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L’ALLUNGO DEI DISCOUNT (ORMAI EX) I gruppi leader del canale discount crescono a doppia cifra e macinano utili come nessun altro nel retail. La vera sfida degli operatori tradizionali non è solo il downsizing delle superfici ma il miglioramento dell’efficienza
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IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS
ELNATHEDITORE
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Editoriale |
Eugenio Felice
La sfida dell’efficienza “Complimenti, noi produttori stiamo morendo per colpa di questi fenomeni”. Questo uno dei tanti commenti a un post che abbiamo pubblicato su Facebook, relativo alle promozioni con sconti fino al 50 per cento di Aldi nella seconda settimana del 2019. Alcuni esempi: kiwi Zespri Green a 99 centesimi al kg, banane a 64 centesimi al kg, arance rosse di Sicilia Igp a 99 centesimi. In realtà, come sanno bene i fornitori del gruppo tedesco, che in meno di un anno è passato da zero a 50 punti vendita, queste promozioni sensazionali non vengono fatte con i soldi dei fornitori, come invece accade con la maggior parte degli altri gruppi distributivi operanti in Italia. E non è un caso che nel nostro sondaggio annuale per capire chi si stia muovendo meglio tra gli attori della distribuzione moderna, proprio Aldi abbia preso il maggior numero di preferenze alla voce “il gruppo distributivo più innovativo”. Tra le motivazioni leggiamo: politica di prezzo chiara e senza sorprese, capacità di fare programmi e di rispettarli, attenzione agli aspetti organolettici, ricerca di partnership con i fornitori, estrema velocità ed efficienza in tutti i processi, tutte qualità oggi poco riscontrabili nel panorama distributivo italiano, frammentato, poco efficiente e, nel rapporto con i fornitori, al di là dei proclami da convegni, sempre più mono-focalizzato sul prezzo. La verità è che tutti i maggiori discount - catalogazione che vale ormai solo per gli addetti ai lavori ma non per i consumatori - non solo Aldi, si trovano con un format adatto a una fetta crescente della popolazione che vuole fare una spesa veloce e di qualità, a prezzi competitivi. L’adeguamento dei prezzi di vendita, da parte dei gruppi distributivi tradizionali, sta erodendo dei margini già sotto pressione per via di una struttura di vendita spesso sovradimensionata e un rapporto con i fornitori basato su sconti e contributi che sta diventando sempre più anacronistico. Dunque davanti agli attori della distribuzione moderna oggi non c’è solo l’incognita dell’e-commerce, per cui recentemente Mario Gasbarrino di Unes ha detto che se l’Italia
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è in ritardo nel commercio elettronico alimentare è perché c’è una carenza di offerta e probabilmente andranno ridiscussi i modelli negoziali con l’industria di marca perché non sarà più possibile tenere in negozio 200 referenze di pasta Barilla. Davanti c’è anche e collegata la sfida dell’efficienza di tutti i processi, che non deve però diventare l’alibi per tirare ancora di più il collo ai fornitori o per chiudere gli occhi, consapevolmente, di fronte a fenomeni come il caporalato, il lavoro nero, il falso biologico e il falso made in Italy, come le fragole marocchine che sotto Natale sono diventate miracolosamente made in Marsala grazie a un veloce lavoro di rietichettamento. Ma potremmo parlare anche delle mele polacche, dei kiwi greci o dei pomodori nordafricani. Un tecnico dell’Agecontrol che abbiamo contattato i primi giorni dell’anno ci ha riferito: “Non capiamo come mai, nei magazzini italiani, entrano camion su camion di prodotto estero ma poi esce prodotto italiano”. Se il mercato non paga, ma pretende, questo è uno dei risultati, a danno degli italiani e degli operatori onesti. Non è stressando i fornitori sul prezzo che gli attori della distribuzione moderna possono pensare di adeguarsi ai tempi che cambiano.
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PAG. EDITORIALE LA SFIDA DELL’EFFICIENZA
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IMMAGINI
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BUONE NOTIZIE RAPPORTO COOP: GLI ITALIANI SPENDERANNO DI PIÙ IN CIBO RIFLESSIONI LOTTA ALLO SPRECO ALIMENTARE CI SI INTERROGA SULLE SCADENZE RETAIL GRUPPO ABATE, TROPPI DEBITI, ESCE DA SELEX E VENDE I PDV FIERE UN MACFRUT SEMPRE PIÙ HI-TECH FOCUS SU AFRICA ED EST EUROPA MARKETING IL 2019? SARÀ L’ANNO DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE LO STUDIO “I PRODOTTI PIÙ SICURI? SONO IN GDO E SONO QUELLI A MDD” EVENTI DONNARUMMA VINCE L’OSCAR DELL’ORTOFRUTTA ITALIANA 2019 IL DIBATTITO NIELSEN SUI SACCHETTI ECO-BIO: NESSUN IMPATTO SUGLI ACQUISTI TREND DAGLI USA LA PREVISIONE: IL 2019 SARÀ L’ANNO DELLE ALGHE MARINE FRONTIERE ARRIVA DALL’OLANDA IL PRIMO FILETTO 100 PER CENTO VEGETALE MERCATI - RADICCHIO IL RADICCHIO DI VERONA IGP IN TV SUCCESSO IN GDO PER GEOFUR NEURONEWS IN CHE MODO IL PACKAGING PUÒ DIFFERENZIARE IL PRODOTTO? FRESH CUT ORSERO, A MOLFETTA IL SECONDO CENTRO PER LA QUARTA GAMMA STRATEGIE ILCAMONE, IN POCHI MESI È GIÀ UN MUST HAVE PER LA GDO ITALIANA IL LIBRO IL DIGIUNO INTERMITTENTE VALE PIÙ DI MILLE DIETE PACKAGING IMBALLI IN BIOPLASTICA, RIVOIRA E BIO-ON PRESENTANO ZEROPACK L’AZIENDA SANT’ORSOLA, 40 MILIONI PER IL VILLAGGIO DEI PICCOLI FRUTTI IL CONTRIBUTO IMBALLAGGI IN PLASTICA: SIAMO GIUNTI ALLA FINE? MENS SANA LA DIETA NON È PRIVAZIONE. E LA FRUTTA NON È COME LA VERDURA
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CONTENUTI
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78 / TOSANO CAMPIONE 70 / AGLI ITALIANI PIACE LO SMART DISCOUNT. DI CRESCITA. FATTURATO FIN DOVE ARRIVERÀ?
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80 / ORANFRIZER, DOVE 86 / 2017 IN CRESCITA LA ARANCIA DIVENTA ROSSA PER I TOP 250 DELLA
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COME LA LAVA
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92 / LE ARACHIDI, UN 96 / MELE, QUANTO FRUTTO DA RIVALUTARE. SPINGERE CON LE NUOVE CHE PARLA ITALIANO
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A 782 MILIONI DI EURO
VARIETÀ? FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Renata Cantamessa, Irene Forte, Salvo Garipoli, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Marco Zanardi
100 / ESSELUNGA 104 / DA AEROFARMS NUOVAMENTE ITALY’S TOP IL FUTURO È GIÀ REALTÀ. FRESH RETAILER
LA NOSTRA VISITA
Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it
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Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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Foto: Nextvideoproduction.com
Automazione Bolzano, 15 novembre 2018 Nelle sale di lavorazione, in Italia come all’estero, rimane l’unica fase in cui è ancora elevato l’impiego di manodopera. Parliamo del momento in cui le mele vengono messe negli alveoli. Alla fiera Interpoma 2018 abbiamo visto cinque macchine che facevano questo lavoro, come la Aporo proposta da Sorma Group.
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Contrattacco Legnago (Vr) 20 dicembre 2018 In gran segreto il piÚ grande discounter italiano, Eurospin, ha inaugurato il 20 dicembre nella Bassa Veronese il nuovo format che abbandona, sia dentro che fuori, la tradizionale livrea gialla e blu, che probabilmente aveva stancato. Un ammodernamento che è anche una risposta all’ascesa di Lidl, Md e Aldi.
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Foto: Frava - Rutigliano (BA)
Le bizze del clima Casamassima (Ba), 5 gennaio 2019 Neve al Sud Italia, ma anche a Mykonos e in altre località che siamo abituati ad associare all’estate e al mare. Con danni a diverse produzioni orticole del CentroSud. Siccità al Nord, con la stagione sciistica salvata dall’innevamento artificiale. La foto ritrae un frutteto innevato di uva Italia della Frava, nel Barese.
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Serra... da Auchan Torino 15 gennaio 2019 La start up Agricooltur ha realizzato e gestisce presso l’Auchan di corso Romania a Torino il primo progetto in Italia di serra aeroponica in uno store della gdo: insalate, erbe aromatiche, micrortaggi e microleaves si possono cogliere e acquistare “vivi”, dando in tal modo un’impennata all’esperienza d’acquisto.
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buone notizie |
Carlotta Benini
Rapporto Coop: gli italiani spenderanno di più in cibo 20
Nel 2019 nel carrello degli italiani ci sarà più cibo. Lo sostiene l’ultimo Rapporto Coop-Nomisma pubblicato a inizio gennaio. In particolare aumenterà la spesa per prodotti tipici/tradizionali, prodotti bio e salutistici e superfood. Rallentano i “free from”. Il 2019 sarà anche l’anno dell’incertezza economica e politica anche se non manca la speranza per il futuro. Il 2018 per la GDO è stato un anno con consumi in frenata e anche il Natale è stato sottotono Il 2019 si prospetta come l’anno dell’incertezza, in ambito economico e anche politico, ma anche di una rinnovata speranza. L’anno in cui il carrello della spesa degli italiani si riempie di generi alimentari e in cui la cucina tradizionale surclassa i fast food. A dirlo è la fotografia dell’Italia che verrà scattata dal sondaggio di fine anno di Coop-Nomisma e dalle previsioni sui consumi del Rapporto Coop redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop. Secondo il rapporto, nel 2019 la tavola sembra riaffermare la propria centralità. Gli italiani sono convinti di spendere di più in tutte le voci dell’alimentare (pensano invece di investire meno nei capi di moda). Il 25 per cento degli italiani è convinto che investirà di più nell’acquisto di prodotti a base di farina integrale, il 21 per cento nei proFRUITBOOKMAGAZINE
dotti tipici e tradizionali e il 19 per cento nei bio e salutistici. In rallentamento invece i cibi veggie (il 45 per cento degli italiani dichiara che o non lo consumerà affatto o ne ridurrà il consumo, solo l’11 per cento in aumento), i senza glutine e lattosio (il 47 per cento non li consumerà o li ridurrà, solo il 10 per cento in aumento) e i senza sale (il 29 per cento non lo consuma o lo diminuisce, solo il 13 per certo in aumento). Un po’ a sorpresa si assiste al recupero almeno nelle intenzioni dei ristoranti di cucina tipica e della tradizione (in aumento per il 19 per cento degli italiani e in diminuzione per il 10 per cento) che surclassano i fast food (in aumento solo per il 10 per cento degli italiani ma in diminuzione per il 21 per cento), i ristoranti etnici (crescono per il 9 per cento e diminuiscono per il 15 per cento) e rallenta anche la crescita del food delivery. Nel tempo libero l’analogico batte il digitale e cosi si andrà di più al cinema (in aumento per il 22 per cento degli italiani) di più alle manifestazioni all’aperto (+19 per cento), più tempo sarà dedicato alla lettura (+32 per cento) e alle attività sportive (+34 per cento). Dal punto di vista economico - già anticipato dalla frenata della seconda metà del 2018 - il nuovo anno si presenta incerto per l’economia italiana con elementi di fragilità che derivano sia dal contesto internazionale (un export non più così trainante) che dal quadro interno dove si vedranno le prime reazioni generate dalla nuova politica del nuovo governo. Guardando nel dettaglio le singole voci dei consumi, l’anno appena iniziato sembra caratterizzarsi per un rallentamento nell’acquisto di beni durevoli come l’automobile e un ritorno di alcuni consumi di base tra cui, appunto, l’alimentare. l N.26 l GENNAIO 2019
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riflessioni |
Giancarlo Sbressa
Lotta allo spreco alimentare Ci si interroga sulle scadenze Tesco lo scorso maggio ha tolto la dicitura “best before” da 70 referenze di ortofrutta di prima gamma confezionata. È il tramonto del “da consumarsi preferibilmente entro” in nome di una riduzione dello spreco alimentare, che nell’ortofrutta, a livello mondiale, arriverebbe addirittura al 45 per cento. Va detto che in Italia in ortofrutta la data di scadenza non si è mai vista, se non per la quarta gamma. Sarebbe però auspicabile la data di confezionamento
La discriminante, secondo il Consumer Goods Forum, è che riportare sulla confezione una differente modalità di scadenza - da “consumarsi entro” (used by) o “preferibilmente entro” (best before) può generare confusione e spingere il consumatore a gettare nella pattumiera cibo ancora buono da mangiare. Le stime parlano di 1,3 miliardi di tonnellate all’anno nel mondo. L’obiettivo è standardizzare le etichette alimentari entro il 2020. Tra i primi gruppi distributivi ad attivarsi è stato Tesco, che lo scorso maggio ha rimosso l’etichetta “best before” da 70 referenze di ortofrutta di prima gamma, per poi eliminarla a novembre anche su altre 116 referenze. Una decisione approvata dalla quasi totalità dei clienti. E in Italia? Premesso che lo spreco alimentare maggiore si registra dentro le mura domestiche, va Semplificare le etidetto che la legge chette alimentari LO SPRECO ALIMENTARE NEL MONDO italiana non richieper ridurre il proCEREALI FRUTTA E VERDURA SEMI E LEGUMI de l’obbligo di indiblema degli sprechi. care “il termine Prende forma la minimo di scadenproposta lanciata 100% za” sull’ortofrutta di poco più di un anno 90% prima gamma e, per fa dal Consumer 80% quanto si possa utiGoods Forum, orgalizzare su base vonismo che riunisce 70% 30% 45% 20% lontaria, le nostre 400 aziende del 60% LATTE PESCE CARNE insegne si sono ben mondo retail di 72 50% guardate dal farlo. Paesi per un giro 40% “Siamo sulla stessa d’affari di 3,5 trilio30% lunghezza d’onda ni di euro. Comincia della decisione ata concretizzarsi 20% tuata da Tesco persoprattutto negli 10% ché si tratta di proUsa, nel Regno 20% 30% 20% dotti su cui il consuUnito e in Francia matore può facildove alcune grandi mente valutare, anche ad impatto visivo, il grado di aziende hanno accettato la sfida per migliorare la deperibilità raggiunta e quindi valutare entro quandata di scadenza degli alimenti contrassegnati con do consumarli”, ha dichiarato Marco Pedroni, presila dicitura “best before”, in italiano “da consumarsi dente di Coop Italia. Certo aggiungiamo noi, che al preferibilmente entro”. Tra queste ci sono nomi noti fine di evitare che vengano messi in commercio procome Wal-Mart, Carrefour e Tesco, in Italia Conad, dotti già “stanchi”, sarebbe auspicabile che venisse Esselunga e Federdistribuzione. Da noi in realtà si almeno indicata la data di confezionamento. trova più che altro sui freschi ma non in ortofrutta. Fonte: Osservatorio Waste Watcher / FAO
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retail |
Carlotta Benini
Gruppo Abate, troppi debiti, esce da Selex e vende i pdv 24
Il Gruppo Abate, storico player della Gdo siciliana aderente a Selex, ha venduto 20 punti vendita a Ergon, retailer che controlla i marchi Despar, Interspar, Eurospar, ARD discount e Alta Sfera. In vendita ci sarebbero, secondo fonti sindacali, anche gli altri supermercati del gruppo, circa 50. Indiscrezioni danno come interessati alla cessione i gruppi MD e Arena (Decò) che fa capo alla centrale VéGé. A settembre c’era stata la vendita dell’immobile Etnapolis Il gruppo Roberto Abate Spa, storico top player della Gdo in Sicilia, ha venduto, con cessione di ramo d’azienda, 20 supermercati a Ergon, gruppo ragusano che controlla i marchi Despar, Interspar, Euro-spar, ARD discount e Alta Sfera. La cessione, come riporta fra gli altri un articolo di Meridionews, riguarda punti vendita dislocati principalmente nell’area etnea, che vedono impiegati 180 lavoratori, la cui continuità occupazionale è stata garantita. Ma i sindacati, pur riconoscendo la bontà di questo accordo, sono preoccupati e chiedono assicurazioni sul futuro degli altri lavoratori del gruppo, diretti e indiretti, a cominciare dai 40 lavoratori del deposito merci che Abate gestisce in affitto da Ltm nella zona industriale di Catania, che hanno già ricevuto la lettera di licenziamento. I lavoratori interessati hanno reagito presidiando i cancelli in segno di protesta. Il Gruppo Abate ha una storia di oltre 50 anni. Fondata nel 1968, l’azienda dal 2007 è entrata a far parte del circuito Selex, ma pare giunto al capolinea. Dall’entrata in Selex gli allora storici brand Abate FRUITBOOKMAGAZINE
superstore, Alise Alider sono stati dismessi, sostituiti dalle insegne Famila, IperFamila, A&O. Prima di questa operazione il gruppo possedeva 77 punti vendita in diverse province dell’isola per circa 1.100 dipendenti. Abate ed Ergon inoltre fanno parte insieme a Commerciale Gicap, Palermo Discounts Srl e Sicilia Discounts Spa – del consorzio SD Sicilia discounts, che gestisce una rete di circa 200 punti vendita che espongono il logo ARD discount. La strategia del gruppo Abate sarebbe quella di vendere strutture o, come in questo caso, cedere rami d’azienda per far fronte a un aumento dell’indebitamento. Il problema, secondo Filcams Cgil, è che “Abate sta dismettendo tutto, perché chiude”. Sembra infatti che ci siano trattative in corso per cedere anche gli altri supermercati del gruppo. Secondo i rumors, sarebbero interessati a rilevarli i gruppi MD e Arena (Decò) che fa capo alla centrale VéGé. Un’altra cessione “stellare” il gruppo Abate l’ha chiusa lo scorso 30 settembre, vendendo l’immobile che ospita il centro commerciale Etnapolis alla
banca d’affari Morgan Stanley. La struttura, inaugurata nel 2005 e progettata dall’archistar Massimiliano Fuksas, ai tempi sarebbe costata ad Abate 160 milioni di euro. Secondo indiscrezioni il gruppo siciliano avrebbe incassato 90-100 milioni di euro. l N.26 l GENNAIO 2019
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Giovanni Turrino
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Dall’8 al 10 maggio torna a Rimini la più importante fiera italiana del settore ortofrutta. Macfrut, giunto alla 36esima edizione, vede come partner l’Africa Sub-Sahariana, un’area che sta vivendo un autentico boom demografico. Grande attenzione anche all’Europa dell’Est, grazie all’accordo con Crédit Agricole, mentre regione partner sarà il Piemonte. Tra le novità c’è il Greenhouse Technology Village. Crescono le aspettative per il secondo Tropical Fruit Congress A Macfrut 2019 sarà protagonista la rivoluzione orticola mondiale. Una fiera nella fiera grazie alla presenza di un vero e proprio villaggio dell’innovazione dedicato all’orticoltura in serra: il Greenhouse Technology Village. Un’area, nell’ingresso Est dei padiglioni fieristici di Rimini, destinata a ospitare produttori di tecnologie, materiali e mezzi tecnici, sementieri e vivaisti specializzati. Un progetto che non si ferma nei tre giorni della fiera (8-10 maggio 2019), ma potrebbe proseguire nel centro fieristico di Cesena Fiera attraverso la realizzazione di un centro dimostrativo permanente per l’orticoltura in serra. è questo l’ultimo progetto legato a Macfrut, presentato a fine novembre agli stakeholder del settore. Lo scopo del progetto è quello di recuperare il gap nei conFRUITBOOKMAGAZINE
fronti dei leader dell’orticoltura mondiale: Olanda e Belgio. Ma non è questa l’unica novità della fiera: tra gli impegni maggiori in agenda c’è l’internazionalizzazione e per questo è in corso di svolgimento un piano di oltre 30 missioni in giro per il mondo. E proprio per sostenere l’internazionalizzazione è stato siglato lo scorso settembre un accordo con il gruppo bancario Crédit Agricole, focalizzato su Europa dell’Est e Nord Africa. Partner della 36esima edizione sarà poi l’Africa Sub-Sahariana, che sta vivendo un grande boom demografico. La regione partner sarà invece il Piemonte, protagonista con incontri commerciali, workshop, eventi stampa e altre iniziative di settore. L’ortofrutta è un settore strategico per l’economia agroalimentare piemontese, che trova i suoi punti di forza nella qualità e nell’innovazione, con un buon andamento delle esportazioni e l’orientamento ad adeguarsi alle mutate abitudini di consumo. L’ortofrutta piemontese occupa una superficie di 56 mila ettari, pari al 5 per cento della superficie agricola totale della regione, con un peso del 14 per cento in termini di produzione ai prezzi di base (475 milioni di euro, dati 2017). Sono 10.850 le aziende attive, di cui circa 1.700 orticole, 1.200 dedicate alla coltivazione di patate, 7.950 frutticole. Le specie più significative, in termini di superficie investita, sono mele, pesche e nettarine, kiwi, nocciolo e castagno. Sempre in fiera si terrà la seconda edizione del Tropical Fruit Congress, il summit europeo dedicato ai frutti tropicali, quest’anno suddiviso in tre sessioni: i trend di mercato della frutta tropicale in Europa e i prodotti emergenti lime, papaya e passion fruit; l’ananas con il The Pinepple Day; la gestione della temperatura e i protocolli di maturazione. l N.26 l GENNAIO 2019
Foto: NextVideoProduction.com
Un Macfrut sempre più hi-tech Focus su Africa ed Est Europa
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Salvo Garipoli*
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Di fronte ad un 2018 che ci lascia con una previsione dei consumi per il food nel suo complesso pari al -0.1 per cento a valore (fonte: Ref Ricerche) ed un dato relativo al reparto ortofrutta per il canale iper e super che si assesta a -3 per cento a volume e -2 per cento a valore (gen-nov 2018 fonte IRI-Infoscan Census Italia), il futuro si prospetta ricco di sfide e di più di qualche incertezza aggravata da una situazione macroeconomica tutt’altro che stabile Affrontare il 2019 in maniera consapevole presuppone la condivisione dei driver di sviluppo votati alla piena soddisfazione del consumatore finale. Tutti gli studi, a livello mondiale, e in particolare quello pubblicato da Mintel, leader mondiale delle analisi di mercato, convergono su tre aree valoriali: il tema della responsabilità produttiva, economica e ambientale, quello della ricerca del bene-essere legato in particolare all’invecchiamento della popolazione, ed il tema dell’elevazione dell’esperienza di consumo. Focalizzando l’attenzione sulla prima istanza, è significativo sottolineare il fatto che siamo di fronte a un consumatore più consapevole che fa dell’economia circolare la propria dimensione vitale. A partire dalle modalità di produzione fino allo smaltimento del packaging, è l’intero processo che contribuisce a posizionare il prodotto nella mente del consumatore in maniera virtuosa, all’insegna FRUITBOOKMAGAZINE
