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ELNATHEDITORE
L’OPPORTUNITÀ DELLE PROTEINE VEGETALI Stiamo vivendo uno storico cambiamento nel regime alimentare: la carne è alla gogna per i rischi sulla salute più ancora che per l’inquinamento e gli aspetti etici. Attenzione però, alle proteine non possiamo rinunciare... N.16 l LUGLIO 2016 l TRIMESTRALE
Editoriale |
Eugenio Felice
Via col gusto. A che prezzo? “Sulle albicocche serve un cambio di passo. Bisogna abbandonare le varietà produttive ma di scarsa qualità e puntare invece sulle tipologie più buone”. L’appello è di Giancarlo Minguzzi, amministratore della Minguzzi Spa di Alfonsine (Ravenna) e presidente di Fruitimprese EmiliaRomagna. Secondo l’imprenditore infatti la presenza sul mercato di prodotto cattivo sta influenzando negativamente il comparto. Passiamo al Veneto. “Il concetto del prodotto senza l’utilizzo della chimica è ormai arrivato al consumatore, ora bisogna andare oltre”: ha dichiarato Tommasino Fusato, direttore commerciale della Brio, durante un evento di settore a Firenze. Brio è una delle realtà pioniere nel biologico e fornisce l’ortofrutta a private label oppure con il marchio Alce Nero, di cui è socia dal 2012. Come si può andare oltre? “Conduciamo - spiega il manager - test sui prodotti e ciò che non raggiunge determinati punteggi non viene etichettato col brand Alce Nero. Per sostenere il nostro pay off, Il Buono del Biologico, i controlli vengono infatti effettuati anche sul gusto. Il concetto di prodotto sano non basta più ai consumatori”. Questi sono solo due dei tanti esempi sul tema del gusto. Da parte della produzione c’è quindi la consapevolezza che ormai il prodotto bello ma che sa di poco non funziona più. Se è vero che il consumatore compra con gli occhi, è altrettanto vero che se poi a casa resta deluso non lo compra più. Non serviva uno scienziato per capirlo. Il bello è che anche la distribuzione sembra averlo capito e non è il caso che riprendiamo il concetto di merd-in e merd-out di Claudio Mazzini, responsabile nazionale filiera ortofrutta di Coop Italia, ben espresso durante il Fresh Retailer dello scorso novembre. Ancora: “Per noi l’ortofrutta è strategica, è il biglietto da visita con cui ci presentiamo ai clienti, con l’impegno di offrire loro dei prodotti buoni al giusto prezzo. Per questo nei punti vendita di nuova generazione diamo più spazio al reparto”. Parole di Luigi Lamontagna, responsa-
l N.16 l LUGLIO 2016
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bile nazionale ortofrutta di MD, terzo discounter in Italia. Sul tema si è espresso anche Michele Capoccia, direttore generale di Cedof, società che gestisce l’ortofrutta per Conad PAC 2000A, che opera nel Sud Italia. “Servono più spazi, anche metrici, perché ora sono sottodimensionati per un settore che, alla luce degli ultimi trend, ha riacquistato dignità”. Quindi prodotti più buoni ma anche un maggiore spazio al reparto, per rispondere ai bisogni degli italiani, più sensibili ai temi della salute e della sostenibilità. Il prezzo pare non essere più la priorità, almeno a parole. Missione possibile? Sì, ma solo con un maggior investimento sulle persone, con dei buyer più professionali e meno corruttibili (per questo non basterebbe pagarli di più?) e degli addetti nei punti vendita in numero maggiore e più formati. La filiera, che nell’ultimo decennio è regredita sotto il peso di prezzi sempre meno remunerativi, ha finalmente la possibilità di fare un grande salto di qualità, a tutti i livelli. è il consumatore finale a richiederlo.
FRUITBOOKMAGAZINE
PAG. EDITORIALE VIA COL GUSTO. A CHE PREZZO? IMMAGINI
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20 BUONE NOTIZIE FRUTTA ESTIVA, IN EMILIA-ROMAGNA “LE CONDIZIONI PER UNA RIPRESA” 22 RIFLESSIONI LETTERA DI UN BUYER PENTITO: “LOGICHE COMMERCIALI ESTORSIVE” 24 RETAIL COME SONO CAMBIATE LE QUOTE DI MERCATO NEGLI ULTIMI TRE ANNI? 26 FIERE DUE FIERE NEGLI STESSI GIORNI? UNA SITUAZIONE “PARADOSSALE” 28 ANALISI NEL COMMERCIO AL DETTAGLIO LA GDO BATTE LE PICCOLE SUPERFICI 30 AZIENDE APOFRUIT, 2015 CON SEGNO PIÙ NEL 2016 ACCELERA L’OLTREMARE 32 SCENARI CAVENDISH A RISCHIO ESTINZIONE: PER I MEDIA è BANANAPOCALYPSE 34 TREND L’ACQUA DI COCCO (NON IL LATTE) PROTAGONISTA ANCHE IN ITALIA? 36 CRONACA UE, ANCORA SANZIONI ALLA RUSSIA NULLA TORNERÀ PIÙ COME PRIMA 38 LA NOTIZIA BAYER, 62 MILIARDI DI DOLLARI IN CONTANTI PER AVERE MONSANTO 40 TECNOLOGIA DI PALMA, AGRINTESA E MELINDA INVESTONO NELLE CHERRY VISION 2 42 ESTERI WHOLE FOODS IN CRISI DI INDENTITÀ APRE 365, LA VERSIONE BUDGET 44 LA RICERCA IL RADICCHIO È UN SUPERFOOD IL MIGLIORE È QUELLO DI VERONA 46 STRATEGIE COMPETITOR? MEGLIO PARTNER. AMAZON APRE A U2 E NATURASÌ 48 IL LIBRO LE MANI DELLE MULTINAZIONALI SU QUEL CHE MANGIAMO 50 INNOVAZIONE PAOLILLO, UN VIDEO EMOZIONALE E NUOVO PACK PER DIFFERENZIARSI 52 INGROSSO CAGLIARI ADERISCE A ITALMERCATI VERONAMERCATO INVITA I BUYER 54 CONSUMER WATCH IL PRIMO TRIMESTRE CRESCE DEL 3% LA VERA SFIDA SI CHIAMA ESTATE 56 MARKETING LA RICETTA PERFETTA: L’ESEMPIO DELLA COMUNICAZIONE DEL FUTURO 58 MENS SANA LA RAPA ROSSA E QUELLE VIRTÙ NASCOSTE AMATE DAI VEGANI PANORAMA
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iFRESH
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l N.16 l LUGLIO 2016
CONTENUTI
60 / E ALLA FINE ANCHE 66 / IL FUTURO DEI SUCCHI NELLE MANI DELLA SUA MAESTÀ SCOPRÌ I DISCOUNT
DISTRIBUZIONE
70 / CRISI DELLA CARNE 74 / DIMMIDISÌ, ECCO LE E TREND SALUTISTICI NOVITÀ ALL’INSEGNA DI SPINGONO I VEG BURGER
BENESSERE E FRESCHEZZA
78 / UNA PERLA NERA 84 / MD SI RINNOVA, PER RIVOLUZIONARE IL FRESCO AL CENTRO DEI LE ANGURIE
NUOVI STORE FRUITBOOKMAGAZINE
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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Marta Baldini, Carlotta Benini, Irene Forte, Maurizio Pisani, Giancarlo Sbressa, Giovanni Turrino, Marco Zanardi
90 / GIOIA, IL BRAND PER DARE EMOZIONE AL
94 / I FRUTTI DI BOSCO CHIEDONO SPAZIO SUGLI
REPARTO ORTOFRUTTA
SCAFFALI
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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Elcograf Spa - Via Mondadori 15 37131 - Verona (Vr) Carta GardaPat 13 Kiara 115 gr - Lecta 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero luglio 2016: 8.000 copie Testata registrata presso il Tribunale di Verona
98 / VOLUME, QUALITÀ, 100 / È IL MOMENTO CONTINUITÀ: I PLUS CHE DI SEPARARE LOGISTICA OFFRE GARDEN FRUTTA
ED ESPOSIZIONE
Associato all'Unione Stampa Periodica Italiana
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l N.16 l LUGLIO 2016
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Le candele Cantone de Grigioni (Ch), 27 aprile 2016 Campi “accesiâ€? nella notte per tenere lontano il gelo. Seguendo un'antica tecnica, gli agricoltori svizzeri - lo stesso è accaduto in Francia - per difendersi dall'ondata di freddo eccezionale hanno fatto ricorso alle candele che, tenendo le vigne al riparo dal freddo, hanno dato uno spettacolo potente e suggestivo.
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Il Centro Arese (Mi) 14 aprile 2016 Ha aperto il più grande shopping center d’Italia in un’area industriale dismessa grande quanto una città: 2 milioni di metri quadrati (l’ex Alfa Romeo). Si è così realizzato il sogno che il patron dell’Iper, Marco Brunelli, aveva da 20 anni. Costo dell’opera: 350 milioni di euro, finanziati per la metà da Finiper.
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Tomatina per tutti Valencia (Spagna), 31 agosto 2016 Era il 1945 quando a Buñol, vicino a Valencia, una rissa tra giovani a colpi di pomodori si trasformò in una delle manifestazioni spagnole più attese dell’anno. La Tomatina, che si tiene ogni ultimo mercoledì d'agosto, ha attirato nel 2016 oltre 22 mila persone che si sono lanciate addosso 150 ton di pomodori.
buone notizie |
Marco Zanardi
Frutta estiva, in Emilia-Romagna “le condizioni per una ripresa” 20
Dopo diverse annate difficili, il 2016 potrebbe finalmente dare ai frutticoltori emiliano-romagnoli delle soddisfazioni. La campagna di pesche, nettarine e albicocche è incominciata con un anticipo di circa dieci giorni. Per Giancarlo Minguzzi “il mercato sia nazionale che europeo non è intasato, poiché la Spagna sta producendo quantitativi sotto la media”. Ottimista anche Gianni Amidei (Alegra): “I frutti si presentano con requisiti qualitativi ottimali”. Si vedrà.. La campagna estiva di pesche, nettarine e albicocche è iniziata con almeno 10 giorni di anticipo in tutta Italia. Lo afferma Giancarlo Minguzzi, presidente della OP Minguzzi di Alfonsine (Ravenna) e di Fruitimprese Emilia-Romagna. “Il Sud Italia, avendo iniziato già dai primi di maggio in alcune zone della Puglia, si trovava a fine giugno già al 50 per cento del raccolto e sono mancati fino al 25 per cento dei frutti”, ha sottolineato Minguzzi. “La Romagna ha iniziato a metà giugno la raccolta e al momento il mercato sia nazionale che europeo non è intasato, poiché alcune zone della Spagna come Murcia stanno producendo quantitativi al di sotto della media. Questo ci fa pensare che il prosieguo dell’estate dovrebbe premiare finalmente la frutta estiva. La qualità però dovrà FRUITBOOKMAGAZINE
sempre differenziarci e occorre continuare ad abbandonare quelle varietà di scarsa qualità, che rischiano di ledere la reputazione della pesca emiliano-romagnola. Bisogna fare i conti anche con il continuo calo di consumi di pesche e nettarine, a favore comunque di susine e albicocche, ma anche di queste occorre fare una rigida selezione a monte della qualità. Ad esempio sulle albicocche, un frutto sempre più apprezzato in particolare tra i giovani per la facilità con cui si può mangiare, serve un cambio di passo. Bisogna abbandonare le varietà produttive ma di scarsa qualità e puntare invece sulle tipologie più buone. Solo proponendo frutta buona si può sperare di invertire il trend del calo dei consumi”. Anche il presidente del Tavolo Ortofrutticolo dell’Emilia Romagna Gianni Amidei ha espresso ottimismo sulla campagna estiva in regione. “Siamo di fronte a una annata con minore produzione in Italia - ha commentato - con prodotto in entrata inferiore sia al 2015 che al 2014. I calendari produttivi prevedono ingressi molto scalari senza le sovrapposizioni degli anni scorsi che hanno determinato surplus sui mercati. Dall’ultima settimana di giugno, grazie anche al clima torrido in tutta Europa, sono iniziati scambi vivaci e una buona risposta del mercato. Dal punto di vista produttivo le raccolte procedono con regolarità e non ci sono depositi in magazzino. I frutti peraltro si presentano con requisiti qualitativi ottimali”. Secondo il CSO, per le pesche i quantitativi previsti per l’Italia si collocano leggermente al di sotto di 1,4 milioni di tonnellate, la Spagna presenta un’offerta simile, cresce la produzione in Grecia e cala in Francia. Sulle nettarine c’è un calo di produzione in Europa (-6 per cento), con un’offerta di poco superiore a 1,4 milioni di tonnellate. l N.16 l LUGLIO 2016
riflessioni |
Eugenio Felice
Lettera di un buyer pentito: “Logiche commerciali estorsive” 22
Un sistema distorto, in cui la GDO si approfitta della debolezza del sistema produttivo. È questa la denuncia e lo sfogo di Luigi Asnaghi, ex compratore di Sma e Pam e oggi responsabile commerciale export per la Del Bello di Bergamo. “Il rapporto tra GDO e fornitori è basato su sistemi vessatori e il problema non sono tanto i buyer, quanto le proprietà delle catene che ti indicano come devi comportarti: lo sfruttamento te lo impongono come stile di vita” Nel mese di giugno Luigi Asnaghi, responsabile commerciale export per la società Del Bello Srl di Bergamo (quanti la conoscono?) ha inviato a una testata di settore una lettera, scritta “di getto”, come ci ha confidato, che ha fatto parlare di sé trattando un argomento noto ma di cui raramente si parla: l’atteggiamento di certa parte della GDO e l’impoverimento della professionalità dei compratori, troppo focalizzati sui prezzi e poco sulla qualità, e degli addetti ai reparti, spesso non qualificati e privi di esperienza. Noi lo avevamo evidenziato già due anni fa, quando nel nostro sondaggio sui rapporti con la GDO, diversi fornitori indicarono tra i maggiori problemi la corruzione di alcuni buyer e l’atteggiamento vessatorio di alcune catene distributive. FRUITBOOKMAGAZINE
Nella lettera Luigi Asnaghi, prima buyer di Sma (oggi Simply) e poi di Pam, parla della sua esperienza come compratore - conclusasi a dicembre 2007 - e, senza giri di parole, dei sistemi di privilegi che vigono nel mondo della distribuzione organizzata e delle sue logiche commerciali. “Chi scrive - sottolinea Asnaghi - è oggi un modesto operatore inserito in un’altrettanto modesta azienda che cerca di sopravvivere allo stato delle cose. Voglio aggiungere, per amore della correttezza, che il sottoscritto è stato un buyer della GDO estraniato dal sistema, di cui sono stato prima complice e poi in qualche maniera vittima. Complice per aver goduto, non lo nego, dei privilegi occulti di cui il sistema ortofrutta è permeato, vittima dal momento in cui un moto di coscienza mi ha imposto di provare a cambiare le cose. Ma come si usa dire: “chi è causa del suo mal pianga se stesso” e io l’ho accettato. Oggi dalla mia posizione posso serenamente chiedere quanto sia logico pensare di mascherare un sistema, che vive di tangenti più o meno occulte. Che ormai si illude di continuare a trarre ricavi e di conseguenza basa i propri conti economici su sconti di fine anno, contributi promozionali, contributi centralizzazione e mille altre gabelle spacciate con giustificativi che farebbero invidia al miglior Macchiavelli? Lo sfruttamento viene imposto come prassi: ho imposto centinaia di migliaia di vere e proprie mazzette ivi comprese mazzette retroattive a recupero di incapacità gestionali”. Cosa possiamo dire noi? Complimenti ad Asnaghi per la sincerità. l N.16 l LUGLIO 2016
retail |
Giovanni Turrino
Come sono cambiate le quote di mercato negli ultimi tre anni? lunga e Selex si confermano i best performer tra i big, con crescite della quota di mercato superiori al punto percentuale. Su Selex incide l’ingresso del nuovo socio Il Gigante. Il migliore in assoluto risulta VéGé, che vede la sua quota più che raddoppiare da 1,5 a 3,6 punti percentuali. Questo spiega e giustifica anche la nuova presidenza di ADM (Associazione Distribuzione Moderna) affidata all’amministratore delegato di VéGé Giorgio Santambrogio. Auchan e Carrefour hanno vissuto un triennio di difficoltà ma sono entrambe in fase di ristrutturazione. Passando alle catene più piccole, la debacle maggiore la sta vivendo il Gruppo Sigma (a vantaggio di VéGé). Crescono Aspiag, Crai, C3, Sun e Agorà, flettono Despar, Pam, Bennet e Sisa.
Nel 2013 la distribuzione moderna italiana era nel pieno della crisi. Tre anni dopo cosa è cambiato? Chi ha reagito meglio? Il Sole 24 Ore ha pubblicato a inizio maggio un grafico con il dettaglio nazionale, escludendo i discount Il grafico è la fotografia dei successi e degli insuccessi dei gruppi distributivi che operano in Italia. Coop Italia risulta stabile, anche se ha vissuto un cambio epocale con il ridimensionamento della Centrale e la maggiore responsabilizzazione della periferia, con la nascita peraltro di Coop Alleanza 3.0. Conad, Esse-
CHI GUADAGNA E CHI PERDE TRA I GRUPPI DELLA GDO - 2013 VS 2016 - discount esclusi -0,1
+1,2 +1,4
+1,5
-1,0
-0,8
+2,1 +0,7
-0,1
+0,5
-1,6
-0,4
+0,5 +0,2
-0,1
+0,3
-1,0
-0,8
-2,5
16,1
14,8
11,2
11,2
8,6
6,3
3,6
2,9
2,9
2,8
2,7
2,6
2,4
2,3
2,3
1,9
1,4
1,3
2,8
Esselunga
Selex
Auchan
Carrefour
VéGé
Sun
Finiper
Agorà
Sigma
Pam
Crai
Aspiag (1)
Bennet
C3
Sisa
Despar (2)
Altri
Punti persi o guadagnati sul triennio
Conad
Evoluzione delle quote % di mercato delle catene nella grande distribuzione: gennaio 2016/2013
Coop
24
(1) Nel 2013 Aspiag aderiva al gruppo Despar Servizi ; (2) il delta rispetto al 2013 è depurato dall’uscita di Aspiag da Despar Servizi Fonte: IRI Top Trade - Iper + Super + Superette FRUITBOOKMAGAZINE
l N.16 l LUGLIO 2016
fiere |
Eugenio Felice
Due fiere negli stessi giorni? Una situazione “paradossale” 26
Sconcerto nel settore per la situazione che si è venuta a creare nel sistema fieristico italiano: a maggio 2017 ci saranno due fiere, praticamente negli stessi giorni, il Macfrut a Rimini e la neonata Fruit&Veg Innovation a Milano, frutto dell’accordo tra Fiera Milano e Veronafiere. Assomela e Italmercati hanno già detto che non aderiranno a nessuna delle due fiere sottolineando che “le fiere dovrebbero essere al servizio delle aziende e non viceversa” Durante la conferenza stampa di presentazione di Fruit&Veg Innovation e dell’asse tra Fiera Milano e Veronafiere, è stato spiegato che l’alleanza non è esclusiva ma aperta ad altri enti fieristici. Il Macfrut però ha fatto sapere che andrà avanti per la sua strada, così ha deciso il suo comitato. ItaliaOggi a metà maggio titolava: “Macfrut tira dritto. Piraccini: l’ortofrutta siamo noi”. Il manager romagnolo nell’articolo ha anche specificato che il Ministero per lo Sviluppo Economico finanzia il Macfrut e questo significa che la riconosce come “la” fiera di settore. Nell’articolo ha però riconosciuto che la sede non soddisfa tutti: “Il tema della location c’è - ha detto - ma sono state prese determinate decisioni, io faccio il manager e non l’azionista, certe scelte non spettano a me”. E FRUITBOOKMAGAZINE
l’azionista, in questo caso, è il Comune di Cesena che mai, a nostro avviso, potrà accettare di spostare il suo gioiello a Milano o Verona. Quindi? Ognuno per la sua strada ed ecco la situazione paradossale: due fiere nella stessa settimana, il Macfrut dal 10 al 12 maggio a Rimini, Fruit&Veg Innovation dall’8 all’11 maggio (quattro giorni) a Milano in contemporanea a TuttoFood. Assomela e Italmercati se ne sono già tirati fuori, invitando gli enti fieristici e soprattutto la politica a trovare una soluzione negli interessi degli operatori del settore. Latitano altre prese di posizione importanti, come Fruitimprese, le unioni delle OP e AIIPA (quarta gamma). La verità è che restiamo una barzelletta per gli operatori esteri. L’Italia non fa sistema in produzione, la stessa grande distribuzione è la più parcellizzata d’Europa, non poteva andare altrimenti con le fiere. Così il Macfrut, che era la fiera più importante d’Europa 20 anni fa, si è vista portare via la corona prima da Fruit Logistica e poi da Fruit Attraction. Ora restano le briciole in un calendario già fitto di appuntamenti per le imprese italiane di settore. Il nuovo asse tra Verona e Milano? Due malati non fanno un sano, ha già commentato qualcuno. Il Macfrut? Si è ripreso con la sede di Rimini, ma mantiene una scarsa attrattiva internazionale per la mancanza di aeroporti vicini e di hotel di taglio business. Cosa succederà il prossimo maggio? Comunque vadano le cose, sarà un anno perso, l’ennesimo. l N.16 l LUGLIO 2016
analisi |
Marco Zanardi
Nel commercio al dettaglio la GDO batte le piccole superfici 28
Tutto sommato positivo il commercio al dettaglio nel primo trimestre del 2016 secondo l’Istat, con il settore alimentare che cresce in valore del 2,2 per cento. A trainare, come nei trimestri precedenti, è la grande distribuzione mentre fanno fatica le piccole superfici. Ora si aspetta di vedere l’effetto Expo Il commercio al dettaglio in Italia registra nel primo trimestre 2016 un proseguimento della dinamica positiva delle vendite in valore (+1,3 per cento su base annua) che crescono soprattutto nel settore alimentare (+2,2 per cento), mentre il comparto non alimentare registra una progressione di entità simile al trimestre precedente (+0,8 per cento).
La suddivisione per forma distributiva evidenzia un apporto determinante alle vendite in valore da parte delle catene della GDO (+2,3 per cento su base annua), mentre è molto limitato l’aumento conseguito dagli esercizi operanti su piccole superfici (+0,4 per cento). Tali andamenti si replicano con intensità differenziate, anche nell’ambito dei settori di attività. La suddivisione per settore di attività e per tipologia di forma distributiva indica infatti che l’incremento registrato dal comparto alimentare è stato trainato in misura determinante dalle imprese della grande distribuzione (+2,6 per cento) rispetto agli esercizi operanti su piccole superfici (+0,7 per cento), che tuttavia recuperano parzialmente la performance negativa del trimestre precedente. Più deludente per quest’ultima tipologia d’impresa è invece la performance trimestrale nel settore non alimentare (+0,4 per cento), contro il +1,9 per cento della GDO.
Il commercio al dettaglio in Italia nel periodo 2014-2016 in valore e per trimestri Settori
Alimentare
Non Alimentare
Totale
Alimentari
Non Alimentari
Totale
GDO
Piccole Sup.
GDO
Piccole Sup.
GDO
Piccole Sup.
