’E-COMMERCE ALIMENTARE EVENTI TORNA FRESH RETAILER: RIFLETTORI SU GDO E INSPIRING PACKAGING TERRITORI GAVINA, NUOVO SPOT TV PER LA MINI ANGURIA SARDA AMBIENTE DA SINCLAIR BOLLINI COMPOSTABILI IL BRAND DIVENTA SOSTENIBILE TECNOLOGIA CONTROLLO DELLA MATURAZIONE: FYSIUM CONVINCE GLI OPERATORI ANNIVERSARI VÉGÉ FESTEGGIA I PRIMI 60 ANNI AL CENTRO CI SONO I CLIENTI BENESSERE IODÌ TORNA IN COMUNICAZIONE MARCO ORSI COME TESTIMONIAL NEURONEWS NEUROSCIENZE: COME CREARE LA PERFETTA RELAZIONE CON IL CLIENTE ECCELLENZE SOLINDA SI CONFERMA LEADER NELLE MINI ANGURIE SEEDLESS MENS SANA FRUTTA SECCA, IDEALE SE PRESA ASSIEME ALLA FRUTTA FRESCA

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PANORAMA

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iFRESH

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CONTENUTI

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65 / AL PLMA SOLO 4 62 / SONO ALDI E LIDL PREMI PER I GRUPPI I PIÙ INNOVATORI NELLA PRIVATE LABEL

DISTRIBUTIVI ITALIANI

66 / È ITALIANA LA PIÙ AVANZATA VERTICAL

70 / INTERSPAR, A CARPI I NUOVI MONDI. C’È

34 36 38 40 42 44 46

FARM D’EUROPA

ANCHE IL BIO SFUSO

48 50 54 58 60

74 / SI CHIAMA TIARÈ 78 / SEEDLESS, MIDI IL NUOVO MELONE E GUSTOSA: L’ANGURIA DEL LISCIO DI ALTA GAMMA

FUTURO PER NUNHEMS

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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Irene Forte, Salvo Garipoli, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Barbara Righini, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Marco Zanardi

80 / LIDL, CRESCONO 84 / PACKAGING VERDE, LE FORNITURE DALLA IL SETTORE È IN SPAGNA

CERCA DI SOLUZIONI

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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Grafiche Artigianelli Srl - Via E. Ferri 73 25123 - Brescia (Bs) Carta GardaPat 115 gr - Lecta 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero luglio 2019: 8.000 copie

87 / NUOVO VASSOIO 88 / RIVOIRA: “MELE A MELE MONOCARTONE PER UN BIVIO, BISOGNA LA LINEA BIO DI VOG

TORNARE AL SAPORE”

Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Pubblicità ALEGRA APOFRUIT ITALIA BATTAGLIO BONOMO BRIO BRUNO ELIO CAMPIDANESE CONAD CONIP CULTIVA DOLE DONNALIA FRUITBOOKMAGAZINE

69 37 41 25 55 43 45 13 6-7 59 4-5 27

ECOPLASTICA GANDINI ANTONIO JUNGHEINRICH L’INSALATA DELL’ORTO LA COSTIERA LA LINEA VERDE LIDL MELINDA MELONE MANTOVANO IGP METIS NATURITALIA NUNHEMS

2-3 29 10 35 33 21 39 OBC 51 IBC 49 23

ORTOROMI PERLA NERA PEVIANI PIZZOLI RETARDER SINCLAIR UNITEC VALFRUTTA FRESCO VOL

OFC-1 47 31 57 53 91 8 83 61 l N.28 l LUGLIO 2019



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Formula 1 Cavenago (MB), 5 aprile 2020 Sono iniziati i lavori per la costruzione della prima vera vertical farm italiana, su iniziativa della start-up Planet Farms. Sorgerà alle porte di Milano, avrà una superficie di oltre 9 mila mq e sarà in grado di sfornare 40 mila confezioni di insalatine baby leaf e basilico, a residuo zero e con un gusto da “wow” effect.




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Eccelenze alpine Lasa (BZ), 18 giugno 2019 Andreas Tappeiner non è solo uno dei produttori di cavolfiore della Val Venosta ma anche sindaco del comune di Lasa. Il cavolfiore rappresenta il 95% della produzione della vallata e si raccoglie da metà giugno a metà ottobre: 3.700 tonnellate di prodotto di alta qualità grazie al clima ideale della Val Venosta.


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50 milioni Mantova, 18 luglio 2019 A San Giorgio di Bigarello (Mn), proprio a ridosso della A22 del Brennero, il Gruppo Rossetto sta realizzando il nuovo polo logistico che fa parte di un investimento da 50 milioni di euro. La nuova struttura avrĂ una superficie coperta di 70 mila mq. In 8 anni Rossetto punta a raggiungere il miliardo di fatturato.



buone notizie |

Eugenio Felice

Conad acquisisce Auchan Italia e diventa leader di mercato 20

L'acquisizione delle attività di Auchan in Italia permette a Conad di diventare il numero uno della Gdo italiana ma le basi per il raggiungimento di questo risultato sono state messe da tempo grazie a un lungo periodo di crescita organica: in dieci anni il suo fatturato è passato da 9,3 a 13,5 miliardi di euro (2018), con una crescita di oltre il 45 per cento. Il sistema intanto si razionalizza e nasce la prima super cooperativa: si chiama Conad Nord Ovest “Contiamo su 2.500 soci che hanno realizzato una azienda che fa 13,5 miliardi di fatturato e ci apprestiamo in tempi brevi a concludere l'acquisizione del gruppo Auchan Italia e quindi ci attesteremo intorno ai 19 miliardi di euro. Il gruppo Auchan ha 44 ipermercati, 250 supermercati e più di un migliaio di punti vendita in franchising, posizionati in tutta

Italia”, ha dichiarato in un incontro pubblico a Matera dello scorso luglio l’amministratore delegato Francesco Pugliese. “Noi ci stiamo mettendo non solo l’anima ma anche la faccia - ha spiegato Pugliese - perché l'operazione che stiamo conducendo con Auchan Italia è molto pesante: coinvolge 18 mila dipendenti e una impresa che perde un milione di euro al giorno. Siamo convinti di poterla risanare e di salvare posti di lavoro. E di riportare in Italia una impresa che era italiana, la vecchia Rinascente Sma di una volta. è una scommessa che possiamo FRUITBOOKMAGAZINE

vincere, con l'aiuto di tutti, con banche e Governo”. L’acquisizione delle attività di Auchan permette a Conad di diventare il numero uno della Gdo italiana ma le basi per il raggiungimento di questo risultato sono state messe da tempo grazie a un lungo periodo di crescita organica. In dieci anni il suo fatturato è infatti passato da 9,3 miliardi di euro (2009) a 13,5 miliardi (2018), con una crescita di oltre il 45 per cento ed una quota di mercato balzata dal 9,9 per cento del 2010 all’attuale 12,9 per cento. Il 2018 non ha fatto eccezione, nonostante la debolezza del mercato nel suo complesso: il consorzio di dettaglianti guidato da Francesco Pugliese ha visto il giro d’affari aumentare del 3,5 per cento a fronte di un calo dell’1 per cento di tutta la distribuzione moderna italiana. La sua forza è concentrata soprattutto nel canale dei supermercati dove la sua quota sale al 22,4 per cento. In termini di prodotti Conad ha invece potuto contare sui successi della sua marca che, con vendite pari a 3,5 miliardi di euro (+7 per cento rispetto al 2017) e una quota di mercato del 29,2 per cento, è di gran lunga quella di maggior successo in Italia. Per affrontare meglio il mercato, sempre più complesso e competitivo, Conad ha deciso anche di razionalizzare il suo sistema, portando da sette a quattro le sue cooperative, attraverso un processo di fusione. La prima fusione è quella tra Conad del Tirreno e Nordiconad, già votata dalle rispettive assemblee dei soci, che ha portato alla nascita di Conad Nord Ovest. La nuova cooperativa - o meglio la piattaforma territoriale, punto nodale di flussi, persone, imprese e comunità - vale circa 4 miliardi di euro di giro d’affari e può contare su un patrimonio netto di 628 milioni di euro, 381 soci e oltre 16 mila addetti. l N.28 l LUGLIO 2019



insider |

Eugenio Felice

Cofruta è arrivata al capolinea le banche chiudono i rubinetti 22

Alcuni anni fa era successo alla vicina COAP di Badia Polesine (Ro), ora è toccato alla Cofruta - Consorzio Frutticoltori del Tartaro di Giacciano con Baruchella (Ro), presieduto da Natalino Tramarin. Attivo dal ’61, prima realtà a piantare kiwi in Veneto negli anni ’70, forte anche in mele e pere, dal 2016 era in Opera e da fine 2018 socia di OrtoRomi per il progetto estratti. I soci conferitori non saranno liquidati. Ramo d’azienda affittato da Apofruit Italia «La COAP? Siamo arrivati alla frutta», così si apriva un articolo de Il Gazzettino datato 13 agosto 2014 in cui si dava notizia della messa in liquidazione coatta della Cooperativa Ortofrutticola Alto Polesine. La motivazione? La crisi perdurante dei mercati e il forte indebitamento accumulato con gli anni. La COAP si trova a Badia Polesine (Rovigo), a pochi chilometri di distanza dal Consorzio Frutticoltori del Tartaro, noto con l’acronimo Cofruta, di Giacciano con Baruchella. A separarle c’è la SS 434 Transpolesana, ad accomunarle le difficoltà finanziarie. Cofruta fin dalle origini ha raccolto i frutti per cui il territorio polesano è più vocato, in particolare mele e pere, ma anche frutta estiva e fragole. è stata, negli anni ’70, anche la FRUITBOOKMAGAZINE

prima realtà in Veneto a investire nei kiwi (almeno a quanto ci è stato riferito). In anni recenti è entrata prima nella compagine di Opera, poi a fine 2018 è diventata socia di OrtoRomi per fornire la materia prima per gli estratti freschi. Negli ultimi anni però le difficoltà a collocare il prodotto sui mercati - forte l’impatto dell’embargo russo - e le conseguenti liquidazioni sempre meno soddisfacenti hanno causato una progressiva riduzione dei soci conferitori e delle quantità commercializzate: solo fino a pochi anni fa, i soci erano circa 300 contro i 150 di oggi, i volumi di frutta commercializzata attorno alle 20 mila tonnellate contro le 8-10 mila tonnellate dell’ultima campagna, tra mele, pere e kiwi. Nel frattempo l’indebitamento è cresciuto, si parla di circa 12 milioni di euro tra banche, fornitori e conferitori, su un fatturato che nel 2017/18 è stato di 10,7 milioni di euro. Banche che, di fronte alla mancanza di prospettive per il medio termine hanno deciso di non concedere ulteriori linee di credito, facendo precipitare la situazione. A fronte dei mancati pagamenti è stata tolta anche la corrente elettrica. I vertici di Cofruta, a partire dal presidente Natalino Tramarin, hanno bussato a diverse porte per trovare un socio sovventore e dare continuità all’attività dell’azienda, ma senza successo. Ora è tutto finito: i soci conferitori non avranno le liquidazioni, i fornitori hanno passato i crediti ormai inesigibili all’assicurazione, i 40 dipendenti stanno cercando nuove occupazioni, Apofruit Italia ha affittato un ramo d’azienda. l N.28 l LUGLIO 2019



fiere |

Giovanni Turrino

A Fruit Logistica 2020 ci sarà anche il premio per i retailer 24

Quasi 80.000 visitatori provenienti da 135 Paesi hanno partecipato all’ultima edizione di Fruit Logistica lo scorso febbraio a Berlino. E mentre le prenotazioni per l’edizione 2020 (5-7 febbraio) stanno andando a gonfie vele, la fiera ha annunciato che tra le novità ci sarà il Fruit Logistica Award for Retail Excellence”, denominato FLARE, con lo scopo di premiare quei gruppi distributivi che supportano le vedite di ortofrutta con idee innovative e stimolanti Quasi 80 mila visitatori provenienti da 135 Paesi hanno partecipato all’ultima edizione della più importante fiera mondiale per i professionisti dell’ortofrutta e, a fronte di una domanda internazionale di prodotti ortofrutticoli freschi in costante crescita, Fruit Logistica 2020 ha tutte le carte in regola per confermarsi la piattaforma più appropriata per tutte le aziende che mirano a trarre vantaggio da una tale opportunità di crescita, specialmente in Europa. Nonostante la considerevole crescita registrata in Cina, India e negli Stati Uniti, i sei principali mercati europei - Germania, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Russia e Belgio - svolgono tuttora un ruolo predominante nella top ten mondiale dei Paesi importatori di frutta. Anche per quanto riguarda il settore degli orFRUITBOOKMAGAZINE

taggi, le prospettive di crescita in Europa risultano essere considerevoli, motivate prevalentemente dalle propensioni dei consumatori, soprattutto in termini di salute e convenience. Per rendere ancora più ricco e stimolante il programma della fiera, nel 2020 debutterà il Fruit Logistica Award for Retail Excellence”, con l’acronimo FLARE. Si tratta di un premio per quei gruppi distributivi che supportano le vendite di frutta e ortaggi con idee innovative e stimolanti che motivano i consumatori ad aumentare il proprio consumo di prodotti freschi. Tale premio internazionale, che avrà una cadenza annuale, verrà consegnato per la prima volta martedì 4 febbraio 2020 durante il “Fruitnet World of Fresh Ideas”, l’evento di apertura che precede l’inizio di Fruit Logistica. “Il nostro scopo è quello di aumentare il consumo dei prodotti ortofrutticoli freschi. E la vendita al dettaglio è un fattore chiave per questo scopo”, ha dichiarato Madlen Miserius, senior product manager di Fruit Logistica. “Con FLARE vorremmo premiare i venditori al dettaglio che dimostrano un impegno esemplare nel reparto ortofrutta del punto vendita”. Nei prossimi mesi Fruitnet e Fruit Logistica cercheranno esempi di performance eccellenti, una giuria di esperti competente esaminerà e selezionerà i vincitori. Tre le categorie individuate per i premi: “eccellenza nel merchandising”, “eccellenza nella frutta” ed “eccellenza nella verdura”. l N.28 l LUGLIO 2019



mercati

frutta estiva |

Giovani Turrino

Pesche e nettarine, importiamo dalla Spagna oltre 100mila tons Pesche e nettarine, un’eccellenza della produzione agricola nazionale. Questo comparto, tuttavia, sta vivendo da tempo una fase di “forte sofferenza”, con crisi di mercato e forte concorrenza da parte dei Paesi competitor, in primis la Spagna. Ferri (OI): “Futuro in dubbio”

mossa con il patrocinio del Mipaaft. “Le condizioni climatiche avverse del mese di maggio hanno inciso fortemente sugli standard produttivi e la campagna commerciale risulta complessa e difficoltosa e solo lo sforzo unito dell’intera filiera può affrontarla”, ha dichiarato Ferri. “L’obiettivo di questa campagna è quindi quello di fare conoscere di più e meglio, rendendolo attraente agli occhi dei consumatori, un prodotto di eccellenza come le nostre pesche e nettarine. Il racconto del gusto delle diverse varietà e di tutta la filiera produttiva, diventa fondamentale per fare comprendere al consumatore il valore umano, ma anche economico, che sta dietro alla produzione delle nostre pesche. Il ruolo del consumatore è quindi fondamentale in questo momento, perché con la sua scelta di acquisto può incidere davvero su una produzione di eccellenza come questa, che sta soffrendo terribilmente e il cui futuro è incerto”.

