Fruitbook Magazine 34

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UN’IDENTITÀ PER NON CADERE IN COMMODITY La produzione ortofrutticola italiana non può competere, quando lavora nel rispetto delle normative, con quelle a basso costo di altre origini, come Europa dell’Est e Nord Africa. Per questo è fondamentale avere un’identità IDEE TENDENZE MERCATI BUSINESS

ELNATHEDITORE

N.34 l GENNAIO 2021 l TRIMESTRALE













Editoriale

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Eugenio Felice

L’identità fa la differenza Il 2021 si apre con diverse sfide e problemi irrisolti per il sistema ortofrutticolo italiano. Da una parte sarà un altro anno segnato dal coronavirus con tutte le sue conseguenze dal punto di vista economico e sociale. Quindi guai a pensare di poter alzare i prezzi. Dall’altra, nonostante l’articolo 62 che regola la cessione dei prodotti agricoli e agroalimentari, nonostante la direttiva comunitaria contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare (ma in Italia è poi stata recepita?), nonostante tutte le dichiarazioni di facciata che da anni sentiamo ai convegni e leggiamo nei comunicati stampa, i problemi legati all’enorme squilibrio di forza tra grande distribuzione e mondo agricolo sono tutt’altro che superati. Anzi, forse la situazione è fin peggiorata, per quanto sia possibile. Ne parliamo anche in questo numero della rivista, a seguito delle e.mail ricevute da alcuni operatori del settore, ormai esasperati. Se sui prezzi la partita è chiusa da molto tempo, con alcuni gruppi distributivi che sono arrivati a dire loro a che prezzo fornire frutta e ortaggi, è su un altro campo che si gioca oggi una partita cruciale. è quello dell’identità. Da un parte c’è il fenomeno in espansione della marca del distributore (il supermercato), che va ad intercettare diversi bisogni, non più solo il primo prezzo come in origine. Dall’altra c’è il marchio del produttore / fornitore che cerca di sgomitare per avere un po’ di visibilità sui banchi di vendita, spesso pagando listing fee o contributi per centimetro lineare occupato. Del resto perché un distributore dovrebbe pubblicizzare un fornitore? Ricordiamo il commento che ci fece un dirigente di Eurospin quando gli facemmo notare che nel reparto ortofrutta ci fossero dei marchi dei fornitori - compresa Melinda - nonostante il gruppo discount dichiarasse pubblicamente di non usare marche industriali. “Perché quelle sarebbero marche? Per noi non lo sono. Non hanno la riconoscibilità sul consumatore finale, non fanno pubblicità in televisione, non hanno le dimensioni per servire tutti i nostri punti vendita, non hanno alcuna forza commerciale. è solo un bollino su un prodotto, spesso non c’è nemmeno quello”, ci rispose. l N.34 l GENNAIO 2021

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Ma nel mondo tutto è in continua evoluzione. Internet sta cambiando le regole del gioco e la pandemia ha accelerato certi processi. Il commercio elettronico, anche per la singola azienda ortofrutticola, non è più fantascienza. Degli specialisti si stanno facendo strada e l’esplosione di Cortilia, nel cui capitale è entrato Renzo Rosso, patron di Diesel, sta lì a dimostrarlo. Anche l’uscita dello stesso Renzo Rosso da NaturaSì deve far riflettere per capire dove si sta muovendo il mercato distributivo. Allo stesso tempo l’affermazione feroce di internet e dei social network ha permesso la condivisione diffusa e anarchica delle informazioni, scardinando gli equilibri. è così che un post azzeccato può avere più visibilità di una campagna televisiva. Il re è nudo. Cosa vuol dire per il settore ortofrutticolo? Che per fidelizzare il consumatore ci sono strumenti nuovi. è diventata un caso di studio la mela Cameo nel Regno Unito. Lidl la vendeva nei suoi sacchi senza clamore. I clienti però facevano fatica a riconoscerla sui banchi di vendita. Una mela tra le tante. Ma dopo una campagna di sensibilizzazione su Facebook ecco la decisione del discounter di mettere il brand Cameo sul pack. Perché avere un nome, oggi, può fare la differenza.

FRUITBOOKMAGAZINE


controeditoriale

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Eugenio Felice

L’impresa si scopre sociale 12

“Questi Abbracci sono per loro”: attraverso il nostro brand Mulino Bianco, sosteniamo la campagna di FNOPI - Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, per assistere le famiglie degli infermieri che hanno perso la vita per aiutarci a superare l’emergenza Covid-19, o supportare quanti, nell’affrontare la pandemia, si sono ammalati o hanno subito gravi stress fisici ed emotivi. Da gennaio, milioni di Abbracci Mulino Bianco saranno a scaffale in una confezione speciale riconoscibile e distintiva: il ricavato della vendita di ogni confezione sarà donato al Fondo solidarietà FNOPI, fino al raggiungimento di 2 milioni di euro. Perché se un abbraccio può fare la differenza, immagina cosa possono fare milioni di abbracci”. Questo il post pubblicato a inizio gennaio 2021 nella pagina Linkedin di Barilla Group. L’operazione di Barilla rientra appieno nell’impegno sociale cui sono chiamate oggi le aziende. Si tratta dell’ultima frontiera del marketing, per suggestionare il cliente su qualcosa che lo tocca da vicino. L’emergenza sanitaria in questo caso. Barilla spiega che tutto il ricavato delle vendite, fino al raggiungimento di 2 milioni di euro, sarà devoluto a sostegno della campagna FNOPI. Ma quanto valgono quei 2 milioni di euro per Barilla Group? Meno dell’1% degli utili del 2019. Attenzione, degli utili, non del fatturato. Praticamente per Barilla Group stiamo parlando di briciole, spende molto di più in pubblicità tradizionale. Oltretutto ci sono gruppi distributivi e industriali che hanno fatto donazioni - quelle vere - legate al Covid-19 ben superiori in rapporto al fatturato senza sbandierarlo con una linea in co-marketing con FNOPI o FRUITBOOKMAGAZINE

altre associazioni o fondazioni. Si può oltretutto definire, questa, una donazione a tutti gli effetti o piuttosto rientra in una più ampia strategia di Corporate Social Responsability - CSR finalizzata a rafforzare la brand reputation, oggi sempre più in voga nelle economie avanzate? Anche nel settore ortofrutta non mancano gli esempi, come gli agrumi di Citrus L’Orto Italiano venduti in co-branding con la Fondazione Umberto Veronesi, forse la prima azienda del settore ortofrutta a cogliere questa ghiotta opportunità. Quindi? Riportiamo alcuni commenti fuori dal coro presi da Linkedin, il social network per professionisti, sull’operazione della multinazionale della pasta mainstream. Mark-Up ha scritto: “Il caso degli Abbracci Mulino Bianco mostra efficacemente come il packaging possa diventare vero e proprio medium (?) del posizionamento di marca su temi sociali e di CSR, oltre il mero engagement”. Giovanni Bergamini di Square Marketing ha scritto: “L’hanno fatto solo per pubblicità oppure c’è veramente una scelta etica dietro tutto ciò? Non conoscendo le persone dietro questa decisione non saprei quale spinta è stata preminente (…)”. “Iniziativa apprezzabile o una furbata per generare più engagement sui social? (…)”, si chiede Gianfilippo Strippoli, che si occupa di marketing e comunicazione. Ancora, ha scritto il collega Antonio Pallaria: “Se fossi cinico direi brand awareness. Si sa, i clienti sono più attratti dai brand che prendono posizioni sulle tematiche sociali (…)”. Il dono, quello vero, significa dare a un altro senza aspettarsi nulla in cambio. Qui, parliamo di tutt’altro.

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PAG. EDITORIALE L’IDENTITà FA LA DIFFERENZA

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CONTROEDITORIALE L’IMPRESA SI SCOPRE SOCIALE

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IMMAGINI

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BUONE NOTIZIE ANNO DELLA FRUTTA E VERDURA: CHI FA E COME IL PRIMO PASSO? MARRKETING TUTTO IL VALORE DEL TERRITORIO A SOSTEGNO DELL’ORTOFRUTTA INSIDER DOLOMITI FRUITS, SEQUESTRO PER FALSE FATTURAZIONI IL PRODOTTO CARCIOFO SPINOSO SARDO TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE FIERE UN ALTRO ANNO SEGNATO DAL COVID LE FIERE TORNANO DOPO L’ESTATE? INNOVAZIONE PRIMA MONDIALE PER IL CAVOLFIORE ROMANESCO ARANCIONE ORA IN GDO CRONACA MELE, CONDANNATO PER TRUFFA E FRODE L’EX DIRETTORE DI SFT FRAMMENTI LA SARDEGNA PROVA L’AVOCADO COL SOSTEGNO DELLA GDO LOCALE ORGANIC DELHAIZE, ENTRO FINE 2021 TUTTA L’ORTOFRUTTA BIO PLASTIC FREE IL LIBRO LA CURA DELLA PELLE E DELLA NOSTRA SALUTE INIZIA A TAVOLA ECCELLENZE CAMPIDANESE: I SAPORI SARDI IN UN BOX PRONTO DA GUSTARE TERRITORI UN’ALTRA ECCELLENZA SICILIANA DIVENTA IGP: LA PESCA DI DELIA NEURONEWS COME PRESENTARE L’ORTOFRUTTA? PIù EFFICACI CON LE NEUROSCIENZE APPUNTAMENTI MACFRUT A SETTEMBRE, RICCO DI PROPOSTE, TRA FISICO E DIGITALE L’AZIENDA LA LINEA VERDE, NEL PROSSIMO TRIENNIO UNA CRESCITA GREEN ANALISI CONSUMI DI ORTOFRUTTA: CALA LA FRUTTA, CRESCE LA VERDURA FRUTTA SECCA LE MIGLIORI MANDORLE SICILIANE? è LA NUOVA PROPOSTA DONNALIA MENS SANA POMODORO, BENE I FLAVONOIDI E IL LICOPENE, OCCHIO ALLA SOLANINA

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CONTENUTI

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75 / LE NUOVA VARIETà 72 / NUOVA VARIETà DI MELE DI VIP E VOG: DI MELE, L’ALTO ADIGE HA LE IDEE CHIARE

LA PANORAMICA

78 / MELA MARLENE SPOSA L’ARTE PER

82 / PIEMONTE, NUOVA SALA DI CONFEZIONAMENTO

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SUSCITARE EMOZIONI

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PANORAMA

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iFRESH

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84 / GANDINI INVESTE 88 / FARM TO FORK, SU YOOM, POMODORO GLI OBIETTIVI SPIEGATI NEL VIOLA DAL GUSTO UMAMI

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PER IL GRUPPO RIVOIRA

CALENDARIO ESSELUNGA

FRUITBOOKMAGAZINE

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ELNATHEDITORE Direttore responsabile Eugenio Felice Hanno collaborato: Carlotta Benini, Valentina Bonazza, Salvo Garipoli, Alice Gelmetti, Massimiliano Lollis, Anna Parello, Giancarlo Sbressa, Matteo Sgaravato, Marco Zanardi

92 / FRANCESCON, LE 94 / GDO E FORNITORI, NOVITà DELLA NONA GIOIE E DOLORI: è CAMPAGNA DEL SENEGAL

POSSIBILE MIGLIORARE?

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Redazione e Pubblicità Via Poiano 53 37029 - San Pietro in Cariano (Vr) Tel. 045.6837296 redazione@fruitbookmagazine.it adver@fruitbookmagazine.it Abbonamenti Spedizione in abbonamento postale Abbonamento Italia: 50,00 euro abbonamenti@fruitbookmagazine.it Graphic designer Marco Fogliatti Fotolito CianoMagenta Stampa Grafiche Artigianelli Srl - Via Industriale 24/26 - 25050 - Rodengo S. (Bs) Carta Magno Volume 115 gr - Sappi 100% biodegradabile e riciclabile Tiratura numero gennaio 2021: 8.000 copie

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Registrazione Tribunale di Verona n. 1962 del 6 novembre 2012

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40.mo Interspar Casier (TV) 19 novembre 2020 Aspiag Service, concessionaria Despar per il Triveneto e l’Emilia-Romagna, ha inaugurato a Casier il 40.mo Interspar che ha portato a debutto il nuovo layout su una superficie di vendita di 2.500 mq. Tra le novità c’è la “livrea” del pdv con dei fasci di luce led che disegnano lungo la facciata la bandiera italiana.



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Expo 2020 Dubai Dubai (UAE), 1 ottobre 2021 Si chiama ancora Expo 2020 ma come tutti sanno è stato posticipato di dodici mesi a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus. I lavori sono a buon punto: la prima esposizione universale a svolgersi tra Medio Oriente, Africa e Sud Asia (MEASA) si svolgerà dal 1 ottobre al 31 marzo 2022 ospitando 200 Paesi.



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L’evoluzione Pistoia, 2 dicembre 2020 Ha riaperto lo storico negozio Esselunga di viale Matteotti a Pistoia, la cui inaugurazione risale all’aprile del 1964. La superficie di vendita è di 1.100 metri quadrati. La facciata del supermarket è rivestita da lastre di vetro satinato che ridefiniscono in chiave moderna le facciate dei primi decenni di Esselunga.



buone notizie |

Anna Parello

Anno della frutta e verdura: chi fa e come il primo passo? 24

Il 2021 è l’Anno internazionale della frutta e della verdura secondo la FAO. Una grande opportunità per la filiera, dalla produzione alla distribuzione, per sensibilizzare il consumatore, promuovere diete e stili di vita sani, ridurre le perdite e gli sprechi, condividere le migliori pratiche. Claudio Mazzini di Coop Italia ha dato la sveglia al mondo produttivo, dal momento che pare non sia stato presentato ancora alcun progetto di valorizzazione e stimolo ai consumi Il 2021 è l’Anno internazionale della frutta e della verdura - AIFV e al momento nel nostro Paese, uno dei leader mondiali del settore, tutto sembra tacere. La sveglia agli operatori della produzione ortofrutticola è stata data da Claudio Mazzini di Coop Italia durante il Forum CDO Agroalimentare che si è svolto a Rimini il 29 gennaio 2021. Il rischio paventato da Mazzini è di perdere una grande opportunità, dal momento che ad oggi pare non sia stato presentato lato produzione alcun progetto o proposta di valorizzazione e di stimolo dei consumi. Sentiremo le reazioni a tale sollecitazione da parte delle rappresentanze del mondo produttivo, ma intanto mi sorge una domanda: gli altri attori della filiera cosa stanno facendo? Sì, perché l’Anno internazionale della frutta e della verdura 2021 rappresenta un’opportunità unica per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della frutta e della verdura per tutti, compreso il mondo della distribuzione che con la potenza mediatica dei punti vendita tanto potrebbe fare per valorizzare i prodotti e far arrivare un’informazione corretta ai consumatori. Al via ufficiale dell’Anno internazionale della frutta e della verdura 2021 da parte della FAO per l’alimentazione e l’agricoltura è stato lanciato un appello per migliorare la produzione alimentare, rendendola più sana e sostenibile attraverso l’innovazione FRUITBOOKMAGAZINE

e la tecnologia, nonché per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari. Gli obiettivi dell’AIFV 2021 sono chiaramente elencati nel sito fao.org/fruits-vegetables-2021: sensibilizzare l’opinione pubblica e orientare le politiche sui vantaggi per la salute e l’alimentazione derivanti dal consumo di frutta e verdura; promuovere diete e stili di vita sani, diversificati ed equilibrati attraverso il consumo di frutta e verdura; ridurre le perdite e gli sprechi nei sistemi alimentari basati sulla frutta e sulla verdura; condividere le migliori pratiche …(omissis). Ritengo che il punto sulla riduzione delle perdite e degli sprechi nell’ortofrutta sia estremamente importante anche per la grande distribuzione e lavorarci a livello di punti vendita potrebbe rappresentare l’occasione per contenere i relativi costi e al contempo per educare i clienti a non rovinare la merce durante l’atto di acquisto e a limitare gli sprechi domestici attraverso la giusta conservazione, innescando un circuito virtuoso con ricadute positive sulla fidelizzazione all’insegna. Al momento in linea col primo obiettivo sono le campagne promozionali collettive di Ortofrutta Italia, che da anni sottolineano proprio l’aspetto salutare derivante dal consumo delle principali referenze, oltre che il gusto, il piacere del consumo e l’italianità. Ancora, una delle poche iniziative che ha raccolto l’appello della FAO è stata fatta dall’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta, che si accinge a lanciare una campagna di comunicazione per avvicinare i consumatori al mondo della produzione. l N.34 l GENNAIO 2021



marketing |

Salvo Garipoli*

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Il Rapporto Coop Italia pubblicato nel mese di gennaio in maniera ineluttabile ci pone di fronte alle nuove consapevolezze degli italiani tra le quali spicca su tutte la volontà di prendersi cura di sé stessi, con ben il 70% degli intervistati che dichiara di voler dare al proprio benessere fisico e psicologico più attenzione di quanto fatto nel periodo pre-Covid. Cosa chiederà il mercato in questo 2021? Soprattutto cibi freschi made in Italy, naturali e sostenibili Per il nuovo anno, si evidenza la piena volontà di raggiungere stili di vita più salutari, ponendo la sobrietà e il digitale quali driver utili ad affrontare le sfide di un 2021 ancora foriero di incertezza e instabilità. Centrale in questo contesto è il senso del consumo e del cibo quale espressione del valore dell’autenticità e del savoir-faire. All’interno del Rapporto pubblicato da Coop, è interessante inoltre evidenziare come, a detta dei 280 profili executive intervistati, il mercato prediligerà nel 2021 prodotti made in Italy, naturali e sostenibili, favorendo in primis ingredienti freschi, attesi in crescita del 52%. In riferimento al tema della sostenibilità, in particolare, viene posto l’accento sul concetto di produzione FRUITBOOKMAGAZINE

locale o legata al territorio (associata dal 50% dei rispondenti), di filiera controllata (49%) e di giusta remunerazione per la produzione (47%). Elementi questi che rappresentano i connotati posti alla base dei percorsi a marchio di origine - Dop, Igp e Stg all’interno dei quali il nostro Paese vanta un primato a livello europeo con complessivi 312 riconoscimenti per il food. Il comparto ortofrutticolo, con ben 116 percorsi attivi, è al primo posto in numerica ma fuori dal podio per valore generato alla produzione dal 2019 con + 2,1% - Rapporto Ismea Qualivita 2020. Se consideriamo il fatto che, fonte SGMarketing, l’italianità (64%) e la territorialità (56%) rappresentano i fattori di rassicurazione più importanti ricercati dai consumatori nazionali negli acquisti di frutta e verdura, risulta evidente quale valore strategico territorio e specializzazione produttiva possano avere a presidio del premium e quanto ancora resta da fare su questo fronte. Non basta infatti dotarsi di un bollino, la differenza la fanno la capacità organizzativa, negoziale e le leve utilizzate per la valorizzazione del prodotto (in primis comunicazione e packaging) fuori e dentro il punto vendita che i diversi consorzi di produzione italiani riescono a imprimere in rapporto al valore aggiunto generato nei confronti del consumatore finale e della base produttiva. Solo così potremo vantare percorsi autenticamente votati a sostenere tutto il buono che il made in Italy sa esprimere nel proprio mercato e nel mondo. l N.34 l GENNAIO 2021

