Fm luglio 2015

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Fruitbookmagazine IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS

ELNATHEDITORE

I MASS MEDIA E LE FALSE VERITĂ€ SUI RESIDUI Abbiamo fatto fare delle analisi sui residui presenti su dei campioni di frutta e ortaggi prelevati in un supermercato e in un negozio specializzato, replicando, in meglio, quanto fatto da Le Iene. Con risultati molto diversi N.12 l LUGLIO 2015 l TRIMESTRALE


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Editoriale |

Eugenio Felice

Chi difende il settore? “Una mela al giorno ci toglie tutti di mezzo”. Uno dei tanti commenti su Facebook al servizio “Quando frutta e verdura possono fare male” andato in onda nel programma Le Iene lo scorso 12 marzo. Sotto attacco finisce il cosiddetto normal trade e la frutta di importazione. Ne abbiamo parlato nel numero di aprile. Passano esattamente tre mesi, siamo al 16 giugno, e Greenpeace pubblica il suo report “Il gusto amaro della produzione intensiva di mele. Un’analisi dei pesticidi nei meleti europei e di come soluzioni ecologiche possono fare la differenza”. Nel sito della associazione, area comunicati stampa, il titolo è allarmante: “Cocktail di pesticidi nei meleti, fino a 13 sostanze in un campione”. Sotto indagine finiscono anche i meleti della Val di Non, terra simbolo della melicoltura italiana, che ha dato vita al marchio più famoso, Melinda, e della Valtellina. Cinque campioni in tutto, che sono bastati a svelare il segreto di pulcinella: dagli atomizzatori non esce acqua pura ma delle sostanze chimiche che aiutano in modo determinante le piante a far crescere i frutti con le caratteristiche che richiede il mercato. È l’agricoltura convenzionale. Lo sa bene chi scrive, che vive in Valpolicella, terra di grandi vini, con atomizzatori che quasi giornalmente passano filare dopo filare alzando la loro nuvola tossica, con operatori coperti con tute ermetiche come i tecnici del disastro di Fukushima. Ai mass media però piace affondare il colpo, più una notizia fa sensazione e più sarà letta. “Ma è una mela o un cocktail di veleni?”, titolava così il 16 giugno una delle tante, tantissime testate che vanno a colpire l’opinione pubblica. Da terreni e acqua contaminata a mela avvelenata il passaggio è stato sorprendentemente semplice, anche se in realtà sulle mele non ci sono tracce di quei pesticidi o, se ce ne sono, sono entro i limiti di Legge. Ancora una volta il danno a tutto il settore è stato fatto, il consumatore è stato ancora una volta maleinformato, gli acquisti ne risentiranno certamente.

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Ci chiediamo cosa troverebbero, i biologi di Greenpeace, nei suoli e nelle falde che danno il grano che poi si trasforma nella pasta che ci finisce nel piatto. La verità è che oggi si fanno molti meno trattamenti di un tempo, in frutticoltura, soprattutto nel post raccolta, dove sono quasi azzerati, come ha sottolineato una nota di Assomela alcuni giorni dopo la pubblicazione del report. Il problema è che questo nessuno lo dice al consumatore finale, che rimane così in balia della disinformazione, generata da giornalisti non competenti e diffusa in modo incontrollabile dal web. Esiste Federvino. Esiste Federfarma. Esiste Federalimentare. Dov’è Federfrutta? Chi difende il settore quando è attaccato? La tanto criticata Oi ha altro cui pensare, il settore è ancora troppo focalizzato su contributi comunitari, politiche commerciali e ristrutturazioni aziendali. Le Iene? Greepeace? Cose lontane, non ci si può fare niente...

FRUITBOOKMAGAZINE


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l’economia italiana.


PAG. EDITORIALE CHI DIFENDE IL SETTORE?

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IMMAGINI

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BUONE NOTIZIE 14 «IL FUTURO? VERDURE E INSETTI» LO DICE LO CHEF GURU REDZEPI RIFLESSIONI 16 ARTICOLO 62, L’ANTITRUS INDAGA SU COOP E CENTRALE ADRIATICA RETAIL 18 LIDL SCOMMETTE SULL’ITALIA CON NUOVE APERTURE E PIÙ EXPORT FIERE 20 MADRID E CESENA SI ALLEANO NASCE MAC FRUIT ATTRACTION ANALISI 22 GLI ITALIANI MANGIANO IL DOPPIO DELLA FRUTTA RISPETTO AI TEDESCHI 24 TREND NON È PIÙ SOLO UN CONTENITORE: IL PACKAGING AUMENTA IL SERVIZIO 26 STORE CHECK CARREFOUR MARKET, I DISCOUNT E LA SFIDA DEL POSIZIONAMENTO 28 INNOVAZIONE PEDON LANCIA I SUPERMIX! ANCHE PER IL REPARTO ORTOFRUTTA 30 IL LIBRO IL MARKETING AGROALIMENTARE SPIEGATO DA CHI LO FA DAVVERO 32 IL DETTAGLIO MELA VAL VENOSTA PREMIA LA FEDELTÀ DEI FRUTTIVENDOLI 34 INGROSSO IL CAR SPINGE SUL PROGETTO “LOVE YOUR LOCAL MARKET” MARKETING CHECK-UP 36 ZESPRI, LA MARCA CHE FUNZIONA CON LA FORZA DELLA FOCALIZZAZIONE MENS SANA 38 PROTEINE, FIBRE E MOLTO ALTRO. È IL FUNGO IL RE DEI SUPERFOOD? PANORAMA

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iFRESH

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CONTENUTI

40 / FRUTTA AL VELENO? 44 / GOJI: SIAMO SICURI CHE SIA UNA MINIERA DAI NOSTRI TEST È TUTTO REGOLARE

DI SALUTE?

48 / TENDENZE INGLESI: 54 / FRESCO A DOMICILIO, NON SOLO TANTE AFFARI IN FORTE CRESCITA INSALATE GOURMET

NEGLI STATI UNITI

56 / MAZZINI: 60 / LA DIETA «ECCO COME COOP ITALIA DEL FUTURO? PIÙ FRUTTA, VEDE IL FUTURO» l N.12 l LUGLIO 2015

VERDURA E CARBOIDRATI

FRUITBOOKMAGAZINE

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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Francesca Lorandi, Irene Grandi, Irene Pasquetto, Maurizio Pisani, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi

64 / IMBALLAGGI ATTIVI 66 / OPERATIVO GALLO CHE DANNO PIÙ SHELF LIFE: TRE: SVILUPPO GREEN IL FUTURO PER BESTACK

PER CPR SYSTEM

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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa La Grafica Snc - Via A. Volta 29 37030 - Vago di Lavagno (Vr) Tiratura numero luglio 2015: 7.000 copie Testata registrata presso il Tribunale di Verona

70 / FRUIT INNOVATION, 72 / FIERA MILANO LA GDO CI È ANDATA, ACQUISISCE IPACK-IMA: MA È SUFFICIENTE?

E ORA COSA SUCCEDE?

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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SI POSSONO MIGLIORARE LE PERFORMANCE DEL REPARTO ORTOFRUTTA? [ MILANO, 13 Novembre 2015 ]

FRUITBOOKMAGAZINE

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Sapori genuini Londra, 5 giugno 2015 Ci troviamo nel piÚ grande tra tutti gli store Waitrose, a Canary Wharf, a conclusione del retail tour organizzato dal London Produce Show & Conference. Al primo piano si trova il ristorante ed è un trionfo di sapori: davanti a noi anche questi panini ripieni di avocado, insalata, spezie e pollo. Come dire di no?




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Il boom dei succhi Milano, 5 maggio 2015 Stiamo vivendo un momento di grande creatività nel mondo dei succhi di frutta. Diverse aziende legate al mondo delle bevande stanno investendo nei succhi per meglio soddisfare il mondo dell’horeca. Come Bevande Futuriste di Treviso, che a TuttoFood ha presentato la nuova linea DiFrutta, quasi tutta bio.


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Spesa virtuale Milano, 3 luglio 2015 In Francia tira, in Italia no. Ăˆ la spesa on line. Carrefour ha aperto il primo store virtuale d’Italia nella stazione Loreto della metro di Milano: lungo piĂš di 200 metri e con oltre 1.000 prodotti (ma senza ortofrutta). Con lo smartphone inquadri i QR code e fai la spesa che ritirerai nello store o riceverai a casa.



buone notizie |

Marco Zanardi

«Il futuro? Verdure e insetti» Lo dice lo chef guru Redzepi 14

Il cuoco danese di origini macedoni che ha insegnato a mangiare grilli e licheni ha perso il primato. Per anni il Noma di Copenaghen è stato giudicato il ristorante migliore del mondo. Ora è diventato il numero tre. In un’intervista pubblicata il 26 giugno sul Corriere della Sera lo chef spiega come vede il futuro del cibo: “Mangeremo sempre meno carne e sempre più verdure e insetti, perché le nostre abitudini alimentari non sono più sostenibili” “In Uganda un chilo di cavallette costa il 40 per cento in più di un chilo di manzo. Oltre un quarto della popolazione mondiale mangia abitualmente insetti, circa 2 miliardi di persone”. Erano alcune delle informazioni che venivano date alla mostra fotografica “Food, il futuro del cibo”, organizzata dal National Geographic all’interno del salone Seeds & Chips che si è tenuto a Milano lo scorso marzo. Informazioni che ci avevano sorpreso, non tanto perché non sapessimo già che in alcune parti del mondo si mangiano cavallette, coleotteri, bruchi e altri insetti, ma perché non avevamo ancora preso consapevolezza che quelle “prelibatezze” entreranno in futuro a far parte della nostra dieta. Del resto non c’è abbastanza carne per tutti e l’allevamento come finora è stato fatto non è FRUITBOOKMAGAZINE

più sostenibile, in termini di inquinamento e inefficienze, anche considerando che entro il 2050, secondo la FAO, la domanda mondiale di cibo aumenterà di almeno il 70 per cento. Pensate che solo il 12,5 per cento di ciò che mangia un vitello diventa carne, mentre negli insetti si arriva al 50 per cento. Non c’è proprio storia, anche se bisogna superare il senso di disgusto. Che ripercussioni ci saranno sul mondo dell’ortofrutta? Beh in futuro non si mangeranno solo insetti ma anche più verdure. Quindi buone notizie. Ne è convinto René Redzepi (nella foto), uno dei più famosi chef del mondo, che con il suo Noma a Copenaghen ha rivoluzionato la cucina, proponendo ai clienti insetti ed erbe selvatiche, licheni compresi, con una ricerca estrema della migliore qualità delle materie prime. Dal 2010 al 2014 ha vinto il titolo di migliore ristorante del mondo. Redzepi, 37 anni e origini macedoni, definito il Mick Jagger dei fornelli, messo da Time nella famosa copertina degli “dei della cucina”, ha le idee chiare sulla cucina: prodotti stagionali e solo del territorio. E il futuro? Lo rivela ad Angela Frenda del Corriere della Sera, in un’intervista pubblicata il 26 giugno: “Mangeremo sempre meno carne e sempre più verdure e insetti, perché le nostre abitudini alimentari non sono più sostenibili”. Per sensibilizzare l’opinione pubblica ha creato il Nordic Food Lab e il Mad Simposium, meeting che richiama a Copenaghen chef e foodies da tutto il mondo. “Lo faccio perché stiamo vivendo una crisi della cucina. Sì, nonostante le manifestazioni e trasmissioni televisive che proliferano come funghi.... le persone non sanno nutrirsi”. Triste realtà. l N.12 l LUGLIO 2015



riflessioni |

Eugenio Felice

Art. 62, l’Antitrust indaga su Coop e Centrale Adriatica

Nella nota di AGCM diffusa il 24 giugno dal titolo “Abuso di potere commerciale nel mercato agroalimentare, istruttoria e ispezioni per due società delle Coop”, si spiega che, su segnalazione di un fornitore di prodotti ortofrutticoli freschi, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Coop Italia e Centrale Adriatica, in materia di relazioni commerciali tra operatori della filiera agroalimentare. Il procedimento è teso a verificare se le due società consortili del sistema Coop, leader sul mercato della grande distribuzione organizzata in Italia, abbiano posto in essere una violazione dell’articolo 62 del DL 1/2012, cosiddetto Decreto liberalizzazioni, e delle disposizioni del relativo Decreto di attuazione. Queste norme, che attribuiscono all’Autorità garante della FRUITBOOKMAGAZINE

Concorrenza e del Mercato una nuova competenza, vietano al contraente più forte, in presenza di uno squilibrio di potere commerciale tra le parti che hanno un rapporto di fornitura di prodotti agroalimentari, di fruitbookmagazine.it imporre alla controparte negoziale condizioni non eque. Nella comunicazione di avvio dell’istruttoria, si contesta in particolare ai due operatori di avere abusato della propria posizione di forza commerciale per imporre al fornitore, parte debole del contratto, una serie di sconti e contributi economici eccessivamente onerosi: questi non risultano proporzionati al rapporto in atto tra le parti e incidono pesantemente sul prezzo di listino concordato. Secondo l’Antitrust, inoltre, le società Coop prese in esame hanno posto in essere ulteriori condotte contrarie ai principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni con riferimento ai beni forniti. I funzionari dell’AGCM, coadiuvati dai militari del Nucleo speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, hanno condotto nel mese di giugno accertamenti ispettivi presso le sedi di Coop Italia (Bologna) e Centrale Adriatica. L’istruttoria si concluderà a metà del prossimo mese di ottobre. Ed Eurospin? Il provvedimento finale è datato 8 luglio. L’esito lo potete scoprire leggendo con il vostro smartphone il QR code di questa pagina.

come è

finita?

Dopo il caso di Eurospin dello scorso dicembre (l’istruttoria è stata chiusa l’8 luglio), anche Coop Italia e Centrale Adriatica, che è la maggiore delle centrali di acquisto del sistema Coop, sono finite nel mirino dell’Antitrust, a seguito di una segnalazione arrivata da un fornitore di prodotti ortofrutticoli. L’autorità garante della concorrenza indagherà se le due società consortili abbiano violato l’art. 62, abusando quindi del loro “potere” commerciale

Eurospin:

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retail |

Giovanni Turrino

Lidl scommette sull’Italia con nuove aperture e più export 18

Il secondo discounter italiano dietro Eurospin ha messo in cantiere 15 nuove aperture e investimenti per 1 miliardo in quattro anni. Intanto la massiccia campagna di comunicazione sui maggiori mass media nazionali fa leva sulla linea “Italiamo”, che sarà anche proposta all’estero. Il fatturato supera i 3 miliardi di euro, 500 in più di due anni fa. Schwarz, che comprende anche l’insegna Kaufland, è ora il quarto gruppo mondiale della distribuzione Con 79,4 miliardi di euro di fatturato nell’anno fiscale 2014, il gruppo Schwarz, proprietario di Lidl e Kaufland, è diventato la quarta catena di distribuzione nel mondo, superando Carrefour e Tesco. Al secondo e al terzo posto si piazzano Costco e Kroger, mentre rimane leader incontrastato Walmart. Lidl, presente in Germania con 3.200 negozi, ha incrementato le vendite del 9 per cento, mentre gli ipermercati Kaufland hanno raggiunto un fatturato di 13,4 miliardi di euro. Secondo il ceo Frank Lehmann, gli ottimi risultati sono legati principalmente alle performance sui mercati stranieri, compreso quello italiano, dove il fatturato supera i 3 miliardi di euro, 500 milioni più di due anni fa e dove è in corso un piano di investimenti per 1 miliardo FRUITBOOKMAGAZINE

in quattro anni per potenziare la sua presenza sul mercato italiano - mentre si fanno sempre più fitte le indiscrezioni di una prossima apertura del concorrente Aldi - in netta controtendenza rispetto alle difficoltà che sta attraversando buona parte della grande distribuzione italiana. In anni di crisi del resto non è un caso che il canale più performante sia il discount. Solo nel corso del 2015 dovrebbero essere 15 le nuove aperture, con una maggiore attenzione ai prodotti made in Italy, da destinare anche all’esportazione. Lidl, quartier generale ad Arcole (Verona), opera da 23 anni in Italia, con oltre 570 punti vendita, 10 piattaforme logistiche e 11 mila dipendenti. Da insegna tradizionalmente legata al mondo discount si è riposizionata negli ultimi anni su una fascia più alta - famoso lo slogan “non cambiare stile di vita, cambia supermercato”. Negli ultimi anni Lidl ha definito un nuovo concetto di punto vendita: spazi ampliati (1.000 - 1.200 mq con parcheggi di circa 100 posti auto) senza però sconfinare nelle grandi dimensioni, oggi penalizzate dai consumatori; ha introdotto nuovi reparti, come quello di panetteria, per agevolare un’esperienza di acquisto di prossimità più rapida e piacevole; ha introdotto linee premium per andare a soddisfare anche le esigenze di un pubblico facoltoso e disposto a spendere. L’Italia è al centro dello sviluppo anche per l’export: sono già circa 300 i prodotti esportati con un obiettivo per i prossimi anni di raggiungere i 500 milioni di euro di fatturato, facendo leva sul made in Italy e il brand “Italiamo”. l N.12 l LUGLIO 2015



fiere |

Giancarlo Sbressa

Madrid e Cesena si alleano: Nasce Mac Fruit Attraction 20

È stato firmato a luglio l’accordo strategico tra Cesena Fiera e IFEMA per dare vita a Mac Fruit Attraction, nuovo marchio mondiale che mette insieme i due maggiori Paesi produttori ed esportatori nel settore ortofrutticolo, con l'obiettivo di sviluppare eventi professionali in aree come il Nord Africa, il Medio Oriente, l’Asia e il Sudamerica. Si parte con l’Egitto il prossimo maggio, dal 4 al 7, nelle stesse date in cui a Milano si terrà Fruit Innovation La prima edizione della fiera Mac Fruit Attraction si terrà al Cairo dal 4 al 7 maggio 2016, come parte del Food Africa a seguito di un accordo raggiunto con IFP Group, il più grande operatore fieristico nel Vicino Oriente e che quindi interesserà sia il Medio Oriente che il Nord Africa. Naturalmente si tratta di una fiera internazionale che si aggiunge alle due già esistenti, allo scopo di presidiare un bacino, nel Nord Africa e Medio Oriente, in continuo sviluppo, mentre i due eventi in Italia e in Spagna continueranno ad essere organizzati in maniera autonoma secondo le strategie di sviluppo dei due enti fieristici. Gli organizzatori dei più importanti eventi di settore, Fruit Attraction in Spagna e Macfrut in Italia, hanno creato una nuova piattaforma che favorirà il posizionamenFRUITBOOKMAGAZINE

to e la rete professionale e internazionale di aziende ortofrutticole con accesso diretto a nuovi mercati strategici. Questo permetterà loro di contattare operatori locali e di raggiungere le aree di influenza. In questo modo Mac Fruit Attraction diventerà un marchio mondiale con un elevato potere di attrazione internazionale che potrà rispondere alle particolari esigenze di ogni singolo mercato. “Con questo accordo nasce il più grande network globale per l’internazionalizzazione del settore ortofrutticolo”, afferma Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera. “Macfrut e Fruit Attraction sono due piattaforme che viaggiano con una visione globale al servizio della filiera ortofrutticola. La creazione di questo nuovo progetto, Mac Fruit Attraction, nato dalla sinergia tra i due leader mondiali nelle tecnologie di produzione e di confezionamento e imballaggio, porterà le aziende del settore verso nuovi mercati emergenti: la zona del Golfo Persico, del Nord Africa, del Sud America e dell’Asia”. Raúl Calleja, direttore di Fruit Attraction, ha sottolineato che come Mac Fruit Attraction “punta a crescere e ad affermarsi nel mercato globale con dinamismo e flessibilità, alleandosi con partner fieristici locali leader nelle aree individuate”. l N.12 l LUGLIO 2015



analisi |

Marco Zanardi

Gli italiani mangiano il doppio della frutta rispetto ai tedeschi 22

UE-28: CONSUMI PRO CAPITE PER PAESE NEL 2013 DI FRUTTA 160 140 120 100 80 60 40 20 0

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Fonte: Freshfel

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Fonte: Freshfel FRUITBOOKMAGAZINE