“Quest’anno la situazione produttiva di pesche, nettarine e percoche in Italia prevede una produzione di un milione 296 mila tonnellate, che equivale a un incremento del 13 per cento rispetto al 2018”, ha spiegato Gabriele Ferri, coordinatore del Comitato Pesche e Nettarine di Ortofrutta Italia, durante l’incontro che si è svolto a Roma il 17 luglio per presentare la Campagna di promozione istituzionale pro-

ITALIA - Import di pesche e nettarine tonnellate 120.000

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Spagna

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Altri

Fonte: Elaborazioni CSO Italy su dati Istat FRUITBOOKMAGAZINE

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marketing |

Salvo Garipoli*

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In tempi in cui il digital sembra la panacea di tutti i mali, l’esperienza del prodotto vissuta a punto vendita assume il ruolo di driver essenziale al servizio del posizionamento dell’insegna, con lo specifico compito di attrarre, coinvolgere e fidelizzare il consumatore finale. Il customer experience management pone al centro dell’attenzione il cliente e l’interazione con il prodotto. L’esempio del banco refrigerato dove componi tu la tua insalatona on the go Sempre più strategico e rilevante per il nostro settore diventa il customer experience management, una branca del marketing che pone al centro dell’attenzione il cliente e l’interazione con il prodotto. Attraverso questo approccio, il grado di coinvolgimento che l’esperienza genera viene classificato sulla base di 5 modelli (teoria di Schmitt): il primo è rappresentato dall’esperienza che coinvolge i sensi; a seguire l’esperienza che coinvolge sentimenti ed emozioni; l’esperienza cognitiva basata sul coinvolgimento razionale e quelle che includono la fisicità e l’azione, e per concludere, tutte quelle esperienze che derivano dalle interazioni e dalle relazioni con gli altri. Sul fronte distributivo, a livello internazionale, vi segnaFRUITBOOKMAGAZINE

lo, dalla Francia il caso Carrefour express in Avignone (nella foto). All’interno del format di prossimità francese, in una zona a forte vocazione turistica, all’ingresso è stato inserito un banco refrigerato a libero servizio accedendo al quale è possibile creare la propria “insalatona” fresca all’insegna del pasto on the go e del benessere di gusto. Tra una vasta selezione di prodotti pronti per il consumo, cotti e crudi, il modello di vendita risulta votato al convenience e mixa efficacemente la versatilità delle ricettazioni: il consumatore infatti può comporsi la propria insalata a proprio gusto, con il posizionamento di prezzo certo, 1,59 euro a piatto. Tutte caratteristiche in grado di integrare in maniera efficiente l’acquisto d’impulso con il più razionale esborso monetario, in pratica il consumatore ha tutto

quello che serve ad un prezzo accessibile! Una esperienza di acquisto votata al consumo che dimostra che esistono ancora spazi rilevanti per sperimentare soluzioni di vendita in grado di coinvolgere lo shopper ed elevare il percepito e il ruolo della categoria ortofrutticola troppo spesso relegata al ruolo di mera commodity indifferenziata. l N.28 l LUGLIO 2019

*direttore operativo SG Marketing

L’esperienza di consumo per sostenere l’acquisto



lo studio |

Massimiliano Lollis

Succhi 100% frutta pericolosi come le bevande zuccherate? 30

Uno studio shock francese suggerisce un legame tra incidenza del cancro e consumo di bevande zuccherate, mettendo sullo stesso piano drink zuccherati e succhi di frutta al 100% senza zuccheri aggiunti. Lo studio pubblicato sul British Medical Journal, che si basa su un campione di oltre 100 mila francesi intervistati nel corso dell’ultimo decennio, rivelerebbe un’incidenza maggiore nei consumatori assidui di bevande zuccherate, succhi compresi Che le bevande zuccherate non fossero nella lista dei prodotti che è bene consumare ogni giorno e in grandi quantità se si vuole vivere in salute lo si sa da tempo, ma che il consumo di succhi di frutta al 100% possa portare ad una maggior incidenza di cancro, ha colto molti di sorpresa. La notizia che nel mese di luglio si è diffusa a macchia d’olio su social e siti di informazione nasce da uno studio francese pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal. La ricerca - basata sui dati raccolti all’interno dello studio NutriNet-Santé che per un decennio ha indagato tramite questionari le abitudini alimentari di 101 mila adulti francesi, per il 79% donne - mette in chiaro che, sebbene per il momento non sia possibile affermare con certezza che è lo zucchero a provocare il canFRUITBOOKMAGAZINE

cro, un legame tra zuccheri e insorgenza del cancro e in particolare il cancro al seno - sarebbe “suggerito” dai dati raccolti. “Il consumo di bibite zuccherate è cresciuto molto negli ultimi decenni in tutto il mondo - scrivono i ricercatori - e il loro consumo è già stato messo in relazione a maggiori probabilità di sviluppare sovrappeso e obesità, un grande fattore di rischio per l’insorgenza di tumori. è inoltre stata ben documentata la relazione tra queste bevande e diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. Lo studio aggiunge un dato nuovo: bere bevande zuccherate, inclusi i succhi di frutta 100%, può essere associato a un maggiore rischio di cancro”. Insomma, lo zucchero - in tutte le sue forme, e quindi anche quello presente in succhi naturali e senza zuccheri aggiunti - può essere pericoloso perché potenzialmente collegato a rischi di obesità, quindi di cancro. Il fatto però di mettere sullo stesso piano prodotti tradizionalmente molto diversi tra loro non poteva che suscitare un certo allarme generale nell’industria dei trasformati. Immediata la risposta del “Comitato Succhi 100%”, che in una nota stampa sottolinea come la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) abbia recentemente evidenziato l’ammissibilità del consumo di succhi 100% di frutta nell’ambito di una corretta alimentazione in quanto alternativa rispetto alle bevande zuccherate. Inoltre, si legge, “i succhi 100% frutta derivano dalla frutta spremuta e, per legge, non possono contenere zuccheri aggiunti, coloranti e conservanti; sono costituiti per il 90% da acqua, vitamine, sali minerali e fitocomposti e per il restante 10% da zuccheri naturali della frutta d’origine. Quello francese - precisa il Comitato - è solo uno studio osservazionale”. l N.28 l LUGLIO 2019



l’azienda |

Eugenio Felice

Residuo zero e plastic free Gandini sempre più green 32

Orticoltura Gandini, tra le aziende leader in Italia nei pomodori di fascia premium, coltivati in serre tecnologiche con tecniche innovative che le permettono di offrire un prodotto costante, sicuro, sostenibile e dalle elevate caratteristiche organolettiche per tutti i mesi dell’anno, ha ottenuto la certificazione “residuo zero” che si affianca a quella “nichel free”. Al via anche le confezioni 100% “plastic free”. Premio “nuove frontiere” da Confagricoltura “Si attesta che il prodotto pomodoro fresco, nelle tipologie datterino, ciliegino, costoluto, tondo liscio, cuore di bue, grappolo, prodotto da Orticoltura Società Agricola Gandini Antonio S.S. è conforme ai requisiti applicabili del ZSEIT-5-STP-077 (I) Rev.2, specificazione tecnica di prodotto - controllo della filiera vegetale, a garanzia dell’assenza (non rilevabilità analitica) nel prodotto agroalimentare di residui di prodotti fitosanitari”. Ente certificatore DNV, data di emissione 12 giugno 2019. Dopo la certificazione “nichel free”, che attesta l’assenza nei pomodori del noto metallo pesante, cui è allergico in Europa

FRUITBOOKMAGAZINE

il 20 per cento della popolazione, in particolare di sesso femminile (una donna su tre), Orticoltura Gandini ha ottenuto anche la certificazione dell’assenza di residui chimici e delle procedure messe in atto per arrivare a questo risultato, frutto di un attento lavoro di ricerca e sperimentazione svolto all’interno delle serre di Guidizzolo (Mantova). “Abbiamo iniziato questo progetto lo scorso dicembre, con l’obiettivo di ridurre il più possibile i trattamenti sulle piante di pomodoro, utilizzando prodotti naturali al posto di quelli di sintesi, adottando accor-

gimenti specifici e cercando di mantenere la pulizia e l’igiene ai massimi livelli”, ha dichiarato Enrico Gandini, titolare dell’azienda e responsabile di produzione. “Il mercato sta andando in questa direzione - ha aggiunto il responsabile commerciale Mattia Gandini - e in coerenza con questa maggiore attenzione all’ambiente, siamo oggi in grado di fornire, ai clienti che ne faranno richiesta una confezione plastic free: vassoio in cartoncino, flow pack ed etichette compostabili in acido polilattico - PLA di origine vegetale. Rimane sempre alto e costante poi il nostro impegno nella ricerca di nuove varietà di pomodoro, adatte al mercato italiano, dalle elevate caratteristiche organolettiche, per ampliare ulteriormente la nostra gamma”. E a suggellare tutto questo impegno, è arrivato il premio nazionale per l’innovazione di Confagricoltura, categorie “nuove frontiere”. l N.28 l LUGLIO 2019



soluzioni |

Eugenio Felice

Donnalia, frutta siciliana top in confezioni 100% cartone 34

Tra le aziende siciliane più giovani e dinamiche del comparto, la Di Pasquale Ortofrutta di Delia (CL) risponde alle crescenti richieste del consumatore finale in termini di sostenibilità, lanciando una nuova confezione 100 per cento in cartone micro-onda sviluppata in collaborazione con la Carton Pack e proposta per tutti gli articoli estivi di punta, dalle albicocche alle pesche e nettarine, fino all’uva da tavola, tutte di qualità premium e made in Sicily Tra le principali richieste che arrivano dal consumatore finale e dai gruppi distributivi c’è, oggi più che mai, la riduzione dei materiali di confezionamento e l’eliminazione, ove possibile, della plastica. E così sui banchi dei supermercati hanno debuttato imballaggi inediti, in cui la plastica lascia sempre più spazio al cartone. Per rispondere a queste esigenze, la Di Pasquale Ortofrutta di Delia - siamo in provincia di Caltanissetta - ha ideato e sviluppato una nuova confezione in cartone micro-onda monomateriale, completamente privo di plastica, sviluppata in collaborazione con la Carton Pack, tra le aziende leader in Italia nelle soluzioni per l’imballaggio dei prodotti alimentari. La confezione ha debuttato con le albicocche, 500 FRUITBOOKMAGAZINE

grammi di frutti rigorosamente di origine siciliana e di qualità premium, come lascia intendere la grafica, che è accattivante e di impatto. Sul retro sono riportate alcune informazioni e consigli utili per il loro corretto consumo. “è la principale novità di quest’anno”, ci spiega il responsabile commerciale Vincenzo Di Pasquale. “A partire dalla seconda metà di giugno abbiamo inserito queste confezioni in alcuni gruppi della grande distribuzione italiana. La commercializzazione delle albicocche quest’anno è partita con un po’ di ritardo rispetto agli anni passati. A parte gli aspetti climatici, abbiamo deciso di puntare su alcune varietà con caratteristiche organolettiche superiori, capaci di provocare nel consumatore esperienze gustative più appaganti rispetto a quelle suscitate dalle varietà normalmente disponibili sul mercato”. La Di Pasquale Ortofrutta opera da tre generazioni ed è impegnata direttamente in produzione. Nel 2017 ha dato vita al brand Donnalia per valorizzare alcuni dei migliori prodotti siciliani, in particolare albicocche, pesche e nettarine tardive, uva da tavola, fichi d’India e arance. In particolare per la Pesca di Delia è in arrivo anche il riconoscimento IGP. Anno dopo anno, oltre all’impegno sugli aspetti produttivi e commerciali, stanno aumentando anche gli investimenti in comunicazione a sostegno del brand, utilizzando sia mezzi convenzionali che quelli digital, come i social network dove l’azienda è oggi molto attiva. All’inizio dell’estate è stato anche aggiornato il sito donnalia.com l N.28 l LUGLIO 2019



legislazione |

Eugenio Felice

Il decreto emergenze agricole introduce il “prezzo minimo” 36

“Una vittoria per tutto il comparto agroalimentare italiano”, ha commentato il ministro Gian Marco Centinaio. Tra i provvedimenti ci sono il sostegno al settore agrumicolo e l’introduzione del prezzo minimo di vendita per le produzioni agricole, con sanzioni previste per le pratiche sleali, ovvero per i casi in cui l’acquirente stabilisca un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione. A Ismea l’incarico di fissare la soglia minima Con 133 sì, 5 no e 94 astenuti il Senato a metà maggio ha approvato in via definitiva il ddl di conversione del decreto legge per disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricolo e ittico. Il nuovo decreto introduce anche interventi per la promozione dei prodotti agricoli. Il nuovo provvedimento, già approvato alla Camera a fine aprile, oltre a parlare di sostegno al settore agrumicolo del Mezzogiorno, introduce una misura eclatante: il prezzo minimo di vendita per quasi tutte le produzioni agricole. In sostanza il decreto impone che i prezzi di vendita dei prodotti, indicati nei relativi contratti stipulati in forma scritta, non possano essere inferiori ai costi di produzione dei prodotti stessi. A Ismea va l’incarico di fissare la FRUITBOOKMAGAZINE

Abbiamo provato più volte a contattare Ismea nei mesi di giugno e luglio per avere alcune delucidazioni su come e con che frequenza saranno fissati i prezzi minimi dei prodotti agricoli. Non abbiamo ricevuto alcun riscontro. Ma non desistiamo: vi terremo informati.

soglia minima, mentre i controlli saranno a carico dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’AGCM. Sono previste sanzioni per le pratiche sleali, ovvero per i casi in cui l’acquirente stabilisca un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione. “è una vittoria per tutto il comparto agroalimentare italiano”, ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio. “Con misure concrete - ha aggiunto - lavoriamo per ripartire e lasciarci alle spalle le problematiche che hanno coinvolto il settore nell’ultimo anno. Avevo promesso lavoro e impegno per riportare i settori olivicolooleario, agrumicolo, lattiero caseario e ovi-caprino al più presto fuori dalla crisi e competitivi. Adesso ci sono gli strumenti per poterci riuscire. L’agricoltura italiana può e deve diventare protagonista del rilancio dell’economia del nostro Paese, anche a livello internazionale”. “Dobbiamo continuare a valorizzare e sostenere il nostro made in Italy - ha concluso Centinaio promuovere sempre di più le nostre eccellenze in tutto il mondo. Questo è un primo passo, la strada è quella giusta. L’agricoltura italiana non è sola, il Governo c’è ed è al suo fianco, pronto a dare supporto a tutto il settore”. l N.28 l LUGLIO 2019



digital |

Marco Zanardi

Crescita sopra le aspettative per l’e-commerce alimentare 38

Nel 2019 le vendite food&grocery via internet sono aumentate del 39 per cento, contro il 15 per cento dell’ecommerce nel suo complesso. Questo secondo i dati raccolti dall’Osservatorio eCommerce B2C di Netcomm, diffusi nel mese di luglio. La spesa on line in Italia si avvia a sfiorare gli 1,6 miliardi di euro e 4 euro su 10 saranno spesi tramite smartphone. I valori sono ancora lontani da quelli di altri Paesi come Francia e Germania Il Food&Grocery è il settore più dinamico delle vendite online in Italia, con una crescita del 39 per cento (contro il 15 per cento dell’e-commerce nel suo complesso) che, secondo l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano, entro la fine dell’anno lo porterà a sfiorare gli 1,6 miliardi di euro di vendite generate da uno scontrino medio di 52 euro e da 30,7 milioni di ordini, di cui il 51 per cento provenienti da smartphone. La ricerca è stata presentata a Milano lo scorso luglio presso il Campus Bovisa in occasione dell’evento “Food & grocery on line: strategie, numeri e modelli operativi”. Nell’ultimo anno il mercato alimentare in Italia ha rappresentato solo il 5 per cento sul totale di acquisti online e l’1 per cento rispetto ai sistemi tradizioFRUITBOOKMAGAZINE

nali. Un dato che, però, è raddoppiato dal 2017. L’Italia resta ancora lontana dai valori che si riscontrano nei mercati on line di altri Paesi quali Francia, Germania e Regno Unito. Lo smartphone è sempre più fondamentale nella fase di decisione dell’acquisto online. L’analisi di Netcomm rivela infatti che email, sms e notifiche via app rappresentano lo strumento più efficace per raggiungere il cliente e fargli fare il primo passo nel processo d’acquisto: il 22 per cento degli acquisti online sono diretta conseguenza di questo strumento di marketing. Dagli insight raccolti dall’indagine netRetail 2019, lo studio Netcomm effettuato in collaborazione con Kantar, emerge inoltre una crescita della fiducia verso i siti di e-commerce. Gli italiani sono sempre più disponibili a salvare online i propri dati di pagamento per non doverli reinserire in acquisti futuri: il 57 per cento del campione effettua questa scelta se ritiene che il sito di e-commerce sia affidabile. Nel 2018 gli acquisti on line hanno raggiunto in Italia il valore di 15 miliardi di euro per circa 260 milioni di spedizioni. La distribuzione geografica dei flussi logistici ha evidenziato una maggiore concentrazione dell’e-commerce al Nord, con il 56 per cento dei volumi, mentre al Centro e al Sud, con le isole, abbiamo il 23 e il 21 per cento rispettivamente. Nei prodotti, informatica ed elettronica di consumo si sono confermati nel 2018 il primo comparto con un valore di 4,6 miliardi di euro e un tasso di crescita del 18 per cento sul 2017. Tra i settori che hanno superato il miliardo di euro ce ne sono stati due contraddistinti da un ritmo di crescita elevato: arredamento e home living (+53 per cento) e appunto il Food&Grocery (1,1 miliardi, +34 per cento). l N.28 l LUGLIO 2019



eventi |

Eugenio Felice

Torna Fresh Retailer: riflettori su Gdo e inspiring packaging 40

Si svolgerà nella giornata di giovedì 26 settembre, nella suggestiva cornice degli East End Studios di Milano, la quarta edizione di Fresh Retailer: Show & Conference, evento biennale promosso e organizzato dalla nostra testata, in collaborazione con SG Marketing e Retail Institute Italy. Tra le novità ci sarà anche la vetrina “Inspiring Packaging Solutions”. Gdo al centro A chi si rivolge Fresh Retailer? Da una parte al mondo della distribuzione moderna italiana (dall’area acquisti ortofrutta e freschissimi ai responsabili commerciali, dalle funzioni logistiche ai dirigenti fino ai titolari d’azienda), dall’altra al mondo dei produttori, fornitori, esportatori, importatori italiani di frutta e verdura (dai titolari d’azienda ai dirigenti, dai responsabili commerciali alle funzioni marketing e logistica). Di riflesso l’evento si rivolge ai settori collegati, in particolare imballaggio, tecnologia e logistica. La missione di Fresh Retailer è quella di migliorare i rapporti di filiera e le perfor-

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mance del reparto ortofrutta all’interno dei punti vendita della distribuzione moderna, con il fine ultimo di dare agli italiani una più coinvolgente esperienza di acquisto e consumo. La giornata si preannuncia ricca di contenuti: una conferenza con temi di grande interesse per il settore; un’area espositiva “rinforzata” rispetto alle precedenti edizioni, con le ultime novità da parte di fornitori qualificati, dove avverrà tutto ciò che non è conferenza, per favorire il networking; una vetrina con gli imballaggi più interessanti e innovativi, che chiameremo “Inspiring Packaging Solutions”; la consegna dei premi Top Fresh Retailer 2020 ai gruppi distributivi italiani più meritevoli, ad opera del mentalista svizzero Federico Sodati; degustazioni in diversi momenti della giornata con il coinvolgimento di Sadler (una stella Michelin) e l’accompagnamento di alcuni dei migliori vini italiani. A fine lavori sarà consegnata ai partecipanti l’edizione 2020 della Guida alla GDO italiana con focus sull’ortofrutta, una pubblicazione stampata di oltre 200 pagine unica nel suo genere in cui, dall’ambito nazionale a quello regionale, sono indicati tutti i gruppi distributivi, ognuno con una sua scheda tecnica con informazioni utili a delinearne il profilo e i contatti dell’ufficio acquisti ortofrutta.