*direttore SGMarketing

Tutto il valore del territorio a sostegno dell’ortofrutta



insider |

Eugenio Felice

Dolomiti Fruits, sequestro per 2,9 milioni per false fatture 28

Dolomiti Fruits Srl, nata nel 2008 con stabilimento a Nanno di Ville d’Anaunia (TN), specializzata in succhi e puree di frutta, sia da agricoltura convenzionale che biologica, con clienti di primo piano nel baby food, è stata oggetto di sequestro preventivo per un controvalore di 2,9 milioni di euro. Coinvolta anche la controllata Dolomiti Fruits Service Srl. Ciò che viene contestato sono false fatturazioni per un importo dello stesso valore, nel periodo 2016-2018 Il sequestro preventivo su disposizione della Procura di Pisa scattato l’11 dicembre 2020 su conti correnti, beni mobili e immobili, delle aziende trentine Dolomiti Fruits Srl e Dolomiti Fruits Service Srl e dei loro legali rappresentanti per un controvalore di 2,9 milioni di euro, rientra nella più ampia inchiesta denominata bad juice che nel giugno 2019 aveva portato a numerosi arresti e sequestri. Le società indagate erano la Italian Food Srl di San Miniato (PI), la Bio Toscana e la Green Profit Tuscany. Le indagini sono ancora in corso e vengono portate avanti dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi - ICQRF, che è l’organo di controllo ufficiale del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali - MIPAAF e dalla Guardia di Finanza. I due principali indagati, accuFRUITBOOKMAGAZINE

sati di essere i “dominus” della contraffazione alimentare e dell’associazione a delinquere, sono i fratelli Walter e Giorgio Buonfiglio. Tra gli indagati con ruoli e responsabilità diverse - come ha scritto il quotidiano Il Tirreno nell’edizione del 14 gennaio 2021 c’è anche Franz Schweigkofler, residente in provincia di Bolzano e presidente del consiglio di amministrazione di Dolomiti Fruits Srl fino al 14 dicembre 2020, tre giorni dopo il sequestro, oltre che responsabile commerciale della stessa azienda. Dal 21 dicembre 2020 i legali rappresentanti della Dolomiti Fruits Srl sono Maurizio Toniolli e Hans Klotz. Maurizio Toniolli, che riveste anche il ruolo operativo di responsabile di produzione, detiene il 20% della proprietà di Dolomiti Fruits Srl. Un altro 20% è in capo allo stesso Franz Schweigkofler. Alessandro Cammelli detiene un altro 20% della società e riveste il ruolo operativo di responsabile logistica e amministrazione. Hans Klotz, che riveste il ruolo operativo di responsabile acquisti, attraverso la società Haro Srl di cui è socio unico detiene il 40% e quindi la maggioranza relativa di Dolomiti Fruits Srl. Hans Klotz a sua volta, sempre attraverso la Haro Srl, detiene il 49% della Hans Klotz Srl, con sede a Bolzano e attiva dal 1998 nel commercio di prodotti ortofrutticoli freschi. Secondo la Procura, le due aziende trentine “avrebbero emesso fatture false per 2,9 milioni di euro - ha scritto Il Tirreno in modo da far risultare il prodotto biologico ed europeo quando in realtà era scadente e addizionato con sostanze chimiche”, oltre che di origine serba e quindi extra-comunitaria. Alle due società si contesta solo l’emissione di fatture false nel periodo 2016-2018, tant’è che il sito produttivo non ha mai interrotto la sua operatività. l N.34 l GENNAIO 2021



il prodotto |

Irene Forte

Carciofo spinoso sardo tra innovazione e tradizione 30

Tra le proposte della Di Pilato Giovanni & Figli Srl di Milano c’è il carciofo spinoso sardo, disponibile da ottobre ad aprile. Viene proposto al pezzo, a mazzi o tagliato e confezionato. Da gennaio c’è anche a marchio Dop. La produzione è a residuo zero grazie all’attenzione in campo della Cooperativa Casu di Valledoria. Fiori all’occhiello dell’offerta sono Spinosella e Spinosello, delle pratiche confezioni microondabili, ideali sia per un consumo crudo che cotto I principali obiettivi di Di Pilato Giovanni & Figli Srl sono sempre stati il controllo della filiera e la valorizzazione delle eccellenze; ma anche l’attenzione e la ricerca di nuove soluzioni interessanti e curiose da proporre sul mercato. Tra le eccellenze dell’azienda milanese c’è il carciofo spinoso sardo: la sua produzione va da ottobre ad aprile, tempo permettendo. Il prodotto si presenta con ottime qualità organolettiche e si riesce a garantire un costante ed elevato livello qualitativo. Da gennaio è possibile trovare anche il prodotto con marchio Dop. Da anni, la Di Pilato Giovanni & Figli Srl commercializza le referenze sarde, sia nei mercati sia nella Gdo del Nord Italia; viene proposto a pezzo, a mazzi di tre o quattro capolini o tagliato e confezionato. La Cooperativa Casu di Valledoria, specializzata nella produzione del carciofo spinoso, ha stretto una solida e duratura collaborazione con il distributore milanese per la commercializzazione del prodotto. L’azienda si trova a Valledoria, nella bassa valle del Coghinas, che è la patria del Carciofo Spinoso Dop. La superficie di coltivazione è di circa 60 ettari, la produzione è certificata GlobalGap e grazie a varie tecniche migliorative è certificata residuo zero. Negli ultimi anni, le modalità di consumo e quindi di acquisto dei prodotti è cambiata molto; si è pensato quindi un modo più attraente e pratico per avvicinaFRUITBOOKMAGAZINE

re il consumatore, sempre più esigente, all’acquisto del carciofo spinoso. Da qui l’idea dalla produzione di esordire sul mercato con un prodotto innovativo, ossia con le insalate di carciofo fresco commercializzate con il brand Spinosella e Spinosello (cambia il taglio del carciofo). Si tratta di un prodotto fresco e inalterato nelle sue caratteristiche e proprietà, ideale per chi è alla ricerca di qualità e allo stesso tempo di praticità e servizio (zero scarti, pronto al consumo). Spinosella è un’insalata di carciofo ready to eat, presentata in un pratico packaging da 110 grammi; mentre Spinosello è un carciofo tagliato a spicchi, in un packaging da 120 grammi. La shelf-life garantita del prodotto è di 7 giorni, a temperatura refrigerata. Entrambe le referenze possono essere gustate sia a crudo (è sufficiente aprire la confezione e condirla con olio e sale), sia cotte (il vassoio è microondabile). “Abbiamo sposato con entusiasmo il progetto proposto dai partner sardi - fanno sapere da Di Pilato poiché Spinosella e Spinosello rispondono alle necessità di un consumatore sempre più esigente, che desidera avere un prodotto di qualità, fresco, salutare, dal sapore unico, e al tempo stesso pronto al consumo, facile, veloce e di pratica fruizione”. l N.34 l GENNAIO 2021



segmenti |

Irene Forte

Zummo cresce, spremiagrumi grande opportunità per la Gdo 32

Presso i reparti ortofrutta della grande distribuzione italiana si trovano sempre più frequentemente le macchine spremiagrumi automatiche. Il cliente può inserire le arance in autonomia nelle macchine, dopo aver messo in posizione la bottiglietta da 250 o 500 ml, e dopo pochi secondi ecco scendere il succo pronto per il consumo, con tutta la sua carica di energia e salute. Qual è il trend in atto? Quali sono le opportunità per gli attori della distribuzione? Lo abbiamo chiesto a Marco Ortu, responsabile vendite centro-sud per Zummo Italia, leader europeo nelle macchine spremiagrumi automatiche: “Il punto di forza di Zummo, ciò che rende unica la nostra soluzione, è il sistema di spremitura EVS - Efficient Vertical System, brevettato a livello mondiale. Con la spremitura verticale a freddo, dall’alto verso il basso, il succo non può andare in nessun modo a contatto con la buccia e, soprattutto non spremendolo in maniera rotazionale, non vengono surriscaldate le fibre, quindi possiamo servire al cliente il succo nella sua migliore espressione. La soluzione Zummo - aggiunge Marco Ortu - è unica perché può spremere diversi agrumi, come arance, limoni, mandarini, lime, pompelmi, di diverse granFRUITBOOKMAGAZINE

dezze, e in più la melagrana. Tutti i modelli Zummo hanno il sistema di spremitura trasparente, grazie al quale si possono vedere i passaggi della spremitura, dal frutto al succo, inoltre grazie al filtro autopulente, vengono separate eventuali impurità e semini, di conseguenza il succo viene giù pulito”. Zummo è presente nella grande distribuzione italiana dal 2014, nello specifico con i modelli self service (Z-14 Self Cabinet e Z-40 Adapt Cabinet) grazie ai quali si dà la possibilità al consumatore di prepararsi la spremuta in autonomia. Le macchine Zummo sono presenti nei reparti frutta e verdura di piccole, medie e grandi superfici così come nei piccoli negozi di frutta e verdura di quartiere con i modelli Z-14 e Z-06. “Il servizio in Italia è in forte espansione - spiega Marco Ortu - così come all’estero. Siamo partner delle insegne più importanti della Gdo e siamo presenti anche nel canale discount, ad esempio in Lidl e Todis”. Ma quali sono le potenzialità di queste macchine? “Innanzitutto bisogna partire dal modo di alimentarsi delle persone, che nel tempo è cambiato tanto. Sempre di più stiamo attenti a ciò che mangiamo e beviamo, e tra le bevande non esiste niente di più sano di un succo spremuto al momento. La preparazione di spremute e succhi di frutta naturali preparati al momento conclude Marco Ortu - per la Gdo non rappresenta semplicemente un servizio a valore aggiunto per il cliente finale, ma un business molto importante in termini di fatturato. Un aspetto che in molti, ancora, non hanno ben compreso”. l N.34 l GENNAIO 2021




fiere |

Eugenio Felice

Un altro anno segnato dal virus Le fiere tornano dopo l’estate? Tra i settori economici maggiormente penalizzati dal coronavirus, c’è senza dubbio quello fieristico che è fermo con tutto l’indotto praticamente da febbraio 2020. Come era prevedibile, le fiere programmate nella prima metà dell’anno sono state spostate a dopo l’estate. Tra queste Macfrut, che si svolgerà dal 7 al 9 settembre a Rimini. Resta il rebus Fruit Logistica: gli organizzatori insistono per farla in presenza dal 18 al 20 maggio. Si vedrà... Il coronavirus ha cambiato radicalmente il nostro modo di lavorare, accelerando certi processi che erano già in atto, a seguito della digitalizzazione diffusa permessa da internet. Un anno abbondante di vuoto fieristico è un tempo già sufficiente per poter fare, da parte di ciascuna azienda, una riflessione su quanto sia importante (o meno) una fiera per il proprio business. In particolare: sono sempre soldi e tempo ben spesi? Nella tabella di questa pagina pubblichiamo l’elenco delle 15 rassegne più importanti per il food e l’ortofrutta. Manca Gulfood che si è svolta regolarmente in presenza a fine febbraio a Dubai. Ammesso che la campagna di vaccinazioni proceda spedita e senza intoppi, possiamo immaginare che le date saranno confermate o ci saranno ulteriori posticipi? FRUITBOOKMAGAZINE

FIERE 2021 - Le magnifiche 15 Berlino

18-20 maggio

London Produce Show Londra

22-24 maggio

Fruit Logistica Marca

Bologna

23-24 giugno

Cibus

Parma

31 agosto-3 settembre

Macfrut

Rimini

7-9 settembre

Sana

Bologna

WorldFood Moscow

Mosca

21-24 settembre

Fancy Food Show

New York

27-29 settembre

Asia Fruit Logistica

Hong Kong

28-30 settembre

Fruit Attraction

Madrid

5-7 ottobre

Anuga

Colonia

9-13 ottobre

TuttoFood

Milano

22-26 ottobre

Pma Fresh Summit

New Orleans

28-30 ottobre

Plma

Amsterdam

NY Produce Show

New York

9-12 settembre

da definire 12-15 dicembre

Noi siamo fiduciosi sulla prima ipotesi. Almeno per le fiere calendarizzate da settembre in poi. Nutriamo seri dubbi su Fruit Logistica, la fiera monstre di Berlino, che mentre scriviamo è ancora fissata per maggio, in presenza, nonostante una formula espositiva “light”. Se anche poi si facesse, ci chiediamo che affluenza di visitatori potrà mai esserci. E del resto immaginiamo le difficoltà degli organizzatori, che nella seconda metà dell’anno hanno già in programma Asia Fruit Logistica, a Hong Kong. Le (quasi) certezze per ora sono Macfrut dal 7 al 9 settembre e Fruit Attraction dal 5 al 7 ottobre. l N.34 l GENNAIO 2021

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investimenti |

Valentina Bonazza

La famiglia Benetton pianta 80 ettari di mandorle nel Lazio 36

Investire nelle mandorle in Italia? Ci ha creduto la Maccarese Spa, controllata della famiglia Benetton. L’azienda agricola si estende per 3.200 ettari circa nella campagna di Fiumicino ed è tra le più innovative del nostro Paese. Le mandorle sono una coltura che è andata in disuso, tanto che ora l’Italia importa circa 30 mila tonnellate di mandorle sgusciate perché non riesce a coprirne il fabbisogno nazionale. L’investimento è di 80 ettari, in due anni i primi frutti Non solo abbigliamento, autostrade e telecomunicazioni. La famiglia Benetton investe da tempo anche in agricoltura: dalla Compania de Tierras Sud Argentino che con i suoi 941 mila ettari di terreno e oltre 280 mila capi di bestiame fanno dei Benetton i più grandi proprietari terrieri della Patagonia, all’italiana Agricola Maccarese, una delle più grandi

aziende agricole in Italia con i suoi 3.600 capi di bestiame, che la rendono la maggior produttrice di latte in Italia grazie ai 15 milioni di litri prodotti all’anno. Tutto ha inizio quando, alla fine degli anni Novanta, Edizione holding, società della famiglia Benetton, rileva dall’ente statale IRI per 93 miliardi FRUITBOOKMAGAZINE

di vecchie lire la Maccarese Spa, azienda agricola dalla storia secolare che si estende per 3.200 ettari circa sul litorale romano a Fiumicino. Da allora la gestione dell’azienda diventa più “imprenditoriale”: abbandona alcune colture, soprattutto orticole, a favore di altre più redditizie e applica tecniche avanzate di agricoltura. Dopo un’attenta analisi di fattibilità e un piano di sviluppo più che decennale, la Maccarese Spa, che vede Andrea Benetton presidente, ha deciso di investire in una coltura ad oggi inusuale ma sempre più ricercata: quella delle mandorle. Come ha spiegato l’amministratore delegato Claudio Destro al TG2: “L’Italia, a cavallo tra le due guerre, era il maggior produttore mondiale di mandorle” poi le colture sono andate scemando e ora la produzione italiana non basta per soddisfare il fabbisogno nazionale, che necessita di circa 40 mila ettari di mandorleto. Secondo i dati Fao le mandorle sgusciate importate in Italia sono circa 30 mila tonnellate e il 96% dell’export di mandorle proviene dalla California. Il mandorlo può quindi rappresentare un’opzione redditizia per l’Italia, a patto però di essere considerata come una coltura superintensiva e altamente specializzata. è così che Maccarese Spa ha piantumato 80 ettari di mandorle, destinati ad aumentare nei prossimi anni. Nel 2023 i primi impianti entreranno in produzione. “Diventeremo così il primo player della mandorla in Italia. In futuro vorremmo poi creare la filiera della mandorla di Roma”, ha spiegato Destro. l N.34 l GENNAIO 2021



innovazione |

Carlotta Benini

Prima mondiale per il cavolfiore romanesco arancione ora in gdo 38

È un ortaggio ricco di carotene il cavolfiore romanesco arancione, un nuovo ibrido messo a punto dall’Istituto Crea di Monsampolo (Ap) in collaborazione con la francese Hm.Clause dopo 10 anni di ricerca. Una novità assoluta a livello mondiale, assicura la locale Cia Agricoltori, che debutta in fase di test nei supermercati e negli iper di Liguria, Piemonte e Lombardia. Lavorazione e commercializzazione sono a cura della Orsini&Damiani di Monteprandone (Ap) Un nuovo ortaggio dai colori inediti arriva sui banchi della Gdo promettendo di conquistare i consumatori, anche quelli stranieri: è il cavolfiore romanesco arancione, una nuova varietà studiata nei laboratori dell’Istituto Crea di Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno) e coltivata in fase sperimentale nei campi di Morrovalle, in provincia di Macerata, dall’azienda agricola di Giuliano Ercoli. L’attività di ricerca nasce da un gemellaggio ItaliaFrancia: è stata infatti portata avanti tra Monsampolo e il centro di ricerca del colosso del breeding varietale Hm.Clause, che ha fornito i semi del nuovo ortaggio. Dai campi dell’azienda Ercoli il cavolfiore romanesco arancione passa quindi in mano a un’altra azienda marchigiana, la Orsini&Damiani di FRUITBOOKMAGAZINE

Monteprandone (Ap), che ha partecipato alla messa a punto del nuovo ibrido e che si occupa della lavorazione del prodotto e della sua commercializzazione. Il lancio in fase di test coinvolge supermercati e ipermercati di Piemonte, Lombardia e Liguria; in una fase successiva si prospetta anche un debutto nella grande distribuzione estera. Questi nuovi ibridi di romanesco arancione sono una assoluta novità mondiale. Da dieci anni i ricercatori stanno lavorando al progetto di miglioramento genetico, concentrandosi in particolar modo sul colore arancione, dato dall’alto contenuto di carotene, precursore della vitamina A e quindi valido alleato del sistema immunitario. “Dopo aver sostenuto la nascita e la vendita in Italia del cavolfiore arancione e di quello viola, abbiamo pensato di applicare il miglioramento genetico anche al cavolfiore romanesco”, spiegano da Orsini& Damiani. “Dietro il nostro sogno ci sono dieci lunghi anni di sperimentazioni e sacrifici; di investimenti fatti senza la certezza del risultato; di tante prove e altrettanti errori; di fattori imprevedibili quali il meteo e il gradimento del pubblico. Il cavolfiore romanesco arancione è per noi un traguardo importante”. l N.34 l GENNAIO 2021



cronaca |

Eugenio Felice

Mele, condannato per truffa e frode l’ex direttore di SFT 40

Dopo quattro anni di udienze, testimonianze, perizie e cambio di giudice, è arrivata a fine gennaio la sentenza del processo di primo grado nell’ambito dell’inchiesta apple pie della Guardia di Finanza riguardante la cooperativa SFT di Aldeno (TN), forte nelle mele convenzionali e biologiche. La sentenza del giudice Marco Tamburrino ha stabilito condanna a quattro anni di reclusione per l’ex direttore della SFT Armando Paoli per truffa e frode in commercio Tutto era iniziato nel 2013 con il divorzio di SFT Società Frutticoltori Trento di Aldeno (TN) dal consorzio La Trentina. SFT peraltro era la più grande delle cooperative aderenti a La Trentina fino a quel momento, dato che valeva circa il 40% del conferito di mele (40 mila tonnellate). Con il divorzio è iniziata anche l’avventura sfortunata di OP Valli Trentine, con amministratore unico Mauro Coser e socio di maggioranza con il 35% proprio SFT. Il “vestito” di OP ha permesso a SFT di beneficiare di importanti contributi comunitari e della Provincia di Trento. Il problema, secondo l’inchiesta apple pie (torta di mele), è che SFT avrebbe costituito l’OP assieme a dei soci “apparenti” solo per avere i requisiti per ottenere il riconoscimento di OP e quindi i contributi. L’attività di OP FRUITBOOKMAGAZINE