dello zero scarto. è in questo contesto che va ridefinito l’uso della “plastica”, del concetto di riciclabilità e di tutti i programmi posti in essere dai retailer per valorizzare il prodotto agricolo. In questa direzione risulta rilevante l’esempio di Tesco che, nel 2018, si è impegnato a dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2025 e che, concretamente, sul fronte dell’assortimento lancia una linea di succhi dall’evocativo nome “No Waste” (niente scarti) per valorizzare frutta e verdura buone da mangiare ma non idonee alla vendita fresca che si somma ai prodotti “perfectly imperfect” (la frutta brutta ma buona) presenti in vendita con apposita etichetta e, contemporaneamente, sul fronte organizzativo, promuove un servizio di “hotline” dedicato ai propri fornitori accreditati utile a segnalare tutti i casi di sovrapproduzione, con l’obiettivo di veicolarne la vendita grazie ad apposite azioni di promozione a punto vendita. Sul fronte produttivo la responsabilità diventa sempre più frontiera per un approccio olistico all’agricoltura a garanzia di biodiversità e rispetto della natura, mentre il consumo evolve in discernimento critico, capacità di riconoscere e premiare gli sforzi di chi produce. Interessante, da questo punto di vista, l’esperienza francese della cosiddetta marca del consumatore che, lanciata nel 2016, proverà a farsi spazio anche in Italia nel 2019 con il marchio “Chi è il padrone?”. In questo caso è il consumatore che, grazie a strumenti quanti-qualitativi, disegna il prodotto migliore per sé, valutandone puntualmente la sostenibilità socioambientale dell’intera filiera. Un modello a misura di consum-attore, in cui il valore viene distribuito tra tutti gli attori “from farm to fork”, in modo equo. l N.26 l GENNAIO 2019
*direttore operativo SG Marketing
Il 2019? Sarà l’anno della responsabilità sociale d’impresa
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meteore? |
Massimiliano Lollis
“Meal kit” e home delivery, Blue Apron crolla in borsa 30
I servizi che consegnano a domicilio i “meal kit” - box contenenti ricette gustose e gli ingredienti già dosati per prepararle - sono uno degli ultimi trend del grocery Usa, ma il business mostra segni di cedimento. Il valore di borsa di Blue Apron, ad esempio, nell’ultimo anno è crollato del 90 per cento. Ora tenta di correre ai ripari cercando nuove alleanze. In Europa va meglio HelloFresh, che il Financial Times nel 2017 aveva incoronato “start-up dell’anno” Il fenomeno dei “meal kit” - ovvero i servizi in abbonamento che permettono di ricevere a domicilio box contenenti ricette gustose e tutti gli ingredienti già dosati per cucinarle da sé - rappresenta una delle novità nel grocery Usa (ma non solo) degli ultimi anni. Eppure ci sono segnali di cedimento. Prima di tutto c’è il declino di Blue Apron. Il pioniere dei “meal kit” a stelle e strisce ha fatto il suo debutto in borsa solamente nel 2017, ma da allora il titolo ha perso il 90 per cento del suo valore originario finendo lo scorso dicembre sotto la soglia del dollaro ad azione, mentre il numero di clienti è crollato del 24
FRUITBOOKMAGAZINE
per cento facendo registrare perdite per 32,8 milioni di dollari nel secondo quadrimestre 2018. Per reagire alla crisi, l’azienda ha annunciato un taglio dei dipendenti e, mentre si rincorrono voci di una possibile acquisizione da parte dell’insegna Costco (con la quale Blue Apron già collabora), il management sta cercando disperatamente di tessere alleanze per recuperare il recuperabile. Per i “meal kit” le cose sembrano andare meglio in Europa. Hello-Fresh, la “controparte” tedesca di Blue Apron e start-up indicata nel 2017 dal Financial
Times al primo posto tra quelle in maggiore crescita nel continente, proprio sull’onda della crisi di Blue Apron ha subito sotto le festività natalizie una certa pressione sul mercato azionario tedesco, per quanto il rating rimanga per il momento positivo. Il fatto curioso è che quello dei “meal kit” per alcune statistiche rappresenta ancora un business redditizio: secondo Grocery Dive (dati Nielsen) i “meal kit” in Usa crescono a un ritmo tre volte maggiore rispetto all’e-commerce, con un potenziale di 30 milioni di famiglie clienti solo in Usa. Se è quindi prematuro annunciarne la fine, è pur vero che solo improntando il modello di business sulle esigenze dei clienti, che i vari Blue Apron ed HelloFresh potranno sperare di non venire acquisiti dalle grandi insegne della Gdo a stelle e strisce, che sempre più stanno inserendo i “meal kit” nei propri assortimenti. l N.26 l GENNAIO 2019
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lo studio |
Marco Zanardi
“I prodotti più sicuri? Sono in Gdo e sono quelli a mdd” 32
Lo ha dichiarato Giorgio Santambrogio, presidente di ADM, in merito allo studio sulla food safety realizzato da The European House Ambrosetti e presentato a Milano il 10 gennaio. Nel 2017 nei punti vendita della Gdo sono stati effettuati 2,3 milioni di test per garantire qualità e sicurezza degli alimenti. Il 70 per cento delle insegne ha aumentato gli investimenti in questo senso e la tecnologia (come blockchain e smart label) li renderà ancora più efficaci La qualità e la sicurezza alimentare nei supermercati italiani sono garantite da un ecosistema articolato, preso a modello da diversi Paesi europei. Venticinque organi e autorità preposte effettuano controlli sistematici ai quali vanno ad aggiungersi tutti gli enti esterni selezionati dalle diverse imprese distributive per le proprie attività di autocontrollo. Nel 2017 sono stati effettuati nei punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata 2,3 milioni di test (pubblici e privati). Un sistema in cui crescono gli investimenti delle aziende in personale e nuove tecnologie che controllano tracciabilità, scadenze, stato di conservazione e igiene dei prodotti alimentari in vendita e delle superfici di lavoro. Per la prima volta questo ecosistema è stato mappato da The EuFRUITBOOKMAGAZINE
ropean House Ambrosetti, per conto dell’Associazione della Distribuzione Moderna (ADM), e presentato il 10 gennaio a Milano nel corso di una conferenza stampa. L’obiettivo dello studio è quello di offrire un quadro analitico in grado di informare correttamente i consumatori e andare oltre fake news ed articoli ad effetto. Nei 26 mila grandi e piccoli supermercati italiani le autorità competenti visitano mediamente tra le cinque e le sei volte in un anno ogni punto vendita, con attività di controllo e/o verifica. Nel 2017 sono stati fatti 143 mila controlli e 100 mila verifiche ispettive, con il coinvolgimento dei Ministeri della Salute, dell’Agricoltura, dell’Economia e dell’Ambiente. A questi controlli vanno sommate le centinaia di migliaia di test che le imprese distributive con i loro Uffici Controllo Qualità affidano a istituti specializzati indipendenti. Nel 2017 le stesse insegne distributive hanno inoltre commissionato circa 2 mila controlli sulle industrie fornitrici di prodotti alimentari per la Marca del Distributore (MDD) e di prodotti freschi e freschissimi. “Apriamo il 2019 - ha detto Giorgio Santambrogio, presidente di ADM - con un messaggio positivo per i consumatori, nostri clienti. Il luogo più sicuro dove comprare prodotti alimentari è rappresentato dai punti di vendita della distribuzione moderna: qui possono infatti acquistare con fiducia ogni tipo di prodotto, ma soprattutto le marche del distributore, garantite da un sistema di controlli capillare e approfondito, come dimostrato dal position paper di The European House Ambrosetti. I prodotti a private label sono la nostra bandiera e abbiamo lavorato molto per assicurare qualità e sicurezza, e continueremo a investire in futuro”. l N.26 l GENNAIO 2019
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eventi |
Irene Forte
Donnarumma vince l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2019 34
Annabella Donnarumma, amministratore delegato di Eurogroup Italia, parte del gruppo distributivo tedesco Rewe, si è aggiudicata l’Oscar dell’Ortofrutta Italiana 2019, premio organizzato dagli organismi nazionali di settore e dalla testata Corriere Ortofrutticolo. Tra gli altri candidati in corsa, Carmelo Cappello dell’azienda siciliana Piano Stella (ortaggi) e Alessandro Annibali della riminese New Factor, promotore di un grande progetto di rilancio della noce italiana Il premio è stato consegnato il 18 gennaio nella prestigiosa cornice dell’Hilton Molino Stucky di Venezia, a conclusione della giornata dedicata ai Protagonisti del settore, organizzata dalla storica rivista Corriere Ortofrutticolo, in collaborazione con Fruitimprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale e CSO Italy. All’evento hanno partecipato personalità di spicco come il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro, il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini, il presidente di Fedagro Mercati Valentino Di Pisa, il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, il presidente di CSO Italy Paolo Bruni, il presidente di Italia FRUITBOOKMAGAZINE
Nella foto Annabella Donnarumma durante la premiazione. Originaria di Castellamare di Stabia (Napoli), è dall’aprile 2017 l’amministratore delegato di Eurogroup Italia, società che si occupa degli acquisti di ortofrutta italiana per il gruppo tedesco Rewe.
Ortofrutta Unione Nazionale Gennaro Velardo e il presidente dell’Associazione delle Regioni Ortofrutticole Europee (AREFLH) Simona Caselli. Lo scopo dell’evento è mettere in evidenza le professionalità di imprenditori e manager che possono essere portate ad esempio per stimolare la crescita del settore ortofrutticolo italiano. Annabella Donnarumma guida oggi una società che nel 2017 ha fatturato come Eurogroup Italia 274 milioni di euro e come Campina Verde (divisione biologico) 25 milioni di euro. “Ho sacrificato la vita privata sull’altare dell’ortofrutta! Ma non me ne pento”: così si raccontava la manager lo scorso maggio all’indomani del suo ingresso nell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta, in veste di socia onoraria. “Sono figlia d’arte - ci ha spiegato in una recente intervista mio padre e mio nonno erano commercianti e già fornitori Rewe. Oggi per la produzione italiana vedo un futuro roseo. La Spagna non la potremo mai battere nelle quantità: in confronto alle nostre, le loro distese produttive sono enormi. Ma se parliamo di qualità e continueremo a percorrere la strada dell’innovazione, abbiamo le nostre carte da giocare. I tedeschi hanno considerazione dell’Italia: non in politica, certo, ma nell’agroalimentare, siamo considerati dei maestri”. l N.26 l GENNAIO 2019
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il dibattito |
Eugenio Felice
Nielsen sui sacchetti eco-bio: nessun impatto sugli acquisti 36
Giusto un anno fa era l’argomento sulla bocca di tutti. Poi tutto si è sgonfiato. L’introduzione dei sacchetti biodegradabili non ha per nulla influito sugli acquisti degli italiani nel reparto ortofrutta, a dispetto di quanto previsto da discutibili indagini della prima ora. La conferma viene da una ricerca condotta da Nielsen in collaborazione con Novamont. I risultati sono stati presentati lo scorso 17 gennaio, durante un convegno alla fiera Marca di Bologna “Abbiamo svolto accurate indagini e interviste - ha spiegato Tiziana Fumagalli di Nielsen durante il convegno - dalle quali è emerso che i consumatori che frequentano la Gdo hanno vissuto l’introduzione dei sacchetti biodegradabili un po’ come la tassa di soggiorno: una scocciatura, un piccolo costo in più, ma che comunque non cambia le abitudini. Se si vuole andare in vacanza, ci si va nonostante la tassa; così è per l’acquisto di ortofrutta: l’abitudine di acquisto non ha subito alcun tipo di variazione”. La ricerca Nielsen sul comparto ortofrutticolo ha indagato le motivazioni e i comportamenti d’acquisto dei consumatori nei confronti dei prodotti sfusi rispetto a quelli confezionati (ortofrutta a peso variabile vs a peso imposto). Gli alto-acquirenti di ortofrutta fresca, ovvero i consumatori che acquistano quantità sopra la media di prodotti nel comparto, sono famiglie medio grandi, adulti e vivono soprattutto al Nord e nel Centro Italia. Al contrario, i basso-acquirenti sono sovrallocati al Sud e sono soprattutto famiglie più giovani, o single. FRUITBOOKMAGAZINE
Una domanda importante alla quale la ricerca Nielsen risponde è quali siano le ragioni dietro la scelta di prodotti sfusi rispetto a prodotti confezionati, o viceversa. La preferibilità e l’abitudinarietà di uno o dell’altro acquisto sono tendenzialmente determinate dal riconoscimento di specifiche proprietà distintive, quali ad esempio la freschezza del prodotto sfuso, oppure l’igienicità e la comodità del prodotto confezionato. La ricerca Nielsen ha affrontato il tema “caldo” dell’obbligo per Legge dal primo gennaio 2018 di utilizzare esclusivamente plastica biodegradabile per i sacchettini “ultraleggeri” e a pagamento con i quali si pesano e si prezzano i prodotti sfusi. Il primo elemento di novità è che gli alto-acquirenti di ortofrutta mostrano maggiore condivisione della normativa che prevede l’introduzione di sacchetti in bioplastica, in quanto la considerano un incentivo a comportamenti ambientalmente virtuosi. La percezione distorta che questi sacchetti rendano frutta e verdura più care invece riguarda soprattutto i basso-
acquirenti del comparto. Nessuno dei due gruppi di acquirenti (alto e basso) comunque dichiara di aver cambiato le proprie abitudini di acquisto nell’ultimo anno, a dispetto di quanto previsto da indagini della primissima ora. l N.26 l GENNAIO 2019
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Massimiliano Lollis
Dagli Usa la previsione: il 2019 sarà l’anno delle alghe marine 38
Cosa ci riserverà il 2019 in quanto a “food trends”? Una delle classifiche più interessanti in Usa è quella del portale “Nation’s Restaurants News”, che vede una netta centralità dei prodotti salutistici e a base vegetale, oltre che la consacrazione della rapa rossa, o barbabietola. Ma le vere star dovrebbero essere loro, le alghe marine: un superfood in rapida ascesa, che promette qualità nutrizionali, sostenibilità e il celebre umami: il “quinto gusto” Li chiamano “food trends” ed ogni anno tra la fine di dicembre e le prime settimane di gennaio fanno la comparsa su autorevoli siti di informazione per ristoratori e grande distribuzione per offrire previsioni e considerazioni su quelle che sono le tendenze nel food (e nella Gdo) Usa e, indirettamente, a livello globale. Quelle indicate per il 2019 dal portale statunitense “Nation’s Restaurants News” offrono una panoramica dei trend previsti per il nuovo anno. Al primo posto tra i food trend del 2019 ci sono i dessert salutistici a base di verdura. Se gli ultimi anni hanno evidenziato una sempre maggiore attenzione al dolce a base vegetale, per il nuovo anno ci si aspetta un ulteriore salto di qualità con l’utilizzo di prodotti vegani come hummus, quinoa e soia, ma anche semi FRUITBOOKMAGAZINE
di chia e olio di oliva. Il secondo trend, invece, sta tradizionalmente molto a cuore agli italiani, ed è il caffè. In Usa la bevanda nera viene molto apprezzata in versione fredda e prodotta tramite estrazione a freddo. La notizia di Nrn è che si faranno sempre più insistenti le voci a favore della torrefazione, che garantirebbe alla bevanda qualità nutrizionali migliori e un maggior apporto di antiossidanti. Poi è il turno del latte d’avena, panacea per molti consumatori che la preferiscono ad altri cereali per le sue qualità: un alto valore proteico e di fibre e l’assenza di glutine. Chiudono il gruppo delle bevande le birre lager, sempre più apprezzate dai consumatori che oggi sembrano preferire birre bionde e beverine a quelle artigianali, luppolate e complesse. Il quinto trend è rappresentato dalla barbabietola, o rapa rossa. I menu di sempre più ristoranti e bar a stelle e strisce sono sempre più affollati dell’ortaggio rosso: sulla East Coast c’è perfino una catena - The Little Beet - che fa della rapa rossa, come dice il nome stesso, il suo cavallo di battaglia. Ma è il sesto trend a rappresentare una variante vegetale sempre più influente sul mercato Usa: quello delle alghe marine, sempre più apprezzate anche in Europa e naturalmente in Asia. Secondo James Griffin, professore associato presso la Johnson & Wales University interpellato dalla Nrn lo scorso maggio, il consumo di alghe marine in Usa sta crescendo a ritmi annui del 7 per cento. “Le alghe di mare - spiega Griffin - sono cresciute in modo incredibilmente veloce nel corso degli ultimi tre anni nell’alta ristorazione. Si tratta ha spiegato - di una vera bomba umami (uno dei cinque gusti fondamentali assieme a dolce, salato, amaro e aspro, ndr)”. Tra i plus delle alghe? L’essere altamente sostenibili. l N.26 l GENNAIO 2019
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frontiere |
Irene Forte
Arriva dall’Olanda il primo filetto 100 per cento vegetale 40
Presentato a Marca il primo filetto 100 per cento di origine vegetale. Nato da un progetto dell’azienda olandese Vivera, è distribuito in Italia da Atlante, azienda che opera in Gdo nell’importexport di prodotti alimentari. Il filetto, a base di soia e proteine del frumento, arricchito con ferro e vitamina B12, fonte di fibre e ad alto tenore proteico, somiglia ad un vero e proprio filetto di carne per aspetto, struttura, gusto e consistenza. Ed è già boom in UK Atlante, azienda che opera come partner strategico dei principali gruppi distributivi italiani per l’import di prodotti alimentari da tutto il mondo e che esporta le migliori specialità italiane all’estero, in occasione di Marca 2019 ha presentato una novità assoluta per il mercato italiano: il primo filetto vegano al mondo, di origine completamente vegetale. Il filetto vegano, nato da un progetto dell’azienda olandese Vivera - specializzata nella produzione di alimenti a base vegetale e con un potenziale di offerta superiore a 1 milione di prodotti sostitutivi della carne, fra i quali polpette, cotolette, lasagne, hamburger e tagliate - è stato studiato e realizzato per soddisfare le esigenze di chi adotta un regime alimentare a base di prodotti di origine vegeFRUITBOOKMAGAZINE
tale e si presenta come una vera e propria alternativa alla carne per quei consumatori, sempre più esigenti e attenti, che hanno necessità di ridurne il consumo, senza però dover rinunciare al gusto e al sapore. Infatti, il filetto, grazie ad una tecnologia di produzione avanzata, si presenta come un prodotto altamente innovativo poiché somiglia ad un vero e proprio filetto di carne per aspetto, struttura, gusto e consistenza. Confezionato in atmosfera protettiva, è un prodotto a base di soia e di proteine del frumento arricchito con ferro e vitamina B12, fonte di fibre e ad alto tenore proteico (con 17,3 grammi di proteine ogni 100 gr). In Europa, sempre più consumatori ricercano prodotti derivanti da una produzione sostenibile e in uno scenario dove, secondo le proiezioni della FAO, entro il 2050 la produzione di carne raddoppierà, il consumo di alimenti alternativi alle proteine animali potrà ridurre sensibilmente l’impatto ambientale e limitare l’utilizzo di risorse sempre più preziose come l’acqua e i terreni disponibili. Prodotti innovativi a base vegetale, come il filetto vegano di Vivera, distribuito da Atlante, si collocano in un contesto dove un’alimentazione salutare e le alternative di qualità alla carne riscuotono sempre più successo nella grande distribuzione. Nella prima settimana del lancio del filetto vegano, in 400 punti vendita della catena britannica Tesco, ne sono state vendute circa 40 mila unità, con un conseguente incremento della produzione di 100 mila unità a settimana. l N.26 l GENNAIO 2019
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mercati
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Carlotta Benini
Il Radicchio di Verona Igp in Tv Successo in Gdo per Geofur 42
Il radicchio di Verona Igp ha inaugurato il 2019 da protagonista del piccolo schermo, prima su Canale 5 a Melaverde e poi su Rai Uno a Linea Verde. Il fiore d’inverno di Geofur conquista un po’ tutti: giornalisti televisivi, spettatori, consumatori. E, lo conferma la presenza capillare sui banchi di numerosi supermercati italiani, “conquista anche i buyer della grande distribuzione”, rivela Cristiana Furiani, responsabile commerciale dell’azienda di Legnago Telecamere puntate sull’oro rosso delle terre scaligere, a gennaio, su Canale 5 e poi su Rai Uno: due storici programmi tv hanno infatti dedicato un servizio al radicchio di Verona Igp, una delle cinque varietà del pregiato ortaggio a foglia prodotte in Veneto ad aver ottenuto il bollino giallo e blu dell’Europa. La prima puntata dell’anno è stata quella di Melaverde, che domenica 13 gennaio ha fatto visita a Geofur per raccontare il radicchio dal campo alla tavola. Cristiana Furiani, responsabile commerciale dell’azienda di Legnago (Vr) leader nella produzione di radicchio (e anche presidente del Consorzio di tutela
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e valorizzazione), ha mostrato al conduttore Edoardo Raspelli la raccolta del radicchio in campo, quindi la lavorazione e il confezionamento nello stabilimento a Legnago. Insieme a lei davanti alle telecamere c’era il padre Rodolfo, che negli anni Settanta ha fondato l’azienda. Nella seconda parte del servizio Edoardo Raspelli si è spostato al castello medievale di Bevilacqua, per mostrare la versatilità del radicchio in cucina.
