VI DOMANDATE COSA SIA? NON E´ CURCUMA A pasta gialla, arancione e viola, la patata americana, originaria del Messico, viene da tempo coltivata in Veneto e Puglia. Rientra nella lista dei superfood e anche gli chef la hanno scoperta. Cresce il club di kale & co.
ELNATHEDITORE
Editoriale |
Eugenio Felice
Il problema non è la Spagna “La verità è che in Europa non abbiamo abbastanza bocche per mangiare tutta l’ortofrutta che si produce. Le strategie che possiamo mettere in atto sono due, o programmiamo seriamente la produzione o dobbiamo sperare che qualche avversità climatica si abbatta su uno dei Paesi competitor. Non vorrei che, in assenza di eventi infausti, ci dovessimo trovare nel luglio 2018 a parlare della crisi di pesche e nettarine”. Ha le idee chiare Claudio Mazzini, responsabile nazionale freschissimi di Coop Italia, sui problemi cui ormai puntualmente, ogni anno, va incontro la frutta estiva made in Italy. Ed effettivamente il problema è proprio questo: in alcune settimane il prodotto che arriva sui mercati supera di molto la domanda. E quando sentiamo il rampante Macron, da pochi mesi presidente della Repubblica in Francia, sostenere che i prezzi vanno fissati in base ai costi agricoli, ci viene da sorridere. Il prezzo lo fa il mercato, secondo la legge della domanda e dell’offerta. Abbiamo deciso di stare in un mercato aperto alla concorrenza e dobbiamo accettarne le conseguenze. Il prezzo in base ai costi... e il rischio d’impresa dove va a finire? Ma torniamo alle pesche e nettarine per una breve analisi. Il mercato europeo è invaso da prodotto proveniente da Spagna e Grecia, proposto a prezzi stracciati, e quello italiano non ha sbocchi di vendita. Una situazione drammatica, che sta portando molti produttori italiani a procedere all’espianto degli alberi, non vedendo prospettive di ripresa. Tra i problemi c’è lo scollamento tra ciò che chiede il consumatore finale - frutta buona, matura al punto giusto - e ciò che gli viene offerto nei punti vendita. È la classica legge della domanda e dell’offerta: a parità di domanda, se l’offerta aumenta, i prezzi flettono verso i costi di produzione di chi li ha più bassi, quindi non certo le aziende italiane ma quelle spagnole e greche. Per le aziende italiane, già molto frammentate, il futuro della frutta estiva appare quindi ben poco promettente e il successo del made in Italy e del “eat national” non sembra sufficiente a cambiare lo scenario. Perché, chiudendosi gli sbocchi all’estero, più merce resta in Italia e certo iniziative come “mangia una N.21 OTTOBRE 2017
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pesca o nettarina al giorno a sostegno dei produttori” non saranno in grado, da sole, di riportare in equilibrio il mercato. Cosa fare allora per fronteggiare questa situazione? Andranno avanti, inesorabili, gli espianti. Basti pensare che il Veneto, dati alla mano, ha perso dal 2000 al 2016 il 65 per cento degli ettari investiti a pesche e nettarine, passando da 6.550 a 2.340 ettari. E lo stesso sta accadendo in aree vocate come la Romagna. Quindi la prima strada sarà espiantare in favore di colture più redditizie, ammesso di trovarle. In Veneto e Romagna si è puntato al kiwi e all’uva da vino. Poi una mano può darla senz’altro la distribuzione moderna, più che con le classiche promozioni di prezzo, andando a segmentare l’offerta, iniziando a fare delle linee premium come succede per altri articoli e come è prassi ormai nel Regno Unito. Bisognerebbe non immettere proprio sul mercato la merce di seconda e di scarsa qualità, che fa passare la voglia al consumatore, e puntare a un prodotto dalle caratteristiche gustative e organolettiche superiori. Perché quando il prodotto è buono il prezzo passa in secondo piano e non a caso il segmento premium cresce, oggi, a doppia cifra.
MAGAZINE
PAG. EDITORIALE IL PROBLEMA NON È LA SPAGNA IMMAGINI
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20 BUONE NOTIZIE GLI SNACK QB FRUIT ARRIVANO NELLE AVANCASSE DI ESSELUNGA 22 MARKETING GRAND FRAIS, QUANDO FRESCHEZZA E SERVIZIO FANNO LA DIFFERENZA 24 TREND STASERA SPIEDINO DI GRILLI? DAL 2018 INSETTI IN TAVOLA 26 FIERE ASIA FRUIT LOGISTICA MA NON SOLO L’OPINIONE DELLA BRUNO ELIO SRL 28 RETAIL CARREFOUR APRE SUPECO, A METÀ TRA IL CASH & CARRY E IL DISCOUNT 30 LA NOTIZIA LIDL, REVOCATA L’AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA PER QUATTRO DIREZIONI 32 SCENARI MELINDA, PIÙ FORTE DEL GELO? SPOT VERITÀ SUL CONSUMATORE 36 L’AZIENDA SORMA, CRESCE IL BUSINESS, SI AMPLIANO GLI STABILIMENTI 38 MERCATI KIWI, MANCA PRODOTTO IN ITALIA IL PUNTO CON GIOVANNI GULLINO 40 LO STUDIO AGLI ITALIANI PIACE FRESCO, MA LA GDO È LENTA AD ADEGUARSI 42 RIFLESSIONI PENNY MARKET VS. EUROSPIN: SUL VOLANTINO I PREZZI A CONFRONTO 44 FRAMMENTI LE IENE, LA VERA “TRISTEZA” È L’ASSENZA DELLO STATO 46 INNOVAZIONE DA GEOFUR, LA BIRRA AL RADICCHIO DI VERONA IGP PACKAGING 48 BRANDIZZARE ABBATTENDO I COSTI CON IL NASTRO ADESIVO DI IRPLAST 50 IL LIBRO NEL CIBO L’ELISIR DI LUNGA VITA IL SECONDO AFFONDO DI LONGO 52 TRASPORTI CRESCE LA VOGLIA DI FRUTTA MATURA E I TRASPORTI PRENDONO IL VOLO 54 ANALISI CENSIS E ALIMENTI, PER 7 ITALIANI SU 10 IL PREZZO NON CONTA NULLA 56 FRONTIERE LA CINA APRE AI NOSTRI AGRUMI È LA NUOVA SFIDA DELLA ALTIERI 58 MENS SANA IN AUTUNNO DONNE E STOMACO HANNO UN ALLEATO: IL FINOCCHIO PANORAMA
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iFRESH
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N.21 OTTOBRE 2017
CONTENUTI
63 / TOP FRESH RETAILER, 60 / FRESH RETAILER, LE SFIDE DI OGGI E DOMANI PREMIATE ESSELUNGA, ALÌ, PER GDO E FORNITORI
LIDL E CONAD PAC 2000A
76 / #EPTABRICKS: IL 78 / C’È ANCHE MILANO LOCKER REFRIGERATO PER NEL FUTURO UN MONDO CHE CAMBIA
DEL VERTICAL FARMING
82 / MELA VAL VENOSTA, 90 / IL LUOGO DEL CIBO LA PRIORITÀ ORA È LA FELICE FA IL BIS QUALITÀ TOTALE
A MILANO E CONVINCE
MAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Irene Forte, Salvo Garipoli, Massimiliano Lollis, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
94 / TANY NATURE, PIÙ TECNOLOGIA
100 / IL CIBO BIO? CONTINUERÀ A CRESCERE.
PER RESTARE LEADER
IL PARERE DI ASSOBIO
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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Chinchio Srl - Via Pacinotti 10/12 35030 - Rubano (Pd) Carta Magno Volume 115 gr - Sappi 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero ottobre 2017: 8.000 copie Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012
104 / POMGRANA 110 / È IN BICOCCA VALORIZZA LA MELAGRANA IL SUPERMERCATO DEL MADE IN ITALY
FUTURO DI COOP ITALIA
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Vigneti in fumo Napa Valley (California) 10 ottobre 2017 Decide di morti, oltre 40 mila evacuati e migliaia di case distrutte in California a causa di un incendio che ha avuto effetti devastanti a causa della prolungata siccitĂ . A pagare il prezzo piĂš alto, in termini agricoli, i vigneti della celebre Napa Valley da cui provengono alcuni dei vini piĂš pregiati prodotti in Usa.
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Foto: Giovanni Lombardo
Il mercato chiama Scordia (CT) 31 ottobre 2017 Le melagrane erano presenti in Sicilia sin dai tempi dell’antica Roma. Nello e Alessandro Alba di Oranfrizer, in tre anni, introducendo e migliorando le tecniche colturali israeliane, hanno ottenuto la massima produttività normalmente raggiungibile in sei anni. Complici il microclima, la passione di chi ama la propria terra e l’innovazione in campo.
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Foto: Asia Fruit Logistica
Business Hong Kong 6 settembre 2017 Altra edizione record per Asia Fruit Logistica, lo scorso settembre. È a tutti gli effetti la seconda fiera più importante del mondo per il settore, dopo Berlino. Qui l’economia corre e le opportunità non mancano, anche per gli italiani che si confermano, con oltre 60 presenze, il secondo Stato più rappresentato in fiera in termini di espositori, dopo la Cina.
buone notizie |
Carlotta Benini
Gli snack QB Fruit arrivano nelle avancasse di Esselunga 20
Gustosi cubetti di frutta senza coloranti, conservanti e additivi artificiali, in sei gusti nei pack da 25 grammi e tre barrette con mix di frutta: sono l’originale proposta di Ciavolino International che va alla conquista delle avancasse della Gdo con la linea Qb Fruit. Dopo avere conquistato Unes, che ne ha fatto anche una linea a marchio premium Il Viaggiator Goloso, e Alì, ora anche Esselunga sceglie di sposare il benessere per le proprie avancasse Procede a pieno ritmo la rivoluzione salutistica delle avancasse nella grande distribuzione italiana. Da un lato sempre più insegne si stanno mostrando sensibili alla promozione di una corretta educazione alimentare, cercando di eliminare o quantomeno ridurre gli snack ipercalorici dalle postazioni chiave dei propri supermercati, in favore di prodotti ad elevato contenuto salutistico, frutta compresa. Pioniere il gruppo Unes, che con il progetto Avancasse Controcorrente nell’ultimo anno ha sostituito i dolciumi con frutta fresca di quarta gamma e frutta disidratata, ma anche altre insegne si stanno attivando in questo senso. Dall’altro lato anche le aziende si stanno impegnando per intercettare le nuove tendenze e proporre per le avancasse un prodotto invitante e accattivante, anche per i più piccoli, ma allo stesso tempo 100 per cento naturale. È il caso di QB Fruit, un’innovativa linea di morbidi cubetti di frutta in pack da 25 grammi, disponibile in sei varianti. La pesca fragrante e delicata, la pera corposa e dolcissima, la fragola e la ciliegia dai sapori inconfondibili, la prugna e i frutti di bosco per i palati più raffinati. Oltre a queste referenze ci sono tre barrette QB Mix da 30 grammi, soffici e golose che uniscono i sapori e profumi della frutta per creare un’esplosione di gusto: mix di frutti, mix di mirtilli rossi e mix di frutti di bosco. MAGAZINE
Il progetto nasce dall’azienda Ciavolino International, realtà italiana tra i leader nella produzione di frutta secca e pinoli. Dal suo lancio, ad aprile 2016, negli ultimi mesi sta riscuotendo grande interesse da parte degli operatori della grande distribuzione. Il primo gruppo ad accorgersi del potenziale di questo prodotto è stato, non a caso, Unes, che ha scelto i cubetti di frutta per arricchire la propria gamma private label Il Viaggiator Goloso, posizionandoli in avancassa nei Supermercati U2. Quindi i cubetti e le barrette QB Fruit hanno conquistato anche le postazioni alle casse dei supermercati Alì. L’ultima adesione al progetto salutistico è quella di Esselunga, che a partire dal 3 ottobre ha inserito i cubetti di frutta e le barrette QB nelle avancasse di tutti i suoi punti vendita, come ha annunciato su Linkedin Teresa del Giudice, responsabile commerciale del brand. La caratteristica esclusiva di QB Fruit sta nei suoi pochi ingredienti. “Solo frutta selezionata e lavorata quanto basta per darle una nuova forma - si legge sul sito - solo in questo modo riusciamo a mantenere tutte le proprietà nutritive, il gusto e la freschezza della frutta. Un concentrato di vitalità, senza additivi artificiali, senza coloranti e conservanti, senza glutine e Ogm free”. Uno snack salutare da gustare in ogni occasione, dunque: a casa, in ufficio, o durante l’attività sportiva. N.21 OTTOBRE 2017
marketing |
Salvo Garipoli*
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Grand Frais è l’insegna francese che, con quasi 100 punti vendita localizzati in Francia, rappresenta il vero spauracchio per i competitor delle zone in cui opera. Ma quali sono le sue caratteristiche distintive? Sicuramente esperienza di acquisto, attenzione alle nuove tecnologie e una profondità assortimentale senza eguali. Intanto a Beinasco (To) ha aperto a settembre Banco Fresco, la versione tricolore del retailer francese. La Gdo italiana è avvisata... Visitare un punto vendita Grand Frais implica già all’esterno il fatto di imbattersi in una struttura che richiama il tradizionale mercato rionale con il tetto a spiovente sulla cui facciata campeggia l’ambiziosissimo slogan “le meilleur marché”. Una volta entrati, troviamo un open space luminoso e spazioso che, nelle tonalità del verde, è in grado di trasmettere immediatamente l’idea di una piazza del fresco facile da visitare e con un assortimento ampio e profondo. Dall’immenso banco assistito della macelleria, a quelli curatissimi della panetteria e della drogheria (cui è affidato il compito di vendere frutta secca, olive e specialità), fino ad arrivare al libero servizio dell’ortofrutta, dell’ittico e dei prodotti caseari, tutto è studiato per creare MAGAZINE
momenti di acquisto rilevanti. Cuore del punto vendita è il reparto ortofrutta che risulta strutturato in 5 grandi isole una delle quali con sistema di nebulizzazione attivo e da due frigo verticali dedicate alla IV gamma. La frutta e la verdura sono gestite in maniera sequenziale con un’attenzione maniacale all’esposizione ed alla qualità. Chiave di segmentazione principale è la stagionalità che viene resa evidente attraverso scelte assortimentali che premiano la relazione con i fornitori nazionali e le eccellenze del territorio ma soprattutto grazie alla promessa di una esperienza organolettica superiore. A corredo, in linea con le esigenze della domanda interna, il presidio dell’offerta oltremare focalizzata sull’esotico e tante specialità origine Spagna e Italia; a tal proposito, da segnalare la riproduzione della mappa del Belpaese su un manifesto promozionale. Il cliente Grand Frais può vivere la frutta e la verdura approfondendone il valore attraverso l’autonoma degustazione, nel caso delle specialità di frutta, o grazie al racconto di prodotto affidato ai coloratissimi, sempre numerosi e a portata di mano dépliant presenti a scaffale. Il format è votato ad una politica di “every day low price”, con cartellini prezzo digitali sempre aggiornati e le promozioni che, sebbene attive, assumono nel complesso un ruolo secondario. Il personale di reparto, sempre presente e mai invadente, ha il compito di curare in maniera quasi maniacale il prodotto in vendita e soddisfare le esigenze e le curiosità dello shopper. N.21 OTTOBRE 2017
*senior consultant SG Marketing
Grand Frais, quando freschezza e servizio fanno la differenza
trend |
Giancarlo Sbressa
Stasera spiedino di grilli? Dal 2018 insetti in tavola 24
Dal primo gennaio 2018 anche in Italia si potranno produrre e vendere gli ingredienti per il cosiddetto novel food, come previsto dal nuovo regolamento dell’Unione Europea. E quindi spazio agli insetti come nuova frontiera alimentare. Piatti che all’estero, soprattutto in Oriente e Africa, sono considerati vere e proprie leccornie. Ma avranno successo in Europa? Ci sono buone probabilità per i preparati come la farina di grilli o quella di larve Scorpioni, grilli e formiche che dai prati arrivano direttamente sulle tavole degli italiani. Dal primo gennaio 2018 anche nel nostro Paese si potranno produrre e vendere gli ingredienti per il cosiddetto novel food, come previsto dal nuovo regolamento dell’Unione Europea. Piatti che all’estero, soprattutto nei Paesi orientali e africani, sono considerati vere e proprie leccornie. Come gli spiedini di grilli o di cavallette dalla Thailandia, tarantole fritte e millepiedi al forno dalla Cina, il baco da seta all’americana, le cimici d’acqua dalla Thailandia, le farfalle delle palme dalla Guyana francese, fritte e condite. Tutti animaletti ricchi di fibre, proteine e vitamine. Ma come mai, già a partire da Expo Milano 2015, si pone tanta attenzione sugli insetti? Perché gli abitanti sulla MAGAZINE
Terra nel 2050 dovrebbero essere 9,8 miliardi secondo le ultime stime dell’Onu e l’allevamento animale, una delle maggiori cause di inquinamento, non potrà da solo coprire il fabbisogno di proteine della popolazione. E gli insetti sono un’ottima alternativa, perché necessitano di molte meno risorse (acqua, fienagione, etc.) rispetto agli animali da allevamento. Certo abituarsi non sarà facile: sono contrari a questa novità ben il 54 per cento degli italiani che li considerano estranei alla cultura alimentare nazionale mentre sono indifferenti il 24 per cento, favorevoli il 16 per cento e non risponde il 6 per cento, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè. Di questi ultimi, inoltre, quasi nessuno vorrebbe trovare gli insetti vivi nel piatto. Una possibilità viene invece concessa ai preparati a base di animaletti volanti, come la farina di grilli o quella di larve. Pochissimi, in particolare, i favorevoli alla possibilità di mangiare insetti interi, secondo quanto emerso da una ricerca dell’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) che ha effettuato dei test di degustazione coinvolgendo dei volontari. Di fatto, sono circa 2 mila le specie di insetti che sono considerate commestibili e il loro utilizzo in cucina è fortemente promosso dalla Fao, secondo la quale il consumo di questi animali sarebbe un valido alleato contro la fame nel mondo. Sono già 2 miliardi le persone che li mangiano e che assicurano che il sapore degli insetti non sia niente male, ma che anzi somigli a quello di animali come il pollo e il tacchino. Vi sembrano assurdità? Carlo Spinelli, meglio conosciuto come doctor Gourmeta, sostiene che quando si parla di alimentazione questa parola andrebbe bandita: in fondo anche mangiare il cavallo per gli anglosassoni è ripugnante. Per l’industria, piuttosto, si aprono nuove opportunità. N.21 OTTOBRE 2017
fiere |
Eugenio Felice
Asia Fruit Logistica ma non solo L’opinione della Bruno Elio Srl 26
Asia Fruit Logistica ha chiuso un’altra edizione da record: lo scorso settembre oltre 13 mila visitatori provenienti da 76 Paesi si sono riuniti all’AsiaWorld Expo di Hong Kong per fare incontri d’affari. 813 gli espositori, 150 in più dell’edizione 2016. E dopo la Cina padrona di casa, il Paese più rappresentato si è confermato anche quest’anno l’Italia, con più di 60 espositori. Tra questi anche la Bruno Elio di Verona, specializzata nei misti e nell’oltremare Di fiere dell’ortofrutta ce ne sono anche troppe, in Europa e nel mondo. Di questo si lamentano da tempo gli operatori. Eppure la presenza italiana, in termini di espositori, è sempre tra le più rilevanti, anche in quelle aree del mondo dove non siamo così forti. Un esempio è Asia Fruit Logistica: siamo i secondi dopo la Cina in fiera quando nella realtà l’Italia non è nemmeno tra i primi 10 fornitori dell’area. Ci sono aziende però che hanno deciso di ridurre e valorizzare la presenza alle fiere. Come la Bruno Elio di Verona, che ha puntato per il suo brand eliovero solo alle fiere di Berlino e Hong Kong. “È una fiera molto interessante, per diversi motivi. È in un periodo ideale per iniziare a programmare con i clienti le campagne per la frutta invernale, mele e kiwi in particolare. I visitatori arrivano da un’area ampia che va dal Medio Oriente fino al Far East. Un’area con grandi prospettive di crescita, soprattutto se verranno abbattute le barriere fitosanitarie che oggi ci impediscono di accedere a certi mercati. Basti pensare che le mele italiane non possono andare in Cina. Ma è anche una fiera in cui si possono incontrare aziende provenienti da ogni parte del mondo, MAGAZINE
con cui noi abbiamo rapporti commerciali o di partnership, come gli australiani della Algona con cui ci scambiamo informazioni su clienti e andamenti di mercato. In tal caso la fiera ci evita quache viaggio per andare a trovarli. La posizione poi è strategica: Hong Kong è tra i cinque porti commerciali più trafficati al mondo e la fiera si svolge a una fermata dall’aeroporto internazionale. Quindi la fiera è promossa, l’importante è che non diventi troppo grande e dispersiva, come quella di Berlino e, se posso dare un suggerimento, porterei entrambe le rassegne a quattro giorni perché i ritmi sono veramente elevati e in due giorni e mezzo c’è il rischio di non riuscire a fare tutto, di non sfruttare tutte le occasioni”. A parlare è Ciro Bruno, responsabile commerciale della Bruno Elio / eliovero di Verona, azienda giovane e dinamica presente anche in produzione e specializzata nei carichi misti su gomma per il centro nord Europa, nei misti via aerea per destinazioni lontane e nelle spedizioni oltremare via nave di prodot-
ti come mele, kiwi e uva da tavola. Nella foto sopra Ciro è il secondo da sinistra, in compagnia di clienti, del collega Davide Costalunga (terzo da destra) e di alcuni rappresentanti di Algona. N.21 OTTOBRE 2017
retail |
Irene Forte
Carrefour apre Supeco, a metà tra il cash & carry e il discount 28
Carrefour Italia si dà al soft discount e apre in Piemonte due punti vendita a insegna Supeco, in realtà un ‘remodelling’ dei precedenti ipermercati che in un primo momento dovevano essere chiusi. L'insegna, già presente da tempo in Spagna e Romania, fa così il suo debutto anche da noi: si tratta di un cash & carry al dettaglio, quindi aperto anche ai privati, che punta ad essere “un punto di riferimento per la convenienza, la qualità e i grandi formati” Nel mese di luglio hanno aperto, prima a Trofarello (To) e poi a Borgomanero (No), i primi punti vendita a insegna Supeco. Il format, che promette già dal payoff di essere “Il Tuo Super Economico”, è, di fatto, un cash & carry al dettaglio, dunque aperto anche ai privati, visto che, riferisce il gruppo francese, “vuole diventare un punto di riferimento per i cittadini e per le aziende locali dell’Horeca, puntando su convenienza, qualità e grandi formati”. Il complesso di Trofarello si estende su una superficie di 1.550 metri quadrati attraverso spazi pensati per ogni tipo di necessità. È infatti possibile percorrere una vera e propria “piazza” del Mercato, con un’ampia scelta di prodotti freschi selezionati e confezioni pensate per la ristorazione. MAGAZINE
Tra i reparti presenti ci sono la gastronomia, con antipasti pronti, la rosticceria e una panetteria con forno per la doratura. Arricchisce l’offerta, inoltre, un’ampia macelleria, affidata a un partner piemontese specializzato, che ogni giorno propone una vasta selezione di piatti pronti per la cottura e un servizio di taglio con lavorazione a vista. Presso il nuovo Supeco i clienti possono fruire di 6.300 referenze divise in 4.500 di secco, liquidi e non food e 1.800 di fresco e ortofrutta. Peraltro una foto di mele bicolore campeggia esternamente affianco all’insegna (foto sotto), a testimoniare l’importanza dei freschissimi nell’offerta del punto vendita. Tra i prodotti presenti, ben il 50 per cento dell’assortimento del secco è composto da primi prezzi, pensati per le esigenze di consumatori attenti. È presente, inoltre, un ampio parcheggio di 1.800 metri quadrati. Alberto Coldani, direttore Cash & Carry e Supeco, ha dichiarato: “Abbiamo scelto Trofarello, una realtà importante per noi di Carrefour in una regione chiave per lo sviluppo del gruppo, per dare il via a una formula innovativa di offerta coerente con l’evoluzione del mercato e della domanda. Con Supeco, infatti, abbiamo voluto dare una risposta concreta alle esigenze quotidiane dei nostri clienti in cerca di una convenienza sempre affidabile”. Diverso invece, a quanto si rileva dalle fonti sindacali, il destino dell’iper di Casoria (Napoli): niente remodelling a insegna Supeco, Carrefour ha preferito in questo caso la cessione a un gruppo locale. N.21 OTTOBRE 2017
la notizia |
Irene Forte
Lidl, revocata l’amministrazione giudiziaria per quattro direzioni 30
Le quattro direzioni erano state sottoposte alla misura nell’ambito di un’inchiesta su presunte infiltrazioni mafiose in alcuni appalti. Il Tribunale ha disposto la revoca anticipata del commissariamento, sottolineando la sensibilità del gruppo verso i temi della legalità e l’impegno speso nel rafforzamento dei controlli interni e nell’adozione di misure di prevenzione dei reati. Soddisfatta l’azienda, che fin da subito si era dichiarata estranea ai fatti È arrivata con qualche settimana di anticipo da parte del Tribunale di Milano la revoca del commissariamento delle quattro direzioni generali di Lidl scattato il 15 maggio scorso nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese su presunte infiltrazioni mafiose negli appalti del colosso tedesco della distribuzione. Le quattro direzioni, una in Lombardia, in provincia di Lodi, due in Piemonte e una in Sicilia, cui afferiscono circa 200 punti vendita, erano state sottoposte alla misura in un’inchiesta sul coinvolgimento della famiglia catanese Laudani in appalti gestiti da filiali italiane della multinazionale tedesca e in una società che si occupava di vigilanza anche per il palazzo di giustizia milanese. Lidl peraltro non è mai stata indagata, ma risultava piuttosto parte lesa. MAGAZINE
L’indagine aveva portato all’arresto di 14 persone accusate di avere dato vita a un’associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per presunti rapporti con esponenti del clan dei Laudani di Catania. Dopo mesi di indagini, a fine ottobre, i giudici hanno sottolineato che “la collaborazione efficace e continuativa fornita dalla società e le iniziative assunte in relazione ai presidi di controllo interno, alla selezione dei fornitori e all’allontanamento dei dipendenti ritenuti collusi con i soggetti indagati, danno conto della sensibilità degli organi di vertice Lidl Italia ai temi della legalità”. Il Tribunale di Milano non ha ritenuto di prorogare i sei mesi di amministrazione giudiziaria perché, ha spiegato, la società “nella sua piena autonomia è in grado di completare il percorso iniziato con l’adozione del modello 231 per prevenire i reati”. Tra gli altri cambiamenti valorizzati dal Tribunale ci sono la sostituzione del collegio sindacale, la selezione e il monitoraggio dei fornitori e l’impegno alla conservazione del posto di lavoro per i dipendenti di Securpolice, impiegati in appalti Lidl per la sicurezza. Soddisfazione per l’esito della vicenda è stata espressa da Lidl Italia: “Da subito ci siamo resi disponibili ad una piena collaborazione con le Autorità nello svolgimento delle indagini, che hanno consentito di confermare l’estraneità di Lidl Italia alla vicenda. Ringraziamo il Tribunale di Milano, che è intervenuto a nostra tutela con razionalità ed efficacia, garantendoci la possibilità di proseguire le attività senza conseguenze sul servizio al cliente”. N.21 OTTOBRE 2017
scenari |
Eugenio Felice
Melinda, più forti del gelo? Spot verità sul consumatore 32
Gelate e grandinate hanno causato danni catastrofici in Trentino, con un raccolto di mele che per Melinda si attesta a 120 mila tonnellate contro le 400 mila di un’annata normale. Lo spot radiofonico e televisivo non lo nasconde: quest’anno ci saranno meno mele ma Melinda “rimane più forte del gelo”. Tra i provvedimenti c’è l’alleanza commerciale con La Trentina. Intanto nella vicina Val Venosta i danni sono stati contenuti, grazie ai sistemi antigelo “Quest’anno la natura non è stata generosa come al solito con la Val di Non - si legge nel sito web di Melinda - in primavera le basse temperature hanno gelato molti fiori già sbocciati sui rami dei meleti. La crescita di questi fiori è stata così bloccata e di conseguenza sono nate meno mele Melinda. Ad agosto, inoltre, in alcune zone della Valle le grandinate hanno toccato le mele più esposte sui rami, segnandone la buccia. La raccolta è stata quindi inferiore e di conseguenza nei prossimi mesi saranno disponibili meno mele Melinda, ma buonissime come sempre!”. Melinda con gli italiani ha messo subito le cose in chiaro: quest’anno ci saranno meno mele col famoso bollino blu. Lo dice nel sito web e negli spot che tutti avrete visto o sentito, tra televisione, radio e social vari. Ma di quanto è effettivamente il calo di questa annata eccezionale? Secondo il consorzio di Cles il raccolto, compreso il prodotto che andrà all’industria, è di 120 mila tonnellate, vale a dire il 30 per cento rispetto a una annata normale. Ciò significa che il maltempo si è portato via circa 280 mila tonnellate di mele, una quantità enorme. E mentre le forniture ai clienti potrebbero essere garantite, con marchi di fantasia o a private label, procedendo con acquisti all’estero o in altre regioni d’Italia - così almeno si legge sulla stampa trentina, notizia tutta da verificare - in tanti si interrogano se questi danni MAGAZINE
non potessero essere ridotti con sistemi antigelo. Nella vicina Val Venosta, dove sono largamente utilizzati, la perdita di prodotto è stimata in un solo -30 per cento rispetto a un’annata normale. A rispondere è la stessa Melinda: “I sistemi antigelo si abbinano a impianti di irrigazione a pioggia, mentre noi abbiamo per l’80 per cento il sistema a goccia che garantisce una maggiore sostenibilità ambientale, riducendo al minimo il consumo di risorse idriche.