I trimestre
-3
-1,2
-1,8
-2,4
-4,1
-0,5
-1,7
-0,5
-1,7
II trimestre
1,2
-1
-0,1
2,1
-1
0,1
-1,5
0,1
-1,5
III trimestre
-2,2
-1,4
-1,7
-1,7
-3,4
-1,1
-1,8
-1,1
-1,8
IV trimestre
-0,6
-1,1
-0,8
0
-2
0
-1,6
0
-1,6
I trimestre
1,2
-0,2
0,3
2
-1,2
1,3
-0,7
1,3
-0,7
II trimestre
0,6
0,6
0,5
0,9
-0,5
1
0,3
1
0,3
III trimestre
2,4
0,9
1,4
3,4
-0,1
2,2
0,3
2,2
0,3
IV trimestre
0,9
0,8
0,8
1,1
-0,1
0,5
1
0,5
1
2,2
0,8
1,3
2,6
0,7
1,9
0,4
1,9
0,4
2014
2015
2016 I trimestre
Fonte: ISTAT - Statistiche Flash 26 maggio 2016 - Commercio al dettaglio marzo 2016 - a prezzi correnti FRUITBOOKMAGAZINE
l N.16 l LUGLIO 2016
aziende |
Giancarlo Sbressa
Apofruit, 2015 con segno più Nel 2016 accelera l’oltremare 30
Il Gruppo composto anche da Canova (biologico) e Mediterraneo Group, ha raggiunto lo scorso anno i 260 milioni di euro di fatturato e chiuso i conti in utile. A contribuire alla crescita è stato il brand Solarelli, la spinta del biologico, i risultati con i nuovi mercati e una razionalizzazione dei costi. Per Zanotti (presidente): “Questi dati ci consentono di guardare al 2016 con un po’ più di serenità”. Grazie a SFT e Bio Meran Apofruit sale anche nel comparto mele Numeri interessanti per il bilancio 2015 della grande cooperativa ortofrutticola Apofruit, con sede centrale a Cesena e 12 stabilimenti di lavorazione in Italia. Il bilancio consolidato del Gruppo - composto da Apofruit Italia, Canova e Mediterraneo Group - evidenzia un valore della produzione di poco inferiore ai 260 milioni di euro e un risultato netto di 527 mila euro. Il patrimonio netto supera i 102 milioni di euro. Cifre che evidenziano la solidità economica della cooperativa, che rafforza il proprio posizionamento nel novero delle maggiori organizzazioni ortofrutticole italiane ed europee. Altro dato significativo: in questi primi cinque mesi di attività del 2016 il Gruppo registra una crescita del 25 per cento del fatturato ed un aumento del 35 per FRUITBOOKMAGAZINE
cento in merito al volume dei prodotti lavorati. Un balzo in avanti frutto della crescita della cooperativa, del piano di efficientamento, dell’accordo di aggregazione e specializzazione con Terremerse e dell’aggregazione della cooperativa SFT di Aldeno (TN) e Bio Meran di Bolzano. Accanto a questi numeri giova evidenziare il raggiungimento di alcuni significativi obiettivi commerciali, strategici per il consolidamento della cooperativa. Obiettivi raggiunti anche grazie allo sviluppo della politica di marca adottata per valorizzare il prodotto dei 4 mila soci di Apofruit: il marchio Solarelli - nella foto sotto le Chicche di Natura, linea di frutta di quarta gamma - brand di qualità dell’ortofrutta italiana, cresce infatti del 21 per cento sul 2014, e Almaverde Bio, marchio biologico ormai consolidato nel gradimento dei consumatori, aumenta il proprio posizionamento del 17 per cento rispetto ai dati 2014. Ha portato risultati eclatanti anche l’impegno costante nell’ottica dell’apertura di nuovi mercati: nei primi cinque mesi del 2016 l’attività verso i mercati dell’oltremare ha registrato un fatturato di 5,86 milioni di euro con un incremento del 218 per cento rispetto al 2015. “Risultati - commenta il direttore generale Ilenio Bastoni - che confermano la validità della strategia commerciale adottata pur a fronte di un calo dei consumi in Europa e della scarsa redditività per i produttori anche nel 2015. Ha pagato, evidentemente, anche la nostra specializzazione che ci ha portato a essere tra i primi produttori di mele in Europa”. l N.16 l LUGLIO 2016
scenari |
Irene Forte
Cavendish a rischio estinzione: per i media è bananapocalypse 32
Nel Regno Unito, che ogni anno importa 5 miliardi di banane e che ha dato i natali alla varietà numero uno nel commercio mondiale, la Cavendish, ne ha parlato anche la BBC in prima serata. La malattia nota come Panama Desease sta colpendo duramente in alcune aree di produzione, ad esclusione di Centro e Sud America (le più importanti). Ma quanto è grave realmente la situazione? Lo abbiamo chiesto a Saverio Moiso, responsabile qualità del Gruppo Battaglio “Si tratta - ci spiega Saverio Moiso - di un’avversità molto seria. è stato proprio a causa di questa malattia che, tra gli anni ’50 e ’60, è scomparsa progressivamente la varietà principale di allora, la Gros Michel, estremamente suscettibile al patogeno che la provoca, il Fusarium Oxisporum Cubense. La Cavendish, meno pregiata, ma resistente, ha preso il posto della Gros Michel come varietà più importante a livello mondiale. Negli anni ’90, però, nella zona del Sud Est Asiatico si è differenziato un ceppo di Fusarium (la cosiddetta Tropical Race 4) virulento anche nei confronti del gruppo Cavendish che ha causato rapidamente grosse morìe nella zona del Pacifico”. “La Cavendish - continua Moiso - così come altre varietà anche di platano è sensibile al TR4 e non esistono mezzi fitoiatriFRUITBOOKMAGAZINE
ci per curarla. Per questo le misure attuali mirano ad un contenimento della diffusione attraverso controlli molto severi sul materiale di propagazione e isolamento ed eradicazione dei focolai. Grazie a queste misure preventive, al momento, la presenza è circoscritta soprattutto alle aree asiatiche dove si è sviluppata, anche se sono state riscontrate contaminazioni in Mozambico, Giordania e nord dell’Australia. In quest’ultimo caso, per esempio, l’applicazione tempestiva e rigorosa di tali metodi si è dimostrata molto efficace nell’evitare il diffondersi del patogeno. A livello internazionale gli sforzi contro questa avversità, sebbene siano stati relativamente moderati all’inizio della diffusione del problema, si stanno intensificando a mano a mano che i Paesi produttori prendono coscienza della minaccia. Del resto, i mezzi e le conoscenze tecniche a disposizione sono naturalmente molto più evoluti rispetto a 60 anni fa, quando si è scatenata la prima grande diffusione del Mal di Panama”. “Dato che questo patogeno non si può combattere con i mezzi di difesa tradizionali e può contaminare i terreni per un tempo lunghissimo sotto forma di spore - dichiara il tecnico della Battaglio - la ricerca di varietà resistenti appare una scelta logica. L’attività di miglioramento e selezione sul banano è complicata a causa della scarsa fertilità degli ibridi coltivati, ma l’attività di enti che erano già impegnati in tal senso durante l’epidemia che ha colpito la Gros Michel ha ripreso slancio e importanza. Al momento in Asia sono in fase di studio e diffusione alcuni ibridi (Goldfinger e Sweethearth) che mostrano una significativa resistenza al patogeno, spesso associata anche a caratteristiche produttive e organolettiche interessanti”. l N.16 l LUGLIO 2016
trend |
Giancarlo Sbressa
L’acqua di cocco (non il latte) protagonista anche in Italia? 34
Santal ha presentato all’ultima edizione del Rimini Wellness la novità pensata per gli sportivi: l’acqua di cocco, da non confondere con il latte di cocco (è il liquido che si estrae quando il frutto è ancora verde). Sugli scaffali degli store di Londra e New York si trovano già numerose referenze delle più svariate marche, rientrando tra gli alimenti salutisti, in particolare della famiglia di quelli non buoni, come il kale e la rapa rossa. Sarà successo anche in Italia? Potrebbe sembrare una notizia di poco conto. In realtà l’acqua di cocco va di gran moda in Nord America, in Australia e nel Regno Unito per le sue proprietà benefiche: reidratante naturale perché ricca di sali minerali, leggera e dissetante grazie a un basso contenuto calorico. L’acqua di cocco è il liquido che si estrae dalle noci di cocco quando sono ancora verdi e non va confuso con il latte che si estrae dalla polpa. Il gusto è delicato ma non particolarmente piacevole: non aspettatevi la classica bevanda zuccherata, ne rimarrete delusi. La referenza presentata da Santal al Rimini Wellness lo scorso maggio e data in assaggio gratuito è anche priva di conservanti e gluten free: si trova già in numerose insegne della GDO in tutta Italia.
FRUITBOOKMAGAZINE
Rientra tra quei prodotti che non vanno “naturalmente” nel reparto ortofrutta ma che, essendone un derivato puro, potrebbero tranquillamente starci, come i succhi freschi non da concentrato. Soprattutto è un alimento rivolto ai salutisti e agli sportivi. Nei punti vendita che abbiamo visitato negli ultimi mesi sia a New York che Londra li abbiamo trovati proprio nel reparto ortofrutta, di diverse marche e formati. In Italia avrà successo? Presto per dirlo, ma probabilmente sì. Alla fine basta che ne parlino i vari blog di alimentazione, salute e sport e con il passaparola il gioco è fatto. Una nuova opportunità solo per le multinazionali delle bevande come Santal, che è del Gruppo Parmalat, a sua volta controllata dalla francese Lactalis? Non è detto. Mc Garlet già nel 2014 aveva portato in Italia l’innovativo Coco Max, un’acqua di cocco 100 per cento di origine thailandese, imbottigliata all’origine mediante un’innovativa tecnologia di riempimento asettico del liquido puro estratto dalle noci immediatamente dopo la raccolta. Un grande successo in Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Hong Kong, Regno Unito, Thailandia e Malta. Chiudiamo con un’avvertenza. Come si diceva, grazie alla sua ricchezza in sali minerali, rappresenta un’ottima bevanda energizzante per gli sportivi, per i bambini e per chiunque desideri o abbia necessità di una carica energetica senza però assumere zuccheri o sostanze eccitanti. Bene: non va però bevuta come se fosse una bibita o in alternativa all’acqua.
l N.16 l LUGLIO 2016
cronaca |
Irene Forte
UE, ancora sanzioni alla Russia Nulla tornerà più come prima 36
Il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di prorogare fino a giugno 2017 le sanzioni applicate in risposta all’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli. Intanto il primo ministro russo Medvedev ha dato disposizione ai suoi funzionari di estendere l’embargo fino a fine 2017. Per il presidente di Fruitimprese Marco Salvi la situazione è “gravissima” e gli aiuti previsti dall’Unione Europea sono insufficenti. La Russia punta a essere autosufficiente è ufficiale: il Consiglio dell’Unione Europea ha esteso di un anno, fino al 23 giugno 2017, le sanzioni decretate contro la Russia per “l’annessione illegale” della Crimea e Sebastopoli. L’Ue, si ricorda in una nota, “continua a condannare l’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Federazione russa e rimane impegnata ad attuare pienamente la propria politica di non riconoscimento”. Le misure restrittive si applicano alle persone dell’Ue e alle imprese con sede nell’Ue e sono limitate al territorio della Crimea e di Sebastopoli. Le sanzioni comprendono divieti relativi alle importazioni di prodotti originari della Crimea o di Sebastopoli e agli investimenti in Crimea o a Sebastopoli. Le sanzioni riguardano anche i settori dei trasporti, delle telecomunicazioFRUITBOOKMAGAZINE
ni, del turismo e dell’energia. Vengono deluse quindi le speranze di primavera di vedere abbattuto il muro eretto tra Russia e Unione Europea. Già poche settimane prima del resto il primo ministro russo Medvedev aveva dato incarico ai suoi funzionari di preparare una proposta per l’estensione dell’embargo fino alla fine del 2017. “Il prolungamento di un anno e mezzo dell’embargo è gravissimo e peserà molto sul settore”, ha dichiarato il presidente di Fruitimprese Marco Salvi. “A livello comunitario stiamo continuando a fare il gioco degli USA nella “guerra” con la Russia, prestando il fianco a problemi che non ci riguardano. L’Europa dovrebbe invece privilegiare gli interessi degli Stati membri per recuperare una situazione che sta danneggiando l’economia di diversi Paesi, soprattutto nel comparto agricolo, lavorando per una soluzione diplomatica che ripristini i flussi commerciali. La Russia, era la destinazione numero uno per molti comparti dell’agroalimentare europeo. Così non va: questa Unione Europea è ancora debole e frammentata e gli aiuti previsti al settore ortofrutta sono insufficienti. La prosecuzione dell’embargo si aggiunge alle tante situazioni difficili che in questi anni stanno limitando l’export italiano. Stiamo soffrendo la chiusura di mercati di cui sentiamo la necessità e non concordo con chi sostiene che si sono trovate o si possono trovare soluzioni alternative alla Russia, un mercato da 150 milioni di consumatori di grande valenza”. Quel che è certo è che, quando e se i mercati saranno riaperti, le cose non torneranno automaticamente come prima. La Russia sarà un mercato diverso: sempre più autosufficiente nell’ortofrutta e con le posizioni lasciate libere dagli europei occupate da nuovi player. l N.16 l LUGLIO 2016
la notizia |
Giancarlo Sbressa
Bayer, 62 miliardi di dollari in contanti per avere Monsanto 38
Bayer ha offerto 62 miliardi di dollari per Monsanto, 122 dollari per azione, in quella che potrebbe essere la maggiore acquisizione dei 150 anni di storia del colosso tedesco della farmaceutica. Se le operazioni andranno a buon fine, nascerà il più grande fornitore al mondo di prodotti chimici e sementi per colture. Bayer è titolare anche del marchio Nunhems mentre Monsanto di Enza Zaden e Seminis. Secondo gli americani, però, l’offerta è inadeguata è del 20 maggio la notizia che il gruppo chimico-farmaceutico tedesco Bayer ha messo sul piatto 62 miliardi di dollari in contanti per avere il colosso delle sementi e dei prodotti chimici Monsanto. Nel caso di una fusione nascerebbe il più grande fornitore al mondo di prodotti chimici per l’agricoltura e semi da colture: un colosso da circa 67 miliardi di dollari di fatturato. Usiamo il condizionale perché nei fatti il board di Monsanto ha rispedito al mittente l’offerta ritenendola “incompleta e finanziariamente inadeguata, ma è aperto a continuare discussioni costruttive per capire se una transazione che sia nel migliore interesse dei soci di Monsanto possa essere raggiunta. Crediamo - continua la nota firmata dall’amministratore delegato FRUITBOOKMAGAZINE
Hugh Grant - nei benefici notevoli che una strategia integrata può fornire agli agricoltori e alla società in generale e da sempre rispettiamo il business di Bayer”. Non è solo una questione di soldi: “La proposta attuale - spiega la nota - oltre a sottovalutare molto la nostra azienda, non affronta adeguatamente o non fornisce rassicurazioni su alcuni dei rischi finanziari e regolatori potenziali legati all’esecuzione della transazione”. Quindi bisognerà vedere nei prossimi mesi come andrà a finire. Certo che, dopo le fusioni tra ChemChina e Syngenta e tra Dow Chemical e DuPont, il settore dell’agro-business è quanto mai in fermento, con la tedesca Basf pronta ad acquisire qualche big player. Ma vediamo più nel dettaglio chi sono i gruppi che studiano la possibile fusione. Monsanto è leader mondiale nella produzione di sementi per le colture, - con marchi proprietari importanti e affermati anche in Italia come Seminis ed Enza Zaden comprese quelle geneticamente modificate (come la mela Artic che non imbrunisce approvata dall’USDA) e ha una lunga storia nella produzione di prodotti chimici come il glifosato (erbicida) di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi. Nel 2015 ha realizzato un fatturato superiore ai 15 miliardi di dollari con un utile netto di 2,3 miliardi. Ancora più alti i numeri dell’aspirante acquirente: l’anno scorso Bayer, che storicamente ricopre un ruolo di primo piano nel settore farmaceutico, poteva vantare un giro d’affari per 46 miliardi di dollari e utili per 4,1 miliardi. l N.16 l LUGLIO 2016
tecnologia |
Giovanni Turrino
Di Palma, Agrintesa e Melinda investono nelle Cherry Vision 2 40
E anche l’Italia, alla fine, si svegliò. Il nome nel titolo potrebbe dire poco, ma si tratta della tecnologia Unitec capace di fare una selezione non distruttiva della qualità interna ed esterna delle ciliegie, già adottata con successo da diversi anni da aziende cilene e statunitensi. A fare da apripista è stata la pugliese Di Palma Donato & Figli, che è anche uno dei fornitori preferenziali di Lidl. Peccato solo che il clima questa primavera sia stato penalizzante Un clima che ha compromesso la stagione cerasicola, in particolare nel Nord Italia. Peccato, perché finalmente le aziende italiane hanno ripreso a puntare su questo frutto, su cui l’Italia da tempo ha perso competitività a favore della Turchia prima e della Spagna poi. Il paradosso è che le migliori tecnologie al mondo per selezionare questi frutti prelibati sono frutto del know how italiano: la Unitec di Ravenna è da circa dieci anni che installa le sue macchine nei magazzini dei grandi confezionatori cileni e americani i quali, proprio grazie a queste tecnologie che hanno permesso di dare un prodotto con qualità coerente, hanno visto consistenti aumenti delle vendite. Positiva quindi, seppur in grave ritardo, la reazione delle aziende italiane. Solo quest’anno Unitec ha installato ben tre FRUITBOOKMAGAZINE
delle sue Cherry Vision 2 in altrettanti magazzini: Di Palma Donato & Figli al sud, Agrintesa al centro e Melinda al nord. “Siamo estremamente soddisfatti - ha spiegato Saverio Di Palma, uno dei titolari dell’azienda che quest’anno festeggia 40 anni di attività, con 5 mila tonnellate di ciliegie vendute mediamente ogni anno. “I calibri - ha aggiunto - sono tutti perfetti. Quando noi vendiamo all’estero, il prodotto deve essere uniforme ed è quello che non riuscivamo a ottenere prima, con le macchine meccaniche. Purtroppo quest’anno non è stata una buona annata, ma grazie alla tecnologia Cherry Vision 2 siamo riusciti a selezionare anche i diversi colori. Questa tecnologia lavora perfettamente eliminando tutto il prodotto rovinato dal cracking”. L’impianto da 20 canali per una produttività oraria di circa 10/12 tonnellate in funzione del calibro dei frutti è stato personalizzato in base alle esigenze dell’azienda. Lo stesso è stato fatto per lo stabilimento Agrintesa di Castelfranco Emilia, pur se di dimensioni inferiori (8 canali e produttività di circa 4 tonnellate l’ora), e per lo stabilimento Cocea della Melinda a Segno di Predaia in Trentino (6 canali e produttività oraria di circa 3 tonnellate l’ora). “Grazie a questo investimento - ha affermato il direttore Cristian Moretti Agrintesa può proporre al mercato un prodotto con standard fino ad oggi impensabili per questo frutto, che per la nostra cooperativa ricopre un ruolo decisamente importante, con un output che nel 2015 è stato di 2.300 tonnellate, di cui oltre il 60 per cento sono state certificato con il marchio Vignola IGP”. Anche la Fra.Va. di Rutigliano (Bari) si è dotata di una nuova calibratrice ad alta tecnologia per le ciliegie, in questo caso realizzata dalla Icoel in collaborazione con la neozelandese Compac. l N.16 l LUGLIO 2016
esteri |
Irene Forte
Whole Foods in crisi di identità Apre 365, la versione budget 42
Ha aperto il 25 maggio, a un anno dall’annuncio, a Silver Lake, quartiere bene di Los Angeles, il primo 365, l’inedita catena low cost voluta da Whole Foods Market, gruppo distributivo alla moda affermatosi negli anni Novanta e Duemila in Nord America e nel Regno Unito, con focus sull’alimentare e una grande attenzione al biologico, ma in difficoltà nell’ultimo biennio. Da qui al 2018 i punti vendita 365 saranno 20. La superficie? 2.700 metri quadrati Basta guardare il grafico delle azioni Whole Foods Market quotate al Nasdaq per capire che gli ultimi anni non sono stati particolarmente positivi per una delle insegne più in voga negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da ottobre 2014 a giugno di quest’anno, vale a dire in 20 mesi, sono scese da 65 a 30 dollari, registrando una perdita di valore di oltre il 50 per cento. I conti non tornano: offrire quella che è forse la migliore esperienza di acquisto non è servito a far quadrare i conti. Secondo gli analisti le superfici sono eccessivamente grandi e quel che è peggio la maggior parte dei suoi clienti ritiene che i suoi prodotti non valgano il prezzo richiesto (indagine svolta alla fine del 2015). Agguerrita è poi la concorrenza di Trader’s Joe, catena FRUITBOOKMAGAZINE
di proprietà di Aldi orientata come Whole Foods al fresco e al bio ma con prezzi decisamente più bassi. Negli ultimi anni del resto un po’ tutte le catene distributive hanno copiato da Whole Foods cavalcando il filone del naturale e del biologico, aumentando l’esperienza di acquisto. Per reagire alla congiuntura sfavorevole i vertici di Whole Foods hanno quindi pensato di abbassare il tiro per intercettare una clientela meno esigente (e meno danarosa). Così nel 2015 è stata annunciata l’apertura di 365, una versione snellita e meno emozionale dell’originale, aperta dalle 8 alle 22, dove tra scaffali, salad bar e banchi frigo gli affezionati della catena trovano l’ormai famoso biologico certificato, così come i prodotti secchi e lo scatolame con il marchio della casa e un ampio reparto food & beverage. Il nuovo format riuscirà a condizionare il mondo della distribuzione così come Whole Foods ha fatto durante gli anni Duemila? Sono in molti a chiederselo. Le prime impressioni degli analisti sono negative: secondo Forbes ad esempio c’è il rischio concreto di “svalutare” il brand. Come se Esselunga facesse il format budget: tanto vale che vado a spendere meno se alla fine trovo più o meno gli stessi prodotti con le stesse garanzie. Il successo insomma non è scontato per quello che fino a pochi anni fa è stato considerato il “golden child” del food retail. Low cost non è da confondere con low size, soprattutto perché ci troviamo negli States: lo store di Silver Lake occupa 2.700 metri quadrati, da noi in Italia sarebbe un medio superstore. l N.16 l LUGLIO 2016
la ricerca |
Irene Forte
Il radicchio è un superfood, il migliore è quello di Verona 44
mini nutrizionali, rispetto agli altri radicchi, come si può vedere dalla tabella sotto riportata: vince in fibra digeribile, energia, minerali (sodio, potassio e magnesio), vitamina C, antiossidanti, polifenoli e antociani. Una superiorità netta: rispetto al più blasonato radicchio rosso di Treviso tardivo, per fare un confronto, ha 5 volte più antiossidanti, quasi 7 volte più polifenoli, oltre 4 volte più antociani, 2 volte e mezzo più vitamina C e il 50 per cento in più di fibra digeribile. Il gusto amaro è la metà rispetto al radicchio rosso di Chioggia ed è ben bilanciato dal livello zuccherino (carboidrati), così da renderlo piacevole al palato. Adesso viene il bello e il difficile: comunicare al consumatore questi valori “certificati”.
Una ricerca dell’Università di Padova nell’ambito del progetto VeroVeneto ha accertato che il radicchio di Verona ha il 55 per cento degli antiossidanti e il 75 per cento dei polifenoli di un mirtillo, a parità di peso. Il radicchio veronese svetta anche per il gusto equilibrato La ricerca è stata presentata a Legnago (Verona) nella nuova sala meeting di OP Geofur, il 31 maggio scorso. Ma quali sono le doti del radicchio di Verona? Le analisi hanno decretato la sua superiorità, in ter-
CONFRONTO NUTRIZIONALE RADICCHI (100 g di prodotto fresco) PARAMETRI Denominazione
INRAN
REGIONE VENETO - UNIPD
Radicchio rosso
Chioggia precoce
Chioggia tardivo
Variegato di Castelfranco
Treviso tardivo
Treviso precoce
Verona tardivo
94
94,9
93,1
93,3
94,2
94,1
91,4
1,6
2,23
2,30
2,2
1,21
1,84
2,2
TDF (fibra digeribile) (%)
3
1,34
1,77
1,76
1,43
1,56
2,19
Energia (kcal)
13
19,2
25,2
26,4
22,3
21,4
33,2
Sodio (mg)
10
4,85
21,1
4,72
7,56
9,4
17,5
Potassio (mg)
240
196
286
296
240
309
370
?