Domenica 20 gennaio il Radicchio di Verona Igp è stato protagonista di un nuovo servizio televisivo, dal taglio “romantico”: si è aperta infatti con la storia di Romeo e Giulietta la puntata di Linea Verde dedicata alle eccellenze delle terre scaligere. Daniela Ferolla si è avventurata nei campi di Geofur per mostrare al pubblico la produzione del radicchio rosso a forma di cuore, per poi raggiungere Federico Quaranta tra i vigneti della Valpolicella. Il radicchio di Verona Igp, insomma, conquista un po’ tutti: pubblico, giornalisti televisivi, appassionati di cucina e, sempre di più, anche i buyer della distribuzione. “Siamo presenti in alcuni dei principali gruppi distributivi nazionali - rivela Cristiana Furiani - alcune catene hanno anche referenze a private label di quarta gamma, che valorizzano il radicchio di Verona Igp”. Geofur fa parte de La Grande Bellezza Italiana, la rete di imprese che punta a valorizzare le eccellenze ortofrutticole nazionali. l N.26 l GENNAIO 2019
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frammenti |
Giovanni Turrino
Respeggt, forse smetteremo di uccidere i pulcini maschi 44
Sono in vendita da Rewe a Berlino le prime uova che non prevedono l’uccisione di massa dei pulcini maschi, solitamente per triturazione. Parliamo di una pratica che riguarda nel mondo ogni anno 4-6 miliardi di pulcini. Ora un gruppo di ricercatori tedeschi ha messo a punto un processo brevettato che permette di stabilire il sesso dei pulcini 9 giorni dopo la fecondazione e quindi di eliminare quelle che contengono i maschi prima che nascano Nei supermercati tedeschi controllati dalla catena Rewe Group sono apparse le prime uova al mondo prodotte senza uccidere i pulcini maschi. La nuova linea di uova, che costano un po’ di più di quelle tradizionali, si chiama Respeggt. Come riferisce il quotidiano britannico The Guardian, grazie a un nuovo processo brevettato da un gruppo di ricercatori tedeschi, chiamato “Seleggt”, si può determinare il sesso di un pulcino dopo soli nove giorni dalla fecondazione dell’uovo. A questo punto le uova “maschili” vengono accantonate e trasformate in mangimi per animali, lasciando nelle incubatrici solo i pulcini “femmine” che verranno alla luce alla fine di un periodo di incubazione di 21 giorni. In questo modo si evita di uccidere i pulcini maschi, che normalmente vengono soffoFRUITBOOKMAGAZINE
cati o triturati vivi per farne mangime animale. Si stima che nel mondo circa dai 4 ai 6 miliardi di pulcini maschi vengano macellati ogni anno. Questi pulcini sono ritenuti inutili dal circuito commerciale perché non depongono uova e non sono interessanti come polli da carne perché crescono lentamente e hanno la carne più fibrosa rispetto alle femmine. Il sistema ha richiesto quattro anni di ricerca ed è stato finanziato con circa cinque milioni di euro dal ministero tedesco dell’Agricoltura. Viene utilizzato un marcatore chimico - simile a un test di gravidanza - sviluppato dal professor Almuth Einspanier dell’Università di Lipsia, in grado di rilevare un ormone, l’estrone solfato, presente in grandi quantità nelle uova di sesso femminile. Mescolato con il liquido delle uova fecondate a nove giorni, il marcatore cambia in blu per un maschio e in bianco per una femmina, con un tasso di accuratezza del 98,5 per cento. Un macchinario costruito dall’azienda tecnologica olandese HatchTech pratica un micro-foro di 0,3 mm sulle uova con un laser ed estrae il liquido con aria compressa. Il tutto richiede un secondo. Il risultato, è che ora nelle fattorie tedesche, ci sono galline che depongono uova senza l’uccisione di un pulcino maschio. Le prime uova di questo tipo sono state messe in vendita nei supermercati di Berlino a novembre, con il sigillo “Respeggt”, qualcosa come “rispettauova”. Il gruppo Rewe progetta di distribuire le uova in tutta la Germania nel giro di 12 mesi, mentre Seleggt vuole applicare la nuova tecnologia in altri allevamenti a partire dal 2020; le uova così prodotte costeranno dagli uno ai due centesimi in più per cartone. I ricercatori tedeschi puntano ora a esportare il processo “Seleggt” in tutta Europa. l N.26 l GENNAIO 2019
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neuronews |
Matteo Sgaravato*
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Il concetto di commodity può considerarsi superato: sempre più spesso frutta e verdura sono identificate e identificabili con marchi “forti”. Il cosiddetto “commodity branding” permette infatti di impostare una linea premium qualitativamente più alta dei competitors. Non è vero che il cliente non è disposto a spendere di più rispetto a prodotti simili: l’importante è che sappia il “perché”. Il fattore chiave? Uno storytelling impostato su base neurocognitiva Studi di neuromarketing hanno dimostrato che, in fase decisionale di acquisto, l’aspetto emotivo prevale su quello razionale. Nella competizione tra beni della stessa tipologia è il già citato “effetto priming” a suggerire al consumatore se una confezione risponde correttamente alle sue aspettative, sulla base di un bagaglio di esperienze pregresse che si attiva a livello automatico. Ne deriva che l’attuale focus comunicativo non verte più sul cibo, bensì sulle persone e sui loro stili di vita, le loro abitudini alimentari e le loro percezioni inconsce. Se, infatti, il settore del food&grocery fatica a decollare sulle piattaforme di e-commerce italiane, è anche perché gli imballaggi sono poco accattivanti. Che sia in un supermercato o su un sito web, il modo in cui il cibo è presentato è in grado di influenzare sensibilmente le sue proprietà organolettiche. è stato dimostrato, ad esempio, che i FRUITBOOKMAGAZINE
cibi contenuti in confezioni squadrate, come quelle della foto di questa pagina, sembrano più gustosi, e che il cartone ondulato è ritenuto la scelta più “green” in termini di eco-sostenibilità. Non solo si prediligono contenitori atossici, biodegradabili e possibilmente riciclati, ma si preferisce spendere un po’ di più per un packaging insolito e originale, magari in edizione limitata. Nel caso di alimenti freschi come frutta e verdura, il packaging assume una valenza non solo “educativa”, informando su ciò che contiene al suo interno, ma anche e soprattutto logistica. Una buona confezione deve infatti saper proteggere il prodotto, avere facilità di apertura, mantenere inalterate le caratteristiche fisiche e chimiche del contenuto fino al suo consumo, evidenziarne l’origine geografica e semplificare le attività di trasporto. Eventuali elementi distintivi, come la provenienza da agricoltura bio o le certificazioni IGP/DOP, sono caratteristiche aggiuntive volte a differenziare il prodotto da altri beni simili, come hanno rilevato strumenti evoluti quali l’eyetracker. Il rilevamento oculare a scaffale permette di testare la merce prima di avviarne la produzione, avendo così la certezza di aver realizzato una confezione capace di catturare lo sguardo del consumatore. Se fino a qualche anno fa il futuro consisteva nelle tecnologie MAP (modified atmosphere packaging) e negli imballaggi attivi, volti a prolungare la shelf life dei prodotti primari, adesso gli involucri si stanno muovendo in direzione di una sempre maggiore multisensorialità. Sei ancora convinto che un packaging emozionale ed interattivo non possa essere la chiave del tuo successo commerciale? l N.26 l GENNAIO 2019
*amm. delegato Sgaravato Srl
In che modo il packaging può differenziare il prodotto?
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analisi |
Marco Zanardi
Verona, bilanci in salute per gruppi distributivi e fornitori 48
Nel 2017 crescite importanti, tra il 3 e il 26 per cento, per tutti i gruppi distributivi con sede nel Veronese con un fatturato aggregato che supera i 10 miliardi di euro. Buone le performance anche per i fornitori di ortofrutta
Con il suo più 26 per cento, Tosano svetta come il gruppo distributivo con il maggiore tasso di crescita nel 2017. Molto bene anche Lidl, Spesa Intelligente, Migross e Rossetto. Tra i gruppi ortofrutticoli primeggiano Eurogroup (fa gli acquisti per Rewe) e Greenyard, mentre manca dall’elenco Bellafrut (legata a Lidl) non essendo una società di capitali.
VERONA - LE AZIENDE TOP PER VOLUME D’AFFARI FATTURATO 2017
FATTURATO 2016
VAR. % 2017/2016
UTILE 2017
VAR. % 2017/2016
3.990.457.941 1.992.287.301 1.986.780.967 782.346.980 480.735.681 392.814.110 336.109.143 300.504.042
3.695.694.413 1.826.004.711 1.890.289.131 620.175.128 442.894.730 360.711.346 324.510.290 291.229.294
7,98% 9,11% 5,10% 26,15% 8,54% 8,90% 3,57% 3,18%
98.637.874 67.948.854 22.138.147 35.939.476 13.649.469 18.872.404 5.617.523 5.246.751
8,35% 16,26% 0,39% 15,67% 16,22% -18,41% -21,93% -53,28%
274.328.956 156.622.074 88.738.020 62.336.032 50.929.807 48.590.092 48.011.724 38.781.510 38.773.790 38.401.625 34.557.251 27.404.619 26.551.296 24.836.602 22.980.772 21.455.776 21.143.807 20.078.343 19.078.814 18.418.852 17.408.235 16.443.801 15.812.782
210.774.900 40.647.276 67.723.999 67.185.880 38.456.825 45.514.844 48.849.099 19.387.570 36.567.029 39.546.891 34.093.867 26.789.247 29.473.958 8.041.822 24.004.573 19.394.472 17.460.186 16.455.217 11.063.356 26.827.307 16.949.208 13.663.061 11.736.375
30,15% 285,32% 31,03% -7,22% 32,43% 6,76% -1,71% 100,03% 6,03% -2,90% 1,36% 2,30% -9,92% 208,84% -4,27% 10,63% 21,10% 22,02% 72,45% -31,34% 2,71% 20,35% 34,73%
3.081.009 2.514.739 393.414 322.603 907.240 227.410 14.619 26.370 1.347.044 1.002.424 -16.277 140.085 378.177 909.365 384.988 387.081 141.526 523.860 123.910 2.928 114.614
100,95% 677,60% 174,11% -42,14% -3,70% 185,98% -92,92% 72,41% -7,24% 98,07% -984,62% 288,34% 21,50% 174,17% 117,17% -26,31% 34,44% -2,77% 1,78% 209,19% 239,70%
GRUPPI DISTRIBUTIVI 1 2 3 4 5 6 7 8
LIDL ITALIA Srl SPESA INTELLIGENTE Spa (Eurospin) MAXI DI Srl (Selex) SUPERMERCATI TOSANO CEREA Srl ROSSETTO TRADE Spa MIGROSS Spa SUPERMERCATI MARTINELLI Srl ECORNATURASI’ Spa
GRUPPI ORTOFRUTTICOLI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
EUROGROUP ITALIA Srl GREENYARD FRESH ITALY Srl BERTI GROUP Spa VILLAFRUT Srl ALIFRESCA ITALY Srl GARDEN FRUTTA Srl BRIO Spa CONS. ORTOFR. PADANO Sac BRUNO Srl APO SCALIGERA Sca OP DEL GARDA Scapa GRUPPO NAPOLEON Spa OP NORDEST Sca CAMPINA VERDE ITALIA Srl PERUSI Srl FRUTTA C2 Spa EUROVERDE Srl KINGFRUIT Srl EUROPEAN FRUIT GROUP ITALY Srl VOL ORTOFRUTTA Srl PRIMO MATTINO BARATELLA Spa OP GEOFUR Sca GREENERY ITALIA Srl
Fonte: L’Arena FRUITBOOKMAGAZINE
l N.26 l GENNAIO 2019
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fresh cut |
Giancarlo Sbressa
Orsero, a Molfetta il secondo centro per la quarta gamma 50
Dopo la prima apertura di Firenze, il gruppo ligure ha inaugurato a fine gennaio nel barese il secondo stabilimento dedicato alla lavorazione della frutta fresca, tagliata e pronta al consumo. La nuova struttura consente al gruppo di aumentare la capacità produttiva per servire al meglio parte del Sud Italia. Il piano di sviluppo di Orsero sui fresh cut prevede l’apertura di altri due centri produttivi nel 2019. Il prossimo, in primavera, sarà a Verona Orsero, realtà leader nell’Europa mediterranea per l’importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi, ha inaugurato a Molfetta (Bari) un nuovo stabilimento dedicato alla preparazione di prodotti di quarta gamma. Il taglio del nastro si è tenuto il 23 gennaio alla presenza del management aziendale e delle autorità e istituzioni locali. Il sito, che è stato realizzato in quattro mesi e che si estende su una superficie di circa 1.000 mq, è dotato delle più avanzate tecnologie per il taglio della frutta per avere il massimo standard qualitativo, igienico e di sicurezza e allo stesso tempo mantenere una filosofia di produzione artigianale con grande attenzione alle qualità organolettiche del prodotto. L’obiettivo della nuova apertura è di aumentare la capacità produtFRUITBOOKMAGAZINE
tiva e servire al meglio le aree del Sud Italia. è previsto inoltre che siano inseriti da 10 a 50 addetti in funzione dei picchi stagionali di attività per la gestione dell’aumento della capacità produttiva. Dopo quello di Firenze, lo stabilimento di Molfetta è il secondo dedicato alla produzione della frutta di quarta gamma e rientra in un più ampio e importante piano di sviluppo della medesima linea che prevede l’apertura di altri due centri produttivi nel corso del 2019. Tutti gli stabilimenti Orsero - sia per la quarta gamma che gli altri - sono all’avanguardia e dispongono delle più innovative tecnologie in termini di igiene e sicurezza alimentare. Orsero nei suoi stabilimenti utilizza frutta extra premium, selezionata ogni mattina e lavorata artigianalmente in Italia. Un prodotto d’eccellenza che si contraddistingue per gusto, freschezza e genuinità. “Il nuovo stabilimento - ha affermato l’amministratore delegato Raffaella Orsero - rappresenta una significativa e ulteriore tappa per Orsero e si inserisce nel piano di sviluppo commerciale del gruppo, che prevede la localizzazione degli stabilimenti di produzione fresh cut in zone strategiche che permettono di dare un servizio rapido e capillare sul territorio nazionale, mantenendo un prodotto di alta qualità”. Orsero è tra i leader dell’Europa mediterranea per l’importazione e la distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi. Il gruppo è nato oltre 50 anni fa per iniziativa della famiglia Orsero. Nel corso dei decenni, il gruppo ha ampliato le proprie attività sia dal punto di vista territoriale, sia dal punto di vista merceologico e settoriale. In Italia Orsero può contare oggi su più di 1.000 dipendenti ed è presente con una rete di nove magazzini. l N.26 l GENNAIO 2019
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organic |
Eugenio Felice
Rame, sussidi, rese: la senatrice Cattaneo contro il biologico 52
Il biologico? Fa bene a chi lo produce, sostiene Elena Cattaneo, senatrice a vita, ricercatrice e docente di Farmacologia all’Università degli studi di Milano. Sul Messaggero del 27 novembre è tornata a parlare di agricoltura bio e dei suoi “pesticidi”. Incriminati in particolare il rame e le rese più basse. Al centro c’è la sbagliata percezione dell’opinione pubblica, che confonde il bio con il residuo zero oltre a ignorare l’esistenza della produzione integrata Il 27 novembre Il Messaggero ha pubblicato e dato enfasi a un articolo dal titolo “L’agricoltura bio e i suoi pesticidi”. Chi firma l’articolo non è un giornalista qualunque, ma Elena Cattaneo, senatrice a vita dal 2013, docente alla Statale di Milano, farmacologa e biologa, nota per gli studi sulla malattia di Huntington e per le ricerche sulle cellule staminali. L’articolo in questione ci va giù piuttosto pesante, fin dal suo incipit: “L’agricoltura biologica fa uso di pesticidi. E i campi coltivati a biologico possono inquinare il terreno con un metallo pesante più tossico del glifosato. Strano, ma vero! Credo sia davvero importante squarciare quel velo di ignoranza che ci fa annuire acriticamente agli slogan “No ai pesticidi. Sì al biologico” e adeFRUITBOOKMAGAZINE
rire a iniziative “contro l’agricoltura chimica” (tout court) e per “la salute della terra e dell’uomo”. Ma forse non tutti sanno che la stessa agricoltura biologica, quella del “ritorno alla natura”, di pesticidi ne fa un uso sistematico, elencandoli in appositi disciplinari”. C’è poi la questione delle rese: “Nonostante l’uso di pesticidi, l’agricoltura biologica ha una resa molto bassa. Per mais, frumento, riso e soia, le quattro commodities che nutrono il mondo, il biologico produce fino al 50 per cento in meno. Per portare solo prodotti bio sulle nostre tavole, e realizzare così il “lieto fine” della favola del biologico, avremmo bisogno del doppio della terra da coltivare, sottraendola a foreste e praterie. Ma questo significa anche il quadruplo di emissioni di gas serra per effetto dei dissodamenti generalizzati”. La senatrice chiude l’articolo sul Messaggero con quella che pare essere oggi, almeno per gli addetti ai lavori, una sacrosanta verità: “L’alternativa c’è ed è già “in campo”: è l’agricoltura integrata, degli imprenditori che innovano, che integra tutti gli strumenti di protezione delle colture (agronomici, fisici, biologici, chimici) secondo uno schema razionale per produrre quanto più possibile con le risorse disponibili usate nel modo più efficiente possibile. Un approccio tanto ragionevole e razionale da sembrare, di questi tempi, un’eresia”. Non si sono fatte attendere le reazioni da parte delle associazioni di categoria, in particolare sul tema dell’inquinamento. Il dibattito è aperto. l N.26 l GENNAIO 2019
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strategie |
Eugenio Felice
iLcamone, in pochi mesi è già un must have per la gdo italiana 54
Il pomodoro Camone viene sviluppato da Syngenta negli anni ’80 in Sardegna. Il successo che ne seguì a partire dagli anni ’90, dovuto all’alto gradimento da parte del consumatore finale, favorì lo sviluppo di una “Tipologia Camone”, un mercato estremamente variegato dove è sempre più difficile distinguere il vero Camone. Di qui la volontà di riaffermare la paternità del prodotto e l’avvio del progetto “iL Camone, quello vero”, subito piaciuto alla GDO La costituzione della base produttiva è stato il primo step del progetto per garantire la qualità del prodotto e la disponibilità tutto l’anno. Sono stati quindi selezionati tre produttori, nelle zone più vocate Agricola Campidanese in Sardegna, Cooperativa Aurora di Pachino e Moncada di Ispica in Sicilia - e stipulati contratti e disciplinari di produzione. “Nel 2018 - spiega Elena Secchi, Marketing Operation Lead di Syngenta - la volontà di operare un restyling del marchio Camone che identifica il prodotto come quello originale. Il nuovo brand unico iLcamone è destinato a valorizzare e rendere imme-
FRUITBOOKMAGAZINE
diatamente riconoscibile, distintivo e memorabile al consumatore finale il vero pomodoro di tipologia Camone, distinguendolo da prodotti apparentemente simili ma con caratteristiche organolettiche diverse e minore shelf life, un marchio che aiuti da un lato la GDO a valorizzare iLcamone all’interno del punto vendita, a vantaggio dell’intera filiera, e dall’altro il consumatore a orientarsi garantendo che il prodotto che sta per acquistare è quello originale. Per rendere più facile la lettura a scaffale, sono state sviluppate etichette uniche, con ben visibile il QR
code che rimanda al sito web ilcamone.it, “punto di approdo” sul web per approfondire la conoscenza de iLcamone”. Il progetto è sostenuto da un’importante campagna di comunicazione rivolta al grande pubblico, mirata ad aumentare la conoscenza delle caratteristiche distintive del prodotto e che si avvale di un testimonial autorevole e conosciuto come Sonia Peronaci. La popolare cuoca, scrittrice, presentatrice e blogger con centinaia di migliaia di followers, ha realizzato una serie di contenuti dedicati a iLcamone pubblicati oltre che sul sito ufficiale del prodotto anche su soniaperonaci.it e sul settimanale Gente. Sonia Peronaci ha anche realizzato un video tutorial nei luoghi di produzione che racconta come iLcamone arrivi dal seme sulle nostre tavole. Un articolato piano di comunicazione è previsto anche per il 2019. l N.26 l GENNAIO 2019
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il libro |
Giancarlo Sbressa
Il digiuno intermittente vale più di mille diete 56
Il best seller tra i libri di Natale 2018? Per Amazon è la Dieta Pareto 80/20, che poi dieta non è ma un modello alimentare come tiene a precisare l’autore David De Angelis. Il digiuno intermittente rappresenta un segreto utilizzato fin dall’antichità ma riscoperto solo in tempi moderni e supportato sempre di più da numerose ricerche scientifiche a sostegno della sua validità ed efficacia, in termini di peso (massa grassa), longevità e benessere fisico e mentale Quando abbiamo scelto il libro da dedicare a questa rubrica, la nostra attenzione è caduta su questo volume, perché manda a quel paese la piramide alimentare e molte delle teorie oggi in voga sull’alimentazione. L’autore, David De Angelis, lo diciamo subito, non è un dottore nutrizionista o chissà quale ricercatore: con una semplice ricerca su internet si scopre che uno dei suoi libri di maggior successo è “Come sono guarito dalla miopia”, che poco ha a che fare con la dieta e il peso corporeo. Fatta questa doverosa premessa, entriamo nel merito del volume (disponibile solo in formato digitale). La Dieta Pareto 80/20 si basa su un principio di efficacia conosciuto come il “Principio di Pareto”, applicato con grande successo in ogni ambito, dal business, all’economia, ecc. Nella Dieta Pareto 80/20 si utilizzano cicli alternati di digiuno ed alimentazione su base giornaliera, al posto del modello dei “5 piccoli pasti al giorno”, che al contrario mantiene sempre il fisico in uno stato di iperalimentazione. La Dieta Pareto è un “modello alimentare” più che una “dieta classica”, e non include alcuna restrizione su quali alimenti mangiare, ma piuttosto su quando mangiarli. Per comprendere questa dieta e il perché sia dedicata a Pareto, un economista del secolo scorso, è necessario illustrare l’omonimo e universalmente conoFRUITBOOKMAGAZINE
sciuto Principio di Pareto ovvero la regola dell’80/20. Il Principio di Pareto è un risultato di natura statistico-empirica che si riscontra in molti sistemi complessi dotati di una struttura di causa-effetto. Tale principio afferma che circa il 20 per cento delle cause provoca l’80 per cento degli effetti. Prende il nome da Vilfredo Pareto (1848-1923), uno dei maggiori economi- La Dieta Pareto 80/20, David De Angelis (editore e autore), sti e sociologi italia- 98 pagine, 2,99€ su Kindle ni e trova applicazione in una moltitudine di ambiti e discipline. Il Principio afferma che per raggiungere l’80 per cento dei risultati occorre solo il 20 per cento degli sforzi. L’importante è individuare quelle azioni specifiche che rappresentano il 20 per cento del Principio. L’autore arriva a dire: “Non ho paura a sfidare qui, in termini di efficacia e di garanzia di successo, qualsiasi altra dieta o modello alimentare (dieta a zona, chetogena, low carb, Atkins o qualsivoglia). Anche se questa affermazione sembra al lettore come esagerata o eccessiva, chiedo solo di continuare a leggere i principi fisiologici e biochimici sui quali si fonda, con notevoli studi scientifici ai quali fa riferimento, ma soprattutto di metterla esattamente in pratica per almeno due o tre settimane, così che ognuno potrà vedere da solo i risultati”. In estrema sintesi ecco la dieta: occorre restringere il tempo in cui ci si alimenta nelle 24 ore a circa 4 ore, lasciando le rimanti 20 ad un completo digiuno, fatta eccezione per bevande non zuccherate. l N.26 l GENNAIO 2019
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packaging |
Irene Forte
Imballi in bioplastica, Rivoira e Bio-on presentano Zeropack 58
Zeropack è la società, partecipata in modo paritetico dal Gruppo Rivoira di Verzuolo (Cn) e dalla Bio-on di Bologna, nata per sfruttare i brevetti destinati a innovare il mondo del packaging alimentare nel settore ortofrutticolo attraverso l’uso della bioplastica. Con questa operazione di carattere strategico Rivoira punta ad acquisire rapidamente una posizione di primo piano nella nuova frontiera del packaging alimentare per frutta e verdura fresche La richiesta di nuovi materiali ecosostenibili per gli imballaggi è in costante aumento e i consumatori premiano le scelte di produttori e distributori che rispettano il pianeta. Bio-on, quotata all’AIM su Borsa Italiana e attiva nel settore della bioplastica di alta qualità, e Rivoira, tra le aziende leader in Italia nella distribuzione e produzione di frutta di qualità e da sempre attenta all’innovazione, hanno annunciato un accordo strategico per sviluppare nuovi materiali per il packaging alimentare di frutta e vedura fresche, anche monouso, con Zeropack Spa, fondata da Bio-on e di cui Rivoira ha acquistato il 50 per cento. Zeropack potrà realizzare pellicole, cassette, piccoli e grandi contenitori, supporti per frutta ed etichette completamente naturali basati su bioplastica, naturale e biodegradabile al 100 per cento, prodotta anche da scarti di frutta e verdura. Per accelerare lo sviluppo di queste soluzioni e ottenere in poco tempo una posizione di rilievo in questo settore Zeropack ha acquisito da Bio-on una licenza esclusiva per lo sfruttamento della tecnologia per 10 milioni di euro. FRUITBOOKMAGAZINE
La tecnologia si basa sugli studi che i ricercatori Bioon conducono da 4 anni in questo campo applicativo nei laboratori in Italia e Usa. “Siamo felici di entrare nel mondo del packaging del futuro - spiega Marco Rivoira, ceo Gruppo Rivoira - e in particolare contribuire con la nostra esperienza e qualità produttiva quotidiana alla realizzazione di nuovi prodotti completamente diversi rispetto ai prodotti che possiamo trovare sul mercato oggi. Zeropack anticipa le strategie del Gruppo Rivoira da sempre alla ricerca di innovazioni. La mission è di fornire qualità totale di prodotto e packaging”. “Studiare materiali per rivoluzionare questo settore - aggiunge Marco Rivoira - partendo dalla natura ed in modo naturale, consentirà ai colossi della distribuzione di avere un’alternativa sostenibile al 100 per cento”. Tutte le bioplastiche sviluppate da Bioon (PHAs o poli-idrossi-alcanoati e PHBs o poliidrossi-butirrato), sono ottenuti da fonti vegetali rinnovabili senza alcuna competizione con le filiere alimentari e nella maggior parte dei casi garantiscono
le medesime proprietà termo-meccaniche delle plastiche tradizionali, col vantaggio di essere al 100 per cento biodegradabili. Rivoira ha perfezionato l’acquisto del 50 per cento di Zeropack Spa attraverso RK Zero Srl con i soci Carlo Lingua e Paolo Carissimo. l N.26 l GENNAIO 2019
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l’azienda |
Giovanni Turrino
Sant’Orsola, 40 milioni per il Villaggio dei Piccoli Frutti 60
Sarà inaugurato il prossimo aprile a Pergine Valsugana, in Trentino, il nuovo stabilimento produttivo di Sant’Orsola, leader in Italia nei piccoli frutti. La nuova struttura si trova all’interno del Villaggio dei Piccoli Frutti, esteso su 16,5 ettari e del valore di 40 milioni di euro. Risponde a logiche strategiche di lungo periodo, con l’obiettivo di una crescita ulteriore della quantità e qualità che il mercato già da tempo riconosce al marchio Sant’Orsola Nel Villaggio dei Piccoli Frutti si è dato ampio spazio ai campi per la sperimentazione e la ricerca dotati di serre calde e collegati con i laboratori per i controlli costanti della qualità, aree vivaistiche e spazi dimostrativi per i visitatori. Ampie sono le superfici dedicate alla logistica. Nel Villaggio è sorto il nuovo stabilimento su 5,5 ettari di superficie, capace di moltiplicare gli spazi operativi oggi a disposizione della società cooperativa, nata nel 1979. Contribuirà ad implementare la produzione, che nel 2018 ha superato le 5.500 tonnellate ed il suo valore, calcolato in 60 mln di euro per il medesimo periodo. Entrambi i numeri sono superiori a quelli del 2017. Al suo interno, lo stabilimento dispone di un sistema di conservazione avanFRUITBOOKMAGAZINE
zato, formato da 157 celle personalizzate, in grado di stoccare fragole e piccoli frutti a seconda delle loro varietà e caratteristiche. Tutto ciò consentirà di offrire al mercato frutti di freschezza e fragranza elevate. I settori dedicati alle lavorazioni e al confezionamento sono dotati di macchinari di ultima generazione tecnologica. Ogni funzione interna allo stabilimento risponde ad un rigido controllo dei consumi energetici, favorito dalle coperture complessive in alluminio, dai particolari materiali introdotti e dai cervelli tecnologici messi in rete. I fattori di sviluppo di Sant’Orsola: a) si è decisamente capitalizzata a livello finanziario per sostenere progetti strategici; b) ha capitalizzato le conoscenze acquisite nelle sperimentazioni compiute in terreni dedicati, riversando i risultati ottenuti ai soci e diffondendo quindi conoscenza; c) garantisce piccoli frutti per l’intero arco dell’anno; d) presidia l'intera filiera, dalla ricerca ai campi coltivati, dalla GDO ai mercati ortofrutticoli, ai grossisti fino all’estero; e) il mercato si affida al patrimonio di conoscenze accumulate e praticate da Sant’Orsola riconoscendole la garanzia della qualità del prodotto nei confronti del consumatore; f) ha inserito nel suo organigramma tecnici e laureati capaci di guidarne e supportarne il futuro. l N.26 l GENNAIO 2019
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Carlotta Benini
Auchan Minute, il mini market senza addetti arriva in Francia
Dopo il test già avviato con successo da Auchan Retail China dall’autunno 2017, il nuovo format “phygital” del colosso francese della GDO arriva anche in patria. Si chiama Auchan Minute ed è uno store senza addetti alla vendita, cui si accede con lo smartphone, che serve anche a fare i pagamenti. Un mini market, che assomiglia a un container, e che ha un assortimento di prodotti pensati per lo
snack. Nel video ufficiale che potete vedere leggendo il QR code di questa pagina, si vedono, oltre ai cioccolatini Ferrero Rocher, anche dei piccoli frutti della Driscoll’s. Stando ai rumors, il Minute - che sta un po’ per “fai la spesa in un minuto”, un po’ richiama alle sue dimensioni - potrebbe essere inaugurato a FRUITBOOKMAGAZINE
marzo all’interno del campus di Auchan, a Villeneuve d’Ascq, nel nord della Francia. Sarà una sorta di prototipo, come riporta un articolo di Efanews, che cita a sua volta la testata francese France 3 Hauts de France, dove i dipendenti del gruppo potranno recarsi per fare i loro acquisti. La strada poi percorsa all’inizio da Amazon con il suo supermercato senza casse denominato “Go”. A parte le diverse dimensioni, il concept nei fatti assomiglia allo store lanciato negli Stati Uniti - ma presto, si dice, arriverà anche in Europa - dal colosso dell’e-commerce: un punto vendita senza casse, dove tutti gli acquisti devono essere scansionati tramite un’applicazione per smartphone, che addebiterà automaticamente il conto ai clienti all’uscita. Auchan Minute sarà, sempre secondo indiscrezioni, un container delle dimensioni di 18 mq, aperto 24 ore su 24, sette giorni su sette. Si potrà accedere al negozio con identificazione tramite app, appunto. Una volta entrato, il cliente potrà fare la spesa registrando gli acquisti in un carrello virtuale. Il pagamento sarà effettuato online. Non saranno dunque presenti addetti alla vendita anche se è prevista un’assistenza a distanza, con schermi dedicati. Un concetto modellato su quello di Amazon Go, dunque, che dopo il successo a Seattle mira a diffondersi in tutti gli Stati Uniti nel giro di pochi anni e che promette di sbarcare anche in Europa (si parla infatti dell’apertura di un primo store a Londra, in Oxford Circus). Progettati per gli abitanti delle città e aperti 24 ore al giorno, queste nuovissime insegne rappresentano una novità tra le più importanti per le aziende che si affidano al cosiddetto “phygital”, neologismo che unisce i concetti di fisico e digitale, per andare incontro alle esigenze dei consumatori, sempre più connessi e smaliziati.
