9 minute read
Il pomodoro da economia circolare cresce con Fri-El
Il fatturato stimato per il 2023 è di 30 milioni di euro
Carlotta Benini
Advertisement
Con oltre 31 ettari di serre hi-tech a Ostellato (Fe), un fatturato di 30 milioni di euro e 13 mila tonnellate di pomodoro coltivato fuori suolo, Fri-El Green House è una realtà leader dell’idroponica, conosciuta sul mercato italiano ed estero come sinonimo di qualità premium e sostenibilità, a trecentosessanta gradi. Oggi l’azienda fondata dalla famiglia Gostner sta testando nuove e innovative tipologie di ortaggi e scommette su un pomodoro esclusivo, Strabena, che sta conquistando la Gdo
Oltre 31 ettari di serre iper tecnologiche in vetro e ferro grandi quanto 40 campi da calcio, illuminate da 220 chilometri di luci led per la produzione invernale. Settanta percento di risparmio idrico, grazie a impianti che recuperano e riutilizzano l’acqua in eccesso, e un altrettanto 70% di risparmio di suolo, calcolando che a un ettaro di serre corrispondono dieci ettari in coltura tradizionale. La sostenibilità per Fri-El Green House è un concetto circolare: a quella ambientale fa seguito anche quella economica “Tutti i processi che abbiamo in essere sono finalizzati a un ’ottimizzazione delle risorse e a un azzeramento degli sprechi Pensiamo ad esempio al risparmio idrico: 70% in meno di acqua rispetto a una coltura tradizionale vuol dire anche 70% in meno di concimi, che altrimenti verrebbero sprecati” Esordisce così Florian Gostner nel raccontare le sfide ambientali ed economiche che l’azienda fondata a Ostellato, in provincia di Ferrara, sta portando avanti, in un momento in cui, di fronte agli effetti degli sconvolgimenti clima- tici a cui tutti stiamo assistendo, le aziende del settore ortofrutticolo sono chiamate in prima persona a trovare risposte Da un lato per fronteggiare le nuove emergenze ambientali che colpiscono fortemente anche l’agricoltura, e dall’altro per contribuire a ridurre l’impatto che il nostro sistema produttivo ha sul Pianeta.
Obiettivo: transizione energetica. Fri-El Green House, fondata dalla famiglia Gostner nel 2015, nasce come costola di Fri-El, uno dei p r i n c i p a l i p r o d u t t o r i i t a l i a n i d i energia elettrica da fonti rinnovabili. Partita otto anni fa con una superficie di 1,5 ettari, oggi l’azienda ha 31,1 ettari di serre hi-tech e l’obiettivo è quello di raggiungere quota 60 ettari entro il 2026, anno che segnerà per l’azienda anche un a l t r o i m p o r t a n t e t r a g u a r d o : l a transizione energetica. “Il nostro o b i e t t i v o è q u e l l o d i d i v e n t a r e indipendenti dai combustibili fos- sili e rendere il bilancio di CO2 pari a zero dal punto di vista energetico”, spiega Florian Gostner, alla guida dell’azienda come amministratore delegato.
Il Gruppo Fri-El è uno dei principali produttori italiani di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolica, biomassa e biogas) Attraverso Fri-El Green House, il gruppo ha investito nella realizzazione di serre iper tecnologiche che vengono riscaldate con l’acqua calda prodotta dalle centrali elettriche adiacenti In tal modo si recupera energia preziosa, dando vita a un circolo virtuoso che fa bene all’ambiente e ai pomodori.