l N.28 l LUGLIO 2019



territori |

Marco Zanardi

OP Campidanese promuove i gioielli sardi su TV e digital 42

OP Agricola Campidanese sta portando avanti da alcuni anni un ambizioso progetto di valorizzazione dell’ortofrutta di qualità della Sardegna, puntando a varietà altamente distintive. Le protagoniste della proposta estiva sono i meloni Majores, il new entry Corallo, la anguria midi a buccia nera Eleonora e la mini anguria Gavina. Un poker d’assi promosso anche con dei veri e propri spot emozionali che puntano a bontà del prodotto e bellezza del territorio “Le mie vacanze, i miei amici, la mia terra, il mio mare, la mia estate, la mia Gavina. I love Gavina”. Pochi messaggi per uno spot di 30 secondi pubblicato nel mese di luglio, veramente bello ed emozionale, di cui potete vedere due frame affianco, per promuovere la mini anguria seedless Gavina. Nell’immagine sotto invece lo spot prodotto nel 2018 con protagonista Eleonora, la anguria midi a buccia nera. Fanno parte dei “Magnifici Quattro” della proposta estiva di OP Agricola Campidanese, assieme al melone Majores, già vincitore di premi internazionali, e Corallo, novità di quest’anno e già medaglia d’oro ai Macfrut Innovation Awards 2019. Sono varietà altamente distintive nell’aspetto e molto buone al palato, prodotte unicamente in Sardegna dalla emergente

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OP che ha sede a Terralba, in provincia di Oristano. “Gavina è un prodotto che abbiamo in esclusiva per l’Italia dal 2006 - ci riferisce il direttore commerciale Salvatore Lotta - il raccolto è iniziato il 25 giugno con due settimane di ritardo a causa delle difficili condizioni climatiche di questa primavera e dovrebbe terminare verso il 15/20 settembre. è un prodotto eccellente, ha un peso che varia da 1,7 a 2,7 chili, ha pochi semi, bianchi e morbidi, ha un colore della buccia molto chiaro e accattivante, un sapore unico. Soprattutto è espressione di un territorio, la Sardegna, dove viene prodotta, in diverse aree, su 80/90 ettari. Le richieste di mercato crescono di anno in anno, Gavina si può trovare oggi in numerosi gruppi distributivi del centro nord Italia e all’estero, nel Regno Unito, in Olanda e in Svizzera. Stiamo accompagnando le vendite con un’intensa attività sui social, YouTube, Instagram e Facebook, e dal 2020 vorremmo fare una campagna TV a livello nazionale”. l N.28 l LUGLIO 2019



ambiente |

Irene Forte

Da Sinclair bollini compostabili Il brand diventa sostenibile 44

Il nuovo bollino Sinclair EcoLabel è garantito da TUV Austria con le certificazioni OK compost e Seedling ed è pensato per offrire un branding davvero sostenibile su misura per l’ortofrutta. Le certificazioni coprono infatti tutte le componenti dell’etichettatura e i materiali utilizzati: dalla carta agli adesivi, agli inchiostri. I bollini saranno adottati dalla prossima stagione sulla linea biologica di Zespri, che ne ha seguito l’intero percorso di sviluppo Annunciata a Fruit Logistica 2019, il nuova Sinclair EcoLabel è pensato per il contatto diretto con frutta e verdura fresca, ma ciò che lo distingue particolarmente rispetto ai prodotti precedenti è il fatto che la garanzia di TUV Austria - con le certificazioni OK compost e Seedling - copre tutte le componenti dell’etichettatura e i materiali utilizzati: dalla carta agli adesivi, senza dimenticare gli inchiostri. Mettere a punto una soluzione di labelling per prodotti freschi più sostenibile ma allo stesso tempo automatica e ad alta velocità è stato uno dei primi obiettivi di Sinclair, a partire dal 2008. “Aver reso finalmente possibile l’EcoLabel Sinclair - ha commentato Colin Woodward, Ceo e presidente di SinFRUITBOOKMAGAZINE

clair - è un traguardo significativo per l’intero settore. Abbiamo investito molto e lavorato sodo per soddisfare le richieste di clienti, rivenditori e consumatori per una soluzione di etichettatura certificata, sicura per gli alimenti e completamente compostabile, da applicare utilizzando le nostre tecnologie di etichettatura automatizzata e ad alta velocità. Ora proseguiamo il nostro percorso di sostenibilità, continuando a investire nella riduzione dell’impatto ambientale e nel raggiungimento della nostra visione, per un business e un futuro più green”. Dal 2008 Zespri International, leader mondiale nei kiwi, è stata una componente fondamentale nello sviluppo della Sinclair EcoLabel. In collaborazione con Sinclair, il team Zespri ha iniziato a testare il prototipo di Sinclair EcoLabel già dal 2010. Carol Ward, responsabile innovazione e sostenibilità di Zespri, ha espresso la soddisfazione per l’aver lavorato a fianco di Sinclair nello sviluppo della tecnologia EcoLabel, e per essere i primi ad adottare le etichette compostabili su tutti i kiwi bio Zespri a partire dalla prossima stagione: ”Zespri - ha spiegato - si è impegnata a perseguire la sostenibilità verso la garanzie di una migliore protezione dell’ambiente, e questo è un altro importante passo avanti per noi, contribuendo a ridurre ulteriormente il nostro impatto ambientale. Sappiamo che i nostri consumatori vogliono questo tipo di innovazione, questo è un passo importante della nostra missione per aiutare le comunità e l’ambiente a crescere anche grazie alla bontà dei nostri kiwi”. l N.28 l LUGLIO 2019



tecnologia |

Marco Zanardi

Controllo della maturazione: Fysium convince gli operatori 46

Grazie all’accordo tra l’azienda cuneese Retarder e la Janssen Pharmaceutica, dalla scorsa campagna è disponibile anche in Italia Fysium, una nuova tecnologia per generare 1-MCP, la molecola che ha rivoluzionato la conservazione delle mele. Luca Rivoira: “Ha dato nelle prime applicazioni in Italia gli stessi ottimi risultati raggiunti nelle più importanti aree di produzione nel mondo, dove è già una tecnologia collaudata. Ha una qualità farmaceutica” Grazie all’accordo tra l’azienda cuneese Retarder, specializzata nelle soluzioni per il confezionamento e la conservazione della frutta, e l’azienda belga Janssen Pharmaceutica, nel 2018 è arrivata anche in Italia Fysium, una nuova tecnologia per generare 1-MCP, la molecola che ha rivoluzionato la conservazione delle mele, in particolare di alcune varietà. Fysium va a controllare la maturazione dei frutti, senza lasciare alcun residuo sugli stessi. “Le prime applicazioni commerciali sono avvenute la scorsa estate nei magazzini delle principali organizzazioni melicole di Piemonte, Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, con risultati che hanno lasciato soddisfatti gli operatori”, ci spiega Luca Rivoira, responsabile commerciale FRUITBOOKMAGAZINE

di Retarder, azienda di Verzuolo (Cuneo) che si occupa in esclusiva dello sviluppo commerciale di Fysium in Italia e della sua applicazione, tramite personale specializzato appositamente formato e avvalendosi di laboratori di analisi. “Alcune delle celle trattate con Fysium - aggiunge Rivoira - sono state seguite dall’Università di Torino, altre dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento), altre ancora dal Centro di Sperimentazione di Laimburg (Bolzano). Le rilevazioni effettuate ne hanno dimostrato l’efficacia. Fysium è stata oggetto anche di una tesi sperimentale, presentata il 2 agosto a Laimburg durante il Convegno Postraccolta 2019. Si tratta - precisa Rivoira di una tecnologia nuova per l’Italia ma collaudata nel resto del mondo: viene utilizzata con successo da alcuni anni negli Usa, in Australia, in Sudafrica, in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Belgio, nei Paesi Bassi e in Austria. Parliamo di una qualità farmaceutica e di un’efficacia testata”. Fysium è in grado di generare 1-MCP puro al 100 per cento. Il generatore elettronico immette la molecola all’interno della cella senza bisogno che alcun operatore stia all’interno della stessa. La molecola inibisce la produzione di etilene e di conseguenza ritarda la maturazione dei frutti. In alcuni casi, su alcune varietà, diminuisce anche il rischio di riscaldo superficiale. Su Red Delicious e Granny bilancia zuccheri e acidità, quindi addirittura è in grado di rendere i frutti più buoni per il consumatore. l N.28 l LUGLIO 2019



anniversari |

Giovanni Turrino

VéGé festeggia i primi 60 anni al centro gli interessi dei clienti 48

Non tutti lo sanno ma 60 anni fa Gruppo VéGé ha fatto nascere la distribuzione moderna in Italia. Oggi è in forma smagliante, con 32 imprese, 3.416 punti di vendita, un giro d’affari di 6,5 miliardi di euro e la leadership in Sicilia, Campania e Basilicata. Il gruppo guidato dal presidente Nicola Mastromartino e dall’ad Giorgio Santambrogio (nella foto) è determinato a essere protagonista della GDO attraverso progetti innovativi, sostenibili e responsabili Nel lontano 1959 Gruppo VéGé è stato il primo gruppo della distribuzione moderna a nascere in Italia e proprio quest’anno arriva per primo al traguardo dei 60 anni. E ci arriva in gran forma, se consideriamo che negli ultimi quattro anni è stato il gruppo che ha fatto segnare la performance di crescita più elevata (fonte: Nielsen). L’evento celebrativo si è tenuto il 19 giugno al Teatro Strehler di Milano, davanti a una platea di oltre 650 persone. Un evento che ha ripercorso i principali avvenimenti che hanno interessato il gruppo ma che ha anche guardato al futuro, parlando di concetti chiave come gruppo, crescita, con-

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venienza, sostenibilità, responsabilità e innovazione e dei progetti che li renderanno concreti. La missione del Gruppo VéGé è stata rappresentata in modo spettacolare dal dialogo finale dell’amministratore delegato Giorgio Santambrogio con l’ologramma di una cliente del 2079 (sarà il 120esimo anniversario): garantire sempre la massima qualità ai propri clienti grazie alla forza dei rapporti umani, caposaldo imprescindibile di Gruppo VéGé, anche in un futuro in cui l’ecosistema digitale ci permetterà di fare cose oggi inimmaginabili.

“Il nostro è un gruppo coeso, fatto di imprenditori che investono ogni giorno nel territorio, mettendoci la faccia e facendolo crescere”, ha commentato Santambrogio. “Siamo pronti ad affrontare le nuove sfide di domani e una di queste è reinventare il modo di fare retail nel futuro dove sempre più saremo inseriti in un sistema digitale. La missione di Gruppo VéGé sarà quella di rafforzare sempre più i rapporti con le persone”. Il presidente Nicola Mastromartino ha dichiarato: “Ieri come oggi l’obiettivo è rimasto lo stesso: soddisfare al meglio i nostri clienti. Lo abbiamo fatto in passato, lo facciamo oggi e lo faremo domani. Questi primi 60 anni sono per noi non solo memoria, orgoglio e senso di appartenenza a una storia, ma anche un nuovo punto di partenza per diventare il riferimento della grande distribuzione anche al di fuori del nostro Paese”. l N.28 l LUGLIO 2019



benessere |

Carlotta Benini

Iodì torna in comunicazione Marco Orsi come testimonial 50

Iodì, la patata fonte di iodio e potassio messo a punto da Pizzoli, lo specialista italiano delle patate, insieme all’Università di Bologna, torna on air da luglio a settembre attraverso un’imponente campagna di comunicazione sui principali periodici nazionali e sul web. Confermato come testimonial il campione di nuoto Marco Orsi. Nicola Spanu (marketing): “Con circa 8 milioni di confezioni commercializzate all’anno, Iodì oggi è un prodotto strategico” Genuina, gustosa, facilmente digeribile grazie alla presenza delle fibre, garantisce in ogni ricetta il giusto equilibrio fra bontà e benessere. Inoltre sua vera peculiarità - è una fonte di iodio, un sale minerale fondamentale per il corretto funzionamento del metabolismo energetico. Stiamo parlando di Iodì, la patata top di gamma nell’offerta ortofrutticola di Pizzoli, che dalla prima settimana di luglio è protagonista di una massiccia campagna di comunicazione sulla stampa periodica nazionale e sui principali canali web. Visti gli ottimi risultati conseguiti lo scorso anno, è stato confermato come testimonial il campione di nuoto Marco Orsi, che con Pizzoli condivide anche le origini: è nato a Budrio dove ha sede il quartier generale dell’azienda. FRUITBOOKMAGAZINE

L’atleta bolognese dal ricco palmares internazionale, non ultimo l’argento vinto agli scorsi mondiali di nuoto in Cina, ha scelto Iodì per le sue importanti proprietà nutrizionali, che ne fanno un prodotto ideale anche per la dieta degli sportivi. “Le patate sono un alimento imprescindibile per la mia dieta quotidiana perché sono ricche di carboidrati e potassio”, rivela Marco Orsi. “In più - aggiunge - le patate Iodì sono fonte di iodio, un minerale molto importante per uno sportivo come me perché mi aiuta a regolare il metabolismo energetico”. Iodì è una patata speciale che Pizzoli ha sviluppato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna. Lo iodio viene apportato mediante particolari tecniche di fertilizzazione. “Lo iodio è un prezioso elemento che contribuisce a regolare il nostro metabolismo energetico, favorendo il corretto funzionamento della tiroide. Una porzione da 200 grammi di patate fresche Iodì apporta il 30 per cento del valore nutritivo giornaliero di riferimento di iodio”, rivela Nicola Spanu, marketing manager di Pizzoli. “Scegliendo come testimonial della nostra campagna Marco Orsi - continua intendiamo valorizzare il legame positivo fra la cultura gastronomica legata alla patata e il mondo dello sport. Iodì, infatti, è un prodotto molto prezioso nella dieta quotidiana, specie in quella degli atleti. Si tratta di una referenza strategica nel nostro portafoglio prodotti - conclude Spanu - che sviluppa importanti volumi, con 8 milioni di confezioni commercializzate all’anno”. l N.28 l LUGLIO 2019



organic |

Giancarlo Sbressa

A Pisa sequestro da 6,5 milioni per il succo di mela adulterato 52

Si chiama “bad juice” l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Pisa insieme al dipartimento antifrode del Mipaaft che ha trovato succo concentrato ricavato da mele deteriorate o in avanzato stato di decomposizione, prodotto in Serbia, sofisticato con acqua e sostanze zuccherine ma poi venduto come biologico di origine europea. È coinvolta Bio Toscana (capitale sotto sequestro), che è parte del Consorzio Il Biologico, tra i cui soci c’è il CCPB è scattata il 25 giugno, dalle prime ore dell’alba, l’operazione “bad juice” che ha portato a sventare una maxi frode nel pisano, riguardante la produzione e commercializzazione di falsi prodotti biologici per un valore di oltre 6,5 milioni di euro. Si tratta di 1.400 tonnellate di succo concentrato di mela falsamente dichiarato come biologico di origine europea. L’operazione ha portato all’esecuzione di nove misure restrittive nei confronti di altrettante persone, accusate a vario titolo di aver preso parte alla truffa. Due titolari, i fratelli Walter e Giorgio Bonfiglio, e cinque dipendenti dell’azienda incriminata, la I.F. Italian Food Srl di San Miniato, in provincia di Pisa, sono tra le persone sotto accusa; il sodalizio criminale si sviluppava tra Toscana, Campania e Serbia. Il FRUITBOOKMAGAZINE

falso succo bio veniva infatti prodotto all’estero, da frutti peraltro in avanzato stato di decomposizione, con elevata presenza di micotossine, sofisticato quindi con acqua e sostanze zuccherine e poi etichettato come biologico sul packaging. Secondo l’accusa, l’associazione a delinquere si occupava di produrre all’estero e in seguito commercializzare i falsi prodotti biologici nel nostro Paese, rivendendoli a inconsapevoli aziende leader nel settore alimentare italiano. Non sono mancati infatti, per quanto passati in sordina, richiami di prodotto - marmellate, omogeneizzati, succhi di frutta - in vendita nei gruppi distributivi di tutta Italia. Nel dettaglio, secondo l’accusa, il prodotto sofisticato era ottenuto da aziende formalmente localizzate in Serbia e in Croazia ma di fatto gestite, attraverso prestanome, direttamente dall’Italia da imprenditori pisani collocati al vertice di un’associazione a delinquere. “Il nostro sistema di controlli è riconosciuto tra i migliori al mondo e ancora una volta lo abbiamo dimostrato”, ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio. “L’operazione del Dipartimento Antifrode del Mipaaft (ICQRF), con la collaborazione della Guardia di Finanza ha aggiunto il ministro - conferma la robustezza del nostro sistema e l’impegno del ministero per la tutela dei consumatori e dei produttori italiani”. Conferma invece la sua debolezza il sistema di certificazione attuale del biologico, che vede le stesse aziende biologiche socie degli enti preposti a fare i controlli, con un evidente conflitto di interessi. l N.28 l LUGLIO 2019



neuronews |

Matteo Sgaravato*

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Uno dei principali obiettivi di una strategia di marketing è la fidelizzazione del cliente. Lo sforzo fatto per acquisire un cliente non dovrebbe concludersi con la singola vendita, ma portare alla creazione di un rapporto di lealtà, fatto di soddisfazione e ritorno all’acquisto. Per distinguersi dai competitor e rendersi riconoscibili è necessario impostare nel modo corretto tutta la comunicazione, instaurando un dialogo semplice e chiaro, mai banale o scontato Nella maggior parte dei casi, soprattutto nelle situazioni di acquisto d’impulso, l’aspetto emozionale prevale su quello logico e razionale. Questo significa che spingere un cliente a comprare non è solo questione di prezzo o di reale necessità del prodotto in vendita, ma dipende da tutta una serie di elementi che vanno a stimolare i desideri e le aspettative del consumatore. In quest’ottica il successo di un prodotto o di un’azienda non dipende più solo dal prodotto stesso o dai servizi che offre, ma anche dalla customer experience, ovvero dal percorso che i clienti vivono prima, durante e dopo l’acquisto, a partire dalla collocazione e disposizione del prodotto nel punto vendita, al packaging e alle informazioni in esso contenute, alla FRUITBOOKMAGAZINE

relazione con il personale in negozio e durante l’eventuale assistenza post-vendita. Tutti questi elementi, se curati al meglio, contribuiscono alla soddisfazione del cliente e di conseguenza alla sua fidelizzazione nei confronti del brand. Ma cosa spinge un consumatore a scegliere un prodotto rispetto ad un altro? Non esiste una risposta universale, ciò che è certo però è che per distinguersi dai competitor e rendersi riconoscibili è necessario impostare nel modo corretto tutta la comunicazione, instaurando un dialogo semplice e chiaro: più il nostro linguaggio sarà facile da comprendere (ma non banale o scontato), più sarà facile ottenere i risultati desiderati. è fondamentale poi essere coerenti, sia nei contenuti e nei valori che si vogliono trasmettere, sia nel modo di esprimerli. Tendenzialmente la coerenza è associata a onestà e stabilità, per questo ha un’accezione positiva nella mente del cliente. Ultima ma non per importanza, l’attenzione e la cura dei dettagli, in modo da offrire ai clienti un prodotto o un servizio che sia pari o superiore rispetto alle loro aspettative e a quanto proposto dai competitor. Qualche esempio concreto? Creare un packaging d’impatto, allestire un corner di vendita che coinvolga tutti i sensi, fornire informazioni chiare e trasparenti dei valori nutrizionali degli alimenti, mantenere un’immagine coordinata che renda riconoscibile il brand nelle diverse declinazioni, creare informazioni utili e comunicare aggiornamenti interessanti per il cliente, sfruttando i più efficaci canali disponibili. l N.28 l LUGLIO 2019