7,89
10,1
12,7
10,4
10,1
15,7
Acqua (%) Proteine (%) Lipidi (%) Carboidrati disponibili (g)
Calcio (mg) Fosforo (mg) Magnesio (mg) Vit C (mg)
10
18,6
8,93
22,9
10,3
18,5
26,3
Antiox (mg Fe2+ E)
?
610,2
625,0
200,6
219,3
308,6
1.010,6
Polifenoli (mg GAE)
?
55,0
58,3
21,3
19,3
40,9
127,5
Antociani (mg)
?
19,9
31,78
0,49
7,04
9,74
31,78
Gusto amaro (mg)
?
0,3136
0,535
0,2792
0,114
0,09
0,2605
Fonte: Università di Padova - Progetto VeroVeneto FRUITBOOKMAGAZINE
Elaborazione grafica: Fm l N.16 l LUGLIO 2016
strategie |
Carlotta Benini
Competitor? Meglio partner. Amazon apre a U2 e NaturaSì 46
Mariangela Marseglia, EU director di Prime Now, commenta il nuovo accordo stretto con il gruppo Unes e NaturaSì, che dal 7 luglio ha visto l’ingresso di 6 mila nuove referenze negli scaffali virtuali dove possono fare acquisti i milanesi. Per ora, perché entro fine anno il colosso di Seattle conta di annunciare l’arrivo in una nuova città, probabilmente Roma. Secondo il direttore di Prime Now “per fare l’e-commerce come si deve, non ci si può improvvisare” Da che mondo è mondo, ci sono due vie per tenere testa alla concorrenza. O ci si struttura per essere più forti (ma non sempre si hanno i mezzi e le possibilità), oppure la concorrenza… ce la si fa amica. Così mentre l’avanzata del gigante Amazon mette nell’ombra chi, fra i player della GDO italiana, ancora non si è attrezzato per andare incontro alle esigenze dei consumatori ‘millennials’, c’è anche chi - in attesa eventualmente di strutturarsi - sceglie di affidare la vendita online direttamente ai competitor. Così ha fatto U2 Supermercati, insegna del gruppo Unes, che unitamente a NaturaSì, la catena specializzata nel biologico, si è avventurata fra gli scaffali virtuali di Amazon. “Dall’esterno effettivamente possiamo essere visti come dei competitor, ma a me piace vederla secondo un’altra filosofia, che è quella che ha dato vita a questa nuova joint venture”, esordisce Mariangela Marseglia, EU director di Prime Now. “Più che concorrenti - spiega - possiamo essere dei partner strategici. Chi si approccia all’e-commerce deve tenere innanzitutto presente che si rivolge a un pubblico di consumatori che è già abituato a fare acquisti online: questo pubblico è rappresentato dai nostri clienti. E poi non è che ci si possa improvvisare esperti di e-commerce. Servono grande organizzazione e investimenti enormi. Bisogna offrire un servizio efficiente, avere sistemi che garantiscano la FRUITBOOKMAGAZINE
massima sicurezza degli acquisti. E naturalmente c’è il traffico sul web: non è così semplice partire da zero e portare visite sulla propria piattaforma, non dimentichiamocelo. Io la vedo così: c’è la filosofia concorrenziale, e c’è quella innovativa. Essere innovativi vuol dire anche sapersi affidare a chi è più esperto di noi nei servizi che non ci competono, o che per noi sono nuovi. è anche più economico, piuttosto che fare tutto in casa, e con risultati incerti”. “Dopo Milano - continua Marseglia - stiamo guardando con interesse Roma. Noi saremmo anche veloci, ma l’Italia è un Paese complicato per quanto riguarda la burocrazia. Milano è una città accogliente per le nuove idee, aperta all’industria, vocata al business. A Roma non c’è la stessa accoglienza, ma siamo fiduciosi. Napoli, Padova e Torino sono altre città in cui sarebbe molto interessante testare il servizio. Gli utenti stessi ce lo chiedono, sui social network e sul web”. “Siamo assolutamente aperti a esplorare le opportunità offerte da nuove partnership”, aggiunge. “Ma mi preme sottolineare che siamo altamente selettivi: vogliamo dare ai nostri clienti un’offerta ampia, ma non esagerata. Teniamo monitorati gli item, per studiare quali categorie merceologiche gli utenti preferiscono avere a casa in un’ora. Il nostro servizio? Vuole essere migliore di quello off-line”. l N.16 l LUGLIO 2016
il libro |
Giancarlo Sbressa
Le mani delle multinazionali su quel che mangiamo 48
L’alimentazione in ostaggio ci racconta di un modello che è urgente cambiare, partendo dal basso, perché il livello di commistione tra decisori politici corrotti e un mercato saturo di interessi e conflitti mette seriamente in dubbio la possibilità concreta che questo cambiamento possa avvenire dall’alto. Il libro è una vera galleria dell’orrore che passa dal land grabbing alla concentrazione dei marchi nelle mani di pochi colossi dell’agro-farmaco business Leggiamo un passaggio del libro: “Andiamo allora a radiografare, come esempio, l’allevamento delle galline ovaiole. Dal momento che le galline non covano più… bisogna comperare delle incubatrici e consumare energia per tenere i pulcini al caldo. I maschi vengono sistematicamente sterminati. Poiché la concentrazione di animali (decine di migliaia per capannone) fa scoppiare le malattie, servono cure veterinarie e dosi massicce di antibiotici. Dato che la deposizione di uova è condizionata dalle ore di luce della giornata, le galline vengono rinchiuse in edifici con diciassette ore di illuminazione continua. Siccome sono ammucchiate le une sulle altre… si taglia loro il becco per evitare le bagarre e il cannibalismo. Poiché le galline sono al chiuso, bisogna nutrirle: il mangime è studiato per dopare la produzione. Una ovaiola dà 300 uova in 12-18 mesi, poi è pronta per l’abbattimento, a vantaggio dei piatti pronti o dell’alimentazione di altri animali”. La descrizione inquietante di una gallina ovaiola pone una seria riflessione sul nostro rapporto con l’alimentazione. In verità il libro scritto a due mani da José Bové - contadino, attivista, sindacalista ed europarlamentare - e Gilles Luneau - giornalista e scrittore francese, esperto di globalizzazione e questioni agroalimentari - non ci racconta nulla di più raccapricciante di quanto denunciato da trasmissioFRUITBOOKMAGAZINE
ni televisive di inchiesta celebri come Report. Almeno tre milioni di italiani hanno assistito alle immagini andate in onda il 29 maggio con protagonisti dei topi che saltavano su dei maiali ammalati in un allevamento di Amadori lercio e fatiscente. E parliamo di una delle eccellenze del settore zootecnico italiano, come subito ha tenuto a pre- L’alimentazione in ostaggio, cisare l’azienda ro- José Bové e Gilles Luneau, magnola. Figuria- Emi, 192 pagine, 15,00€ moci cosa succede nelle altre. Quindi questo interessante volume altro non è che un ulteriore colpo all’industria alimentare che per troppi anni è stata regolata da logiche di profitto secondo il principio “massimo risultato col minimo sforzo”, come se l’alimento fosse un qualsiasi altro prodotto commerciale. Ma fortunatamente, grazie anche alla potenza comunicativa di internet e dei social network, difficilmente controllabili dalle multinazionali, la consapevolezza dell’opinione pubblica su questi temi sta crescendo e l’aumento costante di vegetariani e consumatori bio ne è un segnale inconfutabile. “Bisogna conoscere la verità di quel che mangiamo - scrivono gli autori - per decidere in consapevolezza come e di cosa nutrirci”. Non è solo una questione di trattare in modo meno malvagio animali e ambiente, è anche e soprattutto una questione di salute, dato che molte malattie dipendono da ciò che mangiamo. Concludendo, l’invito e il messaggio del libro è rivolto a ciascuno di noi: quando siamo con il carrello al supermercato, diventiamo consum-attori attivi e consapevoli. Per un cambiamento urgente e possibile. l N.16 l LUGLIO 2016
innovazione |
Carlotta Benini
Paolillo, un video emozionale e nuovo pack per differenziarsi
Innovare negli ortaggi non è semplice ma necessario, per distinguersi dai competitor e sottolineare i punti di forza dei propri prodotti sul mercato. Un esempio virtuoso viene dalla Paolillo Srl, azienda leader in Italia nella coltivazione, produzione e lavorazione del finocchio, capace di fornire il prodotto per 12 mesi all’anno, grazie ai conferimenti di una cinquantina di aziende del Centro Sud per una superficie complessiva di 600 ettari e un output annuale di circa 140 mila quintali. Lavorazione e confezionamento avvengono nello stabilimento di Eboli, in provincia di Salerno. L’azienda, che è gestita da oltre 50 anni dalla famiglia Paolillo, ha investito quest’anno in un video emozionale della durata di due minuti, che mostra a clienti e consumatore finale i momenti FRUITBOOKMAGAZINE
che vanno dalla raccolta in ambienti incontaminati a picco sul mare fino al momento in cui il prodotto esce dallo stabilimento per andare verso i mercati di destinazione, che sono la grande distribuzione organizzata Guarda il video! e gli ortomercati da Firenze in sù (circa il 10 per cento del fatturato è invece realizzato con l’estero: Germania, Belgio e Regno Unito in particolare). Altra novità è il nuovo bauletto da sei pezzi. “L’idea - ci spiega il responsabile commerciale Ciro Paolillo - mi è venuta lo scorso autunno. L’esigenza era quella di creare una linea premium capace di distinguersi sul punto vendita. Così abbiamo studiato una cassetta da sei pezzi, prodotta e brevettata da Ecoplastica, con sei finocchi dello stesso calibro e di elevate caratteristiche qualitative. Ogni pezzo ha il suo bollino di riconoscimento. Volevamo creare qualcosa di completamente nuovo, che assecondasse anche le richieste del mercato in termini di comodità. La cassetta può andare anche in frigorifero e naturalmente può contenere anche altra frutta o verdura. Siamo partiti il 12 giugno con le prime consegne e devo dire che il mercato ha risposto subito molto bene, con un premium price sul prodotto standard del 30-40 per cento. Negli ultimi anni il prodotto estivo è migliorato molto, viene da Avezzano, in Abruzzo, e si distingue dal prodotto invernale ormai solo per la minore tenuta dovuta alle maggiori temperature”.
freschi
tutto l’anno
A volte le immagini sono più eloquenti di mille parole. E nel settore ortofrutta, avere un video breve ma incisivo, che racconta i prodotti, il lavoro nei campi, il confezionamento e le varie fasi di lavorazione, può essere più efficace di tanti materiali promozionali tradizionali. È il caso di una storica azienda campana da oltre 50 anni specializzata nel finocchio, la Paolillo, che ha studiato anche un nuovo bauletto da 6 pezzi, prodotto e brevettato da Ecoplastica
Finocchi
50
l N.16 l LUGLIO 2016
ingrosso |
Marco Zanardi
Cagliari aderisce a Italmercati Veronamercato invita i buyer 52
Il Mercato Agroalimentare della Sardegna è l’ottavo Mercato a entrare nella rete Italmercati. Pallottini: “Un altro tassello per portare la nostra rete a essere il vero baricentro del sistema mercatale italiano”. Intanto Veronamercato conferma un 2015 di grande solidità economica, patrimoniale e finanziaria. Dalla Bernardina su Fresh Business: “Non ci limitiamo alle funzioni immobiliari. Sentiamo il dovere di fare tutto il necessario per agevolare gli operatori” Dopo Roma, Milano, Torino, Firenze, Napoli, Bologna e Verona, anche Cagliari lo scorso maggio è entrato ufficialmente a far parte di Italmercati. “Abbiamo ritenuto di accettare in Italmercati questo grande mercato regionale, forte di 70 operatori, che ci aveva chiesto lo scorso aprile di aderire alla Rete”, ha dichiarato il presidente Fabio Massimo Pallottini. E penso che la soddisfazione sia reciproca. Il Mercato di Sestu, che movimenta in un anno oltre 150 mila tonnellate di ortofrutta e ha una gestione completamente privata, è infatti un altro tassello di un disegno nazionale che deve portare la nostra Rete a essere il vero baricentro del sistema mercatale italiano, che oggi ha bisogno di farsi conoscere e riconoscere per quello che vale, una realtà FRUITBOOKMAGAZINE
fondamentale della filiera agroalimentare e ortofrutticola in particolare. Siamo entrati nel WUWM, siamo entrati nel CSO, intendiamo essere e siamo una realtà aggregante e propositiva. La realtà dei Mercati italiani va razionalizzata e semplificata, bisogna aggregare. Cagliari, che per il 50 per cento vive di traffici regionali ma che per il restante 50 per cento è interessato a flussi commerciali nazionali e internazionali, rappresenta un’ulteriore tappa significativa in questa direzione”. Veronamercato. Nel mese di maggio si è tenuta anche la conferenza stampa della società di gestione del Centro agroalimentare di Verona per presentare i risultati del 2015 e i progetti per il 2016. In sintesi il valore della produzione della società di gestione del Centro agroalimentare di Verona è stato pari a 6,7 milioni di euro, il valore netto della produzione di 481 mila euro e l’utile netto di 133 mila euro. La società dispone di liquidità pari a poco meno di 6 milioni di euro. Risultati che confermano una notevole solidità economica, patrimoniale e finanziaria. Il presidente Dalla Bernardina e il direttore Merci hanno sottolineato che Veronamercato non è una società a scopo di lucro e che reinveste i propri profitti per migliorare i servizi erogati a chi opera nel mercato. Per questo nuove risorse sono impiegate per la preparazione della prima edizione di Fresh Business, che si svolgerà il 12 e 13 settembre e richiamerà nel capoluogo scaligero i buyer esteri per far conoscere struttura e operatori. l N.16 l LUGLIO 2016
consumer watch |
Giovanni Turrino
Il primo trimestre cresce del 3% La vera sfida si chiama estate 54
I consumi di ortofrutta sono saliti del 3 per cento nel primo trimestre 2016, secondo il Macfrut Consumers’ Trend. Ma è proprio così? Lo abbiamo chiesto a Claudio Mazzini, responsabile filiera ortofrutta di Coop Italia, secondo cui “è ancora prematuro salutare il definitivo cambio di rotta rispetto agli ultimi anni, anche perché la scorsa estate i consumi sono stati elevati. Per quanto riguarda Coop Italia, bene il Nord, stabile il Centro, in flessione il Meridione” Secondo lo speciale osservatorio costituito nel 2015 da Macfrut in collaborazione con il CSO, con focus sulle tendenze innovative del settore, prosegue il trend di crescita già evidenziato lo scorso anno, che aveva chiuso con un +3 per cento nei consumi (+3,7 per cento della frutta e un +2,2 per cento degli ortaggi). In sostanza, dopo annate complicate (20132014), anche i primi mesi del 2016 parlano di una promettente spinta alla ripresa. Un nuovo corso? Solo i mesi a venire potranno confermare o smentire, ma sicuramente la tendenza di sostituire carni e prodotti lattiero caseari con frutta e verdura pare farsi sentire, propensione confermata dal costante aumento del numero di vegetariani e vegani. Tornando all’ortofrutta il dato parla di un +3 per cento dei volumi acquiFRUITBOOKMAGAZINE
stati nel 1° trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in cifre si tratta di 1,95 milioni di tonnellate (circa 60.000 tonnellate in più rispetto al recente passato), con la frutta che cresce del 4,7 per cento e gli ortaggi dell’1,4 per cento. Ma i dati dell’osservatorio rispecchiano la realtà? Lo abbiamo chiesto a Claudio Mazzini, responsabile filiera ortofrutta di Coop Italia: “I dati a volume dei consumi degli italiani nel primo trimestre confermano una tendenza positiva rispetto alla già interessante crescita del 2015. è tuttavia ancora prematuro salutare il definitivo cambio di rotta rispetto agli ultimi anni, sebbene fattori esogeni al settore giustifichino un moderato ottimismo. Il cambio degli stili di vita e di consumo degli italiani stanno, seppure lentamente, incidendo sul maggior consumo di frutta e verdura fresche. Sottolineo che l’incremento dei consumi, come si evince dal dettaglio dei primi tre mesi, non è costante nel tempo in quanto, se è vero che a gennaio si è registrata una crescita del 4,5 per cento nei volumi, a febbraio del 3,9 per cento e solo del 1,4 per cento a marzo”. “In questi casi - prosegue il referente nazionale di Coop Italia - la cautela è d’obbligo e dovremo verificare nei prossimi mesi la tenuta degli scostamenti in positivo. Anche perché va ricordato che il 2015 ha visto una crescita dei consumi certamente legata ad un’estate anomala caratterizzata da caldo intenso e prolungato. Per quanto riguarda Coop registriamo andamenti diversi nelle aree in cui siamo presenti. Stabili i volumi nel Nordovest, molto positivo il dato del Nordest, in linea col mercato l’area emiliana e la fascia adriatica. Non in linea invece il Centro Sud dove la probabile ripresa dell’utilizzo dei mercati rionali e dei consumi locali hanno frenato la crescita a volume”. l N.16 l LUGLIO 2016
marketing |
Maurizio Pisani*
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Farsi notare in televisione, oggi, è sempre più difficile. Lo si dice da anni: gli spazi televisivi sono iperaffollati, la TV on demand sta prendendo sempre più piede, il telecomando consente di saltare a piè pari gli spot pubblicitari, e così via. Ottenere risultati dagli investimenti in pubblicità televisiva è sempre più arduo e i budget richiesti per farsi notare sempre più elevati. Una situazione che richiede soluzioni innovative, originali, diverse dal solito spot di 30” Alcune aziende non ci pensano nemmeno, in realtà, e continuano come se nulla fosse a sparare spot su masse che ormai non le ascoltano più. Altre si ingegnano e riescono a innovare e a sperimentare nuovi modi per riuscire a farsi notare. Una di queste ultime è Lidl, che, da alcuni anni, è l’attore della GDO che investe di più in comunicazione in Italia. Ed è anche, per certi versi, la più innovativa. Un esempio di tutto ciò è stato il programma “La Ricetta Perfetta”, andato in onda da metà aprile a metà giugno su Canale 5, alla domenica mattina. Si, certo, io ho partecipato al programma come esperto di food marketing, quindi sono assolutamente di parte. Lo so. Però penso valga la pena parlarne ugualmente, perché credo che questo proFRUITBOOKMAGAZINE
gramma ci permetta di capire come cambierà il mondo della comunicazione nei prossimi anni. “La Ricetta Perfetta”, infatti, parla forse per la prima volta nella storia della TV dello sviluppo di un prodotto alimentare. Il programma ha premiato chi, tra i concorrenti appassionati di cucina, è stato in grado di creare non il piatto gustativamente migliore ma il prodotto che poteva essere venduto meglio sugli scaffali dei supermercati Lidl. Quindi in “La Ricetta Perfetta” si parlava non solo di cucina ma anche di sviluppo prodotto, di come creare una marca, di lancio di un prodotto nuovo sul mercato. Contenuti innovativi, dunque, ma non è questo il punto: il programma ha rappresentato un nuovo modo di comunicare. “La Ricetta Perfetta” ha permesso a Lidl di superare le barriere e i filtri che i consumatori pongono alle migliaia di interruzioni pubblicitarie. Producendo un contenuto e non uno spot, Lidl è riuscita a creare una forma di “promotainment” in grado di comunicare il suo brand, divertendo e coinvolgendo i telespettatori allo stesso tempo. Ha sfruttato in modo sapiente l’idea nelle sue attività di relazioni pubbliche, sui social media, nei punti vendita, così da creare un effetto a cascata capace di amplificare enormemente la portata del programma televisivo. Da anni il consumatore non è più quel soggetto passivo a cui erano abituati i pubblicitari ai tempi di Carosello: se vuoi convincerlo, devi fare qualcosa di più rispetto a mettere in onda i soliti spot TV. E questo vale per tutte le aziende, di qualunque budget dispongano. l N.16 l LUGLIO 2016
*esperto di marketing agroalimentare
La Ricetta Perfetta: l’esempio della comunicazione del futuro
mens sana |
Marta Baldini (dietista)
La rapa rossa e quelle virtù nascoste amate dai vegani 58
Antitumorale, depurativa, energetica, antiossidante e protettiva. Buona no, decisamente. E questo è il motivo del suo scarso successo. Almeno finora. In Europa e nei Paesi cosiddetti avanzati infatti è diventato un vero must per i salutisti grazie alle sue indubbie virtù. Si può trovare nei punti vendita sia così come raccolta che sotto forma di snack oppure cotta o ancora in succo. In Italia è ancora quasi introvabile ma, ne siamo certi, arriverà molto presto La rapa rossa o barbabietola rossa è caratterizzata da interessanti proprietà. è composta per circa l’87 per cento da acqua, per l’1,6 per cento da proteine e per il 6,8 per cento da zuccheri. Può essere paragonata ad una vera bevanda rimineralizzante in quanto ricca in ferro, magnesio, zinco, rame, manganese, selenio, sodio, potassio e vitamine del gruppo B e C e beta carotene. La sua assunzione, grazie all’abbondanza di saponine e sali minerali è molto indicata anche per i bambini deboli, i convalescenti e gli anemici. Ultimamente viene utilizzata molto anche nelle diete vegetariane e vegane perché 100 grammi di prodotto apportano elevati quantitativi di amminoacidi. Oltre a un uso quotidiano da parte della popolazione vegetariana, ultimamente la rapa rossa è stata inserita in FRUITBOOKMAGAZINE
diversi menù perché ricca in proprietà benefiche per la nostra salute. Antitumorale: alcuni studi condotti in Grecia, pubblicati sull’International Journal of Cancer, descrissero le proprietà e gli effetti benefici che questo ortaggio poteva avere nel contrastare il tumore al colon. Al momento sono in corso delle ricerche sui benefici che l’estratto di barbabietola rossa potrebbe portare nel trattamento del tumore al pancreas, al seno ed alla prostata. Depurativa: grazie alla presenza di saponine che facilitano l’eliminazione dei grassi, la barbabietola rossa ha anche proprietà depurative dell’organismo. Protettiva: la presenza di vitamina C apporta benefici al nostro sistema immunitario rafforzandolo e l’acido folico, in unione con la betaina, rinforza i vasi capillari contribuendo a mantenere in salute il sistema cardiocircolatorio. Antiossidante: gli antociani, i pigmenti idrosolubili presenti in abbondanza in questo vegetale, appartengono alla famiglia dei flavonoidi ed hanno forti proprietà antiossidanti in grado di apportare benefici al micro circolo ed al cuore in particolare. Energetica: anche per chi pratica sport è consigliato mangiare regolarmente la barbabietola rossa (all’interno di insalate o come vellutata). Questo ortaggio infatti, anche se è a basso contenuto calorico (ogni 100 grammi di polpa edibile si hanno solamente 20 calorie), contiene molto zucchero che viene rilasciato gradualmente nel corpo, fornendo così molta energia nelle prestazioni sportive e per un tempo prolungato. Ultimo prodotto uscito sul mercato è il succo di rapa rossa: diversi studi scientifici hanno verificato l’effetto benefico sull’organismo di un suo uso quotidiano e i primi risultati hanno mostrato dati interessanti in particolare sul controllo dell’ipertensione arteriosa. l N.16 l LUGLIO 2016
E alla fine anche sua Maestà scoprì i discount Viaggio nel Paese dove d’estate si vendono più fragole che pane Eugenio Felice
Il 10 giugno abbiamo partecipato al retail tour organizzato dal London Produce Show nella capitale inglese. Nell’occasione abbiamo visitato sette diverse insegne e con l’aiuto di alcuni esperti abbiamo cercato di cogliere le ultime tendenze nel mondo dell’ortofrutta. A parte le conferme, come il successo di fragole e frutti di bosco e la crescita dei funghi e del peso dei prodotti “made in UK”, si registra un’inedita e marcata attenzione al prezzo: Aldi e Lidl si stanno facendo sentire Da cosa partire? Senz’altro dall’ecommerce, dato che anche Amazon a giugno ha iniziato a consegnare in alcuni quartieri di Londra frutta e verdura in un’ora con il servizio Prime Now. Camminando per le strade della metropoli di Sua Maestà ci siamo imbattuti in molti furgoni refrigerati per la consegna dei prodotti freschi a domicilio (come quello della foto di pagina 63). Su tutti grandi foto di frutta e/o ortaggi. Asda, Tesco, Sainsbury’s, Morrisons, Waitrose: non c’è grande retailer inglese “tradizionale” gli anglosassoni li chiamano “brick and mortar”, letteralmente mattoni e malta, per far capire che si tratta di punti vendita reali - che non faccia la consegna a domicilio - ma anche il click & collect, ordini a computer o da smartphone e vai a ritirare nel negozio, solitamente in area dedicata nel parcheggio con consegne anche in un’ora, pro-
prio come Amazon. Se lo scorso anno, in questo periodo, ne avevamo visti tanti, quest’anno ne abbiamo visti in numero ancora maggiore. Tra gli specialisti dell’home delivery c’è anche Ocado, che si definisce “The online supermarket”, di cui abbiamo trovato quattro buoni da 20 sterline nella rivista di bordo di British Airways. Insomma, nel Regno Unito si fa sul serio e i grandi retailer - i maggiori quattro controllano da soli oltre il 70 per cento del mercato grocery hanno da tempo colto la sfida di internet. Crab ‘n’ go. Proseguiamo con il tema del servizio che da sempre caratterizza il mondo del retail oltre la Manica. Piatti pronti, sandwich di ogni genere nel cartoccio del pane, succhi di ogni tipo, snack e frutta di quarta gamma venduta con forchetta e salvietta. Tutto fre-
Nella foto a lato tre tendenze rilevanti nel Regno Unito. 1. Le fragole e i piccoli frutti, sono diventati la categoria più importante in termini di fatturato per i retailer inglesi, in particolare nel periodo estivo. 2. L’origine nazionale dei prodotti, ben evidenziata con la bandiera sulla confezione. 3. I cestini e vassoi termosaldati: l’imballaggio protegge ma soprattutto comunica.