I l v a n t a g g i o d e t e r m i n a n t e c h e oggi fa di Fri-El Green House una realtà unica nel settore è il consumo di energie rinnovabili da impianti di biogas, fotovoltaici e in futuro anche geotermici, grazie alla prossima realizzazione di un imponente impianto per la produ- zione di calore dal sottosuolo nei pressi dell’azienda, a Ostellato “Il fatturato dal 2015 a oggi è in forte aumento - continua l’Ad di Fri-El Green House sottolineando l’importante fase di crescita economica che sta vivendo l’azienda - e ciò è dovuto alla crescita continua della superficie produttiva e al passaggio da prodotti di massa (pomodoro a grappolo classico) a prodotti premium (pomodoro ramato premium, cocktail e miniplum) Dai 13 milioni di euro di fatturato del 2020 siamo arrivati a stimare per il 2023 un valore di 30 milioni di euro e una produzione di pomodo-
FRI-EL
GREEN HOUSE in cifre
2015
Inizio Attivit
ri pari a 13 mila tonnellate”. Sostenibilità a trecentosessanta gradi, si diceva: non solo ambientale ed economica, dunque, ma anche sociale, per un ’azienda che oggi conta oltre 500 collaboratori motivati, con un ’età media di 34 anni, di cui il 41% è rappresentato da donne.
“Siamo un ’azienda giovane, che valorizza l’economia locale sostenendo l’occupazione nei territori nei quali investe e opera La nostra mission è quella di coltivare il sogno di un futuro più buono e sostenibile, per tutti”, conclude Florian Gostner.
nella produzione di pomodoro in idroponica ed è pioniera nel suo settore. Con il marchio H2Orto produce e commercializza tutto l’anno in Gdo, in Italia e anche all’estero, pomodoro a grappolo, pomodoro cocktail, pomodoro datterino e pomodoro ciliegino L’azienda ferrarese, la cui attività è improntata sulla continua ricerca, formazione e innovazione, sta inoltre sperimentando nuove tipologie di ortaggi da coltivare fuori suolo in idroponica, al fine di ampliare il la propria offerta. Negli ultimi an- ni sono stati fatti esperimenti con l’esotico, con lo zenzero e ora si stanno testando zucchine, cetrioli, melanzane, peperoni snack di tre colori e anche meloni, in tre diverse varietà La coltivazione avviene fuori suolo, con l’utilizzo di lana di roccia e fibra di cocco, nelle serre hi-tech in vetro e ferro illuminate a led e riscaldate con energia verde da biogas, con un consumo idrico e di suolo inferiore del 70% rispetto alle colture convenzionali e senza l’utilizzo di diserbanti o altri prodotti chimici di sintesi, solo con l’impiego di insetti utili. Il risultato sono prodotti nichel free 365 giorni all’anno, eccellenti nel gusto e nell’aspetto
Strabena, “sua maestà il pomodoro”. Fiore all’occhiello dei prodotti a marchio H2Orto è Strabena, un pomodoro premium di qualità superiore, dall’accattivante forma di fragola, che si distingue nettamente da tutte le altre varietà per l’elevata dolcezza, il gusto eccellente e per l’aspetto raffinato. Si tratta di un mini plum con bacche da 20-25 grammi, con un alto tenore zuccherino, dagli 8 ai 9 gradi brix: è una varietà di De Ruiter, di cui Fri-El Green House ha l’esclusiva per la produzione e distribuzione sul territorio nazionale e internazionale.
Dopo aver superato brillantemente tutte le prove di gusto, Strabena ha fatto il suo debutto in Gdo lo scorso autunno-inverno, commercializzato in alcune principali insegne distributive in Austria e Germania, con ottimi riscontri. “In Austria è risultato uno dei migliori prodotti importati, avendo superato a pieni voti le prove mensili di esperti sommelier del pomodoro”, racconta Michael Zagler, export sales manager di Fri-El Green House
La produzione di Strabena è continuativa: con il ciclo primaverileestivo il pomodoro premium dall’elegante forma di fragola è arrivato anche sui banchi di alcune principali catene del nostro Paese “L’accoglienza sul mercato interno è stato molto positiva - spiega Davide D’Ignoto, sales manager Italy dell’azienda di Ostellato. Ad oggi la totalità dei quantitativi prodotti (circa 22 mila kg a settimana) è destinata esclusivamente alla Gdo italiana. Starbena - conclude D’Ignoto - viene commercializzato con il brand H2Orto e con un nuovo packaging sostenibile e riciclabile in cartone o in plastica, a seconda delle esigenze del cliente Su ogni confezione spicca il bollino della certificazione nichel free, che rispecchia appieno i valori aziendali e la massima sostenibilità della coltivazione idroponica”.