Ciò non toglie che stiamo valutando sistemi alternativi per prevenire i danni da gelate”. Intanto il 28 agosto è stato siglato ufficialmente l’accordo, definito storico, fra Melinda e La Trentina, che prevede la creazione di una filiale commerciale condivisa. Una joint venture strategica, hanno sottolineato le parti, che nasce sull’onda del successo del precedente “test” riguardante le ciliegie e che intende rispettare e valorizzare i rispettivi marchi. N.21 OTTOBRE 2017
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Giancarlo Sbressa
Sicilia, maxi truffa nel biologico Sequestri in nove aziende 34
Si è conclusa con nove denunce e il sequestro di 10 tonnellate di pesticidi l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza nel ragusano nei confronti di aziende certificate che vendevano alla Gdo italiana e nei mercati esteri prodotto da agricoltura convenzionale ma spacciandolo per bio. Questo anche alterando i risultati prove delle analisi chimiche. Nove titolari di aziende agricole biologiche siciliane sono indagati per i reati di frode e truffa aggravata Oltre 10 tonnellate tra prodotti chimici, fertilizzanti, concimi, sementi alterate e pesticidi rigorosamente vietati in agricoltura biologica sono stati sequestrati nel ragusano dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “simBIOsi”, condotta dai militari della tenenza di Modica e coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa nei confronti di nove aziende siciliane accusate di maxi truffa agroalimentare e di indebita percezione di contributi dall’Unione Europea e incentivi all’agricoltura. Le indagini, avviate all’inizio del 2017, hanno permesso di scoprire un articolato sistema di frode finalizzato alla commercializzazione, sia in Italia sia verso i principali Paesi europei (Francia, Germania e Inghilterra), di prodotti ortofrutticoli derivanti da agricoltura MAGAZINE
convenzionale, che invece venivano etichettati come provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. Come ha riportato anche Repubblica, in molti casi, per soddisfare la crescente domanda dei mercati esteri, in eccesso rispetto alle disponibilità di raccolto, venivano incamerati nei magazzini aziendali destinati al prodotto biologico anche partite di merce convenzionale, provenienti direttamente da terreni, non certificati come “bio”, di ignari produttori agricoli della zona. Il sistema di frode, poi, si completava attraverso l’alterazione dei risultati delle analisi chimiche eseguite su campioni di prodotti, che venivano quindi confezionati ed etichettati con il marchio comunitario della fogliolina verde, per essere destinati alla grande distribuzione a un prezzo notevolmente su-periore rispetto a quello di acquisto e/o di produzione. Questo nonostante i rapporti di prova originali dei campioni riportassero la presenza di residui di fitofarmaci. Le Fiamme Gialle hanno eseguito complessivamente 15 provvedimenti di perquisizione e sequestro nei confronti, tra gli altri, di nove titolari di aziende agricole, tutti indagati per i reati di frode in commercio e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. L’operazione ha anche portato alla luce una indebita percezione di finanziamenti ed incentivi all’agricoltura per circa 1 milione di euro. Le indagini, durate mesi, hanno preso in esame i territori dei comuni di Modica, Scicli, Ragusa, Ispica, Pozzallo, Vittoria, Acate, Siracusa e Bologna. N.21 OTTOBRE 2017
l’azienda |
Eugenio Felice
Sorma, cresce il business, si ampliano gli stabilimenti 36
Il 30 novembre la filiale spagnola di Sorma Group ha inaugurato a Puzol, a 7 chilometri da Valencia, l’ampliamento dello stabilimento, che ora può contare su oltre 10 mila metri quadrati coperti. Sorma Iberica occupa 120 dipendenti e sviluppa un fatturato di 35 milioni di euro, con una crescita a doppia cifra anno su anno. Al suo interno si realizzano anche le calibratrici SormaTech. Investimenti sugli stabilimenti sono in corso anche in Italia e a Rotterdam Sabato 30 settembre Sorma Iberica ha aperto le porte alle famiglie dei dipendenti e ai clienti per festeggiare l’ampliamento dello stabilimento di Puzol (ci troviamo a 7 chilometri da Valencia). Lo stabilimento è cresciuto da 6.000 a 10.600 metri quadrati coperti, non un raddoppio ma quasi. Del resto la divisione spagnola di Sorma Group è cresciuta costantemente, passando negli ultimi 15 anni da un fatturato di 3-4 milioni di euro ai 35 previsti quest’anno. “Sorma Iberica è nata 26 anni fa per la commercializzazione dei prodotti Sorma e Netpack”, ci ha riferito Andrea Mercadini, genero del fondatore Nevio Lotti e dal 2000 amministratore delegato del gruppo
MAGAZINE
- nella foto sotto, al centro, assieme a Daniele Fabbri e Antonio Tomas, rispettivamente amministratore delegato e responsabile commerciale per i materiali di Sorma Iberica. “L’attività in Spagna cresce a tassi del 15-20 per cento ogni anno - ci ha spiegato - e nel 2017 dovremmo chiudere a 35 milioni di euro, 20 sviluppati nel packaging e 15 nelle macchine”. Oggi a Puzol non si fa più solo commercializzazione ma anche produzione del packaging e di tutti i materiali di consumo nonché di diversi tipi di macchine
che vengono utilizzate nelle centrali ortofrutticole, comprese le calibratrici e selezionatrici SormaTech, che sono interamente progettate e sviluppate, anche nell’elettronica, da Sorma Iberica, e che in pochi anni hanno raggiunto già ottimi risultati grazie a caratteristiche come semplicità d’uso, alta precisione nella selezione ed elevata affidabilità. “Lo stabilimento è a Puzol - ha precisato Mercadini - ma abbiamo una completa copertura del territorio. Gli investimenti e la crescita in Spagna sono importanti ma non sono da meno altre zone. Stiamo ampliando il magazzino di Rotterdam di 1.500 metri quadrati, ne stiamo facendo un secondo in Sicilia da 3.000 metri quadrati e un ampliamento è in corso anche in Calabria per altri 1.500 metri quadrati. L’obiettivo è servire sempre meglio la clientela, fornendo quello che serve nei tempi più brevi”. Sorma Group, lo ricordiamo, è presente a livello mondiale in quasi tutte le più importanti aree di produzione. N.21 OTTOBRE 2017
mercati kiwi |
Eugenio Felice
Kiwi, manca prodotto in Italia Il punto con Giovanni Gullino 38
L’Italia è leader mondiale nella commercializzazione di kiwi nell’Emisfero Nord. Eppure quest’anno una serie di fattori ha portato al raccolto più scarico degli ultimi 10 anni. Le stime del CSO parlano di 390 mila tonnellate e un -14 per cento sul raccolto 2016. In realtà il calo potrebbe essere ben superiore. Per Giovanni Gullino, realtà piemontese che produce in diverse zone d’Italia, il calo è “disarmante, ci manca oltre il 50 per cento del prodotto”
“Produciamo direttamente in Piemonte e nel Lazio. Commercializziamo principalmente kiwi Hayward e in parte minore Green Light e Soreli a polpa gialla. Vediamo quest’anno un abbassamento della produzione disarmante: stimiamo per noi una mancanza di oltre il 50 per cento rispetto alla scorsa stagione. Mi sembra che la stima del CSO, che parla di un 14 per cento in meno, sia stata un po’ troppo ottimistica, almeno se la proiettiamo sulla nostra realtà. La situazione del kiwi 2017 in Italia è precipitata per colpa di svariati fattori: batteriosi, gelo, moria, cimice... peggio di così non poteva andare per questa coltura. C’è una grande corsa da parte dei clienti ad accaparrarsi il prodotto e i prezzi sono tra i più alti di sempre. Nonostante questo non tutti si sono resi conto della situazione di calo drastico, alcuni aspettano la fine del raccolto per muoversi ma quest’anno il prodotto non c’è e dovranno farsene una ragione. La Grecia, di cui si sente tanto parlare in questo periodo, sarà sicuramente un futuro concorrente difficile da combattere sui mercati ma quest’anno non riusciranno a coprire neanche una parte del fabbisogno che il kiwi italiano ha sempre soddisfatto”.
Superfici in leggera ascesa ma produzione in netto calo per il kiwi made in Italy. Mentre all’estero la Grecia continua a correre (185 mila tonnellate, +15 per cento sul raccolto 2016). In Italia, nel 2017, sono attesi complessivamente poco più di 24.700 ettari in produzione, il 2 per cento in più rispetto al 2016; la produzione commercializzabile è però prevista in calo del 14 per cento, con un voluEMISFERO NORD - PR E VI SI ONI DI PRODUZ I ONE me di 390 mila tonnellate (erano 451 mila lo scorso anno). Questi dati in tonnellate alcuni dei principali dati della staPrev. var. % gione 2017/18 del kiwi stando alla 2013/14 2014/15 2015/16 2016/17 2017/18 2017/18 su fotografia scattata da CSO Italy a 2016/2017 fine settembre durante un convegno tenutosi a Veronamercato. Si Italia 453.292 474.578 575.096 451.742 390.379 -14 tratta della campagna più scarica Francia 58.000 54.500 60.000 63.000 58.000 -8 degli ultimi 10 anni, con diverse Portogallo 21.306 21.300 28.331 21.000 25.000 +19 aziende commerciali italiane che Spagna 11.203 12.500 14.987 13.000 15.000 +15 sono andate in Grecia alla ricerca Grecia 133.656 152.517 167.769 160.000 185.000 +16 di prodotto. Ma al di là delle previsioni di racTOTALE EUROPA 677.457 715.395 846.183 708.742 673.379 -5 colto ufficiali, qual è la situazione reale in Italia? Lo abbiamo chiesto USA* California 23.753 21.358 23.445 28.500 27.700 -3 a Giovanni Gullino, direttore geneTOTALE rale della Gullino Import - Export EUROPA + USA 701.210 736.753 869.628 737.242 701.079 -5 di Saluzzo (Cuneo), oggi il maggiore produttore europeo di kiwi. Fonte: CSO Italy / IKO MAGAZINE
N.21 OTTOBRE 2017
lo studio |
Marco Zanardi
Agli italiani piace fresco, ma la Gdo è lenta ad adeguarsi 40
Il 35 per cento degli acquisti dei freschi in Italia viene ancora realizzata nei canali tradizionali, specialisti e ambulanti, percentuale che sale al 51 per cento se consideriamo il Mezzogiorno. Macellai, fruttivendoli, pescherie, panetterie e mercati ambulanti sono ancora oggi il canale preferenziale d’acquisto come conferma una ricerca dello scorso marzo di Bain & Company. Ma quali sono gli ingredienti per rendere il piatto della Gdo più allettante? Il desiderio di freschezza, di gusto, di salute è per molti italiani ormai il must che scandisce lo shopping alimentare e non stupisce che molte catene della Gdo stiano cercando di rispondere adeguatamente, anche se, fino ad ora, non sembrerebbe essere stato il loro punto di forza. Infatti, il 35 per cento degli acquisti dei freschi in Italia viene ancora realizzata nei canali tradizionali, specialisti ed ambulanti, percentuale che sale al 51 per cento se consideriamo il Mezzogiorno. Un business da 16 miliardi di euro e che le catene di supermercati non sono state ancora capace di scalfire: macellai, fruttivendoli, pescherie, panetterie e mercati ambulanti sono ancora oggi il canale preferenziale d’acquisto come conferma una ricerca dello scorso marzo di Bain & Company. MAGAZINE
Da questa emerge che qualità e freschezza del prodotto sono giudicati da oltre il 70 per cento degli intervistati italiani i fattori chiave nella scelta del negozio per acquistare freschissimi. “I problemi per la Gdo sono sempre gli stessi: gli specializzati offrono sì prezzo, ma anche qualità, varietà e capacità di soddisfare le crescenti esigenze anche di servizio dei consumatori in un settore merceologico specifico, con a monte un’organizzazione e filiere solide, innovative, dedicate e... specializzate. Il rischio è quello di rivivere anche nei freschi lo stesso fenomeno che la gdo, in particolare gli ipermercati, ha già vissuto negli ultimi 15 anni con i category killer nel non food”, ha dichiarato Andrea Petronio, partner di Bain & Company Italy. Bain nella sua ricerca ha cercato di carpire i “segreti” degli specialisti e cercare quali ingredienti la Gdo potrebbe mettere nel piatto per rendere la sua offerta più appetibile. 1) Layout: ampi spazi dedicati ai freschi, con casse specializzate e tanto “teatro” ispirato al mercato, per chi usa i colori dell’ortofrutta, questi diventano strumento di design multisensoriale. 2) Prodotti: locali, stagionali, bio … aggettivi differenzianti. Invincibile il “made in Italy” che funziona come garanzia di qualità, l’offerta deve esser dunque pensata con un 10 per cento di prodotti del territorio. Da non dimenticare la frutta esotica. 3) Freschi a valore aggiunto, alias piatti pronti, fatti al momento o comunque freschissimi e da asporto. 4) Personale: preparato, gentile, anche nell’ortofrutta rispunta il “fruttivendolo” che spesso è impegnato a pulire, preparare verdure e frutta per trasformarle in “pronti da”. 5) Tempi: nemmeno al freschissimo si scontano tempi lunghi, bisogna accorciare il più possibile il tempo “farm-to-fork”. N.21 OTTOBRE 2017
riflessioni |
Eugenio Felice
Penny Market vs. Eurospin: sul volantino i prezzi a confronto 42
In attesa dell’apertura dei primi punti vendita di Aldi, verosimilmente entro il prossimo Natale, è sempre più agguerrita la competizione tra i discounter in Italia. In termini di assortimento, di esperienza di acquisto, ma anche e soprattutto in termini di prezzo. Nel volantino della terza settimana di ottobre, Penny Market ha mostrato due scontrini a confronto, il suo e quello di Eurospin, evidenziando un risparmio, per i propri clienti, del 10,6 per cento È un periodo storico strano. Mai come in questi anni la distribuzione organizzata, grande, media o piccola che sia, non ha le idee chiare su cosa la aspetta nei prossimi anni e su come reagire al cambiamento in atto. Da una parte la sfida del commercio elettronico, dall’altra l’obbligo di efficientare i processi, anche - ma non solo - perché dal 2018 aprirà nel Nord Italia il tanto atteso Aldi. Come se non bastasse, il consumatore finale, sempre più attento a quello che mangia, non solo per questioni di linea ma anche per la salute, sta tornando a frequentare le “botteghe”, quei negozi specializzati - macellerie, panetterie, pescherie, fruttivendoli - che assicurano esperienza di acquisto, ampiezza e profondità di assortimento e, cosa determinante, il servizio assistito. In attesa che la nebbia si diradi, la maggior parte delle catene distributive punta ancora a fidelizzare il consumatore con la più vecchia delle leve: il prezzo. Da Esselunga, che promette sottocosti e sconti che arrivano al 50 per cento, ad alcuni discounter, come Penny Market, che è arrivata a confrontare i prezzi di alcuni suoi prodotti - alcuni basso rotanti in verità - con quelli di Eurospin. Nel volantino dal 19 al 25 ottobre (immagine a lato), si vede uno scontrino di Eurospin con un totale di 25,73 euro e uno di Penny Market con gli stessi prodotti a 23,01 euro, vale a dire 2,72 euro in meno (-10,6 per cento). MAGAZINE
Per l’insegna del gruppo tedesco Rewe, che ha recentemente acquisito sette punti vendita da TuoDì e ha messo sul piatto 200 milioni di euro di investimenti per il 2017 e il 2018, parliamo insomma di vera e propria pubblicità comparativa, come abbiamo visto fare anche in altri settori negli ultimi anni, ad esempio in quello telefonico. Curiosità: nello scontrino c’è un solo prodotto ortofrutticolo fresco, una confezione da 200 grammi di carote già tagliate a julienne, ven-
duta a 0,99 euro da Eurospin e a 0,69 da Penny. Non sappiamo, nel momento in cui scriviamo, come reagirà Eurospin, che una recente ricerca di Altroconsumo considera leader della convenienza con Lidl. Ma parlare di prezzo senza parlare di qualità, ci pare un esercizio ai limiti della correttezza e senza senso, oltre che controproducente per scontrini e fatturati. N.21 OTTOBRE 2017
frammenti |
Carlotta Benini
Le Iene, la vera “Tristeza” è l’assenza dello Stato 44
La trasmissione di Italia Uno il 10 ottobre ha puntato le telecamere sugli agrumeti della Sicilia, da anni colpiti da un patogeno che fa morire la pianta. La iena Gaetano Pecoraro ha fatto visita ai produttori della Piana di Catania, dove si sono manifestati i ceppi più severi del virus Tristeza. Il sentimento che emerge dalle interviste è di totale sconforto per la mancanza di un piano a sostegno dell’agrumicoltura della regione. Intanto il ministro Martina... In termini tecnici è chiamato “Citrus Tristeza Virus” ed è un patogeno che attacca gli aranceti arrivando a distruggere le piante. Originario del sudest asiatico, è sbarcato anche in Italia nel 2000, diffondendosi negli areali produttivi dell’arancia rossa siciliana, frutto che si fregia della certificazione Igp. Del virus si è occupata la nota trasmissione televisiva Le Iene Show, che ha dedicato un servizio al fenomeno che sta mettendo in ginocchio, da diversi anni in verità, gli agricoltori locali. Nella puntata andata in onda martedì 10 ottobre su Italia Uno, l’inviato Gaetano Pecoraro è volato in Sicilia per intervistare alcuni produttori locali, i quali chiedono allo Stato degli aiuti per scongiurare il loro fallimento. MAGAZINE
Il virus impedisce alla linfa di arrivare alle foglie e ai frutti. Prima secca alcune parti della pianta, poi blocca la crescita delle arance e, infine, fa morire l’albero. Da oltre 100 anni si è a conoscenza di questa malattia, che ha colpito agrumeti in diverse parti del mondo. In Italia è presente già da più di 15 anni, ma ancora oggi l’epidemia continua a diffondersi indisturbata. Questo quando in altri Paesi i governi hanno investito in ricerca, isolato i focolai e aiutato i coltivatori a piantare nuove varietà resistenti. In Italia, si dice nel servizio, si è dovuto aspettare fino al 2013 per avere la prima mappatura della sua diffusione: da un anno tutta l’isola è considerata zona di insediamento del patogeno. L’inviato delle Iene ha fatto visita ai produttori della Piana di Catania, dove si sono manifestati i ceppi più violenti del virus. Gli agricoltori locali si sentono abbandonati dalle istituzioni e vorrebbero che lo Stato mettesse in atto delle misure a sostegno dell’agrumicoltura. Pecoraro allora ha raggiunto il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, per recapitare il loro messaggio e affrontare questo delicato tema. “So che stiamo lavorando a un piano agrumicolo per la Sicilia e che abbiamo stanziato più noi in qualche mese che altri in 20 anni”, è stata la breve replica del ministro. Ma i produttori siciliani ci credono poco. Intanto, nel mondo, i ricercatori scientifici sono al lavoro per cercare un modo per sconfiggere il virus Tristeza. In Florida ad esempio si sta sperimentando una terapia bilogica. N.21 OTTOBRE 2017
innovazione |
Carlotta Benini
Il radicchio di Verona scalza il luppolo: nasce la birra Geofur 46
Geofur, azienda scaligera iper specializzata in radicchio e altri ortaggi a foglia, ha messo a punto insieme a un birrificio artigianale di Pordenone una inedita birra al Radicchio di Verona Igp. Una bevanda esclusiva, che si distingue per le sfumature ambrate conferitele dal pregiato ortaggio color porpora e per il gusto, amabilmente amaricante. Ha sedotto anche il conduttore televisivo Davide Mengacci, che le ha dedicato un servizio su Rete4 Non è un semplice ortaggio da consumare in insalata, ma una referenza che si presta a molteplici preparazioni. Con il suo colore rosso porpora e il suo tipico gusto amaricante, il Radicchio di Verona Igp è diventato anche l’ingrediente esclusivo per una birra artigianale, amabile e profumata, che ha conquistato il palato di una star del piccolo schermo. A mettere a punto questa esclusiva bevanda è Geofur, azienda di Legnago (Verona) iper specializzata nella produzione di radicchio fresco. L’azienda scaligera, guidata dalla famiglia Furiani, oltre al radicchio di Verona - di cui è iniziata a ottobre la nuova campagna commerciale - produce anche altre varietà di questo ortaggio a foglia. In partnership con aziende agricole dislocate da nord a sud, Geofur infatti è in grado di offrire MAGAZINE
sul mercato prodotto fresco tutto l’anno. Non solo radicchio: da qualche anno, infatti, nel periodo autunnale propone con grande successo anche il superfood Kale e un’apprezzata iceberg italiana. Il pregiato ortaggio scaligero ha conquistato anche le telecamere di Rete 4, che il 22 settembre si sono trasferite nel territorio di Arcole per registrare due puntate di ‘Ricette all’italiana’, il programma condotto da Davide Mengacci e Michela Coppa, in onda tutte le mattine esclusa la domenica. In una delle due puntate, andata in onda a ottobre, Mengacci ha scoperto il Radicchio di Verona Igp di Geofur, ingrediente principe di un risotto gourmet, come si è visto in trasmissione. Ma anche di un’inedita birra, dalla quale il conduttore milanese è stato conquistato. “Considerata la qualità del nostro radicchio Igp spiega Cristiana Furiani, responsabile commerciale di Geofur - abbiamo pensato di utilizzare questo ortaggio per creare una birra speciale. È prodotta in quantità limitata da un piccolo birrificio artigianale di Pordenone, che ha saputo interpretare al meglio le nostre esigenze, ovvero valorizzare al massimo il radicchio e farlo risaltare nel sapore della birra”. Presentata in occasione dell’ultima edizione di Fruit Logistica, e quindi proposta in varie occasioni, fra cui Fresh Retailer, l’evento organizzato dalla nostra testata che si è svolto a Milano il 29 settembre scorso, e Fruit Innovation a Madrid (in cui Geofur ha esposto per la prima volta quest’anno), la birra al radicchio sta continuando a riscuotere grandi apprezzamenti. “Per ora ci piace l’idea di proporla ai clienti e di portarla alle fiere e agli eventi a cui partecipiamo - conclude Cristiana Furiani - ma non è escluso che potrà entrare in commercio, se individueremo il canale in grado di valorizzarla al meglio”. N.21 OTTOBRE 2017
packaging |
Massimiliano Lollis
Brandizzare abbattendo i costi con il nastro adesivo di Irplast 48
Il nastro adesivo Food Contact Tape di Irplast, azienda leader nel packaging specializzata in etichettatura, può essere una soluzione efficace per “brandizzare” il prodotto mantenendo integre le proprietà organolettiche. Tra le qualità del “tape” - idoneo a ogni tipo di alimento - c’è la notevole riduzione di costi e volumi del packaging. Secondo l’azienda verrebbero infatti abbattuti i costi di confezionamento, logistica, trasporto e smaltimento Brandizzare in modo efficace abbattendo volumi e costi del packaging tradizionale? Una soluzione accattivante viene oggi proposta da Irplast, azienda leader nel settore della etichettatura industriale. Si tratta di “Food Contact Tape”, un nastro adesivo multifunzionale che, oltre a raggruppare diverse unità di prodotto, può in parte sostituire il packaging tradizionale grazie alle sue caratteristiche in termini di comunicazione. Il nastro adesivo può infatti offrire una “brandizzazione” efficace, riducendo drasticamente il costo del packaging e il suo peso. Ad esempio, il nastro Food Contact Tape - che pesa 1 grammo - potrebbe sostituire benissimo la tradizionale confezione di banane in vassoio e film estensibile, da circa 15 grammi. MAGAZINE
Nello specifico, il nastro adesivo-etichetta Food Contact Tape - certificato come pienamente idoneo al contatto con tutti gli alimenti - consiste in un film barriera privo di ftalati, oli minerali e monomeri liberi, con una struttura pensata per non alterare l’alimento e non lasciare residui - né inchiostro dopo la rimozione, in conformità ai regolamenti comunitari. Certamente l’adozione di questa modalità innovativa e solo apparentemente semplice di imballaggio può avere un impatto notevole e positivo anche sull’ambiente, riducendo fino all’80 per cento, secondo l’azieda, i costi di movimentazione e di logistica. Si prevedono notevoli vantaggi anche sui tempi di confezionamento, dal momento che il Food Contact Tape può essere applicato anche con macchine nastratrici automatiche. Infine, il nastro adesivo di Irplast comporterebbe risparmi significativi - fino al 96 per cento - sulla Eco-tax Conai, evitando così ricadute sul prezzo finale del prodotto. L’azienda Irplast, che ha chiuso il 2016 con un fatturato di 94 milioni di euro, 360 addetti e tre siti produttivi automatizzati in Toscana, è uno dei maggiori produttori al mondo di film in BOPP biorientato simultaneamente e uno dei principali player europei nella realizzazione e stampa di etichette termoretraibili preadesivizzate in BOPP e nastri adesivi stampati. L’azienda toscana, che destina il 77 per cento della produzione al mercato internazionale, prevede di raggiungere nel 2017 un fatturato di 98 milioni di euro. N.21 OTTOBRE 2017