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trend |

Carlotta Benini

Non è più solo un contenitore: il packaging aumenta il servizio 24

Confezione di design, cultivar di nicchia e produzione green e hi-tech, per uno snack leggero da consumare in ogni situazione, in ufficio, ma anche in vacanza. La ravennate Castellanina ha lanciato una novità: i datterini “al calice”, confezionati nell’esclusivo bicchiere “Apri e Gusta”. Un prodotto da lotta integrata in coltura protetta, per una specialità made in Romagna. Qualità e tipicità sono messi a valore dal packaging, firmato Nespack È un’azienda agricola del territorio romagnolo che ha investito in innovazione, tecnologia e sostenibilità e che da tempo ha intuito le potenzialità del packaging come strumento per valorizzare il prodotto giocando sugli aspetti estetici ed emozionali. La ravennate Castellanina ha 50 ettari di terreno, di cui quattro ospitano serre hi-tech dedicate esclusivamente alla produzione intensiva di pomodoro ramato, datterino e ciliegino. Da qualche mese l’azienda ha lanciato il bicchiere “Apri e Gusta”, un packaging di design che promette di diventare tendenza: contiene 250 grammi di datterini sgrappolati, gustosi, croccanti, ricchi di sali minerali e antiossidanti. Così invitanti da sgranocchiare, che vanno giù… come caramelle! È esattamente così, infatti, che si presentano, confezionati in questo elegante contenitore progettato per consentire due tipi di apertura: il top del bicchiere si può aprire interamente, a conchiglia, oppure se ne solleva solo un angolo, in modo da dosare la fuoriuscita dei pomodorini, uno ad uno, come fossero confetti appunto. La shelf life è garantita dai fori sulla parte alta della confezione, che consentono la ventilazione del prodotto, evitando condense. Il bicchiere è firmato Nespack, leader negli imballaggi in plastica termoformati e numero uno al mondo negli alveoli, che per l’azienda ravennate produce anche le confezioni che conservano il pomodoro FRUITBOOKMAGAZINE

a grappolo. I datterini introdotti quest’anno sono una varietà esclusiva di Syngenta, sono prodotti in serra con il metodo della lotta integrata e raccolti a frutto singolo man mano che maturano sullo stelo. Oltre al packaging, la loro peculiarità è che sono coltivati fuori suolo, in un ambiente monitorato da sensori dove, con l’ausilio di moderni software gestionali, è possibile creare le condizioni ottimali in termini di temperatura, luce, umidità e ossigenazione. “Le piante radicano sospese da terra, su una lastra di lana di roccia imbevuta di crop solution”, spiega il titolare dell’azienda, Lorenzo Ceroni. “Si tratta di un materiale inerte e privo di agenti patogeni, che ci permette di dosare al meglio il nutrimento, con il vantaggio di garantire condizioni sterili per il prodotto in maturazione”. La qualità è elevata e resta costante per tutto il ciclo produttivo, che va da fine marzo a fine novembre. E anche le rese sono promettenti: al primo anno di produzione, ci si aspettano medie di 16/18 kg di pomodori al metro quadro. Dove possiamo trovare i datterini in bicchiere di Castellanina? “Al momento ci siamo concentrati su una distribuzione in piccola scala, per testare il gradimento dei consumatori”, dichiara Ceroni. “Stiamo lavorando con un paio di catene distributive. Se le aspettative saranno soddisfatte potremo pensare di aumentare la produzione, sempre mantenendo standard elevati in termini non solo di servizio ma anche di gusto e salubrità”. l N.12 l LUGLIO 2015


macfrut.com


store check |

Maurizio Pisani

Carrefour Market, i discount e la sfida del posizionamento 26

Le catene francesi, storicamente legate agli ipermercati, stanno soffrendo da alcuni anni in Italia. Carrefour sta reagendo segmentando di più i format. Un esempio è il Market Gourmet, aperto a fine maggio anche a Napoli, con apertura h24. Nella stazione Loreto della metropolitana di Milano è apparso poi il primo supermercato virtuale. Il classico formato Market, attaccato dai discount, può permettersi di rimanere senza un posizionamento specifico? Ogni marca, di prodotti o servizi, dovrebbe avere un suo posizionamento. Cioè, in estrema sintesi, dovrebbe stabilire cosa vuole che i suoi potenziali clienti pensino quando entrano in qualche modo in contatto con la marca stessa. Il posizionamento di una marca, poi, dovrebbe essere diverso da quello delle altre marche e spiegare bene ai clienti target quali sono i plus di quella marca. Se applichiamo queste regole di base del marketing al mondo dei retailer operanti in Italia, notiamo che in effetti non sono molte le catene che hanno scelto un posizionamento ben specifico per il proprio brand. La maggior parte delle catene preferisce promettere un po’ di tutto, senza scegliere una via ben precisa e unica. Questa è l’impressione che dà anche Carrefour Market. Sul sito si leggono, ben in evidenza, le promesse fatte ai consumatori: qualità e convenienza, prodotti freschi, professionalità e disponibilità. Cose assolutamente scontate, indispensabili a qualunque marca retail che voglia competere sul mercato; ma certo non in grado di differenziare il brand Carrefour. Un errore di marketing? Non necessariamente; la scelta di non posizionarsi in maniera specifica FRUITBOOKMAGAZINE

potrebbe semplicemente significare la volontà di proporsi come la soluzione per tutti, la marca universale, che non si sbilancia da nessuna parte e riesce ad accontentare proprio tutti. Ambizioni da leader, che poi devono essere realizzate sul campo, con un’esecuzione all’altezza, se si vogliono ottenere risultati significativi. La stessa impressione di “centratura” si ha visitando il reparto ortofrutta di un supermercato milanese. Il reparto è ordinato, la merce ben disposta. I cartelli sono standardizzati, tutti uguali. L’assortimento è ampio, con tanta varietà per le categorie di prodotto più importanti. Nessuna rottura di stock o quasi (siamo nel tardo pomeriggio). C’è anche l’area per i prodotti biologici, esposti in grandi cestoni invitanti e molto ben evidenziata e una bella combinazione, in vasca, tra melone e prosciutto (siamo in estate!): finalmente un buon esempio di cross merchandising, che sicuramente consente al punto vendita di aumentare fatturato e marginalità. Non mancano, infine, le offerte promozionali. Insomma, c’è tutto quello che ci deve essere in un reparto ortofrutta. Che chiedere di più? In effetti, forse, manca qualche spunto di originalità. Qualche fronzolo, qualche esposizione suggestiva o attività in grado di attirare l’attenzione. Sì, perché la forma, nel retailing moderno, ha un suo ruolo. Se un supermercato non riesce a coinvolgere gli shopper e a rendere la spesa un momento piacevole, divertente e in qualche modo appagante, trova sempre più difficile competere con i discount. Dove tutto è sostanza, nulla è forma o esperienza, ma i prezzi sono normalmente più bassi. Questa sembra essere la sfida per Carrefour e per tanti altri suoi concorrenti. Una sfida che deve essere vinta partendo proprio dal reparto ortofrutta, in cui varietà, colori e profumi della merce dovrebbero essere terreno fertile per offrire a chi fa la spesa un’esperienza di acquisto più gratificante. l N.12 l LUGLIO 2015


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innovazione |

Irene Forte

Pedon lancia i Supermix! anche per il reparto ortofrutta 28

Pedon, azienda leader in Europa nei cereali e legumi secchi, con sede principale a Molvena (Vicenza) e operativa in 25 Paesi, ha portato alla fiera TuttoFood di Milano una novità assoluta: i SuperMix!, la nuova linea di mix di semi arricchiti con ingredienti selezionati per le loro specifiche proprietà benefiche, che dal mese di giugno possono essere collocati anche nel reparto ortofrutta. Sono ideali ad esempio per arricchire di salute l’insalata In risposta ai nuovi stili di vita i SuperMix! sono un alimento sano, caratterizzato dall’alto contenuto di fibre, proteine, vitamine, omega3, ferro, fosforo e magnesio. 100 per cento naturali, non contengono alcun conservante o additivo, sono no ogm e unici nella categoria garantiti gluten free, nuts free e vegan ok. Qui parliamo di innovazione vera. I SuperMix! intercettano un target particolarmente ampio e trasversale ovvero sia i consumatori attenti alla propria alimentazione sia coloro che adottano un regime restrittivo per intolleranze o scelte alimentari vegetariane e vegane. “Assistiamo a una nuova concezione del cibo diffusa tra i consumatori, basata sul

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legame comprovato dalla ricerca scientifica tra alimentazione e benessere psico-fisico e dove il fattore tempo diventa sempre più cruciale”, dichiara Luca Zocca, marketing manager Pedon. “Gli alimenti moderni hanno di conseguenza invaso e conquistato un posto di rilievo nelle abitudini alimentari quotidiane. Siamo attenti all’evoluzione e al mutamento della domanda di tali beni adeguando l’offerta ai nuovi segmenti di mercato. In questa logica nascono i SuperMix!, capaci di rispondere alla crescente richiesta di prodotti naturali, sani e facili da usare”. In perfetto equilibrio tra gusto e benessere i SuperMix! sono ideali in ogni momento della giornata. Disponibili in sei varianti sono studiati per arricchire insalate e zuppe, per rendere speciali le preparazioni da forno come pane e focacce, per fortificare la colazione in aggiunta ai cereali e nello yogurt. I SuperMix! sono anche indicati come snack, prima e dopo un’attività sportiva o in ufficio come fuoripasto salutare. La linea nasce da differenti combinazioni di semi altamente nutrienti arricchiti, a seconda delle varianti, da verdure stabilizzate, soia tostata, chia, mirtilli morbidi o ricoperti di cioccolato, fiocchi di grano saraceno, bacche di goji. Il QR Code presente sull’etichetta permette al consumatore di accedere facilmente a una scheda completa dei valori nutrizionali di ciascuna referenza con suggerimenti d’impiego. Decisamente innovativo anche il packaging utilizzato, esclusivo e di nuova concezione.

l N.12 l LUGLIO 2015



il libro |

Giancarlo Sbressa

Il marketing agroalimentare spiegato da chi lo fa davvero 30

Oggi è sempre più difficile competere nel mercato del largo consumo alimentare e trovare spazio sugli scaffali dei punti vendita. Soprattutto se il fonitore è una piccola azienda, caso tipico del settore ortofrutticolo. Nel libro di Maurizio Pisani, che ha lavorato per più di 20 anni con funzioni di marketing in alcune importanti aziende alimentari, scoprirete il modo per costruire una strategia che vi permetta di diventare competitivi e di aumentare i profitti Come costruire una marca di successo nel mercato agroalimentare? Come impostare un’offerta di prodotto che interessi trade e consumatori, e quali sono i mezzi di comunicazione più efficaci e da utilizzare? Come presentare i propri prodotti alla GDO in modo da aumentare le possibilità di essere inseriti negli assortimenti? A queste, e tante altre domande, vuole rispondere il nuovo libro “Questa non è una banana”, edito da Franco Angeli e scritto da Maurizio Pisani, esperto di marketing agroalimentare e collaboratore del nostro Fruitbook Magazine sin dalle origini. Il testo, forse l’unico “manuale di marketing” scritto per le aziende agroalimentari, con un particolare occhio di riguardo per l’ortofrutta, illustra un vero e proprio percorso in sei passi da seguire per incrementare vendite e profitti. Partendo dall’analisi e dalla definizione del proprio mercato, passando per lo sviluppo di una marca forte e di un’offerta vincente, e finendo con i suggerimenti su come distribuire i propri prodotti e comunicare ai consumatori, il testo affronta e illustra le migliori pratiche, i principi e le regole da seguire per vincere sul mercato agroalimentare. È un testo scritto in maniera semplice, chiara e diretta, lontana anni luce dai tanti libri ricchi di teorie di difficile applicazione pratica. Al contrario, l’oFRUITBOOKMAGAZINE

biettivo dell’autore è dichiaratamente quello di fornire una guida operativa per tutte le aziende agroalimentari, in particolar modo quelle piccole e medie, che devono competere su un mercato sempre più difficile, contro grandi multinazionali da un lato e private label dall’altro. D’altronde, “Questa non è una ba- Questa non è una banana, nana” è un libro ba- Maurizio Pisani, edizioni Franco sato sull’esperien- Angeli, 140 pag., 13€ za sul campo dell’autore, Maurizio Pisani, fondatore di Pisani Food Marketing e in passato per più di 20 anni manager di grandi aziende del settore (Coca-Cola, Chiquita, Del Monte). La lettura del testo è scorrevole, grazie ai tanti esempi pratici, e ricca di spunti operativi immediatamente applicabili nel lavoro di ogni giorno in azienda. Certo, il testo non entra nello specifico delle attività di marketing (non sarebbe stato possibile vista la volontà di esplorare tutte le fasi del processo di marketing). È quindi un testo base, un’introduzione al marketing per non addetti ai lavori, più che un testo specialistico per professionisti del settore. Ma proprio qui risiede la forza di “Questa non è una banana”: la capacità di spiegare in maniera semplice i tanti concetti di marketing che risultano spesso di difficile comprensione per chi non se ne occupa tutti i giorni, e di tradurre il tutto in un percorso in sei passi da seguire per aumentare vendite e profitti dell’azienda. Questo fa del libro un testo che tutti gli imprenditori e i direttori di aziende del settore agroalimentare dovrebbero leggere. l N.12 l LUGLIO 2015


[ Vi aspettiamo all’evento dell’anno. Milano, 13 Novembre 2015 ]

[ just business, no bullshit!]

GDO 2016

Guida alla distribuzione moderna italiana

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FOCUS:

ORTOFRUTTA

LE CENTRALI DI ACQUISTO NAZIONALI E REGIONALI


il dettaglio |

Irene Forte

Mela Val Venosta premia la fedeltà dei fruttivendoli Dal 2 febbraio al 15 aprile dettaglianti e ambulanti italiani hanno potuto partecipare a un concorso promosso dalla Mela Val Venosta. Il premio? Una campagna pubblicitaria per il loro punto vendita, con maxi affissioni outdoor. Ha vinto Ortofrutta Tanini di Genova. Oltre 1.000 i kit consegnati ai dettaglianti. Una strategia per fidelizzare e supportare un canale che, come in Spagna, è ritenuto strategico dal consorzio delle mele della Val Venosta La grande distribuzione negli ultimi 30 anni ha fatto passi da gigante, rivoluzionando la distribuzione così come le filiere di produzione. In alcuni Paesi, soprattutto nel centro e nord Europa, il dettaglio specializzato è diventato una nicchia, in mano nella maggior parte dei casi a immigrati. In altri Paesi, invece, il cosiddetto canale tradizionale, o normal trade, ha tenuto bene e rappresenta ancora una quota significativa per non dire rilevante nelle vendite di ortofrutta. Uno di questi Paesi è proprio l’Italia, un altro è la Spagna. Non è un caso quindi che negli ultimi anni sia tornata anche da parte del mondo produttivo una certa attenzione per questo canale, con iniziative di ampio respiro quali Magic Code (Apofruit Italia, Melinda e Almaverde Bio), e Maestri della Frutta (Dole, VOG, e Valfrutta). Come già avviene da qualche anno in Spagna, anche la VI.P, il consorzio delle mele della Val Venosta, ha aumentato l’attenzione su ambulanti e dettaglianti. L’ultima iniziativa è Guarda il video! un concorso finaliz-

Ortofrutta

FRUITBOOKMAGAZINE

Tanini

Il vincitore:

32

zato a fidelizzare i fruttivendoli, che si è svolto tra febbraio e metà aprile e che è andato a premiare i selfie più originali: oltre 1.000 i kit consegnati contenenti il materiale per abbellire il punto vendita insieme al gilet brandizzato Vel Venosta. Il lavoro della giuria - sottolinea una nota diffusa dalla VI.P è stato difficile per la cura e la qualità dei selfie scattati davanti ai propri negozi ed inviati dai fruttivendoli tramite il sito web dedicato protagonistavalvenosta.com, dove ora è possibile vedere gli scatti che hanno vinto. Il premio per i dieci migliori classificati è stato una campagna di comunicazione del valore di 1.000 euro on air nel mese di luglio, outdoor e di forte impatto, con cartelloni pubblicitari in maxi formato, nelle vicinanze dei punti vendita, con l’invito al pubblico a recarsi presso il “fruttivendolo scelto e consigliato direttamente da Mela Val Venosta”. Il consorzio altoatesino - prosegue la nota - ha voluto così premiare la fedeltà dei partner commerciali che contribuiscono, ogni giorno, con il proprio lavoro, a farsi portavoce dei valori delle mele con la coccinella, considerate tra le migliori del mondo per croccantezza e sapore, e a far sì che i frutti venostani giungano effettivamente sulle tavole dei consumatori. Soddisfazione è stata espressa da Manuela Spinellissima di Ortofrutta Tanini di Genova che si è classificata al primo posto: “Un’iniziativa che mi ha incuriosito e permesso di migliorare l’esperienza di acquisto per i clienti. Molto apprezzate le mele!”. l N.12 l LUGLIO 2015



ingrosso |

Marco Zanardi

Il CAR spinge sul progetto “Love your local market”