*amm. delegato Sgaravato Srl

Neuroscienze: come creare la perfetta relazione con il cliente



il libro |

Giancarlo Sbressa

“La gioia di mangiare tutto” Basta con il terrorismo a tavola 56

L’argomento è attuale e di tendenza anche se ostico da far digerire, soprattutto ai più “talebani”. In un mondo diviso tra miopi irrispettosi sia nei confronti del pianeta che degli animali e fondamentalisti del “no carne” a tutti i costi che pensano al futuro solo in modo catastrofico, si colloca la tesi della scrittrice e psicologa che suggerisce una terza via, un percorso di evoluzione consapevole di ciò che è il presente e ciò che potremo goderci in futuro Roberta Schira è laureata in lettere, con indirizzo psicologico. è scrittrice, giornalista, gourmet, critica gastronomica. L’incontro con lo chef Claudio Sadler le ha insegnato a cucinare e ha condotto all’uscita di “Menu per quattro stagioni” che ha dato origine alla collana Giunti dedicata all’alta cucina. Sul Corriere della Sera tiene una rubrica di critica gastronomica e segue con interviste e servizi le novità della scena gastronomica. Ancora, è docente all’Italian Food Academy per il master in critica gastronomica, è autrice di progetti web e televisivi e tra le sue attività c’è la moderazione e organizzazione di dibattiti e tavole rotonde. “I nuovi onnivori. La gioia di mangiare tutto” è la sua ultima opera letteraria, pubblicata lo scorso marzo da Antonio Vallardi Editore. è stato definito un libro da divorare, adatto a tutti per via del contenuto interessante. In un mondo diviso tra un’umanità carnivora, ottusamente ottimista, senza alcun rispetto per gli animali e per il pianeta, e un’umanità catastrofista, che annovera fondamentalisti del “no carne”, attivisti vegani e ambientalisti aggressivi, Roberta Schira ci mostra una terza via: un’alimentazione etica e tollerante all’insegna dello scambio culturale e della convivialità, che combini allevamento sostenibile e profitto, piacere della tavola e impatto ambientale zero. E che ci consenta di godeFRUITBOOKMAGAZINE

re, con moderazione, anche dei “cibi proibiti” senza sentirci giudicati o in colpa. Ti chiedi come mai sei diventato da un giorno all’altro intollerante a un alimento? Credi che lo zucchero sia una sorta di cianuro? Sei convinto che se starai a dieta vivrai più a lungo? Pensi che mangiare carne sia crudele? Secondo l’autrice potresti essere vittima di “I nuovi onnivori. La gioia di opinioni e precon- mangiare tutto”, Roberta cetti che, con la scu- Schira, 224 pagine, Antonio Vallardi Editore, 16,90€ sa della salute, oggi condizionano le tue scelte a tavola e sostengono un imponente giro d’affari. Provocatoria e politically incorrect, Roberta Schira dà la sua chiave di lettura a fobie e falsità che sono all’origine delle sempre più diffuse ansie legate a ideologie alimentari. L’autrice propone un manifesto per i nuovi onnivori: più responsabili e consapevoli, ma liberi e gioiosi di alimentarsi recuperando un pizzico di ironia e sano fatalismo, perché “anche se stai a dieta tutti i giorni, ricordati che di qualcosa devi pur morire”. Il volume suggerisce come interpretare una ricerca scientifica; come organizzare una cena per vegani e onnivori (con un mini-ricettario in appendice); come riconoscere un ristorante sostenibile e un allevamento eticamente accettabile. E fa riflettere sulla possibilità che una presunta intolleranza al glutine o al lattosio possa essere legata al rapporto con la madre. “I nuovi onnivori. La gioia di mangiare tutto” è un viaggio di formazione alimentare che riporta al centro la funzione terapeutica del cibo. l N.28 l LUGLIO 2019



eccellenze |

Giovanni Turrino

Solinda si conferma leader nelle mini angurie seedless 58

Solinda, un’esclusiva di Peviani Spa, è presente sugli scaffali della GDO italiana da 14 anni e si conferma leader nel mercato delle mini angurie, grazie a un mix di caratteristiche che ne fanno un must per distribuzione e consumatori. Facilmente trasportabile grazie al peso ridotto, è priva di semi, è dolce e croccante, ha una buccia sottile che si traduce in una elevata resa di prodotto. Il punto con Andrea Peviani, direttore commerciale di Peviani Spa AP: Il progetto Solinda nasce con i primi test commerciali agli inizi degli anni 2000 e vede la sua presentazione ufficiale sul mercato nel 2006 divenendo un vero punto di riferimento per il mercato delle mini angurie seedless. Da allora abbiamo iniziato un percorso per identificare gli areali più idonei alla coltivazione e un attento lavoro di formazione e selezione dei produttori. Questo ci ha permesso di mettere a punto le migliori tecniche agronomiche e grazie ad una rigorosa selezione del prodotto oggi possiamo garantire la presenza di Solinda sugli scaffali dalla fine di aprile sino alla fine di settembre con caratteristiche organolettiche eccellenti e costanti come dolcezza e croccantezza. Sono passati quattordici anni dall’inizio di questo FRUITBOOKMAGAZINE

progetto tutti tesi a fornire un prodotto eccellente, gradito ai consumatori e che risulti soddisfacente anche per i produttori agricoli, nonostante le basse rese ad ettaro. Consideriamo il progetto Solinda tuttora in evoluzione e in grado di dare ancora molte soddisfazioni. La campagna 2019 si presenta medio tardiva, il maltempo che si è abbattuto sulle regioni del Sud Italia ha condizionato le quantità delle produzioni di giugno. La situazione è rientrata nella normalità a partire dal mese di luglio con buone disponibilità di prodotto e qualità eccellente. Quali sono i plus di Solinda? AP: Per la distribuzione, sicuramente il principale plus di Solinda è che si tratta di una vera mini anguria con diametro massimo di 15 cm e un range di peso compreso fra 1,5 e 2,9 kg, la disponibilità dei calibri più richiesti (7 e 8 pezzi) è costante nell’arco di tutta la stagione. Per il consumatore sono diversi gli aspetti apprezzati: l’assenza di semi, la ridotta dimensione che ne facilita il trasporto e il consumo, il colore intenso e la dolcezza associata alla croccantezza la rendono estremamente appetibile, inoltre la presenza di una buccia estremamente sottile offre una elevata resa di prodotto. La nostra rigorosa selezione in fase di raccolta e gli attenti controlli effettuati in fase di confezionamento ci permettono di garantire la presenza di queste caratteristiche distintive in tutti i nostri frutti e questo fa sì che il consumatore impari a riconoscere Solinda e la cerchi nel punto vendita. l N.28 l LUGLIO 2019



mens sana |

Alice Gelmetti (dietista)

Frutta secca, ideale se presa assieme alla frutta fresca 60

Un alimento molto in voga tra gli sportivi e i “salutisti”, con vendite in crescita costante negli ultimi anni, è la frutta secca. È bene però fare chiarezza perché spesso viene consumata troppo e male. Andiamo quindi a scoprire insieme quali sono le indicazioni migliori, a cosa serve e quanta assumerne. E attenzione: la frutta essiccata (uvetta, datteri, albicocche, zenzero, ecc.) e la frutta oleosa (noci, nocciole, mandorle, ecc.). sono molto diverse! Ora che il caldo è arrivato è facile andare in carenza di micronutrienti, in particolare di magnesio, potassio, zinco e tutti i minerali che con la sudorazione evaporano. Un ottimo rimedio e aiuto all’alimentazione arriva proprio dalla frutta secca. Il termine però è spesso fuorviante e frainteso dal grande pubblico. Con questi cibi intendiamo infatti sia la frutta essiccata (uvetta, datteri, albicocche, zenzero, ecc.) che la frutta oleosa (noci, nocciole, mandorle, ecc.). Il problema è che sono prodotti davvero molto diversi! Mentre la prima è ricca di vitamine ma anche di zucchero (spesso aggiunto, arrivando a introiti di glucosio significativi), la seconda è anche piena di grassi. Bisogna quindi capire, quando acquistiamo i pacchetti di frutta secca, cosa stiamo mangiando e in che dose. FRUITBOOKMAGAZINE

A questo proposito vi ricordo che la frutta essiccata è sostituibile alla frutta fresca ma in minori dosi! Perdendo l’acqua infatti è più concentrata. Se la dose LARN (linee guida nazionali sulle dosi consigliate per la porzione) per la frutta fresca è di 150-200 grammi, quella per la frutta essiccata arriva a 40-30 grammi. Attenzione anche a controllare di prendere frutta essiccata senza zuccheri aggiunti. Se non abbiamo tempo o disponibilità fisica per mangiare una bella fetta di melone a metà pomeriggio, la frutta disidratata in dosi limitate diviene quindi un’ottima sostituzione. La frutta oleosa invece può essere aggiunta alla frutta fresca o disidratata per incrementare l’apporto di grassi buoni, di sali minerali e vitamine. Attenzione però perché in quanto grassa ingrassa! La dose prevista LARN in questo caso è di 25-30 grammi al giorno. Molte sono le varietà presenti in natura di frutta oleosa e tutte hanno numerosissime e diverse proprietà nutrizionali. In abbinamento a una dieta varia, sana e bilanciata diviene quindi un ottimo integratore naturale, utilissimo soprattutto in estate. Esistono tempi migliori per il consumo della frutta secca oleosa? In generale il mio consiglio è di consumarla durante gli spuntini a metà mattina e pomeriggio insieme a una buona dose di frutta fresca. La combinazione di grassi e zuccheri riduce infatti l’indice glicemico migliorando il senso di sazietà. Non solo. I grassi della frutta oleosa rendono assorbibili le vitamine liposolubili, presenti in tutta la frutta. Quindi anche le vitamine sono “più potenti” se associate a una decina di mandorle! L’unica indicazione è di non esagerare: come abbiamo visto contiene tante calorie e grassi e se vogliamo stare attenti alla linea è sempre bene non abusarne. l N.28 l LUGLIO 2019




Sono Aldi e Lidl i più innovatori nella private label Italia fanalino di coda in Europa Eugenio Felice

Si è svolta ad Amsterdam la più importante fiera del mondo per il marchio del distributore, organizzata da PLMA. In due giorni ha raccolto 2.600 aziende espositrici del settore food e no food. Tra le iniziative più di rilievo della manifestazione ci sono il Supermercato delle Idee, dove si possono toccare con mano linee private label innovative di distributori di ogni dove e i premi International Salute to Excellence 2019 che a sorpresa vede dominare i gruppi distributivi tedeschi Da tre anni partecipiamo alla fiera World of Private Label organizzata ad Amsterdam da PLMA. Si tratta della più grande esposizione al mondo di marchi del distributore e attrae ogni anno circa 15 mila visitatori da tutto il mondo. è un evento dal respiro veramente internazionale, si trovano dai giapponesi ai canadesi, agli arabi, su un’area di 42 mila metri quadrati, con 60 padiglioni nazionali e regionali e oltre 2.500 espositori. Chiaramente non è una fiera sull’ortofrutta, qui c’è di tutto, dal cibo confezionato al non food, si può trovare tutto ciò che può essere venduto in un supermercato, o quasi (ad esempio manca l’elettronica di consumo). è una fiera estremamente professionale, decisamente orientata al business, come ci hanno confermato gli operatori che abbiamo interpellato, italiani ma anche stranieri.

La fiera si trova in posizione comoda, tra l’aeroporto Schiphol e il centro della città, una mezz’ora circa di taxi, che ad Amsterdam sono in buona parte Tesla Model S. Gli stand sono piccoli e basici, quelli grandi e di design sono veramente l’eccezione: tutta la manifestazione è ottimizzata per agevolare il visitatore, che non ha tempo da perdere. Tra gli spunti di maggiore interesse ci sono il Supermercato delle Idee, tappa irrinunciabile per i visitatori della manifestazione dove si possono toccare con mano linee private label innovative di distributori di ogni continente; ci sono poi i premi International Salute to Excellence 2019 che vedono ancora dominare i gruppi tedeschi; per finire con il riconoscimento per il migliore spot televisivo, in cui è presente un solo gruppo italiano: Coop Italia per lo spot “Baking with Coop Origine”.

Dal 5 al 7 giugno 2019 si è svolto il London Produce Show&Conference. Del ricco programma della manifestazione faceva parte anche il retail tour in alcuni punti vendita della grande distribuzione inglese. La foto a lato la abbiamo scattata in un negozio Lidl: vassoio in cartoncino e film in PLA per i pomodorini gialli di origine nazionale con il marchio premium Deluxe.

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CONSUM

I prodotti con il marchio del distributore comprendono tutta la merce venduta sotto il marchio di un dettagliante o di un gruppo di dettaglianti. Tale marchio può essere costituito dal nome del dettagliante stesso o da un nome creato esclusivamente da quel dettagliante o gruppo di dettaglianti.

Secondo le ultime statistiche in 17 Paesi europei la quota di mercato per il marchio del distributore raggiunge o supera il 30 per cento. Dei 20 Paesi presi in considerazione da Nielsen, Spagna, Svizzera e Regno Unito vantano le quote di mercato più elevate, pari ad almeno il 50 per cento. Brian Sharoff, presidente di PLMA, ha dichiarato: "Le statistiche Nielsen indicano chiaramente l’enorme successo che il marchio del distributore continua a riscuotere tra i consumatori europei. In 17 dei Paesi analizzati, almeno un prodotto venduto su tre è un prodotto a marchio del distributore. In testa troviamo Spagna e Svizzera, dove un prodotto acquistato su due presenta il marchio del distributore”. In Germania, la più grande economia d’Europa, il FRUITBOOKMAGAZINE

marchio del distributore ha registrato una quota di mercato superiore al 44 per cento per il terzo anno consecutivo. Nel Regno Unito, dove i supermercati stanno investendo nei loro programmi a private label per affrontare la concorrenza dei discount, che a loro volta si affidano al marchio del distributore, la quota di mercato ha raggiunto il 47 per cento. Da quando Nielsen ha iniziato a raccogliere i dati per PLMA nel 1997, nel Regno Unito la quota del marchio del distributore non è mai scesa sotto il 40 per cento. In Belgio il marchio del distributore ha registrato un record storico, con una quota di mercato che si è avvicinata per la prima volta al 44 per cento. La quota di mercato è cresciuta ai livelli più alti di sem-

Fondato nel 1979, il PLMA ha fra i propri membri sia società multinazionali, sia piccole e medie aziende. Offre servizi ad oltre 4.000 produttori in oltre 70 Paesi. Il PLMA ha presentato la prima fiera commerciale negli Stati Uniti nel 1980, in Europa nel 1986 e in Asia nel 1994. L’edizione 2020 si svolgerà al centro espositivo RAI di Amsterdam il 26 e 27 maggio e vedrà la presenza di oltre 2.500 aziende espositrici in 60 padiglioni nazionali e regionali.

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MIGROSS

Con la Piada Romagnola Igp alla Riminese a marchio Re di Sapori lo storico gruppo veronese Migross guidato dalla famiglia Mion ha vinto uno dei quattro premi International Salute to Excellence 2019 andati all’Italia. Coop Italia ha vinto due premi con il vino Fior Fiore Chianti Classico Docg Rocca delle Macie 2016 e con i biscotti Bene.sì Frollini con semi di chia e semi di lino. Il quarto premio a un gruppo italiano se lo è aggiudicato Despar per il Nebbiolo Langhe Doc Vignaia Bauducco 2015. 4 premi su 115 è comunque un magro bottino per l’Italia.

PRIVATE LABEL: LA QUOTA DI MERCATO PER PAESE IN VOLUME - ANNO 2018 32%

Fonte: PLMA

Finlandia

32%

Norvegia

33%

Svezia

32%

Danimarca

30%

46%

Gran Bretagna

Olanda

31%

Polonia

45%

44% Germania

Belgio

31%

Francia

30% Repubblica Ceca 32% Slovacchia

43% Austria

49% Svizzera 20%

34% Ungheria

Italia

41%

Portogallo

51%

Spagna

pre anche in quattro altri paesi: Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e Turchia. Per il secondo anno consecutivo il massimo incremento della quota di mercato è stato registrato in Turchia, dove il marchio del distributore è aumentato di circa 2 punti, raggiungendo quasi il 29 per cento. L’Italia rimane il fanalino di coda con il 20 per cento. l N.28 l LUGLIO 2019

31%

Grecia

Tendenze. Gruppi distributivi italiani fanalino di coda in Europa nello sviluppo della propria marca privata? Sembrerebbe questo il verdetto dei premi International Salute to Excellence 2019 assegnati il 20 maggio ad Amsterdam, alla vigilia della più grande fiera al mondo sulla private label. Su 115 premi assegnati nelle diverse

28%

Turchia

categorie del food e del no food, solo quattro sono andati all’Italia, due a Coop Italia, uno a Despar e uno a Migross (foto sopra). Al top mondiale troviamo invece, per numero di premi vinti, i seguenti gruppi: Aldi, Dunnes Stores, Lidl, Musgrave, Penny e Spar.