il libro |
Giancarlo Sbressa
Nel cibo l’elisir di lunga vita Il secondo affondo di Longo 50
Dopo “La dieta della longevità”, di cui abbiamo parlato su Fm, edizione di gennaio 2017, un bestseller diventato caso editoriale mondiale per la sua capacità di rivoluzionare la ricerca su staminali e invecchiamento, lo scienziato Valter Longo torna in libreria con “Alla tavola della longevità”, con l’evoluzione della “Dieta Mima-Digiuno” e oltre 200 ricette. Il libro è stato pubblicato il 16 ottobre 2017 in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione Mentre guardiamo “Belli e immortali”, la puntata del 9 ottobre di Presa Diretta su Rai Tre, tra i migliori programmi televisivi del Servizio Pubblico, ci resta impressa, più ancora dei sistemi di crioconservazione per conservare i corpi dopo la morte, in attesa che una nuova tecnologia li riporti in vita, le parole di Valter Longo, forse lo scienziato italiano vivente più famoso al mondo: “Quattro persone su dieci avranno il cancro. Questa percentuale potrebbe scendere sotto al 3 per cento variando il nostro stile di vita e la nostra alimentazione”. Come? Ce lo dice lui stesso. Lo ha fatto nel primo volume pubblicato due anni fa, “La dieta della longevità”, lo rifà ora con il secondo volume, “Alla tavola della longevità”. Con il primo bestseller, lo scienziato ci ha dimostrato che il cibo è un alleato indispensabile per vivere sani e a lungo e che si può abbattere il rischio delle malattie legate all’invecchiamento. In questo secondo libro, Longo aggiorna il lettore sui risultati delle ultime ricerche sulla dieta mimadigiuno e lo accompagna in un viaggio tra tradizione e scienza, alla scoperta delle zone più longeve d’Italia e dei piatti che favoriscono la longevità. Il volume include più di 200 ricette tradizionali provenienti da tutte le regioni d’Italia, scelte sulla base della loro aderenza alla “dieta della longevità”, e i metodi di cottura per massimizzarne le caratteristi MAGAZINE
che nutrizionali. Promuovendo una cucina sana che utilizza ingredienti del territorio, Valter Longo dimostra che i piatti della longevità fanno parte della nostra storia, anche se oggi rischiano di scomparire. La dieta della longevità, lo ricordiamo, è diventato un caso editoriale mondiale, tanto che il Time ha eletto Longo “guru della lunga vita”. Alla tavola della longevità, Nel nuovo libro, Valter Longo, Vallardi A., 300 l’autore ha trovato pagine, 18,00€ oltre 10 aree in Italia e dintorni con straordinarie caratteristiche di longevità e ne ha studiato i piatti tipici per determinare quali cibi hanno accompagnato gli abitanti più anziani che, in alcuni casi, ha intervistato personalmente. Nella sua indagine l’autore ha anche ripercorso la storia dell’alimentazione italiana a partire dagli Etruschi, fino all’odierno abbandono della dieta mediterranea. Ma cos’è la dieta mima-digiuno? È una dieta che si avvicina al digiuno, ma non lo è. Promette una vita lunga. Con un ridotto contenuto proteico - bandite le carni rosse, a conferma delle ultime evidenze della scienza - e a un mix speciale di grassi, carboidrati e micronutrienti, abbatte l’apporto calorico giornaliero fino a dimezzarlo. Seguita sotto controllo medico per 5 giorni ogni 3-6 mesi fa dimagrire e aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, diabete, obesità e tumori. Riesce così a rallentare i processi di invecchiamento che accorciano la vita. Secondo gli esperti, se seguita in modo meticoloso, è in grado di regalare 10 anni in più di vita. N.21 OTTOBRE 2017
trasporti |
Eugenio Felice
Cresce la voglia di frutta matura e i trasporti prendono il volo 52
Nel 2017 il trasporto via aerea di prodotti deperibili è atteso in crescita del 7 per cento in Italia. Un trend globale, dettato da vari fattori: la crescita del tenore di vita in vaste aree del mondo, Asia in primis, il miglioramento della catena del freddo, l’attenzione crescente da parte delle compagnie aeree e non ultima la richiesta da parte dei consumatori di frutta e ortaggi maturi al punto giusto. Se ne è parlato a Verona all’evento di DHL Global Forwarding Il 21 settembre numerosi operatori del settore ortofrutta provenienti da diverse aree del centro-nord Italia si sono incontrati a Caprino, in provincia di Verona, all’evento organizzato da DHL Global Forwarding, leader mondiale nelle spedizioni via nave e via aerea. Nella mattinata sono stati approfonditi gli aspetti più significativi, strategici e tecnici della gestione dei trasporti di questa tipologia di merci deperibili, come la refrigerazione passiva, l’assicurazione e la dogana. Se sul trasporto marittimo via container non c’è poi molto da scoprire - se non sistemi sempre più evoluti di geolocalizzazione e controllo dei parametri interni al contenitore, primi tra tutti la temperatura, su cui ha relazionato la Sensitech - è sul trasporto aereo che si sta concentrando oggi MAGAZINE
l’attenzione degli operatori, sia di chi fa export sia di chi fa import. Perché è vero che i costi non sono paragonabili a un trasporto tradizionale via nave - il valore dei beni trasportati nei cieli è stato nel triennio 2013-15 di 4,9 euro al chilo contro gli 1,8 euro del via mare - ma è vero anche che lo scenario sta mutando velocemente e in modo strutturale. È un dato di fatto che le compagnie si stiano organizzando per offrire nuove rotte e servizi sempre più competitivi, in particolare per garantire la catena del freddo. A rotte consolidate come il salmone dalla Norvegia al Giappone, i fiori da e verso l’Olanda, i frutti di bosco da Cile e Messico verso gli Stati Uniti, si stanno rafforzando le rotte dell’ortofrutta, che nel mondo vale il 47 per cento dei trasporti aerei di “perishable” in volume, con una crescita che nel 2015 è stata del 6 per cento rispetto a una crescita complessiva dei trasporti aerei del 2 per cento. Le rotte che stanno crescendo di più, con tassi superiori al 20 per cento, sono Medio Oriente e alcune metropoli asiatiche come Hong Kong e Singapore. Quindi, da una parte migliora il servizio aereo, anche con nuove soluzioni di refrigerazione passiva, come quelle offerte da DHL Global Forwarding e presentate all’evento di Verona, dall’altra aumenta nel mondo la richiesta di prodotti freschi dalle elevate qualità organolettiche e così sarà negli anni a venire, considerando lo sviluppo atteso di certe economie, la crescita veloce della popolazione mondiale e l’attenzione crescente per il food freschissimo. Fenomeno evidente anche in Italia, con la crescita a doppia cifra dei consumi di frutta esotica: la svolta ha avuto inizio proprio con il prodotto raccolto maturo al punto giusto e trasportato via aerea. In questo caso il “by air” è diventato sinonimo di “premium”. N.21 OTTOBRE 2017
analisi |
Marco Zanardi
Censis e alimenti, per 7 italiani su 10 il prezzo non conta nulla 54
Solo un italiano su 100 sceglie il cibo solo in base al fattore prezzo. Lo dice una ricerca del Censis pubblicata a ottobre. Addirittura il 70 per cento degli italiani quando si parla di acquistare alimenti il prezzo non lo considera proprio. Guardano invece con attenzione a trasparenza, impatto sulla salute, origine, sicurezza e assistenza. Il mito del low cost insomma si avvia al tramonto. Quando si adegueranno i volantini che parlano ancora (quasi) solo di prezzo? Il prezzo? È una variabile di scelta sempre meno considerata quando si tratta di acquistare prodotti alimentari. Lo sottolinea il Censis nella ricerca “La filiera del cibo e le sue opportunità: impresa, lavoro, qualità della vita”, pubblicata nel mese di ottobre, che analizza i consumi alimentari, le preferenze di acquisto nonché il ruolo sociale odierno di cibo e agricoltura. Lo studio evidenzia che oggi esiste una nuova centralità degli alimenti nella vita individuale e collettiva degli italiani, con il cibo che sta tornando in maniera prepotente al centro dell'attenzione dopo essere passato in secondo piano rispetto ad altri beni (abbigliamento, vacanze, ecc.) durante gli ultimi decenni. Gli italiani, spiega l’Istituto di ricerca, stanno tornando a spendere per il cibo ma con giudizio. Dal 2013 al 2016, infatti, le spese alimentari e per la ristorazio MAGAZINE
ne sono cresciute del 3,3 per cento a 227 miliardi di euro. E nella lista dei driver di scelta, il prezzo sta perdendo valore. Il 69,9 per cento degli italiani, infatti, prende in considerazione solo fattori diversi dal prezzo, su tutti la trasparenza, l’impatto sulla salute e la sicurezza. Per il 27,1 per cento del campione contano i prezzi e un altro fattore degli attributi appena indicati, mentre soltanto l’1,3 per cento sceglie solamente in base ai prezzi. Negli ultimi anni, sottolinea il Censis, le aziende nazionali sono state in grado di rispondere al meglio alle aspettative di tracciabilità, genuinità, qualità e distintività richiesti dai consumatori. Questo successo trova ampio riscontro sul mercato visto che il 78,2 per cento degli intervistati è pronto a pagare qualcosa in più per alimenti con ingredienti di produttori o fornitori locali italiani (il 38,5 per cento almeno il 5 per cento in più). Ma “italiano” è anche sinonimo di genuinità e qualità certificata dei prodotti, altro aspetto altamente apprezzato: infatti, il 78,5 per cento del campione è disponibile a pagare di più per alimenti confezionati e realizzati con ingredienti certificati (il 34,8 per cento almeno il 5 per cento in più). Altro elemento significativo è la sicurezza alimentare, con il 77,3 per cento degli italiani che si dichiara pronto a pagare di più per alimenti oggetto di controlli rigorosi sulla sicurezza e la qualità (il 38,4 per cento almeno il 5 per cento in più). Un altro aspetto, non considerato dal Censis ma ripreso dal dossier di Affari&Finanza pubblicato il 23 ottobre, è l’assistenza alla vendita: dopo un decennio vissuto all’insegna del mito del “low cost”, adesso i consumatori chiedono il ritorno all’assistenza. N.21 OTTOBRE 2017
frontiere |
Carlotta Benini
La Cina apre ai nostri agrumi È la nuova sfida della Altieri 56
La storica azienda catanese è fra le prime realtà italiane ad esportare agrumi in Cina. Da gennaio partiranno dal porto di Gioia Tauro i primi container: il viaggio è lungo, dai 30 ai 45 giorni, ma il prodotto promette di arrivare integro grazie a una gestione efficiente della catena del freddo. Intanto vola l’export verso gli Stati Uniti, mercato di riferimento da oltre 30 anni: quest’anno la previsione è di inviare oltre oceano circa 30 container di prodotto L’export oltremare fa parte del dna dell’azienda, la prima realtà agrumicola del catanese ad avere portato le arance Moro negli Stati Uniti, più di 30 anni fa, nel periodo di pieno boom economico del mercato statunitense. Da allora la Altieri Giacomo & Figlio si è specializzata nell’esportazione di un’ampia varietà di arance, mandarini, limoni e uva da tavola, facendo dell’internazionalizzazione il punto di forza del proprio business. Oggi si affaccia una nuova, importante sfida per la storica azienda di Palagonia (Ct): l’apertura del mercato cinese. Da gennaio, infatti, dal Porto di Gioia Tauro partiranno le spedizioni dei primi container di agrumi siciliani a marchio Fior d’Arancia, il brand aziendale, che racchiude una storia lunga oltre 40 anni, fatta di passione per la tradizione agrumicola, di innovazione e di spirito imprenditoriale. Valori che si sono tramandati dal fondatore, Giacomo Altieri, al figlio Pascal, che oggi affianca il padre nella guida dell’azienda. “Per l’export verso la Cina siamo un’azienda pilota”, esordisce Pascal Altieri. È una sfida impegnativa, le lunghe distanze prevedono un trasporto di circa 45 giorni, 30 con nave veloce. Il prodotto deve essere molto resistente per non subire stress durante il viaggio, ma contiamo di vincerla, questa sfida. La catena del freddo è fondamentale, con una tempera MAGAZINE
tura uniforme a zero gradi durante tutte le fasi logistiche, in tal modo i nostri agrumi non dovrebbero avere problemi di tenuta”. Per fare previsioni sui volumi che saranno destinati al mercato cinese e sulla distribuzione in loco è ancora presto. “Partiremo con i primi container nel nuovo anno - spiega Altieri - abbiamo contatti con alcuni buyer, ma per ora non c’è nulla di definito”. Nel frattempo l’azienda conta di implementare anche l’export verso gli Stati Uniti. “È un mercato storico per noi, principalmente serviamo la zona di
New York e, attraverso i nostri distributori, siamo presenti in varie piattaforme e supermercati. Quest’anno prevediamo di esportare 30 container di agrumi”. Le arance sono il core business della Altieri Giacomo & Figlio, che vanta un parco varietale ampio: i 50 ettari destinati ad agrumi sono suddivisi fra diverse varietà di arance, mandarini, e limoni. “Ora stiamo investendo su nuove varietà di Tarocco a polpa rossa e su innovative cultivar a pigmentazione precoce”, rivela Pascal Altieri. L’azienda è pioniera anche sul fronte dei canali di vendita. Da circa un anno, infatti, ha anche un servizio di e-commerce che sta crescendo “con sviluppi interessanti, sia a volume che a valore”. Sul mercato nazionale la Altieri è presente in alcune insegne della grande distribuzione e nel canale all’ingrosso. In Europa esporta in Germania e in Francia. N.21 OTTOBRE 2017
mens sana |
Marta Baldini (dietista)
In autunno donne e stomaco hanno un alleato, il finocchio 58
Il finocchio è la verdura bianca e autunnale per eccellenza. La parte commestibile è la parte bianca che si sviluppa alla base, ma si possono usare anche i frutti, i fiori e i germogli, per tisane o impacchi. A livello nutrizionale, il finocchio è ricco di flavonoidi, fibre e vitamine, è conosciuto come verdura dagli effetti diuretici e digestivi, inoltre studi scientifici danno testimonianza di diverse proprietà benefiche per la salute. Ecco quali sono Il finocchio o Foeniculum vulgaris (dal latino foenum = fieno per l’aspetto delle foglie) è una pianta erbacea, delle Apiaceae, che cresce spontaneamente. La parte commestibile del finocchio è la parte bianca che si sviluppa alla base, ma si possono usare anche i frutti, i fiori ed i germogli, per tisane o impacchi. Sin dai tempi antichi, il finocchio, è conosciuto come pianta aromatica mentre la sua coltivazione per la tavola verrà avviata solo nel ’500. Inizialmente la pianta selvatica veniva utilizzata per insaporire i cibi. In seguito se ne sono scoperte le proprietà medicamentose e solo successivamente si è iniziato a coltivarlo. Si presume che addirittura fosse noto agli egizi come digestivo, mentre in India si adoperava per filtri afrodisiaci e contro i morsi dei serpenti. MAGAZINE
A livello nutrizionale, il finocchio è conosciuto come verdura dagli effetti diuretici e digestivi, ma studi scientifici danno testimonianza di diverse proprietà benefiche per la salute; usato sia crudo che cotto, che sotto forma di tisane o impacchi. Prima di tutto a livello di valori nutrizionali, la pianta del finocchio contiene: 9 kcal per 100 grammi, sali minerali tra i quali i più rappresentati sono potassio, calcio, fosforo, sodio, rame, magnesio, ferro, vitamine (A, B, B6, B1, B2, B3, D, E e C); alta percentuale di fibra (sconsigliato per chi soffre di colite e colon irritabile), flavonoidi (antiossidanti) e fitoestrogeni. Ed ecco quali sono le proprietà del finocchio e per chi è maggiormente indicato: il suo consumo è molto consigliato per le donne in allattamento perché stimola la montata lattea e non rilascia nessun odore o sapore particolare nel latte materno; è amico di tutto l’apparato gastrointestinale, soprattutto consumato come tisana o impacco, ha infatti la capacità di evitare la formazione di gas intestinali; nelle donne il suo quotidiano utilizzo può aiutare a contrastare gli effetti collaterali dell’arrivo della menopausa (caldane, rossore, insonnia) e a regolarizzare il ciclo mestruale grazie ai fitoestrogeni; punto di forza del finocchio, infine, è la depurazione e la diuresi; grazie all’alta quantità di acqua che contiene e alle fibre può infatti velocizzare e aiutare il processo di depurazione dell’organismo inducendo una forte diuresi giornaliera. Oltre ad essere mangiato crudo nelle insalate (condito con limone o arancia per fermarne l’ossidazione) oppure lessato al vapore e gratinato, il finocchio può essere utilizzato come rimedio naturale contro diversi disturbi: la tisana al finocchio è senz’altro il più noto, ma assai benefiche sono anche le centrifughe con mela e limone. N.21 OTTOBRE 2017
Il futuro della Gdo, tra digitale e ristorazione I negozi “fisici” si giocano tutto su food ed esperienza di acquisto Eugenio Felice
La terza edizione di Fresh Retailer: Show&Conference, che ha visto come cornice suggestiva lo Spazio Antologico di via Mecenate a Milano, ha visto la presentazione di una inedita ricerca trade sul reparto ortofrutta del futuro. 50 rappresentanti qualificati della GDO italiana hanno incontrato 250 tra fornitori e operatori del settore. E dieci aziende eccellenti hanno esposto nell’Area Innovazione. La tavola rotonda ha registrato per la prima volta la partecipazione attiva di Lidl Italia Si è svolta lo scorso 29 settembre a Milano la terza edizione di Fresh Retailer: Show&Conference, evento nazionale di riferimento per il settore ortofrutta, organizzato dalla rivista che avete tra le mani. In una location molto suggestiva - lo Spazio Antologico all’interno degli East End Studios di via Mecenate - si sono incontrati 50 rappresentanti della GDO italiana e circa 250 fornitori e operatori qualificati provenienti da ogni regione italiana. L’evento, svoltosi nel pomeriggio, ha la stessa missione della rivista Fm: migliorare i rapporti di filiera e le performance del reparto ortofrutta della GDO. In che modo? Facendo incontrare in un’occasione informale e piacevole fornitori e distributori, portando alla loro attenzione le ultime novità e tendenze. Per fornitori intendiamo in particolar modo i cosiddetti confezionatori di ortofrutta.
Ecco quindi la conferenza, con alcune relazioni introduttive di alto profilo su quello che succederà nei prossimi anni nel mondo della distribuzione, e una tavola rotonda - moderata dal nostro partner SG Marketing - che ha visto la partecipazione attiva di diversi rappresentanti della GDO, i quali hanno commentato i risultati di un’inedita ricerca trade effettuata dalla stessa società specializzata in food strategy. Ed ecco lo show, con l’Area Innovazione in cui dieci aziende del settore hanno presentato le loro ultime novità: Alce Nero, Geofur, Leni’s, OrtoRomi, Pedon, RK Growers, Nature, Sama, Valfrutta Fresco e Viviana. Dopo le premiazioni (ne parliamo più avanti) è stato il momento dell’apericena informale, preparata da Sadler, uno dei migliori catering di Milano (il ristorante ha due stelle Michelin), con le pietanze che
Si è rivelata un successo la terza edizione dell’evento organizzato dalla nostra testata e finalizzato a fare business e networking per migliorare i rapporti di filiera e le performance del reparto ortofrutta. 250 i fornitori qualificati, 10 aziende espositrici, 50 i rappresentanti della GDO e un ospite d’eccezione, Alex Tosolini di Kroger, venuto apposta dagli Stati Uniti.
MAGAZINE
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A Francesco Rizzuto, comico siciliano noto al pubblico di Zelig e Colorado Caffè, è stato affidato il compito di consegnare i premi Top Fresh Retailer 2018 alle catene distributive operanti in Italia preferite dai migliori fornitori di ortofrutta. Primo premio assoluto, per il secondo anno consecutivo, ad Esselunga, davanti a Coop Consorzio Nord Ovest. Nuovamente premiate anche Lidl per l’innovazione e Conad Pac 2000A che si conferma essere la catena distributiva preferita del Centro-Sud. Premio per il miglior reparto ortofruttta ad Alì.
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esaltavano le materie prime di alcuni fornitori partner, tra cui gli spaghetti di barbabietola rossa fornito da La Linea Verde e i cereali antichi forniti da Pedon. Come nella prima edizione, durante welcome coffee, coffee break e cena informale, è stata data la possibilità ai partecipanti di degustare alcuni dei migliori vini italiani, tutti premiati con i prestigiosi Tre Bicchieri del Gambero Rosso. A tutti i partecipanti è stata consegnata, infine, la prima Guida alla GDO italiana con focus sull’ortofrutta, una pubblicazione di 248 pagine in cui sono raccolte le catene distributive operanti in Italia, suddivise tra nazionali e regionali, con schede informative di facile lettura e l’indicazione degli organigrammi, compresi ovviamente i referenti ortofrutta con nome e numero di telefono. Le suggestioni di Alex Tosolini. La conferenza di Fresh Retailer 2017 si è aperta con la relazione di Alex Tosolini, senior vice president new business development di Kroger, gruppo distributivo statunitense che fattura oltre 110 mi-liardi di dollari e impiega 430 mila persone. Uno dei pochissimi italiani nel board di vertice di un grande gruppo distributivo estero. A lui è affidato il compito di guidare il processo strategico per identificare, valutare e sviluppare nuove opportunità per capitalizzare gli asset di Kroger e contribuire alla continua crescita dell’azienda. “Food e distribuzione nello scenario MAGAZINE
globale. Il ruolo strategico dell’ortofrutta” è stato il titolo del suo intervento. Infanzia a Cortina, studi a Milano, lavoro all’estero. Alex Tosolini è un italiano doc ma non ha mai lavorato in Italia: dopo la laurea in Bocconi, nel 1990, è volato a Newcastle, in Inghilterra, per iniziare il suo percorso alla Procter & Gamble, gruppo leader nei beni di largo consumo. Un percorso lungo 24 anni che lo ha portato in diversi Paesi europei e poi in Nord America, con incarichi di alta responsabilità e una vasta esperienza maturata nei prodotti di largo consumo no food. L’ultimo incarico ricoperto in Procter è stato la direzione della divisione digital ed e-business. Tre anni fa il passaggio a Kroger, uno dei maggiori gruppi mondiali della distribuzione di beni di largo consumo.
“La spesa per il consumatore americano - ha esordito Tosolini - è stata per anni “save time and save money”, quindi acquisti in tempi rapidi e a prezzi bassi. Da due, tre anni i consumatori ci dicono che quando fanno la spesa vogliono essere ispirati, vogliono interagire con il supermercato ed essere coccolati. Questo comporta per il distributore dei disegni di esperienze molto diverse. Altro aspetto: per la prima volta nel 2016 negli Stati Uniti la spesa per consumo di alimenti acquistati al di fuori del supermercato ha superato la spesa per alimenti acquistati al supermercato. I millennials - ha aggiunto - hanno un amore per il cibo che non si è mai visto nella cultura americana. Dopo affitto e tecnologia, i millennials spendono più di tutto sul cibo”. Questo significa che oltre oceano il cibo fuori casa sta crescendo sempre di più e di conseguenza la ristorazione, fatta non solo di risto-
Il miglior retailer operante in Italia secondo i fornitori di ortofrutta. È questo il premio che la nostra testata ha indetto nel 2015 con l’obiettivo di migliorare i rapporti di filiera e le performance del reparto ortofrutta. Il premio ha cadenza annuale e, data la sua accezione etica, potrà essere “speso” con il consumatore finale, come dal 2016 ha già fatto Lidl, che si è classificata al primo posto nella categoria “la catena più innovativa”. Una piacevole sorpresa trovare la grafica del premio sui maggiori quotidiani nazionali, nel sito web e nella cartellonistica. Dal premio è nato Fresh Retailer: Show&Conference, un evento premium - solo su invito per selezionare i partecipanti - dove la distribuzione moderna incontra i migliori fornitori di ortofrutta. L’ultima edizione si è svolta a Milano il 29 settembre.
N.21 OTTOBRE 2017
riconoscimento attesta l’impegno costante “nelQuesto cercare di offrire ogni giorno un assortimento di oltre 500 prodotti ortofrutticoli di alta qualità e freschezza, grazie alla proficua collaborazione con i fornitori per garantire la sicurezza alimentare e la valorizzazione degli stessi prodotti ”, Esselunga 63
Top Fresh Retailer 2018: le preferenze dei fornitori ortofrutta - TOP 15 GRUPPO DISTRIBUTIVO
SEDE
FATTURATO 2016
N°PDV
GRUPPO:
1
ESSELUNGA
Limito di Pioltello (MI)
7.540.000.000 €
153
ESSELUNGA
2
CONSORZIO NORD OVEST
Milano (MI)
3
CONAD S.C.