Non è stata solo una fugace passione estiva né un superficiale amorazzo passeggero di quelli che si dimenticano in fretta. La convinta e propositiva adesione del Centro Agroalimentare di Roma all’ambizioso programma di promozione e comunicazione dello stretto legame storico, culturale, commerciale e organizzativo tra i mercati alimentari all’ingrosso e al dettaglio - lanciata con successo quest’anno dall’Unione mondiale dei mercati agroalimentari all’ingrosso (Wuwm) con il marchio “Love your local market” - sarà ripresa e rilanciata dal CAR a settembre. “Abbiamo avuto un bel successo a Testaccio - spiega il direttore generale del CAR Fabio Massimo Pallottini eletto nel frattempo nel board dell’Unione mondiale - e vogliamo portare avanti con convinzione e FRUITBOOKMAGAZINE

un pizzico di fantasia e creatività questa importante iniziativa, nata in Inghilterra. Dopo il successo ottenuto tra i box di Testaccio con un’iniziativa di alto spessore culturale, vogliamo sviluppare “Amo il mio mercaGuarda il video! to” anche nei Mercati Esquilino e Laurentino, ma pure tornando a Testaccio”. Per la fine dell’estate il Wuwm ha fissato un vertice sull’andamento e sui risultati della campagna internazionale “Love your local market” e Pallottini intende sottoporre alla verifica dei partner un impegno e una mole di riscontri concreti non inferiore a quella degli altri soci del Wuwm. “Intanto - dice il direttore generale del CAR - abbiamo dedicato una pagina facebook alla campagna e già deciso il programma di settembre, che vedrà nei mercati rionali al dettaglio coinvolti attività di “show cooking” e rassegne fotografiche, intrattenimento per bambini e spettacoli d’arte varia, dibattiti e forum su temi di largo interesse. La connessione tra mercati all’ingrosso e quelli al dettaglio è una via maestra per gli agromercati, gli ortomercati, i grandi centri agroalimentari. Oltretutto, per il CAR una presenza fisica nei 140 mercati rionali di Roma è anche la strategia suggerita dall’obiettivo commerciale di promuovere i prodotti a marchio “Cuor di Car”: il brand di sistema lanciato in stretta collaborazione e con crescente successo dai grossisti e dalla società titolare della megastruttura romana.

mila tons di

ortofrutta

Dopo il successo di Testaccio, il CAR rilancia la campagna mondiale “Io amo il mio mercato” promossa dal Wuwm (Unione mondiale dei mercati agroalimentari all’ingrosso) per valorizzare il lavoro dei dettaglianti. Da settembre infatti il Centro Agroalimentare di Roma coinvolgerà anche i mercati rionali dell’Esquilino e del Laurentino, con attività sui social, show cooking, rassegne fotografiche, intrattenimento per i bambini, spettacoli di arte e altro ancora

CAR: 800

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l N.12 l LUGLIO 2015



marketing check-up |

Maurizio Pisani

Zespri, la marca che funziona con la forza della focalizzazione 36

“Produco meloni, pomodori, zucchine.. ah, anche del vino, nelle tenute della mia famiglia. E pure un po’ di riso. Vorrei sviluppare una marca che valorizzi adeguatamente i miei prodotti!”. Questo pensiero è tipico di molti imprenditori del settore agroalimentare. Il problema è che è molto, molto difficile creare un’unica marca da usare su tante tipologie di prodotto. Zespri è un ottimo esempio di come la focalizzazione possa essere vincente Una marca deve avere uno scopo, un’idea alle spalle, deve significare qualcosa di ben preciso ai consumatori. Deve essere immediatamente riconoscibile ed associabile a qualcosa: con uno sguardo veloce, chi va a fare la spesa deve subito ricordarsi quali sono i vantaggi offerti dalla marca. Costruire una marca di successo, in effetti, non è una cosa semplice. Ma è sicuramente più facile se la marca è ben focalizzata. Perché i vantaggi della focalizzazione sono notevoli. Innanzitutto, agli occhi dei consumatori lo specialista è sempre più forte del generalista e questo porrà la sua marca in una posizione di vantaggio. I consumatori ragionano in maniera semplice, infatti: più una marca è focalizzata, più è considerata forte in quel mercato. FRUITBOOKMAGAZINE

Qualcuno diceva che la forza di una marca è inversamente proporzionale al suo raggio di azione. Zespri è un ottimo esempio di tutto ciò. La gente la considera “la marca” di kiwi per eccellenza e l’azienda non disperde risorse per parlare di altro che di kiwi. Il logo fa capire chiaramente cosa offre la marca: la forma e il disegno indicano chiaramente che di kiwi si tratta. Il sito e la pagina Facebook non parlano di null’altro che di kiwi: notizie sui kiwi, ricette con i kiwi, e ancora altro sempre relativo a questo frutto. Non ci si può sbagliare. Questa chiarezza nel disegno della marca aiuta enormemente a far passare il messaggio ai consumatori, in un mondo in cui i consumatori sono bersagliati quotidianamente da centinaia di stimoli pubblicitari e le marche presenti in ogni punto vendita sono migliaia. Il risultato è che Zespri, pur con budget di comunicazione molto limitati e non paragonabili a quelli dei big del settore, è riuscita a garantirsi una buona riconoscibilità sul mercato italiano e a essere considerato lo specialista dei kiwi, la marca di riferimento per questa categoria. Un perfetto esempio di marca che sfrutta appieno i vantaggi della focalizzazione: da prendere a modello da parte di tutte le aziende che aspirino a costruire una marca di successo. Per affermarla completamente sul territorio manca, a questo punto, solo un investimento pubblicitario più forte, cha possa permettere di ampliare e consolidare la posizione già raggiunta nelle menti dei consumatori. La macchina è perfetta, insomma, manca solo il carburante per farla andare lontano. l N.12 l LUGLIO 2015


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mens sana |

Marta Baldini (dietista)

Proteine, fibre e molto altro. È il fungo il re dei superfood? 38

In tema di alimentazione si può affermare che i funghi hanno diverse proprietà benefiche per il nostro organismo. Sono uno degli alimenti più attesi e amati della stagione autunnale per gustarli freschi e per ottenere, così, il maggior numero di benefici. Per chi voglia consumarli anche nel resto dell’anno, è consigliabile sceglierli surgelati o secchi rispetto a quelli in scatola, che durante la lavorazione perdono alcune proprietà nutrizionali Che si tratti di un porcino o di un più ordinario champignon, sono davvero tanti i benefici che un fungo può apportare al nostro benessere. Specialmente alle ossa (elevato contenuto in calcio), al sistema cardiovascolare e a quello immunitario. Le schede di composizione nutrizionale descrivono i funghi come un’ottima fonte di minerali, in particolare fosforo, potassio, ferro, calcio, selenio e magnesio. Inoltre contengono lisina e triptofano (amminoacidi essenziali, cioè non sintetizzabili dall’organismo umano), vitamine del gruppo B e alcune sostanze antiossidanti (vitamina C). Il contenuto proteico dei funghi è proporzionalmente superiore a quello di tutte le verdure e si equivale a quello dei legumi. Oltre al valore alimentare di “pronto effetto” è interessante rileFRUITBOOKMAGAZINE

vare i vantaggi, conosciuti fin dai tempi degli egizi, che può dare nel tempo un’alimentazione in cui i funghi compaiono sistematicamente. Aiutano il sistema cardiovascolare a mantenersi in forma: si è dimostrato che hanno la capacità di arginare gli accumuli di colesterolo nelle arterie, questo perché i funghi sono ricchi di fibre insolubili che imbrigliano il grasso e gli zuccheri alimentari riducendone e rallentandone l’assorbimento a livello intestinale. 100 grammi di funghi hanno più fibre che una fetta di pane integrale e meno calorie. Anche il sistema immunitario ne trae notevoli benefici: aumentano le difese antibatteriche e antivirali (la penicillina, è stata prodotta proprio da un fungo) e aumentano il sistema antinfiammatorio grazie all’elevato contenuto in antiossidanti naturali. Infatti molti “estratti” da funghi vengono impiegati come coadiuvanti in molte terapie antineoplastiche, ma anche in patologie allergiche e metaboliche. Ma come diversi alimenti vegetali, anche i funghi se consumati crudi possono avere effetti collaterali negativi, perché contengono l’idrazina che se assunta in grande quantità può essere associata allo sviluppo di modificazioni cellulari a livello digestivo. Meglio cuocerli quindi, perché la cottura (come l’essicazione) distrugge le sostanze nocive e rompe le pareti cellulari fibrose dei funghi, in modo che le sostanze nutrienti siano rilasciate più facilmente. Una curiosità: nel fungo prataiolo ci sono fibre ed enzimi come il chitosano (elemento che si ritrova in tantissimi prodotti dietetici farmaceutici), che inibendo l’assorbimento intestinale dei grassi in eccesso, favorisce il controllo del peso, senza tralasciare vitamine, sali minerali, potassio, fosforo, manganese, ferro e calcio. Buona fungata a tutti! l N.12 l LUGLIO 2015


LA GDO ITALIANA INCONTRA I MIGLIORI FORNITORI DI ORTOFRUTTA

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IL PREMIO Top Fresh Retailer 2016

LA PUBBLICAZIONE La guida alla GDO Italiana

[ MILANO, 13 Novembre 2015 ] freshretailer.it



Frutta avvelenata? Dai nostri test è tutto regolare La verità distorta data da Le Iene e altri mass media Eugenio Felice e Carlotta Benini

Abbiamo fatto una prova analoga a quella de Le Iene. Anzi migliore, perché abbiamo cercato gli stessi prodotti nel supermercato e dal fruttivendolo. Risultato? Tutti i campioni hanno ampiamente superato l’esame. Quindi? Il valore delle analisi fatte da Le Iene è nullo, perché nulla è la rilevanza statistica di pochi campioni. Come nel nostro caso, intendiamoci. Il fatto è che il nostro campione rispecchia la realtà, quello de Le Iene no. Chi lo dice ora al consumatore finale? Abbiamo fatto come Le Iene, la nota e apprezzata trasmissione televisiva della Mediaset. Siamo andati in un supermercato di Verona, un Famila per l’esattezza, il 16 giugno, e abbiamo prelevato dei campioni di frutta e ortaggi. Siamo andati poi a ruota, nella stessa mattinata, in uno storico negozio al dettaglio, sempre a Verona, prelevando gli stessi prodotti. Ci sono alcune differenze, perché dal fruttivendolo i cestini di pomodori da 500 grammi non li abbiamo trovati e i mirtilli erano solo piemontesi, non spagnoli come al Famila. Anche il cavolfiore bianco aveva origini diverse, guarda caso tedesco quello del Famila, italiano quello del fruttivendolo. Lo scopo era replicare, in meglio, l’esperimento fatto dalla “iena” Nadia Toffa, che pur sottolineando che il campione prelevato non aveva alcuna rilevanza statistica, alla fine

ha alzato un gran polverone e tratto le sue conclusioni superficiali, avvalorate peraltro dal dottor Carmine Ventre del Centro analisi Biochimiche di Reggio Calabria: comprare prodotti italiani (“regolamentazione molto restrittiva”), di stagione (“hanno bisogno di meno trattamenti”), possibilmente nella grande distribuzione (“effettuano tantissimi controlli per evitare danni di immagine nel caso emergessero dei problemi legati a prodotti con residui pericolosi”). Come erano andati i campioni prelevati da Nadia Toffa e che avevano avvalorato la tesi del biochimico? Tre importanti non conformità su sei per i prodotti di importazione acquistati in un mercato rionale di Milano. Tutti a residuo zero, sì, avete capito bene, i prodotti di origine nazionale prelevati presso un punto vendita della GDO. Valore statistico nullo, conclusioni superficiali

Nella foto a lato, scattata all’interno del laboratorio Greit di Bologna, che ha analizzato i campioni di frutta e ortaggi che abbiamo prelevato lo scorso 16 giugno, una serie di estratti di campioni in vials di vetro pronti per l’analisi in spettrometria di massa. Le macchine lavorano in modo automatico giorno e notte analizzando ogni anno decine di migliaia di campioni.

FRUITBOOKMAGAZINE

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Dal campo alla tavola, quanto è sicuro quello che mangiamo? Se parliamo di ortofrutta, quella della food safety è una tematica particolarmente sentita dall’opinione pubblica, complice anche un’informazione che - attraverso i canali tradizionali, ma soprattutto con l’effetto virale del web - spesso viene distorta o amplificata e finisce per dare una versione della realtà non veritiera. Nell’anno dell’Expo, quello che preoccupa di più i consumatori, sempre più sensibili a tematiche come il benessere e l’ormai blasonata alimentazione bio, è la presenza di tutto ciò che non è naturalmente prodotto dalla pianta.

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GDO VS DETTAGLIANTE I RISULTATI DELLE ANALISI: UN EX EQUO, TUTTO OK GDO PRODOTTO

ORIGINE

POMODORI

Sicilia

MIRTILLI

Spagna

PESCHE

Spagna

CAVOLFIORI

Germania

LATTUGHE

Italia

BANANE

Costa Rica

KIWI

Italia

PARAMETRO FENPYROXIMATE INDOXACARB (somma degli isomeri S e R) LAMBDA-CYHALOTHRIN NESSUN PRINCIPIO ATTIVO RILEVATO alpha-CYPERMETHRIN (aka alphamethrin) SPINOSAD (somma di spinosyn A e spynosin D espressi come spinosad) TEBUCONAZOL SPIROTETRAMAT AND ITS 4 METABOLITES BYI08330ENOL, BYI08330-KETOHYDROXY, BYI08330-MONOHYDROXY, AND BYI08330 ENOL-GLUCOSIDE, ESPRESSI COME SPIROTETRAMAT BOSCALID AZOXYSTROBIN CHLORPYRIFOS FENPROPIMORPH IMAZALIL NESSUN PRINCIPIO ATTIVO RILEVATO

UNITÀ DI MISURA

RISULTATO

LIMITI DI LEGGE

mg/kg mg/kg mg/kg

0,047 0,028 0,005

0,2 0,5 0,1

mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg

0,04 0,008 0,033 0,033

2 1 0,6 1

mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg

0,016 0,045 0,005 0,09 0,054

30 2 3 2 2

UNITÀ DI MISURA

RISULTATO

mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg mg/kg

0,068 0,13 0,054 0,009 0,24 0,023 0,21

0,6 0,5 0,6 30 2 0,1 5

mg/kg mg/kg mg/kg

0,074 0,024 0,014

1 0,3 1

VALUTAZ.

OK OK OK OK OK OK OK OK

OK OK OK OK OK OK

DETTAGLIANTE PRODOTTO

ORIGINE

POMODORI

Sicilia

LATTUGHE

Italia

BANANE

Costa Rica

CAVOLFIORI MIRTILLI PESCHE

Italia Italia Spagna

KIWI

Italia

PARAMETRO CHLORANTRANILIPROLE INDOXACARB (somma degli isomeri S e R) METAFLUMIZONE BOSCALID AZOXYSTROBIN BIFENTHRIN THIABENDAZOLE NESSUN PRINCIPIO ATTIVO RILEVATO ETOFENPROX FLONICAMID (somma di Flonicamid, TFNG e TFNA) SPINOSAD (somma di spinosyn A e spynosin D espressi come spinosad) NESSUN PRINCIPIO ATTIVO RILEVATO

LIMITI DI LEGGE

VALUTAZ.

OK OK OK OK OK OK OK OK OK OK OK OK

Laboratorio di analisi: GREIT - Via Persicetana Vecchia 12 - Bologna FRUITBOOKMAGAZINE

l N.12 l LUGLIO 2015


Non esiste un criterio generale per cui si possa “dire che i prodotti di importazione abbiano una maggiore presenza di principi attivi. Il punto è un altro: ci sono colture più soggette all’attacco di infestanti e più sensibili al clima, quindi necessitano di più trattamenti ” Lorenzo Petrini (Greit) 43

LorenzoPetrini, responsabile del laboratorio Greit di Bologna, assieme al padre Cesare, titolare e fondatore dello stesso laboratorio, che ogni anno realizza oltre 15 mila analisi sia nel settore chimico che in quello microbiologico. Tra i clienti ci sono primarie catene distributive sia nazionali che estere.

e non rappresentative della realtà, la peggiore pubblicità per tutto il settore ortofrutta, considerando il seguito che ha la trasmissione e la presa che ha sull’opinione pubblica il tema della sicurezza alimentare, soprattutto quando condito con immagini di teschi e termini come cancerogeno, malformazioni, pesticidi, danger, ecc Le nostre analisi: tutto regolare. Torniamo al nostro test, ci siamo immedesimati in una persona che va a fare la spesa prendendo prodotti del periodo e di normale consumo, mettendo a confronto i due canali, GDO e normal trade. Abbiamo portato i campioni in uno dei migliori laboratori di analisi che abbiamo in Italia, il Greit di l N.12 l LUGLIO 2015

Bologna, che lavora con primarie catene distributive nazionali ed estere, e cosa abbiamo scoperto? Tutti i campioni avevano residui ben al di sotto dei limiti di legge o addirittura ne erano privi. Anche le banane, che sono un prodotto di importazione. Abbiamo pure preso un prodotto di tendenza e di recente introduzione come il goji e abbiamo avuto delle sorprese, non proprio positive, con un elevato numero di positività. Ne parliamo più avanti. Ma torniamo al confronto: dalle notre analisi, parlando di residui, non c’è alcuna differenza tra GDO

e fruttivendolo, entrambi i canali hanno tranquillamente superato l’esame. E non avevamo dubbi in merito. Perché alla fine, come tutti gli addetti ai lavori sanno, i fornitori della grande distribuzione sono molte volte gli stessi dei Mercati all’ingrosso e quindi dei dettaglianti specializzati: le banane Chiquita che si trovano dal fruttivendolo sono le stesse che si trovano, quando si trovano, nel punto vendita della distribuzione moderna. Potrà cambiare il calibro o il grado di maturazione e quindi il colore, ma in termini di sicurezza alimentare non vi sarà alcuna differenza. Lo stesso dicasi per le mele, che non abbiamo nemmeno fatto analizzare perché sicurissimi di non trovare alcuna anomalia. FRUITBOOKMAGAZINE


Nel mondo le proprietà nutrizionali del goji sono stimate da anni, anche se le ricerche scientifiche si sono particolarmente moltiplicate in questo ultimo biennio. In Italia il goji è esploso diventando una vera e propria moda a partire dal 2013, grazie all’impegno della Besana di Napoli, la prima a importare in Italia queste bacche, la prima a fare da subito un doppio ciclo di pastorizzazione per sanificarle. Con il crescere della sua popolarità, come spesso accade, è aumentato il numero delle aziende che lo propongono ed è sceso il livello qualitativo.