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È italiana la più avanzata vertical farm d’Europa Il progetto è stato presentato a Milano da Planet Farms Eugenio Felice

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“Produrre più cibo, di migliore qualità, con meno risorse”. Planet Farms, start-up innovativa fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff, ha presentato il 29 maggio in Triennale a Milano il progetto della più grande e avanzata vertical farm d’Europa. Il nuovo stabilimento sorgerà alle porte di Milano, si estenderà su oltre 9.000 mq e sarà in grado di produrre 40 mila confezioni al giorno di insalate baby leaf e basilico a residuo zero, sostenibili e dal sapore wow effect “Il vertical farming sta all’agricoltura tradizionale come la Formula 1 sta all’automotive”. La start-up innovativa Planet Farms, nata a Milano e fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff ha presentato il 29 maggio in Triennale a Milano il progetto nel corso dell’evento “L’eccellenza italiana per l’agricoltura sostenibile” in partnership con Signify (ex Philips Lighting), Travaglini, WoodBeton, Sirti, 255, Repower e Netafim. Planet Farms ha sviluppato una tecnologia all’avanguardia mondiale che permette di coltivare ortaggi in ambienti puri e controllati, senza far alcun uso di pesticidi e a km zero. Forte di un sistema capillare di sensoristica che permette il controllo costante e preciso di tutta l’attività produttiva, la vertical farm rappresenta una filiera integrata, dal seme al prodotto finale. L’intero processo è interamente automatizzato, il che consente a Planet Farms di consegnare un prodotto puro e fresco in cui il consumatore è il primo a toccarlo con mano. Lo stabilimento di CavenaFRUITBOOKMAGAZINE

go (MB), alle porte di Milano, una struttura all’avanguardia progettata dallo Studio Dordoni Architetti, si specializzerà nella produzione di basilico, erbe aromatiche e insalate baby leaf. Tutte le coltivazioni cresceranno in ambienti con aria e acqua puri, da sementi tradizionali e senza l’uso di pesticidi, con un risparmio di acqua del 97 per cento, e saranno forniti freschi 365 giorni l’anno. La nuova struttura si configura come punto di partenza nell’ambizioso percorso di sviluppo globale e di crescita che Planet Farms sta realizzando, che mira a fare del capoluogo lombardo una delle capitali del vertical farming esportando questa eccellenza in tutto il mondo. Planet Farms si avvale di un gruppo di partner di statura mondiale dove ognuno di essi contribuisce con le proprie eccellenze alla realizzazione del nuovo impianto. Travaglini mette a disposizione per lo stabilimento di Cavenago (MB) il

Planet Farms Italia nasce da una iniziativa di ricerca e sviluppo della Travaglini Spa ed è figlia di un’idea di Luca Travaglini, fondatore dell’azienda assieme a Daniele Benatoff. Il progetto comporta la costruzione a Cavenago (MB) della più grande vertical farm d’Europa, una delle più grandi del mondo, oltre che la più avanzata a livello di tecnologia e di automazione.

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proprio know-how derivante dalla lunga esperienza nel campo dei prodotti agroalimentari, collaborando con la società Planet Farms nella progettazione e realizzazione degli impianti di climatizzazione, focalizzati sull’efficienza energetica, e delle camere bianche per il confezionamento, con l’obiettivo di minimizzare il rischio di contaminazioni esterne sul prodotto. Tra i partner c’è anche Signify, già partner per la realizzazione del laboral N.28 l LUGLIO 2019

torio di ricerca operativo dal 2018: per il nuovo impianto fornirà una illuminazione a led modulari Dynamic Philips GreenPower mirata per ogni tipologia di ortaggio. “Lo stabilimento di Cavenago - ha dichiarato Luca Travaglini di Planet Farms durante l’evento di Milano - produrrà a regime, dalla primavera 2020, 800 tonnellate all’anno di insalate ed erbe aromatiche, che si traducono in 40 mila confezioni al giorno, con un processo completamente automatizzato, in cui entra un seme ed esce il prodotto finito, con un controllo totale su tutto il processo. FRUITBOOKMAGAZINE


a poche ore dal confezionamento “unConsegneremo prodotto sano perché ricco di vitamine e antios-

sidanti, completamente privo di chimica. Il gusto? Sarà una bomba, questo è il paradosso del vertical farming: riscopriamo i sapori veri che non ritroviamo più nei piatti ”, Luca Travaglini (Planet Farms) 68

Aria, acqua, luce e terra, diventano tutte variabili controllabili: saremo i primi a utilizzare le camere bianche per controllare l’aria; l’acqua sarà sterilizzata e integrata di soli sali minerali e ne utilizzeremo il 97 per cento in meno rispetto all’agricoltura tradizionale; la luce sarà led ad alta efficienza, usando solo lo spettro di luce che serve alle piante; la terra sarà sostituita da substrati organici studiati ad hoc per ogni singola coltura”. “I vantaggi? Non siamo più vincolati dalle condizioni pedoclimatiche: possiamo produrre ovunque, esattamente dove c’è l’esigenza di consumo. Il prodotto sarà privo di pesticidi e a residuo zero, un prodotto fresco e sano tutti i giorni dell’anno. Possiamo andare alla riscoperta dei sapori antichi usando semenze che in agricoltura tradizionale non possono più essere FRUITBOOKMAGAZINE

utilizzate. Consegneremo a poche ore dal confezionamento, un prodotto sano perché ricco di vitamine e antiossidanti e privo di pesticidi che oggi spaventano il consumatore. Il gusto sarà una bomba ha assicurato Luca Travaglini e noi, che lo abbiamo assaggiato, lo possiamo confermare - questo è il paradosso del vertical farming, riscopriamo i sapori veri che non ritroviamo più nei piatti, usando semi antichi focalizzati sul gusto, per noi è stato il primo obiettivo, la nostra prima sfida”. Il risultato è che il consumatore finale sarà il primo a toccare quella insalata, priva di chimica, che non viene lavata e non va lavata nemmeno a casa, super croccante,

che non marcisce ma appassisce, con un gusto che non ti aspetti. “Il vertical farming non vuole sostituirsi all’agricoltura tradizionale ha messo in chiaro Luca Travaglini - il vertical farming sta all’agricoltura tradizionale come la Formula 1 sta all’automotive. Le nostre ricerche e innovazioni potranno poi essere trasmesse all’agricoltura tradizionale. Non possiamo e non intendiamo sostituirci a essa”. “Lo stabilimento di Cavenago rappresenta il punto di partenza - ha dichiarato a conclusione dell’evento Daniele Benatoff, cofondatore di Planet Farms Italia - di un percorso che ci porterà in tutto il mondo, un progetto che parla italiano e che vedrà presto nuove applicazioni concrete, sia nel nostro Paese che all’estero”.

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Interspar, a Carpi i nuovi mondi, con biologico sfuso e laboratorio IV gamma I reparti dei freschi si presentano come botteghe all’interno del punto vendita e sono tutti serviti Eugenio Felice

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Aspiag Service, la concessionaria Despar per il Triveneto e l’Emilia Romagna, ha aperto al pubblico il 20 giugno il nuovo Interspar di Carpi (MO). Il negozio, attento alla sostenibilità, presenta una superficie di vendita di 2.500 metri quadrati con soluzioni inedite, negli assortimenti e nel modo di presentare i reparti. In particolare vi è una grande caratterizzazione dei freschissimi, che si presentano come delle botteghe all’interno del punto vendita. Spinta la tecnologia Aspiag Service, la concessionaria Despar per il Triveneto e l’Emilia Romagna, ha aperto il 20 giugno il 237.esimo punto vendita, un nuovo supermercato a insegna Interspar in Tangenziale Bruno Losi (angolo con via Nuova Ponente) a Carpi (Modena). L’apertura coincide con l’esordio di un punto vendita dalla formula inedita, il primo nel suo genere per tante novità assolute: tradizione e innovazione si fondono per favorire la massima soddisfazione del consumatore più attento, con altissimi livelli di sostenibilità ambientale, un’area del reparto ortofrutta dedicata al biologico confezionato e sfuso e i banchi tutti serviti da personale qualificato in una formula che ricorda quella delle vecchie botteghe, con tanto di insegne con colori e font differenti da reparto a reparto. Per l’azienda si tratta dell’Interspar numero 39. Il nuovo Interspar di Carpi è luogo di lavoro per circa 70 persone, di cui la maggior parte neo assunta. A dirigere la squadra è lo store manager Alberto Scapoli, in precedenza già direttore di altri Interspar. FRUITBOOKMAGAZINE

“Siamo un’azienda che cresce e crea occupazione - spiega il direttore vendite Interspar Diego Piazzardi - e cerchiamo di farlo sempre tenendo fede al nostro impegno di restituire valore ai territori in cui operiamo. Per questo, anche a Carpi, vogliamo essere una presenza di qualità, in dialogo con il territorio e con le realtà che lo abitano e lo animano. Teniamo in modo speciale a questo punto vendita per-

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Foto: NextVideoProduction.com

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ché ha alcune peculiarità e diversi punti di forza, oltre al fatto che l’area nella quale nasce diventerà presto il più grande parco commerciale della città. Valorizzazione del biologico, il “freschissimo” gestito a mo’ di botteghe, banchi tutti serviti: il risultato raggiunto qui a Carpi è già fonte di ispirazione nel mondo della grande distribuzione”. “Abbiamo raggiunto questo risultato - aggiunge Piazzardi - dopo un grande lavoro di squadra della nostra azienda, attraverso la collaborazione di ben quattro diverse direzioni aziendali (vendite, acquisti, marketing e appalti) in stretta l N.28 l LUGLIO 2019

relazione l’una con l’altra. Siamo molto soddisfatti, ma saranno i consumatori di Carpi a valutarne il risultato”. Con una superficie di vendita di 2.500 metri quadri, servita da 15 casse di cui 7 tradizionali, 6 self checkout, 2 automatiche con possibilità di utilizzare il carrello, questo ipermercato, che è aperto dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 21.00 e la domenica dalle 9.00 alle 20.00, offre un assortimento prevalentemente alimentare, compo-

sto da circa trentamila referenze. “Tante quindi le novità dello store di Carpi - continua Piazzardi sempre più orientato alla piena soddisfazione del cliente. Per la prima volta abbiamo inserito una comunicazione a LED per guidare i clienti all’acquisto e dar loro dei consigli attraverso messaggi pensati per i vari reparti in cui sono presenti. Per quanto riguarda il non alimentare, abbiamo creato delle aree personalizzate a tema, dove vogliamo fare la differenza (casalingo, cancelleria e giocattoli), come se fosse un negozio nel negozio, con allestimenti mirati e temi solo per loro”. FRUITBOOKMAGAZINE


20 2.500 3 237

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Aspiag Service: il nuovo Interspar di Carpi in cifre giugno apertura

mila referenze

mq superficie di vendita

.mo punto vendita

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dipendenti

.mo Interspar

Tre le isole, di cui una e mezzo per la frutta, mezza per carote, patate e cipolle, mezza dedicata al biologico, sia sfuso (novità) che confezionato, mezza dedicata all’on-thego. Molto bello il lungo monitor a LED che sovrasta il murale refrigerato con verdure di prima e quarta gamma. Ci sono anche una vasca refrigerata per i frutti di bosco e un frigo con porte per estratti freschi, zuppe fresche e burger vegetali freschi. Altra novità rilevante è che nell’ultima isola c’è il laboratorio a vista per la preparazione di insalate e frutta di quarta gamma, preparate in-store, in questo caso da una addetta che aveva già fatto esperienza nell’Interspar di Rovereto, precedentemente a insegna Coop. Le preparazioni sono fatte a mani nude e a una temperatura che è quella del punto vendita, quindi certamente superiore agli 8 gradi sopra lo zero che richiederebbe la normativa sulla quarta gamma, sempre che si possa applicare in queste preparazioni “in-store”.

Il reparto ortofrutta: prime impressioni. Abbiamo avuto l’opportunità, unica rivista del settore, di visitare il nuovo Interspar di Carpi nel giorno della pre-apertura, mercoledì 19 giugno, accompagnati da Diego Piazzardi e da Nicola Faccio, area manager acquisti frutta e verdura di Aspiag Service. Il reparto si presenta all’ingresso del FRUITBOOKMAGAZINE

punto vendita, assieme a piante e fiori, con colori neutri e materici, con un pavimento nocciola chiaro, pareti e soffitto marrone scuro, cartellonistica identificativa del reparto verde, cassette in plastica a sponde abbattibili e riutilizzabili della IFCO di colore nero nelle isole e nei murali refrigerati, con un “vestito” di legno nell’area bio.

Responsabilità sociale e sostenibilità. Despar, Eurospar, Interspar mettono al centro una serie di valori che vanno dal legame con il territorio al risparmio energetico, ma non solo: il punto vendita di Carpi per esempio rientra nella rete di supermercati che effettuano la cessione merce. Ciò significa che i cibi recuperati verranno dati a chi ne ha bisogno grazie alla collaborazione con Fondazione Banco Alimentare e Last Minute Market. l N.28 l LUGLIO 2019


L’Interspar di Carpi è il punto di partenza per il “nuovo format, con soluzioni inedite, come i grandi

display a led, il reparto biologico sfuso e il laboratorio “a vista”, dove si preparano frutta lavata e tagliata e insalatone anche con componenti animali ”, Nicola Faccio (acquisti ortofrutta di Aspiag Service)

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Nella pagina affianco, dall’alto, Nicola Faccio, area manager acquisti frutta e verdura di Aspiag Service. Nella foto in basso Diego Piazzardi, direttore vendite Interspar. Li abbiamo fotografati il 19 giugno, alla vigilia dell’inaugurazione del punto vendita di Carpi (Modena). In questa pagina: l’isola nel reparto ortofrutta con il laboratorio “a vista” dove si preparano le insalate e i bicchieri di frutta pronti al consumo, una tra le più rilevanti novità presenti nel nuovo Interspar.

LE NS. INTERVISTE

Il NUOVO INTERSPAR

DI CARPI

GUARDA IL VIDEO!

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Come tutte le nuove aperture di Aspiag Service, il neonato Interspar carpigiano ha un’anima verde, grazie all’adozione di impianti a basso impatto ambientale, all’insegna dell’efficienza nei consumi. Un impianto fotovoltaico fornisce parte dell’energia elettrica necessaria al punto vendita. Il calore prodotto dai banchi frigo è interamente recuperato, in parte per la produzione di acqua calda a uso sanitario, e in gran parte per la climatizzazione: il che si traduce in un forte risparmio energetico. Inoltre, tutti i mobili del negozio di Carpi sono certificati.

Un’azienda che cresce e crea occupazione. Nel 2018 Aspiag Service ha continuato il suo processo di crescita portando il numero dei collaboratori oltre la soglia degli ottomila, e registrando un incremento del 4,2 per cento rispetto all’anno precedente per quanto riguarda il fatturato. Il numero di collaboratori di Aspiag Service è cresciuto di 194 unità, raggiungendo gli 8.026 a fine 2018. Buona parte delle nuove assunzioni sono frutto delle nuove aperture nel corso dell’anno: nel 2018 Aspiag Service ha inaugurato 15 punti vendita, di cui 7 filiali dirette e 8 negozi affidati a dettaglianti associati, e ne ha ristrutturati altri 13.

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Si chiama Tiarè il nuovo melone di alta gamma Linea varietale sviluppata con OP Francescon e OP Don Camillo Eugenio Felice

Ha debuttato sul mercato quest’estate la nuova linea di melone liscio di alta gamma Tiarè sviluppata in esclusiva da Nunhems, divisione Vegetable Seeds di BASF, in collaborazione con i due produttori di riferimento in Italia per la coltura del melone, ovvero OP Francescon e OP Don Camillo. La disponibilità va da fine maggio a ottobre. Nelle pagine seguenti potete vedere la nostra inconsueta intervista doppia a Ettore Cagna e Bruno Francescon, leggendo il QR code con lo smartphone Il melone riparte dal liscio. Prodotto tipico del territorio mantovano, il melone liscio è da tempo un riferimento per il consumatore in cerca di gusto grazie alle sue caratteristiche organolettiche eccellenti. Il melone liscio deve il suo successo alla spinta dei produttori sui mercati tradizionali che per primi hanno trovato in questa tipologia di melone il riferimento di gusto della categoria. In anni recenti il melone liscio ha trovato posto sui banchi della grande distribuzione riscuotendo un notevole successo. Nell’ottica di valorizzare maggiormente questa eccellenza nella moderna distribuzione e migliorarne le performance in vendita in termini di continuità e qualità dell’offerta, OP Francescon e OP Don Camillo aziende leader della coltura del melone in Italia - hanno individuato in Tiarè la linea di prodotto

ideale per i loro nuovi progetti. Frutto di 5 anni di ricerca in esclusiva collaborazione con Nunhems, divisione Vegetable Seeds di BASF, il melone liscio Tiarè ha fatto nel 2019 il suo debutto ufficiale sul mercato. Tiarè si contraddistingue per la sua buccia dal colore avorio perfettamente liscia e satinata. Al taglio vengono sprigionati profumi intensi con note vanigliate e di fiori bianchi, all’assaggio risaltano le note dolci e vanigliate e l’aroma tipico del melone liscio classico. Insieme alle caratteristiche estetiche e gustative superiori, Tiarè concilia ottime performance in conservazione sia post raccolta che sui banchi della distribuzione, mantenendo inalterati aspetto, aroma e consistenza. Tiarè è quindi la risposta alla GDO che sempre di più cerca prodotti premium con elevate caratteristiche di gusto,

Nelle foto tre meloni della linea varietale Tiarè, sviluppata da Nunhems in collaborazione con OP Don Camillo e OP Francescon, ovvero le due organizzazioni leader in Italia per il melone. I frutti di questa linea varietale si distinguono per l’aspetto decisamente elegante nella forma e nel colore, oltre che per il profumo vanigliato e le note dolci e aromatiche al palato.