Bologna (MO)
2.700.000.000 €
260
COOP ITALIA
12.400.000.000 €
3.170
CONAD
4
COOP ITALIA
Casalecchio di Reno (BO)
14.500.000.000 €
1.170
COOP ITALIA
5
LIDL
Arcole (VR)
3.700.000.000 €
590
LIDL
6
ALÌ SUPERMERCATI
Padova (PD)
1.000.000.000 €
110
SELEX
7
ASPIAG SERVICE
Mestrino (PD)
2.070.000.000 €
650
DESPAR
8
DIMAR
Cherasco (CN)
950.000.000 €
160
SELEX
9
CARREFOUR ITALIA
Milano (MI)
4.850.000.000 €
1.070
CARREFOUR
10
ALLEANZA 3.0
Villanova di Castenaso (BO)
4.700.000.000 €
430
COOP ITALIA
11
PAC 2000A
Ponte Felcino (PG)
2.840.000.000 €
1.160
CONAD
12
GRUPPO PAM
Spinea (VE)
2.400.000.000 €
680
PAM
13
NORDICONAD
Modena (MO)
1.610.000.000 €
480
CONAD
14
MEGAMARK
Trani (BT)
1.250.000.000 €
>350
SELEX
15
EUROSPIN LAZIO
Aprilia (LT)
1.100.000.000 €
245
EUROSPIN
ranti di mattoni ma anche di forme alternative come i food trucks: “A Austin, in Texas, c’erano 200 food trucks 5 anni fa, 20 mila oggi”, ha spiegato Tosolini. “Come affrontiamo allora un sistema che sta cambiando la filosofia del mangiare? Innanzitutto portando l’esperienza della ristorazione all’interno dei supermercati, che in America sono o molto piccoli o molto grandi, sui 12 mila metri quadrati. Sempre più queste strutture saranno qualcosa di più rispetto a un luogo dove fare la spesa. Sushi e vino sono tra i fenomeni che stanno riscuotendo più successo”. N.21 OTTOBRE 2017
“L’altra sfida che hanno di fronte i distributori - ha aggiunto Tosolini - è il multicanale. La chiave in questo caso sarà personalizzare i contenuti e le offerte in base alle esigenze e alle disponibilità di ogni singolo consumatore. Sempre più in futuro anche i prezzi saranno personalizzati”. Tosolini quindi non ha messo nemmeno in dubbio che un distributore debba avere l’e-commerce ma è andato oltre sottolineando che non basta aprire
un negozio virtuale, ci vuole un approccio diverso. La sfida digitale è stato uno dei temi portanti di Fresh Retailer 2017, ne hanno parlato un po’ tutti i relatori, tra cui Gian Maria Gentile, direttore digitale di Unes / U2 e William Pagani di Epta che ha parlato di potenzialità e prospettive dei locker refrigerati (si legga l’articolo che segue). Ma torniamo alla relazione di Tosolini con l’ultimo spunto di cui ci vogliamo occupare in questa sede, consapevoli che solo chi ha assistito al suo intervento di 20 minuti potrà aver colto nella loro MAGAZINE
I fornitori chiedono l’eliminazione degli sconti di fine anno e l’applicazione di politiche di prezzo net net, oltre a minore pressione promozionale e maggiore attenzione alla qualità e alle produzioni italiane. La valutazione dei fornitori andrebbe fatta nel loro complesso, non solo per motivi di prezzo.
64
L’EVENTO 2017
FRESH RETAILER
SHOW&CONFERENCE
GUARDA IL VIDEO!
Sopra: uno scatto preso nel ristorante Edeka Böcker in Überseeboulevard ad Amburgo Sotto: uno scatto del wine bar del punto vendita Waitrose di King’s Kross a Londra
completezza stimoli e indicazioni. “In America - ha detto - si è passati da “low” (fat, carbs, etc.) a “free from” (gluten, etc.). Il futuro però è “clean”, trasparenza. I consumatori vogliono sapere tutto di quel prodotto che andranno ad acqui MAGAZINE
stare. Iniziano ad essere utilizzate, oltre ai soliti carrelli della spesa, anche delle “maniche” tecnologiche che ti dicono i valori nutrizionali di quel prodotto oltre a tutta una serie di altre informazioni, tra cui sempre più impor-
tante è l’origine dei prodotti. Come facciamo, noi come distributori, e voi come produttori e fornitori - ha chiesto alla platea - ad aggiornarci su questi temi?” I premi. Durante l’estate, come succede da quattro anni, abbiamo svolto un’indagine con i fornitori italiani di ortofrutta per capire quali sono i gruppi distributivi più virtuosi e preferiti, prendendo in considerazione diversi parametri. Non parliamo di fornitori qualsiasi, ma dei top 50, quelli più qualificati non solo per dimensione ma anche per specializzazione ed esperienza. Dobbiamo dire che ogni anno il grado di adesione alla nostra indagine cresce, anche da parte di quelle aziende che subito avevano mostrato qualche ritrosia. Alla fine l’obiettivo è uno solo, ed è lo stesso della testata Fm e dell’evento Fresh Retailer: Show& Conference: riconoscere i più meritevoli e stimolare il cambiamento, in meglio. Quindi, a costo di esse N.21 OTTOBRE 2017
Questo premio in un certo qual modo dà ragione “alle scelte commerciali fatte. Un ringraziamento va ai soci che ogni giorno con dedizione valorizzano il nostro lavoro nel reparto e ai fornitori partner che ci selezionano prodotti buoni, sani e convenienti ”, Michele Capoccia (direz. gen. ortofrutta Pac 2000A)
Top Fresh Retailer 2018: le migliori catene del centro - sud Italia - TOP 10 GRUPPO DISTRIBUTIVO
SEDE
FATTURATO 2016
N°PDV
GRUPPO:
1
PAC 2000A
Ponte Felcino (PG)
2.840.000.000 €
1.160
CONAD
2 3
MEGAMARK
Trani (BT)
1.250.000.000 €
>350
SELEX
EUROSPIN LAZIO
Aprilia (LT)
1.100.000.000 €
245
EUROSPIN
4
CE.DI. MARCHE
Piane di Camerata Picena (AN)
320.000.000 €
104
SELEX
5
CE.DI. GROS
Roma (RM)
1.300.000.000 €
145
SUN
6
MAGAZZINI GABRIELLI
Ascoli Piceno (AP)
600.000.000 €
210
SUN
7
LIDL ITALIA
Arcole (VR)
3.700.000.000 €
590
LIDL
8
EUROSPIN PUGLIA
San Pietro Vernotico (BR)
534.000.000 €
124
EUROSPIN
9
MD
Gricignano di Aversa (CE)
2.100.000.000 €
710
MD
10
F.LLI ARENA
Valguarnera (EN)
434.000.000 €
130
VÉGÉ
re ripetitivi, sottolineiamo che il premio Top Fresh Retailer è una nostra idea ma non siamo noi la giuria: la giuria sono i fornitori di ortofrutta più qualificati. Il bis di Esselunga. E cosa hanno stabilito i fornitori? Che per il secondo anno consecutivo in cima alle preferenze c’è il gruppo distributivo fondato da Bernardo Caprotti, con sede a Limito di Pioltello e 7,5 miliardi di euro di fatturato. Nei fatti è anche il più grande gruppo distributivo nazionale (Coop Italia, Conad e Selex hanno ricavi maggiori ma sono valori aggregati di realtà che lavorano con una certa autonomia, anche dal punto di vista degli acquisti). Quindi il Top Fresh Retailer 2018 - il premio come le riviste in edicola è proiettato in avanti - è Esselunga e un plauso va a Francesco N.21 OTTOBRE 2017
Piacenti che ne è lo storico responsabile del settore ortofrutta. Va detto anche che negli ultimi due anni alcuni fornitori hanno notato un certo peggioramento nei rapporti con il gruppo milanese, ma va considerato anche che sono anni di grandi sfide e cambiamenti per il mondo distributivo. Seconda classificata ma molto vicina a Esselunga è Coop Consorzio Nord Ovest, che ha vinto le prime due edizioni di Top Fresh Retailer. A vedere la classifica di pagina 65 pare, in sostanza, che il Nordovest d’Italia abbia i gruppi distributivi migliori, almeno secondo il giudizio dei fornitori. Ma cosa succede nel centro-sud? Si conferma ai vertici delle preferenze Conad PAC
2000A, gruppo con sede a Ponte Felicino (Perugia) che opera in quattro regioni - Umbria, Lazio, Campania e Calabria - sviluppando un fatturato di 2,8 miliardi di euro e un utile che nel 2016 ha sfiorato i 100 milioni di euro. Secondo la classifica stilata dall’Ufficio Studi di Mediobanca è il settimo gruppo distributivo nazionale. A ritirare il premio, nel corso di Fresh Retailer: Show&Conference, è stato Michele Capoccia, che con Rodolfo Candidoni ha la direzione del settore ortofrutta (gestito fino a dicembre dello scorso anno da Cedof, società poi fusasi in Conad PAC 2000A). Al secondo posto delle preferenze per quest’area c’è Megamark, gruppo distributivo pugliese della famiglia Pomarico e aderente a Selex GC, con fatturato 2016 di 1,25 miliardi di euro. Terzo posto per Eurospin Lazio. MAGAZINE
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Lidl Italia è stata premiata oltre che per l’offerta di una vasta gamma di prodotti di alta qualità, scelti con cura e proposti a un prezzo conveniente, anche per l’impegno nella ricerca di un assortimento sempre più sostenibile e nella promozione di una alimentazione sana e di un consumo consapevole
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A Fresh Retailer c’è anche un’Area Innovazione dove i fornitori possono presentare le loro ultime novità alla distribuzione. Le grafiche qiu sopra sono state riprodotte su dei grandi forex bifacciali che stavano sopra lo spazio espositivo delle 10 aziende che hanno deciso di esporre a Fresh Retailer 2017
La catena più innovativa? Si conferma per il terzo anno consecutivo il gruppo Lidl che ha sviluppato a livello globale, nel 2015-2016, un fatturato di 65 miliardi di euro. Come, si chiederà qualcuno, un discount al top per innovazione? In realtà, come ha precisato l’amministratore delegato finanza Luca Boselli durante la tavola rotonda di Fresh Retailer 2017, certe classificazioni sono ormai superate, il consumatore alla fine è uno solo. In particolare, Lidl Italia è stata premiata oltre che per l’offerta di una vasta gamma di prodotti di alta qualità, scelti con cura e ad un prezzo conveniente, anche per l’impegno nella ricerca di un assortimento sempre più sostenibile e nella promozione di una alimentazione sana e di un consumo consapevole. Menzione speciale, MAGAZINE
infine, per questa specifica categoria, va fatta a Carrefour Italia, che sta sperimentando forse più di ogni altra catena distributiva nuovi format e nuovi assortimenti. Il miglior reparto ortofrutta? Alì. Questo premio è una novità di quest’anno. Perché essere il gruppo preferito per ragioni commerciali non vuol dire necessariamente essere il gruppo con il miglior reparto ortofrutta. Parliamo in questo caso quindi di qualità e profondità dell’assortimento che viene proposto al consumatore finale ma anche di esperienza di acquisto. In questo caso, secondo i fornitori - ma immaginiamo che
potrebbero trovarsi d’accordo anche diversi distributori - a svettare è il gruppo padovano Alì fondato e presieduto da Francesco Canella. Un gruppo aderente a Selex GC, che nel 2016 ha raggiunto il miliardo di euro di fatturato con 110 punti vendita tra il Veneto e parte dell’Emilia-Romagna. A ritirare il premio durante Fresh Retailer: Show&Conference è stato il responsabile freschissimi Giuliano Canella, che ha voluto ricordare l’impegno del padre Settimo, presente in sala, e il vero punto di forza dell’azienda, che sono le migliaia di collaboratori che ogni giorno danno il massimo per soddisfare il cliente. Come migliorare? Anche quest’anno l’indagine che abbiamo svolto la scorsa estate per arrivare ai pre N.21 OTTOBRE 2017
Che forza hanno i buyer nella catena per gestire il reparto in modo diverso? Sono consci che spesso i loro sforzi negli acquisti e nella scelta dei fornitori sono annullati da una cattiva gestione di reparto? C’è la consapevolezza che il prezzo al momento è l’unico strumento per dialogare con la clientela?
67
IL GRUPPO ALÌ
Il MIGLIOR REPARTO
ORTOFRUTTA? LO HA
GUARDA IL VIDEO! mi Top Fresh Retailer 2018 ci ha permesso un confronto con i migliori fornitori di ortofrutta sui rapporti con i gruppi distributivi italiani. Rispetto a un anno fa però non abbiamo riscontrato grandi cambiamenti: la tensione e l’attenzione è ancora concentrata sul prezzo, poche le voci fuori dal coro. “Bisogna smettere di impostare le promozioni usando come unico scopo il ribasso dei prezzi - sostiene un fornitore - non abbiamo mai visto comunicare in una promozione la qualità del prodotto ma sempre e solo il prezzo. Se continuiamo con la guerra del prezzo al ribasso falliremo tutti”. “Ormai mi sono rassegnato - lamenta un altro fornitore - perché dopo tanto tempo mi accorgo che più passano gli anni più il prezzo è l’elemento principale, tutto il resto a partire dalla qualità diventa secondario”. Come si può migliorare? Ha le idee chiare un altro fornitore: “Affiancare i fornitori in una logica win-win di crescita reciproca, senza scaricare N.21 OTTOBRE 2017
Il reparto ortofrutta di un punto vendita Kroger a Cincinnati, dove ha sede il colosso USA da 110 miliardi di dollari di fatturato. Massima pulizia visiva, esposizione ordinata, corsie ampie.
alla base del sistema le inefficienze dei gruppi distributivi. I fornitori devono fare la loro parte, ma l’unica via di uscita è costruire rapporti di fiducia dove si cresce entrambi, con regole chiare e con serietà. Il sistema distributivo italiano non migliorerà le performance del reparto cercando sempre le migliori condizioni economiche. Fare qualità e garantire servizio ha dei costi maggiori”. Quindi fornitori come partner per sviluppare, insieme, nuovi progetti per rendere più performante il reparto.
Ovviamente non può mancare il tema della professionalità, negli acquisti e negli operatori del reparto. “Le catene distributive commenta un fornitore - dovrebbero introdurre meccanismi decisionali più snelli, ed effettuare investimenti mirati al punto vendita per aumentare il presidio dello stesso e la professionalità degli addetti al reparto. Dovrebbero poi essere più vicini al mondo produttivo, per promuovere la tipicità e l’italianità del prodotto”. “Molti buyer - riferisce un altro fornitore - nonostante la forte evoluzione del settore ortofrutta, il suo peso crescente all’interno delle insegne distributive e la crescita MAGAZINE
Fresh Retailer 2017 in numeri
3 300 250 10 a
edizione
fornitori
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di conoscenze ed esigenze del consumatore moderno, sono poco inclini ai cambiamenti, poiché cambiare significa rischiare e spesso spostare l’attenzione dal fattore prezzo a quello qualità. Molti sostengono a parole la necessità di innalzare il livello qualitativo dell’assortimento, ma questo inevitabilmente si trasforma in un aumento del livello del prezzo, che spesso frena la volontà di cambiare e innovare dei buyer, le cui performance, peraltro, sono spesso difficili da valutare. Molti fanno bene perché le insegne in generale vanno bene. È molto difficile stabilire se una performance buona del reparto ortofrutta sia dovuta prevalentemente alla bravura del buyer o a quella dell’insegna distributiva (ubicazione punti vendita, marketing dell’insegna, posizionamento reparti, etc.). Con l’aumento dell’incidenza dell’ortofrutta sulle vendite totali delle insegne distributive questo aspetto sarà sempre più osservato e controllato e i buyer sempre più costretti “a rischiare”, aumentando la segmentazione assortimentale ed innalzando la qualità generale dell’offerta, perché l’ortofrutta assumerà un peso relativo sempre più importante nella redditività del punto vendita, a discapito delle rendite di posizione e a favore della professionalità ed abilità dei buyer preposti all’acquisto dei prodotti ortofrutticoli”. Scende nelle logiche di prezzo un altro fornitore, che riassume quello che, a suo avviso, bisognerebbe MAGAZINE
delegati espositori
fare: “Eliminazione degli sconti di fine anno e applicazione di politiche di prezzo net net, minor pressione promozionale, più sensibilità alle produzioni italiane, più presidio del reparto ortofrutta con personale specializzato, più innovazione e attenzione a proposte e progetti dei fornitori, valutazione degli stessi nel loro complesso e non solo, in alcuni periodi, legata al fattore prezzo”. Altro tema sentito è quello della programmazione: se è vero che sui prodotti stagionali e molto influenzabili dal clima non è facile da approntare, è vero anche che spesso non viene fatta nemmeno per prodotti come le banane o le mele. “Quello di cui sentiamo maggiormente la mancanza oggi - ci segnala un fornitore - è maggiore programmazione a lungo termine e più attenzione e cura nell’esposizione nei punti vendita. E non ci riferiamo al design dei banchi, ma a come l’ortofrutta viene esposta e presentata al consumatore finale dal momento dell’apertura alla mattina fino alla chiusura della sera. Il prodotto che diventa ammuffito o ammaccato andrebbe tolto tempestivamente”. Sulla programmazione insiste anche un altro fornitore: “Per evitare che il mercato e quindi i produttori vadano in sofferenza bisogna programmare, cercando di non andare mai sotto il costo di produzione, controllando tutta
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responsabili GDO
premi TOP FRESH RETAILER
la filiera per certificare che non esiste lavoro nero o comportamenti poco etici, prediligendo infine il prodotto italiano, quando disponibile, per salvaguardare il sistema Italia. È inutile condannare il lavoro nero e poi chiedere le angurie a 20 centesimi e i meloni a 50 centesimi o i pomodori ciliegino a 90 centesimi. Il problema è che molti compratori non conoscono nemmeno i costi di produzione di ciò che comprano e non vanno mai a visitare le aziende per capire quali lavorano in modo serio. Poi perché migliorino le cose gli stessi gruppi distributivi dovrebbero aggregarsi e migliorare la logistica, con meno piattaforme dove scaricare il prodotto e una vera catena del freddo che in alcuni casi, ancora oggi, non è assicurata”. Sulla stessa lunghezza d’onda un altro fornitore: “Programmare fa la differenza. A parte rari casi le catene non sono abbastanza veloci e flessibili per dare risposte alla produzione che subisce dei cambi repentini. I buyer dovrebbero vivere di più la produzione, dall’ufficio non si possono comprendere le dinamiche della produzione”. Ancora sul tema un altro fornitore: “Per migliorare i rapporti di fornitura i gruppi distributivi devono tornare a seguire di più la stagionalità dei prodotti, devono ricominciare a frequentare i magazzini e la campagna: vent’anni fa avevamo visite continue di buyer che venivano a toccare con mano il prodotto, oggi sono molto rare”. Sui temi prezzo e punto vendita N.21 OTTOBRE 2017
Il nostro reparto si differenzia per tre motivi, che “sono l’altissima qualità dei prodotti, la profondità assortimentale e l’attenzione ai prodotti innovativi che seguono i trend emergenti. Anche il localismo ha la sua importanza così come la comunicazione ”, Giuliano Canella (responsabile freschissimi Alì)
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Giuliano Canella (al centro), responsabile freschissimi del gruppo distributivo padovano Alì, ha ritirato il premio per il miglior reparto ortofrutta d’Italia. In platea c’era anche il padre Settimo. Alì opera nel Nordest e ha da poco superato due traguardi, i 100 punti vendita e il miliardo di euro di fatturato. Sul palco con lui il comico Francesco Rizzuto e la fotomodella emergente Erika Albonetti.
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torna un altro fornitore: “In sede di incontro con i fornitori chiediamo di effettuare un reale confronto che non sia sempre e solo esclusivamente focalizzato sulla definizione del contratto, sul prezzo, le promozioni e sul margine. Chiediamo anche di porre in essere un maggiore scambio di informazioni sulle peculiarità del singolo prodotto e sul suo valore aggiunto. Nell’ambito del punto vendita bisognerebbe facilitare il consumatore finale nel suo atto di acquisto, “assistendolo” ed orientandolo at-
traverso un reparto/scaffale ordinato e sempre ben rifornito, sottoposto a verifiche costanti e frequenti delle rotazioni di prodotto e della qualità della merce esposta, completo e ricco di informazioni necessarie alla scelta, alla conservazione e al successivo consumo. Perché - si chiede - non porre in essere all’interno di un punto vendita del personale qualificato che faccia assaggiare un prodotto, soprattutto in caso di nuovo inserimento, inizio stagione, nuove varietà etc., che fornisca informazioni sulle proprietà dei prodotti e ne suggerisca l’utilizzo?” Sul ruolo del banco frigo e i prodotti di quarta gamma dice la sua MAGAZINE
Occorre che le catene distributive tornino a presi“diare il canale per cui sono nate. Non comprendo quelle catene di supermercati che vedono come sola attrattiva il prezzo esasperato, come se fossero discount, a scapito di qualità e servizio che dovrebbero essere invece irrinunciabili ”, un fornitore 70
un altro fornitore: “La Gdo dovrebbe decifrare e definire il ruolo del banco frigo dell’ortofrutta partendo da indici specifici come traffico, efficienza, marginalità, crescita attuale e potenziale di crescita futura. All’interno di questa valutazione dovrebbe porre particolare attenzione ai prodotti ad alto valore aggiunto, ad esempio i piatti pronti freschi, studiando un assortimento e una esposizione tali da stimolare il consumatore alla prova degli stessi dal momento che la penetrazione di questa categoria di prodotti è ancora del 20 per cento ma in forte crescita. Per efficientare il sistema andrebbe poi ridotto il numero dei punti di consegna e andrebbero fatti maggiori controlli sul mantenimento della catena del freddo in fase di ricezione merci”. Programmazione spesso in ortofrutta va di pari passo con la qualità, come sottolinea un altro fornitore: “Dovrebbero fare comunicazione nel punto vendita al cliente finale ed essere disponi MAGAZINE
bili a riconoscere la qualità e valorizzarla adeguatamente, aumentando gli spazi dedicati nel reparto ortofrutta. Si potrebbe valutare di anticipare gli ordini da AxA ad AxB: ci permetterebbe di organizzarci meglio e portare il prodotto a temperature più basse per affrontare meglio il trasporto con gli eventuali stress che subisce il prodotto durante lo scarico o nelle piattaforme. Nei convegni la Gdo parla sempre di qualità ma poi nella realtà di tutti i giorni ti chiedono prezzi sempre più bassi e contributi sempre più alti. La qualità dovrebbe essere sempre al primo posto ma non è così. Potrebbe essere utile collaborare insieme alla Gdo per comunicare ad esempio sui punti vendita i plus della quarta gamma che ancora oggi non sono ben chiari nel consumatore, oppure comunicare insieme le differenze degli estratti di frutta rispetto alle altre tipologie di succhi, per poi giustificarne i diversi prezzi a scaffale”.
Più ottimisti altri due fornitori. “Le cose stanno cambiando - sostiene il primo - molto lentamente ma sicuramente il cambio di approccio al settore da parte della distribuzione moderna è iniziato. Serve in generale più programmazione su tutte le categorie e condivisione dei programmi di impostazione dei volantini. Questo permetterebbe di affrontare i periodi di crisi in sinergia con la disponibilità di magazzino e di calibro. Anche il fornitore deve evolvere e migliorare, in particolare deve investire nella continuità e nella distintività dell’offerta”. “È importante - aggiunge il secondo - proseguire il percorso intrapreso quasi da tutti sui temi della qualità, dell’informazione verso i consumatori e dell’esposizione. Ora bisogna spingere sullo sviluppo di gamme innovative e complementari per diversificare i consumi”. C’è anche chi se la prende con il dilagante fenomeno del localismo: “Molte catene, non solo discount, sono condizionate negli acquisti dal prezzo basso, che non è sicuramente sinonimo di qualità. I punti vendita sono nella maggior parte dei casi gestiti male, con personale poco attento e non qualificato, incapace di relazionarsi con la clientela. Siamo poi arrivati a un’esasperazione del fenomeno del localismo: in alcune regioni abbiamo raggiunto il ridicolo. Ci vorrebbero maggiori controlli da parte degli enti preposti sulla provenienza della merce”.
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Il futuro del reparto secondo la distribuzione A Fresh Retailer 2017 presentata un’inedita ricerca trade Salvo Garipoli
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“Il reparto ortofrutta del futuro: strategie, opportunità e scenari”. Questo il titolo della prima indagine trade dedicata alla Gdo nazionale, presentata in esclusiva a Milano il 29 settembre in occasione di Fresh Retailer 2017. L’analisi, condotta da SG Marketing, società specializzata in food strategy, ha visto la partecipazione di 20 responsabili freschi e ortofrutta, rappresentativi del 60 per cento del canale moderno, e ha permesso di delineare le aree di lavoro per avere successo Nell’ambito della terza edizione di Fresh Retailer, il 29 settembre, è stata presentata la prima indagine trade dedicata alla GDO nazionale dal titolo “Il reparto ortofrutta del futuro: strategie, opportunità e scenari”. L’analisi, condotta da SG Marketing, ha visto la partecipazione record di 20 responsabili freschi e ortofrutta rappresentativi del 60 per cento del canale moderno, ed ha permesso di delineare il ruolo del partner-fornitore, le aree di lavoro e di presidio del cliente-consumatore, promocomunicazione su tutte. È ufficiale, consumare ortofrutta è “cool”, a dircelo e dimostrarcelo è il consumatore italiano che, immerso nell’era digitale, è sempre più alla ricerca di bisogni solo apparentemente non coerenti quali il “gusto” ed il “ben-essere”. È la rivoluzione flexitariana, un esercito di 18 milioni di unità, il 29 per cento della popolazione italiana, che sceglie di organizzare il proprio pasto quotidiano prediligendo frutta e verdura alle proteine di origine animale (carne rossa su tutte). Il questo contesto di mercato, il posi MAGAZINE
zionamento distintivo per le insegne si gioca all’interno dell’area del freschissimo, reparto ortofrutta in testa, che diventa luogo-non luogo in grado di attrarre e fidelizzare. Tre le aree critiche di successo evidenziate nel corso dell’analisi. Al primo posto c’è il presidio efficace ed efficiente del reparto ortofrutta, coerentemente con le esigenze dello shopping, va implementato in modalità omni-canale. Per quasi il 70 per cento degli intervistati il reparto ortofrutta ha registrato, a fronte di una dinamica inflazionistica, una performance a volume migliore rispetto l’anno precedente, un dato che ne consolida il ruolo di attrazione e fidelizzazione affidandogli il compito, da un lato, di rassicurare il cliente-consumatore attraverso un posizionamento d’insegna giocato su territorio (molto importante per il 75 per cento degli intervistati), stagionalità (65 per cento) e italianità (60 per cento) e, dall’altro lato, di
La ricerca di SG Marketing, presentata da Salvo Garipoli a Fresh Retailer 2017, è stata commentata da una tavola rotonda moderata da Claudio Scalise (in piedi) e composta da alti rappresentanti di cinque gruppi distributivi: da sinistra, Daniele Furlani di Conad, Giovanni Panzeri di Carrefour Italia, Giuseppe Capaldo di Coop Consorzio Nord Ovest, Gregorio Martelli di Magazzini Gabrielli e Luca Boselli di Lidl Italia.