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Goji: una miniera di salute? Ce lo avevano detto sottovoce dei confezionatori, quando abbiamo iniziato a occuparcene alcuni anni fa: mi raccomando, non bisogna esagerare con le dosi, o, ancora, è importante sanificarli bene quando arrivano dall’Oriente perché si possono sviluppare micotossine. Eppure sono i superfood del momento, con alcune piattaforme della GDO che sono arrivate a scaricarne un intero bancale a settimana. Bene, dalle nostre analisi risulta che i goji prsentino un numero elevato di positività di residui di fitofarmaci, con più di venti sostanze diverse rilevate nel campione acquistato presso il superstore Famila e più di dieci in quello acquistato presso il fruttivendolo, entrambi confezionati in Italia. Un numero inquietante, anche se sulle dosi contenute non ci si può effettivamente esprimere perché non esistono ancora limiti di legge sui gojiberry secchi ma solo su quelli freschi (uguali poi a quelli dei pomodori), tanto che il laboratorio Greit cui ci siamo rivolti ha tenuto a specificare che “non diamo giudizi di conformità sui goji secchi perché non siamo responsabili del processo di essicazione”. In ogni caso, va detto, i principali importatori hanno già iniziato a commercializzare sia i goji biologici, privi di residui, sia i goji prodotti in Italia (pur se ancora con quantitativi bassi). Parentesi sui prezzi. Se in fatto di residui chimici e quindi di sicurezza alimentare la nostra prova FRUITBOOKMAGAZINE

ha evidenziato che GDO e normal trade si equivalgono - per quanto bisogna dare atto alla GDO di fare molti più controlli sui prodotti - lo stesso non si può dire dei prezzi, anche se va detto che il tipo di offerta e il servizio sono completamente diversi. Quindi sì, i prodotti dal fruttivendolo costano di più rispetto al supermercato, arrivando anche al doppio, ma anche un albergo a 5 stelle costa più di uno a tre stelle, così come una Mercedes costa più di una Fiat. Se una parte della popolazione continua ad andare dal fruttivendolo un motivo ci sarà e su questo dovrebbe riflettere la GDO: non è a furia di abbassare i prezzi che si conquistano i clienti. Contaminazione e controlli. Quelli che comunemente vengono chiamati pesticidi non sono altro che prodotti fitosanitari utilizzati dall’uomo principalmente per proteggere le colture e impedire che vengano distrutte da malattie e infestazioni, ma anche di quelle sostanze che derivano dalla contaminazione ambientale indiretta (es. metalli come arsenico, cadmio, piombo e mercurio), oppure ancora di sostanze dovute a clima, umidità, cattiva conservazione del prodotto (muffe, micotossine). La grande distribuzione, e in generale gli attori lungo la filiera, ogni anno in Italia svolgono decine di migliaia di controlli su campioni di frutta e verdura, per verificarne la salubrità e la conformità alle leggi comunitarie che disciplinano l’im-

GOJI - GDO residui: 3-HYDROXYCARBOFURAN ACETAMIPRID CARBENDAZIM BENOMYL CARBOFURAN CARBOSULFAN CHLORPYRIFOS CLOFENTEZINE CLOTHIANIDIN CYPERMETHRIN DIFENOCONAZOLE FENPYROXIMATE FENVALERATE IMIDACLOPRID LAMBDA-CYHALOTHRIN MYCLOBUTANYL PROPARGITE PYRIDABEN THIAMETOXAM THIOPHANATE METHYL TRIADIMENOL TRIADIMEFON

GOJI - Fruttivendolo residui: 3-HYDROXYCARBOFURAN ACETAMIPRID CARBENDAZIM BENOMYL CARBOFURAN CHLORPYRIFOS CLOFENTEZINE CYPERMETHRIN DIFENOCONAZOLE FENVALERATE IMIDACLOPRID PROPARGITE Laboratorio di analisi: GREIT - Via Persicetana Vecchia 12 - Bologna

l N.12 l LUGLIO 2015


Un caso particolare è quello costituito dalle bacche di goji, un prodotto oggi di moda, considerato quasi miracoloso per i suoi poteri nutrizionali, eppure soggetto, come da nostre analisi, a presentare un elevato numero di positività a residui di fitofarmaci, anche se in concentrazioni ridotte.

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I CAMPIONI PRELEVATI A VERONA IL 16 GIUGNO 2015: CARATTERISTICHE E PREZZI GOJI GDO GOJI Fruttivendolo NETTARINE GDO NETTARINE Fruttivendolo KIWI HAYWARD GDO KIWI HAYWARD Fruttivendolo BANANE GDO BANANE Fruttivendolo - CHIQUITA MIRTILLI GDO MIRTILLI Fruttivendolo LATTUGA GENTILE GDO LATTUGA GENTILE Fruttivendolo CAVOLFIORE BIANCO GDO CAVOLFIORE BIANCO Fruttivendolo POMODORINI CIRIO GDO POMODORINI CIRIO Fruttivendolo

piego dei prodotti fitosanitari e dei loro residui negli alimenti. “Queste misure di sicurezza coinvolgono tutta la filiera, dal produttore al distributore. La grande distribuzione è la realtà che si sente maggiormente responsabilizzata da questa politica di controllo sui prodotti ortofrutticoli per garantire la sicurezza del consumatore prima di tutto, ma anche per una questione di immagine e di tutela del proprio brand. Ogni anno realizziamo più di 15 mila analisi, sia nel settore chimico che in quello microbiologico. La GDO effettua controlli severi sui propri fornitori, ma anche i produttori, a loro volta, sono sempre più attenti a monitorare le proprie referenze per veril N.12 l LUGLIO 2015

PESO

ORIGINE

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OFFERTA

80 grammi 125 grammi 1 kg variabile variabile variabile variabile variabile 125 grammi 90 grammi variabile variabile variabile variabile 500 grammi variabile

estero estero Spagna Spagna Italia Italia Costa Rica Costa Rica Spagna Italia Italia Italia Germania Italia Sicilia Sicilia

bustina bustina cestino sfuso sfuso sfuso sfuso sfuso vaschetta vaschetta sfuso sfuso sfuso sfuso vaschetta sfuso

no no no no no no no no no no sì no sì no no no

ficare che esse siano conformi alle normative europee, ma anche che rispettino le più restrittive linee guida interne proprie di ogni catena distributiva”. A parlare è Lorenzo Petrini, responsabile del laboratorio Greit di Bologna, struttura privata di analisi chimiche e microbiologiche che opera da oltre 30 anni a livello nazionale e internazionale, offrendo un ampio spettro di servizi per gli operatori della filiera agroalimentare. Greit effettua analisi per alcune delle più importanti GDO italiane, ma anche per i singoli produttori, le

PREZZO A PEZZO 1,89 € 3,50 € 1,75 € 1,45 € 2,50 € 1,25 € -

PREZZO A KILO 23,60 €/kg 28,00 €/kg 1,75 €/kg 2,98 €/kg 2,45 €/kg 2,98 €/kg 1,25 €/kg 2,48 €/kg 11,60 €/kg 27,80 €/kg 1,00 €/kg 1,98 €/kg 1,00 €/kg 1,98 €/kg 2,50 €/kg 3,98 €/kg

società di consulenza agronomica e le realtà cooperative. Analizza campioni di ortofrutta fresca, ma anche prodotti da industria come pomodoro, succhi, passate, conserve e omogeneizzati. È autorizzato dal sistema di controllo tedesco QS (obbligatorio per i fornitori italiani che esportano in Germania) per il controllo dei residui di fitofarmaci sui prodotti ortofrutticoli, e le procedure analitiche utilizzate in campo chimico e microbiologico sono riconosciute dall’ente Accredia, in accordo alla norma internazionale di riferimento. Inoltre Greit è uno dei dieci laboratori europei (e unico membro italiano) del circuito di eccellenza nelle analisi dei residui di pesticidi Relana. FRUITBOOKMAGAZINE


È di metà giugno il report di Greenpeace sui meleti al veleno, di cui parliamo anche nell’editoriale. Un report che ha avuto ampio risalto sui mass media nazionali, tanto che una blogger di la Repubblica il 16 giugno scriveva “siamo tutti Biancaneve”. Da terreni e acqua contaminata a mele avvelenate il passaggio è stato sorprendentemente semplice, anche se in realtà sulle mele non ci sono tracce di pesticidi. La risposta di Assomela: “Greenpeace conferma il progresso nell’uso degli agrofarmaci”. Il messaggio, però, al consumatore non è arrivato.

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La sicurezza del consumatore. Ma come viene garantita la salute dei consumatori riguardo alla presenza di residui di pesticidi nell’ortofrutta? Esiste un organismo, l’EFSA - l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma che si occupa di studiare la tossicità dei pesticidi presenti in diverse referenze e fissa dei valori di rischio per ogni molecola, che vengono utilizzati dalla Comunità Europea per fissare i limiti massimi dei residui (LMR) sulle diverse colture. Il rispetto di tali limiti nella frutta e verdura in commercio garantisce che questi prodotti non siano dannosi per i consumatori. Oggi non di rado si sente parlare di rischi alimentari e allarmi per la sicurezza dei consumatori, cosa che non accadeva così di frequente dieci o 15 anni fa. Questo significa che frutta e verdura oggi sono meno sicure o piuttosto che ci sono dei controlli più specifici? “Quello che mangiamo oggi è sicuramente più controllato rispetto a uno o due decenni fa - dichiara Cesare Petrini, padre di Lorenzo, titolare e fondatore del laboratorio bolognese - La ricerca e la sperimentazione nell’ambito dei pesticidi si è sviluppata a livelli esponenziali e l’evoluzione tecnico scientifica messa in campo nel nostro settore permette oggi di monitorare un maggior numero di residui chimici: si parla di oltre 500 principi attivi ricercati dai laboratori più strutturati, rispetto ai 150-200 di 20 anni fa. Inoltre queste sostanze si ricercano con metoFRUITBOOKMAGAZINE

di analitici sempre più sensibili e sofisticati, permettendoci di individuare e stimare quantità infinitesimali, fino a un micro grammo per chilo, un tempo impensabili”. Per quanto riguarda la preparazione dei campioni da analizzare, in sintesi, frutta e verdura vengono tagliati a piccoli pezzi, buccia compresa, e frullati per ottenere una polpa fine, come un omogeneizzato. Quindi il campione viene pesato, si aggiungono solventi per portare in soluzione i pesticidi, e alcuni sali per la purificazione dell’estratto e per eliminare l’acqua e i pigmenti. Quindi si passa tutto in centrifuga, per separare la fase liquida da quella solida, dopodiché la componente liquida viene messa in una provetta e quindi depositata per le analisi in strumentazioni all’avanguardia. Varietà ortofrutticole e loro provenienza. Ma quali sono i prodotti in cui si riscontra più frequentemente la presenza di residui di pesticidi? “Non esiste un criterio generale”, continua Lorenzo Petrini. “Per avere una statistica corretta di quali siano queste referenze bisognerebbe unire i risultati di tutti i laboratori italiani ed europei. Chiaramente ci sono colture che sono più soggette all’attacco di infestanti e alle condizioni climatiche e che quindi necessitano in campo di trattamenti con prodotti

fitosanitari più frequenti, questo sempre nel rispetto delle buone pratiche agronomiche e dei limiti di legge”. La provenienza ha un ruolo importante se si tratta di prodotti esotici, che spesso non sono soggetti alle stesse normative imposte dall’Unione Europea per il rispetto degli LMR: banane, ananas, mango, ad esempio, sono prodotti in cui si possono riscontrare presenze di residui non più utilizzati in Europa, ma ammessi comunque nei Paesi di coltivazione e in base alle normative vigenti in loco. Ma sono anche prodotti che si mangiano dopo essere stati sbucciati, per cui la sicurezza del consumatore è in qualche modo tutelata. Un caso particolare è quello costituito dalle bacche di goji, un prodotto oggi considerato quasi miracoloso per i suoi poteri nutrizionali, eppure soggetto a presentare un discreto numero di positività a residui di fitofarmaci, anche se in concentrazioni ridotte. “Si tratta di una specie della famiglia delle solanacee che viene coltivata principalmente in Estremo Oriente, dove gli LMR per l’impiego di pesticidi differiscono da quelli europei spiega Lorenzo Petrini - inoltre la particolarità di queste bacche è che vengono messe in commercio come prodotto essiccato: se consideriamo che il goji fresco contiene il 90 per cento di acqua, va da sé che è difficile dare valutazioni precise sui livelli di residui di pesticidi che possono essere presenti nel prodotto disidratato”. l N.12 l LUGLIO 2015


che mangiamo oggi è molto più controlla“toQuello rispetto a uno o due decenni fa. La ricerca e la sperimentazione nell’ambito dei pesticidi si è sviluppata a livelli esponenziali: oggi siamo in grado di monitorare oltre 500 principi attivi rispetto ai 150-200 di 20 anni fa ” Cesare Petrini (Greit) GDO europea: le tendenze. Se facciamo invece un confronto fra le produzioni italiane e quelle estere, il livello delle nostre tecniche colturali non ha nulla da invidiare a quello degli altri Paesi europei che hanno forti produzioni di ortofrutta. “Viste le statistiche sui risultati dei campioni di produzione italiana, possiamo dire che siamo uno dei Paesi più all’avanguardia nelle pratiche agronomiche”, commentano da Greit.

E se parliamo di GDO? Che esigenze hanno le catene distributive italiane, rispetto a quelle europee, ad esempio? “Non ci sono sostanziali differenze - precisa Petrini - cambiano principalmente le linee guida interne che determinano i requisiti dei prodotti a marchio, per ogni GDO. Sostanzialmente la differenza fra il nostro sistema e quello tedesco, ad esempio, è che, oltre al controllo dei fitofarmaci e del loro impiego in base ai limiti

massimi, viene spesso effettuata, in Germania, anche una valutazione tossicologica mediante il calcolo del ARfD, ovvero il valore di tossicità della sostanza attiva”. Alcune catene poi, sempre in Germania, non chiedono solo il rispetto dei limiti per ogni singolo residuo, ma guardano anche al numero complessivo di residui che possono avere i prodotti.

Fragole, lamponi e ciliegie dell’Alto Adige

In Alto Adige le fragole maturano da giugno a fine settembre, i lamponi da giugno a ottobre e le ciliegie da fine giugno a fine agosto. Crescono in montagna e all’aria pura. Per questo hanno un aroma e un sapore più intensi, sono genuini e ricchi di vitamine.

6,30 m

www.fragolealtoadige.com

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Tendenze inglesi: non solo tante insalate gourmet

MARKS & SPENCER

La sorpresa - o conferma? - sono i piccoli frutti Eugenio Felice

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The London Produce, l’evento che da due anni riunisce il settore nel Regno Unito, è stata l’occasione per cogliere le ultime tendenze del più evoluto mercato europeo in fatto di distribuzione. L’home delivery è già una realtà: il web è entrato prepotentemente e con tassi di crescita vertiginosi in tutte le più grandi catene operanti in UK. Il food service è l’evoluzione estrema delle insalate di quarta gamma. I piccoli frutti (e i fiori...) hanno rubato la scena a mele, pere e banane Polarization: save on basics, spend extra on luxury. Una strategia che sembra accomunare oggi sia le catene distributive storiche operanti nel Regno Unito, quindi i big four - Tesco, Sainsbury’s, Morrisons e Asda - che i discounter Aldi e Lidl che ogni anno guadagnano nuovi clienti ed erodono quote di mercato ai leader. Chi sta in mezzo, come Waitrose, che non rincorre i fatturati ma tiene sempre l’asticella della shopping experience ai massimi livelli, si è adeguato affiancando in tempi recenti alle linee premium quelle più “essential” (come le ha chiamate appunto Waitrose, vedi foto di pagina 51). Una strategia che è una risposta all’incedere dei discounter di matrice tedesca Aldi e Lidl, che a loro volta continuano a guadagnare quote di mercato, grazie anche all’introduzione di linee premium (vedi pagine 50 e 52). Potremmo anche chiamarla segmentazione: ci rivolgiamo a un pubblico eterogeneo, gli diamo prodotti specifici che vadano a soddisfarli. “Ci sono le Fiat e ci sono le Mercedes, la cosa importante è far capire al conFRUITBOOKMAGAZINE

sumatore le differenze, altrimenti andrà sul prodotto che costa meno. Se è vero che oggi è aumentata l’attenzione al prezzo, è anche vero che è in crescita la fascia premium, tendenza del resto che non riguarda solo i prodotti alimentari, basta vedere le performance di tutto ciò che rientra nel lusso”. Parole di Stephan Weist, national category director ortofrutta e fiori per il gruppo distributivo tedesco Rewe, che ha preso parte alla colazione di lavoro - alle 7.00 di mattina - che si è tenuta il 4 giugno nel Grosvenor House, un albergone compassato (ma decisamente caro...) lungo Park Lane, nel cuore di Londra, dove si è svolto il The London Produce, bell’evento giunto alla seconda edizione, in cui si unisce la parte esposizione a quella conferenza a quella delle visite sul campo a quella dello spettacolo, organizzato dal Fresh Produce Consortium e dalla rivista americana Produce Business.

Nella foto sopra un’insalata gourmet fotografata da Marks & Spencer lo scorso giugno, in uno store di Londra. Questa tipologia di prodotti occupa sempre più spazio nei murali refrigerati delle maggiori insegne del Regno Unito, con tassi di crescita a doppia cifra e consumi forti anche nei mesi invernali. Tesco propone oggi oltre 50 referenze di insalate gourmet, con ingredienti sofisticati come gamberetti e sushi e dressing particolari, un mix ideale e cool di salute, servizio e gusto, che piace ai clienti.

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Il boom delle insalate gourmet. Nella visita guidata a sette store di diverse insegne della grande distribuzione di Londra che abbiamo fatto il 5 giugno scorso ci siamo fatti un’idea di cosa è cambiato da un anno a questa parte in quella che è considerata l’università della GDO, almeno in Europa. Le conferme sono riconducibili a tre parole chiave: servizio, packaging, private label. Tutto ruota intorno al cliente, che viene coccolato in ogni modo, regalandogli senza dubbio la miglior customer experience d’Europa. Quello che da noi è una novità e l’eccezione, come i format l N.12 l LUGLIO 2015

Sapori&Dintorni di Conad o Carrefour Market Gourmet o Coop.fi a Novoli, qui sono la norma. L’unica eccezione sono i discounter: lo store Lidl che abbiamo visitato su Burdett Road non differiva molto da quelli che si trovano in Italia, piuttosto essenziali, anche se non mancavano prodotti a elevato contenuto di servizio (vedi pagina 50) e la private label Oaklands (pagina 52). Guardando in modo approfondito i murali refrigerati, per restare nella voce servizio, ci siamo accorti, oltre alla consueta quantità industriale di frutta di quarta gamma, proposta in modo FRUITBOOKMAGAZINE


I funghi occupano in tutte le maggiori insegne inglesi diversi metri quadri di scaffale. Si tratta del resto di un super food, che da noi è ancora ampiamente sottovalutato. Il problema riguarda sempre l’offerta: finché rimane limitata a dei vassoi filmati con al massimo la data di confezionamento e il tipo di fungo, difficilmente le vendite potranno salire. Nelle foto sotto: pesche mature; mix di verdure già lavate; lattuga made in UK; insalata di patate con dressing a base di yogurt proposta da Lidl. Il servizio è sempre ai massimi livelli.