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L’insalata di quarta gamma nel Regno Unito occupa molto meno spazio nei supermercati rispetto a quanto accade in Italia. Da noi è più o meno il massimo del servizio nei freschi; oltre la Manica il mercato si è evoluto nei piatti pronti completi, di ogni tipo, da gustare in ufficio, per strada o a casa.
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TESCO
The London Produce Show and Conference si è svolto a Londra dall’8 al 10 giugno. Giunto alla terza edizione, è l’evento dedicato al settore ortofrutta più importante del Regno Unito, organizzato dalla rivista americana Produce Business e dalla FPC, la UK’s Fresh Produce Trade Association. Parliamo di evento perché non si tratta di una semplice fiera: si inizia con una cena informale in piedi per fare networking, si prosegue con una giornata secca di fiera accompagnata da numerosi seminari e showcooking, per finire con mezza giornata di tour tematici (wholesale market, retail, foodservice, production, student). Un evento ricco di contenuti, compresa nel giorno centrale una colazione alle 7.30 della mattina con una tavola rotonda con leader del settore su temi di attualità. Tra gli espositori c’erano anche quattro aziende italiane, tre legate all’uva da tavola (Agrimessina, Peviani e Didonna) e una alle tecnologie (la bolzanina Top Control).
ASDA
schissimo e a breve scadenza, in molti casi preparato direttamente nello store o in magazzini nelle vicinanze. Un esempio? Gli spaghetti vegetali. Li avevamo già visti lo scorso anno, ma quest’anno posFRUITBOOKMAGAZINE
siamo dire che si sono affermati su larga scala. Fatti solitamente con le zucchine, definiti ad esempio da Tesco “una perfetta alternativa alla pasta tradizionale” e da Sainsbury’s “una grandiosa alternativa l N.16 l LUGLIO 2016
Dopo le notizie di fine febbraio dell’accordo tra Amazon e il quarto maggior retailer inglese, Morrisons, per la distribuzione di prodotti freschi e surgelati, a inizio giugno il colosso dell’ecommerce ha attivato il servizio di consegna di prodotti alimentari (grocery in inglese) in alcune aree di Londra con recapito sette giorni su sette in un’ora al piano e un portafoglio di 130 mila prodotti. Un servizio analogo a quello svolto a Milano con Prime Now, di cui abbiamo parlato nel numero di aprile di Fm.
agli spaghetti tradizionali” (agli inglesi piace esagerare con frasi ad effetto). Parliamo alla fine di una verdura fresca di quarta gamma, con scadenza in pochissimi giorni. Nella pagina a fianco potete vedere quelli proposti da Tesco, fotografati il 10 giugno e con scadenza 12 giugno. Li abbiamo trovati in tutti gli store visitati, ad esclusione solo dei discount. C’è da dire che vanno alla grande anche in altre aree del mondo, come il Nord America e il Giappone, tanto che spesso si parla anche di noodles (gli spaghettoni in brodo). A Chicago l’azienda veneta Turatti, altamente specializzata nelle macchine per le industrie di quarta gamma, ha presentato una nuova macchina preposta proprio al taglio degli ortaggi per ottenere questi spaghetti vegetali. Li vedremo anche in Italia? Difficile, considerando la brevissima scadenza poco compatibile con i tempi della nostra logistica e la frammentazione dei centri distributivi. Samphire. Proseguiamo con una novità di prodotto. Di solito si trovano in pescheria, anche in Italia. In questo caso li abbiamo visti nei reparti ortofrutta. Praticamente in ogni punto vendita. Sono le alghe, considerate dei veri superfood, molto salutari, con un tipico sapore salato. Nella foto della pagina a lato i “Samphire” - che sul web sono tradotti come “finocchio marino” - che assomigliano a dei coralli di colore verde scuro o a dei baby asparagi. Li abbiamo visti anche l N.16 l LUGLIO 2016
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La grande distribuzione nel Regno Unito: le quote di mercato TESCO Sainsbury’s Asda Morrisons The Co-operative Aldi Waitrose Lidl Iceland 0%
5%
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Fonte: Kantar Worldpanel
al London Produce nello stand di Westlands. Nella letteratura che si occupa di medicina e nutrizione, le alghe in generale sono considerate il superfood del futuro. Un futuro che quindi è già presente nel Regno Unito. Tra gli altri superfood presenti in tutte le salse, o meglio preparazioni, abbiamo visto anche le rape rosse (beets in inglese), che da noi sono ancora ampiamente sottovalutate, e i funghi, cui sono dedicati metri e metri di murali refrigerati. Prezzi, sconti, promozioni. Rispetto allo scorso anno abbiamo riscontrato una competizione nuova su questi temi, con murali dedicati ai prodotti “cheap” posti nelle testate
delle corsie così come promozioni varie sugli scaffali che negli anni scorsi non avevamo notato, segno che Aldi e Lidl stanno creando più di un grattacapo ai retailer inglesi storici. Vediamo il caso di Sainsbury’s della foto di pagina 64. Appena entrati, si trovano a destra i fiori - ormai un vero must in UK a sinistra gli scaffali con i prodotti a “great prices”, proprio a fianco dei prodotti di veloce consumo, come sandwiches freschi, quarta gamma di frutta e i succhi freschi, di cui abbiamo già parlato. Questo discorso vale soprattutto per Tesco, Asda - che è di suo un soft discount - e Sainsbury’s, mentre Mark & Spencer e Waitrose, che si rivolgono a clienti danarosi, sembrano ancora immuni da questa tendenza, puntando anzi tutto sulle emozioni, i prodotti premium e il servizio avanzato. FRUITBOOKMAGAZINE
Quant’è il potenziale inespresso nei supermercati italiani per il comparto delle fragole e dei piccoli frutti? Dal Regno Unito arriva la notizia clamorosa che da Sainsbury’s si vendono più fragole di pane e latte, un cestino al secondo nei mesi estivi, per un totale previsto nel 2016 di 50 milioni di cestini!
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SAINSBURY’S
LIDL
TESCO
WAITROSE
Private label. Tutti sanno che il Regno Unito è la patria della private label. Quindi parliamo di una conferma. Ma come si sta evolvendo? Anche i discount come Lidl e Aldi la utilizzano sempre di più vedi foto della PL Oaklands di Lidl - e la tendenza è ad aumentare le referenze facendo una scala prezzo: da Tesco e Waitrose siamo già ad almeno tre marche private per ogni referenza (più di tre se consideriamo anche il biologico), con Waitrose che solo nel mese di magFRUITBOOKMAGAZINE
gio ha introdotto l’alto di gamma riconoscibile da un “1” (vedi la foto) mentre lo scorso anno in questo periodo aveva lanciato la linea da primo prezzo definita “es-sential”. Proliferano poi le private label che richiamano a dei produttori “fittizi”, come Suntrail Farms o Rosedene Farms di Tesco, per richiamare la naturalità del prodotto. La tendenza a crescere del marchio del distributore è in corso anche in Italia e nel resto d’Europa. Gli ultimi dati Nielsen confermano il
primato assoluto della Svizzera e della Spagna con livelli sopra il 50 per cento, mentre il Regno Unito ha raggiunto il 46 per cento. Sopra il 40 per cento anche Germania, Austria, Belgio e Portogallo. Sono stati registrati aumenti anche in Europa Centrale, con quote oltre il 30 per cento in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. E in Italia? Cresce, ma restiamo fanalino di coda sotto al 20 per cento.
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Il futuro dei succhi freschi in mano alla distribuzione I trend salutistici rilanciano un prodotto che sembrava finito Maurizio Pisani
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Quest’estate si rivedono sugli scaffali refrigerati dei supermercati italiani i succhi di frutta (e ortaggi) freschi, a breve scadenza. Nuove proposte hanno affiancato quelle storiche, con succhi, smoothies e frullati. Affianco a questi prodotti però si iniziano già a vedere le “imitazioni”, a base concentrato, con shelf-life di sei mesi e pastorizzati a lungo con la tecnologia UHT. Dei prodotti uguali a quelli venduti sugli scaffali dei succhi a lunga conservazione. La storia si ripeterà? Di solito, dalle esperienze passate si impara molto. Soprattutto, si dice, si impara a non ripetere gli errori. Purtroppo però la storia ci insegna che no, non sempre è così. Il (triste) caso dei frullati freschi è un esempio emblematico di come, a volte, si tenda a dimenticare troppo in fretta. Per capirlo, dobbiamo fare un pochino di teoria. Una categoria di prodotto che parte da zero (ma anche una marca o un singolo prodotto: d’ora in poi ci riferiremo per semplicità ad una categoria di prodotto, ma il discorso è lo stesso per le singole marche) sviluppa le sue vendite nel tempo in maniera abbastanza prevedibile. C’è un modello che ci viene molto utile per capire in che modo. è il modello ATAR, dalle iniziali delle parole inglesi Awareness, Trial, Availability, Repeat, degli indici da tenere sotto controllo, misurare e analizzare per capire perché le vendite di una categoria di prodotti crescono (o decrescono) nel tempo. Vediamo il significato di questi indici, uno ad uno. Ipotizziamo di voler studiare l’evoluzione nel tempo di una nuova FRUITBOOKMAGAZINE
categoria di prodotto (i frullati freschi di frutta, ad esempio). Innanzitutto, dobbiamo misurare come nel tempo varia la A di Awareness: in italiano, la conoscenza della categoria. è ovvio: per sviluppare vendite, una categoria di prodotto deve far sapere che esiste al maggior numero possibile di persone. Poi la T, di Trial. Ovvero, la prova del prodotto. Questo indice misura la percentuale di persone che conoscono l’esistenza di una categoria (sono “aware”, nella terminologia inglese) e in un determinato periodo l’hanno acquistata almeno una volta. Andando avanti, troviamo la A di Availability, ossia la disponibilità della categoria nei punti vendita. Certo, se un tipo di prodotto non è disponibile nel punto vendita in cui sto facendo la spesa, come posso acquistarli? (Dal punto di vista logico-consequenziale, la A di Availability viene prima della T di Trial, ma la si nomina dopo per motivi puramente linguistici.
La foto qui sopra è stata scattata il 10 giugno nei pressi di Waterloo Station a Londra. Nella capitale inglese è in corso un vero e proprio boom di questi succhi freschi a breve scadenza e pressati a freddo. Tecnicamente si parla di HPP, cioè high pressure processing, un metodo sofisticato che preserva le vitamine e i nutrienti della frutta e degli ortaggi pur eliminando completamente batteri, funghi e muffe. È un sistema alternativo alla pastorizzazione. Tra i brand più in auge c’è Savse, vincitrice di numerosi premi e ben presente nella GDO inglese.
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Infine - ed attenzione qui, perché questo indice è fondamentale per capire perché le vendite di un prodotto crescono o decrescono nel tempo - la R di Repeat. La percentuale cioè di persone che, dopo aver provato il prodotto, decidono di riacquistarlo successivamente in un determinato periodo di tempo. Facciamo quindi un piccolo riassunto: per misurare come si sviluppano le vendite di una categoria di prodotti nel tempo (ma, l N.16 l LUGLIO 2016
abbiamo detto, anche di un singolo prodotto o di una singola marca), devo capire come si evolvono nel tempo gli indici di conoscenza della categoria (Awareness), di disponibilità nei punti vendita (Availability), di prova (Trial) e di ripetizione dell’acquisto (Repeat). A che ci serve tutto ciò? Vediamo subito un’applicazione pratica. Ipotizziamo di aver lanciato da qualche mese un prodotto sul mercato, e che le vendite del mio prodotto siano molto scarse. Mi chiederò: perché non vendo quanto vorrei? E come posso rimediare? Ecco che il modello ci corre in aiuto. FRUITBOOKMAGAZINE
Come distinguere un succo o frullato fresco da uno “imitazione”? Bisogna vedere se è fatto con prodotti freschi o da concentrato, se viene stabilizzato con la pressione a freddo o con la pastorizzazione. Come si comprende la differenza nel punto vendita? Guardando la data di scadenza e se va in frigo.
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OrtoRomi ha lanciato da pochi mesi la linea di succhi So Natural, ottenuti da frutta e verdura selezionate e stabilizzati a freddo con l’alta pressione. Senza alcuna aggiunta di acqua, zucchero, coloranti o conservanti, i succhi Insal'Arte So Natural garantiscono un ottimo apporto nutrizionale e vitaminico. Le referenze sono tredici in confezioni da 250 e 750 ml. Fruity Line - foto della pagina a fianco è un’azienda olandese che produce succhi e frullati freschi presssati a freddo. Si trovano anche in alcune catene distributive italiane: li abbiamo visti da Carrefour a Milano, anche nel formato da 1 litro. L’azienda propone anche acqua aromatizzata e di cocco e lavora a private label. I formati vanno da 125 ml fino a 2 litri.
Le vendite sono scarse perché nessuno sa che il mio prodotto esiste? Awareness bassa. Dovrò investire in comunicazione o migliorarne le visibilità sui punti vendita. Oppure, il mio indice di awareness è buono ma il prodotto c’è solo su pochissimi punti vendita? Availability bassa. Dovrò lavorare per aumentarne la distribuzione. E così via. Il modello ATAR ci indica dove intervenire per aumentare le vendite del mio nuovo prodotto. Una storia triste. Ora, forti di questo modello, rivediamo la triste storia dei frullati di frutta. Una categoria di successo in tanti altri Paesi europei, ma che in Italia non ha (ancora) trovato lo sviluppo che si merita. Analizziamo la loro storia utilizzando il nostro modello ATAR. Siamo nel 2009. I frullati vengono immessi sul mercato, iniFRUITBOOKMAGAZINE
zialmente da un paio di aziende. Con prodotti freschi, da conservare in frigo, con shelf-life più o meno breve, posizionati al pubblico a un prezzo allineato alla loro qualità, e supportati da alcune attività di comunicazione. Il mercato inizialmente ha una crescita molto forte. Le catene della GDO inseriscono le referenze in assortimento, nella IV gamma. I consumatori cominciano a conoscere e provare i prodotti. Awareness, Availability e Trial crescono giorno dopo giorno. Tutto sembra andare bene e lascia intendere che il mercato si svilupperà allo stesso modo in cui lo ha fatto in vari paesi esteri. Ma ecco però l’astuzia tipicamente italiana di alcune aziende, attirate
proprio dallo sviluppo iniziale del mercato. “Il business cresce”, pensano, “ma i prezzi sono alti. Posso fare di meglio!” Ed ecco arrivare sugli scaffali prodotti “simili” nell’aspetto a quelli già presenti, ma ben diversi nel contenuto ed a prezzi inferiori. Prodotti a base di concentrato e non di frutta fresca, con shelf-life di 6 mesi o più, pastorizzati a lungo con la tecnologia UHT, e quindi non necessariamente da tenere in frigo, ma del tutto uguali a quelli venduti sugli scaffali dei succhi a lunga conservazione. Prodotti (complici alcune catene della GDO) piazzati però ugualmente nei banchi frigo, in ortofrutta, di fianco a quelli veramente freschi, ma ad un prezzo inferiore. Che succede ora? Succede che molti consumatori iniziano a provare questi prodotti “imitazioni”, attirati dai prezzi più bassi, dalle marche iml N.16 l LUGLIO 2016
La Linea Verde è stata la prima a lanciare i frullati freschi, con il marchio DimmidiSì. Era il 2008 e le referenze erano tre nel formato da 250 ml. Oggi sono sei nel formato da 150 ml, con ricettazioni originali come il Mix Verdure & Frutta che ha tra gli ingredienti la spirulina. E in futuro? “La Linea Verde è sempre in fermento, è un continuo cantiere di novità e prossimamente anche questa gamma potrebbe svelare sorprese”, ci ha commentato il direttore commerciale Andrea Battagliola.
portanti che li propongono, o semplicemente dalla bella immagine delle bottigliette. Per la maggior parte dei consumatori, infatti, il fatto che siano esposti nel banco frigo è sufficiente garanzia che i prodotti siano parimenti freschi e della stessa qualità, più o meno, di quelli esposti a fianco a prezzi più alti. E il fatto, invece, che questi nuovi prodotti siano da concentrato - parametro molto importante per valutare la qualità di un succo di frutta? No, non sono cose, queste, che la maggioranza dei consumatori capisce. Sono tecnicismi, per addetti ai lavori. Ma attenzione: tutti i consumatori capiscono però se un prodotto vale il prezzo che chiede. E per questi prodotti “imitazioni”, nella maggior parte dei casi, i consumatori, dopo averli provati, scoprono che non è proprio così. Il risultato? I consumatori si allontanano dalla categoria, accomunando tutti i prodotti presenti in ortofrutta nello stesso giudizio negativo: “non vale la pena - pensano - spendere più di un euro per questi prodotti, quando posso trovare prodotti uguali nello scaffale dei succhi a lunga conservazione per poche decine di centesimi”. Tornando, quindi, al nostro modello, si sviluppano bene “awareness”, “availability”, “trial” ma, ahimè, no “repeat”. I consumatori non ricomprano la categoria. E se non c’è repeat, la strada è segnata: le vendite nel lungo termine crollano. Tutte le aziende che propongono prodotti imitazione, a poco a poco, l N.16 l LUGLIO 2016
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escono dal mercato. E rimangono a testimonianza della bontà della scelta iniziale - solo quelle che propongono i veri frullati, quelli freschi per davvero e di qualità superiore - costrette ora però ad operare in un mercato che non cresce più, e a darsi da fare per recuperare la fiducia dei consumatori di cui altre marche hanno abusato. Un finale triste? No, perché poco a poco, con tempo e fatica - e questa è storia di questi giorni - i consumatori iniziano a riavvicinarsi a frullati e succhi freschi, anche grazie
a molte nuove proposte di prodotto da parte di varie aziende specializzate e ai recenti trend ipersalutistici. Ed il mercato comincia a dare segni interessanti di ripresa. Ma... girando per i punti vendita della GDO, però, si iniziano già a ritrovare posizionati nello scaffale della IV gamma anche prodotti a base di concentrato, a lunghissima conservazione, UHT a tutti gli effetti. Un deja-vu. “Si ma così ho meno prodotti che scadono, ho una gestione più tranquilla”, dicono i vari buyer ortofrutticoli che hanno deciso di inserire questi prodotti in assortimento in IV gamma. E la storia, purtroppo, si ripete.
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La crisi della carne e i trend iper salutistici scatenano la corsa dei burger vegetali Da McDonald’s va alla grande il McVeggie, il panino vegetariano con ortaggi e scamorza Eugenio Felice
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Gastronomia, ortofrutta o carne? Mentre le catene distributive stanno cercando la collocazione ideale per i burger vegetali, il mondo ortofrutticolo si organizza per non perdere questo treno importante già presidiato da altri settori: è partita a novembre River Fruit in Esselunga, in tarda primavera sono arrivate anche le proposte di Zerbinati e La Linea Verde, con ricettazioni e tecnologie piuttosto differenti, come differente è una delle cose più rilevanti, il contenuto di proteine L’attore ed ex-governatore della California Arnold Schwarzenegger, il regista James Cameron e la più famosa attrice cinese, Li Bingbing, sono i protagonisti di una campagna pubblicitaria che sarà lanciata alla fine dell’estate in Cina e negli Stati Uniti, con spot e cartelloni stradali, per sensibilizzare a un minor consumo di carne, al fine di contenere le emissioni di gas serra derivanti dagli allevamenti. La campagna, caratterizzata dallo slogan “Less Meat, Less Heat, More Life” (Meno carne, meno calore, più vita), è stata realizzata da WildAid, in collaborazione con la Nutrition Society cinese. Secondo le attuali previsioni, entro il 2030 il consumo di carne in Cina aumenterà del 50 per cento, mentre l’obiettivo delle autorità cinesi è di dimezzarlo, per motivi sanitari e ambientali. “Il bestiame inquina più di tutti i trasporti combinati insieme”, ha ricordato Cameron. “Ridurre la domanda di alimenti di origine animale è essenziale se si vogliono ridurre drasticamente le emissioni di carbonio e raggiungere gli obiettivi fissati dalla ConFRUITBOOKMAGAZINE
ferenza di Parigi sul clima”. La notizia è stata riportata il 4 luglio da Il Fatto Alimentare ed è solo una delle tante finalizzate a far prendere coscienza all’opinione pubblica che un consumo più attento della carne animale ha conseguenze positive sia sulla salute, come ha stabilito l’EFSA, che sull’ambiente. Se a queste notizie aggiungiamo poi servizi shock come quello mandato in onda da Report il 29 mag-
Nelle foto sotto la nuova linea di burger e mini burger freschi sviluppata in collaborazione con Kioene, presentata da La Linea Verde al Cibus e già disponibili sul mercato a marchio DimmidiSì. Sono cinque ricette elaborate intorno a una base di legumi come la soia (no ogm) arricchita con cereali, quinoa, verdure, semi e piante aromatiche per una gamma ricca di proteine che si accredita come valida alternativa alla carne, 100 per cento vegetale e senza conservanti. Decisamente originali sono i miniburger (due referenze, Spinaci e Piselli e Carote, Piselli & Miglio): ricette dal sapore dolce studiate per i palati più esigenti, come quelli dei bambini. Le altre tre referenze si caratterizzano per il grande equilibrio dei sapori, rotondi ed equilibrati ma allo stesso tempo distintivi, e per la consistenza morbida e tenera del burger.