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soddisfarlo sul fronte del valore aggiunto grazie alla proposizione di prodotti innovativi (70 per cento) e linee premium (60 per cento) intercettandolo on line e dentro il punto vendita, “media” ritenuti paritariamente molto importanti per il 50 per cento del campione. Passiamo alla seconda area critica di successo. Il punto vendita assume sempre di più il ruolo di piattaforma esperienziale utile a guidare, formare ed informare il cliente-consumatore nel proprio percorso di spesa. Il category management si conferma lo strumento preferenziale per organizzare il N.21 OTTOBRE 2017
reparto ortofrutta, la razionalizzazione del numero di referenze trattate e la relativa gestione passano dalla necessità di coordinare efficacia assortimentale ed espositiva con efficienza gestionale (rotazioni e logistica su tutto). Nella logica di segmentare la domanda, i retailer intervistati, evidenziano come aree di lavoro da approcciare in chiave di differenziazione dell’offerta, quelle relative all’approfondimento dell’organolettica di prodotto,
(con la modalità di consumo in testa al 20 per cento seguita, con il 12,5 per cento degli accordi, dalle occasioni di consumo), associata al racconto dei benefici di prodotto posizionati dai distributori, con una percentuale pari al 15 per cento, al secondo posto. Concludiamo con la terza area critica di successo: l’innovazione di prodotto e di processo, che diventa strumenti operativo da utilizzarsi in chiave assortimentale e gestionale. L’approccio al reparto ortofrutta si sostanzia oggi più che mai nella capacità di selezionare percorsi innovativi in grado di ga MAGAZINE
Non c’è più spazio per “dichiarazioni di intenti” più o meno accorate, la missione per produzione e distribuzione è quella di attivare modelli collaborativi paritari, competitivi e sfidanti in grado di proporre e sostenere, a partire dal punto vendita, nuovo valore nei confronti del cliente-consumatore.
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rantire la piena soddisfazione del cliente-consumatore nel proprio processo di scelta (anche attraverso l’innovazione varietale), acquisto, grazie alla presenza in reparto di una quota crescente prodotti confezionati e consumo attraverso la possibilità di poter accedere ad un quota sempre maggiore di prodotti ad alto valore aggiunto. Operativamente rilevante è l’atteggiamento non totalmente positivo che il campione GDO manifesta rispetto le dinamiche a volume del prodotto sfuso nel medio periodo, con una riduzione prospettica segnalata dal 45 per cento dei rispondenti con riferimento alla verdura sfusa, dal 30 per cento per la frutta fresca e dal 25 per cento per quanto riguarda la frutta secca. A corredo di quanto evidenziato, per il 65 per cento degli intervistati il promozionale si conferma leva da attivare strategicamente per favorire il primo acquisto e sottolineare il posizionamento del reparto nella sua dimensione più qualitativa attraverso politiche di taglio prezzo profondo e di breve durata. In tal senso il digitale rappresenta una frontiera da approcciare in maniera coerente, integrata e rilevante come canale parallelo rispetto al fisico e prospetticamente come area di business concreto. Non è un caso che per il panel, accanto a superstore e a discount, è proprio l’ecommerce il format distributivo ritenuto maggiormente in crescita nei prossimi anni.
MAGAZINE
Le aree di lavoro DOM. 1a. Ha già provveduto ad attivare la leva di gestione evidenziata o ha in programma di farlo?
50,0%
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35,0% 65,0%
40,0%
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La comunicazione reparto/prodotto
Innovazione varietale
60,0%
55,0% 25,0%
L’HO GIÀ FATTO
Specializzazione dei fornitori
Fornitori innovativi
Prodotti-servizio
HO IN PROGRAMMA DI FARLO
La crescita dei format distributivi DOM. 7. Quali tra i seguenti format distributivi ritiene saranno maggiormente in crescita nei prossimi anni? - max tre risposte
0% Iper & Mercatini
65,0%
60,0% 50,0%
45,0% 25,0% 15,0% 15,0%
Superstore
E-commerce
Discount
Supermercato
Superette
I nuovi formati di vendita
Negozi specializzati
5,0% Acquisto diretto dal produttore
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#EPTABricks: il locker refrigerato di Epta per un mondo in evoluzione Dalla multicanalità alla omnicanalità: oggi l’esperienza è integrata tra un canale e l’altro Massimiliano Lollis
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“Il mondo è in continua evoluzione, per avere successo il cambiamento va pensato, anticipato, aggredito. Bisogna giocare d’anticipo”. Ne è certo William Pagani, group marketing director di Epta - gruppo multinazionale specializzato nella refrigerazione commerciale che a Fresh Retailer ha presentato i locker refrigerati #EPTABricks illustrando le nuove tendenze d’acquisto che stanno alla base di questa innovativa tipologia di soluzioni, nate nel segno della omnicanalità Certamente negli ultimi decenni il mondo è cambiato profondamente. È questa la prima considerazione di William Pagani di Epta a Fresh Retailer 2017. “Oggi - spiega - sono 5 miliardi le persone connesse ogni giorno, e di queste quasi 2 miliardi acquistano online ogni giorno, mentre le vendite internet ammontano a 2 miliardi di dollari annui”. Di questa cifra astronomica, ben il 4,4 per cento viene speso online in grocery. “Un numero che sembra piccolo - osserva Pagani ma che non ci deve trarre in inganno. Si stima infatti che entro il 2025 raggiungerà il 9 per cento, una cifra impressionante”. Il 2025 può forse sembrare lontano, ma non bisogna illudersi: “Il cambiamento - mette in guardia Pagani - è già in atto, ed è fondamentale osservare i giovani di oggi, la cosiddetta generazione Y, per capire quali saranno i consumi del domani”. Dopo la generazione X quella dei nati negli anni ’70 - sarà infatti il turno della generazione Y o Millennial, la classe dei ’92, quella sempre connessa. “Questi ragazzi non vivono più singolarmente MAGAZINE
spiega Pagani -, condividono qualsiasi cosa, ogni esperienza è di tutti. Per loro è fondamentale condividere, perché possedere è banale. Lo vediamo con le auto. Si condivide e si utilizza ma non si possiede: questa è la sharing economy”. A queste particolarità generazionali corrispondono diversi approcci all’acquisto: così, da un’ottica multicanale passiamo rapidamente a quella omnicanale. “Oggi il 40 per cento dei ragazzi decide online cosa acquistare, poi però acquista in un negozio fisico. Solo il 25 per cento fa l’opposto” spiega Pagani, che continua: “Questo si traduce nella omnicanalità: esperienza integrata e senza interruzione tra un canale e l’altro”. Diretta conseguenza dell’omnicanalità è la necessità da parte dei retailer di dare una funzione diversa al negozio fisico: “Oggi non esiste più il multicanale, c’è solo un canale - osserva Pagani - ma per questo non può esserci una sola soluzione. Servono invece strategie specifiche per specifici format. Oggi il negozio fisico è un punto di esperienza e di contatto tra le persone, un valore
Epta, gruppo multinazionale specializzato nella refrigerazione commerciale per la distribuzione organizzata, si è affermata nello scenario mondiale grazie a una solida cultura industriale, a una grande forza competitiva e alla significativa presenza del gruppo sia in termini geografici, sia in numerose aree di business. Il gruppo offre la più ampia e articolata gamma di soluzioni per la refrigerazione commerciale, assicurando la fornitura, l’installazione e la manutenzione di impianti, sia in modo diretto, sia avvalendosi di una capillare rete di distributori in tutto il mondo. Epta è stata tra i main sponsor di Fresh Retailer 2017.
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aggiunto” che punta sulla qualità del servizio al consumatore e dimostra che “se la guerra dei prezzi è finita, quella dei servizi è più che mai in corso”. Quale messaggio dare quindi ai retailer di oggi? “Il messaggio - afferma Pagani - è uno solo: non c’è scelta, bisogna continuare a investire, solo così si può aggredire il cambiamento ed anticipare i trend”. Quella che scatta William Pagani è una fotografia molto chiara delle dinamiche in atto: “Da un lato il cliente vorrebbe ricevere la spesa fresca o surgelata quando e dove vuole, in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora - spiega - dall’altro il retailer vuole ridurre i costi dell’ultimo miglio (fondamentali per i ricavi), sfruttando tutti i canali a disposizione per raggiungere il cliente, e dall’altra parte offrire attraverso il punto vendita fisico un’esperienza unica e irripetibile al consumatore che invece ha deciso di recarsi in negozio.” Proprio per venire incontro a que N.21 OTTOBRE 2017
ste esigenze, Epta ha elaborato una soluzione industriale: gli #EPTABricks sono locker refrigerati che fungono da punto di ritiro sicuro per i prodotti alimentari acquistati online. E le loro qualità sono sorprendenti. “Prima di tutto - spiega Pagani - la versatilità: questi locker hanno la possibilità di contenere prodotti freschi, refrigerati o a temperatura ambiente controllata, con diverse indicazioni di temperatura e postazioni sia all’aperto che indoor”. La seconda caratteristica è invece la scalabilità: ciò significa che possono essere assemblati tra loro - fino a 99 diversi moduli - un po’ come dei mattoncini (brick, per l’appunto). La terza qualità riguarda invece l’integrazione con il sistema di ecommerce del retailer: “Il software di e-commerce - spiega Pagani vede questo sistema come una
semplice location, come l’indirizzo di casa di un qualsiasi cliente, e si integra così perfettamente con questo sistema elettronico senza ulteriori investimenti”. Così il consumatore non deve far altro che ritirare il prodotto nel locker quando preferisce. Cosa che invece apprezzeranno molto i retailer è la possibilità di monitorare costantemente i locker su temperature, performance, contenuto e sicurezza, così come il customer care dedicato. “Sappiamo come il retail francese abbia già iniziato a utilizzare soluzioni simili - osserva Pagani mentre in Italia vediamo tentativi ed esperimenti più o meno artigianali. La nostra però - puntualizza - è una soluzione industriale. Oggi siamo qui per lanciare un messaggio: con #EPTABricks possiamo supportarvi per fare il prossimo passo, quello del roll out industriale, verso un mondo sempre più omnicanale e integrato”.
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C’è anche Milano nel futuro del vertical farming Una risposta concreta e sostenibile alle sfide globali Massimiliano Lollis
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A Fresh Retailer 2017 si è parlato anche di vertical farming. Secondo Luca Travaglini, responsabile della divisione FarmTech di Travaglini Spa, se in futuro troveremo risposte ai problemi di approvvigionamento e sostenibilità ambientale, sarà proprio grazie alla coltivazione idroponica in serre fuori suolo chiuse, su più livelli, climatizzate e automatizzate. Per dare concretezza a questa visione l’azienda sta realizzando uno dei più grandi stabilimenti di vertical farming al mondo Cosa intendiamo per vertical farming? Per affrontare il tema, Luca Travaglini, responsabile della divisione FarmTech di Travaglini Spa, azienda leader nel settore dell’impiantistica per il settore agroalimentare, sceglie di partire da una definizione. “Si tratta - spiega Travaglini - di un processo di produzione indoor (in serra, ndr), dove sfruttiamo il sistema idroponico e utilizziamo dei LED ad alta efficienza per riprodurre il processo di fotosintesi clorofilliana in un ambiente controllato, ricreando le condizioni ottimali per la crescita dei vegetali. In questo modo - afferma - riusciamo a produrre ovunque”, vale a dire in qualsiasi Paese del mondo poiché il sistema è svincolato dalle condizioni climatiche esterne. Certamente un risultato non da poco considerando le problematiche ambientali sotto gli occhi di tutti. In una sola parola: il futuro. Il vertical farming può dare risposte a molti di questi problemi, sostiene Travaglini, secondo cui questo tipo di tecnologia riceve oggi un’attenzione mediatica notevole MAGAZINE
proprio a causa degli scenari futuri planetari, tutt’altro che rosei. “Prima di tutto - spiega - c’è una popolazione che crescerà fino a 10 miliardi nel 2050, e l’urbanizzazione porterà la popolazione a vivere sempre di più nelle città”. Di conseguenza ci sarà sempre una maggior richiesta da parte dei consumatori, non solo di cibo ma anche di sicurezza alimentare. Ricordiamo che ad oggi l’80 per cento dei campi agricoli al mondo sono già utilizzati e il restante non potrà sfamare la popolazione mondiale in crescita”. Punto di forza del sistema verticale è l’ambiente indoor: “Si tratta - spiega - di un ambiente perfettamente climatizzato e controllato, dove possiamo produrre senza pesticidi e diserbanti”. Un altro elemento critico è lo spreco di acqua: “Oggi - osserva - oltre il 70 per cento dell’acqua viene destinata ad allevamento e agricoltura, mentre il consumo d’acqua per la produzione di vege-
Qui sopra Luca Travaglini, responsabile della divisione Farm Tech di Travaglini Spa, azienda leader nel settore dell’impiantistica per il settore agroalimentare. A lui è toccato sviluppare il tema dell’innovazione in orticoltura durante la prima sessione della conferenza a Fresh Retailer 2017. Proprio nel capoluogo lombardo Travaglini sta realizzando uno dei più grandi stabilimenti di vertical farming al mondo. Sarà pronto nel corso del 2018.
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tali in vertical farm è circa il 95 per cento in meno rispetto alle coltivazioni tradizionali in campo”. Analizzando nel dettaglio i benefici di questo sistema, i vantaggi sono molteplici, per tutti: “Per i produttori - osserva Travaglini questo sistema significa migliore qualità, consistenza e resa dei vegetali. Con questo sistema saranno in grado di produrre ogni giorno determinati prodotti con minori sprechi: il prodotto infatti avrà N.21 OTTOBRE 2017
una catena più corta e una shelf life maggiore perché - spiega - il prodotto può non essere lavato”. Il sistema prevede inoltre un ciclo produttivo perfettamente controllato, dove l’impiego della tecnologia nella gestione sarà centrale: “In futuro, con il sempre maggiore utilizzo dell’intelligenza artificiale saremo in grado di elaborare i dati, rendendo il processo sempre più efficiente”. “Il vertical farming spiega Travaglini - è una coltivazione efficiente e ad alto rendimento perché multilivello”, e sostenibile perché “è un processo che genera solo scarti biologici e biodegra MAGAZINE
Con il vertical farming si può produrre ovunque. Si tratta di un processo di produzione indoor, quindi un ambiente protetto rispetto a ciò che sta all’esterno, dove si sfrutta il sistema idroponico e si utilizzano dei LED ad alta efficienza per riprodurre il processo di fotosintesi clorofilliana in un ambiente completamente controllato, ricreando le condizioni ottimali per la crescita dei vegetali. Tra i vantaggi c’è la programmazione: si può produrre anche tutto l’anno nelle migliori condizioni di salute per le piante.
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dabili e può funzionare utilizzando fonti di energia rinnovabili”. Tra gli altri vantaggi, minori costi di trasporto - si tratta praticamente di km zero - e una produzione annuale dove la stagionalità non conta più. Ed è la città il vero contesto dove il vertical farming può rivelarsi più utile: “Questo sistema - spiega - viene considerato la risposta al fenomeno dell’urbanizzazione: si potrà produrre sui tetti dei grattacieli e perfino nei tunnel delle metropolitane. Si potrà essere indipendenti dal fattore meteo, che oggi impatta molto sulle nostre produzioni agricole”. Benefici importanti anche per i consumatori: “Si tratta qui - spiega Travaglini - di un prodotto della migliore qualità, perfettamente sano, privo di pesticidi, reperibile sempre e a km zero. Il consumatore può finalmente avere una garanzia di un prodotto di qualità e disponibile tutto l’anno”. Ma i vantaggi sono notevoli anche per i retailer: “Proprio per queste caratteristiche, il prodotto del vertical farm si posiziona sulla fascia premium, sono prodotti fondamentali per differenziarsi dai concorrenti. Senza dimenticare la reperibilità del prodotto tutto l’anno - il che rende possibile anche programmare la richiesta in base alla domanda della Gdo - e la produzione chiusa, in ambienti controllati, evita rischi di reclamo dati da corpi estranei e patologie. “Tutto ciò - conclude - rappresenta innovazione che porta alla riconoscibilità della catena”. MAGAZINE
Il vertical farming risponde soprattutto a una necessità fondamentale nei consumatori di oggi: sapere da dove proviene il cibo che consumano. “Sapere cosa mangiamo con certezza - afferma Travaglini - è un diritto”. E questo diritto la Travaglini Spa lo vuole difendere con una produzione industriale ad hoc, nonostante il contesto europeo non sempre favorevole: “Il nostro obiettivo è rendere il vertical farming sostenibile e competitivo in Europa, dove i costi energetici e di manodopera sono molto alti”. Ma com’è iniziato tutto? “La nostra azienda - spiega Travaglini - che è sul mercato da oltre 70 anni e che l’industria alimentare la conosce bene, è partita dall’osservazione del settore. Analizzando il mercato del vertical farming, ci siamo resi conto che finora era stato approcciato soprattutto dagli agricoltori tradizionali, che concepiscono il vertical farming come semplici serre su più livelli, e che quindi spesso sminuiscono l’apporto tecnologico di questo sistema”.
Anche perché, spiega Travaglini: “Non parliamo qui di agricoltura tradizionale, bensì di un processo industriale che permette di avere netti vantaggi sul processo stesso. Travaglini Spa ha un importante know-how sulla parte di climatizzazione e automazione: per raggiungere il nostro obiettivo abbiamo quindi stretto accordi con aziende leader nel mercato come Philips, che dal 2010 investe con successo nel settore in un centro specializzato a Eindhoven per fare ricerca. Tra i nostri partner ci sono anche Netafim, leader mondiale dei sistemi di irrigazione, e la portoghese Cool Farm”. Le soluzioni offerte sono ampie e adatte ad ogni tipo di esigenza: “Da quelle piccole, di tipo standalone, a quelle industrializzate”. Il futuro di Travaglini Spa è però molto ambizioso: l’azienda sta infatti lavorando con i suoi partner alla realizzazione di un enorme stabilimento di vertical farming a Milano. Una volta ultimato - per la metà del 2018 si pensa - l’impianto farà di Milano una delle capitali del vertical farming mondiale: “Nel capoluogo lombardo - conclude Tra-vaglini - stiamo costruendo una delle più grandi vertical farm al mondo. Abbiamo deciso di dare fiducia a questa idea, e lo facciamo perché vogliamo che questo fenomeno possa trovare spazio anche nel contesto italiano”. Perché in futuro, il km zero potrebbe diventare una reale necessità per tutti.
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Mela Val Venosta, la priorità ora è la qualità totale La nostra visita in Val Venosta, eccellenza nella melicoltura Eugenio Felice
Quella appena iniziata è una delle campagne più difficili per la melicoltura degli ultimi anni. Gelate prima e grandinate poi hanno compromesso parte del raccolto italiano. E sul fronte commerciale, la situazione oltre confine è quanto mai instabile e in continua evoluzione, con nuovi competitor che avanzano sul mercato. Il consorzio delle cooperative frutticole della Val Venosta però ha le idee chiare: produrre meno, ma produrre meglio, con l’aiuto della natura e della tecnologia È il 20 ottobre quando da Verona ci muoviamo verso la Val Venosta. Un ottobre quanto mai mite, con temperature ben al di sopra della media stagionale, almeno nelle prime tre settimane. La Val Venosta inizia sopra Merano e si arrampica fino al passo Resia, famoso per il campanile che emerge dal lago artificiale. Tra i primi comuni che si incontrano nella vallata c’è Naturno, 6 mila abitanti e 500-550 metri di altitudine sul livello del mare. Qui si trova la Texel, una delle sei cooperative del consorzio VI.P, una delle maggiori quanto a volumi lavorati di mele e una delle prime in Italia a installare il magazzino automatico per i bins conferiti in natura e quelli precalibrati. Entrando in paese non si può non notare, pur con la sua sobria discrezione, quel grande e alto parallelepipedo al cui interno ci stanno fino a 16 mila bins.
Ma prima di entrare in dettagli tecnici va fatta una piccola premessa: quest’anno il raccolto a causa di gelate in primavera e grandinate in estate sarà il più basso degli ultimi anni. Basta vedere la tabella della pagina che segue: il raccolto in Italia è stimato in 1,76 milioni di tonnellate, con alcune regioni chiave come il Trentino che registrano flessioni superiori al 60 per cento. E pensare che nel 2014, solo tre anni fa, il raccolto era stato di 2,46 milioni di tonnellate, vale a dire 700 mila tonnellate in più. Se Melinda registra il peggiore raccolto da quando è nata, per la Val Venosta la campagna è stata salvata dai sistemi antigelo che hanno permesso di contenere i danni: il calo rispetto a una annata normale è tra il 30 e il 35 per cento (nel momento in cui scriviamo il raccolto non è ancora del tutto terminato). Vi state chiedendo cosa
La Texel è la prima cooperativa che si incontra in Val Venosta, salendo da Merano. Lo stabilimento si trova a Naturno, a 550 metri sul livello del mare. Riunisce 330 melicoltori per una superficie di circa 1.000 ettari. Nella foto si nota il parallelepipedo marrone che si alza verso il cielo: è il magazzino automatico, che contiene 16 mila bins, realizzato dalla austriaca LTW.
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La Texel è una delle sei cooperative melicole della Val Venosta. È anche la seconda per volumi di mele lavorate dietro la Mivor di Laces. In una campagna “normale” arriva a lavorare infatti 75 mila tonnellate di frutti o 7.500 vagoni (i vagoni sono l’unità di misura tradizionalmente utilizzata, perché una volta le mele andavano verso il centro e nord Europa con il trasporto ferroviario). Quest’anno però il raccolto a causa delle gelate e delle grandinate sarà sotto del 30 per cento rispetto a quel valore.
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E U-28 Cons 2011 Cons 2012 Cons 2013 Cons 2014 Cons 2015 Cons 2016 Prev 2017 Prev/Cons Tons x 1.000 Austria Belgio Croatia Rep. Ceca Danimarca Francia Germania Grecia Ungheria Italia Lettonia Lituania Olanda Polonia Portogallo Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Regno Unito TOTALE
199 305 83 79 20 1.701 953 305 301 2.293 8 49 418 2.500 265 412 33 73 507 17 226 10.746
157 220 59 118 18 1.169 972 242 750 1.939 9 39 281 2.900 221 351 36 45 391 14 162 10.095
155 220 96 121 23 1.576 804 236 585 2.122 15 40 314 3.170 284 387 42 56 464 17 204 10.929
188 318 62 131 26 1.444 1.116 245 920 2.456 10 27 353 3.750 272 382 46 68 505 16 175 12.510
177 285 101 156 24 1.674 973 242 522 2.280 8 46 336 3.979 329 336 40 71 482 21 183 12.265
40 234 35 139 24 1.515 1.033 259 498 2.272 10 50 317 4.035 263 327 17 12 495 20 183 11.779
67 74 66 108 19 1.396 555 232 628 1.757 5 44 234 2.870 314 309 31 6 474 18 137 9.343
68 - 68 89 - 22 - 21 -8 - 46 - 10 26 -23 - 50 - 12 - 26 - 29 19 -6 82 - 50 -4 - 10 - 25 - 21
ITAL IA Prod 2011 Prod 2012 Prod 2013 Prod 2014 Prod 2015 Prod 2016 Prev 2017 Cons/Prev Golden Del 1.020.794 898.243 930.510 1.035.605 946.575 929.727 598.665 Red Del. 253.311 192.380 229.951 268.084 255.583 264.964 198.014 Imperatore 61.106 56.101 58.088 74.431 46.101 48.794 46.230 Stayman 16.993 12.524 20.930 15.731 14.188 13.774 9.126 Gala 318.313 277.448 293.774 327.791 330.368 332.451 287.175 Granny 121.652 96.297 124.805 173.701 176.446 160.261 142.663 Gloster 169 171 128 69 83 39 Elstar 704 705 479 378 281 234 Annurca 35.000 35.000 35.000 40.000 35.000 35.000 35.000 Renette 27.198 21.884 28.716 33.953 29.149 29.637 5.929 Janogold 16.987 11.167 14.369 9.475 9.855 5.276 5.000 Jonathan 60 203 5 27 18 28 Braeburn 102.219 76.515 84.718 90.735 78.664 84.058 70.570 Idared 2.484 2.198 2.814 1.118 1.746 777 Fuji 164.012 132.052 177.774 199.510 189.319 167.846 159.193 Cripps Pink 91.807 65.520 73.813 104.189 87.076 108.634 97.284 Altre 59.953 60.608 75.673 81.419 86.177 108.526 101.927 TOTALE 2.292.762 1.939.014 2.151.547 2.456.215 2.286.628 2.272.027 1.756.776 MAGAZINE
(Tons) - 36 - 20 -5 - 34 - 14 - 11 - 100 - 100 - 80 -5 - 100 - 16 - 100 -5 - 10 -6 - 23
significa annata normale? Vuol dire che, in assenza di avversità climatiche, il raccolto è di circa 350 mila tonnellate. Quindi in Val Venosta siamo sotto di 110-125 mila tonnellate di mele. A essere maggiormente penalizzata è poi la varietà Golden Delicious, la più coltivata sia qui che nella confinante Val di Non. Texel, l’imperativo della qualità. Ma torniamo alla nostra visita. A riceverci c’è Christoph Tappeiner, direttore della cooperativa e responsabile commerciale distribuzione organizzata della VI.P. In sostanza, oltre a occuparsi della cooperativa, segue anche le vendite per tutto il consorzio a quei gruppi distributivi che potremmo definire regionali, dall’Alto Adige fino alla Sicilia. La Texel in una annata “normale” lavora 75 mila tonnellate di mele, volume secondo solo alla Mivor di Laces che arriva a 85 mila tonnellate. Come numeriche siamo ai vertici in Europa. “Quest’anno però - precisa Tappeiner ci fermiamo a 5.200 vagoni, quindi 52 mila tonnellate. Il calo è giusto del 10 per cento superiore allo scorso anno che a sua volta era sotto del 20 per cento rispetto a un’annata normale. Diciamo che, in compenso, la qualità dei frutti è molto alta, così come la pezzatura, grazie alla notevole escursione termica tra giorno e notte che si è registrata negli ultimi mesi”. La Texel riunisce 330 melicoltori per 1.000 ettari di superficie. Essendo la prima delle cooperative N.21 OTTOBRE 2017
Nei prossimi anni assisteremo a una riduzione dei “volumi perché, tra nuove varietà, una crescita del biologico e tecniche colturali meno spinte, calerà la resa per ettaro. La nuova strategia condivisa della VI.P è chiara: produrre meno ma produrre meglio ”, Christoph Tappeiner (direttore Texel - Val Venosta)
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Christoph Tappeiner, 43 anni, coniugato, tre figli, è il direttore della cooperativa Texel di Naturno (Bolzano) e il responsabile commerciale del consorzio VI.P per i gruppi distributivi regionali italiani, la cosiddetta DO. Nella foto è vicino agli imballaggi con il brand inaugurato i primi mesi del 2016: le due coccinelle simbolo di naturalità e bontà. Proprio su questi valori si svilupperà la strategia del consorzio che raggruppa oltre 1.700 melicoltori per una produzione che in una annata normale raggiunge le 350 mila tonnellate.