SAINSBURY’S

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Lo scontrino nel più grande store Waitrose di Londra REPARTO ORTOFRUTTA media settimanale £ 260,000 Frutta £ 85,000 Insalate £ 55,000 Fiori £ 16,500 Biologico £ 12,700 Ortaggi £ 36,000 SAINSBURY’S

SAINSBURY’S

Piccoli frutti Agrumi Mele e pere Uva da tavola Banane Esotico Meloni e ananas Frutta a nocciolo

£ 30,000 £ 11,000 £ 10,500 £ 9,000 £ 6,500 £ 6,000 £ 2,000 £ 4,400

Fonte: Waitrose

LIDL

accattivante e informale, con un linguaggio decisamente emozionale, di insalate gourmet pronte al consumo che potremmo definire spinte, con dressing e ingredienti decisamente food, in cui l’insalata diventa un attore non protagonista. Insalate gourmet che vengono scelte dagli inglesi per fare un pasto salutare, veloce e cool, senza rinunciare al sapore. Solo Tesco ha portato le sue linee di insalate “on the go” a quota 50, inserendo nuFRUITBOOKMAGAZINE

SAINSBURY’S

merosi mix esotici tra cui l’insalata con base di gamberi e mango, l’insalata asiatica di pollo con cocco e quella arricchita con sushi, salmone e soia edamame. Non ha bisogno di commenti la nota di Tesco: “I dati sulle vendite al dettaglio rivelano che in tutti i punti vendita la domanda per le insalate verdi arricchite ha sovraperformato quella di panini e sandwich da tre a quattro volte nell’ultimo anno”. E noi non abbiamo motivo

di dubitarne, ci siamo trovati in tutte le insegne, esclusi i discounter, delle vaschette che non chiedevano altro che di essere prese e gustate. Non mancano quindi le idee e le possibilità di sviluppo dell’attività per l’industria italiana di quarta gamma, ancora troppo legata alla materia prima. Il servizio, quindi, con le insalate che diventano pasti completi e sofisticati, potrebbe aver raggiunto nei punti vendita la sua massima espressione. Anche perché in numerosi store si può anche fare il pasto direttamente in loco con i prodotti acquistati o quelli in vendita, come accade da Whole Foods ma anche Tesco, Waitrose, etc. l N.12 l LUGLIO 2015


Nel Regno Unito le maggiori insegne si sono già attrezzate con il click & collect ma anche con l’home delivery. Da Waitrose già il 5 per cento delle vendite avviene on line. Il futuro dei punti vendita? Diventeranno magazzini ultimo miglio che andranno a evadere gli ordini che arriveranno dal web.

TESCO

Everyday Value e Essential sono le linee “primo prezzo” rispettivamente di Tesco e Waitrose, una risposta all’avanzata dei discounter Aldi e Lidl che d’altronde stanno offrendo prodotti sempre più a valore aggiunto e linee premium per attirare nuova clientela (come sta succedendo in Italia). In particolare Essential è stata introdotta solo negli ultimi mesi da Waitrose e sta dando risultati positivi, come ci ha riferito Jocelyn Clarke, resp. acquisti frutta del settimo retailer del Regno Unito, superato proprio quest’anno dal discounter tedesco Aldi.

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La sfida dell’on line. “Provalo, è comodissimo, ti portano tutto a casa e non ci pensi più”, ci dice un amico di vecchia data riferendosi al servizio di consegna a domicilio che da più di 10 anni fa Esselunga. In Italia è rimasta una mosca bianca, tutte le insegne temono la cannibalizzazione dei canali, secondo il principio per cui più aumentano le vendite on line più si riducono quelle nei negozi fisici. L’Italia è rimasta alla finestra e solo ora si sta muovendo qualcosa, quasi che le continue voci dell’ingresso in campo di Amazon Fresh

abbiano svegliato dal letargo l’orso. Ma gli italiani sono propensi ad acquistare prodotti alimentari anche freschi sul web? “Da una nostra ricerca ci siamo fatti l’opinione che siano preponderanti i fattori che dipendono non dalla domanda ma dall’offerta. C’è una sostanziale carenza di investimenti dovuta alla paura di cannibalizzare i punti vendita fisici”, dichiara Roberto Liscia, presidente dell’Osservatorio e-commerce Netcomm del Politecnico di Milano. Anche perché - diciamolo - non è per niente facile guadagnare con i prodotti alimentari, merce pesante e dal basso margine, con tutti i problemi logistici che comportano i freschissimi. La paura, insomma, è di FRUITBOOKMAGAZINE


I fiori realizzano da Waitrose un fatturato superiore a quello dei prodotti biologici, più del doppio rispetto a quello delle banane. È la categoria che è cresciuta di più negli ultimi anni assieme ai piccoli frutti. Gli scaffali, colorati e ordinati, sono posti solitamente all’ingresso dello store, proprio come per la frutta, come si può vedere nella foto a lato, che si riferisce al più grande punto vendita di Waitrose a Londra, quello di Canary Wharf, posto all’interno di un centro commerciale. Qui i fiori realizzano un fatturato settimanale di 16.500 sterline.

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fare investimenti a perdere, anche perché il consumatore si aspetta oltre un certo scontrino che la consegna sia gratuita. Eppure pare che il futuro sia segnato, è solo questione di tempo e nel Regno Unito i grandi retailer lo hanno capito bene: nei pochi giorni passati a Londra abbiamo visto più volte i furgoncini e camioncini di Tesco (foto della pagina a fianco), Sainsbury’s e Asda parcheggiati in doppia fila o incolonnati nel tremendo traffico della capitale. “Già oggi il 5 per cento delle vendite avviene on line e la crescita nell’ultimo periodo si è impennata”, ci ha riferito Jocelyn Clarke, responsabile acquisti frutta Waitrose, che abbiamo incontrato nel più grande punto vendita del settimo retailer inglese, a Canary Wharf. FRUITBOOKMAGAZINE

I piccoli frutti sono i veri protagonisti del reparto ortofrutta nel Regno Unito. Che siano mirtilli, lamponi, more, ribes o ciliegie, trovano sempre maggiore apprezzamento da parte dei consumatori inglesi, tanto che Waitrose li ha messi proprio all’ingresso degli store dove fino a pochi mesi fa si trovavano mele e pere, ora spostate in posizione più defilata. Non è solo questione di offrire dei prodotti più cool: il fatturato che generano i berries è tre volte superiore rispetto a quello delle pomacee. Sulla sinistra una nuova figura introdotta da Waitrose nel reparto: lo specialista di frutta, verdura e fiori che dà consigli e informazioni ai clienti.

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Ma facciamo un passo indietro alla colazione di lavoro del London Produce. Anche lì si è parlato a lungo della tematica dell’e-commerce. Sul palco era presente anche Loren Zhao, fondatore nel 2009 di Fruitday, il primo distributore di frutta on line in Cina in termini di fatturato. Oggi ha sei centri di distribuzione, copre oltre 300 città in Cina con più di 5 milioni di clienti e un fatturato che cresce del 150 per cento ogni

anno. La novità, ci ha riferito Zhao, è che quest’anno inizia anche la vendita di frutta - la maggior parte è di importazione - attraverso degli store fisici: si parte con 80 punti vendita ma presto saranno centinaia e un domani migliaia. Quindi un percorso a ritroso. Quindi cosa succederà domani ai distributori tradizionali? Lo ha spiegato l’esperto Jeff Jackson durante un seminario del London Produce: gli attuali punti vendita diventeranno sempre di più dei magazzini ultimo miglio che andranno ad evadere gli ordini che arriveranno on line. l N.12 l LUGLIO 2015


Da Waitrose all’ingresso non si trovano più mele e pere. Ora ci sono fragole, mirtilli, more, lamponi, ciliegie, ribes e fiori. Tanti fiori colorati che fatturano quanto banane, mele e pere, ora collocate in posizioni più defilate. Non è solo questione di stagionalità: i berries realizzano fatturati stellari.

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In Italia tutti ne parlano ormai ma solo Esselunga lo fa dà anni: sono le consegne a domicilio. E nel Regno Unito cosa succede? Ci sono bastati tre giorni a Londra per vedere nelle strade con una certa frequenza mezzi di Tesco, Sainsbury’s e Asda, come quello ritratto nella foto qui a lato, che trasporta anche un messaggio piuttosto semplice ed efficace: “You shop, we drop. Shopping delivered to your door by www.tesco.com”.

Le fragole battono le mele. Concludiamo con altre due novità, o conferme, che abbiamo colto a Londra. La prima è che il local tira sempre molto, un sacco di prodotti mettono bene in evidenza la Union Jack, così come il materiale promo che si trova sopra i banchi o appeso ai muri. Questa tendenza continuerà: oggi il local, inteso non tanto come prodotto della nazione ma come prodotto nel raggio di pochi kilometri dal punto vendita, rappresenta circa il 5 per cento del totale delle vendite nel food. Questa percentuale, a detta degli esperti, salirà al 25 per cento entro il 2025. l N.12 l LUGLIO 2015

Infine la novità che ci ha sorpreso di più. Nello store Waitrose di cui abbiamo parlato da pochi mesi le mele e le pere sono state spostate dalla prima fila dell’ingresso a una posizione più defilata. Addirittura i funghi, che in UK hanno ben altro spazio rispetto all’Italia, metri e metri di scaffali, hanno una posizione migliore. Chi è andato sotto i riflettori, assieme ai fiori? Fragole, mirtilli, lamponi, ciliegie e co. Il motivo? Semplice: oltre a essere

dei super food, oltre ad appagare maggiormente il palato, oltre a essere più semplici da consumare, generano anche un fatturato decisamente più interessante. Nello store di Canary Wharf le vendite settimanali raggiungono la bellezza di 30 mila sterline, ovvero 45 mila euro, il triplo rispetto a mele e pere, che superano di poco le 10 mila sterline (15 mila euro). Tutti spunti che dovrebbero interessare anche i distributori italiani, ma che sembrano distanti anni luce. Da noi si discute ancora di prezzo.

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Freschi a domicilio, affari in forte crescita negli States Il target è la fascia alta Sarà l’Italia il primo Paese in Europa a testare il servizio Amazon Fresh? Irene Pasquetto

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Winder Farms è un consorzio di oltre 300 fattorie e aziende agricole che mira a scavalcare la GDO americana e a consegnare direttamente a casa del cliente finale. Negli Stati Uniti questo genere di realtà è molto diffuso, ben organizzato e con strategie di branding e marketing piuttosto aggressive. Ci sono poi le tech companies, come Google con Express e Amazon con Fresh. Proprio l’azienda nata con la vendita online di libri ha stretto un accordo strategico con Eataly Qualunque cosa ti serva, la puoi comprare online. Negli States è possibile acquistare online praticamente ogni genere di bene, compresi i prodotti freschi. Tuttavia, patate, corns e avocados a domicilio sono per ora una sorta di bene di lusso. A confermarlo uno studio di Retail Analyst: il profilo del consumatore tipo di Amazon Fresh corrisponde alla descrizione del borghese medio americano della generazione emergente, vale a dire tra i 18 e i 35 anni, con un salario di almeno 100 mila dollari l’anno e figli piccoli a carico. Secondo la stessa ricerca, il cliente tipo di Amazon Fresh arriva a spendere anche il 90 per cento in più rispetto all'utente medio di internet. Nonostante per ora elitario, il mercato del fresco a domicilio è in crescita. Già da diversi anni marchi come Whole Foods e Trader Joe’s consegnano a domicilio la spesa nelle grandi città (da New York a Los Angeles), compresa frutta e verdura. In generale, la spesa sui siti online di catene distributive americane sta esplodendo. La vendita online di Walmart a livello gloFRUITBOOKMAGAZINE

bale (Usa, Regno Unito con Asda, Cina e Giappone) ha raggiunto i 12,2 miliardi di dollari nel 2014, registrando una crescita impressionante, prossima al +21,6 per cento rispetto all'anno precedente. È bene però tenere presente che catene come Walmart e Target non consegnano per ora i fresh products, al contrario di Whole Foods e Trader Joe’s. Ci sono poi i servizi lanciati dalle tech companies, i quali consegnano a casa dei consumatori i fresh products prodotti e distribuiti dai grandi marchi americani. Amazon Fresh è attivo nelle maggiori aree metropolitane lungo sia la West che la East Coast statunitensi, più Seattle, dove si trova il quartier generale del colosso digital. Ultima news al riguardo: tra i prodotti distribuiti da Amazon nelle case dei newyorkesi ci sono anche quelli di Eataly. Anche Google si è lanciato nello stesso business: Google Express è attivo per ora a San Francisco, San Jose, West Los Angeles, Manhattan, Chicago, Boston e Washington DC. Ma quello del fresco a domicilio non è un

La catena di Farinetti si allea con il gigante Amazon: attraverso Prime Now i residenti di Manhattan possono ordinare pietanze italiane con consegna entro due ore (o una sola ora pagando un extra). Se l’esperimento avrà successo si aprirà una nuova strada per l’Italian food.

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business solo per big companies. Nuove aziende locali specializzate in consegne a domicilio sono entrate in competizione con le grandi catene, è il caso dell’azienda newyorkese Blue Apron la quale spedisce circa 800 mila sacchetti della spesa al mese negli States, dando lavoro a più di 500 persone, o Peapod, con sede a Skokie (Illinois) la quale ha collezionato più di 500 mila clienti unici lo scorso anno. Blue Apron è particolarmente interessante per il concept che sta dietro al brand: l’azienda mira infatti a quella fascia di consumatori appassionati di cucina i quali usano i prodotti freschi per preparare piatti da chef a casa. Sulla piattaforma di Blue Apron vengono fornite tutta una serie di ricette e consigli su come utilizzare i prodotti freschi per creare elaborate prelibatezze. Lo slogan di Blue Apron è, non a caso, “A better way to cook”. Altre centinaia di piccole e medie aziende si stanno affacciando al settore. Variano in base alla strategia marketing e al target prescelto. Winder Farms è una specie di consorzio il quale, riunendo sotto lo stesso marchio più di trecento fattorie e aziende contadine, mira a scavalcare la GDO americana e a consegnare direttamente a casa del cliente finale i prodotti freschi forniti dalle fattorie e dai conl N.12 l LUGLIO 2015

Un furgone parte dallo store Asda di Isle of Dogs, Londra, per fare l’home delivery. È già attivo anche il servizio click and collect, che permette di ordinare sul web la spesa per ritirarla poi allo store.

tadini locali. Abbiamo scritto in precedenza della crescita di tale fenomeno anche in Italia, va tuttavia sottolineato che negli Stati Uniti questo genere di realtà è molto più diffuso, organizzato nel dettaglio e con strategie di branding e marketing piuttosto aggressive. Fresh-direct è un altro esempio di questo tipo. L’azienda si presenta come un modello di sostenibilità sia energetica che sociale, è infatti ampiamente impegnata in campagne sociali contro la povertà e contro l’uso di prodotti chimici nel settore alimentare. Non a caso, il consumo di frutta e verdura negli States è particolarmente diffuso tra la classe medio-alta, dove è a sua volta comune una certa sensibilità per cause sociali e ambientali. Altre aziende simili sono Farm Fresh e Fresh Harvest. E in Italia? Stanno nascendo i primi servizi di consegna della spesa a domicilio. Tra questi c’è Supermercato24 di Enrico Pandian, del quale abbiamo parlato in precedenza su Fruitbook Magazine. Non ci sono per ora aziende specializzate nella consegna di frutta e ver-

dura dalla GDO a casa del consumatore. Qualcosa si sta muovendo per i freschissimi. Il Gruppo Amodio, per esempio, ha dato vita, in partnership con Triboo Digitale, alla start-up Primo Taglio, con un investimento iniziale di 1,5 milioni di euro. Si tratta sostanzialmente di un sito di e-commerce food dove i consumatori possono acquistare il “freschissimo”, ovvero ordinare prodotti che saranno preparati solo a seguito della loro richiesta. Il servizio è disponibile per ora a Milano e provincia e consente di ricevere i prodotti selezionati sul sito Primo Taglio, in 48 ore dall’invio dell’ordine, da martedì a domenica. La gamma comprende formaggi e latticini, salumi, prodotti da forno, pasto, vini e liquori e dolci, per un totale di circa 300 referenze. Non è ancora certo, ma l’Italia potrebbe essere il primo Paese in Europa a testare il servizio Amazon Fresh. L’indiscrezione è stata pubblicata da Milano Finanza lo scorso giugno e si basa sul fatto che gli italiani sono sempre più propensi a effettuare acquisti online: nel 2015 gli esperti stimano una spesa totale di circa 15 miliardi di euro.

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Mazzini: «Ecco come Coop Italia vede il futuro» A tu per tu con il nuovo responsabile nazionale ortofrutta Eugenio Felice

Foto: NextVideoProduction.com

Tra scaffali interattivi e schermi touch sembrerebbe di trovarsi all’interno di qualche nuovo Apple Store. Al posto dei prodotti con la mela però, su banchi refrigerati e pesanti per il carico dal basso, fanno bella mostra di sé delle mele vere, in compagnia di ogni altro genere alimentare che si trova comunemente in un supermercato. Claudio Mazzini ha seguito lo sviluppo del progetto del Future Food District a Expo e ci spiega la nuova strategia “glocale” di Coop Italia Expo Milano 2015, il più grande ristorante del mondo come è stato definito data la possibilità di degustare la cucina e le specialità di molti angoli del pianeta, compresi gli hamburger con la carne di coccodrillo nello spazio dello Zimbabwe, ha chiuso i primi due mesi con oltre 6 milioni di visitatori. Tra i tanti protagonisti dell’esposizione universale sul tema della nutrizione anche Coop Italia, che presenta un supermercato proiettato nel futuro, perfettamente funzionante. Abbiamo chiesto a Claudio Mazzini, che per due anni ha seguito lo sviluppo del progetto e che da maggio è responsabile nazionale ortofrutta di Coop Italia, di spiegarci le diverse soluzioni presentate nel Future Food District. Potete vedere la video intervista leggendo con il vostro smartphone il codice QR di pagina 58 o andando sul nostro sito fruitbookmagazine.it

“Innanzitutto è un supermercato vero e proprio - spiega Mazzini nel senso che i prodotti si possono prendere e pagare alle casse. È di circa 1.500 metri, disposto in maniera scalare, quindi fin dall’ingresso il cliente ha la visione complessiva dell’intero supermercato che è suddiviso per filiere. Filiere che partono dal prodotto meno trasformato al più trasformato: quindi la filiera dell’ortofrutta termina con i vini e i succhi, la filiera dei cereali termina con la birra, la filiera dei caffè e dei coloniali termina con i preparati a base di cioccolato, la filiera dei latticini comincia con il latte fresco e finisce con il Parmigiano. Quindi l’idea è quella di dare una lettura che è molto diversa da quella che oggi si trova al supermercato, con filiere che non sono mescolate tra loro ma che hanno come fattore comune la materia prima”.