di Auchan
Minute
Il primo Auchan Minute è stato installato a Shanghai il 28 settembre 2017. Un mini market che assomiglia a un container, con prodotti pensati per lo “snack time”, compresa frutta fresca, e una caratteristica molto particolare: è completamente privo di addetti. Dopo il test cinese, ora il format “phygital” si appresta ad aprire in Francia nei prossimi mesi. L’accesso e il pagamento si fanno con lo smartphone. Volete farvi un’idea? Leggete il QR code a lato!
Il video
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Leggi il QR!
l N.26 l GENNAIO 2019
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il contributo |
Alberto Maso*
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“I problemi più complessi hanno soluzioni semplici, facili da comprendere e sbagliate” (Arthur Bloch, umorista statunitense). È sotto gli occhi di tutti il massiccio attacco mediatico alla plastica per le sue devastanti conseguenze sull’ambiente e la richiesta di immediate soluzioni per evitare la catastrofe. Senza dubbio la soluzione più semplice e immediata sarebbe eliminarla Ma dopo aver riflettuto sulla presenza della plastica nella nostra vita quotidiana, probabilmente ci accorgeremmo che questa assenza potrebbe significare un salto nel passato di quasi un secolo. Forse la vera questione non è “plastica si, o plastica no”, ma la sua corretta gestione a “fine vita”. Eppure, sul packaging, sembra molto più semplice trovare delle alternative alla plastica. Quali sono le migliori? C’è la cosiddetta “bioplastica”, c’è il cartone, c’è la plastica riciclata. Quale scegliere? La risposta non è semplice e probabilmente non univoca, ma allora come ci si può orientare per una giusta scelta? Pensiamo che la bussola possa essere la sostenibilità, intesa come il punto di equilibrio fra tre aspetti: ambiente, economia ed etica-morale. Partiamo dall’ambiente: dovremmo considerare l’ambiente come tutto ciò che prendiamo da esso per vivere e produrre e tutto ciò che rilasciamo in esso. Tenendo sempre in considerazione il fatto che la produzione di nessun bene è a impatto zero. Passiamo all’economia: il costo di acquisizione di materie prime e di produzione è strettamente connesso al prezzo finale per i consumatori, in tal senso si deve cercare di mantenerlo equo per entrambi gli attori del mercato. Infine, il terzo fondamentale pilastro riguarda la responsabilità etico-sociale, ovvero la responsabilità per le persone coinvolte nei processi produttivi e chi ne subisce le conseguenze. FRUITBOOKMAGAZINE
Spesso non si considera quali conseguenze avrebbe la sostituzione di tutta la plastica utilizzata per il packaging con una bioplastica, ottenuta per esempio dall’amido di mais. Si parla di una quantità enorme di coltivazioni che necessitano di molte risorse senza contare la responsabilità di utilizzare derrate alimentari per scopi industriali e non alimentari. La vera sfida, oggi, è trovare un materiale che risponda a tutti e tre i pilastri della sostenibilità in egual misura: minor impatto ambientale possibile, prezzo equo e socialmente responsabile. Nespak fa parte integrante di un gruppo industriale che produce packaging alimentare plastico, in grado di produrre anche con materie prime bioplastiche e che recentemente ha acquisito un’azienda che utilizza il cartone. Nespak oggi è quindi in grado di offrire diverse alternative ma, partendo proprio dal concetto di sostenibilità, valuta che per ora la miglior soluzione per l’ortofrutta sia la produzione di packaging con plastica riciclata: il cosiddetto R-PET, ovvero PET riciclato e riciclabile a sua volta. I supermercati potrebbero aiutare i consumatori in questa logica con un “Closing Loop stretto”, ovvero con raccolta del PET attraverso eco compattatori che rilasciano al consumatore un incentivo sotto forma di sconti da utilizzare nel supermercato, favorendone anche la fidelizzazione. Il risultato in questo caso è il riciclo effettivo e concreto percepito anche dai consumatori, protagonisti di questo processo. Il “punto di arrivo” di tutto questo è, per il consumatore, vedere all’interno dei supermercati nuovi imballaggi ottenuti con i rifiuti che lui stesso ha gettato nell’eco compattatore. All’estero questo sistema, vedi in Germania, è molto diffuso e spesso coadiuvato economicamente anche da una sorta di piccola “cauzione” che il cliente paga quando acquista dei prodotti con l’imballo in PET. l N.26 l GENNAIO 2019
*direttore vendite Italia Nespak
Imballaggi in plastica: siamo giunti alla fine?
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tecnologia |
Eugenio Felice
Mele, Sorma presenta Aporo rivoluzionaria confezionatrice 66
Lancio europeo a Interpoma 2018 per Aporo, rivoluzionaria macchina confezionatrice che permette un’ulteriore automazione all’interno delle centrali ortofrutticole. Si tratta della fase in cui le mele calibrate e selezionate vengono messe negli alveoli che saranno poi inseriti nelle cassette o nei try pack (scatole coperchiate usate per alcune spedizioni oltremare). Aporo, sviluppata in Nuova Zelanda e ha tra i suoi punti di forza la compattezza e il software Sorma Group, tra le aziende leader a livello mondiale nei sistemi di pesatura e confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, ha portato alla fiera Interpoma 2018, svoltasi a Bolzano dal 15 al 17 novembre, una macchina confezionatrice neozelandese rivoluzionaria. Si chiama Aporo, è compatta e semplice da installare (occorrono meno di due ore) e da utilizzare, attraverso un’interfaccia touch screen intuitiva. Le prestazioni assicurate da questa macchina sono elevate, sia in termini di efficacia che in termini di efficienza. Aporo è infatti in grado di lavorare fino a 120 frutti al minuto ed è possibile monitorarne l’at-
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tività da remoto per operare azioni tempestive. “Con l’adozione di Aporo nel nostro portafoglio macchine, intendiamo sottolineare la continua attenzione verso nuove tecnologie in grado di esaltare il prodotto finale dei nostri clienti”, ha commentato durante la fiera Andrea Mercadini, ceo e direttore generale di Sorma Group. Aporo è già stata installata in importanti centrali ortofrutticole nello stato di Washington - tra cui CMI Orchards (foto di questa pagina) - e in Nuova Zelanda e Sorma Group ne è il concessionario in
esclusiva per l’Italia. Tra gli altri punti di forza della macchina c’è la compattezza e il software evoluto capace di mettere le mele tutte con il gambo nella stessa direzione e con il lato migliore a vista, grazie all’utilizzo di telecamere, a prescindere da come l’alveolo è stato inserito nella macchina e dall’integrità dello stesso. L’offerta Sorma per Interpoma 2018 ha compreso inoltre la etichettatrice Sinclair CPL Labeller, la pesatrice CP814ML, progettata pensando espressamente alla lavorazione delle mele, che consente un trasporto del prodotto su spazzole morbide e imbottite che garantiscono un tocco delicato, e la confezionatrice FH210LA, che accompagna delicatamente e in maniera automatizzata il prodotto dentro la busta, il che la rende perfetta per il confezionamento delle mele. l N.26 l GENNAIO 2019
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mens sana |
Alice Gelmetti (dietista)
La dieta non è privazione. E la frutta non equivale alla verdura 68
“Non posso mangiare pane e pasta”. Al giorno d’oggi siamo propensi a intendere la dieta come una tortura. In realtà la parola, di derivazione greca, significa “stile di vita”. Al di là del nostro rapporto con la bilancia, ciò che ingeriamo è di fondamentale importanza per la nostra salute. Frutta e ortaggi che ruolo giocano in questa partita? Determinante: se la verdura non deve mai mancare nel piatto, la frutta è ideale per gli spuntini lontano dai pasti principali Non basta una cena fuori per farci ingrassare, così come non basta una settimana di minestroni o strani beveroni per perdere peso in maniera salutare e definitiva! La differenza la fanno il tempo, la costanza e soprattutto il giusto approccio. Se quando mangiamo lo facciamo male, il peso è solo il riflesso delle nostre azioni. Ciò che ingeriamo quotidianamente è determinante per la nostra salute, cosa di cui spesso ci dimentichiamo. Grassi (principalmente saturi), sale, zucchero semplice, conservanti, coloranti etc. sono tutte sostanze che nel lungo termine nuocciono gravemente alla nostra salute. I grassi saturi per esempio si depositano sulle arterie aumentando il rischio cardiovascolare, la carne rossa e gli insaccati aumentano il rischio di cancro al colon se consumati in modo eccesFRUITBOOKMAGAZINE
Con il 2019 iniziamo la collaborazione con Alice Gelmetti, dietista e nutrizionista di 25 anni, originaria di Verona. Il suo motto è: “Mangiare bene, sano e con la testa è importante per vivere felici e soprattutto in salute!”. Maggiori informazioni su alicegelmetti.it
sivo, lo zucchero crea diabete e fegato grasso, il sale ipertensione. La somma delle cose genera un disordine pazzesco che nel tempo si traduce in farmaci cronici, problemi di salute seri e invalidanti (infarti, ictus, piede diabetico, ecc.), gravi ripercussioni economiche e sociali per noi e chi ci sta attorno. La prevenzione inizia a tavola. Veniamo nel pratico quindi: cosa è meglio mangiare? Purtroppo le privazioni servono solo a rendere frustrante la vita e a bloccare il nostro metabolismo. Per stare bene dobbiamo mangiare bene per sempre! La stessa parola dieta (di derivazione greca) significa “stile di vita”: ogni pasto dovrebbe essere bilanciato, equilibrato, vario e colorato. Il nostro corpo ha bisogno ad ogni pasto di carboidrati, proteine e grassi, da abbinare alla giusta dose di vitamine e sali minerali. Ma in che proporzione? Arriviamo al semplice concetto di piatto sano! Prendendo un piatto basta dividerlo ad ogni pasto in: mezzo piatto di verdure (meglio se crude), un quarto di carboidrati (pasta, riso, orzo, farro, quinoa, patate, pane, polenta, mais), meno di un quarto di proteine (carne, pesce, uova, latte, formaggi e legumi), quello che resta va riempito con i grassi (olio, frutta secca, avocado, cioccolato fondente, semi oleosi sono gli esempi di grassi sani). E la frutta? è carica di fibre (che regolarizzano l’intestino), sali minerali e vitamine. Attenzione però, è ricca di zuccheri, meglio consumarla lontano dai pasti per evitare forti picchi glicemici e non più di due frutti al giorno. l N.26 l GENNAIO 2019
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Agli italiani piace lo smart discount Fin dove arriverà? I leader in Italia aprono 50 nuovi punti vendita ogni anno Eugenio Felice
I discount valgono il 15,6 per cento del fatturato globale della distribuzione moderna, con una crescita media annua nel periodo 2013-2017 del 9,6 per cento, e ben il 34,2 per cento dell’utile netto, con un ROI medio nel periodo del 20 per cento, come le imprese del lusso (Ferragamo è al 22,7 per cento). MD vince per crescita del fatturato nel quinquennio. Il trend continuerà? Non ha dubbi Patrizio Podini (MD): “I discount arriveranno al 27-28 per cento del mercato” è la prima volta che ci rechiamo nella più prestigiosa banca d’affari italiana. Non è più il potere forte di un tempo, quando aveva partecipazioni nelle principali società industriali italiane, ma un po’ di emozione, arrivati in piazzetta Cuccia, nel cuore di Milano, non lo nascondiamo, c’è stata. è il 19 dicembre e nella sede di Mediobanca si tiene il primo “Gdo Annual Talk” organizzato dalla sua Area Studi, con la partecipazione di giornalisti e operatori del mondo della distribuzione moderna. Il tema è: “La Gdo italiana: cosa è stata e cosa sarà”. Alle relazioni di Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi Mediobanca, e poi di Enzo Risso, direttore scientifico di SWG, seguono due tavole rotonde. La prima vede come protagonisti Patrizio Podini, presidente di MD, Giorgio Santambrogio, presidente di ADM e a.d. di Végé e Maniele
Tasca, direttore generale di Selex. Alla seconda partecipano Massimo Bongiovanni di Ancc-Coop, Nabil de Marco, direttore Europa di Amazon Prime Now Marketplace, Mario Gasbarrino, a.d. di Unes e Francesco Pugliese, a.d. di Conad. Discount superstar. Premesso che lo studio è in parte scaricabile dal sito internet mbres.it, possiamo dire che l’evidenza maggiore che è emersa dalla mattinata è che il fenomeno degli ultimi anni si confermano essere i discount, con tassi di crescita a doppia cifra sia del fatturato (+9,6 per cento nel periodo 2013-2017) che degli indici di redditività (ROI al 23 per cento per Eurospin nel 2017) e aperture previste per i leader a un ritmo di 40 - 50 punti vendita all’anno che dovrebbero contribuire in modo determinante al mantenimento dei tassi di crescita.
Nella foto il “manifesto” Eurospin che si trova fuori dal punto vendita di Legnago (Vr) che ha inaugurato un inedito format. Il leader italiano dei discount è presente anche in Slovenia e si appresta ad aprire in Croazia. Il nuovo format è più grande e abbandona la tipica livrea gialla e blu. Nel parcheggio ci sono quattro posti con colonnina di ricarica per le auto elettriche.
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Tra le evidenze emerse durante il primo “Gdo Annual Talk” di Milano c’è che la marca del distributore (Mdd) sarà sempre più importante per i gruppi distributivi, non solo per fidelizzare i consumatori ma anche per contrastare gli specialisti dell’e-commerce. Nella foto a lato la nuova private label di Lidl Italia, denominata “chef select”, che si può trovare nelle isole dedicate alla gastronomia fresca. Si tratta di zuppe, passati, purè e vellutate fresche, sia in formato monoporzione che in formato famiglia, proposte sia convenzionali che biologiche.
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INCIDENZA % DI FATTURATO E UTILE NETTO SUL TOTALE NEL 2017 44,3 33,0
34,2
27,2
24,2
18,9
15,6
2,5
Distribuzione Organizzata
Grande Distribuzione Fatturato
Fonte: Mediobanca
Coop & Conad
Discount
Utile
TASSI MEDI ANNUI DI VARIAZIONE DEL FATTURATO (in %, 2013-2017) 9,6 5,6
Discount
3,1
Distribuzione Organizzata (“DO”)
Conad
0,7
-0,2
Coop
Grande Distribuzione (“GD”)
Fonte: Mediobanca
Nel 2017 il fatturato aggregato dei maggiori operatori della distribuzione moderna italiana, che rappresentano il 97 per cento del mercato della Gdo alimentare nazionale, ha toccato, al netto dell’Iva, quota 83 miliardi di euro, con un incremento del +4,4 per cento rispetto all’anno precedente. Se la crescita commerciale registrata è la più consistente dal 2014, il margine operativo netto risulta invece in calo del 5,5 per cento, il risultato corrente del 5,9 per cento. I FRUITBOOKMAGAZINE
numeri del 2017 restituiscono, dunque, uno scenario in cui alla costante crescita delle vendite non corrisponde quella dei margini industriali, segno di un mercato sempre più consolidato e che mostra le prime avvisaglie di saturazione. Grazie al contributo delle poste non ricorrenti, i maggiori operatori della Gdo hanno così ottenuto il record di utili dal 2013 pari 1,1 miliardi di euro nel 2017. Quali sono i top player della Gdo italiana? Scendendo ulteriormente nel dettaglio dei singoli operatori, la top five per incremento del fatturato nel 2017 vede in testa il gruppo Crai (+14,2 per cento),
seguita dalla catena discount Eurospin (+11,1 per cento). Terzo il Gruppo Végé (+9,8 per cento) che ha preceduto MD (+8,8 per cento) e la tedesca Lidl (+8,5 per cento), anch’esse appartenenti al segmento discount. Hanno superato la soglia di crescita del 5 per cento anche Agorà (+7,5 per cento), Despar (+6,9 per cento) e Conad (+5,3 per cento). La top five cambia se si analizza tutto il quinquennio. In tal caso il maggiore tasso di crescita medio annuo è, infatti, della MD di Maurizio Podini (+15,6 per cento) che precede Crai (+9,8 per cento) e Lidl (+9,2 per cento). l N.26 l GENNAIO 2019
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Secondo lo studio di Mediobanca, i discount fanno “solo” il 15,6 per cento del fatturato della distribuzione moderna italiana ma ben il 34,2 per cento degli utili. Il campione nella crescita del fatturato è MD, mentre il numero uno in assoluto nel mondo per l’indice ROI (return on investment) è Eurospin.
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Lidl Italia ha inaugurato a Milano, in viale Bezzi, un punto vendita su due piani, con parcheggio da 110 posti auto coperti al piano terra e 1.330 metri quadrati di superficie di vendita al primo piano. Questo format “metropolitano” presenta soluzioni innovative dal punto di vista della sostenibilità, come la copertura in erba del tetto, dove è ospitato anche un impianto fotovoltaico da 50 kW. Oltre alla superficie di vendita e all’assortimento, è aumentato anche il numero dei collaboratori, 16 in più per un totale di 48, rispetto al negozio aperto nel 1998.