IN VAL VENOSTA
LA NOSTRA VISITA
ALLA TEXEL
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che si incontrano in valle ha anche un assortimento varietale che potremmo definire atipico. Le Golden rappresentano quest’anno solo il 43 per cento del raccolto. “Il resto sono varietà rosse o bicolore - spiega Tappeiner - Red Delicious con il 21 per cento, Gala con il 15 per cento, Fuji con il 5 per cento, mentre il 16 per cento è costituito da varietà nuove o comunque distintive come Pinova, Ambrosia, Kanzi ed Envy. In tutta la vallata la Golden è ancora predominante rappresentando il 64 per cento del raccolto. Abbiamo anche un’elevata incidenza di produzione biologica, sia-
mo già al 20 per cento del raccolto presso i nostri soci, più o meno il doppio del livello medio raggiunto in Val Venosta. Diciamo che il trend generale sarà un incremento delle varietà nuove e una maggiore valorizzazione di quelle tradizionali, puntando sempre ai nostri valori che sono la naturalità e la bontà, rappresentati dalle due coccinelle. Questo significa una cosa rilevante: si abbasseranno negli anni a venire i volumi lavorati, sia perché le nuove varietà hanno rese per ettaro più basse e lo stesso vale per la produzione biologica, sia perché, con lo scopo di aumentare le qualità organolettiche ed estetiche dei frutti, abbiamo iniziato ad adottare tecniche colturali che spingono meno le piante. La stra MAGAZINE
Alla Texel di Naturno (Bolzano) è installata dal 2015 una calibratrice Greefa GeoSort a 10 linee e 66 uscite con selezione dei difetti esterni “iQS” di ultima generazione (peso, diametro, forma, colore a 5 parametri): ricostruisce la mela in 3D e permette di fare 60 qualità diverse con regolazione dell’occupazione delle linee in automatico per garantire un utilizzo della macchina sempre oltre l’85 per cento. Ha inoltre una selezione dinamica del canale: la calibratrice si sceglie in automatico il canale dove scaricare per avere sempre una resa alta.
La calibratrice della Texel ha una capacità di 40 tonnellate l’ora (vale a dire 120 bins l’ora) con sistema di deposito in acqua diretta senza spazzola. In testa alle linee ci sono anche delle bollinatrici della Sinclair (si vedono nella parte in basso a sinistra della foto). I riempitori ad acqua che raccolgono le mele calibrate e selezionate sono tra i più delicati del settore dato che funzionano con sottovuoto, con capacità di 40 bins l’ora. Le operazioni finali sono svolte da un robot automatico, denominato, Binmatic che manipola fino a 130 bins l’ora.
Foto: NextVideoProduction.com
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tegia condivisa della VI.P è chiara: produrre meno ma produrre meglio, che poi è quello che chiede oggi il mercato. Texel, a tutta tecnologia. Quando siamo arrivati allo stabilimento di Naturno c’erano i lavori in corso: gru, ponteggi esterni, operai indaffarati per ristrutturare gli uffici e ricavare nuovi spazi da dedicare alle attività. In effetti non è che con il magazzino automatico l’innovazione sia terminata. Anzi. C’è una ricerca continua per migliorare ed efficientare i processi. “Negli ultimi anni abbiamo automatizzato tutto quello che potevamo - ci riferisce Tappeiner - solo questa estate abbiamo rinnovato completamente la sala confezionamento, l’unica dove è rimasta forte la pre MAGAZINE
senza della manodopera. I driver sono stati diversi: creare un ambiente confortevole per i nostri lavoratori, avere la massima flessibilità nell’utilizzo degli imballaggi, che oggi sono oltre 100, perfezionare ulteriormente la presentazione delle mele. Più che su nuove automazioni ora stiamo lavorando per ridurre i tempi di evasione degli ordini”. Ma fin dove si è spinta l’automazione alla Texel? Ecco una breve cronologia: dal 2012 dispone di un magazzino automatico da 16 mila bins (vale a dire oltre 5 mila tonnellate), dal 2015 di una nuova calibratrice Greefa da 10 linee e
66 canali di uscita collegata in modo automatico allo stesso magazzino automatico. Dal 2016 poi è stata automatizzata anche la fase che va dal magazzino automatico alle 12 linee di confezionamento: in particolare, questa automazione ci risulta essere unica in Europa. Nel 2017, infine, come dicevamo, è stata completamente rinnovata anche la sala confezionamento, con tanto di pallettizzatori automatici e carrelli laserguidati senza conducente che portano i pallet all’area di carico. In sostanza, come potete vedere nel nostro video esclusivo della visita (lo potete vedere direttamente dal vostro smartphone leggendo il codice QR della pagina che precede), la manodopera si concentra quasi esclusivamente nella sala confezionamento. N.21 OTTOBRE 2017
1990 350
Mela Val Venosta in cifre
6 10%
anno di fondazione
mila tons raccolto “normale”
cooperative incidenza biologico
50 1720
mercati serviti
melicoltori
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“A questo punto - ci anticipa Tappeiner - ci piacerebbe potenziare lo spaccio aziendale e aprire lo stabilimento al pubblico per far vedere tutta l’attenzione che riserviamo alle mele e all’ambiente. Naturno è infatti il comune della valle con il maggior flusso turistico. Tutti gli interventi sono finalizzati al miglioramento della qualità. Il magazzino automatico ci ha permesso, ad esempio, di abbattere il numero di carrelli in movimento nello stabilimento e quindi il rischio di incidenti, ma allo stesso tempo, cosa ancora più importante, ci ha permesso di dare al cliente la partita giusta con tempi prima impensabili nell’evasione dell’ordine. La temperatura costante a 2,5 gradi poi si traduce in maggiore shelf-life del prodotto. In altre parole lavoriamo meglio e diamo un servizio e un prodotto superiori ai nostri clienti, cercando un impatto ambientale sempre più basso. Abbiamo anche salvaguardato la manodopera, che è stata spostata nelle fasi di confezionamento e logistica”. VI.P: sfide e riorganizzazione. Il legame tra le cooperative del consorzio è molto forte. Le tecnologie che vengono adottate da una poi vengono adottate anche dalle altre. È così per il magazzino automatico: lo hanno la Mivor, la Texel e la Geos, lo sta facendo la Juval e ha deciso di farlo anche la Oveg. In sostanza lo avranno a breve tutti gli stabilimenti della valle che lavorano grandi quantitativi di mele. N.21 OTTOBRE 2017
A dirigere e coordinare l’orchestra c’è poi la squadra guidata da Josef Wielander, che proprio a partire da questa campagna si è data una nuova organizzazione interna per fornire con maggiore incisività e rapidità ai clienti la progettualità necessaria ad affrontare questo
momento di svolta nel mercato delle mele, in cui coesistono le varietà tradizionali e quelle nuove, e molti nuovi Paesi si propongono progressivamente sia come competitors che come acquirenti.
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Le mele a polpa rossa adesso hanno anche un nome: Kissabel Marco Zanardi
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Una gamma di mele innovative, invitanti, genuine e completamente naturali, che sorprendono a primo impatto per l’aspetto, dopo l’assaggio anche per il gusto. Sono le attese mele a polpa rossa di Ifored, il consorzio internazionale che riunisce 14 produttori tra i big player mondiali della melicoltura, provenienti da cinque continenti. Ora hanno un brand ufficiale, svelato in occasione di Fruit Attraction 2017: Kissabel. Il nuovo marchio comprende per ora tre varietà scelte per i primi test commerciali, che si differenziano per tonalità della polpa, colore della buccia, gusto e periodo di raccolta. Rossa nella buccia e anche nella polpa, Kissabel Rouge è una mela fresca e croccante, caratterizzata da un colore vivace e un sapore intenso, arricchito da note di frutti di bosco. Kissabel Orange ha un’attraente buccia arancione, che nasconde una sorprendente polpa rossa tendente al rosa. Soda e succosa, bilancia perfettamente acidità e dolcezza. Infine c’è Kissabel Jaune, dalla buccia gialla lenticellata e dalla polpa dolce e gradevole, con delicate sfumature rosa. Questa varietà viene raccolta dopo la Golden Delicious e ha un’ottima conservabilità. Queste cultivar sono il frutto di oltre 20 anni di ricerca effettuata con metodi esclusivamente naturali dalla società francese di sviluppo varietale IFO, incrociando mele selvatiche a polpa rossa con varietà di qualità elevata per gusto, conservabilità, aspetto e MAGAZINE
“Un bacio naturale che risveglia nel consumatore il gusto della scoperta e lo invita a svelare il suo cuore sorprendente, con i suoi colori dal rosa al rosso intenso”. Ecco la filosofia da cui nasce Kissabel, il nuovo marchio delle mele “red inside” di Ifored, il consorzio che riunisce 14 big della melicoltura mondiale, presentato in anteprima mondiale a Fruit Attraction 2017. Il brand comprende per ora tre varietà che si differenziano per colori, gusto e periodo di raccolta
dimensione dei frutti. Nei prossimi mesi, in Europa, saranno svolti alcuni test di commercializzazione per queste nuove mele, mentre solo nei prossimi cinque anni si potrà parlare di una vera e propria campagna commerciale. In Italia ad avere l’esclusiva è il consorzio Novamela, costituito da VOG, VI.P, Rivoira, Melinda e La Trentina. “Il brand Kissabel esprime perfettamente la sorpresa che si prova mordendo queste eccezionali mele e scoprendo i loro colori inconfon-
dibili e il loro fantastico sapore commenta il presidente di Ifored Bruno Essner - I partner di Ifored sono pronti a lanciare le mele Kissabel in tutto il mondo nei prossimi cinque anni. Il loro entusiasmante assortimento fidelizzerà una nuova generazione di consumatori grazie alle loro caratteristiche organolettiche uniche”. Oltre alle tre varietà presentate, sono in corso di valutazione altre mele a polpa rosa e rossa, con diverse colorazioni della buccia, per la futura coltivazione commerciale. N.21 OTTOBRE 2017
Il luogo del cibo felice fa il bis a Milano e convince I primi a puntare esclusivamente alle avancasse “benessere” Eugenio Felice
“Il luogo del cibo felice”, questa l’insegna luminosa che accoglie i visitatori all’ingresso. Ci troviamo a Milano 3 - Basiglio, dove mercoledì 30 agosto ha aperto le porte il secondo store a insegna Il Viaggiator Goloso dedicato alla marca premium del gruppo Unes. Aperto tutti i giorni dalle 8 alle 22, il nuovo punto vendita ha un assortimento di 9 mila referenze, di cui 2 mila a marchio VG, con una grande attenzione ai freschissimi. Promosso a pieni voti il reparto ortofrutta
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sa e della persona. Oltre ai reparti gastronomia e macelleria servite, all’ortofrutta sfusa e alla pescheria, è inoltre presente un grande panificio biologico. Il reparto pescheria è gestito da Orobica Pesca, partner con oltre 50 anni di esperienza, tra i pionieri del pesce crudo e delle ostriche francesi. Non poteva mancare, poi, il reparto sushi e sashimi, che offre esclusive preparazioni fatte in store e finger food. Infine, per gli amanti del buon vino, l’enoteca offre un ricco assortimento di etichette italiane e straniere a prezzi competitivi. Il nuovo punto vendita VG è dotato anche di un’area degustazioni dove, ogni settimana, è possibile assaporare eccellenze gastronomiche selezionate. Oltre a riempire il carrello, è possibile anche usufruire di alcuni servizi extra come la lavanderia, il wi-fi gratuito, le colonnine per la ricarica dei cellulari e il punto di ritiro self-service Amazon Locker.
AL SECONDO VIAGGIATOR GOLOSO
Il primo supermercato monomarca ha aperto i battenti a Milano a novembre 2016: 700 mq di store in via Belisario, con 5 mila referenze, compresi freschi e freschissimi, e un format esclusivo e accessibile a tutti, “dove acquistare e gustare eccellenze gastronomiche, tra bellezza, tecnologia e passione per il cibo”. Forte di un fatturato che sfiora il miliardo di euro, il gruppo Unes fa il bis nel capoluogo lombardo con un nuovo punto vendita dedicato alla propria private label top di gamma. Il nuovo store Il Viaggiator Goloso - ancora più ampio del negozio gemello di via Belisario, e con un assortimento più vasto - ha aperto ufficialmente al pubblico mercoledì 30 agosto. Si trova in piazza Marco Polo, all’interno del centro commerciale di Milano 3, ed è aperto sette giorni su sette, dalle 8 alle 22. 9 mila le referenze in vendita di cui 2 mila a marchio il Viaggiator Goloso. L’offerta è per una spesa completa: oltre ai reparti freschi e alle referenze alimentari selezionate, completano l’assortimento i prodotti dedicati alla cura della ca-
LA NOSTRA VISITA
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Foto: NextVideoProduction.com
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Il punto vendita vede come protagonista il reparto ortofrutta, che si estende per 200 metri quadrati proprio all’ingresso e si sviluppa attorno a un’isola dove gli addetti preparano giornalmente le macedonie, le spremute, le centrifughe e i frullati pronti per essere gustati. Il reparto punta a prezzi competitivi con la formula collaudata dell’every day low price e una qualità elevata, senza duplicazioni di referenze in favore di un assorti N.21 OTTOBRE 2017
mento profondo. Si apre con i prodotti di stagione e una vasca con le vellutate a marchio Viaggiator Goloso, prosegue con gli ortaggi chilometro (quasi) zero prodotti da Cascina Pizzo della provincia di Milano e da altri ortaggi, anche molto particolari come il cetriolo Carosello, la zucchina Trombetta e il peperone Carmagnola. Grande attenzione anche alla frutta esotica, al biologico (che sarà presto potenziato), ai succhi freschi, alla quarta e quinta gamma, all’interno di due ampi frigo. Il punto vendita ha portato all’esordio anche di un piccolo frigo con MAGAZINE
A dimostrazione della rilevanza che riveste oggi il reparto ortofrutta, Unes da circa un anno ha due risorse interne dedicate, che sono Luca Cardamone e Dania Pessina, presenti all’inaugurazione, lo scorso 30 agosto, del Viaggiator Goloso di Milano 3. Gli acquisti, come per Iper “la grande I” passano ancora per Finiper. Nelle foto sotto le avancasse benessere con frutta secca e fresca di quarta gamma e l’angolo del prodotto a kilometro zero, fornito in buona parte dalla Cascina Pizzo che produce ortaggi alle porte del capoluogo lombardo.
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prodotti de Il Melograno, con tante referenze, tra acque aromatizzate, succhi veggie, tra cui un curioso moijto analcolico, e burger vegetali. Nel reparto si trova anche una vasca con le mozzarelle di bufala campana a temperatura controllata con affianco i pomodori abbinati. Il reparto, rispetto al negozio di via Belisario, è a self service, con cinque operatori che nella giornata si occupano di tenere in ordine i banchi dell’ortofrutta. Il 90 per cento delle referenze, ad esclusione dell’esotico, è made in Italy, con il 100 per cento dei limoni che è di origine italiana durante tutto il periodo dell’anno. Immancabile nel reparto una scaffalatura di alcuni metri lineari con frutta secca ed essiccata, cereali, legumi e semi, posta proprio all’ingresso, subito dopo piante e fiori. Gli stessi articoli che, con le vaschette di quarta gamma di frutta, tra cui le fettine di mela Leni’s, si trovano anche nelle avancasse benessere, le uniche presenti in questo punto vendita, che punta a rendere più appagante e divertente il fare la spesa. Il Viaggiator Goloso è stata la prima insegna a togliere dolciumi e altro junk food dalle avancasse. “Se qualcuno mi chiedesse a che punto siamo, con questa nuova apertura, rispetto al percorso immaginato per il format VG - ci ha spiegato Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Unes risponderei che, se con lo store di via Belisario eravamo al 40 per cento, oggi siamo al 90 per cento MAGAZINE
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Se qualcuno mi chiedesse a che punto siamo con “questa nuova apertura rispetto al percorso immaginato per il format VG risponderei che oggi siamo al 90 per cento dal punto di vista della struttura ma solo al 50 per quanto riguarda il contenuto ”, Mario Gasbarrino (amministratore delegato Unes)
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ideoPr Foto: NextV
dal punto di vista della struttura. Trovo che sia il più bel punto vendita che il gruppo Unes abbia mai realizzato, non sarebbe potuto venire meglio. Siamo invece solo al 50 per cento per quanto riguarda il contenuto, ovvero il prodotto”. Il gruppo continua quindi a puntare in alto verso una continua innovazione e implementazione dell’offerta, specie per quanto riguarda la sua private label premium, grande protagonista nello store. “Il Viaggiator Goloso - ha aggiunto Gasbarrino - è un luogo dove la gente va a fare la spesa come se fosse un supermercato ma senza sentirsi al supermercato. Un Eataly accessibile, in cui il cliente si diverte a fare la spesa da una parte e si sente anche gratificato e rassicurato dall’altra”. “Il nostro payoff è la ricerca del cibo felice - gli fa eco Roberto Comolli, brand manager de Il Viaggiator Goloso - da qui la grande attenzione per le ricette che danno vita ai prodotti a marchio. Perché, scomodando Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo e noi cerchiamo di salvare la bellezza. E la bellezza non sta solo nella parte estetica, nella scelta delle attrezzature, ma anche nei prodotti che vendiamo. Il nuovo store di piazza Marco Polo è un negozio che consente a tutti di fare la spesa, quindi ha tutto quell’aspetto di convenienza proprio di un supermercato ma poi l’espressione maggiore si esplicita con l’assortimento dei prodotti Il Viaggiator Goloso, indicati con l’acronimo VG. Il percorso
in questo caso è segnato: noi vogliamo controllare le merci, tutte o comunque il più possibile. Siamo passati da un sistema commerciale a un sistema industriale, da essere selezionatori di prodotto a produttori. Questo è il filo conduttore de Il Viaggiator Goloso”.
Quindi grande attenzione alla private label, che rappresenta per certi aspetti l’evoluzione della distribuzione moderna e presuppone un rapporto con i fornitori fatto di partnership e non più di trading.
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TanyNature, più tecnologia per restare leader In 14 anni i volumi lavorati sono cresciuti del 350 per cento Eugenio Felice
Foto: NextVideoProduction.com
Ci siamo recati in Estremadura, regione nell’entroterra spagnolo confinante con il Portogallo, per capire come mai un’azienda, la TanyNature, è riuscita in 30 anni a diventare leader in Europa nella frutta estiva, con un volume che ha raggiunto le 55 mila tonnellate. Il magazzino di Zurbarán può contare su linee di lavorazione di ultima generazione Unitec, in grado di selezionare con delicatezza diversi parametri di qualità sia esterna che interna, grazie alla tecnologia Ultravision Nel mese di agosto abbiamo visitato la TanyNature, azienda privata dell’Estremadura specializzata in frutta estiva a nocciolo e negli asparagi verdi da gennaio a marzo. Ci troviamo nella parte sudoccidentale della Spagna, a 130 chilometri dal confine con il Portogallo e a 300 chilometri dalla capitale Madrid, un territorio che in estate raggiunge temperature con punte di 35-42 gradi. Pochi centri abitati, ma tante risorse idriche: una zona altamente vocata all’agricoltura, con una natura incontaminata, tanto che lungo le strade non si possono non notare, sugli alberi o sulla sommità degli edifici, grandi nidi di cicogne. E proprio le cicogne sono il simbolo della TanyNature, azienda fondata nel 1986 da Atanasio Naranjo, all’epoca ventunenne, oggi la maggiore centrale ortofrutticola d’Europa per la lavorazione della frutta estiva, con una
capacità di 800 tonnellate al giorno, 1.800 ettari di produzione propria più altri 1.000 ettari di agricoltori associati, per un totale di 55 mila tonnellate di frutta estiva lavorate a campagna, da aprile a ottobre. Il picco è nel mese di giugno, con 50 camion e 180 referenze che ogni giorno partono verso 35 Paesi. Nei primi tre mesi dell’anno TanyNature commercializza gli asparagi verdi, con una qualità superiore a quella che raggiunge, nello stesso periodo, la produzione peruviana. “Dopo un viaggio in Cile mio padre si convinse che la frutticoltura in Estremadura poteva modernizzarsi”, ci ha spiegato Atanasio Naranjo Mejias, oggi responsabile delle operazioni. “Per questo sviluppò un modello di business nel quale si controllava tutta la catena del valore: dalla vendita di nuove varietà in vivaio alla produzione diretta,
Quello della TanyNature è l’impianto più grande e sofisticato d’Europa per la lavorazione della frutta estiva. Si trova a Zurbarán, in Estremadura, a 130 chilometri dal Portogallo. Nella foto a lato la linea Unical 600 a 12 canali per pesche e nettarine, con in primo piano il modulo Ultravision per il controllo della qualità interna dei frutti. Tutta la tecnologia è di Unitec.
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TanyNature, leader nella frutta estiva, in numeri
1986 35 55 7 1 2800 anno di fondazione
stabilimento produttivo
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mesi di forniture (aprile-ottobre)
Paesi serviti
mila tons frutta estiva
ettari in produzione
dai processi di lavorazione e confezionamento fino ai rapporti diretti con i clienti, puntando al miglioramento continuo per offrire sempre il massimo in termini di qualità e servizio”. L’occasione della nostra visita è stata l’ampliamento dello stabilimento di Zurbarán (Badajoz). Al suo interno si trovano due importanti linee di lavorazione ad alta produzione della Unitec, una dedicata alle pesche e nettarine, la Unical 600, con 12 canali, e una dedicata alle susine, la Unical 300, con 8 canali, entrambe con sistemi di classificazione della qualità di ultima generazione. “Abbiamo iniziato il nostro cammino con Unitec nel 2003 - ha dichiarato Atanasio Naranjo Mejias - per noi è un partner tecnologico che ci ha sempre dato quello che ci chiedono i clienti: qualità, affidabilità e velocità. Unitec è sempre riuscita a trovare la soluzione migliore per le nostre esigenze, che derivano da un mercato in continua evoluzione. Ogni qual volta abbiamo voluto proporre uno spunto o abbiamo avvertito la necessità di nuove tecnologie, sono sempre stati in grado di venire incontro alle nostre richieste, creando nuovi macchinari con un trattamento delicato per la nostra frutta”. E proprio il giorno precedente alla nostra visita, TanyNature aveva inaugurato l’ultimo ammodernamento dello stabilimento, che ha riguardato sia la linea delle pesche e nettarine, che quella delle susine. Fiore all’occhiello delle due MAGAZINE
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Abbiamo iniziato il nostro cammino con Unitec nel “2003. È un partner tecnologico che ci ha sempre dato quello che ci richiedono i clienti: qualità, affidabilità e velocità. Unitec è sempre riuscita a trovare la soluzione migliore per le nostre esigenze ”, Atanasio Naranjo Mejias (resp. operaz. TanyNature)
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Foto: NextVideoProduction.com
Atanasio Naranjo Mejias, 33 anni, laureato in business administration, coniugato e padre da un anno di un bambino, è figlio secondogenito del fondatore di TanyNature. Dopo aver ricoperto diversi ruoli all’interno delll’azienda, oggi è responsabile delle operazioni in TanyNature. Il fratello Jose Maria Naranjo è il responsabile vendite e sviluppo nuovi mercati. Nella foto della pagina a lato, in basso: la Unical 300 di Unitec a otto canali all’interno della sala lavorazione dedicata alle susine. Anche questa linea è dotata della Ultravision.
TANYNATURE
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linee è la tecnologia Ultravision (Peach Vision e Plum Vision) di Unitec, che consente di classificare la frutta in base a una molteplicità di parametri ed è in grado di riconoscerne anche i difetti interni come, ad esempio, i frutti con aree troppo mature. “15 anni dopo l’installazione della Unical 600 a 12 linee, ci siamo resi conto di come i mercati siano cambiati, per cui i nostri processi produttivi, così come i macchinari, dovevano evolversi e crescere con l’aumento dei volumi. Così abbiamo rinnovato le nostre calibratrici per dotarle di maggiore capacità produttiva e di
tecnologie come Ultravision che ci permettono di migliorare la qualità del prodotto finale ed essere più efficienti sul fronte dei costi. Queste stesse tecnologie sono state applicate alla nostra precalibratrice Unical 300 a 8 linee che si occupa delle susine. Grazie a questa tecnologia - ha precisato Atanasio Naranjo Mejias - abbiamo aumentato la produttività e ridotto i costi di manodopera. Oggi i nostri clienti possono ricevere frutta che ha il 100 per cento di valore commerciale”. “Viviamo - ha aggiunto - in uno scenario di mancanza di mano d’opera specializzata, per cui abbiamo la necessità di migliorare la produttività e la qualità del prodotto finale con il personale disponibile. Posso citare al MAGAZINE
TanyNature lavora oggi 55 mila tonnellate di frutta estiva (pesche, nettarine, albicocche e susine) che vengono lavorate nella centrale ortofrutticola di Zurbarán (Badajoz). Durante la visita che abbiamo fatto nel mese di agosto ci siamo accorti che quasi tutto il prodotto veniva confezionato in cassette a marchio del distributore. E in effetti Atanasio Naranjo Mejias ci ha confermato che l’imballo che vedete a lato, con la grafica di TanyNature, viene usato in minima parte, anche perché le catene distributive servite sono soprattutto nel centro e nord Europa dove la private label domina.