Valli Trentine è durata meno di due anni: il 18 dicembre 2015 la Giunta della Provincia di Trento ha deliberato la revoca del riconoscimento di OP a Valli Trentine. E mentre la SFT si accasava con il Gruppo Apofruit - matrimonio poi naufragato nell’estate del 2020 - partiva l’inchiesta della Guardia di Finanza con ipotesi di truffa ai danni di Agea (ente pubblico erogatore dei fondi europei) e di frode in commercio per la vendita di false mele bio. Oggetto delle indagini anche una partita di mele da 1.177 tonnellate conferite dalla Industrialfrut Srl di Tassullo (TN), azienda dichiarata fallita dal Tribunale di Trento il 21 luglio 2020. Tra i maggiori indagati ci sono l’allora direttore di SFT Armando Paoli, il presidente di SFT Mauro Coser e il mediatore di SFT Franco Waldner. Nel dicembre 2016 Mauro Coser ha patteggiato un anno di reclusione. Sono seguiti quattro anni di udienze, testimonianze, perizie e il cambio del giudice. Il processo di primo grado è terminato a gennaio 2021 con una sentenza del giudice Marco Tamburrino che è stata più severa di quanto aveva chiesto il sostituto procuratore: condanna a quattro anni di reclusione per l’ex direttore della SFT Armando Paoli per truffa e frode in commercio e condanna a tre anni di reclusione per il mediatore della SFT Franco Waldner per truffa. Scontato il ricorso in appello. La difesa ha dichiarato al Corriere del Trentino che: “è una sentenza incomprensibile, sconfessata dalle risultanze processuali, che dimostrano l’assenza della condotta criminosa. Tutte le decisioni venivano assunte dal cda di SFT e poi c’era il collegio sindacale. Inoltre la Provincia di Trento non ha mai riscontrato alcuna irregolarità”. Come dire, i condannati in primo grado sarebbero solo dei capri espiatori. l N.34 l GENNAIO 2021



frammenti |

Eugenio Felice

La Sardegna prova l’avocado col sostegno della Gdo locale 42

L’avocado si produce ora anche in Sardegna, a Villacidro, comune del Medio Campidano a 55 km da Cagliari, in direzione nord ovest. Giovanni Ignazio Muscas, agricoltore e membro del consiglio di amministrazione della Cooperativa Villacidresi, ha piantato 1 ettaro tre anni fa e quest’anno sono stati raccolti i primi frutti della pregiata varietà Hass. Si tratta di una prova: il clima può rappresentare un ostacolo. La Gdo ha accolto con entusiasmo la novità Anche la Sardegna sta sperimentando la produzione di frutta esotica, grazie all’intraprendenza di alcuni agricoltori. è dai social network che siamo venuti a conoscenza che la Cooperativa Villacidresi è già in grado di fornire avocado 100% made in Sardegna. Giovanni Ignazio Muscas, agricoltore e membro del cda della cooperativa, ha infatti messo a dimora 3 anni fa un ettaro di piante, soprattutto della pregiata varietà Hass, e quest’anno ha raccolto i primi frutti. Lo abbiamo raggiunto al telefono per qualche dettaglio. “La coltura è in fase di prova - ci ha spiegato - non sappiamo ancora quanto ci si possa fare affidamento. Il problema maggiore è la temperatura: basta andare per qualche ora sotto lo zero termico e le piante si rovinano irrimediabilmente. Abbiamo provato anche altri frutti esotici come il mango, ma le piante non superano l’inverno”. Insomma se l’avocado prodotto in Italia è un frutto richiesto dal mercato, non è ancora certo che in Sardegna si possa coltivare. “L’invito ai colleghi agricoltori sardi - ha aggiunto Muscas - è di fare delle prove, di mettere nei frutteti di agrumi delle piante di avocado per vedere cosa succede. Probabilmente per ridurre i rischi di perdere il raccolto andranno messi dei sistemi di irrigazione antibrina per proteggersi dalle gelate, come fanno in Alto Adige per i meleti. Quanto all’epoca di raccolta, noi ci troviamo FRUITBOOKMAGAZINE

nel Medio Campidano, con un clima più rigido rispetto alle zone costiere. Abbiamo iniziato a raccogliere l’Hass a metà gennaio. Sulla costa si potrebbe anticipare di un paio di settimane. I frutti sono di bell’aspetto e di alto profilo organolettico. Non hanno inoltre subito trattamenti fitosanitari, non essendoci stato alcun attacco da parte di parassiti. Quindi sono a residuo zero”. L’avocado della Cooperativa Villacidresi è stato in vendita presso alcune insegne della Gdo sarda. In particolare Conad e Vicino a te. Segnaliamo come esempio virtuoso l’insegna della famiglia Frongia, Vicino a te, che conta ad oggi 12 supermercati, undici tra Oristano città e provincia e uno a Budoni (SS). Sui social network - sopra il post della pagina Facebook del 26 gennaio - l’insegna punta a valorizzare le produzioni locali. Nello specifico, nel post sull’avocado, è messo in evidenza l’impegno dell’insegna, con la scritta “Una scelta di campo”. Inoltre si fa storytelling, senza mai parlare di prezzo (cosa tutt’altro che scontata): “I nostri avocado di Villacidro. La sfida di riuscire a produrre in Sardegna un frutto tropicale come l’avocado parte a Villacidro dove 3 anni fa incominciano a crescere le piante, e oggi si raccolgono i primi splendidi frutti”. l N.34 l GENNAIO 2021



organic |

Valentina Bonazza

Delhaize, entro fine 2021 tutta l’ortofrutta bio sarà plastic free 44

Il colosso belga Delhaize ha annunciato che entro la fine dell’anno tutta la sua gamma di frutta e verdura biologica sarà plastic-free. Il progetto, avviato nel 2017, non prevede però solo l’utilizzo di imballaggi alternativi in carta e cartone, ma anche la tecnologia di laser labelling, un metodo naturale e rispettoso dell’ambiente che, tramite un laser ad alta precisione, scolorisce la superficie del prodotto. Tra i punti deboli c’è però la velocità di esecuzione La catena di supermercati belga Delhaize riduce sempre più l’utilizzo di plastica grazie all’adozione del laser branding. Il progetto, avviato nel 2017 su alcuni prodotti bio, vede quest’anno il suo completamento con l’annuncio che entro la fine del 2021 l’intera gamma di frutta e verdura biologica di Delhaize sarà senza plastica. Delhaize è stato il primo gruppo distributivo in Belgio ad adottare la tecnologia di laser branding dell’azienda spagnola Laser Food. La marchiatura laser di fatto rimuove il pigmento dallo strato esterno della buccia, lasciando il simbolo o la scritta che si vuole, il tutto senza comprometterne la shelf life, rovinare la polpa o guastarne il sapore, tanto che la parte di buccia marchiata può essere mangiata. Così facendo DelFRUITBOOKMAGAZINE

haize etichetterà tramite laser avocado, melanzane, cetrioli, zucche di vario genere, mini angurie, meloni e mango, tutti provenienti da produzioni biologiche. Che potranno così essere venduti sfusi. Altri prodotti biologici, invece, continueranno a essere venduti confezionati perché non adatti a essere venduti sfusi. I pomodori bio, per esempio, Delhaize li vende in vaschette o bicchieri di cartone, abbandonando così gli imballaggi di plastica per frutta e verdura biologica. Le erbe aromatiche bio saranno invece vendute in sacchetti di carta. Ad oggi 110 referenze tra frutta e verdura biologiche su un totale di 140 sono già confezionate utilizzando alternative sostenibili. C’è da dire che questo non è un progetto “one-shot” ma fa parte di un programma ben più ampio. Nel 2019, Delhaize ha infatti lanciato un piano ambizioso di sostenibilità per ridurre l’impronta ambientale. Si chiama The Lion’s Footprint (il leone è il simbolo dell’insegna) e si divide in tre aree: dalla riduzione dello spreco alimentare alla riduzione del packaging in plastica usa e getta fino a diventare un’azienda a zero emissioni di CO2. l N.34 l GENNAIO 2021



la notizia |

Massimiliano Lollis

Gates, record Usa di proprietà agricole per Mister Microsoft 46

Gates, il multimilionario cofondatore di Microsoft, ha recentemente perso il primato di secondo uomo più ricco del mondo. Ne ha però guadagnato un altro con la moglie Melinda: quello di maggiore proprietario privato in Usa di terreni agricoli. Negli anni i Gates hanno accumulato 242 mila acri di terreni agricoli in 18 Stati. Una notizia che non dovrebbe sorprendere, visto l’impegno della Bill and Melinda Gates Foundation nel campo dell’agricoltura sostenibile A dirlo è la testata The Land Report, secondo la quale il patrimonio agricolo di Bill Gates ammonterebbe a ben 242 mila acri sparsi in 18 Stati Usa. In testa la Louisiana con 69.071 acri, segue l’Arkansas con 47.927 acri e il Nebraska con 20.588. Gates però avrebbe anche terreni destinati ad altro uso, come una proprietà da 25.750 acri a Phoenix, Arizona, dove sta nascendo un nuovo quartiere residenziale. Il totale delle proprietà terriere di Gates ammonterebbe così a 268.984 acri. Un patrimonio accumulato anno dopo anno, quello di Gates. Secondo l’inchiesta di The Land Report, i terreni sarebbero di proprietà diretta o tramite società terze della Cascade Investments, holding e società di investimento controllata dal cofondatore di Microsoft e sede a Kirkland, Washington. FRUITBOOKMAGAZINE

Una holding che tra le sue recenti partecipazioni azionarie annovera, oltre a Microsoft, le ferrovie canadesi, la catena di hotel Four Seasons, il gruppo di bevande Diageo, il brand di carne vegetale Beyond Meat e molti altri. Certo va detto che il legame di Gates con la terra non è cosa nuova. Come scrive Forbes, già nel 2008 la fondazione di Gates e della moglie - la Bill and Melinda Gates Foundation - aveva dato il via a un fondo da 306 milioni di dollari per promuovere l’utilizzo di un’agricoltura sostenibile e ad alto rendimento tra i piccoli agricoltori dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia meridionale. Un’iniziativa lodevole nelle intenzioni, che mirava, tra le altre cose, a incentivare lo sviluppo di “super colture” resistenti ai cambiamenti climatici. Circa un anno fa, all’inizio del 2020, la fondazione aveva poi annunciato il lancio di un’organizzazione no-profit, la Gates Ag One, interamente dedicata a questo scopo. “Gates Ag One - si legge nel comunicato ufficiale della fondazione di Gates - ha l’obiettivo di accelerare gli sforzi per fornire ai piccoli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo, molti dei quali donne, l’accesso agli strumenti a prezzi accessibili e alle innovazioni di cui hanno bisogno per migliorare in modo sostenibile la produttività delle colture e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico”. Bill Gates non è l’unico a investire in terreni. Per citare solo un esempio, e rimanendo nell’ambito degli uomini più ricchi del mondo, Jeff Bezos, il papà del colosso dell’e-commerce Amazon, è tra i maggiori proprietari terrieri degli Stati Uniti d’America. Non limitandosi ai terreni agricoli, Jeff Bezos ha infatti messo insieme proprietà e terreni per circa 420 mila acri, soprattutto nel Texas occidentale. l N.34 l GENNAIO 2021



il libro |

Giancarlo Sbressa

La cura della pelle e della nostra salute inizia a tavola 48

Qual è il suo segreto? Ci chiediamo di fronte a una persona che mantiene bellezza e giovinezza nonostante il passare degli anni. Né bisturi né pozioni magiche: secondo la scienza per ottenere una pelle liscia e luminosa, capelli forti e lucenti, fisico tonico e in forma, il ruolo dell’alimentazione è fondamentale. Il segreto è quindi l’integrazione di cibi con le giuste proprietà, tra cui ci sono i broccoli, per la tutela dell’organo più grande del nostro corpo: la pelle Nicola Sorrentino, medico nutrizionista, e Pucci Romano, dermatologa, uniscono le loro profonde competenze e i risultati degli studi scientifici più recenti per distillare le indicazioni e i suggerimenti alimentari capaci di nutrire, proteggere e rigenerare la cute, riparando i danni causati dallo stress e dal tempo, rendere più elastici i vasi sanguigni, combattere secchezza, impurità, rughe, irritazioni. Un metodo per garantire il giusto apporto di sostanze indispensabili e protettive, ma completo anche di preziose abitudini quotidiane, una sorta di beauty routine “edibile” straordinariamente efficace e facile da mettere in pratica. Scopriremo una dieta equilibrata, potenziata dall'acqua, elisir di bellezza alla portata di tutti, e ricca di elementi fondamentali per la nostra flora intestinale, che influisce in modo importante sulla salute cutanea. Una serie di sfiziose ricette, basate su ingredienti gustosi e semplici da reperire, ci dimostrerà fin da subito gli effetti benefici della dieta su salute, pelle e peso. Non più semplice cibo da ingerire, ma anche cosmetico, medicina e strumento per rallentare l'invecchiamento e raggiungere un benessere duraturo. Perché la bellezza è soprattutto salute. Al bando bisturi e botox, anche quando gli anni passano si può quindi mantenere la pelle giovane ed elastica semplicemente facendo le scelte giuste a FRUITBOOKMAGAZINE

tavola. Chiaramente merendine, patatine e cibi pronti non sono per niente consigliati. Al centro di tutto il libro c’è la pelle, l’organo più esteso del nostro corpo ma spesso anche il più trascurato: così gli autori ci insegnano a riconoscere i suoi nemici e alleati, a capire perché e come invecchia e quindi come gestire questo processo, sfatando anche i falsi “Beauty Food”, di N. Sorrentino miti tipo “se man- e P. Romano, Sperling&Kupler gio il cioccolato o il editore, 277 pagine, prezzo di salame mi vengono 16,90€, pubblicato il 20-01-21 i brufoli”. Lo sapevate che rughe e occhiaie si combattono prima di tutto con cibi ricchi di antiossidanti piuttosto che con creme costosissime? Quali sono? è tutto spiegato, con precisione e chiarezza, tra schemi, consigli pratici, esempi e anche ricette. Proprio così: alla fine del libro c’è un ricettario con idee alla portata di tutti. Perché, tanto più in un momento storico come questo, con l’epidemia di coronavirus che continua a diffondersi nel mondo, la nostra prima arma di difesa contro gli agenti esterni è proprio ciò che scegliamo di mangiare e bere. E l’ortofrutta che ruolo ha? Fondamentale. Tra i cinque cibi perfetti per mantenere la pelle giovane, oltre a tè verde e pesce, ci sono anche il peperoncino, ricco di antiossidanti e vitamina C, la frutta secca, che con la sua vitamina E aiuta a riparare i tessuti della pelle e la protegge dai raggi UV, e i broccoli, che contengono, come altri frutti e ortaggi in verità, i carotenoidi che stimolano la produzione di vitamina A che incentiva il rinnovamento cellulare. l N.34 l GENNAIO 2021



eccellenze |

Giovanni Turrino

Campidanese: i sapori sardi in un box pronto da gustare 50

Carciofi, bottarga e olio: tutti rigorosamente sardi e pronti da gustare, grazie a un pratico box che racchiude le tre eccellenze dell’Isola. L’iniziativa coinvolge tre aziende sarde: OP Campidanese per i carciofi gourmet, Accademia Olearia per l’olio di oliva e Smeralda per la bottarga. Il box di fatto è un kit perfetto per preparare e gustare in un attimo una squisita insalata di carciofi e bottarga di Sardegna e un modo per fare sinergie tra aziende d’eccellenza Carciofi, bottarga e olio: tre eccellenze della tradizione agroalimentare della Sardegna racchiuse in un unico box pronto da gustare. L’iniziativa coinvolge tre aziende: OP Campidanese, Accademia Olearia e Smeralda. La confezione, pratica e pronta all’uso, include i sapori più tipici della terra e del mare di Sardegna: contiene infatti i cuori di carciofo Passioni Gourmet L’Orto di Eleonora, la bottarga di muggine Smeralda e l’olio extra vergine d’oliva di Accademia Olearia. Agricola Campidanese, da piccolo gruppo di produttori uniti dall’amore per la propria terra, è ora prima OP della Sardegna. Il tutto grazie all’impegno forte e costante, la passione per l’agricoltura e la particolare cura per la qualità e la bontà dei prodotti che in FRUITBOOKMAGAZINE

pochi anni hanno portato l’azienda a diventare leader nel settore ortofrutticolo in Sardegna. Smeralda nasce a Cagliari nel 1988 con la lavorazione della bottarga di muggine, prelibatezza regionale la cui produzione risale a tempi antichi. La sua filosofia è improntata sulla metodica selezione della materia prima. Accademia Olearia nasce ad Alghero agli inizi del secolo scorso. La famiglia Fois, alla quarta generazione, segue direttamente tutte le fasi di lavorazione, dalla coltivazione alla trasformazione. La proposta contiene il kit perfetto per preparare e gustare in un attimo una squisita insalata di carciofi e bottarga: un piatto della tradizione sarda che combina le caratteristiche note amare, fresche e croccanti del carciofo crudo con la sapidità della bottarga di muggine e arricchito naturalmente dal gusto fruttato dell’olio extra vergine d’oliva. Il packaging è disponibile in due versioni: una vaschetta contenente otto cuori di carciofo Passioni Gourmet, la bottarga di muggine grattugiata Smeralda da 10 grammi e l’olio extra vergine fruttato medio di Accademia Olearia da 10 grammi, oppure una vaschetta contenente quattro cuori di carciofo Passioni Gourmet e l’olio extra vergine fruttato medio di Accademia Olearia da 10 grammi. Il progetto è volto a creare sempre più sinergie tra aziende top della Sardegna. OP Campidanese, con questo tipo di iniziative, lavora nell’ottica di far scoprire ai consumatori la storia dell’Isola e le bontà delle tradizioni sarde, i gusti e i sapori, aggiungendo, in questo caso, bottarga e olio di due eccellenze sarde. l N.34 l GENNAIO 2021



territori |

Giancarlo Sbressa

Un’altra eccellenza della Sicilia diventa IGP: è la Pesca di Delia 52

Con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del 18 gennaio 2021, la Pesca di Delia diventa a tutti gli effetti un prodotto IGP. Viene coltivata in Sicilia nei territori di alcuni comuni delle province di Caltanissetta e Agrigento. Le peculiari caratteristiche gustative di questa pesca IGP, come il tenore zuccherino e la durezza della polpa, sono dovute alle maggiori quantità di sostanze nutritive che la pianta riesce a destinare a questi frutti L’attesa è durata sette anni ma grazie all’impegno delle aziende specializzate e delle istituzioni pubbliche ora la Pesca di Delia potrà fregiarsi del marchio di indicazione geografica protetta per le varietà di pesche a polpa gialla o bianca e alle varietà nettarine a polpa gialla appartenenti alla specie Prunus persica che rispondono a una serie di requisiti stabiliti e descritti nel disciplinare di produzione. “Abbiamo atteso questo traguardo per ben sette anni, senza mai smettere di crederci. Grazie all’impegno delle aziende che coltivano questo frutto e alle istituzioni pubbliche, che ringraziamo, ora la Pesca di Delia può fregiarsi dell’IGP”, dichiarano Angelo e Vincenzo Di Pasquale della Di Pasquale Ortofrutta, azienda leader nella valorizzazione della frutta siciliana, nota per FRUITBOOKMAGAZINE