Una mela rossa a marchio Coop pronta per essere messa in un bicchiere di carta da YuMi, il robot collaborativo a due braccia di ABB, che si trova nell’area ortofrutta del supermercato del futuro all’interno del Future Food District. Il robot, così come tutte le altre soluzioni impiegate non sono in realtà dei prototipi, ma già disponibili e in commercio.

FRUITBOOKMAGAZINE

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A due mesi dall’apertura è tempo di primi bilanci per Expo Milano 2015. L’esposizione universale ha oggi diffuso i dati sull’affluenza e la soddisfazione dei visitatori e i risultati sono più che confortanti. Dall’analisi effettuata dalla società Gfk è emerso che al 30 giugno sono stati emessi 8 milioni e 450 mila biglietti e sono stati registrati 6,1 milioni di accessi, di cui il 15 per cento la sera. Inoltre, i visitatori hanno espresso un’ottima opinione sulla manifestazione. In una scala da 1 a 10 Expo Milano 2015 ha ottenuto una media voto di 8.4 e il 58 per cento del campione ha dichiarato che tornerà a girare per i padiglioni.

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A EXPO MILANO

LA NOSTRA INTERVISTA

A CLAUDIO MAZZINI

GUARDA IL VIDEO!

“Siamo nel supermercato del futuro di Coop all’interno del Future Food District - continua Mazzini questo è il massimo di quello che noi oggi crediamo possa essere l’innovazione per il punto vendita: abbiamo cercato di mettere a disposizione dei visitatori di Expo una serie di soluzioni tecnologiche che permettono di interagire e dare informazioni in modo molto diverso da quello che siamo abituati a vedere in un normale supermercato. Nell’ortofrutta ad esempio la suddivisione non è tra frutta e verdura ma per colore e quindi tutto il colore rosso è assieme, tutto il colore giallo è assieme e così via. Che siano albicocche o peperoni, che siano ortaggi piuttosto che frutta. Quindi diamo una diversa chiave di lettura. I banchi sono refrigerati, quindi anche l’esposizione convenzionale sfusa è comunque reFRUITBOOKMAGAZINE

frigerata per aumentarne la conservazione, e sono immaginati per avere un caricamento dal basso e non dall’alto. Quindi diciamo che è un approccio totalmente diverso rispetto a quello di oggi”. “L’altro aspetto importante e significativo - aggiunge Mazzini - sono le vele che si trovano sopra i banchi che portano una serie di informazioni specifiche sui prodotti in maniera dinamica. Le vele sono disposte su due livelli, il primo, più alto, per indicare le filiere, il secondo, più in basso, per i singoli prodotti. Quindi a seconda dei movimenti che io vado a compiere vicino al prodotto e quindi al grado di interesse che dimostro per il prodotto avrò informazioni che sa-

ranno via via crescenti su origine, provenienza, sostenibilità, valori nutrizionali, ecc. Tra le innovazioni tecnologiche certamente abbiamo YuMi il robottino che confeziona le mele direttamente. Anche questa è una exhibition, una dimostrazione di quello che potrebbe essere il futuro della tecnologia a disposizione dei consumatori, anche se effettivamente il robot è già sul mercato. L’esperienza di Expo ci serve per testare queste nuove soluzioni e capire quali sono quelle di più facile e sostenibile applicabilità”. Sistema Coop: strategia “glocale”. Da inizio maggio Claudio Mazzini ricopre l’incarico di responsabile nazionale ortofrutta di Coop Italia. “L’impronta principale che mi piacerebbe dare - ci spiega - è quella di coniugare ancora di più il tema del globale e il tema del locale. Io credo che abbiamo di fronte a noi una veloce evoluzione, nel nostro caso un’aggregazione ulteriore dell N.12 l LUGLIO 2015


in corso una veloce evoluzione delle coop con “laÈformazione di colossi dal punto di vista dei fatturati. Questo ci obbliga a ripensare il nostro ruolo. I grandi mercati saranno gestiti a livello centrale, mentre il rapporto con il territorio sarà sviluppato dalle cooperative ” Claudio Mazzini (Coop Italia)

Foto: NextVideoProduction.com

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Claudio Mazzini, 48 anni, da maggio è il nuovo responsabile nazionale ortofrutta di Coop Italia. Prima era, sempre all’interno di Coop, il responsabile sostenibilità, innovazione e valori.

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le cooperative che hanno creato colossi dal punto di vista dei fatturati. Questo ci obbliga, come Coop Italia, a ripensare e rivedere quello che è il nostro ruolo. Credo che Coop Italia sempre più debba avere un ruolo e un pensiero strategico su quelli che sono i prodotti e il mercato globalizzato: le mele, piuttosto che le banane piuttosto che i grandi mercati; lasciando invece ad un agire locale e puntuale quel-

la che è l’attività tipica delle cooperative. Quindi vedo da un lato l’esplosione del rapporto con il territorio che deve essere per la maggior parte deciso dalle cooperative mentre la gestione centralizzata deve servire a dare la visione d’insieme e complessiva. Quindi in una parola, agire e pensare in maniera “glocale”.

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La dieta del futuro? Cresce la varietà, con più frutta, verdura e carboidrati La crescita delle vendite nelle superfici sopra i 2.500 metri quadri è ferma dal 2005 Eugenio Felice

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Si è parlato di cibo del futuro a Expo, lunedì 22 giugno, durante un incontro organizzato da Coop Italia. Sono state presentate due ricerche su quello che succederà a livello di consumo e distribuzione nei prossimi anni. Emerge una maggiore apertura verso cibi alternativi, una maggiore attenzione verso quelli funzionali e salutistici, con la consapevolezza che il mangiar sano passa da frutta e verdura. A livello distributivo, la grande sfida si chiama commercio elettronico I tempi stanno cambiando. Il valore è un’aspettativa del cliente e non coincide con il prezzo, che è importante ma non motiverà la scelta del consumatore su dove acquistare in futuro. Ancora, retailers e produttori devono lavorare insieme per ingaggiare i consumatori di domani. Concetti che sembrano lontani anni luce dalla realtà di oggi, in cui capita ancora che dei distributori chiedano 100 mila euro di contributo al nuovo fornitore per mettere in assortimento i suoi prodotti per poi dargli il benservito dopo pochi mesi. Concetti che sentiamo con sempre maggiore frequenza nei vari convegni e conferenze cui partecipiamo in Italia e all’estero e che trovano già riscontro in alcuni Paesi evoluti dal punto di vista distributivo come il Regno Unito. “Il futuro del cibo, bene comune” è il tema della tavola rotonda organizzata da Coop Italia e che si è tenuta il 22 giugno a Expo, con partecipazioni importanti come quella del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, del presidente di Ancc-Coop Stefano Bassi, FRUITBOOKMAGAZINE

dell’economista Giacomo Vaciago e del presidente di Coop Italia Marco Pedroni. Le sfide della distribuzione. Mike Watkings, head of retailer and business insight Nielsen, ha presentato una ricerca da cui emerge quello che potrebbe essere il futuro dei produttori e soprattutto della grande distribuzione. Il web sarà - ma dovrebbe esserlo già oggi - una tecnologia indispensabile

Regno Unito. L’ascesa delle alghe pare ormai inarrestabile. Pubblicizzate come “il nuovo cavolo”, le alghe stanno comparendo un po’ ovunque, dai menù dei ristoranti fino al reparto di verdure di Tesco, che da inizio estate propone alghe da consumo fresco, raccolte nella costa della Cornovaglia e in vendita in cestini da 80 grammi al prezzo di 2 sterline.

LA CRESCITA DEGLI IPERMERCA IN EUROPA è ferma dal 2005 % delle vendite della distribuzione moderna nei pdv > 2500 mq

26%

34%

36%

36%

2000

2005

2012

14% 1980

1990

Fonte: Nielsen l N.12 l LUGLIO 2015


I retailers italiani dovranno sempre più allearsi con i produttori di alimenti freschi, per assicurarsi il controllo della filiera e per trasmettere ai consumatori fiducia e integrità. Questa foto è stata scattata nella primavera 2014 da Marks & Spencer a Londra. Il manifesto largo più di cinque metri posto di fornte alla barriera casse così recita: “Per Marion Regan i piccoli frutti sono un affare di famiglia da 115 anni. Gustati le fresche e succose fragole della sua azienda agricola Hugh Lowe durante l’estate”. Nelle scale che portavano allo store c’era un manifesto analogo con un produttore di patate.

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La dieta del futuro Le quantità non si riducono, maggiore varietà con più carboidrati, frutta e verdura Media settimanale di consumo in gg + = - Variazione dichiarata rispetto a consumo attuale

+ = = = = + + +

Carboidrati Carne Pesce Formaggi e latticini Uova Frutta Verdura Dolci

+ 3,4 = 1,6 – 3,0 = 1,5 = 5,1 = 4,9 = 4,2 + 5,2

+ 3,9 – 1,2 – 4,4 = 2,1 = 4,7 + 4,4 + 3,5 + 3,8

+ 3,7 – 1,5 – 3,3 = 2,1 = 4,5 + 4,8 + 3,5 = 3,9

+ 3,9 = 1,5 = 4,0 = 2,6 = 4,0 + 4,5 + 3,7 = 3,7

+ 4,8 = 1,8 = 4,0 = 2,7 = 4,1 + 4,6 + 5,3 = 4,1

= 4,6 = 2,6 + 3,6 + 4,2 = 4,8 + 5,8 + 2,8 = 5,9

+ 2,6 = 2,4 = 2,9 + 3,0 = 4,9 + 5,5 + 4,2 = 5,4

+ 4,7 + 1,4 = 3,9 = 2,6 = 4,3 = 4,7 = 3,7 + 5,8

Valori medi - Base: Totale campione Fonte: Doxa

per restare competitivi sul mercato. Tra meno di cinque anni, nel 2020, il 10 per cento delle vendite dei beni di largo consumo confezionato avverranno online, fatti nel 90 per cento dei casi da smartphone o tablet. Il negozio del futuro dovrà ridurre lo scatolame e avere un focus sempre più totalizzante sul fresco e sul consumo immediato, anche in store, come avviene già in catene come Whole Foods. Tutto ciò che non è food e che è confezionato sarà sempre più appannaggio delle vendite online. l N.12 l LUGLIO 2015

C’è da chiedersi quindi quale possa essere il futuro degli ipermercati, che non crescono dal 2005, secondo i dati presentanti da Nielsen. Certamente se non cambieranno pelle saranno destinati a continuare a perdere clienti e fatturato. I retailers dovranno sempre più allearsi con i produttori di alimenti freschi, per assicurarsi il controllo della filiera e per trasmettere ai consumatori fiducia e integrità. La foto grande formato con il produttore di fragole che invita a provare i suoi prodotti spiegando quanto impegno e passione ci ha messo, non è un fenomeno tipicamente inglese, arriverà anche da noi.

Gli shoppers si aspettano dai retailers salute, provenienza, territorio e sotenibilità, si guarderanno sempre più intorno e saranno meno fedeli a quei supermercati che non si evolveranno, non si adatteranno e non si modernizzeranno. Quali le sfide lungo il percorso per la GDO? Oggi deve cambiare strategia promozionale, attivare il click and collect, investire nella una comunicazione digitale, aggiungere servizi in store e rimodellare gli spazi immobiliari delle strutture. Domani la vera sfida sarà mantenere la fedeltà del consumatore, creando nuove esperienze in store e implementando una strategia multicanale che sia profittevole. FRUITBOOKMAGAZINE


Il supermercato del futuro dovrà ridurre lo scatolame e avere un focus sempre più totalizzante sul fresco e sul consumo immediato, anche in store, come avviene già in catene come Whole Foods. Tutto ciò che non è food e che è confezionato sarà sempre più appannaggio delle vendite online.

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I consumi abituali Tipicità territoriale per l’Italia, Germania e Brasile. Tendenze veg, oltre che in India, anche in UK e Germania. Sicurezza e controllo in Cina. Consumo abitualmente prodotti ...

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Tipici, locali

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Della tradizione alimentare del territorio

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Con certificazione di qualità

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Biologici / organici / all natural

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Vegetariani / vegani

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Dietetici / per intolleranze

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Etici

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Funzionali / salutistici

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Valori medi - Base: Totale campione Fonte: Doxa

E i consumatori? Già oggi il 50 per cento legge le etichette per informarsi sugli aspetti nutrizionali dei prodotti e il 33 per cento delle famiglie ha componenti con problemi di salute che influenzano le scelte di cosa e dove comprare. Tutto ciò, tenendo conto che il 79 per cento della classe media sarà nei Paesi emergenti entro il 2030, che il 70 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città intorno al 2050 e che il 15 per cento della popolazione mondiale è ancora sotto nutrita. FRUITBOOKMAGAZINE

La presentazione Nielsen è stata preceduta da quella di Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa Spa, che ha presentato i dati di una ricerca effettuata in otto Paesi: Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti che rappresentano la tradizione; Russia, India, Cina e Brasile che rappresentano i Paesi in via di sviluppo e quindi l’innovazione. Fra i vari dati, il fatto che il 41 per cento degli italiani pensa che il cambiamento del cibo non sarà così radicale in futuro, una delle paure maggiori è quella della manipolazione (70 per cento degli italiani), ma nonostante tutti i cambiamenti che si prevedono una cosa rimarrà invariata, ossia

che le caratteristiche del cibo verranno sempre scelte principalmente dal cittadino (44 per cento la media degli otto Paesi, 62 per cento per quanto riguarda la sola Italia). C’è una visione generale di apertura per il cibo etnico e maggior interazione tra le culture diverse, l’80 per cento afferma che sarà favorevole al consumo del cibo alternativo (insetti, plancton, alghe..), tuttavia Brasile e Italia si dimostrano i Paesi più conservatori e legati al territorio. In quasi tutti i Paesi considerati si consumeranno in futuro più carboidrati ma anche più frutta e verdura.

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OTTOBRE

2015

MADRID-SPAGNA

FIERA INTERNAZIONALE DEL SETTORE ORTOFRUTTA

L’APPUNTAMENTO CHIAVE PER LA DISTRIBUZIONE ORTOFRUTTICOLA INTERNAZIONALE

B2BFRUIT NEW MARKETS

PASARELA INNOVA

FRUIT FUSIÓN SHOW COOKING

INCONTRI COMMERCIALI

VARIETÀ

ESPORTAZIONE

SETTIMANA DELLE VERDURE

CONFERENZE INTERNAZIONALi

www.fruitattraction.ifema.es facebook.com/fruitattraction

@FruitAttraction

IFEMA Feria de Madrid Chiamate internazionale: (34) 91 722 30 00 fruitattraction@ifema.es

ORGANIZZATORI


Imballaggi in cartone “attivi” che aumentano la shelf life: il futuro secondo Bestack Confezioni igieniche e sicure capaci di aumentare anche di tre giorni la shelf life dei prodotti Giovanni Turrino

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Durante la prima edizione di Fruit Innovation Bestack ha presentato uno studio condotto dall’Università di Bologna che misura i benefici, in termine di aumento della shelf life dell’ortofrutta, quando conservata in imballaggi in cartone ondulato arricchito con additivi naturali che ne rallentano la marcescenza, senza intaccare le caratteristiche organolettiche dei prodotti. Questi imballaggi “attivi” potrebbero essere sul mercato a costi “trascurabili” entro la fine del 2016 Un processo innovativo nella produzione di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta che impiega esclusivamente sostanze naturali in grado di contrastare gli effetti degradativi che i microrganismi hanno su frutta e verdura, causandone la marcescenza. Oli essenziali antimicrobici giudicati “safe” dalla Food and Drugs Administration americana. I risultati? Confezioni igieniche e sicure al 100 per cento, in grado di migliorare sensibilmente la shelf life dei prodotti ortofrutticoli, anche di tre giorni, agendo in maniera positiva anche sulle caratteristiche sensoriali dei prodotti stessi. Lo studio è stato presentato da Bestack a Fruit Innovation, la nuova kermesse dedicata a tutto ciò che è novità e innovazione in ortofrutta che si è svolta a Milano alla Fiera di Rho dal 20 al 22 maggio. Il consorzio dei produttori italiani di cassette in cartone ondulato ha presentato i risultati intermedi di uno studio sperimentale avviato due anni fa dall’Università di Bologna, promosso in collaborazione con il consorzio nazionale Comieco. FRUITBOOKMAGAZINE

La prima fase della sperimentazione si è concentrata sugli aspetti innovativi della produzione di cartone ondulato, e in particolare sulla definizione dei composti naturali antimuffa, con diversi gradi di quantità e concentrazione, da inserire nell’imballaggio. Successivamente sono stati analizzati in laboratorio gli effetti sulla frutta confezionata e il perdurare nel tempo di questi benefici. La seconda fase è stata l’applicazione a un caso reale e ha previsto la realizzazione di campioni di imballaggi innovativi e il loro utilizzo per il confezionamento presso uno dei principali produttori di frutta e verdura in Italia. I risultati ottenuti in questa fase hanno evidenziato che l’effetto degli antimicrobici permane da 15 a 30 giorni ed è legato alla loro volatilità. Inoltre è stato testato uno specifico prototipo di imballaggio innovativo per migliorare la shelf life di mele e pere. Più specificatamente, in questa parte della sperimentazione sono stati considerati e comparati tre diverse tipologie di imballaggio in cartone ondulato: il tradizionale,

La ricerca fino ad ora condotta ha dato risultati molto interessanti, tenendo anche in considerazione che le performance degli imballaggi innovativi possono essere ulteriormente incrementate. Il prossimo step della ricerca studierà gli effetti degli imballaggi innovativi sulla frutta deperibile

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La ricerca sugli imballi in cartone ondulato è stata presentata da Bestack durante la prima edizione di Fruit Innovation. Lo stand del consorzio è stato uno dei più grandi ed eleganti della kermesse.

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funziona di più a temperatura ambiente. È un’innovazione che può essere industrializzata, non parliamo di fantascienza, potremmo essere pronti per la fine del 2016”.