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Nella foto a lato la sala lavorazione principale di Tany Nature, riservata alle pesche e nettarine, sia di forma tradizionale che piatte. La calibratice Unical 600 a 12 canali con tecnologia di ultima generazione Ultravision per la selezione dei difetti interni alimenta 14 banchi doppi per il confezionamento. Con l’ultimo ammodernamento e ampliamento (la parte in primo piano della foto) sono stati installati dei pallettizzatori automatici, forniti sempre da Unitec (nella parte sinistra della foto). A questa sala lavorazione se ne aggiungono altre due: una per le susine e una per le albicocche.
cuni esempi riguardo questi benefici. Per esempio, con la nostra precalibratrice di susine Unical 300 l’anno scorso dovevamo impiegare 20 persone per turno, mentre quest’anno, grazie alla tecnologia Ultravision, impieghiamo solo 6 persone, il che implica un risparmio in mano d’opera diretta del 70 per cento. Con la calibratrice Unical 600, poi, che impiega lo stesso numero di persone dell’anno scorso, siamo ora in grado di confezionare il 30 per cento in più di chili rispetto allo scorso anno”. TanyNature è cresciuta progressivamente nel corso degli anni e questo ha comportato un continuo ammodernamento dello stabili MAGAZINE
mento di Zurbarán. “Nel 2003 installammo la Unical 600 a 12 linee e così facendo riuscimmo a lavorare 12 mila tonnellate a campagna. Nel 2009 installammo la Unical 300 e arrivammo a 28 mila tonnellate, mentre nel 2010 comprammo la Unical 200 per le albicocche, raggiungendo le 33 mila tonnellate. Oggi, grazie all’ampliamento della Unical 600 e alla modernizzazione della Unical 300, possiamo lavorare 55 mila tonnellate a campagna. Questo significa che nel corso di 14 anni abbiamo raggiunto una cre-
scita del 350 per cento”. Tra i punti di forza di Unitec c’è la possibilità di fornire linee di calibratura, selezione e confezionamento complete, che vanno dallo svuota bins fino ai pallettizzatori. “Il fatto che tutti i componenti della calibratrice siano di Unitec - ha concluso Atanasio Naranjo Mejias - aiuta nell’unificazione dei ricambi, oltre a permettere una maggiore rapidità negli interventi di manutenzione e una migliore risposta per la risoluzione di problemi, dovendo parlare con una sola azienda. Tutto ciò è fondamentale per essere rapidi e flessibili”.
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Il punto sul cibo bio con Roberto Pinton (Assobio): «Sì, continuerà a crescere» Un’associazione più rivolta alla comunità del business che ai consumatori Giancarlo Sbressa
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Il 2017 è l’anno dei record per l’agroalimentare bio, un settore che aumenta i suoi volumi in tutta Europa, anche in tempi di continue contrazioni dei consumi, registrando tassi di crescita superiori al 10 per cento nei 27 stati membri. Secondo Nomisma, il 47 per cento delle famiglie italiane consuma bio almeno una volta alla settimana e lo fa per motivi salutistici. Questo trend continuerà? Lo abbiamo chiesto a Roberto Pinton, segretario nazionale di AssoBio Chi è Assobio e quali le sue finalità? RP: Costituita nel 2006 tra undici aziende attive prevalentemente nel canale specializzato, ad AssoBio aderiscono attualmente 85 aziende - in 11 anni nessuna ha lasciato l’associazione - presenti in tutti i canali. I soci vanno dai pionieri del settore biologico a imprese di trasformazione che si sono avvicinate alla produzione pulita in anni più recenti, da marchi storici a chi produce a private label, dai distributori specializzati alla GDO. L’associazione è nata perché, allora, mancava un’organizzazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione e distribuzione: l’esperienza e le specificità di anelli fondamentali della filiera erano assenti dai tavoli di concertazione. È del tutto evidente che le organizzazioni di rappresen MAGAZINE
Roberto Pinton, giovane dirigente d’azienda, nel 1984 appende le cravatte al chiodo e con una decina di coetanei fonda una delle prime cooperative agricole biologiche italiane, sette anni prima che l'Unione Europea emanasse il primo regolamento in materia. Dopo aver promosso la costituzione della prima società commerciale di proprietà delle cooperative di agricoltori biologici e aver diretto un consorzio nazionale di imprese, cui si deve una campagna nazionale per l'introduzione dei prodotti biologici nelle mense scolastiche, dalla fondazione è segretario di AssoBio.
tanza degli agricoltori biologici, con cui peraltro siamo in ottimi rapporti e con le quali ci confrontiamo nell’ambito della federazione interprofessionale unitaria FederBio, non potevano rappresentare le nostre categorie. Addirittura accadeva che pareri sugli aspetti legati a trasformazione e distribuzione fossero richiesti ed espressi dagli organismi di controllo, il che era e sarebbe ancora privo di senso: gli organismi di controllo hanno competenze precisamente determinate dalla normativa europea e nazionale, e tra queste, non fosse altro per i basilari criteri di “terzietà” che devono contraddistinguere la loro attività, non c'è assolutamente la rappresentanza delle imprese alle quali erogano servizi. La nostra attività è di rappresentanza politico-sindacale, sia diretta che nell’ambito della federazione FederBio e delle organizzazioni europee e mondiali. Rappresentiamo ad esempio l’Italia nel gruppo d’interesse delle imprese di trasformazione di Ifoam. Consultiamo i soci sull’evoluzione della normativa - siamo chiamati a esprimere il nostro parere alle Commissioni parlamentari competenti e ci confrontiamo con il Ministero - e li aggiorniamo tempestivamente su aspetti legislativi, di mercato N.21 OTTOBRE 2017
che di promozioni e di manovre sul prezzo, “il Più canale specializzato deve rispolverare i suoi tradizionali punti di forza: competenza, conoscenza del prodotto, capacità di ascolto e consiglio del consumatore, promozione di informazione e cultura ”, Roberto Pinton (segretario nazionale AssoBio)
lità. Dall’anno prossimo organizzeremo un’iniziativa nazionale di grande impatto rivolta ai consumatori, ma per ora non posso svelare di più. Quali sono i prodotti ortofrutticoli bio più popolari? RP: Gestiamo l’informazione sull’aggregato, quindi sul totale degli ortaggi e della frutta, e dall’anno prossimo, grazie a un progetto di indagine che abbiamo affidato a Nomisma, che coinvolge le principali piattaforme di concentrazione e le maggiori catene della GDO, disporremo di dati molto più in dettaglio. Per ora posso dire che i limoni e l’aggregato della frutta secca sgusciata si contendono ogni anno il primato nelle vendite, seguiti da banane e mele per la frutta. Per gli ortaggi, la quarta gamma nel suo complesso è la categoria più significativa, seguita da carote, aglio, patate e cipolle. Quest’anno hanno performato molto bene anche le zucchine, per non parlare di zenzero e curcuma, il cui successo non cessa di stupire.
nazionale ed estero, sulle criticità. La nostra attività è prevalentemente di back-office, di struttura di servizio, e in genere non interveniamo direttamente nella diffusione della cultura biologica. Lo fanno i soci, magari con la nostra collaborazione, e lo fa la federazione. Le nostre attività sono più rivolte alla comunità del business che ai consumatori: incontriamo gli operatori a Marca, la maggior manifestazione sulla private label, e a Sana, presentando dati aggiornati sull’andamento del settore. Collaboriamo sia con Nielsen che con Nomisma e, avendo una base sociale particolarmente significativa, costituiamo l’osservatorio più qualificato sul mercato. Va da sé che promuoviamo l’adesione dei soci a progetti di comunicazione e li sosteniamo. È il caso di www.cambialaterra.it, su cui convergono le risorse di cinque soci che, più che destinare risorse alla pubblicità dei propri marchi, sostengono l’informazione per aiutare la nascita di nuova consapevolezza e sensibi N.21 OTTOBRE 2017
Come sta cambiando la distribuzione in Italia? Con l’aumento d’interesse della GDO, che è ben motivato: è da un decennio che il biologico cresce a doppia cifra; l’anno scorso il 40 per cento della crescita del fatturato alimentare si deve ai prodotti biologici, è infatti dai prodotti bio che derivano 166 dei 419 milioni di ripresa dei consumi. Aumentano ampiezza e, in alcuni casi, profondità della gamma. L’offerta di nuovi prodotti biologici intercetta nuovi consumatori - un milione di famiglie in più rispetto all’anno scorso - ma interessa anche consumatori già fidelizzati, che cominciano a tradire il canale specializzato, che tiene per quanto riguarda il valore, ma sta perdendo quote in percentuale, vista la crescita complessiva nella multicanalità. Al fenomeno abbiamo dedicato un incontro al Sana, analizzandolo assieme alle otto maggiori imprese di distribuzione. Più che di promozioni e di manovre sul prezzo, il canale specializzato deve rispolverare i suoi tradizionali punti di forza: competenza, conoscenza del prodotto, capacità di ascolto e consiglio del consumatore, promozione di informazione e cultura. Negli anni ’80 e ’90 era tutto un fiorire di corsi di cucina, conferenze e incontri: MAGAZINE
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Volano i consumi di biologico in Italia e nel mondo. E il nostro Paese consolida il secondo posto di esportatore mondiale dietro agli Stati Uniti e davanti a Olanda, Vietnam e Spagna: nel 2016 su una produzione di 4,93 miliardi (più 15 per cento) l’export è balzato del 16 per cento a 1,91 miliardi.
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hanno contribuito a diffondere la conoscenza sul biologico e a coinvolgere consumatori; ora iniziative del genere sono più rarefatte, e se il consumatore, sempre più laico e tendenzialmente infedele, non percepisce differenze sostanziali nell’offerta culturale e di contenuti, darà priorità tra i criteri di scelta alla convenienza economica, su cui il canale specializzato è più debole, pur contando sull’atout di un assortimento completo di migliaia di referenze, rispetto alle poche centinaia della GDO. Come evolvono le abitudini di acquisto dei bio lovers? Niente di particolare: nelle grandi città la vendita on line è una realtà, ma il peso è meno significativo nelle altre aree. Cresce il consumo complessivo di prodotti vegetariani e vegani: ormai molte aziende leader hanno sviluppato linee veg, col brand principale o con altre marche di proprietà, e lo stesso hanno fatto tutte le catene.
Quali le prospettive di crescita dell’ortofrutta bio? Oltre al mercato retail, contiamo sul fatto che i criteri ambientali minimi per il green public procurement impongano alle stazioni appaltanti di utilizzare almeno il 40 per cento di ortofrutta biologica (e di tutte le altre merceologie, esclusi carne e pesce d’allevamen MAGAZINE
AssoBio è l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici, nata nel 2006 per concorrere all’elaborazione di politiche e linee guida per il continuo miglioramento del settore. Undici i soci fondatori, oggi ne fanno parte 85 imprese (tra veterani del bio e chi vi si è avvicinato più di recente) che vengono rappresentate da AssoBio nell’ambito della federazione interprofessionale unitaria FederBio e in ambito europeo e mondiale. Il fatturato complessivo dei soci supera il miliardo di euro.
to, per i quali le quote sono inferiori). Se diamo una mela a un milione di bambini che mangiano biologico in mensa, diamo un milione di mele, sono circa 150 tonnellate al giorno, 3 mila in un mese. Il green public procurement ha la potenzialità di orientare massicciamente le conversioni aziendali, consente programmazioni di lungo respiro. Cresce anche l’export, sono diverse le aziende italiane che hanno proprie filiali commerciali in Germania, Francia, Spagna, ma la tendenza è estremamente positiva ovunque, anche se la concorrenza spagnola si fa sentire per le produzioni più mediterranee. Probabilmente dovremmo testare nuove cultivar che non solo siano resistenti alle principali avversità, ma siano anche di grande valore organolettico, da proporre a maturazione fisiologica, e pazienza se perderanno due giorni di shelf life: il consumatore, non quello biologico, quello generale, si è ormai stancato di prodotti di gusto non soddisfacente perché maturazione commerciale e fisiologica sono ben distanti, che a casa passano dall’acerbo all’imbrunito senza che sia possibile “cogliere l’attimo”. E pazienza se non saranno primizie. Oggi come oggi corriamo il rischio che il consumatore che assaggia una pesca immatura si convinca che “quest’anno le pesche non sono buone” e non le compri più. Non è “seminare il futuro”, per richiamare il nome di un’iniziativa di un nostro socio che in ottobre ha aperto decine d’aziende agricole ai consumatori coinvolgendoli nella semina di gruppo. N.21 OTTOBRE 2017
Volumi e qualità, Pomgrana leader nelle melagrane Un frutto antico dalle innumerevoli proprietà nutraceutiche Eugenio Felice
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La cooperativa Pomgrana non è stata solo la prima a partire, nel 2011, con la melagrana, è anche oggi la realtà con la più estesa e specializzata coltivazione italiana dedicata a questo frutto. I soci si trovano in diverse regioni del Meridione: 300 ettari piantati, con il piano di arrivare a 500. Il socio con l’estensione più grande, 140 ettari di proprietà, di cui 30 a biologico in produzione l’anno prossimo, è la Nature di Nardò. E mentre cresce la fornitura alla Gdo, parte l’e-commerce Alle fiere in giro per il mondo le vediamo protagoniste da molti anni. I frutti interi, gli arilli insacchettati e pronti da mangiare o sotto forma di estratto da bere. Se a livello produttivo svetta la Cina, a livello commerciale i più evoluti sono stati finora gli indiani e i nordamericani. In molti avranno notato, ad esempio, il brand Pom Wonderful che fa capo al colosso californiano Paramount. Si battono bene anche Israele, Egitto, Sudafrica e Iran. Tra i Paesi emergenti ci sono poi Turchia, Spagna e Italia. L’attenzione su questo frutto è molto alta perché al consumatore finale arriva, da più parti, il messaggio quasi martellante che la melagrana è un superfood che fa bene alla salute. Non a caso i consumi sono in crescita anche in Italia, un trend che non potrà che continuare. A capire per prima le potenzialità di questo frutto è stata la Pomgrana, una cooperativa che conta una cinquantina di soci produttori concentrati in Puglia ma presenti anche in Basilicata, Calabria, Lazio e Sicilia. I primi impianti risal MAGAZINE
gono al 2011 e sono proseguiti anno dopo anno fino ad arrivare oggi a 300 ettari e con la previsione di crescere fino a 500 ettari. Non sono tutti in piena produzione, ma il raccolto nel 2017 dovrebbe superare le 1.000 tonnellate, valore che fa di Pomgrana il maggiore produttore nazionale. La campagna inizia i primi di settembre con tre varietà precoci - Aco, Shany ed Emek - mentre da metà ottobre inizia la campagna della Wonderful One, la varietà più affermata sul mercato mondiale. Grazie a moderni sistemi di conservazione i frutti arrivano fino alla fine del mese di marzo. La commercializzazione fa capo a Nature, che a Nardò (Lecce) dispone di due stabilimenti per lo stoccaggio, la lavorazione, la trasformazione e il confezionamento delle melagrane. È anche il maggior socio produttore di Pomgrana, avendo piantato 140 dei suoi oltre 1000 ettari di proprietà con questo
La cooperativa Pomgrana riunisce una cinquantina di soci tra Puglia, Calabria, Basilicata, Lazio e Sicilia. È stata la prima a partire nel 2011 e oggi conta 300 ettari investiti a melograni che diventeranno 500 nei prossimi anni, di cui una parte significativa a regime biologico. Gli stabilimenti di lavorazione e stoccaggio si trovano a Nardò (Lecce).
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frutto tanto antico quanto attuale (produce anche mini angurie, melone giallo, patata dolce e diversi tipi di ortaggi). All’interno degli stabilimenti si trovano le linee per calibrare e selezionare i frutti e una sgranatrice per ottenere gli arilli. Nei programmi c’è anche una linea per produrre gli estratti, così da poter coprire il mercato a 360 gradi, con il marchio Pomgrana. La tecnologia è tutta di origine israeliana, sono loro infatti i N.21 OTTOBRE 2017
più avanti per questa coltura, anche per la parte vivaistica. E proprio a un italo-israeliano, infatti, si deve l’affermazione del melograno in Italia. Uzi Cairo del vivaio Cairo&Doutcher è andato anche su Striscia la Notizia, il 26 novembre 2016, per raccontare la sua esperienza. Dopo sette anni di sperimentazione, nel 2011, ha spiegato all’inviato Luca Sardella, ha fatto il suo primo campo di melograni, con la tecnica che prende il suo nome e che viene adoperata anche dai soci di Pomgrana: senza scendere in aspetti agrotecnici, possiamo dire che permette di MAGAZINE
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La Cooperativa Pomgrana in numeri primi impianti ettari (saranno 500)
1000 50 5 7 tons raccolto 2017 regioni meridionali
soci ad oggi
mesi di fornitura (settembre-marzo)
moltiplicare le rese grazie all’impiego di nuovi metodi di coltivazione, irrigazione e concimazione delle piante. A favorire naturalmente la resa nelle coltivazioni, che varia a seconda del periodo e della varietà tra 25 e 45 tonnellate a ettaro, è il clima meridionale, ideale per le varietà selezionate, in particolare la Wonderful One. L’intuizione di Pomgrana è stata quella di vedere nel melograno una coltura capace di svolgere un effetto propulsore nel settore agricolo locale. L’esperienza specifica maturata sul campo e le sinergie poste in essere a livello internazionale, anche nell’ambito della ricerca pubblica e privata, permettono ai soci della cooperativa di poter fare affidamento su tecnici qualificati, che offrono assistenza specializzata in tutte le fasi produttive, dalla piantumazione, alle pratiche agronomiche, fino alla programmazione su larga scala in base alle diverse varietà del frutto. L’obiettivo per i prossimi anni, oltre all’aumento del numero di soci e degli ettari investiti, è di allungare il più possibile il calendario di offerta e per questo Pomgrana sta portando avanti un importante programma di ricerca e innovazione varietale. Le melagrane non sono solo frutti dalle innumerevoli proprietà nutrizionali, antitumorali, antinfiammatorie e anti-aging, sono anche piante rustiche, poco soggette all’attacco di infestanti, per questo l’impiego di sostanze chimiche è quasi assente, a tutela dell’am MAGAZINE
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La campagna delle melagrane inizia i primi di settembre con tre varietà precoci (Aco, Emek e Shany) mentre da metà ottobre inizia la campagna della Wonderful One, la varietà più affermata sul mercato mondiale. Grazie a innovativi sistemi di conservazione i frutti arrivano fino alla fine di marzo.
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Pomgrana è stata tra i dieci espositori dell’Area Innovazione di Fresh Retailer: Show & Conference 2017, evento trade riservato alla Gdo italiana. Molto apprezzate dagli operatori che sono intervenuti le melagrane della varietà precoce Aco, sia per la colorazione ottimale che per la pezzatura e il gusto degli arilli. Nella foto a alto, da sinistra: Alessio Petrelli di Nature e Chiara Vacca con Domenico Annicchiarico, rispettivamente agronoma e presidente (anche lui agronomo) di Pomgrana Italia.
Lavorazione, confezionamento e stoccaggio delle melagrane raccolte dai soci di Pomgrana avvengono presso gli stabilimenti di Nardò (Lecce) della Nature, che è anche il socio con la maggiore estensione a melograni con 140 ettari di proprietà, di cui 30 già a regime biologico. Nature dispone di oltre 1.000 ettari su cui produce diversi tipi di orticole.
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biente e della salute dei consumatori. Un frutto insomma che si presta molto bene alla produzione biologica e per questo, considerando anche la domanda crescente in Italia e all’estero, una parte della produzione di Pomgrana è già in conversione al biologico. Nature, che è il socio con la maggiore estensione, già dal prossimo anno potrà contare su 30 ettari in produzione a regime biologico. In tal modo, considerando anche l’arrivo prossimo degli arilli di quarta gamma e degli estratti - e una parte della produzione andrà anche all’industria farmaceutica e della cosmeti-
ca - l’offerta della cooperativa potrà dirsi completa. Oggi le melagrane griffate Pomgrana si trovano in un numero crescente di insegne della grande distribuzione, sia italiana che estera. L’interesse è sempre più alto, così come le attività messe in campo dalla cooperativa per farsi conoscere. Nel mese di novembre, tra le altre cose, è partito anche l’e-commerce: grazie alla collaborazione con FruttaWeb, gli italiani possono ordinare direttamente on-line le melagrane in scatole da 4,5 chili studiate ad hoc. I colli partono direttamente dallo stabilimento di Nardò della Nature, con corrieri veloci che li consegnano al consumatore finale.
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Patata dolce: dalla Puglia alla conquista della Gdo, anche estera Carlotta Benini
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La patata dolce, comunemente conosciuta anche come patata americana, o “batata” (dal nome originario Ipomoea Batatas), è considerata “la regina degli ortaggi”: per il suo gusto inconfondibile, per la sua versatilità in cucina e soprattutto per il suo elevato potere antiossidante, che ne fa un vero e proprio anti-aging naturale. Le potenzialità per investire su questo tubero - che da prodotto di nicchia d’oltreoceano sta diventando un must anche sulle tavole dei consumatori europei - sono tante, specie se si hanno terreni e caratteristiche pedoclimatiche adatte. Ecco allora che nel sud della nostra Penisola, in Puglia nello specifico, la patata dolce ha trovato un habitat naturale, dove sviluppare caratteristiche organolettiche uniche. A produrlo è Nature, in partnership con l’azienda israeliana Carmy Export, leader nell’export di patata dolce. “A maggio scorso abbiamo dato vita a una joint venture con la famiglia Carmy, specialista delle patate dolci da oltre 50 anni”, spiega Alessio Petrelli di Nature. “Oggi continua - quasi tutte le patate dolci esistenti sul mercato europeo vengono importate, per questo ci sono interessanti prospettive di sviluppo sul mercato”. In Puglia il progetto pilota è partito con 30 ettari di terreni coltivati, la prima raccolta si è tenuta a ottobre. “L’obiettivo è quello di aumentare ogni anno la produzione - rivela Petrelli - per il 2018 estenderemo la coltura a 100 ettari e ampliere MAGAZINE
Se negli Stati Uniti è parte integrante della lista della spesa, in Europa, fino a pochi anni fa, era conosciuta solamente da trendsetter e ristoranti stellati. Oggi la patata dolce sta diventando un must anche nel Vecchio Continente, per la sua versatilità in cucina, ma soprattutto per le sue proprietà nutraceutiche. In Puglia questo prezioso tubero ha trovato l’habitat naturale per sviluppare qualità organolettiche uniche: a produrlo è Nature, in partnership con la israeliana Carmy Export
mo il calendario commerciale, coprendo tutti i 12 mesi”. Le varietà prodotte attualmente sono due. Georgia Jet si distingue per la caratteristica buccia rosso scura e la polpa color arancio profondo. Ha un gusto inconfondibile ed è ricca di vitamine, sali minerali, fibre e carotenoidi, che ne fanno un vero e proprio superfood, adatto a ogni tipo di preparazione. Altrettanto preziosa e versatile in
cucina è Beauregard, varietà simile per caratteristiche organolettiche, ma con una conservabilità maggiore, che permette a Nature di estendere la commercializzazione a tutto l’anno. Gli obiettivi commerciali sono la distribuzione di questo pregiato tubero nella grande distribuzione italiana ed europea. La patata dolce di Nature è sbarcata anche online, consegnata in tutta Italia da FruttaWeb. N.21 OTTOBRE 2017
Da Expo Milano 2015 alla Bicocca, è ora realtà il supermercato del futuro Frammenti dalla nostra visita “guidata” in compagnia di Claudio Mazzini e Giuseppe Capaldo Eugenio Felice
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Un punto vendita di mille metri quadrati, con 6 mila referenze, monitor interattivi, totem-touch, vele per “etichette aumentate”, che svelano origine e caratteristiche dei prodotti. Non un semplice supermercato, ma un vero e proprio laboratorio dove sperimentare esperienze innovative per una spesa digitale, interattiva e coinvolgente, per un consumatore che chiede sempre più informazioni e funzionalità. Ha aperto a Milano, al Bicocca Village, lo scorso dicembre Nel mese di agosto abbiamo fatto visita al Supermercato del Futuro a Milano Bicocca Village, inaugurato il 6 dicembre 2016 e frutto della collaborazione tra Coop Italia, Coop Lombardia e Consorzio Nord Ovest. Il punto vendita, che raccoglie l’eredità del prototipo che Coop Italia e lo studio Carlo Ratti Associati hanno sviluppato per il Future Food District di Expo Milano 2015, si estende su 1.000 metri quadrati di superficie, con 6 mila prodotti e 100 monitor interattivi. Si può considerare come un laboratorio dove sperimentare esperienze innovative per una spesa digitale, interattiva e coinvolgente, per un consumatore che chiede sempre più informazioni e funzionalità. Tra gli aspetti più futuristici del punto vendita ci sono le “vele” che attraverso 54 monitor sono in grado di presentare una “etichetta aumentata” dei prodotti. Il semplice gesto della mano verso il prodotto consentirà di ottenere sugli schermi indicazioni che vanno al di là di quanto riportato sul packaging in etichetta, con informazioni MAGAZINE
su origine delle materie prime, valori nutrizionali, istruzioni per lo smaltimento, stagionalità, promozioni in corso e un domani molto altro ancora. Ai monitor interattivi si aggiungono 46 totem dotati di scanner per visualizzare le informazioni di tutti i prodotti in vendita, indipendentemente dalla loro collocazione, in linea con le esigenze di un consumatore sempre più avveduto e consapevole.
Coop Italia è il più grande gruppo distributivo italiano con un fatturato di 14,5 miliardi di euro. Dopo l’esperienza positiva di Expo Milano 2015 ha aperto, a dicembre 2016, il punto vendita che ha raccolto l’eredità di quella esperienza. Si tratta di un progetto condiviso tra Coop Italia, Coop Lombardia e Consorzio Nord Ovest. Si trova al Bicocca Village di Milano ed è aperto dalle 10.00 alle 22.00, dal lunedì al sabato.