il brand Donnalia e con sede proprio a Delia, in provincia di Caltanissetta. La Pesca di Delia IGP può essere coltivata non solo nel comune di Delia, ma anche in altri comuni delle province di Caltanissetta e Agrigento. Per quanto riguarda il suo confezionamento, la Pesca di Delia IGP deve essere confezionata nell’area di produzione e sulle confezioni devono essere riportate, a caratteri di stampa delle medesime dimensioni, la dicitura “Pesca di Delia” con il logo descritto nel disciplinare. Le varietà ammesse sono suddivise per tipologia e per epoca di maturazione, che va dal 25 maggio al 15 luglio per le varietà precoci, dal 16 luglio al 20 agosto per le varietà di media epoca e dal 21 agosto al 10 ottobre per le varietà tardive. I frutti, sia di pesche sia di nettarine, della Pesca di Delia IGP, presentano un tenore zuccherino e peculiarità gustative che si differenziano da quelle dei frutti della stessa tipologia ottenuti nelle altre zone di produzione. Inoltre, anche il loro periodo di maturazione si differenzia da quello dei frutti della stessa tipologia ottenuti altrove. Le pesche a maturazione precoce presentano infatti un valore del tenore zuccherino non inferiore a 11,5 gradi brix mentre le pesche di media epoca e tardive della Pesca di Delia presentano un valore del tenore zuccherino non inferiore a 12 gradi brix. Anche le nettarine precoci, medie e tardive della Pesca di Delia presentano un grado brix non inferiore a 12. Le caratteristiche gustative della Pesca di Delia IGP sono determinate dalle maggiori quantità di sostanze nutritive che la pianta va a destinare al frutto, a partire dalle prime fasi dell’accrescimento fino alla maturazione, che dipendono dalle condizioni pedoclimatiche del luogo di coltivazione. l N.34 l GENNAIO 2021



neuronews |

Matteo Sgaravato*

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Fino a pochi decenni fa, il processo di acquisto di ortofrutta era semplice e lineare. Le uniche variabili che intervenivano erano il prezzo, l’aspetto esteriore del prodotto e per alcuni consumatori la provenienza. Oggi nel settore ortofrutticolo si assiste a una vera e propria commodity branding, dove lo storytelling gioca un ruolo fondamentale. Ancora molti acquirenti restano ancorati al passato, altri invece scelgono il brand che li ha saputi emozionare Si possono provare emozioni di fronte a una mela o a una zucchina? Ebbene sì! Se è vero che la maggioranza delle persone, quando acquista frutta e verdura, ricerca un equilibrio tra freschezza e gusto - suscitati dall’estetica del prodotto - ed economicità, esiste un “pubblico” più esigente che va alla ricerca del brand di cui ricorda uno spot in radio o in televisione, un’immagine stampata, un banner accattivante sul web. Studi di neuromarketing evidenziano, infatti, come l’aspetto inconsapevole ed emotivo prenda spesso il sopravvento su quello consapevole e razionale nella decisione finale di acquisto. Questo significa che se la storia raccontata dal brand sui diversi canali ha suscitato emozioni e valori, come l’italianità e la valorizzazione dell’ambiente, il consumatore deciderà di spendere anche di più, con un potenziale incremento del gusto percepito. Lo storytelling si rivela quindi la spinta propulsiva del commodity branding. I consumatori iniziano a percepire la differenza tra una mela qualsiasi e una mela branded perché sono stati attratti da un racconto emozionante. Inoltre, spendono di più perché sono convinti che quel prodotto abbia un valore FRUITBOOKMAGAZINE

aggiunto percepibile, sono convinti che acquistandolo possa contribuire all’affermazione di un valore e che scegliendolo possa diventare parte integrante di una storia. Oltre a questo, l’impiego di testimonial celebri e le sponsorizzazioni di associazioni particolarmente apprezzate e riconosciute dal consumatore finale contribuiscono a rafforzare questa associazione. Le differenze di prodotto, infatti, possono essere sia tangibili che intangibili. Nel primo caso, un prodotto si distingue per il suo essere biologico, per l’origine geografica, per essere coltivato localmente, per essere a residuo zero; nel secondo caso, invece, in quanto il prodotto diventa portatore di determinati valori. A queste si aggiungono, poi, le innovazioni di prodotto: il packaging, sinonimo oggi di sostenibilità, e l’apporto nutrizionale, su tutti. Dunque, prevedere che il settore ortofrutticolo possa diventare un territorio totalmente branded è una

utopia (o distopia, a seconda dei punti di vista), ma bisogna prendere atto di un cambiamento sostanziale: c’è un target in evoluzione che vuole identificarsi in qualcuno che ha gioito, pianto, espresso le proprie sensazioni, emozioni e una forte umanità nel dare vita a un prodotto che fa parte del nostro quotidiano da sempre. l N.34 l GENNAIO 2021

*amm. delegato Sgaravato Srl

Come presentare l’ortofrutta? Più efficaci con le neuroscienze



canali |

Marco Zanardi

Boom di vendite online per il bio nell’anno della pandemia 56

Si può parlare di un effetto pandemia per quanto riguarda il trend dei consumi di biologico tra gli italiani lo scorso anno. Come riporta Nielsen-AssoBio, il 2020 ha visto un +6,5% di vendite di bio nei supermercati, un +12,5% nei discount e un +10% nei negozi specializzati. Un vero boom si registra nelle vendite online, che segnano un rialzo del 150%. Gli acquisti di prodotti bio nel 2020 hanno registrato un +7% sul 2019, per un valore di 4,3 miliardi In Italia il bio continua a crescere. Lo si può definire come un “effetto pandemia” che si può riscontrare anche sulle abitudini alimentari: gli italiani a tavola infatti sono sempre più attenti alla salute, ma anche alla sostenibilità ambientale. Durante il lockdown gli italiani hanno fatto scelte più salutari, orientandosi verso il bio e il biodinamico. In base alle indagini elaborate da Nielsen per la moderna distribuzione e con il contributo di AssoBio per gli altri canali, nel corso del 2020 gli acquisti dei prodotti biologici sono cresciuti del +7% sul 2019, per un valore superiore ai 4,3 miliardi. A questo ha contributo il canale supermercati (+6,5%) con vendite di prodotti bio che superano gli 847 milioni di euro, quello dei discount (+12,5%) con FRUITBOOKMAGAZINE

un valore di oltre 194 milioni e i negozi specializzati che, nel corso del 2020, hanno visto un deciso incremento, addirittura superiore al 10%. La preoccupazione per la situazione socio-sanitaria, dunque, ha contribuito a orientare le scelte dei consumatori verso criteri più salutisti e controllati, conferendo una decisa priorità al tema della sicurezza alimentare. La grande distribuzione organizzata sta riconoscendo grande valore a questo settore, tanto da aumentare in modo significativo l’assortimento dei prodotti bio a proprio marchio, con risultati estremamente positivi, pari al 48,7 % delle vendite bio totali. Ma la vera e propria impennata si registra nelle vendite online dei prodotti bio che superano il 150%. Più che positive, nonché superiore a quella registrata dall’export agroalimentare nel suo complesso, le performance dell’export bio, che nel 2020 ha superato i 2,6 miliardi di euro con un ritmo di crescita dell’8% rispetto al 2019 e un’incidenza del 6% sul totale delle esportazioni agroalimentari italiane. “Il settore del biologico rappresenta un driver sempre più importante dell’agroalimentare italiano di qualità afferma il presidente di AssoBio, Roberto Zanoni -; proprio durante il lockdown, i consumatori sono andati alla ricerca di prodotti bio e biodinamici, a conferma di una tendenza di crescita già in atto. Il consumatore italiano sta prestando sempre maggiore attenzione alla qualità, alla sicurezza, con uno sguardo rivolto anche alla corretta politica di prezzi, a conferma di un giusto riconoscimento dei processi messi in atto”. l N.34 l GENNAIO 2021



appuntamenti |

Giancarlo Sbressa

Macfrut torna a settembre, ricco di proposte, tra fisico e digitale 58

La 37.esima edizione di Macfrut è in programma dal 7 al 9 settembre in fiera a Rimini. Il format segue la doppia struttura salone in presenza e opportunità in digitale. Tanti i focus point previsti, tra cui l’Italian Retailer Business Lounge e il Biosolutions International Event. Ci saranno poi gli International Asparagus Days, per la prima volta in contemporanea a Macfrut. La Sardegna è regione partner 2021. Il 6 settembre avrà luogo, infine, “The China Day” “2021 Anno Internazionale dell’ortofrutta: Ritroviamoci a Rimini”. È così che Macfrut, fiera internazionale dell’ortofrutta, dà appuntamento nel quartiere fieristico di Rimini da martedì 7 a giovedì 9 settembre 2021 in quella che sarà un’edizione speciale nel format e nelle proposte. Negli stessi giorni contestualmente si svolgerà Fieravicola, la fiera internazionale delle attività avicunicole. Lunedì 6 settembre invece si svolgerà un grande evento esclusivamente dedicato al business con la Cina: The China Day. Non sarà quindi un semplice spostamento di data, bensì una “special edition” che unisce l’insostituibile ruolo di fiera di business e relazioni umane in presenza, con le opportunità offerte dal mondo digitale per ampliare il proprio raggio d’azione commerciale oltre i FRUITBOOKMAGAZINE

confini. Un format innovativo, dunque, che mette in campo il know-how di 37 edizioni fieristiche per i professionisti del settore, a cui si aggiunge l’esperienza pionieristica del web sperimentata nella prima edizione di Macfrut Digital. Nel concreto chi prende parte a Macfrut 2021 oltre allo stand in fiera raddoppierà la presenza con uno stand virtuale anche in piattaforma digitale ampliando così le possibilità di business in entrambe le direzioni. Tanti i focus point attivi per l’edizione 2021. A partire dalla Sardegna, regione partner, area del centro del Mediterraneo che si caratterizza per le produzioni agricole di qualità come il carciofo spinoso di Sardegna Dop. Un grande evento sarà poi dedicato al Biosolutions International Event, dedicato alle filiere dei biostimolanti e del biocontrollo. Ancora, tra le novità più rilevanti dell’edizione 2021, c’è l’Italian Retailer Business Lounge, un’area esclusiva all’interno della fiera dedicata a Gdo e distributori italiani, per incontri mirati con gli espositori. Un’altra novità è rappresentata dalla quarta edizione degli International Asparagus Days, per la prima volta in contemporanea a Macfrut. Si tratta di un focus dedicato a tutta la filiera dell’asparago con una parte espositiva che ospiterà aziende specializzate e una parte convegnistica con aggiornamenti tecnici e commerciali sul settore. Non meno importante, i b2b Meeting Agenda con la possibilità per i visitatori di gestire il proprio tempo in fiera pianificando gli incontri tramite lo stand virtuale in dotazione a tutti gli espositori che aderiscono all’iniziativa. Macfrut sarà infine anticipato da una giornata dedicata unicamente al business con la Cina: si tratta di “The China Day”, innovativa proposta in programma per lunedì 6 settembre sulla piattaforma digitale. l N.34 l GENNAIO 2021



l’azienda |

Eugenio Felice

La Linea Verde, nel prossimo triennio una crescita “green” 60

Il 2020 è stato difficile e altalenante per l’industria di quarta gamma. Dopo un inizio d’anno in salute, l’arrivo dell’epidemia di Covid-19 ha messo duramente alla prova il settore che chiude con un -7% a valore e un -4,5% a volume sul 2019. La Linea Verde, azienda leader del comparto, è pronta a ripartire puntando a un raddoppio del fatturato globale facendo leva su innovazione a 360 gradi, sostenibilità ambientale e responsabilità sociale d’impresa Il 2020 è stato difficile e altalenante per l’industria di quarta gamma. Dopo un inizio d’anno in salute, l’arrivo dell’epidemia di Covid-19 ha messo duramente alla prova il settore che chiude con un 7% a valore e un -4,5% a volume sul 2019 per un valore complessivo di 814 milioni di euro nel 2020. Il 2021 è iniziato però sotto una luce migliore: le insalate in busta, che sono la categoria più importante dell’aggregato con 653 milioni di euro in valore, hanno registrato a gennaio un -2,2%, in netta ripresa rispetto al -4,3% di dicembre. Come ripartire andando incontro alle mutate abitudini di acquisto degli italiani? Ha le idee chiare La Linea Verde di Manerbio (BS), un gruppo che nel 2019 ha fatturato 322 milioni di euro e che si accinge ad approvare il piano triennale 2021-2023, tutto improntato alla crescita, tanto che Domenico Battagliola, ceo de La Linea Verde e fondatore della stessa con il fratello Giuseppe nel 1991, in una intervista pubblicata il 18 gennaio FRUITBOOKMAGAZINE

su CorrierEconomia indica come obiettivo il raddoppio dei ricavi globali nel triennio. Come? Accelerando sull’innovazione a 360 gradi, sulla sostenibilità ambientale e sulla responsabilità sociale d’impresa. Il gruppo, già presente con siti produttivi in Italia, Spagna e Serbia, punta a crescere ulteriormente sui mercati internazionali, oltre a consolidare le posizioni in Italia. Proseguirà l’attenzione verso una filiera agricola responsabile, con il controllo della produzione dal seme alla distribuzione, così da garantire la filiera corta dal produttore al consumatore - From Farm to Fork - sposando in pieno la strategia elaborata dalla Commissione Europea nell’ambito del Green New Deal. La Linea Verde reinveste una parte significativa dei ricavi in ricerca e sviluppo per incontrare e

se possibile anticipare modelli di consumo e di confezionamento a basso impatto ambientale. Non è un caso che l’azienda bresciana è stata la prima azienda del comparto a mettere in assortimento una linea di insalate con busta completamente compostabile. E mentre sono ripresi il 31 gennaio gli spot TV - nella foto un frame - si conferma anche l’impegno verso il sociale, con la collaborazione con il Banco Alimentare, per donare 400.000 pasti a chi è in difficoltà. l N.34 l GENNAIO 2021



analisi |

Giovanni Turrino

Consumi di ortofrutta in Italia: cala la frutta, cresce la verdura 62

L’anno segnato dal Covid segna un calo dei consumi di ortofrutta malgrado un primo semestre positivo. La frutta è il segmento che evidenzia l’andamento più problematico, con un -3,5% nei dodici mesi, su cui hanno influito i risultati delle drupacee pesantemente colpite dalle gelate di inizio aprile. La verdura si presenta con una situazione migliore con acquisti del +2% nell’arco del 2020. La spesa media per famiglia è stata di 458 euro, con un +4% Secondo i dati di CSO Italy, su rilevazioni GFK, nel corso dei 12 mesi dello scorso anno il totale di ortofrutta consumata dagli italiani ha di poco superato i 6 milioni di tonnellate, pari a 233 kg a famiglia. Un comportamento d’acquisto sostanzialmente in linea al 2019 (1%). Il dato finale è però il risultato di un andamento del tutto irregolare: l’incremento dei volumi si è concentrato in corrispondenza del primo e del secondo trimestre, con un aumento del 2% nei mesi gennaio-marzo e del 3% da aprile a giugno, con un forte impulso al consumo “in casa” dettato dalla pandemia. Nei trimestri successivi si è registrato un calo rispettivamente del 6% e del 2%. “La frutta è il segmento che evidenzia l’andamento più problematico. La contrazione del FRUITBOOKMAGAZINE

3,5% dei volumi sul 2019 conferma il trend negativo degli ultimi due”, commenta il direttore di CSO Italy Elisa Macchi. Tra le specie frutticole sono poche a registrare quantitativi in crescita anno su anno: tra le principali spiccano mele (+4%), arance (+3%), uva da tavola (+14%) e piccoli frutti (+1%). Segnano invece una flessione angurie (-8%), clementine (-7%) e meloni (-5%). Capitolo a parte le drupacee, i cui risultati di vendita sono stati influenzati dalle pesanti gelate di inizio aprile che hanno di fatto compromesso la disponibilità di prodotto sul mercato: -20% per le pesche, -23% per le nettarine, -29% per le albicocche, -21% per le susine e -20% per le ciliegie. Migliore la situazione per gli ortaggi, i cui acquisti nell’arco dell’anno segnano un +2%. Tra le principali specie acquistate dalle famiglie italiane nel 2020 i segni positivi sono per le patate (+11%), le carote (+8%), le zucchine (+1%), le cipolle (+8%), i finocchi (+9%), i peperoni (+6%), le melanzane (+2%), mentre in calo risultano pomodori (-2%), insalate (-5%) e cavolfiori (-3%). Sul fronte prezzi, “la spesa media per famiglia nel 2020 è stata di 458 euro (+4%) - precisa Daria Lodi di CSO Italy -, con prezzi medi diffusamente superiori rispetto al 2019 per tutti i macro periodi dell’anno in tutti i canali di vendita e sull’intero territorio nazionale”. La distribuzione moderna segna un aumento dei volumi di ortofrutta venduti pari al 3%. Circa i canali tradizionali, CSO Italy sottolinea il forte calo di ambulantato e mercati rionali (-18%), penalizzati dalla pandemia, e un aumento dei fruttivendoli (+3%). l N.34 l GENNAIO 2021



trend |

Valentina Bonazza

“La marca del consumatore”, dopo la pasta, ecco la passata 64

La passata di pomodoro del movimento “Chi è il padrone?! La marca del consumatore” che dà la giusta remunerazione agli agricoltori è sugli scaffali di Carrefour Italia. Sono stati oltre 2 mila i consumatori che hanno votato sul sito del movimento le caratteristiche della passata, fatta con pomodori 100% di origine italiana e prodotta da Fruttagel. La passata è distinguibile per la sua etichetta “consapevole” e aderisce al “Patto contro lo Spreco Alimentare” Pomodoro di origine 100% italiana, qualità premium - più dolce e densa rispetto al prodotto standard, senza l’aggiunta di sale né aromi - coltivato con metodi di agricoltura sostenibile, e in grado di garantire la giusta remunerazione agli agricoltori. Sono queste le caratteristiche della passata di pomodoro scelta dai consumatori, seconda referenza a entrare nel paniere italiano del movimento “Chi è il padrone?! La marca del consumatore”, prodotta da Fruttagel con pomodori coltivati nelle province di Ravenna e Ferrara, e disponibile a partire dal mese di febbraio nei punti vendita Carrefour. Nato in Francia nel 2016 e oggi presente in dieci Paesi e tre continenti, il movimento “Chi è il padrone?! La marca del consumatore” punta a restituire centralità ai consuFRUITBOOKMAGAZINE

matori, portandoli a riacquistare un ruolo attivo all’interno della filiera agroalimentare, come sottolinea Enzo Di Rosa, fondatore di Chi è il padrone?!: “Da un lato c’è la volontà di promuovere il settore agroalimentare locale, assicurando ad agricoltori e allevatori un prezzo d’acquisto equo; dall’altro il desiderio dei consumatori di emanciparsi dai modelli di business imposti e di partecipare ai cambiamenti della società - passando dall’essere semplici consumatori ad attori del cambiamento - per permettere a tutti di rendere le azioni di acquisto coerenti con le proprie convinzioni e garantire che rispettino le caratteristiche sociali, etiche e ambientali, sia in termini di qualità e sicurezza del cibo sia del costo più corretto da attribuire a ciò che mettono nel carrello”. Sono stati 2.137 i consumatori che hanno contribuito a dar vita alla passata di pomodoro di Chi è il padrone?! attraverso la compilazione di un questionario dettagliato, che ha portato alla definizione delle caratteristiche del prodotto e del prezzo, pari a 1,27 euro, così suddivisi: 83 cent ripartiti tra industria di trasformazione, logistica e distribuzione; 13 cent al produttore, pari a 130 euro a tonnellata, +30% rispetto al prezzo medio di mercato; 19 cent a copertura del costo della confezione (vaso di vetro, etichetta e cartone); 6,35 cent all’Associazione “Chi è il padrone?! La marca del consumatore”; 5,08 cent di Iva. I consumatori hanno inoltre scelto di destinare 0,5 cent per confezione a persone e famiglie in condizioni di fragilità economica. Dopo pasta e passata di pomodoro, la prossima referenza saranno le uova. Il paniere continuerà ad arricchirsi con altre referenze, come olio extravergine d’oliva, farina e latte, secondo un ordine di realizzazione deciso dai consumatori. Per l’ortofrutta c’è ancora da attendere. l N.34 l GENNAIO 2021