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Foto: NextVideoProduction.com
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gio con immagini raccapriccianti girate di nascosto in un allevamento di maiali di un’azienda famosa come Amadori, si può capire come mai il consumo di carne sia in discesa marcata, con la conseguenza di una ricerca, da parte dei consumatori ma anche dei distributori, di valide alternative alle proteine animali. Ed ecco quindi il fiorire di nuove proposte di tipo vegetale, anche molto diverse tra loro, in alcuni casi provenienti proprio da gruppi alimentari che hanno nella carne il loro business l N.16 l LUGLIO 2016
principale. Il gruppo veronese AIA, nel momento in cui scriviamo, è in procinto di lanciare sul mercato i suoi burger vegetali, così come il gruppo padovano Tonazzo controlla Kioene, che è già ben posizionata in GDO nel reparto gastronomia con i suoi burger vegetali freschi. Non c’è niente di strano, del resto un’azienda produce quello che chiede il mercato e la tecnologia per fa-
re i burger non cambia in modo sostanziale se al posto della carne si usano i vegetali. Piuttosto è più difficile fare il contrario, quindi partire dagli ortaggi freschi e mettersi in testa di fare dei burger. Questo è il motivo per cui in questo particolare segmento sono partite prima le aziende “industriali”, come quelle della soia che - è il caso di Valsoia e Sojasun - hanno già da più di un anno una linea di burger vegetali. La soia, oltretutto, è ritenuta da tempo una valida alternativa alle proteine animali. FRUITBOOKMAGAZINE
osservando il fenomeno dei burger vege“taliStiamo freschi con grande interesse. È una nicchia in crescita, che stiamo testando in diverse zone del supermercato per capire qual è il reparto più adatto ad ospitarlo. Non è detto sia quello ortofrutta ”, Claudio Mazzini (resp. filiera ortofrutta Coop Italia)
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La prima azienda del settore ortofrutticolo a partire con i burger di verdure è stata la River Fruit, che peraltro ha la linea Cotti in Tavola prodotta nello stabilimento di Piacenza e costituita da verdure cotte e pronte al consumo. Diciamo che il burger per River Fruit è stato quindi un’evoluzione ulteriore della gamma e in effetti i burger visivamente sembrano proprio dei vegetali pressati, nel senso che - e questa è una caratteristica distintiva dei burger River Fruit - le varie zucchine, fagiolini, asparagi etc. sono ben riconoscibili. La percentuale di ortaggi presente è da record per la categoria, essendo attorno al 70 per cento. Quindi, la prima azienda a partire è stata River Fruit a novembre 2015, nemmeno un anno fa, prima in Esselunga e poi anche in altre catene distributive. All’ultima edizione di Fruit Logistica è stata la volta di Zerbinati, azienda di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, specializzata nelle insalate di quarta gamma e nelle zuppe fresche. AnFRUITBOOKMAGAZINE
che in questo caso quindi c’è un know-how industriale. La linea di burger è stata sviluppata con il masterchef Ferrero e dopo la presentazione internazionale a Berlino c’è stato il debutto sul mercato nel mese di maggio presso la catena Eataly. Nello stesso mese, al Cibus, anche La Linea Verde ha presentando la sua linea di burger e mini burger a marchio DimmidiSì, freschi, vegani e ad alto contenuto di proteine: dal mese di luglio sono in distribuzione. Cosa ne pensa la distribuzione? “I burger vegetali - commenta il responsabile nazionale filiera ortofrutta Coop Italia, Claudio Mazzini, che abbiamo contattato all’inizio del mese di luglio - sono stati al centro dell’attenzione all’ultima edizione di Cibus. Stiamo osservando il fenomeno con grande interesse. È una nicchia in crescita, che stiamo testando in diverse zone del supermercato per capire qual è il reparto più adatto a ospitarlo, tra ortofrutta, carni e gastronomia. Non è scontato infatti
Nella foto qui sopra la linea burger di River Fruit, la prima azienda italiana del settore ortofrutticolo a mettere sul mercato lo scorso novembre dei burger vegetali. Ogni referenza differisce in base alla tipologia di verdure presenti, ma tutte hanno le stesse caratteristiche: si tratta infatti di burger 100 per cento vegetali a base di verdure ben visibili (che rappresentano circa il 70 per cento del prodotto), senza glutine, senza conservanti, senza oli, poveri di grassi (meno di 1 grammo per burger da 120 grammi) e ad alto contenuto di fibre e proteine. L’apporto proteico come anche le altre caratteristiche vengono dati solamente dalle verdure che vengono utilizzate: i burger non contengono né soia, né addensanti, né seitan, tofu o altre tipologie di gomme vegetali.
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che la sua collocazione ideale sia il reparto ortofrutta, trattandosi peraltro di un prodotto estremo, border line, con le percentuali di vegetali contenute che variano molto da burger a burger. C’è anche un ampio e diversificato ventaglio di proposte in termini di ricettazioni e di tecnologie adottate per produrli. Non è escluso che alla fine possano trovare una doppia collocazione, come già succede per le zuppe fresche e le olive. Una riflessione va fatta sulla percentuale di proteine contenute, perché se si presentano come sostituti ai prodotti animali c’è il rischio che le aspettative vengano deluse. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi, per capire se questa è solo una fiammata o se i burger vegetali diventeranno un vero e proprio segmento”. Sulla stessa lunghezza d’onda Gianmarco Guernelli, responsabile acquisti ortofrutta di Conad: “Abbiamo inserito i burger vegetali da poco nel settore ortofrutta e ad oggi non abbiamo ancora feedback significativi. Sicuramente l’interesse c’è. I vegetariani e i vegani sono in aumento così come i flexitariani, cioè i vegetariani flessibili”. “Da qualche anno - spiega Giuliano Canella di Alì (Selex) - teniamo i burger vegetali a base soia nel reparto latticini. Dal 2016 abbiamo aggiunto delle referenze in gastronomia e in ortofrutta con contenuto effettivamente più vegetale: sono un’onda da cavalcare, finché si può”.
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Zerbinati ha presentato i suoi burger vegetali freschi per la prima volta a Fruit Logistica lo scorso febbraio: i “Burger’Z” sono 100 per cento vegetali con verdure fresche, senza soia e senza glutine, frutto della sinergia tra il dipartimento di Ricerca & Sviluppo dell’Azienda e Federico Francesco Ferrero, medico nutrizionista e vincitore di Masterchef Italia 2014. Solo verdure fresche mixate in quattro differenti varianti, privi di glutine e soia, senza conservanti e glutammato, senza alcun aroma, con ottimo olio extravergine di oliva italiano, ad alto contenuto di proteine e fonte di fibre. Sono già disponibili sul mercato.
Tra i burger proposti da aziende che non fanno parte del mondo ortofrutticolo ci sono quelli di Sojasun, azienda specializzata negli alimenti a base di soia, presente da oltre 20 anni nel nostro Paese, che proprio al Cibus di Parma ha presentato un paio di nuove referenze come la Spinaci & Parmigiano con basilico della foto a lato. I burger Sojasun sono semplici, saporiti e ricchi di proteine e di fibre, in sei sfiziose ricette: Classico, Provenzale, Napoletana, Indiana, Verdure e i nuovi gusti di soia con formaggio; per la prima volta, infatti, il brand accosta alla sua offerta top seller di burger 100 per cento vegetali, burger a base soia con l’aggiunta di parmigiano e mozzarella, prodotti tipici della tradizione italiana per un gusto imbattibile. Pronti in cinque minuti, i burger di soia possono essere gustati da soli o abbinati a fantasiosi contorni. Prezzo consigliato per il pack da due pezzi da 100gr.: 3,49 €.
Altra azienda il cui business principale non è l’ortofrutta è la padovana Kioene, di proprietà del gruppo Tonazzo che storicamente lavora nel settore delle carni di qualità. In assoluto anticipo sui tempi, già nel 1989 Kioene propone la linea di prodotti 100 per cento vegetali pensata per chiunque desideri arricchire la propria alimentazione di tutte le proprietà benefiche delle proteine vegetali senza rinunciare al sapore. Burger, mini burger, cotolette, cordon bleu e tutte le altre gustose specialità Kioene sono a base di materie prime di qualità: legumi, cereali e ortaggi non ogm che vengono selezionati e lavorati con cura, interamente in Italia, in stabilimenti certificati e all’avanguardia. L’idea di sviluppare un’alimentazione alternativa è venuta ai fratelli Albino e Stefano Tonazzo, a seguito di un viaggio in Brasile alla fine degli anni ’80, dove rimasero sorpresi e affascinati dalle sconfinate estensioni dei campi di soia.
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DimmidiSì, per i 10 anni tante novità all’insegna di benessere e freschezza La Linea Verde ha presentato a Cibus i burger vegetali e a Rimini Wellness una referenza con il kale Eugenio Felice
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Non solo i nuovi burger vegetali e il kale. La Linea Verde, tra i leader in Italia nella quarta gamma e nei prodotti freschi, forte del marchio DimmidiSì che da 10 anni scrive l’evoluzione del banco frigo del reparto ortofrutta, ha presentato negli ultimi mesi numerose novità, a partire dalla linea benessere in ciotola con ingredienti particolari come l’aloe. Interessanti anche le inedite insalatone con feta e surimi e i primi freschi con quinoa e couscous Siamo stati a Manerbio, in provincia di Bergamo, nei giorni delle Floating Piers di Christo, l’opera artistica che ha portato per alcune settimane il lago d’Iseo all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Una delle prime giornate calde di un anno dalla primavera anomala, fresca e piovosa. Ci siamo recati allo stabilimento de La Linea Verde non solo per scoprire le ultime novità della gamma DimmidiSì, che proprio nel 2016 festeggia 10 anni all’insegna dell’innovazione e della freschezza, ma anche per misurare lo stato di salute di una delle aziende leader in Europa nell’ortofrutta fresca pronta al consumo e nei piatti pronti freschi. Ebbene, sono bastati pochi minuti per capire come l’azienda guidata dalla famiglia Battagliola non abbia smesso di crescere, pur operando in un mercato estremamente competitivo. Il 2015 è stato chiuso con un fatturato record di 210 milioni di euro, in crescita del 7 per cento sul 2015 (195 milioni). Valore che la pone ai vertici del mercato insieme a Bonduelle nelle insalate di quarta gamma. FRUITBOOKMAGAZINE
Il Gruppo conta cinque siti produttivi (due nel nord Italia, uno al sud, uno in Sardegna e uno in Spagna), numerose aziende agricole e una società di trasporti refrigerati. Il mercato interno vale il 70 pe cento del fatturato di Gruppo. Se i conti vanno bene è perché La Linea Verde continua a innovare, proponendo al mercato prodotti che vanno a soddisfare le esigenze di un consumatore moderno sempre più attento ai temi della salute, della freschezza e della comodità d’uso. “I prodotti freschi pronti al consumo sono ormai affermati in Italia ed è giunto il momento che siano più valorizzati all’interno del punto vendita”, ci ha dichiarato Andrea Battagliola, direttore commerciale La Linea Verde, durante il nostro incontro. “Stiamo lavorando a un’estensione della nostra presenza in ulteriori mercati oltre a quelli che già presidiamo e in cui abbiamo posizioni di leadership, non solo le insalate in busta ma anche le zuppe fresche e le ciotole”. Ma vediamo quali sono le novità, presentate anche al Cibus di Parma e al Rimini Wellness.
La Linea Verde da oltre 20 anni si pone come co-packer affidabile per le catene distributive europee: sono oltre 50 le marche private gestite. Dai suoi cinque siti produttivi escono ogni giorno circa 1 milione di confezioni per un volume annuo di quasi 170 milioni tra buste e ciotole
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Il piatto unico. La Linea Verde non significa solo insalatone in bu-sta ma anche piatti pronti completi forniti di forchetta e tovagliolo per il pasto fuori casa. Due sono le nuove ricette “etniche” per i Piatti estivi 2016 che puntano sul fascino di cereali in voga come il couscous e la quinoa. Sull’onda della tendenza che privilegia alimenti ricchi di proteine, DimmidiSì propone anche due nuove insalatone della gamma delle insalatone in ciotola: Insalatona greca con feta e Insalatona con surimi, pomodorini e crostini. Per cavalcare, invece, il
trend del benessere, La Linea Verde ha lanciato altre due ricette: Cranberries, semi di zucca e noci in insalata e Aloe, bacche di goji e semi di girasole in insalata”. Parliamo di mix pregiati di semi e frutta secca, impreziositi da verdura fresca e ingredienti inediti come l’aloe - novità assoluta nel comparto - che apporta al nostro organismo effetti benefici, lenitivi, depurativi e curativi. Le nuove insalatone, come tutta la gamma dei piatti unici, rispondono alla crescente richiesta dei consumatori di prodotti sani, già pronti, completi e soprattutto freschi e buoni. La classica insalata insomma si evolve per diventare un pasto completo, come insegna il mercato inglese. FRUITBOOKMAGAZINE
DimmidiSì da sempre è una marca attenta all’in“novazione e pronta a recepire, e molto spesso ad anticipare, i nuovi trend, tenendo fede da sempre alla nostra filosofia: offrire prodotti freschi fatti con ingredienti freschissimi e buoni come fatti in casa ”, Andrea Battagliola (dir. comm.le La Linea Verde)
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La linea Verde: evoluzione del fatturato del gruppo (in milioni di euro) 210 176 170 171
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30% ESTERO
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20% DimmidiSì
70% ITALIA
80% PL e altro
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Le zuppe fresche. A fine febbraio una campagna di comunicazione in televisione ha visto come protagoniste le zuppe fresche DimmidiSì, prodotto di cui La Linea Verde detiene una leadership indiscussa e considerato dai consumatori il preferito nella categoria, tanto da premiarlo con il riconoscimento “Eletto Prodotto dell’Anno 2016”. Lanciate nel 2006, hanno creato un mercato fino ad allora inesistente che oggi vale ben 60 milioni di euro: un business che ha incrementato, e continua ad ampliare, il giro d’affari del banco frigo dell’ortofrutta. In questi dieci anni, le zuppe fresche DimmidiSì hanno sempre mantenuto la propria posizione al vertice della categoria. Il prestigioso riconoscimento è basato esclusivamente sul voto di oltre FRUITBOOKMAGAZINE
12 mila consumatori e ottenuto attraverso la più importante ricerca di mercato sull’innovazione in Italia. Un risultato ben evidenziato sulle confezioni sulle quali è stato inserito il logo del premio. Grazie anche alla forza rassicurante di questo riconoscimento, La Linea Verde guarda con fiducia al 2016 confidando che la pianificazione media porti ai medesimi risultati di quella autunnale che, durante l’on air dello spot TV, ha visto le vendite delle zuppe fresche DimmidiSì registrare un incremento pari a oltre il 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014. “Confermiamo la via intra-
presa negli scorsi anni poiché i risultati ottenuti sono apprezzabili e oggettivi”, ha spiegato Andrea Battagliola. “Il nostro obiettivo è continuare a investire in comunicazione per sostenere la marca DimmidiSì. A metà giugno siamo partiti anche con la nuova campagna di affissione in posizioni strategiche presso luoghi cardine del circuito GDO di diverse città del nord e del centro Italia raggiungendo, questa volta, il consumatore vicino all’atto di acquisto”. Ma qual è il plus delle zuppe fresche? Che sono ideali anche per un pasto fuori casa. Sono infatti monoporzione e pratiche grazie al kit con forchetta e salvietta, complete di crostini croccanti, ideali anche per un consumo a freddo. Buone quindi anche d’estate. l N.16 l LUGLIO 2016
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La Linea Verde in cifre
milioni di euro fatturato Gruppo 2015 milioni di euro Fatturato Marca DimmidiSì 2015
5 40mila 160 160 m2
superf. produttiva
siti produttivi tons materia prima lavorata al giorno
milioni buste di insalata all’anno
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Figlio di Giuseppe Battagliola, presidente e titolare con il fratello Domenico de La Linea Verde, Andrea Battagliola, 32 anni, si è laureato in direzione aziendale all’Università degli Studi di Brescia. Ha svolto un’esperienza formativa di quattro anni nella sede spagnola del Gruppo, Vegetales Lìnea Verde Navarra SA, occupandosi delle attività di marketing e ricerca & sviluppo, arrivando a ricoprire il ruolo di direttore generale della sede iberica. Ad aprile 2015 è stato nominato direttore commerciale de La Linea Verde Spa.
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L’anno del kale. Quest’anno il superfood che va tanto di moda negli USA e in altri Paesi “evoluti” è arrivato anche in Italia. Tra le proposte sul mercato o in fase di lancio c’è quella de La Linea Verde, presentata al recente Rimini Wellness. Si tratta di un mix di insalata in busta pronta al consumo con lattughino verde, lattughino rosso e spinacino arricchito appunto con il kale, un ortaggio a foglia che dà innumerevoli benefici al nostro or-
ganismo: ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, un basso contenuto di carboidrati e contiene più ferro della carne di bovino adulto, è una fonte di vitamina K, calcio, vitamina C, potassio e luteina. Certo, il consumatore finale non lo conosce, ma oggi con la forza dei social media non ci vuole molto a far circolare le informazioni e creare un nuovo protagonista della tavola. La nuova referenza, peraltro, ha portato al debutto la nuova grafica, più fresca ed elegante, che presto sarà adottata su tutte le buste.
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Una Perla Nera per rivoluzionare le angurie Dopo il Senegal, una nuova grande sfida per OP Francescon Eugenio Felice
Foto: NextVideoProduction.com
Con un investimento di quasi 5 milioni di euro l’OP Francescon di Rodigo (Mantova) ha deciso di puntare sulle angurie medio formato e senza semi, con l’obiettivo di arrivare nel 2018 a una produzione di 30 mila tonnellate e un posizionamento di fascia premium. L’investimento comprende anche un nuovo magazzino di 8 mila metri quadrati dedicato a Perla Nera e collegato a quello da 22 mila metri riservato ai meloni, che restano comunque il core business dell’azienda Quattordici anni fa alcune aziende spagnole decisero di riunirsi nel Grupo AGF per sviluppare il mercato della Fashion, un’anguria medio formato di fascia premium selezionata dall’azienda sementiera Nunhems. Era il 2002 e da allora questa anguria dalle caratteristiche uniche si è affermata sui mercati di tutta Europa, con una produzione che quest’anno dovrebbe raggiungere le 75 mila tonnellate su una superficie dedicata di 1.800 ettari, tra Spagna e Senegal, con un’offerta che copre il periodo che va da marzo a ottobre. “Per me rappresenta l’anguria del futuro”, ci riferisce Bruno Francescon, presidente della omonima OP mantovana che è già leader in Italia nella produzione di meloni, con un output previsto quest’anno di 40 mila tonnellate. “L’anguria in Italia è un mercato ancora dominato dalle varietà tradizionali da 10-12 chili, vendute a prezzi che sempre più spesso non coprono i costi di produzione e tenuto in vita nella grande distribuzione dalla vendita a fetta, che comporta dei costi di lavorazione e confeziona-
mento e sottopone a dei rischi dal punto di vista fitosanitario. Oggi è difficile che un consumatore si porti a casa un’anguria intera, non risponde alle sue richieste in termini di formato, comodità e servizio. Il trend poi un po’ per tutte le specie è di andare verso le varietà senza semi. Per questo, confortati anche dal successo ottenuto in Spagna e in altri Paesi europei, abbiamo deciso di investire su una eccellente varietà medio formato che abbiamo chiamato Perla Nera. Mentre Bruno Francescon parla ci troviamo nello stabilimento di Rodigo, nel Mantovano, dove sono in corso i lavori per realizzare il nuovo magazzino dedicato proprio alle angurie. È il primo luglio e la sala lavorazione è praticamente finita e già in funzione, con una linea di ultima tecnologia realizzata da Meccanica Malavasi: 45 metri di lunghezza, 2 canali per 12 uscite, produttività oraria che arriva a 60 tonnellate, possibilità di lavorare frutti da 1,5 a 10 chili e di confezionare sia in plateau che in bins, con alcuni accorgimenti finalizzati a garantire la massima qualità FRUITBOOKMAGAZINE
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come gli svuotatori di bins “intelligenti” che fanno scivolare dolcemente e senza rischio di ammaccature i frutti sulla linea di lavorazione. Investimento di 800 mila euro su un totale per il progetto Perla Nera che si avvicina ai 5 milioni di euro. Il nuovo magazzino è collegato a quello principale e con i suoi 8 mila metri porta la superficie complessiva del sito di Rodigo a 30 mila metri quadrati (nella foto di pagina 78 si può vedere una foto aerea). Un investimento molto importante quindi. “Crediamo molto in questa anguria destinata a rivoluzionare un mercato in sofferenza da molti anni e con un vuoto tra i formati mini da 2-3 chili e quelli tradizionali da 10-12 chili. Perla Nera ha dei costi in produzione sostenibili, a
differenza dei formati mini, con circa l’80 per cento dei frutti che si collocano nella fascia dai 4 ai 6 chili. Un formato di più semplice gestione in campo, nel magazzino, nel punto vendita e per il consumatore. Ma non è solo una questione di dimensioni - spiega Francescon - i punti di forza di questa anguria sono diversi: grado Brix elevato, superiore ai 13 gradi con punte di 15, polpa croccante e di un colore rosso intenso, forma sferica, buccia molto scura e priva di striature, shelf-life elevata che arriva senza problemi a due settimane e assenza di semi. Di semi tradizionali almeno, quelli neri per
intenderci, nel nostro caso sono bianchi, piccoli morbidi e poco presenti, in bocca quasi non si sentono, tanto che gli spagnoli, che sono ottimi produttori e abili venditori, la presentano come seedless a tutti gli effetti. Un insieme di plus che rendono unica questa anguria e in linea con quello che chiede il mercato in termini di qualità organolettiche, aspetto esteriore, servizio e praticità. Il posizionamento non può che essere di fascia premium, con un prezzo al distributore che normalmente dovrebbe essere leggermente inferiore ai formati mini. Dico normalmente perché quest’anno i prezzi sono eccessivamente bassi e penalizzanti per un formato, le mini, che ha costi di per sé molto elevati anche per l’elevata percentuale di calibri non
OP Francescon: evoluzione programmata della produzione di Perla Nera (in volume e superfici) HA = ettari
30.000 T
T = tonnellate
20.000 T
10.000 T
2.500 T
2.500 T
2014 40 HA Fase sperimentale
2015 40 HA
1.000 T 2013 20 HA
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2016 140 HA
2017 280 HA
2018 420 HA
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OP Francescon: le caratteristiche del nuovo magazzino dedicato alle angurie
8 mila 45
mq di superficie
2 mila 60 2 8
mq sala lavorazione
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canali e 12 uscite
celle atmosfera dinamica
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metri linea lavorazione
idonei. Sulle mini pesa il fatto che è diventato un mercato inflazionato, con tanti operatori e varietà diverse, alcune prive di semi altre con i semi, un’offerta senza marchi forti che alla fine disorienta il consumatore finale”. E dato che un prodotto, per avere successo, deve essere disponibile e subito riconoscibile, OP Francescon ha un programma piuttosto ambizioso in termini di superfici investite e di quantitativi prodotti: l’obiettivo per il 2018 è di arrivare a 30 mila tonnellate di Perla Nera su un’estensione di oltre 400 ettari, in diverse parti d’Italia. “Abbiamo iniziato a fare le prime prove nel 2013, anche con delle catene distributive italiane e il prodotto ha subito funzionato. Per questo abbiamo deciso di imbarcarci in questa nuova avventura, che ci può aprire anche nuove strade sull’estero, senza ovviamente trascurare quello che resta il nostro core business, cioè il melone. Per dare ancora più valore a questa anguria innovativa abbiamo sviluppato un marchio nuovo, con degli imballaggi dedicati, dalla grafica fresca e accattivante. Quest’anno siamo partiti a giugno e dovremmo arrivare a un raccolto di 10 mila tonnellate. Dal 2017 potremmo anticipare la campagna già a maggio, seguendo di qualche settimana le mini, per chiudere a ottobre. Se il mercato risponderà come ci aspettiamo potremmo anche iniziare a produrre in Senegal, come già fanno con successo gli spagnoli, che la propongono per 9 mesi”.
tonnellate produttività oraria
Qui sopra Margherita Avigni, export manager della OP Francescon, con Bruno Francescon, presidente e general manager, durante l’ultima edizione di Fruit Logistica. Alla kermesse berlinese, in bella mostra sotto una teca di vetro, c’era una Perla Nera (senza ancora questo nome che è stato ufficializzato solo a inizio estate). Bruno Francescon, 40 anni, coniugato, tre figli, ha fatto crescere l’azienda fino a farla diventare il primo produttore italiano di meloni e ai vertici in Europa.