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Foto: NextVideoProduction.com
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Il supermercato del Futuro di Coop è un luogo dove vivere una nuova esperienza di acquisto, che va ben oltre la semplice disponibilità di prodotti da acquistare. Nel punto vendita i valori di sempre di Coop Italia sono traghettati nel futuro: la bontà, l’etica, la sicurezza e il rispetto dell’ambiente, la convenienza, con la tecnologia finalizzata a migliorare il servizio offerto ai clienti. Le informazioni sui prodotti sono disponibili in N.21 OTTOBRE 2017
maniera chiara, immediata e trasparente, per scelte di acquisto più consapevoli. Il punto di forza del punto vendita è proprio questo, permette una maggiore accessibilità alle informazioni e la possibilità di condividere dati ed esperienze per costruire nuove relazioni con i prodotti e tra le persone. Un’interazione favorita e alimentata anche da una nuova concezione degli spazi. Il negozio ospita un’area eventi con un ricco programma culturale e il FiorFood, la ristorazione di Coop, un luogo dove il cibo incontra l’intrattenimento. A completare l’offerta ser MAGAZINE
Il Supermercato del Futuro di Coop Italia
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apertura (a dicembre)
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mila prodotti
ristorante
vizi gratuiti e innovativi come il Coop Drive e il punto ritiro Coop Online. Il reparto ortofrutta. Accoglie i clienti all’ingresso: a un’isola con prodotto sfuso segue un’isola con prodotto confezionato, mentre ai lati si trovano, da una parte i frigo con porte di vetro trasparente a basso consumo energetico per i prodotti di quarta gamma, quelli easy to go e l’ortofrutta più delicata, dall’altra prodotti complementari confezionati come semi, legumi, cereali, frutta secca ed essiccata. Grande attenzione alla private label, con FiorFiore, ViviVerde e il nuovo marchio Origine, ma anche al territorio con il marchio di Coop Consorzio Nord Ovest OrtoQui (vedi la foto di pagina 110) e la sua nuovissima app di Radio Coop che permette, leggendo un codice, di avere sul telefonino informazioni sul prodotto e sul produttore. Una delle pareti del supermercato è dedicata a un maxi schermo che proietta dati e contenuti in tempo reale, tra cui i valori del mondo Coop, le offerte speciali del giorno e suggerimenti per la preparazione di cibi, ma anche notizie dal mondo social come i post sulla pagina Facebook di Coop, oppure l’elenco dei prodotti più venduti e le promozioni per ciascuna categoria. Come ci ha riferito il responsabile nazionale freschissimi di Coop Italia, Claudio Mazzini, durante la visita: “Riteniamo che l’interazione differente tra supermercato, consumatore e prodotto sia certa MAGAZINE
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2015 è stata un’esperienza straordinaria con “1 Expo milione e 700 mila visitatori. Nel supermercato del futuro abbiamo scaricato a terra tutte quelle innovazioni. L’interazione differente tra supermercato, consumatore e prodotto è certamente una delle chiavi di successo del futuro ”, Claudio Mazzini 113
Foto: NextVideoProduction.com
A lato, da sinistra, Davide Chiello di Coop Lombardia, Claudio Mazzini di Coop Italia, Eugenio Felice di Fm, Giuseppe Capaldo di Coop Consorzio Nord Ovest. Con il vostro smartphone potete vedere il video della nostra visita e le caratteristiche del supermercato del futuro di Coop Bicocca leggendo il QR code qui sotto. Nella foto della pagina affianco le due isole del reparto ortofrutta con le innovative e inedite vele che danno informazioni aggiuntive sui prodotti ortofrutticoli, una sorta di etichetta “aumentata”.
COOP BICOCCA
LA NOSTRA VISITA
AL SUPERMERCATO
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mente una delle chiavi di successo del futuro e il concentrato di tecnologia presente qui ci mette in condizione di fare tutto ciò. Una delle cose che Expo ci ha insegnato è quella di integrare la ristorazione nel supermercato, per avere un luogo fisico dove fare la spesa ma anche poter consumare i prodotti, ecco quindi FiorFood”. “L’assortimento qui è necessariamente contenuto, date le dimensioni del punto vendita”, ci spiega Giuseppe Capaldo, responsabile filiera ortofrutta di Coop Consorzio Nord Ovest. “È venuto naturale quindi puntare da una parte al-
le eccellenze del mondo Coop, come FiorFiore, Origine e ViviVerde, che sono poi i punti cardine dell’assortimento Coop, dall’altra, considerando anche l’ubicazione del punto vendita, ai prodotti di quarta gamma ed easy to go per arrivare infine a una rappresentanza dei prodotti OrtoQui che è la linea di Consorzio Nord Ovest per valorizzare i prodotti del territorio. In questo contesto si inserisce la app Radio Coop appena lanciata: permette attraverso il telefonino di leggere cosa c’è dietro al prodotto, la sua storia, il suo produttore, i suoi valori nutrizionali, il suo utilizzo in cucina. Anche questa è evoluzione e innovazione”.
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Opera, una campagna all’insegna dell’esperienza di acquisto e consumo Da otto centri di confezionamento le pere Opera vengono spedite a oltre 3 mila clienti nel mondo Carlotta Benini
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“I nostri soci hanno raccolto circa 200 mila tonnellate di pere, il 10 per cento in più rispetto alla scorsa annata”, riferisce il direttore di Opera Luca Granata, che sottolinea anche la grande qualità dei frutti, con grado brix elevato e pezzature equilibrate. Diverse le novità presentate per questa nuova campagna commerciale, fra cui le “Minis”, pere a misura di merenda pensate per i più piccoli, un coinvolgente progetto di charity e il panettone alla pera Williams di Opera Opera, il consorzio che unisce oltre mille produttori italiani di pere, ha concluso da qualche settimana la raccolta della produzione 2017. “Siamo abbastanza soddisfatti della produzione di quest’anno spiega Luca Granata, direttore generale di Opera - i nostri soci hanno raccolto circa 200 mila tonnellate di pere, cioè circa il 10 per cento in più rispetto al 2016. Si tratta di oltre un miliardo di frutti: mettendoli in fila uno dopo l’altro si formerebbe una collana di pere lunga abbastanza per fare due volte e mezza il giro dell’equatore! Naturalmente - continua il direttore - sono state tutte raccolte a mano, una ad una, come ogni anno, da sempre. La qualità poi è veramente molto buona, con un tenore di zuccheri più elevato di quello già buono del 2016, un assortimento di pezzature perfettamente equilibrato e una modesta incidenza di danni da grandine. La nostra campagna di commercializzazione 17/18 sta ormai raggiungendo il pieno ritmo, procede regolarmente secondo i nostri programmi”. MAGAZINE
I dati di produzione riportati da Opera sono in linea con le stime di produzione a livello nazionale. “Gli otto centri di confezionamento del nostro Consorzio stanno lavorando a pieno regime - spiega Granata - ed è da lì che partiranno le pere Opera per servire i nostri oltre 3 mila clienti in 54 nazioni e per compiere la missione per la quale Madre Natura e Padre Frutticoltore le hanno concepite: portare bontà, benessere, sicurezza alimentare e anche un tocco di italianità sulle tavole di milioni di persone in giro per il mondo”. Opera oggi è un esempio concreto e significativo di quell’aggregazione e collaborazione tra agricoltori spesso invocata a tanti livelli e per tante colture italiane, ma molto raramente concretizzata. “Certamente la nostra rappresentatività nel settore della pera, circa il 27 per cento della produzione italiana, non è ancora sufficiente per consentirci di ottenere i risultati che servono ai nostri soci frutticoltori per dare una sostenibilità di lungo termine alle loro aziende continua Granata - ma almeno
Opera è l’unica Organizzazione di frutticoltori italiani specializzata esclusivamente nella coltivazione delle pere. 18 fra le più importanti Aziende coinvolte nella filiera della pera e più di 1.000 frutticoltori esperti che hanno deciso di unire le loro forze, con il supporto di più di 100 tecnici agronomi e oltre 50 responsabili commerciali: ecco gli autori che ogni giorno firmano con il loro impegno e con la loro passione ogni pera Opera che arriva in più di 50 Paesi.
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oggi è un esempio concreto e significativo “diOpera quell’aggregazione e collaborazione tra agricoltori spesso invocata a tanti livelli e per tante colture italiane, ma molto raramente concretizzata. Però non basta, la sua rappresentatività deve aumentare ancora ”, Luca Granata (direttore generale Opera) abbiamo cominciato a fare qualcosa di concreto. E si sa: tra il dire e il fare c’è di mezzo il cominciare!” Tanti i progetti di Opera in via di realizzazione, tutti finalizzati al miglioramento della soddisfazione di consumatori e clienti e della produttività del consorzio, in ogni ambito della sua attività. Sono in corso progetti sperimentali per aumentare la qualità della produzione dei frutticoltori soci e per ampliare il range varietale. Ma in Opera si sta lavorando anche per individuare soluzioni finalizzate a ottimizzare i costi di gestione del prodotto immagazzinato e - soprattutto - a migliorare l’esperienza sensoriale di chi deciderà di scegliere una pera Opera rispetto a una pera qualsiasi. Sono stati introdotti sistemi evoluti di controllo di gestione ed è stata ulteriormente razionalizzata l’organizzazione commerciale del consorzio, mentre prosegue l’esecuzione dell’importante piano pluriennale di investimenti in comunicazione sui mass media, così come continuano le molte altre iniziative di marketing per incrementare la notorietà ed il valore percepito della marca Opera per i consumatori italiani ed esteri. Per la campagna commerciale in corso Opera ha presentato alcune interessanti novità. Le Minis ad esempio, pere a misura di merenda, pensate per tutte le mamme che vogliono trovare uno snack buono e sano per i propri figli. Ma anche “Un’Opera buona per ABIO”, il progetto di charity attraverso il N.21 OTTOBRE 2017
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quale chiunque può unirsi al sostegno che Opera dà all’Associazione per il Bambino In Ospedale, semplicemente acquistando almeno una pratica confezione da quattro frutti di pere Opera di qualsiasi varietà. Altra novità è il Panettone Opera: lo speciale panettone solo alla pera Williams di Opera pensato, realizzato e distribuito dall’azienda pasticciera Scarpato di Verona, nota per la qualità dei suoi dolci. Altre novità saranno
presentate nel corso della stagione, a conferma della determinazione di Opera di rilanciare il consumo di pere, dando a questo frutto squisito e tipico della tradizione italiana, per il quale il nostro Paese è leader mondiale di produzione, il posto che merita nella corretta alimentazione delle persone che vogliono alimentarsi con gusto e nel rispetto del loro benessere.
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KAKI DIVANO, CRESCE LA PRESENZA IN GDO VOLUMI IN AUMENTO DEL 30% A 3.000 TONS
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Divano, grazie all’esperienza maturata in 60 anni e anche agli stimoli che pro attivamente ha cercato di trasmettere al mercato, è riuscita a innescare un circolo virtuoso con la distribuzione moderna e il consumatore. “Abbiamo avviato infatti collaborazioni con nuove insegne e per alcune di esse siamo diventati fornitori unici, tant'è che, per questa campagna, prevediamo una crescita del 30%, superando le 3.000 tonnellate, alla quale risponderemo con l’entrata in produzione dei nuovi impianti”, sostiene Mimma Divano, titolare dell'omonima azienda, punto di riferimento del comparto, con sede a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta.
POLENGHI LANCIA ACTI LEMON: LE PROPRIETÀ DEL LIMONE SICILIANO IN DOSE TASCABILE
Un bicchiere d’acqua con succo di limone tutte le mattine, appena svegli, prima di fare colazione. Una pratica salutistica che sta diventando una tendenza globale: gli effetti benefici sull’organismo sono accertati, ne parlano oltre due milioni di fonti sul web e sui social network. Polenghi, specialista del succo di limone da oltre 40 anni, cavalca questo trend lanciando Acti Lemon: otto pratiche dosette da 15 ml contenenti 100% succo di limone siciliano, ricco dei principi attivi dell’agrume appena spremuto. Polenghi ha studiato una quantità equivalente a mezzo limone. Gli obiettivi sono quelli di offrire un servizio a quelle persone che già praticano questo “rito mattutino” e incentivare la diffusione di questa sana abitudine. Acti Lemon è disponibile anche online su Amazon e sul sito web dell’azienda.
ABATE PRECALIBRATE IN ACQUA. GREEFA RIVOLUZIONA LA LAVORAZIONE DELLE PERE Greefa è conosciuta nel mondo soprattutto come azienda leader nel settore della calibratura e confezionamento di mele, già dall´ anno scorso ha introdotto un nuovo sistema che sta rivoluzionando la lavorazione delle pere. Alla calibratrice delle pere, la CombiSort, sono stati aggiunti speciali canali ad acqua ed un riempitore in acqua molto delicato che permette persino di lavorare le delicatissime pere Abate. Al momento sono già operativi ben 4 impianti che usano questo rivoluzionario sistema in sinergia con il sistema di visione difetti esterni, iQS IV e sistema di visione difetti interni con grado di maturazione e brix, iFA. MAGAZINE
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DISNEY CON ORTOROMI PER L’INIZIATIVA “DIVERTIAMOCI A STARE BENE” Il colosso americano sta promuovendo l’iniziativa “Divertiamoci a stare bene” (#divertiamociastarebene), un importante progetto volto ad introdurre i bambini (e non solo) al concetto di healthy eating. Dalla partnership con OrtoRomi, tra i leader in Italia nelle insalate pronte al consumo, nasce Fantasia in Verde - Insal’Arte for Kids, una linea di insalate, verdure e zuppe fresche (nella foto) dedicate ai bambini e contraddistinta dal logo Disney racchiuso da una foglia, per rimandare immediatamente alla freschezza del prodotto e la condivisione di valori come qualità, benessere e fiducia. La linea di insalate di IV gamma è composta dal mix di carote multicolor arancioni, gialle e viola in busta da 200 grammi, dal lattughino verde abbinato a croccanti cubetti di mele in ciotola da 80 grammi e dal mix di iceberg, carote e mais in ciotola da 150 grammi. La gamma dei contorni e dei pasti ready-to-eat racchiude invece la delicata di zucca e carote ed il passato di verdure, entrambi confezionati nel bicchierino da 350 grammi (2 porzioni per bimbi), e il purè di patate in vaschetta da 400 grammi.
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La linea Fantasia in Verde - Insal’Arte for Kids è caratterizzata da un packaging allegro e divertente. Su ogni confezione è infatti raffigurato un personaggio della Mickey Mouse Family: Mickey e Minnie, Paperino, Paperina e Qui Quo Qua… All’interno i bambini potranno trovare un gadget, inserito per rendere unico e divertente il momento del pasto: i tattoo trasferelli dei personaggi Disney.
MARLENE CAMBIA LOOK, NUOVA BRAND IMAGE PENSATA PER IL MERCATO GLOBALE La nota mela dal bollino blu, nata nel 1995 e prodotta dai soci del consorzio altoatesino VOG, ha scelto di rinnovare la sua immagine coordinata in un’ottica più dinamica, più smart e sempre più globale. La vetrina scelta per il debutto della nuova brand image è stata Fruit Attraction. Non si tratta di una rottura rispetto al passato ma di una evoluzione. Nato in Italia nel 1995, il marchio Marlene viene creato su iniziativa del consorzio VOG per comunicare in modo unitario la ricchezza varietale, la provenienza e la qualità delle mele coltivate da 12 cooperative altoatesine, rappresentando uno dei simboli della frutta di eccellenza dell’Alto Adige. Ora il consorzio ha scelto un cambio di prospettiva, che rende il brand e la sua immagine ancora più all’avanguardia, in linea con un pubblico sempre più internazionale. Il nome Marlene è divenuto ancora più protagonista, per conferire personalità e carattere al prodotto. Intorno a questo è stata creata una narrazione che esprime le caratteristiche principali della mela legate alle radici, all’identità e al territorio: Marlene diventa così la “Figlia delle Alpi“, il cui padre N.21 OTTOBRE 2017
è il monte e la cui madre è la luce del sole. Si presenta sui mercati con un nuovo logo che richiama la scrittura a mano e la frase “Sono Marlene”, declinata nelle diverse lingue. “Con la nuova immagine siamo pronti ad affrontare in maniera ancora più incisiva ed efficace le sfide del mercato globale”, ha commentato Gerhard Dichgans, direttore del Consorzio VOG. La nuova immagine sostituirà quella precedente nel packaging e sui prodotti. È stato presentato a Madrid anche il nuovo spot video che esprime i nuovi valori del brand, primo tra tutti il territorio di provenienza. MAGAZINE
ORANFRIZER: SARÀ L’ANNATA AGRUMICOLA MIGLIORE DEGLI ULTIMI 10 ANNI
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Scendono le temperature, la cima del vulcano Etna inizia ad imbiancarsi, si avvicina la stagione di raccolta degli agrumi in Sicilia. Le più attese sono sicuramente le arance rosse Tarocco, Moro e Sanguinello. “Quella che inizierà a dicembre si presenta come l’annata agrumicola migliore degli ultimi dieci anni dal punto di vista organolettico - annuncia Nello Alba, amministratore unico di Oranfrizer - fino ad ora le temperature sono state molto favorevoli, stiamo monitorando gli agrumeti. Le piogge stanno contribuendo a nutrire bene piante e frutti, attendiamo l’ultima fase di maturazione durante la quale avverrà la pigmentazione che le caratterizza, le arance raggiungeranno il loro rosso tipico che i consumatori apprezzano molto, i livelli di zuccheri e di acidità ci dicono che raccoglieremo frutti davvero eccellenti. Non ci sono volumi significativi di grande calibro. Sono ridotti anche a causa degli effetti del virus della Tristeza. Ma disporremo di arance rosse di medio calibro fino a maggio”. L’azienda siciliana Oranfrizer, che da oltre cinquant’anni ha fatto delle arance rosse il suo core business, nella scorsa sta-
CRESCONO I CONSUMI IN ITALIA DI AGRUMI PROTAGONISTI DI UN QUADERNO #MY ENERGY Il 2017 ha evidenziato sino ad oggi una crescita generalizzata del consumo di agrumi. Dai dati GfK Eurisko - Consumer Panel Second Quarter 2017 - risulta infatti un incremento del 3,9% nel volume complessivo di arance, un +3,8% per i limoni e un +3,6% per i mandarini rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. Elevato l’aumento dei compratori per tutte le referenze (+8,5% per i mandarini, +7,3% per le arance e +6,6% per i pompelmi) e della penetrazione, in special modo per arance (+3,8 punti di quota) e limoni (+3,4). Cristina Bambini, responsabile marketing Dole Italia, commenta: “Nulla di sorprendente nei dati registrati da GfK. Gli agrumi sono frutti molto amati dal consumatore italiano ed alcuni di loro in particolare grazie anche alla loro versatilità in cucina. Ultimamente poi si stanno affermando varietà fino a qualche tempo fa meno presenti nelle abitudini di acquisto, come pomeli e lime”. Dole Italia offre da sempre attraverso i suoi canali (blog, sito web e pagina Facebook) approfondimenti, ricerche e contenuti interessanti sulla sua ampia gamma di frutta fresca, MAGAZINE
gione ha distribuito oltre 20 mila tonnellate di agrumi in Italia e all’estero, in particolare in Nord Europa. Oranfrizer segue tutte le fasi della filiera di sviluppo dell’arancia rossa, dall’innovazione in campo ai continui monitoraggi, dall’attenta selezione alla cura per la logistica, fino alla collaborazione con il retail che comprende anche attività di co-marketing con l’obiettivo di creare valore aggiunto al frutto nei punti di vendita in Italia e all’estero.
agrumi inclusi: informazioni e curiosità volte a incuriosire il consumatore finale e redatte grazie al supporto scientifico del DNI (Dole Nutrition Institute) e all’intenso lavoro di ricerca compiuto quotidianamente dai ricercatori al suo interno. Dole Italia ha racchiuso queste informazioni nell’ultimo quaderno #MY ENERGY Speciale Prodotti dedicato agli Agrumi: un libretto tascabile che, come i precedenti è consultabile e scaricabile direttamente dal blog. E per chi fosse a caccia di idee per uno snack goloso e leggero a base di frutta fresca, Dole ha ideato quest’anno i Dole Snack Circle: video-ricette semplici e veloci da realizzare, ideali anche per chi non è particolarmente esperto in cucina. Ebbene, alcuni dei filmati vedono proprio gli agrumi protagonisti: ne sono un esempio il Gelato stecco alla frutta, la Macedonia in barattolo e il Couscous alla frutta. N.21 OTTOBRE 2017
SEDUCONO PER GUSTO, COLORE E DURATA. SONO I DATTERINI MOJITOS F1 E CAROSELLO F1 DI HM.CLAUSE Due nuove varietà di pomodoro che si caratterizzano per elevata shelf life e produttività, colore e sapore unici e adattabilità a varie situazioni produttive, anche le meno convenzionali. Sono i datterini Carosello F1 e Mojitos F1 messi a punto da HM.CLAUSE: nelle campagne tra Vittoria e Pachino, in Sicilia, coltivati in ambiente protetto, hanno trovato il loro habitat naturale, dove sviluppano caratteristiche organolettiche uniche. La multinazionale francese delle sementi, da sempre impegnata nello sviluppo sostenibile di varietà orticole innovative e di elevata qualità, con la sua filiale italiana ha individuato due nuove cultivar che, dopo tre anni di test, hanno fatto il loro debutto sul mercato, riscontrando subito il gradimento dei consumatori e l’interesse da parte dei buyer italiani ed esteri. “Questi due nuovi datterini sono entrati in commercio quest’anno, in piccole quantità”, spiegano da HM.CLAUSE Italia. “Abbiamo fatto un test nella grande distribuzione e, visti gli esiti positivi, ora ci stiamo impegnando su volumi più importanti”. Il progetto attualmente coinvolge circa 40 aziende dislocate fra le province di Ragusa e Siracusa, nelle campagne del vittoriese e del pachinese. Carosello F1 (foto a lato in alto) è una varietà indicata per cicli precoci autunnali e tardivo-primaverili, con capacità di allegagione al caldo e un’elevata produttività anche in inverno. Ha un calibro omogeneo durante tutto il periodo, e anche le caratteristiche organolettiche si mantengono elevate in maniera costante. Panel test hanno dimostrato addirittura un miglioramento della qualità dei grappoli in post raccolta, durante la fase di conservazione. Di colore rosso brillante, croccante, e dall’elevato grado zuccherino, questo datterino ha una shelf life molto lunga (10 giorni circa) e un’elevata resistenza alle spaccature. Mojitos F1 (foto a lato in basso) è invece una varietà prodotta per la commercializzazione in pieno inverno. Ha un ciclo molto lungo, da dicembre fino a primavera inoltrata. Si distingue per il colore rosso intenso e brillante e per l’elevato grado brix, sempre superiore a nove. I frutti anche in questo caso sono consistenti e con un’ottima conservabilità in post raccolta. Rimane fresco sui banchi per 8-10 giorni, mantenendo inalterate le sue caratteristiche organolettiche e soprattutto il suo colore, che in inverno è importante. N.21 OTTOBRE 2017
Grazie alle loro caratteristiche di qualità e conservabilità, queste due nuove varietà di datterino promettono di registrare performance positive non solo sul mercato interno, ma anche su quello europeo. Carosello F1, in particolare, per il suo carattere di originalità si presta a conquistare il consumatore straniero. Ha infatti una forma accattivante, a bottiglia, che ricorda il mini San Marzano. Primi mercati di sbocco oltre confine? “Non abbiamo ancora contatti diretti con buyer stranieri, ma il nostro prodotto finirà indirettamente in qualche insegna della Gdo europea tramite i produttori che fanno export”, spiegano dall’azienda. L’interesse è alto, su tutti i fronti, e questa seconda annata produttiva promet-
te di portare interessanti sviluppi commerciali. Gli ultimi giorni di ottobre sono iniziate ad arrivare le prime quantità di Carosello F1 in Gdo, in tutta Italia. Mojitos F1 arriverà sul mercato tra fine novembre e metà dicembre. HM.CLAUSE Italia sta valutando di estendere la coltivazione anche nella zona di Latina: i test effettuati dimostrano l’elevata flessibilità di questo datterino, che si adatta anche a zone produttive non convenzionali. Anche nelle serre hi-tech del nord, dove si coltiva fuori suolo, si sono riscontrati buoni risultati. MAGAZINE
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Carlotta Benini
PortaNatura, la rete di farmer che vende il biologico online 120
Nasce dall’azienda agricola La Raia, il portale di e-commerce che consegna a domicilio oltre mille referenze da agricoltura biologica e biodinamica agli utenti di Novi Ligure, Genova, Alessandria, Torino e Milano. L’idea è dell’imprenditore londinese Tom Dean, innamorato dell’Italia e della vita in campagna. Insieme alla moglie, nel 2009, ha dato vita a un network di aziende che producono bio e a chilometro zero Un’azienda di 180 ettari sulle colline di Novi Ligure, al confine tra Liguria e Piemonte, dove vigna, pascoli e terreni sono convertiti all’agricoltura biodinamica. Un progetto che sposa il biologico come stile di vita, unendo alla sostenibilità, ambientale ed economica, l’attenzione ai nuovi stili di vita e alle esigenze di un consumatore ‘millennial’, le cui esperienze di acquisto si dividono sempre più fra reale e virtuale. Si chiama PortaNatura ed è un portale di e-commerce che commercializza oltre mille prodotti biologici e biodinamici e li consegna a domicilio agli utenti che vivono a Genova, Novi Ligure, Torino, Alessandria, Milano e relativi hinterland. L’idea nasce da Tom Dean, imprenditore inglese innamorato dell’Italia, della natura e della vita di campagna, che insieme alla moglie Caterina Rossi Cairo nel 2003 si è trasferito sulle colline del Gavi e ha trasformato l’azienda agricola La Raia in una realtà biodinamica moderna e innovativa. È proprio qui che, tra vigne e orti, nasce l’idea di PortaNatura, il servizio che oggi permette di acquistare comodamente online frutta e ortaggi di stagione e altri prodotti biologici, circa 1.000 referenze, consegnati a domicilio dagli operatori dell’azienda e da alcuni partner, in furgoni refrigerati e in alcuni casi anche da fattorini in bicicletta. La spesa parte da box personalizzabili, composti ogni settimana dalla migliore selezione di prodotti che arrivano dai campi. MAGAZINE
“Il cliente - spiega Dean - dopo essersi registrato sul sito, può effettuare una spesa scegliendo tra la moltitudine di prodotti presenti sul portale, ognuno accuratamente raccontato e selezionato. Una volta completata la propria scelta e riempito il carrello virtuale, si effettua il pagamento tramite carta di credito oppure bonifico bancario e si riceve comodamente la spesa a domicilio. Le spese di consegna sono comprese nell’acquisto”. La raccolta è sempre fresca e stagionale. Non c’è un magazzino quindi la consegna porta a porta avviene giornalmente con furgone refrigerato. “A Genova e a Torino - sottolinea Dean - abbiamo anche una cella frigo: in queste città, per rendere il servizio ancora più sostenibile, abbiamo affidato la consegna a fattorini che viaggiano sulle due ruote, in bicicletta”. “Siamo una piccola realtà - precisa Dean - che cresce costantemente: ad oggi contiamo più di 5 mila utenti iscritti al nostro portale di e-commerce e il fatturato supera il milione di euro. Le aziende agricole con cui collaboriamo sono principalmente piemontesi, ma anche di altre regioni, come la Lombardia o la Puglia e la Sicilia per i prodotti invernali. Il sistema ci permette di pagare in anticipo, così i contadini possono coltivare anche in modo più efficiente. Allo stesso tempo, sapendo quali sono le esigenze dei nostri utenti, possiamo programmare la produzione con i nostri agricoltori, così evitiamo l’invenduto”. N.21 OTTOBRE 2017