Il Consorzio Nazionale Imballaggi in Plastica è riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente dal 1999
Carlotta Benini
Oltre 400 modelli di casse di varie dimensioni, adatte a ogni tipologia di frutta e verdura, e tutte personalizzabili in base alle esigenze dei clienti, per un imballaggio performante, sostenibile, l’unico prodotto in plastica riciclata ad essere idoneo al contatto diretto con l’ortofrutta. Questa è l’offerta del sistema consortile
CO N I P , che con oltre 78 mila tonnellate di casse in plastica immesse al consumo e il 73% di riciclo è un esempio virtuoso di economia circolare
Non un rifiuto, bensì una risorsa, inserita in un sistema virtuoso di “closed loop”, ovvero recupero-trasformazione-riciclo, potenzialmente infinito, che è un perfetto esempio di economia circolare. Questo è l’imballaggio ortofrutticolo inserit o n e l c i r c u i t o d i C O N I P , i l Consorzio Nazionale Imballaggi in Plastica, primo sistema collettivo in Europa a produrre casse in materiale poliolefinico riciclabile e riciclato al 100% e primo anche a realizzare una propria rete di raccolta a livello nazionale, riuscendo così a eliminare i costi di logistica per gli operatori
Riconosciuto fin dal 1999 dal Ministero dell’Ambiente, oggi il Conip è una realtà che movimenta oltre 78 mila tonnellate di casse in plastica, il 73% delle quali vengono recuperate e avviate al riciclo, per un totale di 57 mila tonnellate di imballaggi gestiti in modo sostenibile Il network del consorzio conta 100 soci, di cui 36 produttori, 50 raccoglitori/recuperatori, 13 riciclatori e un utilizzatore.
Le caratteristiche e i vantaggi. Le casse del sistema consortile Conip sono tutte realizzate in plastica riciclata e riciclabile al 100%. “Proprio per questo vengono definite ‘ usa e recupera ’ , in quanto alla fine del loro ciclo di vita vengono avviate a riciclo grazie a una filiera virtuosa, diventando così materia prima seconda per la produzione di nuove casse da reinserire nel circuito consortile”, dichiara Domenico D’Aniello, presidente di Conip
(nella foto assieme alla direttrice, Fabiola Mosca, nel corso della fiera Ecomondo). “Ad oggi il sistema consortile propone oltre 400 modelli di casse di varie dimensioni, adatte a ogni tipologia di frutta e verdura, e tutte personalizzabili in base alle esigenze dei clienti”
“Negli anni le casse Conip sono diventate sempre più leggere grazie a una migliore progettazione che ha consentito un minor uso di materia prima seconda - prosegue il presidente parlando dei vantaggi ambientali - Questo risultato non ha compromesso né la protezione del prodotto, garantita anche per lunghi periodi, né la funzionalità delle casse, soprattutto nelle operazioni di pallettizzazione e stoccaggio”. Questi imballaggi per ortofrutta infatti sono dotati di angoli a tubicino che li rendono facilmente impilabili e più resistenti ai carichi, con un peso proporzionato a quello dei prodotti da contenere, in modo da renderli anche facilmente movimentabili, consentendo altresì di ottimizzare i trasporti e ridurre le emissioni di quantitativi di CO2 nelle fasi di logistica Un’altra caratteristica vincente è che non temono l’acqua, mantengono il prodotto ben areato favorendo una distribuzione uniforme del freddo, cosa che permette di evitare la formazione di muffe consentendo quindi dei tempi di conservazione dei prodotti più lunghi e pertanto contribuendo ad evitare lo spreco alimentare “Queste caratteristiche sono di particolare rilevanza nel settore dell’ortofrutta - conclude D’Aniello, soprattutto alla luce del fatto che le casse Conip sono le uniche casse in plastica riciclata a poter essere utilizzate a contatto diretto con i prodotti ortofrutticoli, senza che siano necessari materiali di barriera”. Conip infatti ha ottenuto già dieci anni fa da EFSA il positivo “Parere scientifico di procedimento di riciclo” per la produzione di plastica riciclata e cassette in plastica riciclata idonee al contatto diretto con l’ortofrutta.