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Per la nostra organizzazione le linee premium di “alta qualità, sia nel caso come questo di melone liscio, che nel caso di melone retato con o senza fetta, si identificano commercialmente come Melone Mantovano IGP, ovvero il prodotto principe del nostro territorio”, Bruno Francescon (OP Francescon)

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aspetto diventato oggi fondamentale essendo ormai il primo driver di scelta del consumatore, senza dover rinunciare all’aspetto accattivante del frutto e alla shelf life. La linea varietale Tiarè copre una ampia finestra temporale, essendo FRUITBOOKMAGAZINE

disponibile con continuità da fine maggio a ottobre. Per OP Francescon la produzione si concentra principalmente nella zona di Mantova, mentre per OP Don Camillo gli areali sono quattro: Sicilia, Campania, Viadana e Sermide.

L’intervista doppia. Abbiamo fatto visita nel mese di giugno alle due OP oggetto di questo articolo, OP Francescon e OP Don Camillo. Ci siamo andati insieme a Matteo Bano, sales specialist anguria e melone centro-nord di BASF Vegetable Seeds. La particolarità di Tiarè è che è una linea varietale di melone liscio dalle elevate caratteristiche in termini di aspetto, profumo, consistenza, sapore e shelf life. Viene prodotto in esclusiva dalle due OP, che hanno del resto contribuito al suo sviluppo. Tiarè rimane al momento il nome che contraddistingue la linea varietale, a livello commerciale poi sono le due organizzazioni a decidere in autonomia come presentare il prodotto. In occasione della visita alle due OP abbiamo realizzato un’intervista doppia, come quelle che si vedono in televisione, un’operazione che non ha precedenti in Italia nel settore ortofrutticolo, per cui ringraziamo i presidenti delle due OP, Bruno Francescon ed Ettore Cagna, per essersi prestati con entusiasmo a questo confronto, nonostante la criticità della campagna in corso. Potete vederla leggendo con il vostro smartphone il QR code della pagina a lato oppure andando direttamente su YouTube. Ma torniamo al melone Tiarè per rispondere a una domanda: come può il consumatore riconoscere questo prodotto di alta gamma se Tiarè non è anche un marchio commerciale? Nell’intervista i presidenti delle due OP hanno spiegato la diversa strategia utilizzata in l N.28 l LUGLIO 2019


valorizzare il melone Tiarè abbiamo deciso “diPer creare un marchio nostro che si chiama Lelis, un nome francese che richiama l’eleganza di questa linea varietale, sia nell’aspetto e nelle dimensioni che nel sapore e nel profumo. Questa è la scelta per il 2019 ”, Ettore Cagna (pres. OP Don Camillo)

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Nell’immagine a lato Ettore Cagna, 58 anni, presidente di OP Don Camillo e Bruno Francescon, 44 anni, presidente di OP Francescon, in un fotogramma della inconsueta intervista doppia che abbiamo realizzato nel mese di giugno. Sono i rappresentanti delle due aziende italiane leader del mercato del melone. Nell’intervista doppia di oltre sei minuti si parla sia di aspetti che toccano la sfera privata dei due imprenditori che della nuova linea varietale Tiarè e della collaborazione con Nunhems.

ETTORE CAGNA E L’INTERVISTA A

BRUNO FRANCESCON GUARDA IL VIDEO!

l N.28 l LUGLIO 2019

questa prima campagna. “Abbiamo creato un marchio nostro che si chiama Lelis - spiega Ettore Cagna - un nome francese che richiama l’eleganza di questo melone, nell’aspetto e nel sapore. è un nome che rispetta le sue caratteristiche. Questa è la strada scelta per il 2019, dal prossimo anno potremo inserire sia nuovi marchi che nuove varietà della stessa linea”. “Per OP Francescon - dichiara Bruno Francescon - il melone di alta qualità va identificato come Melone Mantovano IGP, quindi le linee premium della nostra azienda, sia nel caso come questo di melone liscio sia nel caso di melone retato con o senza fetta, si presentano commercialmente come Melone Mantovano IGP, il prodotto principe del nostro territorio, qui colti-

vato da 500 anni,di cui OP Francescon rappresenta quasi il 50 per cento della produzione”. Chiudiamo con un doveroso commento sulla campagna 2019 del melone, segnata da un maggio con condizioni meteorologiche avverse, in particolare freddo e pioggia, che segneranno nella quantità e nella qualità tutta la campagna produttiva. Per alcune settimane nella prima parte dell’estate è venuto a mancare prodotto e questo ha portato alcuni gruppi distributivi a rifornirsi da produttori spagnoli. La situazione che si è venuta a creare è stata così anomala che in alcuni casi nei supermercati si trovavano meloni a prezzi più bassi di quelli di acquisto.

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Seedless, midi e gustosa l’anguria del futuro è già una realtà con Nunhems Punta di diamante dell’offerta Nunhems Italy sono le varietà Sugar Baby: Style, Stellar e Fashion Carlotta Benini

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È senza semi, dalla buccia elegante e dal colore intenso, così come il rosso della polpa, che ha una dolcezza e una consistenza unica. È l’anguria seedless, il prodotto che ha rivoluzionato il consumo di angurie, elevando l’offerta della Gdo e conquistando i consumatori di tutte le età. Nunhems Italy - BASF Vegetable Seeds Business, Divisione Agricutural Solutions - è leader nella selezione di angurie top di gamma e offre un ricco assortimento di varietà “midi” e senza semi L’anguria del futuro? è di medie dimensioni, ha una buccia dal colore intenso e brillante, è elegante nell’aspetto e inimitabile nel gusto e nella consistenza. è croccante, dolce, pratica da consumare e sostenibile (grazie alle dimensioni più ridotte rispetto a un cocomero tradizionale, si spreca meno prodotto): è anche altamente digeribile, grazie all’assenza di semi (o meglio, quelli presenti nella polpa sono piccoli, bianchi, morbidi). L’anguria seedless è il prodotto che va incontro ai nuovi stili di vita e di consumo: Nunhems Italy BASF Vegetable Seeds Business, Divisione Agricutural Solutions - è leader nella selezione di angurie top di gamma e offre un ricco assortimento di varietà “midi” che si differenziano sul mercato per pezzatura, colore della buccia e colore della polpa. “L’anguria seedless è il futuro, non solo per la sua praticità, ma soprattutto per l’esperienza di consumo”, esordisce Matteo Bano, sales specialist anguria e melone centro-nord di BASF Vegetable Seeds. “Polpa più croccante - conFRUITBOOKMAGAZINE

tinua - pochi semi bianchi edibili. La nostra gamma punta a offrire un prodotto che si distinga anche dal punto di vista organolettico, con una maggiore dolcezza e texture peculiare”. Punta di diamante nell’offerta di Nunhems Italy sono sicuramente le varietà Sugar Baby: Style, Stellar e Fashion. “Si tratta di tre tipologie a buccia scura”, ci spiega Claudia Iannarella, consumer and customer manager di BASF Vegetable Seeds. “Stellar e Fashion hanno una buccia scura e brillante che presenta una velata striatura, Style ha invece una colorazione esterna più scura e uniforme. Tre angurie senza semi; di forma tondeggiante e formato midi, con peso da 4 a 6 chili, dalla polpa molto croccante e di alta qualità”. Sono varietà premium, utilizzate da alcuni leader di settore per la realizzazione di progetti di brand che registrano un alto gradimento da parte del consumatore e hanno l N.28 l LUGLIO 2019


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conquistato anche la Gdo. In particolare, Fashion è stata la varietà che ha aperto la strada all’anguria nera in Italia distinguendosi per il suo aspetto, l’elevatissima qualità interna e diventando oggetto di progetti esclusivi. “La grande distribuzione - prosegue Iannarella - inserendo queste tipologie nel proprio assortimento, ha elevato l’offerta di angurie, uscendo dalla logica della commodity e proponendo un prodotto immediatamente riconoscibile, dalle caratteristiche organolettiche superiori. Gusto e qualità sono fra i principali driver d’acquisto, lo confermano le numerose ricerche di settore che realizziamo. Il consumatore è disposto a spendere di più, se l’esperienza di acquisto e consumo è all’altezza delle sue aspettative, e in linea con le esigenze di praticità e sostenibilità l N.28 l LUGLIO 2019

legata agli sprechi. Tutte garanzie offerte dalle nostre angurie seedless”. Alcune insegne della Gdo hanno inoltre inserito le angurie Sugar Baby di Nuhnems Italy nelle loro linee private label. Un altro segmento di angurie senza semi di alta qualità è quello delle Jubelee, all’interno del quale si distinguono le tipologie Stargem e Sungem, anch’esse di formato midi, che spiccano per la loro buccia striata dal verde più inteso e brillante, così come il rosso della polpa. “Infine nel segmento Crimson la nuova introduzione di Embasy sta incontrando i favori di molti attori della filiera e nuove introduzioni sono in arrivo”, rivela Matteo Bano. Embasy è un’anguria di formato tradizionale (7-9 chili) e di forma ovale, dalla polpa molto soda e croccante, che si contraddistingue anche per la tenuta superiore. Il carattere esclusivo delle angurie senza semi a marchio Nunhems si rispecchia infatti anche nell’eleva-

ta shelf life, nelle rese in campo e, in definitiva, nel diffuso consenso da parte di tutti, produttori e consumatori. “La nostra azienda si occupa di angurie da più di 20 anni”, sottolinea Fabio Morra, sales specialist anguria e melone centro-sud di BASF Vegetable Seeds. “è da sempre alla ricerca delle migliori soluzioni possibili alle problematiche agronomiche quotidianamente sperimentate dai produttori nei campi, come ad esempio avere ottime capacità di allegagione anche in condizioni di basse temperature nelle coltivazioni precoci, ed è animata dall’intento di offrire risposte innovative alla continua evoluzione delle abitudini di consumo. Un assortimento completo di qualità, un’azienda con 20 anni di esperienza nella ricerca di angurie e uno staff di esperti fanno di Nunhems Italy il partner ideale per progetti di filiera di successo”.

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Lidl, crescono le forniture dalla Spagna In inverno e primavera molti gli ortaggi di origine spagnola Eugenio Felice

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Lidl Italia è il fornitore ufficiale di ortofrutta della Nazionale. Sui social è scoppiata la bagarre. La riflessione a nostro avviso andrebbe fatta sull’origine di quella ortofrutta, oggetto di attenzioni calcistiche. Perché stanno aumentando le forniture dalla Spagna, come registra uno studio di PwC. È questione di prezzo? Su questo aspetto la produzione italiana non può essere competitiva, avendo costi più alti. O è il sistema italiano meno organizzato a favorire l’opzione spagnola? Il “debole” per la Spagna. Sapete chi è il maggiore acquirente di ortofrutta spagnola? Dal 2015 è Lidl, che assorbe il 10,5 per cento delle vendite del comparto. Chiaramente però non tutto ciò che viene acquistato finisce nei punti vendita spagnoli dell’insegna: l’86 per cento della frutta e verdura che il gruppo distributivo acquista in Spagna, pari a 1,6 milioni di tonnellate, viene infatti caricata sui camion per andare nei supermercati che il gruppo di matrice tedesca ha in 30 Paesi nel mondo. E l’incidenza è in continua crescita, come conferma uno studio di PwC - PricewaterhouseCoopers, pubblicato nel secondo semestre 2018, secondo il quale nell’ultimo anno rilevato Lidl avrebbe aumentato gli acquisti di ortofrutta spagnola addirittura del 35 per cento. Per completare il quadro, segnaliamo che Lidl in Spagna ha una quota di mercato attorno al 5 per cento in crescita anno dopo anno - come del resto avviene in tutti i Paesi in cui è presente grazie all’aggressiva politica di investimenti in nuove aperture e ammodernamento FRUITBOOKMAGAZINE

della rete - ed è il quinto gruppo della distribuzione alimentare dopo Mercadona (26 per cento), Carrefour (8 per cento), Dia (7 per cento) ed Eroski (5 per cento). La Nazionale. A partire da quest’anno si è rafforzato il rapporto tra Lidl Italia e la Nazionale di calcio: è dello scorso marzo l’annuncio del rinnovo della premium partnership con la FIGC - Federazione Italiana Giuoco Calcio per i prossimi 4 anni, con una novità: come si può leggere dal comunicato stampa, in considerazione dell’attenzione alla valorizzazione del made in Italy e al forte legame con il territorio, Lidl avrà anche la qualifica di “fornitore ufficiale di frutta e verdura della Nazionale”. Una novità non marginale, ben comunicata anche attraverso una campagna che ha interessato e sta interessando un po’ tutti i media, dalla televisione alla radio, dalla cartellonistica alla carta stampal N.28 l LUGLIO 2019


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ta, dai volantini alle comunicazioni dentro e fuori i negozi. Nello spot televisivo c’è peraltro come testimonial d’eccezione il c.t. Roberto Mancini. Una partnership, quella tra Lidl Italia e la Nazionale di calcio, che ha acceso più di una discussione. L’ultima è di inizio giugno, e riguarda Mario Gasbarrino. Le polemiche. L’ex amministratore delegato di Unes, ha chiosato sui social: “Sarò un romantico ma, l N.28 l LUGLIO 2019

con tutti i fornitori di ortofrutta italiana che ci sono in giro, la nazionale proprio Lidl doveva scegliere come sponsor? La mia non è una (velata) accusa a Lidl ma alla classe imprenditrice italiana: se nessuno è stato in grado di cogliere l’occasione è giusto che il Paese retroceda. Prendiamocela con noi stessi e non diamo la colpa ad altri”. Alla domanda provocatoria di Gasbarrino ha risposto, tra gli altri, Giorgio Santambrogio, presidente di ADM - Associazione Distribuzione Moderna e amministratore delegato del Gruppo VéGé che proprio nel 2019 festeggia il FRUITBOOKMAGAZINE


Sulla autostrada A4 che da Torino va verso Venezia li incontriamo spesso e ad Arcole, dove ha sede Lidl Italia, sono una presenza costante. PrimaFrio dispone di una flotta di oltre 2.000 camion a temperatura controllata per il trasporto di frutta e ortaggi e ha da poco aperto il suo nuovo quartier generale - la società nasce 50 anni fa - ad Alhama de Murcia, su una superficie di 300 mila metri quadrati, con una piattaforma logistica dotata di 106 porte per il carico e scarico dei prodotti. Tra i principali partner di PrimaFrio c’è proprio il gruppo Lidl.

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suo 60.esimo anniversario: “Anch’io sono un romantico inca…to per questa situazione. In primis sostiene - è un uso border line del loro marchio aziendale e poi è incredibile che nessuna azienda veramente italiana sia riuscita a fare un’offerta per tale sponsorizzazione”. Da questa discussione noi prendiamo le distanze. Lidl Italia ha annunciato per l’anno in corso un piano di investimenti da oltre 350 milioni di euro che comprende lo sviluppo della rete vendita, con l’apertura prevista di oltre 40 nuovi supermercati, e l’assunzione di 2.000 nuovi collaboratori. Chi definisce Lidl un’azienda tedesca, scandalizzandosi per la sponsorizzazione della Nazionale, manca di obiettività, considerando che il gruppo dà reddito in Italia a circa 15 mila collaboratori oltre a tutto l’indotto, fa recupero urbanistico (come nel caso del nuovo punto vendita di Torino, solo per fare uno dei tanti esempi), esporta in Europa e nel mondo il made in Italy alimentare con il brand Italiamo per un valore di centinaia di milioni di euro l’anno. Chi poi puntualizza che gli utili finiscano a una famiglia tedesca, cosa potremmo dire di tante aziende italiane che hanno sede fiscale in altri Stati o aziende italiane nel cui azionariato ci sono investitori stranieri? Senza dimenticare che la Germania è il principale partner commerciale dell’Italia, il che significa che tante aziende italiane lavorano e producono reddito grazie alle FRUITBOOKMAGAZINE

ad alcuni tipi di insalate come la Romana e la Iceberg, in coerenza con i crescenti acquisti di ortofrutta registrati da PwC in Spagna e con i legami sempre più stretti con fornitori come l’operatore logistico PrimaFrio e la grande cooperativa La Union. Altri gruppi hanno fatto scelte diverse, come Aldi Italia, che da ottobre ad aprile ha programmato e messo in assortimento esclusivamente melanzane di origine siciliana. Sono scelte.

vendite che fanno in quel Paese. Ebbene, per tornare anche alla ricerca di PwC, se una cosa troviamo stonata nella sponsorizzazione della Nazionale, è che parte di quella frutta e verdura fornita ai calciatori venga dalla Spagna e non dall’Italia. Durante tutto l’inverno e buona parte della primavera, numerosi ortaggi in vendita negli store Lidl sono stati, secondo i nostri monitoraggi, di origine spagnola: dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli,

La nota di Lidl. “La nostra politica di acquisto - ci ha comunicato Lidl Italia che abbiamo interrogato sull’argomento - privilegia i prodotti italiani anche nel reparto ortofrutta dove, però, dobbiamo tenere conto, come tutti gli operatori GDO, di fattori contingenti quali: la stagionalità, la quantità e la qualità disponibile sul mercato e la natura stessa di alcune referenze, come banane e frutta esotica. Ciò comporta che, a volte, per garantire la disponibilità e la miglior qualità ai nostri clienti, l’approvvigionamento di prodotti viene fatto in altri Paesi, come la Spagna, ma si tratta sempre di volumi marginali rispetto al totale degli acquisti effettuati in Italia. Ci preme inoltre sottolineare - conclude la nota che anche i fornitori esteri sono sottoposti alla stessa rigorosa politica di selezione e certificazione dei fornitori italiani, questo a tutela della qualità del prodotto offerto ai clienti”.