frutta secca |

Irene ForteSbressa Giancarlo

Le migliori mandorle siciliane? È la nuova proposta Donnalia 66

Dopo agrumi, uva da tavola, pesche, albicocche, meloni e fichi d’India, è la volta delle mandorle. Con il brand Donnalia, la Di Pasquale Ortofrutta di Delia (Caltanissetta) punta a valorizzare le eccellenze ortofrutticole coltivate in Sicilia. Le mandorle sono prodotte nella azienda agricola di famiglia e vengono proposte sia sgusciate che con guscio, in confezioni sottovuoto per garantirne freschezza e croccantezza. Molto positivi i primi test con alcuni distributori L’azienda Di Pasquale Ortofrutta di Delia, comune della provincia di Caltanissetta, attraverso il brand Donnalia, continua il suo percorso per la valorizzazione delle eccellenze ortofrutticole siciliane. L’ultimo prodotto a entrare nell’assortimento sono le mandorle prodotte nell’azienda agricola di famiglia. La scelta del packaging è ricaduta su delle confezio-

ni sottovuoto, in modo da mantenere la freschezza e la croccantezza del prodotto inalterate, inserite in una originale e accattivante “scatola” brandizzata Donnalia. Le mandorle sono proposte sia sgusciate che in guscio. Le mandorle sgusciate sono proposte FRUITBOOKMAGAZINE

in confezioni da 150, 200 e 500 grammi, quelle sgusciate in confezioni da 1 chilo. Con questa nuova linea Di Pasquale Ortofrutta porta il brand Donnalia nel segmento dei prodotti wellness, rivolti a una clientela particolarmente attenta alla propria salute e al mangiar sano. Un segmento che registra un interesse crescente in Italia e all’estero. Le mandorle sono infatti ricche di vitamine e sali minerali, un frutto energizzante adatto sia come snack salutare e gustoso sia per numerose ricette in cucina. Sono inoltre ricche, come altra frutta secca, di omega 3, i cosiddetti grassi buoni, utili per contrastare le malattie vascolari, per mantenere in salute il sistema nervoso e la vista, ma anche per combattere i radicali liberi. “Abbiamo iniziato a produrre su pochi ettari - dichiarano i fratelli Angelo e Vincenzo Di Pasquale - ma l’obbiettivo è quello di incrementare ogni anno le superfici investite fino ad arrivare a quantità importanti. I primi test con alcuni clienti stanno andando molto bene. Ovviamente parliamo di un segmento premium con una collocazione di prezzo medio-alto che tiene conto della qualità e dell’origine del prodotto. Chi assaggia le mandorle Donnalia la prima volta si rende conto delle differenze rispetto a un prodotto convenzionale e non può fare a meno di tornare ad acquistare il prodotto. Nei prossimi mesi ci saranno delle iniziative importanti per favorire la conoscenza e la salubrità delle mandorle siciliane”. l N.34 l GENNAIO 2021



scenari |

Massimiliano Lollis

Arabia Saudita, le serre Debets Schalke raddoppiano: 80 ettari 68

In Arabia Saudita cresce il mercato delle serre high-tech, per rispondere a una domanda sempre maggiore di prodotti ortofrutticoli di qualità premium freschi e prodotti localmente. A circa un anno di distanza dall’avvio del progetto, nato dall’accordo tra l’azienda olandese di serre high tech Debets Schalke e Dava Corporation, per realizzare 44 ettari di serre nella regione di Al-Kharj, è arrivato l’annuncio di un ampliamento delle superfici per arrivare a 80 ettari totali In Arabia Saudita cresce la domanda di prodotti ortofrutticoli freschi di qualità premium, coltivati in maniera sostenibile e a kilometro (quasi) zero, e con essa la richiesta di nuove serre ad alto tasso di innovazione, per assicurare una produzione costante e di qualità nonostante le difficili condizioni ambientali del territorio mediorientale. Nell’ottobre del 2019 Dava Corporation, di proprietà della famiglia Al Batal, commissionava all’azienda olandese Debets Schalke, attiva dal 1985 e specializzata nella progettazione e installazione di serre, la realizzazione di un grande complesso di serre “chiavi in mano” in tre diverse località del Paese, per una superficie complessiva di 44 ettari. Il progetto - le cui prime tre serre sono ora in fase di FRUITBOOKMAGAZINE

realizzazione, la prima quasi completata - vede ora un aggiornamento importante, con l’aggiunta di ulteriori 36 ettari di superficie in serra, che portano così a cinque il numero complessivo di serre, per una superficie totale di 80 ettari. Per l’Arabia Saudita uno dei Paesi più dipendenti dall’import per quanto riguarda i prodotti alimentari - si tratta del più grande investimento orticolo di sempre, e di un passo importante verso un futuro più sostenibile. Una volta completate, queste serre - di tipo “Venlo” - permetteranno di facilitare la coltivazione e produzione costante di ortaggi freschi come cetrioli, pomodori e peperoni, dodici mesi all’anno grazie ai loro sistemi avanzati che garantiscono massima sostenibilità ed efficenza della gestione idrica e climatica. Debets Schalke, che si occupa di tutta la realizzazione delle serre, dalla progettazione alla messa in servizio, ha rivelato che l’ampliamento delle serre era già stato preventivato da tempo: “L’’espansione - ha spiegato Wim van Weele, a capo delle vendite per il mercato estero dell’azienda olandese era già in programma ben prima della pandemia da Covid19, che però ha messo sotto ai riflettori l’importanza di disporre di una produzione alimentare sicura e indipendente. Certamente - ha aggiunto - a causa della pandemia ci troviamo ora a dover supervisionare il lavoro di installazione delle serre a distanza, il che richiede una maggiore attenzione ai dettagli e ai componenti di ogni serra. Siamo comunque riusciti a far arrivare tutti i materiali in tempo nelle diverse località”. l N.34 l GENNAIO 2021



mens sana |

Alice Gelmetti (dietista)

Pomodoro, bene i flavonoidi e il licopene, occhio alla solanina 70

Andiamo a conoscere meglio il pomodoro per sviscerarne virtù e falsi demoni. Innanzitutto, nonostante la sua grande quantità d’acqua, è a tutti gli effetti un frutto. Originario dell’America Centrale, è ricco di proprietà nutrizionali. In particolare contiene polifenoli, vitamina C e licopene, che è responsabile del colore rosso e potentissimo antiossidante. C’è però un aspetto di cui tenere conto, soprattutto per chi soffre di malattie infiammatorie: la solanina Partiamo innanzitutto chiarendo una cosa: il pomodoro è un frutto! Viene classificato spesso come “verdura” grazie alla sua quantità d’acqua (maggiore rispetto ad altri frutti più zuccherini come la mela o la pera) e per le sue basse calorie (17-25kcal ogni 100 grammi) ma a livello botanico appartiene al regno della frutta. Il pomodoro (nome tecnico Solanum lycopersicum) appartiene alla famiglia delle solanacee ed è originario dell’America Centrale. Pensate che quando fu importato in Europa non veniva mangiato! Si pensava infatti che i suoi frutti fossero tossici e per anni venne sfruttato al solo scopo ornamentale. Il pomodoro presenta al suo interno molti componenti di rilievo dal punto di vista nutrizionale. Tra questi ricordiamo: i polifenoli (in particolare i flavonoidi) che sono FRUITBOOKMAGAZINE

potentissimi antiossidanti; la vitamina C, utile per prevenire i danni di stagione e migliorare l’assorbimento del ferro (100 grammi ne contengono ben 1/3 della dose minima giornaliera); il licopene, forse il più famoso micronutriente presente nel pomodoro. Oltre a essere il responsabile del colore rosso del pomodoro il licopene è un potentissimo antiossidante, dimostrato efficace nella prevenzione di alcuni tipi di tumore, come quello alla prostata per l’uomo, e come agente antiradicali liberi, che aumentano la velocità dell’invecchiamento cellulare. Insomma aiuta le nostre cellule a rimanere giovani. Oltre a questi, il pomodoro fornisce discrete dosi di ferro (0.4mg/100g), vitamina B9 (20mcg/100g), vitamina E (soprattutto i ciliegini) ma anche potassio (soprattutto quelli secchi) e fibre. Una dieta ricca di pomodori (300 grammi al giorno) inoltre fa migliorare il colesterolo buono HDL di circa il 15%. Tutte queste belle caratteristiche quindi includono il pomodoro all’interno della dieta sana, equilibrata e varia, consigliata per una persona che si vuole mantenere in piena forma. C’è però un lato oscuro del pomodoro di cui tenere conto, soprattutto per chi soffre di malattie infiammatorie (artrite, dermatite, ecc.). Sono i quantitativi di solanina presenti nel frutto. La solanina è una molecola alcaloide tossica per l’organismo. Presa in eccesso può dare sintomi sconvenienti e importanti, come nausea, vomito, vertigini e cefalee. Si trova principalmente nei pomodori non maturi oppure in altri ortaggi come le patate (nella buccia) o in melanzane e peperoni. In persone che non hanno problemi infiammatori non crea disturbi, ma in chi soffre di malattie flogistiche o autoimmuni è bene assumere le solanacee con moderazione! l N.34 l GENNAIO 2021




Nuove varietà di mele, l’Alto Adige ha le idee chiare Sono Cosmic Crisp, Giga e RedPop le novità di VIP e VOG Eugenio Felice

Le due maggiori organizzazioni di produzione di mele dell’Alto Adige, VIP e VOG, hanno presentato il 27 gennaio in un evento chiamato Apple Summit 2021 le ultime tre varietà di mele piantate in quello che è il maggiore distretto produttivo europeo. Sono Cosmic Crisp, Giga e RedPop. Sono mele moderne nel gusto e nella consistenza, ideali per la vendita nella seconda metà della campagna e rispettose dell’ambiente. La prima vera campagna commerciale col raccolto 2021 I gusti, si sa, oltre a essere differenti tendono anche a cambiare nel tempo. Quello che andava bene ieri potrebbe non piacere più oggi. Quello che va alla grande oggi domani potrebbe diventare obsoleto. Proprio per questo la melicoltura dell’Alto Adige è sempre in cerca di novità in grado di soddisfare le mutevoli esigenze dei consumatori italiani ed esteri. Ecco dunque tre nuove varietà che vanno a completare l’assortimento di mele coltivate in Alto Adige - Südtirol. Le tre mele sono state presentate ufficialmente dai consorzi VOG e VIP nell’ambito dell’Apple Summit, andato in scena digitalmente da Bolzano il 27 gennaio all’insegna del motto “Tasty Trend³”. Oltre ai maggiori esponenti della frutticoltura altoatesina, hanno preso la parola coltivatori, tecnici, breeder, ricercatori, esperti di marketing e professionisti del gusto, per far ca-

pire che dietro una singola mela si nasconde una moltitudine di umanità. “Il tema dell’innovazione varietale è nel dna di VOG. Tra i criteri di scelta figurano in primis il sapore delle mele ma anche le caratteristiche di coltivazione e conservazione nonché le prospettive di commercializzazione rispetto alle tendenze del mercato e alle preferenze della clientela”, ha dichiarato il presidente di VOG, Georg Kössler. Da parte sua Thomas Oberhofer, presidente di VIP - Mela Val Venosta, ha posto l’accento sulla vasta gamma di mele che può offrire la regione Alto Adige: “Le diverse altitudini di coltivazione e il connubio tra clima alpino e mediterraneo offrono a tante varietà condizioni di crescita ideali, che si traducono in prodotti di alta qualità sia nella coltivazione integrata che in quella biologica”.

Nel corso dell’evento Tasty Trend svoltosi in streaming il 27 gennaio 2021 i due pesi massimi del sistema melicolo altoatesino VIP e VOG hanno presentato le ultime tre varietà di mele che dal raccolto 2021 si inizieranno a trovare in vendita presso la grande distribuzione e nel canale tradizionale. Si tratta della belga Giga, dell’italiana RedPop e dell’americana Cosmic Crisp.

FRUITBOOKMAGAZINE

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18 1

900 42%

7.000 % 5 8,

LA MELICOLTURA IN ALTO ADIGE (raccolto 2020) mila ettari di meleti

primo distretto produttivo d’Europa

mila tons di mele

produzione italiana

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aziende agricole

produzione europea

tenerne conto. Per Helwig Schwartau di AMI, società di Amburgo specializzata in analisi del mercato alimentare, la qualità e il sapore delle mele sono destinati ad essere sempre più decisivi nelle scelte dei consumatori; inoltre, per essere competitive sul mercato, tutte le varietà devono avere una strategia di brand e marketing ben definita. Un concetto sposato in pieno da queste tre nuove varietà. Sia i nuovi marchi Giga e RedPop che il marchio Cosmic Crisp sono stati presentati dagli esperti di marketing di VOG e VIP, Hannes Tauber e Benjamin Laimer.

Le nuove varietà rispecchiano anche la sempre maggiore attenzione della melicoltura altoatesina nei confronti della sostenibilità: le due varietà Ipador/Giga e CIVM 49/RedPop sono resistenti alla ticchiolatura e permettono una sensibile riduzione dell’impiego di fitosanitari. Per tutte e tre è prevista inoltre la coltivazione biologica. Il direttore del VOG, Walter Pardatscher, ha illustrato la strategia del suo consorzio, in base alla quale nessuna varietà deve rappresentare più del 25% della produzione totale: “Dobbiamo ampliare ulteriormente la nostra gamma, per proporre un assortimento in grado di soddisfare le richieste dei consumatori del futuro”. Martin Pinzger, direttore di VIP, ha ribadito la strategia della Val Venosta: confermare la Golden DeFRUITBOOKMAGAZINE

licious come varietà più importante, ma al contempo arricchire l’offerta con nuove mele rosse e bicolori. “Cercheremo inoltre di rendere ancora più naturali e sostenibili le nostre coltivazioni, a cominciare da quella biologica che già oggi rappresenta il 20 per cento della superficie coltivata in Val Venosta”. Numeri che consolidano l’immagine di un Alto Adige come zona di produzione di mele di qualità, dotate di caratteristiche moderne anche in termini di conservazione e confezionamento, in grado di soddisfare i vari mercati. I gusti e le richieste del mercato, come detto, sono soggetti a un continuo cambiamento. È necessario

Giga - Ipador. Proprietario della varietà e del marchio è l’Istituto Better3Fruit di Rillaar, in Belgio. Il titolare a livello mondiale della licenza master per la cessione dei diritti di coltivazione è l’IPA (International Pome Fruit Alliance Ltd.). VOG è stato il primo in Europa a introdurre la coltivazione di mele Giga. Questa varietà è resistente alla ticchiolatura, con il conseguente vantaggio di un minor ricorso ai fitofarmaci. Il frutto è grande e si distingue per la straordinaria capacità di conservazione. Ha un aroma intenso e pieno, dolce-acidulo in maniera equilibrata, con note che vanno dalla banana al miele, dalla cannella alla frutta secca. La mela Giga ha una polpa particolarmente soda e, come un buon vino, raggiunge la sua piena espressione di gusto diversi mesi dopo la raccolta. Il marchio Giga rispecchia le peculiarità della mel N.34 l GENNAIO 2021


varietale è nel dna di VOG. Tra i cri“teriL’innovazione di scelta ci sono in primis il sapore ma anche le

peculiarità di coltivazione e conservazione nonché le prospettive di vendita rispetto alle tendenze del mercato e alle mutevoli preferenze della clientela ” Georg Kössler (presidente VOG)

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ALTO ADIGE: LA PANORAMICA DELLE NUOVE VARIETÀ DI MELE VIP

NOME COMMERCIALE

NOME VARIETÀ

PAESE DI ORIGINE

AMBROSIA BONITA SWEETANGO KANZI ENVY YELLO NATYRA COSMIC CRISP KISSABEL

AMBROSIA BONITA MINNEISKA NICOTER SCILATE SHINANO GOLD SQ159 WA38 R201

CANADA REP. CECA USA BELGIO NUOVA ZELANDA GIAPPONE OLANDA USA FRANCIA

2014/15 2017/18 2021/22 2011/12 2015/16 2014/15 2014/15 2020/21 2019/20

OTT-MAG (BIO OTT-GEN) MAR-GIU (BIO DIC-GIU) SET-NOV (BIO SET-OTT) OTT-GIU (BIO NOV-MAG) DIC-APR (BIO DIC-MAR) NOV-MAR OTT-GEN FEB-AGO (BIO MAR-LUG) OTT-DIC (BIO OTT-NOV)

SCILATE SCIFRESH NICOTER ROSY GLOW SHINANO GOLD CIVM49 WA38 MC38 IPADOR CRIPPS RED MINNEISKA BONITA ROHO 3615 SQ159

NUOVA ZELANDA NUOVA ZELANDA BELGIO FRANCIA GIAPPONE ITALIA USA AUSTRALIA BELGIO AUSTRALIA USA REP. CECA GERMANIA OLANDA

2025/16 2010/11 2009/10 2000/01 2016/17 2021/22 2021/22 2020/21 2021/22 2020/21 2021/22 2018/19 2009/10 2018/19

NOVEMBRE - APRILE SETTEMBRE - MAGGIO SETTEMBRE - GIUGNO NOVEMBRE - MAGGIO OTTOBRE - APRILE GENNAIO -AGOSTO GENNAIO - AGOSTO DICEMBRE - LUGLIO GENNAIO - AGOSTO MARZO - LUGLIO SETTEMBRE - NOVEMBRE FEBBRAIO - MAGGIO OTTTOBRE - GIUGNO MAGGIO - AGOSTO

VOG ENVY JAZZ KANZI PINK LADY YELLO REDPOP COSMIC CRISP CRIMSON SNOW GIGA JOYA SWEETANGO BONITA EVELINA NATYRA

DA CHE ANNO SUL MERCATO

PRODUZIONE INTEGRATA

la, ha un aspetto grafico ben definito e viene completato con il posizionamento “grande e gustosa”. Cosmic Crisp - WA38. Proprietaria della varietà e del marchio è la Washington State University di Wenatchee, in Usa; il breeder è Bruce Barritt. Il titolare a livello mondiale della licenza master per la l N.34 l GENNAIO 2021

PRODUZIONE PERIODO DI BIOLOGICA COMMERCIALIZZAZIONE

cessione dei diritti di coltivazione è la statunitense PVM (Proprietary Variety Management) di Yakima. Entrambi i consorzi altoatesini VIP e VOG hanno iniziato la coltivazione a fini commerciali e con la raccolta 2021 lanceranno sul mercato le prime quantità commerciali di Cosmic Crisp; per la stagione in corso è invece prevista FRUITBOOKMAGAZINE


L’offerta si fa più ricca ma la Golden Delicious si “conferma la varietà più importante. Cercheremo di

rendere ancora più naturali e sostenibili le nostre coltivazioni, a cominciare da quella biologica che già oggi rappresenta il 20 per cento della superficie ” Martin Pinzger (direttore VIP - Mela Val Venosta)

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LE NUOVE VARIETÀ TASTY TREND

SI PRESENTANO GUARDA IL VIDEO!

la fornitura a titolo di test dei primi frutti ad alcuni clienti selezionati. Questa mela ha un’ottima conservabilità, che le permette di rimanere a lungo croccante e succosa mantenendo tutto il suo aroma, che spazia dai frutti esotici al kiwi, dall’uva spina alla scorza d’arancia. La sua texture è particolare, in quanto le sue cellule sono grandi quasi il doppio rispetto alle altre mele. Cosmic Crisp è già presente sul mercato statunitense e ora fa la sua comparsa sul mercato europeo grazie alla partnership con la frutticoltura altoatesina. Il posizionamento del marchio è “Un gusto nuovo da scoprire”. RedPop - CIVM49. Il proprietario della varietà e del marchio è il FRUITBOOKMAGAZINE

sambuco, dalla frutta secca al miele. Il marchio RedPop richiama le caratteristiche di questa mela: pratica, gustosa, dall’aspetto appariscente e moderno. Lo slogan che accompagna il marchio è: “piccola grande dolcezza”. Consorzio Italiano Vivaisti (CIV) di Ferrara. I titolari della licenza master per la cessione dei diritti di coltivazione in Europa sono VOG, il primo a partire con la coltivazione della nuova varietà, e VIP. Questa varietà è resistente alla ticchiolatura, con il conseguente vantaggio di un minor ricorso ai fitofarmaci. La mela - nella foto di questa pagina - ha un’ottima conservabilità, i frutti maturi hanno una dimensione maneggevole e si presentano con un bel colorito rosso. La polpa è soda, molto dolce al palato, succosa e croccante. La gamma di aromi spazia dalle prugne ai fiori di