Il gruppo più redditizio in base al rendimento del capitale investito (ROI) del 2017 è Eurospin (23 per cento), che precede MD (18,6 per cento) e Lidl (16,9 per cento). A seguire Agorà (12,5 per cento), Végé e Crai (entrambe 11,7 per cento) e C3 (11 per cento). Performance diverse dovute a molteplici fattori, come ubicazione, tipologia e assortimento dell’offerta, riconoscibilità del brand e sua fidelizzazione, superficie occupata, ecc. In questo senso soffre soprattutto il segmento ipermercato il cui format deprime notevolmente le performance economiche degli operatori: la tendenza in questo caso è verso un downsizing delle metrature, mentre i discount le stanno l N.26 l GENNAIO 2019
aumentando con i punti vendita nuovi, offrendo in tal modo un assortimento più ampio e profondo, pur mantenendo la promessa della spesa veloce. Con 1.245 milioni di euro di utili netti cumulati nel periodo 20132017 Esselunga detiene il primato di risultati nel quinquennio. Sul podio anche Conad (872 milioni) e Eurospin (817 milioni). Più indietro Selex (618 milioni), Lidl (398 milioni) e Végé (320 milioni). Se si rapportano gli utili cumulati del periodo alla consistenza dei mezzi propri iniziali, i discount non han-
no rivali: il gruppo MD ha accumulato utili pari a 2,6 volte il patrimonio netto iniziale, Eurospin e Lidl pari a 1,6 volte. Tutti gli altri operatori hanno multipli inferiori all’unità. E i retailer esteri? I diciotto principali gruppi della Gdo a livello internazionale hanno chiuso il 2017 con ricavi aggregati pari a 1.258 miliardi di euro in crescita del 3,3 per cento rispetto al 2016. In particolare, la statunitense WalMart si conferma il player più forte al mondo grazie al suo imponente fatturato di 413,4 miliardi di euro, di poco superiore al Pil dell’Austria. A seguire un’altra americana, Kroger con 102,3 miliardi di FRUITBOOKMAGAZINE
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Il gruppo più redditizio in base al rendimento del capitale investito (ROI) del 2017 è Eurospin (23 per cento), che precede MD (18,6 per cento) e Lidl (16,9 per cento). Con 817 milioni di euro, il Eurospin è anche il terzo gruppo per utili cumulati nel periodo 2013-2017, dietro a Esselunga e Conad.
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Eurospin ha svelato lo scorso 20 dicembre in gran segreto a Legnago (Verona) il nuovissimo format che rappresenta una risposta alla ascesa di Lidl e all’entrata sul mercato di Aldi. Il cambiamento è drastico e rappresenta un deciso passo in avanti in termini di esperienza di acquisto. Crescono anche le dimensioni, con una superficie di vendita attorno ai 1.500 metri quadrati. Il nuovo vestito abbandona i colori storici giallo e blu e si ispira neanche troppo velatamente ai “colleghi” tedeschi. Ortofrutta protagonista all’ingresso del punto vendita.
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euro, la francese Carrefour (78,9 miliardi), la britannica Tesco (64,8 miliardi) e l’olandese Ahold Delhaize (62,9 miliardi). Ampiamente indietro il maggior operatore italiano, Coop con 14,8 miliardi di euro di vendite al lordo dell’Iva, soprattutto se si considera che l’ultimo dei 18 operatori esteri considerato, la spagnola Mercadona, ha segnato nel 2017 vendite nette pari a 21 miliardi di euro. I big della Gdo mondiale hanno una forte proiezione internazionale che permette loro di realizzare all’estero una parte consistente del proprio giro d’affari. L’olandese Ahold Delhaize, in particolare, fattura all’estero il 78 per cento delle vendite, prima assoluta in questa speciale classifica. Subito dopo troviamo tre gruppi francesi: Auchan (64 per cento), Carrefour (54 per cento) e Casino (45 per cento). Il discorso cambia per i player statunitensi che, WalMart a parte (24 per cento del fatturato prodotto all’estero), operano solo sul mercato domestico. I grandi della Gdo italiana hanno una dimensione esclusivamente nazionale, così come anche la britannica Sainsbury’s, la canadese Loblaw e la spagnola Mercadona. Per quanto riguarda il ROI dei gruppi esteri, nel 2017 si attesta al 9,9 per cento, su livelli doppi rispetto a quelli segnati dall’aggregato italiano. Anche i grandi player mondiali mostrano tuttavia segni di riduzione della redditività lorda che era pari all’11,8 per cento nel 2015 e all’11 nel 2016. l N.26 l GENNAIO 2019
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Gdo italiana è in una fase di grande riflessione “e La i discount, a mio avviso, passeranno dall’attuale 15 per cento al 26-27 per cento del mercato italiano, perché tutti e quattro i maggiori player apriranno 40-50 nuovi punti vendita all’anno. Dopo di me? I miei figli sono pronti ”, Patrizio Podini (MD)
FATTURATO 2017 (in €)
PUNTI VENDITA (fine 2018)
UTILE NETTO 2017 (in €)
DIPENDENTI 2017
VAR. FATTURATO DA 2013 A 2017
5,2 miliardi
1.180
207 milioni
8.870
+34,5%
4,3 miliardi
620
127 milioni
12.900
+42,5%
2,3 miliardi
750
35 milioni
6.500
+78,5%
1,1 miliardi
370
7 milioni
3.340
n.d.
Fonte: Elaborazioni Fm su fonte Mediobanca
Dichiarazioni. Non ne sono mancate, di interessanti, durante il “Gdo Annual Talk” in Mediobanca. Patrizio Podini, presidente di MD, ha fatto alcune previsioni su quello che accadrà nei prossimi anni: “Abbiamo un piano di sviluppo molto importante, solo a dicembre abbiamo aperto 12 punti vendita, nel 2019 ne apriremo almeno 40. La tendenza è di fare punti vendita più belli e più grandi. Abbiamo manager di altissimo livello in l N.26 l GENNAIO 2019
tutte le funzioni. MD è un’azienda padronale ma fortemente manageriale. Gli investimenti sono importanti per rimanere competitivi ma vanno fatti con razionalità. La Gdo italiana è in una fase di grandissima riflessione e i discount, a mio avviso, passeranno dall’attuale 15 per cento al 26-27 per cento del mercato, perché tutti e quattro i maggiori player apriranno 40-50 nuovi punti vendita all’anno. A chi mi chiede cosa succederà quando non sarò più in grado di guidare l’azienda, rispondo che abbiamo degli ottimi manager e che i miei figli sono pronti”.
Maniele Tasca, direttore generale Selex, ha sottolineato che “le vendite al mq in realtà non spiegano il rendimento del capitale. Al di là del modello aggregativo, quello che conta poi è l’efficacia commerciale sul territorio e l’equilibrio complessivo del conto economico. Stiamo vivendo una fase di consumi stabili se non in calo, siamo in forte saturazione, stiamo investendo sempre più soldi per rinnovare la rete per cambiare il negozio perché sta cambiano il mondo. Parlare di formule di successo oggi vuol dire rendere interessante e attrattivo il punto vendita”. FRUITBOOKMAGAZINE
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L’e-commerce entrerà sempre di più nel modo di “fare la spesa. Se l’Italia oggi è in ritardo è perché c’è una carenza di offerta, non di domanda. I negozi fisici stanno cambiando, forse i pannolini non si venderanno più. Non possiamo più tenere 200 referenze di Barilla ”, Mario Gasbarrino (a.d. Unes) 76
Auchan sta puntando con decisione a soluzioni innovative per elevare l’esperienza di acquisto e consumo all’interno dei suoi ipermercati. Un esempio è l’installazione nel punto vendita di corso Romania a Torino riaperto ai primi di gennaio, dove si può cogliere l’insalata fresca e “viva”.
Giorgio Santambrogio, presidente di ADM - Associazione Distribuzione Moderna e amministratore delegato di VéGé ha toccato temi di grande attualità: “L’industria del commercio deve avere un’alta reputazione, dobbiamo essere belli e buoni, un punto di aggregazione delle persone. Il buono vuol dire saper operare con la correttezza di tutti gli stake holder, posso anche non dare i prezzi più bassi sul mercato ma siamo contrari alle aste elettroniche al doppio ribasso e a tutte quelle pratiche che vanno contro la salvaguardia della persona. Il cliente vorrebbe avere il prodotto gratis, con la più ampia scelta e nel più breve tempo possibile. Dobbiamo competere con questa FRUITBOOKMAGAZINE
responsabilità, dare al cliente ciò che vuole ma senza dimenticare l’etica. In Sicilia siamo leader ma abbiamo 12 aziende. Uguale è in Campania. Piccolo non è più bello. Meglio essere un pezzo di uno squalo che una testa di una acciuga, andiamo verso una concentrazione per avere più efficienza”. Emanuele Tasca di Selex è poi tornato su un altro punto di criticità della Gdo italiana: “La concentrazione è andata avanti molto lenta negli ultimi 10 anni, oggi negli acquisti ci sono ancora in Italia circa 250 punti decisionali, nel Regno Unito saranno 15. Il pas-
saggio generazionale sarà uno dei driver del processo di concentrazione dei prossimi anni perché molti titolari di azienda hanno superato i 70 anni. Per quanto riguarda il digitale poi, i retailer fisici devono investire, paghiamo il fatto di non nascere digitali, quindi bisogna superare culturalmente il gap. Il problema è che oggi non ci sono ancora ricette vincenti”. Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Unes, ha detto la sua sull’e-commerce: “Collaboriamo con Amazon perché se non facevo io l’accordo lo faceva qualcun altro e quale migliore occasione per fare esperienza. I risultati sono eclatanti, con perfomance sopra le aspettative. Se l’Italia è in ritardo nell’e-commerce alimentare è perché c’è una carenza di offerta, non di domanda. Secondo me nessuno si rende conto del cambiamento forte e radicale in corso. L’e-commerce ha democraticizzato certe dinamiche, entrerà sempre di più nel modo di fare la spesa, i negozi stanno già cambiando, saranno sempre più dei touch point dove tocchi il prodotto e saranno sempre più monomarca - quindi la mdd deve diventare marca - saranno sempre più esperienziali, delle ibridazioni con la ristorazione. Alcune categorie forse non si venderanno più, come i pannolini. Dovremo anche rimettere in discussione i modelli negoziali con l’industria di marca. Non possiamo più avere 200 referenze Barilla”.
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Tosano campione di crescita: nel 2017 il fatturato sale a 782 milioni di euro Eugenio Felice
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“Inaugurazione Iper Tosano a Costabissara: code fuori e traffico in tilt”. Così titolava Vicenza Today il 15 novembre 2018, quando Supermercati Tosano ha aperto il quindicesimo punto vendita. In rete c’è anche un video in cui si vede una serpentina di auto lunghissima in colonna quando ancora fa buio, alle prime ore della mattina, in attesa di entrare nel parcheggio, per assicurarsi i prodotti con un 10 per cento di sconto su prezzi che sono già imbattibili. Da Supermercati Tosano il parcheggio del resto è sempre pieno e, grazie alle grandi superfici, che nel resto d’Italia non funzionano, riesce con soli 15 punti vendita a fare un fatturato da capogiro: 782 milioni di euro nel 2017, con un aumento rispetto all’anno prima del 26 per cento e un utile di 36 milioni di euro. Tra i gruppi distributivi con sede a Verona, pur non essendo il più grande, è quello che cresce di più. Il Gruppo Tosano nasce nel 1970. Un piccolo supermercato a conduzione familiare che è oggi, grazie alla intraprendenza del presidente Anerio Tosano, una delle realtà più radicate e in espansione tra le province di Verona, Vicenza, Brescia, Venezia e Mantova. Con 15 ipermercati, tutti a gestione diretta, e oltre 2.300 dipendenti, il Gruppo Tosano, associato al gruppo Gruppo VéGé, è oggi tra i più forniti iper-alimentari sul territorio. E proprio l’amministratore delegato di VéGé, Giorgio Santambrogio, lo ha citato assieme al FRUITBOOKMAGAZINE
Il gruppo veronese con 15 ipermercati ha registrato nel 2017 un fatturato in aumento del 26 per cento. Un caso in controtendenza a livello nazionale dove le grandi metrature soffrono da anni, un modello virtuoso di cui ha parlato recentemente anche Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di VéGé. Tra i gruppi distributivi con sede a Verona, Supermercati Tosano è quello che cresce di più. L’ultimo store aperto è stato quello di Costabissara (Vicenza), lo scorso novembre
Gruppo Arena, durante il primo GDO Annual Talk di Milano, lo scorso 19 dicembre, come esempio virtuoso di una DO che funziona, un mix tra ipermercato, discount e cash and carry, che non ha la marca del distributore (Mdd o private label) e non fa promozioni, garantendo ogni giorno ai suoi clienti prodotti di qualità a prezzi super competitivi. Anche le pompe di benzina sono tra le più competitive del territorio. Tra i punti di
forza del gruppo c’è la logistica, con un magazzino da 70 mila metri quadrati coperti per quattro settori - scatolame, surgelati, latticini, carne - tra i primi a utilizzare la tecnologia di voice picking, con procedure totalmente informatizzate e paperless. L’ortofrutta viene gestita invece in parte prevalente dal grande posteggio che si trova all’interno di Veronamercato, sotto la responsabilità di Silvano Mazzucco. l N.26 l GENNAIO 2019
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Oranfrizer: dove l’arancia diventa rossa come lava Nuove opportunità sul mercato asiatico Carlotta Benini
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Inizio dicembre, insieme a una delegazione dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta siamo in visita a Oranfrizer, azienda di Scordia (Ct) tra i leader nella produzione di agrumi. Negli aranceti che circondano la tenuta Carmito, la raccolta delle prime Tarocco è appena iniziata, mentre l’arancia bionda e i limoni sono nel vivo della campagna. Abbiamo parlato dei mercati, dei trend e delle sfide future con il Ceo di Oranfrizer Nello Alba e con il management aziendale Scordia, 7 dicembre. è il ponte dell’Immacolata e nel cuore della Sicilia orientale splende il sole e il termometro segna 16 gradi. Siamo nella piana di Catania, dominata dall’alto dal cratere innevato e fumante dell’Etna. La strada, che percorriamo in pullman, passa attraverso enormi distese di aranceti, molti di questi sono piante giovani, da poco rinnovate, che diventeranno pienamente produttive nei prossimi cinque anni. Sono andate a sostituire gli aranci colpiti dal virus Tristeza, di cui si trova ancora qua e là il segno arido e inesorabile. Siamo diretti al quartier generale di Oranfrizer: l’azienda siciliana leader degli agrumi ha scelto infatti di ospitare l’assemblea annuale delle Donne dell’Ortofrutta, l’associazione nazionale nata un anno fa a Bologna (di cui anche chi scrive fa parte) che ha festeggiato il suo primo compleanno a Catania, alla scoperta dell’agrumicoltura e dei prodotti di questa terra soleggiata e generosa. Il calore che pervade questa terra si rispecchia anche nella sua gente, in primis nella FRUITBOOKMAGAZINE
cordialità di chi ha accolto la delegazione delle Donne dell’Ortofrutta in trasferta in Sicilia: Nello Alba, amministratore unico di Oranfrizer, oggi insieme al fratello Alessandro alla guida dell’azienda fondata nel 1962 dal padre, il cavaliere Giuseppe Alba. Annalisa Alba, figlia di Nello e nipote del patron Giuseppe Alba, oggi impegnata nell’export department dell’azienda, e Sara Grasso responsabile dell’export di Oranfrizer: entrambe sono socie fondatrici dell’Associazione Nazionale Le Donne Dell’Ortofrutta. Con loro ad accogliere le associate in azienda c’è anche Salvo Laudani, marketing manager dell’azienda di Scordia. Punto di riferimento nel mercato agrumicolo in Italia, Oranfrizer è un’azienda solida che ha fatto del sapore dei prodotti di Sicilia il proprio elemento distintivo. Dal 1962 la famiglia Alba ha accolto e raccolto ciò che la natura le ha destinato. Gli agrumeti, che si estendo-
Nella foto nuovi impianti di aranceti, sullo sfondo l’Etna innevato. Oranfrizer ha iniziato sei anni fa a estirpare gli aranceti colpiti dal virus Tristeza, sostituendoli con nuovi impianti, quando ancora in pochi credevano che la malattia avrebbe portato a una così repentina e totale distruzione degli agrumeti. Estirpazione e reimpianto: questa, attualmente, è l’unica soluzione. L’aspetto positivo è che il virus ha innescato un rinnovo varietale, con cultivar che ampliano il calendario delle arance rosse.
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no per 160 ettari alle pendici dell’Etna, intorno alla tenuta Carmito, a Scordia, da decenni donano i loro eccellenti frutti grazie alle particolari condizioni microclimatiche, alle escursioni termiche, alle costanti cure agronomiche e ai metodi di produzione adottati. Gli alberi sono sempreverdi, la zagara fiorisce rigogliosa, le arance maturano rosse come la lava, e diffondono nell’aria il loro inconfondibile profumo. “Il nostro l N.26 l GENNAIO 2019
è un territorio naturalmente vocato all’arancia rossa. - ci spiega Sara Grasso durante la nostra trasferta siciliana, quando il gruppo delle Donne dell’Ortofrutta viene scortato in visita al magazzino di lavorazione e confezionamento di Oranfrizer - L’escursione termica, con temperature che variano di 15-20 gradi fra il giorno e la notte, fa sviluppare nei frutti le antocianine, antiossidanti naturali con molteplici proprietà benefiche per l’organismo. La presenza dei pigmenti è responsabile anche della tipica colorazione dell’arancia Tarocco e delle altre varietà rosse”. FRUITBOOKMAGAZINE
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Oranfrizer ha ospitato l’assemblea annuale delle Donne dell’Ortofrutta, l’associazione nazionale nata a fine 2017 a Bologna e che proprio a Catania ha festeggiato il suo primo compleanno, alla scoperta dell’agrumicoltura e dei prodotti di questa terra soleggiata e generosa. L’associazione oggi conta oltre 70 socie fra imprenditrici, operatrici ed esperte del settore, giornaliste e comunicatrici, in rappresentanza di tutte le categorie della filiera. Tra le iniziative della associazione c’è anche il Premio Danila Bragantini, assegnato ad Annabella Donnarumma di Eurogroup / Rewe il 18 gennaio scorso.
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Oranfrizer, che prevalentemente si occupa della lavorazione e trasformazione degli agrumi, gestisce anche tutta la filiera di alcuni prodotti ortofrutticoli, dalla coltivazione alla selezione, dalla lavorazione alla distribuzione. Nell’ambito della filiera, l’Organizzazione di Produttori “Terre e Sole di Sicilia” rappresenta la base agricola associata: l’OP raggruppa complessivamente 150 soci per un totale di 2.246 ettari, di cui il 70-80 per cento sono agrumi. L’azienda di Scordia durante l’ultimo decennio si è anche resa ambasciatrice delle migliori produzioni frutticole di Sicilia, aprendosi anche a diverse eccellenze come i pomodorini di Pachino, le patate novelle di Siracusa, le pere coscia dell’Etna o la melagrana, un superfood che FRUITBOOKMAGAZINE
negli ultimi anni sta vivendo una vivace fase di sviluppo anche nella Sicilia orientale, con la varietà Wonderful One, aprezzata in tutto il mondo. La melagrana siciliana, però, “ha una marcia in più”, assicura Nello Alba, che aggiunge: “La previsione, per i produttori delle zone orientali dell’isola, è di arrivare a una cinquantina di ettari di melagrana, di cui la nostra OP detiene circa il 50 per cento”. Le continue ricerche e innovazioni sul post-raccolta consentono a Oranfrizer di esportare i prodotti della Sicilia verso mercati prima impensabili, come quelli oltreoceano. Alla catena del fresco si unisce
l’innovazione e la trasformazione degli agrumi di Oranfrizer Juice, lo spin off creato per la produzione di succhi 100 per cento NFC: un prodotto, questo, presente da anni e con successo anche all’estero. Si tratta di spremute, soprattutto di arancia rossa ma anche di altri frutti, fresche e naturali al cento per cento, senza coloranti o zuccheri aggiunti. Il processo di trasformazione (pastorizzazione a caldo) avviene in uno stabilimento a Caltagirone. Questo segmento, che permette di portare tutto il sole degli agrumi siciliani anche nei mercati più lontani, è stato sviluppato negli ultimi anni, introducendo anche nuove referenze come le spremute di melagrana e i mix di melagrana e arancia rossa. Un quadro generale della nuova campagna agrumicola? Quali sono i trend dei mercati, le novità e le nuove sfide? Ne abbiamo parlato con Nello Alba, Sara Grasso e Salvo Laudani. La premessa generale è positiva: “Anche se i quantitativi in campagna hanno subito un trend negativo, per via del maltempo e dei nubifragi che nel mese di ottobre hanno colpito gli agrumeti, i consumi e i prezzi saranno tali da poter avere un’ampia remunerazione, anche per i produttori”, esordisce Nello Alba. Com’è la situazione a seguito dei danni meteo? Nello Alba: Purtroppo le alluvioni hanno causato perdite non solo dal punto di vista dei volumi, ma anche di ettari di agrumeti. I nubil N.26 l GENNAIO 2019
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di export, abbiamo rapporti consolidati “conIn itermini remunerativi mercati del Nord Europa: pur di avere il meglio riconoscono il valore degli agrumi che concordiamo e chiariamo con grande trasparenza, dialogo e continuo scambio di informazioni ”, Sara Grasso (export manager Oranfrizer)
fragi hanno avuto in particolare un impatto sugli impianti appena rinnovati, soprattutto negli agrumeti adiacenti ai flussi d’acqua. Negli agrumeti che stiamo monitorando c’è del raccolto che valorizzeremo al massimo per soddisfare commercialmente il mercato nazionale ed estero, dalla Sicilia intendiamo raggiungere i punti vendita della Gdo italiana e continueremo ad esportare, soprattutto in Regno Unito. Riteniamo che sia fondamentale, adesso più che mai, il controllo del territorio. Questi agrumeti devono essere tutelati e sorvegliati dallo Stato, il raccolto che c’è non può essere decimato dai furti ben organizzati. E per quanto riguarda il virus Tristeza, com’è la situazione? Nello Alba: Purtroppo peggiora di anno in anno. Ci sono sempre più agrumeti affetti dal virus e al contempo sempre meno produttori che li rinnovano: questo sta portando a una progressiva regressione del numero di ettari coltivati in Sicilia. Noi siamo stati lungimiranti, abbiamo iniziato sei anni fa a estirpare gli aranceti colpiti sostituendoli con nuovi impianti, quando ancora nessuno credeva che il virus Tristeza avrebbe portato a una così repentina e totale distruzione degli agrumeti. Estirpazione e reimpianto: questa, attualmente, è l’unica soluzione. Questo disastro in campo va gestito, bisogna evitare l’abbandono e intervenire, noi pensiamo che l’effetto del virus possa trasformarsi in una l N.26 l GENNAIO 2019
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leva di rinnovo totale, abbiamo piantato nuove cultivar che ci permettono di ampliare il calendario di offerta sui mercati. Veniamo alla campagna in corso: come sta andando per le arance bionde e le rosse? Nello Alba: Il mercato è positivo.
Le caratteristiche organolettiche dei frutti quest’anno hanno superato ogni aspettativa, con un grado brix e un indice di maturazione molto elevati, che hanno trovato nei consumatori un buon riscontro. In termini di volumi stiamo registrando un incremento di almeno il 10 per cento sulle venFRUITBOOKMAGAZINE
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Dal 25 gennaio al 3 febbraio a Firenze, Empoli, Sesto Fiorentino, Agliana, Arezzo e Siena verrà piantato il Giardino delle Arance, un’area didattica in cui sarà possibile esplorare alberi veri e gli agrumi di Sicilia che vengono coltivati nella piana di Catania alle pendici dell’Etna. L’iniziativa che fa interagire giardini e bambini nasce da un’idea di Oranfrizer che ha deciso di creare una campagna didattica con dei mini agrumeti itineranti per mettere i bambini a contatto con veri alberi e la natura dalla quale provengono le arance, con tante curiosità.