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Packaging verde, il settore è in cerca di soluzioni Spunti dal Festival Food&Science di Mantova Barbara Righini

Foto: Roberta Baria

I rifiuti plastici che affollano sempre di più i nostri mari e le nostre spiagge stanno condizionando in modo crescente le scelte di distributori e consumatori nel momento in cui devono decidere cosa acquistare. Di sostenibilità e di imballaggi si è parlato a Mantova in occasione del Festival Food&Science che si è svolto dal 17 al 19 maggio. Tra i momenti clou, c’è stata la presentazione di Francesco Mandolini di Esselunga su “I dilemmi dell’uso del packaging plastico nella GDO” 2019, fra le parole di tendenza sicuramente “plastic free” s’impone. Il tema di ridurre o eliminare la plastica dal packaging è sempre più attuale. La questione è stata approfondita durante l’ultima edizione di “Food&Science”, festival che si tiene a Mantova e che cerca di ancorare a basi scientifiche l’informazione sul mondo food. In particolare due eventi sono stati dedicati specificamente agli imballaggi e al loro futuro: “Che Pacco!”, durante il quale si è parlato di innovazione tecnologica e sviluppo di materiali sostenibili, e “I Dilemmi nell’Uso della Plastica nel Packaging della GDO”, durante il quale Francesco Mandolini di Esselunga ha cercato di fare chiarezza sulle problematiche che l’eliminazione della plastica comporta. Da tenere presente poi che il 2019 è anche l’anno in cui è stata approvata la direttiva UE sulle plasti-

che monouso che vieta, fra gli altri, posate in plastica, i bastoncini per i cotton fioc e che impone agli Stati Membri di ridurre del 25 per cento entro il 2025 i prodotti in plastica per i quali, ad oggi, non esistono alternative. Fra questi ultimi ci sono packaging monouso alimentari come quelli in polistirolo espanso (utilizzati nei fast food ma anche nel reparto frutta e verdura). I componenti dell’UE hanno ora due anni di tempo per recepire la direttiva con normative statali. “Chi fa il nostro mestiere - ha detto proprio Mandolini - sta subendo molta pressione ma bisogna essere lucidi. Noi di Esselunga abbiamo un’anima produttiva, con la private label, e questo ci costringe a ragionare sul packaging, ma bisogna farlo in maniera scientifica”. “L’84 per cento del problema plastiche arriva dal littering (abbandono rifiuti), il restante dalle mi-

Si è svolto dal 17 al 19 maggio il Food&Science Festival di Mantova, un evento di divulgazione scientifica che affronta e approfondisce in maniera creativa e accessibile le tematiche legate alla scienza della produzione e del consumo del cibo. Nella foto Francesco Mandolini di Esselunga nel suo intervento su “I dilemmi dell’uso della plastica nel packaging della G DO”.

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Bisogna ragionare sul packaging in modo scien“tifico. Cosa facciamo con il PLA? Potrebbe andare

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nell’organico ma i suoi tempi di smaltimento sono tripli rispetto alla frazione organica e questo limite non piace alle aziende che producono compost ”, Francesco Mandolini (security manager Esselunga)

Sempre più spesso si trovano in GDO delle soluzioni ibride in termini di materiali di confezionamento. Fruitbox è il nuovo brand di frutta top di gamma di Esselunga sviluppato con la collaborazione della azienda pugliese Orchidea Frutta. Il vassoio e il manico sono in cartone, il coperchio in plastica R-Pet.

croplastiche. Il blocco all’importazione di rifiuti da parte della Cina, nel 2018, ha reso la questione evidente. è un problema multisfaccettato di spreco, di riciclo non corretto, di sostituzione di materiali e di possibilità di riuso. Lo smaltimento di un rifiuto entra in una filiera industriale e se non fa massa critica a sufficienza per generare un investimento nel suo trattamento, viene mandato a energia o a discarica. Bisogna essere consapevoli che gli impianti di recupero di materiale plastico fanno selezione e, per esempio, se il colore è scuro la plastica si deprezza anche del 70-80 per cento. Se il rifiuto non è di plastica e non c’è una quantità FRUITBOOKMAGAZINE

sufficiente per mettere in piedi un sistema industriale dedicato, quel materiale finisce a energia”. L’introduzione del PLA (acido polilattico), una fra le prime bioplastiche, attualmente prodotto con il mais, a molti è sembrata una rivoluzione, ma Mandolini precisa: “Cosa facciamo con il PLA? Può andare nell’organico ma i suoi tempi di smaltimento sono tripli rispetto alla frazione organica e questo non piace alle aziende che producono compost”.

La questione plastica è complessa, concetto ribadito da altri relatori, durante l’incontro “Che Pacco!”. “Fino ad oggi - ha detto Pierpaolo Freddi, responsabile qualità del gruppo Pool Pack - nella progettazione ci siamo occupati soprattutto di prestazioni tecnologiche dell’imballaggio. Ora l’esigenza va conciliata con quella della sostenibilità e sono necessari compromessi sulle prestazioni del packaging”. In particolare, il reparto ortofrutta deve affrontare diverse sfide. Durante gli ultimi mesi, soprattutto all’estero, diverse catene di distribuzione hanno annunciato mosse per eliminare la plastica. Il gruppo Foodstuffs, player importante in Nuova Zelanda, si è impegnato a eliminare completamente entro il 2025 il packaging dai freschi o a usare materiale 100 per cento biodegradabile e compostabile; entro l’anno, in 60 store della catena britannica Morrisons compariranno aree dove i clienti potranno acquistare frutta e verdura sfuse o in sacchetti di carta riciclabile; sempre in Gran Bretagna Tesco ha rimosso gli imballaggi di plastica da circa 45 referenze, fra queste mele, cipolle, funghi, peperoni, banane e avocado. Nel reparto qualcosa si muove anche in Italia. Esistono già cassette per la frutta e la verdura in plastica riciclata e certificata riciclabile al 100 per cento; Vog, consorzio di cooperative ortofrutticole Altoatesine, ha lanciato il primo vassoio da 4/6 mele, in cartone microonda, lo stesso ha fatto il consorzio VI.P Val Vel N.28 l LUGLIO 2019


Nella foto a fianco il vassoio mele monocartone che il Consorzio VOG ha lanciato come test per il prodotto biologico. Analoga operazione ha fatto il Consorzio VI.P Val Venosta. Nella foto in basso, la confezione da 500 grammi di pomodori varietà ciliegino con packaging 100 per cento in cartoncino e “plastic free”, che il gruppo distributivo Todis, dell’orbita Conad, ha inserito negli ultimi mesi nella nuova linea private label premium “A Tutto Sapore”, con prodotti provenienti solo da agricoltura italiana. Il packaging green è tra i megatrend del 2019.

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nosta. Non si può poi dimenticare che già da oltre un anno è entrato in vigore l’obbligo dei sacchetti biodegradabili e compostabili nel reparto: “è stato un cambiamento significativo - ha detto Pierpaolo Freddi di Pool Pack, con oltre 20 anni di esperienza in fatto di packaging - la nuova direttiva UE, quella sulle plastiche monouso, tocca il reparto in relazione, per esempio, ai vassoi in polistirolo espanso. Bisognerà capire come quella parte sarà recepita dalla normativa italiana perché la direttiva parla di prodotti pronti al consumo, come gli hamburger, ma come ci comportiamo con le mele? Anche le mele sono pronte al consumo. Al momento noi di Pool Pack - ha continuato Freddi - stiamo lavorando molto su cartone accoppiato con plastica. Le cartiere sono in grado di riciclare la carta nel caso in cui lo scarto (plastica) non superi il 40 per cento del totale. Il problema è quando l’alimento sporca il cartone, in quel caso bisogna ragionare su film di plastica biodegradabile, butteremmo poi l’imballo nel compost. Ci sono già soluzioni come sacchetti in carta e plastica che possono essere separati dal consumatore al momento di fare la differenziata. Bisogna poi pensare alla quarta gamma e c’è un’altra tematica di cui si parla poco: le etichette biodegradabili. Abbiamo introdotto i sacchetti compostabili e biodegradabili in reparto ma pochi supermercati utilizzano etichette biodegradabili e quasi nessuno, facendo

la differenziata, separa il sacchetto dall’etichetta”. Dunque una delle problematiche è la quarta gamma che, fra l’altro, ha un impatto notevole in termini di fatturato del reparto. “Attualmente per le vaschette si potrebbe utilizzare la plastica rigida biodegradabile e compostabile PLA, ma ha costi più elevati”, ci ha riferito ancora Freddi. Chi sta già pensando alla quarta gamma (ad oggi le vaschette sono in PET, il cui processo di riciclaggio è fra i più funzionali) è la catena di supermercati Todis, appartenente alla galassia Conad, con 248 punti vendita fra Centro Italia e Sud. “Stiamo lavorando - ci hanno spiegato Pietro Fiore, responsabile ortofrutta, e Antonio Diurno, marketing e co-

municazione - per arrivare nei nostri punti vendita con contenitori per la quarta gamma in PLA, per la linea biologica, entro fine anno. Stiamo facendo dei test tecnologici. Il problema è trovare colori che siano biodegradabili. Le confezioni saranno soprattutto trasparenti. Con il PLA bisogna accettare un visual meno accattivante, in più la busta in PLA è più rigida rispetto a quella di oggi. Anche il consumatore dovrà accettare dei compromessi in nome della sostenibilità”. Intanto Todis ha già presentato il suo packaging in cartone per la linea private label premium “A Tutto Sapore”, proveniente solo da agricoltura italiana: un prodotto che punta a garantire all’acquirente gusto e soddisfazione anche dal punto di vista dell’attenzione all’ambiente.

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L’appello di Marco Rivoira: comparto mele a un bivio bisogna tornare al sapore Riflessione dell’executive manager della più importante realtà produttiva privata italiana Eugenio Felice

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La stagione 2018-19 verrà ricordata come una delle peggiori degli ultimi anni, con un mercato che sta facendo fatica ad assorbire i volumi generati dal raccolto europeo record di mele del 2018. Solo la Polonia ha superato i 4,8 milioni di tonnellate. Ma i problemi, per le mele italiane, non vanno ricercati nelle produzioni in crescita dell’Est Europa. Secondo Marco Rivoira, titolare dell’omonimo gruppo frutticolo piemontese, la attenzione va spostata sulle qualità organolettiche La Polonia. Rappresenta oggi la principale minaccia sui mercati globali per la produzione italiana di mele. La manodopera qualificata e a basso costo, gli investimenti in nuove varietà, l’adozione di moderne tecnologie per la conservazione e la selezione dei frutti nelle centrali ortofrutticole, ha fatto sì che negli ultimi anni le mele polacche riducessero il gap qualitativo nei confronti delle mele made in Italy, a fronte di un prezzo di vendita decisamente inferiore. Parliamo in questa campagna di circa 45 centesimi al chilo franco partenza per prodotto confezionato di prima qualità. Raggiungono peraltro mete che sono inaccessibili alle mele italiane, come il ricco mercato cinese. Ma come ha fatto la Polonia a fare questo exploit? Facile, il Paese guidato da Mateusz Morawiecki è il primo beneficiario dei fondi strutturali europei, con 86 miliardi di euro stanziati nella programmazione 20142020. Praticamente è la stessa Italia a finanziare i suoi competitor. Ingenti quantità di denaro sono state anche stanziate con i proFRUITBOOKMAGAZINE

grammi IPA per i possibili nuovi entranti nell’Unione, come Turchia (4,5 miliardi di euro), Serbia (1,5 miliardi di euro) e Albania (0,65 miliardi di euro). Il nocciolo della questione. “Non possiamo dare sempre la colpa agli altri”, commenta Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira, tra i principali attori italiani per il comparto mele, con sede a Verzuolo, in provincia di Cuneo. “Quella che volge alla conclusione è stata in generale una pessima campagna - taglia corto Rivoira con un raccolto record in Europa, l N.28 l LUGLIO 2019


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qualità non eccellente e prezzi alti al consumatore finale, nella prima parte della campagna, che hanno penalizzato i consumi: la stagione 2017-18 era stata scarsa nei volumi e nella qualità, i gruppi distributivi ci hanno messo mesi ad adeguare al ribasso i prezzi di vendita. Se da una parte però alcuni magazzini potrebbero non finire le giacenze di varietà standard, dall’altra ci sono varietà come Ambrosia che non hanno avuto alcun problema né a livello di prezzo né nel ritmo delle vendite. Il problema oggi - spiega Marco Rivoira - non è che si producono troppe mele, il problema è che almeno il 50 per cento delle mele che si trovano in vendita è di scarsissima qualità organolettica, non danno alcuna gratificazione a livello gustativo. Un problema che peraltro riguarda un po’ tutta l’ortofrutta”. l N.28 l LUGLIO 2019

Persa la mission. “Abbiamo distrutto il comparto kiwi - continua Marco Rivoira - stiamo facendo lo stesso con il comparto mele. Abbiamo perso la nostra mission, che dovrebbe essere quella di produrre frutta buona da mangiare. La responsabilità, a mio avviso, è al 50 per cento della GDO europea, con la sua politica forsennata focalizzata su prezzi bassi, frutti belli, elevata shelf life e resistenza alle manipolazioni. Al 50 per cento è dei produttori che per rispondere a queste richieste hanno cercato dei palliativi come la raccolta anticipata e in unico stacco o l’aumento delle rese per ettaro. Ci siamo dimenticati del gusto e il consumatore si sta disaffezionando. La prova, nel nostro caso, è proprio Ambrosia, venduta al doppio del prezzo rispetto alle varietà standard, perché offriamo al consumatore un’esperienza di consumo sempre costantemente straordinaria, nel senso più letterale del termine, cioè fuori dall’ordinario.

Questo grazie non solo e non tanto alla varietà in sé, che non può essere considerata un miracolo di mela, ma alla gestione in campo, perché la qualità organolettica si fa sul campo. Se quest’anno avessimo avuto 5 mila tonnellate in più di prodotto le avremmo vendute, bene, in poche settimane”. La lezione del vino. “Quando produci 100 tonnellate a ettaro - insiste Marco Rivoira - raccolte in un unico stacco e con 15 giorni di anticipo, anche se ti trovi in una zona particolarmente vocata, difficilmente potrai avere una mela entusiasmante dal punto di vista gustativo. Il Nord Italia come il Sud della Francia si trovano in una posizione geografica dove le mele possono raggiungere la loro massima espressione, al contrario della Polonia che invece ha solo discrete ma non ottime condizioni di produzione, penalizzata da latitudini, le stesse dello Stato di Washington, altra grande zona di FRUITBOOKMAGAZINE


Il problema oggi non è che si producono troppe “mele, il problema è che almeno la metà delle mele

che si trovano in vendita è di scarsissima qualità organolettica, non danno gratificazione al palato. Un problema che riguarda un po’ tutta l’ortofrutta ”, Marco Rivoira (executive manager Gruppo Rivoira)

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produzione, che non permettono il raggiungimento di gradi Brix elevati. La melicoltura italiana può trovare la strada per uscire dalla crisi in cui è precipitata - sottolinea Rivoira - riscoprendo la sua mission, che è fare frutti buoni per il consumatore, partendo proprio dalle varietà standard come Golden Delicious, Red Delicious e Gala. Sul prezzo non potremo mai competere con l’Est Europa o il Nord Africa dove i costi sono infinitamente più bassi. Dovremmo imparare dal settore vitivinicolo, che ha dovuto raggiungere il fondo con lo scandalo del metanolo degli anni ’80 per darsi delle regole precise, come un tetto alle rese per ettaro, che lo hanno fatto rinascere per arrivare ai fasti di oggi. Perché - chiede provocatoriamente Rivoira - non si fa lo stesso in ortofrutta?” La reazione di Moncalvo. Il presidente di Coldiretti Piemonte ed ex presidente nazionale Roberto Moncalvo ci ha scritto per rispondere alle dichiarazioni di Marco Rivoira. Sul nostro sito web potete leggere l’intera missiva. L’attenzione viene posta sui prezzi alla produzione, prendendo come caso concreto la varietà Red Delicious: “Riconoscere al frutticoltore l’11 per cento di quanto paga il consumatore è un comportamento eticamente corretto? Ed è corretto saldare il pagamento al produttore nove mesi dopo la consegna, riconoscendogli quel poco che avanza?” “Come sono state spese - si chiede ancora FRUITBOOKMAGAZINE

A destra il gruppo veneto Cadoro che è arrivato a vendere nel febbraio 2017 mele Golden trentine in sacco a 0,59 €/kg, evidenziando il “prezzo più basso d’Italia degli ultimi 6 mesi”. A sinistra MD con la padella di mele Melinda da 2,3 kg venduta a gennaio 2019 a 0,95 €/kg, 2,19 € a collo.

Moncalvo - le ingenti risorse che arrivano nei nostri territori dall’Europa? Perché le OP continuano a proliferare anziché aggregarsi, come accade altrove? Sono domande fondate su una fortissima preoccupazione per il futuro di un comparto strategico per il nostro Paese”. Domande cui Rivoira ha risposto, punto per punto. “Sulle storture della filiera - ha dichiarato - vorrei chiarire che qui non si arricchisce nessuno alle spalle dei produttori e non prenderei i risultati di una

campagna eccezionalmente negativa per fare dei ragionamenti. Un aspetto rilevante sono i costi delle centrali ortofrutticole, spesso sottovalutati, di conservazione, lavorazione, confezionamento, marketing, logistica, solo per dire le voci più rilevanti. Parliamo di costi che sono aumentati negli ultimi anni, quantificabili in quasi 40 centesimi al chilo. Il problema è che i prezzi finali di vendita sono troppo bassi: da 0,79 a 2,49 euro al chilo di mele quando delle caramelle che si conservano per mesi e non richiedono la catena del freddo costano anche 150 euro al chilo. C’è qualcosa che non quadra”.