“Nel giro di tre anni - è l’opinione di Bruno Francescon - il segmento della angurie midy seedless prenderà una quota di mercato tra il 5 e il 10 per cento di tutte le angurie e riteniamo che Perla Nera sarà in questo segmento l’anguria di riferimento. Basta vedere quello che è successo in Spagna con le Fashion”.
C’è da chiedersi come mai a questo punto nessuno ci avesse pensato prima, a una anguria medio formato, di bell’aspetto e senza semi. Ma probabilmente ci voleva proprio uno come Francescon, che ama le sfide difficili e non scontate, come quella, vinta, della produzione di melone in Senegal. E a questo punto, per rendere ancora superiore il servizio, Francescon proporrà in co-branding con un importante operatore di quarta gamma delle fette di Perla Nera con peso egalizzato da 1,2 chili, una confezione attraente e pratica con una shelf-life di circa una settimana. Il vantaggio delle seedless infatti non è solo l’assenza dei fastidiosi semini oggi sempre più anacronistici, ma anche la maggiore durata dovuta proprio all’assenza di semi. FRUITBOOKMAGAZINE
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L’attenzione rimane sempre alta sui meloni, che “restano il nostro core business. Nel corso del 2016
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Meloni: crescono l’IGP e il liscio. Se l’anguria rappresenta la nuova scommessa di Francescon, l’attenzione rimane sempre alta sul prodotto che ha fatto crescere l’azienda negli anni fino a raggiungere il primato nella categoria: il melone. “Quest’anno - spiega l’imprenditore mantovano - clima permettendo, dovremmo superare le 40 mila tonnellate di meloni commercializzati, in aumento di 5 mila tonnellate rispetto al 2014 e al 2015, due annate penalizzate da importanti grandinate. Rileviamo, in questo avvio di campagna, una domanda in crescita per il Melone Mantovano IGP, con un’incidenza a volume che ha raggiunto il 15 per cento e notevole soddisfazione dal punto di vista commerciale. Lo stesso vale per le varietà lisce, di più difficile gestione in campo, in magazzino e nel punto vendita, ma con una marcia in più in termini organolettici: i consumatori accettano di buon grado di pagare un prezzo superiore riconoscendone la maggiore qualità. Diciamo che il prodotto melone si sta sviluppando e trova nuovi spazi nella distribuzione moderna, che non si accontenta più di avere solo il classico retato con solcatura della fetta ma anche un prodotto di alta gamma che dà anche una maggiore marginalità”. OP Francescon da alcuni anni produce meloni anche in Senegal, così da anticipare la stagione al mese di marzo. “Questa la considero una scommessa vinta - commenta con soddisfazione Francescon dato che ora anche altri operatori FRUITBOOKMAGAZINE
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dovremmo superare le 40 mila tonnellate vendute. Stanno crescendo le varietà lisce e il Melone Mantovano IGP: il consumatore sa riconoscerne la qualità superiore ”, Bruno Francescon (OP Francescon)
Con l’ampliamento da 8.300 metri quadrati il magazzino di OP Francescon a Rodigo raggiunge i 30 mila metri quadrati. Dentro alla nuova struttura è stata installata una linea di lavorazione da 45 metri con 2 canali e 12 uscite capace di lavorare fino a 60 tonnellate di angurie ogni ora.
del comparto si sono messi a proporre melone di quella provenienza. A livello commerciale il melone del Senegal è diventato una realtà consolidata, nonostante il clima poco favorevole in primavera che non ha favorito i consumi, in Italia e nel resto d’Europa. Prima tra marzo e aprile si trovavano meloni di bassa qualità del Costa Rica, con soddisfazione possiamo dire che sono spariti a beneficio dei consumatori finali che ora possono decidere di acquistare anche in quel periodo un melone uguale a quello che viene prodotto in Italia nei mesi successivi. Quest’anno abbiamo prodotto meloni in Senegal meloni su 120 ettari e zucche su altri 30 ettari. Per il 2017 l’obiettivo è di
mantenere queste superfici produttive, quindi 150 ettari in tutto, ottimizzando la logistica e la gestione agronomica. Ci tengo a sottolineare - aggiunge Francescon l’aspetto etico dell’investimento in Senegal, che ci permette di aiutare e sostenere la comunità locale”. I mercati esteri rappresentano una voce importante del fatturato e, dato il crescente interesse a livello continentale per i prodotti biologici, OP Francescon ha deciso di iniziare a convertire una parte della produzione convenzionale a biologico. Perché innovare, come sa bene Bruno, significa prima di tutto stare al passo col mercato.
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MD si rinnova, il fresco al centro dei nuovi store Obiettivo 3 miliardi di fatturato e nessuna trattativa con Aldi Eugenio Felice
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Ha aperto al pubblico alla fine di maggio il primo MD di nuova generazione. Per il presidente Patrizio Podini “è un modo totalmente diverso di concepire il punto vendita. Tutto è pensato per rendere l’esperienza di acquisto semplice e piacevole, con una grande attenzione ai freschi, alla qualità al giusto prezzo e alla nostra marca”. Finanziamento da UniCredit per 100 milioni per le nuove aperture. Trattative con Aldi? Podini: “Investiamo sulla rete, MD non è in vendita” È il 25 maggio, un mercoledì, una delle prime giornate calde della primavera. Ci stiamo dirigendo all’incontro con la stampa che MD tiene a Grumello del Monte (Bergamo) per presentare i punti vendita di nuova generazione. Nel pomeriggio arriveranno anche i principali fornitori. Per caso passiamo davanti a un LD, uno dei punti vendita che deve ancora cambiare l’insegna, e ci fermiamo per dare un’occhiata: il classico capannone, un po’ nascosto, quasi privo di finestre e con le bevande posizionate all’ingresso, un classico di tanti discount. Usciamo, ancora qualche chilometro ed eccoci arrivati al nuovo store. Si capisce subito che è stato costruito ex novo, con interventi sulla viabilità, una gru è ancora all’opera e il grande parcheggio è stato asfaltato da poco. Assomiglia a prima vista ai punti vendita di nuova generazione di Lidl, uno dei competitor diretti per MD: ampie finestre, luci a led, linea premium, ampio spazio al pane “dorato” in negozio tutti i giorni, anche se non posizionato all’ingresso come fatto dai “tedeschi”. FRUITBOOKMAGAZINE
I Lidl però, a nostro giudizio, hanno nel modo di presentarsi una marcia in più, in termini di eleganza. Non per niente sono store che hanno, a quanto ci risulta, un costo circa doppio rispetto a uno EuroSpin. Ma torniamo a MD, insegna con oltre 725 punti vendita in tutta Italia e un fatturato che nel 2015 ha raggiunto i 2,2 miliardi di euro. L’apertura dello store a pochi chilometri da Bergamo rappresenta il primo passo per un concept destinato a essere applicato su altri 43 punti vendita del Gruppo realizzati nei prossimi tre anni in tutta Italia. Store progettati e costruiti su terreni di proprietà MD da una apposita divisione del Gruppo che ha ricevuto un importante sostegno finanziario da parte di un pool di banche guidate da UniCredit con un deal da 100 milioni di euro. Insomma, il piano di sviluppo della rete va avanti spedito con l’obiettivo di arrivare a fatturare 3 miliardi di euro in tempi brevi.
Qui sopra il punto vendita di Grumello del Monte, in zona Franciacorta, nel Bergamasco. è il primo store di nuova generazione, con ampie vetrate, superficie di vendita più ampia (1.000 mq), corsie più larghe per agevolare i clienti, illuminazioni a led e ampio parcheggio con posti riservati anche alle donne in dolce attesa. Rispetto agli store precedenti il reparto ortofrutta è stato collocato all’ingresso, su un’area da 100 metri quadrati che richiama nell’esposizione il classico mercato rionale pur con degli elementi di modernità come il murale refrigerato. Grande attenzione ai freschi.
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Luminoso, fresco, funzionale. Il nuovo concept-store di MD è anche e soprattutto nuovo nell’immagine: è un nuovo modo di concepire il punto vendita che va oltre il format discount - termine sparito dal marchio nel 2015 - con ampie vetrate sul fronte principale che danno grande luminosità allo store. Nei 1.000 metri quadri destinati alla vendita (su 1.500 di superficie totale) la luce, l’organizzazione degli spazi, la linearità e la sel N.16 l LUGLIO 2016
quenza merceologica introducono una nuova realtà nell’esperienza di acquisto rendendola ancora più funzionale. L’assortimento è in linea con questa impostazione con un’offerta estremamente ampia che va dal prodotto alimentare alle ultime novità del non food. Grande attenzione è posta sulla qualità dei prodotti e sulla convenienza. Il fresco è senza dubbio il carattere distintivo dell’insegna e il tratto identitario: anche per questo il punto vendita si apre sul reparto ortofrutta, il biglietto da visita di MD, uno “shop in shop” di 100 metri quadrati che regala una comFRUITBOOKMAGAZINE
MD, il terzo discount (per fatturato) in Italia in cifre anno di sola insegna fondazione referenze entro il 2018 ortofrutta miliardi piattaforme di fatturato in Italia 2015 punti vendita
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150 730
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Nei nuovi store MD si punta alla garanzia di un’esperienza di acquisto appagante che pone al centro del processo decisionale il fresco di qualità “garantito” al miglior prezzo. La caratterizzazione del reparto ortofrutta è pensata come polo di attrazione e fidelizzazione in cui qualità e prezzo rappresentano driver sui quali puntare, con un ampio assortimento che sarà ulteriormente arricchito nei prossimi mesi e un fatturato pari al 10 per cento del totale espresso dallo store.
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pleta immersione nella freschezza dei prodotti e 5 metri lineari di banco refrigerato per i prodotti confezionati, tra cui piatti pronti, succhi freschi e diverse referenze di insalate di quarta gamma. Un reparto da 140-150 referenze che incide già per il 10 per cento sul fatturato complessivo. Da pochi mesi c’è anche un corner per il pesce fresco confezionato, una linea naturale per intolleranti e salutisti chiamata Vivi Meglio, un laboratorio del pane in doratura, una linea premium e, anche nel reparto ortofrutta, una linea biologica che sarà arricchita nei prossimi mesi. Un’offerta che vuole essere più vicina alle richieste dei clienti. FRUITBOOKMAGAZINE
“Sarà un modo totalmente diverso di concepire il punto vendita”, ha dichiarato il presidente di MD Patrizio Podini. “Con questo store inauguriamo un format estremamente innovativo, dove tutto è pensato per rendere l’esperienza di acquisto semplice e piacevole. Qui l’ottimo rapporto tra qualità e prezzo e la spiccata propensione verso il fresco, che da sempre caratterizzano la nostra marca, saranno resi ancora più funzionali attraverso le caratteristiche di un progetto sviluppato completamen-
te dal nostro Gruppo e destinato a diventare un punto di riferimento per la spesa quotidiana di tutti”. L’assortimento è in linea con questa impostazione con un’offerta piuttosto ampia che va dal prodotto alimentare alle ultime novità del non food. In tutto il punto vendita si percepisce lo spazio complessivo del layout e il posizionamento dei reparti, con cartelli merceologici che orientano il consumatore durante la spesa. Già dall’esterno si può percepire questa filosofia. Il nuovo store si presenta in maniera distintiva e fortemente identitaria: due insegne nell’angolo dell’immobile, orientate verso la strada principale, e un l N.16 l LUGLIO 2016
sullo sviluppo della rete, con negozi “diInvestiamo nuova generazione che mettono al centro le esigenze del cliente. Non è una risposta ad Aldi, che certamente cambierà gli equilibri della distribuzione in Italia, ma la nostra visione del prossimo futuro ”, Patrizio Podini (presidente e fondatore MD)
FATTURATO ANNUALE (in €)
PUNTI VENDITA (n° - fine 2015)
FATTURATO per PDV in €
DIPENDENTI
FONDAZIONE
4,1 miliardi (2014)
1.000
4,1 milioni
6.300
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3,1 miliardi (2013/14)
570
6,3 milioni
11.000
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2,2 miliardi (2015)
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3 milioni
5.300
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Fonte: Elaborazioni Fm su fonti diverse
totem in alluminio per marcare la presenza sul territorio. Una forte verticalizzazione a cui si contrappone lo sviluppo orizzontale del fronte dogato in alluminio e i profili blu, della pensilina e della vetrata, nella quale campeggia il payoff “Buona Spesa, Italia!”. Le ampie vetrate che rivestono il fronte principale danno subito la percezione della grande luminosità e permettono di cogliere la vastità dello store. Lo sguardo spazia da un versante all’altro su corsie simmetriche e prive di pilastri, perfettamente illuminate da impianti a led di ultima generazione e a basso impatto ambientale. Molta rilevanza viene data al pane, come nel l N.16 l LUGLIO 2016
caso di Lidl, anche se in modo meno spinto dato che non è posto subito all’ingresso. Nello store si trova infatti un laboratorio del pane in doratura, al quale si affiancano i reparti gastronomia e macelleria assistiti. Per completare il servizio, MD a Grumello propone anche un corner per la vendita di pesce fresco confezionato. Anche il “non food” rimane un settore strategico: in controtendenza rispetto al mercato, l’insegna MD registra in questo reparto incrementi annuali a due cifre e ha sviluppato, prima nel suo segmento, un portale per la vendita online. Nelle 28 “bancarelle” del nuovo punto vendita sono esposte, ad esempio, tipologie di elettrodomestici che abitualmente si trovano solo dagli specialisti di settore e tecnologia innovativa con un prezzo competitivo.
Nessuna trattiva con Aldi. In primavera girava qualche rumor sulla possibile cessione di MD al gruppo distributivo tedesco Aldi, che sta pianificando l’apertura in Italia. Quattro gli elementi che davano credito a questa ipotesi: il format congeniale al discounter tedesco, soprattutto in termini di metrature, una rete diffusa in tutta Italia, i 77 anni del presidente Podini e l’assunzione a marzo del top manager Francesco Bevilacqua come direttore generale che, sempre secondo i rumor, avrebbe dovuto traghettare MD verso Aldi. Lo stesso Podini però, su nostra sollecitazione, ha invece smentito queste voci: “Il Gruppo - ci ha detto - continuerà per la sua strada, restando italiano e investendo sul suo ulteriore sviluppo. Seguiamo con attenzione l’ingresso di Aldi in Italia FRUITBOOKMAGAZINE
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Tra le peculiarità del nuovo store c’è il reparto “ortofrutta, che è stato spostato all’ingresso e che rappresenta il nostro biglietto da visita, con un’offerta incentrata sulla qualità al giusto prezzo e un assortimento ampio, fatto anche di prodotti bio ”, Luigi Lamontagna (responsabile ortofrutta MD)
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E LAMONTAGNA
FM INTERVISTA IN
ESCLUSIVA PODINI
GUARDA IL VIDEO! ma se è vero che romperà gli attuali equilibri del mondo distributivo italiano, è vero anche che si troverà ad operare in un ambiente piuttosto complesso”. L’intervista a Podini e al buyer ortofrutta Lamontagna può essere vista leggendo con il vostro smartphone il QR Code qui sopra. Ma cosa succederà nei prossimi anni? “Tra cinque anni - ha spiegato recentemente Podini in un incontro con i direttori dei punti vendita - non saranno più di 5 o 6 gli operatori discount in Italia: quelli che avranno saputo mettere al centro il consumatore, sempre più informato, preparato, esigente, tecnologico e addestrato alla ricerca dell’acquisto migliore, capace di riconoscere la qualità al prezzo giusto. Noi saremo all’appuntamento perché da sempre abbiamo rispettato la filosofia del risparmio di qualità, della qualità che costa meno”. La scelta di Grumello del Monte, in provincia di Bergamo, per un evento che segna un momento fonFRUITBOOKMAGAZINE
Nella foto, da sinistra, il nuovo direttore generale MD Francesco Bevilacqua, il presidente Patrizio Podini e il buyer ortofrutta Luigi Lamontagna, all’interno del nuovo store di Grumello del Monte.
damentale per il Gruppo non è casuale: la zona è fortemente radicata nella storia e nell’attività dell’azienda che nel 2013 ha acquisito il marchio LD, nato proprio a Dalmine. Nella provincia di Bergamo ha sede infatti uno dei poli logistici più importanti (ce ne sono sei in tutta Italia) del Gruppo e gli uffici della seconda sede dirigenziale di MD, oltre a 44 punti vendita su un totale Italia di 730. MD è uno dei più importanti player della grande distribuzione italiana, ormai lontana dai canoni del discount e sempre più marchio della buona spesa. Attraverso le insegne MD e LD nel 2015 ha realizza-
to 2,2 miliardi di euro di fatturato. La storia della società s’identifica con quella del suo fondatore, Patrizio Podini, nato a Bolzano e attivo nel mercato della grande distribuzione fin dagli Anni ’60. Nel 1994 decide di investire nelle regioni del sud Italia fondando MD Discount, che fa crescere fino allo “sbarco” sul territorio nazionale con l’acquisto nel 2013 della catena LD Market, diffusa al Nord e di proprietà del Gruppo Lombardini. Nasce così un operatore nazionale che oggi vanta oltre 725 punti vendita, più di 5.300 dipendenti ed è in grado di movimentare centinaia di milioni di colli all’anno attraverso 6 depositi.
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Si chiama Gioia il nuovo brand per dare emozione al reparto ortofrutta Agricola Lusia è tra i più qualificati fornitori di agrumi di importazione Eugenio Felice
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Agricola Lusia, tra i maggiori importatori italiani di frutta d’oltremare, con circa 600 container solo di agrumi, ha sviluppato un innovativo progetto di marketing per uscire dalle logiche di prezzo e dare alla frutta di qualità il valore che si merita. Si parte quest’estate con una linea di arance ideali per le spremute. Abbiamo chiesto al general manager, Daniele Campagnaro, di spiegarci in anteprima la strategia che sta sotto al nuovo brand Innanzitutto, chi è Agricola Lusia? DB: L’azienda nasce come costola del gruppo padovano New Som, storicamente legato al Mercato agroalimentare di Padova. Parliamo di un gruppo importante, che fattura 125 milioni di euro. Una parte del lavoro consisteva nel confezionare prodotti in rete per i supermercati tutto l’anno, principalmente di origine italiana. Quando è nata l’esigenza, da parte delle catene distributive, di saltare i grossisti per avere rapporti diretti con la produzione, il gruppo ha deciso di puntare sugli acquisti d’oltremare e acquistare il magazzino di Lusia: così è nata Agricola Lusia, agli inizi degli anni Duemila. Io nel frattempo stavo completando gli studi con un master in business administration a New York. Le linee di confezionaFRUITBOOKMAGAZINE
Gioia è il brand emozionale e coinvolgente di Agricola Lusia che mira a trasmettere in modo elegante il piacere che la frutta può dare, nei suoi gusti, nei suoi profumi, nei suoi avvolgenti ed inebrianti colori. Gioia viene lanciato sul mercato questa estate con le arance e nel mese di settembre grifferà anche altre tipologie di prodotto, con una comunicazione B2C dedicata.
mento erano state spostate a Lusia e da due erano diventate dieci. Al portafoglio prodotti, si sono aggiunte le insalate, data la forte vocazione dell’area. Il lavoro con i supermercati ha ripreso slancio, l’operazione quindi ha dato i risultati cercati. E arriviamo al tuo inserimento in azienda. DB: L’attività stava crescendo e mio padre, Flavio Campagnaro, aveva bisogno di una persona di fiducia che potesse seguire l’azienda, stando sul posto. Io avevo da poco terminato gli studi e stavo lavorando presso un’azienda spagnola specializzata negli agrumi. Correva l’anno 2004 e da quel momento inizia la mia storia ad Agricola Lusia, lavorando prima come magazziniere e poi, un anno dopo, come responsabile commerciale. Conservo degli ottimi ricordi dell’esperienza fatta nel magazzino, ho imparato molto, in particolare sulle tante problematiche legate alla gestione del prodotto. l N.16 l LUGLIO 2016
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Daniele Campagnaro, classe 1982, studi a Londra e un master in business administration a New York, dopo un’esperienza in una azienda agrumicola spagnola decide di rientrare in Italia nel 2005, richiamato dal padre Flavio, titolare del gruppo padovano New Som, per occuparsi di Agricola Lusia, di cui oggi è socio e general manager. Daniele è anche co-fondatore di YouCrea, società che sviluppa progetti di crowd creation.
Cosa è cambiato in questi 10 anni? DB: Il business delle insalate è progressivamente calato, mentre è contestualmente cresciuto quello degli agrumi di importazione. Tanto che nel 2015 abbiamo deciso di dismettere completamente l’attività delle insalate, così come quello di patate e cipolle che hanno una marginalità estremamente bassa, dell’ordine di pochi centesimi. Diciamo quindi che da un anno a questa parte ci siamo concentrati sul core business, rappresentato dagli agrumi di importazione. C’è poi il goji di origine tibetana, che è quello più buono da un punto di vista organolettico e il più sicul N.16 l LUGLIO 2016
ro da un punto di vista fitosanitario, un business recente che sta dando molte soddisfazioni a noi, alle catene distributive che lo hanno messo in assortimento e al consumatore finale che trova un goji, il nostro, di qualità e pezzatura decisamente superiore rispetto alla media che si trova in commercio. Partendo dall’esperienza su questo prodotto stiamo costruendo una linea di frutta secca distintiva. Un’altra cosa che è cambiata è il metodo di approvvigionamento: all’inizio ci rivolgevamo a degli importatori specializzati nell’oltremare, quando sono entrato in azienda secondo anche la visione condivisa con mio padre abbiamo deciso di rivolgerci direttamente ai produttori nelle zone di origine, come Argentina, Sudafrica, Cile e Uruguay, ormai già da dieci anni. Ho una buona conoscenza dell’inglese e dello spagnolo e la voglia di viaggiare non mi manca. Questo ci ha permesso di dare un ulteriore valore aggiunto alla nostra offerta, garantendo la disponibilità del prodotto anche nei momenti in cui sul mercato ce n’è poco. FRUITBOOKMAGAZINE
Ci concentriamo da subito sulla comunicazione nel “punto vendita, con una confezione che esprime i valori dei prodotti in modo nuovo, con un linguaggio accattivante e comprensibile dal consumatore. In aggiunta sosteniamo eventi sportivi e iniziative sociali ”, Daniele Campagnaro (Agricola Lusia) 92
E arriviamo a Gioia: di cosa si tratta? DB: Arrivati a questo punto, avendo esteso negli ultimi anni la gamma anche ad altra frutta di importazione, compreso l’esotico, possiamo dire di essere con il giusto assetto per iniziare finalmente a spingere sulla parte marketing, valorizzando la nostra frutta e dando anche un plus alle catene distributive, che si trovano spesso con reparti ortofrutta poco emozionali. Per questo abbiamo pensato al nuovo marchio ombrello, Gioia appunto. Un marchio di fascia premium che esprime subito emozionalità: la gioia nel gustare la frutta. Ormai ci si focalizza tanto sugli aspetti salutistici ma il rischio è di trascurare le qualità organolettiche. Sono quelle che regalano le emozioni e ti spingono al riacquisto. Certo bisogna identificare il prodotto e per questo c’è il marchio Gioia, con un pay off che va a rafforzare il messaggio - “Colora la vita di” - e un packaging impattante che va a distinguersi sullo scaffale. Per gli agrumi ad
esempio abbiamo pensato non alle classiche reti con le foto del prodotto ma ai verbag con una ampia banda in cui domina il bianco e un’immagine ad effetto che va a spiegare l’utilizzo ideale del prodotto. Per le arance da spremuta, che sono la tipologia che si consuma di più in estate, l’immagine è quella del succo. Un altro aspetto è il naming delle linee, che è stato studiato per essere diretto e facile da cogliere: “I succosi” è quello per le arance da spremute. Nel retro della banda si trovano poi quattro informazioni: “bevi gioia” per dare valore e poesia alla spremuta d’arancia, “vivi gioia” per invitare a entrare in un mood meno stressato, “scegli gioia” per spiegare il fatto che non sempre i frutti più belli sono i più buoni, per finire con “porta gioia”, quindi l’aspetto sociale, che per noi è molto importante e presente da sempre in azienda. Per la linea “I succosi” ad esempio abbiamo fatto una partnership con l’organizzazione umanitaria Cesvi di Bergamo.