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dite rispetto alle annate precedenti. A dicembre la campagna è partita con l’arancia Tarocco, varietà Nocellare e Lempso. Si tratta di due cultivar che in questo periodo sono molto arancioni fuori, poco rosse dentro ma molto belle e buone da mangiare. Il mercato è stato fin da subito positivo. Da fine dicembre sono in Gdo anche le arance Moro, sui banchi per duetre mesi, le arance Sanguinello arriveranno all’inizio di marzo. Abbiamo ancora alcuni mesi di distribuzione davanti a noi, potremo far gustare arance siciliane fino a giugno. La campagna limoni, invece, come procede? Nello Alba: Il limone quest’anno si presenta molto buono, specie per quanto riguarda le varietà nuove. In questo momento è sul mercato il Primo Fiore, il limone tipico invernale, dalla buccia di colore giallo intenso, non deverdizzata. La varietà 2KR ha una qualità eccezionale, sia dal punto di vista organolettico che per il profumo intenso e l’elevata concentrazione di oli essenziali: caratteristiche, queste, che i buyer riconoscono subito e premiano. Il mercato è molto positivo: i consumi sono sostenuti, favoriti anche dal fatto che il prodotto spagnolo quest’anno sta riscontrando qualche problema. Sul mercato generale dei limoni si è creato negli ultimi tempi un divario fra i raccolti, quelle innovative rendono più delle varietà tradizionali, che non ragFRUITBOOKMAGAZINE
giungono lo stesso livello qualitativo, anche i limoneti dopo decenni e decenni di produzione necessiterebbero di essere reimpiantati e rinnovati. Quali sono i trend sul mercato estero? Sara Grasso: Le prospettive sono positive per l’export, al momento disponiamo di un’offerta decisamente consistente in termini di qualità e volumi. Riteniamo che l’offerta in termini di valore possa diventare più alta e questo potrebbe influenzare la reazione di alcuni mercati internazionali. I prezzi saliranno perché i volumi disponibili sono scesi. La precedente stagione è stata molto generosa, quest’anno non c‘è abbondanza per l’aspetto fisiologico delle stagioni che è stato aggravato dagli effetti ormai incontenibili della Tristeza e dalle pesanti alluvioni di ottobre che hanno devastato le zone produttive della Sicilia Orientale. Noi agiamo nei Paesi del Nord Europa, i mercati in cui Oranfrizer esporta sono tra i più remunerativi, pur di avere il meglio riconoscono il valore degli agrumi che concordiamo e chiariamo con molta trasparenza, dialogo e continuo scambio di informazioni. Novità sui mercati asiatici? Sara Grasso: I campi monitorati e destinati all’esportazione verso il
mercato cinese sono in perfette condizioni e l’applicazione dei protocolli di campo procede senza problemi. Bisogna valutare quali sono le condizioni per l’esportazione della frutta in Cina: al momento c’è la possibilità di pensare a volumi contenuti. I transiti via mare sono così lunghi che la permanenza del prodotto nei container potrebbe riservare delle problematiche alla frutta, riscontrabili solo all’arrivo. La recente possibilità di esportare via aerea, se da un lato riduce enormemente i tempi di transito, dall’altro aumenta nettamente i costi: i quantitativi di agrumi che potranno essere esportati via aerea si riveleranno limitati e particolarmente cari. Le due diverse alternative di trasporto determineranno la freschezza, la qualità, i volumi e il posizionamento del prodotto in questo nuovo mercato. Come va il mercato dei succhi? Ci sono novità di gamma? Salvo Laudani: Stiamo consolidando il lancio della nuova linea di spremute in bottiglie monodose da 200 ml e da 500 ml. Si tratta esclusivamente di succhi freschi NFC (Not From Concentrate), compresa la spremuta di melagrana, che coltiviamo nella nostra farm Carmito. Il mercato dei succhi in generale, compresi i succhi freschi, sconta gli effetti di un’estate piovosa. Nonostante ciò, guardando i numeri, siamo in leggera crescita rispetto allo scorso anno. è possibile il lancio di qualche nuova l N.26 l GENNAIO 2019
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Spingiamo sull’innovazione varietale per valoriz“zare la biodiversità dell’agrume più prezioso della Sicilia, l’arancia rossa. Aderiamo alla Campagna Buoni e giusti di Coop e ci impegniamo tutti i giorni a mantenere la filiera pulita, sostenibile ed eticamente responsabile ”, Nello Alba (Oranfrizer) 85
Oranfrizer, attraverso l’O.P. Terre e Sole di Sicilia, sta investendo anche sulla melagrana, un vero superfood che negli ultimi anni sta vivendo una vivace fase di sviluppo anche nella Sicilia orientale. La varietà coltivata è la Wonderful One, nota in tutto il mondo per la sua elevata qualità. La previsione, per i produttori delle zone orientali dell’isola, è di arrivare a una cinquantina di ettari di melograni, di cui l’O.P. Terre e Sole di Sicilia detiene circa il 50 per cento.
referenza nella seconda parte del 2019. I mercati sono dinamici e in crescita, nonostante la forte competizione a livello globale. Grazie alla qualità delle nostre spremute abbiamo ancora opportunità di crescita in Usa e Giappone e in generale sui mercati asiatici. In particolare se guardiamo alla Cina vediamo un importante potenziale per il futuro, anche per le spremute. Che progetti avete sul fronte della responsabilità sociale e dell’eticità del lavoro lungo la filiera? Nello Alba: Abbiamo sistemi di irrigazione che ci consentono di effettuare un uso responsabile dell’acqua, adottiamo sistemi di lotta integrata, investiamo in agricoltul N.26 l GENNAIO 2019
ra e continuiamo a fare innovazione varietale in campo per valorizzare la biodiversità dell’agrume più prezioso della Sicilia, l’arancia rossa. Aderiamo alla Campagna Buoni e giusti di Coop e ci impegniamo tutti i giorni a mantenere la nostra filiera pulita, sostenibile ed eticamente responsabile. Abbiamo firmato il protocollo con i sindacati contro il lavoro nero, il caporalato e l’evasione fiscale. Abbiamo diffuso nelle scuole il progetto Il Giardino delle Arance, creando tra i più piccoli consapevolezza alimentare, e abbiamo condiviso con loro più informazioni sull’attuale
attività che svolgiamo in campo. Inoltre, con altre imprese responsabili, ci siamo “sporcati le mani” e ci siamo impegnati nella costruzione dell’albergo etico che nascerà in Sicilia, La Casa di Toti. Anche nel nostro territorio siamo molto attivi, sostenendo iniziative con Telethon per supportare la ricerca, con l’Associazione Giuseppe Primo per favorire la crescita sportiva di campioni paraolimpici, con le organizzazioni, le istituzioni e le scuole locali che assegnano premi letterari, realizzano biblioteche digitali ed eventi per valorizzare i talenti in erba e la cultura che continua a proliferare nella nostra terra.
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2017 in crescita per i 250 maggiori retailer mondiali, Amazon scala la classifica Coop Italia, Conad, Esselunga ed Eurospin guadagnano posizioni Giancarlo Sbressa
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Avanzano i quattro principali attori della grande distribuzione italiana - Coop, Conad, Esselunga ed Eurospin - nella classifica dei 250 retailer top al mondo per fatturato, elaborata dal report Deloitte “Global Powers of Retailing 2019”. Il podio si conferma interamente statunitense: guida la classifica Walmart, da oltre 20 anni leader globale. Seguono Costco al secondo posto e Kroger al terzo. Il movimento più significativo è di Amazon, che è quarto, con un +25,3 per cento Il fatturato globale dei top player della grande distribuzione? Nell’anno fiscale 2017 (periodo compreso tra luglio 2017 e giugno 2018), i 250 retailer più grandi del mondo hanno generato un fatturato di 4.530 miliardi di dollari, segnando una crescita del 5,7 per cento rispetto all’anno precedente. A dirlo è la 22esima edizione dello studio Global Powers of Retailing di Deloitte. Sul podio della top ten mondiale troviamo ancora una volta le insegne statunitensi WalMart, Costco e Kroger, che si confermano rispettivamente al primo, secondo e terzo posto. Da segnalare che, insieme, i primi dieci retailer al mondo contribuiscono per il 31,6 per cento al fatturato complessivo generato dai 250 maggiori retailer del globo. Il movimento più significativo è quello di Amazon, che guadagna due posizioni rispetto al 2016 e si attesta al quarto posto della classifica, sospinto da una costante crescita a doppia cifra (+25,3 per cento). Il maggior numero di realtà che trovano posto nella Top 250 provengono dall’Europa: cresce, infatti, FRUITBOOKMAGAZINE
da 82 a 87 il numero di aziende che hanno sede nel vecchio Continente e tre di esse rientrano anche nella Top 10 (Schwarz/Lidl, Aldi Einkauf e Tesco). Due terzi del fatturato dei retailer in Europa proviene da Germania, Regno Unito e Francia. La Germania è casa delle imprese più grandi, che con una dimensione media di 24,7 miliardi di dollari superano di gran lunga la media di 18,1 miliardi di dollari delle imprese presenti nella Top 250. La Francia, invece, spicca per l’internazionalizzazione con aziende che operano in media in 29,2 Paesi. E l’Italia? I quattro big italiani della Gdo conquistano posizioni nella nuova classifica dei 250 big del settore. Coop Italia, al 71esimo posto a livello globale, si conferma il primo retailer italiano per fatturato, guadagnando una posizione rispetto all’ultima classifica 2016 /2017. Seguono Conad, che passa dalla 78esima alla 73esima posizione, Esselunga, che passa dal 131esimo al 121esimo posto, ed Eurospin (168esimo), che avanza di ben 19 posizioni.
Deloitte è un’azienda di servizi di consulenza e revisione, la prima nel mondo in termini di ricavi e numero di professionisti. Fa parte delle cosiddette Big Four, le quattro più grandi aziende di revisione, insieme a PricewaterhouseCoopers, EY e KPMG. Conta circa 250 mila dipendenti impiegati in oltre 150 diversi Paesi nei diversi rami in cui opera: revisione, tassazione, consulenza, finanza. Il ventiduesimo report Global Powers of Retailing è stato presentato a gennaio 2019 ed esplora i trend in atto nei maggiori 250 gruppi della grande distribuzione mondiale.
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Le arachidi, un “infestante” da rivalutare. Oggi c’è la filiera che parla italiano L’obiettivo della famiglia Auriemma è di raggiungere i 350 ettari entro il 2023 Renata Cantamessa
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Il comparto della frutta secca si fa sempre più italiano, oltre che salutista. Accanto al boom corilicolo, negli ultimi anni si è diffusa rapidamente anche la nocicoltura da frutto nelle zone vocate, tra Piemonte, Campania, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna e Veneto; mandorle e pistacchi sono invece tipici del Sud Italia, mentre i pinoli vengono raccolti principalmente lungo le coste e in montagna. Ma la letteratura italiana delle arachidi ha già avuto autori in patria? Sebbene vengano solitamente chiamate noci, le arachidi appartengono alla famiglia delle leguminose: una noce che in realtà è un fagiolo, potremmo dire, tenendo altresì conto del suo strettissimo rapporto con la terra per via della produzione di frutti interrati, come i tartufi, da cui derivano proprio le arachidi in guscio. Parlare di “arachidicoltura” in Italia, oggi, vuol dire cogliere lo sguardo rivolto al futuro della famiglia campana Auriemma, titolare de “La Cenerentola” di Somma Vesuviana (Na), una delle maggiori realtà industriali dedita alla produzione e commercializzazione di frutta secca - che circa tre anni fa ha scelto di dare agli agricoltori della propria regione, e non solo, un’alternativa colturale a pomodoro e granoturco, riscoprendo una tradizione degli anni Sessanta. è partita quasi con un sottofondo patriottico la scalata dei giovani fratelli Giovanni e Francesco, che rappresentano la seconda generazione dell’impresa, nonché i promotori della prima filiera italiana organizzata delle arachidi. FRUITBOOKMAGAZINE
Per fare l’albero, ci vuole il seme: è proprio da questo sillogismo senza tempo di Gianni Rodari che parte la “mission impossible” degli Auriemma, impegnati in un lungo peregrinare intorno al mondo alla ricerca di un seme certificato. E in questo l’Italia non poteva dare risposte, trattandosi di una coltura praticamente nuova. Pur trattandosi di una pianta di origine tropicale, l’arachide può vegetare nei climi caldi e asciutti italiani, a contatto di terreni sciolti, eccezion fatta per le zone di collina medioalta e di montagna. Quella dell’arachide, poi, è una coltura di facile attuazione, che può dare buone produzioni anche senza concimazioni e interventi antiparassitari, oltre a una necessità idrica nella norma; come le altre leguminose, è poi in grado di migliorare la fertilità del terreno. Se i primi test dimostrativi sviluppati con sementi cinesi e israeliane a fianco del Dipartimento di
Giuseppe Auriemma ha fondato La Cenerentola nel 1990 a Somma Vesuviana (Napoli). Nella foto anche i figli Giovanni e Francesco Auriemma. Inizialmente l’azienda, a carattere familiare, si occupava esclusivamente dell’essicazione delle noci, della frutta secca e della loro commercializzazione. Oggi è una delle maggiori realtà campane del settore, con un ampio portafoglio prodotti.
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Agraria dell’Università “Federico II” di Reggia di Portici avevano dato esito positivo, la vera “caccia al seme” ha trovato lieto fine in America, grazie alla collaborazione di un’azienda texana che ha consentito l’acquisizione di seminativi sottoposti a un costante processo di miglioramento e ha garantito un supporto continuo di knowhow grazie all’assistenza tecnica sui processi e sulla meccanizzazione agricola. “Scoperta l’America”, e recuperati i primi 80 quintali di semi, per i fratelli Auriemma è stata la volta di regionalizzare il test di produzione, suddividendo i primi quarantasei ettari tra Campania (22 ha), Puglia (17 ha) e Veneto (5 ha), consorziando le tre aziende produttrici nella “Italiana Arachidi”; di acquisire un digger per la raccolta e un combine (una mietitrebbiatrice per arachidi) e di attrezzare in Puglia uno stabilimento a ingegneria industriale per gestire la prima selezione del raccolto, l’essiccazione e la ventilazione del prodotto, che per il conl N.26 l GENNAIO 2019
sumatore risulterà più scuro di quello egiziano, ma con un sapore più intenso e marcato. “Tre anni fa siamo partiti con le arachidi Valencia e le Virginia - spiega Giovanni Auriemma - oggi siamo riusciti a recuperare e duplicare il
nostro seme autoctono per migliorarlo, mettendo a segno otto nuove sperimentazioni varietali che andremo a valutare sotto il profilo della resa, della qualità, della dimensione, della resistenza alle malattie, della facilità di sgusciatura, delle proprietà chimiche del-
l’olio e delle caratteristiche di sapore e trasformazione, attivando progetti di filiera che mirano a ottenere un’elevata specializzazione in grado di reggere al meglio l’obiettivo dei 350 ettari entro il 2023. Già il 2019 avrà tanta carne al fuoco: il decollo di un nuovo areale produttivo tra le province di Forlì e Ferrara, il potenziamento del parco macchine per la raccolta e la nuova linea del prodotto sgusciato, con il raggiungimento dei 75 ettari coltivati per un potenziale di mille quintali di prodotto in guscio e 300 di sgusciato. Ma il giorno più emozionante resta il 18 dicembre 2018 - conclude - data storica della prima consegna delle nostre “Arachidì” (foto confezione) a Coop, l’insegna italiana che ci ha sostenuto e incoraggiato fin dai nostri primi passi. Insieme a loro stiamo provando a immaginare una fornitura per 12 mesi grazie alla rotazione delle diverse regioni produttive italiane”.
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Mele, fin dove spingere con le nuove varietà? Alla fiera Interpoma numerose le nuove varietà presentate Eugenio Felice
Per tre giorni a Bolzano esperti provenienti da tutto il mondo si sono interrogati sul futuro di uno dei frutti più consumati al mondo. Il tema più dibattuto è stato l’innovazione varietale. In merito abbiamo intervistato i direttori delle cinque maggiori organizzazioni di produzione italiane che insieme esprimono circa 1,3 milioni di tonnellate di mele: Ilenio Bastoni di Apofruit, Paolo Gerevini di Melinda, Marco Rivoira del Gruppo Rivoira, Josef Wielander di VI.P e Gerhard Dichgans di VOG Con 489 espositori da 24 Paesi e 20 mila visitatori da oltre 70 nazioni diverse, Interpoma non è mai stata così internazionale come in questa undicesima edizione. Bolzano ha consolidato la sua fama come capitale internazionale della mela. “Particolarmente forte è stato l’interesse per i temi trattati nei congressi: dalla crescita dei produttori orientali, all’India come possibile mercato del futuro, dai metodi di coltivazione biologici agli ultimi sviluppi di quelli integrati, fino ai pronostici sulle specie di mele del futuro”, ha osservato Thomas Mur, direttore di Fiera Bolzano. “L’alta soddisfazione degli espositori, l’affluenza internazionale e l’interesse dell’economia e della politica - ha aggiunto - dimostrano che con Interpoma abbiamo in calendario un evento unico al mondo”. La fiera è biennale e tornerà nel novembre 2020.
Nel corso della manifestazione ci siamo concentrati sul tema dell’innovazione varietale, intervistando alcuni dei top manager del comparto melicolo italiano. Cosa si devono aspettare distributori e consumatori nei prossimi anni? Come potranno essere inserite nuove varietà di mele dove lo scaffale rimane sempre lo stesso e in alcuni casi si riduce? Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit Italia, ha dichiarato che per rispondere alle richieste del mercato la strada da percorrere è quella dell’innovazione varietale da una parte, del biologico dall’altra. Per Apofruit Italia le mele e i kiwi sono diventati ad anni alterni i prodotti più importanti in termini di volumi. Le mele sono prodotte in diversi areali sia dell’Emilia-Romagna che del Trentino (nel 2015 la cooperativa SFT di
Tra le novità del The New York Produce Show and Conference che si è svolto lo scorso dicembre nella Grande Mela, c’era anche la nuova varietà Juici, dolce, croccante e succosa, con una elevata shelf life e una texture simile a Honeycrisp, che da anni è tra le mele più apprezzate oltreoceano, dove sono molte in effetti le varietà di cui il consumatore europeo ignora l’esistenza.
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Melinda e La Trentina si sono presentate a Interpoma con uno stand che metteva in mostra le nuove varietà, tra cui Morgana e Gradisca. Nel corso della fiera è stato siglato l’accordo per l’investimento nel la varietà Fengapi, incrocio tra Gala e Cripps Pink, con 250 ettari previsti e il nome commerciale Tessa.
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DICONO LA LORO 5 TOP MANAGER
SULL’INNOVAZIONE GUARDA IL VIDEO!
Qui sopra Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit Italia, che a Bolzano ha presentato la nuova mela Candine. Sotto Paolo Gerevini, direttore generale di Melinda, durante la fiera Interpoma.
Aldeno è entrata nell’orbita del gruppo cesenate). Come esempio del nuovo corso, il direttore generale di Apofruit Italia ha portato la mela Candine, già presentata con successo alla fiera spagnola Fruit Attraction: “è una mela FRUITBOOKMAGAZINE
bella e buona - ci ha spiegato Ilenio Bastoni - in più è resistente alla ticchiolatura, che si traduce in minori trattamenti in campo. Abbiamo l’esclusiva in Italia e nei prossimi tre anni raggiungeremo 250 ettari piantati”.
Melinda e La Trentina si sono presentate a Interpoma 2018 con uno stand che metteva in mostra le nuove varietà, tra cui Morgana e Gradisca. Nel corso della manifestazione è stato anche siglato l’accordo per l'investimento nella varietà Fengapi, incrocio tra Gala e Cripps Pink, con 250 ettari previsti e il nome commerciale Tessa. Paolo Gerevini, direttore generale di Melinda, ha sottolineato la necessità di investire nel rinnovamento varietale per rispondere alle diverse esigenze di consumatori e mercati: “Varietà con caratteristiche diverse tra loro, anche per dare “armi” a Melinda e La Trentina per la crescita in Europa, ogni mercato ha le sue caratteristiche. Rispondere ai bisogni significa anche, sul fronte consumatori, proporre delle novità mirate ai nuovi bisogni, come la mela tascabile Isaaq, oppure, sul fronte produttori, delle varietà resistenti adatte alle zone sensibili”. l N.26 l GENNAIO 2019
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semplificare il sistema per i gruppi distributivi “e Per per i consumatori abbiamo deciso di investire su un brand internazionale che vada a identificare non tanto una singola varietà ma un gusto e un segmento, che è quello delle mele extra sweet dalla polpa light, facili da mangiare ”, Marco Rivoira Guarda avanti Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira, cui si deve l’introduzione in Europa di una delle varietà di mela più apprezzate dal mercato, la Ambrosia. “Negli ultimi tre anni - ci ha spiegato il manager piemontese - di fronte alla proliferazione di nuove varietà, ci siamo interrogati molto su cosa sia veramente importante per il consumatore. Secondo noi è il gusto che fa la differenza, più del nome della singola varietà. Abbiamo quindi lanciato un progetto, condiviso con altri partner di primo piano a livello mondiale, su tre selezioni brasiliane, per semplificare il sistema per i gruppi distributivi e per gli stessi consumatori. Come? Investendo non tanto sulla singola varietà ma su un brand internazionale che vada a identificare un gusto e un segmento, che è quello delle mele extra sweet dalla polpa light, facili da mangiare”. Anche in Val Venosta c’è grande attenzione sul tema innovazione varietale. “La nostra direzione è arrivare ad avere il 20 per cento di varietà club”, ci ha dichiarato Josef Wielander, direttore di VI.P Val Venosta. “Vuol dire 1.000 ettari rispetto ai 5.000 totali che abbiamo. Un altro 20 per cento sarà destinato alla produzione biologica, di cui siamo per il comparto mele già leader a livello europeo. Il 55-60 per cento della produzione rimarrà nei prossimi anni legato alle varietà standard, come la Golden Delicious che è il nostro l N.26 l GENNAIO 2019
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Nella foto più in alto Marco Rivoira, ceo del Gruppo Rivoira di Verzuolo (Cuneo). Qui sopra Josef Wielander, direttore di VI.P Val Venosta, dove presto il 20 per cento della produzione sarà biologica.
cavallo da corsa: produciamo dai 500 ai 1.100 metri di altezza sul livello del mare con una forte escursione termica tra giorno e notte, a queste condizioni la Golden diventa come in nessun’altra parte del mondo. Per parlare
di singole nuove varietà, abbiamo già messo a dimora Kanzi, Ambrosia, Yello, Sweet Tango ed Envy, molte altre varietà sono nella pipe line”. Anche da VOG, il consorzio altoaFRUITBOOKMAGAZINE
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È stato validato dal nostro cda un progetto deci“samente ambizioso di riconversione e investimento in ambito varietale: una parte riguarda varietà già apprezzate come Pink Lady e Kanzi, una parte varietà nuove prese in esclusiva in Europa con VI.P, come la Cosmic Crisp ”, Gerhard Dichgans (VOG) richiestissime sul mercato interno. è stato validato dal nostro consiglio di amministrazione un progetto decisamente ambizioso di riconversione e investimento in ambito varietale: una parte riguarda varietà già apprezzate dal mercato come Pink Lady e Kanzi, una parte varietà nuove acquistate in esclusiva in Europa insieme a VI.P Val Venosta, come la Cosmic Crisp dagli Usa e la SK22 dal Belgio”.