Regolamento Ue imballaggi, “una contraddizione” Una realtà pioniera dell’economia circolare, quella del consorzio, che nei suoi 25 anni di attività ha sempre raggiunto e superato gli obiettivi di riciclo imposti dalla legge contribuendo a fare del nostro Paese un ’eccellenza a livello europeo in fatto di gestione virtuosa degli imballaggi post consumo Proprio in virtù di questo, Conip non può che dirsi sfavorevole di fronte alle misure previste dalla tanto discussa “PPWR” - Packaging and packaging waste regulation, la proposta di regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi che vorrebbe favorire il riutilizzo, a discapito del riciclo “La proposta di transizione a un sistema fondato quasi esclusivamente sull’imballaggio per ortofrutta riutilizzabile, s e n z a p o s s i b i l i t à p e r g l i S t a t i membri di consentire alternativamente la salvaguardia dei sistemi di riciclo, avrebbe come immediato effetto quello di impoverire il mercato degli imballaggi, con un’inevitabile e drastica riduzione dei formati e l’impossibilità di effettuare personalizzazioni, in spregio alle particolari necessità ed esigenze del mercato e con indubbi risvolti negativi anche sulla concorrenza ” , esordisce Fabiola Mosca, direttrice generale di Conip, a proposito della PPWR, contro la quale il consorzio ha presentato un proprio emendamento in Commissione AGRI. Le misure previste dal regolamento, secondo il consorzio, non solo mettono a rischio un intero sistema produttivo e di riciclo, che in 25 anni ha raggiunto importantissimi traguardi e risultati, sia in termini ambientali che di tutela della salute, ma contraddicono clamorosamente l’intera legislazione degli ultimi 25 anni e i provvedimenti delle autorità e degli organ i s m i e u r o p e i c h hanno riconosciuto quei sistemi e ne hanno constatato l’idoneità. “Il tutto - puntualizza la direttrice di Conip - senza che ci sia alcuna evidenza scientifica che dimostri che l’imballaggio riutilizzabile sia più efficiente ed efficace, da un punto di vista sia ambientale che economico e di sicurezza alimentare, rispetto all’imballaggio riciclato”. Gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea sul riutilizzo, inoltre, non tengono in alcun modo conto del settore di utilizzo degli imballaggi - alimentare o non, degli specifici materiali con cui sono fabbricati e delle esperienze, peculiarità e risultati maturati e conseguiti nei singoli Stati membri da sistemi di riciclo riconosciuti ed operanti da decenni Sono obiettivi “illogici”, secondo Conip “Le casse in plastica del nostro sistema consortile sono interamente riciclabili e riciclate: non si capisce il motivo per cui debbano essere riutilizzabili, soprattutto - ribadisce la direttrice Fabiola Mosca - a fronte di una mancata evidenza scientifica dei benefici dell’imballaggio riutilizzabile rispetto a quello riciclato”. “Occorre infatti tenere in considerazione - conclude la direttrice di Conip - che per riutilizzare un imballaggio che va a contatto con l’ortofrutta, o comunque con un alimento, questo deve essere, dopo ogni utilizzo, accuratamente lavato e sanificato, con conseguenti enormi consumi in termini di acqua ed energia”.