SUGLI IMBALLAGGI IN IL REPORT COMPLETO

imballaggi tradizionali è risultato maggiore in quasi tutti i casi. “Le prime evidenze - ha dichiarato il direttore di Bestack, Claudio Dall’Agata - ci dicono che i contenitori attivi possono ridurre drasticamente il ruolo dell’imballaggio nella contaminazione dell’ortofrutta, incrementandone significativamente la shelf life, anche in condizioni estreme. Il risultato è una maggiore sicurezza alimentare. Questi oli essenziali sono completamente naturali e sui prodotti non lasciano alcun residuo, anche perché rimangono a contatto solo con l’imballaggio. La differenza, in termini di costo, tra cartone attivo e tradizionale, è trascurabile, soprattutto in considerazione dei benefici che è in grado di dare. Anche in termini di risparmio energetico, considerando che il cartone attivo

CARTONE ATTIVI SU

il tradizionale innovativo (additivato di antimicrobici) e un imballaggio totalmente innovativo (una cassetta con più paraffina in relazione alla sua maggiore capacità aggrappante per gli antimicrobici). Inoltre sono stati allestiti alcuni panel test al fine di valutare eventuali differenze organolettiche tra la frutta stoccata in imballaggi tradizionali, tradizionali attivi e innovativi attivi. Le caratteristiche prese in considerazione nell’indagine organolettica sono stati il livello di maturazione, il colore, l’odore, la consistenza e il sapore. I partecipanti ai panel test hanno sempre espresso la loro preferenza verso i prodotti ortofrutticoli confezionati negli imballaggi innovativi. I panel test hanno anche evidenziato che il grado di maturazione della frutta confezionata in

fruitbookmagazine.it FRUITBOOKMAGAZINE


Operativo Gallo 3: sviluppo green per Cpr System Conitua la crescita per la cooperativa degli imballi riutilizzabili Carlotta Benini

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menti di pallet e 61 milioni di casse lavate per il successivo riutilizzo. Ma non parliamo solo di riuso, gli imballaggi di Cpr giunti a fine vita si prestano anche al riciclo: nel nuovo stabilimento di 6 mila metri quadri definito “Gallo 3” è presente un’area di 2.300 mq dedicata allo stampaggio, in cui viene impiegato anche materiale da rigranulo, in una percentuale che va dal 20 al 40 per cento. Le casse di ortofrutta danneggiate dai trasporti, e quindi non più utilizzabili nel circuito, vengono consegnate a un’azienda partner per la granulazione e trafilatura al fine di riottenere il granulo R-PP per lo stampaggio di nuovi imballaggi. Ogni anno dal riciclo si ricavano circa 540 tonnellate di plastica rigranulata. “Economicità, efficienza, innovazione e sostenibilità: sono questi principi che hanno mosso la realizzazione di questa struttura”, ha esordito Monica Artosi, direttore

DI GALLO TRE DEL 22 GIUGNO

Un nuovo stabilimento in territorio emiliano per gestire la movimentazione e l’intero ciclo di lavorazione delle casse in plastica, efficiente dal punto di vista energetico, altamente tecnologico e green friendly. È stato inaugurato il 22 giugno scorso a Gallo il terzo ampliamento dello stabilimento di Cpr System nella frazione ferrarese: in questo modo il colosso italiano della logistica, leader nella produzione di imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riutilizzabili, consolida il suo percorso di crescita investendo in innovazione e puntando sulla sostenibilità ambientale ed economica. A confermare lo stato di salute del gruppo cooperativo sono i numeri positivi presentati nel corso dell’assemblea dei soci chiamati ad approvare il bilancio 2014, che si è tenuta nella stessa mattinata: a chiusura di esercizio l’azienda che conta sul territorio nazionale 1.049 soci, 13 depositi e cinque centri di lavaggio - ha registrato 111 milioni di movimentazioni di casse, 518 mila movimentazioni di mini bins, quasi 5 milioni di movi-

Foto: NextVideoProduction.com

Uno stabilimento di 6 mila mq, in parte dedicato ad area deposito e corpo uffici e in parte allo stampaggio di casse ortofrutticole, in plastica vergine e da riciclo. CPR System ha inaugurato il nuovo stabilimento del ferrarese: con le tecnologie green friendly e la messa a punto di una gestione logistica intelligente, Gallo 3 porterà a un incremento di oltre 2 milioni di movimentazioni nel 2015. Monica Artosi: “Siamo un’economia circolare chiusa, efficiente ed ecosostenibile”

L’INAUGURAZIONE

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GUARDA IL VIDEO!

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di Cpr System, al termine dell’assemblea, durante la presentazione del nuovo stabilimento Gallo 3 alla stampa. “È dotata infatti di impianti di asciugatura con centrifugazione a risparmio energetico, di illuminazione led e di impianti fotovoltaici e impianti di cogenerazione per il lavaggio delle cassette. Inoltre i nostri pallet in legno sono realizzati perseguendo politiche di forest management, come attesta la certificazione PEFC”. Scendendo nel dettaglio di queste dotazioni tecnologiche, che confermano la volontà del gruppo di perseguire politiche aziendali orienl N.12 l LUGLIO 2015

tate alla tutela dell’ambiente e al risparmio di risorse, lo stabilimento Gallo 3 è la terza struttura, dopo il centro di lavaggio limitrofo e quello di Casei Gerola (Pavia), a essere dotata di un moderno impianto fotovoltaico: insieme dal 2009 a oggi queste tecnologie hanno permesso di coprire circa il 24 per cento del fabbisogno energetico. L’eco-sostenibilità del nuovo stabilimento è garantita anche dall’impianto di lavaggio cassette con cogenerazione, che consente di creare un circolo virtuoso che sfrutta il solare termico esistente e consente di produrre energia FRUITBOOKMAGAZINE


efficienza, innovazione e sostenibi“lità:Economicità, sono questi i principi che hanno mosso la rea-

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Foto: NextVideoProduction.com

lizzazione di questa struttura, che va ad ampliare quella esistente di Gallo. Le soluzioni adottate permettono un risparmio energetico annuo pari al 50 per cento ” Monica Artosi (direttore CPR Sytem)

elettrica da utilizzare nelle attività di routine. E dalle tecnologie di illuminazione led, a basso consumo e ridotto impatto ambientale, che consentono un risparmio energetico annuo pari al 50 per cento, garantendo anche una maggiore durata degli apparati e una ridotta manutenzione. Inoltre, con l’introduzione del nuovo sistema di pooling si sono registrate circa 12 mila spedizioni in meno all’anno (sono passate da 37 mila a circa 25 mila). Lo evidenziano i risultati di un progetto innovativo condotto dall’Università di Bologna secondo cui, con l’inserimento di Cpr nella rete distributiva Conad dei prodotti freschi a marchio, anche il numero dei viaggi percorsi si è ridotto del 42 per cento, con conseguente riduzione delle emissioni (2.600 tons di CO2 equivalente in meno all’anno). FRUITBOOKMAGAZINE

“Questa attività porta a enormi benefici ambientali e consente una riduzione di costi di gestione”, ha sottolineato Maura Latini, presidente di Cpr System e direttore generale di Coop Italia: “Se i dati di bilancio mostrano un andamento estremamente positivo, nonostante la crisi economica di questi anni, ancora più importanti e ottimistici sono i risultati relativi alle innovazioni che l’azienda di Gallo sta realizzando e grazie alle quali si evidenziano importanti ricadute anche sull’ambiente e la tutela delle risorse”. Nel corso della mattinata il primo presidente di Cpr System, Marco Salvi, ha consegnato un riconoscimento al primo direttore generale Gianni Bonora. È intervenuto anche l’attuale vicepresidente di Cpr Gianni Amidei, che con un breve excursus storico ha illustrato, dati

alla mano, l’evoluzione del comparto imballaggi. “Alla fine degli anni ’90 nasce il sistema di pooling - ha spiegato - nel 1998 arrivano i primi imballaggi a sponde abbattibili, utilizzati principalmente nei circuiti Coop e Conad. Nel 2002 il nostro Gruppo ha dato il via al primo sistema di gestione del ritiro, con le stesse modalità utilizzate ancora oggi”. Nel 2003 è arrivata quindi l’acquisizione del primo stabilimento di Gallo: “Solo tre anni dopo, nel 2006/2007 - ha concluso contavamo già 96 milioni di movimentazioni. Oggi sono 111 milioni”. Prossimi obiettivi all’orizzonte? “Sono la multisettorialità e la versatilità, obiettivi percorribili grazie alla natura cooperativa di Cpr System, composta da tutti gli attori della filiera”.

l N.12 l LUGLIO 2015


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Fruit Innovation, la GDO ci è stata, ma è sufficiente? Intanto Coop Italia farà la convention con i fornitori a Macfrut Eugenio Felice

La fiera voluta e sostenuta fortemente dalla distribuzione moderna italiana ha fatto vedere tutto il suo potenziale. La più bella struttura fieristica d’Europa ha ospitato 200 espositori rappresentativi soprattutto del mondo produttivo, con diversi stand collettivi. Carente la presenza estera. Assente ingiustificato il ministro Martina. Soddisfatti gli espositori ma non tutti. Intanto Fiera Milano ha comprato Ipack-Ima e sta già lavorando alla prossima edizione, dal 2 al 4 maggio 2016 Buona la prima. Considerando che è stata preparata in otto mesi, difficilmente pensiamo si potesse fare di meglio. La struttura fieristica di Rho ha sciolto ogni dubbio, per chi non la conoscesse già, su quanta differenza possono fare il “vestito” e la logistica per la riuscita di una manifestazione. Non c’è niente di meglio in Italia e probabilmente nemmeno in Europa. La struttura è migliore sia di quella di Berlino, che ospita Fruit Logistica, che di quella di Madrid, che ospita Fruit Attraction. A livello logistico e di ospitalità non manca nulla: due aeroporti internazionali - tre con Bergamo - la più alta concentrazione di alberghi e ristoranti, la metropolitana e il treno che arrivano diretti in fiera, compresa l’alta velocità. La viabilità, poi, è un’altra nota decisamente positiva: è stato di 20 minuti il tempo di percorrenza per arrivare

dal nostro albergo di Milano al parcheggio riservato posizionato a pochi metri dal nostro stand. Fruit Innovation, nei padiglioni 9 e 11, occupati solo in parte, si presentava bene, moderna, fresca, luminosa, con ampi corridoi e stand piacevoli. Anche quello preallestito che ci è stato consegnato, pur con qualche ritardo nell’applicazione delle grafiche, è il migliore preallestito che abbiamo mai visto. Il potenziale quindi c’è tutto, per fare una grande fiera dal respiro internazionale. Quello che non è stato questa prima edizione. Pochi visitatori. Abbiamo visto fiere di settore in ogni continente ma Fruit Innovation è stata tra quelle con la minore presenza di visitatori. Corridoi ampi, dicevamo, ma non proprio affollati. Diversi gli espositori insoddisfatti anche se più di uno ha fatto notare

Una vaschetta di fiori edibili proposta dall’azienda Vivo di Cesena, che ha portato a Fruit Innovation le sue oltre 50 referenze di germogli freschi, in buona parte da agricoltura biologica. Nel 2016 l’attività produttiva sarà spostata nel nuovo magazzino che permetterà di triplicare la produzione: la domanda cresce a doppia cifra ogni anno e quest’anno sta “esplodendo”.

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Francesco Pugliese, patron di Conad e presidente di ADM - Associazione Distribuzione Moderna, è anche il presidente di Fruit Innovation. ADM riunisce Federdistribuzione, Coop Italia e Conad. I buyer delle catene distributive italiane, anche dal Sud Italia e dalle isole, non sono mancati alla kermesse milanese. Con l’acquisizione di Ipack-Ima da parte di Fiera Milano non è cambiata la posizione di ADM. Bisogna però vedere se e quanto il nuovo azionista e il suo amministratore delegato Corrado Peraboni sono disposti a investire sulla fiera.

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Non solo frutta e ortaggi freschi nei padiglioni di Fruit Innovation. OP Terre Agricole ha presentato la sua gamma di funghi freschi biologici, mettendo l’accento sulle proprietà salutistiche: i funghi vengono spesso erroneamente considerati alla stessa stregua delle verdure, in realtà forniscono molti elementi nutrizionali che si trovano nelle carni, nei legumi e nei cereali. Tra le novità assolute presentate in fiera i Funburger, il primo burger vegano a base di funghi, di origine completamente vegetale, ricco di fibre e dal basso apporto calorico.

che sono meglio pochi visitatori buoni che tanti che ti fanno perdere tempo. E in effetti la GDO italiana è stata presente in modo massiccio, anche dal sud Italia, fino all’ultimo giorno. E difficilmente poteva essere diversamente dato che la fiera è promossa da ADM, l’Associazione Distribuzione Moderna, presieduta da Francesco Pugliese, che è anche il patron di Conad. Quello che è mancato di più è la presenza degli esteri, che ci sono stati, hanno fatto incontri B2B valutati positivamente, ma in numero insufficiente per una fiera che ha ambizioni internazionali. Un punto su cui bisognerà lavorare per la prossima edizione. I segnali c’erano già, come hanno fatto notare alcuni operatori: alle presentazioni della fiera fatte prima a FRUITBOOKMAGAZINE

Madrid e poi a Berlino i presenti erano quasi esclusivamente italiani. Gli espositori più insoddisfatti sono stati quelli che si rivolgono ai magazzini di confezionamento (imballaggi e tecnologie), mentre i più soddisfatti sono stati quelli che si rivolgono alla distribuzione italiana, a partire dalle aziende specializzate nell’importazione. E in effetti c’è da chiedersi se non avrebbe più successo una fiera fortemente orientata al retail più che alla filiera, in cui è già forte il Macfrut. Una fiera che presenti il meglio delle produzioni italiane di frutta e ortaggi, magari organizzata in cluster tematici, o per prodotto o per regione, così da agevolare al massimo i visitatori. Sono un buyer e mi servono kiwi? Vado nel cluster dei kiwi.

E l’Expo? Il più grande ristorante del mondo, vetrina irripetibile per i simboli del cibo spazzatura come Coca-Cola, McDonald’s e Ferrero, diretto da un magistrale Giuseppe Sala cui già si prospetta un florido futuro in politica, partito alla grande alla faccia di tutti i denigratori dell’operosità italiana (su cui noi, invece, non abbiamo mai avuto dubbi), pare aver rappresentato più uno svantaggio per Fruit Innovation che non un punto di forza. Difficile trattenere i (pochi) buyer esteri nei padiglioni di Rho quando a poche centinaia di metri c’era una simile manifestazione, che in aggiunta ha causato traffico per strada, vagoni della metropolitana pieni, alcuni treni esauriti, soprattutto alla mattina presto, e hotel più cari e spesso al completo. Discorso analogo per Ipack-Ima, fiera triennale sull’imballaggio, gran bella manifestazione con stand grandiosi ma che non ha portato benefici reali a Fruit Innovation, che è stata una specie di l N.12 l LUGLIO 2015


questo esordio positivo, soprattutto se “loRitengo mettiamo a confronto con le prime edizioni delle altre rassegne internazionali. Due sono i plus della fiera: la sede e la logistica da una parte, la presenza di addetti ai lavori dall’altra. Ora bisogna lavorare sull’estero ” Marco Salvi (Fruitimprese) A Fruit Innovation non sono mancate le novità di prodotto. La siciliana Colle d’Oro ha presentato le nuove confezioni della linea I Deliziorti, che abbinano la plastica alla carta, tenendo però i materiali separati così da rendere tutto facilmente riciclabile. Sant’Orsola ha presentato la nuova linea premium Selezione Speciale oltre a dei pack multireferenza. Il partner per la quarta gamma di insalate di Valfrutta ha cambiato nome: da OP Valle Padana a Cultiva: a Milano ha portato le ultime referenze a tutta salute. Tra le novità de La Linea Verde le referenze monoporzione per pasti gustosi e salutari.

Concludiamo con gli assenti. Il ministro Martina, che ancora una volta ha deluso tutti, confermando la sua allergia al settore ortofrutl N.12 l LUGLIO 2015

C’È STATA ANCHE NEGLI STESSI GIORNI

ticolo, soprattutto quello della sua regione, la Lombardia. Negli stessi giorni peraltro era a poche centinaia di metri, a Expo, all’assemblea della Confartigianato, evidentemente più importante dell’ortofrutta. Martina è un vero politico, va dove gli conviene andare. Peccato perché è un settore che vale il secondo posto nelle esportazioni italiane dell’agroalimentare dopo il vino. Ma non ci sorprende: la politica non segue le logiche di mercato, spesso le ostacola, da molti anni il settore ha imparato a farne a meno. Finiamo con il polo delle mele del Trentino e dell’Alto

IPACK-IMA

corpo estraneo nel pacchetto di rassegne in corso a Rho in quella settimana. Svantaggi che non si ripeteranno il prossimo anno. Sarebbe invece molto interessante e strategica una concomitanza con TuttoFood, dove hanno esposto aziende del settore come Pedon e Noberasco, fiera che peraltro si tiene proprio a inizio maggio, ogni due anni: potrebbe accadere quindi nel 2017.

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Abbiamo scelto Macfrut perché ci ha convinto il “progetto di rilancio, sia per la nuova sede di Rimini sia per la scommessa dell’innovazione. Il nostro focus centrale rimane l’ascolto delle esigenze del consumatore e socio: in Macfrut abbiamo trovato le risposte giuste ” Claudio Mazzini (Coop Italia) 74

Altre novità di Fruit Innovation: la Colfiorito di Foligno (PG) ha presentato la nuova linea di semi, fonte sana di fibre e proteine; la pinoleria Ciavolino di Roma ha presentato QB Fruit, un nuovo modo di gustare la frutta in golosi cubetti fatti di sola frutta selezionata e naturale al 100%; Favella ha portato a Milano i primi goji freschi prodotti in Italia, nella Piana di Sibari; per finire la nuova linea Cuori di Frutta di Fresco Senso.

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Claudio Mazzini, nuovo responsabile nazionale ortofrutta Coop Italia dallo scorso maggio, al posto di Vanes Cantieri, interviene alla tavola rotonda organizzata da Retail Watch durante Fruit Innovation. Tra i relatori anche Daniele Tirelli, presidente di Amagi ed ex vice president di Nielsen, che ha sottolineato come ci sia un gap di 15 anni tra l’offerta di ortofrutta negli Stati Uniti e in Italia e come da noi manchi la concorrenza tra le diverse catene: l’offerta è appiattita e omologata e per questo è marcata l’attenzione sul prezzo.