La distribuzione. Saprà stare al passo con le nuove varietà di mele? Sentiamo spesso dire che i metri lineari disponibili per le mele quelli sono. E per ogni nuovo inserimento bisogna tagliare qualcosa. La distribuzione moderna così come il commercio tradizionale sono chiamati a fare delle scelte, hanno la grande opportunità di poter differenziare la propria offerta rispetto ai competitor. Così come fece più di dieci anni fa Esselunga quando strinse un accordo di esclusiva con il Gruppo Rivoira per la varietà Ambrosia. È l’ora delle scelte.

l N.34 l GENNAIO 2021



Marlene sposa l’arte per suscitare emozioni Da un contest nasce la più ampia collezione artistica sulla mela Giancarlo Sbressa

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Da febbraio su tutti i bollini e le confezioni delle mele Marlene è protagonista l’illustrazione di Francesca Cito che ha vinto il digital contest del 25° anniversario del brand di VOG, la più grande organizzazione di melicoltori italiana, con sede a Terlano (BZ). Al contest hanno partecipato oltre 6 mila artisti anche professionisti da tutto il mondo. La nuova identità di Marlene sarà promossa anche attraverso una campagna internazionale su TV, stampa e on-line oltre che in-store Più di 100 milioni di mele hanno iniziato a colorare i reparti ortofrutta di tutto il mondo con il nuovo volto di Marlene. Dopo la conclusione del digital contest lanciato dal consorzio VOG per festeggiare il 25.esimo anniversario della mela altoatesina, è arrivato il momento del debutto sul mercato per l’opera vincitrice, realizzata dall’artista campana Francesca Cito. “Il nuovo volto di Marlene per il resto della stagione commerciale sarà la bellissima ninfa immersa nel contesto naturale delle nostre Alpi”, ha spiegato Hannes Tauber, responsabile marketing del consorzio VOG. “Sarà sui bollini delle mele Marlene, ma anche sulle confezioni, gli imballaggi e tutto il materiale che si trova nei punti vendita, oltre a decorare le speciali etichette celebrative”. Diverse anche le attività che verranno organizzate sui punti vendita della distribuzione: mostre d’arte, materiale POP e posizionamenti speciali per portare le opere vicino al consumatore e reinterpretare i reparti ortofrutticoli con i colori e il linguaggio artistico di Marlene. FRUITBOOKMAGAZINE

Il digital contest, che chiedeva ai consumatori di creare e inviare un disegno o un’immagine che evocasse il mondo delle mele Marlene, ha avuto un successo straordinario, con la partecipazione di oltre 6.000 immagini provenienti da 36 Paesi. “È stato un successo di partecipazione entusiasmante, per la prima volta i consumatori sono diventati protagonisti e hanno contribuito a creare il volto e l’immagine di un marchio molto conosciuto a livello internazionale come Marlene, plasmandolo secondo la loro creatività e immaginazione”, ha commentato Walter Pardatscher, direttore generale del consorzio VOG. “Si tratta - ha aggiunto - di una nuova modalità di comunicare, che porta un tocco di arte all’interno dei punti vendita, insieme a una positiva ventata di gioia e calore. Una scelta che fa parte dell’approccio innovativo del consorzio, che ci auguriamo entusiasmi i nostri partner e i consumatori”.

Il 2021 è un anno speciale per Marlene, il marchio di mele noto a livello nazionale e internazionale della VOG, l’Associazione delle cooperative frutticole altoatesine: la “Figlia delle Alpi” festeggia i suoi 25 anni: è stato lanciato il 21 ottobre 1995 ed è ora venduto in oltre 25 Paesi. Il bollino celebrativo dei 25 anni che potete vedere qui sopra ora è stato aggiornato con l’immagine di Francesca Cito, vincitrice del contest.

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La Ninfa Marlene, di Francesca Cito, opera vincitrice del contest

Insomma il consorzio VOG, nato nel lontano 1945, vuole iniziare a raccontare in modo diverso la sua identità, creando emozioni ed empatia con il consumatore finale. Un’immagine che richiama subito valori importanti come la naturalità e il benessere. La nuova identità di Marlene sarà promossa anche attraverso una campagna internazionale impattante su televisione, stampa tradizionale e on-line. In questa fase 25 l N.34 l GENNAIO 2021

storie, tante quante gli anni di Marlene, contribuiranno a raccontare il percorso intrapreso dal 1995 ad oggi e che ha visto diventare Marlene uno dei marchi più conosciuti e amati nel settore ortofrutticolo. Ma le celebrazioni per i 25 anni di Marlene non finiscono qui: in primavera arriveranno diversi contenuti social dedicati e un nuovo contest coinvolgerà ancora una volta tutti i consumatori, sia italiani che internazionali, e questa volta avrà come protagoniste ricette provenienti dai tanti Paesi dove le mele dal bollino blu sono abitualmente presenti. FRUITBOOKMAGAZINE

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Le celebrazioni per i 25 anni del brand Marlene non finiscono qui: in primavera un nuovo contest coinvolgerà nuovamente tutti i consumatori, sia italiani che internazionali, e questa volta avrà come protagoniste ricette provenienti dai tanti Paesi dove le mele dal bollino blu sono abitualmente presenti.

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500 mila tonnellate. È iniziata sotto buoni auspici la stagione commerciale per il consorzio VOG: riscontri positivi sul fronte qualitativo, in linea con le aspettative il piano di decumulo, disponibilità decisamente superiore rispetto alla scorsa campagna per quanto riguarda le mele biologiche. “Ci possiamo dire soddisfatti, la qualità del raccolto è ottima, sia dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche che della pezzatura, superiori rispetto alla passata stagione”, ha commentato Klaus Hölzl, responsabile vendite del consorzio VOG, nel fare un primo bilancio della campagna in corso all’inizio del nuovo anno. “Le giacenze sono in linea con la programmazione: tutto procede regolarmente senza particolari scostamenti rispetto ai FRUITBOOKMAGAZINE

piani stabiliti”. Il consorzio VOG ha iniziato la campagna commerciale con un quantitativo complessivo di 510 mila tonnellate, registrando una contrazione del 3% rispetto all’anno precedente. “Siamo partiti in un contesto complessivamente libero da giacenze in Europa e senza particolari difficoltà - ha aggiunto Hölzl -. L’offerta di Paesi come la Francia e la Spagna è minore rispetto allo scorso anno e questo ha contribuito ad operare, sino a questo momento, con serenità e con prezzi adeguati”. Ottime conferme arrivano dalle varietà Club, a partire da Kanzi, ma anche dalle più recenti envy e

yello. “Kanzi ha un suo pubblico sempre più consolidato e ci sta fornendo conferme, ma anche envy e yello, che da quest’anno dispongono di maggiori quantitativi, stanno conquistando spazio all’interno dell’assortimento dei nostri clienti, a conferma delle potenzialità di queste due mele che hanno caratteristiche molto distintive in grado di rispondere ai gusti dei consumatori”. Ottime notizie arrivano anche da Biosüdtirol, la cooperativa socia del consorzio VOG con sede a Lana (BZ) che si occupa esclusivamente di mele biologiche. “Quest’anno riusciremo a soddisfare le richieste dei mercati con una disponibilità di prodotto per 12 mesi all’anno”, ha sottolineato il direttore Werner Castiglioni. “50 nuovi agricoltori sono diventati soci della nostra cooperativa e questo ci ha consentito di aumentare la superficie da 650 a 800 ettari, inoltre la resa totale è passata dalle 28.000 tonnellate della scorsa campagna commerciale alle 37.500 disponibili quest’anno”. Un incremento importante che si unisce a una qualità elevata e a calibri di buona dimensione. “Gusto, shelf-life e innovazione sono fattori fondamentali per avere successo - ha precisato Castiglioni -. La nostra cooperativa lavora costantemente per cercare nuove varietà e ampliare l’assortimento, come avvenuto negli ultimi anni con Natyra, Story Inored e Bonita”-

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Piemonte, nuova sala confezionamento mele nel 2021 per Rivoira Giancarlo Sbressa

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Il Piemonte è la seconda regione italiana più importante, in termini di produzione di mele, dopo il Trentino Alto Adige e davanti al Veneto. Se Cuneo rappresenta la provincia più rilevante in termini di superfici investite nella regione, il Gruppo Rivoira rappresenta la punta di diamante di questo sistema. Nel 2016 realizzò uno stabilimento tra i più avanzati al mondo per lo stoccaggio, la lavorazione e il confezionamento delle mele. Un investimento che ha dato i suoi risultati, tanto che oggi la crescente domanda dai mercati internazionali, che va di pari passo con i crescenti investimenti dei suoi produttori in nuovi impianti di meli, richiedono un ampliamento dello stabilimento per tenere il passo. “Ormai siamo abbondantemente sopra le 65 mila tonnellate di mele lavorate e nel 2021 dovremmo superare le 70 mila tonnellate, per via dei nuovi impianti messi a dimora”, ci spiega l’executive manager Marco Rivoira. “Quest’anno la campagna è partita con volumi straordinari. In particolare cresce, anche per via del protrarsi dell’emergenza sanitaria, la richiesta di mele confezionate. A fronte di questa situazione, abbiamo deciso di dare il via all’ampliamento dello stabilimento, con una nuova sala confezionamento integrata e collegata nella struttura esistente, che andrà a dare supporto a quella già in funzione realizzata nel 2016. In tal modo potremo rispondere in modo ancor più tempestivo alle richieste dei clienti”. FRUITBOOKMAGAZINE

Gruppo Rivoira, dopo il maxi investimento strutturale del 2016 nello stabilimento dedicato alle mele a Verzuolo (CN), ha programmato l’investimento in una nuova sala confezionamento adiacente e integrata con la struttura esistente, con elevato grado di automazione e tecnologie sofisticate. Sarà adeguata la capacità frigorifera. Marco Rivoira: “In tal modo potremo rispondere con ancora maggiore tempestività alle richieste dei clienti valorizzando al meglio la produzione”

La nuova sala confezionamento dovrebbe essere pronta per la prossima campagna 2021-22. Ci saranno in tutto quattro nuove linee, due per i vassoi e due per le padelle, con confezionamento rivoluzionario totalmente automatico e selezione ottica della qualità nelle linee. Dei bracci meccanici posizioneranno ogni singola mela nelle padelle, facendo attenzione a met-

tere il lato più colorato in vista. Le linee saranno collegate al magazzino automatico per il prodotto già confezionato e pallettizzato con navette che si muoveranno senza operatore in radio frequenza. Insomma, automazione e tecnologia saranno all’avanguardia. Verrà adeguata infine la capacità frigorifera con nuove celle, per stoccare 6.000 tonnellate in più di prodotto. l N.34 l GENNAIO 2021



Gandini investe su Yoom, pomodoro viola superfood dal gusto umami Dalla prossima primavera disponibile sul mercato italiano un pomodoro radicalmente innovativo Eugenio Felice

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Orticoltura Gandini di Guidizzolo (MN), tra le prime aziende in Italia a credere e investire nelle serre tecnologiche e nella coltivazione idroponica fuori suolo, scommette sul pomodoro viola gourmet Yoom sviluppato da Syngenta e vincitore di premi prestigiosi, tra cui il Fruit Logistica Innovation Award 2020. Tra le sue caratteristiche non c’è solo l’aspetto distintivo ma anche il sapore umami e le spiccate proprietà salutistiche. Il raccolto inizierà nella seconda metà di aprile Alcuni fortunati consumatori del Centro e Nord Italia hanno già potuto apprezzare i pomodori viola Yoom. Perché, nei fatti, da alcuni mesi sono in corso i test presso alcune insegne della grande distribuzione nazionale. “Test che hanno dato esito positivo”, ci spiega Mattia Gandini, responsabile commerciale di Orticoltura Gandini di Guidizzolo, in provincia di Mantova, tra le prime aziende in Italia a credere e investire nelle serre tecnologiche e nella coltivazione idroponica fuori suolo. “Chiaramente - precisa Gandini non si può mettere sui banchi un prodotto radicalmente nuovo come Yoom, dal prezzo importante, e sperare che si venda da solo. Per questo, oltre al packaging dedicato, accompagneremo la vendita di questa specialità con del materiale informativo. Ora disponiamo di volumi contenuti per fare i test sul consumatore finale, abbiamo però già messo a dimora le piante su 3.000 metri quadrati di serre tecnologiche, per cui la campagna vera e propria inizierà nella seconda metà del mese di aprile”. FRUITBOOKMAGAZINE

Orticoltura Gandini è la prima azienda agricola italiana a credere e investire su questo pomodoro che promette una vera esperienza gourmet. Yoom è un pomodoro cocktail dalla buccia viola sviluppato attraverso un programma di selezione naturale da Syngenta, tra le prime aziende produttrici di sementi orticole al mondo e numero uno nelle specialità di pomodoro. Ma quali sono le caratteristiche di Yoom? Del caratteristico colore viola scuro tendente al nero abbiamo già detto. Ci sono però altri due fattori determinanti. Garantisce un’esperienza gourmet grazie a caratteristiche ideali di consistenza, croccantezza e succosità, combinate a un gusto inconfondibile, frutto di un perfetto bilanciamento tra acidità e grado zuccherino, esaltato dal sapore esotico di umami, che è uno dei cinque gusti fondamentali percepiti dalle cellule recettrici presenti nel cavo orale umano (gli altri

Yoom ha un profilo su Facebook e uno su Instagram oltre a un sito web dedicato. È stato sviluppato da Syngenta, che è tra i leader mondiali nelle sementi per orticole. Cosa rende speciale Yoom? Il colore viola tendente al nero, l’esperienza gourmet grazie alla sua croccantezza, consistenza e succosità unite a un gusto inconfondibile esaltato dal sapore umami. Inoltre ha più antocianine rispetto a un pomodoro tradizionale”e per questo può essere considerato un autentico superfood.

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gusti sono il dolce, il salato, l’amaro e l’aspro). In lingua giapponese umami significa “saporito”. “In sostanza al consumatore Yoom offre un’esperienza sensoriale nuova e appagante”, dichiara Bruno Busin, product development manager solanacee di Syngenta. “C’è poi un altro fattore rilevante, per il consumatore: l’aspetto salutistico, grazie a un elevato contenuto di vitamine e minerali, con antocianine in misura superiore rispetto ai pomodori tradizionali. Sono proprio i livelli più elevati di antocianine a conferire alla buccia il caratteristico colore viola e in qual N.34 l GENNAIO 2021

lità di potenti antiossidanti contrastano i radicali liberi e le molecole ossidanti prodotte dal metabolismo cellulare, esercitando così una serie di effetti benefici e protettivi sulla salute di cellule, tessuti e dell’organismo intero”. “Con il pomodoro Yoom - aggiunge Bruno Busin - contribuiamo alla soddisfazione dei consumatori più moderni ed esigenti, che seguono stili di vita salutari, e rispondiamo al contempo anche alle richieste

della grande distribuzione in termini di offerta distintiva”. Yoom risponde alle esigenze dell’intera filiera in termini di affidabilità, consistenza e capacità di raggiungere il punto vendita in perfette condizioni, come appena raccolto. Dal punto di vista agronomico, infatti, i risultati delle prove hanno confermato che offre eccellenti performance in termini di resa e shelf life. Tali caratteristiche, sommate all’elevato valore della sua genetica, rendono Yoom vocato ai moderni sistemi di coltivazione protetta, permettendo all’agricoltore di differenziare la proFRUITBOOKMAGAZINE


segmentare sempre di più il mercato “delIntendiamo pomodoro, proponendo varietà e tipologie che

abbiano sempre elevate caratteristiche organolettiche. Yoom apre un segmento completamente nuovo in quanto a tutto ciò aggiunge l’aspetto salutistico ” Mattia Gandini (resp. comm.le Orticoltura Gandini)

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pria offerta e di proporre ai buyer della distribuzione un prodotto altamente innovativo e distintivo. I coltivatori che hanno condotto la sperimentazione pilota hanno confermato le eccellenti prestazioni della pianta, in termini di resa, durata e di conservazione elevata del prodotto. Il mix di caratteristiche superiori ha permesso a Yoom di vincere nel 2020 il Fruit Logistica Innovation Award, che è il più prestigioso premio mondiale del settore ortofrutticolo, oltre ad altri premi internazionali. Yoom viene prodotto oggi in diversi Paesi dell’Europa meridionale e settentrionale. Per l’Italia SyngenFRUITBOOKMAGAZINE

ta ha scelto di partire con Orticoltura Gandini di Guidizzolo (MN) e non è un caso data la sua elevata specializzazione nella coltivazione idroponica fuori suolo del pomodoro. “Quella tra noi e Syngenta - precisa il responsabile commerciale Mattia Gandini - è una stretta e lunga collaborazione. Iniziamo con questo primo lotto da 3.000 metri quadrati che sarà in produzione nella seconda metà aprile ma ci stiamo strutturando per produrlo

nelle serre tecnologiche di Guidizzolo per 365 giorni l’anno così da dare una continuità di fornitura”. “La decisione di puntare su Yoom - conclude Mattia Gandini - risponde alla strategia che sta percorrendo la nostra azienda di segmentare sempre di più il mercato del pomodoro, sperimentando e proponendo nuove varietà e tipologie che abbiano sempre elevate caratteristiche organolettiche. Yoom apre un segmento completamente nuovo, perché a tutto ciò aggiunge l’aspetto salutistico, quanto mai importante di questi tempi”.

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Farm to Fork, gli obiettivi spiegati nel calendario Farm to Fork protagonista anche dello spot di Natale Anna Parello (consulente marketing, europrogettista)

“Abbiamo a cuore il futuro” è il titolo del calendario 2021 di Esselunga, in cui ben 11 mesi su 12 raffigurano frutta e verdura che diventano icone di scelte virtuose a tutela di ambiente, educazione alimentare e italianità. Scelte fatte dall’insegna, spiegate in modo semplice alle persone, che, educate e sensibilizzate, quelle scelte in piccolo possono replicarle, ponendo attenzione innanzitutto a ciò che comprano. È questo l’invito di Esselunga, una mini guida del Farm to Fork “Più la conosci, più ti innamori” è molto più di un pay-off, è una previsione, perché effettivamente è difficile per un cliente non innamorarsi di Esselunga, che infatti risulta in testa nella classifica 2020 delle migliori insegne della GDO nazionale secondo gli shopper sulla base della ricerca Italian Grocery Retailer Preference Index (RPI) effettuata dalla società di consulenza strategica Dunnhumby (obiettivo della ricerca spiegare il rapporto tra legame emotivo dello shopper - la fiducia verso l’insegna - e lo share of wallet, cioè quanto spende). Tra novembre e dicembre ho letto alcune analisi della comunicazione adottata dai retailer italiani per Natale 2020, che registrano una generalizzata volontà di emozionare e trasmettere positività attraverso gli spot TV, con velati riferimenti alla situazione contin-

gente. Lo spot Esselunga recita “Non abbandonare l’idea di poter fare della tua vita qualcosa di straordinario. Ama la bellezza delle cose semplici”. Ecco, questo qualcosa di straordinario è anche cambiare i propri comportamenti per un futuro migliore per tutti, cambiamento a cui siamo invitati a partecipare insieme al gruppo distributivo che dà l’esempio, 12 mesi all’anno, tramite il calendario 2021. “Abbiamo a cuore il futuro” è il titolo del calendario, in cui, in puro stile pubblicitario Esselunga, ben 11 mesi su 12 raffigurano frutta e verdura che diventano icone di scelte virtuose a tutela dell’ambiente, dell’educazione alimentare e dell’italianità. Scelte fatte dall’insegna, spiegate in maniera semplice ed efficace alle persone, che a loro volta, educate e sensibilizzate, quelle scelte in piccolo possono replicarle, ponendo attenzio-

Nelle tre immagini di lato, le testate di tre mesi del calendario 2021 di Esselunga, che ha come titolo “Abbiamo a cuore il futuro”. Ben 11 mesi su 12 hanno come protagonista l’ortofrutta. Il calendario 2021 del retailer diventa una mini guida del Farm to Fork, in cui vengono toccati tutti i punti salienti di tale strategia e già indicati i risultati concreti di taluni obiettivi.