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Qui sopra Gerhard Dichgans, direttore generale di VOG, il maggior produttore italiano di mele. Sotto Angelo Benedetti, presidente di Unitec, che si occupa di mele attraverso la divisione Unisorting.
tesino che con le sue 13 cooperative rappresenta il maggiore produttore italiano di mele, il rinnovamento varietale rientra tra i progetti strategici, non solo per fidelizzare i consumatori ma anche per distinguersi dalla produzione FRUITBOOKMAGAZINE
sempre più qualificata dell’Est Europa. Il direttore generale Gerhard Dichgans ci ha svelato in anteprima i piani al 2025. “Siamo a pochi giorni dal lancio delle Envy e delle Yello che - ci ha spiegato durante Interpoma - sono
Interpoma 2018 è stata anche l’occasione per mostrare agli operatori accorsi a Bolzano le ultime novità in termini di tecnologia. Tra i protagonisti la Unitec, specializzata nella progettazione e realizzazione di tecnologie altamente performanti e innovative per tutte le fasi della lavorazione di mele e altri tipi di frutta e ortaggi. Alle mele è dedicata la divisione Unisorting, che a Bolzano ha presentato la tecnologia Unical 8.0 con sistema Apples Sort 3 che permette di classificare la qualità interna ed esterna dei frutti. “Il nostro Dna è l’innovazione tramite le tecnologie - ci ha dichiarato il presidente di Unitec Angelo Benedetti - crediamo che sia arrivato il momento di iniziare a coniugare la bellezza della frutta insieme alla sua bontà. Lo abbiamo fatto con molti frutti e in tutti i casi abbiamo ottenuto degli ottimi risultati, in termini di soddisfazione, sia delle centrali ortofrutticole che dei consumatori finali”.
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Top Fresh Retailer 2019 nuovamente ad Esselunga, tra le novità c’è Aldi Il premio indetto dalla nostra testata esprime il giudizio dei più qualificati fornitori di ortofrutta Eugenio Felice
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Qual è il miglior gruppo distributivo operante in Italia secondo il giudizio dei fornitori di ortofrutta? Per il terzo anno di fila in cima alle preferenze c’è Esselunga. Il premio, giunto alla quinta edizione, è frutto di una indagine accurata che la nostra testata svolge presso i più qualificati produttori/fornitori italiani di ortofrutta: sono loro infatti con il loro giudizio a decidere chi premiare. Novità di questa edizione sono le categorie speciali per l’area Nordest e per la food safety Passano gli anni, ma non cambiano in modo sostanziale le preferenze dei fornitori di ortofrutta per l’uno o l’altro gruppo distributivo, almeno nelle posizioni di vertice. Esselunga si aggiudica per il terzo anno consecutivo il Top Fresh Retailer 2019, avendo preso i maggiori voti alla domanda: “Quali sono, tutto considerato, quelli che giudicate i migliori gruppi distributivi operanti in Italia con cui avere rapporti?”. Chiaramente incide in modo significativo il fattore prezzo, ma sono elementi determinanti anche la professionalità dei buyer, la capacità di programmazione e di fare partnership, l’apertura alle novità e la flessibilità nella gestione delle criticità, la logistica di approvvigionamento, l’attenzione agli aspetti organolettici, etici e della sicurezza alimentare. Sul podio dei “migliori” d’Italia vanno anche Coop Consorzio Nord Ovest (vincitore delle prime due edizioni del premio) e l’universo Conad. Precisiamo che non si chiede di premiare un’insegna, ma la centrale di acquisto, legata all’inseFRUITBOOKMAGAZINE
gna, con cui si hanno i rapporti commerciali e in Italia ce ne sono circa 250. Quindi l’universo Conad non è considerato come un’unica entità ma come sette cooperative separate cui si aggiungono gli uffici centrali di Bologna. E a svettare in questo caso è ancora una volta Conad PAC 2000A, che si aggiudica il premio Top Fresh Retailer 2019 nella categoria “Il miglior gruppo distributivo del Centro Sud Italia”, davanti alla pugliese Megamark, saldamente al secondo posto negli ultimi anni.
Il miglior retailer operante in Italia secondo i fornitori di ortofrutta. È questo il premio che la nostra testata ha indetto nel 2015 con l’obiettivo di migliorare i rapporti di filiera e le performance del reparto ortofrutta. Il premio ha cadenza annuale e, data la sua accezione etica, potrà essere “speso” con il consumatore finale, come dal 2016 ha già fatto Lidl, che anche quest’anno si aggiudica un premio, nella categoria “il gruppo più attento alla sicurezza alimentare”. Una piacevole sorpresa trovare la grafica del premio sui maggiori quotidiani nazionali, nel sito web e nella cartellonistica. Dal premio è nato Fresh Retailer: Show&Conference, un evento premium dove la distribuzione moderna incontra i migliori fornitori di ortofrutta. La prossima edizione si svolgerà quest’autunno a Milano.
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riconoscimento attesta l’impegno costante “nelQuesto cercare di offrire ogni giorno un assortimento di oltre 500 prodotti ortofrutticoli di alta qualità e freschezza, grazie alla proficua collaborazione con i fornitori per garantire la sicurezza alimentare e la valorizzazione degli stessi prodotti ”, Esselunga 101
Top Fresh Retailer 2019: le preferenze dei fornitori ortofrutta - TOP 15 GRUPPO DISTRIBUTIVO
SEDE
FATTURATO 2017
N°PDV
GRUPPO:
1
ESSELUNGA
Limito di Pioltello (MI)
7.750.000.000 €
>150
ESSELUNGA
2
CONSORZIO NORD OVEST
Milano (MI)
2.780.000.000 €
>160
COOP ITALIA
3
CONAD S.C.
Bologna (MO)
13.000.000.000 €
3.150
CONAD
4
ASPIAG SERVICE
Mestrino (PD)
2.160.000.000 €
570
DESPAR
5
LIDL
Arcole (VR)
4.300.000.000 €
620
LIDL
6
ALÌ SUPERMERCATI
Padova (PD)
1.000.000.000 €
>110
SELEX
7
COOP ITALIA
Casalecchio di Reno (BO)
14.800.000.000 €
>1.150
COOP ITALIA
8
DIMAR
Cherasco (CN)
980.000.000 €
150
SELEX
9
CONAD PAC 2000A
Ponte Felcino (PG)
3.015.000.000 €
1.180
CONAD
10
MEGAMARK
Trani (BT)
1.400.000.000 €
500
SELEX
11
CONAD DEL TIRRENO
Pistoia (PT)
2.490.000.000 €
>350
CONAD
12
ALLEANZA 3.0
Villanova di Castenaso (BO)
4.830.000.000 €
420
COOP ITALIA
13
GRUPPO PAM
Spinea (VE)
2.400.000.000 €
>680
PAM
14
CE.DI. MARCHE
Piane di Camerata Picena (AN)
325.000.000 €
100
SELEX
15
TIGROS
Solbiate Arno (VA)
530.000.000 €
>60
AGORà
Restando in ambito geografico, quello che viene considerato dai fornitori di ortofrutta come il miglior gruppo del Nordest - questa categoria è una novità del 2019 risulta essere dall’indagine Aspiag Service, la concessionaria del marchio Despar nel Nordest che fattura circa 2 miliardi di euro e negli ultimi anni, a detta dei fornitori, è costantemente migliorata nella gstione della categoria. In vetta alle preferenze dei fornitori per quest’area c’è anche Alì Supermercati, che peraltro vince per il secondo anno di fila il premio come “Il miglior reparto ortofrutta d’Italia”. l N.26 l GENNAIO 2019
Un’altra categoria introdotta nel 2019 è l’attenzione a tutto ciò che attiene alla sfera della sicurezza alimentare, un tema su cui è sempre più attento il consumatore finale. Premesso che la distribuzione moderna è in generale molto attenta alla food safety, come emerge anche da recenti indagini (ne parliamo a pagina 32), in questo caso il gruppo distributivo più evoluto, secondo il giudizio dei fornitori, è Lidl Italia. Per quanto
riguarda invece il tema dell’innovazione a 360 gradi, è Aldi che, fresco di debutto in Italia e con 50 punti vendita attivi, riscuote i maggiori consensi rispetto agli altri gruppi distributivi. Determinanti in questo caso sono la politica di prezzo (e sconti) chiara, la capacità di fare programmi e rispettarli, l’attenzione elevata agli aspetti organolettici, l’estrema efficienza di tutti i processi: tutte qualità oggi poco riscontrabili nel panorama distributivo italiano, frammentato, inefficiente e, nel rapporto con i fornitori, sempre più mono-focalizzato sul prezzo. FRUITBOOKMAGAZINE
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TOP FRESH RETAILER 2019 - IL MIGLIOR GRUPPO ITALIANO: ESSELUNGA TOP FRESH RETAILER 2019 - IL GRUPPO PIÙ INNOVATIVO: ALDI ITALIA TOP FRESH RETAILER 2019 - IL MIGLIOR REPARTO ORTOFRUTTA: ALÌ SUPERMERCATI TOP FRESH RETAILER 2019 - IL GRUPPO PIÙ ATTENTO ALLA SICUREZZA ALIMENTARE: LIDL ITALIA TOP FRESH RETAILER 2019 - IL MIGLIOR GRUPPO AREA NORD OVEST: ESSELUNGA TOP FRESH RETAILER 2019 - IL MIGLIOR GRUPPO AREA NORDEST: ASPIAG SERVICE TOP FRESH RETAILER 2019 - IL MIGLIOR GRUPPO AREA CENTRO SUD: CONAD PAC 2000A
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Uno screenshot del sito internet di Aldi nella seconda metà di gennaio. Per tutto il mese ci sono stati sconti su alcuni articoli selezionati di frutta e verdura del 50 per cento. Gli sconti in questo caso non vengono scaricati sui fornitori, rientrando nelle politiche commerciali del gruppo distributivo.
I nodi. Prezzi, sconti, programmazione. Potremmo riassumere con queste tre parole, tutte collegate tra loro, gli ambiti su cui ci sarebbe da lavorare, secondo i fornitori di ortofrutta coinvolti nella nostra indagine, per migliorare i rapporti di filiera e le performance del reparto ortofrutta nella distribuzione moderna. “Migliorare la programmazione prestagionale, possibilmente lavorando su minimi di prezzo garantiti, o addirittura con prezzi fissi come già facciamo con il nord Europa”, ci scrive un fornitore. “Implementare delle figure professionali capaci di gestire il reparto ortofrutta nel punto vendita; mantenere la catena del freddo anche sul punto vendita; proFRUITBOOKMAGAZINE
muovere attività di spettacolarizzazione di ortofrutta nel punto vendita (anche con il contributo dei fornitori ma non esclusivamente); focalizzarsi su nuovi progetti di sviluppo per prodotti di alta qualità remunerandoli in maniera congrua”, scrive un altro fornitore. La maggiore attenzione sul punto vendita è un ambito su cui lavorare, pur consapevoli che ciò comporta un aumento dei costi: “Purtroppo tutti quanti fanno quello che fanno tutti e l’unica leva su cui agiscono è il prezzo. Bisognerebbe
presidiare di più il reparto all’interno del punto vendita per rendere sempre attrattivo il prodotto, considerato che tante volte mi trovo di fronte a frutta e verdura che disincentivano l’acquisto. Per migliorare i rapporti, il primo passo dovrebbe essere la diminuzione della scontistica. A fine anno, oggi più che mai, arrivano fatture inaspettate che tolgono entusiasmo e interesse per questi gruppi distributivi. Sembra che siamo chiamati a sistemare i loro conti”. “La distribuzione moderna - spiega un altro fornitore - dovrebbe approcciare l’ortofrutta in maniera “scientifica”, utilizzando tutti i dati a disposizione per guidare gli associati a definire assortimenti codificati e adeguati ai diversi punti vendita per potenzialità e tipicità territoriali. Ancora, dovrebbe decifrare e definire il ruolo del banco frigo dell’ortofrutta partendo da indici specifici come traffico, efficienza, marginalità, crescita attuale e potenziale di crescita futura, studiando un assortimento e una esposizione tali da stimolare il consumatore alla prova dei prodotti e aiutarlo a orientarsi nella scelta, studiando dei banchi ordinati, leggibili, non ipertrofici”. “Il moltiplicarsi delle referenze - aggiunge infine un altro fornitore - oggi disponibili richiede un ripensamento dell’approccio alla categoria, facendo convivere tradizione e innovazione e trovando il giusto “mix”.
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AeroFarms, in Usa il futuro è già iniziato La nostra visita al sito produttivo di Newark Eugenio Felice
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Nel 2018 fece notizia la raccolta fondi record di 200 milioni di dollari per la start-up del vertical farming Plenty. Tra gli investitori anche un fondo di Jeff Bezos, patron di Amazon. Durante il The New York Produce Show and Conference che si è svolto lo scorso dicembre, abbiamo avuto l’occasione di visitare, primi giornalisti europei a farlo, il sito produttivo di Newark di AeroFarms, azienda all’avanguardia in questo business che promette di rivoluzionare il mercato dei “greens” Come succede da alcuni anni a questa parte, a metà dicembre si è svolta la più importante manifestazione professionale sull’ortofrutta della costa Est degli Stati Uniti, il The New York Produce Show and Conference. Congressi, occasioni per fare networking e bu-siness, un giorno secco di fiera, con stand piccoli e semplici per agevolare un visitatore che non ha tempo da perdere. A chiudere il programma, giovedì 13 dicembre, ci sono stati i bus tour tematici. Noi abbiamo scelto quello che ci ha portato a visitare i retailer del New Jersey, a poche miglia distanza dall’isola di Manhattan. Momento clou del tour è stata la visita al più grande magazzino al mondo per l’indoor vertical farming, gestito da AeroFarms. Si trova a Newark, in una zona industriale dall’aspetto dimesso. Da fuori non si direbbe proprio che in realtà all’interno si trova un concetrato di ricerca e tecnologia uniche al mondo, una sorta di futuro che è già possibile visitare oggi, come se entrassimo in una macchina del tempo. FRUITBOOKMAGAZINE
Fuori nevica, dentro si producono insalatine e piante aromatiche come il basilico, in un ambiente in cui non c’è nemmeno una finestra, ma solo lampade ad altissima tecnologia che illuminano e nutrono le piante. Dopo una meticolosa vestizione dalla testa ai piedi, finalizzata a non contaminare gli ambienti, il gruppo si è diretto verso la grande sala di coltivazione, impressionante per la presenza di decine di piani di coltivazione che si arrampicano uno sull’altro verso il soffitto. In una sala adiacente c’è poi l’area per il confezionamento in busta delle insalate, con il bel brand emozionale “Dream Greens”, già disponibile presso alcuni gruppi distributivi del New Jersey e di New York, come ShopRite, FreshDirect, Whole Foods and Seabra Foods, al prezzo di 3,99 dollari a vassoio. Come abbiamo potuto constatare durante la visita ai retailer, un prezzo in linea con referenze biologiche o lacally grown come
Farming Locally. Globally.
AeroFarms si definisce a global missiondriven company. È tra le aziende più avanti nell’indoor vertical farming, con già due siti produttivi all’attivo, uno a Newark e uno a Camden, in New Jersey. Tra i suoi investitori ci sono Goldman Sachs, Ikea e Meraas. Il brand per il retail, da poco lanciato, è Dream Greens. In programma c’è l’espansione all’estero.
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Gotham Greens. La visita si è conclusa negli uffici open space di Newark, a poche miglia dalla “farm”, con il giovane management che ha prima presentato l’azienda, poi ha fatto assaggiare il frutto del suo lavoro, con un pranzo conviviale a base di “greens”. Proprio all’ingresso degli uffici una scaffalatura mostra tutti i premi presi finora da AeroFarms, mentre sui muri perimetrali si trovano riproduzioni di articoli sull’azienda. l N.26 l GENNAIO 2019
Veniamo dunque agli aspetti più sostanziali. Negli Stati Uniti ma anche in altre parti del mondo, c’è un grandissimo interesse da parte dei big dell’economia verso l’indoor vertical farming. A parte AeroFarms - che può già contare tra i suoi investitori realtà di primo piano da ogni parte del mondo, come la emiratina Meraas, il leader dei mobili a basso costo Ikea e la banca d’affari Goldman Sachs sono già a pieno regime la start-up Plenty basata in Silicon Valley e sostenuta, tra gli altri, da Jeff Bezos di Amazon, e Bowery Farming, basata poco fuori New York City. FRUITBOOKMAGAZINE
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Il nostro obiettivo è di trasformare l’agricoltura “costruendo indoor vertical farms di proprietà nelle città in ogni parte del mondo, fornendo cibo fresco, locale, sano e nutriente tutto l’anno. Abbiamo già diversi progetti in cantiere, in Usa e all’estero ”, Alina Zolotareva (marketing manager AeroFarms)
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Qui sopra due delle referenze che si possono trovare presso alcuni gruppi distributivi di New York e del New Jersey. Chiaro il messaggio: pesticide free, locally, responsibly and carefully grown.
Per Plenty si parla addirittura del più grande investimento agri-tech della storia, con 200 milioni di dollari. L’obiettivo, per tutte queste start-up, è di avere un modello di business replicabile su scala mondiale. Dal momento che produci al chiuso, in un ambiente completamente isolato dall’esterno, controllando tutti i parametri che vanno ad incidere sulla crescita e sulla salute delle piante, non importa più se ti trovi nel deserto di Dubai o alle porte di Toronto. Ma quali sono i benefici per i distributori e i consumatori di questo modello produttivo? Come mai c’è oggi una così elevata attenzione da parte dei big dell’economia globale? Per capirlo, partiamo dal presuppostoche le Nazioni Unite stimano che nel 2050 la produzione di cibo doFRUITBOOKMAGAZINE
vrà crescere del 60 per cento per stare al passo con la crescita della popolazione mondiale. Quindi abbiamo delle risorse limitate, in termini di terreni, acqua ed energia da una parte, e una richiesta crescente di cibo, cui i magazzini di indoor vertical farming possono dare una risposta. Da AeroFarms, ad esempio, la tecnica di coltivazione riduce il bisogno di acqua del 95 per cento e aumenta di 390 volte la produttività per metro quadro. Ciò che è più importante per queste aziende sono i dati. AeroFarms infatti ricorre a decine di migliaia di sensori e data point per gestire e ottimizzare l’attività.
Chiaramente si tratta di una soluzione ideale per i grandi agglomerati urbani, non avrebbe alcun senso fare un magazzino del genere a Pachino o nella Piana del Sele. I piani per il futuro delle start-up come AeroFarms sono quindi delineati. Così ci ha risposto in merito la marketing manager Alina Zolotareva: “Il nostro obiettivo è di trasformare l’agricoltura costruendo indoor vertical farms di proprietà nelle città in ogni parte del mondo, fornendo cibo fresco, locale, sano e nutriente per 12 mesi all’anno. Abbiamo già numerosi progetti in cantiere, sia negli Stati Uniti che all’estero. Il più immediato è quello di Camden, in New Jersey, di imminente apertura, che sarà ancora più grande rispetto a quello di Newark”. Se i benefici per i distributori sono facilmente intuibili - forniture costanti tutto l’anno nelle quantità e nelle qualità, a residuo zero e “locally grown” - quali sono per i clienti finali? “Abbiamo ricevuto ci spiega sempre Alina Zolotareva - feedback incredibilmente positivi dai consumatori circa il sapore delle nostre insalatine. Non solo infatti il nostro è un prodotto superiore in termini di sostenibilità, ma anche in termini organolettici e di micronutrienti. Per noi è una grande soddisfazione e uno stimolo a far ancora di meglio quando sentiamo i consumatori che ci dicono che i nostri greens sono i migliori che abbiano mai mangiato”.
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Il vertical farming in Italia si chiama Planet Farms Il sogno delle forniture costanti prive di chimica diventa realtà Massimiliano Lollis
Da pochi mesi è operativo a Milano il primo laboratorio d’Europa interamente dedicato al vertical farming con l’obiettivo di studiare ed estrapolare dati da diverse colture. Il laboratorio nasce grazie alla collaborazione tra Planet Farms, un’innovativa start-up agricola, e partner di eccellenza quali Travaglini FarmTech e Philips Lighting. Il laboratorio è dotato di camere bianche (“cleanrooms”) dove crescono le diverse colture mediante l’utilizzo di speciali lampade hi-tech Nel capoluogo lombardo verrà inaugurato ad aprile, ma i primi test di produzione sono già stati avviati con successo. Stiamo parlando di Planet Farms, una startup in ambito agricolo molto innovativa e che vanta partner leader nei loro specifici settori, tra cui Travaglini FarmTech (azienda leader nel settore dell’impiantistica agroalimentare) e Philips Lighting. All’interno del laboratorio è ora possibile studiare tutti gli aspetti del processo di crescita delle verdure a foglia e delle erbe aromatiche, dalla germinazione e coltivazione fino alla lavorazione e al confezionamento, al fine di mettere a punto le migliori soluzioni per fornire prodotti freschissimi e sani a km zero in contesto urbano. Il tutto all’insegna della sostenibilità e dell’efficienza. Il raccolto del laboratorio milanese è totalmente privo di pesticidi e
residui chimici, poiché la coltivazione fuori-suolo “indoor” (al chiuso) permette di farne tranquillamente a meno, assicurando un prodotto fresco, sano e sicuro, dodici mesi l’anno. Planet Farms, recentemente fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff, ha come obiettivo la riscoperta del potenziale dell’agricoltura senza chimica e senza manipolazioni del DNA della pianta, ma solo mediante l’utilizzo di tecnologia per creare ambienti totalmente controllati, ideali per la crescita del vegetale. L’impianto, che ha sede in un edificio affianco al quartier generale milanese della Travaglini Spa, è dotato di sistemi automatizzati per l’irrigazione, il controllo climatico e la gestione logistica. Il laboratorio è composto da un locale adibito alla germinazione, tre sale dedicate alla coltivazione multi-
Luca Travaglini ha recentemente fondato Planet Farms con Daniele Benatoff. Di indoor vertical farming aveva già parlato nel settembre 2017 in occasione di Fresh Retailer: Show and Conference, destando un grande interesse. Nella foto si trova all’interno del laboratorio di Milano, in una delle tre sale dedicate alla coltivazione delle verdure a foglia ed erbe armatiche.
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Nella foto a lato, una delle sale di coltivazione all’interno del laboratorio alle porte di Milano, che si può vedere in pianta nell’immagine sotto. Il laboratorio della start-up Planet Farms è già pienamente operativo e sarà inaugurato il prossimo aprile. Il laboratorio è dotato di camere bianche (“cleanrooms”) dove crescono le diverse colture mediante l’utilizzo di speciali lampade dedicate all’agricoltura sviluppate da Philips. Queste permettono di utilizzare “ricette di luce” specifiche per ogni ortaggio consentendone la produzione a km zero in contesti urbani.
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strato con una superficie di coltivazione complessiva di 60 mq e altri locali predisposti alle delicate operazioni di taglio del raccolto e confezionamento. Il laboratorio si concentrerà sulla produzione di ortaggi e condurrà ricerche congiunte con il laboratorio Philips GrowWise Center di Eindhoven, nei Paesi Bassi. Ed è sempre Philips a fornire l’illuminazione all’interno del laboratorio. Il centro è infatti dotato di lampade a led modulari Dynamic della Philips GreenPower, che permettono di calibrare individualmente colori ed intensità dell’illuminazione specifici per ogni tipo di ortaggio: si tratta precisamente di quelle che a Planet Farms definiscono “ricette di luce”. Grazie a questa tecnologia - che utilizza sensori che agiscono autonomamente sul raccolto in base ai paraFRUITBOOKMAGAZINE
metri rilevati, garantendo la produzione 365 giorni l’anno - è perfino possibile influenzare le caratteristiche del raccolto in quanto a shelf life e ai livelli vitaminici e di nitrato. Nella visione globale di Planet Farms, il laboratorio milanese è solo il punto di partenza, poiché i milioni di dati che si possono raccogliere e rilevare in quella sede saranno utili per acquisire ulteriore know-how, anche al fine dello sviluppo di un grande stabilimento fortemente avanzato che verrà realizzato quest’anno alle porte di Milano. “Con il vertical farming osserva Luca Travaglini - stiamo cercando di dare una risposta a molte delle questioni che in questi
tempi l’industria alimentare si ritrova ad affrontare e che nei prossimi anni non potranno che diventare sempre più pressanti. Grazie al vertical farming siamo in grado di coltivare una quantità consistente di prodotto di alta qualità e totalmente privo di residui chimici in una “location” vicina ai consumatori”. In questo modo risulta naturale rivolgersi al mondo distributivo, dove queste innovazioni possono essere sviluppate in modo ideale, alla luce degli indubbi vantaggi logistici e degli obiettivi di sostenibilità sempre più cari ai retailer: “Il vertical farming - conclude Travaglini - può assicurare ai gruppi della grande distribuzione una produzione costante tutto l’anno, sia nella quantità che nella qualità, a prescindere dalle condizioni climatiche esterne. È una grande sfida che lega l’agricoltura all’alta tecnologia per fornire a consumatori e retailer prodotti ottimi in modo sostenibile”. “Questo progetto - aveva dichiarato lo scorso anno Roel Janssen, a capo della divisione City Farming di Philips Lighting - è importante per Philips Lighting, poiché si concentra su un nuovo segmento di mercato, quello della produzione di alimenti in Italia, dove il gusto e la coltivazione a campo aperto la fanno da padrone. È un momento eccitante per il settore del vertical farming, e siamo entusiasti di poter contribuire al suo futuro”.