AGRICOLA LUSIA - l’importazione di agrumi stagionalità e provenienze POMPELMI SUDAFRICA CIPRO ARANCE SUDAFRICA SPAGNA ITALIA CIPRO LIMONI ARGENTINA TURCHIA SPAGNA CIPRO ITALIA CLEMENTINE ISRAELE CIPRO GEN FRUITBOOKMAGAZINE
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
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Agricola LUSIA in cifre
30 12 85 % 4 mila 600 40 milioni di fatturato
mesi fornitura agrumi
mq magazzino
In cosa consiste l’accordo con il Cesvi? DB: Da trent’anni si impegna nelle emergenze e nei luoghi più poveri del mondo attraverso progetti di lotta alla fame, alle grandi pandemie, per la tutela dei minori e dell’ambiente. Opera in 25 Paesi nel mondo con più di 100 progetti. La particolarità è che Cesvi non concede elemosine ma fornisce gli strumenti e le competenze che rendono le popolazioni locali indipendenti e padrone del loro futuro. Noi in
particolare abbiamo deciso di sostenere il progetto legato alla comunità di Maramani, nello Zimbabwe, donando piante e filari di arance e dando un’opportunità di autosostentamento. Non è l’unica iniziativa del genere che facciamo: da alcuni anni sosteniamo la fondazione Dawa in Tibet e quest’anno si è aggiunta la fondazione Città della Speranza di Padova, che si occupa di fare ricerca e curare i bambini malati di leucemia: abbiamo realizzato una retina ad hoc di limoni biologici italiani con apposto il logo della fondazione. Con queste iniziative vogliamo appagare anche l’aspetto etico di chi acquista i nostri prodotti, con il messaggio che le arance fanno bene ma fanno anche del bene. Torniamo a Gioia e parliamo di comunicazione. DB: L’idea è di comunicare sul punto vendita, anche con delle in-store promotion, ma partendo dal prodotto in cui il packaging non può che avere un ruolo l N.16 l LUGLIO 2016
container agrumi importati nel 2015
vendite alla GDO anni età media dipendenti
fondamentale. Le uniche cose che vengono comunicate oggi nella maggior parte dei punti vendita sono l’origine e il prezzo. Poi c’è tanto prodotto sfuso e confezioni che comunicano al massimo il nome del produttore che per il consumatore finale, oggi, vuole dire poco. Questa è la situazione, soprattutto nel comparto agrumi. Noi con Gioia vogliamo iniziare a comunicare e trasmettere valori, parlando il linguaggio della gente normale. Tra le altre cose, nelle nostre confezioni ci saranno anche gli emoticon. Oltre all’attività in-store andremo a fare della comunicazione business to consumer, sponsorizzando iniziative come la Avon Runner, “la corsa delle donne”, il prossimo 10 e 11 settembre a Milano, e atleti come la giovane tennista trentina Melania Dellai.
Per finire: cosa pensa degli agrumi italiani? DB: Da circa un anno siamo tornati a proporre anche il prodotto italiano, puntando a nicchie come il limone non trattato e il biologico, legandolo anche a progetti sociali per dargli una maggiore connotazione valoriale. C’è chi non vede di buon occhio la frutta di importazione ma alla fine quella che noi proponiamo è frutta di stagione nell’area da cui proviene, al top della sua maturazione. Sarebbe anacronistico nel 2016 rinunciare alle banane o a bersi una buona spremuta d’estate. Non crede?
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I frutti di bosco chiedono spazio sugli scaffali Negli ultimi 10 anni il consumo di mirtilli è triplicato negli Usa Eugenio Felice
Nel Regno Unito lo hanno capito da un po’. Bisogna puntare sui berries perché piacciono, sono dei superfood e soprattutto fanno alzare lo scontrino. La ricercatrice americana Mary Ann Lila, direttore del Plants for Human Health Institute presso il North Carolina State University, ha spiegato a Milano, davanti a una platea di giornalisti, i numerosi benefici per la salute dei piccoli frutti, che sono oggetto quest’estate di una campagna di comunicazione firmata Dole My Energy Le ricerche scientifiche sui piccoli frutti si fanno su larga scala da non più di dieci anni. Le prime sono iniziate negli anni ’80. La motivazione è semplice: solo recentemente hanno conosciuto una crescente popolarità a livello mondiale. Nel Regno Unito, nelle principali catene della grande distribuzione, sono diventati il primo frutto che si trova all’ingresso dei supermercati, metri e metri di murali refrigerati, con assortimento ampio e profondo, con Sainsbury’s che nel mese di giugno ha dichiarato di vendere nel periodo estivo più fragole che non pane e latte: un cestino al secondo con la previsione quest’anno a un totale di 50 milioni di cestini. In Italia la situazione è ben diversa: mirtilli, lamponi, more e ribes hanno ancora una posizione defilata che non aiuta certo la rotazione e l’acquisto di impulso. Il rischio concreto è
quello di trovare del prodotto stanco. Un peccato, un’occasione poco sfruttata per elevare lo scontrino e andare incontro alle richieste del consumatore, che ancora una volta rischia di essere più avanti rispetto a un’offerta insoddisfacente della distribuzione. Del resto parliamo di superfood, cioè di prodotti che non solo sono buoni ma fanno anche molto bene alla salute, come la scienza ha dimostrato. Di questi temi si è parlato il 24 maggio a Milano durante un incontro organizzato dalla multinazionale Dole riservato a un pubblico di giornalisti e blogger. Protagonista dell’incontro è stata una vera esperta in materia, Mary Ann Lila, direttore del Plants for Human Health Institute, che da 30 anni studia i vantaggi per la salute dei nutrienti presenti nei mirtilli e negli altri piccoli frutti, in collaborazione con scienziati e
I mirtilli sono il superfood per eccellenza. La cosa migliore però, per la nostra salute, è il mix di frutti di bosco. In Nord America il consumo di questi prodotti è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 10-15 anni e al prodotto nazionale si è affiancato in misura sempre maggiore quello di importazione. In Italia invece è ancora una nicchia con problemi di rotazione...
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studenti del mondo intero riguardo all’uso biomedico dei prodotti naturali. “Il consumo abituale di piccoli frutti - ha dichiarato durante l’incontro Mary Ann Lila genera molteplici benefici per il nostro organismo, che vanno dagli effetti anti-infiammatori a un incremento delle difese immunitarie. Essendo ricchi di fitonutrienti, svolgono un’importante azione antiossidante e contrastano l’effetto negativo dei radicali liberi. La quercetina protegge le cellule del cervello e della pelle e regola la pressione arteriosa; l’acido ellagico combatte lo stress ossidativo e può rallentare la produzione di cellule tumorali; il resveratrolo ostacola l’invecchiamento; le antocianine intervengono efficacemente contro le infiammazioni oltre a
donare il tipico colore rosso, blu e violaceo a lamponi, mirtilli, more, ribes e fragoline di bosco. L’ultima ricerca, di imminente pubblicazione sulle riviste scientifiche, dimostra poi che si verifica addirittura una reversibilità delle funzioni cognitive nelle persone dai 55 agli 80 anni che mangiano regolarmente questi frutti e un miglioramento della vista”. Parliamo quindi di risultati straordinari. Ma sono tutti uguali i frutti di bosco? In realtà, la ricercatrice ha spiegato che a fare meglio sono quelli più colorati, come i mirtilli e le more, e più sporcano le mani quando li schiacciamo e più ricchi saranno di proprietà benefiche per il nostro organismo. Non solo, i frutti di bosco selvatici, andando le piante sotto stress, svi-
luppano più componenti utili per la salute. Ma come assumere questi frutti? “La cosa migliore è farlo quotidianamente. Una dose giusta - ci ha spiegato Mary Ann Lila - a secondo del proprio fisico. Potete congelarli, frullarli, mangiarli crudi, ma la cosa importante è comprarli freschi e non metterli nel microonde. Fate una bella scorta e divertitevi a preparare macedonie, frullati o gelati. Il vostro corpo vi ringrazierà. La cosa migliore poi è mangiarli tutti quanti: “Non è solo l’alta concentrazione di fitocomponenti presenti in un singolo frutto a farci stare bene, ma il mix di diversi berries, ciascuno con profili unici di fitoattivi, ad essere la ricetta ideale per una vita sana. Il segreto è mixare i colori, più ce ne sono e meglio è”.
Disponibilità di mirtilli freschi sul mercato U.S.A. Milioni di libbre 600 500
Libbre per persona 1,80
Pound = libbra = 453,59 grammi Importazioni Produzione netta U.S.A. Consumo pro capite
1,60 1,40 1,20
400
1,00
300
0,80 0,60
200
0,40
100
0,20 0,00
0 1980
1985
1990
1995
2000
2005
2010
2015
Fonte: USDA, Economic Research Service, Fruit and Service Data. 2015 valori stimati basati sui dati dal North American Blueberry Council FRUITBOOKMAGAZINE
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L’ultima ricerca, di imminente pubblicazione sulle “riviste scientifiche, dimostra che si verifica addirittura una reversibilità delle funzioni cognitive nelle persone dai 55 agli 80 anni che mangiano questi frutti regolarmente e anche un miglioramento della vista ”, Mary Ann Lila (ricercatrice americana) 97
Nella foto a fianco un momento dell’incontro che Dole ha organizzato il 24 maggio a Milano con un gruppo di giornalisti e blogger. Protagonisti i piccoli frutti, dei superfood ancora sottovalutati in Italia. Con l’obiettivo di incentivarne i consumi, Dole ha messo su ogni cestino un opuscolo staccabile, visibile in foto, in cui si spiegano le importanti proprietà di questi frutti e si danno dei consigli su come sceglierli, gustarli e conservarli.
“Certo i berries non bastano - ha aggiunto la ricercatrice - ci vuole anche l’attività fisica regolare e la passione, quindi lo star bene con sé stessi, altrimenti non potrete arrivare a 125 anni che è l’obiettivo che si è dato David H. Murdock, il presidente di Dole”. “Il problema - ha detto in modo provocatorio Mary Ann Lila - è che sappiamo cosa ci fa bene ma poi andiamo a mangiare da McDonald’s”. Il secondo problema, abbiamo pensato noi, è che in Italia le persone nemmeno sanno che i frutti di bosco fanno così bene. E questo è il motivo che ha spinto Dole a organizzare l’incontro con la stampa consumer e numerosi blog. Prol N.16 l LUGLIO 2016
babilmente è l’unico modo per sensibilizzare l’opinione pubblica a incrementare i consumi di questi veri superfood. #MyEnergy. L’attività promozionale Dole “Dammi quei cinque!”, partendo da questi concetti e in chiave edutainment, si pone come scopo primario quello di informare i consumatori spiegando le peculiarità dei piccoli frutti e gli effetti positivi conseguibili sull’organismo. A partire dalla fine di maggio tutti i cestini di berries Dole sono stati arricchiti da uno speciale opuscolo, staccabile e conservabile, mediante il quale ogni consumatore può apprendere quali sono le
loro importanti proprietà e piccoli suggerimenti su come gustarli al meglio, come sceglierli, conservarli e portarli a tavola mantenendo intatta la loro consistenza e bontà. Il flyer offre anche insolite ricette e spunti interessanti per consumarli a qualsiasi ora del giorno. Il 23 giugno è partita poi la seconda fase del concorso online My Energy, incentrato sui berries, con in palio numerosi premi. Dal blog della Dole è possibile infine scaricare i “Quaderni” #MyEnergy, brochure tematiche dal formato tascabile, con consigli e informazioni utili con protagonisti i frutti di bosco.
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Volume, qualità, continuità: così hanno fatto strada i piccoli frutti Garden Frutta Il Perù sta diventando attore sempre più importante anche per i mirtilli Eugenio Felice
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L’azienda di Verona condotta dalla famiglia Mosca, originaria del Trentino, si è specializzata nelle fragole e nei frutti di bosco diventando un partner affidabile per la grande distribuzione. Nel nuovo magazzino al Quadrante Europa si lavorano frutti che vengono dalle zone più vocate nel mondo per garantire ai clienti e al consumatore finale un prodotto di qualità per tutto l’arco dei 12 mesi. Cresce nel contempo anche il business dell’esotico, che vale il 20 per cento del fatturato L’Italia, si sa, è sempre stato un grande produttore di ortofrutta e su alcune specie è ancora un attore importante nel panorama internazionale. Basta pensare alle mele e ai kiwi. Su tanti altri prodotti però abbiamo perso competitività, a vantaggio di altri Paesi, primo tra tutti la Spagna. Un caso emblematico sono le fragole e i piccoli frutti: la produzione è frammentata e disorganizzata, la ricerca varietale lascia a desiderare, con il risultato che negli ultimi 10 anni, in certi periodi dell’anno, è più facile trovare nei supermercati italiani prodotto di origine estera che non quello italiano, nonostante la tendenza a privilegiare il prodotto nazionale. Forse l’unico caso controcorrente è stato quello della Candonga del sud Italia. Non ci sono speranze di ripresa allora? “In effetti - dichiara Matteo Mosca della Garden Frutta - quello che viene richiesto oggi dalle catene distributive, in Italia e forse ancora di più all’estero, è avere un prodotto di qualità con continuità, possibilmente per tutto l’anno. Parliamo infatti, soprattutto per i frutti di FRUITBOOKMAGAZINE
bosco, di un prodotto destagionalizzato. E se la produzione italiana non è in grado di rispondere a questi requisiti, è normale rivolgersi all’estero. La verità è che purtroppo nel nostro Paese la produzione è rimasta, nel comparto fragole e piccoli frutti, ancora piuttosto disorganizzata”. E alla fine, per fare business, bisogna offrire quello che il mercato chiede. è così che Garden Frutta è diventata l’azienda di riferimento nel comparto e il maggiore importatore italiano di frutti di bosco, con un fatturato che nel 2015 ha raggiunto i 44 milioni di euro, cui ha contribuito anche la frutta esotica, che vale circa il 20 per cento del volume d’affari. “L’attività - spiega Matteo Mosca è partita negli anni ’70 con la produzione di fragole e frutti di bosco in Trentino, nostra terra di origine. Poi abbiamo preso, nel 1987, uno stand al mercato ortofrutticolo di Verona, per avere un contatto più diretto con la clientela, ampliando la gamma ad altri articoli come tutto l’esotico. Negli anni abbiamo sviluppato i rapporti con
Garden Frutta è un’azienda a conduzione familiare che nasce negli anni ’70. La famiglia Mosca, originaria del Trentino, si occupa all’inizio solo di produzione di fragole e frutti di bosco. Nella seconda metà degli anni ’80 l’azienda decide di prendere uno stand da produttori al mercato ortofrutticolo di Verona. Si incominciano a prendere contatti con altri produttori e con il tempo inizia la distribuzione anche nella GDO. Nel frattempo la gamma di prodotti offerti aumenta, si inizia la produzione di erbe aromatiche, l’importazione di funghi spontanei e di frutta esotica. Parallelamente si rafforza l’importazione diretta di fragole e frutti di bosco per riuscire a coprire la domanda 12 mesi all’anno. La crescita è sostenuta da diversi fattori. Tra questi la decisione nel 2011 di collaborare con la multinazionale Dole nel progetto di sviluppo dei frutti di bosco a marchio Dole a livello europeo. Nel 2015 poi viene inaugurato il nuovo magazzino da 5 mila metri quadrati, completamente refrigerati, in zona Quadrante Europa a Verona. Garden Frutta è oggi azienda leader in Italia nei piccoli frutti, di cui è anche il maggiore importatore, mentre l’esotico continua a valere il 20 per cento del fatturato.
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le catene distributive e parallelamente l’attività di importazione. Una scelta necessaria, per aumentare il calendario d’offerta e per garantire la qualità, i volumi e le diverse alternative, in termini di origine e imballaggio, richieste dai nostri clienti. Questa specializzazione è la nostra forza”. Lo scorso settembre Garden Frutta ha inaugurato il nuovo magazzino dedicato ai frutti di bosco e alle fragole: 5 mila metri quadrati di tecl N.16 l LUGLIO 2016
nologia in zona Quadrante Europa, di fronte a Veronamercato dove tutt’ora l’azienda ha un posteggio. Nel magazzino arrivano mirtilli, lamponi, more, fragole, ribes da tutte le zone più vocate del mondo. “Naturalmente - puntualizza Matteo Mosca - abbiamo anche il prodotto italiano, se risponde ai requisiti e noi stessi siamo ancora dei produttori in Trentino e nel Veronese. Riguardo all’estero, la Spagna si conferma un importante fornitore nel periodo invernale e primaverile, mentre il top in termini qualitativi resta l’oltremare, in particolare il Messico per le more
e il Cile per i mirtilli, con una crescita molto interessante del Perù, che fa con il mirtillo una stagione piuttosto ampia, da fine agosto a metà maggio. Sulla qualità influisce in modo determinante il luogo di produzione, in termini di clima, di altitudine, etc. In questi Paesi abbiamo stretto alleanze strategiche con i produttori locali, indispensabile per assicurarsi la disponibilità del prodotto anche quando sul mercato ce n’è poco. Le relazioni umane sono sempre fondamentali per fare del buon business”.
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È il momento di separare logistica ed esposizione Per la prima volta il fatturato di CPR supera i 50 milioni Eugenio Felice
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Annata record per CPR System, grazie a una gestione sempre più sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico e logistico delle proprie risorse e dei propri processi produttivi. Nel 2015 la cooperativa di Gallo (Ferrara), registra un aumento delle movimentazioni, che si attestano a 123,5 milioni totali per tutte le tipologie di imballaggio, cassette, pallet e mini bins. Avanzini (Conad): “È ora di spettacolarizzare il reparto ortofrutta migliorando esposizione e comunicazione” Un circuito virtuoso, unico in Italia che, da sempre, ha messo in primo piano valori importanti come la sostenibilità e l’efficienza, la qualità del servizio, l’etica di gruppo, l’attenzione alla base sociale. è il network di CPR System, la cooperativa di Gallo (Ferrara) leader italiana degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili che associa al suo interno tutti gli attori della filiera, dai produttori ortofrutticoli (1.000 aziende di ortofrutta di ogni dimensione), ai 54 distributori (tra cui Coop, Conad, Pam, Bennet, Gigante, Selex, Sigma, Sisa, 3A e altri), agli stampatori degli imballaggi e alcune aziende di servizio per gestire i trasporti, il facchinaggio e la movimentazione. Il 29 giugno nell’assemblea generale dei soci, che ha visto anche la partecipazione del direttore commerciale di Conad Francesco Avanzini e del responsabile filiera ortofrutta di Coop Italia Claudio Mazzini, è stato presentato il bilancio 2015, che parla di crescita a doppia cifra per tutti gli indicatori, grazie anche ai nuovi settori come la carne. FRUITBOOKMAGAZINE
Il 2015 ha visto anche un nuovo riassetto nel gruppo, con la nuova vision della società FCLog Spa, controllata al 70 per cento, ex CPR Servizi, non più soltanto società specializzata nella gestione dei magazzini, ma anche società per lo sviluppo commerciale. Valori e scelte premianti oggi che si riassumono in una crescita delle movimentazioni complessive, arrivate a 123,5 milioni totali, con l’incremento del 10,5 per cento per le cassette, dell’11 per cento per i pallet e del 15 per cento per i mini bins. Cresce il fatturato del gruppo, che da 47,9 milioni di euro nel 2014 si attesta a 51 milioni di euro nel bilancio 2015, e cresce l’utile e il ristorno ai soci che raggiunge 3,5 milioni di euro. “Questi risultati - ha dichiarato all’assemblea Maura Latini, presidente di CPR System - sono frutto di un grande impegno comune e della determinazione ad operare, sempre, con l’obiettivo dell’effil N.16 l LUGLIO 2016
Foto: NextVideoProduction.com
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cienza, un impegno che ha preso spunto da un indirizzo strategico forte e chiaro indicatoci dai soci”. “L’efficienza - ha aggiunto - è un modello di gestione che produce risultati brillanti anche dal punto di vista ambientale; i nostri progetti di riduzione dei consumi energetici, la cogenerazione, l’autoproduzione di energia elettrica, la stessa rigranulazione, sono tasselli di un sistema virtuoso che riesce a trarre vantaggio dal rispetto dell’aml N.16 l LUGLIO 2016
biente. A dimostrazione di come, utilizzando bene l’innovazione, sia possibile coniugare al meglio il rispetto per l’ambiente e i risultati economici brillanti”. La crescita di CPR System infatti, documentata dai risultati del bilancio 2015, è dettata da precise scelte di gestione e da numerose innovazioni messe in campo dalla cooperativa di Gallo. “Abbiamo attivato sinergie più forti con i nostri soci distributori - dichiara il direttore generale Monica Artosi - e messo a punto nuove strategie di sviluppo attraverso FCLog, abbiamo aperto un canale di scambio FRUITBOOKMAGAZINE
CPR System in cifre (riferimento 2015)
5 123 1.077 54 milioni di movimenti di casse
soci
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52% 51
milioni di movimenti di pallet
soci catene distributive
percentuale lavaggi milioni di euro di fatturato
Movimentazioni di gruppo - cassette 125.000.000 120.000.000 115.000.000
10,5%
110.000.000 105.000.000 100.000.000 95.000.000 90.000.000 2015
2014
2013
2012
2011 Mov. Casse Pooling
-
-
-
-
7.100.000
Mov. Casse Carne
515.000
525.000
825.000
1.525.000
2.300.000
Mov. Casse CPR
115.785.000
114.475.000
111.075.000
110.075.000
113.900.000
Totale
116.300.000
115.000.000
111.900.000
111.600.000
123.300.000
con la Spagna ed avviato il circuito carni, abbiamo dato input di crescita al circuito dei pallet, migliorandone il potenziale e infine abbiamo beneficiato di un anno con condizioni climatiche favorevoli che hanno fatto crescere i consumi di ortofrutta. Tutti questi fattori insieme - ha concluso il direttore hanno determinato i risultati 2015 e messo in evidenza le grandi potenzialità di ulteriore crescita del circuito di CPR”. Tra i progetti più interessanti in cantiere c’è quello dell’esposizione dell’ortofrutta nei punti vendita, che in molti casi viene fatta proprio con le cassette in plastica a sponde abbattibili. Una anomalia, perché le cassette sono state pensate originariamente per assolvere a funzioni logistiche. “Bisogna FRUITBOOKMAGAZINE
separare la logistica dall’esposizione - ha puntualizzato la Artosi - e per questo stiamo studiando con i distributori dei nuovi modelli espositivi. anche perché, diciamolo, forse dopo vent’anni il colore verde ha un po’ stufato”. L’idea quindi sarebbe quella di inserire la cassetta dentro a un espositore come il piede si infila in una scarpa. Di esposizione e comunicazione ha parlato anche Francesco Avanzini, direttore commerciale di Conad: “Benessere e salutismo, questo chiedono oggi gli italiani ma stranamente i consumi di ortofrutta non sono saliti come sono diminuiti quelli della carne. La verità è
che c’è ancora tanto da fare per innalzare il valore dei prodotti: ci vuole un’esposizione più accattivante, il reparto ortofrutta va spettacolarizzato e le promozioni non dovrebbero essere focalizzate sul prezzo”. Il vice presidente di CPR System Gianni Amidei, ripercorrendo la storia della cooperativa di Gallo, ha concluso: “Il nostro gruppo è un esempio virtuoso unico in Europa, che dimostra quanto sia importante e decisiva la coesione tra i diversi attori della filiera per realizzare innovazione nel settore ortofrutta. Bisognerebbe esportare questo modello di collaborazione tra produttori e distributori anche alla compra vendita di ortofrutta.