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Il calendario riassume tematiche già affrontate e realizzate negli store Esselunga, come la campagna di incoraggiamento a scegliere i prodotti italiani “Conviene a voi, conviene all’Italia” portata avanti tramite i cartellini segnaprezzo e la sostituzione dei vassoi in plastica per l’ortofrutta con quelli in carta.

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ne innanzitutto a ciò che comprano. Una mini guida del Farm to Fork, in cui vengono toccati tutti i punti salienti di tale strategia e già indicati i risultati concreti di taluni obiettivi. Si va dall’eliminazione delle plastiche monouso di gennaio al “fatto in Italia” di febbraio alla riduzione dei gas serra di marzo agli imballaggi riciclati, riciclabili o compostabili di maggio al mangiando s’impara di ottobre all’aiutare l’ambiente è elettrizzante di novembre. Il messaggio dello spot viene dunque declinato in maniera coerente nel calendario, che a sua volta riassume tematiche già affrontate e realizzate negli store Esselunga, FRUITBOOKMAGAZINE

come ad esempio la campagna di incoraggiamento a scegliere i prodotti italiani “Conviene a voi, conviene all’Italia” portata avanti dallo scorso maggio tramite i cartellini segnaprezzo e la sostituzione dei vassoi in plastica per l’ortofrutta con quelli in carta, materiale efficacemente impiegato per stampare utili informazioni sul prodotto, sui materiali impiegati e su come smaltirli correttamente. Si è sempre detto del ruolo guida dei retailer nell’informare ed educare le persone. Oggi, con la sfida

del New Green Deal e i temi sensibili del Farm to Fork, tale ruolo diventa ancora più importante e delicato da portare avanti. Lato consumer mi piace pensare che anche grazie a un semplice calendario in tanti sceglieranno più prodotti made in Italy, più imballaggi compostabili o riciclabili, avendo attenzione a smaltirli correttamente, più cibi sani e naturali con la maggiore consapevolezza che siamo ciò che mangiamo, accordando pertanto maggior preferenza a frutta e verdura, meglio appunto se italiana. Lato fornitori si aprono opportunità interessanti per sperimentare insieme al retailer nuovi prodotti per packaging, formati, certificazioni (si pensi al Residuo Zero, introdotto su un ampio numero di referenze), varietà e comunicazione. E sottolineo la parola “insieme”, perché i produttori sono tra i principali artefici del profondo cambiamento che l’agricoltura - e dunque anche il comparto ortofrutticolo - sta vivendo già da anni e continuerà a vivere per gli anni a venire e non possono permettersi di non comparire tra i protagonisti della svolta green, né di non vedere adeguatamente retribuito il prodotto, a cui sono chiesti sempre maggiori attributi. La qualità e l’innovazione hanno un costo e un valore. I produttori devono ricordare che esiste la sostenibilità economica e sociale e devono battersi, insieme, per vederla riconosciuta.

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OP Francescon, torna il melone del Senegal solidale e di qualità Irene Forte

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Ha preso inizio sul mercato italiano nella seconda settimana di febbraio la nona campagna del melone del Senegal di OP Francescon. I container arrivano al porto di Vado Ligure dopo un viaggio diretto di 5 giorni su una nave mercantile che salpa dal porto di Dakar. La seconda rotta utilizzata è quella per il Nord Europa, che richiede 2-3 giorni in più. La logistica quindi è estremamente veloce, se si pensa che il melone disponibile nei primi mesi dell’anno in Europa arriva da Paesi come Costa Rica e Honduras che richiedono 30 giorni di trasporto, un tempo non compatibile con la raccolta del frutto al giusto punto di maturazione. Cosa che invece avviene in Senegal, dove i meloni sono prodotti peraltro proprio come se fossimo in Italia, usando la stessa tipologia di semi e le stesse tecniche di coltivazione, ovviamente adattate ai terreni e al clima del Senegal. L’azienda agricola in Senegal si chiama Frutta Italia e dista una manciata di chilometri dall’aeroporto di Dakar, tanto che dai campi si può scorgere la torre di controllo. Si estende su 300 ettari ed è stata costituita lo scorso anno da Daniele Francescon, fratello di Bruno, presidente dell’omonima OP con sede a Rodigo (MN). “Per noi il Senegal non è una prova - ci riferiscono Bruno e Daniele Francescon - siamo stati i primi a crederci delocalizzando nel 2013 la produzione di melone, zucca e anguria, per anticipare di due mesi la campagna del prodotto italiano. FRUITBOOKMAGAZINE

È in vendita sul mercato italiano dalla seconda settimana di febbraio il melone prodotto in Senegal dall’azienda agricola Frutta Italia che opera in stretta partnership con OP Francescon. L’azienda agricola fa capo a Daniele Francescon e si trova vicino all’aeroporto di Dakar, è certificata GlobalGAP e GRASP. Si coltivano il melone retato, la zucca Delica e l’anguria Perla Nera. Confermato l’impegno a sostegno delle comunità locali con progetti solidali, in ambito scolastico e sanitario

L’obiettivo fin dall’inizio è stato quello di dare al consumatore italiano ed europeo la possibilità di poter gustare un ottimo melone in un periodo dell’anno in cui solitamente si trova solo del mediocre prodotto di origine Centro America. Possiamo dire di aver messo radici in Senegal, siamo convinti di aver fatto la scelta giusta”. Prosegue, come è stato fin dall’inizio, l’impegno verso le comunità lo-

cali, con progetti solidali in ambito scolastico e sanitario. Se nella prima location di Tassette erano stati fatti pozzi per garantire acqua potabile alla popolazione, un centro medico e un centro scolastico con otto aule, entrambi attrezzati e funzionanti, nella nuova location di Dakar è già stato dato il via libera all’inizio dei lavori per un nuovo centro scolastico cui seguirà un centro medico. l N.34 l GENNAIO 2021



Gdo e fornitori, gioie e dolori: si può migliorare? Un fornitore: “I supermercati ci stanno ammazzando” Eugenio Felice

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Abbiamo ricevuto e pubblichiamo la lettera di un produttore e fornitore di ortofrutta che serve alcuni gruppi della grande distribuzione italiana. La lettera è firmata ma per volontà di chi la ha scritta manteniamo l’anonimato. L’argomento della lettera è il rapporto, complicato e in squilibrio di forza, tra i gruppi di supermercati e i fornitori di ortofrutta. Alla lettera ha risposto un professionista del settore, con esperienza sia lato fornitore che lato GDO. Volete dirci la vostra? Scriveteci! Come migliorare i rapporti di filiera che portano l’ortofrutta sulle tavole degli italiani? Ce ne siamo occupati più volte e riteniamo che sia compito di una testata giornalistica di settore come Fruitbook Magazine stimolare un confronto costruttivo tra i diversi attori della filiera per migliorare lo status quo. La lettera che abbiamo pubblicato online e che qui in parte riprendiamo, non vuole quindi essere un’accusa alla distribuzione moderna ma una provocazione per provare a migliorare la situazione, consapevoli che per farlo bisogna innanzitutto partire dall’individuazione dei problemi. La lettera. “Buongiorno Direttore, spesso nella vita si corre, nel nostro lavoro ancor di più, spesso quindi non abbiamo il tempo di pensare dove stiamo sbagliando, cosa possiamo migliorare, come controllare i costi che abbiamo. Ecco i costi che abbiamo. Qui si accende una lampadina: possibile che tra i tanti costi che abbiamo uno dei più esosi siano i contratti che stipuliamo per poter fornire i superFRUITBOOKMAGAZINE

mercati? Com’è possibile - si chiede il fornitore - che spesso i contratti incidono per il 10/12% della fornitura e non vengono nemmeno considerati sui listini perché c’è sempre la guerra del prezzo?” “Ultimamente - continua - vedo pubblicità e post sui social dove la GDO italiana si vanta di essere vicina all’agricoltura italiana e a me che sto dentro tale filiera da ormai 30 anni mi viene letteralmente da vomitare perché so bene che non è cosi. Come mai la GDO italiana cui tanto sta a cuore l’Italia e la nostra agricoltura nel 2020, anno del Covid, non ha “alleggerito” i contratti esosi che ha stipulato con i fornitori ma bensì ha staccato comunque le fatture premio fine anno mensili e vari “premi” a cifre fisse pur non mantenendo i fatturati almeno pari al 2019? E come mai per il 2021, anziché rivedere gli accordi a ribasso per dare una mano a noi fornitori si preparano i contratti con gli aumenti percentuali e cifre fisse? L’ortofrutta ha sempre meno margini ormai quasi vicino allo zero, andrebbe almeno rispettata, non dico soste-

Dopo l’anguria regalata da Eurospin il 14 agosto al prezzo simbolico di 1 centesimo di euro al chilo, il 23 dicembre è stata la volta di Iper La grande I, che ha messo in offerta 100.000 ananas marchiate Del Monte al prezzo simbolico di 1 centesimo a pezzo. Il settore si interroga su questo genere di operazioni promozionali: il rischio concreto è di svalutare agli occhi del consumatore un frutto, come l’ananas, che impiega più di un anno prima di essere raccolto e che affronta un viaggio di 12 mila chilometri per arrivare in Italia.

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nuta, ma rispettata. Invece se proviamo a farci capire dalla GDO veniamo messi fuori perché non stiamo ai loro contratti: quindi se firmi sei dentro e muori lentamente, se non firmi sei fuori e muori sul colpo. Quale morte scegliere tra le due?” “Inoltre - osserva ancora il fornitore nella lettera firmata che ci ha mandato - se la GDO apre punti vendita in una regione non è giusto che faccia lavorare i produttori l N.34 l GENNAIO 2021

e fornitori della stessa regione in cui apre i punti vendita al fine di creare reddito ai cittadini di quella stessa regione che poi, con quei soldi, si ritrovano a fare la spesa nei supermercati? È cosi che dovrebbe funzionare a livello nazionale”. “Sa cosa penso Direttore? Che ci vogliono gli attributi e prima o poi a uno dei convegni dove la GDO incontra l’agricoltura italiana salgo sul palco e spiattello tutto a tu per tu e se oggi chiedo l’anonimato è solo perché si ha paura di perdere contro un sistema distributivo che ci tiene come burattini. Non è FRUITBOOKMAGAZINE


Possibile che uno dei costi più esosi che abbiamo “siano i contratti che stipuliamo per poter fornire la

GDO? Se proviamo a farci capire siamo messi fuori: quindi se firmi sei dentro e muori lentamente, se non firmi sei fuori e muori sul colpo. Cosa scegli? ” un produttore di ortofrutta, fornitore della GDO

Nella foto, il volantino di Penny Market di inizio febbraio con l’offerta del secchio di arance italiane da “almeno” 4 kg al prezzo di 2,99 euro (0,75 euro al kg). Più di un operatore ha storto il naso.

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gno al mondo agricolo. Noi sentiamo parlare solo di prezzo, ogni insegna con il suo capitolato. Siamo con il coltello alla gola. Siamo in mano a una banda di buyer schizzinosi, spesso impreparati, che magari un mese prima acquistavano detersivi, che anziché rendersi disponibili ad ascoltarci si chiudono a riccio pur di soddisfare le richieste dei responsabili commerciali che hanno al di sopra di loro. Siamo allo sbando”. Risponde un professionista. A seguito della lettera del fornitore, un professionista con esperienza sia lato fornitore che lato grande distribuzione ha voluto dire la sua in una lunga e.mail che ci è arrivata

DI UN OPERATORE DEL SETTORE

che la GDO debba essere criminalizzata, anche perché oggi è difficile farne a meno, ma mi piacerebbe avere con loro un confronto, che ci capissimo su quali siano le esigenze del mondo agricolo e quali siano le esigenze del mondo distributivo. Se si fanno le guerre, nelle guerre perdono tutti e non vince nessuno. Ci vuole collaborazione. Oggi chi perde - sottolinea il fornitore - è il consumatore finale, che compra ortofrutta pagandola a prezzi imbarazzanti e con una qualità che rispecchia quello che paga. Spesso è uno schifo”. “Il problema di oggi - conclude il fornitore di ortofrutta - è che non si riesce a instaurare un dialogo costruttivo con la GDO. Oggigiorno non si può nemmeno parlare di questi argomenti. Parliamo linguaggi differenti. Loro parlano nei loro social di sostenibilità e soste-

in redazione. Ne riprendiamo solo una piccola parte a seguire, ma la potete trovare nella sua interezza leggendo il QR code che trovate a fondo pagina, essendo stata pubblicata nel sito web di Fm. “Premetto - scrive l’operatore - che la questione è molto complessa, per questo preferisco procedere per punti di criticità, partendo da quella che chiamo over produzione: la produzione si è prestata negli anni passati a pratiche di coltivazione insensate favorite dalla GDO che hanno generato un fenomeno terribile. Mi spiego. Io, da buyer, cerco un prodotto. Contatto cinque aziende diverse e ad ognuna passo il 100% del volume necessario alla fornitura. Chiedo quindi un volume di produzione esageratamente sopra il mio fabbisogno perché così facendo, in caso di resi dal controllo qualità o di problemi causati dal meteo e/o malattie, comunque io la fornitura ai negozi l’assicuro (...)”.

LA PRIMA REAZIONE

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Gli imballaggi in plastica per ortofrutta non piacciono al movimento Plastic Free Si fa una battaglia contro la plastica quando ci sono ancora molti imballaggi multimateriale Eugenio Felice

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La plastica, una delle più grandi invenzioni del genere umano, è il materiale di imballaggio oggi più in discussione, il nemico numero uno per l’opinione pubblica mondiale. Che poi sia il più economico e il più efficace in termini di prestazioni tecniche, nonché riciclabile al 100%, poco importa. Il “tubo” delle mele Rockit e le reti delle angurie Perla Nera sono state oggetto delle attenzioni di Plastic Free, un movimento che vorrebbe tutta l’ortofrutta, ma proprio tutta, venduta solo sfusa La plastica è diventata da alcuni anni uno dei materiali più odiati dalle persone. Le immagini delle isole di plastica negli oceani, delle balene spiaggiate con lo stomaco pieno di plastica, delle tartarughe impigliate nelle reti o con il cotton fioc infilato in una narice sono impresse nelle menti dell’opinione pubblica. La verità però è che la plastica è senza alcun dubbio una delle più grandi invenzioni del genere umano. Costa poco ed è estremamente efficiente. Basta pensare a questo periodo di emergenza sanitaria da coronavirus: come avremmo fatto e come faremmo senza plastica per le siringhe, per i blister delle medicine, per le mascherine, per le provette in cui si mette il bastoncino usato per il tampone, per i plexiglass alle casse dei supermercati, per gli scudi facciali, per le tute protettive usate dal personale sanitario nei reparti Covid, etc. etc. Facciamo tutto in vetro, legno, cartone, cemento e metallo? A che prezzo? Il problema non è la plastica in sé, che può essere riciclata - anche quella raccolta nei mari e sulle FRUITBOOKMAGAZINE

spiagge, in proposito vale la pena citare l’esempio di Social Plastic e a fine vita può essere termovalorizzata per produrre energia. Il problema è la gestione del fine ciclo. Le persone dovrebbero preoccuparsi di fare la raccolta differenziata in modo corretto prima di accanirsi sui social e la pubblica amministrazione di gestire in modo virtuoso e responsabile i materiali che raccoglie dalle strade e dagli usci di casa, lottando contro la criminalità organizzata che si nasconde dietro al business dei rifiuti. Quelle persone che si lamentano della plastica sarebbero disposte a farne a meno? Si rendono conto che i beni di consumo che acquistano al supermercato con imballaggi plastica free hanno un costo nettamente superiore? Comprate voi l’acqua minerale in Tetra Pak o bottiglie di vetro, vogliamo vedere quanto vi costa di più a fine anno? C’è una grande ipocrisia dietro alle bioplastiche come il PLA:

Plastic Free Onlus è un’associazione di volontariato nata il 29 Luglio 2019 con “l’obiettivo - si legge nel sito web - di informare e sensibilizzare più persone possibili sulla "pericolosità" della plastica in particolare quella monouso, che non solo inquina bensì uccide”. Nata come realtà digitale, nei primi 12 mesi ha raggiunto oltre 150 milioni di utenti e oggi, con oltre 400 referenti in tutt’Italia si posiziona come la più importante e concreta associazione in questa tematica.

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La plastica è diventata uno dei materiali più odiati. Le immagini delle balene spiaggiate con lo stomaco pieno di plastica, delle isole di plastica negli oceani e delle tartarughe impigliate nelle reti sono ormai impresse nelle menti dell’opinione pubblica. Eppure è una delle più grandi invenzioni dell’umanità.

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vi dicono di buttarlo nel bidone dell’umido, in realtà ci sono pochissimi siti in Europa in grado di trasformare industrialmente il PLA in compost. Quindi sarebbe meglio buttarlo nel secco indifferenziato. Mentre la plastica può essere riciclata. Un po’ come l’ipocrisia delle auto elettriche: non inquinano, certo, ma l’energia elettrica di cui si alimentano deriva per la maggior parte dalle centrali l N.34 l GENNAIO 2021

elettriche che lavorano ancora per la maggior parte bruciando combustibili fossili. Almeno questo succede in Italia. In pratica bruciano petrolio, di cui la plastica è un derivato, per produrre elettricità. E non fanno meno danni nei mari, dato che periodicamente una pe-

troliera affonda lasciando il suo carico di disperazione nei mari e nelle spiagge. Eppure la plastica è tassata con la “Plastic Tax” che presto entrerà in vigore, le auto elettriche sono ampiamente sovvenzionate e detassate dallo Stato. Veniamo al caso specifico dei “tubi” delle mele Rockit prodotte dalla Cooperativa Melavì in Valtellina. Nel 2020 sono stati raccolti 10 mila quintali di questa varietà. Si FRUITBOOKMAGAZINE


Qual è il confine tra packaging e over packaging? Quando un imballaggio è superfluo o eccessivo? Al netto dell’emergenza sanitaria, che ha fatto lievitare l’ortofrutta confezionata perché permette un acquisto veloce e sicuro, possiamo veramente pensare che si possa vendere nel 2021 tutta l’ortofrutta sfusa?