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Isole dedicate e confezioni 100 per cento carta per La Grande Bellezza Italiana Inizia a farsi conoscere la rete d’impresa costituita da sei realtà storiche del settore Eugenio Felice
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La neocostituita rete d’impresa, presentata lo scorso 5 ottobre a stampa e operatori, si sta facendo conoscere con delle isole dedicate all’interno di alcuni supermercati del Nord Italia dove si possono trovare ben 10 referenze di ortofrutta, di cui tre IGP, provenienti dalle regioni italiane più vocate. Le isole portano all’esordio le prime innovative confezioni 100% carta. Ce ne parla Leonardo Odorizzi, tra gli amministratori de La Grande Bellezza Italiana Ci può descrivere l’attività delle isole? LO: Dal 7 gennaio alcuni selezionati punti vendita di un gruppo distributivo veronese hanno ospitato delle isole personalizzate dedicate a La Grande Bellezza Italiana, il brand creato dalla rete d’impresa che porta lo stesso nome, costituita pochi mesi fa da sei realtà storicamente legate al mondo della produzione e che punta a valorizzare il meglio dell’ortofrutta nazionale, con un assortimento top di gamma che comprende anche diverse IGP. Uno dei valori aggiunti della rete è che siamo in grado di offrire sotto lo stesso marchio e con i medesimi elevati standard qualita-
LA GRANDE BELLEZZA LE AZIENDE DELLA RETE JOINFRUIT (CUNEO) GEOFUR (VERONA) PERUSI (VERONA) ODORIZZI (VERONA) COOFRUTTA (VERONA) BERGONZONI (FERRARA) FRUITBOOKMAGAZINE
Odorizzi Srl è un’azienda di famiglia attiva da quattro generazioni e specializzata nella produzione biologica destinata alla trasformazione per i prodotti baby food e al consumo fresco in Gdo. Leonardo Odorizzi ha la paternità intellettuale del progetto essendo stato lui ad avere l’idea della creazione della rete e la determinazione per riunire le persone giuste e dare vita a La Grande Bellezza Italiana.
tivi prodotti differenti provenienti dalle regioni italiane più vocate. Per esempio, nelle isole protagoniste dell’attività di inizio anno ci sono state ben 10 referenze: il Radicchio di Verona IGP, il radicchio variegato, la Clementina del Golfo di Taranto IGP, l’arancia Tarocco di Sicilia, la Mela Rossa Cuneo IGP nelle varietà Red Delicious e Gala, le pere Abate, Williams e Kaiser prodotte in Emilia-Romagna e i kiwi. L’attività delle isole, che potrà essere allargata ad altri gruppi distributivi italiani, è stata accompagnata da una campagna di comunicazione su 80 fermate dell’autobus di Verona - un’attività condivisa con il gruppo distributivo per fare una promozione che non sia semplicemente di prezzo - ed è stata sostenuta da delle hostess all’interno dei punti vendita per spiegare le caratteristiche distintive de La Grande Bellezza Italiana. Quali sono quindi i plus del vostro progetto? LO: La rete propone prodotto di stagione proveniente delle zone più vocate d’Italia, puntiamo ad avere sempre la migliore qualità possibile grazie al controllo dell’intera filiera produttiva. Per spingere ancora più in là l’asticella, abbiamo collaborato con la società di controllo Sata, che nella prima fase del progetto ha percorso oltre 8.000 km per visitare 11 magazzini e 134 punti vendita. Direi poi che determinante è il capitolo prezzi, cui sono sensibili sia i gruppi distributivi che i consumatori. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, pur collocandoci nella fascia premium, i prezzi dei prodotti firmati La Grande Bellezza Italiana sono in linea con il mercato, grazie a una filiera diretta che mette in contatto, anzi potremmo dire in rete, il produttore con il gruppo distributivo. l N.26 l GENNAIO 2019
Foto: NextVideoProduction.com
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Parliamo di un tema di attualità: le confezioni. LO: Abbiamo deciso di puntare con decisione su confezioni altamente comunicative e distintive, che saranno sempre più sostenibili. Già da inizio anno abbiamo proposto le prime innovative confezioni 100 per cento carta, un materiale che sarà presto utilizzato su tutta la gamma La Grande Bellezza Italiana per andare incontro alle esigenze dei consumatori che chiedono imballaggi sempre più green. Siamo partiti con la pera Abate e con la Clementina del golfo di Taranto IGP, ma a Fruit Logistica sarà possibile vedere un’anticipazione della gamma con confezioni plastic free, presso gli stand degli aderenti alla rete. La flessibilità e la dinamicità delle aziende della rete ci permettono di rispondere velocemente alle richieste del mercato. Per distinguersi nel punto vendita ci vuole una forte identità e in questo senso ha svolto un ottimo lavoro SG Marketing, che ha collaborato con noi per lo sviluppo della brand identity, creando un marchio chiaro ed emozionale, con il pay off “coltiviamo passioni”, ben visibile su tutte le confezioni. l N.26 l GENNAIO 2019
Come mai l’idea della rete? LO: In un mercato tradizionalmente statico e frammentato, abbiamo deciso di introdurre un modello di business capace di creare valore e innovazione, offrendo ai retailer prodotti di alta gamma e una strategia commerciale e di marketing dalle grandi potenzialità. Questa è la vera sfida da cui nasce La Grande Bellezza Italiana, espressione di un percorso di valorizzazione e sostegno dell’ortofrutta di qualità made in Italy. Con la rete sei aziende hanno deciso di mettere a fattor comune esperienza e know-how, per formare una grande società di scopo: una partnership piuttosto diffusa nel mondo della consulenza e dei servizi, ma certamente inedita nel settore dell’ortofrutta. Cosa offrite alla distribuzione moderna? LO: Con La Grande Bellezza Italiana abbiamo dato vita a un’organizzazione dinamica e flessibile, con la capacità di individuare il modello più adeguato a rispondere alle esigenze del retailer contemporaneo, FRUITBOOKMAGAZINE
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A Fruit Logistica sarà possibile vedere una antici“pazione della gamma con confezioni 100 per cento carta, presso gli stand degli aderenti alla rete. La confezione oggi è fondamentale per trasmettere i valori dei prodotti e renderli subito riconoscibili ”, Leonardo Odorizzi (La Grande Bellezza Italiana)
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che in un interlocutore unico individua importanti opportunità di gestione e ottimizzazione degli acquisti, semplificando di conseguenza anche la propria gestione logistica. Inoltre, grazie alla sua struttura, La Grande Bellezza Italiana è in grado di proporre un paniere estremamente ampio del meglio delle specializzazioni territoriali, riunendo diverse tipicità dislocate su tutto il territorio nazionale. Così, grazie al coinvolgimento dei migliori produttori, da Nord a Sud, selezionati sulla base dei peculiari calendari di produzione e delle rispettive specifiche caratteristiche pedoclimatiche, si garantiscono i più elevati standard qualitativi per servire i mercati più esigenti. Le responsabili commerciali sono donne. LO: Le aziende della rete lavorano nell’ambito ortofrutticolo da tre o quattro generazioni. A volte mi chiedo se la situazione attuale in cui versa il comparto non sia dovuta anche a una presenza quasi esclusiva degli uomini nei ruoli di responsabilità. Così almeno è stato fino agli anni recenti, in cui finalmente qualcosa sembra cambiare e in questo senso non possiamo che accogliere positivamente la recente nascita dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta, al cui Premio Danila Bragantini abbiamo concorso anche noi proprio in virtù della presenza di due donne tra i fondatori della rete. Abbiamo affidato la direzione commerciale a Stefania Mana di Joinfruit, coadiuvata da Cristiana Furiani di Geofur, per un semplice motivo: sono tuttora le donne in modo prevalente a fare la spesa di casa, chi meglio di una donna può capire le esigenze di un’altra donna. Che progetti avete sull’estero? LO: L’idea è di non strafare e di procedere per gradi. L’azienda, al momento, opera sul mercato italiano, ma tutte le realtà che ne fanno parte hanno forte vocazione internazionale per cui La Grande Bellezza Italiana ha già tutte le caratteristiche per superare anche i confini nazionali, puntando sulla spinta del valore di quella italianità riconosciuta e premiata nel mondo. Abbiamo già avuto i primi contatti con importanti realtà distributive che operano all’estero. FRUITBOOKMAGAZINE
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A FRUIT LOGISTICA 2019 IL TERZO PADIGLIONE ITALIA: SI CHIAMA ITALIAN FRUIT VILLAGE
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Alla fiera Fruit Logistica 2019, principale appuntamento internazionale dedicato al settore dell’ortofrutta, ci sarà una grande novità: l’Italian Fruit Village. L’Italia amplia la propria presenza nella più importante fiera di settore, andando a
riempire con numerose imprese un altro padiglione, il 7.2A, che si aggiunge agli storici 2.2 e 4.2 riconosciuti dai buyer nazionali e internazionali come luogo di esposizione di aziende italiane. Negli 800 metri quadri dell’Italian Fruit Village troveranno posto oltre venti aziende ortofrutticole, Consorzi di Tutela di prodotto IGP e DOP e Organizzazioni di Produttori, provenienti da Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia, Molise ed Emilia Romagna. Una formula innovativa quella dell’Italian Fruit Village che vede anche la presenza di un ristobar e di uno spazio convegni che ospiterà un ricco palinsesto di appuntamenti, cui parteciperanno istituzioni e organismi di rappresentanza. Sarà allestita, inoltre, un’area showcooking che vedrà protagonisti, tra gli altri, lo chef stellato Gennaro Esposito e il pluripremiato maestro pasticciere Sal De Riso, i quali realizzeranno momenti di promozione e degustazione. Quello di Berlino sarà il primo dei tre appuntamenti del 2019 per l’Italian Fruit Village. La piattaforma di servizio alle aziende che rappresenta il sistema produttivo italiano nel mondo, ideata dal Consorzio Edamus, farà poi tappa a Milano, al Fruit Innovation, nell’ambito di Tuttofood e a Madrid in occasione del Fruit Attraction.
LPR – LA PALETTE ROUGE A MARCA 2019 ALL’INSEGNA DI TRASPARENZA E SOSTENIBILITÀ Settimo appuntamento a Marca by BolognaFiere per LPR - La Palette Rouge punto di riferimento del noleggio pallet in Europa e società del Gruppo Euro Pool. La manifestazione, l’unica in Italia interamente dedicata alla marca commerciale e fra le più importanti al mondo, è stata l’occasione per l’azienda di incontrare e dialogare con alcuni fra i propri storici partner commerciali e presentare la propria offerta a visitatori e nuovi espositori. “Marca è per noi il primo importante appuntamento fieristico dell’anno ed è sempre con grande piacere che vi prendiamo parte”, ha dichiarato Paolo Cipriani, Commercial Manager di LPR. “Stiamo assistendo a una crescita costante del noleggio pallet sul mercato italiano - noi nello specifico abbiamo registrato un incremento dei volumi dell’ordine del 35% - dovuto alla crescente constatazione da parte dei produttori di beni di largo consumo delle economie di sistema che proponiamo di realizzare”. Siamo alla fiera Marca - ha continuato Cipriani - proprio per fornire tutte le informazioni necessarie alle aziende per FRUITBOOKMAGAZINE
migliorare la loro supply chain in termini di efficienza, semplicità e sostenibilità”. LPR Italia, che ha sede a Milano in via Mecenate ed è presente in Italia dal 2010, gestisce la consegna di oltre 4 milioni di pallet all’anno per un insieme di clienti nazionali e internazionali fra i quali Sanpellegrino Nestlé Waters, Acqua Vera, Kimberly–Clark, Lucart, Heineken, DOpla, McBride, Eurovast, KELLOGG’s, Carapelli, Morando, Melinda e Cartiere Carrara. l N.26 l GENNAIO 2019
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DOLE VIRTUAL TOUR, SI ALLARGA ALL’ANANAS IL PROGETTO SUL RISPETTO DELL’AMBIENTE
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Dole si è affermata sul mercato per la qualità premium della sua frutta e per i valori fondanti di responsabilità, trasparenza e tracciabilità, che nella sua storia lunga 160 anni ne hanno fatto un marchio di riferimento nella categoria merceologica dell’ortofrutta e una garanzia per il trade e i consumatori di tutto il mondo. “Trasparenza, tracciabilità ma anche innovazione - dichiara Cristina Bambini, responsabile marketing Dole Italia - sono i capisaldi della nostra comunicazione. Lo stare costantemente al passo con i tempi e impiegare gli strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie è importante e ancor di più se ciò permette di aumentare il coinvolgimento del pubblico e informare in modo più efficace. Con la piattaforma Dole Earth, aperta alcuni anni fa, abbiamo fornito all’utente l’opportunità di conoscere l’intera filiera di produzione e distribuzione e di apprendere direttamente notizie e curiosità sui prodotti. Con il Dole Virtual Tour (www.dole-vr.com) nelle farm di banane siamo andati oltre, facendo sì che il consumatore possa vivere un’esperienza totalizzante.”
CULTIVA, FATTURATO OLTRE I 60 MILIONI CRESCITA COSTANTE PER IL BIOLOGICO Cultiva conferma il suo ruolo di top player a livello internazionale chiudendo il 2018 con un fatturato globale che ha superato i 60 milioni di euro. Sempre più marcata la vocazione internazionale del gruppo: più del 50 per cento del fatturato, infatti, nasce fuori dal mercato italiano.
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Da oggi il Dole Virtual Tour è esteso anche alle ananas e permette di effettuare un viaggio alle origini del frutto, seguendolo dal momento della raccolta a quello nei reparti di confezionamento, per poi passare al trasporto e alla distribuzione. Il tutto corredato da contenuti multimediali di approfondimento dedicati agli aspetti fitosanitari, alle tecniche di coltura e al lavoro di tutti coloro che sono impegnati lungo l’intero percorso della filiera. Collegandosi al sito da mobile, infine, è possibile rendere ancora più intensa l’esperienza”.
In Italia la crescita rimane costante a 30 milioni di euro (55 per cento I gamma, 45 per cento IV gamma) e l’anno si è concluso con rilevanti traguardi raggiunti: l’acquisizione di nuovi importanti clienti nella Gdo e la presenza alle principali fiere di settore per il primo anno con uno stand dedicato. Giancarlo Boscolo, presidente di Cultiva, al rientro da Marca 2019, commenta: “Il 2018 ha visto l’ampliamento delle coltivazioni destinate al biologico - che continueremo ad aumentare - e l’incremento degli investimenti sul sito produttivo di Taglio di Po, oltre al lancio di nuove referenze, sia bio sia della linea pronti da cuocere. Abbiamo all’attivo, inoltre, diversi progetti di ricerca e sviluppo che continueranno nel 2019, sia in campo sia in stabilimento. Centralità delle persone, efficienza, networking e qualità sono i valori su cui fondiamo il nostro sviluppo per i prossimi anni”. Le partnership internazionali, prima fra tutte l’accordo con Taylor Farms - il più grande produttore americano di freshcut - sono un ulteriore segnale del successo del business model di Cultiva nel mondo. “Un’importante novità anche sul fronte americano - conclude Giancarlo Boscolo - questa primavera inaugureremo la nostra nuova avanguardistica sede in Florida”. l N.26 l GENNAIO 2019
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UNITEC A INTERPOMA CON UNICAL 8.0, LA SOLUZIONE HI-TECH PER LA CLASSIFICAZIONE DELLE MELE Unisorting, realtà del Gruppo Unitec specializzata nella progettazione e realizzazione di tecnologie altamente performanti e innovative per tutte le fasi della lavorazione di mele e pere, ha portato a Interpoma (Fiera Bolzano, 15-17 novembre 2018), la tecnologia Unical 8.0 con sistema Apples Sort 3 che, mediante telecamere dedicate ad altissima risoluzione, permette di classificare la qualità interna ed esterna di qualsiasi varietà di mela. Qualità interna, qualità esterna, difetti di forma, oltre ai più classici calibro e colore, nelle differenti percentuali presenti su ogni frutto: sono molteplici i parametri che questa tecnologia di ultima generazione permette di rilevare, con estrema precisione e affidabilità. Sono già diverse le centrali ortofrutticole che si sono affidate alla tecnologia Unisorting del Gruppo Unitec per migliorare l’affidabilità della lavorazione e classificazione delle mele e garantire ai propri clienti un maggiore livello di qualità coerente ad ogni fornitura. Tra queste, Sad Gigant, centrale ortofrutticola russa che da quasi 90 anni svolge un ruolo di grande rilievo nel settore della frutticoltura russa. Per la lavorazione e classificazione della
qualità delle sue mele l’azienda ha acquistato una linea a sei canali dotata della tecnologia Apples Vision 2. Un’altra importante realtà che ha scelto la tecnologia Unisorting è Solfrutta, affermata azienda piemontese operante da quasi 30 anni nel settore ortofrutticolo a livello l N.26 l GENNAIO 2019
nazionale e internazionale. Solfrutta ha recentemente acquistato una linea per mele a quattro canali equipaggiata con la tecnologia Unical 8.0 con sistema Apples Sort 3. A rendere questa tecnologia la candidata ideale per consentire alle centrali ortofrutticole di raggiungere i massimi livelli di efficienza, competitività e, quindi, redditività, è il suo contenuto tecnologico innovativo. Unical 8.0 con sistema
Apples Sort 3, infatti, oltre a essere in grado di classificare la qualità interna ed esterna delle mele con un’affidabilità senza precedenti, è una tecnologia estremamente delicata, capace di mantenere perfettamente inalterata l’integrità e le caratteristiche organolettiche delle mele. Inoltre, Unical 8.0 garantisce il rispetto delle norme di sanificabilità più elevate ed è quindi in grado di evitare e ridurre la contaminazione del prodotto: è stata progettata per essere sanificabile al 100 per cento e detiene la certificazione dei requisiti di pulibilità dell’Ente Bureau Veritas (EHSR 2.1 della Direttiva Macchine 2006/42/CE). Infine questa tecnologia coniuga la massima produttività e facilità d’uso anche negli spazi più ristretti. “Le nostre tecnologie si devono pagare rapidamente da sole per i benefici che generano per i nostri clienti: è un motto che abbiamo fatto nostro, in cui crediamo molto”, sottolinea Angelo Benedetti, presidente del Gruppo Unitec. Interesse, passione, entusiasmo sono i valori aggiunti che il Gruppo Unitec mette in ogni suo lavoro. La professionalità e l’innovazione continua sono alla base di tutto. Il team Unitec è sempre disponibile e attento, fin dai primi sviluppi di ogni progetto fino alle fasi finali della lavorazione presso lo stabilimento del cliente. FRUITBOOKMAGAZINE
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iFresh |
Marco Zanardi
Solarelli, il mercato on-line diventa b2b con FruttaWeb 120
Grazie alla nuova piattaforma di FruttaWeb dedicata al trading, i prodotti Solarelli vengono consegnati su tutto il territorio nazionale direttamente a fruttivendoli specializzati, ristoratori, baristi e chef, con una logistica refrigerata e dedicata. Ora Apofruit può essere presente con il suo marchio di qualità anche in aree come Sardegna, Sicilia e Calabria dove i 43 grossisti esclusivisti che trattano Solarelli non operano Si allarga e diventa più capillare la distribuzione dei prodotti Solarelli, la linea di frutta e verdura di alta qualità di Apofruit. Già presenti nei negozi specializzati, i Solarelli - rigorosamente italiani, prodotti al meglio del sapore, della maturazione, del confezionamento e dell’innovazione varietale - potenziano la loro distribuzione attraverso la piattaforma di ecommerce FruttaWeb. Già da tre anni i consumatori possono ricevere sulle proprie tavole i prodotti Solarelli ordinandoli on-line attraverso il sito FruttaWeb, una comoda modalità d’acquisto che consente la scelta attraverso il web e la consegna a casa nel giro di 24 ore su mezzi refrigerati. Ora la rete on-line si allarga, rivolgendosi al cliente business, sia del settore ho.re.ca. che del dettaglio specializzato di ortofrutta, ossia ai fruttivendoli non serviti dalla normale rete distributiva Solarelli. “In questo modo - spiega Stefano Giorgetti, dell’ufficio marketing di Apofruit - la penetrazione dell’offerta Solarelli sul territorio italiano diventa molto più capillare. Attualmente la distribuzione dedicata al canale del normal trade avviene attraverso l’approvvigionamento dei 43 grossisti esclusivisti del marchio presenti nei principali mercati ortofrutticoli italiani, ai quali dettaglianti e operatori ho.re.ca. fanno riferimento. Ciò ci impedisce però di presenziare aree, come ad esempio Sardegna, Sicilia e Calabria, dove i nostri esclusivisti non operano. FRUITBOOKMAGAZINE
Grazie all’attivazione della piattaforma business di FruttaWeb i prodotti Solarelli saranno in distribuzione sull’intero territorio italiano raggiungendo qualsiasi potenziale cliente, sia del dettaglio tradizionale che dell’ho.re.ca.”. “Gli operatori del settore che acquistano attraverso la nostra nuova piattaforma business - spiega Marco Biasin, fondatore e direttore operativo di FruttaWeb - avranno la possibilità di scegliere tra oltre mille prodotti, con un catalogo più ampio rispetto a quello riservato ai privati, un listino dedicato e un’assistenza commerciale diretta. Forti dei risultati emersi in un test effettuato a dicembre, abbiamo notato che questa sezione soddisfa una vera esigenza del mercato, come quella dei dettaglianti di poter ampliare la loro gamma di prodotti e riceverli direttamente presso il punto vendita. Sul sito i clienti business possono prendere visione dei prodotti e usufruire di una logistica totalmente pensata per loro”. “Siamo felici di poter estendere la distribuzione dei prodotti a marchio Solarelli su tutta Italia, ora anche ai dettaglianti presenti nelle aree non coperte dalla normale rete distributiva Solarelli, offrendo loro un prodotto di qualità con un servizio di qualità”. Primo protagonista e beneficiario di questo servizio è un sistema distributivo che incontra la richiesta sempre crescente dei consumatori nei confronti del già florido mercato dei prodotti ortofrutticoli freschi di qualità. Ne sono una dimostrazione le performance di Solarelli, il cui bilancio 2018 testimonia una crescita nelle vendite del 10 per cento sul 2017.
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L’ALLUNGO DEI DISCOUNT (ORMAI EX) I gruppi leader del canale discount crescono a doppia cifra e macinano utili come nessun altro nel retail. La vera sfida degli operatori tradizionali non è solo il downsizing delle superfici ma il miglioramento dell’efficienza
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