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Genetica e ricerca varietale per fare innovazione e stimolare i consumatori Rijk Zwaan festeggia i 10 anni di attività della filiale italiana con tante iniziative Carlotta Benini
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Il consumatore del domani? Sarà molto più attento ed esigente. “E complicato, ma in senso positivo”: sarà infatti più interessato a capire il prodotto, a scoprirne le caratteristiche, ad esplorare tutte le accezioni della parola “gusto”. Questo per il direttore generale di Rijk Zwaan Italia, Alessandro Silvestrelli, è lo scenario che si prospetta per il futuro. Parola d’ordine: comunicare, in modo chiaro, trasparente e smart, con un occhio di riguardo ai giovani La sfida più importante? Arrivare al consumatore finale, anche quello più giovane, perché proprio lui andrà a delineare i gusti e i trend del domani. Una sfida impegnativa, ma anche ricca di stimoli per Rijk Zwaan, la filiale italiana della multinazionale olandese leader mondiale nel breeding varietale e nella produzione di sementi. Il gruppo - quinta società sementiera a livello internazionale, con un fatturato di oltre 350 milioni di euro - sviluppa varietà orticole e ne commercializza i semi, posizionandosi così proprio all’inizio della filiera alimentare. Ma il suo interlocutore vuole essere anche chi, della filiera ortofrutticola, rappresenta l’ultimo anello. In questo 2016, in cui Rijk Zwaan Italia festeggia 10 anni di attività, sono infatti numerose le iniziative rivolte ai buyer, ai FRUITBOOKMAGAZINE
produttori, ai retailer, ma anche all’utente finale, con demo field e attività dimostrative in varie località d’Italia e anche nella nuova Trial Station in Sicilia e in quella a Latina, che inaugurerà ufficialmente la prossima primavera. A maggio avete organizzato anche un ciclo di incontri per le scuole, “Love my salad Kids”: di cosa si è trattato? AS: Sono state sette tappe all’interno del programma comunitario Frutta e Verdura nelle Scuole, che abbiamo organizzato in collaborazione con CREA, l’ente che gestisce le misure di accompagnamento. Nei centri Crea di Monsampolo del Tronto (AP), Pescia (PT), Città Sant’Angelo (PE), Montanaso Lombardo (LO), Acireale (CT), Turi (BA) e Roma, abbiamo coinvolto i più piccoli in attività ludico-didattiche per avvicinarli al mondo degli ortaggi e dei semi ed educarli all’importanza di una sana alimentazione. l N.16 l LUGLIO 2016
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Qui sopra un incontro per la scuola organizzato nel centro CREA di Roma nell’ambito del programma “Love my salad Kids”.
“Love my salad” è anche un progetto web e social internazionale, giusto? AS: è uno spazio virtuale dove i fan delle insalate di tutto il mondo possono condividere idee, consigli e entrare in contatto con produttori, aziende, ristoranti e altri professionisti del settore, con l’obiettivo condiviso e socialmente responsabile di incentivare il consumo mondiale di frutta e verdura. Quando nasce il progetto e dove è diffuso? AS: Nasce nel 2011 da un’idea del direttore della filiale australiana di Rijk Zwaan, in Italia è arrivato nel 2013. Oggi è attivo in 15 Paesi e conta su una ventina di portali web; la nostra divisione italiana è stata una delle prime a credere nel valore del progetl N.16 l LUGLIO 2016
to e ad avere accettato la sfida. Parlare alle persone che fanno acquisti, stimolarle al consumo di verdura, specie quando parliamo dei più piccoli, che a volte hanno difficoltà a valutare le differenze di sapore fra un ortaggio e l’altro, non è una cosa semplice per un’azienda sementiera. Ma crediamo sia nostro dovere investire in questa direzione. Come vede il consumatore del domani? AS: Sarà molto più attento ed esigente. E sarà anche più complicato, ma in senso positivo. Sarà un consumatore che si documenta, anche da solo, sul web. Che vuole informazioni chiare e trasparenti sul prodotto, sulla sua provenienza, sulle sue caratteristiche nutrizionali, e anche sul suo utilizzo in cucina. Sarà più difficile intercettare i suoi gusti. Oggi i player della grande distribuzione si spendono a dare ognuno una propria idea del supermercato del futuro, preoccupandosi di capire in che direzione stiamo FRUITBOOKMAGAZINE
spingendo su nuove specie di pomodoro, “cheStiamo diano la possibilità di variare colore, forma, gusto. Ci sono spazi di innovazione enormi in questo settore: nei prossimi anni arriverà una varietà che appassisce sulla pianta, come uva disidratata”, Alessandro Silvestrelli (Rijk Zwaan Italia)
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andando. Forse la cosa più semplice sarebbe cercare di informare al meglio il consumatore. Ed essere più vicini alle sue esigenze. Cosa intende esattamente? AS: Tutti pensano all’ottimizzazione della logistica, pochi all’ottimizzazione dell’informazione. A volte ci si dimentica che c’è una persona, dall’altra parte. Dare informazioni è fondamentale, noi lo abbiamo sperimentato con molti prodotti. E gli utenti vogliono essere informati, lo vediamo anche dai vari eventi dimostrativi che organizziamo. Il consumatore è molto aperto e cerca la novità, purché ci sia trasparenza e chiarezza, e oggi è forse più maturo di chi sta in mezzo alla filiera. Si riferisce alle catene distributive? AS: L’innovazione varietale e la genetica possono portare grandi novità in termini di gusto, forma e aspetto nutrizionale, se parliamo di prodotti ortofrutticoli. Il consumatore è pronto a cogliere queste novità, ma paradossalmente la GDO non è ancora preparata per sfruttare appieno le potenzialità che si presentano. Per questo è nostro dovere lavorare su tutta la filiera. In quale direzione sta andando la vostra ricerca? AS: Lavoriamo molto sulla percezione del gusto, anche associata alla forma: l’aspetto estetico è determinante. Il gusto, poi, a sua volta ha diverse accezioni: l’aroma, la percezione al palato, l’associazione di sapori fra diversi tipi di ortaggi. Attraverso la biochimica, attraverso la genetica in generale potremo avvicinarci sempre di più al consumatore e segmentare maggiormente l’offerta, in base alle sue esigenze. Su quali nuove varietà state lavorando? AS: Stiamo spingendo molto su diverse nuove specie di pomodoro, che diano la possibilità di variare colore, forma, gusto. Ci sono progetti di innovazione enormi in questo settore. C’è il pomodoro rosa, quello arancione, quello giallo, quello a forma di pera. E una novità che arriverà nei prossimi anni: una FRUITBOOKMAGAZINE
varietà che appassisce sulla pianta, come uva disidratata. Ma non c’è solo il pomodoro: stiamo ad esempio per lanciare un cetriolino molto piccolo (5 cm di lunghezza), da sgranocchiare come snack, senza necessità di sbucciarlo. In Sicilia, a Licata, a giugno avete presentato anche una nuova varietà di melone e zucchino. AS: Esatto, il melone Guban RZ F1, un retato italiano a lunga conservazione dalle notevoli qualità: ottima produttività, presentazione e soprattutto shelf life. La pianta, in particolare, è forte, rustica ed adattabile. Il frutto ha una polpa dal colore arancio intenso, eccellenti qualità organolettiche e elevato grado brix. Poi c’è anche il nuovo Gialletto 34-180 RZ F1, una garanzia in fatto di produttività, e il melone retato italiano ‘aromatico’ 34-650 RZ F1, particolarmente adatto per le aree ragusane. Anche il zucchino ha riscosso notevole interesse durante l’incontro con i produttori siciliani: ha un’ottima produttività ed eccellenti caratteristiche organolettiche. La vostra attività di ricerca e sperimentazione dove viene condotta? AS: Nei nostri centri sparsi in Europa e con attività di sviluppo in Sicilia, nella nuova Trial Station inaugurata in gennaio nel Ragusano, e nella stazione di Latina, che sarà aperta ufficialmente a marzo 2017. Ci concentriamo su una serie di aree di sviluppo per testare i prodotti dei vari clienti e condividere con loro le esperienze sul prodotto stesso, anche guardando alla parte finale della filiera, dalla distribuzione alla tavola, che è quella più strategica. Quindi teniamo anche incontri con buyer e retailer, per mostrare loro le nuove varietà su cui stiamo lavorando. Non siamo in diretto contatto con il consumatore finale, ma possiamo influenzarlo, intercettarne i gusti e i bisogni. E anche stimolare il modo di proporre il prodotto sul mercato, cercando di andare oltre certe difficoltà oggettive che oggi vanno superate, per sfruttare appieno le potenzialità offerte dal nostro settore.
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MIOORTO, TRE NUOVE CIOTOLE GOURMET PER LA GDO ITALIANA, C’È ANCHE IL KEBAB
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L’azienda di Carobbio degli Angeli (Bergamo), specializzata nella quarta gamma, con uno degli stabilimenti più all’avanguardia per la lavorazione delle insalate, ha inserito nel mese di maggio tre nuove ciotole da 200 grammi che vanno ad arricchire il portafoglio prodotti. Si chiamano “Contadina”, “Insalatakebab” e “Delicata” e rientrano nella inedita linea MioGourmet, con ricettazioni originali adatte a soddisfare anche i palati più esigenti. Si tratta di insalate pronte al consumo, un pasto completo, con dressing e forchetta. Ai vegetali vengono abbinati ingredienti originali, come il formaggio edamer, il kebab di tacchino e i gamberetti. Le vaschet-
DIMMIDISÌ PORTA A RIMINI WELLNESS L’INSALATA MISTA CON IL KALE La Linea Verde ha scelto l’appuntamento fieristico dedicato a fitness, benessere e food per lanciare in anteprima un innovativo mix di insalata in busta con il Kale, un superfood dalle innumerevoli proprietà nutritive che negli Usa spopola da anni anche tra le celebrities e che anche nel Nord Europa è diventata una verdura “cult” della sana alimentazione. DimmidiSì Mista con Kale è un mix di insalata in busta pronto al consumo con lattughino verde, lattughino rosso e spinacino arricchito appunto con il kale. Questo ortaggio superfood è un toccasana dagli innumerevoli benefici per la salute: ha un basso contenuto di carboidrati e contiene più
IL KAKO, UN FRUTTO DAI TANTI PREGI PROPOSTO DALL’AZIENDA CAMPANA DIVANO Sebbene sia prematuro fare previsioni sulla prossima campagna di kaki, è importante che il comparto acquisisca maggiore consapevolezza sul valore che il frutto può assumere nelle scelte alimentari del consumatore. È quanto sostiene Mimma Divano, titolare dell’azienda omonima campana ad elevato grado di specializzazione e fra i tradizionali leader del settore. Secondo Divano, dopo anni di stagnazione o di timida crescita della domanda, è tempo di cogliere le opportunità che le tendenze di consumo offrono ed avviare così un processo di rivitalizzazione del prodotto. Le analisi sui nuovi trend confermano che il consumatore moderno, qualunque FRUITBOOKMAGAZINE
te pesano 200 grammi e sono dotate di forchetta per agevolarne il consumo fuori casa. Nel film sul coperchio delle ciotole è indicato anche il numero di kilocalorie.
ferro della carne di bovino adulto, è una fonte di vitamina k, calcio, vitamina c, potassio e luteina. Inoltre, il kale ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Tutte qualità che gli sportivi, e in generale chi è attento alla sana alimentazione, non potranno che apprezzare e accogliere con entusiasmo.
sia il suo orientamento (vegetariano o non, vegano, macrobiotico, etc), richiede un’alimentazione basata su tre requisiti sostanziali: gusto, sicurezza e, sempre più, proprietà nutraceutiche, attributi che i kaki possono vantare e su cui la Divano intende scommettere.
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IL POMODORO ARANCIONE DOLCINETTO DI CITROSOL, GARANTITO SINERGIE, CONQUISTA GLI ITALIANI
Orange Dolcinetto, a marchio Fatti col Cuore, è un pomodorino di colore arancione dalla forma allungata, simile al Datterino, molto dolce ed estremamente gustoso. È il risultato della coltivazione di una particolare varietà di pomodoro non ogm e rappresenta una novità nel mercato delle specialità rivolta a un consumatore curioso, creativo e attento all’innovazione di prodotto sia per il colore che per il gusto, senza rinunciare alla salubrità garantita dal sigillo Sinergie. Per le sue caratteristiche organolettiche si presta per la preparazione di insalate, condimenti, antipasti e per realizzare snack “creativi”. “L’Orange Dolcinetto ci ha sorpreso - ha dichiarato Gino Caggia, direttore commerciale della Citrosol - le richieste sono state superiori alle nostre previsioni, ripagando la fiducia che la GDO ci ha dato decidendo di inserirlo tra le proprie referenze, in una logica di differenziazione. A questo va aggiunto il fatto che è un prodotto coltivato seguendo il sistema di produzione integrata Sinergie sviluppato per garantire la sostenibilità delle produzioni italiane di eccellenza e renderle ancora più visibili, riconoscibili e premianti. In Italia stiamo assistendo a un crescente interesse per i prodotti sostenibili, ragione per cui negli ultimi mesi abbiamo incrementato le vendite anche del nostro Red Dolcinetto, il pomodorino “sostenibile” di colore rosso”. l N.16 l LUGLIO 2016
Orange e Red Dolcinetto garantiti dal sigillo Sinergie arricchiscono la gamma dei prodotti Fatti col Cuore, sinonimo di genuinità, qualità costante, controlli, trasparenza e rispetto per la natura. Oltre ai pomodorini Dolcinetto, fanno parte della stessa linea il pomodoro Marzaninetto e i mini peperoni dolci e colorati Peperlini, ossia altre specialità con un alto contenuto di innovazione e con caratteristiche organolettiche superiori. “Un percorso, quello dell’innovazione, che fino ad oggi - ha spiegato Caggia - ci ha premiato e ci ha permesso di affermarci nel mercato come produttori di specialità. Anche Orange Dolcinetto è garantito dal sigillo Sinergie che valorizza il pomodoro italiano di qualità garantendo la certezza della provenienza dagli areali più vocati d’Italia e la coltivazione nel rispetto delle migliori pratiche agricole tradizionali.
Sinergie è il sistema di coltivazione integrata per il pomodoro da mercato fresco nato dalla collaborazione di filiera tra un gruppo di produttori siciliani e aziende leader di servizi e mezzi tecnici come Sata, Siriac e Syngenta per assicurare la sostenibilità delle produzioni italiane di eccellenza. Sinergie permette alle aziende agricole di fornire un prodotto sostenibile. Il sigillo Sinergie, di cui è fregiato anche il nuovo Orange Dolcinetto, intende configurarsi come elemento di distinzione per le produzioni più attente all’ambiente e dalle elevate proprietà gustative. Non è un caso, quindi, che la natura necessariamente selettiva e “meritocratica” di Sinergie abbia già attirato e coinvolto la grande distribuzione, interessata a offrire questo valore aggiunto ai propri consumatori con un prodotto premium sostenibile, sano, bello da vedere e buono da gustare. FRUITBOOKMAGAZINE
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KANZI CHIUDE IN ANTICIPO LA CAMPAGNA BENE L’ITALIA MA ANCHE L’ESTERO
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Si è conclusa prima della fine di giugno, con la domanda ancora alta, la stagione 2015/2016 di Kanzi, la mela club dell’organizzazione GKE commercializzata in Italia, Spagna e in altri paesi Europei e del Mediterraneo dai Consorzi VOG e VI.P. “Visto il successo di quest'anno - commenta il direttore di VOG Gerhard Dichgans - e l’incremento della domanda, VOG investirà ulteriormente sulla varietà, con una raccolta 2016 prevista a circa 15 mila tonnellate”. “Kanzi è ormai parte integrante della nostra offerta e le sue performance continuano a stupire in positivo - commenta Josef Wielander, direttore di VI.P - questa è una mela che piace ai giovani”.
CON L’ESTATE TORNANO I PICCOLI FRUTTI CON IL MARCHIO DI QUALITÀ ALTO ADIGE
Con l’estate tornano i piccoli frutti a marchio Qualità Alto Adige, apprezzati per la freschezza e il gusto unici. Fragole, lamponi e ciliegie a marchio di Qualità Alto Adige, garante di una qualità sopra gli standard e della provenienza altoatesina, racchiudono in sé due segreti: la coltura a pieno campo e l’alta quota. La prima permette ad ogni frutto di sviluppare la propria particolarissima fragranza, la seconda riduce sensibilmente la presenza di parassiti e limita quindi l’uso di fitofarmaci. L’aria di montagna favorisce una maturazione lenta che torna a favore della dolcezza del frutto. Dalla Val Venosta alla Valle Isarco sino alla Val Pusteria, i piccoli frutti si sono ritagliati il loro spazio in svariate manifestazioni che hanno favorito l’incontro tra prodotti e consumatore, come la Festa della Fragola in Val Martello a fine giugno.
PEDON E SACLÀ PORTANO IN TAVOLA UN PIATTO GENUINO PRONTO IN SOLI 10 MINUTI Prosegue la collaborazione tra Pedon e Saclà di nuovo insieme con CerealBox, un pratico kit per la preparazione di un pasto a base di cereali e verdure veloce, ricco di gusto e benessere. CerealBox si presenta come un colorato contenitore porta alimenti riutilizzabile, contenente due confezioni di orzo o di farro della nota linea I salvaminuti Pedon e due vasetti di Condiverde Saclà per il condimento. Con soli dieci minuti di cottura, aggiungendo ai cereali il ricco condimento studiato da Saclà, si possono avere ben tre porzioni di un piatto unico, originale e nutriente. La presenza di orzo e farro conferisce un eccezionale apporto nutrizionale. FRUITBOOKMAGAZINE
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INSAL’ARTE LANCIA A RIMINI WELLNESS LA NUOVA MONOREFERENZA CON IL KALE Insal'Arte, brand d’eccellenza di OrtoRomi, cooperativa leader nel settore della quarta gamma, ha presentato sul mercato il kale, un superfood già conosciuto e apprezzato negli Stati Uniti e in altre aree del mondo, ad alta densità nutrizionale e dalle rilevanti proprietà salutistiche. Il kale è infatti un’importante fonte di vitamina K, fondamentale per la corretta coagulazione sanguinea e di vitamina B6, indispensabile per il mantenimento delle difese immunitarie e per la stimolazione delle funzioni cerebrali. Conosciuto in Italia come cavolo riccio, questo ortaggio è amatissimo e di tendenza nelle diete d’oltreoceano, dove viene utilizzato come base per centrifugati, crudo per arricchire sfiziose insalate oppure cotto per un sano contorno ipocalorico. Secondo il sistema di valutazione Andi Score, i cui punteggi vengono calcolati a seconda del rapporto della quantità di sostanze nutritive, come ad esempio vitamine, minerali, calcio, ferro, magnesio, rispetto ad ogni singola chilocaloria - il Kale si classifica al primo posto con il punteggio massimo di 1.000 punti, grazie al rapporto tra il basso contenuto calorico e le considerevoli qua-
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lità nutrizionali. La nuova referenza è stata lanciata in occasione di Rimini Wellness. Per far conoscere il prodotto è iniziata nel mese di giugno una pianificazione social dedicata, con uno storytelling e immagini emozionali ricreate col prodotto. Il tutto verrà quindi veicolato nei principali canali social dell’Azienda, quali Facebook e Instagram. A settembre poi il prodotto verrà campionato ad alcune blogger selezionate per la realizzazione di un ricettario ad hoc.
HM.CLAUSE, PIACCIONO LE ZUCCHINE SCURE OPERA F1 E ALOHA F1, RUSTICHE E PRODUTTIVE Anche nel 2016 prosegue l’incremento delle coltivazioni di zucchino scuro, la buona produzione in campo di questa tipologia, l’affidabilità delle varietà e il sapore più dolce rispetto ad altri tipi di zucchino sono gli elementi che ne determinano il successo commerciale. Le produzioni di pieno campo, concentrate nel nord Italia, sono in raccolta già dalla fine di maggio, ma si devono confrontare con questa stagione dalle caratteristiche più autunnali che primaverili-estive, aggravate da numerose abbondanti piogge e grandinate. In questo panorama meteorologicamente avverso alla coltivazione in pieno campo, lo zucchino si difende meglio di altre specie, in particolare le nuove varietà di HM.Clause Opera F1 e Aloha F1 spiccano per la loro eccezionale rusticità e continuità produttiva in tutti gli areali dove sono coltivate. Opera F1 ha cominciato presto a produrre in primavera grazie alla sua capacità di vegetare anche a basse temperature. Aloha F1 produce i primi frutti proprio in questo periodo e l N.16 l LUGLIO 2016
già si distingue per la sua pianta forte, particolarmente adatta all’estate, che nel 2015 ha soddisfatto i produttori fino alle ultime raccolte autunnali interrotte solo dalle prime gelate. Nella foto qui sotto Opera F1 nelle 4 file a destra. FRUITBOOKMAGAZINE
iFresh |
Carlotta Benini
L’ortofrutta a km zero diventa anche 2.0: il caso SeasonEat 112
Filiera corta, produttori locali, valorizzazione del territorio e delle sue tipicità, senza dimenticare la comodità di fare la spesa online e vedersela recapitare a casa. Nell’era dell’e-commerce, il consumatore italiano guarda con curiosità alla possibilità di acquistare online anche i prodotti freschi, frutta e verdura in primis. E così fioriscono in tutta Italia startup che portano i prodotti dall’orto alla tavola, in un clic Prodotti tipici locali, che sanno di lavoro manuale, di territorio e di tradizione, che arrivano dal campo alla tavola… con un semplice clic! Nell’era di smartphone, tablet, blog e social network, il consumatore è sempre più propenso a esplorare le possibilità offerte dal web per fare la spesa comodamente da casa, anche quando si tratta di prodotti freschi come frutta e verdura. Lo rivela una recente indagine effettuata da Cortilia, la prima startup italiana ad aver portato la spesa dall’agricoltore al consumatore finale tramite il web. I player della grande distribuzione non sono tutti al passo con i tempi, se si tratta di vendere on line frutta e verdura. E mentre sulla loro testa pende come una spada di Damocle l’avanzata del colosso dell’ecommerce firmato Amazon, che con Prime Now serve gli utenti di Milano e presto anche quelli di Roma e altre grandi città italiane, è guardando alle piccole imprese locali che troviamo venti di innovazione e di cambiamento. è all’ordine del giorno, infatti, la nascita di giovani startup che promuovono un ritorno alle origini, al prodotto dell’orto acquistato dal contadino di fiducia… ma senza rinunciare alla praticità dell’acquisto on line. è il caso ad esempio di SeasonEat, impresa nata a fine marzo in Romagna, a Cesena, che - come suggerisce il nome stesso - vuole riportare il giusto valore a chi coltiva la terra, educando le persone a mangiaFRUITBOOKMAGAZINE
re frutta e verdura di stagione, perché più buona, salutare e sostenibile. Il servizio consiste nella consegna a domicilio di prodotti ortofrutticoli selezionati tra i migliori produttori romagnoli. In questa fase iniziale è attivo solo nei comuni di Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna: chi vive in zona, può abbonarsi on line e scegliere ogni settimana una cassetta da quattro, sei o otto chili. La scelta nel mese di giugno ad esempio era fra pomodori, carote, fagiolini, melanzane, zucchine, peperoni, melone, ciliegie, albicocche e pesche. Frutta e verdura vengono consegnate a domicilio ogni settimana, l’utente viene contattato telefonicamente per concordare giorno e orario. Nelle ceste si trovano anche idee per cucinare a casa e inviti a corsi di cucina e show cooking con i migliori chef. L’obiettivo è quello di diffondere un modello di consumo più sano e sostenibile, puntando a frutta e ortaggi locali appena raccolti. Tra i fondatori c’è Enrico Gasperini, con una lunga esperienza nel settore ortofrutticolo. “C’è la possibilità di personalizzare la cassetta - spiegano i due giovani fondatori, Paolo Bergamaschi ed Ermanno Tasca - in base all’offerta stagionale del momento. Tutti i prodotti sono coltivati in accordo con i principi dell’ecosostenibilità e del basso impatto ambientale. Grande attenzione naturalmente è prestata alla pagina web e ai social network con cui interagiamo con i clienti”. l N.16 l LUGLIO 2016