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Adige, rappresentato da Assomela. Nota la sua decisione di non partecipare quest’anno a nessuna delle fiere di settore in Italia, scelta condivisa da altre aziende primarie, che hanno preferito restare alla finestra per poi prendere una decisione il prossimo anno. A decretare il successo o meno di una fiera dovrebbero essere gli espositori da una parte e i visitatori dall’altra. Decidere di non partecipare a nessuna delle fiere significa non contribuire a trovare una soluzione, alimentando anzi il braccio di ferro tra Milano e Rimini che, a nostro avviso, non sta in piedi. Non sta in piedi perché Fruit Innovation e Macfrut, una rivolta più alla distribuzione l’altra alla filiera, possono tranquillamente coesistere. Fiera Milano e Coop Italia. E ora? Cosa succederà nel 2016? Intanto bisognerà vedere come andrà il Macfrut. Noi ci aspettiamo un’edizione decisamente migliore delle precedenti, per la nuova location, a Rimini, per l’apertura al pre racl N.12 l LUGLIO 2015

Una busta di insalata di prima gamma evoluta arricchita con fiori edibili proposta da Gli Orti di Venezia delle sorelle Busana, la prima azienda a proporre i fiori edibili nelle insalate. A fianco la nuova linea Pausa Pranzo in forma di OrtoRomi, che abbina alle insalate lavate ingredienti salutari.

colto, per l’entusiasmo, l’esperienza e le conoscenze del nuovo presidente Renzo Piraccini e per il sostegno di Unicredit. Per non parlare delle ultime due novità: l’alleanza strategica con la spagnola Fruit Attraction per sfondare con iniziative congiunte nei mercati emergenti - si partirà nel 2016 con l’Egitto - e l’appoggio di Coop Italia, che proprio durante il Macfrut avrà uno spazio espositivo e terrà la sua convention annuale con più di 200 fornitori. Il nuovo responsabile nazionale ortofrutta Claudio Mazzini si è detto convinto del

progetto di rilancio della fiera, “sia sul fronte della nuova sede, più moderna e adatta a una fiera internazionale, sia per la scommessa dell’innovazione”. Ma come, penserà qualcuno: ADM dice che la fiera di riferimento in Italia è Fruit Innovation e poi il più grande retailer italiano va al Macfrut? Mah, questa è l’Italia. Nel frattempo Fiera Milano ha acquisito Ipack-Ima e, nel momento in cui scriviamo, va ancora verificato se il nuovo azionista consideri strategica e degna di investimenti la nuova nata. Se così fosse una cosa è certa: per qualche anno ancora avremo due fiere dell’ortofrutta in Italia.

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FRAGOLÀ, 300 MILA PIANTINE PER LA REGINA DELLE FRAGOLE ESTIVE PRODOTTE IN LESSINIA

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Ceradini Group ha iniziato da metà giugno la raccolta delle fragole prodotte nell’impianto modello situato a Velo Veronese, sui Monti Lessini. L’avventura era partita quattro anni fa, quasi una scommessa per uno dei player leader in Italia e in Europa per il kiwi, con risultati da subito lusinghieri. La scelta di puntare a soluzioni tecnologiche d’avanguardia, qualità al top e i Mercati all’ingrosso come canale preferenziale di vendita ha dato i suoi frutti. La campagna si chiuderà a ottobre con il calo delle temperature. L’impianto (foto a lato) si estende su 4,5 ettari per complessivi 25 chilometri di filari: è il più grande sito produttivo d’altura d’Europa.

VALFRUTTA E FRANCESCON: ACCORDO STRATEGICO E NUOVA CONFEZIONE PER IL MELONE PREMIUM

Una delle marche di ortofrutta più note e prestigiose sul mercato italiano e il più importante produttore nazionale di melone hanno quindi deciso di unire le forze per mettere a valore i reciproci primati. Il primo passo operativo è stata la realizzazione per il marchio Valfrutta di una confezione per due meloni - per il momento destinata al Melone Mantovano Igp, di cui Francescon è il più importante produttore - sviluppata in collaborazione con il Gruppo Sorma. Si tratta di una vaschetta in cartoncino che ospita due frutti, egalizzabile fra 2,5 e 3 kg, chiusa con manico impiegando la tecnologia Ecopunnet di Sorma e, quindi, totalmente riciclabile e meccanizzabile. Accanto a questo lancio, l’accordo prevede lo sviluppo della commercializzazione del prodotto premium a marchio Valfrutta nel segmento del normal trade (ingrosso e dettaglio).

CONAD SAPORI&DINTORNI APRE A SIENA PER ESALTARE I SAPORI DELLE TERRE SENESI

una gamma di piatti preparati all’interno. Con il nuovo Store prenderà il via anche una preziosa collaborazione con Opera della Metropolitana per eventi di valorizzazione del patrimonio artistico della città e del Duomo di Siena. Collocato nel trecentesco Palazzo Petroni, lo spazio interno è suddiviso tra i reparti gastronomia, ortofrutta, carne a libero servizio e selezione di drogheria alimentare e bevande, ognuno caratterizzato da un’ambientazione specifica. Fiore all’occhiello è la piccola ma fornitissima cantina: oltre 150 etichette rappresentative di tutte le zone locali vocate ad una viticoltura di qualità, dal chianti senese ai vini di Montepulciano, Montalcino, San Gimignano, etc. Sapori&Dintorni è presente con tutta la gamma dei prodotti regionali italiani e affianca le linee biologiche e funzionali Conad.

Sulle tracce della cultura dei sapori e della tradizione locale, Conad del Tirreno inaugura uno store Sapori&Dintorni nel cuore di Siena, in quella piazza del Campo che è piazza per antonomasia e non solo per il rito del Palio. Uno store specializzato nel cibo di qualità, che valorizza la territorialità e offre la possibilità di degustare FRUITBOOKMAGAZINE

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LPR RAFFORZA IL PROPRIO NETWORK EUROPEO E ACQUISISCE TRA I CLIENTI OCÉANE

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LPR - La Palette Rouge, specialista del noleggio pallet e divisione del Gruppo Euro Pool, sta attraversando una fase di forte crescita in Europa, sia in termini di sviluppo all’interno delle singole nazioni, che a livello di network internazionale. “L’incremento nel numero di Centri Servizio garantisce ai pallet rossi di LPR elevati livelli qualitativi, oltre a portare ai propri clienti importanti benefici economici e ambientali”, ha dichiarato François Gay, supply chain manager Europe di LPR. Intanto Océane, cooperativa di Nantes specializzata nella produzione e commercializzazione di frutta e verdura, ha affidato l’intera gestione del proprio parco pallet a LPR.

ORTOROMI LANCIA PAUSA PRANZO IN FORMA CO-BRANDING CON PEDON PER BULGUR E QUINOA

OrtoRomi, terzo player di mercato nel settore quarta gamma, dopo il lancio della nuova insalata InFiore, arricchita di fiori edibili, ha presentato la nuova linea Pausa Pranzo InForma di Insal’Arte, pensata per tutti coloro che amano consumare un pasto leggero, poco calorico e pratico, anche fuori casa, grazie al kit del dressing con olio extra vergine di oliva e aceto balsamico di Modena Igp, completo di forchettina e salviettina. La linea è inizialmente composta da tre nuove ricette: alle basi vegetali si aggiungono le combinazioni bulgur e quinoa con olive kalamata, finocchio e ananas, per finire con melograno e mix di semi (lino, girasole, zucca). Il mix con bulgur, quinoa e olive kalamata nasce grazie alla collaborazione con Pedon, azienda leader a livello europeo per la lavorazione e la distribuzione di cereali, legumi e semi.

MELINDA PUNTA SUI PICCOLI FRUTTI CON NUOVI “AMICI” E UN MAGAZZINO PER LE CILIEGIE Per la prima volta il marchio Melinda non fregerà più solo i frutti nati in Val di Non e Val di Sole, ma anche i migliori frutti di bosco italiani. È passato poco più di un anno da quando Melinda ha iniziato a commercializzare anche ciliegie, fragole e frutti di bosco. La decisione intende far fronte all’elevata domanda di mirtilli rispetto ai limitati volumi prodotti dalla base associativa trentina. Anche le ciliegie sono sempre più strategiche: per quasi due mesi Melinda potrà fornire ai propri clienti 600 tonnellate di ciliegie tardive di alta qualità, prodotte su di un territorio vocato come quello della Val di Non. Nel 2016 sarà operativa la nuova sala di lavorazione dedicata. l N.12 l LUGLIO 2015

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DURANTE L’ESTATE TORNANO FRAGOLE, LAMPONI E CILIEGIE A MARCHIO DI QUALITÀ ALTO ADIGE

Durante l’estate volete assaporare un frutto maturo, in grado di sprigionare freschezza e gusto unici? I piccoli frutti a Marchio di Qualità Alto Adige uniscono in sé queste caratteristiche. Lungi dall’essere soltanto frutti da dessert, sono ideali per realizzare dolci come la torta al papavero e lamponi e ispirano i cuochi in creazioni particolari quali i canederli dolci alle fragole. Ciò non basta: fragole, lamponi e ciliegie a Marchio di Qualità Alto Adige, garante di una qualità superiore e della provenienza, racchiudono in sé due segreti: la coltura a pieno campo e l’alta quota. La prima dona a ogni frutto la fragranza, la seconda riduce sensibilmente la presenza di parassiti e limita quindi l’uso di fitofarmaci. L’aria di montagna favorisce una maturazione lenta che torna a favore della dolcezza del frutto. Maggiori informazioni su fragolealtoadige.com

DA FINE AGOSTO A INIZIO NOVEMBRE LA SECONDA CAMPAGNA DEI BABY KIWI NERGI

“superfrutto” piemontese, che rilancia l’immagine di una agricoltura di nuova generazione, promossa a livello comunitario dal “Club Nergi” grazie alla partnership tra la società francese Sofruileg (titolare del marchio), l’OP Ortofruit Italia (l’operatore italiano esclusivista del diritto di commercializzazione in ambito nazionale), Primland e FruitWorld (gli operatori rispettivamente incaricati della commercializzazione su Francia e Paesi Bassi). Nergi - identificativo del kiwiberry, o “baby kiwi” (Actinidia arguta) - è stato così battezzato per evidenziare l’assonanza con il termine “energia” (energy in inglese), che enfatizza l’eccezionalità nutrizionale del prodotto, ricco di vitamine, minerali e antiossidanti, motivo per cui andrà a completare la gamma dei piccoli frutti e sarà affiancato all’esposizione di lamponi, mirtilli, more e ribes.

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Dal prossimo 25 agosto fino agli inizi di novembre, si aprirà la seconda stagione italiana del baby kiwi Nergi, che vede l’esordio ufficiale sulle maggiori insegne nazionali del nuovo

ZENZERO E SAMBUCO: DUE NUOVI GUSTI PER I SUCCHI DI MELA LENI’S DI VOG PRODUCTS Dagli specialisti nella lavorazione delle mele, arrivano due nuovi gusti per stuzzicare la curiosità e l’appetito dei consumatori. La spremuta di mele Leni’s, senza l’aggiunta di zucchero né di conservanti, può essere assaporata anche nelle versioni Mela & Zenzero e Mela & Sambuco presentate sul mercato a giugno. I due nuovi gusti, così come il succo 100% mela, sono proposti nei formati in vetro da 1 e 0,25 litri (equivalgono rispettivamente a 10 e 3 mele spremute e imbottigliate), senza l’aggiunta di acqua, zucchero, conservanti e coloranti. I succhi non sono ottenuti da concentrato e non sono filtrati, per conservarne intatto il sapore delle mele. FRUITBOOKMAGAZINE

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JUNGHEINRICH CONSOLIDA LA LEADERSHIP CON TECNOLOGIA E SERVIZI D’AVANGUARDIA Jungheinrich Italiana, filiale della multinazionale tedesca Jungheinrich AG, leader nella logistica di magazzino in Europa, opera nel nostro Paese da oltre 50 anni con 7 filiali dirette e 2 centri regionali. La spinta all’innovazione è da sempre l’istinto che muove l’azienda nella ricerca e nella definizione di risposte sempre più efficaci, capaci di anticipare le richieste dei mercati. Una tecnologia che trova espressione in prodotti di ingegneria dedicata alla movimentazione e in avanzati software di gestione magazzino, che fa tesoro di know-how sempre diversi, competenze più allargate e confronti continui con le filiali e i mercati esteri. Jungheinrich Italiana propone oggi soluzioni logistiche su misura per le più articolate operazioni di stoccaggio e picking: dai carrelli trasportatori agli elevatori, dai trilaterali ai trasloelevatori automatici, dalle scaffalature portapallets a quelle autoportanti. Jungheinrich è in grado di fornire i più completi sistemi logistici: sistemi di stoccaggio manuali con Warehouse Management System, radiotrasmissione dati e sistemi di stoccaggio completamente automatizzati con trasloelevatori e trasportatori. Distinguendosi oggi come unico

MAESTRI DELLA FRUTTA, IL CLUB PROMOSSO DA DOLE MARLENE E VALFRUTTA, ARRIVA A QUOTA 1.000 A meno di due anni dal suo lancio, Maestri della Frutta - il Club di dettaglianti ortofrutticoli specializzati promosso da Dole, Marlene e Valfrutta - ha superato i 1.000 aderenti, dislocati su oltre 45 province di 11 Regioni italiane, tutti in evidenza sul sito internet www.maestridellafrutta.it. Gli ottimi risultati di adesione sono il frutto dell’approccio di filiera del

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fornitore di mezzi di movimentazione interna e sistemi di scaffalatura, Jungheinrich Italiana ha ampliato ulteriormente la sua offerta con un servizio noleggio che conta una flotta di oltre 4.000 carrelli, un Servizio Carrelli Usati con garanzia e carrelli a quattro stelle “Jungheinrich JungSTARs”. Inoltre una capillare e organizzata rete di assistenza diretta di oltre 420 specialisti risponde in modo professionale e tempestivo ai clienti. Perché la tecnologia non ha piena efficacia se non trova la piena soddisfazione di chi ne beneficia.

progetto, della qualità dei prodotti a monte e della professionalità dei dettaglianti ortofrutticoli a valle, il tutto coordinato dalla dedizione degli area manager che, dall’inizio del progetto, hanno investito ben oltre 15 mila ore al servizio personalizzato dei Maestri della Frutta, scambiando opinioni e informazioni, distribuendo materiali di supporto alla vendita e consolidando un rapporto di fiducia tra produzione e operatori specializzati. Il progetto Maestri della Frutta sta investendo e portando innovazione a un canale distributivo tutt’altro che superato e soggetto a profonda evoluzione: dal 2011 al 2014, infatti, il dettaglio tradizionale specializzato ha registrato aumenti sia nella quota di mercato legata ai consumi domestici (+2 punti percentuali), che nel numero di esercizi commerciali aperti (+5 per cento), come segnala il ministero per lo Sviluppo Economico. Decisi segnali di vitalità che dimostrano la voglia di non lasciare il passo alla distribuzione moderna anche puntando su nuovi concept come i category leader e le boutique. Il progetto Maestri della Frutta, forte dell’interesse generato nel mondo dell’ortofrutta di qualità, guarda ora ancora più lontano continuando a puntare sull’attributo caratteristico del dettaglio tradizionale, ossia il rapporto umano. FRUITBOOKMAGAZINE


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Irene Pasquetto

Il social professional? LinkedIn, poi Twitter, bandito Facebook 80

Ai CEO piace professional: secondo uno studio di Weber Shandwick, una delle più importanti aziende di pubbliche relazioni al mondo, è LinkedIn il social network preferito degli amministratori delegati anche se ben sette su dieci non li usano proprio. La ricerca, pubblicata a inizio 2015, consiste in un’analisi delle attività online dei CEO delle prime 50 aziende del 2014 secondo la nota rivista Fortune La lista comprende 17 amministratori delegati statunitensi, 19 europei, 11 asiatici (APAC) e 3 provenienti dall’area sud-americana (LatAm). Non che i CEO vadano esattamente matti per i social, infatti lo stesso studio ha anche sottolineato che solo 14 dei CEO intervistati ha dichiarato di usarne uno. Tra gli amministratori delegati che trovano il tempo di utilizzare un social, il 22 per cento preferisce LinkedIn, il 10 per cento Twitter, mentre pare che Facebook sia bandito dai desk dei top manager. Nemmeno uno degli intervistati ha dichiarato di avere un account Facebook. Nonostante i numeri ancora bassi, lo studio, intitolato Socializing Your CEO: From Marginal to Mainstream, ha rilevato che le iscrizioni a LinkedIn sono in costante crescita tra i CEO. Altra curiosità: nonostante le pagine aziendali siano solitamente curate da esperti di digital marketing, i CEO vi accedono di tanto in tanto per curarne i contenuti in pri-ma persona. Per quanto riguarda il tipo di contenuti da condividere sui social, i video aziendali vanno per la maggiore, seguiti dalle fotografie. Weber Shandwick ha inoltre fornito una guida per sfruttare a pieno il potenziale dei social, la quale è basata sulle abitudini dei CEO intervistati. Primo, è bene iniziare a usare i social dal primo giorno in cui si ricopre ufficialmente il posto di amministratore in azienda. Questo è il momento in cui i media sono FRUITBOOKMAGAZINE

alla ricerca di notizie e, si sa, le “prime impressioni” contano. Secondo, è importante scegliere la giusta piattaforma. In certi mercati funzionano meglio i video, in certi altri i tweet, e non bisogna necessariamente utilizzare tutti i social disponili. Terzo, ascoltare con attenzione. Oltre ad utilizzare i social, è importante leggerne e guardarne i contenuti per tenersi aggiornati. Per farlo al meglio, Weber Shandwick consiglia di seguire diversi profili, dai colleghi ai competitor, alle pubblicazioni aziendali. Si consiglia inoltre di “socializzare la biografia”, vale a dire di pubblicarla in formato smart sulla pagina aziendale in modo che possa essere facilmente condivisa sui social o mandata via e.mail. I contenuti social, così come gli indirizzi degli account, dovrebbero diventare parte della “cartella stampa digitale” destinata ai giornalisti. Infine, quando si ha un dubbio sulla pubblicazione di un particolare tipo di contenuto, meglio consultare il team legale dell’azienda prima di procedere. Il settore ortofrutticolo. Un altro studio condotto questa volta niente poco di meno che dal ministero per l’Agricoltura americano ha segnalato che ormai quasi la totalità dei farmers e dei buyers americani utilizza ampiamente internet per farsi pubblicità ed esplorare nuove reti commerciali. Dal 2010 esiste perfino un’associazione nazionale, chiamata AGChat, che mira a diffondere l’uso dei social e di internet tra i businessmen del settore agricolo e ortofrutticolo (http://agchat.org). Tuttavia, mentre CEO e businessmen preferiscono canali più professionali, quali ad esempio LinkedIn o Twitter, farmers e buyers utilizzano ampiamente Facebook, Pinterest e Instagram. l N.12 l LUGLIO 2015


Facciamo di tutto per contenere

il loro entusiasmo.

Frutta e verdura? Felici e soddisfatte solo nelle nostre cassette. Ecco perché produciamo contenitori in plastica per ortofrutta, nei formati standard, speciali e dedicati al settore della “GDO”. Tutti i nostri prodotti sono riciclabili, versatili, sicuri e personalizzabili.

Ecoplastica, il frutto dell’esperienza.

via Rosario Livatino, 2 - 84083 Castel San Giorgio (SA) - Italy - www.ecoplastica.it - info@ecoplastica.it



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