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LA V GAMMA DI INSAL’ARTE SI ARRICCHISCE CON LA NUOVA LINEA “IL BUON PIATTO”

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La linea “Il Buon Piatto” prevede 6 referenze di piatti unici pronti: consumabili sia freddi che riscaldati stupiscono per gli abbinamenti di sapori originali e per l’innovatività del prodotto nel mercato di riferimento. Le pietanze si caratterizzano per accostamenti inconsueti che sanno coniugare i sapori tipici della cucina italiana e della dieta mediterranea, con i trend food del momento. Chi ama i cereali può scegliere tra il MIX di farro, orzo e fantasia di verdure e ROSEMARY con bulgur, quinoa, ceci e rosmarino; chi predilige sapori delicati e freschi può optare per VIOLETTA, con riso e patata viola o per la VELLUTATA con pomodoro e ricotta di bufala. Ci sono poi gusti più decisi come la TONNINO con riso rosso integrale e tonno e la TERRA e MONTI, riso con porcini e patate. La linea “Il Buon Piatto” è la risposta ai trend del momento che vedono il mercato dei piatti pronti in continua crescita. Il target che si orienta all’acquisto del convenience food è estremamente vario. Comprende sia i giovani e coloro i quali hanno una scarsa attitudine ai fornelli, ma anche le persone

BRIO AL FIANCO DEL BANCO ALIMENTARE ADERISCE ALL’EVENTO DISCO SOUP Brio, azienda leader per l’ortofrutta biologica, ha festeggiato i trent’anni del Banco Alimentare aderendo all’evento Disco Soup che si è tenuto sabato 8 giugno presso la sede del Banco Alimentare a Moncalieri, organizzato da Slow Food con l’Università di Scienze Gastronomiche.

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con un lavoro molto impegnativo, che hanno poco tempo per cucinare, i single o chi vive solo. Si riscontra dunque l’esigenza di un’offerta differenziata che soddisfi palati diversi e sia comoda e pratica da consumare. Insal’Arte ha intercettato perfettamente questa tendenza e inserisce nel banco frigo un’offerta che si compone di molteplici ricette, che garantiscono tutte un pasto equilibrato e gustoso già pronto, valida alternativa anche da portare in ufficio o in una gita fuoriporta. Il Buon Piatto è disponibile in vaschette da 310 grammi.

Nata nel 2012 a Berlino, la Disco Soup ha in pochi anni conquistato 25 nazioni in 5 continenti, dalla Francia alla Grecia, dagli Stati Uniti all’Italia, diventando un vero e proprio movimento di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. L’idea è semplice: cucinare e gustare insieme a ritmo di musica zuppe, insalate e frullati utilizzando eccedenze alimentari e parte dell’ortofrutta che solitamente viene scartata. 4 squadre protagoniste, composte da 80 ragazzi dell’UNISG e 9 tra i migliori chef di Torino - Massimiliano Brunetto, Maurizio Camilli, Silvia Ling, Alessandro Mecca, Marco Miglioli, Giorgio Picco, Luca Taretto, Fabrizio Tesse, Mauro Virdis - si sono sfidati per realizzare freschi e gustosi piatti anti-spreco con l’ortofrutta biologica di Brio. L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare alla tematica dello spreco alimentare accrescendo la consapevolezza del recupero del cibo, valorizzato da ricette semplici e veloci; spreco che lungo tutta la filiera dell’ortofrutta ha un’incidenza significativa ma che può essere limitato con esempi virtuosi di realtà produttive, distributive e associative. Oggi Brio aggrega 443 aziende agricole biologiche presenti su tutto il territorio nazionale, con una produzione annua di circa 45.000 tonnellate e un fatturato di oltre 75 milioni di euro. l N.28 l LUGLIO 2019


PIÙ SHELF LIFE PER LA FRUTTA ESTIVA CON L’IMBALLAGGIO ATTIVO DI BESTACK 84 mila tonnellate di pesche e nettarine e 12 mila tonnellate di albicocche salvate ogni anno dallo spreco, in Italia, per un risparmio economico di - rispettivamente - 134 milioni e 27,9 milioni di euro. È il beneficio che potrebbe portare lungo tutta la filiera, dal campo alla tavola, l’imballaggio Attivo, il packaging in cartone ondulato brevettato dal Consorzio Bestack insieme all’Università di Bologna che allunga la shelf life dei prodotti, riducendo in modo significativo gli sprechi. Bestack, il consorzio italiano dei produttori imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, ha effettuato numerosi test di laboratorio nella fase sperimentale del progetto, condotto dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna. I risultati hanno dimostrato che nell’imballaggio Attivo, rispetto ad altre tipologie tradizionali di confezioni, la quantità di frutta da scartare si riduce dal 25 al 20% nel caso delle pesche e nettarine e dal 18 al 13% nel caso delle albicocche. Dopo il successo della fase sperimentale, il progetto è entrato in quella operativa con il debutto dell’imballaggio Attivo

LPR, COOP ITALIA TRA I RETAILER CHE ACCETTANO I PALLET ROSSI Dal mese di giugno 2019 si amplia ulteriormente il servizio che LPR - La Palette Rouge, punto di riferimento del noleggio pallet in Europa e Divisione del Gruppo Euro Pool, fornisce ai produttori di beni di consumo ad alta rotazione (FMCG) grazie all’ingresso di COOP Italia fra i retailer che accettano i suoi pallet rossi. Coop Italia, che rappresenta un insieme di più di 90 cooperative di consumatori per un totale di 6,8 milioni di soci, è insegna leader della distribuzione italiana, con una quota del 14,2 per cento nella GDO. Leader nell’innovazione commerciale e valoriale è da sempre attenta all’aspetto della sostenibilità, supportando i comportamenti responsabili dei consumatori. “L’ingresso di COOP amplia il raggio d’azione di LPR Italia, e consente sia ai produttori che a COOP di realizzare importanti sinergie anche sul piano ambientale, usufruendo dei vantaggi in termini di sostenibilità garantiti dal sistema di noleggio pallet”, ha dichiarato Fabio Benazzo, direttore generale di LPR Italia. LPR Italia che ha sede a Milano ed è presente in Italia dal 2010, gestisce la consegna di circa 5 milioni di pallet l’anno l N.28 l LUGLIO 2019

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sui banchi di alcune catene italiane della grande distribuzione. Il primo test è stato realizzato con le fragole. Ora il packaging anti-spreco di Bestack è stato scelto anche per confezionare le pesche e nettarine di Agrintesa (a marchio Valfrutta), di CICO Mazzoni e di OP Armonia e le albicocche di Agrintesa-Valfrutta, distribuite sui banchi dei supermercati del gruppo piemontese Dimar. Le pesche e nettarine di Op Armonia in imballaggio Attivo hanno debuttato anche nei punti vendita di Alì Supermercati e Ce.Di. Marche.

per un insieme di clienti nazionali e internazionali, fra i quali Sanpellegrino Nestlé Waters, Acqua Vera, KimberlyClark, Lucart, Heineken, DOpla, McBride, Eurovast, Kellogg’s, Carapelli, Morando, La Linea Verde, Melinda e Cartiere Carrara. LPR – La Palette Rouge è una società con oltre 25 anni di esperienza specializzata nel noleggio pallet nel settore della grande distribuzione e dei beni di largo consumo. LPR dispone di una rete di circa 100 depositi in otto Paesi che le hanno conferito una posizione di grande rilevanza in Europa.

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ZUPPE FRESCHE DIMMIDISÌ: DUE NUOVE RICETTE PER L’ESTATE

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Non si ferma l’innovazione firmata DimmidiSì nel banco frigo dell’ortofrutta guidata dall’impegno a rinnovare e rivisitare le proposte per evolvere insieme al consumatore di oggi e rispondere alle sue mutevoli esigenze. La marca della freschezza garantita presenta oggi le nuove ricette studiate per quest’estate. In linea con il trend che vede crescere uno stile di vita salutistico che presta grande attenzione al consumo quotidiano di verdura, La Linea Verde lancia due nuove proposte pensate proprio per il consumo durante la stagione piu calda. Sono il Minestrone Profumi dell’Orto con riso rosso integrale e la Vellutata Profumi dell’Orto con formaggio fresco. Entrambe senza legumi, sono adatte in special modo a un target alla ricerca di benessere e leggerezza nel proprio lifestyle. Il Minestrone Profumi dell’Orto con riso rosso integrale è una zuppa di verdure in pezzi, con zucchine tagliate a tocchetti, profumata da un delicato pesto di basilico, pestato a freddo per esaltarne il sapore e il profumo, completata da una manciata di riso rosso integrale della varietà Ermes, pregiato e

DOLE ITALIA, NUOVO CENTRO DI MATURAZIONE E DISTRIBUZIONE A CALCIO (BG) Dole Italia ha aperto le porte del suo nuovissimo centro di maturazione e distribuzione localizzato all’interno del nuovo Polo Logistico di Calcio (Bg), al confine con la provincia di Brescia, in una posizione strategica in prossimità dell’asse strategico della BreBeMi. Nella struttura di 8.500 mq, all’a-

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particolarmente ricco di fibre e sali minerali. La Vellutata Profumi dell’Orto con formaggio fresco, dal profumo floreale e fresco grazie al finocchio e al basilico, si distingue per la cremosità esaltata dall’aggiunta di formaggio fresco, prodotto a partire da latte vaccino. Entrambe le referenze sono presentate in ciotole monoporzione da 350 grammi sulle quali il tema estivo è evocato con solarità. Con questo ampliamento di gamma, La Linea Verde si conferma un partner di primo piano per la grande distribuzione e continua a investire sul mercato delle zuppe fresche all’interno del quale il brand ricopre un ruolo di leadership con un bacino sempre più ampio di consumatori.

vanguardia, dotata delle più avanzate soluzioni tecniche di stoccaggio e maturazione della frutta fresca, vengono movimentate decine di migliaia di colli a settimana. Lo scorso 7 giugno clienti, stampa e una selezione di influencer specializzati in food hanno potuto visitare la nuova struttura seguendo “Le tappe della freschezza”, percorso guidato - fisico e interattivo - per scoprire attraverso lo storytelling e con video di approfondimento ogni fase della produzione della frutta di qualità superiore e certificata. Da oltre un secolo e mezzo Dole Food Company è specializzata nella produzione, distribuzione e commercializzazione di una vastissima selezione di frutta e verdura fresche top quality: frutta fresca, frutta da coltura biologica e frutta snack già pronta da gustare. Dole coltiva la sua frutta solo nelle aree naturalmente più vocate, dove nasce e cresce genuina e succosa, illuminata dai caldi raggi del sole. Il nuovo magazzino di Calcio conta 23 celle di maturazione banane da 40 pedane ciascuna e di cinque celle di conservazione che equivalgono a una capienza totale di 1.500 pallet. Con la sua apertura sono stati dismessi i centri di Bentivoglio (BO) e Pantigliate (MI), mentre è stato rinnovato il centro di Roma, situato nei pressi del CAR. l N.28 l LUGLIO 2019


UNITEC, RISULTATI SORPRENDENTI IN SPAGNA CON CHERRY VISION 3.0 NONOSTANTE IL CLIMA AVVERSO Nonostante le intense piogge che hanno caratterizzato l’inizio della campagna delle ciliegie in Spagna, le centrali ortofrutticole che per la lavorazione e la classificazione della qualità hanno scelto la tecnologia Cherry Vision 3.0 di Unitec hanno ottenuto risultati sorprendenti. “Con la tecnologia Cherry Vision 3.0 i benefici sono davvero notevoli, soprattutto in varietà come la Red Pacific, che presenta spaccature apicali. È proprio in questo aspetto che stiamo notando maggiormente la differenza, e ne stiamo beneficiando appieno! E anche in altri aspetti: colore ben omogeneo all’interno della cassa, difetti selezionati alla perfezione e precisione della calibratura al millimetro”. Queste le parole di Carlos Llambrich, direttore generale di Llamfruit Cherry, centrale ortofrutticola situata nella comunità autonoma dell’Aragona, che da più di quarant’anni si dedica alla produzione, lavorazione e esportazione di ciliegie e che ha scelto di affidarsi ad una linea ciliegie interamente prodotta da Unitec ed equi-

paggiata con la tecnologia Cherry Vision 3.0. Le sue parole non lasciano spazio ad interpretazioni, se non a quella più evidente: tanta soddisfazione per i grandi risultati, arrivati già a poche settimane dall’inizio della campagna. Il sistema Cherry Vision 3.0 di Unitec, upgrade della tecnologia Cherry Vision 2, è, infatti, l’ultima frontiera nel campo della classificazione della qualità delle ciliegie. Oltre a permettere di classificare le ciliegie in base a calibro, colore e consistenza a livelli di affidabilità mai raggiunti prima, questa tecnologia è in grado di rilevare con estrema precisione l N.28 l LUGLIO 2019

l’eventuale presenza di spaccature o lesioni sul fondo del frutto (i cosiddetti danni apicali): un plus tecnologico importantissimo e che si rivela fondamentale nelle stagioni, come quella 2019, caratterizzate da intense piogge. Cherry Vision 3.0, interamente sviluppata all’interno del reparto Ricerca e Sviluppo di Unitec, è infatti dotata di telecamere ad altissima risoluzione, che scansionano il 100% della su-

perficie della ciliegia, permettendo di vedere il frutto nella sua totalità, anche nelle parti apparentemente più nascoste. Grazie a questa tecnologia di Unitec, quindi, le centrali ortofrutticole possono ottenere partite di ciliegie con un livello di omogeneità prima difficilmente immaginabile, e in stagioni così piovose quasi irraggiungibile. In termini di omogeneità della qualità all’interno della confezione, ma anche in termini di uniformità della qualità tra una confezione e l’altra. Si può dire che Cherry Vision 3.0 permette il raggiungimento di una assoluta qualità coerente ad ogni fornitura e nel tempo, che conquista il consumatore finale e fa sì che sia portato a scegliere le ciliegie classificate da questa tecnologia una prima volta e, poi, ancora e ancora. Il raggiungimento di tale vantaggio competitivo nel tempo porta quindi a una fidelizzazione del consumatore finale. L’utilizzo della tecnologia Cherry Vision 3.0 porta anche all’apertura a nuovi e più redditizi sbocchi di esportazione, perfino in mercati lontanissimi dal luogo di lavorazione, in quanto permette di selezionare e inviare a quei mercati solo i frutti idonei a viaggiare per molti giorni. Di questo circolo virtuoso innescato dalla tecnologia Cherry Vision 3.0 ha parlato Carlos Llambrich, direttore generale di Llamfruit Cherry: “Quest’anno abbiamo ricevuto i complimenti da tutti i nostri clienti per il lavoro fatto in merito al colore, al calibro e all’assenza di difetti. Il cambiamento è notevole!” FRUITBOOKMAGAZINE

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Carlotta Benini

Genuino.Zero, l’e-commerce di ortofrutta che punta a Firenze 96

È una start-up innovativa che offre un servizio di e-commerce di frutta e verdura e altri prodotti freschi a Firenze, nata con l’obiettivo di creare una comunità di consumatori consapevoli, attenti all’ambiente e ai piccoli produttori del territorio. L’idea è della food blogger Chiara Brandi, alias Forchettinagiramondo. L’assortimento, improntato su qualità, stagionalità e km zero, conta 120 referenze da sette produttori Una filiera “corta”, in senso letterale, biologica, etica e sostenibile, che funziona come un gruppo di acquisto solidale, offre i vantaggi di un mercato contadino e al tutto aggiunge la comodità di un clic. Si chiama Genuino.Zero ed è una start-up nata di recente a Firenze all’interno di “Murate Idea Park”, la rete di innovazione per le imprese legata a Comune di Firenze, Confindustria e Camera di Commercio. Si tratta di una piattaforma di e-commerce di prodotti ortofrutticoli e freschi nata con l’obiettivo di creare una comunità di consumatori consapevoli, attenti all’ambiente e ai piccoli produttori del territorio. Una sorta di farmer’s market in versione elettronica. L’idea è di una giovane fiorentina, Chiara Brandi, food blogger ed esperta in marketing e comunicazione, conosciuta sul web come Forchettinagiramondo. In questa nuova avventura imprenditoriale è affiancata dalle colleghe Simona Greco, social media manager e blogger, e Carlotta Manzo, graphic designer. Il progetto nasce con la principale finalità di sostenere gli agricoltori locali e di valorizzare i prodotti freschi del territorio, rendendoli più vicini alla città e ai consumatori metropolitani. L’obiettivo è di creare una filiera produttiva alternativa e realmente più “corta”, sia in termini geografici che economici, rendendo i buoni prodotti locali più facili da conoscere, apprezzare, assaggiare e acquistare, come riporta FirenzeUrbanLifestyle. FRUITBOOKMAGAZINE

Genuino.Zero è un “contenitore” urbano che rispetta i ritmi della stagione e offre all’utente la possibilità di acquistare prodotti genuini e certificati: la scelta è ampia, è possibile scegliere tra circa 120 prodotti da sette diversi produttori, di cui il 47 per cento certificati biologico. In particolare, frutta e verdura biologica, formaggi biologici sia vaccini che ovini, carne da allevamenti non intensivi, miele, caffè, pane tradizionale da grani antichi, confetture artigianali, uova ed insalata dell’orto. Gli ordini si possono comodamente fare da smartphone o da computer, si sceglie solo quello che serve, senza minimi di spesa o abbonamenti. Dopo aver composto il proprio cesto di prodotti freschi, si conclude il pagamento e quindi ci sono due opzioni per la consegna: si può scegliere l’home delivery, nelle aree coperte dal servizio, tramite fattorini che consegnano la spesa con mezzi ecologici come la bicicletta. Oppure si può scegliere di passare a ritirare il proprio ordine presso uno dei tre “Punti di distribuzione genuini” attualmente attivi a Firenze. Basta prenotare il ritiro nei giorni indicati, il martedì e il giovedì dalle 18 alle 19. “Cellulari, pc e tablet diventano un aiuto per acquistare comodamente i migliori prodotti del territorio si legge sul sito di Genuino.Zero - la tecnologia è al servizio della genuinità, come un ritorno alle origini, alle vecchie botteghe di quartiere, per un acquisto consapevole e di qualità”. Maggiori informazioni al sito genuinopuntozero.it l N.28 l LUGLIO 2019




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