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Mirtilli venduti da Aldi Italia in confezione da 170 grammi in Social Plastic derivante al 100% da plastica raccolta nei mari e nelle spiagge dalle comunità locali in aree depresse del mondo.

tratta di un progetto giovane: la mela è stata sviluppata in Nuova Zelanda e Melavì ha acquisito i diritti per produrla in Italia. La sua caratteristica è che è una mela snack, di piccolo formato, peraltro molto buona. La trovate anche da Esselunga e Coop Italia. Come far capire che è una mela differente? Hanno pensato di metterla in un “tubo” che assomiglia a quello delle palline da tennis. È un monomateriale plastico, PET 100% riciclabile. Il “tubo” viene prodotto da un artigiano locale della Valtellina, a kilometro (quasi) zero. Sono in via di sperimentazione confezioni in cellulosa, ma questa è un’altra storia. Ebbene, il tubo è stato oggetto il 10 dicembre di un post sui social del movimento Plastic FRUITBOOKMAGAZINE

Free con il testo accompagnatorio “Imballaggi inutili da evitare!”. Si può parlare in questo caso di “over packaging”? Quindi di un imballaggio superfluo o comunque eccessivo? Al netto dell’emergenza sanitaria, che ha fatto lievitare le vendite dell’ortofrutta confezionata perché permette un acquisto più veloce e sicuro, possiamo pensare che si possa vendere nel 2021 tutta l’ortofrutta sfusa come del resto già succede nei fruttivendoli? Detto che certi articoli come fragole e frutti di bosco non si possono che vendere confezionati data la loro estrema delicatezza, ritenia-

mo che la risposta la possano dare solo i consumatori finali, purché abbiano la consapevolezza che il problema non è quel “tubo”, che anche dopo l’utilizzo può diventare una risorsa e non un rifiuto, bensì la gestione del fine vita su cui lo stesso consumatore finale ha un ruolo fondamentale. Prima di interrogarci sul “tubo”, dovremmo forse interrogarci su tutto il materiale di imballaggio multimateriale non riciclabile che ancora compriamo e finisce nel secco. E la pubblica amministrazione, a tutti i livelli, invece di cercare di fare cassa con la Plastic Tax, dovrebbe impegnarsi per realizzare con la plastica un circuito virtuoso ed elevare così a un livello superiore il concetto di sostenibilità ambientale. Riportiamo a questo proposito il commento di un profondo conoscitore del settore: “Ancora oggi il vero grande obiettivo non raggiunto è la capacità di selezionare e separare tutti gli imballaggi in PET (non solo le bottiglie). Se uniremo i processi industriali di selezione con i processi industriali di riciclo, con l’industria della trasformazione delle materie provenienti da riciclo, allora sì avremo chiuso il ciclo virtuoso del recupero. Questo traguardo “ambizioso” non è lontano, va coordinato e agevolato dalle istituzioni, non tassato. Altrimenti sarà solo l’ennesimo escamotage per “fare cassetta” e non certo per conquistare un nuovo livello di sostenibilità globale”.

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QUASI 8.000 TONNELLATE PER LA MELA ENVY, AL VIA CAMPAGNA SOCIAL SU INSTAGRAM

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Procede con grande dinamismo la stagione di vendita di envy, mela club coltivata e commercializzata dai consorzi altoatesini VOG e VIP. Quest’anno l’aumento dei volumi a disposizione, pari a 7.600 tonnellate, sta sostenendo la domanda da parte dei consumatori, che apprezzano sempre più le caratteristiche di envy, vale a dire l’intensa aromaticità, la dolcezza super sweet, la decisa persistenza e il brillante colore rosso della sua buccia. “La campagna di commercializzazione di envy, iniziata a metà novembre, procede con grande fermento, a sottolineare l’apprezzamento crescente da parte dei consumatori”, afferma Klaus Hölzl, responsabile vendite del consorzio VOG. “Il mercato principale si conferma l’Italia, sia all’interno del canale tradizionale che moderno, seguito da Scandinavia, Germania e Spagna”. “Il piano di decumulo è regolare e procede secondo la pianificazione”, conferma Fabio Zanesco, direttore commerciale di VIP. “Le vendite stanno assorbendo regolarmente l’aumento dei volumi di questa stagione. Anche per quanto riguarda i

MELA KANZI RAGGIUNGE QUOTA 23 MILA TONS, SOSTIENE GLI ARTISTI DI MUSICA E SPETTACOLO La mela Kanzi conferma il suo legame con la musica e ritorna con iniziative di marketing che rimarcano, oltre al suo gusto unico, la capacità di offrire una grande carica di energia. A partire da febbraio, infatti, Kanzi, prodotta in Italia dai Consorzi VOG e VIP, è attiva con un’iniziativa social senza precedenti: una campagna di donazione a favore di Scena Unita, il fondo per aiutare i professionisti dello spettacolo, come musicisti, tecnici luci o fonici, impegnati professionalmente in un FRUITBOOKMAGAZINE

prezzi ci riteniamo soddisfatti. Siamo quindi ottimisti per l’ultima parte della campagna delle mele envy, la cui commercializzazione dovrebbe terminare nel mese di aprile”. Quest’anno, per la prima volta, la stagione di vendite di envy è sostenuta anche da un’importante campagna di comunicazione che si rivolge direttamente al consumatore attraverso il nuovo canale Instagram @melaenvy”.

settore particolarmente colpito dalle restrizioni causate dal Covid-19. Un messaggio importante che la mela Kanzi ha voluto lanciare in modo giocoso e all’avanguardia, grazie all’ausilio della realtà aumentata. “La mela Kanzi ha sempre legato molte sue iniziative al mondo della musica”, spiega Hannes Tauber, responsabile marketing del consorzio Vog. “Ci è sembrato naturale e coerente, quindi, continuare a consolidare questo connubio, proprio in questo momento così difficile per i lavoratori di questo settore, fermi da tempo a causa della pandemia”. “Kanzi è una mela che ha sempre parlato il linguaggio dei giovani attraverso le sue tante attività - continua Benjamin Laimer, referente marketing di VIP -. Per supportare questa importante campagna di donazioni al mondo dello spettacolo abbiamo quindi scelto uno strumento innovativo come quello della realtà aumentata: sarà un modo divertente per coinvolgere tutti coloro che vorranno contribuire ad una giusta causa semplicemente giocando”. Tutti i consumatori potranno così aiutare Scena Unita attivando l’animazione di Kanzi, disponibile dal 7 gennaio sul sito www.kanziapple.com/dona e i canali social, interagendo sia dallo smartphone che dal computer. l N.34 l GENNAIO 2021


CON NOVA SIRI GENETICS LA FRAGOLA SI FA CLUB: SI PARTE CON ROSSETTA Anche il mercato delle fragole ha adesso un soggetto aggregatore, che si impegna a presidiarne tutte le fasce, aggregando vivaisti, produttori e distributori. Obiettivo, valorizzare il frutto rendendolo distintivo e riconoscibile grazie a brand specifici, ovvero creando politiche di marca pronte a soddisfare diverse fasce di consumatori, arrivando a presidiare lo scaffale sino a 8-9 mesi l’anno. A ogni brand ideato corrisponderà dunque un posizionamento, pensato già per specifici target di clientela finale. In questo contesto Nova Siri Genetics, azienda giovane con sede a Policoro (MT), specializzata nell’attività di ricerca, sperimentazione e moltiplicazione di nuove varietà di fragola, porta in dote a tutti i player della filiera le proprie competenze e conoscenze delle migliori varietà. Ciò le consente, per esempio, di identificare varietà perfette per la coltivazione nel bacino del Mediterraneo, così come di rendere disponibili cultivar innovative a basso impatto ambientale. Il Club Varietale NSG è stato presentato ufficialmente a febbraio unitamente al primo brand, Rossetta (varietà NSG 120),

MELA JOYA, TRA I NUOVI DISTRIBUTORI CI SONO MAZZONI, APOFRUIT, SALVI, ZANI E VOG Per la stagione 2020/2021 della mela Joya si stima una produzione di circa 8.300 tonnellate, ovvero quasi il 27% in più rispetto allo scorso anno, e un prodotto dalle notevoli qualità dal punto di vista dell’intensità di colorazione, del tenore zuccherino, dell’aroma e della compattezza. La filiera di produzione della mela Joya in Europa è in pieno rinnovamento dal 2018 e la stagione 2021 segna l’inizio dell’attività commerciale di sei nuovi distributori autorizzati: Apofruit, Unacoa Salvi, Cico Mazzoni, Granfrutta Zani e VOG in Italia e Costa Brava Giropoma in Spagna. Per quanto riguarda la produzione, l’arrivo di 350 nuovi produttori porterà la superficie totale piantata a 750 ettari entro il 2023, con un potenziale del marchio Joya di 22.000 tonnellate entro il 2025. Croccante, saporita e dolce, la mela Joya ha notevoli qualità organolettiche. Joya è l’ultima mela a essere raccolta (metà novembre) e gode di un’ottima conservabilità; per questo, vanta tutti i punti di forza di una mela della seconda parte della stagione e rappresenta un’alternativa che offre molti vantaggi concorrenziali in relaziol N.34 l GENNAIO 2021

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che identifica la fascia premium dell’offerta, disponibile da gennaio a giugno. La fragola del cuore, è pensata per il mercato italiano che ne apprezzerà caratteristiche organolettiche e provenienza nazionale. Si contraddistingue per la shelf-life elevata; forma conica allungata, calibro mediogrande; colorazione rosso medio uniforme; superficie vellutata, una buona consistenza della polpa; grado Brix elevato. Inoltre, è disponibile da gennaio a giugno nel suo pack dedicato, dotato di imballo primario e secondario, con cassetta e cestini da 250 o 500 grammi.

ne alle importazioni dall’emisfero meridionale. Conquistare nuovi clienti e far conoscere il più possibile il marchio è la priorità di questa nuova stagione. La piattaforma di comunicazione “Joya crea gioia” fa leva sulle qualità organolettiche della mela per posizionare il marchio sottolineandone il carattere energico, impertinente, entusiasta e gioioso! La comunicazione avviene principalmente in formato digitale, con il sito web, i social network e l’utilizzo di influencer.

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AGRICOLA LUSIA: DAL 2021 ENERGIA DA SOLE FONTI RINNOVABILI E IMBALLI PIÙ RICICLABILI

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“La sostenibilità è uno dei valori a cui in azienda teniamo di più - afferma Daniele Campagnaro, titolare di Agricola Lusia -. Infatti, il nostro impegno nell’economia circolare è concreto e centrale nelle strategie aziendali; negli ultimi anni l’attenzione all’ambiente ha riguardato tutte le fasi di creazione del valore in azienda, portando ad una serie di progetti che ci stanno dando risultati importanti e non solo dal punto di vista ambientale, perché l’ecologia non è un costo ma un investimento”. “Da oltre cinque anni in Agricola Lusia abbiamo avviato progetti nel campo dell’economia circolare per la nostra attività - continua Nicola Modica, manager di Agricola Lusia e responsabile del progetto -. Abbiamo infatti iniziato con la riduzione degli scarti organici di produzione, gestendoli come sottoprodotti, in modo da poterli conferire ad impianti che producono biogas, evitando in questo modo che oltre 3.000 tonnellate di scarti finissero in discarica ed in più generando un notevole quantitativo di biogas, raggiungendo così un doppio risultato positivo per l’ambiente.

In relazione, poi, agli imballi utilizzati, dai primi mesi del 2021 Agricola Lusia ha elaborato un progetto per un nuovo prodotto che permette di ridurre di oltre il 30% la plastica mentre su un altro progetto sta lavorando per utilizzare una confezione compostabile al 100%. Sempre in tema green, nel 2019 Agricola Lusia ha realizzato un impianto fotovoltaico con 1.738 pannelli che occupano una superficie di 3.000 mq.

APOFRUIT 2021-2025: INNOVAZIONE, NUOVE VARIETÀ E SUPPORTO AI PRODUTTORI Apofruit apre il 2021 con un progetto quinquennale basato sull’innovazione. Durante la conferenza stampa online del 4 febbraio è stato il direttore generale Ernesto Fornari a presentare il piano 2021-2025 che punta sulla qualificazione dell’offerta, capace di dare giusta retribuzione ai produttori e di vincere la competizione sui mercati globali. Importanti le novità produttive multiple a disposizione di Apofruit per dare impulso alla superficie coltivata del gruppo, che aumenterà di almeno il 20% nei prossimi 5 anni. Le strategie di Apofruit saranno sempre incentrate sui tre grandi pilastri dell’offerta del Gruppo: politica di marca, biologico e produzione integrata di alta qualità. Attenzione anche al sostegno dei produttori tramite l’utilizzo di finanziamenti di settore, grazie all’utilizzo di nuovi strumenti a disposizione, come l’elaborazione di una scheda standard da destinare all’istituto finanziario. “La nostra mission - ha affermato il presidente Mirco Zanotti -, è quella di dare la massima redditività ai nostri soci. Farlo, certo, non è semplice nel nostro settore, ma noi lo facciamo dando identità ai nostri prodotti”. FRUITBOOKMAGAZINE

Sono numerose le varietà che Apofruit mette a disposizione in esclusiva alla propria base sociale per rivoluzionare l’offerta produttiva che riguarda tutto il territorio nazionale, dal Piemonte alla Sicilia. Un’offerta produttiva che ad oggi vede una produzione di 169 mila tonnellate e un fatturato di 235 milioni di euro. Tra i principali prodotti della cooperativa troviamo in testa le mele (35.200 tons), poi i kiwi (34.100 tons), le patate (20 mila tons), le cipolle (16 mila tons), le pere (9 mila tons) le fragole (8.800 tons). A seguire clementine, pesche, albicocche e uva senza semi. l N.34 l GENNAIO 2021


AL VIA LA SAPORERIA: IL PROGETTO “DA SOMMELLIER” DI VIP PER VALORIZZRE LE MELE Una svolta nel panorama della presentazione e dell’offerta delle mele: la propone VIP con “La Saporeria”, un progetto che, dopo lunga gestazione, entra nella sua fase operativa. Con la presentazione ufficiale durante la conferenza online del 23 febbraio, è stata infatti lanciata online la piattaforma che mostra la mela come mai si è vista prima, affiancata da modalità commerciali dedicate, rivolte al consumatore e ai partner della distribuzione. L’obiettivo del progetto è nel nome stesso: si vuole cambiare l’approccio del consumatore guidandolo a scegliere una mela non in base al colore, al prezzo o alla semplice abitudine, ma piuttosto al sapore; ad ognuno la sua mela, la mela che piace di più. Per questo, la nuova piattaforma lasaporeria.it è la scoperta di un nuovo mondo, un viaggio avvolgente dentro le varietà, i loro gusti, i loro sapori. La selezione delle varietà, ognuna con le sue caratteristiche spiegate come mai prima, ognuna con il suo sapore, viene presentata come una collezione di vini, in modo empatico ed emozionale. Un’immersione che parte dal Paradiso delle Mele

DOLE LANCIA LA “CREATIVE ACCADEMY” IN PARTNERSHIP CON MCCAN Dole Italia guarda al futuro innovando non solo la propria comunicazione di brand ma l’intero modo di pensarla. In un mondo che ha cambiato repentinamente regole e paradigmi, la necessità di uscire dalle proprie zone di conforto - e fare ciò che non si è mai pensato di fare - diventa indispensabile. A tal proposito, da un’idea di Giusto Curti, amministratore delegato di Dole Italia, nasce la Dole Creative Academy, un think tank strategico creativo guidato da McCann Worldgroup Italy e formato da oltre 50 studenti del corso di food marketing e strategie commerciali dell’Università Cattolica di Piacenza, che avrà il compito di definire la nuova strategia creativa multicanale del brand Dole in Italia. “Un business game - commenta Sebastiano Grandi, professore ordinario di shopper&consumer marketing e brand management e coordinatore laurea magistrale in food marketing e strategie commerciali - che per la prima volta diventa una real business strategy e che porterà il lavoro sviluppato in aula direttamente on-air”. Per tre mesi gli studenti della Cattolica, affiancati dai manager di Dole e dai planner di Mcl N.34 l GENNAIO 2021

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della Val Venosta e approda alla dimensione digitale. VIP ha dunque deciso, con “La Saporeria”, di dare più valore alla mela rivoluzionando i codici della comunicazione di settore, eliminando i tecnicismi e puntando, seguendo l’esempio del settore enologico, sul tono emozionale. Da lasaporeria.it il consumatore potrà anche ordinare e ricevere direttamente a casa propria una confezione delle proprie mele preferite.

Cann, saranno gli strategist responsabili dell’intero processo, per poi dividersi in cinque vere e proprie agenzie creative che dovranno gareggiare, come nella realtà, ideando la campagna di comunicazione più in linea con posizionamento del brand e obiettivi di marketing dell’azienda. A orchestrare la parte planning sarà Giovanni Lanzarotti, chief strategy officer McCann, mentre Cristina Bambini, responsabile marketing e GDO office manager Dole Italia, coordinerà l’intera operazione.

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Valentina Bonazza

Renzo Rosso (Diesel) scarica NaturaSì ed entra in Cortilia 106

Cortilia, la food tech company leader in Italia nella spesa online a filiera corta con sede a Milano, ha annunciato a gennaio la conclusione di un nuovo round di investimenti del valore di 34 milioni di euro, sottoscritto dai soci esistenti e dalla new entry Red Circle Investments, società di investimenti di Renzo Rosso, che entra così nel capitale della food-tech company fondata nel 2011 da Marco Porcaro (in foto) A dieci anni dalla nascita, Cortilia continua a crescere: nell’anno segnato dalla pandemia, il 2020, la food tech company leader in Italia nella spesa online a filiera corta, ha infatti fatturato 33 milioni di euro e registrato una crescita del 175%. Inoltre, Cortilia ha chiuso il nuovo round di investimenti di 34 milioni di euro, sottoscritto dai soci già esistenti e dalla Red Circle Investments. L’annuncio è stato fatto a gennaio 2021. In tal modo fa ingresso nel capitale anche il fondo di investimenti di Renzo Rosso, co-fondatore del marchio d’abbigliamento Diesel, noto in tutto il mondo. L’imprenditore veneto a fine agosto 2020 aveva ceduto tutte le sue quote di EcorNaturaSi, società di supermercati leader in Italia nei prodotti biologici e biodinamici. All’investimento partecipano non solo Renzo Rosso ma anche i sottoscrittori dell’ultimo round di Cortilia, avvenuto nel 2019: Indaco Ventures, il maggior fondo di venture capital in Italia; Five Seasons Ventures, il primo fondo di venture capital paneuropeo specializzato nel food-tech; Primomiglio, gestore specializzato in fondi di venture capital tecnologico early stage; P101 Sgr, primo investitore istituzionale di Cortilia, dalla sua costituzione, attraverso i veicoli P101 e Italia 500 (fondo di venture capital istituito da Azimut Libera Impresa Sgr e gestito da P101). A seguito della transazione, Red Circle Investments si affianca nella governance della società FRUITBOOKMAGAZINE

ai fondi già soci e al fondatore. L’azienda ha anche annunciato di aver modificato il proprio statuto in modo tale da poter diventare ufficialmente una “società benefit”, forma giuridica d’impresa che consente a una for-profit di bilanciare un beneficio pubblico con gli utili degli azionisti. “Grazie al nuovo statuto - ha spiegato il fondatore Marco Porcaro a Il Sole 24Ore - ci impegneremo a ridurre l’impatto ambientale, a promuovere il modello a filiera corta per lo sviluppo dei produttori locali, quello della trasparenza e corretta informazione fino alla sensibilizzazione dei consumatori verso uno stile di vita sostenibile. Non ultimi il coinvolgimento e l’ascolto degli stakeholder nei processi decisionali, fino alla creazione di una comunità aziendale che possa diffondere una cultura improntata all’inclusione, all’etica e alla sostenibilità”. Le nuove risorse finanziarie raccolte saranno utili a sviluppare l’e-commerce di Cortilia, che offre 2.500 referenze fornite da oltre 250 piccoli e medi produttori, per incrementare la sua crescita e migliorare il servizio sul territorio italiano che per ora è attivo in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte. Nei prossimi mesi, inoltre, verrà inaugurato alle porte di Milano, dove ha sede la start-up, il quartier generale “green” di 50.000 metri quadrati. l N.34 l GENNAIO 2021




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